Silvano test

Page 1

Silvano Belardinelli


2


3


4


5

7

La Fucina degli Angeli

15

Il Giappone

19

I Paesi Bassi

29

Ritorno a Venezia

37

Tributo al Giappone

45

Biografia S.B.


6


La Fucina degli Angeli

7


N

el piccolo campo della mia Fucina, per questa nuova sofferta stagione, la messe di opere in vetro é ancora rigogliosa. Ora é tempo di raccolto. ll calore della fede negli artisti e negli uomini, la rugiada delI’ispirazione e dell’amore, la fertile terra dell’esperienza e dell’amicizia l'hanno fatta nascere, crescere, resistere nel vento della critica e dell’invidia, sotto la grandine delle preoccupazioni, nonostante il gelo delle incomprensioni. Una messe di opere in vetro per la quale ho sacrificato senza alcun pentimento tanti e tanti anni della mia vita, centellinando amarezze, illusioni, soddisfazioni e successi. Con me, in questo piccolo campo della mia Fucina, hanno lavorato e mi hanno aiutato alcuni uomini che io devo con tanta gratitudine ricordare. Uomini, ed alcuni erano giovani quando li ho conosciuti e guidati, che hanno voluto e saputo in questi lunghi anni vivere con me la appassionante nuova avventura del vetro che avevo loro prospettato. Un grazie, perciò, a Silvano Belardinelli, sognatore dal cuore orientale, le cui stravaganze ed impennate artistiche, purificate dal fuoco, hanno contribuito a farmi tentare sentieri inesplorati.


La fucina degli angeli. Scultura in vetro incamiciato di colore giallo e rosso raffigurante un animale marino, disegno di Silvano Belardinelli, 1966. Firma e data incise: Belardinelli 1/1 FA 1966 cm 13,5x37x26 - Opera pubblicata su “I vetri di Murano� di Porro&C.

3


10


I

l 2012 fu l’anno centenario della nascita (22 aprile) di Egidio Costantini creatore della Fucina degli Angeli nel 1955 a Venezia, suo luogo di residenza pressocchè ininterrottamente dal 1918 al 2007 anno della sua morte (7 ottobre). Nato a Brindisi da padre emiliano e madre di origine toscana, il Costantini dette inizio al suo sviluppo artistico e intellettuale disponendo della educazione scolastica ricevuta in un istituto che lo diplomò radiotelegrafista diciottenne, non imbarcabile perché minorenne. L’equivalente di ogni marinaretto (cosi detto!) veneziano doc, rampollo intelligente e ambizioso di una famiglia accasata in uno degli agglomerati urbani angiporteschi del Sestiere di Castello, diplomato da un istituto nautico, in dimestichezza con l’alfabeto Morse della lingua radiotrasmessa, più che con l’alfabeto della lingua parlata e scritta. Fu bancario sportellista, stipendiato dalla Banca Commerciale, a cominciare dal 1939, e studioso autodidatta della botanica tanto da conseguire un diploma specifico nel 1942. Fino al momento in cui non intraprese l’attività di agente commerciale al servizio di alcune vetrerie di Murano che lo affascinarono (intrigarono) a tal punto che nel 1950 fondò con alcuni artisti veneziani un gruppo di progettazione,

produzione e promozione di vetrosità artistiche, nomandolo Centro Studio Pittori nell’Arte del Vetro di Murano: apprezzato come referente già nel 1951 da Oscar Kokoschka e nel 1954 da Le Corbusier. In rapporto fertile con i maestri vetrai Aldo Bon (Polo), Archimede Seguso, Angelo Tosi, Ferdinando Toso, Albino Carrara, Luciano Ferro, Gino Fort, Francesco Martinuzzi, Aldo Nason. La Fucina degli Angeli, così battezzata da Jean Cocteau, nacque nel 1955 come galleria d’arte in Campo San Filippo e Giacomo, causa la chiusura del Centro Studio di Murano per dissensi con gli artisti raggruppati (Fioravante Seibezzi, Armando Tonello, Gino Krayer, Mario Carraro, Aldo Bergamini, e altri): destinati ad essere annoverati nella categoria dei carneadi. Jean Hans Arp, incontrato da Costantini ad Abano Terme, creò la stella destinata a contrassegnare la Fucina come logo. Peggy Guggenheim, incontrata per la prima volta nel 1966 e divenuta sua mecenate madrina, favorì il suo insediamento in Calle Corona (Castello 4463) destinato ad essere gravemente danneggiato dall’acqua alta del 4 novembre 1966 ed essere chiuso definitivamente, senza l’aiuto di Nelson Rokfeller firmatario di un assegno di 3900 dollari inviato per una scultura vetrosa, emulato 11

dall’agenzia Thompson con altro assegno di 2000 dollari per 400 mascherine, multipli vetrosi d’après disegno di Max Ernst incontrato per la prima volta da Costantini nel 1963. Il 1969 fu l’anno dello sbarco americano sulla luna (20 luglio) e di Egidio Costantini negli USA con le sue sculture vetrose realizzate d’aprés maquette di Artisti Noti per una esposizione a New York, replicata nel 1970 nel Palazzo Ducale a Venezia. A seguire le esposizioni in ogni dove italiano e straniero: location museali pubbliche e gallerie private.

