Mag (azine) n°17 maggio 2009

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MAGAZINE DEL MUSEO DELLE ARTI CATANZARO MODA / MUSICA / ARTE / N.17 MAG 2009

ALL’INTERNO:

MAGDA KULT NGOC LAN

LIVE VIDEO MEETING THE REVOLUTION CLUB

g a m





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Love days... Andiamo! Pronti per un altro mese. Siamo prossimi al nostro primo anno insieme con questa nuova linea editoriale. Questo mese torna in copertina l’elettronica, con Magda, la più grande dj donna di dance music a livello internazionale. Nelle pagine di musica troverete l’intervista per intero. Abbiamo numerose novità in progetto, come il già attivo e ridisegnato sito internet, consultabile all’indirizzo www.magweb.it. Nuove collaborazioni ci portano in giro per l’Italia, tra Monoty, con il tour “..Goes to the club” che espone il brand, e Mag, in giro per alcuni shop del centro Italia, e con il Live performers meeting, un prestigioso evento di video arte, dal 28 al 31 maggio al Brancaleone di Roma. Una nuova rubrica, “Street revolution club” a cura di Margot P, nasce con la voglia di suggerire la moda che si incontra per strada tutti i giorni. Ancora musica, questa volta black, con Ngoc Lan e le sue serate a ritmi di hip hop e la nostra proposta dei Kult, un gruppo originario di Milano, ma Inglese per ispirazione, che puntano a bucare il mercato inglese pur provenendo dall’Italia. Tra tendenze, news, recensioni e calendario, avete un ampia visuale di notizie interessanti che possono stuzzicare la vostra attenzione fino a che non sbarcate sul nostro sito, dove troverete ulteriori approfondimenti e una base di interazione su cui contare.

LA REDAZIONE redazione@magweb.it




Direttore responsabile Arnaldo Bianco Production manager & PR Luigi Florimo (florimo@magweb.it) Capo redattore Mattia Marzo (marzo@magweb.it) In redazione: Cesare Aiello, Danilo Belcamino, Cristina Braglia, Laura Caroleo, Carlotta Ceniti,Vittoria Deffenu (Londra), Maria Giulia Lamanna, Antonio Libonati, Carmen C. Sorbara, Eddie Suraci, Francesco Tavella, Francesca Tortorella Grafica: Francesco Zinzi (grafica@magweb.it) Redazione (redazione@magweb.it) MARKETING DIRECTOR & PUBBLICITA’

Vittori Poggi (catanzaro@maicomm.net - tel. 338 5416111) Antonio Severino (severino@magweb.it) Progetto Grafico Loop (www.loopdesign.info) Edizioni Mag Editing S.n.c. www.magweb.it Redazione e Amministrazione: Via Alessi di Turio, 10 88100 Catanzaro (IT) Mag: copyright © 2006 Mag Editing S.n.c. Registrazione Del Tribunale Di Catanzaro N° 183 In Data 16/06/2006 Special Thanks Augusto Abbati, Claudio Battaglia, Paola Bianco, Gianfranco Bubba, Luana Ferraro, Anna Greco, Nunzio Minniti, Margot P, Melissa Taylored communication, Paolo Tocci. In collaborazione con MARCA - Museo delle arti di Catanzaro Stampa Rubbettino Soveria Mannelli Catanzaro

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con il patrocinio della Regione Calabria

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MAG NUMERO 17, MAGGIO 2009

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SOMMARIO

TENDENZE

BLACK

FLEUR DE VINYL>34 VageGasten: party from Amsterdam>12

ELETTRONICA

ZOOM

di Carlotta Ceniti

di Carmen C. “Leva57” Sorbara

MAGDA: FEMALE FLOW>40 Istinto d’autore>22

di Mattia Marzo

ROCK

ARTE

di Francesco Tavella

Live video meeting>30

KULT E MISTICISMO>46

di Mattia Marzo

ALTRE RUBRICHE STREET REVOLUTION CLUB:18 TEATRO:52 LIBRI:56 CINEMA:58 DISCHI: 60 CALENDARIO:64


NEWS di Paola Bianco

BERE PER DIS-UBRIACARSI SECURITI FEEL BETTER: Riduce il malessere post-sbronza in pochi minuti “Security Feel Better”, ricordatevi questo nome che identifica la bevanda analcolica più innovativa e utile attualmente sul mercato. La ricetta è segretissima, la ditta produttrice è la francese “Ppn”, e il gusto è alla pera. cosa avrà di tanto speciale? Riduce il malessere post-sbronza e dimezza il tasso alcolico nel sangue in soli 45 minuti. Oltre a facilitare notevolmente la digestione di alcuni alimenti. La bevanda miracolosa ha inoltre una confezione così piccola da entrare nelle mini borsette delle donne.

DISCRIMINAZIONI RAZZIALI

due poliziotte spagnole sposate, denunciano il municipio di sitges (barcellona) per una discrimazione sul lavoro

Dopo essersi sposate, grazie alla legge sui matrimoni gay approvata dal parlamento spagnolo, una coppia di giovani poliziotte di Sitges ha dovuto denunciare il municipio della cittadina situata vicino a Barcellona. La discriminazione, causa del loro dichiarato orientamento sessuale, secondo le due donne che prestano servizio nella polizia municipale, sarebbe avvenuta perché non hanno potuto ottenere di lavorare negli stessi turni, come verrebbe invece concesso alle coppie eterosessuali.

NUOVE LEGGI ANTI STUPRO richiesta alla camera la castrazione chimica per gli stupratori

La Lega ha formalizzato alla Camera la richiesta di prevedere la castrazione chimica per gli stupratori. Il firmatario della proposta formativa, Matteo Brigandì, spiega che la castrazione dovrà essere “chimica, reversibile e volontaria”. Un altro emendamento proposto è quello di mantenere la discrezionalità del giudice nell’applicazione della custodia cautelare modificando così la norma che prevede il carcere obbligatorio per gli stupratori.


PRIMA DI TUTTO: EDUCAZIONE ALIMENTARE 200 MILA CASI SOLO IN ITALIA E LE STATISTICHE SONO ALLARMANTI Il presidente della Società italiana per lo studio dei disturbi del comportamento alimentare ha dichiarato che anoressia e bulimia sono la prima causa di morte fra le ragazze in età compresa tra i 12 e i 25 anni. Cosa ancor più grave è che il fenomeno è in aumento, circa 200 mila casi. Le ragazze spesso rifiutano ogni genere di cura preferendo morire piuttosto che aumentare di peso. In Italia purtroppo il ricorso al trattamento sanitario, obbligatorio per questo genere di disturbi, è rarissimo.

PENITENZIARI SU MISURA AD EMPOLI IL PRIMO CARCERE PER TRANSGENDER

La casa circondariale femminile a custodia attenuata del Pozzale, vicino ad Empoli, ha ospitato fino ad oggi donne con problemi di tossicodipendenza. Fino ad oggi perché, dalla fine di aprile, la struttura penitenziaria sarà destinata ai detenuti trans-gender. Una ventina in tutto i trans, che potranno usufruire di servizi adeguati alle loro esigenze e che verranno seguiti da personale qualificato. L’esperimento, in Italia è il primo in assoluto.

IL VATICANO E LA CONTRACEZIONE

ALTRI MODI PRATICI PER PREVENIRE L’AIDS?

La stampa mondiale ha aizzato le polemiche. In molti hanno gridato allo scandalo, ma il Vaticano non indietreggia: il preservativo non è la strada da percorrere per la lotta contro l’Aids. La commissione Ue, che da sempre sostiene la diffusione e l’uso corretto del contraccettivo, ha criticato duramente le parole del Pontefice, reo di una “visione dottrinaria e pericolosa”. Inutile dire quanto il condom è necessario in alcune zone dell’Africa


TENDENZE Speciale di Carlotta Ceniti

VageGasten: party from Amsterdam

Camminando per le vie di Amsterdam ho notato un piccolo locale, che si affaccia sulla strada. La mia attenzione è stata rapita dai murales che spiccavano sulle pareti e diversi ragazzi intenti a dipingere tra musica e chiacchiere. Mi sono intrattenuta con uno di loro , Nova, un giovane molto disponibile che mi ha dato alcune delucidazioni in merito. Loro sono i “Vage Gasten”. Un gruppo di ragazzi olandesi che hanno fondato un “collettivo” di gran successo. Rappresenta un vero e proprio centro creativo dove arte, musica , fotografia e djing sono il fulcro del loro esperimento. mag 12


