enews UCIIM Lazio marzo 2013

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e-news UCIIM Lazio n.3/VI Marzo 2013

«Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno"» Gli rispose: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso». (Luca, 23, 39-43)


Marzo 2013 Numero 3/VI

In questo numero...

Sommario

La persona… NDREA REGA

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Progettare, realizzare, rendere conto: la scuola verso il bilancio sociale LUCIA PRESILLA

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OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO Domenica delle Palme

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Concorso Nazionale “Un ospedale con più Sollievo”

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Corso di formazione MOODLE Corso di formazione per IdR Corso di formazione LIM

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FOCUS

La persona...

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auro Laeng, insigne pedagogista attento al problema epistemologico, definiva la pedagogia come consapevolezza riflessa dell’evento educativo. Questa affermazione, profonda quanto breve, delinea la particolare struttura della disciplina pedagogica da intendersi come scienza autonoma che raccoglie in sé una speculazione teorica e un’attività pratica. Tuttavia, nella pedagogia, oltre al binomio teoria e prassi, si risolvono altri due momenti essenziali. Il primo è di carattere antropologico inerente lo studio dell’uomo com’è, a prescindere dell’intervento educativo intenzionale, il secondo è teleologico cioè l’uomo come dovrebbe essere dopo la relazione educativa. Tra questi due grandi blocchi: aspetto antropologico, anche definibile situazione di partenza, e l’aspetto teologico, in altri termini situazione d’arrivo, si instaura una fase intermedia chiamata metodologia: “L’educazione vive della tensione attiva fra i due poli. Non molto diversamente Kant diceva che il compito dell’educazione è condurre il piccolo dell’uomo dalla animalità alla umanità. Una versione più recente distingue tre momenti: lo studio del punto di partenza, ossia dell’uomo quale è e può divenire (antropologia pedagogica), quello del punto d’arrivo, ossia i fini e valori al quale promuoverlo e gli obiettivi corrispondenti in cui tradurli concretamente (teleologia pedagogica), e quello del percorso dall’uno agli altri, vale a dire dei mezzi e metodi con i quali attuare il processo (metodologia pedagogica). In tutti i casi il corpus teoretico della pedagogia come scienza autonoma sembra assicurato. Si può discutere se una scienza siffatta sia «soltanto» teoretica, ossia abbia per fine il mero conoscere. Questo sembra da escludere, in quanto è palese altresì il fine di guidare l’azione: è quindi scienza teorico-pratica e teorico-pragmatica (in quanto ha riflessi sulla vita morale e altresì sui risultati di interventi modificativi sulla real-

tà)”1. Per quanto concerne, poi, l’oggetto e il metodo pedagogico dovranno essere enucleati a partire dal concetto di persona umana inteso sempre come principio e mai come funzione. Un tale assunto, soprattutto in prospettiva di un’azione educativa cristiana, è da intendersi a capo del discorso pedagogico: “La pedagogia non può adempiere al suo compito di guida dello sviluppo umano finalizzato alla umanizzazione dell’uomo, se non facendo riferimento ad una idea di uomo che per essere adeguata deve essere frutto della conoscenza filosofico-religiosa, la quale permette l’individuazione delle finalità educative, sulla cui base le scienze possono indicare le modalità cui raggiungerle. Se deve essere a misura d’uomo, l’educazione deve avere dell’uomo una concezione adeguata: tale è la concezione che integra la conoscenza empiriologica, proveniente dalle scienze dell’uomo e dello sviluppo, nella conoscenza ontologica, offerta dalla filosofia (che fa conoscere la natura metafisica dell’uomo) e dalla religione (che fa conoscere la condizione esistenziale dell’uomo)”2. Il concetto di persona umana così come è stato declinato nella questione 29 del I libro della Somma Teologica di S. Tommaso D’Aquino: “quod persona significat id quod est perfectissimus in tota natura, scilicet subsistens in rationali natura”3 è, sicuramente, un validissimo riferimento per intendere la radicale importanza del valore persona come stella polare della riflessione pedagogica e dell’agire educativo. In questa definizione si rintraccia assieme a una visione ontologica un’idea empirica della natura conoscitiva dell’uomo che è razionale. Quest’ultimo aspetto è, particolarmente, significativo per definire la struttura della relazione educativa che per S. Tommaso è eteroeducativa e cioè rapporto tra maestro e educando. Il maestro promuove scienza nel discepolo in quanto stimola, accelera e guida il processo


FOCUS

escludenti l’opera dell’educatore, e attraverso lui la funzione della società e della cultura”5. Inoltre, la definizione di persona del Dottore Angelico ponendo l’accento sulla natura razionale della persona restituisce il significato autentico della parola razionalità intendendo con questo termine una caratteristica insita nell’uomo e comprensiva delle capacità intellettuali, logiche e spirituali. La razionalità è consapevolezza di se stessi come una totalità e nondimeno riconoscimento dell’altro che è nostro simile in possesso, quindi, delle stesse nostre caratteristiche generali. Il fatto che la persona è un tutto autosufficiente non ne smentisce, tuttavia, l’esigenza sociale ed educativa. La socialità è un’inclinazione legata alla capacità comunicativa che porta la persona umana a vivere la propria vita in relazione con gli altri; costoro diventano partecipi del suo sviluppo integrale, nella progressiva liberazione della personalità e della conquista di sé. L’educazione si può intendere, quindi, come mezzo che conduce verso la perfezione della personalità, nella prospettiva di una piena realizzazione della persona umana: “non può essere fine a se stessa, una attività per l’attività; essa ha un contenuto a cui l’attività deve subordinarsi, ha cioè l’uomo come soggetto e fine del processo educativo”6. Conseguentemente l’educazione, che è posta in essere dall’abilità relazionale e comunicativa dell’uomo, non è indispensabile alla natura prima della persona che pur in assenza di questa resta tale, almeno nel suo valore ontologico e metafisico. L’apporto educativo non è da intendersi in relazione con la fondazione metafisica della persona, sul piano ontologico, infatti, l’educazione non cambia il valore della persona che si definisce prima e indipendentemente dall’intervento educativo. Quest’ultimo incide, invece, sul piano antropologico: sul concetto di uomo, sulla sua personalità, sulle sue capacità. “Non sembra possa invocarsi una ragione rigorosamente filosofica, che partendo dalla considerazione della natura meta-

di attuazione delle sue potenze mentali (rationali natura) proponendo al discepolo i signa (parole, scritti, esempi) lo fa pervenire a quelle stesse conclusioni che lui ha raggiunto in precedenza: “Secundum hoc unus alium docere dicitur, quod istum discursum rationis, quem in se facit ratione naturali, alteri exponit per signa: et sic ratio naturalis discipuli per huiusmodi sibi proposita (signa) sicut per quaedam instrumenta pervenit in cognitionem ignotorum”4. La pedagogia di S. Tommaso, reperibile in alcune sentenze della Somma Teologica, nel De Veritate e in particolar mo-

do nel De Magistro, giustappone tutti i diversi momenti educativi, senza eccessi né riduttivismi, al solo fine della promozione della persona dell’alunno, il quale è chiamato a uno sviluppo olistico delle sue potenzialità: “In una tale prospettiva il discorso educativo risulta rispettato nella sua complessità, che riconosce la centralità dell’educando, in termini non 4


