periodico di informazione del centro italia anno 95 N. 3 LUG-SET 2018
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la sabina e l’OLIO 1
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Sommario
4 SABINA FLAvOUR
di Maria Grazia Di Mario
Dal 1923 Fondatore: Giuseppe Lolli Rifondato da Maria Grazia Di Mario Anno 95 numero 3 luglio-agosto-settembre 2018
Direttore responsabile Maria Grazia Di Mario mgraziadimario@gmail.com tel. 347 3628200 Vicedirettore Ettore Nuara Caporedattore Daniela Delli Noci Editore Associazione Angelo Di Mario Via S. Antonio, 1 Vallecupola di Rocca Sinibalda (Rieti) Redazione Via G. Mameli 48b - 02047 Poggio Mirteto (Rieti) hanno collaborato: Monica De Simone, Roberto Valentini, Ettore Nuara, Daniela Delli Noci, Maria Grazia Abbamonte, Andrea Rossi, Laura Bianchini, Roberto Ferraro foto: Maria Grazia Di Mario, Renzo Vetturelli, Proloco di Montelibretti, Massimo Felici, Christian Angelici, Sirio Santodonato Progetto: Francesco Cristino Stampa: RiStampa srl Via Salaria per l’Aquila km 91,350 - 02015 Santa Rufina di Cittaducale (Rieti) - tel. 0746 606732 Registrazione al tribunale di Rieti n. 3 del 09/11/2016 La collaborazione è gratuita La rivista si può sfogliare anche su www.sabinamagazine.it Tutto il materiale, foto, articoli, pubblicità sono soggetti a copyright In copertina: Alcune immagini del paese di Montelibretti
8 Pane, olio e... di Ettore Nuara
12 TUTTI IN RISERVA
di Maria Grazia Di Mario
16 La vita è bella di Ettore Nuara
20 LA GUERRA SIAMO NOI di Monica De Simone
24 CON LO SGUARDO SU DI TE Lo psicologo risponde di Maria Grazia Abbamonte
26 Lenti a contatto e film lacrimale L’OTTICO CONSIGLIA di Andrea Rossi
28 Le impronte dentali digitali I consigli dell’odontoiatra di Laura Bianchini
30 DALLA NATURA... a scuola di fitness di Roberto Ferraro
www.tipografiaristampa.it
info 347 36 28 200 - bibliotecasamuseoangelodimario.com
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Sabina
SABINA FLAVouR di Maria grazia di Mario foto di MASSIMO FELICI
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ABINA FLAVOUR: è la primogenita del CONSORZIO SABINA DOP, una neonata associazione fondata con lo scopo di diffondere la cultura dell’assaggio come mezzo di conoscenza rivolto a tutti, (dal bambino all’anziano, a coloro che desiderano diventare assaggiatori di professione, ai produttori stessi). Una vera novità in quanto non si propone solo di sensibilizzare il consumatore all’assaggio dell’olio, ma in generale dei prodotti tipici della Sabina con lo scopo di valorizzare l’intera filiera, e di conseguenza il territorio stesso. D’altra parte il Consorzio (costituito tra produttori olivicoli, frantoi e imbottigliatori di una vasta zona che comprende quarantasei comuni della provincia
di Roma e Rieti, un sistema di 140 iscritti e 1000 aziende) è un istituto innovativo a partire dalle sue stesse origini, oltre che il più antico d’Italia. Nel 1995 l’olio della Sabina è stato l’unico in Italia (e nel mondo) ad ottenere La Doc (trasformata l’anno successivo in Dop). Nel 1996 ottiene il riconoscimento di DOP insieme ad altre 4 dop sul territorio nazionale. Il marchio DOP, ovvero Denominazione di Origine Protetta, identifica il nome di una regione o di un luogo geografico che serve per designare un prodotto agroalimentare con determinate caratteristiche organolettiche che sono riconducibili solo ed esclusivamente a quella regione, o a quel luogo geografico, e che viene prodotto all’interno
In Apertura
di quella regione o di quel luogo geografico. I produttori di prodotti DOP o IGP o STG, per ottenere il riconoscimento, devono percorrere un faticoso iter di istruttorie volto a verificare le caratteristiche del prodotto ed i metodi di produzione, e successivamente attenersi ad un rigido disciplinare soggetto ad attività di controllo. La domanda di riconoscimento per i prodotti DOP e IGP che deve essere inoltrata al Ministero delle politiche agricole e forestali, può essere presentata, di norma, esclusivamente da una organizzazione associativa (nel nostro caso dal Consorzio Sabina Dop) che riunisca tutti gli operatori interessati che trattano il medesimo prodotto agricolo o alimentare.
La domanda deve contenere: tutti i È la primogenita fattori di identificazione del prodotto, la sua origine storica nel territorio del CONSORZIO citato nella denominazione, il disciSABINA DOP, plinare di produzione e l’ente terzo di certificazione (fra quelli riconosciuti una neonata dal Ministero) al quale è affidato il controllo sulla conformità della proassociazione duzione al disciplinare stesso. fondata con Un processo che nasce dal basso, in quanto presuppone in primis l’unione lo scopo di tra produttori di filiera e inoltre una effettiva storicità. È superfluo dire diffondere che nel caso di Dop Sabina la storicità la cultura è super-conclamata. La produzione delle olive va di pari passo con la stodell’assaggio ria dei Sabini, mentre il suo Disciplinare è uno dei più antichi al mondo, pricome mezzo di mo autore quel Catone che possedeva conoscenza. una villa rustica proprio in Sabina. “Nel 2016 abbiamo festeggiato i 20 Una vera novità anni di età, ed è stato un bel traguardo – spiega GIORGIO PACE, diretin quanto non tore del Consorzio Sabina DOP – la si propone solo nostra funzione è di tutelare, valorizzare, promuovere il nostro prodotto di sensibilizzare attraverso convegni, studi, partecipazione a mostre, fiere e degustazioil consumatore ni guidate, vigilare che sia rispettato all’assaggio dell’olio, il disciplinare, garantire al consumatore la qualità. Un momento imporma estenderà tante per noi è stato la nascita del packaging che ha unito sotto un unil’assaggio a tutti co marchio le nostre aziende (le quali i prodotti tipici mantengono comunque una propria autonomia), è doveroso ricordare che della Sabina l’idea di creare una unica confezione
nasce proprio in questo territorio nel 1948, epoca in cui esisteva in Sabina un Elaiopolio! Siamo stati i primi al mondo, di fatto, a lanciare il packaging per quanto riguarda l’olio, una esperienza ripresa nel 2009 dal nostro Consorzio”.
Nelle foto: Un paesaggio con piante di ulivo, presso l’Abbazia di Farfa. In piccolo: Un momento di degustazione dell’olio Sabina Dop.
Ma perché puntare sull’assaggio? «Tutte le aree olivicole del Lazio hanno la loro associazione ad hoc, qui in Sabina ne eravamo sprovvisti, la vera novità è che siamo gli unici ad aver avuto invece l’idea di limitarlo non solo all’olio, anche perché abbiamo già in piedi progetti di valorizzazione in collaborazione con altri consorzi riconosciuti, come ad esempio quello della Ricotta Romana Dop, o 5
Sabina
In alto: Immagini di un panel di degustazione.
dell’Abbacchio Igp. Valorizzare le eccellenze vuol dire anche promuovere un territorio con le sue caratteristiche naturali, artistiche, storiche. E di prodotti di eccellenza ne abbiamo diversi: dalla lenticchia, al marrone, alla birra, alla pasta, ai formaggi, ai salumi… ovviamente il nostro punto di partenza sarà sempre l’olio. Verranno coinvolti assaggiatori per ogni tipo di prodotto, in programma c’è anche l’idea (allargando il discorso all’areale del Lazio), di creare un vero e proprio menu per il turista». Quale importanza ha l’assaggio? «È una parte fondamentale nel riconoscimento di qualsiasi prodotto, ancora le narici dell’uomo non possono essere sostituite da alcun macchinario! A dare l’ok a nuovi ingressi all’interno del Consorzio (la cui adesione è volontaria, ma presuppone un impegno di spesa legato anche al rispetto del Disciplinare) e a decretare la permanenza degli iscritti (le verifiche sono annuali) è la società di certificazione Agroqualità, la quale riconosce la dop solo previo analisi chimiche e l’intervento di un panel di degustazione costituito da 8/12 assaggiatori professionisti, i quali sono in grado di individuare difetti e pregi e che operano in base ad un metodo internazionale in cui tutto è codificato, dal tipo di bicchiere, alle cabine di assaggio, alla temperatura cui deve essere portato l’olio, addirittura al silenzio, rigore, assenza di trucchi e profumi. Non a caso il presidente di Sabina Flavour è Gianfranco De Felici, attualmente Capo Panel assaggiatori olio presso l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli». Siamo tutti in grado di capire le differenze tra un olio e l’altro? «Certamente, sia dal punto di vista qua-
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litativo che identificativo, perché ogni olio esprime un territorio diverso (il nostro fruttato, ad esempio, ha l’aroma di carciofo), è sufficiente seguire alcune semplici indicazioni che forniamo nei momenti di degustazione. Il nostro scopo è cercare di orientare le scelte nella maniera giusta, creare una consapevolezza, una cultura. Sensibilizzare una persona comune vuol dire non solo acquistare un nuovo cliente, ma un convinto promotore. Per il cliente stesso invece è importante riconoscere il valore di un prodotto, in quanto lo scarto di prezzo tra olii di scarsa qualità e di qualità medio – alta nei supermercati è davvero minimo». Penetrare nel territorio, attraverso esperienze sul campo, sembra essere per voi fondamentale. «In programma abbiamo serate di assaggio e degustazione nell’ambito di eventi, in corso una serie di attività con le scuole, anche straniere. Con i bambini i risultati sono più immediati in quanto hanno meno condizionamenti, sono stati organizzati corsi e momenti di assaggio anche per i ragazzi di Istituti Alberghieri ed Agrari e, allo stesso tempo, per studenti stranieri e turisti. In uno dei nostri frantoi questo tipo di visite sono frequenti e riscuotono grande successo, ad esempio alcuni ragazzi di una università americana, venuti lo scorso anno, hanno prenotato di nuovo. Spesso le aziende collaborano con noi, il Consorzio diventa un tramite. Abbiamo in cantiere anche corsi professionali riconosciuti». L’assaggiatore può diventare una professione? «Gli assaggiatori non vengono retribuiti al fine di garantire maggiore imparzialità, però possono coadiuvare i produttori indi-
In Apertura In basso: Un paesaggio della Sabina e una lezione sull’ulivicoltura tenuta dal direttore del Consorzio Sabina Dop Giorgio Pace.
