Dlijia da Lungiarü

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Lungiarü La dlijia dla ploania de S. Lizia Die Pfarrkirche St. Luzia La chiesa parrocchiale di S. Lucia


Liebe Besucherin, lieber Besucher,

Gentile visitatrice, gentile visitatore,

herzlich willkommen in der Kirche zur hl. Luzia in Lungiarü/ Campill. Das Jubiläum 150 Jahre neue Pfarrkirche St. Luzia gibt Anlass, einen längst geplanten Kirchenführer herauszugeben, der von Besuchern und Gemeindemitgliedern immer wieder angefragt wird. Mit diesem kleinen Heft wollen wir Ihnen eine Hilfe in die Hand geben, damit Sie unsere schöne Pfarrkirche in ihrer Geschichte und Architektur, ihrer künstlerischen Ausstattung und theologischen Aussage besser wahrnehmen können. Der Kirchenführer soll helfen, die Geschichte des Ortes, die Baugeschichte dieses Gotteshauses und die Kunstwerke, die den Innenraum schmücken, tiefer zu begreifen und zu verstehen. Die Kirche ist nicht nur ein Kunstwerk, sie ist weit mehr: Sie ist vor allem der Ort, an dem die Gläubigergemeinde sich im Namen des Herrn versammelt und wo die Eucharistie gefeiert wird.

La guida artistica ha il compito di aiutare a comprendere più in profondità la storia della località, le fasi della costruzione di questo tempio e le opere d’arte che ne ornano gli interni. La chiesa non è soltanto un manufatto artistico, è molto di più: è soprattutto il luogo in cui la comunità dei credenti si riunisce nel nome del Signore e dove si celebra l’Eucarestia.

Das Wissen um Einzelheiten des Gebäudes gehört mit zur Kultur unseres ladinischen Bergdorfes und seiner christlichen Gemeinde. Der Kirchenführer dokumentiert dahingehend ein Stück Geschichte: Geschichte der Kirchengemeinde, Geschichte des Ortes, Geschichte unseres Landes.

La conoscenza dei dettagli dell’edificio ha a che fare con la cultura del nostro villaggio di montagna e con la sua comunità cristiana. Così la guida documenta un tratto di storia: storia religiosa della comunità, storia locale, storia della nostra terra.

Seit Generationen versammeln sich Gläubige in unserer Kirche, um Gott zu loben, ihn in der Trauer zu bitten und ihm in der Freude zu danken. Mögen auch zukünftige Generationen hier Gottesdienst feiern und diese Kirche lebendig erhalten.

Da generazioni i credenti si incontrano nella nostra chiesa per lodare Dio, per pregarlo nei tempi tristi e per ringraziarlo in quelli di gioia. Ci auguriamo che anche le generazioni future possano qui celebrare le liturgie e mantenere viva questa chiesa.

Emma Clara (Präsidentin des Pfarrgemeinderates)

Emma Clara (Presidente del Consiglio parrocchiale)

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un cordiale benvenuto nella chiesa di S. Lucia in Lungiarü/ Longiarù. Il 150° anniversario della nuova parrocchia di S. Lucia fornisce il pretesto per pubblicare una guida artistica da lungo tempo attesa dai visitatori e dai membri della comunità. Con questo piccolo opuscolo desideriamo metterLe a disposizione un contributo per poter meglio apprezzare storia ed architettura, arredo artistico e significati teologici della nostra bella chiesa parrocchiale.

Hochw. Paul Campei (Pfarrer)

Don Paul Campei (Parroco)

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ORTSGESCHICHTE

STORIA LOCALE

ZUR ORTSGESCHICHTE

CENNI DI STORIA LOCALE

Wann und von wo die ersten Besiedler in diese Gegend gezogen sind, darüber kann heute nur gemutmaßt werden. Frühere Generationen wussten zu erzählen, dass die ersten Bewohner Campills die paltagans und die paltaganes gewesen sein sollen, dieselben Leute, die anderswo im Gadertal den Namen salvans und ganes tragen. Aber mit den paltagans befindet man sich noch vollständig im Reich der Sage und der Phantasie.

Oggigiorno si possono fare soltanto delle congetture su quando e dove i primi colonizzatori si sono insediati in queste zone. Le generazioni del passato narravano che i primi abitanti di Lungiarü fossero stati i paltagans e le paltaganes, le stesse genti che altrove, in Val Badia, portano il nome di salvans e ganes. Tuttavia con i paltagans ci si trova ancora pienamente nel regno delle saghe e della fantasia.

Archäologische Funde belegen heute, dass die Besiedlung des Campilltales schon vor ca. 9.000 Jahren begonnen hat. Damals wurden in den Sommermonaten die Wiesen unter dem Pütia (Peitlerkofel) von Jägern und Sammlern aufgesucht. Hier kamen Reste von Steinwerkzeugen ans Tageslicht, deren Rohmaterial zum Teil aus den Lessinischen Bergen bei Verona und vom Monte Baldo stammt.

I ritrovamenti archeologici oggi documentano che la colonizzazione della valle di Lungiarü sarebbe cominciata già 9000 anni fa, quando nei mesi estivi i prati sotto il Pütia erano frequentati da cacciatori e da raccoglitori. Nella zona infatti sono venuti alla luce resti di utensili lapidei, fatti di materiale grezzo proveniente in parte dai Monti Lessini, presso Verona, e dal Monte Baldo.

Zu den ersten Spuren von Menschen, die in Lungiarü gelebt und das Tal durchzogen haben, zählt eine Bronzefibel in Form eines Reiters, die noch zur Römerzeit gegossen wurde. Sie wurde im 19. Jahrhundert gefunden und wird heute im Tiroler Landesmuseum „Ferdinandeum“ in Innsbruck aufbewahrt. Es ist schwer zu sagen, wie viele Leute sich zur Römerzeit in dieser Region niedergelassen hatten; viele sicherlich nicht. Eine größere Anzahl wird wahrscheinlich erst über das Würz- und Kreuzjoch oder vom Pustertal herein kommend zur Zeit der Völkerwanderung angekommen sein, da das Leben im

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Tra le prime tracce di uomini transitati e vissuti nella vallata di Lungiarü si annovera una fibula bronzea a forma di cavaliere, fusa ancora all’epoca dei Romani: ritrovata nel 19° secolo, attualmente è conservata ad Innsbruck, all’interno del Tiroler Landesmuseum „Ferdinandeum“. E’ difficile dire quanti abitanti si siano stabiliti in questa regione durante l’epoca romana, ma certamente non molti. Un cospicuo numero deve esservi giunto verosimilmente soltanto al tempo delle invasioni barbariche, attraverso il Passo delle Erbe e della Croce oppure proveniente dalla Val Pusteria, poiché nella Val d’Isarco e in Pusteria la vita era divenuta molto insicura. A quel tempo il territorio ricevette un ordinamento politico-amministrativo e, dalla mescolanza tra la lingua retica ed il latino volgare, si cristallizzò il ladino, lingua che ancora oggi è parlata dalla popolazione locale. L’ultima ondata d’immigrazione seguì intorno all’anno 1000, all’epoca della colonizzazione interna delle valli, favorita dai signori feudali per ampliare la produzione agricola ed il numero

