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TEMPLI Archi, varchi, volte. Arcaici calici vacui e corpi. Pareti irte. Arti, parti, altari; atri tetri e parchi astrali; pietre, speculari.
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INVERNO Non voglio nutrire il mio giardino di inutili foglie, scavando nel manto innevato mi copro le mani, nascoste dall’ombra ghiacciata di un ramo morente.
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QUEL MONDO TANTO VICINO Un mondo di grilli muti, contornati da piccole farfalle dagli occhi strappati; volerei se potessi capire, mantengo alla deriva quel briciolo di vita che attanaglia la mia pelle. Ed allora che quei sibili diventano acidi e ingordi di rumore, di sabbia che si insinua nelle orecchie, ed allora che posso finalmente capire che non ho ali, ma sottili artigli, non ho piĂš occhi e ne voce, e la distanza che manca alla mia destinazione, si tramuta in sottile e fragile ricordo di essere stato anche solo per un istante un uomo perduto nel suo sognare. Non occorre avere i sensi, non importa capire, ma avere la forza di non perire, tra sogni divelti e giorni consacrati al declino del corpo: Ormai mutilato e privo di pensieri. 5
VORREI Vorrei dedicarti Una prosa vuota, che si nutre di tue parole abbandonate. Vorrei portarti un fuoco eterno, che scalda le tue sofferenze emozionali. Solo che non saprei da dove cominciare. Mi limito a limitare me stesso per desiderare ciò che potresti avere.
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INVOLUCRI DI GHIACCIO Rimuovi la cella del mio Io: Imprigiona attimi flebili in circoli di respiri interrotti; il fumo insegue il disegno del mio vagare instabile, tra conifere infette di passioni bruciate. Solo ora incatena la follia, rinchiudila in cubi ghiacciati di calore spento negli anni; gustando l’atroce incastro malato, nel cemento assopito dalle ore nel giorno e nel destino della notte.
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SPIRALI Conservo un cimitero di spirali incastrate nel tempo, infiniti semi cerchi che si attraggono e si respingono, un ballo geometrico casuale, imperfetto. Scuotendo il contenitore potrei ascoltare il profumo dei tuoi occhi.
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SOLE Sei tu che interferisci con le nuvole per non consegnare lacrime? Odi il richiamo della terra e seppellisci il tuo calore, la luce del giorno è tenue rispetto al buio della notte. cedi e cala verso il tuo orizzonte di pace.
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ANTICHI RITI Acqua, nella falce del quarto di luna; sobillano fantasie soprannaturali, si destano in pozze umide le paure infinite. Nel Ventre del piĂš feroce incubo, ricordi e dimenticanze danzano in corpi di zucchero, morbidi e variabili di una fede in mortale ricerca.
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AFFONDARE Basta, mia nave alla deriva, gli ormeggi tesi al tramonto come nodi rinchiusi nelle membra, frastuono di catene abbassate nel tonfo muto delle onde lontane, ho portato alla deriva i miei sogni, nella speranza di vederli affondare, per sempre.
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PARTE DI ME Odio tutto, ogni voce mi turba nella nebbia del mio semplice vivere. Nel seme del mondo, il mio essere trova il suo posto: a disagio si adagia sugli scogli sospesi.
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ROCK Gracchia la cassa con imponenti vibrazioni; geme la voce come frenetica e gutturale intensità . Rullante agita l’aria sudata, con ticchettii ordinati a gocce ineguali di ritmo. Corde affilano le note incastrate dai pedali allineati, per giostre di suoni liquidi. Ora desta movimento porto la mia carne sopra, in mezzo e in ogni lato di questa stanza, agito il mio essere. Il rock non è ancora morto; almeno per oggi.
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DIMENTICA Dimenticati di quello che non ho ricordato; escludimi dal passaggio del sole alla luna, imprimi in te solo la luce dei minuti perduti; io saprò perdonare i miei perdono mancati. e cosÏ sarà solo ora di scusarmi della mia dimenticanza, ora e sempre.