Parlaci del vostro progetto? «Tutto iniziò due anni fa. Eravamo un gruppo di 13 amici che amavamo disegnare, dipingere, fare fotografie o musica e sicuramente amavamo molto andare alle feste. Al mio amico Jazz venne in mente la domanda “Perché non facciamo tutto questo in un party?” Convincemmo alcune persone che organizzano eventi ad unirsi a noi. Dopo le prime feste e un ottimo consenso da parte della gente abbiamo continuato a riscuotere successo e molti ar tisti si sono uniti a noi. Adesso siamo in tutto 18 persone. Abbiamo un nuovo ufficio. Il “collettivo” che abbiamo creato si chiama Vage Gasten». Sei mai stato in Italia? «Si, una volta a Rimini quando avevo diciassette anni con alcuni amici che sono tuttora nel nostro gruppo». Che tipo di musica solitamente preferite per i vostri party? «Abbiamo diversi generi d’ispirazione, alcuni anche italiani. Noi siamo grandi fan dei Crookers. Ci piace molto anche l’hip-op, l’house, il jackin e la dubstep, e le nostre performance sono solitamente un miscuglio di varie tipologie musicali». Qual’ è la differenza tra i vostri party rispetto agli altri? «Da sempre abbiamo cercato di fare cose nuove, ad esempio dipingendo dal vivo, magari permettendo alla gente di unirsi a noi. Siamo molto spontanei. Facciamo quello che ci piace e di solito coincide anche con quello che piace alla gente». Che progetti avete per il futuro? «Attualmente siamo molto impegnati. Abbiamo fatto dei disegni da stampare su t-shirt e su altri capi per un marchio di abbigliamento. Abbiamo fatto dei disegni per alcuni stores di abbigliamento e di scarpe. Durante l’estate saremo impegnati in un importante festival. Se diventeremo ricchi compreremo un isola e faremo surf tutto il giorno!». www.vagegasten.nl mag 13


TENDENZE

di Vittoria Deffenu

PANUU: FLUO ESTIVO In molti hanno sperato che la moda anni ’80 sparisse nel giro di una stagione, quando invece appena qualche anno fa è riapparsa all’improvviso. A discapito delle previsioni invece è ancora qua in continua evoluzione. Le prime avvisaglie arrivarono con il fenomeno del, cosiddetto, “Nu-rave”, grazie a band come i Klaxons e i M.i.a., che esibivano sul palcoscenico i vecchi braccialetti “neon” (proprio quelli che durano il tempo del concerto e la mattina dopo sono dei semplici bracciali di plastica bianchi) e abbigliamento con fantasie sgargianti che un tempo solo Willy il principe di Bel Air poteva permettersi! Non solo la moda non tende a diminuire, ma nascono nuovi brand improntati su questo filone. A capo di tutti troviamo Pa:nuu, nato da un duo danese, all’anagrafe Cathrine Nielsen e Jacob Hoilund.Nel 2006, hanno avuto la fortuna di incontrare Topshop sulla loro strada e di creare una collezione per il colosso inglese, spopolando così in tutta Europa. Nel loro sito, i creatori di pa:nuu, si dichiarano «Al di fuori da ogni regola di marketing research» ma ispirati «Dal periodo in cui “Space invaders” era il gioco più cool del momento, Micheal Jackson era ancora nero e George Bush ancora alcolizzato» questa la loro dichiarazione sul sito www.panuu.com. Le immagini parlano da sole: t- shirt che diventano tavolozze fluo, animalier e patchwork disegnati sui capi un pò a caso, particolatà esclusiva di Pa:nuu. Anche i jeans, sia da uomo che da donna, devono essere il più skinny possibile a cui accostare cappellini e occhiali da sole, tutto esclusivamente fluo o simil fluo. Infine chiudiamo con gli accessori, vi mostriamo i nuovi Casio, editi sempre in tonalità sgargianti per rimanere in tema di old school. I più tenaci e appassionati potranno trovare i Casio vintage reperibili anche sulla rete internet, fortunato sarà chi trova i gamewatch! A tutti coloro che hanno già avviato le ricerche auguriamo buona fortuna, a tutti gli altri giriamo l’invito a visitare il sito.

www.panuu.com



TENDENZE

Mac addict Scatta il Mac addict! Il progetto “Unconfessableideas” nasce con in mente il puntatore più vintage del panorama informatico, il “Black arrow”. Una serie di t-shirt ideate per rendere riconoscibili i più piccoli, affinché diventino futuri “Mac user” e tengano a bada i coetanei ancora fossilizzati al rosa per le femminucce e all’azzurro per i maschietti. Una collezione disponibile in due colori, steel gray e giallo, con spedizione in 220 paesi nel mondo. Ognuna con una grafica differente: una per gli amanti dei primi Apple, una per chi aspetta di avere l’età per avere un i-phone e la linea “keyboard shotcut” per dire al mondo che vostro figlio non è proprio un windows slave! (F.T.)

www.unconfessableideas.com

Passione Camperos La passione per il Texas non è mai tramontata e sembra proprio non tramontare mai. Il must have della stagione primavera estate sembrano essere proprio loro i “camperos” o meglio gli stivali texani. Da abbinare a vestitini floreali, ai classici shorts o alle minute salopette. La passione per questo classico sembra dilagare tanto che diversi sono i negozi specializzati nella vendita e nella personalizzazione dei mitici camperos. (C.C.)


Coltesse primavera-estate Dream and Fears. È il nome della collezione primavera estate del marchio francese Coltesse. Mag ha già incontrato precedentemente lo stilista e non poteva perdere quest’occasione. È un geniale esperimento di collaborazione di diversi artisti per fare solo alcuni nomi, Tomontherock, Guillamit, Spacekuckle. È stato proprio Florent, ideatore del famoso brand francese, a inviarci l’anteprima della collezione. L’atmosfera della campagna pubblicitaria è spettrale e ironica nello stesso tempo. Gioca con i ricordi paurosi dell’infanzia di quando si aveva paura del buio. (C.C.)

www.myspace.com/coltesse www.coltesse.com

Harlem pants! La cosa più inaspettata di questa stagione, proposta anche dallo stesso Pa:nuu, sono gli “harem pants!” Vi ricordate Mc Hammer, il mitico rapper di fine anni ’80, fù portabandiera dei pantaloni che quest’estate saranno in tutti i negozi. Sono pantaloni con cavallo ampio e stretti sulle caviglie. Qui a Londra è già il must-have del momento. Noi li consigliamo perché comodissimi e ideali per la calda stagione, dotati di versatilità a 360° poiché si possono usare sia di giorno con sandali (ricordate quelli alla schiava che via abbiamo proposto nel numero scorso) che di sera con qualsiasi tipo di tacco. I ragazzi possono abbinarli son le sneakers, come le nuove Bape woodstock, o con infradito. (V.D) mag 17


Street revolution club by Margot P

Scatti occasionali di moda casulale in giro per strada.

gam

In questa pagina: Occhiali ,Trench e T-shirt, Topmen. Jeans e cardigan, H&M. Sciarpa e anfibi, vintage. Borsa, American Apparel


g a m In questa pagina: trench e stivali, Max & Co. Vestito, Fornarina. Borsa, Mango.


gam In questa pagina: camicia, sartoriale. Gonna, H&M. Chiodo jeans, ZARA. Calze e bracciale.TOPSHOP. Scarpe, H&M


“Monoty goes to shops” è un mini tour sperimentale, che presenta le prossime collezioni del brand all’interno dei punti vendita ufficiali. All’evento prende parte tutta la fitta rete di collaborazioni che Monoty ha stretto in questi anni, tra cui anche Mag (azine). Durante l’evento si alterneranno djs set e visual set, verrà distribuito il free press Mag e verrà realizzato uno servizio fotografico da POSER mag. Ogni store verrà allestito in base alle diverse connotazioni dal reparto grafico di Monoty, e durante li il temporary event, ogni Monoty’s apparels and accessories venduto verrà consegnato in una shopper Monoty Clothes.


