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riflEttori dull’ESpErto
from EyeSee 3/2020
RiflettoRi sull’espeRto
IL MOTORE DELL’INNOVAZIONE DAL VOLTO UMANO La vita, le storie, le esperienze dell’inventore della LASIK
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UUna vita spesa per l’innovazione e Intervista a Ioannis G. Pallikaris, MD, PhD, la trasmissione delle conoscenze Università di Creta, Grecia alle nuove leve dell’oftalmologia greca e internazionale. Ioannis G. Pallikaris, MD, PhD, è di certo una colonna nel mondo dell’oftalmologia grazie ai suoi studi e al contributo enorme e pionieristico che ha dato per l’avanzamento tecnologico della chirurgia refrattiva e del segPer collegarsi mento anteriore. Originario di Creal video, scansionare ta, il Professor Pallikaris si è formato il codice QR presso l’Università dell’importante isola greca, con una parentesi di sei anni negli anni ‘70 presso la clinica oculistica del Prof. Rudolf Witmer a Zurigo, dove è venuto a contatto con un ambiente diverso. Successivamente è diventato Direttore del Dipartimento di Oftalmologia e poi Rettore dal 2003 al 2011 proprio dell’Università di Creta, favorendo l’internazionalizzazione dell’oftalmo-
Il Professor Ioannis G. Pallikaris logia nel suo Paese. Nello stesso periodo è stato eletto Presidente dell’ESCRS. All’interno dell’Università di Creta, ha fondato l’Institute of Vision and Optics, in cui lavora tuttora. Ai microfoni di EyeSee, il Professor Pallikaris si è raccontato, condividendo le sue esperienze, le sue passioni e le sue speranze per il futuro dell’oftalmologia.
Quali sono la sua area di specializzazione e il suo principale interesse in oftalmologia? Ottima domanda! Il mio primissimo interesse in oftalmologia era legato alla refrattiva, in particolare all’astigmatismo indotto e irregolare nei pazienti con cheratocono e l’analisi della videocheratografia usando il disco di Placido, quasi quarant’anni fa. Il mio dottorato di ricerca in Grecia ha avuto come argomento la chirurgia vitreoretinica. Per chi mi conosce questa è probabilmente una sorpresa, ma ho lavorato molto intensamente per cinque anni nel campo del segmento posteriore con il Professor Kloeti come mentore. Poi alla fine degli anni ‘80, quando sono diventato Direttore del Dipartimento di Oftalmologia all’Università di Creta, sono tornato a concentrarmi nuovamente sulla chirurgia refrattiva e da allora mi occupo principalmente del segmento anteriore, e più specificamente di chirurgia refrattiva, la chirurgia della cataratta e della cornea.
Lei è stato un pioniere in tanti campi: quale è stato il suo principale contributo allo sviluppo dell’oftalmologia? Credo che il mio contributo più famoso in oftalmologia sia la LASIK. L’ho sviluppata e studiata per la pri-
di Timothy Norris
Questo è un messaggio per i nuovi medici: la cosa più importante è stabilire un vero contatto con i pazienti, e capire i loro bisogni. Quindi, prima di tutto dobbiamo ascoltare i nostri pazienti, capire che cosa stanno cercando, e solo dopo questo potremo convincerli della bontà di quello che vogliamo fare per loro Ioannis G. Pallikaris
ma volta nel 1989 e l’anno dopo ho eseguito il primo intervento su un paziente presso la clinica universitaria. Da quel momento ha preso il via un importante sviluppo in quell’area, di cui sono molto fiero: oggi la LASIK è una chirurgia standard in tutto il mondo e credo sia una delle procedure più eseguite sull’occhio umano. Un’altra mia invenzione è la tecnologia ray tracing, per tracciare l’ottica dell’occhio umano, che ho iniziato a studiare nel 1992. Oggi il ray tracing è una tecnologia molto conosciuta e utilizzata per l’analisi della qualità visiva. Ho inoltre sviluppato una spazzola rotante per rimuovere l’epitelio: non si tratta di una grande invenzione ma è molto pratica e la maggior parte di noi la usa per rimuovere l’epitelio nella PRK. Intorno al 2000, ho sviluppato l’Epi-LASIK, una tecnica inizialmente molto popolare, tanto che quasi tutti i produttori di microcheratomi li ridisegnarono per effettuare anche la Epi-LASIK. Questa tecnologia non ha avuto molto successo per svariate ragioni, ma si sa che negli ultimi trent’anni sono state molte le tecnologie velocemente superate nel giro di poco. Si tratta di un fenomeno comune nella tecnologia moderna in oftalmologia, ma anche nella medicina in generale. Sono stato coinvolto in altri progetti al di fuori della refrattiva, come uno studio sulla rigidità e l’idrodinamica oculare. Abbiamo fatto degli studi importanti negli ultimi vent’anni all’università su come la rigidità oculare influisce su molte patologie oculari. Certo, più tardi abbiamo tutti scoperto la biomeccanica e la biodinamica dell’occhio, ed è rimasta un’area molto coinvolgente per me.