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FIAMMA Volerei se fossi assorto in quel braciere che arde. Invece eccomi qui, immobile e statico dinanzi al fragore del fuoco. Vorrei bruciare i delitti della mia mente, ma insisto a dare fiamma con minuscoli fogli scritti.
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ULTIMO GIORNO Lacrime divise in giganti esseri fragili, ti sei mai legato i polsi con fili d’erba? Dalle feritoie gronda il dolore al fango, hai mai inghiottito il peso del cielo? Sull’asfalto umido piccoli uomini forti, hai mai sorseggiato raggi di un sole morto? versi in vasi divisi, in lacrime poste a macero in caselle di godimento, generosa la grazia per il velo calato, in un buio estremo, di cieca visione, sei riuscito a comprare l’ultimo giorno delle ferie del mondo?
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PAROLE DISEGNATE Nel libro degli occhi strappati, ho colorato le vocali, un nero inchiostro per confondere il lettore. Nella dimensione del tuo stato elettivo ho conosciuto quell’uomo balbuziente, solo allora ho capito che avrei dovuto disegnare archi di lettere e non macchie di parole.
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DROGA Aghi acuminati come code di lucertola morenti, si agitano nel cemento, caldo e modulato dal brutale caldo estivo. Infilati nel ventre, in profondità infinite, lievi corpi metallici si iniettano nei vuoti spazi della carne. Penetra in te l’energia di un moto inerme; e al risveglio, di nuovo desiderio.
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DISTANZE Dove mi porti? Mi vorrei abbandonare lieto a quel vibrare, dove sono oggi le tue parole mancanti? Ho comprato un telescopio per immagazzinare le stelle nel mio corpo. Hai sonno ora? Non ho mai dormito su di un cavo d’acciaio, fa freddo oggi. Forse dovevi girare a destra, quel poco che so è non sapere affatto, e per questo che ci perderemo prima di arrivare, se mai arriveremo.
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NON DORMO Il risveglio mi percuote nell’attesa di un’altra notte; e’ tempo gli attimi sigillano le ora dimenticate. Dopotutto si è ancora svegli per potersi riaddormentare.
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ORTO Ho comprato a febbraio un giardino a quadretti, ho condito la terra di morbide linee; le spine di marzo hanno dato sapore ai frutti speziati, e nel cuore del prato ho divelto le tenere giornate di primavera.
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UNO DEI GIORNI Ho appoggiato sui tuoi occhi il colore della morte, rimani con me stanotte avvolti dal tepore del risveglio nudo. Hai ragione, non dovrei piangere, i miei occhi hanno perso speranza cercando invano il mio volto; e le mie mani scoprono nelle ferite denti sorridenti al piacere dei giorni.
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PUNTI DI VISTA Morbosamente, su ali argentante il caos si muta in calore liquido, brucia il canto della nebbia, e nel freddo ghiaccio invernale i fiori si adagiano nella coltre di fumo e sabbia.
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VERRAI Ancora, ed ancora, affilate pupille si infondono nel crudo ed ansimante vuoto. Ora, ed ora, squadrate pupille di dissolvono nel placido ed onirico silenzio. Verrai, e verrai ora, verrai ancora, sino a tramutare il riso in pianto, fino a trascendere il bene dal male. E verrai ancora ed ancora.
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IMBUTO Amara e critica sostanza, nel lessico sterile divampa la pioggia tra cateti di parole ancora asciutte; inumidire il capo prima di usare imbuti di carta velina per immergere liquidi all’interno del coraggio.
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CONFRONTO Terra, anima devota nel tempo dei fragili equilibri, crosta insanguinata nel raggio del corpo; massicci roteano occhi colmi di agitate gratitudini e nel terzo spazio del cielo odo ora le varie fasi terrestri di conquista del cosmo. Nell’alienante ricerca di fuga, tra sassi uccisi e corpi rotolanti.
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PERDUTO Solo, per un attimo abbandonato nel mio mondo astratto, cosa dovrei vivere se non momenti di stato mentale. Vola, piccola anima mancata alle voglie del tempo, saprai baciare le volontĂ dello spazio del mondo.