ZOOM di Francesco Tavella

Istinto d’autore Foto di Gabriele Chiapparini

Il fotografo di questo mese è un giovane bolognese con meno di 30 anni che è arrivato alla passione per la fotografia come estrema conseguenza della sua necessità di comunicare. Musicista, cantante e dj, Gabriele Chiapparini, gradualmente lascia che la fotografia si impossessi della sua giornata a tal punto da non lasciare mai a casa la sua macchina fotografica. Il suo occhio sa cogliere quei momenti che non si ripeteranno più e il suo modo di fotografare, assolutamente naturale e senza impostazioni, fa si che le sue foto risultino quasi come degli scatti rubati. Ama le location occasionali e le modelle non professioniste e, nonostante lavori da tempo in uno degli studi più quotati di Bologna, preferisce per i suoi scatti personali mantenere un rapporto assolutamente istintivo con i soggetti che vuole sempre cogliere di sorpresa per raggiungere un grado di intimità tale da catturarne le espressioni più personali. Amante di ogni tipo di fotografia Gabriele scatta sia in digitale che in analogico, usa spesso le polaroid e le toy camera e si diverte a giocare di notte con la luce. Per lui la fotografia è come un fermo immagine di un film, lo spettatore guardando i suoi scatti deve immaginarsi un prima e un dopo senza che il momento immortalato dia degli indizi, lasciando a chi guarda pieno possesso della propria fantasia. Sempre alla ricerca di volti nuovi siete liberi di contattarlo, troverete un personaggio particolarmente coinvolgente. www.d-anderton.deviantart.com www.flickr.com/photos/gabrielechiapparini

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ARTE CARTELLONE

di Francesca Tortorella

Harry Bertoia. Decisi che una sedia non poteva bastare

22 maggio - 20 settembre

A trent’anni dalla morte, l’evento che scaccia la “maledizione della sedia”. Se il successo planetario della sedia Diamond, aveva offuscato ciò che di altrettanto e forse più grande questo friulano trapiantato negli States creò in campi diversi, lo risarcisce la sua terra. Una sezione introduttiva sugli anni giovanili di Bertoia, segue l’evoluzione del disegno fino agli anni della collaborazione con l’azienda Knoll. La scultura, anche quella sonora, chiude l’esposizione, arricchita da opere inedite per il pubblico europeo. Art 1307, villa di Donato, piazza Sant’Eframo vecchio, Napoli. Info: 081665456; www.art1307.com.

NAPOLI

Un mondo visivo nuovo. Origine, Balla, Kandinsky e le astrazioni degli anni ‘50 Drammaturgo e performer, Roberto Paci Dalò, pone al centro l’investigazione del linguaggio e dell’interazione tecnologica. L’installazione si basa sul libro di Giuliana Bruno “Atlante delle emozioni”. Un progetto audio video realizzato con materiali raccolti a Napoli ed esposto nell’ambito de “Il sabato delle idee”. Lu.c.c.a. - Lucca center of contemporary art, via della fratta 36, Lucca. Info:0583571712; www.luccamuseum.com. 9 maggio - 23 agosto LUCCA

15 maggio - 28 giugno ROMA mag 28

Mark Lewis. Anticipando venezia Ampia antologia del lavoro di filmaker e fotografo. Creato destrutturando le tradizionali tecniche del fare cinema,“Romance” è un film senza suono dove l’artista usa la tecnica classica combinata con le tecnologie digitali, in un gioco di rimandi. In mostra, dalle opere d’esordio degli anni Ottanta, quando, utilizzando il solo mezzo fotografico, ha cercato di fissare in modo del tutto originale immagini dell’ambiente naturale e di vita quotidiana, alla successiva ricerca nel mondo dell’immagine in movimento. Man - museo d’arte della provincia di Nuoro, via Sebastiano Satta 15, Nuoro. Info:0784252110; www.museoman.it.


Carlo Zauli. Scultore La prima tappa europea del ciclo espositivo in programma sull’opera dello scultore. L’antologica torinese allinea circa quaranta sculture collocate sia negli spazi del palazzo Bricherasio sia negli adiacenti spazi pubblici di via Lagrange, documentando gli aspetti salienti dell’opera di Carlo Zauli, nella prospettiva di individuazione dei momenti di massima adesione dell’artista al dibattito scultoreo e di profonda originalità inventiva. Palazzo Ducale, galleria nazionale delle Marche, piazzale duca Federico 3, Urbino. Info: 0243353522; www.raffaelloeurbino.it. 22 maggio - 20 settembre URBINO

Mario Schifano. Tutte stelle Quattro livelli da visitare per approfondire i temi centrali del lavoro di Mario Schifano, figura tra le più poliedriche del panorama artistico internazionale. Dalla decontestualizzazione, la spersonalizzazione, il rapporto privilegiato con il Futurismo, fino alle opere appartenenti alla preziosa serie dedicata alle stelle. Per l’occasione è stata pubblicata una monografia a cura di Luca Massimo Barbero: un ricco apparato iconografico intrecciato ad altri contributi originali e a una consistente selezione di materiali documentari. Mdm Museum - monte di mola museo Arzachena, via porto vecchio 1, Porto Cervo (OT). Info: 3663634012; www.mdmmuseum.it 23 maggio - 30 ottobre

Aldo Mondino. A.Mo. L’esposizione prende il titolo da un’opera dell’artista torinese realizzata con dei cioccolatini. Un titolo che esprime il senso di una personale, che vuole rappresentare attraverso il lavoro, la gioia del fare, il raffinato buongusto, la profonda spiritualità e la cultura di Aldo Mondino, scomparso nel 2005. In mostra circa quaranta opere tra cui tele e sculture, oltre che gioielli di alta oreficeria, alcuni capolavori storici uniti ad una campionatura di soggetti “orientalisti” con cui seppe anticipare il grande conflitto Oriente-Occidente, che caratterizza la nostra società. Galleria opera arte e arti, via ridola 4, Matera. Info: 0835256473; www.operait.com.

OLBIA

9 maggio - 12 luglio MATERA mag 29


ARTE - COPERTINA

LIVE VIDEO MEETING VII edizione dell’ evento di videoarte più prestigioso d’Italia: LPM

di Mattia Marzo

Video, colori, immagini, maxi schermi, proiezioni, incontri, dibattiti, musica, dj set, workshop, consolle e un grande seguito. Queste sono solo alcune delle parole chiave di un evento che, alla sua settima edizione, si è affermato nel panorama della videoarte italiana. Parliamo del l’LPM (Live performers meeting), un incontro tra più di 150 artisti (per ogni edizione) di video e audio, che si confrontano in un meeteng completamente dedicato alla ricerca video. Dal 28 al 30 maggio al Brancaleone di Roma, si esibiscono dal vivo artisti provenienti da quasi tutto il mondo, in performance di 30 minuti che, a rotazione, sviluppano un percorso multi culturale e trasversale, con caratteri europei, americani e orientali. L’evento è prodotto dalla Flyer communication (www.flyer.it) ed è organizzato dalla community di Flxer (www.flxer.net) che ha sviluppato un programma, free software, (flxer) per il live video, tra i più interessanti, intuitivi e completi sul mercato. Gianluca del Gobbo, è il responsabile organizzativo e ideatore del progetto, ed è lui stesso a raccontarci, nell’intervista che segue, cos’è l’Lpm, come si sviluppa e quali sono gli obiettivi futuri . mag 30

www.liveperformersmeeting.net


mag 31


Qual è l’obiettivo principale dell’evento LPM? «Quello di fare incontrare persone che operano nel mondo della performance video dal vivo per condividere esperienze, tecniche e tecnologie, non che di mostrare quello che ognuno di loro sta producendo o sperimentando». Ricordi come e quando è nata la voglia di organizzare un evento così prestigioso? «È nata dalla sensazione che abbiamo avuto alla prima edizione. Doveva essere una delle tante presentazioni della nuova versione di Flxer, il software per fare performance video che sviluppo dal 2000, ma l’idea è stata quella di invitare tutti gli iscritti della community, per performare nello spazio della presentazione e sono venuti 80 collettivi da tutta europa. La sensazione è stata quella di aver creato qulche cosa che ai video artisti di questo genere mancava, un posto dove incontrare dei propri simili che magari vengono da molto lontano». Cosa favorisce una così ampia partecipazione? «Bhe! Oltre a questa voglia di incontrarsi, da parte nostra abbiamo sempre cercato di accogliere questi amici come se si stesse facendo una cena a casa di gente che, come loro, fa video. Quindi un buon posto per dormire, del buon cibo e tanta tecnologia e proiettori a disposizione, la cigliegina è poi il pubblico che in questi anni non è mai mancato». Quali sono le novità di quest’anno? Come mai avete deciso di svolgere l’evento all’interno del Brancaleone? «La novità più grande è la location, il Brancaleone che ci permetterà da un lato di usufruire dei tanti spazi per permettere attività in contemporanea, e dall’altro di sfruttare un dancefloor per la gioia di vj e dj. Quindi la sala centrale, a differenza degli anni passati, ospiterà le performance audio e video solo fino alle 24 per pi lasciare il posto ai dj/vjset». Differenze tra l’Lpm e gli altri eventi di vjing? «Gli altri eventi sono festival, con le star, con 3 artisti a sera, si performa e si scappa. All’Lpm ci sono 300 artisti da tutto il mondo che, dalle 15 alle 5 del mattino, stanno l’uno accanto all’altro, star e principianti, sia al bar che sul palco, nascono vj, nascono progetti, si scoprono strumenti e si vedono 140 performance in 4 giorni». Quali i prossimi traguardi da raggiungere? «Vorremmo ripetere l’edizione Messicana sia in messico che in Asia per avvicinarci alle persone che in questi anni non anno potuto raggiungere Roma. L’idea potrebbe essere realizzare delle edizioni continentali di Lpm». Anticipazioni sulle prossime date o progetti? «Come dicevo prima la nuova edizione Sud Americana in messico e la prossima europea forse non più a Roma».



