Racconti Belli
tre
Mirko, il corriere no-stop dellĘźA11
La Grana Edizioni
Immagine di Copertina: Pietro Vanessi www.unavignettadipv.it
impaginazione e grafica: Pietro Rotelli www.pietrorotelli.com
Racconti Belli tre Tutti i diritti @ degli autori I edizione gennaio 2020 La Grana Edizioni
Mirko, il corriere no-stop dellʼA11
“Mirko? No! Se lui fermano non regge. Un cacasotto.” L’albanese veniva dalla gavetta. Piazza Puccini, poi piazza Tanucci, poi la Stazione. Anni a evitare retate, appostamenti e sequestri. Non gli andava giù che uno nuovo facesse rapida carriera. “Cacasotto, ma riflessivo.” Il capo mantenne ferma la sua decisione. “È piccolo, troppo … lui nano!” Il pusher, gli vedeva un sacco di difetti. “Nano, ma pinato!” “Pinato? Cos’è pinato?” “Robusto; basso ma solido; non una mezza sega come te!”
Gli rispose l’altro con voce metallica. La voce di un capo. “Ma lui pelato!” Non si poteva negare, ma che c’entrava? E poi, aveva peli altrove. “Pelato, ma barbuto!” L’albanese, voce stridula, insisteva. “Porta orecchino!” Vasco si stava innervosendo. Come sempre, quando uno mostrava di non esser d’accordo con lui. “Orecchino, ma d’oro!” Bashkim non voleva farla finita. “Oro, argento, rame… come pirata dei caraibi. Dà nell’occhio e ha solo una vecchia Punto!” La risposta fu secca e dura. “Punto, ma truccata! Ora basta!” Bashkim giocò l’ultima carta. “Basta sta minchia! Mi sembra imbranato!” Gelo, poi la sentenza. “Imbranato, ma adatto. Come te cinque anni fa, cazzo! Si farà”. Aveva sentenziato Vasco, il boss. Al “cazzo” di un livornese con alle spalle sette anni e mezzo, di Porto Azzurro non potevano esserci altre repliche. Mirko, parcheggiato a una decina di metri col motore acceso, nonostante ogni tanto desse un colpettino all’acceleratore per godere del rombo, aveva sentito tutto. Tirò un sospiro di sollievo. “Adatto,” così aveva sentenziato il boss.
Idoneo a fare il corriere no-stop tra Firenze e Massa. Le prime volte, in verità, se la faceva sotto: non staccava mai lo sguardo dallo specchietto. Un mese dopo invece, quando infilava il casello a Peretola, si sentiva un guerriero della strada, come Interceptor, il suo mito. A Pistoia la punto gialla rombava come una Chevrolet quattromiladue col turbo. Mirko nascondeva il pacco incastrato sotto la ruota di scorta: “Tanto con le tubeless non si buca mai!” Errore. Una mattina, prima di Capannori, s’accorse d’aver bucato. Non ci pensò più di un attimo ad accostare sulla corsia d’emergenza. Mica poteva sgranare una gomma quasi nuova o svirgolare il cerchio in lega. Indossò il giaccone rosa fosforescente, posizionò il triangolo, mise a terra il crick e con mossa secca sollevò la ruota, badando di non sporcarsi la maglietta su cui c’era scritto Mad-Max. Strinse il copertone per tendere i muscoli: bicipiti gonfi, come quelli di Conan, lo riempirono di barbaro orgoglio. “Pinato, sì!” pensava. Non si era accorto della volante della stradale. Il “Serve aiuto?” lo colse con la ruota di scorta a mezz’aria. Il pacco di marijuana nel cofano sembrava proprio un pacco di marijuana. La ruota di scorta gli scivolò dalle mani e rimbalzò sull’asfalto.
“Pinato, ma flaccido.” Avrebbe detto Bashkim, il denigratore. Una fortuna quella ruota che rimbalzava. Il poliziotto per evitare di prenderla sui piedi s’era scostato. Mirko sorrise e prima di recuperarla si preoccupò di coprire il pacco. Gli fu facile mentre afferrava la chiave inglese nel cofano. Ma un tarlo, l’ombra del dubbio, ormai gli rodeva la testa: “Qualcosa, d’improvviso, poteva andare storta.” Per due giorni aveva avuto incubi bianchi e blu: vedeva volanti a ogni casello, vedeva solo gazzelle e luci lampeggianti di blu. Non succedeva nulla, ma la paturnia cresceva, montava, l’avvolgeva e… l’opprimeva. La sera Vasco lo prese da una parte: “Domani ti affido un carico importante! Roba speciale! Vieni prima, alle sette!” Non ci dormì, la crescita di responsabilità lo faceva stare male, sempre. Il sacco era lungo e grosso, di spessa plastica nera, con la lampo e coperto di condensa. Appena uscito dal frigo. Doveva pesare parecchio: lo portavano, come due monatti, i nipoti di Vasco. “L’avete sistemato per bene?” chiese Vasco. Il nipote che camminava davanti annuì. “Da professionisti. Un colpo secco alla nuca e abbiamo scolato il sangue.” Era così grosso che non poteva stare sotto la ruota di scorta. Un brivido gelato attraversò la schiena di Mirko.