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fisica dell’uomo permetta di stabilire un nesso necessario con l’educazione. Si tratta soltanto di una necessità relativa, di fatto, […]. Normalmente, per umanizzarsi l’uomo ha bisogno dell’intervento intenzionale di altri uomini. L’educazione in senso formale è di fatto spesso necessaria all’esse dell’humanitas dell’uomo, nella quasi totalità dei casi al bene esse, assolutamente sempre al melius esse”7. Dalla capacità della persona di vivere una dimensione sociale nasce la possibilità dell’educazione: “la persona deve integrarsi a un corpo di comunicazioni sociali senza il quale le è impossibile pervenire alla sua vita piena e al suo compimento. La società appare allora come tale da procurare alla persona le condizioni di esistenza e di sviluppo di cui essa ha precisamente bisogno. Non da sola essa può pervenire alla sua pienezza, ma in quanto riceve beni essenziali dalla società”8. L’educazione in questa accezione si comprende come possibilità per l’uomo che vive all’interno di una dimensione sociale e dalla quale mutua una serie di comportamenti per giunta non liberamente scelti da lui, ma completamente eterodiretti. Il bambino appena nato è inserito in una famiglia che a sua volta è in un contesto sociale, professa o non una determinata religione, ha una serie di abitudini e quant’altro; tutto questo insieme di variabili piombano sul bambino e gli sono nella totalità estranee, le vive semplicemente prima di sceglierle, prima di comprenderle. Chiaramente il nostro contesto di significato pone l’interesse primario sull’autonomia della persona, ovvero principio di autodeterminazione e annesso concetto di libertà responsabile; il melius esse e la pienezza della persona si rintracciano in queste opportunità essenziali all’intervento educativo. Il concetto di persona, inoltre, porta con sé importanti riferimenti per l’educazione: alla convivenza civile e al rispetto dell’altro - indipendentemente dall’appartenenza a una qualsivoglia etnia ma per quello che è anzi proprio perché è -, all’antirazzismo, alla dignità umana, alla

spiritualità9. In questa idea vi è contenuto il principio di autodeterminazione dell’uomo che ritorna capace di costruire la sua vita e ne è padrone come singolarità inestimabile e irripetibile in continua tensione verso il trascendente. Il concetto di persona e gli altri valori che da questo scaturiscono oltre a rappresentare una unica e grande vetta del pensiero occidentale sono per gli educatori il punto fondante del loro operare e il fine al quale tendere. Andrea Rega (Scuola internazionale di dottorato in Formazione della persona e mercato del lavoro Università degli Studi di Bergamo) 1. Laeng M., La filosofia dell’educazione, in (diretto da) Laeng M., Atlante della pedagogia, Vol. I, Le Idee, Napoli, Tecnodid, 1990, p. 26. 2. G. Galeazzi, Jacques Maritain filosofo dell’educazione, in J. Maritain, Per una filosofia dell’educazione, Brescia, La Scuola, 2001, p. 13. 3. S. Tommaso, La Somma Teologica, s.l., Casa Editrice Adriano Salani, 1958, p. 85. 4. S. Tommaso, De Veritate, q. XI, a. 1, resp. 5. G. Galeazzi, Jacques Maritain filosofo del’educazione, Op. cit., p.13. 6. Viotto P., Introduzione, in Maritain J., L’educazione della persona, op .cit , p. 6. 7. Braido P, Elementi di filosofia dell’educazione, in Braido P. et al., Enciclopedia delle scienze dell’educazione. Educare, Vol. I, Roma, Istituto Superiore di Pedagogia del Pontificio Ateneo Salesiano, 1962, p. 190. 8. Maritain J., La persona e il bene comune, Brescia, Morcelliana, 1948, pp. 29-30. 9. Cfr. Chistolini S., Educare per la pace, Milano, FrancoAngeli, 2002; Chistolini S., Dal pluralismo alla cittadinanza negli studi pedagogici sui principi costitutivi della società, “Orientamenti pedagogici”, Vol. 54 - n°2, marzo-aprile 2007, pp.305-310.


RIFLESSIONE

Progettare, realizzare, rendere conto: la scuola verso il bilancio sociale luppo complessivo dell’istituzione scolastica. Per affrontare il cambiamento, il capo d’istituto deve saper mantenere autorevolezza e dimostrare al contempo accoglienza e partecipazione, indirizzare e motivare i propri collaboratori, convogliare le molteplici energie in campo verso un obiettivo comune che è la realizzazione della mission dell’istituto. A tale scopo appare fondamentale giungere a una leadership condivisa, grazie alla quale ognuno – all’interno della comunità – possa sentirsi responsabile e parte integrante dell’insieme, in grado di dare il proprio contributo senza riserve.

Per una leadership condivisa Le innovazioni che hanno investito la scuola negli ultimi quindici anni hanno conferito un nuovo status anche al capo d’istituto, il quale ha assunto la qualifica dirigenziale “contestualmente all’acquisto della personalità giuridica e dell’autonomia da parte delle singole istituzioni scolastiche” (art. 21, L 59/1997) - insieme all’obbligo di rispondere in ordine ai risultati conseguiti. Ciò ha determinato un ampliamento degli spazi di manovra e insieme una dilatazione delle responsabilità a tutti i livelli. Il Dirigente scolastico si configura come un leader educativo, ossia come persona in grado di influenzare i suoi followers, che hanno di rimando la facoltà di condizionare, seppure in minor misura, le sue scelte e le sue decisioni. In letteratura appare attualmente molto dibattuto lo stesso concetto di leadership, rispetto al quale gli studiosi si sono prodotti in una variegata serie di classificazioni, ora centrate sui tratti caratterizzanti la figura del leader, ora focalizzandosi sulle relazioni intercorrenti tra questi e il gruppo che dirige, ora evidenziando le forze che ne condizionano l’agire, elementi strutturali, sociali, interpersonali o legati al contesto. In realtà non è possibile delimitare uno schema dotato di maggiore validità interpretativa rispetto agli altri: le variabili da prendere in esame, in un’organizzazione complessa come quella scolastica, sono tali e tante che si può parlare di differenti stili di leadership riferiti a un medesimo individuo, il quale ne stabilisce l’applicazione adattandola a momenti e contesti diversi. In una fase di rapida evoluzione come quella attuale, nella quale si richiede alla scuola di mettere a regime una ristrutturazione globale attraverso una profonda riforma delle sue caratteristiche essenziali, è importante che il leader sappia interagire democraticamente ed instaurare un rapporto di serena collaborazione con tutti i componenti dell’istituto, motivandoli, ampliando la loro visione delle cose, accogliendone le proposte, soprattutto riconoscendo il valore del loro contributo allo svi-