Immagine a sinistra: Articolo di arte moderna sulla Fucina degli angeli, apparso su Crist und Welt nel 1966; furono scelte dalla redazione un’opera in vetro di Belardinelli ed una di Picasso. Immagine a destra: Poster della 42esima mostra d’arte della Fucina degli angeli; anno 1972.


Mostra d’arte al Kunst Museum Walter di Ausburg, Germania 2002 Esposte opere di: Arman, Jean Hans Arp, Silvano Belardinelli, Remo Bianco, Georges Braque, Amedeo Bravo, Alberto Catalani, Marc Chagall, Anton Clavé, Jean Cocteau, James Coignard, Egidia Costantini, Luciano Dall’Acqua, Toni Ellero, Max Ernst, Lucio Fontana, Paul Jenkins, Oskar Kokoschka, Le Corbusier, Gianfranco Lai Olla, Sebastian Malta, Yoichi Ohira, Emi Omura, Herbert Pagani, Dorina Petronio, Pablo Picasso, John C. jr. Portmann, Severo Pozzati, Josette Rispal, Reuven Rubin, Wright Sherman, Luigi Tito, Mark Tobey, Markus Vallazza, André Verdet, Luigi Veronesi, Alfieri Vianello, Guilio Viscione, Luciano Zarotti.

12 2


Madrina — Peggy Guggenheim

Organigramma della Fucina

Amici e consiglieri — dott. Vittorio Caverni, sen. avv. Arduino Cerutti, dott. Giuseppe Grassi, dott. Vincenzo Dona, dott. Giuseppe Grassi, comm. Salvatore Lumine, avv. Michele Velia Collaboratori artistici — nelle varie tappe dal 1950 al 1978 Silvano Belardinelli, Aldo Bergamini, Amedeo Bravo, Attilio Carminati, Angelo Castro, Luciano Dall'Acqua, Antonio Ellero, Arrigo Furini, Luciano Salerno, Attilio Sinagra, Alfieri Vianello, Luciano Zarotti e Giorgio Zennaro Maestri vetrai — in diversi periodi dal 1950 al 1974 Aldo Bon detto Polo, Angelo Bon, Albino Carrara, Luigi Martens, Francesco Martinuzzi, Ermanno Nason, Ferdinando Toso detto Fei, Loredano Rosin dal 1975 Mario dei Rossi Consulenti — dal 1950 al 1978 Aldo Bon detto Polo, dal 1970 al 1978 Nini Dinon detto Macia collaboratori tecnici — Vanni Falcer ed Enzo Padoan (assistenti per la lavorazione del vetro); Franco Mandruzzato (molatore); Gianfranco Ginetto (ferroniere); Enzo Giacomazzo (modellista in plexiglass); Ernesto Bullo (modellista in legno); Arcangelo Perer (coordinatore); Giorgio ed Angelo Crovato (impianti elettrici) Fotografi — Attilio Costantini e Gianni Rizzo

