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Rosa shocking

Donne e Lavoro

Rosa Shocking

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Raffaele FLAMINIO

Il 31 di ottobre si è tenuto a Napoli lo sciopero dei sindacati confederali a sostegno della vertenza Whirlpool e delle decine di crisi industriali che si producono in Campania e al Sud.

Decine di migliaia sono state le presenze che hanno dato un corpo umano allo sciopero. In prima fila c’erano le operaie e gli operai dello stabilimento di via Argine, al loro seguito le altre donne e uomini vittime delle sessanta vertenze che interessano il decadente tessuto produttivo della Campania: Whirlpool, Comdata, Mecfond, Dema, Jabil per citarne alcune balzate all’onore delle cronache.

L’elemento di novità di questo sciopero è stato la presenza delle donne, che stanno vivendo finalmente da protagoniste questa vicenda che nel passato recente era so-

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prattutto appannaggio degli uomini. Queste donne coraggiose stanno incarnando con efficacia e determinazione lo spirito del tempo che viviamo, insieme e alla pari dei loro compagni ma, incardinando nella vicenda i loro vissuti quotidiani di mogli, madri e, sempre più spesso, di assistenti sociali.

Nel complessivo deserto sociale e lavorativo che sta piegando il nostro territorio e il nostro paese l’altra “metà del cielo” sta prendendo il proprio destino nelle proprie mani, senza delegare o farsi intimorire dalle convinzioni sociali, per cui questa materia sia solo nelle mani degli uomini.

L’occasione che questa tragica contingenza sta proponendo è irrinunciabile, non va compromessa. Il punto di vista e il vissuto quotidiano di queste novelle eroine è imprescindibile da questa lotta. Questa spontanea manifestazione a esistere e all’essere presenti delle donne operaie campane ammonisce efficacemente il mondo sindacale e la sinistra. L’affermazione di genere è un elemento costitutivo di un nuovo modo di elaborazione politica e di lotta. Le donne campane non hanno chiesto il permesso, hanno invece preso l’iniziativa politica, hanno messo la propria faccia in televisione e nelle interviste, non hanno avuto paura di mostrare le proprie lacrime che non sono manifestazione di debolezza e mollezza. Quelle lacrime sono la sintesi della determinazione e la volontà di contare. Esse rappresentano una promozione di integrazione dei generi, maschili e femminile che, se coniugati imprimono quella “Spinta Propulsiva” di cui la sinistra ha un disperato bisogno.

La presenza convinta delle nostre compagne, nelle lotte per il lavoro e del lavoro, è il giusto propellente per le battaglie civili di cui tutto il nostro Paese deve beneficiare. Le donne, combattenti odierne, esigono voce in capitolo.

La parità che esse rivendicano, non è solo quella rappresentata dalla parità di sala-

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rio, accesso alle carriere, accesso paritario alla previdenza sociale senza nessun tipo di penalizzazione ma, principalmente la parità di genere nel riconoscimento delle peculiarità, un allineamento che consenta un efficace costruzione di una sintesi condivisa e parimenti contaminata senza prevaricazioni e opportunismi di sorta.

La risposta delle donne del 31 ottobre rappresenta anche un efficace antidoto alla conferenza sulla “Famiglia” tenutasi a Verona nella scorsa primavera, organizzata dall’oscurantismo razzista di una parte politica.

Le crisi del sistema capitalistico hanno un fattore comune e costante nella storia, le donne e il lavoro. L’arretramento di queste due importanti componenti, determina lo scivolamento delle società nel baratro. Muore l’istruzione di tutti i generi, muore la diversità, muore la sanità pubblica, prevalgono l’arroccamento e le politiche di esclusione. Lo Stato e la società abdicano al loro ruolo di coesione sociale.

La determinazione di questa lotta sta, inoltre, dimostrando che la resistenza e la cittadinanza attiva sono di sprone alla partecipazione collettiva.

Non è un caso, infatti, che le lavoratrici e i lavoratori delle altre aziende, abbiano trovato il coraggio e la determinazione di mostrarsi e di essere protagonisti di questa lotta che deve e dovrà coinvolgere tutta l’Italia unitariamente.

Le alte professionalità, costituite da quest’orgogliosa umanità, non vanno depauperate e disperse. Le aziende per le quale esse sono impiegate rappresentano i settori più avanzati della produzione: dall’aereonautica, agli elettrodomestici, dalla componentistica elettrica ed elettronica all’assistenza ai cittadini.

L’istruzione universitaria nel Sud ha dato prova di efficienza e innovazione, ne sono testimonianza l’insediamento della accademie di Cisco, colosso mondiale dell’ Infomation Tecnology (IT), di Google e di Amazon nel territorio regionale; il fer-

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mento innovativo ha semini in tutto il Sud che con migliaia di start up testimonia vitalità e inclinazione ad accompagnare le evoluzioni produttive tese alla qualità e alla sostenibilità.

Il 31 ottobre ha dimostrato che i luoghi di discussione della sinistra non possono essere le colonne dei giornali o i convegni, sono le piazze e i luoghi di lavoro, questa mobilitazione lo ha dimostrato, indicando una strada. La sinistra non deve avere paura dei luoghi aperti, la sindrome claustrofobica in cui versa ha reso l’aria contaminata e irrespirabile asfissiando le idee e la partecipazione.

Questa data ha dimostrato che non esistono latitudini, differenze di genere tali, da impedire battaglie giuste e sacrosante per impegnare la Sinistra a essere seriamente progressista e anche rivoluzionaria nelle idee.

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