RiflettoRi sull’espeRto
Credo che il mio contributo più famoso in oftalmologia sia la LASIK. L’ho sviluppata e studiata per la prima volta nel 1989 e l’anno dopo ho eseguito il primo intervento su un paziente presso la clinica universitaria. Da quel momento ha preso il via un importante sviluppo in quell’area, di cui sono molto fiero: oggi la LASIK è una chirurgia standard in tutto il mondo e credo sia una delle procedure più eseguite sull’occhio umano Ioannis G. Pallikaris
Al di là degli apporti dal punto di vista tecnologico, il mio più grande contributo all’oftalmologia è stato servire nel board della ISRS nei primi anni, e poi come Presidente della ESCRS. In quest’ultima parte della mia vita, il mio più importante contributo come essere umano più che come oculista, è stato il prestare servizio in aree isolate, nei remoti villaggi della Grecia. Abbiamo fatto lo stesso anche con i rifugiati, in collaborazione con la ESCRS. Come l’Italia, la Grecia è uno dei Paesi di frontiera e siamo i primi a dover affrontare questo problema. Con una moderna unità mobile oftalmologica con tutta l’attrezzatura più all’avanguardia, visitiamo le isole e abbiamo portato aiuto e assistenza medica a questi nuovi cittadini europei. Questo coinvolgimento nel settore umanitario della mia professione mi ha dato tanta gioia e aggiunto valore e significato a ciò che faccio.
Quali figure nella sua carriera hanno ricoperto per lei il ruolo di mentori e ispiratori? Il mio maestro è stato il Professor Rudolf Witmer quando ho deciso di studiare per un periodo a Zurigo, in Svizzera. Era il 1975, o il 1976, non parlavo tedesco all’epoca, ma decisi comunque di partire, e sapete quanto è difficile ottenere un lavoro in Svizzera. Il Professor Witmer era una persona di larghe vedute, mi ha adottato come uno di famiglia, mi ha dato ogni supporto possibile e, secondo il mio parere, la sua clinica universitaria era all’epoca il migliore esempio da seguire. Lui era il responsabile per la cornea e per il segmento anteriore, e con lui vale la pena ricordare anche il Professor Kloeti, che si occupava di chirurgia vitreoretinica; la Professoressa Martenet, che invece si occupava di retina medica; il Professor Joseph Lang, che è stato poi Presidente della Società Europea per lo Strabismo e l’Oftalmologia Pediatrica; il Professor Haat, poi Presidente della Società Europea di chirurgia plastica. Si trattava di un ambiente unico per l’oftalmologia, ed è stato un onore formarsi come giovane oftalmologo insieme a loro. Queste persone mi hanno dato tanto supporto fin dall’inizio. Mi ricordo che scherzavamo molto tra noi specializzandi, e siccome io mi ero appassionato tantissimo ai micro-strumenti (ero “il ragazzo greco” per loro a quel tempo), uno di loro mi disse: “Tu diventerai un professore all’università”, e io risposi che no, non era la mia ambizione di vita diventarlo. Tuttavia, aveva ragione, ce l’ho fatta! Queste persone hanno avuto un’influenza decisiva sulla mia carriera.