viduando eventuali criticità nelle varie fasi di produzione, diversi agricoltori stanno partecipando a corsi di assaggio per la stessa analoga ragione, anche perché i clienti stanno diventando sempre più esigenti». La vostra è una bella realtà! «Che però va fatta ulteriormente crescere, non c’è ancora sistema, la rete che sarebbe giusto ci fosse, che ci meriteremmo come Sabina, è un aspetto sul quale stiamo lavorando molto». Cosa prevede il vostro Disciplinare? « Il nostro Disciplinare è stato scritto per tutelare il livello qualitativo: intanto definisce il territorio di riferimento all’interno del quale devono trovarsi gli oliveti, il tipo di cultivar che possono essere utilizzate (l’oliveto deve essere dunque iscritto ai registri degli olivi certificati Sabina Dop), prevede anche un sesto d’impianto tradizionale e non intensivo, i parametri chimici ed organolettici (ad esempio un olio per essere dichiarato extra vergine deve avere una acidità inferiore allo 0,8 per cento, per il Dop Sabina si richiede lo 0,6 per cento). Il disciplinare stabilisce anche il periodo di raccolta e trasformazione e che la molitura sia effettuata in impianti certificati. Tutto questo nel rispetto di una tradizione antica di 3000 anni, nel corso dei quali gli oliveti sono stati coltivati con una logica non dissimile da quella attuale. Le tecniche sono migliorate rispetto a 50 - 1000 anni fa, però per noi è fondamentale continuare ad operare nel rispetto della tradizione, una Dop esprime anche un paesaggio». È un buon momento per la commercializzazione? «Certamente, molte nostre aziende ven-
dono anche in Paesi Europei ed Extraeuropei e noi ne siamo orgogliosi, le stesse catene di distribuzione (supermercati) stanno iniziando a commercializzare il Dop Sabina. Inoltre abbiamo notato un aumento negli ultimi 2/3 anni di nuovi impianti. Ormai l’olio (specialmente il Dop) non rimane più invenduto, il problema è opposto, il mercato ne sta richiedendo sempre di più, non solo in area romana, ma nel Nord – Centro Nord». Le cultivar tipiche della Sabina. «Ogni produttore ha 3/4 cultivar diverse sui propri terreni, c’è anche chi ha optato per le mono cultivar. Quelle caratteristiche sono la raia, la salviana, la carboncella, poi abbiamo l’olivastro, l’olivastrone, l’olivalgo; rosciola e salvia sono sotto protezione, ci sono anche il leccino e il frantoio che però sono diffuse in tutto il Centro Italia». Il nostro olio. «La caratteristica principale è quella di essere un olio equilibrato, vellutato e versatile, ricco di sostanze antiossidanti, di indubbie qualità organolettiche certificate da studi universitari, si consiglia di utilizzarlo a crudo, anche se in cottura regge molto». In progetto c’è altro? «Quello di produrre un olio tracciato solo da olivi secolari (solo a Fara Sabina ne abbiamo individuati circa 10mila), per tre anni il C.N.R. ha svolto analisi sulle foglie, ricchissime di polifenoli, l’idea è di produrre integratori alimentari e cosmeceutica. Come Consorzio partecipiamo anche a numerosi bandi europei, al servizio delle nostre aziende…».
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Sabina
PANE, OLIO E... di ETTORE NUARA foto di RENZO VETTURELLI
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he sia stata la Grecia a favorire la diffusione della coltivazione dell’olivo in Sabina influenzandone anche l’utilizzo iniziale, sia come condimento che come ingrediente per unguenti odorosi, è un dato storico. Fatto sta che in Sabina l’olivo trovò la sua terra ideale. L’ingentilimento della pianta selvatica e la sua coltivazione in questa area risultano d’altra parte ben attestati già a partire dal VI secolo a. C. In particolare gli scavi archeologici nell’area di CURES hanno rinvenuto addirittura nòcciole d’oliva risalenti a questo stesso periodo . I maggiori acquirenti dell’olio ‘sabino’
sono stati indubbiamente i romani, in Età Imperiale addirittura sembra consumassero 321.000 anfore l’anno, l’olio veniva però destinato non solo ad uso alimentare, ma per la realizzazione di profumi ed usi medici. Una tradizione molto antica che non poteva non caratterizzare Montelibretti, considerando che proprio nel suo territorio esisteva ERETUM, questa importante polis-urbis sabina e che nell’area cimiteriale (necropoli di Colle del Forno) sono stati rinvenuti addirittura numerosi vasi porta profumi. La consapevolezza che l’olio possa essere tratto distintivo di un territorio ed elemento cardine dal quale partire per una
Eventi in Sabina
sua valorizzazione è ben chiara alla pro loco, rappresentata dal suo presidente Alberto Baio. “Da circa 15 anni siamo cercando in tutti i modi di far conoscere i nostri produttori, una sfida che oggi sta dando i suoi frutti. Grazie alla manifestazione Pane, olio e… (arrivata alla XIV edizione quest’anno si terrà il 18 e 25 novembre) “il nostro olio inizia ad essere conosciuto anche all’estero, e quest’anno saremo premiati dalla presenza del Consorzio Sabina Dop”. Presidente, “Come nasce Pane olio e…” «15 anni fa con la ricostituzione della pro loco, dalla consapevolezza di avere un prodotto di eccellenza da pubblicizzare,
A Montelibretti il è stata dura, i sabini sono restii 18 e 25 novembre all’inizio ad accettare le novità a meno che non si conto che possano funzionare appuntamento rendano e così è stato. Abbiamo iniziato con la classica sagra del frittello col broccolo, con la XIV piano sono state inserite le visite edizione della pian guidate al frantoio (sia a cavallo che con e coinvolte le scuole, insomma FIERA DELL’OLIO. navetta) siamo cresciuti rapidamente e grazie In programma all’aumento dei visitatori abbiamo potuinvestire risorse per pubblicizzare sia visite ai frantoi, to la sagra che l’olio. L’iniziale diffidenza parte delle aziende è stata superata, sia con navette da quest’anno quasi tutte hanno dato l’ok che su carrozze (circa 10) tra cui l’Oleificio Sociale Sabino che conta più di 200 soci. Durante la trainate da festa sono a disposizione per i classici di olio nuovo e per la vendita di cavalli, momenti assaggi olio ‘appena munto’, così come amiamo di assaggio con definirlo. Quest’anno la sfida raddoppia, un week-end abbiamo sostituito due i sommelier del adomeniche consecutive. Una decisione che sta dando suoi frutti, visto che Consorzio Sabina stiamo iniziandogiàadi avere numerose preDop, esposizione notazioni per i mercati». di artigianato e Ci sono altri tipi di espositori? diversi produttori (come prodotti tipici. «Certamente, ad esempio norcini) e artigiani, dal comDurante le due parto del legno, alla ceramica, alle stoffe, ma ugualmente selezionati in base alla giornate si qualità. Colgo l’occasione per inviare ai un consiglio, prima di acquistaterranno anche la turisti re negli stand è opportuno rivolgersi al Sagra del Fritello nostro personale, la pro loco si fa garansolo delle sue aziende, tutte peraltro e della Salsiccia te controllate dal Consorzio. Questo perché da qualche tempo si inseriscono furfanti con la Pitarta che vendono pane ed olio abusivamente, a scapito della qualità».