13 3


14


Il Giappone

15


U

n gruppo di turisti con gli occhi a mandorla si era fermato sul ponte della Paglia a fotografare il Ponte dei Sospiri. Egidio li guardò con tenerezza: l’amore che gli aveva instillato suo padre per l’Oriente, rafforzatosi con l’unione di Maddalena con Mikuni l’aveva spronato a rendere omaggio al paese del Sol Levante attraverso una rassegna di artisti giapponesi. Era stata quella l’unica volta in cui aveva tradotto un disegno senza prima indagare lo spirito del suo autore. La possibilita gli era stata fornita da Silvano Belardinelli. Quando Egidio aveva cominciato, a metà degli anni Cinquanta, la sua avventura, si era trovato solo in fornace e solo anche a doversi occupare delle pubbliche relazioni, degli allestimenti espositivi, delle pratiche commerciali e burocratiche. <<Ti fornisco io un bravo giovane che ti dia una mano a Murano e ti permetta di occuparti con più calma della galleria>> gli aveva proposto Raul Schultz, un pittore prematuramente scomparso presentandogli Belardinelli, il quale si era rivelato subito un prezioso collaboratore perché capiva come agire davanti al fuoco quando il vetro era ancora una massa duttile. Per anni avevano lavorato fianco a fianco stimandosi reciprocamente e quando Silvano parlava di quella che era diventata la sua idea fissa, andare in Giappone per apprenderne l’arte, la cultura e la filosofia, Egidio fingeva di non sentire. Ad un certo punto pero gli era venuto uno scrupolo e ne aveva discusso con Lucio Fontana. <<Se vuole andare io non devo intralciarlo perché se lo trattengo rischio di plagiarlo. É un ottimo artista che può e deve camminare da solo». La condizione per aiutarlo a partire era stata quella di procurare alla Fucina disegni di pittori e scultori giapponesi. Affascinato da un’arte nitida, trasparente, quasi primitiva, raffinata da una cultura che nasce un millennio prima di quella occidentale, anche se non facile da capire per il ricorrente simbolismo che peraltro compare pure nella danza, nel teatro, nella musica e nella letteratura, Egidio aveva allestito la mostra in una sede in disuso di una banca, riaffrontando la spiacevole situazione di Cà Pesaro del 1967. La sala era stata rifiutata alla Fucina ma concessa al Comune il quale l’aveva messa a disposizione di Costantini. Anche in questo caso l’ambiente si era presentato sporco, pieno di cartacce, privo di illuminazione e con i muri scrostati. Era stato necessario rimboccarsi le maniche, fare pulizia, provvedere all’allacciamento elettrico, ricoprire i muri di grossa tela. All’inaugurazione della “42° Mostra di sculture della Fucina degli Angeli e Itinerari giapponesi” erano presenti il Sindaco Giorgio Longo, l’ambasciatore di Tokio a Roma, personalità politiche e della cultura, mentre l’allora Patriarca Albino Luciani aveva mandato un “benedicente saluto” scusandosi perché la sua missione pastorale lo portava quel giorno fuori Venezia. Mancava invece un qualsiasi rappresentante della banca. Al piacere che davano i capolavori di Costantini si aggiungeva la curiosità suscitata nel pubblico dalle opere dei quindici rappresentanti dell’arte orientale. Le mani di vetro di Tadanori Yokoo, il Toulouse-Lautrec del Giappone, pittore e greco che si ispira a quelle stampe dell’Ottocento che colpirono anche gli impressionisti francesi, trasferendo nel moderno le ataviche tradizioni; la stilizzata laguna di Tamaki Takakaki, allievo per tre anni di Bruno Saetti dal quale imparò la scomposizione cubista dell’immagine e al quale ispirò la magia del disco rosso del sole, emblema del suo Paese; un bosco di Ito Takamichi in cui tra le canne di vetro sernbra di sentire il suono delle arpe eolie: un pannello di cinquantaquattro orecchie per esaltare la facoltà dell’udito di Tomio Miki, scultore invitato alla Biennale, mentre quella della vista, della luce, é un cumulo sfaccettato di cristallo di Narita Katsuhiko, e quella del gusto una grande bocca di Ushio Shinohara. E poi ancora: opere astratte di Katsuhiro Yamaguchi, Jiro Takmatsu, Tadashi Sugimata, Nobuo Sekine - altro scultore partecipante alla Biennale -, Yoshishige Saito, Josaku Maeda, Jiro Joshihara, Ito Takayasu e non poteva mancare una creazione di Mikuni Omura: l’idea di una citté che sorge sulla laguna, una Venezia del futuro, struttura architettonica piu che scultura propriamente intesa.

2


Figura misteriosa con globo e linea Silvano Belardinelli - interior design, Giappone 1970 Opere pubblicate sulla rivista d'arte The Geijutsu Seikatsu 4, No.246. Aprile 1970

3


18


I Paesi Bassi

19


Simbolismo organico di Belardinelli

L

a strada sotterranea della vita. Il linguaggio che la indica è dell’arte perche é intuitivo, ma perche non punta all’arte direttamente, ne purifica i caratteri e il destino. Queste “offerte” di Silvano Beiardinelli, che cerca di rendere esplicite chiamandole “variazioni sul tema delia paranoia”, anzitutto lo pongono tra quei pochi individuatori-poeti che tendono a realizzare processi visivi non creativi, ma liberatori. Analizzando le parti di questi “insiemi” o “assemblages », ognuna oltre il proprio nome s’arricchisce di un altro significato, che ne sposta la funzione pratica. Per esempio, il neon è luce anemica, individuato per esprimere lo spirituale a fior di terra, che c’è e non si compie, fra la notte e l’alba, essere faustiano che non può amare. La massa vitrea-argento è 1’unico dato, con la sua organicità pronta a subire e a mutar forma, sta nel peso, ma la trasparenza ne rompie il limite tattile, cosi il piano, su cui poggiano queste viscere simboliche, è uno specchio che non compie la sua funzione d’arresto, ma la fa fluttuare in uno spazio senza gravità. 20

Così i fili che conducono l’energia, la macchina elettrica convertitrice che consente di modificare la tensione e 1’intensità di una corrente nei circuiti a corrente alternata, svolgono i1 loro compito tecnico, ma ne assumoino anche l’espressività. I primi possono essere la gioia che diviene lirismo, paragonati alle trombe degli angeli dell’arte classica, la scatola del trasformatore, con la sua scritta, esprime, per simbolica intelligenza, il passaggio dell’energia. Solo i capelli, che compiono questa immagine polimaterica, sono l’occasione per parlare di estetica, ma Belardinelli ne avverte 1’insidia deviante e li mette “a contatto” con le altre materie affinchè dialetticamente si cormpia 1’evento purificatore, anagogico, dove conoscenza, arte, religione si aiutano per offrire all’uomo la sola immagine che conti di sè, per immetterlo in un tempo dove c’è il ritorno e lo spazio raicchiude il tempo perchè e sul principio che si punta.

Berto Morucchio


A sinistra: Berto Morucchio presenta la mostra di Belardinelli al Centro culturale di Breda. Gazzetta delle arti, Ottobre 1973 In basso, la stampa olandese presenta la stessa mostra. A destra: una scheda sciolta, stampata e raccolta nel catalogo d’arte prodotto dal dentro culturale di Anversa, “Passaporto”, che raccoglie tutte le opere ed un biografia dell’artista.


