periodico di informazione del centro italia anno 95 N. 4 ott-dic 2018
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Dalla Sabina all’UMBRia 1
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Sommario 4 narniA Natalis
di Alessandro Fausti
Dal 1923 Fondatore: Giuseppe Lolli Rifondato da Maria Grazia Di Mario Anno 95 numero 4 ottobre-novembre-dicembre 2018
Direttore responsabile Maria Grazia Di Mario mgraziadimario@gmail.com tel. 347 3628200 Vicedirettore Ettore Nuara Caporedattore Daniela Delli Noci Editore Associazione Angelo Di Mario Via S. Antonio, 1 Vallecupola di Rocca Sinibalda (Rieti) Redazione Via G. Mameli 48b - 02047 Poggio Mirteto (Rieti) hanno collaborato: Maria Grazia Abbamonte, Laura Bianchini, Monica De Simone, Maria Grazia Di Mario, Alessandro Fausti, Ettore Nuara, Andrea Rossi, foto: fornite dall’Archivio del Museo del Comune di Rieti, Comune di Narni, Maria Grazia Di Mario e Denise Lupi Progetto: Francesco Cristino Stampa: RiStampa srl Via Salaria per l’Aquila km 91,350 - 02015 Santa Rufina di Cittaducale (Rieti) - tel. 0746 606732 Registrazione al tribunale di Rieti n. 3 del 09/11/2016 La collaborazione è gratuita La rivista si può sfogliare anche su www.sabinamagazine.it Tutto il materiale, foto, articoli, pubblicità sono soggetti a copyright In copertina: immagini di Narni, Vallecupola e Rieti
8 Il futuro è già dentro di Maria Grazia Di Mario
12 mario polia a VALLECUPOLA di Ettore Nuara
16 Prestiti d’arte
di Monica De Simone
20 Denise e plautilla
di Maria Grazia Di Mario
24 il grande contributo dei nonni... Lo psicologo risponde di Maria Grazia Abbamonte
26 L’influenza dell’apporto di acidi grassi... L’OTTICO CONSIGLIA di Andrea Rossi
28 impianti dentali I consigli dell’odontoiatra di Laura Bianchini
28 L’ho fatto io! di XXXXX
www.tipografiaristampa.it
info 347 36 28 200 - bibliotecasamuseoangelodimario.com
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Sabina
NARNIA NATALIS di Alessandro Fausti
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e origini di Narni risalgono agli Umbri che la chiamarono Nequinum, ma è con la conquista dei Romani che inizia la sua storia come Narnia, dal fiume Nahar che scorre ai suoi piedi, divenendo baluardo difensivo di Roma. La città ha dato i natali a personaggi illustri, tra i quali spiccano l’imperatore romano Cocceio Nerva, il papa Giovanni XIII e il capitano di ventura Erasmo da Narni detto il Gattamelata. Narni e la sua storia trovano respiro nelle varie attrazioni che il centro storico offre come piazza dei Priori, la Platea Major medievale, centro nevralgico
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della città, dove svettano da un lato Palazzo dei Priori che ospita mostre e convegni e il Palazzo Comunale, “casa” dell’Amministrazione. Proseguendo verso la parte bassa della città, imperdibile è una visita alla Narni Sotterranea, un vero e proprio tuffo nel passato dove la storia si intreccia con la realtà virtuale. Non un semplice luogo da visitare ma una vera e propria narrazione che suscita emozioni: una chiesa ipogea affrescata del ‘200, un acquedotto romano e le segrete dell’Inquisizione, sulle pareti delle quali i prigionieri lasciarono testimonianze dei loro tormenti e le loro ultime volontà. Dietro piazza dei Priori si trova il Museo
Dove e quando
Arriva dicembre e le festività accendono vie e piazze della città antica e di quella moderna, con un ricco programma di iniziative ricreative e culturali per tutti i gusti. In modo particolare quest’anno due appuntamenti enogastronomici: il Pampepato e il Ciliegiolo di Narni di Palazzo Eroli, settecentesca dimora nobiliare dell’omonima famiglia, dove è possibile ripercorrere la storia della città attraverso manufatti e opere d’arte, tra le quali spicca “l’Incoronazione della Vergine” che Domenico Ghirlandaio aveva realizzato per il convento di San Girolamo. Sempre nel centro storico da ammirare la cattedrale dei S.S. Giovenale e Cassio, un libro di architettura in muratura che spazia dal romanico al barocco, ed ancora S. Francesco con i suoi affreschi trecenteschi e S. Agostino e le mura medievali. La Rocca Albornoz vigila dall’alto sul territorio cittadino, maestosa e al-
Nelle foto: uno scorcio della città di Narni, in alto : il pampepato, dolce tipico del luogo.
tera, voluta dal Cardinale omonimo per controllare il territorio Terminata la visita del centro storico, è possibile ammirare spostandosi in direzione Narni Scalo il Ponte di Augusto, arco superstite del manufatto romano del 27 a.C. - in origine lungo 160 metri ed alto 30 - che univa i monti Corviano e Santa Croce. Inserita nella montagna di Santa Croce, l’Abbazia benedettina di San Cassiano, risalente al X secolo, offre un panorama naturale di rara bellezza. Sorta su un monastero fortificato durante le guerre gotiche, l’abbazia doveva vigilare sulle gole del Nera, l’ultima difesa del corridoio bizantino che assicurava la continuità territoriale fra Roma e Ravenna. Infine, a 14 km da Narni, immerso nel verde in posizione dominante rispetto alla valle, si trova il Sacro Speco di San Francesco, fondato dal Santo nel 1213, mentre compiva il suo giro apostolico nella bassa Umbria. A partire dal mese di aprile Narni vive un crescendo di manifestazioni che partono dalla “Corsa all’Anello” (per tre settimane fino alla seconda domenica di Maggio – www. corsallanello.it), rievocazione storica culminante con la sfilata Medievale che vede la partecipazione di oltre 600 costumanti e la giostra equestre, dove si sfidano i cavalieri dei tre terzieri. A Luglio ed Agosto la città si trasforma nella “Città della cultura e della Musica”. Si inizia con l’evento Le Vie del Cinema, rassegna di film restaurati (www.leviedelcinema.it), proseguendo con Narnia Arts Academy che propone eventi, concerti, conferenze, lezioni, masterclass, workshop, programmi per i giovani, mostre e visite guidate. (www.narniaartsacademy.com), e il Festival Luci della Ribalta con concerti e corsi di perfezionamento per giovani musicisti (www.mozartitaliaterni. org), per concludere con Narnia Comics, mostra dedicata al fumetto ad inizio settembre e il Festival della Sociologia ad ottobre (www.festivalsociologia.it). Arriva dicembre e le festività accendono le vie e le piazze della 5
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In alto: il Ponte di Augusto, si può ammirare spostandosi in direzione Narni Scalo. A destra: l’Incoronazione della Vergine di Domenico Ghirlandaio, un’opera che si trova all’interno del museo Eroli. 6
città antica e di quella moderna, con un ricco programma di iniziative ricreative e culturali per tutti i gusti. In modo particolare quest’anno due appuntamenti enogastronomici: il Pampepato e il Ciliegiolo di Narni. Il primo è il dolce tipico del territorio, il secondo è il vino che rappresenta la città. I principali eventi di dicembre: 2 dicembre “Aspettando la giornata nazionale del pampepato”, iniziativa in collaborazione con la CCIAA di Terni e il Gruppo di produttori per la certificazione IGP del pampepato di Terni. Laboratori di preparazione e presentazione con la partecipazione di Blogger nazionali. Degustazioni a cura dell’Associazione Produttori di Ciliegiolo di Narni. 2 e 3 dicembre “pane vino olio…”
Vetrina delle eccellenze agricole del territorio narnese: Ciliegiolo di Narni, Olio evo nuovo e grani antichi. Presentazione dei prodotti agli operatori del settore ristorazione e turismo. 8 dicembre iniziativa a Narni Scalo “Natale Insieme”: mercatini, musica, artisti di strada. 9 dicembre Tour del circuito medievale alla scoperta degli ingredienti del pampepato e del pangiallo Romano. 8, 9 e 16 dicembre promozione dei luoghi del pampepato presso le pasticcerie che lo producono e che fanno parte del gruppo di promozione dell’IGP distribuite su tutto il territorio del ternano e della Valnerina. 13 dicembre “Santa Lucia, giornata della luce” iniziativa itinerante nel centro storico con giochi di luci e musica dal vivo.
Dove e quando Nella pagina da sinistra: una immagine del centro storico durante una manifestazione natalizia. Sotto: Abbazia di San Cassiano, in basso: Rocca Albornoz. A destra: uno scorcio del centro storico di Narni.