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STORIA LOCALE

ORTSGESCHICHTE

Eisack- und Pustertal sehr unsicher war. In dieser Zeit bekam das Gebiet erstmals eine politische und verwaltungsmäßige Ordnung, und aus der Vermischung zwischen der rätischen und der lateinischen Volkssprache kristallisierte sich das Ladinische heraus; diese Sprache wird auch heute noch von der einheimischen Bevölkerung gesprochen. Die letzte Einwanderungswelle wird um das Jahr 1000 erfolgt sein, zur Zeit der internen Kolonisierung der Täler, die von den damaligen Grundherren gefördert wurde, um den Bodenertrag und die Bevölkerungsanzahl zu vergrößern. Aus dieser Zeit existieren auch die ersten schriftlichen Dokumente, die die eine oder andere Grenze des Tales erwähnen und zeigen, dass das Dorf Lungiarü/ Campill 1027 – zusammen mit der orographisch linken Seite des unteren Gadertales – unter die Verwaltung des Bischofs von Brixen gekommen ist. Der Bischof von Brixen war nicht nur kirchliche Obrigkeit, sondern auch Grundbesitzer und Richter. Seine Güter im Campilltal wurden vom Pfleger in Thurn verwaltet. Und so bleibt es bis zum Jahre 1803, als infolge der Säkularisierung Verwaltung und Gerichtsbarkeit rechtlich auf den Staat übergingen. Die Ortschaften, die früher das Gericht Thurn an der Gader bildeten (St. Martin mit Picolein, Campill, Untermoi und Welschellen) wurden zu einer einzigen Gemeinde zusammengelegt. Im Jahre 1854 wurden Campill und Welschellen von St. Martin in Thurn abgetrennt, um jeweils eine eigene Gemeinde zu bilden. Im Jahre 1930 wurde Campill wieder zu St. Martin in Thurn geschlagen und Welschellen kam zur Gemeinde Enneberg. Die erste sichere Erwähnung des Dorfes reicht auf das Jahr 1312 zurück mit dem Namen „Campil“, wohl auszusprechen als „Ćiampëil“, heute „Ćiampëi“. Der Name „Lung-a-ru - Lungiarü“ hingegen tritt in Urkunden erstmals im Jahre 1831 auf, was aber nicht ausschließt, dass die Bevölkerung diesen Namen schon vorher gebraucht hat. Zu den wichtigsten Ereignissen in Campill zählen,

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degli abitanti. Della stessa epoca sono anche i primi documenti scritti, i quali citando questo o quel confine della valle indicano che il villaggio di Lungiarü nel 1027 passò all’amministrazione del vescovo di Bressanone, insieme al lato orografico sinistro della bassa Val Badia. Il vescovo di Bressanone non era solo l’autorità ecclesiastica ma anche signore temporale e giudice: i suoi possedimenti nella valle di Lungiarü erano amministrati dal curatore di Thurn. Tale situazione permase fino al 1803 quando, in seguito alla secolarizzazione, amministrazione e competenza giudiziaria passarono di diritto allo Stato. Le località che precedentemente costituivano il giudizio di Thurn an der Gader (S. Martino con Picolin, Lungiarü, Antermëia e Rina) furono accorpate in un solo comune. Nel 1854 Lungiarü e Rina furono staccate da S. Martino in Badia, per costituire ognuna un municipio a sé. Nel 1930 Lungiarü fu di nuovo unita a S. Martino in Badia e Rina passò al comune di Marebbe. La prima sicura menzione del villaggio risale all’anno 1312 con la denominazione di Campil, pronunciato Ćiampëil, oggi Ćiampëi. Il nome „Lunga-ru - Lungiarü“ invece comparve nei documenti solo a partire dal 1831, senza che si possa escludere che la popolazione usasse già prima questa denominazione. Senza prendere in considerazione guerre, epidemie e siccità (che pure furono causa di molte morti e di gravi emergenze), si possono annoverare tra i principali avvenimenti verificatisi a Lungiarü le catastrofi meteorologiche di oltre 500 anni fa (quando

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STORIA LOCALE

ORTSGESCHICHTE

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abgesehen von den Kriegen, den Seuchen und Dürren, die viele Tote und schwere Notlagen verursachten, die Unwetterkatastrophen vor über 500 Jahren (als die erste Kirche und sicher ein Teil der Dorfsiedlung zerstört wurden), vor 100 und vor 44 Jahren (als Überschwemmungen und Murbrüche große Schäden an Feldern und Gebäuden verursachten); die Schneekatastrophen von 1916/17, von 1951 und von 1986 (als große Lawinenabgänge Gebäude mitrissen und ganze Weiler bedrohten); die große Feuerbrunst vom Jahre 1942 (als im Ortszentrum ein Gasthof und andere Wohn- und Wirtschaftsgebäude ein Raub der Flammen wurden und der gesamte Dorfkern in großer Gefahr war).

furono distrutte la prima chiesa e di sicuro anche una parte dell’insediamento abitativo), di 100 anni fa e di 44 anni orsono (allorquando inondazioni e frane causarono grossi danni a campi e costruzioni); le catastrofi per la neve del 1916/17, del 1951 e del 1986 (quando grosse valanghe trascinarono via con sé edifici, minacciando gruppi di case e viles); il grande incendio del 1942 (a causa del quale una locanda ed altri edifici abitativi e produttivi nel cuore del paese andarono in fiamme e l’intero nucleo del villaggio fu in grave pericolo).

DIE ERSTE KIRCHE

LA PRIMA CHIESA

Eine erste Kapelle mag in Lungiarü/ Campill schon bald nach der ersten Jahrtausendwende gestanden haben. Die ersten christlichen Bewohner dieses Seitentales waren anfangs der Mutterpfarrei Enneberg (lad. La Pli) einverleibt und mussten in einem dreieinhalbstündigen Fußweg nach La Pli de Mareo/Enneberg Pfarre zum Empfang der hl. Sakramente und an Sonn- und Festtagen zur hl. Messe gehen. Auch die Toten mussten sie dorthin zur Bestattung tragen, bis ihnen durch die Anstellung eines Pfarrers in St. Martin diese Gänge erleichtert wurden. Von der Existenz eines den heiligen Jodok und Luzia geweihten Gotteshauses ist erstmals im Jahre 1371 die Rede, als der Pfarren von Enneberg am Feste der hl. Luzia (13. Dezember) versprach, jährlich acht Messen in der Kirche von Campill zu lesen und andere Seelsorgsarbeiten zu verrichten.

A Lungiarü una prima cappella sorse probabilmente già subito dopo l’anno Mille. I primi abitanti cristiani di questo lato della valle dapprincipio furono incorporati alla chiesa matrice di Marebbe (lad. La Pli) e dovevano recarsi in tre ore e mezzo di cammino a Pieve di Marebbe, per ricevere i sacramenti e poter partecipare alle messe domenicali e festive. Anche i morti venivano condotti sin lì per la sepoltura, fino a quando, con l’introduzione di un parroco a S. Martino, agli abitanti furono risparmiati i continui spostamenti. Soltanto nell’anno 1371 si fa menzione per la prima volta di un edificio sacro dedicato ai santi Giodoco e Lucia, allorquando, il giorno della festa di S. Lucia (13 dicembre), il pievano di Marebbe promise di celebrare otto messe all’anno nella chiesa di Lungiarü e di eseguire altri incarichi pastorali. Tuttavia

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LA PRIMA CHIESA

DIE ERSTE KIRCHE

Dieser erste Bau wurde durch einen gewaltigen Murbruch um das Jahr 1490 jedoch vollkommen zerstört.

questa prima costruzione fu distrutta completamente intorno all’anno 1490 a causa di una violenta frana.