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SONNO Abbracciato al mio stato vegetativo, come un ambiguo e docile ramo secco fra le tempeste massoniche del senso dell’essere, mancando solo di lato la quiete tra il folle e il giusto, dormo tra i molti concetti e dogmi che mi assassinano ogni notte il sonno.
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L’ODIO MUTEVOLE Nell’odio sgorga l’amore, quando i sogni diventano cemento, baciando il sentiero astratto. Sei colpevole in ogni istante, declino dei sensi interrotti, con dolore reclini il capo. Amato ed odiato ancora, remissione di atti consumati, albeggia la tristezza cupa. L’amore traccia versi, l’odio sconvolge mondi, solamente da parole mancate o sussurrate in contenitori freddi, nell’odio muta l’amore.
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ORIANA Ho camminato a lungo tra le vie della guerra, occhi scoppiati nell'osservare; ho amato e donato il mio corpo in balia ai sogni infranti, ti ho conosciuto nei deserti degli addii e ti ho ripreso volteggiando nelle pianure arse. Ho vagato nei viaggi a ritroso nella realtĂ , confine invisibile e indissolubile dell'oblio delle menti. Ho adagiato con calma e freddezza caratteri abbattuti da macchine urlanti, ho provato la rabbia degli eventi, ma con fermezza ho ancorato l'orgoglio dei giorni spenti e nei tuoi occhi leggo ancora, nonostante il freddo gelido di questi giorni assurdi, la capacitĂ di continuare a lottare nel tempo degli attimi bruciati.
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DIPINGO SENTIMENTI Di silenzi è composto il mio respiro; annuisco alla forma astratta delle emozioni. E se fosse solo il battito di un passo ad irrompere nel mio studio del corpo? Potrei colorare urla una tela di carne e trovare ancora spazio per intrappolare la quiete.
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A TE I Ed ora chiudi gli occhi, lascia ai sussurri la via per raggiungerti, assapora il sospiro dell’aria baciata, allontana il tuo corpo, sola è la notte e il suo muto strillare di stelle sospese. Ed ora trascina oltre i vestiti del corpo, spogliati nell’attesa di un orlo di buio nella nudità del tempo, lascia udire ai tuoi sogni l’ingresso dell’estasi, ammalia i sensi con il profumo dell’anima. Ed ora distenditi coprendo i pensieri di morbide gocce in vasi diluite, rilassando i nervi tesi in casse rimbombanti, lambisci il suono del manto di pelle, accarezza le parole in gabbie impiccate. Ed ora riapri gli occhi, 32
ritorna nel sonno, tra petali di cotone, nella sincera certezza del tuo essere etereo, svaga la mente ora tra foglie caduche, simbiosi di eminenti onde incostanti ed eterne.
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POLITICI Il mezzo giustifica il fine, astuti come guanti adesi, scarni e opprimenti ordinano tra file di corpi a peso. Vestiti di parole cucite a lembi di menzogne, navigano appesi ai sogni della vita di altri, asciugando per l’asfalto delle tortuose strade il senso univoco della Democrazia.
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MANICOMIO Dalle porte l’uomo scorge le tenebre, un cancro che divora le membra, nella cella della sua solitudine. Affacciati tra tende divelte il vento trascina i rantoli di un fiato ammutolito dagli anni. Le pareti unte da palmi consumati trasudano ricordi incrostati, nel lugubre passaggio dei giorni. Si riflette in specchi infranti il soffitto di cielo buio ed infinito tra pesanti tegole di ozio. Nel giardino la morte vegetale partorisce spine rampicanti, all’orlo dell’anima ferita ed infetta: NELLE URLA E LACRIME DI SANGUE.
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ARDE IL BUIO Nuda è la notte, svestita dai suoi inganni, incisa nello sfondo del mare supino alle stelle. Freddo e calmo attimo di autunno morente. Arde il buio di luce chimica, incanalata tra ombre di presenze statiche urlanti.