15 e 16 dicembre mercatino natalizio nel centro storico con animazione per bambini, zampognari e degustazioni. 5 gennaio Presepe vivente lungo le Gole del Nera a cura del gruppo sportivo Avis, del Santuario della Madonna del Ponte e dell’Associazione Progetto Paideia. 6 gennaio 2019 “La befana�: tradizio-
nale appuntamento al teatro Comunale con lo spettacolo messo in scena dal Corteggio del terziere Mezule e la tombolata. 8, 9, 16 e 30 dicembre Tour dei presepi artistici del territorio con bus navetta. Per informazioni ulteriori sul Comune di Narni e sugli eventi consultare www.turismonarni.it
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Sabina Sabina
il futuro è già dentro di MarIA Grazia di Mario
È
Antonio D’Onofrio, un imprenditore, il nuovo presidente della Fondazione Varrone di Rieti: ingegnere esperto in direzione di impresa, gestione dei contratti, project management, direzione tecnico - amministrativa di lavori civili e beni culturali e, dal 1971, Amministratore unico della Edilgamma s.r.l., società di costruzioni civili ed industriali e restauri architettonici. Romano di origini, ma reatino per scelta, ha un obiettivo, quello di portare una crescita vera puntando all’innovazione (e considerando il suo curriculum le car-
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te sono in regola). Tra gli incarichi avuti la presidenza di Federlazio Rieti e regionale, di Edilcassa e Confidi Lazio, la partecipazione, in qualità di membro, presso Banca Intesa/ Ca.Ri.Ri. e la C.C.I.A.A. di Rieti, inoltre nel consiglio di amministrazione del Polo Tecnologico Industriale romano e nel Comitato per la Stima della Borsa Immobiliare di Roma. Una competenza dunque delle dinamiche del mercato e una conoscenza del territorio reatino che ne rendono prezioso il contributo. “Arrivo qui grazie al papà, che per molti anni ha lavorato sul Terminillo, dunque cresco tra Rieti e Roma”, ci spiega sedu-
Protagonisti
è Antonio D’Onofrio, un imprenditore, il nuovo presidente della Fondazione Varrone di Rieti. Romano di origini, ma reatino per scelta, ha un obiettivo, quello di contribuire alla crescita del territorio puntando all’Innovazione to in un bar di Piazza San Lorenzo in Lucina, a due passi dalla propria abitazione romana, mentre lo studio professionale (l’Edilgamma) si trova invece a Rieti, una scelta legata alla affettività. Con la morte del padre, Antonio decide di stabilire la sua sede operativa proprio in questa città. “È un luogo al quale sono affezionato e la mia tristezza è di non vederne la trasformazione in un territorio felice”. Questa presidenza è una vera scommessa e insieme una iniezione di vitalità. “Non ho mai operato nel sociale, chissà, forse l’età cambia le aspettative! Il lavoro che si fa da una vita diventa noioso e così ora il mio entusiasmo è sincero e
Nella foto: Il presidente Antonio D’Onofrio all’interno della sede principale della Fondazione Varrone, che occupa il Palazzo Potenziani-Fabri, il cui nucleo originario risale al XIII secolo.
spero di poterlo trasmettere ai colleghi della Fondazione, e alla città intera. Non ho interessi né aziendali (il mio lavoro si è sempre svolto in altre zone d’Italia), né di natura politica, l’entusiasmo si lega ad un preciso obiettivo, quello di spingere la provincia verso un adeguamento alle nuove frontiere della tecnologia che possono ormai essere applicate in vari ambiti, compreso quello dell’agricoltura, per favorirne la ripresa. D’altra parte il fatto di essere il primo presidente nella storia della Fondazione non reatino, è un segnale di un possibile cambiamento: “Segnale che da un lato mi dà una responsabilità enorme, ma anche qualche speranza di farcela”, precisa. Innovazione sarà la sua parola d’ordine, può spiegare meglio questo concetto? «L’idea è di portare qui le novità che già esistono in Italia e sono operative». Può fare un esempio? «Ormai tutte le macchine utilizzate in agricoltura sono dotate di sensori e possono essere controllate dai satelliti, quindi il futuro è già dentro e chi non è al passo rimarrà drammaticamente indietro. Io mi auguro di diventare un punto di riferimento proprio nel trasferimento di queste innovazioni. È un peccato vedere tanti giovani di talento costretti ad andarsene, è necessario dare loro la possibilità di restare sul posto». Su cosa punterete per il 2019? «È in fase di definitiva approvazione un progetto sulla povertà educativa infantile, che ha come beneficiari bambini e adolescenti dagli 0 ai 17 anni di età. Presentato alla Fondazione con il Sud ci vede come coordinatori con partner quali la ASL, il Provveditorato e la Caritas. Naturalmente sarà previsto il coinvolgimento dei genitori, perché questo tipo di disagio è anche familiare. L’investimento sarà considerevole (dai 250 mila euro agli 800.000) ed è triennale, per cercare di operare in maniera continuativa. Dalla lettura, alla musica, allo sport, il campo di attività sarà ampio e include un sostegno psicologico, tra gli obiettivi ridurre la dispersione scolastica e creare un interesse alla conoscenza». Si può parlare a Rieti di emergenza 9
Nelle foto: Alcune delle sale decorate all’interno del Palazzo Potenziani.
“povertà”? «Non esiste una ricognizione precisa, nella zona a Nord, il Cicolano, immaginiamo ci siano problematiche maggiori, ma anche a Passo Corese sono presenti vere fasce di povertà e infatti abbiamo individuato 3 aree dalle quali far partire le nostre azioni sul territorio: Rieti città, il Cicolano e la Sabina. L’aiuto di Asl e Caritas sono fondamentali, perché al corrente delle situazioni su cui possiamo intervenire». Altri progetti di punta? «Porteremo internet nelle piccole frazioni dei 58 comuni di questa nostra provincia, inoltre riattiveremo in altri luoghi della città le attività prima realizzate presso le Officine San Giorgio, soprattutto quelle destinate ai bambini, nell’attesa che il giudice dissequestri i locali. Rimane inoltre l’impegno con l’Università, l’intenzione è di mantenerla ed incentivarla, ha un tale valore aggiunto che è
impensabile possa essere abbandonata. Gli enti sostenitori hanno avuto qualche difficoltà nel coprire le spese. Da rivedere è il tipo di rapporto con le due Università (Sapienza e Tuscia), noi copriamo completamente i costi e non percepiamo alcun rientro economico». Parliamo di crisi, lei ha diretto per molti anni la Federlazio – sezione di Rieti. «Non esistono anche in questo caso stime precise però Rieti è in piena involuzione, la zona industriale è diventata per metà industriale e metà commerciale, a causa della chiusura di molte aziende. La crisi dura ormai da troppi anni e quindi a risentirne in misura maggiore sono state, in generale, le zone più deboli e Rieti lo era già. Credo che sia necessario trovare una strada diversa, puntare sul turismo, ad esempio. Inoltre va messa a punto una collaborazione con le province vicine, perché ormai il mercato non più essere locale». Si inizia a parlare di sinergie tra Rieti e Viterbo. «Tra Viterbo e Rieti parlerei di sinergie di tipo istituzionale, l’orografia del territorio avvicina semmai Rieti a Terni. Da sempre però tra queste due città esiste una diffidenza reciproca, il timore di togliersi il mercato a vicenda e questa storia deve finire». Il famoso casello non è ancora ultimato… «Da 30 anni ne sento parlare e credo che ormai siamo arrivati al traguardo, perché manca solo un trattino. Ma non esiste solo Terni, Rieti potrebbe dialogare con l’Aquila ed Ascoli Piceno, due città che subiscono gli stessi problemi, Io credo che un progetto di sviluppo vada calibrato a livello interregionale, perché a livello locale non ci sono sufficienti attori e azioni per uscirne fuori. E poi manca una Salaria come si deve (il treno non ha i numeri giusti). Oggi recuperare risorse non sarà facile ma va realizzata, senza idonee vie di comunicazione il mercato non ha futuro. È necessario anche un cambio di mentalità, serve una apertura verso gli altri territori e forme di aggregazione». È un po’ la strategia della Fondazione, la quale sta puntando su progetti che coinvolgono più partner e
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non solo locali. «La nostra funzione oggi è totalmente svincolata dalle banche, la redditività è il nostro patrimonio (sia immobiliare che legato alle azioni), gli utili sono interamente reinvestiti in situazioni non di lucro e principalmente rivolti ad un miglioramento del tessuto sociale, ed io sono convinto che la crescita del sociale vada di pari passo con lo sviluppo economico. La nostra è una piccola fondazione, il budget annuale è di soli 2 milioni di euro, ben poca cosa rispetto ai grandi enti. Da qui l’esigenza di operare su due fronti: da un lato erogare le risorse possibili per combattere la povertà, dall’altro favorire lo sviluppo culturale e l’innovazione, sempre sostenendo le sinergie». In base a quali requisiti vengono scelti i progetti? «è nostra consuetudine stilare un programma triennale di investimenti e annuale di verifica, in base ad alcuni settori di intervento nell’ambito dei quali possiamo operare (arte, cultura, onlus, scuole ospedali…). In funzione delle scelte definiamo poi un budget per ogni settore. Pubblichiamo anche noi dei bandi, ma insieme verifichiamo le proposte che ci arrivano dal territorio e che vengono valutate dal Consiglio. In questo caso è cambiata la valutazione, il ritorno di tipo sociale e la possibilità di replicazione