Nella foto grande: Panorama con ulivi nel comune di Montelibretti (foto di Renzo Vetturelli). A destra, in alto: Alabrastra configurati a cerbiatto rinvenuti nella Necropoli di Colle del Forno, area cimiteriale dell’antica Eretum (foto di Massimo Felici).
Quali sono le principali caratteristiche del vostro olio. «è adatto ai condimenti a crudo, in quanto molte aziende stanno lavorando il monovarietale, come la carboncella e il leccino, decisamente richiesti sul mercato. Il nostro obiettivo è farlo conoscere al massimo». Da dove proviene il flusso turistico? «Dalla Capitale, ma arrivano anche turisti stranieri e diplomatici, dal momento che invitiamo tutte le ambasciate romane. In occasione della Sagra visitano il paese e acquistano il nostro olio». 9
Sabina
Che tipo di attività state portando avanti con le scuole? «Con l’Alberghiero un piccolo progetto che vedrà i ragazzi protagonisti sia nella accoglienza ai turisti che dietro i fornelli, durante la Sagra del Frittello cui si aggiunge la Sagra della Salsiccia con il Coriandolo, spezia utilizzata solo nelle nostre zone. La loro presenza garantirà una curata ospitalità. Alla scuola media abbiamo proposto una mostra di pittura. I ragazzi hanno realizzato quadri ‘sul tema’ che saranno esposti, il vincitore diventerà il manifesto per la prossima edizione. All’istituto andrà un consistente premio in denaro con il quale potrà acquistare materiale didattico». Le due giornate del 18 e 25 novembre in cosa saranno diverse? «Sono praticamente uguali però nella prima ci sarà la presenza di sommelier messi a disposizione del Consorzio Sabina Dop, i quali dovranno (previo assaggio) premiare un olio tra i produttori presenti, ma organizzeranno anche degustazioni in orari diversi, prima delle
11.30 per i più piccoli, poi aperte a tutti, con lo scopo di insegnare a riconoscere l’olio dal sapore. La domenica successiva è prevista l’esposizione e premiazione dei disegni realizzati dai ragazzi della scuola media». Passiamo ai ristoranti: praticamente sono vostri partner. «Sono in 4 e hanno aderito perché l’anno scorso erano tutti pieni, nei ristoranti sarà possibile assaggiare prelibati piatti tipici». Pane olio e…non è dunque una festa nel paese ma dell’intero paese. «Noi qui ci conosciamo tutti, il nostro borgo (nel quale si può ancora lasciare la chiave sulla porta di casa) non è un dormitorio, è vivo, pieno di giovani che riusciamo a trattenere sul posto grazie a locali moderni ed attrezzati, le nostre feste devono dunque portare il turista che ha l’opportunità di conoscerci come brave persone che hanno un ottimo prodotto, e non solo OLIO, anche un ottimo pane, un’ottima pasta, un’ottima cucina in generale».
Saluto del Sindaco
Pane, olio… e XIV edizione 2018
Allevamento a ciclo biologico completo Vendita Lumache vive, spurgate, pronte alla cottura e olio extra vergine di oliva Via Cupicci - Montelibretti (RM) - Tel. 340.2153071 10
18 e 25 novembre 2018: La Tradizione prende corpo e continua, nel suo consolidato format e con le solite, importanti caratteristiche di qualità, organizzazione ed ospitalità. E quest’anno la manifestazione, patrocinata dal Comune di Montelibretti, raddoppia, svolgendosi per ben due domeniche consecutive, visto il successo degli anni scorsi. Il legame di Montelibretti con il suo prodotto d’eccellenza, l’Olio Sabina D.O.P., è profondo ed antico; la vocazione della nostra terra per la produzione di questo ineguagliabile prodotto è ormai nota in ambito internazionale, grazie alle importanti esportazioni che, grazie alle numerose Imprese locali che ne promuovono produzione e commercializzazione, hanno ormai fatto conoscere il nostro “oro verde” in ogni latitudine. Proprio per questo la nostra Pro Loco, ogni anno di più e con sempre maggior impegno, organizza questa fantastica manifestazione che, allo stesso tempo, promuove l’immagine di questa nostra eccellenza produttiva e di altri piatti e prodotti tradizionali, come il “frittello col broccolo” e la “salsiccia sabinese”. Alla luce di queste premesse, non mi resta che invitare tutti a visitare Montelibretti, cittadina bella, accogliente e ricca di storia ed eccellenze culturali e paesaggistiche ma che in queste due domeniche vi saprà, grazie allo straordinario impegno della pro Loco, far trascorrere due giornate all’insegna del gusto e dell’accoglienza. Senza dimenticare che potrete acquistare, direttamente dai produttori locali nei loro stand espositivi, il prodotto più importante della nostra alimentazione: l’olio extravergine di oliva D.O.P., che da noi è anche il più buono ed equilibrato. Il Sindaco LUCA BRANCIANI
inua, tiche estalgendegli cceldella tto è ortavono scere a noegno, mpo, e di o” e resta ente he in egno sto e rettao più oliva
In occasione della XIV Edizione di “PANE, OLIO E...” i ristoranti propongono:
“MAMMA MEA”
“LA MARTORA”
di Baio Riccardo & Ninivaggi Antonio Piazza Chiesa Nuova, 6 - Montelibretti Tel. 0774/609691; 320.8679390; 324.9098824 “Non
esiste nulla che non possa essere risolto con un sorriso e un buon pranzo” (Anonimo) MENU’ Paccheri all’amatriciana Pane, olio e... Arrosticini Vino; Acqua; Caffè €20,00
Ristorante Pizzeria “da Daniela” “DANIELA”
Ristorante/Pizzeria Via Garibaldi 33/35 - Montelibretti Tel. 0774.608529 “Dove la magia accade in cucina” (Anonimo) MENU’ Bruschette con olio e con prosciutto Polenta con salsiccia e spuntature di maiale Arrosto di vitello con piselli e funghi Dolci della casa; Caffè; Acqua € 20,00
Ristorante Corso Umberto, 36 - Montelibretti Tel. 0774. 609335 Non si può pensare bene, amare bene, dormire bene se non si ha mangiato bene! (Virginia Wolf) MENU’ Tris di bruschette: Olio, pomodorini, zucchine Fettuccine alla gricia con olio EVO e pecorino romano Fagioli con salsiccia € 15,00 (BEVANDE ESCLUSE)
“IL MOLO 10”
Pescheria con Cucina Corso Umberto, 107 - Montelibretti Tel. 0774.556561 Ho dei gusti semplicissimi: “mi accontento sempre del meglio” (Oscar Wilde) MENU’ Bruschetta con olio nuovo e alici Soutè di cozze con crostini di pane caldo Maxi frittura mista € 15,00 Bruschetta con olio nuovo e alici Mezzemaniche al ragù di mare Maxi frittura mista € 18,00 (BEVANDE ESCLUSE) Tanti altri piatti a scelta in base al pescato 11
Sabina
TUTTI IN RISERVA di MarIA Grazia di Mario
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È
il terzo parco regionale nato in Italia (dopo quelli del Mincio e del Ticino, tanto che il prossimo anno festeggerà il suo 40esimo anniversario) e il ‘primogenito’ del sistema regionale. L’habitat Tevere Farfa si forma negli Anni Cinquanta. Con lo sbarramento del Tevere nasce un lago mentre la zona della Foce del Farfa diventa una palude, negli Anni Sessanta W.W.F., ENEL e Comune di Nazzano, vi istituiscono un’oasi di protezione della fauna, nel ’79 viene individuato il Lago di Nazzano (o della Meanella) quale zona umida di importanza internazionale e sottoposto ad una serie di vincoli (legge regionale 4 aprile 1979, n.21). La Riserva Naturale diventa poi Sito di Interesse Comunita-
rio e Zona a Protezione Speciale ai sensi delle direttive Habitat 92/43/CEE e Uccelli 2009/147/CE (che ha aggiornato la precedente Direttiva 79/409/CEE) ed è inserita nel sistema europeo di Rete Natura 2000 (regione biogeografica mediterranea). La particolarità di questa area è legata alla ricchezza della fauna e flora, è un piccolo parco quello della Riserva Tevere Farfa, ma ideale habitat per uccelli, pesci, piccoli mammiferi e rettili. Ormai ‘Prima’ nel Lazio per la fruizione turistica lo è anche per le attività di monitoraggio ed indagine scientifica, condotta in sinergia con ricercatori ed università. Negli ultimi 4 anni le richieste di tour operator italiani, americani ed europei,
Focus ambiente
Boom di visitatori nella riserva Tevere-Farfa, negli ultimi 4 anni le richieste di tour operator italiani, americani ed europei, si sono triplicate. Il direttore Pierluigi Capone illustra traguardi e progetti in corso, al primo posto l’ampliamento all’intero corso del Farfa che includa la sorgente le Capore si sono triplicate tanto che, ci racconta Pierluigi Capone (direttore dal 2007 al 2010 e dal 2014 ad oggi), nei periodi di primavera e in autunno non ‘sappiamo come fermare i visitatori’. “A causa dei pensionamenti i guardiaparco sono diminuiti e noi abbiamo necessità di un numero maggiore per garantire un controllo 7 giorni su 7, speriamo che la Regione sblocchi le assunzioni dei giovani”. Tra i maggiori fruitori scuole, enti (quali Enel, Renault…) con i loro dipendenti, escursionisti, grazie ai quali le giovani guide presenti sul territorio (formate AGAIE dalla Riserva stessa) stanno lavorando moltissimo, sportivi, supportati da associazioni che organizzano attività in canoa, kayak, bicicletta.
