VIAJANDO CON EL LEVANTE Il turismo responsabile come strategia di sviluppo, protezione e valorizzazione del patrimonio naturale del Parco di Cabo de Gata, Spagna
UniversitĂ degli Studi di Ferrara-Dipartimento di Architettura Corso di Laurea Magistrale in Architettura Sessione Novembre 2015-2016 Relatore Luca Emanueli Secondo Relatore Gianni Lobosco Correlatori Enrico Porfido Rafael Delacour Laureande Maria Vittoria Marulli Marta Zandomeneghi
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ABSTRACT
Viajando con el Levante. Il turismo responsabile come strategia di sviluppo, protezione e valorizzazione del patrimonio naturale del Parco di Cabo de Gata, Spagna. La tesi si basa su un’analisi a più livelli del litorale del levante Almeriense collocato nella punta Sud-Orientale della regione dell’Andalusia. Lo studio approfondito dei fattori che compongono questo territorio evidenzia come la carenza di un modello gestionale e la forte massificazione dei flussi estivi comportino gravi ripercussioni sull’ecologia del Parco Naturale e non consentano una fruizione completa e consapevole dell’area. Lo scopo della tesi è definire una nuova rete integrata di trasporti che combini mobilità pubblica, sia terrestre che marina, garantendo una gestione controllata dei flussi in sintonia con il rispetto della natura incontaminata dell’area risolvendo le problematiche attuali.La strategia sfrutta due tipologie d’intervento a differente scala, micro e macro. A livello micro si propone di rispondere alle necessità specifiche di ciascuna area tramite micro architetture integrate nel contesto naturale, mentre a livello macro si agisce sulla riorganizzazione generale della mobilità. La rete di mobilità proposta, pensata per essere poco invasiva sul paesaggio, propone lo sfruttamento del nuovo sistema di mezzi pubblici e la gestione dei flussi dei mezzi privati ovviando al problema della presenza massiva delle macchine in sosta sulle spiagge. 4
Vengono quindi proposti dei parcheggi scambiatori, interessante occasione progettuale, che garantiscono la continuità di flusso e che al tempo stesso allontanano il traffico pesante dalla costa. Inoltre, al fine di gestire le differenti tipologie di turismo e di flussi, gli interventi si dividono in permanenti e temporanei, garantendo così una miglior efficacia gestionale. La costa, area di concentrazione di problemi e opportunità, diviene il luogo di riflessione progettuale per eccellenza. Dall’analisi delle caratteristiche fisiche e storiche di ciascuna porzione di litorale, derivano quattro categorie di classificazione delle spiagge che vanno a delineare le tipologie d’intervento per ciascuna, dettando delle linee guida adattabili a ogni singolo caso. Il progetto si propone inoltre di riorganizzare il prodotto turistico del Parco Naturale, mediante lo studio di itinerari che rispondano alle necessità di differenti tipologie di utenti affinché, muovendosi attraverso la nuova rete, potranno esperire il suo patrimonio naturale. Le tematiche che caratterizzano ciascun itinerario sono da ricercarsi nell’evoluzione storica e naturalistica di queste zone, che sono segnate da meravigliose spiagge ed esempi di architettura vernacolare, che vengono sfruttate ed esaltate dalla presenza di micro architetture con funzioni specifiche. Questi itinerari vogliono rappresentare non solo un disegno progettuale, ma uno strumento attivo di appropriazione della costa sfruttabile da parte della popolazione e dei turisti, in armonia con la natura vergine dell’area. 5
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INDICE
INDICE Premesse
12
1
Inquadramento Territoriale
16
2
Caratterizzazione Ambientale
22
2.1 Ambiente Fisico 2.1.1 Climatologia 2.1.2 Oceanografia 2.1.3 Geologia 2.1.4 Edafologia 2.1.5 Idrologia 2.2 Paesaggio 2.2.1 Ambito Terrestre 2.2.2 Ambito Marino 3
Ambito Biologico
44
3.1 Ambiente Terrestre 3.1.1 Habitats 3.1.2 Fauna 3.1.2.1 Zone Umide 3.1.2.2 Zone Aride 3.1.3 Flora e Vegetazione 3.2 Ambiente Marino 58
4 Protezioni 4.1 4.2 4.3
Regime di ProprietĂ Pianificazione Comunale Protezioni 7
4.3.1 IUCN 4.3.1.1 IUCN V 4.3.1.2 IUCN VI 4.3.2 Rete Natura 2000 4.3.2.1 SPAs 4.3.2.2 SCI 4.3.3 Riserva Marina 4.3.4 SPAMI 4.3.5 Convenzione di RAMSAR 4.3.6 Plan Andaluso de Humedales 4.3.7 MAB 4.3.8 Geoparco 5 Il Passato del Parco 5.1 Storia 5.1.1 Origini e Antichità 5.1.2 Medioevo 5.1.3 Secoli XVIII-XIX 5.1.4 XX Secolo 5.2 Architettura Vernacolare 5.2.1 Torri di Guardia e Fortezze 5.2.1.1 Torri di Guardia 5.2.1.2 Fortezze 5.2.2 Architettura Rurale 5.2.2.1 Aljibes 5.2.2.2 Norias 5.2.2.3 Mulini a Vento 5.2.2.4 Pozzi 5.2.2.5 Cortijos
98
6 6.1 6.2 6.3
Il Parco nella Cultura Popolare Leggende Letteratura Cinema
134
7
Attività Produttive
7.1 7.2 7.3 7.4 7.5
Agricoltura Allevamento Pesca Estrazione del Sale Attività Miniera
8
158
8 Problematiche 8.1 La Pressione per la Costruzione di Serre 8.1.1 Rifiuti Agricoli 8.2 Pressione Urbanistica 8.2.1 El Algarrobico 8.3 Rischi
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9 Turismo 9.1 Spagna 9.2 Turismo Sostenibile 9.3 Turismo nel Parco 9.3.1 Problemi Derivati dal Turismo di Massa
188
10 Strategia 10.1 10.2 10.3 11
Fase 1: Individuazione delle Spiagge per Tipologia Fase 2: Analisi delle Problematiche Fase 3: Proposte La Nuova Mobilità
210
11.1 Mobilità Terrestre 11.1.1 La Vecchia Mobilità 11.1.2 Introduzione delle Nuove Linee 11.1.3 Mobilità Privata 11.1.3.1 Carrying Capacity 11.1.4 Punti Scambiatori 11.2 Mobilità Marittima 11.2.1 Nuovi Attracchi 11.2.2 Campi Boa 12
226
La Nuova Mobilità di Ponente
12.1 Problematiche dell’Area 12.2 Nuova Mobilità Carrabile 12.2.1 La Nuova Arteria 12.2.2 Parcheggi Nascosti 12.3 Mobilità Lenta 12.3.1 Percorsi Sopraelevati 12.3.2 Piste Ciclabili
9
13
238
Guida alla Visita del Parco
13.1 La Ruta de los Flamencos 13.1.1 Luoghi da Visitare 13.1.2 Mobilità e Servizi 13.1.3 Interventi Specifici 13.1.3.1 Torrette di Avvistamento Uccelli 13.1.3.2 Riqualificazione di Torregarcia 13.1.3.3 Pontili d’Attracco 13.2 La Ruta de los Piratas 13.2.1 Luoghi da Visitare 13.2.2 Mobilità e Servizi 13.2.3 Interventi Specifici 13.2.3.1 Punti d’Interscambio 13.2.3.2 Riqualificazione del Mulino de los Genoveses 13.2.3.3 Box servizi 13.3 La Ruta de los Hippies 13.3.1 Luoghi da Visitare 13.3.2 Mobilità e Servizi 13.3.3 Interventi Specifici 13.3.3.1 Torrette dei Bagnini 13.3.3.2 Campi Boa 13.3.3.3 Pontili d’Attracco Galleggianti 14 Conclusioni
270
15
280
Bibliografia e Sitografia
16 Ringraziamenti
288
17
296
Riduzioni Tavole
10
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12
PREMESSE, IL NOSTRO VIAGGIO
13
14
Mi guardo intorno e vedo una distesa di polvere rossa. Qui si sente il respiro del deserto, e posso ripararmi solo all’ombra di un’agave che sembra qui quasi per sbaglio. Il sole mi sta scaldando le spalle da qualche ora, continuo a camminare incurante della pelle che inizia a scottare. Girato l’angolo di questa roccia, finalmente, il blu. La salsedine inizia a profumare l’aria già da quassù. Il rumore delle onde infrante sugli scogli mi attira a scendere verso la spiaggia. La sensazione che ho è di entrare in un luogo che solo poche persone hanno avuto la fortuna di vedere. Seguiamo le rocce accatastate che ci guidano nel nostro cammino ormai affaticato. Grandi piante di pepe rosa, una fontana con un viso scolpito, una dolce musica che anima l’atmosfera e una sensazione di pace che è difficile provare in un altro luogo, ci avvolgono. Ma finalmente ora siamo qui, su questa roccia scura che abbraccia uno spicchio di paradiso, che ci chiama gorgogliando. Guardando verso la profondità colorata del mare, mi vengono in mente le storie dei marinai sulle sirene che popolavano questi luoghi e faccio fatica a non credergli.
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16
1
INQUADRAMENTO TERRITORIALE
17
Diagramma radiale distanze dal Parco Naturale (considerando come centro San Josè) 3 h 46 min 397 km
1 h 20 min 120 km
2 h 26 min 246 km
5 h 25 min 572 km
MADRID
FERROL SAN CIBRAO AVILES LA CORUNA
OVIE
LUGO SANTIAGO
ALICANTE CORDOBA SEVILLA
JAEN
MURCIA
VILAGARCIA PONTEVEDRA
OURENSE
VIGO
GRANADA
ZAM
ALMERIA
CADIZ
MALAGA 4 h 47 min 451 km
CABO DE GATA 2 h 41 min 247 km
56 min 72 km
SALA
2h 52 min 210 km 81 km
CACER
BADAJOZ
HUELVA
MERIDA
SEVI
CADIZ
18
GIJON SANTANDER
EDO
BILBAO SAN SEBASTIAN
VITORIA
LEON
PAMPLONA
LOGRONO
BURGOS
HUESCA
GIRONA
PALENCIA LERIDA
ZARAGOZA
SORIA
VALLADOLID
SABADELL BARCELLONA
MORA TARRAGONA
AMANCA
SEGOVIA GUADALAJARA
AVILA
MADRID
TERUEL MENORCA
CASTELLON DE LA PLANA
CUENCA TOLEDO
VALENCIA PALMA DE MALLORCA
RES
CIUDAD REAL
ALBACETE
IBIZA
ALICANTE
CORDOBA
MURCIA JAEN
ILLA GRANADA
MALAGA
ALMERIA MOTRIL
BAHIA DE ALGECIRAS
CEUTA MELILLA
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Il Parco Naturale di Cabo de Gata-Nijar, si situa nella zona sudest della penisola iberica, nella Comunità Autonoma dell’Andalucia, in provincia di Almeria. E’ diviso tra tre municipi, quello di Almeria, quello di Carboneras e infine quello di Nijar. La sua superficie si estende per 37.500 ettari terrestri e 12.012 ettari marini, con un’altitudine massima di 562 metri sul livello del mare, per la presenza della catena montuosa della Serrata nell’area municipale di Carboneras, e con una quota minima di -60 metri nei fondali marini. Questo spazio, frontiera marittima-terrestre tra continenti e culture diverse, presenta come segni di una spiccata identità, alcune peculiarità che ne hanno singolarizzato il carattere: - un elevato soleggiamento (circa 2.960 ore annuali); - un clima temperato, con medie tra i 15 e i 20 gradi, con scarse precipitazioni (tra i 169 mm e 280 mm), caratterizzandosi come la zona meno piovosa di tutta la Penisola Iberica; - abbondanza di venti; - una rete idrografica caratterizzata dall’esistenza di bacini fluviali che si riempiono d’acqua solo dopo le precipitazioni, salvo il Rio Alias. Si succedono da ponente a levante la Rambla de las Amoladeras, la Morales, la Campillo de Gata e quelle del sistema litorale della Sierra del Cabo; - un’umidità relativa notevole (normalmente superiore al 70%) e frequenti periodi di nebbia. L’umidità proveniente dal mare (“la pioggia invisibile”) è un’altra caratteristica della zona, la sua costante manifestazione consente lo sviluppo di innumerevoli specie vegetali adattatesi al clima; - più di 1.000 specie vegetali catalogate. - fauna, esistono più di 50 specie di vertebrati terrestri e una grande varietà di invertebrati, con 30 specie endemiche del Parco. - più di 1.300 specie marine sono state catalogate in queste acque. Il valore della sua straordinaria biodiversità, è stato riconosciuto con la catalogazione di Riserva della Biosfera. Viene dichiarato Parco Naturale nel 1987, convertendosi nella prima area protetta d’Andalucia di carattere marittimo e terrestre. Presenta 63 chilometri di costa (la meglio conservata del litorale mediterraneo 20
spagnolo e con alcuni tra i più belli e ricchi fondali marini) tra la Playa de las Salinicas, a Carboneras, arrivando alla Rambla de las Aguas. Estendendosi fino a un miglio nautico nel Mar Mediterraneo, costituisce il più grande parco marino protetto nella costa continentale europea. L’identità di questa zona si basa sulla sua natura semi-arida, si tratta di uno dei rari parchi protetti di origine vulcanica in Europa, con un paesaggio subdesertico e tendente alla steppa. Il Parco Naturale presenta due grandi unità fisiche: le montagne (Sierra de Cabo de Gata) caratterizzate da bruschi dislivelli e la pianura costiera (Bahía de Almería), dall’orografica completamente piatta. Gran parte della sua peculiarità ecologica, paesaggistica, culturale e socioeconomica, trova origine nella sua configurazione naturale con il substrato vulcanico e le scogliere che lo caratterizzano. Nei fondali marini sono presenti delle distese di Posidonia Oceanica, che delimitano le pianure di sabbia e fango dai complessi sistemi di fondali rocciosi. Questo territorio, in termini medioambientali, straordinariamente singolare, è il prodotto di una serie di fattori fisici-ambientali: dalla privilegiata e strategica posizione geografica rispetto al mare di Alboran, al peculiare regime climatico; dalla sua recente evoluzione geologica e paleografica, in comune con il nord del continente africano, al suo scarso livello di sviluppo economico che si è protratto fino alla seconda metà del XX secolo. Quest’ultima circostanza è a sua volta conseguenza del suo storico deficit idrico e dall’assenza di buone infrastrutture territoriali, specialmente di viabilità. Un altro elemento che contribuisce a configurare il Parco Naturale è la presenza di una forte componente antropica. E’ evidente l’impronta storica di distinte culture con varie e diverse tecniche di sfruttamento del territorio, che arrivano a differenziare il suo paesaggio. Tutto questo, insieme al suo valore naturalistico, conferisce un indiscutibile valore antropologico, visto che permette di seguire passo a passo, la maniera in cui l’uomo ha sfruttato e modellando un paesaggio “fatto da mano umana”. Il Parco Naturale di Cabo de Gata-Nijar, costituisce così una chiara rappresentazione dell’interazione dell’uomo con la natura. 21
22
2
CARATTERIZZAZIONE AMBIENTALE
23
Scala 1:100000
Gafares
Carboneras El llano de don Antonio
Nijar
Agua Amarga Campohermoso
Los Cortijillos
San Isidro
Las Negras
Hortichuelas
Rodalquilar
Retamar
El Barranquete
10 20
Ruescas
30
La Isleta del Moro
40 Pujaire
50 60
Pozo de los Frailes
San Miguel de Cabo de Gata
70
80
San JosĂŠ
90 100 La Fabriquilla
200
300
400
500
600
24
2.1 AMBIENTE FISICO 2.1.1 Climatologia
Stiamo prendendo in considerazione il deserto più meridionale d’Europa. La situazione geografica della zona, piuttosto distante dal punto di entrata delle tempeste atlantiche responsabili in gran parte delle precipitazioni nella dinamica atmosferica regionale, unita a un regime di temperature molto miti, con una quasi totale assenza di inverni, fa si che il clima si allontani dal tipico clima mediterraneo e presenti una forte componente arida. Per analizzare la climatologia del parco, sono presenti due stazioni metereologiche che sono dislocate una al nord e una ad est del recinto delle Saline. La stazione pluviometrica del Faro di Cabo de Gata funziona dalla fine del secolo scorso e i dati sono raccolti nei bollettini mensili climatologici del Servizio Metereologico Nazionale. Dall’anno 1973-1974 si possiede anche il quadro informativo, molto preciso, dell’osservatorio del Centro de Ensayos de SAFEN MicheliN-Almeria. La serie di statistiche della stazione, ubicata a 4 km al nord dell’area delle Saline, contemplano le più importanti variabili metereologiche. A completare il quadro meteorologico abbiamo a 16 km dal parco, l’aeroporto di Almeria che possiede le informazioni meteo più complete della provincia. Uno dei fattori ambientali che incide maggiormente nel carattere dell’area, è quindi la sua climatologia. Il tipo di clima è mediterraneo subdesertico, ciò che identifica questo luogo come il sito più arido dell’Europa Occidentale, e Almeria come la città europea con più ore di sole l’anno, 3.075. La zona possiede l’indice di precipitazioni più basso della penisola, con valori medi che oscillano tra i 183 mm all’anno nella stazione di Cabo de Gata e i 271 mm all’anno in quella di Nijar, differenze che si producono per condizioni orografiche specifiche date dalla localizzazione della stazione, e dalla sua prossimità alla costa. In più, nel regime di precipitazioni viene sottolineata la sua irregolarità, i valori estremi di precipitazioni segnalano che questa ha oscillato, nella serie storica registrata, tra i 37 mm/ anno (Cabo de Gata-Faro) e 674 mm/anno (Mesa Roldan). Le precipitazioni si manifestano maggiormente durante i mesi di au25
tunno e inverno, diminuiscono in primavera per poi diradarsi durante i mesi estivi; la loro irregolarità determina valori medi poco prevedibili. L’intensità delle precipitazioni è un’altra caratteristica che lo inquadra in un clima arido, con eventi che in un solo giorno superano i 200 mm, superiori alla media di tutto l’anno. I bilanci dell’anno idrologico medio indicano che il deficit idrico annuale è molto alto, non producendo riserve d’acqua in nessuna epoca dell’anno, il che ha obbligato la vegetazione a sviluppare nuove strategie meccanismi di sopravvivenza. In queste condizioni l’acqua in superficie è molto limitata, e la ricarica dei bacini acquiferi è praticamente inesistente, ma la scarsità pluviometrica è superata, in parte, grazie agli elevati indici di umidità relativa, con una media mensile compresa tra il 72 e il 76%. Nei climi subtropicali come quello di Cabo de Gata, l’umidità relativa diminuisce quando aumenta la temperatura, alle prime ore del mattino, passando per un valore minimo quando la temperatura è più elevata dopo mezzogiorno. Succede qualcosa di simile anche nell’evoluzione stagionale dell’umidità: raggiungere il valore massimo nella stagione fredda (fra novembre e dicembre) e il valore minimo in estate (fra luglio e agosto). Le temperature invece mostrano una grande stabilità sui dodici mesi, con differenze poco significative nel corso dell’anno. Il clima risulta mite, con una distribuzione climatica mensile tipicamente mediterranea, con minime nei mesi invernali e massime in estate. La temperatura media registrata oscilla tra i 18,1°c di Nijar, situata a maggiore altitudine, e 20,2°c di Michelin, che per la sua localizzazione nel fondo valle, non risente dell’effetto di ammortizzazione del mare, che si può invece notare ad Almeria e Cabo de Gata. La differenza termica è bassa, con medie superiori ai 12°c nel mese più freddo e valori superiori a 26°c nei più caldi. Un aspetto importante è l’assenza di gelate, i dati di temperature minime assolute registrati, indicano che si oscilla tra 1° a Nijar e 4,5°c a Carboneras e solo analizzando i valo26
Dati climatici sul parco Temperature annuali medie Min Madrid Cabo de Gata Roma
40°C 45°C 40°C
Madrid Cabo de Gata Roma
-7,4°C 0°C -9°C
-10
Giorni di precipitazioni annuali
Max
0
10
20
79
59 31
30
40
Madrid Roma Cabo de Gata
50
3.075 giorni di sole all’anno
Ponente (inverno, primavera, autunno) Levante (estate) fonte dati: Alnilam
ri minimi assoluti (nell’anno più freddo tra quelli presi a campione), non si trovano temperature inferiori a 0°c in nessuna stazione. La rete idrografica si caratterizza per la presenza di apparati fluviali tipo bacini fluviali a carattere torrentizio, che si riempiono solo in superficie grazie alle precipitazioni. Solamente il fiume Alias manifesta una maggiore frequenza di acque superficiali, anche se non costanti. Sono presenti anche piccole sorgenti isolate, che affiorano con piccoli flussi, dando origine a delle “oasi”. Questa costante assenza d’acqua nell’area contrasta con la presenza di zone umide molto significative, come le Saline di Cabo de Gata, collocate su una laguna naturale, o il Charco della foce della Rambla Morales, un eccezionale sito di valore ecologico e paesaggistico. Tra gli elementi che caratterizzano inoltre il clima, abbiamo: “le precipitazioni nascoste” la nebbia, che risultano essenziali per la vita, e il vento che costituisce un fattore fondamentale già che si registrano una media dell’84% di giorni all’anno con presenza di vento. La sua forza e costanza producono una serie di adattamenti nella vegetazione e determinano le caratteristiche medio ambientali del parco. I venti principali di questa zona sono quello di Levante e quello di Ponente, di minore evidenza che spirano dal Nord (Joloque) e dal Sudest (Levenche). 27
2.1.2 Oceanografia
Il litorale del Parco Naturale è molto esteso, con la costa di levante caratterizzata dalla presenza di scogliere con piccole cale e la costa di ponente, nella baia di Almeria, dove dominano le vaste spiagge sabbiose. Vicino a Cabo de Gata, si produce la convergenza di due masse d’acqua distinte: da un lato la corrente proveniente dall’Atlantico atlantica, che forma parte del giro anticiclonico orientale, e dall’altro lato, la massa mediterranea che fluisce in direzione SO lungo la costa spagnola. A levante esistono lievi differenze per quanto riguarda la direzione delle onde, avendo queste un’altezza media di circa 0,6 m, anche se in alcuni casi possono raggiungere i 5 m. La direzione dominante della corrente è NE. Il mare in quest’area non presenta problemi di inquinamento grazie alle infrastrutture di depurazione installate nel Parco Naturale. La presenza di acque molto pulite e trasparenti, hanno consentito l’ottima conservazione degli habitat marini rispetto al litorale mediterraneo limitrofo. Le comunità marine sono tipicamente mediterranee, essendo la zona di Cabo de Gata, l’ultima verso est della costa andalusa, a ricevere le influenze atlantiche. Le correnti provenienti dall’oceano Atlantico e quelle che arrivano dal mediterraneo, confluiscono di fronte al Parco, formando una nuova corrente in direzione di Oran, che da vita a molte specie animali e vegetali. La zona è, per questo motivo, considerata di alto interesse biogeografico. 28
29
2.1.3 Geologia