PASSAPORTO - Silvano belardinelli, 1973 Copertina e raccoglitore, prodotto e stampato dal Centro culturale di Anversa

Paranoia-Variatie “Susanna� (1972)


Paranoia-Variatie “1960” (1972)

Paranoia-Variatie II (1970)


Paranoia-Variatie IV (197o)

Paranoia-Variatie X (1972)


Oedipus-Variatie II (1972)

Oedipus-Variatie III (1972)


Il team di Silvano BELARDINELLI

Foto: Federico PEROCCO Vetro: Loredano ROSIN Chiome: MARIO Legno: Ernesto BULLO Neon: NEON SILE Specchi: CRISTALLERIA BRUNI

Editoriale: Claude DEVOS Jan VAN BOECKHOVEN Deposito legale: D/1973/1540/3 Medwerkers van Silvano Belardinelli, il team di Silvano

Design: DESIGN TEAM Stampa: Lier



28


Ritorno a Venezia

29


I

l pittore Tancredi avrebbe detto che la tensione artistica di Silvano Belardinelli è paragonabile a quella del sole. Infatti, il suo lavoro è premiato da una luce mai “fuori campo” né si evolve più del suo peso... É una fermezza di effetti poetici, resi più evifenti laddove lo spazio è come impressionato dalla dimensione umana. Cosi la forza della natura, insita nell’ispirazione, trova la sua ragion d’essere in tutte le fasi della vita.

Con la priorità del vento sulla polvere, e con le forme che amo, ho vinto il senso delle opere meno riuscite. La gloria del mondo fa sorridere i babbuini”. Aldo Vianello, 12-10-99

Per il “demiurgo” che oggi ho voluto includere in uno dei miei “spazi dal fondo riciclato”, qualcosa mi fa pensare che Tancredi non esiterebbe a fare ancora un giudizio. Come questo: “Un artista che si rispetti ha speciali disegni che gli sono ‘affiorati’ dagli abissi del sangue, nonché dalle funamboliche simmerie di un ritorno alle origini senza gloria...”

Dal volume: ALDO VIANELLO “I l Ribelle” poesie e altri scritti (Edizioni Supernova) Hanno scritto dell’opera di Silvano Belardinelli: Federico Castellani, Berto Morucchio, Egidio Costantini, Tono Yashihaki, Yoshida Yoshie, Enzo Di Martino, Ota Yukio, Lino Castro, Titta Bianchini, Remy De Knodder, Jan Husken, Hedda Westenberger, Nicola Scne, Hiyuga Akiko, Shibusawa Katsuhiko, Carlo Micheluzzi, Aldo Vianello, Stefano (Kiko) Piovesan.

A questo punto, il Belardinelli potrebbe inebriarsi come un santo che bacia l’ostia sui carboni ardenti, e gli uscirebbero, da un silenzio che governa la ragione, le seguenti parole: “Più che dal sangue, dalle non chimeriche potenzialità del vino, io faccio risalire quanto mi rivela. 30


BELARDINELLI Odradek

BELARDINELLI Venezia Viva

BELLARDINELLI Venezia Viva

Cartoni lacerati, strappati e dipinti che da fori ovali lasciano intravedere altri fondali di colore. Una operazione sul senso stesso della pittura che Silvano Belardinelli riafferma nelle piccole carte molto "preziose" formalmente, dipinte accuratamente e dense di riferimenti orientali. Ma in questo contesto, cosa c'entrano le tre figurine in vetro di Murano?

Incisioni calcografiche tese al solo disvelamento del colore, lastre nere spruzzate di polvere bianca ed una matrice di rame inserita in un blocco di vetro multicolore. Questi recenti lavori di Silvano Belardinelli configurano in realtà una sola opera, complessa ed unitaria, che sembra emergere come esito visivo di una approfondita riflessione filosofica.

Il Gazzettino - Arte Sabato 10 Maggio 1997

Il Gazzettino - Cultura & Spettacoli Sabato 19 Maggio 2001

Un intenso ciclo di lavori su carta realizzati a "gouache" e con inchiostri giapponesi "sumi". E' la selezione scelta del lavoro di un anno di Silvano Bellardinelli che rivela in questi fogli di sapore informale l’in?uenza di "riflessioni" orientali dovute ai suoi lunghi soggiorni di lavoro nel campo del vetro in Giappone. Al centro della mostra una piccola scultura in legno bruciato dal titolo "L’indistruttibile", dedicata al poeta Aldo Vianello (Campo S. Angelo 3579). Enzo Di Martino

BELARDINELLI Percorsi di arte visiva Venezia Viva In una mostra i "cartoni", nell'altra le recenti e più "nuove" incisioni. In entrambi i casi Silvano Belardinelli conduce una ricerca inoggettiva senza "tema" e di sapore spirituale, più intensa ed autentica nelle bruciature dell'acido sulla lastra di rame, presa come spazio di pulsioni interiori.

