Opuscolo - Il Percorso della Memoria

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Aquilonia Il Percorso della Memoria

PROGRAMMA di SVILUPPO RURALE PSR CAMPANIA 2007/2013 ASSE 4 APPROCCIO LEADER PSL TERRE D’IRPINIA - MISURA 313 “incentivazione di attività turistiche”



AQUILONIA Antica cittadina osca, Aquilonia divenne uno dei centri più importanti del Sannio. Distrutta dai Romani, devastata dai barbari e riedificata dai Longobardi, subí nel 1078 una nuova distruzione da parte dei Normanni. Nel 1860, una violenta sommossa antiliberale provocò nove vittime. Ne seguí una sanguinosa repressione ed il ripristino dell’antico nome di Aquilonia. Il centro urbano di Aquilonia fu danneggiato da periodici terremoti, l’ultimo dei quali, nel 1930, risultò catastrofico. Il nuovo abitato fu delocalizzato a circa 2 Km dal vecchio: la divisione in piccole insulae, le strade larghe e rettilinee ne fanno una moderna cittadina in cui si soggiorna piacevolmente.

Denominazione Abitanti: aquiloniesi Popolazione Residente: 1.774 (Maschi 894, Femmine 880) CAP: 83041 Prefisso Telefonico: 0827 Santo Patrono: San Vito Martire - 15 giugno


Il Percorso della Memoria È un percorso turistico che parte dal Museo Etnografico “Beniamino Tartaglia” e si articola lungo il vecchio percorso processionale, passando per la Fontana del Paese Vecchio, e per il Parco Archeologico di Carbonara, per raggiungere, infine, il Museo delle Città Itineranti. Il percorso turistico ha come punto di partenza e finale due luoghi assai significativi: il Museo Etnografico “Beniamino Tartaglia” e la fontana del Paese Vecchio.

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Museo Etnografico “Beniamino Tartaglia”


Visita il sito www.ilpercorsodellamemoria.it

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Museo Etnografico “Beniamino Tartaglia” Nel Museo Etnografico c’è la storia quotidiana e secolare di una comunità; c’è la vita autentica di tante generazioni che rivive negli strumenti e negli attrezzi, nei corredi e negli arredi, negli utensili e nelle suppellettili, nei reperti e nei documenti di ogni genere, che non sono stati ordinati per collezioni ma utilizzati solo (ed è questa la peculiarità ed unicità del MUSEO) per ricostruire con rigore filologico gli ambienti abitativi e di lavoro, che consentono di affacciarsi su autentici scenari di vita vissuta, di percorrere un viaggio carico di emozioni in una realtà antica e di immergersi come per magia nella storia millenaria della nostra civiltà.

Il Museo Etnografico, efficacissimo strumento didattico, è come un grande libro scritto con il linguaggio muto e suggestivo della cultura materiale, che subito affascina e coinvolge il visitatore. I percorsi espositivi, distribuiti su circa 1.500 mq e su un’area attrezzata all’aperto, si snodano, attraverso sale, spazi e stands, in oltre 130 ambienti, raggruppati in 12 sezioni tematiche.

Il Museo Etnografico di Aquilonia, nel suo genere, è tra i piú articolati, organici e completi d’Italia: non vi è aspetto, anche minimo, dell’esistenza della comunità di una volta che non vi sia rappresentato e rigorosamente documentato.


Info Utili Museo Etnografico “Beniamino Tartaglia” di Aquilonia Via Carbonara, 3 - 83041 Aquilonia (AV) Telefono 0827.83826 - 0827 83553 Fax 0827.83826 direttore@aquiloniamusei.it - www.aquiloniamusei.it Orario visite da Aprile a Settembre tutti i giorni 10.00 - 13.00 / 16.30 - 19.30 da Ottobre a Marzo tutti i giorni 10.00 - 13.00 / 16.00 - 19.00 lunedì chiuso

Fontana del Paese Vecchio La fontana, realizzata con conci squadrati di pietra locale, è addossata ad una parete scoscesa. Le tre bocche d’acqua in origine erano sormontate e coperte da mascheroni. Di questi ne resta ora uno solo, intatto ed ancora visibile. Il disegno architettonico mostra un’alzata su cui spiccano tre nicchie. La fontana culmina con un timpano dalle cui estremità svettano tre pinnacoli. Infine, due grosse volute decorano i lati.


Al fianco un bel lavatoio con vasche in pietra, collegate tra loro per caduta. Oltre a possedere un notevole valore storico monumentale per il territorio, la “Fontana vecchia” è situata a mezza strada tra il centro attuale e il vecchio insediamento di Aquilonia. La fontana è legata a due antichi mestieri fondamentali per l’antica comunità contadina. Infatti, presso la fontana lavatoio avvenivano alcune fasi del processo di produzione e lavorazione della lana e del grano che venivano sottoposti ad operazioni di risciacquo nelle vasche in pietra del lavatoio. Al giorno d’oggi l’acqua corrente potabile è disponibile in ogni abitazione, ma in passato la distribuzione del prezioso liquido non era così capillare e la sua disponibilità era data da fontane pubbliche, poste ai crocevia delle strade, o da privati che la trasportavano fino alle abitazioni. Seguendo le rotte di antiche strade che conducono agli incantevoli borghi dell’Irpinia, si incontrano architetture d’acqua monumentali e più modeste fontane destinate ai bisogni di cittadini e animali, ma sempre contraddistinte da getti vividi, deliziosamente freschi in estate.

