Materada

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Materada

Questo libro scritto da Fulvio Tomizza narra la vita degli abitanti di Materada luogo nei pressi di Capodistria, ai tempi del dopoguerra.

Il contesto del racconto si articola attorno a un paesino povero, composto da gente che discute le proprie faccende in prevalenza in osteria. I protagonisti principali sono due fratelli Francesco, chiamato “ Franz e Berto;entrambi già con famiglia e figli piccoli che hanno creduto in buona fede a un loro zio, per l’amministrazione e la gestione di un loro terreno, nel quale peraltro loro lavorano per averne i frutti della loro fatica, e avere poi anche la parte di terreno che a loro appartiene.

Lo zio non vuole. All’epoca i terreni venivano confiscati dalla dittatura e lo zio afferma con forza di aver combattuto da vero croato per tenersi quel terreno, mentre i nipoti sono convinti che lo stesso abbia lasciato gestire la terra dal regime per poi riaverla frodando i nipoti con questa terra per loro inottenibile. L’inizio del libro però trae in inganno inizia infatti, con quella che sembra l’agonia del vecchio, e i nipoti che aspettano solo che arrivi l’ora della morte di Tia (zio) solo perché egli è vecchio e noioso, continuando invece si capisce quando sia subdolo questo personaggio. Egli infatti non solo non da niente ai nipoti ma trae in inganno anche il giudice facendogli credere che non può fare niente è ha le mani legate. Alcuni amici che lavorano per lo stesso zio dicono a Francesco di farlo interdire proponendogli di firmare una carta per l’interdizione.

Qui Franz va su tutte le furie, con questi amici peggiori del parente in quanto tramano alle spalle dello stesso e mettono lui e il fratello Berto in cattiva luce, li definisce dei vermi della peggior specie.

La loro vita era costituita principalmente dal lavoro fatto nei campi come arare la terra, seminare, trebbiare il frumento in estate, mentre la vendemmia li teneva impegnati in autunno. A contatto con la loro terra e la natura circostante.

Una Fiera memorabile per loro era quella del 1 Maggio Festa del lavoro in cui i carri sfilavano per le vie del paese, trainati dalle loro mucche addobbate anche loro con le corna colorate bianche rosse e blu e la stella rossa sulla fronte mentre sfilavano sui sentieri bianchi di Buiè (presso Materada) luogo sull’erta montagna che degrada verso il mare; con in prima fila, le autorità con gli stendardi, seguiti dai carri variopinti trainati dal bestiame. Ci sono raccontati anche ricordi di Francesco e del suo primo amore Femia che tuttora sa di buono di cipria in questo loro amarsi sopra il fieno il fatto crea in lui la vita nella desolazione del paese ormai svuotato dall’espatrio verso l’Italia della sua gente.


Ora questi ricordi, appartengono a un lontano passato, poichĂŠ tutti gli abitanti se ne vanno verso Trieste, pensando di trovare la miglior vita.


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