MUSICA BLACK

FLEUR DE VINYL

di Carmen C. “Leva57” Sorbara

Vietnamita d’origine, Ngoc Lan, nasce in Svizzera dove viene a contatto con il rap durante l’adolescenza; dopo aver sperimentato a 360 gradi ogni aspetto dell’hip hop, decide di dedicarsi al djing. Amante del vinile e di ogni tipo di musica, Ngoc Lan è dolce ma decisa, fresca come un fiore di perla e sicura di sé…


Chi è Ngoc Lan? «Ngoc Lan deriva da un nome vietnamita e il suo significato è “fiore di perla”. A nove anni, il mio maestro delle scuole elementari ha capito che avevo un dono, quello di seguire bene la musica. È stato lui a riferire ai miei genitori l’importanza di farmi seguire un corso di musica, così mi hanno iscritta al conservatorio. Ho seguito lezioni di piano con un professore molto severo, e mi sono anche data all’opera. Grazie a queste basi, ho allargato i miei orizzonti, appassionandomi a molti generi come il jazz e il soul. Nel mio quartiere molti ragazzi ascoltavano hip hop, e io sono cresciuta così, ascoltandolo mentre gioca-

vamo a basket. Ricordo pezzi come “Scenario” degli Atcq, “Supa Star” dei Group Home. Tutto è accaduto nel momento clou della mia adolescenza, infatti ignoravo la storia; ho deciso in quel periodo di dedicarmi alle origini guardando i video su ” Yo! Mtv rap” e leggendo il libro “Yo! Révolution rap” di David Dufresne che ha meravigliosamente descritto le tappe fondamentali dell’hip hop. Durante il mio percorso volevo rappresentare il movimento in maniera completa: mi sono interessata al writing e anche al bboying! Ho provato anche a essere rapper, con scarsi risultati (ride), e writer, ma niente di serio; contrariamente però mi sono interessata


molto al bboying. Da un pò di anni sono però devota al djing». Abiti in Svizzera, ma dai tuoi tratti possiamo capire che le tue origini non sono Europee. «No, sono originaria del Vietnam e nata in Svizzera». Come mai i tuoi genitori hanno deciso di trasferirsi in Svizzera? «Dopo la vittoria dei comunisti nel 1975, i vietnamiti volevano dimenticare la guerra che aveva seminato migliaia di morti. I miei genitori non mi hanno mai costretta a vivere una cultura vietnamita e sono sempre stati molto enigmatici sul loro passato. A 25 anni di mia spontanea volontà ho abbandonato Neuchâtel, volevo un lavoro, un appartamento e una macchina tutti miei. Ho vissuto per sei mesi a Saigon per capire qualcosa in più sul passato della mia famiglia. In questo periodo mi sono abituata al modo di vivere dell’Indocina, ho passato giorni interi a camminare per le strade di Saigon e a imparare ogni giorno qualcosa in più sulla storia del mio paese d’origine e sui miei antenati. Dopo questa esperienza, sono tornata in Svizzera e la mia identità adesso è più che definita e ho anche scoperto che in realtà parte del mio carattere dipende dalle mie origini vietnamite». Come mai dopo aver provato il writing, il bboying e l’mcing hai deciso di soffermarti sui giradischi? «Sono sempre stata affascinata dai dj, dal loro modo di animare le serate. I messaggi e le emozioni che trasmettono sono veri e propri doni. Ammiratrice sensibile di ciò che ci offrono, ho deciso di seguire l’esempio. Ho comprato i primi dischi nel 2004 da Fat Beats di New York; la collezione si è ingrandita e ho deciso di prendere lezioni di djing da amici, aspettando il momento giusto per comprare i giradischi e dopo aver risparmiato un bel pò ho potuto permettermi questo splendido regalo di Natale: due giradischi fiammanti e un mixer. Da quel momento, non ho più abbandonato quei gioielli!». So che per te significa molto essere una donna in un’ambiente prettamente maschile… «Spesso si trovano degli uomini in console, ma

esistono anche le donne! Prima di convertirmi al djing, avrei voluto scratchare sui dischi dei miei amici; sono stata spesso sottovalutata e non dimenticherò i momenti in cui mi dicevano che era una faccenda per soli uomini. Un giorno ho organizzato una festa e ne ho approfittato per imparare a usare i giradischi e a mixare e sono volata al settimo cielo! Ci ho preso gusto, è stato come colorare la serata e ho deciso che avrei fatto di tutto affinchè il cambiamento avvenisse. All’inizio, come è giusto che sia, è stato difficile impormi e risultare credibile, ma il mio gusto piaceva e mi sono trovata circondata da dj che mi hanno aiutata a percorrere questa strada». Ci parli di Food Ya Soul? «F.y.s. è composta da Boo (selecter), dj Chikano e me. Il collettivo è nato nel 2006 da Boo che da solista ha preparato “Food for ya Soul vol. 1” per l’etichetta svizzera “Orform ornorm”. Forte di un successo inaspettato, Boo ha prodotto il secondo volume al quale si è aggiunto dj Chikano. Io sono entrata nel gruppo l’anno successivo. Io e Boo ci conosciamo dalle scuole medie e ci siamo ritrovati dopo 12 anni, scoprendo di avere in comune l’hip hop! Oggi siamo dj resident del club Romandie a Losanna, e abbiamo suonato con Kissey Asplund, Peanut Butter Wolf, Melodiq, James Pants e Mayer Hawthorne». Hai lavorato anche per la Rawkus! «È stata l’esperienza più bella della mia vita! Là, mentre studiavo, a una serata tra studenti ho incontrato un giovane giapponese: aveva uno stile unico, diverso da tutti gli altri. Dopo aver parlato un po’, mi ha detto di lavorare alla Rawkus.. io ero una grande fan di Mos Def e Big L! Il giorno dopo già parlavo con il suo capo il quale, appena sono tornata per conoscere la risposta al mio colloquio, ha solo detto “Sei assunta!”. Era il lavoro perfetto per me, proprio ciò che sognavo, ogni giorno ascoltavo musica nuova e incontravo nuovi artisti; spesso Talib Kweli veniva a trovarci. Quello che mi ha più lasciata di stucco, è stata l’enorme quantità di dischi, e io ho avuto l’onore di scegliere e selezionare delle uscite ormai diventate leggendarie». Qual è la tua opinione, dopo quest’esperienza, sugli uffici stampa e i talent scout?


ÂŤHo fatto un percorso canoro di vari stili, ma la musica black mi appartieneÂť.


«L’industria hip hop negli Stati Uniti funziona molto bene ed è molto presente, dunque i media erano facilmente accessibili per la promozione delle nuove uscite. Durante il lancio di “Soundbombing 3” abbiamo avuto molto supporto dalla stampa nazionale e dai dj, grazie alle serie precedenti e ad artisti del calibro di Styles P,

Pharoahe Monch, Mos Def, Skillz, e Common». lascia un messaggio per i lettori. «Salvate il vinile, è un tesoro prezioso da conservare! Supportate i vostri negozi di dischi. Ve lo consiglio dal profondo del cuore…». www.myspace.com/fleurdeperle

Ngoc Lan - BIOGRAFIA Nata in Svizzera nel 1981 ma originaria del Vietnam, Ngoc Lan, è sempre stata strettamente legata alla musica. A 9 anni studia al conservatorio Conservatory of Music e si dedica all’opera. Dopo quest’esperienza, studia alla BBM 74 School Rock e Jazz. Nel 2002 si trasferisce a New York per sei mesi e ha l’oppor tunità di lavorare per l’etichetta Rawkus Enter tainment, storica label di ar tisti ormai affermati come Mos Def, Hi Tek, Pharoahe Monch, Talib Kweli e Big L come Media Relations Assistant. E’ Ngoc Lan che cura tutta la promozione dell’ormai leggendaria “Soundbombing vol.3”. Tornata in Svizzera, collabora con Marco Da Mata, noto mag 38

dj Minimal/ House e dedide di dedicarsi completamente al djing, dedicandosi a generi molto diversi tra loro come l’Hip Hop o la deep House anche se la sua vera passione ver te sempre sul soul, funk, boogie, brokenbeat, nu-soul e jazz. Oggi membro della crew Food Ya Soul di Losanna di cui fanno par te dj’s, producers e writers attivi da più di 10 anni, Ngoc lan, dopo aver suonato in molti tra i più impor tanti locali svizzeri, è Dj resident del famoso club Romandie che gli ha dato la possibilità di suonare con Kissey Asplund, Peanut Butter Wolf, Melodiq, James Pants e Mayer Hawthorne.



