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Alfredo Spinelli e il processo d’integrazione federale europea

Federalismo Europeo

Altiero Spinelli e il processo di integrazionefederale europea di Giovan Giuseppe MENNELLA

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Altiero Spinelli nasce a Roma il 31 Agosto 1907 da una famiglia di tradizione socialista. I primi anni di vita li trascorre in Brasile dove il padre ha una carica diplomatica. Ben presto ritorna con la famiglia a Roma, dove compie gli studi e inizia a interessarsi della politica. Nel 1924 aderisce al Partito comunista d’Italia, formatosi nel 1921 dalla scissione di Livorno dal vecchio partito socialista. Nel partito si lega di amicizia con Giorgio Amendola. Abbiamo la testimonianza di Camilla Ravera, una dei fondatori, secondo la quale lo stesso Gramsci lo considerava un militante molto serio e promettente; le aveva detto che bisognava dare a quel ragazzo la possibilità di fare qualcosa di utile, essendo maturo e capace e anche un gran lavoratore. Diventa dirigente del Partito e nel 1926 Segretario della Federazione giovanile. Ben presto è schedato dalla Polizia politica fascista, la famigerata Ovra diretta da Arturo Bocchini, ed entra in clandestinità a Milano prendendo il nome di battaglia di Ulisse. E’ scoperto e arrestato e viene incarcerato a Regina Coeli a Roma. Nella corrispondenza con la famiglia difende la sua scelta e chiede libri di tutti i tipi per non far passare infruttuosamente il soggiorno in carcere.

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E’ processato al Tribunale speciale per la difesa dello Stato il 6 Aprile 1928 subendo una condanna a 16 anni e 8 mesi. Inizia il periodo di detenzione nel carcere di Lucca dove rifiuta la richiesta della famiglia di presentare domanda di grazia, cosa che avrebbe tolto molto significato alla sua lotta, in quanto in genere i condannati graziati da Mussolini dovevano sottoporsi a umiliazioni che privavano di credibilità la loro lotta. Viene trasferito al carcere di Viterbo, dove ha modo di conoscere e frequentare i più importanti esponenti del Partito Comunista, l’elite anche intellettuale del movimento, come Mario Scoccimarro, Girolamo Li Causi, Manlio Rossi Doria, Emilio Sereni, Leo Valiani. In questo periodo comincia ad avere seri dubbi sulla credibilità del movimento comunista, in quanto cominciava a filtrare dall’’Unione Sovietica la realtà che ormai

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in quel paese, guida del comunismo internazionale, Stalin aveva assunto un potere assoluto instaurando una dittatura personale particolarmente crudele, in barba a tutte le speranze di giustizia, uguaglianza e libertà dei militanti in buona fede. E’ liberato dal carcere, ma inviato al confino fino al 1939 a Ponza. Qui rifiuta di approvare come giusti e necessari i processi politici staliniani e il grande terrore instaurato in URSS dal 1937 in poi. Ritiene i processi in URSS uguali a quelli del fascismo, volti a difendere esclusivamente la dittatura e il potere assoluto di un uomo solo. Emergono chiaramente il suo spirito liberale e libertario e il rifiuto di ogni ingiustizia e di ogni violenza, anche se perpetrate in nome della ragion di Stato. Rimangono famose le sue critiche, indirizzate con franchezza a quelli che ormai stavano diventando i suoi ex compagni comunisti, sulla loro convinzione che il Partito aveva sempre ragione anche quando aveva torto. Se aderivano ciecamente alla politica sanguinaria di Stalin, non toglievano solamente la libertà a tutti gli altri non comunisti ma la toglievano soprattutto a loro stessi. Era più libero lui in carcere quando parlava con gli scarafaggi che i militanti comunisti fuori dal carcere quando parlavano fra di loro o alle masse da indottrinare. In seguito a queste chiare prese di posizione è espulso dal Partito e non fa nulla per evitarlo. Dal 1939, fino al 1943, approda all’isola, Ventotene, che doveva passare alla storia proprio per essere il luogo dove è pensato il Manifesto federalista europeo, scritto da lui, da Ernesto Rossi e da Eugenio Colorni. Qui sono confinati esponenti politici non solo comunisti, ma anche di altri partiti e tendenze, dai socialisti ai liberali agli anarchici e la varietà di opinioni stimola ulteriori sue riflessioni.