sono gli aspetti che consideriamo più importanti. Per evitare la dispersione delle risorse non concediamo più erogazioni al di sotto dei 3mila euro, pretendiamo inoltre un impegno economico del soggetto proponente almeno con un 50% delle risorse, infine abbiamo preferito una nuova rendicontazione che prevede una valutazione finale». La Fondazione ha da sempre investito sulla sanità e sulla scuola, in questo ambito cosa avete in programma? «Per la sanità abbiamo messo un budget a disposizione, dato che la situazione è davvero drammatica, ed attendiamo richieste. Per le scuole è stato finanziato l’acquisto di computer, inoltre sosteniamo le iniziative meritevoli, ad esempio per l’I.I.S. Celestino Rosatelli di Rieti abbiamo acquistato le macchine a controllo numerico. Gli studenti hanno realizzato una vera azienda e stanno costruendo un vero aereo. Per ciò che riguarda il sostegno a mostre, fiere o feste, sarà operata una scelta. Meglio finanziare 3 eventi di valore che erogare soldi a 25 piccole manifestazioni che non hanno un respiro e vivono solo tra le mura del paese. Il concetto che si deve iniziare ad avere è che l’erogazione non è un fine ma è un mezzo, finalizzato a favorire una crescita sociale». 11
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MARIO POLIA A VALLECUPOLA di ettore nuara
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l progetto di ricerca e studio delle tradizioni rurali di Vallecupola dal titolo “Vallecupola: il territorio, il paese, gli abitanti, la posizione geografica e le vie di comunicazione elementi di storia locale” nasce da un incontro tra l’antropologo Mario Polia e la direttrice della Biblioteca Angelo Di Mario, Maria Grazia Di Mario. La visita nel borgo di Mario Polia (storico, antropologo, etnografo, archeologo, specialista in antropologia religiosa e storia delle religioni, di fama internazionale) è stata determinante nella messa a punto di un progetto pilota. Vallecupola (inserita da poco nel Cammino Naturale dei Parchi) è una frazione di Rocca Sinibalda, e si trova a 1007 metri di altitudine, immersa nel verde
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e a ridosso della Riserva di Navegna e Cervia, è rimasta lontana dalle vie di comunicazione (nel paese risiedono una cinquantina di abitanti, anziani e dediti ancora alla pastorizia), questo isolamento ne ha penalizzato lo sviluppo ma ha contribuito a preservare le tradizioni e soprattutto gli schemi mentali. Il borgo, di origini medioevali ma probabilmente più antico, è stato uno dei maggiori castelli dell’Abbazia di San Salvatore Maggiore, e certamente questo aspetto, così come la presenza di siti di notevole interesse religioso, come la Chiesa di Santa Croce /Madonna della Neve che accoglie l’unico Volto Santo esistente nella Sabina e tra i pochi realizzati in Italia, fanno ipotizzare un ruolo di rilievo, soprattutto a cavallo del 1200-1600,
L’antropologo e docente universitario Mario Polia ha individuato il borgo di Vallecupola come terreno di studio privilegiato per la Sabina. Si tratta di un progetto pilota che ha ottenuto il marchio Anno Europeo del patrimonio culturale del 2018 sotto le dominazioni degli Angioini e poi degli Orsini. La Biblioteca nasce per promuovere la figura di Angelo Di Mario, studioso e poeta originario del luogo, ma concretamente, dal 2014, sta portando avanti progetti tesi alla riscoperta del borgo ed alla sua valorizzazione, nel rispetto delle naturali vocazioni ed inclinazioni. Il progetto ha ottenuto il finanziamento della Fondazione Varrone, della Comunità Montana del Turano e il Marchio Anno Europeo del Patrimonio Culturale 2018, dal Ministero dei Beni Culturali. Tra i sostenitori anche il Turano Resort di Colle di Tora e l’Associazione Andar per Lago, Monti e Nella foto: un’immagine del Castelli. borgo di Vallecupola.
Cultura e Società Professore, perché la sua scelta è ricaduta proprio su Vallecupola? «La posizione geografica di questo paese del Reatino, lontano dalle grandi vie di comunicazione, ubicato in un territorio scarsamente antropizzato e dunque poco esposto alle mutazioni indotte dalla dinamica culturale, dedito per vocazione ad attività agricolo-pastorali, presenta caratteristiche che incoraggiano un promettente progetto di studio della cultura e delle tradizioni del mondo rurale. I dati acquisiti potranno utilmente integrare le conoscenze scientifiche riguardanti la cultura popolare del territorio reatino. Dalla prospettiva della ricerca demo-antropologica, Vallecupola è un territorio “vergine” che, da un primo sondaggio, riserba allo studioso significative sorprese». Quali sono le istituzioni promotrici. «Organizzatori e responsabili del progetto sono la Biblioteca Angelo Di Mario di Vallecupola, (riconosciuta dal MIBAC e dalla Regione Lazio) e il Museo Civico di Leonessa, Sezione Demo-antropologica, fondato dal sottoscritto». Metodologia della ricerca. «La ricerca si avvarrà soprattutto di interviste che coinvolgeranno gli esponenti attivi del mondo rurale, specialmente i più anziani, in grado di attingere i dati non solo dalla memoria, ma da una lunga esperienza diretta di permanenza e lavoro sul territorio. Le interviste, registrate su pista magnetica e supporti informatici audio-visivi, oltre ad essere usate per la ricerca, permetteranno di poter acquisire un archivio che verrà conservato nella locale Biblioteca Angelo Di Mario, attivo centro di studi facente parte del sistema integrato SIMBAS che coordina le attività di Musei e Biblioteche dell’Alta Sabina. Oltre alle interviste, si provvederà al recupero di materiale fotografico conservato presso i nuclei familiari del luogo; alla realizzazione di un servizio fotografico professionale; alla stesura di disegni tecnici riguardanti strumenti di lavoro, tipologie di abitazioni, ecc.». 13
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In alto: l’ingresso della Biblioteca Angelo di Mario a Vallecupola, a destra l’antropologo Mario Polia.
La logistica «I ricercatori partecipanti al progetto e il gabinetto di lavoro saranno alloggiati presso la struttura della Biblioteca Angelo di Mario, sita in Vallecupola. Nella ricerca, oltre a contare con l’appoggio delle Autorità civiche del paese, ci avvarremo della collaborazione di persone residenti che, oltre a servire da guida, faciliteranno i contatti con gli anziani del luogo». Tempistiche: «La fase di ricerca sul campo prevede una durata di circa sei mesi. Iniziata ad ottobre si concluderà nell’agosto del 2019. L’elaborazione dei dati e la preparazione del testo contenente i risultati della ricerca prevede analoga durata. Il tempo complessivo della ricerca, elaborazione dei dati e preparazione del testo per la pubblicazione, è calcolato in un anno, periodo compreso tra l’inizio effettivo della ricerca e la consegna del manoscritto alla tipografia». La Diffusione dei dati. «Il progetto prevede: la pubblicazione di un volume; la diffusione in rete; un seminario introduttivo alla demo-antropolo-
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gia, aperto al pubblico, della durata di 12 ore complessive; un Convegno scientifico dedicato agli studi delle tradizioni popolari di Vallecupola e del Reatino». Il Personale scientifico di supporto «Io sono il responsabile scientifico e il direttore del progetto e come direttore mi riservo di affiancare, durante alcune fasi nella ricerca sul campo, se necessario, uno o più collaboratori. Coordina la ricerca Maria Grazia Di Mario, direttrice della Biblioteca Angelo Di Mario e giornalista». Possiamo scendere più nel dettaglio sulle tematiche che saranno approfondite? «Ad elementi di storia locale si affiancheranno vari step di approfondimento. In ordine: Il Ciclo dell’Anno: feste e celebrazioni religiose nella tradizione del luogo. La cultura popolare rielabora e reinterpreta il significato e le forme della liturgia ufficiale adattandoli alle aspettative del mondo rurale e alle esigenze dei cicli di produzione agricolo-pastorale. Nella reinterpretazione popolare, l’elemento “magico”
Cultura e Società In basso a sinistra: una fase della lavorazione artigianale del formaggio pecorino, a destra la Madonna di Pagaret che si trova all’interno della Chiesa Madonna della Neve.
