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La Sinistra è morta, viva la Sinistra
Politica
La Sinistra è morta, viva la Sinistra
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di Giovan Giuseppe MENNELLA
“Bisogna ricominciare daccapo, però da un’altra parte” (Gyorgy Lukacs)
La globalizzazione dell’economia e le innovazioni tecnologiche epocali sul finire del XX secolo e poi la crisi economica mondiale nel primo decennio del XXI secolo hanno prodotto in occidente lo spaesamento di masse di popolazione, dei più diversi ceti, che si sono sentite emarginate economicamente e culturalmente Il loro malessere e la loro protesta non si sono espressi tuttavia in azioni collettive, come in passato, ma in una molteplicità d’insofferenze individuali, parcellizzate, foriere di potenziali e ormai attuali guerre tra poveri. E’ come se l’Angelus Novus, l’Angelo della Storia che in Walter Benjamin è visto come trascinato in avanti, verso il futuro, dal vento impetuoso del Progresso, si fosse trasformato nel nuovo Angelus, dell’interpretazione recente di Zygmunt Baumann, trascinato all’indietro dal vento del regresso, verso un passato mitizzato, di cui si recuperano i simboli e i miti di una celebrazione antimoderna e che guarda al futuro con paura, il terrore dei peggiori incubi delle masse, a cominciare da quello di non riuscire a garantire ai figli un livello di vita sufficiente Di qui la facile presa della propaganda delle destre politiche ed economiche, nazionaliste, populiste, leghiste se non, talvolta, esplicitamente neofasciste, su milioni di
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persone, soprattutto tra i meno abbienti e i meno informati.
Niente di nuovo sotto il sole, si potrebbe dire. Infatti, la mente ritorna agevolmente agli sconvolgimenti successivi alla Grande Guerra che produssero l’affermazione del fascismo in Italia e a quelli conseguenti alla crisi finanziaria ed economica del 1929 che condussero alla presa del potere del nazismo in Germania. La Storia non si ripete uguale a se stessa, però tende a fare le rime e si potrebbe passare da un “ismo” all’altro. La tendenza della destra è colpevolizzare ed emarginare determinati gruppi di persone, minoritari e indifesi, per ottenere il consenso della maggioranza della popolazione, silenziosa ma ormai nemmeno più tanto. Con il motto “prima gli italiani” i colpevolizzati sono gli immigrati, ma sarà facile prendersela con le altre etnie e religioni, magari con le donne e, perché no, con gli omosessuali.
Un’altra caratteristica della destra politica è quella di indulgere sottobanco alla commistione tra affari e politica. Però è giusto rimarcare che questa è stata in Italia una prerogativa anche della sinistra di governo che non le è stata perdonata dai suoi sostenitori ormai da tempo esasperati. La tendenza a colpevolizzare gruppi emarginati e a confondere affari e politica certo non configura la fine della democrazia rappresentativa ma ne costituisce un preoccupante punto di crisi.
Ci s’interroga su quali siano state e siano le posizioni e le azioni della sinistra rispetto ai cambiamenti epocali. Cioè, i comportamenti politici e sociali degli esponenti democratici, progressisti, laburisti sono stati idonei ad affrontare le emergenze del nostro tempo e a contrastare le facili parole d’ordine dello schieramento
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conservatore? Nel passato, soprattutto dall’inizio del XX secolo, i politici della Sinistra si sono ispirati alla tradizione progressista, a partire da Marx e dai suoi seguaci ed esegeti in poi, che faceva discendere il tessuto delle relazioni sociali, culturali, giuridiche, politiche dal tipo di economia che si fosse strutturata in una determinata epoca e in una determinata zona del mondo. Fino agli ultimi venti anni del XX secolo, l’economia è stata o liberista con il principale campione ideologico in Friederich Von Hayek e poi negli epigoni della scuola di Chicago Milton Friedman e c. oppure socialista, nelle due sottospecie del socialismo reale delle democrazie popolari dell’Est e del socialismo liberale con interventi proficui dello Stato alla Keynes. Il socialismo liberale, eventualmente unito alla dottrina sociale dei cristiani alla Codice di Camaldoli, ha avuto la sua età positiva e progressiva dalla fine della II Guerra Mondiale agli anni ‘70 del Novecento, agevolato in quegli anni dal grande sviluppo economico capitalista in occidente, con alti profitti e alti salari e riconoscimento di maggiori diritti ai lavoratori. E’ stata l’età del New Deal di F.D. Roosevelt e della New Frontier e della New Society di Kennedy e Johnson negli USA, del Welfare State in Gran Bretagna di Beveridge e Aneurin Bevan e, perché no, delle riforme del Centrosinistra degli anni ‘60 e ‘70 in Italia con Nenni, Moro e successori. Certo, qualche maligno come Eric Hobsbawm ha sostenuto, non del tutto a torto, che i miglioramenti erano stati adottati dal capitalismo perché voleva accreditarsi con un volto più umano, o meno disumano, per paura della Rivoluzione e del Comunismo.