Il Gazzettino - Nelle Gallerie Martedì 21 Maggio 2002

BELARDINELLI Percorsi d'arte 90 Alle 18,30, alla galleria Percorsi d'Arte 90, si inaugura la mostra "Spostamenti d'Aria cartoni" di Silvano Belardinelli. Il Gazzettino - Taccuino Veneziano Venerdì 8 Ottobre 199

E.D.M. Il Gazzettino - Arte Sabato 16 Ottobre 1999 31


32


33


34


35


36


Tributo al Giappone

37


La casa di K.O.


Luci d’Oriente


E.

L.F. nasce dall’incontro, nel 1995, in occasione della Biennale di Venezia e della Mostra “Asiana" (organizzata a Ca Vendramin Calergi dall' assessorato alla cultura di Venezia e la Fondazione”Mudima” di Milano) di Silvano Belardinelli, (che gia, dopo il suo primo lungo soggiorno in Giappone (1966-70), al suo ritorno aveva portato disegni e progetti dei maggiori artisti Giapponesi nel decennio 1960-70 per realizzare in vetro, prodotti, allora, dalla ben nota galleria “Fucina degli Angeli” e presentati nel 1972 con il titolo “ltinerari Giapponesi”). Con Masuo lkeda: eclettico artista, pittore, scultore, ceramista, regista, poeta e saggista etc..., Gran Premio lnternazionale per la grafica alla Biennale di Venezia (33ma) del 1966, Sekine Nobuo: fondatore del Movimento “Mono-Ha" (oggettivisti) artista preferito dall’arch. Kenzo Tange e espositore di successo alla 35a Biennale di Venezia, Masayuki Kurokawa: architetto e designer di successo internazionale, suoi lavori figurano nella collezione permanente del “Museum of Moder Art” di New York del “Metropolitan Museum of Art” New York. Da-tale incontro nasce la decisione di tradurre in vetro di Murano, concetti di artisti Giapponesi. ' ll progetto, viene proposto, al quale aderisce immediatamente, al Sig. Gianni

Livio allora titolare della ‘nota sala di esposizione di vetro in San Moise “La Fontanina" (ragione per cui da quel momento la definizione del movimento sara: “E.L.F." (Edizioni La Fontanina), che gia aveva all’attivo rapporti con pregiati collezionisti privati Giapponesi e musei, quali: il “Museo dei Vetro Veneziano” di Otaru (Sapporo), il Museo del Vetro “Glass No Mori” di Hakone etc... per citare tra i piu importanti; sponsorizzando le prime -grandi opere tra cui una, di Masudo ikeda in un biocco unico di ben 140 Kg. Prima opera, allora realizzata a Murano in quelie dimensioni. All’entusiasmo suscitato agli artisti citati, nel vedere il proprio pensiero realizzato in vetro e in taii dimensioni é seguita l’adesione di aitri, quali: Kazuo Yuhara, gia artista della galleria “Sonabend” di Parigi — New York ed espositore al “Salomon Gugghenheim Museum” New York. ' Shin Matsunaga, raffinato e fecondissimo grafico internazionale. La» sua opera figura nelle collezioni permanenti del “Museum of Modern Art” New York, “Victoria e Albert Museum" Great Britain, “Stetelijk Museum" Amsterdam, “The Israel Museum” Gerusalem, etc... Ota Yukio, insigne ricercatore di comunicazione visuale, docente illustre di tale disciplina alla “Tama Art University", università esclusiva dove si formano i

quadri della scienza visiva dei Giappone e presidente di : “The Japanese Society for Sciencie of sign”. Elmai, figura carismatica e sconcertante nel panorama dell'arte contemporanea Giapponese e internazionale. Venuto da studi di Giurisprudenza ed Economia, pill: tardi si laurea in letteratura Germanica alla Sorbona. ll noto critico francese Pierre Restany lo definisce “ L’ultimo pittore" post moderno. Formatosi a Parigi, dove vi si reco giovanissimo, nel 1952, nelI’ambito del movimento “Signifiants de l‘informé|" fondato dal critico d’arte Michel Tapié, con artisti quali: Sam Francis, George Matnieau, Jean Debuffet, Futrier, Heniy Micheaux etc... legandosi di amicizia. Giovanissimo gia nel 1957 all’eta di 29 anni viene consacrato a Parigi artista di successo internazionale. Invitato alla 30a Biennale di Venezia. Riceve anche il “Premio lnternazionale La Colomba” indetto allora dal titolare e mecenate del celebre ristorante di Venezia “La Colomba” il sig. Deana. Al suo rientro in Giappone nel 1958 contribuisce a rinnovare il movimento delle arti visive del suo Paese prostato e sconfitto da una guerra devastante dove non si credeva piu nei valori tradizionale ne si aveva il coraggio di esternare nuove idee e


