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Terra Violata Castelluccio di Norcia
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Luglio 2018
fotografie di Mario De Marinis
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Terra Violata Castelluccio di Norcia
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Luglio 2018
fotografie di Mario De Marinis
Terra Violata Castelluccio di Norcia
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Erano le 7.40 del 30 Ottobre del 2016, una scossa di terremoto di magnitudo 6,5 scuote la terra, nulla sarà più come prima. La cosa più importante è che per fortuna non ci sono stati morti e feriti, e già questo sa di miracolo. Uno dei borghi più belli di Italia è ormai distrutto e in ginocchio. Gli abitanti sono stati quasi tutti allontanati dal paese con l’elicottero, le strade per raggiungere Castelluccio sono impraticabili e lo saranno ancora per molti mesi. La violenza della scossa ha abbassato il livello della terra, ha tagliato i costoni delle montagne aprendo anche sulla piana crepe ed una forra a pozzo, profonda parecchi metri. Luglio 2018 a due anni di distanza dal sisma, per me entrare nella piana di Castelluccio è un’emozione per gli occhi, lo percepisco come un luogo dell’anima. Dal colle non svetta più il campanile del paese, nell’aria il silenzio impastato amorevolmente con i colori delle fioriture di papaveri, fiordalisi e lenticchie non accetta di mescolarsi con lo stridere delle benne di ruspe demolitrici, triste segno di vita e di speranza per un popolo abituato a vivere con fatica in un meraviglioso paradiso. Barcollo ma non mollo!
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Il miracolo della luce e dei colori
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Quando arrivi nella piana di Castelluccio, gli occhi si riempiono di colori, non ci sono solo i rossi e gli azzurri dei papaveri e dei fiordalisi, ma i verdi dalle mille sfumature, gli ocra i colori della terra e sopra a tutto un cielo azzurro sospeso fra le montagne, e le nuvole invece, sembrano stese come panni ad asciugare. Se come disse Ansel Adams: “Non si fanno fotografie solo con una macchina fotografica. Si mettono dentro all’atto di fotografare tutte le immagini viste, i libri letti, la musica ascoltata, le persone amate” allora penso che a Castelluccio di Norcia io abbia ritrovato me stesso, i miei studi, i miei amici, i miei amori e il mio lavoro. Come fotografo invece ho scelto di non pensare, di scattare in totale libertà, di cogliere i colori e divertirmi con le geometrie dell’aratro e della natura, dell’ordine dei campi e della luce che si modifica al passaggio di una nuvola, con la foschia del mattino o della sera. La macchina fotografica fissava per me quella parte di paesaggio, sfumature di memoria, pensieri ancestrali di arte e pittura: Vincent Van Gogh, Mondrian, Pollock, Kandinsky e di fotografia: Ansel Adams, Franco Fontana, Hans Strand. Ho giocato con forbici digitali ritagliando rettangoli di luce e colore.
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JamĂŠnez Deredia - Sentinella, bronzo (Lucca)
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JamĂŠnez Deredia - (Lucca)
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Mario De Marinis
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www.mariodemarinis.it