In der Pfarrchronik von Lungiarü/Campill findet sich dazu folgender Eintrag:

Nella cronaca parrocchiale di Lungiarü al riguardo si legge la seguente scrittura:

„ .... in einer Nacht sei um den Pütia Felsen ein Wolkenbruch entstanden von solcher Ausdehnung, dass er durch den Lüsner Bach die dortige St. Nikolaus Kirche, durch eine Ablösung eines Teiles des Crosta Berges die Kirche zu St. Martin, die inmitten des Föhrenwaldes unter Restalt stand, und endlich durch Anschwellung des Pütia Baches die etwa außer Söpa (Ostì Vedl) gelegene Campiller Kirche (und sicher auch ein Teil des Dorfes) in einer Nacht verschüttete. Da höchstwahrscheinlich die Kirche zu St. Martin gleich darauf an der Stelle, wo sie jetzt steht, sich erhob und diese die Jahreszahl 1494 führte, dürfte dieses Ereignis zwischen 1480 und 90 fallen. Auch vor etwa 140 Jahren überschüttete dieser Wildbach die Felder ober Rives und bedrohte die Häuser selbst.

„ .... una notte intorno alle rupi del Pütia si abbatté un nubifragio di tale portata che nel corso della stessa notte seppellì per mezzo del torrente di Luson la locale chiesa di S. Nicola, la chiesa di S. Martino, posta in mezzo ad una foresta di pini sotto il Restalt, per lo smottamento di una costa del Monte Crosta ed, infine, per l’ingrossamento delle acque del rivo Pütia anche la chiesa di Lungiarü (e certamente anche una parte del villaggio), sita un po’ fuori Söpa (Ostì Vedl). Poiché molto probabilmente la chiesa di S. Martino si elevava subito sopra il luogo dove sorge ora, e recava l’indicazione dell’anno 1494, questo avvenimento dovette verificarsi tra il 1480 ed il ’90. Anche circa 140 anni fa questo torrente inondò i campi sopra Rives e minacciò le stesse case.

An dieses Ereignis erinnerte eine noch bis ca. 1965 alljährlich zu Christi Himmelfahrt (lad. L’Assënza) abgehaltene Prozession zum Côl dla Roa. Wie aus der Pfarrchronik hervorgeht, stand die Kirche, wenn man talauswärts geht, auf dem Wiesengrund nahe am Hof Ostì Vedl (s. Bild). Der Bach (auch Rü de Dlijia genannt) hatte nicht den heutigen Verlauf, sondern floss innerhalb Röes (Ghestan) hinunter (s. Bild), die jetzige Richtung bekam er erst durch den gewaltigen Murbruch.

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Faceva memoria di questo fatto una processione al Côl dla Roa, tenuta ancora fino al 1965 ogni anno il giorno dell’Ascensione (lad. L’Assënza). Come si evince dalla cronaca parrocchiale la chiesa si trovava, se si va verso valle, sui prati vicini al maso Ostì Vedl. Il torrente (chiamato anche Rü de Dlijia) non aveva il corso attuale, ma scorreva verso il basso entro Röes (Ghestan); esso prese la direzione odierna solo a causa della violenta slavina.

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LA SECONDA CHIESA

DIE ZWEITE KIRCHE

Der Volksmund erzählt, dass die Bewohner vom gegenüberliegenden Gehöft Pecëi am Vorabend von Sonn- und Feiertagen ein geheimnisvolles Läuten der verschütteten Glocken dieser Kapelle hörten, worauf sie jedes Mal die Arbeit einstellten. Einmal aber waren sie dermaßen mit der Heuernte beschäftigt, dass sie einfach weiter arbeiteten. Von diesem Tag an verstummte dann die Glocken für immer.

La leggenda popolare narra che gli abitanti del prospiciente maso Pecëi la vigilia delle domeniche e dei giorni di festa udivano il suono misterioso delle campane seppellite di questa cappella, dopodiché ogni volta interrompevano i loro lavori; una volta tuttavia erano talmente impegnati con la fienagione che seguitarono ugualmente a lavorare. Da quel giorno le campane divennero per sempre mute.

DIE ZWEITE KIRCHE

LA SECONDA CHIESA

An der Stelle der vermurten Kapelle wurde als Erinnerung ein Bildstock errichtet, die Kirche wurde an sichererer Stelle weiter taleinwärts, wo die derzeitige steht, im gotischen Stil erbaut. Das Bildstöckl verfiel mit der Zeit und ging schließlich unwiederbringlich verloren.

Sul luogo dove sorgeva la cappella travolta dalla frana, in suo ricordo fu innalzata un’edicola; la chiesa invece fu ricostruita in stile gotico più a valle, in posizione più sicura. Il piccolo pilone votivo col tempo cadde in rovina ed infine andò irrimediabilmente perduto.

Im Jahre 1577 wird zwischen den Zechen St. Martin, Picolein, Mirì und Untermoi einerseits und das Dorf Campill andererseits, eine Vereinbarung über die Besoldung eines zu St. Martin zu haltenden Priesters getroffen: Für den Sold des Priesters in der Höhe von 40 Gulden sollen St. Martin, Picolein, Untermoi und Mirì 26 Gulden und 28 Kreuzer geben, die Campiller 13 Gulden, 12 Kreuzer und 24 Pfund Käse. Zukünftige Aufbesserungen sollen demnach immer im Verhältnis 2/3 und 1/3 erfolgen.

Nel 1577 si giunse ad un accordo tra le case di S. Martino, Picolin, Mirì e Antermëia da una parte ed il villaggio di Lungiarü dall’altra intorno alla retribuzione di un sacerdote da mantenersi a S. Martino: per i 40 fiorini della paga del prete S. Martino, Picolin, Antermëia e Mirì dovevano versare 26 fiorini e 28 carantani, gli abitanti di Lungiarü 13 fiorini, 12 carantani e 24 libbre di formaggio. Di conseguenza futuri aumenti avrebbero dovuto svolgersi secondo un rapporto di 2/3 e di 1/3.

1603 übernahm der Pfarrer von St. Martin die Pflicht, in Lungiarü/Campill jährlich vier Messen zu lesen. 1680 wurde hier eine Kuratie errichtet und das Dorf

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Nel 1603 il parroco di S. Martino si assunse il compito di celebrare a Lungiarü quattro messe all’anno. Nel 1680 vi fu eretta una curazia ed il villaggio il 23 aprile 1680 ottenne, con Johann Crazzolara, il suo

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LA SECONDA CHIESA

DIE ZWEITE KIRCHE

primo parroco. Nel 1891 Lungiarü fu infine elevato a parrocchia. Intorno alla metà del 19° secolo, sotto il curato Johann Terza, fu creato un posto per cooperatore. Da allora e per circa 130 anni fu sempre a disposizione della locale comunità anche un cappellano, o un parroco in pensione. Riguardo all’appartenenza decanale Lungiarü dapprima fu parte del Decanato Cis et ultra Montes (1603-1788), poi di quello di Brunico (1788-1790); da allora è appartenuto sempre al Decanato del Marebbe (dal 2003 rinominato Decanato della Val Badia); con ciò ha fatto sempre parte della diocesi di Bressanone (oggi diocesi di Bolzano-Bressanone).

Il villaggio di Lungiarü con la chiesa in una raffigurazione dell’anno 1580. Il disegno è stato eseguito sotto Matthäus Prack, curatore del Giudizio di Thurn an der Gader. Das Dorf Lungiarü/Campill mit der Kirche in einer Darstellung aus dem Jahre 1580. Die Zeichnung wurde unter Matthäus Prack, Pfleger des Gerichtes Thurn an der Gader, angelegt.

erhielt mit Johann Crazzolara am 23 April 1680 erstmals einen eigenen Pfarrer. 1891 wird Lungiarü schließlich zur Pfarrei erhoben. Um die Mitte des 19. Jahrhunderts wurde unter dem Kuraten Johann Terza eine Kooperatorenstelle geschaffen. Seither stand ca. 130 Jahre der hiesigen Kirchengemeinde immer auch ein Kaplan oder ein pensionierter Pfarrer zur Verfügung.