Almeria si situa, dal punto di vista geologico, nella cordigliera Betica, nel suo estremo sud orientale. I vecchi rilievi betici (Sierra de Gador, Filabres, Alhamilla, Cabrera..) costituiscono i bordi e la base di una serie di conche marine intra montagnose (Tabernas, Sorbas, Almeria), molto più giovani, che si riempirono di sedimenti simultaneamente all’emersione della cordigliera Betica. Nel mentre, nei dintorni del Parco, vulcani, anche recenti, erano in piena attività. Questi tre paesaggi geologici sono oggi chiaramente distinguibili nell’intorno arido almeriense. Le catene montuose di questa regione sono costituite da rocce molto antiche, di più di 550 milioni anni. Si raggruppano sotto la denominazione generica di complesso Nevado - Filabride (in allusione al fatto che compongono buona parte della Sierra Nevada e del suo prolungamento orientale, la catena montuosa dei Filabres). Sono principalmente rocce di colore nero/grigiastro e rossastro scuro con aspetto ardesiaco e una caratteristica configurazione a lamine, più o meno regolari, ma ben definite. Sono comuni anche le quarziti, che formano rilievi appuntiti, per la loro maggiore resistenza all’erosione. Sono caratterizzate da colore scuro, giallastro e arancionato e un aspetto anche in questo caso a lamine, anche se meno definite. In minori proporzioni si possono trovare anche marmi. La catena montuosa di Cabo de Gata, diversamente dalle precedenti, è principalmente formata da rocce vulcaniche di due differenti periodi di attività: una datata dai 14 ai 10 milioni di anni fa, e un’altra datata circa dai 9 ai 7,5 milioni di anni fa. Rappresentano in verità, solo una piccola percentuale delle rocce della stessa conformazione naturale che costituisce i fondali del mare di Alboran e si estendono fino a Melilla, affiorando timidamente sull’isola di Alboran. Le rocce vulcaniche di questa zona si formarono in campi vulcanici, sottomarini o emersi, individuali o raggruppati, come piccole isole. Questi complessi vulcanici sono in molti casi, riconoscibili nel paesaggio di Cabo de Gata, già che continuano ad essere colline di elevata altezza, di forma più o meno conica: Los Frailes, Mesa Roldan, Cerro de los Lobos, La Tortola ecc. 30
La depressione La zona piana del paesaggio almeriense, le attuali depressioni della valle del Almanzora, valle del Andara, Tabernas, conca di Sorbas, i campi di Nijar o il Ponente, sono tutte aree costituite da materiali geologicamente giovani, accumulati negli ultimi 15 milioni di anni, mentre il mediterraneo si insinuava tra le montagne nascenti e i vulcani di Cabo de Gata dando forma a un piccolo arcipelago. La sierra Betica, e in generale tutto il sud della penisola iberica, si sono terre emerse dal fondo del mar Mediterraneo. In questi ingressi al mare si accumularono i prodotti dell’erosione della terra emersa: blocchi di pietra, ghiaia, sabbia e argilla; inoltre si formarono rocce calcare grazie all’accumulo dei resti di animali marini. In un clima globale in continuo cambiamento, la regione passò da periodi più torridi a periodi più freddi. Nei periodi più caldi, la temperatura dell’acqua del mare (nel Mediterraneo occidentale) era simile a quella attualmente presente ai tropici, sempre superiore ai 20°c, tanto da consentire la nascita e lo sviluppo di barriere coralline intorno alle isole e alle terre emerse. Le barriere coralline fossili, come quelle di Purchena, Cariatiz, Nijar, Mesa Roldan, sono tra i migliori esempi di barriere fossili esistenti al mondo. Nei periodi più freddi, il Mediterraneo occidentale fu caratterizzato da una temperatura più simile all’attuale, e le rocce calcaree si formarono con resti di alghe rosse, molluschi e briozoidi, come sta succedendo ora nel fondale del mare nella piana che circonda Cabo de Gata. Queste condizioni, o a volte ancora più fredde, prevalgono nella zona da più di 5 milioni di anni. 31
Le catene betiche (i complessi Nevado-Filabride e Alpujarride) hanno origine dalla collisione del continente africano con quello europeo. Le sue rocce, formate a partire dei sedimenti depositati nel fondo del mare circa cento milioni di anni fa, furono interrate a vari chilometri di profondità (sotto altre rocce) raggiungendo temperature e pressioni così alte da modificare la loro apparenza e i minerali che le compongono (ovvero il processo del metamorfismo). Molto tempo dopo ricominciarono lentamente ad emergere. Il complesso della Cordigliera Betica di solleva ancora a diverse velocità secondo i blocchi tettonici ( verifica se corretto il termine) separati da grandi fratture. Il blocco della Sierra Nevada-Sierra de los Filabres, per esempio, fu il primo a emergere dal mare, circa 15 milioni di anni fa, e si manterrà nel tempo, come il rilievo più elevato di Andalucia e uno dei più elevati di Spagna e d’Europa. Il sollevamento della Sierra Nevada-Sierra de los Filabres, che continua ancora oggi, ha contribuito all’emersione dal mare della Sierra de las Estancias, circa 9 milioni di anni fa. Poi, circa 7 milioni di anni fa, emersero la Sierra de Gádor e la Sierra Alhamilla. Anche se ora si vedono come alte montagne, sono molto giovani in termini geologici, la loro velocità di sollevamento a misura d’uomo è molto piccola. Ad esempio, la velocità media di sollevamento della Sierra Alhamilla da quando è emersa dal mare è inferiore a 2 cm ogni 100 anni. L’ultimo rilievo montuoso a emergere, e guarda caso è la montagna più giovane della penisola, è Sierra Cabrera, che ha lasciato il mare circa 5,5 milioni di anni. Negli ultimi 2 milioni di anni, del Quaternario, Almería, come il resto del mondo, ha subito pesanti oscillazioni climatiche. Durante le fasi glaciali, il mare è sceso più di 100 metri dal livello attuale e il clima era molto più freddo. Nelle fasi interglaciali, come quella attuale, il mare era simile a oggi e le condizioni atmosferiche dovevano essere simili all’attuale. Un luogo di massimo valore scientifico e didattico per studiare e riconoscere la storia dell’evoluzione del Mediterraneo e la formazione della Cordillera Bética in questi ultimi 15 milioni di anni. 32
33
2.1.4 Edafologia
I suoli del Parco Naturale rappresentano una magnifica rappresentazione dei principali processi e tipologie edafiche degli ecosistemi aridi e semi-aridi. In questo senso si può dire che ci sia un’adeguata rappresentazione dei processi attuali e passati e di modellazione di paesaggi aridi. Nell’ambito territoriale sono rappresentate quasi metà dei tipi di suolo inclusi nel sistema di classificazione tassonomica della FAO (1989), indicando una grande variabilità del terreno nella zona. Queste tipologie sono integrate in unità di paesaggio molto frammentato risultante da numerose evoluzioni provenienti da diverse condizioni iniziali o eventi storici. La diversità dei suoli è il risultato di un’elevata varietà di substrati geologici, di un’alternanza di regimi climatici, di periodi con clima tropicale nei periodi quaternari, e infine dell’uso che l’uomo ha fatto dei terreni garantendo la loro conservazione. Le tipologie descritte segnano la prevalenza di terreni con basso spessore (Leptosols, Regosols, ecc) indicanti la loro natura erosiva. Tuttavia, sono anche frequenti gli orizzonti di accumulo di materia organica in superficie (Leptosols Rendzic, Phaeozems e Kastanozems), propri di mezzi in cui i processi di formazione del suolo predominano su quelli di degradazione. Questa doppia circostanza ha comportato che, anche se tra i meccanismi di generazione del paesaggio hanno dominato i processi di erosione, si è arrivati a una situazione stabile. Nelle grandi aree dove l’erosione è moderata, vi è prevedibilmente uno sviluppo positivo, purché le condizioni ambientali attuali non si alterino. Per quanto riguarda la valutazione della “produttività” del suolo, essenziale per la razionalizzazione e gestione della produzione, è necessario esaminare le condizioni e le limitazioni imposte all’attività agricola dai fattori di produzione. Uno dei metodi più utilizzati è la capacità Agrological, predisposto dal Ministero delle Politiche Agricole. Un’analisi basata su questo metodo mostra le gravi limitazioni d’uso che caratterizzano la zona. Gran parte della sua superficie è inclusa in classi che non permettono altri tipi di sfruttamenti oltre alla riserva naturale (classe VIII), o in quelle classi (V, VI e VII) appropriate per il sistema operativo in pascolo, foreste o riser34
va naturale. In nessun caso è prevista la lavorazione del terreno. Le caratteristiche che agiscono come limitati della capacità agrologica sono: l’elevata pendenza, che comporta un elevato rischio di erosione; la scarsa profondità del terreno fertile, che impedisce lo sviluppo delle radici e limita la crescita; l’alta pietrosità e l’alta percentuale di affioramenti rocciosi che ostacolano le lavorazioni agricole; e la salinità dei terreni che impedisce lo sviluppo della maggior parte delle colture. Solo alcuni terreni che si trovano a valle sono compresi nelle classi I, II e III, in cui è possibile applicare i sistemi di sfruttamento con lavorazioni agricole permanenti o altro. Le unità Fluvisoles, che sono distribuite a margine dei bacini e che sarebbero normalmente considerati ad alta capacità agrologica, hanno gravi problemi di salinità.
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2.1.5 Idrologia
Come già precedentemente evidenziato, il Parco Naturale di Cabo de Gata-Nijar ha scarse risorse idriche a causa delle sue caratteristiche climatiche. Vi è, tuttavia, una forte domanda di acqua da parte degli abitanti, che ha portato, in alcuni casi, a processi di prelevamento con rischio di sfruttamento eccessivo delle falde acquifere della zona. Dal punto di vista idrologico l’area del Parco Naturale di Cabo de Gata appartiene al bacino sud e, al suo interno comprende il cosiddetto sub-bacino denominato Costa di Almeria-Nijar. La regione è caratterizzata da un clima secco e arido e dalla mancanza di corsi d’acqua permanenti. I corsi d’acqua più importanti sono il fiume Alias e la Rambla Morales, ci sono anche altri canali minori ma, per la maggior parte sono bacini e fossi di piccola estensione, distribuiti attorno al Parco Naturale. Le acque di questi canali contribuiscono, anche se in scarsa quantità, a ricaricare i bacini acquiferi infiltrandosi nei depositi alluvionali permeabili. L’uso corrente di tali acque è praticamente nullo dato che appaiono spesso in forma di corso d’acqua che trascina con sè grandi quantità di sedimenti, fanghi, ecc, per sfociare infine in mare. Storicamente queste acque hanno avuto un utilizzo vantaggioso dato da un sistema di chiuse, che ha ottimizzato il loro sfruttamento per l’agricoltura di sussistenza. Dal punto di vista idrogeologico la zona si colloca nel sistema acquifero di Nijar-Carboneras e si compone delle seguenti unità: -
La Rambla de La Palmerosa. El Hornillo-Fernán Pérez. La Sierra del Cabo de Gata. La Zona de El Alquián-Cabo de Gata. 36
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2.2 PAESAGGIO
Comprendere l’organizzazione e il funzionamento del paesaggio, inteso come sistema complesso, rappresenta una chiave fondamentale per la corretta strutturazione del territorio e la pianificazione delle sue attività. La possibilità di integrare, spazialmente e temporalmente, un insieme di variabili abiotiche, biotiche e antropiche che strutturano il territorio, è un metodo interessante di lavoro, se si desidera proteggere l’interesse pubblico dal punto di vista culturale, ecologico e sociale. Inoltre, l’analisi delle componenti del paesaggio si completa incorporando variabili visive, aspetto di grande importanza sia per la qualità della vita delle persone che vivono nell’ambiente, come il ruolo di “attrazione” che è lo sviluppo di una attività economica tanto importante per gli attuali spazi protetti, come è il turismo. Secondo questi principi, che mirano alla conservazione del paesaggio come risorsa favorevole per lo sviluppo locale, oggi protetto dalla convenzione del Paesaggio del Consiglio d’Europa e l’articolo 34 della legge 42/2007 sul patrimonio naturale e la biodiversità, è stata fatta una classificazione delle unità paesaggistiche che rientrano nell’ambito del Piano, in cui si rivela la diversità dei paesaggi presenti nell’ambiente marino e terrestre. Anche se ci sono due grandi unità fisiografiche in cui si può distinguere, il paesaggio del Parco Naturale, in generale, è molto più vario e ricco. Logicamente, la percezione del paesaggio dipenderà dal livello di “approccio” che facciamo (scala). Le caratteristiche geomorfologiche, che sono dominanti e ben visibili, permettono di differenziare in modo più accurato unità di paesaggio, pur mantenuti all’interno di quello che sarebbe stato un riconoscimento di base e visivo del territorio. 38
2.2.1 Ambito terrestre
a) La sierra - Ai piedi della Sierra de Cabrera: catena montuosa del Nord del Parco Naturale con direzione prevalente EO, e i rilievi più alti (La Serrata 562 metri) è sono costituiti da materiali carbonatici e micaceo del complesso Nevado-Filabride, Alpujárride e Maláguide. Paesaggio di morfogenesi strutturale denudativa caratterizzato nel suo complesso per l’elevata pendenza, alta instabilità superficiale e forti processi erosivi associati in molti casi a inadeguati usi storici di sussistenza, ad oggi nel processo di rigenerazione naturale per abbandono, grazie alla eccezionale capacità di recupero. - Sierra vulcanica di Cabo de Gata: formata da una catena montuosa di natura vulcanica, in direzione SW a NE. La maggiore larghezza e l’altezza della formazione (Cerro del Fraile 492 m) si trova nella zona centrale, dove raggiunge il mare formando una linea costiera di scogliere e calette, e diminuisce la sua larghezza, mantenendo altitudine (429 metri sul livello del mare, Cerro del Marqués) a NE. Ci sono una varietà di forme vulcaniche (coni, caldaie, cupole, etc.) che offrono un terreno generalmente ripido con pendenze caratterizzate da assenza completa di impronte umane, tranne i resti di usi minerari storici e correnti (bentonite, pavimentazione pietre e oro, tra altro) - Rilievi tabulari scogliera: la prima catena montuosa continua a NE in una serie di colline con pendenze comprese tra 50 e 260 metri, e lunghezza variabile. Si tratta di un rilievo tabulare con “tavolati” e colline isolate di litologia detritico-carbonata depositati sui materiali vulcanici. 39
La parte superiore di queste formazioni è piatta (il Molata, Rellana di San Pedro e Artesica, Mesa Roldan); Vi sono tracce antropiche legate a usi agricoli di sussistenza pluviale, ora abbandonati e, alla sua base, si trovano alcuni esempi storici di oasi agricola irrigata (Piombo, frutteti abbandonati, San Pedro presto, Noria, etc.). - Piedemonte e spalti: posti tra le valli e le formazioni di montagna in cui i corridori a seguito dell’erosione hanno depositato posto una grande quantità di materiale detritico durante il Quaternario. Il rilievo è liscio e vi è una rappresentazione ampia e magnifica di glacis, conoidi alluvionali. Questo paesaggio è profondamente trasformato dalle attività umane, più di 12.000 ettari sono coltivati. - Valli: paesaggio di carattere deposizionale e morfogenesi fluviale formate da depositi di detriti da canali di drenaggio. Il carattere prevalentemente montuoso e arido della zona rendono questi canali stretti, in pendenza e con acqua solo in occasione di piogge. Le pianure sono occupate da colture con strutture di conservazione (terrazze qui chiamati balates), e di solito hanno sistemi che favoriscono la loro inondazione, il tradizionale sistema di “boqueras” che cattura l’acqua e i materiali trasportati dai canali temporanee.
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b) Pianure litorali Le pianure: sono situate principalmente all’estremità orientale, tra Torre Garcia e il Cabo de Gata, anche se ci sono formazioni più piccole che si trovano lungo la costa. (Salt, Crescent-Mónsul, Genoveses, ecc). Spiagge e cordoni litorali: soggette ad un morfogenesi costiera, granulometria della sabbia va da sabbie a grandi sassi rotondeggianti. Su alcune spiagge c’è un bordo di fissaggio e alterazione in cui la vegetazione comincia a ricrescere. - Manti eolici: paesaggi di sabbia di origine marina e morfogenesi eolica, sistemi di dune, in processo di lenta rigenerazione grazie alla dichiarazione di Parco Naturale, ma molto lontano da quelli esistenti storicamente, che sono stati degradati dall’uso cinematografico e dall’estrazione di “limilla” per l’agricoltura intensiva durante i decenni di 70 e 80. Oggi sono spesso ricoperti di vegetazione, anche se in alcuni casi le dune e i mantelli appaiono ancora una volta privi di questa copertura. - Paludi salmastre: ambienti deposizionali costieri, molte volte endoreico, che totalmente o parzialmente, formano saline. Questi ambienti raggiungono il loro massimo sviluppo a sud (deltizia laguna di Morales lungomare e sale appartamenti di Cabo de Gata), ritroviamo piccole aree di questo tipo, anche nei tratti finali di alcune valli e pianure (salar de Genoveses, Playazo e il fiume Alias ). I suoli sono costituiti da sabbie fini e limi ed hanno una spiccata la salinità. 41
2.2.2 Ambito Marino
- I fondali di roccia vulcanica: sono l’estensione subacquea degli altipiani vulcanici, caratterizzati da formazioni irregolari tra cui grotte, anfratti e passaggi aperti. Dal punto di vista biologico sono substrati duri sui quali vivono e trovano riparo le più diverse comunità marine - Fondali sabbiosi: i più estesi del parco naturale. Composti da limo e granulometria varia di ghiaie, sono abitate da organismi in grado di colonizzare substrati morbidi. Comunità biologiche di alto valore ecologico sono le praterie di posidonia, la cui capacità di fissaggio del substrato, origina praterie stabili che offrono habitat, cibo, riparo e terreno fertile per molte specie. Spiagge, Scogliere e Cale Come già accennato, la costa della baia di Almería è formata da lunghe spiagge sabbiose, in generale sabbia fine, trasportata dai principali corsi d’acqua della zona, anche se sono in regime torrenziale: la Rambla Morales e Amoladeras. Nella zona più vicina alla Sierra de Cabo de Gata troviamo le Salinas con lo stesso nome, ricavate all’interno di un vecchio stagno nativo, e ancora oggi funzionanti utilizzando la tecnica tradizionale (sono le ultime della costa Almeria). La maggior parte della campagna è dominata dalla Sierra de Cabo de Gata, che nel suo lato adiscendente incontra il mare con alte scogliere e numerose piccole calette. Le scogliere, che spesso superano i 200 metri di dislivello verticale verso il mare, formano i più importanti punti rocciosi, tra cui si evidenziano la Vela Blanca, la punta di Cala Higuera, la punta del Polacra Punta Javana e la punta della Media Naranja. Sulla costa meridionale, lungo la stessa Cabo de Gata, l’insieme dei materiali lapidei è vulcanico, ma nel nord e nella parte centrale si alternano i materiali vulcanici con altri di origine sedimentaria (Miocene), 42
con barriera calcarea superiormente, come nella Molata e nella Mesa Roldan. In alcuni settori, come ad esempio il tratto tra Rodalquilar e las Negras, si alternano lungo la costa materiali vulcanici molto scuri, quasi neri con materiali sedimentari, di colore chiaro, che formano un paesaggio di grandi contrasti e diversità cromatica, accentuato dal blu intenso delle acque mediterranee che si infrangono sulle scogliere. Il materiale vulcanico è generalmente più duro di quello sedimentario, in particolare le colate di lava solidificata (Andesite), che formano grandi pareti verticali sulle scogliere composte da “colonnati” dall’aspetto veramente spettacolare, come nella Vela Blanca. Non meno spettacolari sono le formazioni di conglomerati erosi dal mare composti da cenere vulcanica e masse rocciose di tutte le dimensioni e colori. Nella zona di Monsul e Barronal troviamo un largo tratto costiero con queste formazioni, dove la scogliera, anche se non molto alta, è stata erosa dalla base e modellata come una cornice rocciosa a strapiombo. Le scogliere formate da rocce sedimentarie sono molto più morbide rispetto a quelle vulcaniche, e spesso hanno diversi strati orizzontali ben marcati, grandi blocchi staccati alla sua base e numerose grotte, come nella parte orientale del Playazo di Rodalquilar. In questa ripida costa vi sono numerose insenature, di tutte le dimensioni e forme, le più grandi corrispondono a grandi cale o foci di fiumi, come quella di los Genoveses e San Jose, entrambe con sabbia fine. I sedimenti che formano le insenature più piccole provengono in gran parte dai materiali della stessa catena montuosa. L’effetto del vento e delle onde gradualmente consuma le rocce scolpendo blocchi e pietre. Alcune calette di Cabo de Gata sono ancora di sola roccia, altre già sono composte da pietre arrotondate dall’acqua che chiamiamo sassi come nel Carnaje e a Las Negras, e altri sono sabbia grossa e ghiaia, come quella de Los Muertos. 43
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AMBIENTE BIOLOGICO
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3.1 AMBIENTE TERRESTRE 3.1.1 Habitats
In conformità con la definizione e caratterizzazione degli habitats della Direttiva 92/43/CEE, del 21 Maggio, relativa alla conservazione degli habitats naturali, della fauna e della flora silvestre e dell’inventario dei biotopi del programma CORINE; nel Parco Naturale si distinguono 22 habitats naturali e seminaturali terrestri. L’importanza della loro conservazione è molto alta. Le categorie sono sei: habitats costieri e vegetazione elofitica; dune marittime e continentali; habitats di acqua dolce; formazioni erbose naturali e seminaturali; macchia esclerrofila e boschi.