Mario Polia: identikit Direttore del Museo Civico della Città di Leonessa; Docente di Antropologia Culturale presso la Pontificia Università Gregoriana; Presidente del Centro Studi delle Tradizioni Picene ad Ascoli Piceno; Ricercatore etnografo in Perù dal 1971. Nell’anno 1999 vince il Premio Paolo Toschi per la ricerca sul campo. Già docente di Antropologia Medica, presso la Pontificia Universidad Católica di Lima, ha fondato il periodico di antropologia religiosa “I quaderni di Avallon”. Alterna attività di saggista a quella di conferenziere, in Italia e all’estero. Mario Polia coordina anche diversi progetti sul territorio italiano finalizzati alla ricerca demoantropologica e alla salvaguardia della memoria storica. In particolare ha già studiato due aree dell’Italia centrale: il territorio intorno alla città di Leonessa, nel reatino, e il territorio intorno ad Ascoli Piceno. Nell’anno 2000, durante la presidenza di Carlo Azelio Ciampi, gli è stata conferita l’onorificenza di: Ufficiale Ordine al merito della Repubblica Italiana. svolge un ruolo significativo, sovente retaggio di tradizioni pre-cristiane. Uno degli obiettivi principali della nostra ricerca è, appunto, rintracciare le origini storiche dei costumi popolari: fecondo e semi-inesplorato campo d’indagine in grado di fornire dati di eccezionale importanza. Riti e usanze del capodanno. Usanze e costumi natalizi. La festa agraria di S. Antonio abate. Il Carnevale. Usanze e costumi della Settimana Santa e della Pasqua. La festa della Santa Croce e i riti agrari di maggio per la protezione delle coltivazioni. Usanze del maggio. I riti della festa dell’Accensione. La celebrazione della Pentecoste. La processione del Corpus Christi. Riti solstiziali della festa di S. Giovanni. La mietitura: usanze, sacralità, la musa amorosa: gli stornelli. Celebrazione del Ferragosto. Novembre e la commemorazione dei defunti: riti e usi.
I cicli vitali: L’innamoramento e il matrimonio. La gestazione: pratiche propiziatorie, credenze, le “voglie”; il parto; l’allattamento; il battesimo; il neonato (credenze, riti apotropaici, elementi di medicina popolare). Usanze funerarie.
Il mondo magico: credenze e pratiche apotropaiche riguardanti la fascinazione; l’uso della lecanomanzia. Le metamorfosi animali: streghe e mannari.
L’eredità del passato: elementi del mondo religioso pre-cristiano (sabino e romano) nelle tradizioni popolari di Vallecupola».
L’universo della stregoneria. Le difese magiche. I fenomeni atmosferici: difese contro la folgore, grandine e i temporali. Riti di fertilità. Credenze riguardanti gli spiriti dei defunti. La percezione della natura: il mondo animale; il mondo vegetale; gli elementi; la notte.
Espressioni di religiosità rurale: la preghiera; le formule propiziatorie; il culto ai santi. Riti terapeutici. Espressività popolare: racconti; leggende; fiabe; la poesia amorosa: lo stornello e il “canto a dispetto”.
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Prestiti d’arte di MONICA de SIMONE Direttore del Museo Civico di Rieti
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rande è la soddisfazione per i diversi prestiti nazionali ed internazionali che il Museo Civico di Rieti si è visto richiedere nel corso di questo anno. Un’occasione per far conoscere la città ed il suo ricchissimo patrimonio anche fuori del nostro territorio, a dimostrazione che spesso a riconoscerne il valore ed il pregio sono per primi coloro che non hanno occasione di poterlo vedere quotidianamente. Tra le diverse attività istituzionali che svolge il Museo, infatti, rientra quella di comunicare e far conoscere i beni culturali anche attraverso prestiti di opere che si inseriscano in mostre di alto rilievo ed interesse. Attraverso procedure standardizzate, nel rispetto del bene cul-
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turale e delle norme di settore, il lavoro sotteso a questi prestiti è ignoto ai più, ma di grande importanza. Spesso, inoltre, i richiedenti il prestito si rendono disponibili a contribuire ad interventi conservativi, proprio a maggior garanzia dell’opera d’arte. Pertanto tali eventi costituiscono importanti occasioni di aumentare la conoscenza sull’opera, migliorare lo stato conservativo del bene e valorizzare non solo il singolo oggetto d’arte, ma tutto il contesto che lo ha prodotto e ancora lo preserva. Le opere sono prestate con tutte le garanzie del caso, valutando dapprima le condizioni della futura sede espositiva e la qualità del progetto della mostra ed adottando poi, a seguito di un vero e proprio contratto di prestito, tutte le caute-
Arte in primo piano to di tutela, l’Amministrazione Comunale Il Museo di Rieti nel corso del 2018 ha concesso ben cinque opere del Museo Civico per imporCivico di tanti esposizioni temporanee sia in Italia (Ascoli Piceno, Tolmezzo-UD e Trevi-PG) Rieti si che all’estero (Nimes in Francia e Belo Hodistingue rizonte e Rio de Janeiro in Brasile). Un’occasione in più per approfondirne la per i conoscenza anche in questa sede: numerosi “S. Antonio”, di Antonio Aquili detto Antoniazzo Romano, tempera su taprestiti vola, 1480-85 ca. “Cola dell’Amatrice. Dal Pinturicnazionali ed Mostra chio a Raffaello” - Ascoli Piceno, Musei internazionali Civici, 17 marzo – 15 luglio 2018 La tavola che rappresenta Sant’Antonio, di opere realizzata da Antoniazzo Romano, così le altre due conservate nel Museo d’arte, in come Civico di Rieti ad opera dello stesso arti(La Madonna del Latte e il San Franparticolare sta cesco), proviene dalla Chiesa di Sant’Antonio al Monte. Le tre tavole, che sono nel 2018 esposte come a formare un trittico, per lungo tempo furono considerate dalla si è critica come parte di un’opera unitaria, registrato mentre solo nel Novecento si iniziò a notarne le differenze stilistiche e cronoun notevole logiche. Il Sant’Antonio da Padova è la recente delle tre tavole, realizzata incremento più nella fase più matura dell’artista attivo nella seconda metà del Quattrocento. Il delle Santo, la cui figura risalta sul fondo oro, è rappresentato mentre sostiene con la richieste sinistra un libro e con la destra il giglio le necessarie per la movimentazione, il trasporto e l’allestimento, a cura di personale altamente specializzato. Di ciascuna opera viene redatto il “condition report” per documentarne lo stato conservativo e consentire il monitoraggio qualora dovessero malauguratamente verificarsi modifiche o alterazioni. Prima di poter essere spostate, le opere devono essere assicurate dai richiedenti il prestito ed ottenere la relativa autorizzazione ministeriale rilasciata dalla competente Direzione MIBAC (ai sensi dell’art. 48 del Codice dei Beni Culturali D. Lgs. 42 del 22.01.2004 e s.m.i.). In collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Frosinone, Latina e Rieti, organo del Ministero con competenze in ambi-
fiorito, suoi attributi. In un’epoca non precisata la tavola subì due innesti, uno nella parte alta e uno nella parte bassa, operati probabilmente per adeguarne le dimensioni con quelle della tavola raffigurante S. Francesco, e forse in quell’occasione componendo il trittico (o polittico?) che non era mai stato nelle intenzioni dell’artista. Gli innesti con il tempo hanno causato alcune criticità conservative, risolte recentemente grazie ad un importante intervento di restauro. “L’Adorazione dei pastori e lunetta con Padre Eterno Benedicente”, di Marco Antonio Aquili, tempera su tavola, primo quarto del XVI sec.
Nella foto: Adorazione dei pastori.
Mostra “Padri e Figli” – Illegio (Tolmezzo -UDINE), Casa delle Esposizioni, 13 maggio – 7 ottobre 2018 17
Sabina
L’opera attribuita a Marcantonio Aquili, attivo a Rieti nel primo quarto del XVI sec. e figlio di Antonio Aquili (detto Antoniazzo Romano), si compone di una tavola e di una lunetta. La tavola rappresenta un episodio della vita di Gesù narrato nel Vangelo di Luca, quando i pastori giunsero per adorare il Bambino. Sono presenti gli elementi classici dell’iconografia, in primo piano la Madonna e San Giuseppe, inginocchiati ai lati di Gesù, e alle spalle la grotta-mangiatoia con il bue e l’asino, sormontata da una nuvola con due angeli musicanti ed un terzo che regge il cartiglio Gloria Deo. Alle spalle di San Giuseppe due pastori adorano il Bambino. Lo sfondo, un verdeggiante paesaggio collinare, è popolato da altre significative figure: sulla sinistra due pastori con le loro greggi ai piedi di un’altura occupata da una città fortificata; in alto a sinistra un altro angelo che indica il luogo simbolo dell’avvento del Messia; a destra varie figure, a piedi ed a cavallo, tra cui spiccano i tre Re Magi. Nella lunetta, all’interno di una decorazione a mezza mandorla, è raffigurato il Padre Eterno benedicente, in gloria tra quattro cherubini.