Parco Archeologico di Carbonara A meno di due chilometri di distanza dal centro di Aquilonia, è ubicato il Parco Archeologico del Centro Antico di Carbonara. Si tratta di un Parco di grandi dimensioni, che presenta ancora intatto il tessuto urbano. La Piazza, ricomposta con le quinte dei palazzi e delle chiese, è utilizzata come contenitore di concerti di musiche e canti tradizionali, di rappresentazione rituali e teatrali e di rievocazioni storiche.


Museo delle Città Itineranti Sempre nel Parco, al Borgo Croce, in un edificio interamente recuperato ed adattato ad esigenze espositive, è stato allestito con documenti storici, grafici, foto, filmati d’epoca, video e pannelli esplicativi, il Museo delle Città Itineranti. Esso documenta la vicenda di quei paesi d’Italia che, come Aquilonia, per effetto di eventi sismici hanno nei secoli dovuto cambiare sito e le cui comunità hanno di recente riscoperto e rivalutato quelli originari, restituendoli a nuova vita.


Scopri Aquilonia

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Badia San Vito La Badia di San Vito Martire si trova nel territorio di Aquilonia ed è distante dal centro abitato circa 2 Km. E’ collocata lungo l’importante direttrice del percorso giubilare “Pompei San Giovanni Rotondo”. Fu costruita intorno al XIII sec. ed ha conservato in parte fino ad oggi le linee architettoniche originarie pur avendo subito nei secoli interventi sia naturali che artificiali. Mantiene una strettissima relazione storica, architettonica e territoriale con i locali siti religiosi di San Francesco a Folloni, del Goleto e di Materdomini sul versante irpino, mentre su quello lucano, con l’abbazia di San Michele a Monticchio. La Badia risulta una tra le poche architetture religiose della Campania interna che si trovi nei pressi della via Appia antica che collegava Roma con Brindisi. La Chiesa a pianta rettangolare, è composta da una navata scandita da quattro campate e da una sola seminavata laterale, coperta da due campate con volta a vela, situata sul lato destro dove si trovano anche la Sagrestia ed il Campanile quadrato. La torre campanaria massiccia, realizzata in pietra calcarea, è sormontata da una cuspide piramidale in mattoni che oggi risulta rivestita di lamine protettive in rame. In fondo alla navata principale troneggia l’Altare del Santo in pietra locale. In alto, sulla nicchia, è collocato un antico stemma a rilievo di Aquilonia che mostra un braciere ardente con due soldati sanniti che prestano giuramento. L’emblema è sormontato dalla scritta in latino “Aut vincere Aut Mori”. In fondo alla navata principale è collocata sull’altare l’antica statua lignea di San Vito realizzata nella seconda metà del XIII sec. Essa raffigura il Santo in piedi con accanto due cani tenuti al guinzaglio. Il motivo iconografico richiama la particolare caratteristica di San Vito, Santo protettore, nel mondo contadino, dei mali dell’idrofobia. Nella seminavata laterale sono collocati due altari lignei: uno, più antico e di stile rinascimentale, dedicato a San Francesco di Paola, l’altro, con caratteri


stilistici tipici del linguaggio del ‘600-’700 alla Vergine del Rosario di Pompei. All’inizio della navata principale è posizionata una elegante acquasantiera a coppa, a forma di conchiglia, posta su un elegante podio modanato, scolpita in pietra rosa irpina, donata da un devoto il 1742. L’ingresso principale della Chiesa è sormontato da uno stemma pontificio con tiara, simbolo del triregno: terreno, purgante, celeste. Le chiavi di San Pietro ed il cordone che le lega simboleggiano il cielo e la terra. Lo stemma dimostra che l’Ordine a cui era affidata la custodia dell’Abbazia aveva l’approvazione pontificia. Sullo stemma è stata murata una lapide con una scritta in latino a firma dell’arciprete Pietro Giurazza che, tradotta in italiano, recita: “D.O.M. Affinchè tu, o lapide, non taccia, ma dica in che modo la generosità e la devozione di questo popolo osannante abbia restaurato questo tempio dedicato ai SS Martiri Vito, Modesto e Crescenzia già nostri patroni rovinato dell’immane voracità del tempo e quasi crollato”


Quercia di San Vito Di fronte la Chiesetta, si sviluppa uno spazio verde in cui si erge maestosa una quercia secolare, che ha visto l’evolversi della piccola chiesa, forse non dal suo primo impianto, nell’XIII sec., ma certamente da almeno quattro o cinque secoli in qua. La Quercia plurisecolare detta “Quercia di San Vito” è uno dei cento alberi più vecchi della Regione Campania. Specie: Roverella Circonferenza del tronco: mt. 5,30 Altezza: mt. 16,40 Circonferenza della chioma: mt. 120 (circa) Età stimata: circa 400 anni


Il mito di Dafne Secondo una leggenda, in passato quando qualcuno tentava di tagliarla per ricavarne della legna, al primo colpo d’ascia, questa rimaneva incuneata nel tronco e i rami piangevano “lacrime di sangue”. Dopo molti inutili tentativi, tutti compresero che la Quercia non era un albero comune ma una pianta che bisognava custodire per volontà del Santo.

Lago San Pietro Aquilaverde L’invaso della diga San Pietro-Aquilaverde è localizzato lungo l’alveo del torrente Osento, affluente del fiume Ofanto, ed è situato a cavallo dei confini dei territori dei Comuni di Monteverde, Aquilonia e Lacedonia.

L’invaso è individuato quale area “Sito di Interesse Comunitario”, Area SIC Lago San Pietro – Aquilaverde, ed è caratterizzato dalla presenza di considerevoli aree boschive sia autoctone che antropizzate; la vegetazione è quella tipica della fascia irpina della alta collina e media montagna.


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