MUSICA ELETTRONICA - COPERTINA


Magda: female flow

di Mattia Marzo

Quando si parla di gusto musicale e cultura da club, i nomi in memoria diminuisco verso la vetta dei pochi “old professor”. Se poi pensiamo che è una donna che fa la dj, produttore ed è anche un’artista, non può essere che lei: Magda.Tra I big dell’electronic culture, vanta un carnet ricco di esperienze internazionali e collaborazioni discografiche con etichette di rilievo, quali Minus e Clonk. A lei la parola.

Parlaci delle tue origini, qual’è stato il tuo percorso di vita? «Sono nata a sud della città di Zywiec (Polonia) e ho vissuto li fino ai nove anni. Quel posto è davvero bello, ci sono le montagne e ho un bel ricordo della mia infanzia. La vita delle persone non era facile a causa del governo comunista e mi ricordo che facevamo lunghe file per comprare alimenti. La gente aveva i soldi ma non c’era niente da comprare. Ho vissuto in città con i miei genitori, e quando avevo cinque anni mio padre è scappato in America e ha impiegato quattro anni per ottenere il visto che mi permettesse di raggiungerlo». Cosa ti ha portata verso i suoni della musica elettronica? «Mi sono trasferita a Detroit a undici anni e ho vissuto in un piccolo quartiere nel centro della città con molti altri polacchi e immigrati. Era una zona molto pericolosa. Tutto sommato, Detroit, era molto squallida, brutta e industriale. C’erano centinaia di industrie abbandonate e strade vuote. In alcune zone sembrava veramente una città fantasma. Non ho mai visto niente di bello in tutto questo finché la città non si è accesa per la vita notturna. Quest’atmosfera ha fatto nascere il movimento della musica underground

come in nessun altro posto. Allo stesso tempo tutto ciò era molto surreale. Si trattava di una strana sotto cultura musicale che non avevo mai ascoltato prima, fatta di macchine. Costituiva il cuore pulsante della città. Ne ero rapita». In tanti anni hai suonato in numerosi club e festival in giro per il mondo. Quali differenze emergono tra la scena europea e quella statunitense? «L’america è un posto molto grande e soprattutto posti come Detroit, Chicago o San Francisco, hanno scenari elettronici molto forti, la principale influenza musicale dell’America è sempre stata il rock e spesso le persone ascoltano e guardano i dj come se fossero ad un concerto, mentre in Europa si ha l’impressione che si tratti più che altro di una festa e che le persone siano li per ballare. È difficile generalizzare. Tutto in Europa è vicino e sembra veramente che ci sia un’unica grande comunità elettronica». E oggi Berlino è il centro della scena elettronica, così come era Detroit anni fa. «Berlino è caratterizzata da profonde radici musicali che gli permettono di essere un posto speciale. Ci sono cose lì che non vedrai mai da nessuna altra parte. È una grande città piena di mag 41


cultura e arte, che ha cambiato veramente la mia vita quando ci andai nel 2001. Tuttavia al momento non mi sento di cercare una “mecca” dell’elettronica. Senza dubbio ci sono e ci saranno sempre grandi produttori e party a Berlino ma penso che negli ultimi anni sia entrata in competizione con altre città europee». Hai avuto modo di lavorare anche in Italia. Quali sono le tue impressioni sul movimento italiano? «Non posso pensare a quanto sia cambiato il movimento dell’elettronica in Italia. Quando feci il mio primo tour qualche anno fa, suonavo praticamente per nessuno. Le persone non sembravano interessate a quel tipo di suono. Avevo la sensazione che non avrei suonato li per molto tempo. Adesso penso che probabilmente gli italiani sono i più appassionati di questo genere. Ne vanno veramente matti ed è diventato uno dei miei posti preferiti per suonare». I club si stanno popolando di dj donne e tu sei tra le prime della scena. Pensi sia facile per le donne farsi strada? «Si tratta di una condizione ambigua. Da una parte alcuni promoter assumono donne solo perché sono “donne” al di là del fatto che siano brave o meno. Questo rende difficile che siano prese sul serio o che siano rispettate. Tuttavia penso che questa situazione è diffusa in tutti i campi, anche se c’è un grande gap tra il numero di artisti uomini e donne nella musica elettronica, ci sono molte più donne di successo nell’industria dell’elettronica che hanno dimostrato che possono essere migliori di qualsiasi altro dj maschio. Spero che un giorno questa situazione si equilibri e che non vi sia più nessuno che dia importanza al fatto che un dj è uomo o donna, questo non dovrebbe realmente essere importante». Com’è nata la collaborazione con l’etichetta Minus? «Ho iniziato a lavorare negli uffici Minus a Windsor, in Canada, dieci anni fa. Si trova a ridosso del fiume di Detroit ed era veramente facile arrivarci all’epoca. Dopo Richie Hawtin mi invitò a suonare una notte nel suo piccolo bar, il 13 Below. A partire da quel momento ho aperto per lui il “New year’s eve 200” e dopo ho iniziato a suonare con lui e con l’etichetta. Fu una progressione

molto veloce e naturale». Come ti trovi a lavorare con i ragazzi della Minus e che rapporto hai con Richie? «Lavorare con loro è sempre divertente. Ci conosciamo da molto tempo e abbiamo le stesse origini. Ho vissuto con Marc Houle per alcuni anni in Canada. Prima di raggiungere la Minus, Marc e Troy conoscevano Richie già da molto tempo. Penso che tutti gli artisti dell’etichetta abbiano delle personalità interessanti con uno strano senso dell’umorismo così che è davvero difficile non divertirsi con loro. Siamo vecchi amici e abbiamo lavorando insieme per lungo tempo. Questo mi ha insegnato molto e mi ha concretamente avviata ad un caotico stile di vita da dj». Qualìè il tuo rapporto con la tecnologia? «Ho una relazione d’amore e odio. Per alcune ragioni i problemi più inspiegabili, si sono verificati con macchinari rotti o che non funzionavano perfettamente. Alla fine ho iniziato ad usare il programma “Final scratch” quando era ancora nella versione beta. Adesso, è tutto più stabile ma ho ancora bisogno di avere un piano di emergenza nel caso in cui qualcosa non funzioni. Avvolte devi essere veramente creativo in un club per risolvere un problema tecnico senza che nessuno si accorga che c’è qualcosa che non va». Stai lavorando in studio a nuove produzioni? «Per alcuni anni ho viaggiato con un intenso programma di performance. Non avevo tempo per sedermi in studio per produrre musica che fa funzionare una parte differente del cervello ed è molto eccitante quando riesci a mettere in praia le tue idee. Vorrei pubblicare quanti più pezzi possibili quest’anno. Infine sto lavorando su un mix per la BBC Radio in Inghilterra, che uscirà a luglio. È un progetto interessante perché è molto personale. Include influenze del passato, alcuni miei brani preferiti e numerose cose nuove, sono molto eccitata per questo. Pubblicherò anche un mix per il “Fabric” di Londra e andrò in studio con Richie per produrre qualcosa insieme»

www.myspace.com/minimagda



BIOGRAFIA - Magda Magda nasce nel 1975 a Zywiec, in Polonia. La sua famiglia si è trasferita in America per stabilirsi definitivamente a Detroit nel 1986. A metà anni ‘80 entra in contatto con la scena electro underground e si avvia alla sua ricerca musicale. Si è anche cimentata con la graphic design ma si è resa conto fin da subito che la musica è il migliore mezzo per esprimersi. Ad una delle leggendarie feste di “Hot box” un amico in comune la presentò a Richie Hawtin (fondatore dell’etichetta Minus) con cui cominciò una collaborazione tutt’ora attiva. Fu sempre ad una di queste feste che lei incontrò anche Marc Houle (Minus), con il quale adesso ha una solidissima amicizia. Dal 2000, prendendo come punto di riferimento Richie Hawtin, si è cimentata nelle produzioni digitali passando ore a digitalizzare la vasta mag 44

collezione in vinile di Richie. È stata anche una dei primi dj a mettere in pratica il potenzialità delle nuove tecnologie a disposizione, creando gli aspetti caratteristici delle sue performance. Dopo anni di esistenza nomade, Magda vive ora a Berlino, non lontano dalla sua casa di Zywiec, e sembra che abbia finalmente trovato una città che rifletta la sua attitudine alla vita; piccole restrizioni e nessun compromesso. Nella maggior parte del tempo Magda non è solo una parte essenziale del gruppo Minus, ma un’artista di punta. Negli ulltimi anni produce dischi e brani singoli con uno stile unico e inconfondibile che la vedono anche in cima alle classifiche di vendita del mercato. Sotto etichetta Minus, se non è in giro nei club del mondo a suonare è spesso in studio a produrre nuove tracce.


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MUSICA ROCK

Kult e misticismo

Un gruppo di quattro giovani amici, di origini Italiane ma Inglesi d’adozione. Loro sono i Kult, musicisti sperimentatori e indagtori nel mondo dei suoni mistici, dei riti tribali. Fondono il british con il punk francese e con diverse altre influenze, in un disco, di prossima uscita, edito dalla Emi music.