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INUTILE AMORE Inutile amore riversato in calici neutri, la culla immorale del tempo scandito; albeggia l’unione carnale in ansimi flebili estasianti, e nel tumulto solo parole travasate da menti comuni.
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19 LUGLIO Fredda estate morente, travolta da spasmi assenti, visibili a panorami ampi. Concludo il moto dell’apparire Abbracciato a crisalidi, nuvole appannate in azzurro. Fili d’erba scheggiati da battaglie taglienti, tra l’aria che tutto travolge.
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IMPRESSIONI Ti accompagno nel dolore della tua felicità, travestendomi di visioni colorate in paradisi di bui. Mi inietto tra le ferite La cruda impressione del giorno, portando incrostata al mio fianco l’apatia di un passato morente. Ho conosciuto ali di sogni e catene di follia, nel costante desiderio di discernerne la realtà. Ho imparato dolori accecanti, portando i pensieri all’alba del giorno, baciando fiocchi di neve spenti nel risveglio uguale del tempo non trascorso.
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OSSERVO Osservo, lo spiraglio scavato a mani nude, passo dopo passo l’attimo si dissolve come cenere, si mischia al sangue del tuo continuo asserire.
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ECOLOGIA Tremori, singhiozzi sotto piazza Varsavia; l’elogio del manto di folla, sodalizio incompiuto di immagini. Ascolto, trascinato al vertice del cerchio, la nebbia dell’avvenire, fatto scempio intellettuale. Incamminandomi, mi inchino all’erba dei giardini; incastrato tra pareti di cemento, freddo e incoerente.
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ALLA FINE DEL TRAMONTO Annaspo tra la terra e le onde della sabbia; mutevoli angosce assorbono le mie incertezze, mentre la luna si allontana si trascina il timido sole, sulle sponde inviolate di un giorno morente.
CORVI 42
Corvi gracchiano nel divisorio della stasi frenetica del domino umano. Uno, due, tre, quattro. Si avventano, occhi brillanti retrattili, pelle di serpente, lotta nel fango con schegge di gabbie toraciche implose. Cinque, sei, sette, otto. Cartoline appese al frigo, fotografie bruciate in giardino, amplessi di maiali rompono il silenzio, le ali frullano, teste sbattono su spigoli di cristallo in camere asettiche, centrifuga rumorosamente la lavatrice. Nove. Piume strappate incollate alla resina degli alberi, mosche camminano in cerchio, la cenere cade nel posacenere, i corvi mangiano di lunedĂŹ.
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CIMITERO, LAPIDE 9 Fiore d’acciaio Trasborda il riverbero del sonno eterno. Marmo dorato Ingloba le memorie assopite dalle ore perse. Asseconda nei raggi di un silenzio profondo il fiato spento dei giorni. Assecondati dalla materia il sopore si cela nelle ali del giorno.
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CREAZIONE Legioni di ombre sussurrano nel tempo, inabisso il mio organismo dinanzi al buio sconfinato. Ho perduto l’intervallo tra il conteggio della ragione e la misura dell’orlo del creato.
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LAGO Perseguito le pupille altrui, in estensioni offuscate, oltrepasso le labbra sfaldate al sole annegato del lago, affondo in morsi decisi la frescura mattutina, lambendo il gelo liquido tra i miei piedi. E sommergo il capo oltre l’ultimo fiato, incoraggiando le braccia a seguire la corrente immobile di un triste pomeriggio estivo, e fasciato dai minuti bagnati riemergo oltre l’orizzonte, in osservazione del silenzio.
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DIORAMA Vorrei osservare una stella, nel buio del mio incubo, vorrei abbracciare il fragile manto di un topo a due teste. Aggiustare un contagiri impazzito, osservare i pesci morire tra i riflessi delle stelle sul fondo del diorama del mare.