“Frammento di rilievo con scena di venatio”, calcare, prima metà del I sec. d.C. Mostra “Gladiators: Heroes of the Coliseum” – Nimes (FRANCIA), Musée de la Romanité, 2 giugno – 24 settembre 2018
In alto: San Francesco. In basso: Sant’Antonio.
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Rinvenuto nel 1863, presso la località Ponte Buida, lungo la Via Salaria (ager Trebulanus - Monteleone Sabino, RI), il frammento di rilievo rappresenta tre uomini armati, bestiarii o venatores, assaliti da tre belve: una pantera, un orso e un leone. La raffinata ed articolata composizione, probabile opera di un’officina urbana, collega le tre coppie belva-cacciatore attraverso un gioco di “incastri” che aumenta l’animazione e la drammaticità della scena, nonché l’impressione della profondità. Una pantera si avventa sulla schiena nuda della figura di sinistra, che è protetta da un elmo a calotta, uno scudo rotondo e schinieri rigidi, alti fin sopra il ginocchio (ocrea). La fiera esprime vigorosamente la ferocia dell’assalto: le zampe bloccano l’uomo a terra e gli artigli sono profondamente infissi nelle carni. A destra, un altro cacciatore, rappresentato nell’istante della caduta sulla
schiena, con le gambe ancora sollevate da terra, è atterrato da un felino, probabilmente un leone. Nella parte superiore del rilievo, in secondo piano, un orso attacca l’uomo (visibile il busto), che si protegge dall’artiglio della belva con uno scudo rettangolare a spina centrale. Il rilievo faceva parte di una scena più ampia, probabilmente da riferirsi ad un monumento funerario di un importante notabile di Trebula Mutuesca, che voleva essere ricordato proprio per aver offerto questo tipo di spettacoli ai suoi concittadini. In età imperiale il piccolo centro di Trebula Mutuesca fu dotato di un vero e proprio anfiteatro, in parte costruito, in parte scavato nella roccia, di recente riportato alla luce. A dimostrazione di quanto all’estero siano affascinati dal nostro patrimonio, nel corso del 2018 anche una replica del rilievo con scena di venatio è stata esposta in una mostra temporanea in Svezia, dal titolo “Gladiators. Heroes of the Arena” (Jönköping - Kinnarps Arena, Svezia, 20 aprile 2018 – 12 agosto 2018). La replica è stata realizzata dal Laboratorio di Computer Vision e Reverse Engineering del Politecnico di Milano, diretto dal Prof. Gabriele Guidi, tramite acquisizione 3D con fotogrammetria digitale sfm/im. Si è così ottenuto un modello fisico in polistirene ad alta densità (35kg/m3), con fresatura a cinque assi, rifinito a gesso e tempera. La replica in prestito è di proprietà del Comune di Monteleone Sabino (RI), donata dal Comune di Rieti nel 2017. Un’altra replica è conservata al Museo Civico di Rieti. “Croce Reliquiario”, attribuita al Maestro di Fossa, tempera su tavola, metà del XIV sec. Mostra “Capolavori del Trecento. Il Cantiere di Giotto, Spoleto e l’Appennino” –Trevi, Complesso Museale-Chiesa di S. Francesco, 22 giugno – 4 novembre 2018 La piccola e meravigliosa croce astile reliquiario, utilizzata nelle processioni, è dipinta su entrambi i lati ed ancora conserva gran parte del fondo in oro, anche se le consistenti lacune della pellicola pittorica talora mostrano il supporto ligneo. Proviene dalla Chiesa di S. Francesco a Posta (RI) ed è stata attribuita da alcuni studiosi al Maestro di Fossa, mentre per
In basso da sinistra: Rilievo con scena di Venatio, Croce Reliquiario verso e recto.
Arte in primo piano altri si tratterebbe di un ignoto Maestro di scuola Umbra. La croce è sagomata a lobi e con estensioni laterali e sul recto sono presenti nove incassi di cui due ancora conservano i cartigli e le relative reliquie (il legno della Croce e una frammento sacro di San Giovanni Battista). Sul recto della Croce è raffigurato il Cristo crocifisso morente, con gli occhi ancora aperti, ai lati le due figure dolenti: la Madonna Addolorata e San Giovanni Evangelista, in alto l’immagine di Dio Padre, anch’essa molto danneggiata; in basso era forse raffigurata Maria Maddalena, ormai perduta. Sul verso il Cristo è rappresentato morto, sui due lati San Francesco d’Assisi raffigurato con le stimmate e probabilmente un Santo Vescovo che regge un libro e un pastorale, in alto l’Agnello Mistico, in basso la Madonna della Misericordia, con il manto aperto sui fedeli. “S. Francesco”, di Antonio Aquili detto Antoniazzo Romano, tempera su tavola, 1467-1473 ca. Mostra “São Francisco na arte de Mestres Italianos” – Belo Horizonte, Casa Fiat de Cultura, 7 agosto - 21 ottobre 2018 – Rio de Janeiro, Museu Nacional des Belas Artes, 5 novembre 2018 – 27 gennaio 2019
Come nel caso della tavola di Sant’Antonio, di cui si è parlato poco sopra, anche il San Francesco proviene dalla Chiesa di Sant’Antonio al Monte, a Rieti e fu per lungo tempo considerato parte dello “pseudo-trittico”. Il dipinto, tuttavia, appartiene ad una fase diversa della produzione dell’artista ed è databile intorno al 1467. Lo stile delle figure e dei dettagli ne mostra il gusto tardo-gotico. San Francesco, su fondo oro, è rappresentato in espressione estatica nel momento di ricevere le stimmate, mentre volge lo sguardo al Crocifisso apparso sotto l’aspetto di Serafino. Secondo la Legenda Maior di San Bonaventura tale avvenimento sarebbe accaduto nel settembre del 1224, quando Francesco si ritirò a meditare sul Monte della Verna. A rappresentare il contesto montuoso la roccia bianca sulla quale si erge il Santo, caratterizzata da una vegetazione a ciuffi. Antoniazzo Romano e gli artisti della sua cerchia realizzarono molte opere per la committenza, soprattutto francescana, di Rieti – dove il figlio Marcantonio Aquili trasferì la bottega dopo la morte del padre – e dell’area circostante. Tra tutte la Madonna del Latte è la più antica che si conosca, datata (1464) e firmata dall’artista. foto in dotazione presso l’Archivio del Museo
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Sabina
Denise e Plautilla C di MarIA Grazia di Mario
hi meglio di Denise Lupi avrebbe potuto realizzare una copia dello stendardo processionale di Plautilla Bricci. Scenografo, architetto e pittrice la prima, assoluta protagonista del barocco romano, tra le donne più importanti dell’arte moderna, la seconda. Nel lontano 1675 la Compagnia o Società della Misericordia di Poggio Mirteto (poi denominata anche Morte ed Orazione) incarica «la Signora Plautilla Briccia Pittrice» della pittura dello Stendardo processionale della chiesa di San Giovanni Battista. Nel 2018 la stessa Compagnia
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dà a Denise Lupi il prestigioso incarico di realizzarne una copia, con l’intento di ripristinare la tradizionale processione. “A Poggio Mirteto – spiega Denise Lupi, prima donna assunta nel Teatro dell’Opera di Roma con regolare concorso, in un ambiente misogino, ci tiene a precisare, dove si credeva che solo gli uomini potessero assolvere ad un lavoro così faticoso e creativo - abbiamo una grande fortuna, quella di avere, nella Chiesa di San Giovanni Battista, questo meraviglioso dipinto. Nelle due tele ad olio, quasi della dimensione di 2 metri per 2 metri e mezzo, viene raffigurato nella parte frontale il battesimo, sul retro la deca-
Donne protagoniste
A Poggio Mirteto la scenografa Denise Lupi ha realizzato la copia dello Stendardo processionale di Plautilla Bricci, così come per Plautilla, su commissione della stessa “Compagnia della Misericordia, Morte ed Orazione”. L’opera originale si trova sull’altare maggiore della Chiesa di San Giovanni Battista pitazione di San Giovanni, un arazzo bifronte che sfilava in processione e che veniva collocato dentro una teca di vetro, in quanto è un’opera d’arte di enorme valore. I due dipinti sono basculanti con una cornice realizzata in metallo. La Confraternita ha, di recente, portato avanti un lavoro di ripristino di tutte le tradizioni, dunque si è deciso di riproporre la processione per il Corpus Domini. Con piacere ho messo loro a disposizione la mia trentennale esperienza realizzando un progetto ad hoc. La mia scelta è ricaduta sulla copia a stampa fotografica di livello professionale, il vessillo
è stato inscritto dentro una cornice di tappezzeria, realizzata con un velluto importante fedele al secolo di riferimento, e i cui strati sono stati cuciti con una macchina particolare. Le nappe sono state preparate tutte a mano”. “Non era affatto facile questa operazione di tappezzeria, un lavoro nuovo e di responsabilità”, precisa la Lupi la quale ha lavorato in tandem (nel suo laboratorio di Poggio Mirteto, attrezzato anche per realizzare lavori a terra) con Cinzia Foglietta, capo sarta del laboratorio di scenografia del Teatro dell’Opera. “Il recupero di questa importante tradizione avrà certamente positivi riflessi sulla promozione di questa artista e della sua opera. La delicatezza del colore, dei tratti e della composizione pittorica del battesimo, richiamano la pittura di Guido Reni, si percepisce la sua sfumatura e morbidezza, mentre la decapitazione ha tratti caravaggeschi. Vedere lo stendardo girare sulla piazza è stata una grande emozione, considerando che molti “poggiani” non ne conoscevano affatto l’esistenza!”.