Presentatevi. «Siamo i Kult (ex Future social junk - ndr) e siamo nati nel momento in cui ci siamo incontrati. Prima suonavamo tutti musica elettronica e proveniamo da due gruppi differenti sciolti con il nascere di questo nuovo assembramento. Per tutto il 2008 abbiamo suonato in diversi posti in Italia con numerose date tra cui il Covo di Bologna, il mattatoio di Modena, la settimana della moda di Belrino, la Casa 139 e il Magnolia di Milano, aprendo le date di grossi gruppi internazionali. Suoniamo insieme da un anno, infatti anche la nostra formazione originaria è cambiata e da un nostro concerto fatto a Milano anche l’etichetta Emi ha cominciato ad interessarsi a noi. Ora è la stessa Emi che ci cura le edizioni». Qual è il vostro punto di forza? «Che forse tra noi della band ci sono tratti poco simili con la scena italiana ed è un aspetto che incuriosisce. In realtà ci sentiamo molto poco italiani. Confronto ad alcuni musicisti italiani abbiamo anche un altro tipo di background, che è costituito dall’underground londinese, dalle nuove correnti sperimentali inglesi o da quelle dell’electro punk francese. Ci siamo trovati perché siamo simili tra noi come attitudini, come gusti musicali e come sonorità.

Così, in modo del tutto naturale, il progetto ha preso il via». Cosa vi ha spinto a suonare questo tipo di musica? «In realtà abbiamo molti progetti paralleli tra diversi generi.Tra tutti questi ne è scaturito uno che è il risultato di qualcosa di diverso rispetto a quello che suonavamo prima, dove non c’era quasi per niente la batteria e l’approccio era decisamente più punk. Ci siamo accorti che la batteria è fondamentale in certi passaggi e, con l’ingresso di questa, abbiamo deciso di cambiare nome del gruppo in “Kult”, per rifondarlo basandoci su un nuovo genere. Abbiamo lavorato su nuovi ritmi e con la batteria acustica anche suonare dal vivo è più bello. Ci accomuna comunque la ricerca sul genere mistico, su cui è ispirata anche la composizione dei testi». Perché canti in inglese? «Non è stata una scelta, ma una cosa che c’è sempre stata, è un aspetto del tutto istintivo. Non c’è mai passato per la testa di cantare in Italiano, forse perché ci sentiamo di un’altra scena e non avrebbe senso cantare in italiano. Certo per questo mercato sarebbe più facile, però non abbiamo mai fatto musica per pensando alle possibilità, quelle arrivano in un secondo momento da sole. Ci piace la musica e mag 47


i testi devono essere in inglese così come lo sono i pezzi che da sempre ascoltiamo. Poi si sa che ciò che è diffuso a Londra qui in Italia è di nicchia. La nostra distribuzione però vorremmo incentrarla proprio verso l’Inghilterra e l’Europa». Vi sentite rappresentati dal mercato italiano? «Non avendo ancora prodotto nessun disco, non saprei dirti. Non è tra le nostre principali aspirazioni entrare nel mercato italiano. Certo, farebbe piacere inserirsi anche solo come punta di nicchia per l’Italia, con altri gruppi, per far cambiare gli ascoltatori..». Parlaci delle vostre esperienze all’estero? «Ci siamo esibiti a Berlino e a Londra. Ci cura il booking un’agenzia di Berlino, la Great Europe booking, che in generale si occupa di gruppi su generi anche più elettronici. Ora il managment è gestito dalla Emi e noi siamo contenti di questo progetto anche per l’ottima ricerca che siamo riusciti a fare in sala di registrazione per trovare il migliore assetto musicale». So che state lavorando al vostro disco. Qualche anticipazione? «Probabilmente sarà in limited edition e forse sarà stampato su vinile. I suoni richiamano il misticismo, i culti antichi e i riti tribali mischiati alla musica punk e al nostro background. Abbiamo passato un periodo intenso tutti insieme senza suonare, era più una cosa di meditazione e ricerca. Insieme abbiamo tirato fuori questa musica particolare che lega le tonalità punk ad una serie di nuove sonorità. Avrà 4 o 5 tracce e sarà una scelta tra i pezzi che proponiamo dal vivo e che poi selezioniamo». Perché avete scelto il nome Future Social Junk? «Non c’è una ragione precisa. Un giorno parlavamo tra noi alla ricerca di un nome del gruppo. Così, in base alle sonorità di ognuno, abbiamo scritto alcune parole chiave tra cui sono emerse queste tre che meglio rappresentano il tutto. Ora (con il cambio di genere - ndr) per la scelta del nuovo nome è uscito Kult, perché è un parola che in inglese ha diversi significati e perché rieccheggia le nostre musicalità». E qual è il significato che avete scelto per voi? «Be! questo è un segreto..». mag 48



Come vi vedete in questa realtà piena di musicisti e artisti a spasso e senza contratto? «A livello nazionale è una realtà definita in un modo preciso. Fuori cambia da paese a paese. In Italia ci sono diversi problemi per i gruppi. Alla base c’è un limite di mentalità, una forma di intraprendenza senza una meta finale. Si aspetta che le cose arrivino da sole, non c’è spirito di sperimentazione, di fare musica che non sia l’evoluzione di una prova fatta in sala, ma che sia musica sensata. Un altro punto carente è la poca cura dell’aspetto visivo e grafico. Non c’è molto rimando verso la musica che si suona, mentre per esempio in Inghilterra anche con poco i gruppi si sanno valorizzare. L’Italia è ancora troppo provinciale. Non è una presunzione data da un esigenza artistica. In definitiva però siamo contenti che la Emi si sia interessata a

noi. È un’ottima azienda e ha un personale con cui ci troviamo bene a lavorare e anche loro riconoscono la nostra volontà per cantare in inglese. Non disdegniamo l’Italia, è solo che abbiamo esigenze diverse». Quali sono i vostri prossimi progetti? «Continuare a scrivere, ricercare sempre nuove sonorità, dalla musica ai testi. Dobbiamo comporre e finire i tanti brani lasciati a metà. Abbiamo tanto materiale su cui lavorare e per quest’estate vorremmo chiuderci da qualche parte per registrare il tutto. Abbiamo firmato il contratto con la Emi e stiamo cercando date all’estero per suonare con gruppi con cui ci siamo anche già esibiti». www.myspace.com/futuresocialjunk

KULT - BIOGRAFIA

Il gruppo dei Kult, è formato da Luca Masini, voce e tastiere, Yari Malaspina, basso e voce, Stefano Nocera, tastiere, Andrea Alessio, chitarra ed effetti e GiorgioTrucco, batteria. Sono una band Milanese di rottura con la tradizione italiana, in qualità di genere british.

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Fin dalla prima traccia, ascoltabile su myspace, hanno ricevuto l’interesse dei migliori club italiani e di alcune note agenzie di booking. Dopo la loro prima esibizione dal vivo, al famoso “Gravity festival,” di Roma, hanno lasciato un segno nella scena italiana che li ha visti esi-

bire in prestigiosi club e party, suonando con band come il Late of the Pier, i Kap Bambino, i Partyshank, i Courteeners, gli Holloways o i Paddingtons, e ricevendo un notevole riscontro con il pubblico e la stampa. Sono stati chiamati ad esibirsi al party del “Fashion week”, di Berlino, e alla Scala club. Dopo i primi due mesi di attività, i Kult, hanno ricevuto l’interesse della Emi music publishing, con cui tutt’ora lavorano. Sono stati selezionati tra i 10 finalisti dell’”Indie idle camden crawl competion” di Londra. Il loro sound è un melting pot di influenze, con armonie contaminate da generi noise, tribal, post punk, misticismo e grunge di Seattle. I Kult, sono una rivelazione di cui sentirete parlare.