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VORTICE BUIO Abbandonati ora, rivoltato alla carne, trascinati smembrato al giorno; assorbi tra realtà e idiozia la fanciullezza perduta. Rinasci tramutando la lealtà cruda sanguinaria bellezza. Se ossa deponi, nervi celesti idolatri ai versanti opposti, alla cattedrale della tempesta. E allora ridi ilarità grottesca, sentimenti alienati in cilindri di incenso. Il sangue nutre la vita nel contempo la morte, silenziosa e assopita, deglutisce l’idea del candore del corpo. Normale stadio nell’intermezzo di un niente, solo la sostanza giustifica i mezzi.
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MORTE QUOTIDIANA Inconsapevole, distratto attimo fulmineo, come api eccitate, dal fiore morto, rattrappito dal respiro muto e costante, tradito da maree inconsuete, deflagrato, dall’io profondo di un non ritorno. Sempre e cosÏ sia, da oggi memore, di essere trasmutato, terra e vermi, carne e addii, nella voracità assurda di un battere di ciglia.
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NEVE NERA Tramuta in cenere colori abbaglianti, immergi nel grigio asettico la materia indotta, il meditare pensiero ti travolge in orde fameliche, vedi ora risorgere, bianco e concreto essere la dimora del tuo moribondo stato elettivo; il nero opaco si scioglie come neve chimica.
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NELLO SCORRERE, VITA Stai percependo la fondazione del costruire, fruire della materia. Graticola di uomini e donne che ritornano, verso la destinazione. Dalle mura inchiodate ai sospiri soffocati, il gemito del risveglio. Fortezza del gravitare appesi alla corda, la porta si socchiude. Il massacro delle forze travolte dall’amore, nel tepore del sonno. Opportunità dinanzi alle possibilità elettive, travolti dai destini. I fremiti delle contrazioni generazionali, nel respiro della terra. Appoggiati al piedaterre dell’attesa, al regime della soluzione. Sono tamburi che echeggiano all’eremo, assoluti sensi di vita alacre.
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ALL’INTERNO Chi sei, cosa sei della notte hai portato la paura, hai giocato con delle fotografie. Cosa vuoi dal giorno hai portato il senso dell’umore, hai tradito la voglia di evadere. Cosa sei del mio corpo stanco, hai trovato l’ingresso del buio, hai gratificato l’orologio rotto. Se vorrai essere, molto di quanto sarai, dovrai saper cercare, nella sospensione del mio attendere.
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UMANOIDE (Dal video omonimo del 2011) Assiomi inconsci, versioni robotiche, legamenti tirati tra conseguenze a ritroso. Può un corpo assimilare materia pulsante? Per quanto tempo, nella scelta potrà errare un uomo? Un uomo, un uomo, un uomo. Osserva, osserva, nei tuoi occhi, osserva, osserva, il mio infinito vuoto. Osserva, osserva, i miei occhi hanno perso speranza cercando invano il mio volto. Potrei creare nel tessuto, ingranaggi di muscoli dentati, potrei creare sogni attivi in corpi mortali. 53
Potrei dare vita alla sterilità individuale, potrei nascere, conoscendo la speranza. Potrai vivere, fingendo di essere vita consenziente. Cavi metallici, avvolti in vani neurali, ho torturato meccanismi meccanici in attesa dell’amore. Può il desiderio uccidere un vuoto corpo robotico? Sei mai affondato, scrutando i tuoi pensieri dispersi? Ed ora, mi aspetterei, che fosse solo tempo; non quello che decide, né quello che vorrebbe. Mi aspetto che il tempo possa aumentare, altrimenti, aspetto solamente di aspettare. 54
Aumentare la manopola alla macchina, velocitĂ , stridio; Rumore, carne e rumore. Carne, rumore e carne.
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CARNE DOLENTE Scalini, scavati nei denti candidi; imperfetti da schegge di continui passaggi. Ho trovato il portale, per scrutare all’interno del dolore incrostato; ho pianto. Stordimento nel ventre, sedato da bucoliche onde: sono una zattera alla deriva, spasmi laboriosi.