Nelle foto: alcuni momenti della lavorazione dell’arazzo all’interno dello studio della scenografa Denise Lupi, sulla destra l’arazzo in processione. 21
Sabina
Denise Lupi Classe 1955, originaria di Poggio Mirteto, si diploma nel Liceo Artistico di Via Ripetta (Roma), successivamente continua gli studi presso la Facoltà di Architettura. Dal 1977 al 1979 collabora presso SAFAS COSTUMI (oggi TIRELLI) in qualità di assistente. Partecipa alla produzione dei films NOTTURNO e I 2 AMICI, in qualità di assistente alle scene, arredatore e realizzatore. Collabora presso lo Studio Schiraldi Intersystem alle illustrazioni utilizzate per la pubblicità della NIKON. Nel 1996 realizza i 350 disegni “rinascimentali” utilizzati per le riprese del film “Artemisia”. Dal 1983 ad oggi (prima donna assunta nella storia del Teatro dell’Opera di Roma) lavora in qualità di Scenografo Realizzatore presso i Laboratori di scenografia del Teatro dell’Opera, dove ha svolto più volte funzione di Capo Scenografo Realizzatore. Nel corso delle stagioni liriche degli ultimi trenta anni ha partecipato alla realizzazione di tutte le nuove produzioni lavorando a fianco dei più grandi scenografi del settore vedi Franco Zeffirelli, Gianni Quaranta, Aldo Buti, Pasquale Grossi, Willy Orlandi , Josef Svoboda, Quirino Conti , Pierluigi Pizzi , Bregni , Pierallì , Mauro Carosi, Filippo Saint Just, Dante Ferretti, Luigi Marchione, Ezio Frigerio, Fagioni, Luisa Spinatelli, Daniele Luzzati, Hugo de Ana ed altri , ricevendo spesso lettere di encomio e ringraziamento per le proprie capacità di realizzatrice. Nel corso di queste produzioni ha realizzato pitture di fondali, quinte e tappeti di scena, sipari, sculture a tutto tondo, bassorilievi, decorazioni pittoriche e materiche ed anche progettato e realizzato singoli elementi scenografici. Ha eseguito altresì numerosissimi restauri sia di Opere Storiche di proprietà del Teatro che Opere acquistate, affittate o provenienti da altri Teatri. Ha al suo attivo numerose mostre personali di pittura in Italia e in Europa. Diplomata all’insegnamento del disegno negli Istituti superiori, ha effettuato numerosi stage di Scenografia di Palcoscenico nonché di Pittura di Scene. 22
Donne protagoniste Nella pagina a fianco: Denise Lupi durante un momento per la realizzazione dell’arazzo, in basso alcuni bozzetti preparatori. Nella pagina: le due tele ad olio di Plautilla Bricci, sulla parte frontale il battesimo di San Giovanni e sul retro la decapitazione.
Plautilla Bricci Il 16 agosto 1616 venne battezzata, nella parrocchia romana di San Lorenzo in Lucina, Plautilla Bricci, terzogenita di Giovanni e Chiara Recupita. L’importanza del suo ruolo nella Roma del XVII secolo è confermata dai committenti per i quali lavorò, che la decretarono indiscussa protagonista della cultura artistica accanto a personalità come Bernini, Pietro Cortona, Carlo Maratta e molti altri. La famiglia Barberini, il Capitolo Vaticano, la corona di Francia, Elpidio Benedetti, i canonici e le canonichesse lateranensi e le monache benedettine di Santa Maria della Concezione in Campo Marzio sono alcune delle figure principali per le quali la Bricci eseguì alcuni dei suoi più rilevanti e significativi lavori. L’artista si formò inizialmente a fianco del padre Giovanni, già allievo di Federico Zuccari e del Cavalier d’Arpino, con il quale anche Plautilla completò il suo percorso educativo, come denunciano, spesso molto chiaramente, stilemi stilistici soprattutto dei suoi dipinti giovanili. In occasione del giubileo del 1675, la Compagnia o Società della Misericordia di Poggio Mirteto incarica «la Signora Plautilla Briccia Pittrice» della pittura dello stendardo processionale della chiesa di San Giovanni Battista, per il quale fu pagata la considerevole cifra di 100 scudi. La tela raffigura la Nascita del Battista nel verso e la Decollazione del Battista nel recto, La architetta e pittrice celebre morì a Roma quasi novantenne nella casa di Trastevere che le aveva lasciato in usufrutto Elpidio Benedetti, in occasione del giubileo del 1675. Notizie tratte dal libro Plautilla Bricci. Pictura et Architectura Celebris. L’architettrice del Barocco Romano. Di Consuelo Lollobrigida edito da Gangemi Editore
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Il grande contributo dei nonni nella vita dei bambini “C’
era una volta una bambina, perduta nel grande freddo e nell’oscurità di una notte di Natale… La piccola ha così freddo che sfrega un fiammifero, poi un altro, poi tutti per riscaldarsi. Ed ogni volta che l’estremità di legno si accende, si realizza un desiderio: una grande stufa di ferro, ben calda, una tavola apparecchiata con una candida tovaglia, con al centro un’oca farcita alle prugne, un albero di Natale, pieno di giocattoli… l’ultimo fiammifero fa apparire la nonna morta, radiosa e protettiva. Per conservare presente l’immagine apparsa per ultima, la bambina accende in fretta tutti i fiammiferi rimasti nel pacchetto”… la fiaba di Andersen, la piccola fiammiferaia, ce la ricordiamo tutti. Ci parla dell’attaccamento puro e profondo di una bambina alla sua nonna. Non solo nelle favole, ma nelle culture millenarie dei popoli della Terra troviamo una reverenza speciale per tutte le persone, ma in particolare per anziani e antenati, genitori, insegnanti, e autorevoli guide di comunità. Era il Consiglio degli Anziani che regolava la vita sociale e trasmetteva il Codice Etico da seguire, tutti erano tenuti ad onorarlo sapendo che tutti siamo uniti, il male di uno è il dolore di tutti, e l’onore di uno è l’onore di tutti. L’anziano è sempre stato depositario della tradizione, cultura, lingua, saggezza della sua gente, delle antiche storie, del significato che viene attribuito alle situazioni della vita, ai segnali della Natura. È sempre il nonno che raccontava le antiche favole e leggende, insegnando ai bambini gli antichi e più sacri sentieri della vita. Noi, oggi, li incontriamo tutti i giorni. I nostri amati nonni, gli anziani. Nonni giovani, energici, atletici, vitali…
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nonni più anziani, più lenti, qualche volta malati ma anche saggi, abili narratori di antiche favole, di storie o di racconti improvvisati… nonni innamorati, completamente persi in balia dei loro nipotini… nonni impegnati, desiderati, un po’ sconosciuti, un po’ ignorati, un po’ lontani... nonni paterni, nonni materni, bisnonni, attenti, a volte gelosi, a volte invadenti, e poi ci sono i nonni delle foto, quelli che sono già tornati in cielo, in paradiso, dall’altra parte del velo. Nonni dirigenti in banca, o in semplice servizio pubblico fuori dalle scuole, funzionari in azienda, nonni in pensione, in negozio, nonni in campagna, nei campi o seduti su un tronco fuori casa, nonni insegnanti o contadini, nonni ad aspettare fuori dal cancello di scuola, nonni indispensabili, nonni irraggiungibili. Nonni a tempo pieno, nonni part-time, nonni pronto soccorso… i nonni di oggi, un nuovo universo. Molti bambini sanno bene di essere fortunati di conoscere e avere con loro anche i bisnonni, vecchietti silenziosi provenienti da una vita molto più lontana di quella dei genitori: queste famiglie così ricche di presenze affettuose, davvero preziose per la crescita e la serenità dei bambini, sono in grado di tamponare piuttosto bene anche le inevitabili criticità dei momenti più bui. Altri lo imparano da grandi, il grande valore di aver conosciuto e amato i loro nonni, o almeno uno di loro. A loro viene chiesto molto, oggi, di essere disponibili ad aiutare nell’educazione dei bambini, nella loro crescita quotidiana, a seguirli nei momenti difficili, una malattia, o nei momenti critici della separazione di mamma e papà, nelle fasi più complesse della vita dei loro figli divenuti genitori, nel cambiamento di lavoro, di
LO PSICOLOGO RISPONDE
casa, di città, nella nascita o perdita di un fratellino… i nonni sono la risorsa più certa e più vicina alla quale appoggiarsi, alla quale affidare con tranquillità i bambini fino alla sera. Anche loro compiono degli errori, delle leggerezze, durante tutto il tempo che trascorrono con i nipotini, ma di solito tutto viene compensato dalla grande rassicurante disponibilità di tempo e di gioco. E così, quello che mamma e papà chiedono ogni giorno ai loro bambini con un po’ di stanchezza e stress, vestirsi, lavarsi, usare le pantofoline anziché girare per casa a piedi nudi, salutare educatamente amici e parenti, andare regolarmente a scuola, fare colazione e mangiare le cose giuste, ecc., i nonni riescono ad ottenerlo con le coccole, la tenerezza, la comprensione, la tolleranza, l’amorevolezza, e tanti irresistibili sorrisi. A loro il nostro grazie dal più profondo del
cuore, la nostra riconoscenza, il nostro sincero applauso per tanta amorevole disponibilità. (brano tratto da L’Ascolto dei nuovi bambini, Mediterranee, 2013) Rubrica a cura di MARIA GRAZIA ABBAMONTE
Maria Grazia Abbamonte Centro Iter di Passo Corese Via Servilia e Osteria Nuova Viale Europa (RI) Studio Mosaico Sede di Roma, zona Talenti Cell. 339.6647888
E-mail: mgrazia.abbamonte@libero.it
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L’influenza dell’apporto di acidi grassi omega-3 sul film lacrimale Recenti studi dimostrano che l’integrazione alimentare di Omega-3 può essere utile anche in caso di secchezza oculare, una problematica tra le più frequenti al giorno d’oggi
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Q
uesto studio, effettuato da Francesca Tamburrelli per la sua Tesi di Laurea in Ottica e Optometria presso la facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali dell’Università degli Studi di Milano Bicocca, intitolato “Influenza dell’apporto idrico e di Omega-3 sul film lacrimale e sulla sensibilità al contrasto”, analizza come l’apporto di acidi grassi Omega-3 nella dieta sia utile, nei casi di dislacrimia, per ridurre sia l’infiammazione a livello della superficie lacrimale che i sintomi legati a questa condizione patologica.
