Ciacole e altro 2 2. 2015-2011

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Massimo P.

Ciacole e altro 2 2. 2015-2011


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lunedì 9 novembre 2015 Attenzione Da moltissimo tempo ho ripetutamente lamento l'ingiustizia, l'iniquità per me palese della norma che regola l'esenzione dal pagamento delle tasse sanitarie (ticket) per i minori di 6 anni e per le persone ultra65nni (over65). Ho molte colpe. Ho 77 anni, non sono africano né asiatico né centro-sudamericano, sono sposato con una donna e non con un maschio, siamo ricchi di 2200€/mese in due e così devo pagare il ticket per me e per mia moglie, pensionata a 499,93€/mese. Le sue spese non sono detraibili né da lei perché è troppo povera (incapiente) né da me perché è troppo ricca (non a mio carico). Il 29/9/2015 ho inviato al Ministero della salute (tramite il suo sito web) richiesta di chiarimenti su tale normativa, richiesta che si può VEDERE QUI Sul sito stava scritto che mi sarebbe stata data una risposta entro 30 giorni, ma finora ho avuto solo conferma che la missiva è stata ricevuta, letta e passata a chi di competenza: praticamente nessuna risposta. E forse mai l'avrò. Ma voglio sperare che qualcuno abbia voglia di leggere quelle domande (VEDERE QUI) e magari interessarsene. Ho inviato sul web copia della stessa lettera a gruppi parlamentari della Camera dei Deputati. Non merito la loro attenzione? Non meritano il mio voto. E non dicano di stupirsi, e non dicano di dispiacersi perché aumenta l'assenteismo nelle votazioni: meno gente vota e più si


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sentono liberi di fare solo gli affari propri. mercoledì 21 ottobre 2015 Civismo Sono sempre più convinto che la maggioranza degli italiani ritiene sia da fessi rispettare le regole quando si può non farlo. E nessuno vuole essere fesso. Sono per primi i legislatori a fare i furbi, a emanare norme assurde difficilmente osservabili. Sembra proprio che certe norme ci siano per non essere abitualmente osservate, per consentire ai cittadini di sentirsi furbi ma dando alle autorità la possibilità di farle osservare o di lasciar correre a loro discrezione o arbitrio. Un Comune che in una strada ampia diritta fra i campi mette limiti di velocità di 50 o 30 Km/ora forse non pensa alla sicurezza stradale dei concittadini e dei passanti ma alla possibilità di rimpinguire le casse comunali, magari solo in caso di necessità. Sono convinto che troppe norme illogiche convincano i cittadini che tutte lo siano e che una persona normale non deve osservarle se non c'è qualcuno che le fa arbitrariamente osservare. E chi le dovrebbe far osservare la pensa allo stesso modo: non si rispetta una norma per il fatto che c'é, non si osserva e non si fa osservare se si ritiene stupida: la norma c'è ma si tollera l'inosservanza, si tollera l'illegalità. Mai che si pensi a regole da tutti o quasi considerate da rispettare e da far rispettare. Si da per scontato che nessuno le osservi e che ciò sia tollerato se non è segnalata la presenza di controlli, un tacito invito a non rispettare le norme quando i controlli non ci possono essere.


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Vedendo che nella mia città nessuno o quasi aspetta l'omino verde per attraversare negli incroci con semaforo pedonale devo ritenere che ci sia una a me ignota deroga comunale alla Legge. Non posso pensare infatti che la stragrande maggioranza dei concittadini violi deliberatamente le norme contribuendo a un'illegalità spicciola. Capita che l'omino verde si faccia attendere oltre il necessario, capita che ci sia l'omino rosso anche quando le vetture hanno il verde e non possono svoltare dove passano i pedoni, capita che i percorsi pedonali siano fatti pensando a gente che ha tanto tempo da perdere e tanta voglia di camminare, capita che la gente invece non voglia camminare e perdere tempo inutilmente, capita che perciò ignori zebre e semafori, però ho trovato quanto segue. "Codice della Strada ...Art. 41. Segnali luminosi .... 5. Gli attraversamenti pedonali semaforizzati possono essere dotati di segnalazioni acustiche per non vedenti. Le luci delle lanterne semaforiche pedonali sono a forma di pedone colorato su fondo nero. I colori sono: a) rosso, con significato di arresto e non consente ai pedoni di effettuare l’attraversamento, né di impegnare la carreggiata; b) giallo, con significato di sgombero dell’attraversamento pedonale e consente ai pedoni che si trovano all’interno dello attraversamento di sgombrarlo il più rapidamente possibile e vieta a quelli che si trovano sul marciapiede di impegnare la carreggiata;