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Nel Manifesto, stampato a Roma nell’Agosto 1943 alla caduta del Fascismo si prevede la restaurazione delle democrazie, il superamento degli Stati nazionali e l’istituzione di una federazione europea, anche per prevenire nuove sanguinose e catastrofiche guerre tra gli Stati, dopo le esperienze delle due Guerre mondiali che18

avevano devastato il continente. L’idea federalista in funzione della pace trovava un illustre precedente nelle ultime, profetiche, pagine de “La storia d’Europa nel secolo XIX di Benedetto Croce, scritta nel 1932. Il filosofo prevedeva, sulla base del solo ragionamento razionale, l’ineluttabilità dell’istituzione, in un futuro non lontano, degli Stati Uniti d’Europa, organismo in cui gli Stati nazionali si sarebbero dovuti fondere senza però perdere le peculiarità culturali e civili di ognuno, come gli Antichi Stati Italiani si erano fusi nello Stato unitario nazionale italiano sorto nel 1861. Nel Manifesto gli estensori si auguravano anche la sopravvivenza nel dopoguerra dello spirito rivoluzionario, se non di un vero e proprio partito, che si era sviluppato nella lotta al nazifascismo. Tuttavia, ben presto lo stesso Spinelli dovette ammettere che si trattava di un errore. La necessità di una Federazione unitaria europea era dettata anche dalla lucida consapevolezza che, dopo la perdita di centralità causata dalla guerra civile tra gli Stati europei durata dal 1914 al 1945, l’Europa sarebbe stata condizionata pesantemente dall’azione di potentati extraeuropei e, quindi, si doveva unire se voleva continuare ad influire nelle decisioni mondiali. Dopo la guerra Spinelli si trasferisce per qualche tempo in Svizzera, dove si lega di amicizia con Ignazio Silone, un altro fuoruscito dal Partito comunista, e aderisce al Partito d’Azione, erede politico del Movimento Giustizia e Libertà. Rientrato in Italia nel Maggio del 1945, comincia l’incessante opera di organizzazione e sensibilizzazione per realizzare le sue idee federaliste. Con Andrè Malraux organizza una conferenza federalista europea, nel corso della quale si oppone alle idee di quanti preferivano ad una vera e propria federazione europea, annullando i poteri degli Stati nazionali, più limitate e parziali unioni solo economiche e/ normative tra Stati. Credeva che la cooperazione tra Governi in possesso della piena

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sovranità nazionale in organismi burocratici, quali dovevano essere nel tempo l’OCSE o il Consiglio d’Europa, non fosse sufficiente per una vera ed auspicabile integrazione politica del continente In effetti, sarà sempre questo il discrimine e il punto determinante di frizione tra le due visioni della Unione dell’Europa, il superamento o meno degli Stati nazionali. Il dissidio, o meglio la diversità di vedute, dura ancora ai nostri giorni. E’ scontato, per dirla con un detto popolare, che nessun tacchino si mette da solo in pentola nel giorno del Ringraziamento. Fuor di metafora, sembra davvero improbabile che Capi di Stato, Primi Ministri e occupatori di posti di potere degli Stati nazionali decretino da se stessi la loro estinzione. Assistiamo così, ancora ai nostri giorni, ad una situazione istituzionale in cui l’odierna Unione europea, così come è stata realizzata, somiglia pericolosamente a quelli che erano gli Stati Uniti d’America prima della Guerra Civile, cioè una “casa divisa”, come la definì Lincoln in un famoso discorso. Una Confederazione in cui ogni Stato fa parte per se stesso, può bloccare qualunque decisione. Così si crea l’impossibilità di prendere decisioni comuni se non all’unanimità, con la conseguente paralisi operativa sulle sfide importanti di un Mondo che cambiava allora, e che cambia anche oggi rapidamente. Le sfide importanti erano per gli Stati Uniti del XIX Secolo la schiavitù, la tariffa doganale, i lavori pubblici, le ferrovie da costruire verso l’Ovest, la Banca centrale, i suoli liberi da assegnare ai pionieri. Per l’Europa di oggi sono la politica fiscale comune, gli investimenti produttivi con particolare riguardo alla green economy, la politica di regolazione dei flussi migratori etc.. Nel Settembre del 1945 Spinelli si trova in minoranza nel Movimento federalista europeo che abbandona nel 1946 insieme ad Ernesto Rossi per aderire al Movimento per la Repubblica, con lo stesso Rossi ed Ugo La Malfa. Nel 1948, al con-

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gresso del Movimento federalista europeo lancia a tutti i partiti politici italiani,

coinvolti nelle elezioni del 18 Aprile, un messaggio perché esprimano tutti insiemel’adesione al Movimento federalista europeo.