dove le massime espressioni artistiohe rasentavano un basso artigianato senza convinzione. La stampa Giapponese definisce |’operato di lmai un “Uragano informale”. Per il suo paese, lmai, é stato il principe azzurro che ha baciato la Bella Addormentata nel bosco risvegliandola. “L’Uragano" portato da lmai in Giappone spazza via tutte ie brume e Ie depressioni facendo riacquistare dignita figurativa a un Paese frustrato. Cosi nascono nuovi movimenti nel mondo delle arti figurative e non, nei quaii si possono citare, per aver avuto riconoscimento internazionale; ii gruppo " Gutai” di Osaka fondato da Jiro Yoshihara (Biennale di Venezia) e pit: tardi il gruppo di Tokyo "Mono-Ha” fondato da Nobuo Sekine (Biennale di Venezia). Gruppi questi, Iegati da un filo sottiie ai pensiero di Imai: “Modernita e Rinnovamento senza abbandonare la tradizione". Senza l’intervento di imai, che e stato una forza motrice che ha influenzato a tutti i livelli, non é possibile immaginare il Giappone oggi. Imai e oggi onorato come uno di quei giganti, quegli uomini possenti che hanno contribuito a riscattare la sua nazione e a creare il Giappone moderno. ll moderno pensiero del Giappone. Come tale, come si usa laggilli nel paese degli dei, oggi é onorato come un semidio.

Nel 1969 viene incaricato come direttore artistico del padiglione della “Fuji Group”alla fiera internazionali “Osaka 70” e crea u,n “giardino secc0" di 10.000 mq. Ma i tempi sono cambiati e lmai cavalca la tigre. Capisce che i mezzi offertigii dalla pittura fino adailora non gli erano pita sufficenti a comunicare cio che lui voleva. Deve trovare altre formule visive ed espressive. Mentre le gaiierie nei mondo continuano ad inaugurare sue mostre di opere precedenti, Lui senza abbandonare compietamente la pittura e anche senza rinnegare cio che aveva fatto. Se ne allontana e accetta l’incarico di responsabiie alia vendita e alla esportazione e importazione di una importante azienda Giapponese del settore della moda, influendo cosi nella scelta dei tessuti e dei colori da immettere nel mercato determinando cosi la moda di Tokyo e del Giappone degli anni '70. Stava dipingendo? Stava tentando una nuova via espressiva? O forselui, figlio di un padre mercante di Kimono a Kyoto appassionato collezionista di pittura e ceramica antica cinese, stava facendo una riflessione sul suo passato, sulla bellezza del tessuto Giapponese? Perché più tardi Imai creera lui stesso dei Iussuriosissimi Kimono in broccato di seta e oro. Comunque sia, stava dipingendo e dipingeva la sua grande pittura colorando le persone con i colori

dei tessuti che lui espargeva e le persone colorate si muovevano, si riunivano, si separavano, mutavano secondo la luce dei giorno o della notte in una continua, incessante emulsione proprio come il metodo pittorico di Imai. Ma per far questo ha pensato al bisogno di enormi e speciali pennelli, come usa lui, dove ogni pennellata scaturisce bellezza. Bene introdotto ne||’ambiente della moda Parigina, lmai promosse e supporto in questo ambiente due giovani stmsti che presto avrebbero fatto parlare di sé. Questi due giovani si chiamavano lssey Miyake e Kenzo. Questi furono i suoi due pennelli. A prova, ii famoso slogan di Kenzo: “Perché il mondo resti beilo” che sembra tratto tondo tondo dalla bocca di Imai'. II risultato lo si e visto: grande arte e grande economia. II piauso é grande. Ma Imai cavalca la tigre. Ancora una volta si sottrae agli schemi. Nel 1982, invitato, vive e iavora per due anni nell'atelier del “Centro Nazionale dell’Arte e della Cultura Georges Pompidour" a Parigi. Realizza, durante questo periodo, due cicii di pitture: “Ka-Cho-Fu-Getsu” (Fiori-uccelli-vento-Luna) e “Hika-Rakuyo” (Fiori che volano-fogiie che cadono). Due temi cari all’antichità Giapponese. Quadri mozzafiato.


lmmagini e coiori tradizionali fluttuano su abbaglianti fondi di oro e oro-argento con sovrapposizioni informali, scaturendo una opulenta, lussuriosa, incontenibile memoria di bellezza dove, contemporaneamente, come un vento alleggia la malinconia e il rabbioso dolore per il paradiso perduto. Qui siamo nel|’occhio del ciclone, ci si trova davanti a cib che provoca la sindrome di Stendhai. I quadri fanno il giro del mondo. Stupiscono ii mondo. Ancora una volta Imai é onorato, questa volta, quale ambasciatore di, cuitura, bellezza e spirituaiita del suo paese e tesoro vivente dell’umanità. Viene insignito dal governo Francese : “Cavaliere della Legione d'onore” e poi: “ Comandante dell’ordine delle arti e delle lettere". Medaglia di “Cittadino onorario‘ della cifia Lione” “Montecarlo". Mediaglia di “Cittadino onorario di Dunkerque” Medaglia di “Cittadino ondrario di Madrid” e “Andorra”. A questo ciclo di pittura, dipinto alla stessa maniera, segue il ciclo “ Omage a Venice” che verra presentato a Venezia nel 1993 alla “Fondazione Levi” con l’introduzione di Achille Bonito Oliva. Ma il vero uragano sta per arrivare. ll dramma. La leucemia lo coglie. La diagnosi é pochi mesi di vita. Nel frttempo aveva ricevuto, dal Museo di Arte

