"Disegna ciò che immagini, prima di farlo". Spiazzamenti La X Biennale Iberoamericana di Architettura e Urbanistica a Milano
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Marco Spada
"Spiazzamenti" è un termine ambiguo da utilizzare in architettura e in particolare nelle esposizioni, implica scelte radicali che annunciano cambiamenti epocali o, nella maggior parte dei casi, la manifestazione di pie illusioni puntualmente smentite dalla realtà dell'architettura. Non è, fortunatamente, il caso della X Biennale Iberoamericana di Architettura e Urbanistica, che dopo San Paolo del Brasile nel 2016, è sbarcata al Palazzo dell'Arte - Triennale di Milano. Dove, quindi, si osservano questi "Spiazzamenti" citati nel titolo? La risposta è in una serie di immagini
Estudio Lori eto. Pi ntos.Sa ntel la n, Teatro Politeama, Canelones, Uruguay
e progetti molto interessanti che dimostrano la vitalità del nuovo approccio ispano americano alla progettazione e un rinnovato orgoglio nella ricerca di una identità culturale ancora sfrangiata e dalle dimensioni titaniche, 600 milioni di persone e 20 milioni di chilometri quadrati. Tutto ciò attraverso 26 progetti. Spiegare la sproporzione del mondo iberoamericano attraverso i numeri non è sicuramente facile, e probabilmente neanche utile, ma ci ha provato questo
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estratto milanese della più articolata Biennale paulista. Si tratta di una mostra complessa, che vuole raccontare la realtà di un mondo che in venti anni ha ricercato e in parte trovato un'unità culturale e narrativa mai espressa in precedenza e che, seppure ancora attraverso differenze sostanziali, reagisce con serietà e realismo all'uniformazione del linguaggio architettonico euro-statunitense. Il 2016 è stato sia l'anno della Biennale di Venezia, ottimamente curata dal cileno Alejandro Aravena, che della Biennale di San Paolo. Se la mostra di Venezia ha dato un ampio risalto all'architettura militante, dando un'importanza notevole alle sfide globali che essa si trova ad affrontare, scarsità, migrazioni e conflitti su tutto, la mostra Iberoamericana parla un linguaggio più locale, e premia una dimensione dell'architettura fattibile, sostenibile e condivisa . In un 'epoca che sta affrontando sfide come la ricerca di una poetica anche nella progettazione parametrica, nel BIM, nella realtà aumentata e nell'intelligenza artificiale, Paulo Mendes da Rocha, nel confronto con Eduardo Souto de Moura moderato da joao Luis Carrilho da Graça, che ammonisce: "Disegna ciò che immagini, prima di farlo" può apparire conservatore, eppure rappresenta un modo di concepire l'architettura che è profondamente umano, che fa ritornare il gesto del costruire ad una necessità naturale dell'individuo. Il rischio del populismo è di dare risposte semplici a problemi complessi, contraltare di una tecnocrazia che appare distante sia nelle risposte che nell'elaborazione delle domande. li grande pregio di questa mostra risiede proprio nella scomposizione dei problemi complessi in domande semplici: abitare in città, lavorare, recuperare, mostrare. Le risposte che vengono date sono molteplici e diverse, sarebbe ingenuo pensare ad una nuova generazione di architetti legati alla poetica della riga e squadra. I progetti presentati sono intelligenti, furbi e sicuramente avanzati, ma derivano dalla genealogia culturale che da Alvaro Siza discende fino a Eduardo Souto de Moura e arriva fino a Aires Mateus e all'attuale generazione di progettisti ispanoamericani. Ecco lo spiazzamento, ecco lo schiaffo. Il tentativo di
Nicolas Campodonico, Capilla San Bernardo, La Playosa, C6rdoba, Argentina
A. Brasil Garda, A. Luiz Prado de Oliveira, B. L. Coutinho Santa Cecilia, C. A. Batista Maciel, A. C. Vaz dos Santos, P. Zasnicoff Cardoso, Galeria Maxita Vano, Brumadinho, Minas, Brasile