Il significato di una “cultura della progettazione d’istituto”

Ma verso quali obiettivi dovrebbe muovere l’istituzione scolastica? Cosa ci si aspetta da un leader nella scuola dell’autonomia? Le riforme succedutesi a partire dalla fine degli anni Novanta (dalla L 59/1997 improntata al principio della sussidiarietà al DPR 275/1999, cosiddetto Regolamento dell’Autonomia, dalla riforma del Titolo V della Costituzione contenuta nella L 3/2001 alla riforma Moratti inaugurata dalla L 53/2003) hanno delineato un panorama affatto diverso dal precedente: alla struttura centralizzata, gerarchica, fondata sul rispetto di ordini impartiti dall’alto e incentrata su rapporti formali e burocratici è succeduta una struttura decentrata e policentrica, basata su un tessuto reticolare di rapporti di tipo orizzontale, nella quale le parole d’ordine sono divenute l’autonomia, la flessibilità, l’interazione con il contesto. La scuola si è trasformata in centro di erogazione di servizi, un soggetto protagonista che progetta, programma percorsi didattici, elabora nuovi metodi e fa ricerca e sperimentazione. Accanto al consueto approccio di tipo normativo – che trova esplicazione nell’esecuzione di ordini e direttive – si profila la possibilità di un approccio progettuale, dinamico, aperto nei confronti dell’esterno, per certi versi più instabile ma

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RIFLESSIONE

anche maggiormente proiettato verso l’innovazione. Compito del Dirigente scolastico, secondo questa nuova prospettiva, appare quello di “promuovere e governare una cultura della progettazione d’istituto”, attraverso l’elaborazione congiunta di un Piano dell’Offerta Formativa (che costituisce l’identità culturale e progettuale dell’istituto, secondo l’art.3, DPR 275/1999) e di un Programma annuale (che ne rappresenta “l’interfaccia finanziario”, regolato dal DI 44/2001). La chiave di volta per una corretta gestione ed efficace articolazione di un compito di tale portata si individua nell’integrazione e reciproca corrispondenza tra i due fondamentali documenti appena ricordati: agli obiettivi dichiarati nel POF devono connettersi risultati misurabili e dati rinvenibili nel piano finanziario attraverso l’esame delle voci di spesa; analogamente, ogni progetto troverà equivalenza nel documento contabile nella dettagliata scheda finanziaria ad esso corrispondente. La scuola assume dunque la veste di agenzia di formazione che eroga servizi al territorio servendosi di un confronto serrato con i potenziali portatori di interesse rispetto alla propria missione istituzionale : la logica del progetto significa in altre parole assumere su di sé i bisogni del territorio, interpretarli, farsene carico e tradurli operativamente in un’offerta che sappia rispondere ad essi nel modo più adeguato. Significa anche pianificare le attività per tempo e in modo continuativo, assicurare unitarietà e visione d’insieme, coordinare e concertare persone, ruoli, funzioni in vista di uno scopo comune, predisporre strategie condivise sia all’interno che all’esterno dell’istituto. Senza dimenticare il fine ultimo, il centro pulsionale della scuola, che è lo studente e lo sviluppo delle sue conoscenze, capacità e competenze (“il principio educativo della scuola è dato dalla centralità del soggetto che apprende, con la sua individualità e con la rete di relazioni che lo legano alla famiglia e ai di-

versi ambiti sociali, regionali ed etnici”, dalla L 53/2003). Il percorso che conduce a garantire agli studenti il successo formativo “si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana” (art. 1 del DPR 275/1999, sottolineatura mia): la cultura del progetto è perciò il punto focale su cui imperniare tutta la politica di intervento della scuola, la pianificazione strategica necessaria al miglioramento continuo dell’organizzazione nel suo cammino verso l’eccellenza – anche secondo quanto suggerito a livello europeo dall’EFQM, European Foundation for Quality Management.

Il disegno strategico: controllo della qualità, valorizzazione delle risorse umane, miglioramento dell’offerta

Dapprima con la L 241/1990 per la trasparenza amministrativa, quindi con il DLgs 29/1993 sulla razionalizzazione dell’organizzazione delle amministrazioni pubbliche, si è introdotto il principio della qualità nei servizi pubblici. A seguito del DLgs 29/1993 è stata emanata la Direttiva del PCM 27/1/1994 relativa ai Principi sull’erogazione dei servizi pubblici, che ha fissato i principi basilari secondo i quali erogare un pubblico servizio e ha giuridicizzato il principio di qualità attraverso l’obbligo di emanazione della Carta dei servizi. A stretto giro è intervenuto, per la scuola, il DPCM 7/6/1995, inerente appunto la Carta dei servizi scolastici. Questo breve excursus normativo consente di precisare l’idea che una scuola, per funzionare a dovere, debba puntare a qualificare sotto ogni aspetto – didattico, organizzativo, gestionale, finanziario – il proprio operato. Un simile assunto si traduce nella pratica in un controllo di qualità esteso all’intero ambito di attività e ad ogni livello di prestazione, e richiede un considerevole cambiamento, anche di mentalità, da parte del personale coinvolto. Se il Dirigente scolastico deve rispondere in ordine ai risultati, questi devono essere di-


RIFLESSIONE

possibile, per fatti e dati, chiarire gli obiettivi, tradurli in indicatori certi. La scuola, si sa, come istituzione centrata sulle risorse umane, appare costituita da una moltitudine di variabili difficilmente misurabili e assai poco oggettive. In realtà il sistema incentrato sul ciclo PDCA appare rispettoso delle relazioni interpersonali, anzi, se possibile, tende a implementarle ancora di più. Infatti richiede connessione tra le parti, comunicazione fluida e regolare, decisioni condivise, mentre rigetta la logica delle decisioni top-down, calate dall’alto e soddisfatte in maniera meccanica con comportamenti adempitivi. Sta al Dirigente scolastico comunicare al personale in maniera opportuna i vantaggi di un sistema di gestione improntato alla qualità, i cui effetti positivi si leggono meglio sul lungo periodo. E’ suo compito precipuo aiutare lo staff a comprendere il maggior valore in termini di economicità, efficienza ed efficacia dell’azione formativa. Con quest’ultima considerazione si passa al secondo punto del disegno strategico ideale di una scuola che ha fatto propria la cultura della progettazione: la valorizzazione delle risorse umane. Il Dirigente scolastico, nel suo ruolo di leader educativo, deve stimolare il commitment, l’investimento psico-affettivo da parte dei propri collaboratori, attraendoli nella propria visione del futuro. Certamente un’incombenza ragguardevole, tenuto conto della tendenza individualistica peculiare alla professione docente. Egli deve creare opportunità progettuali in cui le competenze degli insegnanti, in connessione con il Piano dell’Offerta Formativa, possano trovare la migliore valorizzazione. Il corpo docente deve porsi in maniera motivata, consapevole e partecipe verso la costruzione di una comune filosofia del servizio scolastico, prestando attenzione agli scopi del proprio lavoro e alle relazioni, cercando di sviluppare una logica progettuale. Concorre alla realizzazione di tale obiettivo una comunicazione efficace e non ridondante tra i membri della scuola, che è possibile mettere