TEATRO di Cristina Braglia


SEIGRADI: Concerto per voce e musiche sintetiche

Catastrofe. Questo è l’argomento minaccioso di cui si sta parlando ogni giorno. Questo è ciò che si teme, che si presagisce, una cosa che i ricercatori cercano di arginare. Sono passate giusto alcune settimane da quando la Terra ha dato segno della sua rivoluzione, provocando morte e dolore, una tarantella, la Terra ha ballato una tarantella di morte. Fenomeni sempre più frequenti negli ultimi anni: le alluvioni o le onde anomale che distruggono interi villaggi, i terremoti, lo scioglimento dei ghiacciai, il pericolo di estinzione di intere specie animali e vegetali. Solo dal 2008 la natura ha manifestato le sue nefande evoluzioni in Birmania con il ciclone Nargis, in Cina con il terremoto di maggio, nelle Filippine con il tifone Fengsehen, gli Uragani ad Haiti, la colata di fango in Cina che ha seppellito la città di Taoshi, gli incendi in California, fino al terremoto in Abruzzo dello scorso mese. Anche il teatro riflette sulle preoccupanti evoluzioni dell’ambiente. “Seigradi”, ultimo spettacolo dell’ensamble romano Santa Sangre, collettivo nato nel 2001 dall’incontro di ragazzi di differenti provenienze artistiche, suda senso di allarme e urgenza, e non è di didattica né di soluzioni che si parla, lo spettatore è osservatore nella realtà così come nella scena, delle preoccupanti evoluzi mag 53


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oni dell’ambiente. L’aumento della temperatura globale di sei gradi è quello che secondo la tesi di alcuni studiosi porterebbe alla desertificazione, così come la diminuzione porterebbe ad una nuova era glaciale. È l’allarme relativo all’assenza dell’acqua che sta alla base del lavoro di questo variegato gruppo teatrale, il ciclo vitale dell’acqua, la sua abbondanza e la sua assenza resi attraverso una ricca commistione di linguaggi: video, musica, body art, installazioni, scenografie elettroniche e ologrammi. Il corpo ricoperto d’argilla della performer, Roberta Zanardo, conduce il pubblico in questo viaggio a metà fra le macchine e la materialità del corpo, in uno spazio scenico composto da una serie di piani trasparenti ed opachi su cui ologrammi, proiezioni e suoni, creano delle illusioni ottiche che ci riconducono alle fasi del divenire della fisica Aristotelica così come alla quotidianità. Seigradi, concerto per voce e musiche sintetiche, vincitore del premio “Nuove creatività”, è il terzo spettacolo di una trilogia, “Studi per un teatro apocalittico”, che la compagnia ha iniziato a elaborare nel 2005, di cui fanno parte anche l’opera “84.06” (del 2006) ispirato al testo “1984” di G. Orwell e “Spettacolo sintetico per la stabilità sociale” (del 2007) ispirato a “Il mondo nuovo” di A. Huxley, in cui la riflessione sul termine apocalisse si spoglia della sua religiosità per tornare al suo senso etimologico di rivelazione, di processo metamorfico che comprende distruzione e costruzione. Lo spettacolo sarà in scena il 30 maggio al teatro Valle di Roma e il 12 e 13 Giugno al festival delle colline Torinesi. Ideazione: Diana Arbib, Luca Brinchi, Maria Carmela Milano, Dario Salvagnini, Pasquale Tricoci, Roberta Zanardo. Elaborazione video dal vivo: Diana Arbib, Luca Brinchi, Pasquale Tricoci. Partitura sonora ed elaborazione dal vivo: Dario Salvagnini. Corpo e voce: Roberta Zanardo. Voce e violino: Her. Visual designer 3D: Piero Fragola. Animazione acqua 3D: Alessandro Rosa. Costumi di scena: Maria Carmela Milano, in collaborazione con Fiamma Benvignati. Realizzazione: Microcosmo Plastikart. Organizzazione: Elena Lamberti. Fotografie di scena Laura Arlotti. Produzione: Santasangre 2008. Co-produzione: Romaeuropa festival, Sistema teatro Marche/In teatro.

*Nelle immagini, alcuni momenti della rappresentazione.

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LIBRI di Maria Giulia Lamanna

Love saves the day

TIM LAWRENCE (KEY NOTE MULTIMEDIA, pp. 500, € 25,00) Un’antologia della cultura dance americana. Uno spaccato degli anni ‘70 e di come è nato e si è affermato il movimento underground dei part e club notturni. Scritto dal londinese Tim Laurence, dopo la prima pubblicazione del 2003, è stato ripubblicato nel 2005. È un lavoro importante perché indaga anche il contesto della società americana, ne indica le condizioni culturali, e ne racconta la storia delle disco e dei personaggi protagonisti. La vita musicale e personale di David Mancuso, Francois Kevorkian, lo Studio 54, i coreografici Village People, Larry Levans e il Paradise Garage, la Record pool, la Midtown, la Downtown, la “disco” e la reazione violenta per la sopravivenza. Quattrocento pagine di storia ben scritta e ricca di immagini, reportage visivi, note e un’ampia discografia selezionata. Ricco di informazioni è un testo chiave per comprendere affondo quegli anni, per analizzare il contemporaneo e comprenderne i parallelismi. Adatto anche a coloro che non sono strettamente del settore.

I Malamanager ANNALISA PUGLIELLI (Ilmiolibro.it, pp. 256, € 11,00) Il lavoro fa parte del quotidiano, è mezzo di sostentamento ed occupa gran parte della giornata. Ma se dopo anni di studio e una gavetta fatta di trasferte, si arrivasse al punto di voler dare una svolta al lavoro? I testi e la scuola insegnano che è giusto, che è quello a cui un manager deve aspirare per dare sempre il massimo in ogni situazione. Nella realtà Otilia, la protagonista del libro, si rende conto che la richiesta di cambiamento fatta al proprio capo non viene apprezzata, come si aspettava , come i testi riportavano. Da qui, infatti, inizia per lei un percorso prima appassionante, pure se complesso, e poi dolorosissimo. Lo stile della narrazione risulta asciutto e diretto. Il racconto segue il filo temporale della vita lavorativa di questa donna, della sua incapacità di conciliare lavoro ed esigenze familiari, ma anche trappole ed intrighi di questi manager che vogliono il potere, ma hanno anche paura di perdere il proprio ruolo e la consapevolezza che seppure all’interno di una crisi non saprebbero ricominciare dalle basi. L’autrice cerca di cogliere l’ambiguità e l’amoralità di questi personaggi il cui vero senso del lavoro, soprattutto per quelli più ambiziosi, diventa quello di tenere gli occhi ben puntati sulla grande opportunità che consente di restare in sella e fare carriera e in cui la moralità diventa indistinguibile dalla ricerca del vantaggio personali.


La regina dei castelli di carta LARSSON STIEG (MARSILIO EDITORE, pp. 857, € 17,20) Stieg Larsson chiude la Millenium Trilogy con un thriller mozzafiato,che lungi da essere ridondante nelle sue ottocento pagine, tiene il lettore in fibrillazione.Subito ci ritroviamo nel casolare di Stoccolma dove Lisabeth Salander e Mikael Blomkvist hanno rischiato la vita.La cospirazione di cui Lisabeth si trova suo malgrado al centro, iniziata quando aveva solo dodici anni,continua,ma questa volta la nostra eroina non si trova nel letto di un manicomio,ma immobilizzata da una pallottola nel cranio.Blomkvist,nel frattempo,è riuscito a capire la verità sul terribile passato di Lisbeth ed è deciso a pubblicarla su “Millennium”.La cornice di tutta la storia è la descrizione della società contemporanea,fatta di trame occulte e servizi segreti, che cattura e svela a cosa possono condurre le perversioni di un sistema moderno.Una storia che narra di violenza contro le donne, e di uomini che la rendono possibile.Agghiacciante coincidenza.Nel libro,uno dei personaggi ,è stroncato da un attacco di cuore mentre sta lavorando.Forse una premonizione per Stieg Larsson, che morirà allo stesso modo nel 2004, prima di completare la sua opera.

Il silenzio dei chiostri ALICIA GIMENEZ - BARTLETT (SEMINERIO, pp. 544 , € 15,00) Ottavo caso per l’eroina nata dalla penna di Alicia Gimenez – Bartlett, in cui si fa leva su tutta l’oscurità ed il misticismo possibile per creare un eccellente noir. Nel convento di suore Cuore Immacolato di Barcellona frate Cristobál viene ucciso.L’abnegazione all’ufficio dello studioso e il suo animo nobile avvolgono il fatto nel più cupo mistero. Il religioso era stato chiamato a occuparsi della conservazione della secolare reliquia del Beato Asercio de Montcada. La contestuale scomparsa del corpo incorrotto rende più ancor scabrosa l’intera vicenda. A far luce sull’episodio è chiamata l’ispettore Petra Delicado, con al fianco il fido vice Fermín Garzón e l’ausilio di due poliziotte.Solo un bigliettino nelle mani degli investigatori: “Cercatemi dove più non posso stare”. La ricerca di una soluzione soprannaturale optata dai media e dalla Chiesa si scontrerà con la realtà più naturale e cupa. La scrittura tagliente e oscura rende avvincente questo noir da assaporare nel tempo con calma. mag 57