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c) verde, con significato di via libera e consente ai pedoni l’attraversamento della carreggiata nella sola direzione consentita dalla luce verde." Basta percorrere Via Nord/Sud o Via Ovest/Est per vedere quanti osservano queste norme e dedurne che dev'esserci una deroga comunale per la quale le regole sucitate in città devono intendersi non obbligatorie ma facoltative, un semplice consiglio cui attenersi solo nel caso che lo si ritenga opportuno e che valgano solo in caso d'incidente per stabilire di chi sia la colpa, liberi di osservarle o meno a proprio rischio e pericolo. Se c'è una delibera in merito ringrazio fin d'ora chi avrà la cortesia di farmela conoscere, se non c'è e tutti si comportano come se ci fosse gradirei sapere se questo è tacitamente o esplicitamente consentito o sempre tollerato. martedì 29 settembre 2015 Domande Richiesta di chiarimenti al Ministero della Salute Oggetto: esenzione da tasse sanitarie (ticket) delle persone di età superiore a 65 anni. Gradirei avere risposta a quanto segue. È vero o no che l'esenzione in oggetto spetta solo se il reddito familiare non supera 36151,98€ lordi annui? È vero o no che spetta a persona sola con reddito lordo annuo di 36151€? È vero o no che invece non spetta ai coniugi con


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reddito lordo annuo di 18076€ ciascuno? o se comunque la somma dei loro redditi supera 36151,98€ lordi annui? E se è vero è questo equo o iniquo? E se è iniquo non è da cambiare? È vero o no che euro 36151.98 sono lire 70.000.000/1936,27? e che lire 1936.27 è il valore dell'euro al momento della sua adozione 1/1/1999? e che il limite lire 70.000.000 è in vigore da 1/1/1995? e che pertanto tale valore è immutato da più di 20 anni? e che secondo CCIAA Firenze il costo della vita da Dic1994 a Ago2015 è più 52,5%? e che l'equivalente di lire 70.000.000 del 1995 dovrebbe ora essere euro 55131? E se è vero é questo equo o iniquo? E se è iniquo non è da cambiare? Se quello che è iniquo non viene cambiato è perché costa troppo renderlo equo? o perché interessa troppe poche persone (pochi voti) per essere considerato iniquo? È o no subdolo considerare non più esente chi impoverendo supera il limite del 1995? e non sarebbe più onesto aggiornare quel limite e abbassarlo palesemente? o abolire per tutti l'esenzione, con meno spesa e più equità? È vero o no che l'art.31 della Costituzione prevede agevolazioni per la famiglia? e che l'art.29 definisce la famiglia come società


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naturale fondata sul matrimonio? Se questo è vero è giusto discriminare a danno delle coppie sposate? È vero o no che un cittadino italiano fuori dal comune di residenza non può usufruire in Italia del medico generico del Servizio Sanitario semplicemente recandosi da un medico convenzionato con la tessera sanitaria che dicono valida anche all'estero? E che non può presentare ricette prescritte dal suo medico in regione diversa da quella di residenza? E che esiste discriminazione tra i cittadini italiani e gli stranieri o apolidi a danno dei primi? Se tutto questo è vero è giusto non cambiare le cose e rendere il Servizio Sanitario più attento alle necessità dei contribuenti? (*) Grazie per la risposta ------------------------------------(*) Il punto 8 è stato aggiunto il 2/8/2016 venerdì 25 settembre 2015 Colosseo Mi mette a disagio pensare che la cosa italiana fra le più note al mondo, se non la più nota, sia il Colosseo. Indubbiamente dal punto di vista architettonico merita tutta l'ammirazioner di tutti. Ma non si può ignorare quello che in realtà fu: il luogo e dove furono giustiziate o assassinate per pubblico divertimento migliaia, decine di migliaia di persone. Manufatto mirabile dal punto di vista