chiarati, certi, misurabili. Deve essere possibile intervenire nel processo in corso per aggiustamenti e modifiche. Si devono poter rintracciare a ritroso i passaggi e le procedure che hanno condotto a un certo esito al fine di identificare i punti deboli e superarli. Ciò richiede innanzi tutto la messa a punto di un approccio per processi al posto del tradizionale approccio “funzionale”: le funzioni attribuite ai docenti non sono più compartimenti stagni, collegati solo in senso verticale al ganglio centrale, ma si pongono in senso trasversale rispetto alla struttura. Le attività si dispiegano in sequenze ordinate e ne viene evidenziata la griglia di reciproche interazioni. Sul percorso individuale prevale il gioco di squadra: tutto insieme, il personale coopera orientato all’obiettivo comune. Si tratta di utilizzare sistematicamente nelle attività messe in campo dall’istituzione scolastica il ciclo PDCA (acronimo di Plan Do Check Act = pianificare fare controllare agire), ossia individuare il problema, pianificare l’intervento, elaborare prove per confermare o meno l’esattezza del disegno ipotizzato, confrontare i risultati ottenuti con quanto in precedenza preventivato, intervenire con modifiche in caso di risultato negativo o rendere stabile il risultato, laddove si dimostri positivo. Una simile impostazione porta con sé una serie di azioni conseguenti, tra le quali la necessità di documentare i vari passaggi, standardizzare le operazioni, consentirne il monitoraggio in itinere e produrre continui feedback. Non è difficile prefigurare le problematiche connesse a questo tipo di approccio: il personale può lamentare l’apparente complicarsi delle attività legato alla crescente produzione di documenti, aspetto che può essere facilmente scambiato per un ritorno al caotico affastellarsi di carte tipico della burocrazia. Inoltre l’approccio per processi può risultare “freddo” dal punto di vista della temperatura emotiva e suscitare reazioni negative, perché si tratta pur sempre di ragionare, quanto più 8


RIFLESSIONE

in pratica attraverso un alto livello di organizzazione formale. Da questa prospettiva, il capo d’istituto deve assumere le vesti di un leader trasformazionale, in grado di traghettare l’intero team di collaboratori verso il cambiamento. Il percorso di valorizzazione del capitale umano si attua per mezzo dello sviluppo delle competenze professionali – attraverso la proposizione costante di corsi di formazione e aggiornamento – parimenti allo sviluppo delle dimensioni relazionali. Gestione della qualità e rivalutazione delle risorse umane convergono verso il miglioramento dell’offerta formativa, attraverso un servizio scolastico flessibile, diversificato, che integra e utilizza al meglio risorse e strutture, che impiega tecnologie innovative ed appare in grado di coordinarsi con il contesto territoriale. La scuola, nella sua qualità di agenzia di servizi, deve porre attenzione all’utenza diretta e indiretta, cercando di soddisfarne desideri e bisogni e di anticipare le aspettative dei possibili “clienti”. Se un maggiore coinvolgimento degli stakeholder appare, oltreché fortemente auspicabile, anche possibile attraverso la predisposizione di questionari di gradimento, incontri periodici, focus group, interviste che consentono di circoscriverne i requisiti allo scopo di un soddisfacimento ottimale, più arduo appare tradurre in concreto un ampliamento e miglioramento dei servizi in relazione al territorio. In effetti una progettazione di questo tipo richiede sovente di estendere la flessibilità oraria, di rimodulare i percorsi formativi, di riorganizzare più in generale le attività scolastiche in senso curricolare ed extracurricolare. Tutte condizioni che possono non incontrare il favore dei docenti, chiamati a scardinare abitudini da tempo acquisite e modalità consolidate, nonché ad offrire maggiore disponibilità e impegno rispetto alle attività proposte dalla scuola. Altro punto critico, certo di non facile e immediata soluzione, appare il rapporto con gli Enti locali e le altre realtà istituzionali del territorio, anche a causa della

mancanza di una governance ben definita in base alla quale siano ripartite titolarità e responsabilità per una coprogettazione condivisa degli obiettivi da raggiungere. L’autonomia scolastica, ancorché dichiarata sulla carta, si presenta ancora con margini di indefinitezza e imperfezione, stante ad esempio la determinazione da parte dell’Amministrazione centrale delle risorse fondamentali (umane e finanziarie) con cui gli istituti devono attuare il proprio programma. Una determinazione che tra l’altro avviene a senso unico sulla base di calcoli e grandezze prestabilite, senza alcuna interlocuzione con le scuole. La sussidiarietà, d’altro canto, presuppone una sinergia operativa tra le varie realtà, che nella pratica viene spesso a mancare. In quest’ottica la funzione di raccordo esercitata dal Dirigente scolastico si rivela cruciale: a lui è demandata l’impostazione di un dialogo proficuo e produttivo con il territorio, lo sviluppo di rapporti di partnership che incrementano il valore delle attività, la determinazione degli obiettivi, la coerenza e capacità di ispirare il comportamento altrui.

Verso il bilancio sociale

Esito finale e quasi inevitabile di una nuova visione dell’istituzione scolastica orientata al risultato, alla qualità, al successo formativo degli allievi diventa il bilancio sociale: un documento che la scuola ha facoltà di produrre volontariamente per rendere conto del proprio operato e comunicare all’esterno comportamenti, risultati e impatti delle proprie scelte e del proprio agire in rapporto alla missione e ai valori etici posti a fondamento dell’attività istituzionale. Con il bilancio sociale la scuola si pone sul piano della trasmissione di valori dichiarata e consapevole, attiva e coinvolge gli stakeholder nella creazione di un valore duraturo, destinato a modificare in senso positivo la società. Lucia Presilla Dirigente scolastico


SPIRITUALITÀ

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO Domenica delle Palme Piazza San Pietro 24 marzo 2013 XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù

