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ARCHITETTURA DELL'ORATORIO DI SANTA MONICA DI CARASSAI
Dal punto di vista architettonico il progetto risente delle concrete possibilità finanziarie della Confraternita che, pur essendo autonoma riguardo l’erezione della sua sede, non lo era riguardo le scelte costruttive che dipendevano in gran parte dal variabile attivismo dei confratelli nella raccolta delle offerte presso i fedeli.
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La facciata in laterizio è caratterizzata da un ampio portale d’ingresso e dal sovrastante finestrone, uniche fonti di luce, disposte in perfetta simmetria. La severità delle decorazioni ben si attaglia alla concretezza ed alla semplicità della gente dell’entroterra marchigiano, dedita prevalentemente al lavoro dei campi ed ai pochi svaghi. Unici elementi di leziosità li ritroviamo nel frontone, con un coronamento curvilineo che solo accenna allo stile barocco, completato dalla stella e dalla sovrastante formella in cotto di moderna fattura raffigurante la Transizione della Vergine, suddivise dal cornicione aggettante.
In seguito a lavori circostanti la chiesa furono ritrovati dei depositi interrati che servivano per stoccare il grano. (segue)
Questo ritrovamento indica, come sappiamo da documenti di archivio che la fraternitas aveva istituito un monte frumentario allo scopo di distribuire alle famiglie contadine povere il grano o l’orzo di cui avevano bisogno per la semina.
Tale prerogativa venne posta sotto la lente d’ingrandimento dell’arcivescovado per evitare che si concedessero prestiti dietro pagamento e che non fossero previsti pur minimi interessi. Il clero fermano decise pertanto di obbligare la Confraternita a richiedere una autorizzazione preventiva e a pretendere la restituzione della sola quantità di grano concesso.