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Una modesta proposta per migliorare il bilancio INPS

Politica

Una modesta proposta per migliorareil bilancio INPS

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Aldo AVALLONE

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Seguendo il prezioso e illustre esempio di Jonathan Swift, che nel 1729 scrisse una modesta proposta “per impedire che i bambini della povera gente siano di peso per i loro genitori o per il Paese, e per renderli utili alla comunità (se non conoscete il libello, consiglio vivamente di leggerlo) proverò anch’io a illustrare la mia modesta proposta, adeguatamente motivata, per migliorare i conti dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, altrimenti definito INPS.

L’INPS è il principale ente previdenziale del sistema pensionistico pubblico italiano, presso cui debbono essere obbligatoriamente iscritti tutti i lavoratori dipendenti pubblici o privati e la maggior parte dei lavoratori autonomi che non abbiano una propria cassa previdenziale. Il sistema prevede che il pagamento degli assegni pensionistici avvenga attraverso l’utilizzo dei contributi versati dai lavoratori. Ebbene, il continuo innalzamento dell’età di vita degli aventi diritto in combinato disposto con le difficoltà del mercato del lavoro che vede sempre meno occupati, soprattutto a tempo indeterminato, produce un deficit costante nei bilanci dell’ente che sono da anni in rosso.

Complessivamente la spesa per le pensioni nel 2018 è stata pari a 265,5 miliardi con un aumento dell’1,9% (+5 miliardi) rispetto ai 260,5 miliardi del 2017. Per tenere in equilibrio i conti, l’INPS dovrà lavorare in deficit per 9,6 miliardi nel 2019 e per oltre 10 nel 2020.

La famigerata “quota 100”, approvata dal primo governo Conte, ha aperto dall’agosto di quest’anno una finestra di uscita dal lavoro per oltre seimila dipendenti pubblici con ulteriori onerosi aggravi per la spesa previdenziale. In passato lo Stato ha tentato più volte di porre argine a questo trend negativo: le

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riforme Dini nel 1995 e Fornero nel 2011, però, come si è visto, non sono riuscite arisolvere definitivamente la questione.

Come affrontare il problema e riportare in pareggio il bilancio dell’INPS?

La mia modesta proposta nasce da una dichiarazione illuminata di un leader politico sempre all’avanguardia, Beppe Grillo il quale sul suo blog, il 17 ottobre scorso, ha titolato un suo post “Se togliessimo il diritto di voto agli anziani?”. Dopo di che ha motivato questa sua affermazione con una citazione di Douglas J. Stewart: “Ci sono semplicemente troppi elettori anziani e il loro numero sta crescendo. Il voto non dovrebbe essere un privilegio perpetuo, ma una partecipazione al continuo destino della comunità politica, sia nei suoi benefici che nei suoi rischi”.

Proposta assolutamente condivisibile in quanto priverebbe gli anziani pensionati dell’unica arma in loro possesso per la difesa dei propri interessi: il voto. Nel suo post, Grillo continua sostenendo che “il principio fondamentale alla base della proposta di privare il diritto agli anziani, come affermato dal filosofo Philippe Van Parijs, è che le persone dovrebbero avere il potere di influenzare le decisioni in proporzione alla misura in cui sono suscettibili di sostenere le conseguenze di tali decisioni”.

Appare evidente che se partecipassero alle elezioni solo i giovani, sarebbero premiati i partiti che nei loro programmi ne difendessero gli interessi e, di conseguenza, potrebbero essere ridimensionate significativamente le pensioni degli anziani non più utili alla collettività perché non più produttivi. È ovvio che di questi tagli agli assegni previdenziali ne beneficerebbe in modo cospicuo il bilancio dell’INPS. Benché autorevole e utile alla causa, la proposta di Grillo, però, lascia aperta una

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questioni non secondaria: la spesa per l’assistenza sanitaria agli anziani rimarrebbe invariata se non, addirittura, in crescita atteso che le minori risorse a disposizione non permetterebbero loro un’adeguata alimentazione e prevenzione dalle malattie. Il sovraccarico di oneri per il Sistema sanitario nazionale diverrebbe in breve insostenibile con danni consequenziali a tutta la comunità.

Ecco, allora, la mia modesta proposta per risolvere, in modo definitivo, il problema del deficit del bilancio dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale: le donne e gli uomini giunti all’età nella quale, con l’attuale sistema, cominciano a godere della pensione a spese di coloro che ancora lavorano, saranno accompagnati serenamente, attraverso un lieto e piacevole percorso, alla meta che, prima o poi, toccherà a ognuno di noi raggiungere. Del resto, arrivati alla vecchiaia, cosa contano uno, cinque o anche dieci anni di vita grama in più? Una dolce morte risparmierà loro anni di sofferenze e patimenti, dolori e privazioni, entrate e uscite dagli ambulatori e dagli ospedali. Non sembra una gradevole prospettiva?

Il risparmio per l’INPS sarebbe certamente notevole e le ingenti risorse che tornerebbero a disposizione della comunità potrebbero essere più utilmente utilizzate per migliorare le condizioni di vita del Paese come, ad esempio, mettere in sicurezza le scuole, bonificare i territori inquinati, diminuire l’IVA e, addirittura, azzerare il divario centenario tra il Nord e Sud del Paese. Finalmente! C’è qualcuno che parla di discriminazione nei confronti degli anziani. Niente di più sbagliato. Per rispondere a questa obiezione prenderò in prestito le parole dall’esimio Beppe Grillo che riporto, rigorosamente virgolettate. Seppure riferite all’esclusione del diritto di voto possono tranquillamente essere estese, per trasposizione, alla mia modesta proposta: “La prima opposizione sarebbe quella della di-

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scriminazione, fondata sull’età. Ma è falso, affinché vi sia discriminazione vi deve essere un trattamento diverso tra due o più gruppi/identità basato su alcune caratteristiche arbitrarie. In questo caso, le politiche differenziate per età non dividono la popolazione in due o più gruppi, poiché tutti, alla fine, diventiamo anziani. Quindi non c’è ingiustizia”.

E ancora: “Gli anziani non sono un gruppo che può essere discriminato, come per sesso, etnie, o scelte sessuali, tutti diventiamo ugualmente anziani. Pertanto, una regola che tratta gli anziani in modo diverso dal resto della popolazione, influenzerà tutti allo stesso modo. Con un preavviso sull’attuazione di 5 anni, ad esempio, anche gli anziani di oggi non si sentirebbero messi in castigo”.

Logico, coerente e razionale. Definitivo.

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