1. Gesù entra in Gerusalemme. La folla dei discepoli lo accompagna in festa, i mantelli sono stesi davanti a Lui, si parla di prodigi che ha compiuto, un grido di lode si leva: «Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli» (Lc 19,38). Folla, festa, lode, benedizione, pace: è un clima di gioia quello che si respira. Gesù ha risvegliato nel cuore tante speranze soprattutto tra la gente umile, semplice, povera, dimenticata, quella che non conta agli occhi del mondo. Lui ha saputo comprendere le miserie umane, ha mostrato il volto di misericordia di Dio e si è chinato per guarire il corpo e l’anima. Questo è Gesù. Questo è il suo cuore che guarda tutti noi, che guarda le nostre malattie, i nostri peccati. E’ grande l’amore di Gesù. E così entra in Gerusalemme con questo amore, e guarda tutti noi. E’ una scena bella: piena di luce - la luce dell’amore di Gesù, quello del suo cuore - di gioia, di festa. All’inizio della Messa l’abbiamo ripetuta anche noi. Abbiamo agitato le nostre palme. Anche noi abbiamo accolto Gesù; anche noi abbiamo espresso la gioia di accompagnarlo, di saperlo vicino, presente in noi e in mezzo a noi, come un amico, come un fratello, anche come re, cioè come faro luminoso della nostra vita. Gesù è Dio, ma si è abbassato a camminare con noi. E’ il nostro amico, il nostro fratello. Qui ci illumina nel cammino. E così oggi lo abbiamo accolto. E questa è la prima parola che vorrei dirvi: gioia!

Non siate mai uomini e donne tristi: un cristiano non può mai esserlo! Non lasciatevi prendere mai dallo scoraggiamento! La nostra non è una gioia che nasce dal possedere tante cose, ma nasce dall’aver incontrato una Persona: Gesù, che è in mezzo a noi; nasce dal sapere che con Lui non siamo mai soli, anche nei momenti difficili, anche quando il cammino della vita si scontra con problemi e ostacoli che sembrano insormontabili, e ce ne sono tanti! E in questo momento viene il nemico, viene il diavolo, mascherato da angelo tante volte, e insidiosamente ci dice la sua parola. Non ascoltatelo! Seguiamo Gesù! Noi accompagniamo, seguiamo Gesù, ma soprattutto sappiamo che Lui ci accompagna e ci carica sulle sue spalle: qui sta la nostra gioia, la speranza che dobbiamo portare in questo nostro mondo. E, per favore, non lasciatevi rubare la speranza! Non lasciate rubare la speranza! Quella che ci dà Gesù

2. Seconda parola. Perché Gesù entra in Gerusalemme, o forse meglio: come entra Gesù in Gerusalemme? La folla lo ac10


RIFLESSIONE

clama come Re. E Lui non si oppone, non la fa tacere (cfr Lc 19,39-40). Ma che tipo di Re è Gesù? Guardiamolo: cavalca un puledro, non ha una corte che lo segue, non è circondato da un esercito simbolo di forza. Chi lo accoglie è gente umile, semplice, che ha il senso di guardare in Gesù qualcosa di più; ha quel senso della fede, che dice: Questo è il Salvatore. Gesù non entra nella Città Santa per ricevere gli onori riservati ai re terreni, a chi ha potere, a chi domina; entra per essere flagellato, insultato e oltraggiato, come preannuncia Isaia nella Prima Lettura (cfr Is 50,6); entra per ricevere una corona di spine, un bastone, un mantello di porpora, la sua regalità sarà oggetto di derisione; entra per salire il Calvario carico di un legno. E allora ecco la seconda parola: Croce. Gesù entra a Gerusalemme per morire sulla Croce. Ed è proprio qui che splende il suo essere Re secondo Dio: il suo trono regale è il legno della Croce! Penso a quello che Benedetto XVI diceva ai Cardinali: Voi siete principi, ma di un Re crocifisso. Quello è il trono di Gesù. Gesù prende su di sé... Perché la Croce? Perché Gesù prende su di sé il male, la sporcizia, il peccato del mondo, anche il nostro peccato, di tutti noi, e lo lava, lo lava con il suo sangue, con la misericordia, con l’amore di Dio. Guardiamoci intorno: quante ferite il male infligge all’umanità! Guerre, violenze, conflitti economici che colpiscono chi è più debole, sete di denaro, che poi nessuno può portare con sé, deve lasciarlo. Mia nonna diceva a noi bambini: il sudario non ha tasche. Amore al denaro, potere, cor-

ruzione, divisioni, crimini contro la vita umana e contro il creato! E anche - ciascuno di noi lo sa e lo conosce - i nostri peccati personali: le mancanze di amore e di rispetto verso Dio, verso il prossimo e verso l’intera creazione. E Gesù sulla croce sente tutto il peso del male e con la forza dell’amore di Dio lo vince, lo sconfigge nella sua risurrezione. Questo è il bene che Gesù fa a tutti noi sul trono della Croce. La croce di Cristo abbracciata con amore mai porta alla tristezza, ma alla gioia, alla gioia di essere salvati e di

fare un pochettino quello che ha fatto Lui quel giorno della sua morte. 3. Oggi in questa Piazza ci sono tanti giovani: da 28 anni la Domenica delle Palme è la Giornata della Gioventù! Ecco la terza parola: giovani! Cari giovani, vi ho visto nella processione, quando entravate; vi immagino a fare festa intorno a Gesù, agitando i rami d’ulivo; vi immagino mentre gridate il suo nome ed esprimete la vostra gioia di essere con Lui! Voi avete


RIFLESSIONE

uscire da se stessi, alle periferie del mondo e dell’esistenza per portare Gesù! Tre parole: gioia, croce, giovani. Chiediamo l’intercessione della Vergine Maria. Lei ci insegna la gioia dell’incontro con Cristo, l’amore con cui lo dobbiamo guardare sotto la croce, l’entusiasmo del cuore giovane con cui lo dobbiamo seguire in questa Settimana Santa e in tutta la nostra vita. Così sia.

una parte importante nella festa della fede! Voi ci portate la gioia della fede e ci dite che dobbiamo vivere la fede con un cuore giovane, sempre: un cuore giovane, anche a settanta, ottant’anni! Cuore giovane! Con Cristo il cuore non invecchia mai! Però tutti noi lo sappiamo e voi lo sapete bene che il Re che seguiamo e che ci accompagna è molto speciale: è un Re che ama fino alla croce e che ci insegna a servire, ad amare. E voi non avete vergogna della sua Croce! Anzi, la abbracciate, perché avete capito che è nel dono di sé, nel dono di sé, nell’uscire da se stessi, che si ha la vera gioia e che con l’amore di Dio Lui ha vinto il male. Voi portate la Croce pellegrina attraverso tutti i continenti, per le strade del mondo! La portate rispondendo all’invito di Gesù «Andate e fate discepoli tutti i popoli» (cfr Mt 28,19), che è il tema della Giornata della Gioventù di quest’anno. La portate per dire a tutti che sulla croce Gesù ha abbattuto il muro dell’inimicizia, che separa gli uomini e i popoli, e ha portato la riconciliazione e la pace. Cari amici, anch’io mi metto in cammino con voi, da oggi, sulle orme del beato Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI. Ormai siamo vicini alla prossima tappa di questo grande pellegrinaggio della Croce. Guardo con gioia al prossimo luglio, a Rio de Janeiro! Vi do appuntamento in quella grande città del Brasile! Preparatevi bene, soprattutto spiritualmente nelle vostre comunità, perché quell’Incontro sia un segno di fede per il mondo intero. I giovani devono dire al mondo: è buono seguire Gesù; è buono andare con Gesù; è buono il messaggio di Gesù; è buono 12