Nel corso del 16° secolo il culto di S. Giodoco si affievolì e il santo patrono fu soppiantato da S. Lucia. Ancor prima dell’elevazione di Lungiarü a curazia (1680), verso la fine del 1650 si decise un Alte Kirche - Chiesa vecchia 1 Kirchturm - campanile 2 Kirchenschiff - navata 3 Sakristei - sagrestia 4 Erweiterung für 6 Bänke – ampliamento per sei panche 5 Empore (Aufstieg von außen) - matroneo 6 Atrium - atrio 7 Hochaltar – altare maggiore 8,9 Nebenaltäre – altari laterali 10 Alte Speisegitter – vecchi cancelli 11 Alter Beichtstuhl – vecchio confessionale 12 Orgel - organo 13 Zugang zur Sakristei – accesso alla sagrestia 14 Zugang zum Kirchturm – accesso al campanile

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Neue Kirche – chiesa nuova

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Auf Dekanatsebene hat Lungiarü/Campill zuerst zu Cis et ultra Montes (1603-1788) gehört und zu Bruneck (1788-1790), seitdem immer zum Dekanat Enneberg (seit 2003 in Dekanat Val Badia umbenannt); somit hat es immer zur Diözese Brixen (heute Diözese Bozen-Brixen) gehört.

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a Neues Kirchenschiff – navata nuova b Erweiterte Sakristei – sagrestia ampliata c Jodokus-Altar – altare di S. Giodoco d Josef-Altar - Altare di S.Giuseoppe e Friedhofskapelle – cappella del cimitero f Neuer Zugang zum Turm – nuovo accesso al campanile g Neue Beichtstühle – confessionali nuovi h Alter Hauptaltar – altare maggiore vecchio i Neuer Hauptaltar – altare maggiore nuovo

Pfarrkirche zur hl. Luzia, Baualterplan Chiesa parrocchiale di S. Lucia, primitivo progetto

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LA SECONDA CHIESA

DIE ZWEITE KIRCHE

Im Laufe des 16. Jahrhunderts ließ die Verehrung des hl. Jodok nach, so dass es als Hauptpatron von der hl. Luzia verdrängt wurde. Noch vor der Erhebung Campills zur Kuratie (1680) kam es gegen Ende der 1650er Jahre zu einer Erneuerung der Ausstattung: Dominik Ortner lieferte zwischen 1658 und 1660 zwei Altäre (nicht erhalten), die Kessler-Werkstatt eine Darstellung der Anbetung des Kindes durch die Hirten. Nach dieser frühbarocken Neugestaltung scheint die Kirche allmählich in Verfall geraten zu sein: Staffler beschreibt sie 1848 als „schwer und dunkel, auch von mancherlei Neuerung verunstaltet“.

Paul Putzer

Im Laufe der Zeit wurde also an dieser zweiten Kirche, die den Campillern über 350 Jahre als Gotteshaus diente, Vieles verändert, sodass sich schließlich ein Gemisch von verschiedenen Stilrichtungen fand; zudem war sie für die stark angewachsene Bevölkerung zu klein geworden. Von dieser Kirche sind uns noch verschiedene Einrichtungsgegenstände und Kunstobjekte erhalten geblieben, so z.B. der Altar in der Totenkapelle, datiert 1786, und ein Bild von Josef Renzler (datiert 1820). Das Taufbuch beginnt mit dem 16. Mai 1680, die erste Trauung fand am 10. Februar statt, die erste Leiche wurde am 10. Mai bestattet. Anlässlich von Renovierungs- und Sanierungsarbeiten am Glockenturm 1989 ist in der Turmkugel ein stark beschädigtes, beinahe unleserliches Schriftstück mit dem Datum 1754 zum Vorschein gekommen, das auf eine stattgefundene Renovierung schließen lässt.

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rinnovamento dell’arredamento: Dominik Ortner fornì due altari (non conservati) tra il 1658 ed il 1660, la bottega del Kessler realizzò una rappresentazione dell’Adorazione dei pastori (vedi sotto immagine). Dopo la ristrutturazione protobarocca la chiesa sembra essere caduta a poco a poco in rovina: Staffler nel 1848 la descrive „greve e scura, deturpata anche da alcune innovazioni“. Col passar del tempo in questa seconda chiesa, servita per oltre 350 anni come luogo sacro per gli abitanti di Lungiarü, molto venne cambiato, tanto che alla fine vi si ritrovò un miscuglio di orientamenti stilistici diversi. Inoltre essa era divenuta troppo piccola per il forte incremento demografico. Di questa chiesa ci sono rimasti ancora diversi oggetti d’arte e d’arredamento, come ad esempio l’altare nella cappella funebre, datato 1786, ed un quadro di Josef Renzler (datato 1820).

Joseph Mischì

In occasione di lavori di risanamento e di rinnovamento del campanile nel 1989, nella sfera in cima alla torre campanaria è stato ritrovato uno scritto fortemente danneggiato e quasi illeggibile, riportante la data 1754 che rimanda ad un restauro allora intervenuto.

Gedenktafel an den Erbauer Hochw. Johann Terza Lapide commemorativa al costruttore Giovanni Terza

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LA CHIESA ATTUALE

DIE HEUTIGE KIRCHE

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Die heutige Kirche

La chiesa attuale

Als auch diese zweite Kirche bald zu klein war, ging man, laut Pfarrchronik, in den Jahren zwischen 1862-1864 daran, den heutigen Kirchenbau nach Plänen von Landesoberingenieur Anton Geppert in neuromanischem Stil zu errichtet. Dabei wurden die Mauern der neuen Kirche um den bestehenden Altbau aufgezogen und anschließend die alte Kirche abgerissen. Mit den Steinen aus dem Abbruchmaterial wurde die Umfassungsmauer des heute bestehenden Friedhofs errichtet. Der Turm der alten Kirche wurde zunächst belassen und mit vier neuen Glocken versehen. In den Jahren 1904-1905 wurde der Turm umgebaut und auf eine Höhe von 38 m erhöht. Besondere Verdienste um den Bau dieser neuen Kirche haben sich die drei Geistlichen Johann Terza (1803-1888), Paul Putzer (1825-1914) und Joseph Mischì (1846-1918) erworben.

Quando anche questa seconda chiesa divenne presto troppo piccola, negli anni tra il 1862-1864 ci si accinse ad erigere l’attuale edificio sacro in stile neoromanico su progetti dell’ingegnere capo regionale Anton Geppert. Per l’occasione le murature della nuova chiesa furono innalzate intorno al vecchio edificio preesistente e, quindi, la chiesa precedente venne abbattuta. Con le pietre di demolizione venne eretto il muro di cinta dell’attuale cimitero. La torre campanaria della vecchia chiesa dapprima venne preservata e dotata di quattro campane nuove. Negli anni 19041905 il campanile fu ristrutturato ed elevato fino ad un’altezza di 38 metri. Particolari meriti nella ricostruzione della chiesa li hanno avuti i tre sacerdoti Johann Terza (1803-1888), Paul Putzer (1825-1914) e Joseph Mischì (1846-1918).