Nella foto a sinstra: Foce del torrente Farfa in Riserva, (foto di Christian Angelici). A destra: Coppia di avocette, Recurvirostra avosetta (foto di Christian Angelici); Una delle aree picnic della Riserva, (foto di Sirio Santodonato); Volpe rossa, Vulpes vulpes, (foto di Christian Angelici).
Una bella passeggiata a piedi, o in bici, e un bel giro in battello (i Battelli “Airone” e “Martin Pescatore” consentono di ammirare l’area protetta attraverso un emozionante Tour), è ciò che consiglia Capone a potenziali nuovi visitatori, anche perché i capanni di osservazione possono riservare emozionanti sorprese. Non a caso questa piccola Riserva è considerata uno dei siti più interessanti dell’Italia centrale per il birdwatching e l’osservazione dell’affascinante e poco conosciuto mondo della palude. Tra gli animali si possono osservare tutti i tipi di aironi (qui esiste una delle garzaie più importanti del Centro Sud), specie in costante aumento. Ormai sono presenti tutte le varietà, dall’airone cinerino (50 famiglie vi nidificano ogni anno), al guardabuoi, al rosso, presenti moltissime altre specie di anatre. Importante l’esistenza e nidificazione del falco pellegrino e di altri rapaci come il nibbio, presenti il falco di plaude e il falco pescatore che passa qui per rifocillarsi. Lungo 100 km di percorso, adatto a tutti i tipi di camminatori (compresi anziani e bambini), anche la vegetazione rappresenta una interessante attrattiva con: la canna di palude, la lenticchia bianca, l’olmo, il mirto, la roverella, analogo discorso per alcuni tipi di mammiferi quali, ad esempio, il tasso o l’istrice. E per gli escursionisti più esperti, da ottobre, sarà finalmente ripristinato il famoso Sentiero Della Mola, 5 chilometri di percorso fino alla foce del Farfa, sicuramente il più suggestivo ma anche il più pericoloso. Risultati brillanti ottenuti grazie ad un lavoro intelligente. Direttore, tutti i sentieri sono accessibili? «La rete è completa, con tutte le aree - sosta rinnovate, sono stati sistemati i 4 sentieri franati nel 2014 a causa di eventi meteorologici estremi e che avevano interrotto i percorsi di visita. La Carta dei sentieri, la Guida online della Riserva, le indicazioni su dove prenotare per mangiare e pernottare, i contatti con gli operatori turistici 13
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In alto: Panorama della Riserva Naturale, (foto di Christian Angelici).
sono sul nostro sito www.teverefarfa. it. Ormai tutto viaggia sulla rete». Lei è tornato a dirigere La Riserva Tevere Farfa dal 2014. «Quando sono tornato imperava un totale immobilismo, l’unica presenza era quella dei pescatori abusivi che scorrazzavano liberamente e dei quali ci siamo liberati immettendo nel parco ‘gente diversa’. Siamo stati davvero bravi a farla rinascere e questo anche grazie ad un investimento di ben 600mila euro, un avanzo di amministrazione che rischiava volatilizzarsi. Risorse servite in parte per sanare i danni provocati dagli attentati». Attentati? «Ne abbiamo avuti diversi, nel 2015 ‘qualcuno bruciò tutto e purtroppo non fu trovato un responsabile’. Anche per contrastare fenomeni di questo tipo abbiamo introdotto iniziative (fermo restando quelle istituzionali, corsi di formazione, convegni, concorsi) che poco avrebbero a che vedere col Parco ma che sono necessarie per avvicinare i cittadini, il nostro è uno sforzo di apertura al mondo».
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Che tipo di iniziative. «Abbiamo dato in gestione tutti gli immobili ad associazioni sportive, escursionistiche, alla Protezione Civile, agli Scout, inoltre sono stati organizzati numerosi eventi di vario genere, dal cicloturismo in mountain bike, al kayak, alla canoa cabadese, a giornate di musica, addirittura una di esse è stata dedicata al baratto. I servizi di navigazione, con molta attenzione nei periodi di nidificazione, si sono estesi alla zona a riserva integrale, sempre accompagnati da una costante attività di monitoraggio e di ricerca. L’Ente Riserva d’altra parte ha l’obbligo di controllare la consistenza del patrimonio faunistico, in modo che si conservino quelle caratteristiche per le quali è stata riconosciuta quale zona umida a valenza internazionale. Al monitoraggio affianchiamo la ricerca». Cosa avete in corso? «Riguardo il patrimonio faunistico l’esame sulle specie problematiche, su 28 qualità di pesci nel Tevere ne è rimasta solo 1 autoctona, nel Farfa 8. Questo a causa dell’inquinamento, della pesca sportiva, o di chi acquista “un pesce rosso per poi liberarsene”. In particola-
Focus ambiente In basso: Airone cenerino con garzetta, Ardea cinerea ed Egretta garzetta, (foto di Christian Angelici).
re grossi danni sono stati provocati dal gambero della Louisiana, molto aggressivo e vorace, stiamo collaborando ad una ricerca sulla commercializzazione delle carni. Un altro studio è quello sul gatto selvatico, animale raro ed elusivo vive solo in ambienti integri, per questo è importante averne trovata qui una colonia. In nessun altro Parco del Lazio si propongono le indagini che si fanno qua. Soltanto nel 2017 abbiamo speso 70 mila euro per ricerche in campo ambientale. Ma ora vorrei parlare di un tema che mi
è molto a cuore, quello di una estensione della Riserva. Ultimamente la competenza del Parco si è allargata a tutta la zona speciale di conservazione Tevere Farfa, ma sarebbe auspicabile l’ampliamento all’intero corso del Farfa che includa la Sorgente Le Capore. Il Farfa è uno dei più importanti fiumi in Italia per le condizioni ambientali, ma subisce una serie di minacce verso le quali fino ad oggi c’è stata trascuratezza. In consiglio regionale è stata presentata la proposta (peraltro approvata dai comuni di Fara Sabina, Montopoli, Castelnuovo e Torrita Tiberina), non approvata a causa della fine della legislatura. I cacciatori si sono mobilitati contro questo progetto, la loro è una contrarietà strumentale e legata alla poca informazione perché sono previste forme di tutela solo per il fiume e le fasce di riparazione, dove non si può comunque cacciare. L’ampliamento non avrebbe nessun impatto sulle attività venatorie ed agricole, un parco non è un vincolo, ma una opportunità». Spieghiamo i vantaggi. «Sarebbero notevoli: intanto va detto che il prelievo dei cinghiali è legale solo all’interno dei parchi, gli agricoltori inoltre godrebbero di agevolazioni nella richiesta di contributi (P.S.R.). Non parliamo poi dello sviluppo turistico! L’inclusione infine preserverebbe la qualità delle acque, ancora eccellenti ma che potrebbero peggiorare, tra l’altro in alcune zone stiamo monitorando fenomeni di torbidità. La scomparsa del nostro gambero dunque può essere legata anche all’inquinamento. Agli usi potabili si affiancano quelli industriali (presenti 2 impianti enel e 1 Acea) e agricoli, peraltro gli scarichi abusivi agricoli e quelli legati alla pesca sportiva finora non sono stati mai controllati. A seguito del recente incremento delle captazioni sul Farfa (già consistenti) siamo stati incaricati dalla Regione Lazio, a spese di Acea, di valutare l’effetto di questi prelievi sull’ecosistema. Stiamo portando avanti analisi approfondite con l’Istituto Superiore di Sanità, l’Università di Tor Vergata e nostri specialisti, anche per definire il deflusso minimo vitale. I risultati saranno esposti nella primavera del 2019».