Comunque, da allora in poi nel dopoguerra, il percorso dell’integrazione europea va avanti, non certo secondo gli auspici e le proposte di Spinelli e Rossi, ma con provvedimenti burocratici che non intaccano la sovranità degli Stati nazionali. Nel 1949 è istituito a Londra il Consiglio d’Europa, nel 1951 è istituita la CECA, la Comunità europea del carbone e dell’acciaio, con la partecipazione di Francia, Germania, Italia, Belgio, Olanda e Lussemburgo. La CECA può essere considerata il vero inizio della Comunità europea come poi si è andata sviluppando fino ad oggi. Fu istituita con il Trattato di Parigi del 18 A- prile 1948 ed entrò in vigore il 23 Luglio 1952, voluta dai francesi Schumann e Monnet, dal tedesco Adenauer e dall’italiano De Gasperi. Il Trattato aveva recepito il cosiddetto “Piano Schumann”, dal Ministro francese Robert Schumann, ispirato

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a sua volta dalle riflessioni e proposte del ministro Jean Monnet. Consisteva nel mettere in comune le risorse produttive di due materiali strategici come il carbone e l’acciaio, presenti in grande quantità proprio ai confini di tanti Stati europei come Francia, Germania e Benelux e per il possesso dei quali proprio quegli Stati, a cominciare da Francia e Germania, si erano combattuti, sanguinosamente e inutilmente, per secoli. Anzi, per un millennio intero, dai figli di Carlo Magno alle due guerre mondiali del ‘900 che non pochi storici considerano una vera e propria Guerra Civile europea o una seconda Guerra dei trent’anni, durata dal 1914 al 1945. Non a caso, due dei politici fautori del Trattato, De Gasperi e Schumann, erano originari proprio di quelle Regioni di confine, il Trentino e l’Alsazia, per cui gli europei si erano combattuti inutilmente ed un terzo, Jean Monne, era stato uno dei delegati alla Conferenza di pace di Parigi del 1919 ed uno dei pochissimi ad avere capito l’errore di umiliare ed emarginare dal contesto europeo la Germania. Posizione condivisa con un altro importante intellettuale, presente a sua volta nella delegazione inglese, John Maynard Keynes, che l’espresse nel suo scritto “Le conseguenze economiche della pace” dopo essersi dimesso polemicamente dalla delegazione. Per l’impegno di Spinelli, come consigliere politico del Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, è proposta da quest’ultimo, insieme ad altri politici europei, l’istituzione della CED, l’esercito comune europeo. Con grandissima delusione di Spinelli la CED però venne bocciata nel 1954 dall’Assemblea Nazionale francese, in un accesso di nazionalismo fuori tempo massimo, al canto della marsigliese. Più che altro per ragioni e umori di politica interna, visto che era il periodo in cui la IV Repubblica e l’opinione pubblica erano lacerati fortemente sull’atteggiamento da tenere rispetto a quello che restava della politica coloniale e di potenza nazionalista, messe alla prova dai drammatici sviluppi bellici in Indocina ed in Algeria.

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Intanto, in quegli anni il nostro Altiero Spinelli continua il suo apostolato per un federalismo europeo che tenda ad annullare la sovranità degli Stati nazionali. Appoggia il Governo italiano sulle decisioni di adesione all’idea di Europa unita e si pone contro i socialisti e i comunisti. Però nel 1950, al congresso di Berlino per la Libertà e a Cultura, la sua posizione non è pregiudizialmente anticomunista, in quanto sostiene che anche le democrazie occidentali possono essere criticate se a- dottano politiche sbagliate. Nel Giugno 1955 segue con interesse la Conferenza di Messina dei sei Ministri degli esteri della CECA tenuta per rilanciare l’idea dell’Europa. Però, quando nel 1957 vengono firmati i Trattati di Roma, li critica aspramente, considerandoli la beffa dei mercati e dell’integrazione esclusivamente economica. I cosiddetti due Trattati di Roma sono firmati il 25 Marzo 1957 e istituiscono rispettivamente la Comunità Economica Europea CEE e la Comunità europea dell’Energia Atomica TCEEA, in aggiunta alla già esistente CECA. Spinelli nel 1963 crea il Centro di iniziativa democratica europea e l’Istituto Affari Internazionali di Roma, dal 1970 al 1976 è un componente della Commissione europea in cui è Commissario agli Affari Industriali. Finalmente, nel 1979, alle prime elezioni europee, è eletto Deputato europeo. Al Parlamento europeo crea nel 1980, insieme ad altri membri del Parlamento europeo di orientamento federalista, il “Club del Coccodrillo”, che prende il nome dal ristorante di Strasburgo da loro frequentato. Il Club auspica un nuovo Trattato europeo e i suoi membri propongono una mozione parlamentare finalizzata alla costituzione di un Comitato speciale per la preparazione di un nuovo Trattato dell’Unione europea, destinato ad essere in tutto, salvo che nel nome, una Costituzione europea. L’intendimento fondamentale era quello di riformare da cima a fondo le istituzioni dando molto più potere al Parlamento, prevedendo un vero potere legislativo euro-