3.1.2 Fauna
La fauna del Parco Naturale di Cabo de Gata-Nijar si può raggruppare in funzione degli ambienti in cui si sviluppa. Le cinque unità faunistiche principali si distinguono in base alla presenza di rilievi, precipitazioni, attività umana passata e presente e alla natura marittimo-terreste del parco stesso. Queste unità sono: le saline, le steppe, le montagne (vulcani, scogliere), i fiumi e la fascia marina. 46
3.1.2.1 Le zone umide Le zone umide sono ambienti di transizione tra gli ambienti puramente terrestri e quelli acquatici (fiumi, laghi profondi, grandi masse d’acqua artificiali, paludi, lagune), diventando così ecosistemi con caratteristiche proprie e ben distinte. Tra le peculiarità di questi ambienti sono da citare: A - la elevata semplicità strutturale degli stessi: non sono habitats ecologicamente complessi come alcuni habitats terrestri o marini B - la loro ridotta presenza a scala mondiale: nonostante esistano grandi estensioni palustri nel mondo, la loro area resta comunque estremamente inferiore a quella di altri sistemi naturali C - una grande originalità nei loro tratti paesaggistici, ambientali e biologici: le caratteristiche morfologiche ed ecosistemiche di questi habitats sono peculiari rispetto agli ambienti circostanti, determinando quindi che anche le specie presenti siano estremamente specializzate e differenti rispetto a quelle esterne alle zone umide. Questo fa si che, mentre le specie non palustri non hanno difficoltà a sfruttare gli ambienti umidi, le specie tipiche di questi habitats non siano in grado di adattarsi facilmente ad altri ambienti. D - il grande isolamento: non solo sono ambienti naturalmente rari, ma presentano anche un’atomizzazione che li rende habitats-isola, disconnessi tra di loro e immersi in un “mare di terra”. E - la grande importanza del bordo: vista la notevole insularità di questi ambienti, il contatto con il mondo esterno è estremamente delicato. Se a questo aggiungiamo che i requisiti biologici per il mantenimento delle condizioni necessarie che conformano e regolano questi ambienti sono molto suscettibili ai cambiamenti provocati dagli agenti esterni, è ovvio che si tratti di ecosistemi estremamente fragili e facilmente alterabili. F - la loro elevata produttività biologica: le condizioni ecologiche che li caratterizzano li rendono alcuni degli ambienti maggiormente produttori di vita del mondo, comparabili con le selve tropicali o le barriere coralline. G alta biodiversità: nonostante la elevata semplicità strutturale di questi ecosistemi, la loro grande produttività ed eterogeneità spazio-temporale hanno favorito meccanismi che han47
no portato a un’elevata diversità di forme di vita in superficie. H - gande importanza ecologica: tenendo in conto le caratteristiche generali appena esposte, le zone umide sono da considerarsi punti chiave per la sopravvivenza della biodiversità nel pianeta. I - l’alterazione da parte degli esseri umani: storicamente l’uomo ha approfittato della ricchezza delle zone umide e data la continua crescita della popolazione mondiale, si comprende subito quanto l’attività antropica possa aver inciso su queste aree delicatissime. L - il valore socioeconomico: la loro importanza per l’umanità è enorme per le sue funzioni regolatrici e produttive e per i servizi ambientali che prestano, per esempio tramite la produzione di cibo, la fertilizzazione delle acque costiere, la protezione delle coste dall’erosione e dalle inondazioni, il trattenimento di elementi nutrienti e contaminanti, la contribuzione alla purificazione delle acque continentali e marine. M - la estrema vulnerabilità: la continua presenza dell’uomo ha comportato la scomparsa di interi ambienti palustri e o alla drastica alterazione delle caratteristiche ambientali dei pochi che sono rimasti fino ad oggi. N - la necessità di conservazione: data la rilevante importanza ecologica degli ambienti palustri e il pericolo altissimo in cui si trovano al giorno d’oggi, la loro conservazione deve essere una priorità. Nella zona del Parco Naturale de Cabo de Gata-Nijar, nonostante l’elevata aridità, ci sono punti in cui il livello freatico dell’acqua sotterranea supera o si avvicina al suolo, fino ad originare delle zone palustri lungo la costa. Le Saline di Cabo de Gata e la foce della Rambla Morales, de la Rambla de las Negras e Aguillas e il Rio Alias, raccolgono le comunità di uccelli più ricche di tutto l’area naturale protetta. Le Saline Le saline di Cabo de Gata costituiscono l’unica fonte di produzione di sale della provincia di Almeria e l’ultima delle sei località storiche di questa industria. L’inizio dello sfruttamento delle Saline per l’industria del sale si data all’epoca fenicia. Nonostante sia un sistema profondamente antropizzato, si può dire che in esse l’ecosistema naturale e la presenza umana si incontrano in una simbiosi quasi perfetta. 48
La superficie inondabile è di 380 ettari e la produzione di sale è di 30.000 tonnellate di media all’anno. Le saline nascono sui resti di una laguna fossile, leggermente al di sotto del livello del mare: l’entrata dell’acqua marina permette l’ingresso a una moltitudine di forme di vita che costituiscono un importante fonte di cibo per gli uccelli acquatici. Molluschi, crostacei e insetti sono i principali gruppi di invertebrati che abitano i sedimenti del fondale della salina. Il gradiente di salinità esistente, aiutato dalla gestione antropica per la produzione di sale, genera differenti condizioni ambientali che hanno contribuito alla grande biodiversità che caratterizza le saline. L’alta salinità delle prime vasche, praticamente acqua di mare, permette la vita di alghe, gamberetti e pesci, che alimentano l’Airone reale e la Garzetta. Il Germano reale, il Fischione e il Codone comune si alimentano delle alghe di queste prime vasche, mentre il Mestolone comune e la Volpoca, di dieta più ampia, si muovono nei distinti habitats delle Saline. I Charadrii, i Pivieri e i Charadrii, limitati dalle piccole dimensioni delle loro zampe, si alimentano di larve di mosche e zanzare nelle spiagge degli evaporatori. La Tringa e il Calidris merrem cercano il cibo nelle medie profondità, mentre la Recurvirostra, il Cavaliere d’Italia e la Pittima Reale invece si muovono nella parte più profonda degli stagni. Buona parte di queste specie, insieme ai Gabbiani, nidificano negli isolotti e nelle dighe delle Saline. La loro localizzazione geografica le rende una zona di accoglienza per gli uccelli migratori che, ogni anno, volano dal nord Europa fino al continente africano, le Saline diventano così luogo di riposo e rifocillamento per queste specie, tra cui la più emblematica è il fenicottero che arriva durante il volo prenuzale (primavera) e durante il postnuziale (estate). La vegetazione delle zone perennemente inondate è costituita dalla Sarcocornia fruticosa e da diverse specie di giunchi. Nella seconda fascia, sottoposta a inondazioni transitorie, predomina la salicornia glauca ( Arthrocnemun macrostachyum ). L’ultima fascia è composta da una densa formazione arbustiva di tamerici accompagnate da canne e giunchi, dove trovano rifugio gli uccelli. 49
La Rambla Morales Nel delta della Rambla Morales, esiste una piccola laguna a carattere quasi permanente. Durante la fine della primavera e l’inizio dell’autunno, le piogge torrenziali che investono la zona, permettono al fiume di superare la spiaggia e raggiungere il mare, negli altri periodi dell’anno rimane al di là di una duna formata dalla sabbia e dai detriti trasportati dal fiume. Essendo l’acqua dolce, questa zona si differenzia dagli altri habitats del Parco. La vegetazione palustre accoglie specie tipiche di questi ambienti. Al suo interno nidificano il Corriere Piccolo (Charadrius dubius), l’Usignolo di fiume (Cettia cetti), la Cannaiola (Acrocephalus scirpaceus) e la Passera Lagia (Petronia petronia) e si possono incontrare anche vipere (Culebra Viperina) e la tartaruga palustre iberica (Galápago Leproso). Vi si può incontrare anche il Gobbo Rugginoso, specie considerata in pericolo d’estinzione. La scarsa presenza d’acqua nell’area ha fatto si che questa zona sia diventata un punto di riferimento per tutta la fauna che vive nei dintorni. 50
Zona di interesse ornitologico
3.1.2.2 Le zone aride
fonte dati: Porn Cabo de Gata-Nijar
Le steppe comprendono: i terreni incolti, le spiagge, e le dune localizzate nella fascia litorale e nell’interno, i terreni dell’estremo ovest del Parco Naturale. Comprendono sia zone non coltivate sia antiche coltivazioni di cereali, olivi, fichi e palme da datteri. Queste zone accolgono la seconda comunità faunistica per importanza per la ricchezza di specie presenti e per la loro rarità nel contesto europeo. Questa comunità comprende due delle due specie di uccelli endemiche della zona: l’Allodola del Dupont (Chersophilus duponti) e un’importante comunità di Galline prataiole, Ganghe unibande (Pterocles orientalis) e allodole. Sono anche caratteristici i Ricci Algerini (Erinaceus algirus), la Luscengole striate (Chalcides striatus), i colombri Lacertini e varie specie di lucertole. Le zone montuose (sierra de Cabo de Gata, la Serrata e la zona meridionale della Sierra Cabrera) presentano dei forti rilievi che danno origine a numerosi burroni e calanchi ricoperti da una vegetazione arbustiva e di macchia mediterranea. Nelle zone alte delle montagne, gli uccelli rapaci costituiscono il gruppo di maggiore interesse generale: l’Aquila Fasciata (Hieraaetus fasciatus) e il gufo reale (Bubo Bubo). Da notare la presenza di comunità di mammiferi ricca di preatori: la volpe (Vulpes Vulpes), la Donnola (Mustela nivalis), il Tasso (Meles meles) e la Genetta Comune (Genetta genetta), che ha bilanciato la presenza di onnivori di gran importanza come il Cinghiale (Sus scofra) e ungolati autoctoni molto resistenti come lo Stambecco Iberico (Capra pyrenaica hispanica). Nelle scogliere nidifica il Falco Pellegrino e il Gabbiano de Caspio (Larus cachinnans). In questa zona si localizza un altro uccello di grande interesse: il Trombettiere (Bucanetes githagineus). È stata riscontata anche la presenza di nidi di Marangone dal Ciuffo (Phalacrocorax aristotelis) ed è frecuente la presenza del grande cormorano nelle sue due razze: l’europea (Phalacrocorax carbo carbo) e la continentale (Phalacrocorax carbo sinensis). La ricchezza di specie di invertebrati è una delle peculiarità del Parco. Poco studiati e conosciuti si annoverano più di 1.600 specie, di cui 31 endemiche (20 locali e 11 spagnole). 51
Distribuzione di specie rare di flora
fonte dati: Porn Cabo de Gata-Nijar
3.1.3 Flora e Vegetazione
Le condizioni di estrema aridità date dalla mancanza di precipitazioni, da un substrato di terreno principalmente vulcanico e dalla notevole influenza del mare, hanno reso la flora di Cabo de Gata una delle più rilevanti d’Europa. La vegetazione, carente di uno stato arboreo naturale, si caratterizza per la predominanza di palme nane (Chamaerops humilis) e di arbusti con forte adattamento all’aridità, come la Periploca laevigata. In parte esistono numerosi esempi di specie di origine africana come il Giuggiolo (Ziziphus lotus), grande arbusto spinato presente nella costa bassa e sabbiosa. Endemico è il Dragoncillo del Cabo (Antirrhinum charidemi) che vive solo nelle scogliere vulcaniche dell’estremo sud della catena montuosa. La precipitazione occulta, prodotta dalla condensazione del vapore acqueo presente nell’aria, permette un apporto idrico sufficiente per la sopravvivenza di molte piante, che, d’altra parte, si sono dovute adattare a sopportare la grande quantità di sali presenti nel suolo provenienti dagli schizzi d’acqua di mare. Nella costa sabbiosa incontriamo il giglio di Mare (Pancratium maritimum), la cipolla marittima (Urginea maritima) o la Crucianella maritima e nelle scogliere il Finocchio Marittimo (Crithmum maritimum) o l’asterisco marittimo (Asteriscus maritimus), che tinge di giallo intenso la catena vulcanica. Sulle dune troviamo una vegetazione tipica dominata da graminacee adattate alla sabbia, come l’Ammofila Arenaria (Ammophila arenaria), la Santolina delle Spiagge (Otanthus maritimus) e la gialla Ononis natrix. All’interno incontriamo due curiosità: il Fungo di Malta (Cynomorium coccineum), pianta parassita che assomiglia alla cima bruciata di un arbusto, e lo Zafferano di Cabo de Gata (Androcymbium europaem), che, come dice il nome, è esclusivo di questa zona. Alle pendici delle montagne è frequente incontrare una pianta adattata alle zone più aride e sassose, l’ Anabasis articulata, xerofita che ci ricorda le sue parenti, le Salicornie (Arthrocnemum spp), che vivono nei dintorni delle Saline. Salendo, si può trovare una piccola pianta carnosa, il Fior di Tigre (Caralluma europaea), simile nell’aspetto ai cactus americani, che si nasconde tra le foglie dello Sparto (Stipa tenacÌsima). 52
3.2 AMBIENTE MARINO Cabo de Gata si trova nel Mediterraneo, ma a cavallo di due bacini ben definiti, il piccolo mare di Albaran, che costituisce l’entrata al Mediterraneo dall’Oceano Atlantico e il bacino delle Baleari, il più ampio del Mediterraneo Occidentale. Ciò comporta che due masse d’acqua continentali si incontrino in corrisondenza di Cabo de Gtata: una atlantica, più fredda e meno salata, l’altra, mediterranea, più calda e salata. Nell’incontrarsi si mescolano e sospinte dalle correnti si dirigono verso l nord Africa. Questi movimenti di acqua non condizionano solo gli aspetti meramente fisici dell’oceanografia del luogo, ma sono anche determinanti per la distribuzione della vita marina dentro al suo interno, essendo che nell’acqua si trovano, non solo i grandi pesci e gli organismi costitutivi il plancton, ma anche le larve della maggior parte degli animali marini del litorale. Quindi esistono specie che si trovano solo nel versante di ponente del Parco e altre che vivono solo a levante, essendo il capo stesso un limite netto. I fondali marini del Parco sono molto vari. La maggior parte sono fondali di sabbia o di praterie di piante fanerogame, ma anche i fondali rocciosi, i più spettacolari, sono in un buon numero. Nel sopralitorale, la zona perennemente emersa ma che riceve gli schizzi di acqua salata derivanti dall’infrangersi delle onde contro la costa, dove le condizioni di vita sono estreme, vivono poche specie,. Nelle spiagge, la sabbia crea un sostrato(substrato) molto instabile dove riescono a vivere pochi esseri viventi, tra i quali ricordiamo la Pulce di Mare (Talitrus saltator). Nelle insenature dove si accumulano resti organici, come foglie di Posidonia oceanica, la fauna aumenta considerevolmente, con predominanza di crostacei e una considerevole presenza di una specie di lombrichi (Pontodrilus litoralis). Anche il sopralitorale roccioso, che ha il sottofondo molto più stabile di quello sabbioso, è scarsamente abitato sia da specie vegetali che animali. Da segnalare la Verrucaria, lichene di colore scuro, alcuni crostacei come la Ligia Italica e il Granchio Corridore ( Pachygrapsus marmoratus), e pochi gasteropodi, come la Melaraphe neritoides e la Punctata, il Cornetto Comune (Osilinus turbinatus) e La lapa Patella rustica. 53
Il mesolitorale, la zona d’influenza del moto ondoso e delle maree, presenta, nelle spiagge sabbiose, una fauna molto limitata, di pochi policheti e di Donacille cornee, un tipo di bivalvo. Nei fondali rocciosi, aumenta sia la fauna che la flora. Tra le alghe le più importanti sono le clorifillacee Ulva e Cladofora, e tra gli animali i Chthamalus stellatus, varie specie di patelle, come la Ferruginea, a grave rischio di estinzione, e altri gasteropodi come il boccone di Mare (Stramonita haemastoma), Osilinus spp. e Gibbula spp. In questo ambiente è da segnalare il Trottoir a Vermeti che si crea a partire dal Dendropoma petraeum, un gasteropode con una conchiglia molto irregolare che, in unione con l’alga calcarea Spongites notarisii costituisce una scogliera in miniatura, nella battigia. Oltre alla cresta della ‘scogliera’ si tende a formare una laguna interna, accompagnata da una grande abbondanza di alghe e fauna. L’infralitorale, sempre sommerso, presenta un enorme aumento di biodiversità rispetto ai livelli superiori, essendo un habitat molto più stabile, ben illuminato e ossigenato. Nei fondali sabbiosi, troviamo una grande varietà di substrati, a seconda dei componenti del sedimento. Sono molto comuni i fondali di sabbia sottile, generalmente a poca profondità, habitat caratteristico della vongola (Chamelea gallina) e della tellina (Donax spp.). Esistono ampie zone dove domina la sabbia grossa, a poca o media profondità, specialmente dove le correnti sui fondali sono molto forti, come in prossimità del Cabo de Gata e nella Spiaggia e Punta de los Muertos, nella zona nord del Parco. In questo substrato troviamo una gran varietà di bivalvi, tra cui ricordiamo l’ Ervilia castanea, di piccole dimensioni ma capace di costituire banchi densissimi che coprono totalmente il fondale marino. Aumentando la profondità inizia a crescere la finezza del sedimento, diventando frequenti i fondali fangosi, specialmente nella baia di Almeria. In questo habitat, tra le molte specie animali, ricordiamo la grande stella marina (Astropecten aranciacus), e sono molto abbondanti i pesci come le triglie (Mullus spp.), il Pagello bastardo (Pagellus acarne), la Marmora (Lithognathus mormyrus), il Pesce Pettine (Xyrichthys novacula) e i Trachinus (Trachinus spp). 54
Anche se considerati dagli esperti come fondali sabbiosi, le praterie di fanerogame raggiungono un’importanza tale da meritare un’attenzione e un trattamento speciale. Le piante che formano le praterie sommerse non sono alghe, bensì fanerogame, piante di origine terrestre molto evolute ( con radici, gambi, foglie e fiori) che secondariamente si sono adattati al mare. Grazie alle sue radici, che non sono presenti nelle alghe, possono aggrapparsi al substrato sabbioso, e crescere tramite stoloni superficiali e fino a formare praterie che coprono grandi estensioni. Le specie più importanti presenti nella zona sono la Cymodocea nodosa, nei fondali di sabbia fine e fangosi, e , soprattutto, Posidonia Oceanica. L’importanza delle praterie di posidonia oceanica è enorme, il gran numero di cespugli produce molto ossigeno e una grande quantità di materia vegetale (gambi e foglie), che alimentano molti organismi marini. La prateria con il suo stato di foglie, trattiene i granelli di sabbia che sedimentano tra i gambi delle piante, partecipando attivamente alla dinamica litorale, proteggendo attivamente la costa dal moto ondoso e dai temporali. Nelle praterie di Posidonia Oceanica regna una grande varietà di forme di vita. Nello strato dei rizomi troviamo alghe e animali propri del substrato duro (tra i molti, ricci di mare e spugne), mentre che tra le foglie vive una comunità molto specializzata, con organismi esclusivi di questo habitat, come il falso corallo incrostante Electra posidoniae, piccli gamberettti di intenso colore verde (generos Idotea e Hippolyte) o la piccola stella marina (Asterina pancerii). Inoltre molti pesci e crostacei di interesse commerciale utilizzano le praterie per vivere, alimentarsi o semplicemente come aree protette durante i primi giorni di vita, perciò il buono stato delle stesse si ripercuote nella popolazione di altre specie marine. A Cabo de Gata le praterie di Posidonia Oceanica più estese si trovano nella costa nord e centrale, tra Agua Amarga e San Jose. Le praterie costuiscono uno degli ecosistemi litorali più estesi di questo spazio naturale. Il limite inferiore delle praterie coincide con la fine dell’infralitorale. A maggiore profondità la luce solare che arriva al fondo marino non è sufficiente per le fanerogame marine e per la maggior parte delle alghe. Nei fondali rocciosi, il substrato stabile e duro permette lo stabilirsi di 55
una grande quantità di forme di vita. Nei primi metri, quelli che ricevono più quantità di luce, troviamo un dominio di alghe verdi, mentre nelle zone più oscure o profonde, gli animali sono quelli che abbondano di più. Tra le alghe potremmo elencare la densa fascia di Cystoseira mediterranea, che ospita una grande varietà di altre alghe minori e di molti invertebrati. Qui vivono anche varie specie di pesci, mentre più in basso dominano altre alghe fitofile: Stypocaulon, Padina, Jania, e altre. In questa zona poco profonda esistono aree con pietre e blocchi molto eterogenei che ospitano una fauna interlapidicola molto interessante e variata ( spugne, vermi, falsi coralli, gasteropodii bivalvi e anche pesci come il succiascoglio ). Questo è l’habitat di molte specie di pesci, tra cui emergono, per numero e presenza, i labridi (Thalassoma, Coris, Symphodos spp.), gli sparidi (Diplodus, Sparus, Pagellus, Oblada), le serraniae, come il Serranus vaquillas e i cabrillas, le cernie dorate (Epinephelus costae) e l acernia bruna (Epinephelus marginatus), questi ultimi principalmente nelle zone con grandi massi e rocce. Alla base delle scogliere, scendendo più in profondità, esistono zone con strapiombi, fessure o piccole grotte. Queste zone sono le più spettacolari, poiché in pochi metri troviamo un gradiente di situazioni difronte alla luce e quindi la massima diversità. Generalmente le rocce sono coperte da animali dalle brillanti e varie colorazioni, come le spugne, i bruchi, i falsi coralli e i coralli autentici (come l’ Astroides calycularis) tra i molti. Questa comunità, che chiamiamo precoralligeno, contiene molte specie di profondità concentrate verso il bordo, in cerca di luce. Nelle cavità, generalmente non molto profonde, la fauna è simile a quella descritta per gli strapiombi, dominati dalle spugne, coralli e gli esacoralli, come Parazoanthus axinellae, che ricopre di giallo le pareti e gli ingressi delle grotte. Questo è l’habitat di pesci come la mostella (Phycis phycis) e il pesce cardinale (Apogon imberbis). Al di sotto dell’infralitorale troviamo il circalitorale, il cui inizio abbiamo già visto alla fine delle praterie delle fanerogame marine, nel nostro caso, della Posidonia Oceanica. In alcune zone, a partire dai 20-30 metri di profondità, si concentrano materiali grossi di origine terrestre o 56
di scheletri o corazze di organismi marini, a formare un fondo che chiameremo detritico. La profondità di questo tipo di substrato, dove arriva poca luce e i suoi caratteristici componenti rugosi e irregolari, permettono lo stabilirsi di alghe rosse calcaree, che a volte diventano gli organismi dominanti, costituendo i fondali che, ad esempio, troviamo difronte alla Punta de la Polocra. In questo ambiente si riscontra una grande diversità animale, con una moltitudine di falsi coralli, ricci di mare e molluschi. Tra le lastre di pietra o le rocce profonde, rare per la zona, troviamo il coralligeno, dove la comunità è caratterizzata dal dominio delle specie animali, come la spugna rborescente delle axinelle e varie specie di gorgonie (Lophogorgia y Eunicella). In questo ambiente dominano i pesci chiamati castagnole rosse (Anthias anthias). Infine, tra i fondali rocciosi, bisogna menzionare l’esistenza di relitti, tra cui il più notevole è una nave a vapore vicino allo stesso Cabo de Gata, che con più di 100 m di chiglia, si mantiene in posizione di navigazione su un fondale di più di 40 metri di profondità, rifugio ideale per le grandi murene (Muraena helena), il grongo (Conger conger), e la cernia (Epinephelus spp. y Mycteroperca rubra). 57
58
4
PROTEZIONI
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Parco Nazionale Parco Naturale Parco Regionale
Parchi eolici a Omaña (Leon) zona di riproduzione del gallo cedrone
Laciana (Leon) miniere di carbone a cielo aperto
Cave a Quintanilla de Onesimo (Valladolid) nuovi permessi in zona di riproduzione del lupo iberico
Bosco di Baños de Retortillo (Salamanca) miniere di uranio a cielo aperto
Las Navas del Marques (Avila) città del golf in una pineta protetta
Strada M-501 (Madrid) dichiarata illegale dal tribunale dell’UE Navahondilla (Avila) urbanizzazione di 1000 case in un paese di 300 abitanti Marina di Valdecañas (Extremadura) urbanizzazione costruita a metà
Gasdotti nel Parco della Doñana (Huelva) ampliamento di installazioni di estrazione e conduzione
M
60
M
M
Spazi protetti ed esempi di violazioni in Spagna RAMSAR Wetland of International Importance
danni a spazi protetti
M
MAB Unesco Biosphere Reserve
in progetto
G
GEOPARCO
progetti che furono fermati in tribunale
S
SPAMI
restaurati
SCI Site of Community Importance SPAs Special Protected Area (Birds Directive) SCI e SPAs
San Glorio (Leon) stazione di sci alpino
Hayedo de Zilbeti (Navarra) miniera a cielo aperto
CittĂ della Natura (Soria) complesso di edifici accanto al Duero
Serbatoio di Biscarrues (Huesca) palude nel rio Gallego
M
M
M
Cap de Creus (Girona) Hotel Club Med (370 bungalows)
M
M M M
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M
G M
M
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G M
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Spiaggia di Ses Covetes (Mallorca) blocchi di appartementi frontemare
M G
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S
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M
S S
M M
G
Marina di Cope (Murcia) 9000 abitazioni su costa vergine
Spiaggia del Algarrobico (Almeria) hotel costruito nel Parco Naturale
Dune di Corralejo (Fuerteventura) due hotel nel Parco Naturale
61
4.1 REGIME DI PROPRIETA’
La proprietà di quest’area è caratterizzata dalla scarsa importanza della proprietà pubblica, cosa che complica la gestione di questa zona protetta. Dei 37.500 ettari di terra che ricopre l’ambito terrestre del Parco Naturale, solo il 19% sono suolo pubblico (7.043,85 ettari). Per quanto riguarda la superficie comunale di Almería, l’area pubblica si trova in un singolo poligono nella zona di Las Amoladeras, tra la spiaggia che porta lo stesso nome e la Fuente Amarguilla. Nel comune di Nijar, le terre pubbliche sono distribuite in parcelle piuttosto frammentate e raggruppate in tre settori differenti. Il primo gruppo di parcelle si trova nelle vicinanze di La Rellana Majada Redonda e Rodalquilar. Il secondo gruppo di appezzamenti è distribuito nella zona di Las Negras, Los Escullos e Fernan Perez. Infine, la terza zona è compresa tra Agua Amarga, Cerro la Higuera Cerro de la Mata Lobera e Las Piezas. Nel caso del Comune di Carboneras, le terre pubbliche sono divise in numerosi poligoni di superficie altamente variabile. Infine, ricordiamo che parte del territorio del Parco Naturale di Cabo de Gata-Nijar è marittimo-terrestre di pubblico dominio, con uno status giuridico regolato dalla legge 22/1988 del 28 luglio, sulle Coste. 62
4.2 PIANIFICAZIONE COMUNALE I tre comuni del Parco Naturale di Cabo de Gata-Nijar come strumento di pianificazione urbanistica utilizzano, ad Almeria, Il Piano Generale di Pianificazione Urbana, approvato dopo il Piano di Gestione delle Risorse Naturali e il Piano Rettore di Utilizzo e Gestione (di seguito PRUG), mentre le norme sussidiarie a Nijar e Carboneras. Attualmente, AlmerĂa sta rivedendo il Piano Generale di Pianificazione Urbana e, nel frattempo, Nijar e Carboneras stanno sviluppando tali strumenti di pianificazione urbanistica e si trovano in fase di progresso.