ESPERIENZE

Concorso Nazionale “Un ospedale con più Sollievo” organizzano Fondazione Gigi Ghirotti - UCIIM - Fondazione Alessandra Bisceglia – W ALE

Regolamento Art.1 Lo scopo del concorso è quello di sensibilizzare gli alunni di tutte le età, i docenti e le famiglie sul tema del Sollievo, inteso non come la negazione definitiva del dolore fisico, ma piuttosto come sostegno sollecito ed amorevole nel dolore fisico, psicologico e spirituale al malato specie se cronico in evoluzione di malattia. La partecipazione al concorso, come momento importante di crescita nella coscienza collettiva del valore insostituibile del sollievo, si propone come strumento per favorire un percorso formativo alla scoperta del mondo della sofferenza e quindi del sollievo, insieme ai propri insegnanti e alle proprie famiglie. In particolare, per i concorrenti più piccoli, l’obiettivo primario è sensibilizzare i bambini alla scoperta e quindi all'accettazione del malato, dell'anziano

e in genere delle persone in difficoltà. E’ noto che l’assistenza agli infermi nasce da iniziative di carità e volontariato rivolte a pellegrini e/o a persone che, dato il loro basso ceto sociale, non potevano permettersi le spese per le cure. Infatti i primi ospedali, nascono come assistenza ai pellegrini in viaggio verso luoghi particolarmente significativi per i credenti (Roma, Loreto, Terra Santa…). Da qui la proposta rivolta agli studenti universitari di riflettere, attraverso un percorso di ricerca autonomo, sul significato dell’assistenza sanitaria come iniziativa gratuita di solidarietà allo scopo di donare sollievo. Art.2

Il concorso è riservato esclusivamente agli alunni/studenti di: Ultimo anno delle sezioni della scuola dell’infanzia V classe della scuola primaria. III classe della scuola secondaria di primo grado. Classi del primo biennio della scuola superiore. Classi delle sezioni ospedaliere di ogni ordine e grado. Corsi di laurea triennale e specialistica. Art.3 Gli elaborati devono riguardare la tematica del sollievo e consistono in: Ultimo anno delle sezioni della scuola dell’infanzia: un plastico o un poster. V classe della scuola primaria: prodotto


ESPERIENZE

iconografico o testo. III classe della scuola secondaria di primo grado: un prodotto iconografico con didascalie esplicative oppure un fumetto. Primo biennio della scuola superiore: videoclip. Per la scuola ospedaliera: prodotto iconografico o testo o videoclip. Per la sezione universitaria, l’elaborato scritto e iconografico da produrre può essere rappresentato: da una ricerca sui luoghi storici di assistenza sanitaria di una città e/o una regione italiana, finalizzata a promuoverne lo sviluppo; oppure da un testo narrativo incentrato su esperienze relazionali che valorizzano il significato della solidarietà all’interno di luoghi assistenziali e situazioni personali, reali o immaginate. In entrambi i casi il testo prodotto può essere arricchito da immagini e testimonianze

ficoltà. Il linguaggio del cuore, la bontà e la comprensione saranno capite in ogni situazione di disagio. Il prodotto iconografico può essere un disegno o una composizione arricchita da ritagli di giornali, illustrazioni, fotografie, fumetti. Può essere accompagnato da una breve descrizione dell’elaborato. Il testo (poesia, prosa, filastrocca, altro) non deve superare i 600 caratteri (spazi esclusi). Il videoclip: deve essere in formato video-DVD (16/9 o 4/3) della durata massima di 1,5 minuti (compresi l’introduzione e i titoli di coda). il videoclip deve essere un video sceneggiato o con animazioni digitali. Non verranno presi in considerazione quei videoclip che contengono sequenze di fotografie o immagini fisse accompagnate da testi scritti.

Art.4

Le scuole ospedaliere dovranno inviare, insieme all’elaborato, un elenco di materiale o attrezzature finalizzate al miglioramento dell’attività didattica.

Caratteristiche degli elaborati che possono essere individuali o di gruppo: Il plastico o il poster: può essere utilizzato qualsiasi tipo di materiale e/o tecnica artistica. E' opportuno far pervenire il prodotto accompagnato da una breve descrizione. Il lavoro deve essere realizzato da tutti i componenti della sezione e dovrà avere uno dei seguenti titoli: Un abbraccio, una carezza o un sorriso per esserti vicino ed alleviare il tuo dolore. Ti aiutiamo con la nostra gioia ad essere coraggioso per superare le tue dif-

La ricerca/testo narrativo non deve superare le 10 pagine A4 scritte con carattere Times New Roman 10. Art.5 È obbligatorio partecipare al concorso con un solo elaborato per sezione, classe scolastica o per studente universitario. versitario Art.6 Gli elaborati dovranno pervenire, entro 14


ESPERIENZE

e non oltre l’ 8 aprile 2013 (prorogato al 25 aprile 2013), 2013) a: Fondazione Nazionale “Gigi Ghirotti” Via Fratelli Ruspoli, 2 00198 Roma Art.7 Il videoclip dovrà essere spedito per posta ordinaria, masterizzato su supporti ottici DVD o CD. Art.8 Il plico degli elaborati non deve essere firmato, né deve evidenziare il nome dei concorrenti o della Scuola di provenienza. Esso dovrà contenere una in busta chiusa non intestata con: con una scheda indicante i riferimenti della Scuola che partecipa al concorso (Denominazione, Via, Città, C.A.P., Telefono), del dirigente scolastico, dell’insegnante che ha guidato gli alunni nell’elaborazione dei lavori (Cognome e nome, Via, Città, C.A.P., telefono) e l’elenco degli alunni che hanno partecipato al lavoro (come scheda allegata in ultima pagina); nominativo dello studente universitario, corso ed anno di laurea frequentato, università d’appartenenza e recapito telefonico. Art. 9 Il giudizio della giuria, che è composta da rappresentanti delle organizzazioni promotrici, è insindacabile. Art.10 Sono posti in palio sei premi, cinque offerti dalla Fondazione Nazionale Gigi Ghirotti, uno dalla Fondazione Alessandra Bisceglia, da assegnare come segue: 1 premio di € 500,00 al miglior elabora-