Moderna di Hiroshima, una commissione per Ia commemorazione del tragico evento della bomba atomica. Imai non voleva perdere la sua battaglia. Nel suo letto di degenza de||'ospedaie, disegnava furiosamente. Disegnava volti stravolti, spettrali Imai guari. Guari con grande stupore dei suoi medici curanti. Con l’arte aveva sconfitto la malaflia. Aveva esorcizzato la morte. Dando al|’arte, forse per primo, un altro grande valore: L’a|le per la Vita. Se prima era considerato un semidio ora é considerato un eroe, per aver dato prova che l’arte esiste anche come grande medicina. Da questa terribile esperienza ne uscì un ciclo di opere aitreflanto terribili e drammatiche nel loro brutale verismo. “ La bomba di Hiroshima" — “Nagasaki 1945” — “La strage di Nankino". Imai riprende a vivere, a lavorare, a viaggiare. Sempre grandi appuntamenti internazionali. Nel 1998 Ia casa editrice Eiecta pubblica il libro biografico “Imai" di Gian Carlo Calza, docente di “Storia de||'arte de|l’Asia orientaie" a||’universita di Ca Foscari di Venezia. ll libro diventa libro di testo dell’università Ma lui, Imai, dopo tutte le sue esperienze,

anche le più drammatiche, si guarda attorno non si ritrova. Dopo aver guardato la brutalita della violenza estrema: Ia guerra. E aver Ianciatoé il suo “J’accuse”, ora guarda scettico questa pace e repentinamente cambia, come e da lui, la sua maniera di dipingere e si rivolge alla critica sociale. Nelle ultime pittre non gli viene che dipingere la stupidita, il banale, la vuotezza, i’unica realta concreta in questi grandi ultimi quadri e il telefonino cellulare per non sentirsi soli. A quel punto nel 1999, quando Silvano Belardinelli, dopo averlo rincorso dal lontano 1993 epoca della sua mostra “Omage a Venise” Io incontra a Tokio presentatogli dall’architetto Kurokawa Masayuki, suo amico, gli propone di collaborare con E.L.F. creando delle sue opere in vetro, il viso di Imai si illuminò. Forse aveva intravisto Ia possibilita di un nuovo “Uragano". Forse la possibilita di tornare indietro con il tempo quando iui, giovane artista con sogni di gloria e pochi soldi, faceva la Boheme alloggiando a Venezia, prima citta europea su cui aveva messo piede nella sua scorribanda internazionale, in una piccola pensione in Calle del Traghetto a San Barnaba e andando a mangiare al ristorante “da Montin”. O, forse, aveva intravisto la possibilita di coronare il suo sogno: di unire in


matrimonio la materia bruta: le sabbie gli ossidi, gli elementi infernali, con la bellezza la trasparenza liquida e Ia luce del vetro purificati dalla spiritualita del fuoco. O forse aveva intravisto la possibilita di entrare dentro il magma dei suoi “ Kami” (Dei) e come un Dio creatore con questo magma emettere forme angeliche con due dimensioni in pit: delle solite tre, materiali e opache concepite dall’uomo. La trasparenza e la luce. ll “Fujisama". Riuscirà Imai, dopo essere stato volta per volta : semidio, eroe, ambasciatore, attraverso il vetro diventare Dio? Si vedrà. Ultimo, per ora, Yoshihara Makoto il piu giovane. Diplomato alla “Ecole Nazionale Superieure des Beaux Arts” allievo di Cristian Boltanski ora assistente alla elaborazione programmi computeristici alla “ Ecole des Beaux Arts” di Parigi artista multimediale del suono nell’ambiente. Percio, non visivo. Ci si chiedera zcome tradurre in vetro un suono, una comunicazione o comunque qualche cosa non facente parte deIl’arte visiva? Questo il punto. E.L.F. non si propone meramente di copiare più o meno in vetro una forma da un disegno, ma bensi tradurre e dar forma a dei concetti fondamentaii di tutte le varie

discipline di pensiero, in questo caso Giapponesi, visive o no. Con il prossimo viaggio, infatti, E.L.F. prendera contatto con il mondo della calligrafia, della Ietteratura, della moda etc... Ultimamente il sig. Stefano Toso, titolare della : “Vetreria Artistica Stefano Toso srl” che gia gode de||'esperienza necessaria essendo frequentata da artisti internazionali che vanno la a creare i propri lavori, vedendo i risultati, e, diciamolo pure sofferti, di quanto é stato fino ad ora realizzato ha deoiso di aderire e di far parte di questa impresa. Ora, “E.L.F.” sia per Ia mole di lavoro gia eseguito (oitre 120 opere di dimensione consistente ed altre in via di esecuzione) sia per ragioni Iogistiche ( ogni opera che esce dalla fabbrica per essere portata a qualche mostra necessita di appropriati documenti di viaggio etc...) é diventata.

" E.L.F.” srl (Edizioni La Fontanina). Silvano Belardinelli E.L.F. srl (Edizioni La Fontanina) Presidente: Gianni Livio Produttore esecutivo: Stefano Toso Co-ordinatore Responsabile: Silvano Belardinem


44


Biografia S.B.