Molti dei suoi studenti sono diventati specialisti molto importanti: cosa pensa di sé stesso come maestro? Qual è l’importanza di dare spazio ai suoi studenti e introdurli al mondo dell’oftalmologia? Questa è forse la domanda più importante per me! Oltre alla ricerca, e alla gioia di creare tecniche innovative, credo che la mia priorità sia stata quella di trasmettere le mie conoscenze agli altri. Si tratta di una sorta di “rivincita” per me, perché a Zurigo ero ospitato come un ‘gastarbeiter’, un lavoratore straniero, ed è stato duro e difficile per me, un giovane greco, adattarsi ad un altro stile di insegnamento e di vita. Mi sono fatto una promessa: ce la farò e un giorno dei medici svizzeri verranno in Grecia per imparare da me. Alla fine ciò si è realizzato, soprattutto durante l’epoca d’oro della LASIK, tra gli anni ‘90 e il 2010, le mie ‘mini-fellowship’ presso l’Università di Creta sono state frequentate da centinaia di stranieri, tra cui diversi svizzeri. Alcuni di loro sono rimasti per una fellowship di due o tre anni, e ora sono oculisti importanti. In più, uno dei migliori studenti greci che ho avuto, oggi è Professore all’Università di Losanna. L’affluenza di colleghi da tutto il mondo ha dato la possibilità ai giovani medici del nostro dipartimento di rapportarsi e interagire con una comunità internazionale. Molti vengono a Creta per partecipare ai nostri meeting annuali, uno per la retina, uno per la cornea. Vengono da tante scuole famose come la Boston University, o Harvard. Il mio più grande traguardo come maestro è stato proprio l’internazionalizzazione dell’oftalmologia greca, e l’opportunità che hanno ora le giovani generazioni di respirare quest’aria internazionale, di lavorare in diverse parti del mondo, ben accetti ovunque.
Ci sono passioni e hobby al di fuori della sua vita professionale che vuole condividere con i lettori? Per rispondere a questa domanda avrei bisogno di almeno un paio di giorni! Per prima cosa, io amo la na-
tura. La natura mi ispira in ogni momento. Tutte le mie idee nuove sono nate mentre ero immerso nell’ambiente naturale. Ho una specie di talento per la fisica e l’ingegneria, pur non avendole mai studiate, credo sia un dono divino. Traduco facilmente i fenomeni fisici in soluzioni che mi servono per la mia professione, la medicina e l’oftalmologia. La natura mi ispira a pensare molto a me stesso e a guardarmi dentro. Questo soprattutto negli ultimi anni perché mano a mano che invecchiamo l’introspezione diventa sempre più importante. Ho molti hobby legati alla natura: passo del tempo al mare, sono un navigatore e ho fondato in Grecia due club velici che organizzano molti eventi internazionali. Mi piace scalare in montagna, e sciare. Inoltre mi piace dipingere. Lo facevo molto da giovane, ma da un paio d’anni ho smesso e ora vorrei riprendere. Sono anche scultore con la creta. Mi piacciono il giardinaggio e l’agricoltura e passo molto tempo all’aperto, nelle mie terre. Mangio quasi solo prodotti che coltivo con le mie mani, le mie olive, il mio vino, le mie verdure, il mio grano a basso contenuto di glutine. Ho anche tre cavalli e due cani. Ogni mattina mi alzo, guardo il mio giardino e il mio orto, la vita della natura.