to prodotto dagli alunni della scuola dell’infanzia; 1 premio di € 500,00 al miglior elaborato prodotto dagli alunni della V classe della scuola primaria; 1 premio di € 500,00 al miglior elaborato prodotto dagli alunni della III classe della scuola secondaria di primo grado; 1 premio di € 500,00, intitolato a “Anna Maria Verna”, al miglior elaborato prodotto dagli alunni del primo biennio della scuola superiore. 1 premio di € 500,00 massimo, destinato esclusivamente all’acquisto del materiale o delle attrezzature indicate nell’elenco di cui all’art.4, per il miglior elaborato iconografico o testuale o video prodotto dagli alunni della scuola ospedaliera. 1 premio di € 500,00, intitolato ad “Alessandra Bisceglia”, destinato alla migliore ricerca/testo narrativo sugli antichi luoghi di cura del nostro Paese, prodotta da uno o più studenti universitari. Ad eccezione del premio che sarà assegnato allo studente vincitore nella sezione universitaria, i premi destinati alle altre sezioni di concorso sono attribuiti all’intera classe e non ai singoli studenti esecutori dell’elaborato. Targhe e medaglie sono offerte dall’UCIIM. Alle scuole di appartenenza degli alunni vincitori verranno assegnate le targhe per il miglior elaborato. Agli insegnanti che hanno curato gli elaborati dei vinci-


ESPERIENZE

tori verrà attribuita una medaglia di riconoscimento. A tutti gli studenti che parteciperanno al concorso verrà rilasciato il diploma di partecipazione. Alla scuola che avrà partecipato con più elaborati verrà consegnata una targa di riconoscimento. I premi, le targhe, le medaglie e i diplomi si ritirano personalmente durante la celebrazione della Giornata Nazionale del Sollievo a Roma, presso il “Policlinico Agostino Gemelli”. Gemelli” In collaborazione con Università Cattolica del Sacro Cuore Associazione Culturale Attilio Romanini A.I.I.R.O. Associazione Italiana Infermieri di Radioterapia Oncologica MIUR – Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione Con il patrocinio Ministero della Salute Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Art.11

Le buste contenenti le schede di partecipazione verranno aperte a premio assegnato e verrà data notizia dell’esito agli organi di informazione ed agli interessati con lettera personale. Art.12 Gli elaborati pervenuti resteranno di proprietà della Fondazione Gigi Ghirotti, dell’U.C.I.I.M. e dell’Associazione Culturale Attilio Romanini, che si riservano la possibilità di pubblicarli successivamente. Art.13 La cerimonia di premiazione avrà luogo al Policlinico “Agostino Gemelli” durante la celebrazione della XII Giornata Nazionale del Sollievo (26 maggio 2013). Art.14 La partecipazione al concorso comporta l’incondizionata accettazione di tutti gli articoli del presente regolamento.

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PROPOSTE

MOODLE: e-learning a scuola Corso di formazione on line per l’utilizzo della piattaforma MOODLE in ambito didattico

“L’e-learning nella scuola nasce dall’esigenza di introdurre le nuove tecnologie della multimedialità e delle reti per migliorare le modalità di insegnamento e i processi di apprendimento, sulla base di un’idea generale di maggiore attenzione alla qualità dell’apprendimento. L’e-learning è visto soprattutto come supporto alla didattica in presenza e non come sostitutivo dell’attività in aula e in laboratorio. Esso consente l’accesso dello studente secondo tempi e ritmi propri, in particolare per le attività di recupero e rinforzo. Particolarmente importante appare l’uso dell’e-learning per gestire interventi di recupero nei mesi estivi. I risultati attesi riguardano soprattutto la possibilità di personalizzazione dell’insegnamento e la

A seguito della riunione del Consiglio Regionale del 27 marzo 2013, questo corso sarà GRATUITO per tu% i soci in regola con l’iscrizione per l’anno 2013! La decisione è stata presa in considerazione della situazione economica del momento e della *pologia di soci che ne hanno fa-o richiesta. Coloro che hanno versato la quota precedentemente richiesta verranno completamente rimborsa*.

Finalità: L’UCIIM Lazio si prone di offrire una formazione che vada dall’ideazione all’implementazione di corsi da utilizzare come integrazione o come supporto alla didattica in classe, con strumenti opensource (gratuiti e liberi), al fine di promuovere quelle competenze sempre più richieste sia dal mondo istituzionale della Scuola sia dalle esigenze culturali e sociali degli alunni. Obiettivi: Esplorare le principali potenzialità didattiche della piattaforma MOODLE Conoscere e usare le principali risorse e attività Costituire un gruppo di lavoro che utilizzi e verifichi le potenzialità di MOODLE per integrare la didattica curricolare ed extracurricolare Utilizzare MOODLE come ambiente di sperimentazione, collaborazione e condivisione di esperienze fra i docenti


PROPOSTE

Programma: Filosofia di Moodle - Instrutional design: la progettazione della formazione on line Sito e community di riferimento La struttura di Moodle: parti, componenti e blocchi Tipologie di corsi: relazionali, argomenti, settimanali Organizzazione di un corso: utenti e ruoli Le risorse Le attività Ogni corsista sarà poi docente in un corso costruito per i propri colleghi al fine di mettere in pratica e riflettere sulle strategie adottate. Saranno previsti anche approfondimenti sull’uso degli SCORM e di alcuni software autori. Modalità di partecipazione e informazioni Il corso è rivolto a tutti i soci UCIIM in regola con l’adesione all’Associazione per l’anno 2013. Chi non fosse già iscritto lo può fare contestualmente, all’iscrizione al corso. Il costo del corso per i soci è di 20 Euro, per i non soci diventa 55 Euro, compresa la quota di adesione. Tempi: Il corso durerà 5 mesi: da aprile a settembre 2013. Le iscrizioni devono pervenire entro il 15 aprile 2013 a uciimlazio@gmail.it Ogni partecipante al corso inoltre ha uno sconto del 30% sull’acquisto di un servizio di hosting presso Ergonet.it per avere un dominio personale su cui installare Moodle o creare un sito proprio.

