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Kúthà, tra libri e arte
di Raffaella Galamini
Si scrive Kuthà, si legge arte&libri: all’apparenza è una piccola libreria indipendente ma dietro questa realtà, aperta l’anno scorso in via Celso al Poggetto tra un lockdown e l’altro, si nasconde un progetto ben più grande. Uno spazio dove il mondo dei libri dialoga con l’arte e l’artigianato. L’idea è venuta a due fiorentini d’adozione: Daniela, 27enne siciliana e Roberto, 30 anni, sardo. I due si sono conosciuti a Firenze dove erano venuti a studiare filosofia. Accarezzavano l’idea di realizzare uno spazio d’incontro per le persone del quartiere tra libri, quadri e artigianato e alla fine l’hanno trovato. Quando Daniela si è assopita sull’autobus, salvo svegliarsi all’improvviso e scendere alla fermata davanti al cartello “affittasi”, i due hanno capito che era il momento di provarci. Così ecco la scelta del nome Kùthà, la maschera africana che campeggia sul logo di questo posto singolare e, per certi versi, unico e riesce a esprimerne le molte anime. Lo spazio creato può essere definito ibrido e innovativo, nella sua idea di accostare il mondo dei libri a quello dell’arte, sottolineando l’artigianalità dell’uno e dell’altro. Sugli scaffali dando una rapida occhiata ai titoli dei volumi ci si accorge che l’offerta è variegata e trasversale: libri per bambini e per ragazzi, giochi e pop up per i più piccoli, testi che affrontano temi come filosofia, crescita personale, benessere, gialli, psicologia, saggi di varia natura, storia, architettura, storia dell’arte e fotografia. Nelle sale i quadri degli artisti che Kuthà abitualmente ospita: basti pensare alla recente mostra collettiva tutta al femminile in occasione della giornata internazionale della donna. Chi desidera dipingere e disegnare trova inoltre tanti prodotti professionali. Sempre nel segno dell’artigianalità si spiega la collaborazione con Mae Bottega Artigiana che espone i suoi capi d’abbigliamento a rappresentare l’eccellenza dell’arte tessile. Per informazioni: http://www.kutha-artelibri.com/
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BREVI CRONACHE LIBRARIE
di Carlo Benedetti
Racconti fiorentini con la scusa di un libro
- Immagina che, quando ero giovane, si poteva viaggiare dove si voleva. - Anche a Scandicci Nova? - Scandicci Nova? Certo, ma anche Roma, o Istanbul o perfino Tokyo. - E che posti sarebbero? - Come faccio a spiegarti: Tokyo è un posto che te prendi la Faentina, arrivi a Ravenna, attraversi l’Adriatico, poi i Balcani, poi il Mar Nero, poi il Mar Caspio, poi il deserto del Gobi, poi la Mongolia e sei in Corea. Da li fai duecento chilometri di mare e entri in Giappone. Giri a sinistra e sei arrivato. Guardavamo il Ponte Molto Vecchio e i polli nelle botteghe appese sull’Arno mentre il sole tramontava. Mio nipote rideva, non credeva a quasi nulla di quello che gli raccontavo. - E Tokyo era bellissima, ci sono stato: c’erano templi e feste e tutti si inchinavano. Adoravano i fiori, erano ossessionati da quelli di ciliegio rosa. E mangiavano, mangiavano sempre. La fila scorreva lenta, ma non avevamo altro da fare. A me piaceva soprattutto quando ci fermavamo alla bocca degli Uffizi: osservavo le giovani coppie che riempivano le case popolari di bambini, due o sfratto. A meno che tu non fossi musulmano o comunista, allora ti pagavano per non avere figli. - E poi c’erano i giapponesi che venivano qua: a studiare, a dipingere, a vedere… – come la chiamavamo? – tutte le cose belle, insomma. Tutte le cose che fanno pensare. Le parole di prima iniziavano a farsi sfuggenti. Era così diverso. La fila proseguiva sul Lungarno, oltre Ponte Molto Vecchio, Ponte Sàntrini, e poi spariva in via Tornabuoni. - Dici che oggi ci tocca? – mi chiedeva mio nipote quando iniziava a fare buio. - Chi lo sa, tesoro mio? A volte avevamo visto l’insegna che lampeggiava, una volta così vicino che riuscivo a leggerla senza occhiali. - Magari stasera a casa ti preparo un sushi, ti va? - E cos’è il sushi?
Laura Imai Messina, Tokyo tutto l’anno. Viaggio sentimentale nella grande metropoli Einaudi Saggi, 2020 – 19,00€