Der Außenbau

L’esterno

Die mitten im Dorf gelegene, vom Friedhof umschlossene Kirche ist ein äußerlich schlichter neuromanischer Rechteckbau mit eingezogenem schließendem rundem Chor, an welchem die Sakristei angefügt ist. Der Bau weist ein verhältnismäßig langes Schiff auf, das Dach ist ein steiles Satteldach und nordseitig findet sich ein angestellter Turm. Dieser wurde 1904 umgebaut und der Größe der Kirche angepasst. Die Fassaden der Kirche sind

La chiesa, situata nel centro del paese e circondata dal camposanto, esternamente è una semplice costruzione rettangolare di stile neoromanico, con l’inserzione di un coro curvilineo al quale è addossata la sacrestia. L’edificio presenta una navata relativamente lunga, la copertura è un ripido tetto a capanna e, accostata al lato nord, si trova una torre. Questa nel 1904 venne ristrutturata e adeguata alle dimensioni della chiesa. Le facciate

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DER AUßENBAU

L’ESTERNO

durch Mauerblenden (Lisenen) gegliedert. Langhaus, Chor und Turm erfahren durch einen umlaufenden hohen Sockel, durch Lisenen und Rundbogenfriese eine einheitliche Gestaltung. An der Hauptfassade findet sich ein spitzgiebeliger, auf gekuppelten Wandpfeilern ruhender Portalvorbau; das in Granit ausgeführte rechteckige Portal wird von Halbsäulen gerahmt. Über dem Türsturz befindet sich ein halbrundes Tympanon mit umlaufendem Wulst und aufgemalter Inschrift: DOM / S. LUCIA ORA PRO NOBIS. Den Eingang säumen zwei freistehende Weihwasserbecken auf Balustersäulchen. Über dem Portal wird die Fassade von einem Rundfenster geschmückt und im Giebel ziert sie eine rundbogige Nische mit einer Marienfigur. An den Langseiten befinden sich jeweils eine Seitentür und drei auf dem umlaufenden Kaffgesims aufsitzende einfache romanische Rundbogenfenster. Die Lisene dazwischen dient der Verzierung der glatten Wände aber auch als deren optische Gliederung und Verstärkung.

Der Innenraum Das architektonische Innere der Kirche zur hl. Luzia präsentiert sich als lang gestreckter einschiffiger Raum (28.20 m lang und 10.65 m breit) mit einer einfachen flachen Tonne auf Stichkappen. Nicht zu übersehen sind die Wandpfeiler und die in die Ecken eingestellten Vierteldienste. Zudem zeichnet den Raum eine geräumige flache Empore auf Rundsäulen aus. Der Chor besteht aus einem Kreuzgratgewölbe und einer halbrunden Konche. Die Kirche wurde erst zirka 30 Jahre nach ihrer baulichen

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della chiesa sono scandite da lesene. Navata, coro e torre mostrano una forma unitaria grazie ad un alto zoccolo che corre tutt’intorno, a lesene ed a fregi ogivali. Sulla facciata principale si trova un corpo aggettante con timpano a cuspide, poggiante su lesene accoppiate: il portale rettangolare in granito è incorniciato da mezze colonnine. Sull’architrave del portone è posto un timpano semicircolare con intorno un astragalo e, dipinta, l’iscrizione: DOM / S. LUCIA ORA PRO NOBIS. Due acquasantiere libere su colonnine fiancheggiano l’ingresso. Sopra il portale la facciata è decorata da una finestra circolare e, sul frontone, la adorna una nicchia arcuata con una stuatua di Maria. Sui fianchi si trovano rispettivamente una porta laterale e tre semplici monofore romaniche poggianti sul cornicione che corre tutt’intorno. La lesena nel mezzo serve a decorare le pareti lisce, ma anche a cadenzarle e rafforzarle visivamente.

L’interno L’interno architettonico della chiesa di S. Lucia si presenta come uno spazio allungato ad una sola navata (lungo m 28.20 e largo m 10.65) con una semplice volta piatta su lunette. Non si devono ignorare i pilastri e i quarti di colonna collocati negli angoli. Inoltre si distingue nello spazio una tribuna su colonne circolari piana e spaziosa. Il coro è costituito da una volta a crociera ed una conca absidale semisferica. Solo quasi 30 anni dopo l’ultimazione la chiesa fu decorata con

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L’INTERNO

DER INNENRAUM

dipinti. Gli affreschi della volta e la decorazione sono del pittore di chiese ladino Johann Rudiferia di Badia e risalgono al 1898; la pala dell’altare maggiore invece è un’opera di Franz Pernlochner di Thaur bei Hall della metà del 19° secolo. Nella curvatura dell’abside il presbiterio mostra una tipica rappresentazione nazarena: al centro il Cristo nella Gloria e, a sinistra e a destra, gli angeli. Nella volta del coro in grandi tondi si vedono l’Annunciazione, la Natività, Gesù Fanciullo nella bottega di Giuseppe e Cristo con Maria e Marta. La parte inferiore dell’abside è completata da motivi ad arazzo.

Fertigstellung mit Malereien geschmückt. Deckengemälde und Dekoration stammen vom ladinischen Kirchenmaler Johann Rudiferia aus Badia/Abtei aus dem Jahre 1898, das Hochaltarbild hingegen ist ein Werk von Franz Pernlochner in Thaur bei Hall aus der Mitte des 19. Jahrhunderts. Das Presbyterium (Chor) weist in der Wölbung der Apsis eine typische Nazarendarstellung auf: Sie repräsentiert Christus in der Himmlesglorie, links und rechts davon stehen Engel. Im Gewölbe des Chores sind in großen Rundbildern (Tondi) die Verkündigung, die Geburt Christi, der Jesuknabe in der Werkstatt Josefs und Christus bei Maria und Marta zu sehen. Der untere Bereich der Apsis wird von Teppichmustern ausgefüllt. Im Chor links an der Wand ist Christus dargestellt, die Kinder segnend, während die Bordüre Symbole aus der lauretanischen Litanei aufweist. Die Dekoration mit romanisierenden Ranken und geometrischen Mustern wurde zum Teil erneut, die Tapetenmuster wurden im Chor belassen.

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Nel coro, a sinistra, sulla parete è rappresentato Cristo che benedice i bambini, mentre la bordatura mostra simboli tratti dalle litanie lauretane. La decorazione a viticci romanicheggianti e motivi geometrici è stata in parte rinnovata, mentre nel coro si sono mantenuti i finti arazzi. L’arco trionfale mostra cinque medaglioni rotondi distribuiti simmetricamente. Mentre un orologio simbolico completa l’arco al centro, nei tondi restanti si trovano rispettivamente due evangelisti. Insieme alla loro rappresentazione musiva si scorgono anche i quattro attributi loro assegnati: il toro (Luca), il leone (Marco), l’aquila (Giovanni) e l’angelo

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L’INTERNO

DER INNENRAUM

(Matteo). Gli spazi vuoti dell’arco sono decorati con racemi e cartucce. Sul soffitto della navata si trova un affresco con la rappresentazione dell’Ultima Cena, la Crocefissione e la Resurrezione.

Arco santo con i quattro evangelisti Triumphbogen mit den vier Evangelisten

Der Triumphbogen zeigt symmetrisch verteilt fünf kreisrunde Medaillons. Während in der Mitte eine symbolische Uhr den Bogen füllt, finden sich in den übrigen Rundbildern je zwei Evangelisten. Neben ihrer figürlichen Darstellung finden sich auch die ihnen zugewiesenen vier Attribute: Stier (Lukas), Löwe (Markus), Adler (Johannes) und Engel (Matthäus). Die Zwischenräume des Bogens werden mit dekorativen Ranken und Schriftbändern ausgefüllt. Im Langschiff findet man im Gewölbe die Gemälde mit der Darstellung des Abendmahls, der Kreuzigung und der Auferstehung. Einer ersten gründlichen Restaurierung wurde die Kirche im Jahre 1972 unterzogen, im Jahre 1999 erfolgte eine umfassende

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Die Bilder in den Gewölbezwickeln: Verkündigung, Geburt, Jesus in der Zimmermannswerkstatt in Nazareth, Christus bei Maria und Martha. I dipinti nei pennacchi della volta: Annunciazione, Natività, Gesù nella carpenteria di Nazareth, Cristo con Maria e Marta.