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F. Maya Ramfrez, L. Serna Rodas, D. Herrera Duque, M. Valencia Correa, Parque educativo Saberes Ancestrales, Vigfa Del Fuerte, Colombia
HARQUITECTES, casa 1014, Granollers, Barcelona, Spagna
Gabinete Arquitectura, Quincho Tia Coral, Asunci6n, Paraguay
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tornare ad una dimensione primitiva dell'architettura, in cui la forma è espressione della tecnica, intesa come somma di cu ltura e tecnologia. Non più ungenerico e astratto riferimento a forme naturali, autogenerate dalla complessità algoritmica del programma, ma l'affermazion e del ruolo dell'architetto come interprete della realtà complessa, fatta di una dimensione locale di shareholders, siano essi abitanti, imprenditori e investitori. Lo spiazzamento di questa Biennale lspanoamericana non si ferma qui, la critica verso un mondo ancora troppo legato ad un'univoca interpretazione del territorio è chiara, non più un mondo di città o uno ingenuamente rurale, ma la complessità di una real tà che comprende tutte le scale e tutte le dinamiche, da quelle più patinate a quelle più di frontiera . (Ri)ecco quindi le case con i mattoni a vista in calcestruzzo (Casa 1014, di H Arquitectos a Granerolles, Barcellona, Spagna, 2014), accanto però alla ricerca sulla residenza minima modulare (MINIMOD Catuçaba, di MAPA Arquitects a Catuçaba, Sao Lu is do Paraitinga - SP, Brasile, 2015), riecco le açiendas (Casa No Tempo, di Aires Mateus + joao and Andreia Rodrigues a Montemor-o-Novo, Portogallo) accanto ai restauri delle fabbriche (Arquipélago - Contemporary Arts Centre di joao Mendes Ribeiro + Menos é Mais Arquitectos a Ribeira Grande, Portogallo) e dei luoghi urbani (Teatro Politeama di Estudio LorietoPintos-Sa ntellan arquitectos a Tomas Berreta, Canelones, Uruguay) e agli scinti llanti headquarters (EDP Headquarters di Aires Mateus a Lisbona, Portogallo). Lo spiazza mento è prodotto dalla coesistenza di tutto ciò, dal tentativo di rendere il tutto legato a un insieme narrativo e territoriale che in qualche maniera si rifà a una visione unitaria del mondo, che ha nella penisola iberica il suo shell core e nella realtà latino americana i suoi campi applicativi più innovativi. La X Biennale ha un obiettivo ambizioso, quello di rappresentare un manifesto per l'architettura della scarsità e della complessità: non solamente l'architettura della crisi, ma quella che si confronterà con i temi delle sfide globali che stanno emergendo in questi anni, non più la globalizzazione come opportunità ma come caratteristica data, come situazione al contorno, come contesto . È in questa globalizzazione che la dimensione locale porta al centro dell'architettura l'individuo e le interazioni sociali, la cui valorizzazione torna ad essere misura della casa e della città, una visione centrale nel messaggio del gruppo spagnolo RCR Arquitectes, vincitore del premio Pritzker 2017. In questo si osserva la concordanza tra la Biennale di Venezia e quella di San Paolo, entrambe spingono il visitatore verso una diversa sensibilità nei confronti della globalizzazione, con una accresciuta responsabilità dell'architetto "spiazzato", estratto dalla sua comfort zone, e delle sue funzioni: essere un soggetto rappresentativo delle possibili risposte alla conflittualità del mondo contemporaneo e - probabilmente ancora per molto tempo - futuro.
F. Vieira de Campos, C. Guedes, ). Mendes Ribeiro,
Arquipélago - Centro de Artes Contemporiìneas, Ribeira Grande, Sao Miguel, Portogallo
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MAPA ARQUITETOS, Minimod Catuçaba, San Paolo, Brasile
M. Aires Mateus y F. Aires Mateus, Casa no Tempo, Sabugueiro, Portogallo
TEMI E FORME DELL'ABITARE
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Lorna de Colmenar, Ceutc1, Spagna
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