CINEMA di Antonio Libonati

Che - L’argentino

BIOGRAFICO, USA, 131MIN – UN FILM DI Steven Soderbergh Non era semplice raccontare Che Guevara. Avere a che fare col Mito e raccontarlo è impresa improba perché tra fan (tantissimi) e detrattori (diversi) si può venire accusati d’ogni nefandezza. Se non è mito l’affresco di Soderbergh mostra un Guevara ora eroico ora normale, colto professionista e guerrigliero capace di mettere la vita al servizio del riscatto degli oppressi in una tanto concentrata e luminosa esistenza. E’ l’Ernesto che affetto dall’asma va comunque sulla Sierra Maestra con ottanta barbudos azzardando quella follìa progettata con Fidel a Città del Mexico. Ci va tossendo e arrancando per il fiato che manca e rischia anche per questo d’essere ucciso. Ci va con la coscienza del combattente prima che dell’idealista. E’ lui il medico che cura e spara, il guerrigliero che lotta e per dare futuro alle azioni recluta, addestra, insegna. Facilissimo sarebbe stato santificare la figura del Che, e questa trappola il regista, che è anche fotografo e sceneggiatore e s’avvale dell’eccellente interpretazione di Del Toro, la evita. L’asciutta narrazione mostra l’umana concretezza d’un politico armato che non promette, fa. E si nasconde solo per attaccare, realizzando quella società egualitaria che oggi sembra un’irraggiungibile utopia. mag 58


Nemico pubblico N. 1

AZIONE, FRA, 111 MIN – UN FILM DI Jean-François Richet È la seconda parte della vera storia di uno dei più famigerati criminali d’Europa, Jacques Mesrine (Vincent Cassel). Nel primo episodio viene narrata la pericolosa ascesa di Mesrine, da soldato ribelle dell’esercito francese di stanza in Algeria (1955) a spietato criminale nelle strade di Parigi e degli Stati Uniti d’America, che lo porta all’estradizione in Canada. Questo secondo episodio parte dal rientro in Francia del delinquente, che si allea con un killer, soprannominato La Portaerei, con il quale progetta e mette a segno una serie di rapine a mano armata. Inizialmente riesce a farla franca, ma i suoi reati non restano a lungo impuniti: Mesrine finisce in prigione, dove stringe amicizia con un altro recluso parecchio astuto, con il quale evade dal carcere, diventando una specie di celebrità. La sua fama cresce giorno dopo giorno e gli permette di entrare in confidenza con gente molto ricca. Nel frattempo, cerca di dipingersi come un estremista politico di sinistra, facendosi aiutare da un portavoce della “Gauche”, e si dedica alla relazione con la nuova compagna Sylvia (Ludivine Sagnier). La polizia, intanto, è sulle sue tracce…

Fortapasc

DRAMMATICO, ITA, 108 MIN – UN FILM DI Marco Risi La vera storia del giornalista Giancarlo Siani, ucciso dalla camorra nel 1985, a soli 26 anni, con dieci colpi di pistola, per aver svelato, sulle pagine della cronaca de Il Mattino, intrecci fra mafia, politica, amministrazione e traffici illeciti nel territorio campano del dopo terremoto. Il film segue gli ultimi quattro mesi di vita di Siani, tra impegno, indagini, vita privata e difficoltà quotidiane. La vita spezzata di un ragazzo che non ha potuto tacere si confonde con le note del concerto di Vasco Rossi cui sarebbe dovuto andare, uno come tanti, e dove, invece, non arrivò mai. Diretta con maestria da Marco Risi, la pellicola intensa, vibrante, scomoda. Da segnalare la prova, da grande attore, del protagonista Libero De Rienzo. mag 59


MUSICA Dischi del mese di Cesare Aiello, Paolo Tocci, Eddie Suraci, Carmen C. Sorbara

KINGS OF LEON “Only by the night”

Torna sulla scena - dispiace che sia quella commerciale - la band americana della famiglia Followill (3 fratelli e 1 cugino). Quarto lavoro, difficile da ascoltare fin dall’inizio, vista la troppo forte tentazione di saltare subito alla terza traccia, ovvero “Sex on fire”, capolavoro, che però non vale il prezzo di un cd troppo semplice e scarico. (E.S.)

KONRAD BLACK “Watergate 03”

(Watergate) Il Watergate di Berlino, è divenuto uno dei principali club della scena elettronica internazionale. Firma questa terza uscita dj Konrad Black, che ha miscelato nel disco 13 tracce di gran gusto e ritmo. Esce il 18 del mese e ne consigliamo a tutti l’ascolto, anche per farvi un’idea del clima e delle atmosfere che si ballano nella capitale per eccellenza dell’electronic culture: Berlino. (M.M.)

mag 60

WHITE LIES “To lose my life” (Fiction rec) Pupilli dell’ Nme. Sbattuti primi in classifica la settimana stessa d’uscita dell’album. Gruppo con ottime possibilità di fare la storia degli anni 2000 o semplicemente ultima trovata pubblicitaria del magazine “nemico”? Vada pure per la seconda. Perché ci pare proprio di sentire le stesse soluzioni proposte e riproposte dai loro predecessori. Perché le variazioni sul tema sono davvero impercettibili. Perché ci si trova davanti ad una successione di singoli, abbastanza simili, abbastanza piatti, nemmeno poi così eccitanti. Ed ecco allora 3 giovani della East London con stessa gloria e fama degli Arcitic Monkeys, ma con qualità imparagonabili. Ispiratissimi dalle tendenze dark wave, anni ‘80, ma soprattutto da gente che tali sfumature le ha sfruttate con evidente efficacia (vedi Editors o Interpo), con un occhio all’avanguardia emo contemporanea. Esempio lampante è Death (parola tremendamente (ab)usata), pezzo d’apertura ed effettivamente la loro miglior trovata, con un riff di basso inconfondibile che segna una serie di accelerazioni, ottime per nascondere ed allungare l’attesa del chorus. Piace Unfinished Business, dove ritrovo un certo animo dance in stile Ordinary Boys e un buon vocalizio del frontman McVeigh, grosso punto debole per il resto del disco, causa imbarazzante somiglianza con Tom Smith. Il 15 Luglio arrivano in Italia, a Ferrara, per aprire ai Bloc Party. Appuntamento da non perdere, anche per cercare in un live distruttivo il motivo di tanta fama. (E.S.)


FAZE ACTION “Stratus energy”

(Faze Action) Funk! Anzi, funk disco! Un lavoro caparbio, molleggiato, ben suonato e divertente. I Faze action si ripropongono con questo nuovissimo album che uscirà il 18 del mese. A voi la scelta se considerarlo una copia della musica anni ‘70 oppure una gran trovata di gusto. Chi li conosce sa che il sound è squisitamente anni ‘70 e soul “train”. 11 tracce ben confezionate. Decidete dopo l’ascolto. (M.M.)

THE FIELD “Yesterday and Today” (Kompakt)

DEL THE FUNKY HOMO SAPIENS

(Midget Records/ Emi)

“Funk man” (Hieroglyphics Imperium) Da Oakland torna Del the funky homo sapien, in forma più che mai. Solo per il primo aprile questo disco è stato disponibile in free download per tutti gli appassionati dello storico gruppo Hip Hop Hieroglyphics da lui fondato. Ora è il momento di acquistarlo, ma i fans più accaniti sicuramente già lo custodiscono gelosamente nella propria collection! (C.C.S.)

Svedese di origine, uscirà il 18 del mese il suo nuovo lavoro. Pearliamo di “The Field”, talentuoso producer in perenne ricerca di ritmi d’avanguardia. Il disco, prodotto dalla Kompakt, esce dopo un lungo periodo in cui l’artista si è dedicato alla produzione di singoli brani o di numerosi remix. Un disco che ci insegna le peculiarità della musica nord Europea.

LADY SOVEREIGN “Jigsa-w” Louise Harman, alias Lady Sovereign, non finisce mai di stupirci. Un frullato pazzo di hip hop, indie e pop e una copertina con su raffigurata una personale interpretazione di Tetris, farebbero storcere il muso ai puristi. Il risultato però, alla faccia dei puristi, è eccentrico, contagioso e ricco di personalità. Hey, you must buy it! (C.C.S.) mag 61


EVENTI

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6/7 MAGGIO Eugenio Bennato Cineteatro Garden RENDE (CS)

13 MAGGIO Marta sui tubi RENDE (CS)

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15 MAGGIO 16 MAGGIO Teatro canzone Teatro canzone Con Arangiara e Carlo Con Arangiara e Carlo Lucarelli Lucarelli VIBOVALENTIA GERACE (RC)

8/9 MAGGIO Gianni Morandi Teatro Tenda “Centro due mari” LAMEZIATERME (CZ) 14 MAGGIO Biagio Izzo Cineteatro garden RENDE (CS) 17 MAGGIO Teatro canzone Con Arangiara e Carlo Lucarelli

S.NICOLA DA CRISSA (VV)

10 MAGGIO Amedeo Minghi Festa dei giovani ROSSANO (CS) 15 MAGGIO Cristiano De Andrè Teatro Garden RENDE (CS) 24 MAGGIO Riccardo Fogli BELLANTONI DI LAUREANA DI BORRELLO (RC).

31 MAGGIO Cabaret con Baz cabaret ISCA MARINA (CZ).

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Le 3 fontane

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