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L’INTERNO

DER INNENRAUM

Ausmalung des Kirchenraumes und eine Restaurierung der Wandmalereien. Besonders sorgfältig ausgeführt ist das Tapetenmuster unterhalb der Apsiswölbung und der sich anschleißende Wandbehang.

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La chiesa fu sottoposta ad un primo profondo restauro nel 1972; nel 1999 seguì una completa tinteggiatura degli spazi della chiesa ed un restauro dei dipinti parietali. Il motivo ad arazzo sotto la curva absidale è realizzato in modo particolarmente accurato.

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DER INNENRAUM

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L’INTERNO

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ALTARI

ALTÄRE

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Die Altäre

Gli altari

Der Hochaltar, wie auch die beiden Seitenaltäre, sind Werke von Josef Rainer (Faidl) und stammen aus den letzten Jahren des 19. Jahrhunderts. Sie fügen sich stilistisch gut in den neuromanischen Raum ein. Der Hochaltar mit Rechteckmensa ist ein hoher neuromanischer Aufbau mit einer halbrund geschlossenen Bildnische. Das Altarblatt zeigt die hl. Luzia mit ihrer kranken Mutter am Grab der hl. Agatha. Die Seitenfiguren stellen die hll. Petrus und Paulus dar.

L’altare maggiore come anche i due altari laterali sono opere di Josef Rainer (Faidl) degli ultimi anni del 19° secolo: stilisticamente si inseriscono bene nello spazio neoromanico. L’altare principale con la mensa rettangolare è un’alta struttura neoromanica chiusa da una nicchia dipinta semisferica. La pala d’altare mostra S. Lucia con la madre malata presso il sepolcro di S. Agata. Le sculture ai lati rappresentano i santi Pietro e Paolo.

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ALTÄRE

ALTARI

Die Seitenaltäre sehen im Aufbau dem Hochaltar sehr ähnlich: Am linken Seitenaltar ist St. Jodocus als Einsiedler, vor ihm einen Jäger mit Hund, bei der Entdeckung einer Quelle dargestellt. Zu den Seiten stehen die Statuen der hll. Stephanus und Laurentius.

Linker Seitenaltar. Der hl. Jodocus und ein Jäger entdecken eine Quelle. Historisierendes Ölbild von Pernlochner aus Thaur. Altare laterale sinistro. S. Giodoco ed un cacciatore rinvengono una fonte. Dipinto ad olio in stile storicistico di Pernlochner di Thaur.

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Gli altari laterali nella struttura sono molto simili all’altare maggiore: all’altare laterale sinistro c’è S. Giodoco in vesti d’eremita, davanti a lui un cacciatore con cane, rappresentati nell’atto di scoprire una sorgente. Ai fianchi si trovano le statue dei santi Stefano e Lorenzo.

Am rechten Seitenaltar ist der Tod des hl. Josef dargestellt. Zu den Seiten stehen Statuen der hll. Joachim und Anna, die Eltern der Gottesmutter. All’altare laterale destro è rappresentata la morte di S. Giuseppe. Sui lati sono le statue dei santi Gioacchino ed Anna, genitori della Madre di Dio.

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ARREDAMENTO

AUSSTATTUNG

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Sonstige Ausstattung

Ulteriori arredi

Was die sonstige Ausstattung der Kirche betrifft, sind auch die Chorstühle und die Kirchenbänke, die aus der Zeit des Kirchenbaus von Josef Rainer aus Campill stammen, zu erwähnen. Das Gestühl mit durchbrochenen Lehnen ist mit reich geschnitzten Blumenranken an den Wangen versehen. Von Josef Rainer vulgo L’Faidl, stammt auch die anlässlich der Restaurierungsarbeiten im Jahre 1972 entfernte Kanzel. Entlang beider Seiten des Kirchenschiffes führt ein spätnazarenischer kunstvoller Kreuzweg, der in geschnitzten Rahmen szenisch bewegte Darstellungen mit ausdrucksstarken Figuren zeigt. Dieser geht ebenfalls auf die Bauzeit der Kirche zurück.

Per quanto riguarda il resto dell’arredo sacro, vanno menzionati anche gli stalli e i banchi che risalgono ai tempi della costruzione della chiesa da parte di Josef Rainer di Lungiarü. Gli scranni con spalliere a giorno presentano fianchi riccamente decorati con intagli di rami fioriti. Dalla mano di Josef Rainer deriva anche il pulpito, rimosso nel 1972 in occasione dei lavori di restauro. Lungo entrambi i lati della navata si snoda una pregevole Via Crucis di stile tardo-nazareno, la quale mostra, all’interno di cornici intagliate, rappresentazioni drammaticamente movimentate con figure espressive. Anche la Via Crucis risale ai tempi di costruzione della chiesa.

Nicht unerwähnt bleiben darf im Rahmen dieses Kirchenführers auch die Plastik des heimischen Künstlers Gilbert Prousch (*1943) vulgo Gilbert dl Pice Cargà. Es handelt sich um eine sehr schlichte, ungefasste Holzfigur die Jungfrau Maria darstellend, die als tragbare Prozessions-Madonna von der Pfarrei vor etwas 50 Jahren beim Künstler in Auftrag gegeben wurde. Wie nur wenige hat es Gilbert Prousch zusammen mit George Passmor geschafft, sich in der modernen internationalen Kunstszene zu etablieren und als Künstlerduo Gilbert & George weltweit Anerkennung zu finden.

All’interno di questa guida non può essere taciuta tantomeno l’opera dello scultore locale Gilbert Prousch (*1943), popolarmente detto Gilbert dl Pice Cargà. Si tratta di una semplicissima scultura lignea non montata rappresentante la Vergine Maria, che 50 anni fa la parrocchia ha commissionato all’artista come statua processionale. Come pochi altri Gilbert Prousch, insieme con George Passmor, ce l’ha fatta ad affermarsi sulla moderna scena artistica internazionale e a riscuotere riconoscimenti a livello mondiale come duo artistico Gilbert & George. Jungfrau und Mutter (Gilbert Prousch, 1960) Vergine e Madre (Gilbert Prousch, 1960)

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TOTENKAPELLE

CAPPELLA FUNEBRE

Die Totenkapelle

La Cappella funebre

Der hohe an die NO-Seite der Kirche angefügte Rechteckbau stammt noch aus dem 18. Jh. Der Innenraum zeigt eine Pilastergliederung und ein Kreuzgratgewölbe. Der Altar mit Säulenaufbau trägt in der Mensa die Jahreszahl 1786. Das 1820 von Josef Renzler signierte Altarblatt zeigt die hll. Luzia und Jodocus kniend vor der Gottesmutter, die zu ihrer Rechten den segnenden Jesuknaben hält. An der Wand hängt ein ehemaliges Seitenaltarbild der alten Kirche aus der Kessler-Werkstatt (Mitte 17. Jh.) und repräsentiert die Anbetung des Kindes durch die Hirten.