Quando lo infilarono bruscamente nel cofano, sopra il solito pacco di cannabis, c’era anche quello, si sentì uno sinistro scricchiolio d’ossa. Il sacco mostrava un rigonfiamento. Vasco alzò il piede e ci dette un violento colpo sopra. Altro scricchiolio. Da rigor mortis. Mirko sentì crescere l’angoscia. Quel sacco stile Vietnam non gli era garbato, punto. Anche meno la raccomandazione di Vasco. “È un compito più importante del solito, non ti fermare, niente stronzate, rispetta il limite e… non ti venga in mente d’esser curioso!” Un lampo cattivo era sprizzato dagli occhi iniettati di sangue del capo. Vasco gli faceva sempre una paura cane. Si guardò intorno: non vide Bashkim. C’era sempre al carico, tutte le mattine. “Mica avrà sgarrato!?” pensò. Poi per rassicurarsi: “Non può essere lui!” Se la faceva lo stesso sotto dalla paura. Guidava col piede rigido; le mani, attaccate al volante, gli dolevano. Dopo Pistoia s’accorse della gazzella dietro di lui, quasi inchiodò, eppure andava solo a 125! Il poliziotto, lo stesso della ruota, gli mostrò la paletta dal finestrino e fece cenno di accostare sulla prossima piazzola. “Cazzo, mi aspettavano… M’hanno venduto e cazzo… ora me lo trovano nel cofano!” imprecò disperato Mirko. Fece finta d’accostare, ma subito accelerò.
La Punto schizzò come la Mustang di Tom Cruise in Giorni di tuono. Il vantaggio durò poco, “Truccata, ma una Punto” avrebbe voluto dire il primo giorno il perfido Bashkim, quando Vasco, zittendolo con rabbia, gli aveva ricacciato in gola la frase. Appena si vide di nuovo affiancato, Mirko tentò di speronare l’Alfa della polizia. La vecchia auto gialla, più leggera, per via della velocità, prese il volo. Un gran bel volo. Si squarciò sul guard rail, rimbalzò e, dopo una piroetta, anche quella da film, s’infossò in un campo appena arato. La terra smossa attutì il colpo evitando l’incendio. Mirko incastrato nel posto di guida si chiedeva “come sto?” “Stordito, ma cosciente,” avrebbe risposto qualcuno. Il panico divenne terrore quando sentì il ringhio aspro della serratura lampo che s’apriva e le parole del poliziotto. “Questa poi! Un cinghiale!”
Lʼautore Oscar Montani è lo pseudonimo di Marco Santoni. Toscano nato a Montevarchi, dove vive, ama la Versilia e cerca d’essere a Viareggio tutte le volte che può. Dopo un passato di saggista e pubblicista, si dedica alla sola letteratura di genere giallo. Col suo primo romanzo “La Delta velata” (I ed 2006 – II ed 2010) con statale11 editrice, avvia la saga di Corto, skipper e detective viareggino. Seguono “Viareggio piccoli delitti imperfetti” (2006) e “I misteri della terza luna” (2007). Corto è anche il narratore delle storie in “Quando il cuoco indaga” (2008). Con “Mala tempora”, giallo storico rinascimentale, inizia nel 2008 la saga di mastro Bertuccio: il fabbro detective. Nel romanzo “L’oro degli aranci” (2009 ) riappare Corto. Nel 2009 partecipa all’antologia “L’ombra del sospetto” con 12 romanzi bonsai che aveva editato sul suo blog. Di gennaio 2010 è “Inconfessabili Moventi” raccolta di racconti apparsi nel blog. Nel 2010 esce anche “Una tranquilla provincia criminale”, quattro racconti lunghi con Corto, e lo scrittore partecipa all’antologia “Vicini da morire”. Nel 2011 pubblica il seguito delle storie di mastro Bertuccio: “Nova tempora” ed “EIKONES”, terzo romanzo della saga di Corto. Nel 2012 vede la luce “La ragazza dello scambio”, noir ambientato nel ventennio fascista.
A maggio 2013 si completa la trilogia di Bertuccio con “Precaria Tempora”. Del 2014 è “Vetera Tempora”, raccolta di racconti gialli medioevali. A maggio 2015 col marchio editoriale Nerocromo, di cui è curatore, stampa “Il verso della civetta”, secondo romanzo della trilogia del ventennio. A luglio 2015 esce “Lo chalet in pineta”, raccolta di racconti viareggini con Corto e il maresciallo Miglietta come protagonisti. Nel 2016 “Donne d'arcani minori” è il quarto romanzo della saga viareggina e con “La pazienza del gatto” si conclude la trilogia del ventennio. È del 2017 “L'ombra lunga del bonsai”, raccolta di romanzi noir cortissimi. Nel 2018 con “Morti da salotto” avvia la serie dei romanzi della Toscana napoleonica. Nel 2019 con “Magica Tempora”, riprende le indagini di Mastro Bertuccio. Sempre del 2019 è “Requiem in Re minore”, romanzo noir con cui intende, nell'occasione del decennale, commemorare e ricordare la tragedia ferroviaria di Viareggio.
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