IL FILM LACRIMALE Il film lacrimale costituisce la prima lente della complessa struttura oculare, inoltre è un sistema di protezione per l’occhio, ne riveste costantemente le superfici congiuntivali mantenendole umettate e protette da sostanze tossiche e da piccoli corpi estranei. Ha anche l’importante funzione di apportare ossigeno alla struttura ad esso immediatamente sottostante: la cornea. L’essere a diretto contatto con l’ambiente esterno lo rende anche responsabile dell’eliminazione di anidride carbonica, prodotto della respirazione cellulare. Il film lacrimale è composto da tre strati: 1. strato mucinico interno, secreto dalle cellule mucipare; 2. strato acquoso intermedio, secreto dalla ghiandola lacrimale principale; 3. strato lipidico esterno, secreto dalle ghiandole di meibomio. Questi tre principali componenti, seppur distinti l’uno dall’altro, esplicano un’azione congiunta. Gli strati mucinico e lipidico esercitano maggior influenza in quello che è l’aspetto prettamente qualitativo del film lacrimale, lo strato acquoso apporta invece la quantità di lacrime necessaria. Entrambi gli aspetti, qualitativo e quantitativo, sono necessari al mantenimento di una buona idratazione del segmento anteriore dell’occhio. Lo strato mucinico rende la superficie epiteliale idrofila, il che è essenziale per la stabilità del film. La componente acquosa ha l’importante funzione di mantenere idratata
la superficie oculare e di garantirne pulizia e protezione. Inoltre, l’ossigeno disciolto in esso è componente indispensabile per la respirazione corneale. Funge infine da veicolo per numerose e importanti sostanze per il normale trofismo corneale: ioni, mucine, lipidi. Lo strato lipidico ricopre il film e costituisce un’interfaccia stabile tra aria e strato acquoso, grazie alle sue proprietà chimico-fisiche forma una barriera che previene la contaminazione della superficie oculare da parte del secreto cutaneo, ritarda l’evaporazione della componente acquosa e fornisce una superficie otticamente liscia. Il film lacrimale si forma ed è mantenuto costante grazie all’ammiccamento che aiuta a distribuire il fluido lacrimale verso il basso e sul bulbo oculare. Inoltre l’ammiccamento è anche importante nel drenaggio lacrimale, gran parte del film viene eliminata per evaporazione, il liquido rimanente viene escreto attraverso le vie lacrimali. LA SINDROME DA OCCHIO SECCO “L’occhio secco è una malattia multifattoriale delle lacrime e della superficie oculare che risulta in sintomi di discomfort, disturbi visivi e instabilità del film con potenziale danno della superficie oculare. È accompagnata da un aumento dell’osmolarità del film lacrimale e dall’infiammazione della superficie oculare.” Così è stato definito nel 2007 dall’International Dry Eye Workshop uno dei disturbi oculari più frequenti in oftalmologia. In presenza di occhio secco, sia il film lacrimale che l’epitelio di cornea e congiuntiva subiscono alterazioni significative che, se croniche, generano episodi infiammatori. Le due principali cause di questa problematica sono eccessiva evaporazione o ridotta produzione delle lacrime, cioè ipolacrimia. In entrambi i casi, comunque, la superficie oculare non è debitamente protetta e rimane esposta all’ambiente esterno. Inoltre, il volume ridotto induce un aumento dell’osmolarità del liquido lacrimale, che a sua volta dà iperosmolarità delle cellule corneali epiteliali con cui è a contatto e ciò genera eventi infiammatori.
L’OTTICO CONSIGLIA
INTEGRAZIONE ALIMENTARE PER LA VISIONE L’occhio è un insieme di strutture ognuna delle quali necessita di nutrienti specifici per potersi mantenere efficiente. L’invecchiamento dei tessuti e l’attività metabolica provocano danni che l’organismo tenta di riparare da sé e per contribuire alla difesa della funzione visiva, è necessario apportare nutrienti dall’esterno. Una delle problematiche oculari più comuni al giorno d’oggi, come già precedentemente affermato, è la secchezza oculare da dislacrimia, che provoca un aumento dell’osmolarità del film lacrimale e dalla quale derivano eventi infiammatori e irritativi. In questi casi, l’integrazione alimentare deve avere lo scopo di ridurre l’evaporazione e aumentare la produzione del liquido lacrimale, oltre che ridurre l’infiammazione nei casi più gravi. Per fare ciò non sono sufficienti i sostituti lacrimali, poiché questi si limitano a ridurre i sintomi e non risolvono il problema alla sua radice. I farmaci antinfiammatori, per contro, alleviano l’infiammazione ma non possono essere somministrati per lunghi periodi e possono avere effetti collaterali1. Gli Omega-3 sono acidi grassi polinsaturi a lunga catena di carbonio, derivanti dall’acido alfa-linolenico, un acido grasso essenziale; sono contenuti principalmente nel pesce azzurro, in alcune alghe e nell’olio di lino2. A partire dall’acido alfa-linolenico, il nostro corpo sintetizza alcuni acidi grassi come l’acido eico sapentaenoico (EPA) e l’acido docosaesaenoico (DHA). È a seguito di questa sintesi che questi elementi possono esercitare effetti biologici determinanti per il corretto funzionamento di alcuni distretti corporei. I meccanismi responsabili degli effetti benefici di tali sostanze sono le loro interazioni con il sistema degli eicosanoidi, soprattutto per gli aspetti antiaggregante e antinfiammatorio. L’EPA in particolar modo, grazie alle analogie strutturali con l’acido arachidonico (AA), si comporta come suo antagonista: ne previene la biosintesi e di conseguenza si riduce la produzione degli eicosanoidi pro-infiammatori derivanti dall’AA. Inoltre, EPA e DHA danno luogo alla formazione di eicosanoidi con attività infiammatorie più ridotte,
in questo modo il processo flogistico si risolve più rapidamente e difficilmente si tramuta in cronico3. I grassi insaturi andrebbero ad agire direttamente sulle ghiandole di Meibomio aumentando la secrezione lipidica e bloccando la biosintesi di mediatori dell’infiammazione. Inoltre la produzione della componente acquosa della lacrima è in parte stimolata dalla prostaglandina E1, altro metabolita degli acidi grassi. Secondo lo studio di Miljanovìc et al4, l’apporto di acidi grassi Omega-3 andrebbe a sostituire, nelle membrane cellulari, gli eicosanoidi pro infiammatori derivanti dall’acido arachidonico, ad esempio la prostaglandina E2, con quelli antinfiammatori EPA e DHA derivanti appunto dagli Omega-3. Da un altro recente studio5, è emerso che il trattamento con Omega-3 migliora la stabilità del film lacrimale e ne riduce l’evaporazione. In quel caso si è valutata anche la pervietà dei dotti delle ghiandole di Meibomio e dopo l’integrazione alimentare, il numero di dotti ostruiti è risultato notevolmente ridotto. 1 Lemp; Management of dry eye desease. Am J Manag Care 2008;14:S88-S101 2 Annalisa Sgoifo; Gli indispensabili Omega 3.Milano: Riza; 2013 3 Francesco Visioli; Gli Omega-3: caratteristiche metaboliche e proprietà funzionali. Quaderni della SIF 2010; 23 4 Miljanovic B., Trivedi K.A., Dana M.R., Gilbard J.P., Buring J.E., and Schaumberg D.A.; Relation between dietary n-3 and n-6 fatty acids and clinically diagnosed dry eye syndrome in women. Am J Clin Nutr 2005;82:887– 93 5 Rahul Bhargava, Prachi Kumar, Manjushrii Kumar, Namrata Mehra, and Anurag Mishra; A randomized controlled trial of omega-3 fatty acids in dry eye syndrome. Int J Ophthalmol. 2013; 6(6): 811–816.