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Sabina Sabina
La vita è bella di Ettore nuara
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“È
troppo lunga la vita per ricordare tutto ciò che ci è accaduto”, ci dice Bruna, sguardo acuto e battuta sempre pronta, 104 anni compiuti nel gennaio scorso ed una memoria di ferro. Seduta al tavolo della cucina in Via Goffredo Mameli, a Poggio Mirteto (dove vive con il figlio Luciano e il nipote Stefano), appare contrariata per il fatto che non riesce a camminare spedita come un tempo (a causa di una gamba un po’ più rigida), lei non si accontenta di passeggiare ogni giorno per almeno due ore; ma a mancarle è anche
la lettura, un buon romanzo straniero (francese o russo) intorno al quale fantasticare, per colpa di un medico ‘poco onesto’. “A 90 anni mi ricoverai per una operazione agli occhi. Quando si accorsero che avevo la macula, al figlio che mi stava operando, il chirurgo padre fece un gesto come per dire ‘ma lascia stare’. Io ero andata fiduciosa perché mio marito, con un identico problema, fu rimesso a nuovo – lo ripete con insistenza - Poco prima di entrare in sala operatoria avevo sistemato un libro sul comodino, proponendomi di terminarlo nei giorni successivi all’intervento. Per me la lettura è stata
A 104 anni Bruna Franceschetti non ha alcuna intenzione di mollare: “Camminerò fino all’ultimo giorno della mia vita. Se non cammini vai indietro, bisogna sempre tenersi in allenamento!”. È stata una delle prime donne impiegate in Italia a lavorare con le macchine contabili compagna di vita, da bambina condividevo i miei romanzi spesso con mia madre (era una sarta e a volte doveva cucire fino alle 4 del mattino!). Tra gli hobby, alla lettura si affiancava quello del giardinaggio! Fu proprio in quel periodo che decisi di dedicarmi ai bonsai… e mia figlia Marisa (che vive all’Aquila), si era entusiasmata per tutti questi progetti in programma”. Un carattere determinato e tenace, ma anche equilibrato e pronto a sdrammatizzare, senz’altro continua a sostenerla. “A volte mio marito, Redento Masci, scomparso 10 anni fa, per farmi ingelosire mi provocava con delle battute, ma
Nella foto: Bruna Franceschetti con i nipoti Federico e Stefano, mentre festeggia i suoi 104 anni. Nella foto piccola: con i figli Luciano e Marisa.
Personaggi io non gli davo soddisfazione e così il discorso finiva lì”, ricorda divertita. “Mamma sapeva farsi rispettare, aveva messo in riga anche papà - precisa Luciano, che ora ha 73 anni ed è un insegnante di educazione fisica in pensione - mi imponeva di studiare e mi aiutava, risentendomi la lezione. Solo dopo i compiti si poteva uscire, ma nel gioco ci lasciava davvero liberi. Ricordo una nevicata incredibile, io e Marisa giocammo per delle ore, la mamma ogni mezz’ora ci toglieva le scarpe e le asciugava “nel forno”, però poi, aggiunge divertita nonna Bruna, un paio di scarpe andarono a fuoco!”. “Ho sempre cercato che andasse liscia soprattutto la mia famiglia”, puntualizza con orgoglio, ricordando i primi incontri con il marito, più esuberante, impulsivo, ‘convinto comunista partigiano’, era il capo della nota Brigata Stalin. “Già da monello mi faceva la corte, frequentavamo compagnie diverse e così, solo per vedermi, veniva al casale di Poggio Mirteto! Stesso discorso a Roma! Io nasco a Tivoli (papà era un guardafili, originario di Monterotondo, la mamma una sarta di origini poggiane, il nonno paterno era un capo delle ferrovie ed aveva girato l’Italia sfornando 8 figli qua e là…). Da Tivoli, a causa del terremoto, fummo costretti a trasferirci in Via Salaria, frequentai invece fino alla sesta classe in Viale Regina Margherita. Ricordo che una volta pensai di portare Redento a casa e chiesi il permesso a mia madre, lui era giovanissimo e doveva fare ancora il militare, lei mi convinse a lasciar perdere ed io le diedi ascolto. Eravamo in periodo di guerra e i bombardamenti colpirono le scale del nostro palazzo, così la nostra vita si spostò in Sabina. A Passo Corese ci ospitò uno zio, aveva la villa occupata dai tedeschi che per riscaldarsi, diedero fuoco a parecchi dei nostri mobili. Liberata la casa, mamma caricò i pochi rimasti su un carretto trainato da buoi, e seguì il carretto a piedi da Passo Corese a Poggio Mirteto. Quella volta, poverina, le scoppiò la bile per la fatica. Da questo momento in poi diventammo definitivamente poggiani. Mi divertivo molto al paese, avevo una bella comitiva, ero giocherellona e lo sono rimasta fino ai 26 anni di età”. “Dopo qualche anno, Redento (che non 17
Sabina Sabina mi aveva dimenticata) un giorno mi fermò in prossimità del Ponte Garibaldi e mi chiese “Credi che sono troppo grande per entrare nella vostra comitiva?”. – Bruna continua a ricordare - Quel giorno la sorella ci vide parlare e mollò a entrambi un bel ceffone, in fondo non ne rimasi sorpresa perché quella ragazza (molto timida) al massimo gli uomini li osservava attraverso le persiane di casa, chissà, forse le sembravo troppo esuberante. Diventò una brava pediatra, ma morì giovane. Subito dopo questo episodio ci fidanzammo e sposammo!”. Redento, per Bruna, era una testa calda: “A causa delle sue idee politiche ha rischiato la vita ed anche qualche conflitto sul lavoro. Durante la guerra si salvò dalla rappresaglia nazista di Poggio Mirteto per un caso fortuito, il giorno della retata fu incaricato di consegnare una lettera a Terni. Ha anche compiuto degli atti eroici, durante il trasferimento delle truppe in Albania, riuscì a salvare numerosi commilitoni rimanendo a mollo nelle acque dell’Adriatico per circa otto ore”. Le sorridono gli occhi quando ricorda la nascita di Luciano. “Mi marito andava e veniva da Terni, era un capomastro, si occupava della manutenzione delle dighe, a mio avviso era troppo buono, dava eccessiva confidenza agli operai. Io ero al settimo mese di gravidanza e decisi di restare a Poggio Mirteto. La mattina della domenica mi salutò mentre raccoglievo il rosmarino nell’orto, non fece in tempo ad andarsene, ed io a mettermi a letto, che nacque Luciano, a soli 7 mesi. Ricordo che lo sistemammo dentro una scatola di scarpe con una bottiglia di acqua calda, questa fu la sua incubatrice. Anche Marisa nacque a casa, 4 anni dopo, ma a Terni, dove abbiamo vissuto 10 anni. Una città ‘bruttina’ ma avevamo una bella villetta, un bel giardino e un bell’orto”. “Oh! Quanti ricordi! Troppi anni ho vissuto, non si finirebbe mai di raccontare”, dice Bruna da poco diventata bisnonna… a lei le piacerebbe stringere tra le braccia la sua nipotina, ma si considera troppo vecchia ed ‘ha il timore di caderle addosso’. La giornata - tipo di Bruna rispetta regole ben precise: a colazione niente dolci, solo un po’ di latte con il pane, al mattino 18
Personaggi Nelle foto della pagina a sinistra: Bruna con i figli Luciano e Marisa, e con il marito. In basso: La signora Bruna con la sua famiglia a Poggio Mirteto; sotto: Il Figlio Luciano con il papà Redento.
inizia il primo step di passeggiata che si protrae nell’arco della giornata. “A pranzo – spiega Luciano - mangia come noi, però niente sale, peperoncino, spezie. La sera una minestrina cotta in sola acqua e condita con un po’ di parmigiano, più una fettina di pane con formaggio morbido. Due volte la settimana il pesce. Nessuna dieta insomma, la raccomandazione del medico è solo quella di non usare sale, né cibi con troppe fibre perché in passato ha avuto problemi di colon, ora risolti. E per quanto riguarda la verdura, la frutta, le uova e la carne bianca, a casa Masci si è sempre consumato “ciò che si autoproduceva”. Bruna ama ricordare le passeggiate da Poggio Mirteto a Montopoli, o a Poggio Catino, il più delle volte in solitudine “perché la sorella, tra una cosa e l’altra, non riusciva a starle dietro”. Ma anche le giornate trascorse al mare (un’altra grande passione), di solito a Fiumicino. Una famiglia con un DNA longevo sicuramente da parte materna, anche la so-
rella (di 7 anni più giovane) è venuta a mancare a più di 90 anni, mentre i nonni materni sono scomparsi tra gli 80 e i 90 anni, e a quei tempi (precisa) era un ottimo traguardo. “Le sue analisi sono migliori delle mie – dice Luciano - incluso il numero dei battiti cardiaci e la presenza di ossigeno nel sangue …”. Ma Bruna, brava madre e moglie (oltre che figlia), è stata anche tra le prime impiegate a lavorare con le macchine contabili per una grande azienda, la Breda. “Grazie alla Breda avevo uno stipendio da sogno, 1000 lire al mese, mentre mio padre ne guadagnava solo 700! Il lavoro terminò quando fu distrutta da un bombardamento”, racconta con orgoglio. “Fino all’ultimo giorno della mia vita camminerò – conclude, mentre si lamenta un po’ per il caldo di agosto - se non cammini vai indietro, bisogna sempre tenersi in allenamento!”. Auguri Nonna BRUNA, e altri 10 anni ancora di bella vita!
