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Lo bello stile NoCost - Il grembiule del Lachera Lavignetta

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Oroscopo

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Firenze NoCost che scrive di moda per Lungarno? Sì, la realtà surclassa la fantasia. Partendo da un capo di abbigliamento la guida (anti)turistica più pazza che ci sia ci racconta il passato e il presente di grandi uomini e lucenti donne che Firenze l’hanno resa unica e senza tempo. Perché lo (bello) stile è tutto. www.nocost.guide Il grembiule del Lachera

IERI

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di Marco Tangocci e Davide Di Fabrizio

In piazza del Mercato Nuovo, ad angolo con via di Capaccio, una targa piuttosto recente commemora un personaggio fiorentino vissuto nell’Ottocento: trattasi del pastaio Giuseppe Lacheri detto Lachera (1806-1864), che faceva il venditore ambulante di ciambelle, pan di ramerino, schiacciata con l’uva e pere cotte. Oltre che per la bontà dei suoi dolci e la sua voce potente, il Lachera era famoso per i suoi scherzi, le sue pungenti battute, le invettive di popolare raffinatezza che rivolgeva ai potenti dell’epoca e specialmente al granduca Leopoldo, che soprannominò “Canapone” per via dei suoi capelli biondi e stopposi. Quando infatti il granduca fece restaurare la fontana del Porcellino, ad esempio, il Lachera diceva “E l’hanno ripulito, ma gli è sempre il solito porco!”, – e a chi pensate mai volesse alludere? E non si risparmiò nemmeno nel periodo postunitario, quando le bandiere tricolore furono esposte alle finestre e lui urlava più forte del solito “Donne, e c’è i cenci!”. Il Lachera lo si riconosceva a prima vista: basso e corpulento, indossava sempre un lungo e liso grembiule bianco (altro che le belle divise da chef d’oggigiorno!) e con in mano una teglia fumante girava nei pressi della loggia, rifacendo lo stomaco e l’umore di chi ci si fermava a discorrere. Collodi lo definì “la facezia arguta e frizzante fatta uomo, il vero brio sarcastico fiorentino travestito da venditore di pere cotte”. Incontrarlo sarebbe stato uno spasso, ma tanto in fondo Firenze era come Firenze è: un Lachera si trova sempre.

OGGI

di Teresa Vitartali

Febbraio: carnevale e frittelle. Quest’anno ci toccherà forse starcene un po’ più a casa degli altri anni, e magari daremo sfogo alle nostre voglie da Masterchef, acquistando cappelli da pâtisserie francese o bianchissime giacche da Carlo Cracco. E non è un settore della moda da prendere alla leggera, visto che ha fatto e continua a fare enormi passi in avanti. La storia della divisa da chef infatti è antichissima, ma quali sono gli elementi essenziali per entrare degnamente in una cucina? Giacca a doppio petto, pantaloni a scacchi bianchi e neri, fazzoletto al collo e l’immancabile toque bianca. Ormai è una divisa vera e denota anche il livello di importanza dello chef che la indossa, oltre ad avere da sempre fondamentali funzioni pratiche e lavorative. E tuttavia – è l’era di Masterchef, ve lo ricordiamo – oggi non vengono escluse neanche varianti più ricercate e modaiole, abbandonando il classico tono bianco in favore di colorazioni più inusuali: come resistere al fascino del nero, del bordeux, del beige ecc.? Divertiamoci un po’ dunque, e sognate di vivere in un ristorante stellato al fianco dei più grandi. Ecco cosa vi propongo: SOLO CHEF Una piccola bottega ma piena di gioielli. Uscite da qui e andate a comprarvi un bel santoku da chef. Poi dovrete solo imparare ad usarlo. Via Ghibellina, 117/r Firenze WAX MORE Brand made in Florence che propone divise con un tocco di stile. Shop on line. BOTTEGA GIAPPONESE Per chi non ha voglia di arrivare fino a Tokyo ma non può fare a meno di sentirsi un sushi chef nipponico. Shop on line.

LAVIGNETTA di Lafabbricadibraccia

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