Rubrica a cura di ANDREA ROSSI
OTTICA&OTTICA Via G. De Vito, 59 POGGIO MIRTETO (RI) Tel: 0765 444047
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impianti dentali S
in dai tempi più antichi si è resa neLa Clinica cessaria la sostituzione, o comunque il reintegro dei denti nel cavo dell’uomo. Bianchini orale Mentre per gli animali servono solo per la masticazione, nell’uomo oltre che a illustra questa funzione diventano indispensabili per l’estetica e la fonetica, quindi fin si è cercato di ripristinare l’impianto dall’antichità l’apparato orale. mancanti possono essere sostituidentale a Itidenti con due tipologie di protesi: - Removibile che può essere PARZIALE solo alcuni tratti edenconnessione (ripristinando tuli) o TOTALE (ripristinando l’intera arcata dentaria edentula) conometrica - Fissa ancorabile o ai propri denti con un PONTE o all’osso con gli IMPIANTI Quello che risponde maggiormente ai pura, una requisiti per il ripristino dell’attività masticatoria, fonetica ed estetica è una fissa. tecnica che protesi Oggi con le moderne tecniche implantologiche si è arrivati a poter garantire riduce in quasi tutti i casi, il ripristino dell’ATM (articolazione temporo-mandibolare) e notevolmente la naturalezza dell’estetica. gli insuccessi implantari
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Per decenni i ponti e le protesi sono state l’unico trattamento per sostituire i denti mancanti. Oggi gli impianti dentali offrono un’eccellente alternativa che permette di riavere un dente molto simile a quello naturale. Gli impianti dentali sono viti in titanio che vengono posizionate nell’osso sotto la gengiva attraverso una semplice procedura chirurgica. La vite costituisce la “radice” del nuovo dente che verrà costruito; dopo la guarigione dell’osso viene preparata e posizionata la corona del dente. Gli impianti possono anche essere utilizzati per stabilizzare ponti e protesi dentarie quando manca più di un dente. Poiché gli impianti si integrano perfettamente con le ossa mandibolari e mascellari, essi offrono una solida base su cui applicare saldamente i nuovi denti. Si possono quindi restituire uno o più denti a chi non li ha più. I portatori di protesi removibili possono tornare ad avere una dentatura fissa, oppure possono avere una protesi più stabile e più confortevole. Si può restituire il sorriso, la capacità
i consigli dell’odontoiatra
di masticare con gusto e la sicurezza di una bocca gradevole a chi altrimenti l’ha persa per sempre. La quasi totalità dei sistemi implantari presenti in commercio prevede sistemi di connessione A Vite, da sempre lo STUDIO ODONTOIATRICO BIANCHINI, utilizza una soluzione diversa da quella che comunque prevede la presenza di viti: l’IMPIANTO A CONNESSIONE CONOMETRICA PURA. I vantaggi di tale IMPIANTO: - Non avendo viti non si può svitare (nel tempo) - Non avendo viti passanti, non si indebolisce il moncone che si può fratturare - La cosa più importante è che la connessione conometrica dà una chiusura perfetta non permettendo ai microbi di passare I risultati emersi dalle valutazioni sugli
impianti a connessione conometrica appaiono quindi particolarmente significativi per ottenere un’ulteriore riduzione degli insuccessi implantari dovuti a cause biomeccaniche e biologiche. Rubrica a cura di Laura Bianchini
Passo Corese di Fara in Sabina (RI) Via XXIV Maggio 56 - Tel. 0765 487250 Cantalupo in Sabina (RI) Piazza Garibaldi 43 - Tel. 0765 514416 Dottor Bianchini Riccardo 338 6774170 Dottor Bianchini Paolo 349 1508639 Dottoressa Bianchini Laura 388 1113355
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Sabina
L’ho fatto io! L’
Istituto d’Istruzione SupeA Poggio riore “Gregorio da CaMirteto le tino” di Poggio Mirteto, Dirigente Scolastimostre “L’Ho co la Dottoressa Maria fatto io” e Rita De Santis, con la sponsorizzazione dell’Assessorato alla Cul“Vivere il tura del Comune (assessore Cristina Rinaldi), presenta, dal 02 al 09 dicembre, nella Territorio: Sala Farnese di Poggio Mirteto, la mostra Farfa” sono dei lavori eseguiti dagli alunni del triennio corso CAT (ex geometri) dal 2015 al 2018. un’occasione del I progetti “L’ho fatto io” e “Vivere il per ammirare Territorio: Farfa” sono inseriti nel PTOF (Piano Triennale dell’offerta fori lavori mativa) del triennio 2015/18 e la mostra eseguiti dagli si inserisce in un quadro di arricchimento culturale che ha lo scopo di miglioraalunni del re il senso estetico, di appartenenza e conseguentemente il senso critico, non Corso CAT solo degli alunni impegnati nel progetdell’Istituto to, ma di tutta la popolazione studentesca frequentante. Questi progetti d’Istruzione mirano ad approfondire la conoscenza Superiore del territorio attraverso un’analisi della storia e delle tradizioni, per darne una “Gregorio lettura e interpretazione moderna utilizzando le tecnologie contemporanee. Da Catino”. “L’ho fatto io” riguarda la riqualificaEsposte 25 zione dell’area verde del polo didattico ed è stato attuato attraverso la progettavole, tazione di un’area esterna alla scuola progetti intesa come zona di sosta, studio, (aula all’aperto), socializzazione e inclusione; per una è stata presa in considerazione anche rivalorizzazione l’analisi e la razionalizzazione della e dei parcheggi e la riqualificadi siti storici viabilità zione energetica dell’edificio destinato all’Istituto Tecnico – Professionale ate scolastici traverso l’istallazione di un impianto fotovoltaico sulla copertura.
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Le fasi progettuali hanno riguardato l’individuazione dell’area, il rilievo e piano quotato, l’analisi del degrado e le ipotesi di progetto. Le tavole esposte sono 25, dalla contestualizzazione cartografica, all’analisi del degrado con documentazione fotografica, all’analisi della viabilità e parcheggi e al progetto della stessa, a seguire abbiamo diverse ipotesi inerenti il percorso vita, l’aula all’aperto, il bar scolastico e la riqualificazione energetica dell’Istituto tecnico professionale. Il Progetto “Vivere il Territorio: Farfa” ha comportato un lavoro di documentazione storiografica importante, il rilievo dei mosaici cosmateschi, del transetto della basilica, delle quinte stradali, della facciata della Basilica di S. Maria di Farfa, del Fontanone, del cortile d’ingresso dell’Abbazia con ipotesi di progetto e restauro. Sono stati utilizzati sistemi di ricostruzione 3D di elementi architettonici rilevanti col programma Archline in uso nella scuola. Le tavole grafiche esposte sono 25, si parte dalla cartografia antica, al rilievo dei monumenti e ipotesi di progetto e restauro. L’inaugurazione avrà luogo il 01 dicembre alle ore 18:00 e sarà visibile al pubblico dal 02/12/2018 al 09/12/2018 dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 18:00, nei giorni 8 e 9 dicembre si osserverà l’orario continuato dalle 10:00 alle 18:00. I Curatori del Progetto (insegnanti) Tatiana Di Mario Figorilli Rita Di Giambattista Vincenzo Esperto Archline: Adriano Dettori
Due tavole realizzate dagli studenti dell’Istituto di Istruzione Superiore “Gregorio da Catino” nell’ambito del progetto “Vivere il territorio: Farfa”
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Calendario dall’A Avvento alle Dodici notti La Spiritualità e la Magia del Natale a Narni e nel suo Territorio 1 Dicembre 2018 - 6 Gennaio 2019 www.turismonarni.it
www.narnianatalis.it
Attività realizzata in collaborazione e con il contributo della Regione Umbria - Assessorato al Turismo
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