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I libri che fanno paura e il fuoco della cultura

Cultura e Politica

I libri che fanno paura e il fuocodella cultura

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Aldo AVALLONE

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Nel buio della notte, in un luogo sconosciuto, un rogo illumina una piazza sulla quale si affacciano palazzi scuri. Uomini in divisa nera alimentano il fuoco bruciando quintali di libri mentre pochi attoniti spettatori assistono in silenzio alla scena. In “Fahrenheit 451”, romanzo scritto nel 1953, Ray Bradbury descrive una società nella quale possedere o leggere libri è un reato e un apposito corpo dei vigili del fuoco è impegnato a distruggere ogni forma di volume. Nella trasposizione filmica di Francois Truffaut, le immagini delle pire dei libri che bruciano riportano alla mente una delle pagine più nere della storia umana: un branco di esaltati, studenti, professori, gente comune che, nel maggio del 1933 a Berlino, partecipò come in un pogrom al rogo dei libri, dando alle fiamme anche opere di inestimabile valore. Ne “Il nome della rosa” di Umberto Eco, il protagonista Guglielmo da Baskerville si ritrova a indagare su una serie di omicidi avvenuti in un monastero piemontese in pieno medioevo. Una lunga sequela di morti che hanno un unico movente: non permettere la scoperta e la diffusione dell’ultima copia rimasta del manoscritto della “Poetica” di Aristotele, considerato pericolosissimo perché trattava del riso e della commedia. Esempi letterari che, però, riproducono una realtà forse anche peggiore. L’indice dei libri proibiti dalla chiesa cattolica, istituito nel 1559 da papa Paolo IV, fu abolito soltanto nel 1966 e la storia ci insegna che qualsiasi regime totalitario ha cercato di controllare con la violenza e il sopruso ogni forma di libera espressione del pensiero. Due vicende, avvenute in quest’ultima settimana, illustrano in maniera preoccupante l’abisso culturale in cui sta precipitando il Paese. Nel quartiere Centocelle, periferia est di Roma, un incendio doloso ha distrutto, per la seconda volta in pochi mesi, la libreria “La pecora elettrica” il cui nome è ispirato a un romanzo di fantascienza di Philip Dick dal titolo “Ma gli androidi sognano pecore elettriche?”. Il primo rogo risale al 25 aprile scorso e la data non è da considerarsi casuale. Il loca-11

le è considerato di sinistra e nel quartiere svolgeva un ruolo importante di diffusione culturale e di presidio antifascista. Dopo il primo incendio e i conseguenti lavori di ricostruzione, la libreria avrebbe dovuto riaprire proprio il giorno successivo al nuovo attentato che ne ha impedito la riapertura. Il secondo episodio, altrettanto allarmante, è la notizia della assegnazione della scorta alla senatrice a vita Liliana Segre a causa delle numerose minacce di morte rivolte nei suoi confronti da gruppi neofascisti. Lei stessa ha dichiarato di ricevere ogni giorno, attraverso i social, duecento messaggi incitanti all’odio razziale e Forza Nuova ha esposto uno striscione offensivo fuori da un teatro di Milano, dove stava partecipando a un incontro con gli studenti. Deportata ad Auschwitz e sopravvissuta agli orrori del campo di sterminio nazista, la ottantanovenne signora deve sopportare i continui insulti e le intimidazioni dei fascisti di oggi. Segno dell’abisso in cui è precipitato il nostro Paese, infamia smisurata di cui è responsabile chi ha instaurato il clima d’odio che da qualche tempo sta avvelenando la nazione. Per fortuna le risposte a questi atti violenti non si sono fatte attendere. A Centocelle, oltre tremila abitanti del quartiere sono scesi in piazza per manifestare il loro sostegno ai proprietari della libreria bruciata, il ministro dell’Interno Lamorgese ha assicurato che il prossimo 15 novembre sarà convocata una riunione del “Comitato per l’ordine e la sicurezza su Centocelle” e messaggi di solidarietà sono giunti sia dal presidente della Giunta regionale del Lazio, Zingaretti, che dal sindaco di Roma, Raggi. Anche alla senatrice Segre non sono mancati gli attestati pubblici di solidarietà e la protezione da parte delle forze dell’ordine rappresenta un importante deterrente per prevenire eventuali atti violenti nei suoi confronti. Lo Stato afferma la propria presenza e la volontà ineludibile di difendere la libertà contro ogni forma di violenza

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fascista. In “Fahrenheit 451” è rappresentata una scena patetica e tremenda: un’anziana donna per non abbandonare i propri amatissimi libri si dà fuoco e si lascia bruciare insieme a loro, atto simbolico di grande forza che manifesta la necessità di difendere la cultura anche fino al gesto estremo. In questo particolare momento storico nulla di più fondamentale. Le destre prosperano sull’ignoranza e sulla disinformazione, le fake news sono diventante strumento di propaganda quasi incontrastabile. Uno studio dell’Università napoletana “Suor Orsola Benincasa” del luglio 2018 rivela che l’ottantadue per cento degli italiani non sa riconoscere sul web una notizia vera da una falsa. Si tratta di un dato impressionante. La ricerca risale a oltre un anno fa, ma in quest’arco di tempo la situazione non è affatto migliorata. Occorre un lavoro a lungo termine che coinvolga la scuola pubblica, le istituzioni, i media. Serve l’impegno in prima persona di ogni cittadino di buona volontà. Non sarà facile ma solo investendo sull’istruzione e sulla crescita intellettuale delle giovani generazioni sarà possibile risalire la china e sconfiggere definitivamente ogni forma di fascismo e oscurantismo.

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