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Sabina
LA GUERRA SIAMO NOI di MONICA DE SIMONE
Coordinatore delle attività del SIMBAS
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el luglio 2016 è stato avviato un percorso comune per costituire una rete culturale “diversa”, perché diverso è il territorio in cui i nostri istituti operano. Un territorio molto vasto, a bassa densità abitativa e con centri molto piccoli, con difficoltà lavorative ed economiche che spingono soprattutto i giovani ad andare altrove, ma anche molti a vivere la durissima esperienza del pendolarismo. Sotto l’impulso del Comune di Rieti, che vanta due strutture culturali di lunga tradizione come la Biblioteca Paroniana ed il Museo Civico, raccogliendo anche le sollecitazioni di altri Comuni e della stessa Regione Lazio, nell’autunno 2016 si è istituito il SIMBAS, il Sistema territoria-
le Integrato dei Musei e delle Biblioteche dell’Alta Sabina. La missione del SIMBAS consiste nella compiuta e integrata interpretazione del territorio, fondata sullo studio, la conoscenza, il concorso alla tutela, la documentazione, la valorizzazione e la divulgazione del patrimonio culturale da questo espresso, attraverso il coinvolgimento e il coordinamento delle strutture museali, delle biblioteche e degli istituti culturali rappresentativi del territorio, al fine di concorrere a una più generale riflessione sulla qualità della vita, nella consapevolezza della continuità e della complessità geografica, antropologica, storica ed ecologica della Comunità, per costruire un futuro sostenibile. Nel 2017, grazie ad un finanziamento
Storia e Società Sistema territoriale Integrato dei Musei e delle Biblioteche dell’Alta Sabina
Le attività SIMBAS nel 2018: La Grande Guerra (1914-1918) e i suoi riflessi nell’Alta Sabina e nel Cicolano. Una serie di eventi ci aiuteranno a conoscere il contributo dato da tali territori in termini di vite umane e di energie produttive
regionale, è stato attuato il primo progetto di rete dal titolo “Terra Antica e Comunità in movimento” (del quale si è già avuto occasione di parlare anche su queste pagine), banco di prova della neonata aggregazione che, nonostante le iniziali difficoltà, ha significativamente avuto un ottimo riscontro. Il SIMBAS, attualmente composto di 10 istituti culturali di ente locale, ai quali si affianca il partner privato Biblioteca Casa-Museo Angelo Di Mario, nonostante il mancato contributo regionale nel 2018, propone nei mesi di ottobre e novembre il Progetto “La Grande Guerra (1914-1918) e i suoi ri- Nella foto: Un’immagine delle flessi nell’Alta Sabina e nel Cicolano”. attività svolte nell’ambito del Proprio nel 2018, anno in cui ricorre SIMBAS 2017.
il centenario della fine della Grande Guerra, il progetto intende sviluppare un tema unitario attraverso le specificità delle istituzioni culturali, offrendo la conoscenza del territorio dell’Alta Sabina e del Cicolano, peculiari per storia e geomorfologia, in relazione ad un evento epocale. Si vuole riflettere sugli avvenimenti della prima guerra mondiale in Italia e, in particolar modo, sulla loro influenza politica, sociale, culturale ed economica nel territorio dell’Alta Sabina e nel Cicolano. Si considererà il contributo che tali territori diedero alla Grande Guerra, in termini di vite umane e di energie produttive, evidenziando l’impatto economico che ebbe il conflitto. Sarà possibile constatare l’impatto sociale del conflitto nella società fondamentalmente contadina che caratterizzava questi territori. In questo quadro sarà rilevante analizzare le relazioni sociali che vennero a instaurarsi nelle campagne e tra campagne e città capoluogo, anche in connessione con il nuovo ruolo che le donne dovettero assumere durante gli eventi bellici, in sostituzione degli uomini chiamati alle armi. Infine, si avrà l’opportunità di analizzare le ricadute culturali e artistiche della Grande Guerra, attraverso lo studio di manifesti, fogli di propaganda, realizzazioni artistiche e architettoniche che andarono nella direzione di sostenere lo sforzo bellico e, poi, di continuarne la memoria, attraverso un’opera di glorificazione della Grande Guerra. La riflessione sulla Grande Guerra nell’Alta Sabina e nel Cicolano non avrebbe, però, particolare senso se restasse ancorata a una dimensione solo scientifica; proprio per tale motivo, si è pensato di realizzare una serie di eventi divulgativi, al fine di rendere sia i ragazzi sia gli adulti consapevoli di eventi che hanno così radicalmente trasformato il nostro territorio (microstoria) e in generale gli assetti di una intera Nazione (macrostoria). Tramite azioni comuni che si riverberano e attuano presso le singole istituzioni culturali in un ciclo unitario, grazie ad un calendario ragionato e 21
Sabina
In alto: Un momento delle attività didattiche realizzate nel 2017. In piccolo: Il libro Il Lazio e la grande Guerra, a cura della Regione Lazio. Nella pagina a fianco in alto: Un momento dell’inaugurazione della mostra fotografica realizzata ad Amatrice.
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condiviso, i fruitori delle singole iniziative saranno invogliati a partecipare nelle diverse località di attuazione, a sperimentare percorsi di visita integrati e alternativi, che porteranno alla scoperta non solo degli istituti aderenti, ma anche dei siti e delle località in cui i musei e le biblioteche del SIMBAS agiscono. Attraverso tutte le iniziative di Sistema si manifesta il ruolo centrale delle strutture culturali coinvolte, luoghi di produzione e diffusione della cultura e della partecipazione. Sarà un’occasione per scoprire insieme – attraverso conferenze, presentazione di libri, film, spettacoli, una singolare esposizione di miniature da collezione dal titolo “Piccoli eroi in grigio verde”, curata da Massimo Vittucci, ed un convegno finale con esperti di fama – un passato per alcuni versi così distante e per altri ancora vivo nel ricordo delle nostre famiglie, con nonni, prozii e bisnonni di cui si raccontano le sofferenze e si conservano foto, lettere e diari (dal 21 settembre sarà possibile consultare, per il programma completo, in via di completamento, il sito www.simbas.it).
Il SIMBAS e le sue strutture (www.simbas.it): Antrodoco, Museo della Città di Antrodoco “Lin Delija-Carlo Cesi” Borbona, Biblioteca Comunale di Borbona Contigliano, Biblioteca Comunale Comunità Montana Salto Cicolano, Museo Archeologico del Cicolano Cottanello, Biblioteca Comunale e Scolastica Leonessa, Biblioteca Civico “Giuseppe Cultrera” e Museo Civico “Città di Leonessa” Monteleone Sabino, Museo Civico Archeologico “Trebula Mutuesca” Rieti, Biblioteca Comunale Paroniana e Museo Civico Partner privato: Biblioteca-Casa Museo “Angelo Di Mario” di Vallecupola di Roccasinibalda
Arte e Cultura xxxxxxxxxxxxxxxxxxx
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Con lo sguardo su di te Con l’aiuto M di uno specialista si possono comprendere i segnali che il bambino esprime, sviluppare una sana empatia indispensabile al suo sviluppo emotivo
i viene chiesto spesso “come faccio a capire mio figlio?”, “come posso comprendere quello che mi sta chiedendo, in modo più o meno esplicito, più o meno diretto, come posso interpretare senza sbagliarmi, senza ingigantire o sminuire, senza fraintendere, quello che vuol farmi capire nei suoi comportamenti nella vita di tutti i giorni?”, “cosa mi sta dicendo il mio bambino, la mia bambina, il mio alunno, con questa gestualità, con la sua comunicazione esagerata, ingestibile, aggressiva o distratta, sofferente, assente?”, “di che si tratta? cosa può dirmi in questo momento, in questa situazione, il suo atteggiamento?” Con lo sguardo su di te, con lo sguardo sul tuo cuore, sulle tue azioni di ogni giorno, posso riconoscere i tuoi segnali, ti osservo, ripetutamente, amorevolmente, cerco di parlarti, cerco di capirti, ti riconosco per come tu sei davvero, bambino mio, e ho sempre più voglia di esserci per te, di comprenderti, di aiutarti. Ecco il primo passo: riconosco e cerco di comprendere i segnali che il mio bambino esprime, dai problemi di salute (mal di testa, mal di pancia, sonno disturbato, difficoltà con il cibo) ai problemi a scuola (minore disponibilità ad andare a scuola, cambiamenti dell’umore, tristezza, incubi e paure, comportamenti di eccessivo attaccamento ai genitori o ai nonni, rifiuto di socializzare con altri bambini e adulti che fanno parte del suo mondo, interruzione delle normali routine a scuola e a casa)... Ecco il secondo passo: cerco di creare una rete di supporto intorno al bambino, dal suo pediatra, alle maestre, alla psicologa, all’educatrice, dall’istruttore di nuoto, di danza, delle sue attività sportive, fino ai nonni, agli altri familiari, ai genitori dei compagni, al fine di costruire un mondo
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sano e accogliente intorno a lui/lei che possa positivamente accompagnarlo/ accompagnarla nella sua crescita. Ecco il terzo passo: costruisco la mia vita di ogni giorno e le mie scelte importanti tenendo conto non solo di me genitore, delle mie esigenze, delle mie aspirazioni, o delle aspettative degli altri su di me, ma tenendo conto soprattutto di mio figlio, di mia figlia... e se sono confuso, incerto, posso chiedere aiuto per confrontarmi, in un clima di piena riservatezza, per riflettere, elaborare scelte, problemi, superare perdite significative, situazioni che in qualche modo influiscono sul mio bambino e sulla sua vita di ogni giorno. L’aiuto psicologico è un momento di comprensione, di accettazione di me e delle mie esperienze, di riconoscimento dei segnali che il mio bambino invia a casa e a scuola, un’occasione, una possibilità di lettura/interpretazione dei suoi comportamenti e delle mie reazioni come genitore, per mettere a punto la strategia più adeguata ad ottenere i risultati migliori in termini di serenità e armonia nella sua crescita, e nel mio nucleo familiare. L’ascolto, l’attenzione al mio e al suo sentire, la consapevolezza di ciò che accade nel mondo del bambino – così tanto diverso dal mondo dei grandi – sbloccano i momenti più difficili aprendo la strada ad un atteggiamento più adeguato, più in sintonia con le richieste del bambino e con le esigenze di ciascun componente della famiglia. Tutto ciò contribuisce a creare una buona dose di autostima, una buona immagine di sé, un buon vissuto di se stesso, di se stessa, nei bambini, che traspaiono poi nei loro disegni, nei loro giochi, nelle loro affermazioni, nella maniera in cui sanno affrontare gli insuc-
LO PSICOLOGO RISPONDE
cessi, le frustrazioni, nel loro modo di imparare a convivere con alcuni problemi non sempre risolvibili, come ad esempio la separazione dei genitori: lavorando per l’autostima, ci adoperiamo per creare un punto di forza fondamentale per tutto il resto della loro crescita e per tutto il tempo della loro vita. Rubrica a cura di MARIA GRAZIA ABBAMONTE
Maria Grazia Abbamonte Centro Iter di Passo Corese Via Servilia e Osteria Nuova Viale Europa (RI) Studio Mosaico Sede di Roma, zona Talenti Cell. 339.6647888 E-mail: mgrazia.abbamonte@libero.it
Si segnalano di Maria Grazia Abbamonte i testi L’Ascolto dei nuovi bambini, Ed Mediterranee 2013, Lingua Madre, Ed. Europa 2017, Psicoterapia e Guarigione Spirituale, Ed. Mediterranee, 2009, e Saper vedere nel bambino il Maestro, in Lux Terrae, n.23, 2015. Maria Grazia Abbamonte opera a Roma e nella provincia di Rieti da molti anni e, oltre a seguire percorsi di psicoterapia individuale, è impegnata nel supporto alla genitorialità, alla bigenitorialità e nel sostegno alla crescita del bambino e dell’adolescente.