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VIAGGIO TRA VETRI INFRANTI Ho trovato quattro montagne di alabastro due bandiere fiammeggianti, nella sorpresa ho adottato una lucertola senza coda. Ho portato alla salvezza del mio insulso gioco la strada della morte, volando in palazzi vetrificati all’interno del piacere riflesso. La mia pena nel parlarti della vittoria inconclusa tra undici ribelli falliti neuroni, la speranza di essere il solo incastrato nel mio addio.
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ALLELUIA MONDO Alleluia, agli angeli morenti, alleluia, alle piogge versate, alleluia, alleluia. Ho incontrato nani volanti, dipinti come zebre, ho amato pensieri astratti, forme cerebrali a puà , ho vissuto, o forse ho creduto di essere vissuto. Alleluia, alle code stradali, alleluia, alle foreste avvelenate, alleluia,alleluia. Assetato rimpiango i litri di fango, tracimati in terre dimenticate, affamato accumulo desideri, troppo terreni per essere sognati. Alleluia, agli animali bastonati, alleluia, alle battaglie di potere, alleluia, alleluia. Solo ora potrei accorgermi, della complicità umana. Alleluia alle nuove speranze, alleluia, per l’amore versato, alleluia, giorno migliore, alleluia, avvolto tra acque miti, 58
alleluia, mondo affondato. Alleluia, Alleluia, Alleluia, Alleluia,
Alleluia. Alleluia. Alleluia. e niente piĂš.
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IN VITA Escogito una via di fuga, astronavi mentali in fiamme; dove porta il viaggio stanotte? Scavo in profondità infinite, troverò la bellicosità degli eventi; saprai turbare i sogni astratti? Forgiando dalle memorie i colori di emozioni spente nel ventre, in mattini rapiti di vita, riuscirai a trascinarmi altrove? Non trovo risveglio nel sonno assopito di milione di veglie, ed ora sospiro al ticchettio del mio corpo stanco e fragile.
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MENTI Menti, se sai di mentire, rifugiati nella dimora dei relitti affondati. Non chiamarmi idea, solo per trovarne fuga. E destati presto per cingere il succo dell’alba nascente. Nel tuo girotondo accogli semi di terreni inariditi; l’attesa della pioggia porterà nuovi sacrifici.
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REALTA’ ADULTA Un lastricato di corpi morenti, abbandonati dall’edilizia spirituale; una spirale oceanica converte la fisicità, assorbe il piacere avvicinando l’annientamento totale. All’alba del vecchio giorno Morì la coscienza, allontana silente al tramonto vinse la stanchezza. Morbida moquette di carne, attraversa la collina, diagonali imperfette assegnano posti alla morte; nel cielo stormi, angeli affamati, ansimano infetti. La terra inghiotte sogni spenti, nella voracità sterile bambini strattonano la coda alla realtà, finche essa li assorbirà, in finzioni adulte e in tombe ricolme di fantasia.
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LA DERIVA QUOTIDIANA Urtando contro i bordi di un mondo irrequieto, ruoto la testa in attesa, lavorando tra voci ingessate tramutando le ore rivoltose in deflagrazioni di quiete. Assaggiando le pareti di una terra acida, paralizzo i miei arti stanchi, dormendo tra incubi raggelati complicando i giorni cupi in identici giochi semplici.
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IL TUO SGUARDO NUTRE IN ME UN PROFONDO DESIDERIO Vorrei accarezzare il tuo profumo.
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SOLO PER STANOTTE Ho appeso alle stelle il mio nodo scorsoio, attendendo tutta la notte, la tua venuta, piccola mia, solo per stanotte, potrei aspettare questo amore, solo per stanotte, perché questa è la notte, è la notte per i lunghi sogni, perché è la notte degli abbracci, la nostra eterna notte. Arriverà l’alba tra le nude carezze avvolte, appari e scompari nella notte, nell’ardore dei nostri corpi, violentati dal buio della notte, stanotte è la nostra notte, perché questa notte, il calore straripa alle stelle, perché questa notte, altri occhi non potranno osservarci, nella notte, ho lasciato me stesso abbagliato dalla nostra infinita notte.
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