Però, poi, a partire dagli anni ‘80 è cambiato il ciclo politico ed economico, con ilcrollo dei regimi comunisti all’Est e l’affermarsi dell’economia liberista spinta alla
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von Hajek, dapprima in Occidente e poi in tutto il Mondo, compresi gli ex Paesi comunisti, sull’onda dei cambianti tecnologici, finanziari e dell’avvento delle reti informatiche. Di fronte a questi cambiamenti epocali, gran parte dei politici e degli ideologi della Sinistra, non ha trovato di meglio che sostenere l’unico tipo di economia rimasta sul campo, quella del liberismo globalizzato. Hanno contribuito a smontare pezzi di Welfare State, a sostenere gli interessi di gruppi bancari, fondi sovrani, multinazionali planetarie che pagano poche tasse con l’aiuto dei paradisi fiscali. L’unica salvezza del mondo l’hanno anche loro riposta solo nella libera circolazione delle merci e degli strumenti finanziari, secondo i dettami del WTO, ma non degli esseri umani. Tale atteggiamento sarà stato anche comprensibile, ma non giustificabile in toto, all’indomani del crollo del Muro di Berlino e per qualche tempo da lì a venire. In quel torno di tempo si sarebbe potuto ben dire che “la Sinistra è morta”. Ma non è più giustificabile e tollerabile a XXI secolo avanzato e tantomeno oggi.
Quindi occorre fare qualcosa, far rinascere modalità di azione innovative, per cominciare invece a dire “la Sinistra è vero era morta, ma, ora di nuovo, viva la Sinistra”. Cominciare anzitutto a dire “qualcosa di sinistra” come invocava Nanni Moretti, e poi cominciare a realizzarlo. Evitare di porre l’accento solo sui diritti umani e su questioni etiche, peraltro giusti, o su una generica esigenza di fare crescere l’economia, un’economia purchessia anche se ingiusta e predatoria, ma proporre provvedimenti capaci di alleviare il malessere economico-sociale ed esistenziale dei ceti impoveriti, meno abbienti e meno garantiti che, spinti dalla facile propaganda della destra, sono arrivati ormai a pensare che la sinistra si ostini ad aiutare solo gli immigrati e non anche gli italiani
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poveri e sfruttati. Perché gli italiani impoveriti e pieni di problemi dovrebbero accettare gli immigrati, che suscitano la simpatia ideologica della Sinistra, se poi quest’ultima sembra non fare niente per loro? Ed ecco le guerre tra poveri di cui si sono avuti esempi recenti a Torre Maura e a Casal bruciato.