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LENTI A CONTATTO E FILM LACRIMALE L’idratazione costante L è la chiave di volta per un sicuro e confortevole porto delle lenti a contatto
a lente a contatto, una volta applicata, si posiziona nel film lacrimale (più precisamente nello strato acquoso), che fa da intercapedine fra la superficie corneale e la lente. Durante il porto, la stabilità del film lacrimale è fondamentale, sia per un utilizzo confortevole delle lenti nel tempo, sia per evitare complicazioni future. Quando si applica una lente a contatto, il film lacrimale si divide in: • film pre-lente, che ricopre la superficie anteriore (acqua+lipidi); • film post-lente, che si stende sotto la superficie posteriore (acqua+mucina). Una distribuzione omogenea del film lacrimale sulla superficie della lente, rappresenta un fattore importante per mantenere il comfort durante il porto; inoltre consente la protezione e la lubrificazione della superficie oculare, il nutrimento della cornea, l’allontanamento delle sostanze reflue, la riduzione della formazione dei depositi lipidici e proteici e l’inibizione dell’adesione dei batteri ai tessuti. La funzione lubrificante del film lacrimale è molto importante durante la fase di ammiccamento, soprattutto in presenza delle lenti a contatto, perché riduce l’attrito tra le lenti e l’epitelio corneo-congiuntivale, evitando arrossamento e discomfort. La stabilità del film lacrimale assume importanza rilevante perché consente un adeguato scambio di ossigeno, garantendo un uso confortevole delle lenti. Il ricambio del film lacrimale avviene ad ogni ammiccamento, ma in presenza delle lenti a contatto questo meccanismo si riduce (soprattutto con le lenti a contatto morbide). La riduzione dei tempi di ammiccamento porta ad una evaporazione dell’acqua, che genera instabilità
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del film lacrimale con conseguente disidratazione della superficie oculare, anticamera della condizione ipossica. NEMICA IPOSSIA L’ipossia causa la riduzione di apporto di ossigeno alla cornea, è la maggiore causa di variazioni biochimiche della struttura degli strati della cornea e induce una crescita anomala delle cellule epiteliali. I danni causati da una condizione ipossica prolungata nel tempo, sono riferibili ai differenti strati corneali, la gravità della condizione è determinata dal numero degli strati interessati. Più profondi saranno i danni, più difficile sarà una restitutio ad integrum. Il primo campanello d’allarme è dato dalla superficie anteriore della cornea, il paziente potrebbe riferire calo del visus per lontano o percezione di aloni intorno alle luci la sera. Questa condizione è la causa di una deformazione momentanea dei parametri corneali, viene definita comunemente corneal warpage, poiché topograficamente avremo la descrizione di una irregolarità nella forma della superficie anteriore della cornea. Spesso, questa condizione si risolve con sospensione delle lenti a contatto per qualche settimana, meglio se associata all’utilizzo di un sostituto lacrimale che riequilibri lo strato acquoso. Qualora lo stato ipossico dovesse invece perdurare, i danni cominceranno ad interessare gli starti sottostanti l’epitelio corneale, con la formazione di striae nella Membrana di Descemet, microcisti, fino ad arrivare alla perdita del numero delle cellule endoteliali. Questa condizione può definirsi transitoria solo nella fase iniziale, con la formazione di blebs (edemi localizzati che interessano una o più cellule endoteliali, le quali si rigonfiano verso l’umore
L’OTTICO CONSIGLIA
acqueo), diviene tuttavia definitiva al momento della formazione di vere e proprie guttae (spazi vuoti) tra una cellula e l’altra. Ricordiamo che le cellule endoteliali non hanno facoltà di rigenerarsi, arrestano la crescita verso l’età di 25 anni e da lì iniziano lentamente a decrescere. Ad una cellula in apoptosi non se ne sostituisce un’altra nuova, ma quello spazio resta vacante e viene occupato da una cellula limitrofa, che varierà la sua dimensione e la sua forma.Quando le cellule endoteliali perse saranno di numero notevole, avremo una nuova rappresentazione del quadro endoteliale, con una conta che descriverà un calo della densità cellulare in una determinata zona ed una variazione dimensionale delle cellule dell’endotelio stesso, con un fattore di variazione di tale dimensione da tenere ragionevolmente sotto controllo medico oculistico, al fine di evitare scompensi endoteliali. POSSIAMO PREVENIRE? L’idratazione costante della superficie oculare è sicuramente la chiave di volta per un sicuro e confortevole porto delle lenti a contatto, ovviamente il materiale della lente gioca un ruolo fondamentale, questo perché la sua struttura polimerica è la principale responsabile dell’evaporazione dell’acqua. Mediante la somministrazione di un adeguato sostituto lacrimale, consentiremo un notevole e corretto apporto idrico alle lenti a contatto ed all’intera superficie oculare, eliminando il rischio di ipossia e di qualsiasi danno transitorio o permanente alla superficie oculare. Quindi la scelta del materiale idoneo non è sufficiente, è necessario dare un supporto concreto al film lacrimale, soprattutto nei casi di secchezza oculare marginale. I sostitu-
ti lacrimali scelti dovranno facilitare il trasporto di fluidi attraverso la lente a contatto, a prevenzione dell’effetto suzione, aumentandone il comfort durante il porto, e rendendo le superfici delle lenti maggiormente bagnabili. Gli integratori del film lacrimale oculari che contengono gli aminoacidi Prolina, Lisina, Glicina e Leucina, favoriscono un più precoce rimodellamento della matrice extracellulare, agevolando la riparazione del tessuto corneo-congiuntivale, che rappresenta quello maggiormente esposto a danneggiamento da iperevaporazione nei portatori di lenti a contatto, soprattutto morbide. Inoltre, questi quattro aminoacidi migliorano l’idratazione e la lubrificazione della superficie oculare, aiutando a ridurre i danni a livello dell’epitelio corneo-congiuntivale. Per migliorare l’idratazione e il comfort durante il porto delle lenti a contatto, soprattutto in presenza di secchezza oculare, anche di tipo marginale, l’uso di un integratore del film lacrimale a base di acido ialuronico è sicuramente un’ottima soluzione, per ridurre il discomfort durante il porto ed evitare i danni che la lente a contatto può provocare alla superficie oculare. Per informazioni su prodotti naturali ed efficaci (ottima la linea OPTOprolens) sono a disposizione dei lettori. Rubrica a cura di ANDREA ROSSI
OTTICA&OTTICA Via G. De Vito, 59 POGGIO MIRTETO (RI) Tel: 0765 444047
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Le impronte dentali digitali La Clinica L Bianchini illustra un altro metodo molto innovativo nel campo odontoiatrico: le Impronte Dentali Digitali, ossia la ricostruzione virtuale delle arcate dentali
a novità più rilevante dal punto di vista odontoiatrico è nel metodo di acquisizione delle impronte dentali, ossia il paziente non è più costretto a subire la “tortura” di tenere in bocca, seppur per pochi minuti, il cucchiaio per impronte colmo di pasta. In questo modo vengono eliminate le spiacevoli situazioni di conati di vomito, o senso di soffocamento Con questo nuovo metodo, il dentista inserisce nella bocca del paziente uno scanner 3D (lettore) che, attraverso la sinergia di microprocessori e luci a LED, è capace di leggere la conformazione del cavo orale, registrare il contorno geometrico dei denti e dei tessuti gengivali Tutte le informazioni raccolte dallo scanner vengono elaborate da un apposito software che ricava e riproduce tridimensionalmente le due arcate del paziente, con una precisione ancora migliore rispetto al metodo classico. Nel remoto caso che il dentista si accor-