L’alta costruzione rettangolare accostata al lato NE della chiesa è ancora del 18° secolo. L’aula interna mostra un’articolazione in pilastri e una volta a crociera. L’altare con struttura a colonne ha una mensa sulla quale si legge l’anno 1786. La pala del 1820, firmata da Josef Renzler, presenta i santi Lucia e Giodoco in ginocchio davanti alla Madre di Dio che tiene, sulla destra, Gesù Bambino benedicente. Dalla parete pende un dipinto, un tempo di un altare laterale della vecchia chiesa, proveniente dalla bottega del Kessler (metà del 17° sec.), rappresentante l’Adorazione del Bambinello da parte dei pastori.

Altar in der Totenkapelle. Hll. Luzia und Jodokus verehren die Madonna. Ölgemälde von Josef Renzler, 1820. Altare nella Cappella funebre. I ss. Lucia e Giodoco venerano la Madonna. Dipinto ad olio di Josef Renzler, 1820.

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Anbetung der Hirten; ehemaliger rechter Seitenaltar der Kirche aus der Werkstatt des Stefan Kessler in Brixen, Mitte des 17. Jahrhunderts. Adorazione dei pastori; antico altare laterale destro della chiesa, dalla bottega brissinese di Stefan Kessler, metà del XVII secolo.

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L’ORGANO

DIE ORGEL

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Die Orgel

L’organo

1908 wurde der bis dahin hier übliche volkstümliche Chorgesang durch den cäzilianischen (lad. le bel ćiantè) ersetzt und 1900 auch eine neue Orgel aufgestellt. 2002 wurde unter großer Teilnahme der Bevölkerung die neue Pirchner-Orgel eingeweiht. Für die Bemalung des beibehaltenen alten Orgelgehäuses wählte man bewusst eine etwas hellere Farbgebung, damit sich das Instrument besser in den Gesamtrahmen des neuromanischen Gotteshauses einpasst.

Nel 1908 il canto corale popolare, fin allora qui in uso, fu sostituito dal ceciliano (lad. le bel ćiantè), mentre nel 1900 era già stato collocato un nuovo organo. Nel 2002 il nuovo organo Pirchner fu inaugurato con grande partecipazione di popolo. Per la ridipintura della cassa del vecchio organo, che era stata mantenuta, si scelse volutamente una coloritura più chiara, affinché lo strumento meglio si inserisse nel disegno generale della chiesa neoromanica.

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DIE GLOCKEN

LE CAMPANE

Die Glocken

Le campane

Vom 38 Meter hohen Turm der Campiller Kirche rufen 6 Glocken die Gemeinde zu Gebet und Gottesdienst. Wie jedes andere Ausstattungsstück der Kirche hat auch das Geläut seine Geschichte. Der k.k. Stadthaltereirat Josef Ströbele schreibt im Blatt „Neue Tiroler Stimmen“ vom September 1877:

Dalla torre della chiesa di Lungiarü, alta 38 metri, sei campane invitano la comunità alla preghiera ed alle celebrazioni. Come ogni altro pezzo dell’arredamento della chiesa anche lo scampanio ha la sua storia. L’imperial-regio consigliere di luogotenenza Josef Ströbele scrive nel giornale „Neue Tiroler Stimmen“ del settembre 1877:

Campiller Glocke aus dem 14. Jahrhundert (Museum Ferdinandeum, Innsbruck) Campana del XIV secolo (Museum Ferdinandeum, Innsbruck)

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Unlängst hatte ich Gelegenheit, das neu errichtete Geläute in Campill zu hören. Es ist zwar nicht großartig, denn es besteht blos aus vier Glocken, aber doch hinreichend groß für die kleine Gemeinde. Die Glocken sind schön und haben einzeln einen sehr angenehmen Klang; die ganze Stimmung im FAkkord lässt nichts zu wünschen übrig. Es ist daher begreiflich, dass die Gemeindeangehörigen, welche die Kosten durch ihre sauer erworbenen Kreuzer gedeckt haben, an dem neuen Geläute eine große Freude haben und sowohl dem Herren Kuraten, durch dessen Bemühungen das neue Geläute zustande gekommen ist, als dem Glockengießer Graßmair in Wilten sich zu Dank verpflichtet wissen. Das Werk lobt den Meister.

Di recente ebbi l’opportunità di ascoltare il suono delle nuove campane di Lungiarü. In verità non è grandioso giacché si origina solo da quattro campane, tuttavia sufficientemente grande per la piccola comunità. Le campane sono belle ed hanno ciascuna un suono molto piacevole; l’intera accordatura in fa non lascia niente a desiderare. E’ perciò comprensibile che gli appartenenti alla comunità, i quali hanno pensato ai costi con i loro quattrini duramente guadagnati, siano grandemente contenti del suono delle nuove campane e si sentano doverosamente grati sia al signor Curato, per i cui sforzi le nuove campane sono state realizzate, sia al fonditore Graßmair di Wilten. L’opera rende lode al maestro.

Im Ersten Weltkrieg dienten Bronzeglocken dem Staat als Metallreserve, sie wurden, eingezogen, um zu Waffen umgegossen zu werden. Auch die Kirche von Campill blieb davon nicht verschont und die Glocken mussten auch hier den Turm verlassen. Bereits kurz nach Kriegsende mühte sich die Gemeinde um ein neues Glockengeläut. Bereits 1921 wurden 6 neue Bronzeglocken aus der Trientner Gießerei Chiappani in den Turm

Durante la Prima Guerra Mondiale le campane di bronzo servivano allo Stato come Tone Clara riserva di metallo: venivano confiscate per essere rifuse in armi. Neanche la chiesa di Lungiarü ne fu esentata e, anche qui le campane dovettero abbandonare il campanile. Già poco tempo dopo la fine della guerra la comunità si preoccupò di avere nuovamente il suono delle campane. Già nel 1921 vennero appese nel campanile sei nuove campane bronzee uscite dalla fonderia trentina Chiappani. Per il montaggio il progetto fu disegnato

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LE CAMPANE

DIE GLOCKEN

gehängt. Für die Montage der Glocken zeichnete der begnadete Campiller Glockenstuhlbauer Anton Clara vulgo Tone dl Ros. Claras handwerkliches Können war weitum dermaßen bekannt und geschätzt, dass die Trientner Gießerei Chiappani ihre Glocken ausschließlich von ihm aufgestellt wissen wollte. Seine hochwertigen Glockenstühle fanden weit über die Landesgrenzen hinaus Abnehmer, so z. B. in Wien, Bayern, Kärnten und in der Schweiz, aber auch in Afrika und Indien.

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dal talentoso costruttore di mozzi di campane, Anton Clara di Lungiarü, per il popolo Tone dl Ros. Le capacità artigiane di Clara erano conosciute e stimate in tal misura, che la fonditura trentina Chiappani voleva sapere le proprie campane essere collocate esclusivamente da lui. I suoi pregevoli ceppi per campane trovarono estimatori ben oltre i confini territoriali, come per esempio a Vienna, in Baviera, in Carinzia e in Svizzera, ma anche in Africa e in India.

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CAPPELLE CIMITERO

FRIEDHOFKAPELLEN

Die Friedhofskapellen

Le cappelle del cimitero

In die Friedhofsmauer eingefügt befinden sich zwei kleine offene Kapellen: Bei einer handelt es sich um ein Denkmal für die Gefallenen der beiden Weltkriege, bei der anderen um eine Kreuzigungsgruppe mit ungefassten Figuren aus dem 19. Jahrhundert.

Inserite nel muro del cimitero si trovano due piccole cappelle aperte: l’una è un monumento ai caduti di ambedue le Guerre Mondiali, l’altra una Crocefissione con figure non montate del 19° secolo.