La lampada di Aladino: un desiderio o un’innovazione che vorrebbe avere pronta ora per i pazienti. Non so se l’innovazione a cui penso oggi sarà la stessa domani, perché ogni giorno penso a qualcosa
Uno degli ultimi quadri dipinti dal Professor Pallikaris, con soggetto un Buco Nero, gentilmente concesso ad EyeSee
di nuovo! Ho sviluppato di recente quello che chiamo il ricostruttore della capsula periferica: uno speciale anello che ricostruisce la capsula quando rimuoviamo il cristallino creando uno spazio sicuro e stabile per impiantare la IOL. Si evitano così tutti i problemi di malposizionamento della lente e di opacizzazione della capsula posteriore. È molto importante per le moderne lenti premium e aiuta anche a recuperare tutto il volume dell’occhio. La sfida più grossa che ho al momento è un progetto ancora nelle fasi preliminari che permette di rimodellare la cornea utilizzando del materiale speciale e dandole una forma assolutamente sferica. Grazie a questa nuova superficie assolutamente sferica della cornea, è possibile generare dei lenticoli intrastromali come nella SMILE, ma customizzati. Significa dunque che questa tecnologia può rendere un occhio assolutamente sferico senza irregolarità, senza la necessità di nomogrammi sofisticati o l’uso di topografi e di analizzatori del fronte d’onda. Si tratta di una tecnologia basata su come calza la lente a contatto sulla cornea, e che rimodella la cornea. Probabilmente si tratta della correzione refrattiva per eccellenza.
Cosa pensa dell’oftalmologia oggi? L’umanità, in particolare con l’esperienza del COVID, si trova davanti ad un periodo in cui tutto corre e cambia veloce. Il tempo corre più veloce dei nostri pensieri, non facciamo in tempo a pensare che già qualcosa è accaduto e non è possibile prevedere cosa accadrà domani basandoci sulla tecnologia di oggi. Negli ultimi cinquant’anni c’è stato un velocissimo sviluppo della tecnologia, della scienza e della conoscenza umana, ma ci siamo resi conto che molte delle nuove invenzioni, su cui è stata fatta molta ricerca e si sono spesi molto denaro e molto tempo, non avevano senso e non funzionavano. Negli ultimi vent’anni decine di tecnologie immesse nel mercato sono sparite nel giro di tre o quattro anni. È difficile oggi scoprire qualcosa che sopravviva a lungo come per la chirurgia della cataratta con le IOL nel 1947, o la LASIK, ad esempio. Questo perché qualcosa sicuramente verrà scoperto il giorno dopo. Malgrado tutti i nostri sforzi per raggiungere le più alte vette dello sviluppo tecnologico per l’occhio, il mondo vero e i bisogni veri non sono davvero lassù, così distanti. La vista, considerata come una funzione e non come un sistema ottico, non ha bisogno di così tanti dettagli. Quando diciamo di voler ottenere un occhio emmetrope, la cosa più difficile da capire è: cos’è l’emmetropia? Nemmeno il dizionario sa darci una definizione esatta. Il termine emmetropia contiene il concetto di misura che sta nel mezzo, entro i limiti dell’uomo e della saggezza umana. Ritorniamo agli antichi filosofi, al significato di “metron”, di medietà. Insisto molto su questo e sull’importanza di tenerlo presente quando ci rapportiamo ai pazienti. Cerchiamo di venire incontro ai loro bisogni pratici in termini di funzione visiva, piuttosto che inseguire i dettagli per cercare di ottenere il sistema visivo perfetto, di cui non abbiamo bisogno nella vita di tutti i giorni. Questo è un messaggio per i nuovi medici: la cosa più importante è stabilire un vero contatto con i pazienti, e capire i loro bisogni. Quindi, prima di tutto dobbiamo ascoltare i nostri pazienti, capire che cosa stanno cercando, e solo dopo questo potremo convincerli della bontà di quello che vogliamo fare per loro. Teniamo inoltre a mente che spesso i pazienti sanno più di noi grazie a Internet, anche se si tratta troppo spesso di informazioni sbagliate e non filtrate.