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i consigli dell’odontoiatra
ga di errori nella rilevazione delle impronte dentali digitali, la loro correzione è immediata ed il paziente non deve ripetere la poco simpatica procedura con la pasta in bocca. Le impronte dentali digitali eliminano le procedure intermedie di fabbricazione del modello in gesso poichÊ i dati acquisiti, a mezzo dello scanner, sono subito utilizzabili dallo studio odontoiatrico per la progettazione della protesi utilizzando anche la tecnologia CAD/CAM dentale. Rubrica a cura di Laura Bianchini
Passo Corese di Fara in Sabina (RI) Via XXIV Maggio 56 - Tel. 0765 487250 Cantalupo in Sabina (RI) Piazza Garibaldi 43 - Tel. 0765 514416 Dottor Bianchini Riccardo 338 6774170 Dottor Bianchini Paolo 349 1508639 Dottoressa Bianchini Laura 388 1113355
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dalla NATURA... Dalla natura selvatica, T dalla frutta e verdura di stagione, i migliori nutrienti per la nostra salute cui vanno aggiunte le proteine
anti si chiedono quale sia l’alimentazione corretta da utilizzare per chi frequenta una palestra, oppure pratica sport in generale. Esistono al mondo una moltitudine di informazioni nutrizionali (diete dimagranti, diete disintossicanti, diete del gruppo sanguineo, dieta a zone e chi più ne ha più ne metta). Sono molti anni che testo su me stesso varie tipologie e imbrogli empirici, ma tutto sta alla costanza e all’interesse di ognuno di noi, perché senza non si arriva lontano. Quello che voglio dire è che nulla è sbagliato se si fa con criterio, l’importante è imparare e apprezzare tutto quello che la natura ci offre. Ricordando che l’evoluzione ha fatto passi da gigante, ma non nei nostri geni; nel nostro DNA girano ancora le eliche del passato. Faccio riferimento a questo, tutto, o quasi tutto, quello che ci circonda è cambiato, ma noi siamo sempre gli stessi da milioni di anni, cacciatori-raccoglitori. Nelle scienze etnoantropologiche si definiscono società di cacciatori-raccoglitori quelle popolazioni il cui sistema di sostentamento alimentare non si basa su alcuna forma di agricoltura o allevamento, ma fa leva unicamente su acquisizione e prelievo di cibo e risorse alimentari dalla natura selvatica. Adesso arrivo al punto, la migliore alimentazione che ho riscontrato è proprio questa, permette sostanzialmente per chi pratica sport e non, di avere un corpo sano, robusto, agile e scattante, mai affaticato, che può mantenere le difese immunitarie a livelli eccellenti. Immaginate di raccogliere un frutto eccezionale dalle proprietà eccelse che matura nel periodo di agosto, mi riferisco alle more, il mio consumo in quel periodo è davvero elevato, vi elenco qualche proprietà, anzi ve le elenco tutte: antitumo-
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A scuola DI FITNESS
rali, antibatteriche, antinfiammatorie, riducono il colesterolo, fanno bene al cervello, alle ossa per la buona quantità di calcio, cicatrizzanti grazie alla vitamina k, dalle proprietà digestive, rafforzano il sistema immunitario e apportano benefici per la pelle; a questo mi riferisco quando dico che la natura ci può dare tutto. La frutta pur che sia di stagione sarebbe l’alimentazione corretta, ma il nostro organismo è bisognoso di altri nutrienti come le proteine, sostanzialmente i mattoni dei muscoli, indispensabili per l’accrescimento muscolare, e ne fanno parte: carne, pesce, uova, latte, formaggi e latticini. Io suggerisco carni magre, uova e tantissimo pesce, associati sempre con una bella porzione di verdure e frutta. I nostri muscoli necessitano di alimenti plastici, le proteine che costituiscono una parte essenziale per l’ipertrofia e il mantenimento di un buon tono muscolare. La questione è un po’ complicata, non tutti potrebbero adottare tale alimentazione, però non ho mai sentito parlare di intolleranze alla carne, lascio a voi posteri l’ardua sentenza. In breve vi dico che ci sono molti pareri discordanti, il mio consiglio è provare ad affiancarsi a un professionista specializzato nella nutrizione, il quale può aiutarvi a capire meglio quale sia la strada migliore per voi. Rubrica a cura di Roberto Ferraro
Via Ferruti 47/B Montopoli di Sabina (RI) Tel. 0765 388681
Nell’ambito delle attività
Simbas 2018
UN NUOVO MODO DI RACCONTARE TERRITORIO, CULTURA E TRADIZIONI
La Grande Guerra La
biblioteca ANGELO DI MARIO
organizza a Vallecupola di Rocca Sinibalda 27 ottobre ore 15,30 presentazione del libro “La guerra e la carta” di Luciano Tribiani 10 novembre ore 15,30 presentazione del libro “Il tributo pagato dalla Sabina alla Grande Guerra” di Roberto Lorenzetti saranno presenti gli Autori Moderatore Maria Grazia Di Mario per una conferma sulle date cell. 3473628200 Biblioteca Angelo Di Mario Facebook www.bibliotecasamuseoangelodimario.com
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LA CASA MUSEO
LA BIBLIOTECA
ANGELO DI MARIO ha creato circa 500 sculture in ceramica e bronzo, alcune delle quali si possono ammirare nei locali che ospitano la Biblioteca, di recente riconosciuta anche dalla Regione Lazio come BIBLIOTECA CASA MUSEO. Qui il visitatore può ripercorrere la sua vita personale e insieme la sua vita artistica. I Giorni di apertura della Casa Museo coincidono con quelli della Biblioteca, così come la direzione artistica.
Dispone di circa 6.000, tra volumi e riviste, e nasce con l’obiettivo di rivitalizzare il piccolo paese e valorizzare il suo habitat naturalistico incontaminato, ma anche di favorire la crescita e l’aggiornamento culturale dei cittadini del territorio che include la Valle del Salto e la Valle del Turano, e dei cittadini in generale in ambito regionale, nazionale ed internazionale, grazie al patrimonio legato alla storia locale ma anche ad un consistente materiale librario ed archivistico in materia di Etruscologia, tramite l’accesso alla documentazione posseduta ma anche attraverso l’organizzazione di momenti di lettura, presentazione di libri, organizzazione di conferenze e convegni che prevedano il coinvolgimento del
mondo scolastico ed universitario. La Biblioteca vuole essere inoltre un centro informativo locale per chi transita sul territorio per fini turistici con lo scopo di promuoverne la storia e il patrimonio naturalistico locale, fondamentale l’obiettivo di tutela e valorizzazione della storia locale. Chiunque può frequentare la Biblioteca e utilizzarne le risorse e i documenti. La Biblioteca aderisce al prestito interbibliotecario provinciale, adotta i protocolli del Centro di Catalogazione regionale ed è già in SBN.
I L P RINCIPIO A RTISTICO
«La bellezza è in ogni punto, quanto dire che è infinita, per trovarla occorre scoprire i punti in armonia, sia riguardo all’esistente, che all’immaginario».
BIBLIOTECA
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VALLECUPOLA DI ROCCA SINIBALDA
anni ‘40 -‘50
anni ‘60 -‘70
anni ‘80 -‘90
anni ‘90 - 2000
anni 2000 - 2007
anni 2008 - 2017
Da 80 anni operiamo con successo nel settore dell’energia. Abbiamo scelto di guardare al futuro, intraprendendo un percorso evolutivo che ha portato a riposizionarci dal settore Oil al settore Green Energy. Oggi siamo il primo Gruppo in Italia e tra i principali in Europa nella produzione di energia elettrica da fonte eolica, con una presenza di rilievo anche nell’idroelettrico, nel fotovoltaico e nel termoelettrico a basso impatto ambientale.
www.erg.eu 32