Giurisdizioni
Comune di Almeria Comune di Nijar Comune di Carboneras
63
4.3 PROTEZIONI
Il Parco Naturale di Cabo de Gata rientra se tipologie di protezione, tra cui vediamo
in divercomprese:
4.3.1 IUCN IUCN: The World Conservation Union IUCN, Cat V per la parte terrestre e Cat VI per la Parte Marina Fondata nel 1948, The World Conservation Union riunisce Stati, agenzie governative e una vasta gamma di organizzazioni non governative in una partnership mondiale unica: oltre 900 membri in totale, distribuiti su circa 138 stati. Come Unione, IUCN cerca di influenzare, incoraggiare e assistere le società in tutto il mondo per conservare l’integrità dell’ecosistema e la biodiversità e assicurare che qualsiasi utilizzo delle risorse naturali sia equo ed ecologicamente sostenibile. La co-segreteria centrale coordina il programma IUCN ed è al servizio dei membri dell’Unione, rappresentando il loro punto di vista sulla scena mondiale e fornendo loro le strategie, i servizi, le conoscenze scientifiche e il supporto tecnico di cui hanno bisogno per raggiungere i loro obiettivi. Attraverso le sue sei Commissioni, IUCN riunisce oltre 10.000 64
Scala 1:100000
-Parco Naturale, IUCN cat V (1987) -Special Protection Areas SPAs Birds Directive (1989) -Site of Community Importance, Habitats Directive (1997) -Specially Protected Areas of Mediterranean Importance SPAMI (2001) -European Geopark(2001)
Gafares
Marine Reserve, IUCN cat VI (1995) Reserve of the Biosphere UNESCO MAB (1997)
Nijar
Wetland of International Importance RAMSAR (1989) Zona di Massima Protezione Marina Zona di Pesca Consentita
Agua Amarga
Zona di Pesca Limitata Posidonia Oceanica Campohermoso
Cymodocea Nodosa Rissoella Verruculosa
Los Cortijillos
San Isidro
Las Negras
Hortichuelas
Rodalquilar
Retamar
El Barranquete
10
20
Ruescas
30
La Isleta del Moro
40 Pujaire
50
60
Pozo de los Frailes
San Miguel de Cabo de Gata
70
80
San JosĂŠ
90
100 La Fabriquilla
200
300
400
500
600
700
Carboneras El llano de don Antonio
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volontari esperti in team di progetto e gruppi di azione, concentrandosi in particolare sulle specie e la conservazione della biodiversità e la gestione degli habitat e delle risorse naturali. L’Unione ha aiutato numerosi Stati a preparare Strategie Nazionali di Conservazione e dimostra l’applicazione delle sue conoscenze attraverso i progetti che supervisiona. Le operazioni sono sempre più decentrate e vengono portate avanti da una rete in espansione di uffici regionali e nazionali, che si trova principalmente in paesi in via di sviluppo. La World Conservation Union si basa sui punti di forza dei suoi membri, reti e partner per migliorare la loro capacità e per sostenere alleanze globali per salvaguardare le risorse naturali a livello locale, regionale e globale. Descrizione Le aree protette sono una parte fondamentale nelle strategie di conservazione a livello globale, nazionale e sub-nazionale che sono supportate e governate da una serie di istituzioni locali e nazionali, organizzazioni non governative e anche individui, come nel caso delle aree protette private. Le aree protette comprendono una variazione enorme di nomenclature, di obiettivi di gestione e di approccio di gestione per le aree protette a livello globale. Di conseguenza , per fornire un meccanismo di comunicazione globale ,IUCN ha sviluppato, in base agli obiettivi di gestione del fondo, un sistema di classificazione di aree protette che potrebbe essere attuato attraverso diversi approcci di gestione. Il sistema di categorie è stato introdotto in gran parte per aiutare a standardizzare le descrizioni di ciò che costituisce una particolare area protetta. Queste categorie sono riconosciute da organismi internazionali come le Nazioni Unite e da molti governi nazionali e sono diventate un importante standard globale per la pianificazione, l’istituzione e la gestione delle aree protette. La Convenzione sul programma di lavoro sulle aree protette della diversità biologica richiede di utilizzare il sistema di IUCN delle categorie protette per la gestione delle aree. Le categorie sono le seguenti: 66
Ia - Riserva Naturale Integrale Ib - Area Wilderness II - Parco Nazionale III - Monumento Naturale o Caratteristica IV - Habitat / Specie Management Area V - Paesaggio Protetto / marino VI - Area Protetta con uso sostenibile delle risorse naturali Le categorie di gestione IUCN vengono applicate volontariamente da ogni paese per le proprie aree protette, e non sono attualmente in uso da parte di tutti gli stati. Molte aree protette in tutto il mondo non hanno una categoria di gestione IUCN assegnata, ma questo non implica che non abbiano misure di protezione o di gestione attive. In linea di massima, le zone in categorie I-IV sono soggette a restrizioni maggiori, dando priorità alla conservazione della biodiversità, mentre quelli delle categorie V e VI sono spesso sotto regimi di gestione più flessibili che consentono uno sfruttamento maggiore delle loro risorse naturali e culturali. I governi possono valutare se un sito soddisfa la definizione della IUCN, e documentarne le caratteristiche e giustificarne lo status di area protetta. Sulla base di queste informazioni, una categoria di gestione può essere assegnata dal governo (o autorità nazionale competente). IUCN può consigliare riguardo tale assegnazione e, a volte, lavorare su singole missioni di consulenza in paesi o aree protette, anche individuali. Tuttavia, IUCN non impone proprie categorie di gestione su una zona protetta. I criteri per la designazione, la gestione e l’implicazione di business dipendono da una serie di fattori, ma possono essere ampiamente separati in base all’obiettivo di gestione e tipo di governo della zona. Le categorie di gestione IUCN sono prevalentemente assegnate alle aree protette a livello nazionale e sono meno frequentemente utilizzate formalmente per descrivere l’approccio di gestione per le aree protette designate ai sensi delle convenzioni e degli accordi internazionali o regionali. Tuttavia, l’approccio attuale adottato in questi siti può variare in modo significativo. Ad esempio, i siti Ramsar e i siti Natura 2000 possono avere qualsiasi o nessuna categoria IUCN. Le Riserve 67
della biosfera solitamente hanno una zona centrale con le categorie più ristrette (categoria I-IV) e una zona di gestione sostenibile in generale (categoria V / VI o non protetti). Le categorie di gestione IUCN non sono assegnate ai siti del Patrimonio Mondiale, tuttavia essi possono essere sostenuti da una designazione a livello nazionale, di qualsiasi categoria IUCN. La Commissione Mondiale sulle Aree Protette (WCPA) e le altre istituzioni internazionali, come la Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD), sono assegnate dai governi nazionali. Anno di creazione Le attuali categorie IUCN sono state approvate nel 1994 e nuovi orientamenti sono stati pubblicati nel 2008. Copertura: globale, notando che alcuni paesi non assegnano attualmente categorie alle loro aree protette. Criteri: le aree protette sono stabilite con una serie di obiettivi, ognuno dei quali in linea di massima comprende la conservazione della natura. I seguenti obiettivi devono o possono essere applicati a tutte le categorie di aree protette: Conservare la composizione, la struttura, la funzione e il potenziale evolutivo della biodiversità; Contribuire a strategie di conservazione regionali (come le riserve di base, zone cuscinetto, corridoi e steppingstones per le specie migratorie, ecc); Mantenere la diversità del paesaggio e degli habitat e delle specie e degli ecosistemi connessi; Essere di dimensioni sufficienti a garantire l’integrità ed il mantenimento a lungo termine degli obiettivi di conservazione specificati o poter essere accresciuti per raggiungere questo fine; Mantenere i valori per i quali è stata assegnata a tempo indeterminato; Operare sotto la guida di un piano di gestione ed un programma di monitoraggio e di valutazione che supporti la gestione adattativa; Essere in possesso di un sistema governativo chiaro ed equo. Pur non essendo il loro vero scopo, le categorie sono state utilizzate in modo limitato a prescrivere specifici strumenti politici che hanno un impatto 68
sulle imprese. Ad esempio nella World Guidance su come scegliere quale categoria di gestione applicare, il servizio è fornito da IUCN. Gestione Nel Conservation Congress nel 2000, è stato raccomandato che i membri della IUCN proibissero per legge tutta l’esplorazione e l’estrazione di risorse minerarie in aree protette corrispondenti alle categorie di gestione IUCN delle aree protette da I a IV. Questo approccio è stato adottato anche da alcune aziende nelle loro politiche aziendali, come ad esempio la Shell, che ha un impegno a migliorare e segnalare pubblicamente il suo modo di operare nelle zone che rientrano nelle categorie I-IV. Si deve inoltre notare che, la numerazione (I-VI), delle categorie IUCN non sia un sistema di gerarchia, il che significa che categoria IV non è necessariamente di priorità maggiore o superiore della categoria VI. Gli scopi principali delle categorie di gestione delle aree protette IUCN sono: Facilitare la pianificazione delle aree protette e dei loro sistemi, al fine di migliorarne la gestione delle informazioni;e infine aiutare a regolare le attività nelle aree protette.
4.3.1.1 IUCN V Categoria V: Paesaggi terrestri/marini protetti Un’area protetta in cui l’interazione tra le persone e la natura nel corso del tempo ha prodotto una zona di carattere distinto con un significativo valore ecologico, biologico, culturale e paesaggistico: dove salvaguardare l’integrità di questa interazione è fondamentale per proteggere e sostenere il territorio e la sua associata conservazione naturale e altri 69
valori. Obiettivo primario Proteggere e sostenere importanti Paesaggi terrestri/marini e conservare la natura ed altri valori a loro associati dalle interazioni con l’uomo attraverso pratiche di gestione tradizionali. Altri obiettivi: -Mantenere un’interazione bilanciata tra natura e cultura attraverso la protezione del paesaggio terrestre e / o marino e gli associati approcci tradizionali di gestione, società, culture e valori spirituali. -Contribuire alla conservazione su larga scala, mantenendo specie associate con paesaggi culturali e / o fornendo opportunità di conservazione in paesaggi molto utilizzati; -Fornire opportunità per il benessere, le attività ludiche e quelle socio economiche attraverso attività ricreative e il turismo; -Fornire prodotti naturali e servizi ambientali; -Fornire un quadro per sostenere il coinvolgimento attivo da parte della comunità nella gestione dei paesaggi terrestri o marini di valore e il patrimonio naturale e culturale che essi contengono; -Incoraggiare la conservazione dell’agrobiodiversità e della biodiversità acquatica; -Fare da modelli di sostenibilità in modo che le lezioni possano essere apprese per una più ampia applicazione. Caratteristiche distintive: le aree protette della Categoria V derivano da interazioni biotiche, abiotiche e umane e dovrebbero avere le seguenti caratteristiche essenziali: -Paesaggio terrestre e / o marino costiero e territori insulari di distinta e/o alta qualità paesaggistica e con notevoli habitat associati, flora, fauna e caratteristiche culturali associate; -Un’interazione equilibrata tra uomo e natura che abbia resistito nel tempo e abbia ancora integrità, oppure in caso in cui ci sia una ragionevole speranza di ripristinare tale integrità; -Modelli unici o tradizionali di uso del territorio, come evidenziato per esempio nei sistemi agricoli e forestali sostenibili e negli insediamenti 70
umani che si sono evoluti in equilibrio con il loro paesaggio. Di seguito sono riportate le caratteristiche auspicabili: -Opportunità di svago e turismo in linea con lo stile di vita e le attività economiche; -Il riconoscimento da artisti di tutti i generi e da tradizioni culturali (ora e in passato); -Potenziale di ripristino ecologico e / o territoriale. Ruolo nel paesaggio marino/terrestre: in generale, le aree protette di categoria V svolgono un ruolo importante nella conservazione a scala di paesaggio terrestre/ marino, in particolare nel quadro di un mosaico di modelli di gestione, con denominazioni delle aree protette e altri meccanismi di conservazione: Alcune aree protette di categoria V agiscono come un buffer intorno ad un nucleo di una o più aree protette per aiutare a garantire che le attività di terra e d’acqua ad uso non ne minaccino l’integrità; La Categoria V offre un contributo unico alla conservazione della diversità biologica. In particolare a: -Specie o habitat che si sono evoluti in associazione con sistemi di gestione culturale e possono sopravvivere solo se quest’ultimi si mantengono; -Fornire un quadro nel caso in cui gli obiettivi di conservazione debbano essere soddisfatti su una vasta area (ad esempio, per grandi predatori) in paesaggi affollati con una gamma di modelli di proprietà, modelli di governo e di uso del suolo; -Inoltre, i sistemi tradizionali di gestione sono spesso associati a importanti componenti della agrobiodiversità o di biodiversità acquatica, che possono essere conservati solo mantenendo quei sistemi. Essendo le persone i veri custodi del paesaggio terrestre e marino nelle zone protette dalla Categoria V, sono necessarie linee guida chiare circa la misura in cui il processo decisionale possa essere lasciato agli abitanti locali e in che misura un più ampio interesse pubblico debba prevalere quando vi è conflitto tra locale e nazionale esigenze. 71
4.3.1.2 IUCN VI Aree protette che conservano ecosistemi ed habitat, insieme a valori culturali associati e sistemi di gestione tradizionali delle risorse naturali, sono generalmente grandi aree, con la maggior parte della zona in una condizione naturale, quando una parte è sotto gestione delle risorse naturali sostenibili e dove vi sia un basso livello di uso non industriale delle risorse naturali compatibili con la conservazione della natura, è considerata uno dei principali obiettivi della zona. Obiettivi primari: proteggere gli ecosistemi naturali e utilizzare le risorse naturali in modo sostenibile, quando la conservazione e l’uso rispettoso possano essere reciprocamente vantaggiosi. Altri obiettivi: -Promuovere l’uso sostenibile delle risorse naturali, considerando le dimensioni ecologiche, economiche e sociali; -Promuovere i benefici sociali ed economici per le comunità locali quando esse siano rilevanti; -Agevolare la sicurezza intergenerazionale per i mezzi di sussistenza delle comunità locali, garantire quindi che tali mezzi di sussistenza siano sostenibili; -Integrare altri approcci culturali, sistemi di credenze e visioni del mondo all’interno di una serie di approcci sociali ed economici per la conservazione della natura; -Contribuire allo sviluppo e / o il mantenimento di un rapporto più equilibrato tra gli esseri umani e il resto della natura; -Contribuire allo sviluppo sostenibile a livello nazionale, regionale e locale (in quest’ultimo caso principalmente per le comunità locali e / o le popolazioni indigene a seconda delle risorse naturali protette); -Facilitare la ricerca scientifica e il monitoraggio ambientale, principalmente legato alla conservazione e l’uso sostenibile delle risorse naturali; -Collaborare alla consegna dei benefici per le persone, le comunità locali per lo più, che vivono dentro o vicino alla zona protetta designata; -Facilitare riposo e turismo su piccola scala adeguata. Caratteristiche distintive: -Le aree protette della Categoria VI, in modo univoco tra il sistema di 72
categorie IUCN, hanno l’uso sostenibile delle risorse naturali, come un mezzo per raggiungere la conservazione della natura, insieme e in sinergia con altre azioni più comuni alle altre categorie, come la protezione. -Le aree protette della Categoria VI mirano a conservare gli ecosistemi e gli habitat, insieme ai valori culturali associati ed ai sistemi di gestione delle risorse naturali. Pertanto, questa categoria di aree protette tende ad essere relativamente grande (anche se ciò non è obbligatorio). -La categoria non è progettata per ospitare raccolta industriale su larga scala. -In generale, IUCN suggerisce che una parte della superficie sia mantenuta in una condizione naturale, questo in alcuni casi potrebbe comportare la sua definizione come zona non considerabile per la gestione. -Alcuni paesi hanno fissato questa proporzione come i due terzi; IUCN suggerisce che le decisioni debbano essere prese a livello nazionale e talvolta anche a livello delle singole aree protette. Ruolo nel paesaggio / paesaggio marino: -Le aree protette della Categoria VI sono particolarmente adatte per l’applicazione di approcci di paesaggio. -Si tratta di una categoria appropriata per le grandi aree naturali, come le foreste tropicali, deserti e altre terre aride, i sistemi delle zone umide complessi, mari costieri e alto mare, foreste boreali ecc - non solo attraverso la definizione di grandi aree protette, ma anche come collegamento con i gruppi di aree protette, corridoi o reti ecologiche. -Le aree protette della Categoria VI possono anche essere particolarmente appropriate per la conservazione degli ecosistemi naturali, quando ci sono poche o nessuna zona senza utilizzo o occupazione e in cui tali usi e occupazioni sono pratiche per lo più tradizionali e a basso impatto, che non abbiano sostanzialmente interessato il naturale stato dell’ecosistema.
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4.3.2 Rete Natura 2000 La Rete Natura 2000 è una rete ecologica europea (UE 28) delle aree terrestri, costiere e marine protette che mira a proteggere gli habitat più preziosi e minacciati d’Europa. La rete Natura 2000 è sostenuta da due direttive europee: Direttiva Uccelli 1 e la direttiva Habitat 2, che sono noti collettivamente come direttive Natura. Ai sensi della direttiva sugli habitat, gli Stati membri propongono delle aree come siti di importanza comunitaria (SCI). Una volta che i SCI sono accettati dalla Commissione, gli Stati membri devono quindi designarli come legalmente protetti, quindi Zone Speciali di Conservazione (SACs). Ai sensi della direttiva Uccelli, tuttavia, gli Stati membri possono designare direttamente Zone di Protezione Speciale (SPAs) sotto la loro giurisdizione, senza dover essere approvati dalla Commissione. Collettivamente i siti designati in entrambe le direttive costituiscono la rete Natura 2000. La Rete Natura 2000 ha raggiunto notevole importanza in Europa. Il programma Natura 2000 Networking organizza una serie di eventi di formazione, workshop a tema e strumenti pratici per promuovere Natura 2000. La rete Natura 2000 detiene una posizione di rilievo nella strategia dell’UE sulla biodiversità fino al 2020, che mira ad arrestare la perdita di biodiversità entro il 2020, in parte attraverso il rafforzamento della rete Natura 2000. Stati membri: commissione europea, 28 Stati membri dell’UE. Anno di creazione:1992. Si tratta di un processo in corso essendo frequentemente aggiunte nuove aree, in particolare in ambiente marino, inoltre anche da nuovi Stati membri dell’UE. Copertura: rete regionale (europea) delle aree terrestri, marine e costiere. A partire dalla metà del 2014 la rete è costituita da oltre 27.000 siti designati e copre circa il 18% (terrestre) dei 28 Stati membri dell’UE. Criteri: -La direttiva Uccelli richiede l’istituzione di Zone di Protezione Speciale (SPAs) per gli uccelli. -La direttiva Habitat allo stesso modo impone Zone Speciali di Conservazione (SACs) da assegnare per questi tipi di habitat e specie. Insieme, SPAs e SACs costituiscono la rete Natura 2000. 74
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-Parco Naturale, IUCN cat V (1987) -Special Protection Areas SPAs Birds Directive (1989) -Site of Community Importance, Habitats Directive (1997) -Specially Protected Areas of Mediterranean Importance SPAMI (2001) -European Geopark(2001)
Gafares
Marine Reserve, IUCN cat VI (1995) Reserve of the Biosphere UNESCO MAB (1997)
Carboneras El llano de don Antonio
Nijar
Wetland of International Importance RAMSAR (1989) Zona di Massima Protezione Marina Zona di Pesca Consentita
Agua Amarga
Zona di Pesca Limitata Posidonia Oceanica Campohermoso
Cymodocea Nodosa Rissoella Verruculosa
Los Cortijillos
San Isidro
Las Negras
Hortichuelas
Rodalquilar
Retamar
El Barranquete
10 20
Ruescas
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La Isleta del Moro
40 Pujaire
50 60
Pozo de los Frailes
San Miguel de Cabo de Gata
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90 100 La Fabriquilla
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Per le denominazioni ogni Stato membro deve redigere un elenco delle migliori zone contenenti gli habitat e le specie elencate nella direttiva Habitat e nella direttiva Uccelli. Per la creazione delle SPAs, viene fatta una valutazione per determinare le aree più idonee per la conservazione delle specie e sub-specie particolarmente minacciate elencate nella direttiva uccelli e con particolare bisogno di misure speciali di conservazione. Questi includono: -specie in pericolo di estinzione; -specie vulnerabili ai cambiamenti del loro habitat; -specie considerate rare in quanto la loro popolazione è di ripartizione locale o limitata; -altre specie che richiedono una particolare attenzione per la specificità del loro habitat. Inoltre, le SPAs sono anche designate per gli uccelli migratori e per gli uccelli delle zone umide. A differenza delle SACs della direttiva Habitat, gli Stati membri possono designare direttamente SPAs sotto la loro giurisdizione, senza dover essere approvato dalla Commissione. Questi siti vengono automaticamente inseriti nella rete Natura 2000. Per la creazione delle SACs, viene effettuata una valutazione a livello nazionale sull’importanza relativa dei siti per ciascun tipo di habitat naturale e delle specie elencate nella direttiva Habitat. Vengono presi in considerazione: 1. Grado di rappresentatività del tipo di habitat naturale sul sito. 2. Area del sito caratterizzata dal tipo di habitat naturale in relazione alla superficie totale coperta da questo tipo di habitat naturale sul territorio nazionale. 3. Grado di conservazione della struttura e delle funzioni del tipo di habitat naturale in questione e possibilità di ripristino. 4. La valutazione globale del valore del sito per la conservazione del tipo di habitat naturale in questione. Per le specie, tale valutazione esamina: -Dimensione e densità della popolazione della specie presente sul sito 76
rispetto alle popolazioni presenti sul territorio nazionale. -Grado di conservazione degli elementi dell’habitat importanti per la specie in questione e possibilità di ripristino. -Grado di isolamento della popolazione presente sul sito rispetto all’area di ripartizione naturale della specie. -la valutazione globale del valore del sito per la conservazione della specie in questione. Gli Stati membri quindi presentano le loro proposte alla Commissione, che approva i luoghi come siti di importanza comunitaria (SIC) previa consultazione scientifica, sulla base dei seguenti criteri: -valore relativo del sito a livello nazionale; -localizzazione geografica del sito rispetto alle vie migratorie di specie protette e la sua eventuale appartenenza ad un ecosistema coerente situato a cavallo di una o più frontiere interne della Comunità; -superficie totale del sito; -numero di tipi di habitat naturali protetti e delle specie protette presenti sul sito; Successivamente rimane responsabilità dello Stato designare i SCIS come SACs legalmente protette, entro sei anni al massimo. La Commissione separa l’ambiente europeo in 9 regioni biogeografiche, al fine di realizzare la protezione di una gamma rappresentativa di habitat. Gestione: gli Stati membri sono tenuti a garantire che tutti i siti Natura 2000 siano adeguatamente gestiti dalle autorità di conservazione in ogni paese, sia che il terreno sia di proprietà pubblica sia che sia privata. Questo è spesso effettuato in collaborazione con altre autorità, organismi di volontariato, associazioni di beneficenza locali o nazionali e proprietari privati. Non vi è alcun divieto a priori di nuove attività o sviluppi all’interno di siti Natura 2000. Questi devono essere giudicati caso per caso. C’è una procedura chiara nella direttiva Habitat per le decisioni di valutazione e le successive relative a proposte di svi77
luppo che potrebbero avere un impatto sui siti designati. Mantenere specie e habitat in buone condizioni, non è necessariamente incompatibile con le attività umane; infatti molte aree sono dipendenti da alcune attività umane per la loro gestione e sopravvivenza, come l’agricoltura. La Commissione europea ricerca collaborazioni con le piccole e medie imprese (SMEs) a livello locale per sostenere i siti Natura 2000 in attività come l’ecoturismo. Valutazioni finanziarie recenti stimano che i benefici totali che scaturiscono dalla rete Natura 2000 siano stimati nell’ordine di 200-300.000.000.000 euro / anno, che superano significativamente la stima dei costi di gestione e il ripristino di circa 5,8 miliardi di euro/ anno. Importanza economica: il riconoscimento giuridico e la tutela di questi siti sono necessari per l’inserimento nella rete Natura 2000. La protezione dei siti è di competenza degli Stati membri, che hanno l’obbligo di rispettare le direttive trattandole nel diritto nazionale, e qualsiasi violazione potrebbe comportare azioni legali e sanzioni. Questi siti hanno grande visibilità in tutta Europa, grazie al loro riconoscimento da parte della Commissione europea. Importanza della biodiversità: i siti Natura 2000 sono aree importanti per la protezione per la protezione degli habitat europei e delle specie ivi presenti. I criteri per l’identificazione comprendono sia l’elevata vulnerabilità che l’alta insostituibilità di specie in un contesto europeo, anche se l’identificazione non è limitata a questi criteri. Tutte le specie bersaglio (uccelli e altri), oltre ai vari tipi di habitat sono elencati all’interno degli allegati delle direttive Uccelli e Habitat, rispettivamente. La Commissione europea incoraggia in particolare la creazione di ‘business Pro-biodiversità “all’interno di siti Natura 2000, nel tentativo di promuovere lo sviluppo economico che garantisca la conservazione della biodiversità in queste aree protette. 78
4.3.2.1 SPAs Zone di Protezione Speciale per gli uccelli (ZEPA) La direttiva 79/409 / CEE definisce queste aree come spazi limitati per l’istituzione di misure speciali di conservazione al fine di garantire la sopravvivenza e la riproduzione delle specie di uccelli. Per quanto riguarda le ZEPA, in Andalusia, ora sono presenti 62 zone dichiarate, per un totale di più di 1.500.000 ettari stabiliti. Di questi 62 ZEPA nell’ambiente del Altiplano se ne trovano cinque. Questi sono ZEPA ES0000035 Sierras de Cazorla, Segura e Las Villas, ES6110003 Sierra Maria - Los Velez Sierra de Castril ES6140002, ES6140004 ES6160007 Sierra Nevada Sierra Mágina. Tutte le aree coincidono con gli spazi naturali con lo stesso nome. Delle cinque zone speciali di conservazione per gli uccelli solo il Cazorla, Segura e Las Villas si sovrappongono con l’Altiplano, e corrispondono pienamente con il Parco Naturale, la ZEPA corrisponde con la stessa area del LIC (siti di interesse comunitario). Il Parco Naturale di Cabo de Gata-Nijar è designato zona di protezione speciale (ZEPA) ai sensi della direttiva 79/409 / CEE del Consiglio del 2 aprile, sulla protezione degli uccelli selvatici, che sono parte rete Natura 2000.
