Perché la fotografia? Perché la considero l’arte che ha il potere di ricreare storie nel tempo. Puoi immaginare, puoi percepire i ricordi e le emozioni. Il fotografo é la persona che attraverso la perfetta luce, colori ed effetti può mostrarti la reale bellezza dietro ad un’immagine. Felice Privitera
FELICE PRIVITERA
“IL CAMMINO DI SANTIAGO” PERSONALE DI FOTOGRAFIA
DAL 09 AL 17 GENNAIO 2016 MANSOURCING SPAZIO CONTEMPORANEO VIA ACQUANUOVA 244 CALTAGIRONE (CT)
CURATORE DEMETRIO DI GRADO TESTO IN CATALOGO MOLLY NARCISO FOTO PROPRIETA’ DELL’AUTORE IMPAGINAZIONE E GRAFICA DEMETRIO DI GRADO CONTATTI ASSOCIAZIONEMANSOURCING@GMAIL.COM MANSOURCING.WIX.COM / SPAZIOCONTEMPORANEO FACEBOOK.COM /ASSOCIAZIONEMANSOURCING ISSUU.COM/MANSOURCING
Il Cammino di Santiago Un diario fotografico da condividere, un reportage, un racconto autorale “Cammino di Santiago”, 800 km un percorso che i pellegrini percorrevano sin dal Medioevo per raggiungere il santuario di Santiago e che attraverso queste foto raccontano un personale cammino ricco di dettagli, non sono solo immagine di un tempo impressionato in un frame, non sono istanti, ma la sintesi di tante domande…incontri casuali, scambio di esperienze, paesaggi suggestivi, personaggi del luogo e la natura in tutta la sua maestosità. Felice Privitera: lo scorso maggio ad Oslo ho incontrato un signore americano di origine calabrese con il quale ho condiviso la stessa stanza di ostello. Mentre facevamo colazione, lui mi ha parlato del suo “Cammino” conclusosi per la quarta volta, durante il cammino ha incontrato una coppia svedese che lo ha ospitato in Norvegia e per quattro giorni ha soggiornato a Oslo, mi ha raccontato dei suoi quattro cammini per Santiago, io volevo perfezionare la mia conoscenza dello spagnolo, conoscere gran parte del nord della Spagna, imparare lo spagnolo e stare più in contatto con la natura. Quasi un mese e 29 giorni di cammino, ero alla ricerca di un progetto. Un progetto che si è nella sua interezza concretizzato durante questo cammino, Felice Privitera è di Caltagirone, ha 27 anni, non sarà un caso o forse sì eppure intraprende un cammino per Santiago (San Giacomo Maggiore) Santo patrono anche della sua città di origine. Tre anni di intensa ricerca fotografica, maturati durante un percorso che le sue opere fotografiche raccontano intrise di significato, simbologie, icone, paesaggi suggestivi, incontri ed esperienze che superano la personale visione e si arricchiscono di profondo significato umano, i protagonisti nelle sue foto sono proprio i pellegrini. Felice Privitera: ho incontrato un ex militare tedesco, partito da Francoforte (GE) insieme al suo cane un siberian husky di tredici anni, tutti gli avevano detto che non avrebbe potuto affrontare questo viaggio dalla Germania, inoltre non potendo dormire negli ostelli poiché non tutti accettavano la presenza di un quattro zampe, si è ritrovato a dover dormire per tutto il viaggio (almeno l’ 80% delle notti) con lui come sua unica fonte di calore dentro il sacco a pelo, l’ho incontrato in un ostello dove ho pernottato, solo che lui dormiva nella veranda insieme al cane, io ero dentro e lui era fuori. E’ come immaginare per immagini, immaginarne la fatica, la stanchezza, la meraviglia, l’emozione…un pellegrinaggio in cui oggi timbri e passaporto segnano insieme alle sue foto un grande documento conquistato come la “Compostela” pergamena consegnata a chi ha completato il suo lungo cammino spirituale, cosi anche noi attraverso queste foto, attraverso questo racconto a colori e in bianco e nero possiamo raccogliere una semplice conchiglia come simbolo di un cammino che per tra questi frame ci portano verso il “Cammino di Santiago “. Felice Privitera: Ho incontrato una coppia che vive sul cammino, esattamente alla fine di una foresta, in una casa senza luce, né acqua, questa coppia offre da mangiare ai pellegrini in cambio di un offerta, la mia riflessione è stata…” voi state andando nella giusta direzione, noi in quella sbagliata”. Molly Narciso