Die Gedenktafel an der nördlichen Friedhofsmauer erinnert an den verdienten Enneberger Kirchenmusiker Jepele Frontull (1864-1930) Monumento commemorativo al musicista marebbano Jepele Frontull (1864-1930)

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Die Kirchenpatrone Lucia und Jodokus

I santi patroni Lucia e Giodoco

Die heilige Lucia von Syrakus wurde in Sizilien geboren, wo ihre Mutter ihr schon früh vom Christentum erzählte. Sie war begeistert von Jesus und beschloss ein gottgefälliges Leben als Jungfrau zu führen. Als sie einen von ihrem Vater auserwählten Mann heiraten sollte, weigerte sie sich und wurde somit als Christin entlarvt, was damals mit dem Tod bestraft wurde. So

Santa Lucia di Siracusa nacque in Sicilia, dove sua madre già in tenera età le aveva parlato della fede cristiana. Ella si entusiasmò della figura di Gesù e risolse di condurre piamente una vita verginale. Dovendo sposare un uomo scelto per lei dal padre, ella si rifiutò e fu quindi smascherata come cristiana, cosa che a quei tempi veniva punita con la morte. Perciò Lucia venne condotta

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SANTI PATRONI

KIRCHENPATRONEN

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wurde Lucia in eine abgelegene Hütte geführt, wo man sie mit siedendem Öl übergoss. Ein Knecht stieß ihr ein Schwert in die Kehle, doch trotz dieses Martyriums soll die Heilige der Legende nach überlebt haben. Sie empfing durch einen Priester die heilige Kommunion starb, angeblich an einem 13. Dezember. Eine weitere Legende berichtet, dass sie ihre schönen Augen auf einer Schüssel ihrem Verlobten gesandt habe. Maria habe Ihr daraufhin noch schönere Augen gegeben. Entsprechend findet sich ein Augenpaar (z. B. auf einem Tablett oder in Form zweier Pfauenaugen) in vielen bildlichen Darstellungen der Heiligen. Auch gilt sie als Schutzheilige gegen Augenkrankheiten.

in una capanna isolata dove la si cosparse di olio bollente. Un servitore le trafisse la gola con una spada ma, nonostante questo martirio, la leggenda narra che la santa sia sopravvissuta. Ricevette da un sacerdote la santa comunione e morì, presumibilmente un 13 dicembre. Un’altra leggenda riferisce che ella abbia mandato al promesso sposo i suoi begli occhi in una ciotola; in seguito a ciò la Vergine Maria le avrebbe dato degli occhi ancor più belli. Coerentemente con questa leggenda, in molte rappresentazioni della santa si trovano due occhi (ad esempio su un vassoio oppure in forma di due pavonie). Ed in effetti Lucia è invocata come patrona contro le malattie degli occhi.

Der heilige Jodokus lebte im 7. Jahrhundert in Nordfrankreich. Nach der Legende war er ein bretonischer Fürstensohn. Er verzichtete jedoch auf die Herrschaft, schloss sich Pilgern an und wurde Priester. Viele Jahre seines Lebens verbrachte er in der Einsamkeit. Aus der von ihm im Jahr 665 gegründeten Einsiedelei Runiac ging später die Benediktinerabtei St-Josse-sur-mer (Artois) hervor. Jodokus wird verehrt ais Patron gegen Krankheiten, besonders gegen die Pest, und ais Schutzheiliger der Pilger. Sein Kult verbreitete sich von den Klöstern Prüm (Eifel) und St. Maximin zu Trier, in denen er seit dem 9. Jahrhundert verehrt wurde, über ganz Deutschland. Die Reliquien bewahren die Abtei St. Josse und die Jodokus-Kirche in Landshut. Dargestellt wird der Heilige im Pilgergewand und mit Pilgerstab. Sein Namenstag ist der 13. Dezember.

San Giodoco visse nel VII sec. nella Francia Settentrionale. Secondo la leggenda egli era figlio di un principe bretone: rinunciò tuttavia al potere, si unì a dei pellegrini e si fece prete, conducendo molti anni della sua esistenza in eremitaggio. Dall’eremo di Runiac, da lui fondato nel 665, più avanti si sviluppò l’abbazia benedettina di Saint-Josse-sur-mer (Artois). Giodoco è invocato quale protettore contro le malattie, specialmente contro la peste, e quale santo patrono dei pellegrini. Il suo culto si propagò in tutta la Germania a partire dai conventi di Prüm (Eifel) e di St. Maximin a Treviri, nei quali egli era venerato dal IX secolo. Le sue reliquie si custodiscono nell’abbazia di St. Josse e nella chiesa di St. Jodokus a Landshut. Il santo viene rappresentato con una veste ed un bastone da pellegrino e la sua memoria si celebra il 13 dicembre.

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CAPPELLA S.GIUSEPPE

KAPELLE HL. JOSEF

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Die Kapelle zum hl. Josef

La cappella di S. Giuseppe

Frëinademetz

Frëinademetz

Vor den für das Campilltal so typischen Weilern Seres und Miscì, wo sich der Blick plötzlich zum Hausberg Peitlerkofel öffnet, steht am Waldesrand die schmucke Kapelle zu Ehren des hl. Josef Frëinademetz. Der zum Großteil mit Lärchenholz ausgeführte Bau erinnert an die jahrhunderte lange lokale bäuerliche Bautradition. Diese kleine Stätte des Glaubens wurde 2008 als Gedächtniskapelle anlässlich des 100ten Todestages des Chinamissionars Josef Frëinademetz errichtet. Die 2009 geweihte Kapelle ist mittlerweile ein gern besuchter Wallfahrtsort für viele Gläubige. Vom Dorf bis hierher führt auch ein Kreuzweg, dessen Stationsbilder vom 1997 verstorbenen Dorfkünstler Fridl Clara stammen.

Davanti alle tipiche viles della valle di Lungiarü, Seres e Miscì, laddove lo sguardo si apre d’improvviso sulla montagna di casa, il Putia, ai bordi del bosco si trova la bella cappella dedicata al santo Giuseppe Frëinademetz. La costruzione realizzata per lo più in legno di larice ricorda la secolare tradizione edile dei contadini del posto. Questo piccolo luogo della fede venne eretto nel 2008 quale memoriale per il 100° anniversario della morte del missionario in Cina, Josef Frëinademetz. La cappella consacrata nel 2009 nel frattempo è divenuta un luogo di pellegrinaggio, molto frequentato dai fedeli. Conduce sin qui dal villaggio anche una Via Crucis, i cui quadri sono opera dell’artista locale Fridl Clara, morto nel 1997.

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Impressum © Ploania da Lungiarü, 2014 Test: Giovanni Mischì Retrać: Mario Clara Plann a pl. 15: Arch. Ivo Clara Dessëgn a pl. 12: Archif diozejan, Porsenù Dessëgn a pl. 14: Archif de Stat, Balsan Traduziun tl talian: Andrea Vitali Conzet y ideaziun grafica: Madem.it Stampè cun n contribut dl Assessorat ala Cultura ladina

Sföi dè fora en ocajiun di 150 agn dala costruziun dla dlijia nöia.

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Bibliografie - Bibliografia Trapp, Eugen: Kunstdenkmäler Ladiniens. San Martin de Tor 2003. Hölzl Stifter, Maria: Die Wandmalerei des Historismus in Südtirol: kirchliche Kunst zwischen Spätklassizismus und Nazarenern 1820- 1914. Innsbruck, Univ., Diss., 2000.

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