4.3.2.2 SCI Siti di Interesse Comunitario (SCI) I proposti siti di interesse comunitario (SIC) di Andalusia, fino al luglio del 2004, consistevano in 191 aree con una superficie di circa 2.600.000 ettari, di cui circa l’84% sono aree forestali e naturali. La maggior parte (62%) dei LIC si trovano in aree incluse nella attuale Rete di Spazi Naturali Protetti dell’Andalusia (RENPA), ricoprendo quasi tutta la superficie che costituisce il RENPA (99’38%). I nuclei di popolazione all’interno di questi LIC sono circa un totale di poco meno di 100.000 abitanti. Inoltre, la popolazione coperta da LIC che non gode di alcuna figura protezione è leggermente al di sopra: 14.000 abitanti. Per quanto riguarda la proprietà del territorio proposto, si sottolinea che le foreste pubbliche rappresentano oltre il 26%, circa 654.943 ettari. A questa superficie di proprietà pubblica si aggiungono la corrispondente area nelle zone marine di 84,178 ettari, e la superficie che aggiungono i fiumi, inclusi nella proposta. Di questa proposta di siti di interesse comunitario, sei casi sono in parte situati nella zona di studio e un altro è incluso completamente, aggiungendo l’Altiplano per un totale di 11.697 ettari dichiarato LIC. 79
4.3.3 Riserva Marina La riserva marina di Cabo de Gata - Nijar è stata istituita con un decreto del 3 luglio 1995, al fine di proteggere le risorse marine in generale e quelle di interesse commerciale, in particolare la fascia costiera adiacente con il Parco Naturale esistente, Parco la cui dichiarazione ha permesso di mantenere in buone condizioni le comunità biologiche del mare. Risulta necessario regolare in forma più precisa determinati aspetti che costituiscono elementi essenziali della gestione della riserva marina e della conservazione delle risorse, come ad esempio la procedura di concessione delle autorizzazioni per l’accesso alla riserva e alle condizioni di esercizio delle attività permesse, rendendole compatibili con il resto delle riserve marine. La delimitazione della riserva marina non varia rispetto alla loro rilevazione iniziale, ma è più corretto parlare del Datum WGS 84, che fa riferimento alle coordinate, che facilita una migliore informazione della stessa, dato che la cartografia nautica della zona è stata aggiornata e si riferisce allo stesso Datum. Nella lavorazione di quest’ordine sono stati consultati l’Andalusia e i settori interessati. E ‘stato ottenuto il rapporto dell’Istituto spagnolo di oceanografia. L’ordine viene emesso in conformità con i precetti degli articoli 13 e 14 della legge 3/2001 del 26 marzo, lo stato di pesca marittima. All’interno della riserva marina, definita come sancito dall’articolo 1, sono fissate le seguenti zone speciali, le cui coordinate sono indicate come WGS - 84: 1. 2. 3. 4. 5.
Riserva Integrale di Punta de la Media Naranja Comprehensive Riserva Punta de La Polacra Riserva Integrale di Punta Loma Pelada Completa Riserva Morrón di Genoveses Comprehensive Reserve Cabo de Gata
Articolo 3. Applicazioni: 80
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-Parco Naturale, IUCN cat V (1987) -Special Protection Areas SPAs Birds Directive (1989) -Site of Community Importance, Habitats Directive (1997) -Specially Protected Areas of Mediterranean Importance SPAMI (2001) -European Geopark(2001)
Gafares
Marine Reserve, IUCN cat VI (1995) Reserve of the Biosphere UNESCO MAB (1997)
Carboneras El llano de don Antonio
Nijar
Wetland of International Importance RAMSAR (1989) Zona di Massima Protezione Marina Zona di Pesca Consentita
Agua Amarga
Zona di Pesca Limitata Posidonia Oceanica Campohermoso
Cymodocea Nodosa Rissoella Verruculosa
Los Cortijillos
San Isidro
Las Negras
Hortichuelas
Rodalquilar
Retamar
El Barranquete
10 20
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La Isleta del Moro
40 Pujaire
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Pozo de los Frailes
San Miguel de Cabo de Gata
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1. Nelle zone di riserva integrale si potranno unicamente realizzare quelle attività scientifiche che siano espressamente autorizzate dalla Segreteria Generale del Mare, del Ministero del Medio Ambiente, Medio Rurale e Marino in funzione dei suoi interessi per il conseguimento dello stato e dell’evoluzione delle specie, dell’acqua e dei fondali della riserva marina. 2. Al di fuori delle zone di riserva integrale possono essere eseguite, previa autorizzazione della direzione generale della pesca e l’acquacoltura della Segreteria Generale del Mare, le seguenti attività: a) La pesca professionale in mare esclusivamente nei metodi di copertura (senza l’uso di luci) b) Utilizzo di attrezzi da pesca professionale diversi da quelli stabiliti qualora il segretario del mare lo autorizzi, (a seguito di una relazione dell’Istituto Oceanografico Spagnolo, e tenendo conto dello stato delle risorse), c) attività ricreative subacquee, sotto forma di immersioni subacquee, devono essere eseguite da persone o enti in base alle quote stabilite e nel rispetto delle condizioni di accesso e di esercizio enunciati in questo ordine e dalle altre norme vigenti. 3. Per tutta la riserva marina possono essere fatte senza autorizzazione, con l’obbligo di osservare le norme della navigazione, e sotto la responsabilità dei suoi praticanti, le seguenti attività: a) Il trasporto libero. Tuttavia, al fine di preservare l’ambiente, si dovrà evitare rumore eccessivo e agitazioni di disturbo durante la navigazione in zone di riserva integrale, deve perciò essere fatto per meno di dieci nodi di velocità, salvo in casi di emergenza o azioni di sorveglianza e controllo. b) Lo snorkling e il bagno. 82
4. Varie ed eventuali non comprese in questo articolo richiedono l’espressa autorizzazione della direzione generale della pesca e dell’acquacoltura, Ministero dell’Ambiente e degli Affari rurali e marine. Articolo 5. Divieti In connessione con l’esercizio delle attività consentite nella riserva marina, Sono stati stabiliti i seguenti divieti: a) La pesca in forma di resistenza, con palangari di profondità e di superficie, pesca subacquea, “jigging”, e l’uso o detenzione a bordo di altri attrezzi o apparecchi diversi da quelli consentiti, e le estrazioni di fauna e flora, a parte le attività di pesca e scientifiche autorizzate b) la raccolta o la rimozione di organismi o parti di organismi, vegetali o animali vivo o morto, tranne che per la pesca debitamente autorizzata e attività scientifiche. c) l’estrazione di minerali o resti di qualsiasi tipo. d) nutrire animali. e) La prestazione di qualsiasi tipo di scarico e il posizionamento di infrastrutture a mare. 83
4.3.4 SPAMI Le aree specialmente protette di importanza mediterranea (SPAMI) sono siti marini e costieri del Mediterraneo, creati sotto il protocollo alla Convenzione di Barcellona per zone specialmente protette e per la biodiversità nel Mediterraneo (protocollo SPA / BD) al fine di mantenere “i componenti della diversità biologica nel Mediterraneo, specifico per gli ecosistemi dell’area mediterranea o degli habitat di specie in via di estinzione, sono di particolare interesse a livello scientifico, estetico, culturale o a livello di istruzione “. Uno dei sette protocolli ai sensi della Convenzione di Barcellona, il protocollo SPA / BD protegge le risorse naturali e alcuni siti naturali, conserva la diversità del patrimonio genetico, e le misure di salvaguardia del patrimonio culturale nella regione mediterranea attraverso la creazione di una serie particolare di SPAMIs. Queste aree devono essere rappresentative della costiera e degli ecosistemi marini, degli habitat e della biodiversità trovata nel Mediterraneo - comprese le zone fuori della giurisdizione nazionale (ABNJ) - e salvaguardare gli habitat che sono intrinsecamente limitati nelle zone o che sono a rischio di scomparsa, così come quelli fondamentali per la sopravvivenza, la riproduzione e recupero di razze in via di estinzione, o di specie endemiche minacciate di flora e fauna. Sostenuto da: tutte le Parti contraenti la Convenzione per la protezione dell’ambiente marino e del litorale del Mediterraneo (convenzione di Barcellona). Anno di creazione:1995. Il protocollo relativo alle zone specialmente protette del Mediterraneo (protocollo SPA / BD) ha chiesto la creazione di SPAMIs ed è stata adottata nel 1995, in sostituzione del precedente protocollo del 1984. Il protocollo SPA / BD è entrato in vigore nel 1999. Copertura: regionale (Mediterraneo). Ci sono 33 SPAMIs (2014). La designazione di SPAMIs è un processo in corso con più siti che periodicamente vengono aggiunti. Criteri:i seguenti criteri sono utilizzati per valutare l’importanza di un settore nel Mediterraneo. 84
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-Parco Naturale, IUCN cat V (1987) -Special Protection Areas SPAs Birds Directive (1989) -Site of Community Importance, Habitats Directive (1997) -Specially Protected Areas of Mediterranean Importance SPAMI (2001) -European Geopark(2001)
Gafares
Marine Reserve, IUCN cat VI (1995) Reserve of the Biosphere UNESCO MAB (1997)
Carboneras El llano de don Antonio
Nijar
Wetland of International Importance RAMSAR (1989) Zona di Massima Protezione Marina Zona di Pesca Consentita
Agua Amarga
Zona di Pesca Limitata Posidonia Oceanica Campohermoso
Cymodocea Nodosa Rissoella Verruculosa
Los Cortijillos
San Isidro
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Rodalquilar
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1 Unicità: L’area contiene ecosistemi unici o rari, o specie rare o endemiche. 2 Zona naturale: L’area è dotata di importanti processi ecologici, o comunità o habitat o altre caratteristiche naturali. 3 Diversità: La zona ha una grande diversità di specie, di comunità, di habitat o ecosistemi. 4 Naturalezza: L’area ha un alto grado di naturalezza a causa della mancanza o basso livello di disturbo e degrado provocati dall’uomo 5 La presenza di habitat critici a causa di estinzione, minacce o specie endemiche. 6 Rappresentanza culturale: La zona ha un alto valore rappresentativo rispetto al patrimonio culturale, grazie all’esistenza di ecocompatibili attività tradizionali integrate con la natura, che sostengono il benessere delle popolazioni locali. Le seguenti caratteristiche e fattori devono essere considerati come favorevoli per l’inserimento di un sito all’elenco,anche se non sono strettamente criteri: 1 l’esistenza di minacce al valore ecologico, biologico, estetico o culturale della zona 2 il coinvolgimento e la partecipazione attiva del pubblico nella pianificazione e gestione del territorio 3 l’esistenza di un organismo che rappresenti i settori pubblico, professionale, non governativo e la comunità scientifica coinvolta nella zona Gestione: tutte le SPAMIs accettate hanno uno status giuridico che garantisce la loro protezione efficace a lungo termine. Le SPAMIs dovrebbero avere un organo di gestione con poteri sufficienti, mezzi e risorse umane per prevenire le attività di controllo che potrebbero essere in contrasto con le finalità dell’area protetta. Nel caso di zone situate, in parte o totalmente, in ABNJ o in una zona in cui non sono ancora stati definiti i limiti della sovranità o giurisdizione nazionale, il piano di stato e la gestione legale sono forniti dalle parti 86
interessate vicine. La SPA / BD è un protocollo che prevede che le parti sviluppino linee guida per la creazione e la gestione delle aree protette e liste di misure appropriate quali le parti devono adottare. Queste misure comprendono: il divieto di carico e scarico dei rifiuti, la regolamentazione o il divieto di qualsiasi attività che coinvolge l’esplorazione o la modifica del suolo o del sottosuolo di un’area, la regolamentazione o il divieto di attività di sfruttamento della fauna selvatica, e altre misure di protezione dei processi ecologici. Le attività tradizionali delle popolazioni locali sono esenti dalle disposizioni di questo particolare protocollo, purché non mettano in pericolo gli ecosistemi protetti. Business: le SPAMIs sono legalmente protette e costituiscono la più importante rete di aree protette riconosciute da tutti i paesi firmatari del Mediterraneo della convenzione di Barcellona. Ai sensi di questa convenzione, le SPAMIs con all’interno acque territoriali sono tenute ad essere riconosciute con lo status giuridico tutelato dalla loro nazione sovrana, mentre le SPAMIs in ABNJ sono tenute ad essere legalmente protette da tutti i paesi limitrofi. Ogni SPAMIs richiede un piano di gestione, in cui vengono impostate le misure di gestione. Le parti contraenti della Convenzione di Barcellona si impegnano a garantire che tutti i cittadini, le aziende e le navi battenti bandiere nazionali rispettino le misure di gestione SPAMI. Essendo SPAMIs sono legalmente aree protette e sono incluse in una serie di norme di salvaguardia di istituzioni finanziarie come la Banca Mondiale che non finanzia progetti in tali zone. Ci sono anche diversi programmi di certificazione, che prevedono vari tipi di restrizioni per le attività in area protetta. Il protocollo SPA / BD è il principale strumento con cui le nazioni del Mediterraneo rispettano gli impegni assunti nell’ambito della Convenzione sulla diversità biologica (CBD). L’importanza della biodiversità: cinque dei sei criteri per l’individuazione di queste aree si basa sull’importanza dell’area per la biodiversità e, 87
pertanto, questi siti presentano un alto livello di biodiversità per la regione mediterranea. Come le aree del sito scala, sono molto importanti per le imprese in modo che possano evitare rischi associati alla perdita di biodiversità e massimizzare opportunità connesse alla sua conservazione. Valore socio-culturale: uno dei criteri per l’identificazione delle SPAMIs è la rappresentatività culturale, basata sull’esistenza di attività sostenibili e tradizionali che supportano il benessere delle comunità locali. Alcuni di questi siti terranno quindi un alto valore socio-culturale su questa base. Il coinvolgimento delle comunità locali nella gestione delle SPAMIs è regolata all’interno del piano di gestione richiesto per ogni sito.
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4.3.5 Convenzione di RAMSAR Piano Strategico Spagnolo per la conservazione e l’uso consapevole delle zone umide nel contesto degli ecosistemi acquatici. Definizione delle zone umide: ci sono una serie di definizioni di zone umide, a causa della grande varietà di habitat acquatici e delle loro peculiarità in diverse parti del mondo; inoltre, la pluralità delle opinioni e pareri su ciò che dovrebbe essere considerato come una zona umida ostacola l’esistenza di una definizione unica. Alcune definizioni, come ad esempio la Convenzione di Ramsar, sono generiche ed hanno lo scopo di includere un ampio spettro di ambienti acquatici; possiamo dire che sono le definizioni strategiche. Ma altri (Legge sull’acqua, Inventario delle zone umide della Direzione generale delle opere idrauliche) hanno un valore più scientifico o tecnico con obiettivi più precisi di delimitazione delle zone umide. La Convenzione di Ramsar, prende il nome dalla città iraniana in cui si è tenuta nel 1971. Vediamo gli articoli più importanti: Articolo 1.1. Le zone umide sono considerate aree di palude, pantani, torbiere o superfici coperte d’acqua, sia naturale che artificiale, permanente o temporanea, con acqua stagnante o corrente, dolce, salmastra o salata, comprese le zone di acqua marina la cui profondità durante la bassa marea non superi i sei metri. Articolo 2.1. Esse possono anche includere aree di bordi dei fiumi o le coste adiacenti alle zone umide come le isole o le estensioni di acqua marina più profonde di sei metri con la bassa marea, che si trovano all’interno delle zone umide. Questa definizione è accettata a livello internazionale ed è caratterizzata da una vasta gamma di habitat acquatici (comprese le zone umide, fiumi, laghi, lagune, delta, aree marine, serbatoi, canali, ecc), e anche alcuni habitat che possono non essere considerati strettamente acquatici quali le isole, spiagge e altre zone costiere. Tuttavia, questa definizione è diversa dalle definizioni dei principali strumenti giuridici interni.
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-Parco Naturale, IUCN cat V (1987) -Special Protection Areas SPAs Birds Directive (1989) -Site of Community Importance, Habitats Directive (1997) -Specially Protected Areas of Mediterranean Importance SPAMI (2001) -European Geopark(2001)
Gafares
Marine Reserve, IUCN cat VI (1995) Reserve of the Biosphere UNESCO MAB (1997)
Carboneras El llano de don Antonio
Nijar
Wetland of International Importance RAMSAR (1989) Zona di Massima Protezione Marina Zona di Pesca Consentita
Agua Amarga
Zona di Pesca Limitata Posidonia Oceanica Campohermoso
Cymodocea Nodosa Rissoella Verruculosa
Los Cortijillos
San Isidro
Las Negras
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El Barranquete
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90 700
4.3.6 Plan Andaluso de Humedales Da quando la Spagna ha approvato nel 1999 il suo Piano Strategico per la conservazione e l’uso razionale delle zone umide (MMA, 1999), è diventata uno dei primi paesi ad assumere un piano di questo tipo ai sensi della Convenzione di Ramsar e del suo primo Piano strategico (1997-2002). Inoltre, fa parte dell’iniziativa zone umide del Mediterraneo (MedWet), che dal 1991 ha iniziato con lo sviluppo di importanti progetti per la gestione e il ripristino delle zone umide nel bacino del Mediterraneo (Papayannis, 2002). Nel frattempo però, nella regione andalusa la conoscenza scientifica di questi ecosistemi era ancora limitata: la maggior parte degli studi erano descrittivi sulla base di aspetti faunistici e generali, essendo un po’ scarso il lavoro sull’idrologia, geomorfologia, scienza del suolo, ecc Pertanto, è stato necessario rafforzare i legami tra la ricerca e la gestione delle zone umide e il coordinamento delle azioni locali, provinciali e autonome, come le statali (piano strategico), sovraregionali (iniziativa riguardante le zone umide del Mediterraneo) e internazionali (piani strategici Ramsar e le raccomandazioni derivanti dalle conferenze successive). In questo contesto, dato un quadro istituzionale abbastanza consolidato (anche se ancora manca, una legislazione specifica) nasce il Piano Andaluso per le Zone Umide (di seguito, PAH), adottato nel 2002. Seguendo i principi della Convenzione di Ramsar, il piano mira a promuovere la conservazione, il restauro e la valorizzazione delle zone umide (indipendentemente dalla loro presenza nella lista internazionale), aumentare la conoscenza scientifica e promuovere la consapevolezza pubblica dell’importanza di questi ecosistemi. Tutto attraverso un programma d’azione strutturato attorno a sette programmi settoriali (inventario delle zone umide, la conservazione dell’integrità ecologica, il restauro, la ricerca e l’innovazione, miglioramento del quadro giuridico, educazione ambientale, ecc.). Le Saline di Cabo de Gata, appartenenti al Parco Naturale, sono state incluse, dal 1989, nella lista delle zone umide di importanza internazionale grazie alle grandi popolazioni di uccelli acquatici che vi soggiornano. 91
4.3.7 MAB Una rete globale di siti stabiliti da parte dei Paesi e riconosciuti nell’ambito del programma MAB dell’UNESCO per promuovere uno sviluppo sostenibile basato sugli sforzi della comunità locale e le tradizioni. Le zone umane e le riserve della biosfera sono aree di ecosistemi marini terrestri e costieri, riconosciuti a livello internazionale sotto il programma dell’UNESCO sull’uomo e la Biosfera, che rinnova e dimostra approcci per la conservazione e lo sviluppo sostenibile. Le Riserve della Biosfera sono destinate a promuovere un rapporto equilibrato tra uomo e natura. Essi sono nominati dai governi nazionali, e sono riconosciuti nel programma dell’UNESCO sull’uomo e la Biosfera, e rimangono sotto la giurisdizione sovrana degli Stati in cui si trovano. Il programma sull’Uomo e la Biosfera è stato lanciato ufficialmente nel 1971 come iniziativa scientifica intergovernativa per migliorare il rapporto tra le persone e il loro ambiente, proponendo la ricerca interdisciplinare e la formazione in gestione delle risorse naturali. Il concetto di riserve MAB è nato nel 1974 da un gruppo di lavoro del programma sull’Uomo e la Biosfera UNESCO, e le prime riserve MAB sono state designati due anni più tardi. Oggi, tutte le riserve MAB costituiscono la rete mondiale di riserve della biosfera (WNBR) che serve tre differenti funzioni: 1 Conservazione: per contribuire alla conservazione dei paesaggi, ecosistemi, specie e variazioni genetiche; 2 Sviluppo: per favorire lo sviluppo economico e umano che è socialmente, culturalmente ed ecologicamente sostenibile; 3 Logistica: per fornire supporto per la ricerca, il monitoraggio, l’istruzione e lo scambio di informazioni relative a questioni locali, nazionali e globali di conservazione e di sviluppo. Fondamentalmente, la rete di Riserve MAB si propone di essere uno strumento internazionale per ampliare e realizzare uno sviluppo sostenibile e contribuire agli obiettivi di crescita del millennio. Fisicamente, ciascuna riserva MAB dovrebbe contenere tre zone: una o più zone centrali che siano legalmente protetti, zone identificate come cuscinetto e quella di transizione. La zona di tran92