La Sinistra può recuperare credibilità facendo proposte concrete per aiutare realmente la popolazione dei meno abbienti, delle persone in sofferenza, con un populismo buono, positivo, democratico, riportando la parola alla sua vera radice semantica, cioè prendere provvedimenti nel campo economico per diminuire il divario tra i meno abbienti e i più fortunati e garantiti. Una recente, interessante serie d’interviste condotte nelle periferie disagiate di quattro città italiane, trasfuse nel libro “Popolo chi?” a cura di Nicolò Bertuzzi, Carlotta Caciagli e Loris Caruso, ha dimostrato che c’è spazio e possibilità di intervenire con azioni positive perché gli abitanti delle periferie non sono per nulla impolitici, anzi hanno desiderio di politica, di associazione, di organizzazioni che o- rientino le masse e che si occupino dei loro problemi che, a differenza di quanto si potrebbe credere, non sono di ripulsa religiosa e razziale degli immigrati, ma riguardano le poche garanzie nel lavoro, la scarsità dei guadagni, i problemi della casa, della salute, la mancanza di spazi pubblici d’incontro per la discussione, la mancanza di coordinamento tra le varie associazioni pure presenti sul territorio e la necessità di un’azione collettiva coordinata. La priorità assoluta è dare risposte al problema del lavoro, in quanto non solo è scarso e, quando c’è, è pagato poco e male. Ecco qual è l’indirizzo da seguire da parte della Sinistra per la risoluzione dei problemi principali e il recupero di spazio politico. Fare poche proposte concrete che
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acquisiscano la dignità di simboli, di parole d’ordine efficaci su cui compattare gliscontenti. Più redistribuzione delle risorse economiche a disposizione, più dirittidel lavoro, più salario anche per i lavori umili e misconosciuti.
I partiti politici che sostengono il Governo in carica hanno ottenuto moltissimi consensi facendo leva su poche concrete proposte, magari di carattere settoriale e corporativo, come le pensioni a quota cento, la flat tax, l’autonomia regionale e il reddito di cittadinanza. Qualcosa di simile dovrebbe fare la Sinistra, ma con obiettivi riguardanti campi e problemi più generali quali quelli esposti sopra, senza timore di adombrare magari un populismo di sinistra, perché “a un brigante si deve rispondere con un brigante e mezzo”, come diceva Sandro Pertini. Per esempio, alcune suggestioni alla rinfusa: 1) Un grande programma di edilizia popolare. Da decenni non si costruiscono o si ristrutturano case popolari a buon mercato ed ecco che prendono fuoco le guerre tra poveri, come a Torre Maura. Non dimentichiamo che l’INA Casa di Fanfani e Filiberto Guala è stato uno dei cinque pilastri della ricostruzione e del miracolo economico. 2) Abolizione dei ticket sanitari e comunque più risorse economiche alla Sanità pubblica; 3) Assunzione a tempo indeterminato dei precari della scuola, per favorire il tempo pieno per tutti gli studenti sul territorio nazionale. 4) Regolarizzazione di quanti più contratti di lavoro precari. 5) Una legge che regolarizzi l’immigrazione economica per lavori disertati dagli italiani, facendo lavorare le Ambasciate e i Consolati all’estero prevedendo permessi d’ingresso provvisori, come si sta facendo in Germania. Perché a immigrazione regolare corrisponderanno contratti di lavoro in regola, mentre a immigrazione irregolare corrisponde ora lavoro in nero.
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Ma non basta limitarsi alle proposte di respiro concreto ma nazionale.
Occorre pensare e agire più in grande, a livello planetario.
Aderire a movimenti politici transnazionali per la libera circolazione degli esseri umani, per la lotta ai paradisi fiscali, per la tutela dell’ambiente, per la lotta ai combustibili fossili, per lo sviluppo delle energie pulite, per l’ottenimento di livelli minimi di garanzie giuridiche e salariali dei lavoratori in tutte le parti del Mondo, per leggi antitrust a livello mondiale che taglino le unghie allo strapotere delle imprese multinazionali e dei trust finanziari, come adombrato dalla candidata democratica alla Presidenza degli USA Elizabeth Warren.
Se si comincia a immaginare di poter proporre e mettere in pratica tutto questo, o almeno una parte, ben si potrà pensare di aiutare l’Angelus Novus, l’Angelo della Storia, a invertire la rotta, a essere proiettato di nuovo in avanti dal vento del Progresso e ben si potrà dire non più semplicemente “la Sinistra è morta” ma invece, orgogliosamente “la Sinistra è morta, ma viva la Sinistra”.
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