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Funiculì funiculà

Mobilità

Funiculì funiculà

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Antonella BUCCINI

Stazione circumvesuviana: treni antidiluviani, sporchi, pochi e maleodoranti, affollatissimi, sono diretti ai paesi vesuviani e tra questi Sorrento e Pompei. E’ improbabile il rispetto degli orari o delle fermate. Si procede con una certa improvvisazione come in una jam session di jazz, secondo l’estro e il ritmo del momento. I viaggiatori si avventurano con la consapevolezza di chi affronta un nemico sperimentato ma costantemente imprevedibile, investendo nella protezione della buona sorte, il biglietto di viaggio è un po’ come un gratta e vinci! In tutta la stazione le indicazioni più elementari sono considerate evidentemente

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superflue per cui ogni servizio è garantito dall’unico sportello adibito alla vendita dei biglietti. In effetti, il tabellone installato ha molto a che vedere con quello della tombola natalizia. Numeri e orari sembrano casuali e incomprensibili poiché non sono segnalati i costanti ritardi dei treni. Solo quelli che hanno maturato una consolidata esperienza possono intuire le possibili partenze e i presumibili arrivi. Un disorientamento disperato, invece, pervade i volti dei neofiti. Ma questo singolare percorso a ostacoli è poca roba in confronto a quanto leggo sul giornale mentre aspetto un caffè che, mi sono detta, mi aiuterà ad affrontare l’imponderabile. Solo qualche giorno fa e per la terza volta in quattro mesi, un guasto a un treno, il fumo che entra nei vagoni, la paura di un possibile incendio. I passeggeri, anche anziani, sono scesi e hanno camminato sui binari, tra pietre, rotaie, traversine, per raggiungere la stazione. Scene di panico, esasperazione, qualche malore. La società di gestione minimizza con una ragguardevole faccia tosta, affermando, tra l’altro, che i viaggiatori sono scesi in sicurezza. In realtà, nei filmati pubblicati in rete si vedono i malcapitati che camminano sulle rotaie a poca distanza dai treni che, pur se a velocità moderata, arrivano dalla direzione opposta. La Procura ha aperto un fascicolo. Cerco di eludere l’incertezza su quale sarà il mio destino semmai dovessi riuscire a imbroccare il treno giusto. Intanto un numero considerevole di turisti, una ventina, forse, entra dall’ingresso principale. Eccoli lì, penso e mo’ che faranno? Non sono in grado di fornire informazioni ma di metterli in guardia sì. Sono anticipata da un uomo: una cinquantina d’anni, stempiato, un po’ di pancia che insiste sui bottoni tirati della camicia, sandali, fischietto legato al collo, in una mano alcuni accendini di plastica; con risolutezza si avvicina a un gruppetto di stranieri già frastornati. “I am Gaetano. Do you speak english?” “No” sussurra una signora con capellino e bermuda. “ Vous etes francais, espanol?” incalza il tizio.

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“Espanol, espanol” ripete la signora come per accontentare l’uomo. “Bien” risponde lui “Pompei? Sorrento?” “Pompei” lei di rimando, un po’ sospettosa. “ Puerta derecho, pistas dos, a izquierda”, “gracias… gracias”. A quel punto lui sorride, porge la mano e sussurra: “caffè?”, la spagnola non esita e gli regala una moneta. Resto incantata a osservare la scena che si ripete, stavolta con una coppia di francesi. La destinazione è Sorrento, binaire deux, porte droit, merci merci e poi la moneta per il caffè. Non è inusuale nella mia città. La chiamano, con buona pace delle politiche sociali, l’arte di arrangiarsi. Resta indimenticabile Totò in “Miseria e Nobiltà” che per mestiere scriveva le lettere per i molti italiani analfabeti. Ancora negli anni ’70, all’ingresso del municipio, sostavano figuri che sembravano loschi, ma in realtà aiutavano i più inesperti a compilare i moduli per la richiesta dei certificati. I turisti che si sono imbattuti nell’interprete improvvisato invece di acquistare un gadget qualsiasi, che so pulcinella in creta o il cornetto in plastica, regaleranno ai loro amici increduli il ricordo della creatività napoletana, confermando tutti i luoghi comuni che ci perseguitano. Così, mentre aspetto in fila nella speranza di un po’ di attenzione, mi sono chiesta: vuoi vedere che niente è casuale? Che c’è una strategia precisa? Magari un lungimirante assessore al turismo intende valorizzare la genialità napoletana, patrimonio locale come il Vesuvio e la pizza. L’avventura dei passeggeri sulle rotaie è la scena di un film in lavorazione, tipo quelli catastrofisti degli anni ‘70 e Gaetano non è un povero cristo ma, piuttosto, un infiltrato, un attore o un regista incaricato dalla Regione, dal Comune, dall’EAV, la società che gestisce la circumvesuviana, in missione segreta! Deve sceneggiare l’arte di arrangiarsi o dirigere le comparse sul treno in fiamme e deve farlo in maniera convincente altrimenti chi potrebbe mai credere che nel nuovo millennio una stazione che ser-

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ve migliaia di pendolari e turisti versi in tale condizione? E’ tutta una drammatica farsa. Aspetterei volentieri il momento in cui Gaetano si rivelerà, il sipario sarà chiuso e tutto funzionerà a meraviglia ma è miracolosamente arrivato il mio turno, non posso correre il rischio di perdere l’occasione avendo l’accortezza però di invocare la provvidenza!

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