Conosco Felice dal qualche anno, da quando ha deciso di intraprendere la strada della fotografia. Ho avuto modo di vedere la sua crescita artistica e notare che il suo occhio maturava ad ogni scatto, il successivo era migliore del precedente, fino a raggiungere il suo vero spirito, quello della Street Photography. Le fotografie di strada hanno il vantaggio di essere immediate, di raccontare una storia nella sua semplice spontaneità del soggetto che si trova all’interno di un ambiente non costruito e quella del fotografo, fondamentale per quest'arte, che deve delineare in un semplice scatto la realtà apparente. L'occhio e il tempismo sono aspetti fondamentali di quest’arte e Felice ne ha colto tutti gli aspetti, passa da scenari urbani, come catturare un momento di pausa al The Roof Garden di Londra, a quelli domestici, immortalando i propri familiari durante una tradizionale ricorrenza tipica delle zone natie, dimostrando che la parte fondamentale di una foto è il fotografo perché la “Fotografia è ben più di ciò che si sta guardando”. I soggetti di Felice sono le persone comuni, i bambini, i momenti di incontro sociali tutti caratterizzati dal bianco e nero che la fa da padrona. Sono sicura che la sua crescita sia dovuta hai numerosi viaggi che ha intrapreso in questi anni e che gli hanno permesso di crescere molto velocemente. Sono consapevole che non si fermerà qui, questa mostra e solo l'inizio di altri lunghissimi viaggi. La mostra si articola nell'intercalare di ritratti e paesaggi che Felice ha incontrato e che ha imparato a conoscere, soffermandosi non solo sul suo cammino ma osservando anche, chi come lui, ha deciso di percorrere questo viaggio e dando immagine ad altri occhi. Ho avuto la fortuna di seguirlo nel suo cammino ascoltando e vedendo cosa avesse da divulgare, anche se Felice è un ragazzo di poche parole ma, ciò che non dice, lo divulga attraverso la fotografia. Ho fatto solo una domanda, gli ho chiesto di definirsi in due semplici parole, la sua risposta è stata: “Sono FELICE” , credo che questa risposta riassuma tutto di lui. Noemi Amato
Quella del Cammino di Santiago è un’esperienza che consiglio a tutti di fare almeno una volta nella vita. Non ricordo qual è stato l’esatto momento in cui ho deciso di intraprendere questo pellegrinaggio, diversi sono stati gli input che ho ricevuto qualche mese prima della mia decisione. Avevo voglia di staccare dalla vita quotidiana, ritornare a stretto contatto con la natura e iniziare a viaggiare con lo zaino in spalla. Un viaggio per riuscire a capire più se stessi, un viaggio come esatta metafora della vita. I passi lenti che ci fanno scorgere il nuovo, il bello che non siamo più abituati a vedere, a causa dei ritmi frenetici che la routine ci impone. Un cammino che porta persone spinte da motivazioni diverse, a condividere emozioni ed esperienze e vivere l’esperienza con lo stesso spirito. All’interno della mostra è possibile riuscire a percepire la magia di questo percorso, così antico e radicato in Europa, attraverso storie e testimonianze di persone che hanno deciso di dedicare la propria vita sul Cammino. Felice Privitera
A guidarci lungo gli 800 chilometri che ci porteranno a Santiago, troviamo, lungo tutto il percorso le colonnine in pietra con la conchiglia su maiolica blu e le frecce gialle ad indicarci la strada da seguire. Molto spesso un solo paio di scarpe non bastano a completare il tragitto, ed è per questo che lungo il cammino, capita spesso di vedere scarpe lasciate dai pellegrini, con dentro un messaggio e qualche sasso.
