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Razzi e la Piattaforma Rousseau
Politica
Razzi e la piattaforma Rousseau di Antonella BUCCINI
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Lo confesso: sono un’analfabeta digitale. Con grande affanno ho acquisito dimestichezza con le e mail, word, non ancora excel. L’evocazione di una piattaforma mi fa venire la pelle d’oca come una folata di vento freddo e per riprendere calore ci impiego qualche secondo. E’ l’accesso che mi mette i brividi: account, password, riprova... riprova... azz! Mi sembra di ascoltare il comandante Schettino… no… l’altro… che si accanisce! Cionondimeno, vorrei spendere due parole sulla piattaforma Rousseau.
E’ un sistema di consultazione degli iscritti a un movimento e quindi legittimo. O- gnuno si sceglie i propri. Le occasioni di partecipazione sono molteplici ma anche i dubbi. La formulazione delle domande orienta? Certo che orienta. I dati sono manipolabili? Se il garante o il capo politico lo richiedono la consultazione va ripetuta. Perché? I dati degli iscritti, più di 100mila, chi li detiene? Si tratta di un bene
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non di poco conto.
Certamente le dinamiche congressuali degli altri partiti, quelli che ancora le praticano (solo il PD?), sono a noi cittadini sconosciute e pure hanno le loro impenetrabili ragioni magari anche perverse così come gli iscritti saranno pure gestiti da qualche parte. Fermo restando che la tecnologia digitale è un mondo ancora ricco di stupefacenti sorprese e non solo per me che sono ottusa, ciò che mi inquieta è l’ideologia sottesa alla piattaforma Cinquestelle. Si può dire “ideologia” riferendosi ai grillini? Spero non sia un’offesa.
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Dunque, tempo fa, in un’intervista Casaleggio junior sostenne che tra un po’, non ricordo quanto, il parlamento non sarebbe più esistito perché avrebbe trionfato la democrazia diretta, uno vale uno! Una ministra grillina qualche giorno dopo spiegò: tutti i cittadini possiedono un PC no? Sì. Tutti sanno adoperarlo no? Sì (fatte le dovute eccezioni, vedi la sottoscritta!). Bene, in occasione del varo di una legge, ad esempio, sostenne la ministra, il cittadino con un clic esprimerà il suo consenso o dissenso!
Non erano ancora arrivate le coppette per le mestruazioni in luogo degli assorbenti proposte da altro parlamentare grillino, ma io già avvertii una sensibile apprensione. Dovremmo ricordare, come ci hanno insegnato in questi 14 mesi, che esiste il popolo che parla e pensa semplice. Sono le elite che si barcamenano in discussioni e pensieri inutilmente articolati e astrusi. Questo popolo dovrebbe, quindi, essere chiamato a interpretare una legge! Anche se si vuole immaginare che il linguaggio giuridico, davvero onanistico in molte occasioni, si semplifichi, non si può sottacere che l’apposizione anche di una sola virgola o una declinazione al plurale e non al singolare può incidere in maniera sostanziale su una norma o sul senso complessivo di una legge. Il cittadino dovrà dunque appassionarsi al dettato normativo, coglierne lo spirito e inquadrarlo nel complessivo ordinamento dello stato nella materia trattata. Ma intanto che ne sappiamo delle quote latte o dei riflessi sulla separazione delle carriere dei magistrati o ancora delle esatte connessioni degli interventi fiscali?
Altra possibilità è che le scelte sulla piattaforma siano orientate sul capro espiatorio prescelto, come oggi i migranti, o sollecitate con formulazioni sintetiche che o- mettono la ratio complessiva di una legge e non spiegano le relazioni con gli altri
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provvedimenti, con buona pace dell’articolato normativo. La rappresentanza parlamentaredunque ha un senso preciso in termini di competenza politica e democraziasostanziale.
Un improvviso rigurgito eversivo. quasi mi soffoca...
Razzi...
Scilipoti…
Ma no…
Dobbiamo essere ottimisti!
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