Scala 1:100000
-Parco Naturale, IUCN cat V (1987) -Special Protection Areas SPAs Birds Directive (1989) -Site of Community Importance, Habitats Directive (1997) -Specially Protected Areas of Mediterranean Importance SPAMI (2001) -European Geopark(2001)
Gafares
Marine Reserve, IUCN cat VI (1995) Reserve of the Biosphere UNESCO MAB (1997)
Carboneras El llano de don Antonio
Nijar
Wetland of International Importance RAMSAR (1989) Zona di Massima Protezione Marina Zona di Pesca Consentita
Agua Amarga
Zona di Pesca Limitata Posidonia Oceanica Campohermoso
Cymodocea Nodosa Rissoella Verruculosa
Los Cortijillos
San Isidro
Las Negras
Hortichuelas
Rodalquilar
Retamar
El Barranquete
10 20
Ruescas
30
La Isleta del Moro
40 Pujaire
50 60
Pozo de los Frailes
San Miguel de Cabo de Gata
70
80
San JosĂŠ
90 100 La Fabriquilla
200
300
400
500
600
700
93
sizione può essere definita come uno spazio di cooperazione. Sostenuto da: l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO) Anno di creazione: 1971 (lancio del programma MAB). Le prime riserve MAB sono stati designate nel 1976. Copertura: rete globale di 631 siti marini e terrestri che coprono 119 paesi, tra cui 14 siti transfrontalieri (Anno 2014). Criteri: secondo il quadro di legge del 1995 per la rete mondiale di riserve della biosfera, un’area, per essere qualificata per la designazione come riserva MAB, dovrebbe: - Comprendere un mosaico di sistemi ecologici rappresentanti delle principali regioni biogeografiche, includendo una variazione di interventi umani; - Essere di importanza per la conservazione della diversità biologica; - Fornire l’opportunità di esplorare e dimostrare approcci per lo sviluppo sostenibile su scala regionale; - Avere una dimensione appropriata per servire le tre funzioni di riserve della biosfera; - Includere un’appropriata zonazione tra area costiera, zona cuscinetto e una zona di transizione esterna; - Fornire disposizioni organizzative per il coinvolgimento e la partecipazione di un numero adeguato di enti pubblici, comunità locali e interessi privati nella progettazione e che svolgano le funzioni di una riserva della biosfera; - Pubblicare disposizioni riguardo: a) i meccanismi per gestire l’uso umano e le attività nella zona cuscinetto, b) una politica di gestione o un piano per l’area come riserva della biosfera, c) un’autorità o un meccanismo designati per attuare questa politica o il piano, d) programmi di ricerca, monitoraggio, istruzione o formazione. Gestione: le riserve MAB sono nominate per l’inclu94
sione nella WNBR da parte dei governi nazionali. Alcuni paesi hanno adottato una legislazione specifica per stabilire le riserve MAB. In molti altri, le aree centrali e le zone cuscinetto sono designate (in tutto o in parte) come zone protette ai sensi del diritto nazionale. Un certo numero di riserve della biosfera comprendono contemporaneamente le aree protette nell’ambito di altri sistemi nazionali (come parchi nazionali o riserve naturali) e di altre convenzioni e di accordi regionali o internazionali (come i siti del patrimonio mondiale o siti Ramsar). Le aree principali di riserve MAB sono terreno in gran parte del pubblico, ma può essere anche di proprietà privata o appartenere ad organizzazioni non governative. In molti casi, la zona cuscinetto è di proprietà privata o comunitaria, e questo è generalmente il caso della zona di transizione. Questi siti cercano principalmente di promuovere la conservazione della biodiversità mediante la combinazione di entrambe le attività produttive e di conservazione. Anche se ci sono una varietà di differenti situazioni di gestione nazionali e locali, la strategia di Siviglia sviluppata nel 1995 fornisce raccomandazioni per lo sviluppo di riserve MAB efficaci, che includono le linee guida a livello internazionale e nazionale. In conformità con il quadro di legge del 1995 per la rete mondiale di riserve della biosfera, tutte le riserve MAB devono essere riviste ogni dieci anni al fine di valutare la loro salute, lo stato e il progresso. Tuttavia, in pratica, è stato difficile da gestire questo processo di revisione a causa del costo elevato della redazione dei documenti di revisione o la mancanza di infrastrutture nazionali adeguate In teoria, MAB non sembra in grado di soddisfare i criteri stabiliti dalla rete. Business: un’area per essere designata come riserva MAB, deve possedere un’area centrale legalmente protetta. Tuttavia il Programma sull’Uomo e la Biosfera non richiede alcuna modifica delle leggi nazionali dei Paesi, quindi, la tutela giuridica delle zone centrali deve derivare dalla legislazione nazionale vigente. La Task Force sui criteri e le linee guida per la scelta della costituzione di riserve MAB nel 1974 raccomanda che ‘entrambe le zone centrali e tampone siano 95
tenute e ad avere un’adeguata protezione giuridica a lungo termine’. Il piano d’azione di Madrid per la Riserva di biosfera (2008-2013) ha anche un obiettivo di ‘riconoscimento giuridico maggiore delle riserve della biosfera’. Come luoghi designati a livello internazionale ad una etichetta Unesco, possono essere interessanti per lo sviluppo economico verde ed altri tali percorsi di sviluppo sostenibile pro-ambientale per i settori di lucro. Sono stati inclusi in una serie di norme di salvaguardia internazionale di istituzioni come l’International Finance Corporation prestazioni standard e la Inter-American Development Bank in cui le aree fondamentali sono considerate come le stesse aree legalmente protette. L’importanza della biodiversità - Mentre queste aree sono importanti per la conservazione della biodiversità, i criteri per l’identificazione non si basano su valori specifici di biodiversità. Tuttavia, le specie e gli habitat vulnerabili o insostituibili possono essere presenti nei singoli siti. Come aree di importanza della biodiversità, le riserve MAB sono di grande rilevanza per le imprese al fine di mitigare e/o evitare la perdita di biodiversità e identificare opportunità associate a promuovere la conservazione. Valori socio-culturali: uno dei principali obiettivi delle riserve MAB è quello di promuovere attività economiche umano-sostenibili, quindi una serie di valori sociali ed economici sono destinati ad essere presenti all’interno di queste aree. La missione della rete mondiale di riserve della biosfera aspira alla sostenibilità non solo in termini ambientali, ma anche in aspetti economici e sociali. Le riserve MAB sono aperte ad esperimenti nello sviluppo di imprese e nuovi modelli di business nei settori produttivi (agricoltura, silvicoltura, pesca, estrazione mineraria), così come i settori orientati ai servizi (turismo, istruzione, sanità, ecc) che possono ridurre al minimo le minacce alla conservazione e migliorare i loro rispettivi valori socio-culturali, con una forte attenzione alla conoscenza della tradizione. Esse mirano ad essere luoghi per il Decennio delle Nazioni Unite per l’Educazione allo Sviluppo Sostenibile, contribuendo così agli obiettivi di sviluppo del millennio. 96
4.3.8 Geoparco Un Geoparco riconosciuto a livello internazionale è un territorio che possiede un patrimonio geologico particolare ed una strategia di sviluppo sostenibile. Deve avere confini ben definiti e sufficiente estensione per consentire uno sviluppo economico efficace del comprensorio. Un Geoparco deve comprendere un certo numero di siti geologici di particolare importanza in termini di qualità scientifica, rarità, rilevanza estetica o valore educativo. La maggior parte dei siti presenti nel territorio di un Geoparco deve appartenere al patrimonio geologico, ma il loro interesse può anche essere archeologico, naturalistico, storico o culturale. I siti di un Geoparco devono esse collegati in rete e beneficiare di misure di protezione e gestione. Nessuna distruzione o vendita di reperti geologici di un Geoparco è tollerato. Un’area individuata quale Geoparco deve essere amministrata da strutture ben definite, capaci di rinforzare la protezione, la valorizzazione e le politiche di sviluppo sostenibile all’interno del proprio territorio. Un Geoparco ha un ruolo attivo nello sviluppo economico del suo territorio e deve realizzare un impatto positivo sulle condizioni di vita dei suoi abitanti e sull’ambiente. Criteri: bisogna rispettare una serie di criteri stabiliti dell’UNESCO perché un geoparco faccia parte della Rete di geoparchi globale: -L’esistenza di un piano di gestione progettato per promuovere lo sviluppo socio-economico che sia sostenibile (per lo più basato su agriturismo e geoturismo) -Dimostrare metodi per la conservazione e il miglioramneto dell’eredità geologica e fornire mezzi per insegnare discipline geoscientifiche e questioni ambientali più estese Proposte sottoposte da autorità pubbliche, comunità locali e privati interessati ad agire insieme, che dimostrino le migliori pratiche con il rispetto della conservazione della Terra e la sua integrazione in strategie per uno sviluppo sostenibile. 97
98
5
IL PASATO DEL PARCO
99
5.1 STORIA FENICI CARTAGINESI GRECI
ARABI
Queste popolazioni colonizzanol’area per la sua ricchezza di minerali. I fenici chiamavano il Cerro de la Testa Promontorio Charidermo (delle agate) da cui il nome Cabo de Gata XI
RECONQUISTA
0
III
VIII
RE CARLO
conclude la politi delle coste con la di 14 fortezze, ciò perm di insediamenti p
Si dedicano all’agricoltura iniziando a popolare il territorio interno, diffondendo tecniche tradizionali di gestione dell’acqua
XVI
XVII
XVIII
X
ROMANI Commerciano in pesce salato (resti a Torregarcia) e minerali. Costruiscono un tempio a Venere sul Cerro de la Testa
5.1.1 Origini e Antichità Come in tutti gli ambienti aridi o semiaridi, la distribuzione della popolazione, la sua evoluzione culturale e le attività, sono stati a Cabo de Gata fortemente condizionati dalla scarsa disponibilità di acqua, sia per il consumo umano che per le attività produttive, tanto che non era nemmeno garantita l’autosufficienza. Il modello di occupazione territoriale durante la preistoria è stata legata alla presenza e alla disponibilità di risorse naturali di base, principalmente l’approvvigionamento idrico e le condizioni di difesa. Tra gli insediamenti Parco più emblematici, prossimo a un corso d’acqua, la Rambla de Morales, troviamo i resti del Tarajal e la necropoli di Barranquete, scoperta negli anni ‘70 del XX secolo. La cronologia della necropoli corrisponde all’età del rame. Sulla riva sinistra del letto del fiume, a valle, di fronte alla Necropoli, si trova il villaggio di El Tarajal. Intorno al primo millennio a. C., varie popolazioni del Mediterraneo Orientale, compresi Fenici e Cartaginesi, attratti dalla ricchezza di minerali di questa zona, hanno iniziato un processo di colonizzazione commerciale della costa meridionale della penisola. L’esistenza di un dispositivo lagunare naturale, le Saline, facilmente utilizzabile per ottenere sale dall’accumulo e dalla successiva evaporazione dell’acqua di mare, permisero la nascita di un’industria allora fondamentale perché legata a quella della produzione di pesce salato. Tutti gli antichi riferimenti al nome di Cabo de Gata, vanno alla collina della Testa, il piccolo promontorio dove attualmente si trova il faro con lo stesso nome. Il Capo era conosciuto tra i navigatori fenici come Charidemo Promontorio; poi, dice la leggenda, i greci costruirono nello stesso Capo, un tempio dedicato ad Afrodite al cui interno erano accesi fuochi perpetui. In seguito, era noto ai romani come Promontorio di Venere, e nel Medioevo prese il nome di Cabo delle Agate, da cui deriva il suo nome attuale. I Romani avevano alcuni insediamenti in questa zona, dedicati alle tonnare di pesca, al pesce salato e anche all’estrazione 100
PIRATI
I pirati berberi saccheggia continuamente le coste
OS III
XIX
ano e
anni ʻ60
I metà ʻ900
icadi difesa costruzione mette la nascita più numerosi
Inizio costruzione massificata delle coste
Il territorio rimase inalteralto a causa del suo isolamento infrastrutturale, della mancanza di acqua e dello scarso sviluppo economico
1989
iscrizione del Parco alla lista Ramsar
1997
Il Parco entra nelle liste MAB, SPAs, SCI
MINERIA
Entra in vigore il protocollo SPAMI. Inserzione nella lista dei Geoparchi
XXI
XX
Sviluppo dell’attività mineraria, nel mentre l’area del Parco è un grande latifondo coltivato
2001
1950
23-12-1987
Inizio della riforma agraria e diffusione delle serre nella provincia di Almeria
Cabo de Gata è Parco Naturale ed il primo spazio protetto marittimo-terrestre dell’Andalucia
3-07-1995
l’area del Parco viene ampliata 38000 ettari terrestri 12000 ettari marini
19-07-2006
approvazione europea degli SCI:ES0000046Cabo de Gata-Nijar49547,10 ettari
di minerali. Nella zona di Carboneras esisteva un’industria dedicata alla produzione di carbone, che ha dato il nome alla città. Saranno i romani a introdurre la prime tecniche di ingegneria idraulica nella penisola, a partire dal 218 a. C., con l’inizio della occupazione iberica. La preoccupazione di questa civiltà per la costruzione di infrastrutture idrauliche è notevole. Erano principalmente soluzioni legate al rifornimento di acqua per i nuclei urbani, poiché l’agricoltura si era già adattata alle difficili condizioni climatiche. La conoscenza di queste tecniche deriva dal contatto con i persiani, che a loro volta le avevano acquisite tramite le loro relazioni con la Cina. Introdussero tecniche idrauliche, quali ruote idrauliche, i qanat e i pozzi, che consentivano loro di per raggiungere le acque sotterranee. La principale struttura romana presente nel Parco è però è la Factoria de Salazones di Torregarcìa, una grande industria basata sulla produzione di pesce salato e salsa di pesce (garum) che sfruttava l’abbondanza di pesce. Della fabbrica di Torregarcìa, datata al I^ s.d.C., rimangono una serie di piscine, di due diverse dimensioni, dove i pezzi di pesce venivano alternati a strati di sale. Le piscine sono costruite utilizzando l’opus incertum sul lato esterno e il cocciopesto (malta di calce e sabbia) all’interno. L’arrivo degli arabi, ottimi agricoltori, avvenuto nel 711, da inizio a una nuova organizzazione territoriale e a importanti cambiamenti nel paesaggio agrario, dati essenzialmente dalla trasformazione delle aree improduttive in aree coltivate. Ciò ha incentivato lo sviluppo di tecnologie efficienti, sia nell’ambito del prelievo dell’acqua che nello stoccaggio e infine nella rete di distribuzione. Tracce di cultura araba sono evidenti nel paesaggio del Parco: trame, terrazzamenti, casali, e cortijos, ecc. Gli arabi popolano piccoli villaggi, soprattutto nell’interno, sulle rive delle ramblas (wadi), mentre la costa rimane scarsamente popolata a causa della pirateria. 101
5.1.2 Medioevo La prima conquista di Almería da parte degli spagnoli con di saccheggi e distruzione si verificò il 17 ottobre 1196, dieci anni dopo gli arabi avrebbero ripreso la città. Dopo la conquista definitiva di Almeria nel 1488 da parte dei Re Cattolici e la cacciata dei mori, le coste finirono per spopolarsi per le frequenti incursioni dei pirati berberi che le resero invivibili. I coloni cercano di mantenere le tecniche dell’agricoltura musulmana, ma la scarsa conoscenza dei sistemi per una corretta irrigazione dei terreni, ne causerà il progressivo abbandono. I terreni verranno in parte coltivati a cereali, viti, olivi e a pascolo per l’allevamento del bestiame che diventerà una risorsa sempre più importante. Negli anni successivi, la costa divenne un approdo per le navi dei pirati provenienti dal Nord Africa, da li partivano per le incursioni nei villaggi dell’interno, portando alla scomparsa di alcuni di questi come Teresa e Cabrera, e saccheggiando nuclei più grandi come Vera, Cuevas, Mojacar, Sorbas o Nijar. Si iniziò così a restaurare antiche torri e castelli difensivi, che permisero la nascita di piccole colonie strette attorno ad essi. I castelli di San Francisco de Paula (attualmente faro di Cabo de Gata), il Fuerte di San Jose (attuale sede della Guardia Civil di San Jose), la Torre de los Alumbres di Rodalquilar, San Pedro e San Andres de la Carbonera, tra gli altri, accolsero genti anche in numero rilevante. Alcune di queste popolazioni crebbero fino a diventare piccoli villaggi come Carboneras e San Jose; altri, invece, finirono per essere abbandonati, come è il caso di San Pedro. Un secolo e mezzo più tardi, diverse torri di guardia, crollarono a causa del forte terremoto, noto come il terremoto di San Silvestro, che colpì la provincia il 31 dicembre 1658. 102
5.1.3 Secoli XVIII-XIX
Nel XVIII secolo Carlos III attua una politica di difesa costiera contro gli attacchi della pirateria, che portò la pace lungo le coste dell’antico Regno di Granada, avviando in tal modo la progressiva occupazione del territorio costiero del Parco. La popolazione ora vive in fattorie isolate e in piccoli centri attorno alle poche fonti d’acqua, e concentra la sua occupazione nell’agricoltura estensiva di grano associato con il bestiame. Ognuno di questi complessi costituisce un importante testimonianza dell’ingegneria idraulica sul territorio: pozzi, cisterne, serbatoi, ecc punteggiano il paesaggio. Nel 1863 il faro di Cabo de Gata fu costruito sulle rovine del castello o fortezza di San Francisco de Paula, che si trova nella Punta del Cuchillo: si tratta di un punto di riferimento per tutte le navi che cercano di entrare nello Stretto di Gibilterra, dal Mediterraneo. Nello stesso anno si inaugurò il faro della Mesa Roldán, situato nell’estremo nord del Parco, sull’ altopiano calcareo di alto oltre 200 metri da cui prende il nome. 103
5.1.4 XX Secolo
All’inizio del XX secolo, quest’area era un enorme latifondo coltivato a grano e orzo, il che spiega la quantità di mulini che si trovano in tutto il parco. Nel tempo la coltivazione di cereali cambiò in favore di piante che necessitassero di meno acqua, come ad esempio lo sparto e le agavi, mentre in montagna si coltivavano il timo e le palme nane. A Rodalquilar, nel primo quarto del XX secolo, iniziò lo sfruttamento delle miniere d’oro, che proseguì fino al 1966. L’area ora occupata dal Parco Naturale venne risparmiata dallo sviluppo incontrollato degli anni sessanta e settanta, grazie all’isolamento e alla mancanza di strade e comunicazioni, ciò permise la conservazione del suo paesaggio subdesertico. Purtroppo, negli ultimi anni, pur essendo diventato Parco Naturale e Riserva della Biosfera, questa zona ha subito la crescita immobiliare più spettacolare nella sua storia, con una sempre maggior pressione sulla fauna, sulla flora e sulla sua ricchezza paesaggistica. La smania di costruire dei comuni e la pressione degli speculatori immobiliari, insieme con la mancanza di fermezza e di controllo da parte delle autorità ambientali del Governo dell’Andalusia, stanno portando al sovraffollamento, senza contare l’impatto delle attività industriali e dell’enorme diffusione dell’uso delle serre in agricoltura, uno dei problemi più pressanti di oggi. 104
5.2 ARCHITETTURA VERNACOLARE Già nel XVII secolo, le fortezze e le torri erano un elemento fondamentale per l’occupazione del territorio, fornendo la necessaria sicurezza contro la minaccia degli attacchi dei pirati di origine nordafricana. Durante il regno di Carlo III venne istituito un sistema difensivo efficace riparando le torri medievali e costruendo nuove fortezze e torri di guardia. L’occupazione francese del primo Ottocento lasciò in uno stato pietoso varie fortificazioni. Attualmente, lo stato di conservazione delle torri costiere e delle fortificazioni che occupano il Parco Naturale è in generale buona. Molto importanti sono anche gli arsenali costieri di San Felipe a los Escullos, San Ramon al Playazo, e San Pedro. Le torri sparse lungo la costa sono: Torregarcía, Cabo de Gata, Vela Blanca, Cala Higuera, Los Lobos, torre forte di Allume e Mesa Roldán, oltre alle torri troviamo l’attuale faro di Cabo de Gata costruito sull’antico Forte di San Francisco de Paula e la fattoria fortificata de la Boveda nella Rambla del Plomo. Tutti questi avanposti difensivi sono attualmente protetti essendo dichiarati beni di interesse culturale e rientrano nella categoria di monumenti, secondo la seconda disposizione aggiuntiva della legge n. 16 del 25 giugno 1985.