45


1960 Personale di pittura alla “Galleria Venezia” Venezia (Italia). 1961 Inizia la collaborazione come direttore artistico con Egidio Costantini fondatore della “Fucina degli Angeli” curando l’esecuzione di opere in vetro di Picasso, Max Ernst, Chagall, Cocteau, Fontana ed altri. 1962-1963 Partecipa collettiva giovanile Fondazione Bevilaqua La Masa. 1965 Lavora a Milano come assistente personale del Maestro Lucio Fontana alla realizzazione di opere in vetro per conto della “Fucina degli Angeli”. 1966-1970 Soggiorna in Giappone. 1967 Personale alla Fondazione Bevilacqua La Masa di stampe realizzate in Giappone con la tecnica “Hanga”; Personale alla “Shinjuko Gallery” Tokio (Giappone), crea un “ambiente trasparente”. 1968 Collettiva 3 artisti con Narita Katsuhiko e Suzumu Koshimizo, esponenti dell’arte povera e concettuale “Ogikubo Gallery” Tokio (Giappone).

1968-1969-1970 Per conto di architetti ed interior designer realizza varie grandi opere in perspex trasparente, mobili che verranno collocati in locali pubblici della citta (Tokio); l970 Con 1’aiuto dell’artista Narita Katsuhiko raccoglie disegni e progetti di 15 tra i maggiori artisti delle varie correnti di avanguardia che si sono sviluppate in Giappone nel periodo 1960-1970 per realizzarli in vetro. Rientra in Italia. 1971 Egidio Costantini “Fucina degli Angeli” approva il progetto del Giappone in vetro e si procede all’ esercitazione che terminera nel 1972 Biennale Giovanile dell’Arte del Veneto Cittadella Italia, I° Premio; Mostra personale di_ Grafica “Studid Signorelli” - Milano (Italia). 1972 Presso la sede della Cassa di Risparmio di Baoino Orseolo (Ve) vengono esposte le opere in vetro degli artisti giapponesi di oui Belardinelli ha diretto Yesecuzione e cura Pallestimento. La manifestazione sara titolata “Itinerari Giapponesi” e presentata dal Commissaiio del Giappone per la Biennale di Venezia, eritico d’arte Prof. Tono Yoshihaki; Coordina l‘allestimento del Padiglione Giapponese alla Biennale di Venezia.

Alla “Fucina degli Angeli” una sala personale a un gruppo di nuove opere in vetro - capelli umani +1uce al neon; Partecipa alla Mostra Internazionale del “Design e la luce nell’arte” Kurtrect Bel gio, segnalato; 1973 Personale a “I.C.C.” (International Cultureel Centrum - Anversa (Belgio); Personale “De Beyard” - Breda (Olanda); Invitato tre mesi a stampare litografia dall’Istituto di cultura del Benelux al “Franz - Masareel Centrum” Kasterle Belgio. 1974 Personale Galleria “Gemini” Lignano (Italia). 1975 Si trasferisce ad Anversa (Belgio); Invitato a stampare al “Franz Masereel Centrum”. 1977 Torna aVenezia. 1978 Parte nuovamente verso oriente e viaggia attraverso India, Sry Lanka, Packistan. 198O Torna a Venezia. 1989 Invitato a insegnare al “Tokyo Glass art Institute”. l99O Co1lettiva studenti laureandi e professori


del “Tokyo Glass Art Institute” presenta una grande testa di budda in cristailo massiccio scolpito a sabbia sparata. “Tokyo department” Tokyo (Giappone). 1992 Personale di tazze da the in vetro - sala espositiva “Bushi” Axis B.L.D.; Roppongi - Tokyo (Giappone). 1995 Coordina esecuzioni di grandi opere in vetro di Ikeda Masuo, Nobuo Sekixe, KuroKawa Masayuki, con Pino Signoretto. 1997 Personale “Associazione Culturale Odradek” - Venezia (italia); Collettiva Galleria “Odradek” con incisioni. Collettiva “Artista IN-Formato” Galleria Venezia Viva - Venezia. (ltalia). 1998 Personale di grafica e video - Galleria Venezia Viva - Venezia (Italia). 1999 Doppia personale, “Spostamenti d’aria, cartoni” ed “incisioni”, Venezia Viva. 2001 Personale di incisioni calcografiche, Venezia Viva. 2002 Personale lavori su carta guache ed inchiostri giapponesi, Venezia Viva.

2003 Coordina la mostra Luci d’Oriente, Rocca di Senigaglia, in tributo ai grandi maestri giapponesi. 2004 Personale Opere Scelte 1990-2004, Galleria Nuovo Spazio, Udine. 2008 Cura la mostra dell’artista Kiko Piovesan, Venezia Viva.

Tutte le opere contenute sono di proprietà intellettuale di Silvano Belardinelli ©. E’ vietata ogni forma di riproduzione previo consenso dell’artista. Prodotto e stampato nel 2014 da Marco Natolli. Aiga | the professional association for design Sushi Design Studio NO®, registered trademark N° 000163954 Web: www.sushidesignstudio.com eMail: sd@sushidesignstudio.com Tel: +39-041.5211410 Mob: +39-345.9100690 Address: Corte ae do Porte, Castello 6502 - Venezia P.Iva: 04148420278 C.F.: NTLMRC79E09L736L

SUSHIDESIGNSTUDIO



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.