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PROPOSTE

Corso di formazione per docenti di Religione Cattolica Gesù” ” La Parola che cura, la Parola che orienta: “L’arte educativa di Gesù L’azione formativa promossa dall’UCIIM - Lazio ha la finalità di identificare strumenti e metodologie che hanno l’obiettivo di accrescere le competenze relazionali e metodologiche dei docenti di Religione Cattolica in vista della nascita di una comunità di pratica professionale. Vogliamo dar vita ad un luogo che sia una “esperienza di condivisione di conoscenze e di esperienze professionali” sull’insegnamento della Religione Cattolica, dove ciascun insegnante ha la possibilità di apprendere e fare Comunità nel web e avere specifici momenti di formazione. L’idea di fondo della comunità di pratica è tanto semplice quanto efficace: se ho un problema, chiedo aiuto a chi probabilmente lo ha già affrontato (un collega o un gruppo di colleghi); se mi viene data una soluzione e la comprendo, ho imparato una cosa nuova; se non mi viene data, provo a cercarla insieme ad altri che hanno (o potrebbero avere in futuro) il mio stesso problema. Gli obiettivi : rafforzare la percezione di Sé e del proprio ruolo, del lavoro svolto e le modalità di relazionarsi con gli altri siano essi studenti, dirigente scolastico, colleghi; concentrarsi sulla missione professionale ed acquisire strumenti capaci di ridurre lo stress e a contenere situazioni di disagio; motivare i docenti sul tema dell’educazione integrando l’esperienza personale, il magistero dei vescovi italiani, l’insegnamento di Gesualdo Nosengo. I contenuti Il corso di formazione intende cogliere aspetti centrali nell’azione educativa della scuola, in particolare si sofferma sul “ruolo di docente”, sulle difficoltà e le risorse personali e comunitarie, sulla “qualità dell’azione educativa”. Ampio spazio è offerto alla percezione dei compiti da svolgere e attuare per realizzare la “missione” di educatore propria di ogni docente. Accanto al percorso denso di contenuti sono offerti testi (documenti e scritti di educatori cattolici) che permettono la maturazione e la riflessione personale e tra docenti, oltre all’acquisizione di conoscenze e competenze specifiche. Il corso di formazione si svolge in modalità “blended learning” con momenti formativi in aula


PROPOSTE

(12 ore) e on line (24ore) con la piattaforma e-learning, per un totale di 36 ore di formazione

Laboratorio

E-learning

1) Una lettura del vivere la professione docen- 1. Analisi dei compiti: sono un insegnante; te di IRC 2. La vocazione educativa: “essere” docente. 2) La “missione educativa”: gli obiettivi di sviluppo professionale

1. Cultura e insegnamento dell’IRC; 2. Il senso della missione educativa; 3. La responsabilità dell’educare

3) La “Visione” dell’IRC: imparare ad identifi- 1. Emmaus: la ricerca di un modello care le risorse, le opportunità senza dimenti2. Urgenze e priorità; care le debolezze. 3. Dio il primo educatore del suo popolo; 4) La “progettazione” : capacità di mediazio- 1. Interrogare e lasciarsi interrogare; ne tra istanze educative e interessi 2. Chiesa madre e maestra; 5) Lo “stile educativo”: ideazione del percorso 1. La vita dello spirito; di sviluppo personale e professionale 2. Verso il modello “Gesù di Nazareth” 6) La “valutazione”: uno sguardo che va verso 1. Avvio della comunità di prativa. il futuro

I percorsi formativi e i laboratori verranno attivati se si raggiuge il numero minimo di 12 allievi (nelle singole diocesi e nelle zone UCIIM) Per partecipare inviare un e-mail a: uciimlazio@gmail.com oppure irc@uciim.lazio.it. Le quote di partecipazione sono: Iscritti all’UCIIM 60,00 e Non iscritti all’UCIIM € 90,00 (È compresa la quota associativa per l’anno 2013) Comitato scientifico: Prof.ssa Maria Rita Tarquini (docente di laboratorio/aula), Prof. Luca Utili (docente e-learning), Prof. Massimo Angeloni (Direttore del Corso) La scheda di iscrizione si trova sul sito http://www.uciim.lazio.it L’UCIIM È SOGGETTO QUALIFICATO DAL MIUR PER LA FORMAZIONE DM 177/2000 e DM 05.07.2005, Prot. n. 1229

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PROPOSTE

MULTIMEDIALITÀ TRA COMPUTER E LIM Corso di Formazione e Aggiornamento sulla Didattica, attraverso la Nuova Tecnologia della Lavagna Interattiva Multimediale (LIM) Il Corso di Formazione e Aggiornamento è destinato agli insegnanti di ogni ordine e grado che aspirino ad acquisire competenze metodologiche, didattiche e tecnologiche nella progettazione di contenuti digitali attraverso uno strumento digitale come la lavagna interattiva multimediale. La facilità di approccio, l’utilizzo di più canali comunicativi, da quello visivo a quello verbale, fanno della LIM uno strumento innovativo con notevoli benefici sia per i docenti sia per gli alunni Obiettivi del Corso Il corso ha come obiettivi l’acquisizione di competenze necessarie a: Progettare contenuti digitali di insegnamento Ricercare, catalogare e salvare risorse didattiche disponibili on-line attraverso la LIM Organizzare un modello di lavoro didattico per la propria disciplina in ambiente e-learning con la LIM Realizzare percorsi didattici per le discipline coinvolte (Italiano, Matematica, Scienze, etc.) che sfruttino un ambiente di apprendimento collaborativo e gli oggetti multimediali Integrare nella didattica quotidiana le potenzialità della LIM con l’ausilio di nuovi strumenti tecnologici e risorse multimediali (Learning Objects) Sperimentare semplici strumenti per la realizzazione di contenuti digitali per la didattica Valorizzare le competenze del personale docente in termini di didattica con le nuove tecnologie Sviluppo di esperienze Modulo base (1 incontro) Tipologie di LIM: dalla Smartboard alla WiiLD LIM intesa come strumento quotidiano di lavoro: processi educativi quotidiani da attivare attraverso la LIM. Strumenti di interazione: software proprietari e opensource Modulo 1 (2 incontri) Piano di ricerca, elaborazione e presentazione di informazioni ai fini di approfondimenti tematico/disciplinari. Impostare e gestire attività didattiche con gli strumenti di interazione Software per costruire Learning Object interattivi Modulo 2 (1 incontro) Condivisione sul web del materiale Trasformare l’idea didattica in progetto didattico Strumenti tecnologici a supporto del progetto didattico e delle metodologie Proporre e gestire attività didattiche con l’uso delle tecnologie.


PROPOSTE

Docente del corso: corso prof. Massimo Angeloni , Progettista di learning object ed e-learning Sede del Corso: A RICHIESTA NELLE SCUOLE O NELLE SEZIONI Struttura e durata del Corso Il Corso si sviluppa in quattro incontri di due ore ciascuno per un totale di 8 ore in presenza e 12 ore on line (Totale 20 ore). La metodologia didattica si baserà su attività laboratoriali e finestre pedagogiche tese a formare nel corsista le competenze all’uso di ambienti didattici, come la LIM, nei processi di insegnamento/apprendimento Modalità di partecipazione Tutto il materiale del corso sarà messo a disposizione dei corsisti (soci UCIIM) sulla piattaforma di UCIIM Lazio, Lazio alla quale i corsisti possono accedere tramite account fornito durante il corso.

Il Corso si concluderà con l’elaborazione ad opera dei corsisti di un lavoro finale (Project Work).

Attestazione di partecipazione al corso Ai partecipanti sarà rilasciato attestato di partecipazione dall’UCIIM quale Ente riconosciuto

dal MIUR come soggetto qualificato per la formazione del personale della scuola (ai sensi del D.M. n. 177 del 10/07/2000, del D.M. del 23/5/2002 e del D.M. del 5/7/2005).

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