5.2.1 Torri di Guardia e Fortezze Dopo la dominazione musulmana, Cabo de Gata divenne confine tra continenti e civiltà. Per arginare la marea di pirati nordafricani, a partire dalla seconda metà del s. XVI, i re cattolici si adoperarono per la costruzione di una serie di edifici militari per la difesa costiera, che, per le vicissitudini della storia, sarebbero state completate solo all’inizio del XVIII s. Il patrimonio architettonico di quel sistema difensivo è si giunto fino ai nostri giorni, ma in condizioni disastrose, salvo rare eccezioni. 105
5.2.1.1 Torri di Guardia Torre Garcia E’ l’unica fortificazione del Parco Naturale, che era ancora in piedi quando il territorio fu incorporato alla corona di Castiglia. Il 21 dicembre 1502 è stato trovato nelle vicinanze di questa torre l’immagine della Vergine del Mare, fatto che, con il passare del tempo, la rese la torre di guardia più popolare nel panorama almeriense e luogo di pellegrinaggio in onore di colei che sarebbe diventata la Santa patrono di Almeria. La prima domenica di gennaio di ogni anno, migliaia di almeriensi si recavano in processione alla Torre García a venerare la Vergine del Mare che rimase nella Torre fino a quando fu trasferita ad Almeria dall’Ordine domenicano. La Marina, il 20 novembre 1720, ordinò che Torre Garcia, da allora in poi avrebbe avuto, due uomini permanenti e sette cavalieri, tre di pattuglia fino alla Torre del Perdigal e il resto fino al Torrejon di Cabo de Gata. La Torre di guardia venne finalmente dichiarata protetta il 22 aprile 1949, grazie al Decreto che salvaguarda tutti i castelli e le fortificazioni della Spagna. Nel 1951, l’architetto Guillermo Langle Rubio Almeria eresse la Cappella di Torre García in onore della santa, la Virgen del Mar. Il passare del tempo e la mancanza di manutenzione trasformarono la torre, all’alba del XVI s., in un ammasso di rovine. Il restauro definitivo è avvenuto alla fine del XX s. da parte della Junta de Andalucía (Regione dell’Andalucia). Oggi è in buone condizioni, ma comincia già a mostrare segni di deterioramento. 106
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Torre di San Miguel de Cabo de Gata Nel XVIII secolo, durante il regno di Ferdinando VI venne costruita questa torre per facilitare l’insediamento stabile della popolazione nella zona. Fu dotata di un caporale di guardia e due vedette, di un caporale di fanteria, di quattro soldati e di un artigliere, con due pistole di piccolo calibro. L’attuale torre è stata costruita sul sito di quella distrutta nel 1658, dal terremoto che devastò la costa di Almeria. Nel XX secolo, fino al 1941, fu sotto il controllo diretto della Guardia Civile; e tuttora rimane sotto la giurisdizione della Guardia Civile, che per alcuni tempi la utilizzò come caserma, funzione che, seppur abbandonata, mantiene ancora. I bastioni, che attualmente la circondano, sono degli anni ’80 del XX secolo. 108
109
Torre de la Vela Blanca Nel XII secolo le testimonianze raccontano che veniva chiamata “As-sama-albaida” o Torre de la Vela Blanca, perché si trova in cima a quello che era un vulcano, ormai frammentato, sulla cui base emersa si può notare una grande macchia bianca, che se vista da Levante ricorda una vela gonfiata dal vento. Si tratta di uno sperone di “bentonite”, argilla bianca molto apprezzata dall’industria petrolchimica perché ampiamente utilizzata per l’estrazione del petrolio. Da quello che risulta dai documenti storici, la torre originale sarebbe scomparsa prima della presa di Almeria. A metà del XVIII s., dopo essere stata più volte in rovina, fu costruita l’attuale torre di guardia. Il progetto venne gestito dall’ingegnere militare José Crame ma la torre è stata costruita da Francisco González Pipino. La sua guarnigione era composta da tre uomini la cui funzione principale era quella di controllare i movimenti marittimi in questo settore del Mediterraneo. Negli anni ‘60 del s. XX lo Stato la cedette a un privato che, dopo averla restaurata, la utilizza come seconda casa. 110
111
Torre di Cala Higuera Questa torre di guardia venne abbandonata nel XVIII secolo, durante il regno di Carlo III. Il progetto definitivo per la sua ricostruzione si trova in un regolamento adottato il 18 agosto 1764. E’ stata progettata e realizzata quasi contemporaneamente alla Torre de la Vela Blanca e dalle stesse persone. In cambio della sua costruzione, la Corona nominò Francesco Pipino “Tenente del Battaglione di Fanteria fisso di Santo Domingo in America”. A questa torre vennero assegnati un caporale e due vedette come presidio permanente. Negli anni ‘60 del secolo scorso, come la torre della Vela Blanca, passò in mani private. Oggi la torre è in rovina. 112
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Torre Bateria di Mesa Roldan Il sito di Mesa Roldán è un promontorio vicino al villaggio di Carboneras. Sul promontorio, dalla sommità piatta, si trova la torre. Il 31 luglio 1767, l’ingegnere Jaime Conca visita la Torre di Mesa Roldán e indica nel suo rapporto che la torre fu costruita il 22 dicembre dell’anno precedente. Jaime Conca registra inoltre l’inutilità della costruzione per essere utilizzata dall’artiglieria vista la sua posizione troppo lontana dal bordo della scogliera e così in alto rispetto al livello del mare. Dopo essere passata sotto il controllo della Guardia Civile, attualmente è inutilizzata e in pessime condizioni. 114
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5.2.1.2 Fortezze Fortezza di San Felipe Il Castello di San Felipe de los Escullos è stato progettato dopo la costruzione del forte di San Josè come il più importante bastione difensivo della costa di Cabo de Gata. La sua funzione sarebbe la protezione di una grande area di costa e la protezione della popolazione, per riuscire a ripopolare la zona. Il nucleo dell’edificio venne organizzato intorno a un cortile rettangolare centrale, cui si accede attraverso un antemurale, a protezione del fossato, e un ponte levatoio. Dal cortile, attraverso una rampa, si accede all’arsenale, in grado di contenere quattro cannoni da 24 libbre.L’arsenale è l’elemento di forza della costruzione. All’interno si incontrano le segrete, le camere degli ufficiali. Nel cortile, il primo accesso a sinistra corrisponde al deposito di munizioni e polvere da sparo, seguito, a est, dal ripostiglio della guardia del magazzino e degli artiglieri. Accanto alla rampa troviamo la cappella e la sala del cappellano. Sul lato destro del cortile si trova accanto al ponte levatoio, la caserma di fanteria per un sergente, un caporale e sei soldati. Poi le stalle e il fienile per sette cavalli, e contro il lato destro della rampa, la caserma di cavalleria per un caporale e sei soldati. Ad Almeria sono state costruite con caratteristiche identiche: la Vecchia Guardia, San Felipe a Escullos, San Ramon al Playazo e Las Escobetas a Garrucha. Durante la guerra d’indipendenza, questa fortezza e tutte le altre del litorale rimasero inutilizzate. 116
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Forte di San Jose La fortezza di San Jose si trovava in cima alla Peña de Galvez, situata all’estremità nord dell’attuale nucleo urbano. In un primo momento fu destinata ad ospitare una guarnigione di 300 uomini. Insieme alle corrispondenti fortezze di Aguamarga e Cabo de Gata, controllava tutta la costa di Almeria. Il progetto definitivo della fortezza costruita in seguito non ha avuto la capacità di accogliere il contingente umano previsto. Il lavoro è stato consegnato il 9 maggio 1735. Nel XIX secolo, lo smantellamento di questo forte costiero durante la guerra d’indipendenza contro la Francia, rappresenterebbe la fine del suo ruolo di artiglieria. I progetti di riabilitazione della fortezza non furono attuati, a causa di cambiamenti politici e della scomparsa del problema dalla pirateria. Sopra questo insediamento fu costruita nel 1973 una caserma militare per la Guardia Civile, che recuperò le fondazioni e la parete del seminterrato del forte originale. Forte di San Francisco de Paula Questa fortificazione era situata vicino alla cala del Corralete. La necessità di costruire il forte risale al XVI secolo, a causa delle continue incursioni dei pirati berberi. Nel XVIII secolo venne costruita una torre d’artiglieria la cui dotazione era originariamente composta da 1 Capo e 6 Artiglieri.Divenne poi faro nel 1863, cessando le sue funzioni di sorveglianza costiera. L’attuale faro di Cabo de Gata ha una vetrata di colore rosso che indica la posizione del cosiddetto “Laja” Cabo de Gata. Si tratta di un punto in cui i fondali risalgono fino a un’altezza batimetrica di tre metri e in grado di causare danni irreparabili alle barche che hanno la sfortuna di passarci sopra. Questa è stata la causa dell’affondamento del piroscafo il cui relitto si trova nelle vicinanze di San Miguel del Cabo de Gata. Si racconta che a volte veniva acceso un falò nei pressi del faro di Cabo de Gata e che poi veniva intenzio- nalmente spento per causare l’incagliamento delle navi, che poi venivano assaltate. 118
Castello di San Pedro La fortezza costiera di San Pedro, che si trova sulla spiaggia dallo stesso nome, tra le città di Las Negras e Aguamarga inizialmente era una torre di artiglieria costruita alla fine del XVI secolo. La torre circolare aveva una guarnigione composta da un capo, un artigliere e dieci soldati, oltre a un carceriere, dal momento che questa torre serviva anche funzioni di carcere. Fin dalla sua costruzione, la torre di San Pedro ha sofferto attacchi permanenti durante le incursioni moresche sulla costa di Cabo de Gata. San Pedro è stata gravemente danneggiata dopo il terremoto del 31 Dicembre 1658: gli scarsi fondi della corona furono generosamente aumentati da Baltasar de Almansa, che aggiunse i soldi necessari per la ricostruzione. Nel 1735, l’ingegnere Felipe Crame firmò un piano di progettazione per l’ampliamento della Torre di San Pedro, che avrebbe dovuto triplicare la superficie della torre originale. Questa fortezza sarebbe diventato il secondo più grande sistema di difesa costiera, con 10 pezzi di artiglieria, rimanendo appena al di sotto del forte di San José che ne aveva 14. Tuttavia, la mancanza di risorse imposero l’abbandono di questo progetto di espansione. La popolazione del villaggio di San Pedro ha mantenuto una certa importanza fino al 1940. L’esistenza di una fonte permanente di acqua ha permesso la sussistenza di alcune popolazioni che si nutrivano dei prodotti dei frutteti e dell’allevamento di bestiame. A metà del XX secolo, la popolazione residente si trasferisce alle vicine città di Las Negras e Campohermoso, lasciando il villaggio abbandonato al suo destino. Castello di San Pedro attualmente è di proprietà privata. 119
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5.2.2 Architettura rurale 5.2.2.1 Aljibes Gli aljibes sono serbatoi utilizzati per immagazzinare l’acqua piovana che viene convogliata mediante strutture artificiali. Anche se la maggiore impronta materiale deriva dal vero e proprio serbatoio, la parte più visibile, questo è un dispositivo la cui complessità ed interesse risiede anche nelle conoscenze e nelle pratiche usate per catturare e convogliare l’acqua al serbatoio. E’ un modo molto efficiente per utilizzare l’acqua piovana nelle zone semiaride ed è diffusa in tutto il sud-est. Esistono varie e possibili soluzioni nella strutturazione di un aljibe: aljibes volta a botte o cupola; con aree di raccolta molto grandi o piccole; principalmente per il bestiame o uso misto; vicino a case o dispersi; con opere di fossati o no.. L’utilizzo principale di acqua di queste cisterne è il consumo domestico o per il bestiame, ma possono avere altri usi come la silvicoltura o le miniere. Prendendo come criterio principale il tipo di volta, classifichiamo gli aljibes in due tipi: a botte o cupola o serbatoi a pianta rettangolare o circolare (quest’ultimo discussi di seguito). Gli aljibes sono chiusi da una copertura a botte, di pianta rettangolare. Le dimensioni più comuni, secondo Gil Albarracín, sono comprese tra i 6 e i 10 metri sul suo lato più lungo e circa 5 metri di larghezza, con una profondità del bacino da 4 a 6 metri sotto il livello del suolo. Lo spessore della volta è tra i 30 ei 60 centimetri, con le dimensioni della porta, dello stagno di decantazione, e degli altri elementi, variabili, come la forma e la dimensione della scala quando c’è. La cisterna è costruita nei luoghi di passaggio dell’acqua piovana. Va prima scavato un buco nel suolo delle dimensioni desiderate, quindi si fanno le fondazioni e si eleva un muro di pietra, di solito di origine vulcanica e calce, per raggiungere la superficie. La cupola del pozzo è composta da sezioni di arco, costruita a partire da una struttura di legno a forma di arco a tutto, largo circa 50 cm, in cui si inseriscono le pietre che sono quindi cementate e rivestite con calce. Le volte che ne derivano sono di diversi tipi: a tutto sesto, a sesto acuto, ellittiche, ecc Le pareti possono avere contrafforti all’interno o all’esterno e all’interno sono dipinte di ocra per evitare perdite. Si costruiva anche una vasca di 122
decantazione in modo tale che l’acqua arrivi senza il fango al serbatoio. chiave. Quando il serbatoio è coperto con una cupola, è noto come stagno o serbatoio. Si tratta di un deposito di un unico corpo circolare di circa tre metri di diametro e profondità della cisterna simile agli aljibes, ma di norma per sostentare una singola abitazione. Senza nessun rinforzo interno o esterno, ha una sola porta con lunetta che serve per estrarre l’acqua, possiede anche un canale di alimentazione con o senza bacino di decantazione, un bacile, un abbeveratoio nelle vicinanze, ecc Di tutti i beni registrati, gli aljibes sono quelli che sono stati mantenuti in condizioni migliori, data l’utilità costante che hanno continuato a fornire. La loro “semplicità” nella praticità costruttiva e nella forma di stoccaggio, hanno permesso di mantenere un gran numero di serbatoi in buone condizioni. Manutenzione richiede ben tenere il gesso, la vasca di decantazione pulita e rimuovere i resti della decantazione. La maggior parte dei serbatoi sono in condizioni simili di conservazione. I bacini di decantazione non sono mantenuti in perfette condizioni, a meno che il serbatoio dell’acqua continui avere un uso pratico. Le volte, in generale, sono in buone condizioni, anche se i rinzaffi mancano in molti casi, pur rimanendo essenziali per mantenere la muratura. I vasi, se non si mantengono di continuo, sono parzialmente ostruiti. Per quanto riguarda l’uso degli aljibes, una piccola parte di loro sono abbandonati, soprattutto quelli dispersi. Quelli situati, invece, vicino ai casali e alle case si continuano ad utilizzare. Spesso vengono ricostruiti, specialmente quando sono legati all’allevamento, utilizzando a volte materiali moderni (mattoni e cemento). In altri casi sono stati riutilizzati come vasche da bagno o come pozze d’acqua improvvisate. Talvolta l’estrazione viene effettuata per mezzo di un motore, guidando l’acqua con una gomma nella posizione desiderata. I pozzi meglio conservati sono quelli vicini ad una azienda zootecnica o di prodotti agricoli. Così, cisterne vicino a serre o case coloniche con il bestiame sono in perfette condizioni. Lo stesso accade con case abitate dai residenti stagionali (turisti o ex migranti) che hanno riabilitato gli aljibes, sia per la loro funzionalità che per i contenuti estetici, che contribuiscono all’identità del luogo 123
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5.2.2.2 Norias Nell’ambiente semiarido di Almería sono comuni i pozzi per l’utilizzo delle acque sotterranee, più o meno profondi e usando diverse forme di estrazione. La noria è un pozzo con paracarro e lunga vasca, generalmente rettangolare, con una macchina per sollevare l’acqua alla superficie, composta essenzialmente di due ruote di grandi dimensioni: una orizzontale che, mossa da un animale, trasmette la sua rotazione a una verticale che, fornita di corde con secchi, trasporta l’acqua in superficie. I pozzi sono collocati su piattaforme rialzate e si trovavano in zone sbancate lungo le ramblas, cercando correnti sotterranee di acque poco profonde. L’acqua è accumulata in una vasca e quindi se la ruota idraulica e la vasca erano comuni, attraverso un sistema di turni di irrigazione, venivano irrigati tutti i lotti. Il divario tecnologico delle ruote idrauliche ha fatto si che fossero sostituiti da pompe e motori diesel o che rimangano in uno stato di rovina progressiva. A questa situazione sfugge la notevole eccezione della Noria del Pozo de los Frailes, già riabilitata. L’estrazione dell’acqua è effettuata con asini e muli che lavorano in turni di massimo due ore, fino a quando viene svuotato il pozzo o fino a che la vasca non veiva riempita. Le norie consentono di avere bacini e abbeveratoi di dimensioni maggiori di quelle che permette di avere una cisterna. Tecnicamente correlata alle norie, è la noria a vento, un dispositivo il cui meccanismo è una fusione della ruota e il mulino, utilizzato per l’estrazione di acqua. Fondamentalmente si costituisce di un mulino, nei pressi di un pozzo, che va a sostituire le ruote, muovendo al loro posto una catena senza fine, che a volte raggiungeva fino a 40 metri di profondità. Le torri esternamente differiscono solo da quelle dei mulini a vento nella disposizione dei loro buchi e l’installazione di tubi e vasche nell’immediato intorno per conservare l’acqua estratta. 126
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5.2.2.3 Mulini a vento La forza del vento è tradizionalmente il mezzo utilizzato nell’area di Almeria per la macinazione del grano. Ciò è dovuto all’assenza di corsi d’acqua permanenti che permetterebbero il funzionamento dei mulini. In Andalusia ci sono solo due aree con predominio dei mulini a vento: Vejer de la Frontera a Cadice e Almeria. I mulini a vento del Parco Naturale di Cabo de Gata-Nijar sono molto simili al tipo di mulino cartagenero e manchego, e, sotto molti aspetti, differenti dai cosiddetti andalusi. I mulini a vento, introdotti ad Almeria nel s. XIX, persero la loro funzionalità già durante il XX secolo, con l’ultimo che fu chiuso negli anni Settanta, e da allora, si è assistito a una diffusa trascuratezza nelle loro condizioni, con la perdita dei macchinari e della maggior parte degli elementi in legno. Pur tuttavia, i mulini a vento sono elementi fondamentali e punti di riferimento paesaggistici importantissimi nella configurazione, storica e attuale, dell’area di Cabo de Gata. I mulini a vento almeriensi rientrano nel tipo mediterraneo, con torri in muratura, pianta circolare e tetto a capanna, circondato da un cerchio con blocchi in rilievo dove giravano le vele. Si trovano in punti in rilievo o in mezzo della pianura dove circolano liberamente i venti necessari al loro funzionamento. La torre, principale elemento del mulino, è costruito come il resto dell’architettura di Campo de Nijar in muratura di pietra, calce e gesso, intonacata sul lato esterno e sull’interno, è troncoconica, in alcuni casi a scaloni. Il mulino ha tre piani: la parte superiore dove si trovano i macchinari, al piano terra dove si trova la ruota e la macina, e un soppalco. Il piano di mezzo, di poca altezza (circa 1 metro) serve per stoccare parti 128
di macchinari e come magazzino per suppellettili. L’edificio è dotato di due porte opposte consentono l’accesso quando le vele del mulino chiudono una delle due porte. A coronamento del mulino c’è la guglia, fatta di tavole di legno a costoloni, elemento mobile che gira cercando i venti. Il funzionamento del mulino è basato sul far girare una ruota verticale che trasmette la forza del vento catturato dalle vele. La ruota verticale si ingrana con un’altra ruota, orizzontale, che a sua volta trasmette la potenza ad un albero di legno dove si incontrano le due macine (quella di sotto fissa e quella superiore mobile). L’energia eolica è raccolta dalle vele triangolari, fissate a un albero di legno di grandi dimensioni con corde legate attorno a dei bastoni. Tutto questo sistema veniva posto di fronte al vento e il movimento veniva trasmesso da una trave chiamata guida, che veniva bloccata a terra con l’utilizzo di pietre. I mulini a vento sono, come ruote idrauliche, un altro esempio di cattiva conservazione data la loro disfunzionalità economica nel presente. Esse differiscono dai precedenti in quanto l’estrazione dell’acqua, almeno in alcuni casi, è stata mantenuta, permettendo la funzionalità di alcuni pozzi relativamente ben conservati. Tuttavia, i mulini a vento non hanno mantenuto la loro funzione fino al presente. Alcuni sono conservati in discrete condizioni, con il mantenimento di parte o di tutto il meccanismo (anche se lo stato del legno non è ottimale). Uniche eccezioni: il Molino de Arriba di Agua Amarga e il Collado de los Genoveses, il cui stato di conservazione è buono. 129
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5.2.2.4 Pozzi Anche i pozzi vengono conservati per la loro funzionalità. Tuttavia, va detto che il lavoro principale e più faticoso per realizzare un pozzo tradizionale è quello di scavare il foro per la captazione dell’ acqua,poi viene il lavoro di muratura che di solito si limita alla prima parte del foro fino a incontrare il substrato più solido. Il rivestimento impedisce il manifestarsi di frane nella zona superficiale. La struttura del pozzo emergente dal terreno (cupola), è poca cosa ed è di scarso impatto visivo. I pozzi esistenti posseggono ancora la muratura del foro mentre in solo in alcuni casi mantengono la cupola che in diversi casi è stata trifatta con materiali non tradizionali (mattoni e cemento). 132
5.2.2.5 Cortijos Il cortijo levantino è la tipologia edilizia più nota e rappresentativa in Almeria. Intorno al cortijo levantino vi è un importante insieme di costruzioni ausiliari legate all’agricoltura e all’allevamento: recinti, stalle, forni, cisterne o serbatoi etc. Sono presenti anche pozzi, associati spesso con le norias, a formare complessi con vasche, lavanderie e piccole aree di irrigazione. Erano questi gli elementi tipologici essenziali per garantire l’insediamento umano in questo territorio. Oggi questi edifici sono in rovina e/o inutilizzati, pur essendo esempi rappresentativi di strutture storiche agricole, forme costruttive e sociali, singolari, propri dell’interazione dell’uomo con l’ambiente. Il loro mancato mantenimento, a Cabo de Gata, ha contribuito in modo sostanziale all’abbandono degli usi agrosilvopastorali che hanno caratterizzato questo territorio prima degli anni sessanta del secolo scorso. Il recupero di questi fabbricati, legato allo sviluppo rurale sostenibile e alturismo rurale sono diventate l’unica opportunità di lavoro per la popolazione. Questa è una conservazione e una riabilitazione del patrimonio architettonico basata su materiali poveri che per la loro straordinaria unicità risultano differenziare il paesaggio del Cabo. In particolare va menzionato il Cortijo del Fraile, proposto per l’inclusione come sito storico, nel Catalogo Generale del Patrimonio Storico Andaluso con l’espediente di vincolarlo ai Luoghi Legati a Federico Garcia Lorca. 133
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IL PARCO NELLA CULTURA POPOLARE
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6.1 CAMPOS DE NIJAR Parliamo di un diario pubblicato nel 1960 dallo scrittore catalano Juan Goytisolo, che raccoglie le sue note e impressioni della regione di Nijar e sulle città ed i paesaggi del Parco Naturale di Cabo de Gata (Níjar, Carboneras, San Jose, la Sierra de Gata, Rodalquilar, Escuyos, Las Negras, Agua Amarga ...). Utilizzando una tecnica innovativa, che lo rende uno dei libri di viaggio in più importante del XX secolo spagnolo, Juan Goytisolo ritrae la povertà, la sterilità, l’ignoranza e il paesaggio ostile, nella regione di Cabo de Gata, la regione più trascurata e sottosviluppata dell’Andalusia durante gran parte del ventesimo secolo. Le ragioni del sottosviluppo sono state diverse: le società minerarie avevano saccheggiato l’area senza lasciare nessun tipo di progresso e di ricchezza sostenibile per i suoi abitanti, l’agricoltura era limitata alle tecniche tradizionali di sussistenza e il turismo, che aveva cominciato ad emergere in alcune parti della Costa Sud, era solo un sogno lontano quasi inimmaginabile. Strade polverose, sentieri deserti, piante di fico e ulivi, quasi villaggi fatti di grotte cittadine, baracche ed edifici fragili, resti di cappelle perduti nelle campagne, bambini in attesa dei viaggiatori che si puliscono con la manica il viso, un vecchio rassegnato alla malattia e alla miseria. Nijar, Rodalquilar, Carboneras, Cabo de Gata sono fermate di un itinerario terribilmente ostile dal punto di vista architettonico e ambientale. La durezza del paesaggio si ammorbidisce a volte con finestre aperte su un un mondo diverso, in una certa misura un simbolo di utopia per i locali: la Barcellona che rappresenta Goytisolo, è la speranza di emigrazione, il sogno di alcuni dei personaggi che attraversano il suo cammino. Con Goytisolo si incontrano i personaggi più disparati: vasai che passano le giornate davanti al tornio, donne in lutto, precocemente invecchiate, come Modesta, la donna che sta per raggiungere Nijar, o un gruppo di ragazzi che, guidati dalla curiosità, seguono la voce narrante in una delle sue passeggiate attraverso il villaggio, “Van mal vestiti, con i pantaloni ereditati da genitori e fratelli, ma invece di gridare e impazzire come quelli che vivono nelle grotte, procedono a piedi dietro di noi in silenzio, un silenzio rispettoso “. La critica, riferendosi a questo libro, 136
ha parlato di un linguaggio pulito, diretto e agile, ma con abbastanza enfasi per evidenziare la bellezza di alcune delle sue descrizioni. Le descrizioni, appunto, ci fanno viaggiare nello squallido e arido intorno, ma anche nella semplice vita interiore, con poche ambizioni di persone che sognano la libertà. Arrivato a Rodalquilar scriverà: “Tra Cabo de Gata e Garrucha attraverso un percorso di costa arida e selvaggia, frustato dal vento in inverno (...) Ci sono scogliere, rocce, isolotti, cale... La sabbia che scorre delicatamente tra le dita e l’azzurro del mare che invita continuamente a fare bagno. “ Solo la vicinanza con alcune fattorie o aree di frutteti confinanti con i nuclei abitati che lo scrittore visita, pacificano l’austerità di un paesaggio la cui bellezza sta proprio nella sua somiglianza con alcune zone del Nord Africa ( “la foschia imbrunisce i campi. Il terreno sembra bruciato e le nuvole coronano le cime della Sierra “). Ci sono le vecchie miniere, voragini nel cui fondo asciutto crescono arbusti ed erbe, c’è una strana, quasi surreale, archeologia industriale e mineraria ( “Ricordo Garrucha, con le sue fabbriche e fonderie in rovina”). Ci sono piccole città costiere: Las Negras, los Escullos, San Jose, Carboneras ( “lucertole e pietre”, è la più povero di Spagna “, dice uno dei locali), Agua Amarga. Goytisolo viaggia condividendo il posto nei bus e parla con persone provenienti da posti più diversi. In Campos de Nijar vi è molto dialogo, scambio di opinioni e molta, molta nostalgia per un tempo e una terra perduta. La gente del posto anela il Mar Menor e i villaggi a nord della Costa, evoca Malaga, dove si trovava per fare il servizio militare o a visitare un medico, come il massimo dell’abbondanza, si parla di loro malattie e carenza di medici, invitano il viaggiatore a bere vino e mostrano, involontariamente, la realtà politica della Spagna del 1959: “Joaquin e sua moglie sono occupati a pulire il pesce e portarci una bottiglia di vino. Sul muro c’è un cartone ingiallito, con la bandiera spagnola, italiana, tedesca e portoghese e dei ritratti a colori di Salazar, Hitler, Mussolini e Franco “. In tre giorni, il nostro autore ha vissuto intensamente la durezza di un mondo che necessiterà anni per cambiare la sua situazione e che negli 137