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peo nel Parlamento e un vero potere esecutivo nel Governo europeo che decidesse per tutti senza attendere l’unanimità di tutti gli Stati. Nel 1984 è rieletto al Parlamento europeo ed elabora il cosiddetto “Piano Spinelli” che viene approvato a stragrande maggioranza il 14 Febbraio 1984 come Progetto di Trattato istitutivo dell’Unione europea. Però prevede esclusivamente la creazione di una Conferenza intergovernativa. I Parlamenti nazionali non ratificarono il Trattato. Comunque, negli anni ’80 l’entusiasmo di Spinelli convinse il Presidente francese Mitterrand a rinunciare all’atteggiamento di ostilità nei confronti di una Europa che non fosse solo quella giostrata nell’ambito intergovernativo delle cancellerie degli Stati nazionali. In molti governi europei il mutato atteggiamento francese fornì la spinta per far progredire ulteriormente il processo di integrazione Di fatto, si accettavano a parole le sue proposte ma senza poi conferire concretezza alle stesse. Rimase famoso un suo discorso al Parlamento europeo in cui, per spiegare la situazione di stallo rispetto alle sue proposte, prese a prestito un episodio da “Il vecchio e il mare” di Hemingway paragonando l’Europa al vecchio pescatore e gli inconcludenti progetti di integrazione federale al grande pesce tenuto in mare per troppi giorni e ridotto, per i morsi dei pescecani, ad una nuda lisca all’arrivo della barca in porto. In conclusione, esortò i politici responsabili, continuando nella metafora, ad uscire in mare aperto con tutti i mezzi a disposizione per pescare il pesce e portarlo rapidamente in porto evitando gli assalti dei pescecani. Altiero Spinelli muore nel 1986 senza vedere realizzato in pieno il suo sogno di completa integrazione europea, ma l’edificio principale del Parlamento europeo a Bruxelles porta il suo nome e il Movimento federalista europeo organizza ancora oggi incontri periodici nella piccola isola di Ventotene dove tutto era cominciato più di settanta anni fa. Si può dire che il suo ricordo è stato rimosso dai Partiti politici ma è tuttora presente nella cultura e nelle speranze dei giovani che sempre più

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numerosi si spostano in Europa e si sentono sempre più cittadini europei. Comunque, il “Piano Spinelli” e il conseguente “Progetto di Trattato istitutivo dell’Unione europea” costituirono una base per l’Atto unico europeo del 1986, che aprì i confini nazionali al mercato comune, nonché per il Trattato di Maastricht del 1992 con cui nacque l’Unione europea come la conosciamo oggi. Il Trattato di Maastricht previde i tre pilastri delle Comunità europee (CE), cioè il mercato comune europeo, l’unione economica e monetaria e altre competenze aggiunte in seguito, oltre alle già esistenti politiche comuni del carbone e dell’acciaio e a quella atomica, della politica estera e di sicurezza Comune (PESC) e della cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale (GAI). Nella PESC e nella GAI i poteri del Parlamento europeo, della Commissione Europea e della Corte di Giustizia erano limitati rispetto a quelli del Consiglio dell’Unione europea che comprendeva i Ministri degli Stati nazionali, cioè uno di quegli organismi burocratici intergovernativi tanto osteggiati da Spinelli. Poi ci furono il Trattato di Nizza sui diritti dei cittadini europei, il Trattato di Amsterdam che irroga sanzioni per gli Stati che non rispettino le regole, il Trattato di Lisbona del 13 Dicembre 2007, entrato in vigore il primo Dicembre 2009 sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE). Nonostante non tutte le sue idee ambiziose siano divenute realtà, Altiero Spinelli ha perseguito accanitamente il proprio obiettivo di un governo europeo sovranazionale con il fine di evitare altre guerre e di unire i paesi del continente in un’Europa federale. I suoi pensieri hanno ispirato molti cambiamenti nell’Unione, in particolare l’aumento significativo dei poteri del Parlamento europeo. Nell’ultimo periodo, infine, all’indomani delle ultime elezioni europee, un’eco delle lotte e degli auspici di Spinelli si può cogliere nelle proposte di un “Green New Deal” per l’Europa.

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Questo progetto rinforza ulteriormente gli auspici della neoeletta Presidente dellaCommissione europea Ursula von der Leiden per un nuovo patto per un’Europapiù sostenibile che intrecci lo sviluppo con la salvaguardia ambientale.

Ci si propongono tre obiettivi:1) de-carbonizzare l’economia europea,

2)fermare il degrado della biodiversità,

3)garantire un’occupazione lavorativa decente a quanti più cittadini possibile mafermando il degrado climatico.

Tutto ciò anche con il sostegno di green bonds da parte della Banca Centrale.

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