Un personaggio unico, che quando non è in cammino offre servizi ai pellegrini. Ha percorso il suo primo cammino nel 1971, in quell’anno ci sono stati 26 pellegrini che hanno raggiunto Santiago. In quegli anni sul tragitto vi erano soltanto uno o due ostelli, quindi anche una semplice doccia o un tetto dove ripararsi era da considerarsi una grande fortuna. Lobato nel corso degli anni ha visto i tanti cambiamenti sul cammino, prima l’arrivo dei pellegrini nei paesi era vissuto come una festa, si veniva invitati a casa per un pasto caldo o un breve riposo. Adesso il cammino è divenuto una sorta di competizione, ma nonostante questo, lo spirito di convivenza e condivisione resta quasi intatto. Lobato ha perso quasi il conto delle volte che ha completato il Cammino di Santiago, chilometri e chilometri percorsi, scarpe consumate, esperienze, amicizie, ricordi, gioie e sofferenze condivise, questa è la grande ricompensa che offre il cammino. Fino alla fine dei suoi giorni vorrà fare il pellegrino e riposare nel suo paese in piedi per l’eternità.
Si inizia la giornata camminando, non sapendo cosa incontreremo sulla nostra strada. Paesi, villaggi, pellegrini con cui condividere la strada, oppure solamente noi e i chilometri che ci dividono alla meta prefissata per quel giorno. La piÚ assoluta tranquillità , senza lo stress della vita moderna, accompagnati da paesaggi mozzafiato che la natura ci regala. Quando si sente il bisogno di risposare si cammina fino a trovare aree di descanso lungo il tragitto, oppure decidere di fermarsi una breve pausa in città conversando con le persone o godersi l’architettura particolare di una chiesa.
Ormai la meta è lì ad un passo, una volta arrivati alla periferia di Santiago, vogliamo solo sapere quanta strada ancora c’è da fare per raggiungere Plaza del Obradoiro, per poter ammirare finalmente, La cattedrale di Santiago. Entrando in Galizia sulle colonnine trovavamo segnalati i chilometri che iniziano a diminuire ogni 500 metri, e ci avvicinano sempre più al nostro traguardo. .
La mattina per il pellegrino è un rito, ogni giorno ci si sveglia in un posto diverso e con una compagnia non sempre uguale. Gli albergue non sono tutti gli stessi, può capitare di ritrovarsi con tutti i compagni di viaggio in quelli un po’ più grandi, oppure si può optare per un albergue con meno posti letto. La sera si passa in compagnia, cucinando insieme e raccontandosi le proprie esperienze di vita e cosa ci ha spinto a percorrere il Cammino.
Un tramonto maestoso, quello che fa da sfondo alla statua di San Rocco, che arriva dopo una lunga e faticosa salita. Quando a fine giornata, l’unica cosa che si vuole, è raggiungere l’albergue per poter recuperare le energie dopo una doccia calda. Il Panorama che ripaga appieno lo sforzo che è servito per raggiungere l’altura e fermarsi un po’ a godersi questo spettacolo per poi proseguire per la nostra strada.
Felice Privitera, Caltagirone 1987. La passione per la fotografia, iniziata nel 2012, lo porta a frequentare un circolo fotografico prima del suo trasferimento a Londra. L’ambiente londinese, la city, stimola la sua ricerca verso il reportage e la street photography. Nel 2015 la sua passione si concretizza con i primi riconoscimenti: a Londra partecipa al progetto “24 hours”, un progetto fotografico internazionale, dove l’obiettivo è raccontare la condizione umana in un giorno intero. Una sua foto viene selezionata ed esposta al Venezuela Exhibit. Contemporaneamente il magazine “TimeOut London” si interessa ai suoi scatti, per raccontare la giornata londinese selezionando 4 foto. Rientrato in Italia, prima del suo prossimo viaggio, partecipa a 2 collettive fotografiche presso la Galleria d’Arte Mansourcing della sua cittadina, Caltagirone. La Galleria ManSourcing gli affida alcuni reportage sui propri progetti di street art posti in essere sul territorio calatino. Ottobre 2015 inizia il cammino di Santiago, che sarà oggetto della sua prima mostra personale. Attualmente sta pianificando di viaggiare nel mondo per scoprire nuove culture.