anni Settanta sarebbe diventato lo sfondo degli “spaghetti western”, e che la democrazia e lo sviluppo renderanno terra di serre e orizzonti di plastica in cambio di standard di lavoro e di vita più alti. Goytisolo completa il suo viaggio attraverso i campi di Nijar con un viaggio in autobus in giorno di tempesta, qualcosa di raro in quel territorio: “Il cielo è come un oceano infuriato e la campagna regala silenzi nell’attesa che precede l’esplosione della tempesta: stormi di uccelli che volano a livello del suolo, l’aria è imbevuta di luce “. 138
6.2 LETTERATURA Il Cortijo del Fraile è un edificio che si trova a sud-est di Nijar (Almería), all’interno del Parco Naturale di Cabo de Gata-Nijar. Nelle vicinanze ha avuto luogo il 22 luglio 1928 l’evento conosciuto a Níjar come il crimine che ha ispirato il dramma in versi intitolato Bodas de Sangre di Federico García Lorca. 22 Luglio 1928, nella chiesa del Cortijo del Fraile sta per essere celebrato il matrimonio di Cañadas Francisca Morales, detta Paquita, 27 anni e Casimiro Perez Pinos 30 anni. “Francisco Cañada, il padre della sposa, le ha lasciato in eredità tutto ciò che possedeva: 3.500 pesetas, una casa colonica e terreni agricoli a Hualix, a circa cinque chilometri da Nijar. Era l’unico modo per mostrare sua figlia attraente agli occhi di un futuro pretendente. Secondo il pettegolezzo popolare che circola ancora nella regione, erano Carmen Cañada, sorella maggiore di Francisca e il marito José Pérez Pino, che avevano gestito le nozze con Casimiro Pérez Pino. Due fratelli, due sorelle. In questo modo l’eredità rimaneva a casa.” Ma lei era veramente innamorata solo di suo cugino Paco Montes. Il giorno del matrimonio, insieme scappano verso Almeria ma purtroppo la fuga non passa inosservata a sulla sua sorella e al cognato. “Il fatto che i giovani amanti avessero lo stesso sangue era cosa seria, ma vi erano cose peggiori: il fatto che tutto era stato preparato per Francisca per farla sposare qualche ora più tardi con un altro uomo e che quell’uomo era, come se non bastasse, il fratello del marito di sua sorella; vale a dire, il fratello di suo cognato. E inoltre tale cognato, sentendosi molto offeso, molto più che suo fratello, è uscito come un toro alla ricerca dei fuggitivi” “Chi attacca Paco è Jose Perez Pinos, mentre qualcun altro afferra Francisca Cañadas per il vestito. Era sua sorella Carmen che insieme al marito si stava dirigendo al Cortijo El Fraile e si era resa conto della fuga della coppia, decidendo poi di impedirla.” La sorella della sposa le strinse il collo finchè sembrò morta, il marito con un fucile da caccia uccise Paco Montes, alcuni suoi fratelli scoprirono il cadavere abbandonato e allertarono la Guardia Civil, che diede inizio alle indagini. 139
Inizialmente arrestarono il padre della sposa, lo sposo e la sposa, che non tradì la sorella e neanche il cognato, dicendo inizialmente che erano stati aggrediti da ladri con il volto coperto, e la versione rimase tale fino a che i colpevoli dell’omicidio non confessarono. Jose Perez, fratello dello sposo e cognato della sposa, fu condannato a tre anni di pena per l’omicidio. Carmen Cañada, sorella della sposa e moglie di Jose Perez, fu condanata per tentato omicidio. Casimiro Pérez, lo sposo, sposò un’altra donna e si trasferì per lavoro in un altro luogo, morto nel 1990 all’età di 90 anni, non ho mai voluto parlare dei fatti legati al Cortijo. Francisca Cañada, la sposa, si rinchiuse nella casa colonica in fuga dal contatto con l’esterno e morì nel 1987 a 84 anni. L’8 marzo 1933 fu presentata la prima di “Nozze di sangue” di Federico Garcia Lorca, in un teatro di Madrid. 140
6.3 CINEMA Ci sono stati e ci sono tuttora tantissimi di luoghi di Almeria scelti per le riprese di film. L’apice è stato raggiunto negli anni ‘60 e ‘70 in cui era possibile vedere passeggiare in questa parte del deserto della Spagna i più grandi nomi del cinema mondiale. Nella zona di Cabo de Gata le riprese furono così tante che si rese necessario apporre dei cartelloni sulle spiagge con scritto “lasciate concludere una scena prima di iniziarne un’altra” Sulla spiaggia della città di El Algarrobico fu montata la città di Acaba e si girò gran parte del film di “Lawrence d’Arabia”, vincitore di sette premi Oscar. La maggior parte delle scene sono state girate tra le dune di Cabo de Gata, le spiagge di Carboneras, Algarrobico e in altre località della provincia. Altri film come “Cleopatra” nel 1963, “Patton”, nel 1970 o “Indiana Jones e l’ultima crociata”, nel 1989, hanno lasciato immagini indimenticabili del parco. Uno dei più famosi è quella di Sean Connery che spaventa con il suo ombrello uno stormo di gabbiani sulla spiaggia Monsul, in realtà erano i piccioni. E’ stato anche un set più volte utilizzato da Sergio Leone nei suoi film, I paesaggi che restano nella memoria sono ancora molto simili, come quello dell’indimenticabile duello del film “Il buono, il brutto e il cattivo”, girato nella città di los Albaricoques. I bambini nel film sono ora uomini e donne che ora abitano in questa città del Parco. Poster e foto nelle spiagge e scogliere del Parco Naturale, scelti da registi di fama come Anthony Mann, John Milius, Franklin L. Schaffner, Sydney Lumet, David Lean, Harold Reini, Nicholas Ray, Richard Lester, Joseph L. riconosciuto Mankiewicz, Alain Tanner e Steven Spielberg, tra gli altri. Da Lawrence d’Arabia a Los Hombres de Paco vi sono state cento, se non migliaia di scene girate nel Parco. Fino agli anni ‘90 quando si spostarono al di fuori della città di Almeria per la mancanza di infrastrutture, e nel 90 è venuto Contro il Vento, con un già conosciuto, attraverso Almodovar, Antonio Banderas, e una giovane Emma Suárez inaugurando una nuova epoca durante la quale oltre a girare le scene, gli attori si fermavano a dormire nel Parco; in quel momento tutte le case di San José furono affittate per questo scopo mettendo i saloni dei parrucchieri o gli uffici di produzione al loro interno. Tanti film sono girati nel parco quanti sono i sogni dei suoi abitanti. 141
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ATTIVITA’ PRODUTTIVE
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Qui vengono introdotte le analisi relative alla popolazione del Parco Naturale di Cabo de Gata-Nijar, in permanente evoluzione positiva fin dall’inizio degli anni ‘90, e alle attività economiche svolte. La maggior parte dei dati utilizzati corrispondono alle informazioni relative al quadro comunale, dal momento che le informazioni ufficiali disponibili ad oggi non discriminano tra il territorio compreso nell’area protetta e il resto del comune. È quindi ancora uno strumento utile per identificare l’impatto economico dello spazio naturale sulla popolazione, soprattutto tenendo conto che in questo caso lo spazio comunale protetto è tra i più dinamici a livello socio-economico dell’Andalusia, Spagna e Europa. All’interno del Parco Naturale si contano un totale di 27 entità di popolazione distribuita tra i comuni di Almeria 3 , Nijar 17 e Carboneras 7, più i centri abitati dispersi (48 cortijadas, e più di 200 cortijos e case isolate), senza l’attuale considerazione dei centri urbani nella pianificazione urbanistica comunale. La popolazione residente è scarsa, dal momento che nessuno dei comuni ha i suoi principali centri abitati nel Parco Naturale. Se tutto lo spazio nel 1987 aveva contato 2.700 abitanti, attualmente all’interno dell’area protetta nel comune di Almeria sono registrati un totale di 1.437 residenti, a Carboneras 447, e Nijar è la più popolata, con 3.336 abitanti. In tutto il Parco Naturale di Cabo de Gata-Nijar, vi sono 5.220 abitanti registrati ai quali si sommano più di 500 residenti che non sono né stabili né si contano. La percentuale di residenti nel Parco Naturale rappresenta solo il 1,8% della popolazione totale dei tre comuni. Un’analisi dell’evoluzione della popolazione in tutti i comuni coinvolti, mostra che nella seconda metà del ventesimo secolo c’è stata una crescita significativa della popolazione di diritto. L’incremento della popolazione è dovuto al dinamismo socio-economico che ha fornito migliori mezzi di sussistenza 146
per i residenti e lavoratori in questi comuni. Questo miglioramento della situazione socio-economica, che è evidente anche nella zona del Parco Naturale, è confermata dall’importante movimento migratorio che si è verificato negli ultimi decenni, cessando di essere una zona di emigrazione per diventare un punto di riferimento importante per l’immigrazione , sia interni che esterni con più di 25 nazionalità. Tutti i comuni sono alimentati in gran parte dalla popolazione straniera, un fatto che è particolarmente rilevante in Nijar, dove quasi il 50% dei suoi abitanti attuali provengono da altri paesi. Secondo i dati delle informazioni del sistema Multiterritorial Andalusia (Istituto di Statistica di Andalusia. Ministero dell’Economia e delle Finanze. Junta de Andalucía), negli ultimi anni ha visto una crescita del reddito dichiarato, indicando uno sviluppo economico continuato nei comuni. Tuttavia, Almeria è l’unico comune il cui reddito disponibile è allo stesso livello della media nazionale, mentre i comuni di Nijar e Carboneras hanno ancora leggermente inferiore reddito pro capite. Per quanto riguarda le tasse scolastiche, i tre comuni hanno risultati molto positivi, dal momento che si può osservare un aumento significativo di tali tassi per diversi gruppi di età. Per quanto riguarda i livelli di istruzione si segnala che nei comuni di Almeria e Nijar, per il periodo 2000-2004, un aumento del numero totale di studenti in formazione di base, ma non a Carboneras che ha registrato una lieve regressione. Per quanto riguarda l’istruzione secondaria, nei tre comuni, la crescita è mantenuta nel numero di studenti iscritti alla scuola secondaria. L’evoluzione dei tassi di analfabetismo nei comuni di Carboneras e Níjar è molto positiva, perché si osserva una progressiva diminuzione della percentuale di popolazione analfabeta, sia in termini relativi che assoluti. È particolarmente significativa la riduzione della percentuale di popolazione analfabeta nel comune di Nijar. 147
7.1 AGRICOLTURA Allo stato attuale, l’agricoltura occupa circa l’11,2% della superficie totale (148.710 ettari) dell’area a Levante di Almería: 4,3% serre e 6,9% coltivazioni all’aperto. Il 69% di questa superficie agricola è costituito da serre (6.352 ha) e seminativi all’aria aperta, in particolare la lattuga (quasi 5.000 ettari). Il settore orti-frutticolo si caratterizza per essere prevalentemente familiare. In media, la superficie delle aziende agricole di produzione vegetale è 1.81 ettari, dove il 44% del lavoro è a carico degli agricoltori e delle loro famiglie. Il 56% dei lavoratori sono salariati, di questi, la stragrande maggioranza (l’80%) è formato da residenti stranieri. Per l’alto reddito generato (insieme ai servizi che la circondano, genera circa il 40% del PIL in quella zona) può essere considerato il più importante motore economico della zona, soprattutto dal 2008, dopo il forte calo del settore edile, e auspicabilmente, rimarrà tale anche in un prossimo futuro. Nel medio e nel lungo termine, non si prevedono altri settori economici in grado di offrire alternative a questa attività economica, almeno da un punto di vista quantitativo. L’agricoltura è generalmente non molto ben sviluppata attualmente a causa dell’esistenza di un ambiente fisico e naturale avverso, soprattutto per quanto riguarda il suo clima arido e le scarse risorse idriche, sia di superficie e nelle falde acquifere. Storicamente è stato sviluppato un tipo agricoltura estensiva che utilizzava l’acqua piovana, localizzata in zone con colline con poca pendenza o con terrazzamenti, e in piccole spianate, legata alle fonti, ai pozzi e ai fiumi sempre vicini ad insediamenti umani (frutteti stagionali per l’autoconsumo). In ogni caso, si è storicamente consolidata un’attività di bassa redditività, che alla fine è stata gradualmente abbandonata o sostituita dalle nuove tecnologie di coltivazione e sviluppo del settore. L’area di terreno agricolo rappresenta oggi circa il 21% della superficie del Parco Naturale e il numero di agricoltori a titolo principale (ATP) che operano nella zona si è notevolmente ridotto. Tuttavia, come già osservato, lo sviluppo e l’implementazione di tecniche di coltivazione moderne di carattere agroindustriale è stato un cambiamento sostanziale per una percentuale minima di aree con coltivazione storiche. 148
Nel PORN del 1994, tra le aree individuate come le cosiddette Zone D furono incluse le Aree di agricoltura intensiva (sottozone D3). Il PORN riconosceva che una piccola parte del Parco Naturale non era estraneo alla coltivazione forzata, e attraverso la mappatura di colture di gestione e di regolazione è venuto a definire la zona che potrebbe essere mantenuta o sviluppata per tale utilizzo. Le zone D3 comprendevano la maggior parte delle serre esistenti alla data di approvazione del PORN, più alcuni settori in cui si considerava sostenibile la costruzione di nuove serre. Si proponeva la possibilità di utilizzare per questo uso circa l’1% della superficie totale del Parco Naturale, considerando sia la sua area terrestre che l’ambiente marino. Dall’entrata in vigore del PORN l’occupazione di queste aree è aumentato, sino alla sua completa saturazione. Va notata la particolare situazione di 20 serre costruite prima del 1994, data in cui il PORN ha stabilito la zonizzazione e la regolazione degli usi del Parco Naturale, e che non sono state inserite all’interno della zona D3, per la loro posizione dispersa e isolata. Il PORN riconosce la loro esistenza, accoglie la loro trasformazione e il ripristino della zona interessata, ma non impone il ripristino coercitivamente. I principali impatti delle attività agricole sono legate ad alterazioni del suolo, ai cambiamenti nella percezione dell’indice di naturalità dei paesaggi, nonché da un inquinamento diffuso, associato alla produzione di rifiuti, sia liquidi che gassosi come fertilizzanti e pesticidi e solidi come plastica. 149
7.2 ALLEVAMENTO
L’allevamento di bestiame è stato uno degli sfruttamenti più evidenti del parco naturale, non tanto sotto i profilo economico ma per il fatto di essere stata l’attività che ha inciso sulla maggiore estensione di terreno all’interno dell’area protetta. Nel 1987 sono stati stimati più di 36.000 capi di bestiame, alla fine degli anni ‘90 erano rimaste solo 39 aziende agricole oggetto dell’indagine che avevano dichiarato un totale di 11.630 capi tra capre e pecore, perciò il numero reale potrebbe essere superiore dell’11% rispetto al dichiarato. Oggi il numero continua a regredire e non supera i 7.000 capi, inoltre è cambiata molto la loro gestione, la dimensioni della mandria, la stagionalità e l’alimentazione supplementare. All’interno del Parco Naturale si distinguono due zone differenziate per tipo di bestiame e per la gestione utilizzata: - Nel Nord, che corrisponde al termine di Carboneras, le greggi sono costituite, per lo più da capre e da pecore. Le aziende agricole sono orientate verso la produzione di latte e la gestione è in gran parte semi-intensiva, con poche uscite nei campi circostanti. - Nel Sud, che comprende i comuni di Almeria e Nijar, ci sono greggi che possono superare 1000 capi, sempre di pecore e il di capre. Qui le aziende agricole sono orientate verso la produzione di carne. La maggior parte dei terreni è in regime di utilizzo semi-intensivo e per il mantenimento del bestiame talora necessita un contributo alimentare. Questo contributo, che può raggiungere il 17% della dieta totale, si verifica soprattutto tra i mesi di maggio e settembre, quando storicamente le greggi migravano verso aree più fresche (Sierra Nevada, Gádor). Come complemento alla dieta vengono usati orzo e erba medica coltivati in azienda e con prodotto agricolo coltivato nelle serre presenti nelle zone circostanti, si osserva un significativo aumento della mortalità degli animali giovani legati all’utilizzo di quest’ultimo tipo di prodotto. Oggi la transumanza viene utilizzata solo in via eccezionale per l’alimentazione delle greggi nel periodo estivo. Gli studi indicano che la maggior parte del territorio ha un pascolo medio, considerato moderato e molto utile per la gestione della biodiversità omerale e ha altri habitat steppici. Il controllo dei pericoli del vegetale secco e il controllo delle 150
piantagioni storiche di fichi d’india e agavi è importante perchè in loro assenza le piantagioni si comportano come specie invasive. Solo alcuni settori del Parco hanno problemi specifici di degrado per pascolo eccessivo. Un’analisi recente dimostra che vi è una diminuzione delle piantagioni e, sebbene venga esercitato un maggior sfruttamento con il bestiame delle zone di coltivazione (attuali o in abbandono), nella macchia lo sfruttamento è diminuito. Questa evoluzione ha ridotto al minimo l’impatto del bestiame nelle zone di riserva, essendo in grado di affermare che le aree sono mantenute a pascolo poco sfruttato o inesistente. La capacità di sfruttamento è spesso usata come parametro per regolare la quantità di pascoli in grado di resistere senza perdita di risorse. I dati disponibili per il Parco Naturale indicano un’elevata variabilità in questo parametro. Questa variabilità ha una componente stagionale, essendo le erbe di pascolo più abbondanti durante i mesi primaverili rispetto all’autunno, e una componente annuale, che riguarda il regime delle precipitazioni poco prevedibile, tipico dell’ambiente arido. L’elevata variabilità rende questo parametro inefficace per stabilire il numero di animali che possono sfruttare il territorio senza che si produca una degradazione delle risorse o degli ecosistemi. 151
7.3 PESCA
Innanzitutto va notato che tutti i settori della società locale sono d’accordo sul fatto che, oltre alle risorse economiche che può fornire la vendita del pescato, è molto importante e positivo mantenere lo stile di vita e i valori che sono stati trasmessi di generazione in generazione, dall’attività di pesca. Inoltre, non dobbiamo dimenticare che la pesca ha un impatto positivo sul paesaggio, la gastronomia, il modo di vita e, di conseguenza, sul turismo nella zona. Nell’area di influenza socio-economica del Parco Naturale, il porto di Carboneras è quello che dispone della flotta più grande. Questo porto non è limitato solamente alle attività di pesca, ma svolge anche un’importante funzione nell’ambito sportivo, fornendo 100 ormeggi per imbarcazioni da diporto. Vi sono poi le attività di carico e scarico delle materie prime e dei prodotti relativi alle numerose industrie di questa regione, come è il caso della diga-banchina di carico e scarico delle merci provenienti dal complesso impianto di cemento. Il porto di pescatori dispone di 500 metri di banchine, con un pescaggio di 5,5 metri all’ingresso e strutture moderne per la flotta. La flotta da pesca è costituita da più di settanta imbarcazioni. Le specie più pescate sono: gamberi, imperatore, borazo, zibellino, sgombro, fregata e suri. Le imbarcazioni si concentrano nella pesca costiera, nelle zone di Levante e nelle Isole Baleari. Oltre alle barche del porto di Carboneras, nei porti di Almería e Garrucha le navi ormeggiate sviluppano le loro attività di pesca entro i limiti delle acque del Parco Naturale. La dichiarazione di Riserva Marina della Pesca dal MAPA si concentra esclusivamente sulle attività di pesca nelle acque esterne. Il numero totale di imbarcazioni autorizzate a pescare nella riserva Cabo de Gata-Nijar è 37. Di queste navi, 18 hanno il loro porto di partenza in Almeria, 17 a Carboneras, e 2 a Garrucha. Nelle acque del parco è vietato effettuare la pesca a strascico, dato che le praterie di fanerogame sarebbero danneggiate o distrutte, ma i pescherecci da traino agiscono ancora spesso in queste acque, anche se questa pratica è in declino. Oltre alle imbarcazioni autorizzate a pescare nella riserva marina c’è una piccola flotta di pesca di carattere tradizionale costituito per lo più da gruppi di imbarcazioni poco profonde. Questa 152
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flotta è concentrata in tre nuclei: Agua Amarga, La Isleta del Moro e San Miguel de Cabo de Gata. In assenza di porti in questi distretti, queste piccole imbarcazioni ancorate al largo della Isleta del Moro o di Agua Amarga, o sono ormeggiate direttamente sulla spiaggia, con torni manuali di legno, dando così un fascino speciale alle spiagge di questi centri urbani. Ci sono anche piccole imbarcazioni distribuite lungo il parco naturale con carattere essenzialmente sportivo, o che sono utilizzate dai pescatori, per lo più in pensione, e la cui pesca è destinata al consumo personale o come aiuto economico familiare, questo tipo di imbarcazioni si trova principalmente nei porti di San Jose, Las Negras e Los Escullos. Sono tutte ugualmente ormeggiate nelle spiagge fatta eccezione per il Porto di San José, che ha un carattere più sportivo e dove ci sono ormeggi a pagamento. La grandezza media di motoscafi sportivi non supera i cinque metri. Pesca sportiva, nautica e sport acquatici in generale forniscono il turismo nelle città costiere che avvantaggia i piccoli commercianti della zona costiera. Per quanto riguarda gli allevamenti ittici sono state installate gabbie per la crescita di orate davanti alla cala Carnaje, a Carboneras, ad Aguadulce, ad Adra, all’Isleta del Moro. Spesso i rifiuti organici e i mangimi attraggono altri pesci pelagici come caprioli libero, prese, ecc, che sono concentrati in gran numero vicino alle gabbie. Ciò rappresenta un ulteriore vantaggio per i pescatori della zona, ma dovrebbe essere valutato, in quanto è di impatto spaziale sulle risorse ittiche e potrebbe spostare l’ago della bilancia verso i predatori, causando indubbiamente il declino di altre specie. Per quanto riguarda il sostegno che questa misura è per i pescatori della zona non sembra vero, perché l’azienda che vende i pesci una volta ingrassati in realtà è fuori dall’ambiente, il costo di produzione può essere mantenuto solo da sussidi. Tutte le gabbie di questo tipo servono per allevare principalmente due specie, orata o branzino, per le quali il mercato è in realtà saturo. La redditività economica di questa attività non sembra quindi sostenibile. 154
7.4 ESTRAZIONE DEL SALE Le Saline di Cabo de Gata iniziarono ad essere sfruttate dai Fenici, che producevano sale in tutto il Mediterraneo mentre non vi è prova scritta di produzione sotto la dominazione musulmana. Durante il regno di Alfonso VII (1126- 1157), le saline marine furono riservate al re: questo monopolio del sale permise la raccolta di tasse e l’esportazione della produzione del sale ai paesi del Mediterraneo e alle Fiandre. Nel XIX secolo le saline videro la prima grande crisi a causa della scoperta di numerosi giacimenti di salgemma che causò un forte calo del prezzo. La legge mineraria del 1869 dichiarò in vendita tutte le saline e la produzione e la vendita del sale si liberarono del monopolio statale. Le Saline di Cabo de Gata sono state vendute all’asta nel 1872 e passarono nelle mani di privati. Nel corso della sua storia la laguna costiera storica, è stata trasformata per ottenere una maggiore produttività. Nel 1904 è stato costruito un muro di protezione contro le inondazioni, sono stati inseriti nuovi stagni per la concentrazione e percorsi che consentono il trasporto del sale dal zattere di cristallizzazione al molo Nel 1909 iniziò la costruzione del nuovo canale di approvvigionamento. La produzione di sale a Cabo de Gata in quel momento raggiungeva le 90.000 tonnellate all’anno. Nel 1925, le miniere di sale di Cabo de Gata, chiamate anche Salinas de Acosta, sono state acquisite dall’Unione Salinera di Spagna, S.A. (USESA). Negli anni ‘60 gli ultimi stagni sono stati inseriti nella produzione, la cosiddetta Rasas 1 e 2, situati a NE delle saline, dando origine al circuito dell’acqua corrente. A quel tempo, il sale veniva raccolto a mano e trasportato al molo in spiaggia, qui i camion versavano il sale in grandi chiatte che infine scaricavano su una barca ancorata in prossimità della spiaggia. Attualmente l’intero processo di raccolta è di tipo meccanico e il sale viene trasportato su strada fino al porto di Almeria, dove viene spedito. La produzione del sale copre il periodo da febbraio a settembre ed è di circa 30.000 tonnellate all’anno, esportati principalmente in Islanda per la salatura del pesce e in misura minore per la gestione delle strade. 155
7.5 ATTIVITA’ MINIERA Indubbiamente, la presenza e lo sfruttamento delle miniere d’oro è uno degli aspetti storici più notevoli di questo Parco Naturale e del patrimonio storico di Almeria nel suo complesso. L’evidenza archeologica e ricerche storiche ci confermano il periodo di massimo splendore dell’estrazione ad Almería nell’antichità. Ma fu in epoca romana che l’estrazione divenne sistematica, in particolare nel corso dei secoli II e I. I romani la resero un’attività estrattiva con ottimi profitti ma, dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, l’estrazione mineraria cessa dal momento che la presenza musulmana non perseguì questo tipo di produzione che non viene ripresa fino alla fine del XIX secolo, concentrandosi, per una prima fase, sull’estrazione del piombo. Nel 1877 la società Stolberg & Westfalen acquisisce diverse miniere presso la Boca de los Frailes (Nijar), ma l’estrazione di piombo è infruttuosa e va in declino all’inizio del XX secolo. Nel 1931 la società Minas de Rodalquilar S.A. inizia a estrarre l’oro. Questa società, fondata a Madrid nel 1928, sotto l’egida del Marchese de Arriluce Ibarra, applicava il metodo della cianurazione per ottenere l’oro. Nel 1931, le società di capitali inglesi, iniziano la fase delle miniere d’oro a Rodalquilar. Dopo la guerra civile spagnola, il 10 agosto 1941, lo Stato spagnolo nazionalizza le miniere di Rodalquilar, la cui gestione sarebbe passata all’Istituto Nazionale dell’Industria. Nel 1952 si verificano i lavori di ristrutturazione delle miniere, che comprendenti, oltre alla parte tecnica, servizi complementari: Chiesa, residenza degli insegnanti, abitazioni per ingegneri e operai, scuole, farmacia, con un investimento complessivo di 100 milioni di pesetas. Nel maggio 1956 il generale Franco visitò le strutture minerarie Rodalquilar per partecipare alla creazione di uno dei primi lingotti d’oro. Ma le miniere chiusero nel 1966 per mancanza di redditività.Nel 1991, l’Istituto Nazionale di Industria, proprietario delle miniere, vendette parte della proprietà per l’allora Agenzia per l’Ambiente del governo dell’Andalusia, per lo sviluppo di infrastrutture di base per la gestione del Parco Naturale di Cabo de Gata-Nijar. L’aumento della popolazione e lo sviluppo urbano di Rodalquilar aumentarono notevolmente dopo l’ultimo terzo del XIX secolo e 156
fino alla seconda del XX secolo, a seguito delle aspettative economiche generate dalle miniere. Tuttavia, l’attività agricola, tradizionalmente sviluppato nella zona, non fu abbandonata, ma perse il primato di attività principale della zona. La popolazione di Rodalquilar divenne il comune più importante nel comune di Nijar, raggiungendo i 1.345 abitanti nel 1960, con 500 lavoratori, di cui solo 30 sono impegnati nell’estrazione di minerali, e un totale di 280 studenti iscritti, che ha rappresentava un numero notevole per quel tempo. Il censimento della popolazione nel 1998 a Rodalquilar era di 95 abitanti. 157