3 minute read
Ristori Letterari: pillole di conforto per il presente
di Martina Vincenzoni
Un anno esatto di concerti in streaming, lezioni di musica via Skype, spettacoli teatrali visti attraverso gli schermi e cene da asporto ci hanno impresso ben bene nella mente che certe esperienze vanno fatte per via diretta, e che niente potrà mai adeguatamente sostituire l’esserci. Assodato ciò, il panorama dell’offerta online si è ampliato e approfondito durante questi mesi, e ha dato vita a iniziative sempre più mirate e articolate. Una delle più emozionanti a cui si può assistere in questi giorni è Ristori Letterari. Si tratta di una serie di video girati all’interno degli ambienti della Biblioteca Nazionale: monumentali e immensi già di solito, nella percezione da studenti, ma ancora più suggestivi in riprese lente e rivelatrici di profonde eco di passi e voci che risuonano negli ambienti vuoti. Le voci sono quelle di attori e attrici che leggono brani scelti di letteratura del Novecento: da Anna Banti a Carlo Emilio Gadda, passando per Elsa Morante e oltre. La letteratura del Novecento è il vero e proprio ristoro: un’inesauribile fonte di conforto alle ansie di un presente che è ancora raccontato da quelle stesse parole. L’evento è a cura di Murmuris, realtà culturale che si occupa di teatro contemporaneo residente al Teatro Cantiere Florida; ha avuto inizio il 28 dicembre scorso, ha proseguito con sei appuntamenti per tutto gennaio e ora vedrà altri due episodi il 4 e l’11 febbraio. Questi ultimi concluderanno la serie dalla Biblioteca Nazionale, della quale è stato possibile scoprire luoghi solitamente chiusi al pubblico, come il laboratorio di restauro e i magazzini, oltre alla sala lettura. L’iniziativa, curata da Luca Starita con i video di Rebecca Lena, ha avuto il supporto di Regione Toscana, Fondazione CR Firenze e RAT – Residenze Artistiche Toscane, all’interno dell’Inverno Fiorentino; viste le risposte positive avute, ci auguriamo che si estenda anche ad altri luoghi della città. Per rimanere aggiornati, è utile seguire la pagina Facebook @murmurismurmuris.
Advertisement
#SOLOINSALA, L’ARTE DI SAPER ASPETTARE
di Caterina Liverani
La sala cinematografica è insostituibile e non vediamo l’ora di tornarci. ANICA e ANEC, le due istituzioni che in Italia rappresentano rispettivamente l’industria cinematografica e gli esercenti, lo scorso 22 dicembre hanno dato ancor più voce a questa convinzione tramite un video e la creazione dell’#soloinsala. Se la chiusura forzata dei cinema ha decretato una sempre maggior fortuna delle piattaforme streaming, presso le quali sono convogliate anche alcune pellicole che sarebbero dovute uscire in questi mesi, c’è chi ha scelto una linea rigorosa proprio a tutela dell’esperienza unica della prima visione fatta in sala, come Cristiana Baiocchi di Spazio Uno, la storica sala fiorentina di via Del Sole: «Noi abbiamo scelto di non appoggiarci a piattaforme streaming. I distributori indipendenti nell’incertezza non stanno facendo uscire niente, e quel poco che era stato programmato per ottobre, quando pensavamo di avere un maggior respiro, è stato purtroppo bruciato come è successo con il documentario su Greta Thumberg. Purtroppo in questi mesi è prevalsa la paura di venire dimenticati e allora si sono venduti prodotti validi per le sale a dei canali on demand. Le piattaforme vanno benissimo, ma per pellicole già datate, anzi, spesso anche noi ne segnaliamo ai nostri spettatori tramite i social network. Gli esercenti però devono anche far sì che il pubblico attenda con gioia la riapertura senza venire dirottato verso esperienze che disincentivino il ritorno in sala». Il contatto con gli spettatori rimasti a casa è stato fondamentale in questi mesi: «Lo scambio è più forte che mai. Noi vendiamo emozioni e anche adesso che il cinema è fermo possiamo comunicare. I follower di Spazio Uno sono persino aumentati. Le persone torneranno in sala quando sarà possibile e adesso è inutile proporre rassegne e seconde visioni a pagamento, perché l’offerta presente e svincolata dalla contingenza della pandemia è già sterminata. Noi abbiamo preferito dialogare e tanti amici si sono manifestati privatamente con affetto. Arriveranno tempi migliori e la filosofia della sala è quella di saperli attendere, insieme con i nostri spettatori».