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architettonico e esecrabile dal punto di vista storico, esalta la civiltà costruttiva dei romani e allo stesso tempo la loro inciviltà, la loro crudeltà umana. Se i campi di sterminio nazisti anziché squallidi complessi di baracche e filo spinato fossero notevoli complessi architettonici sarebbero monumenti da mostrare non con vergogna ma con orgoglio? Il colosseo forse è da confrontare con gli stadi o le plazas de toros: ma negli stadi non muore nessuno se non incidentalmente e nella plazas de toros si può esultare per la morte del toro ma nessuno esulta per il ferimento o la morte del torero. Così non succedeva nelle arene romane. La gente vi accorreva per godere della morte il più possibile atroce di persone: non mi sembra proprio una cosa di cui vantarsi: domenica 12 luglio 2015 Art. 89 Art 89 (Modificazioni del nome o del cognome) 1. Salvo quanto disposto per le rettificazioni, chiunque vuole cambiare il nome o aggiungere al proprio un altro nome ovvero vuole cambiare il cognome perché ridicolo o vergognoso o perché rivela origine naturale, deve farne domanda al prefetto della provincia del luogo di residenza o di quello nella cui circoscrizione è situato l'ufficio dello stato civile dove si trova l'atto di nascita al quale la richiesta si riferisce. Mia moglie si chiama Padoan. Non é vanitosa. altezzosa o


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snob, non vuole millantare origini anglosassoni, non vuole rinnegare le sue origini venete: se dicono "Pàdoan" corregge "Padoàn". Padoan come Mantovan, Restiglian, Trevisan, Furlan, Trentin, Bressan, Zordan, Nardin, Nardon, Munarin, Munaron,Visentin, Parolin, Corradin, Maculan e mille altri: tutti con l'accento sull'ultima sillaba, sulla vocale dove cadrebbe se detti in italiano (Padovano, Mantovano, Restigliani, Trevisano, Friulano, Trentino, ecc.) Se in italiano vi fosse l'obbligo di mettere l'accento come in spagnolo, se proprio ritenesse ridicolo o vergognoso il suo cognome mia moglie dovrebbe far domanda al prefetto per chiedere di cambiare Padoan in Pàdoan. Non essendoci tale obbligo non occorre chiederlo, basta covincersi e convincere che si scrive Padoan e si pronuncia Pàdoan come se il cognome fosse straniero e non veneto. E se fosse ministra giornalisti ossequiosi e politici direbbero tutti Pàdoan, per piaggeria o per ignoranza: tutti tranne A. Friedman e R. Brunetta, un americano e un veneto. Lo trovo irritante e non dirò mai Pàdoan, ma potrò semmai dire Màtteo o Bèrsani o Napolìtano o Pàncani o Sàrdoni o simili quando anche loro scegliessero di spostare l'accento tonico. venerdì 26 giugno 2015 Equità italiana Uno pensa: se devo 100 a Tizio, 90 a Caio, 80 a Giulio, 70 a Lucio e sanno che ho solo metà della somma dovuta, mi par


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giusto dare 50 a Tizio, 45 a Caio, 40 a Giulio e 35 a Lucio. Ma se il debitore è Renzi pensa sia giusto dare 35 a Tizio, 40 a Caio, 45 a Giulio e 50 a Lucio. Tizio Caio Giulio Lucio TOTALE

vanta 100 riceve 35 cioè vanta 90 riceve 40 cioè vanta 80 riceve 45 cioè vanta 70 riceve 50 cioè 340 170 cioè

35% 44% 56% 71% 50%

Similmente il governo italiano, dopo la sentenza della Corte Costituzionale in materia di pensioni, stabilisce che non può dare tutto a tutti e applicare la sentenza, ma decide di pagare una piccola parte del dovuto "ovviamente" in maniera inversamente proporzionale all'ammontare del credito. È vero che la Costituzione recita "Art. 53. Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività." ma qui si tratta di altra cosa, si tratta di creditori (pensionati) e debitore (INPS). Ma se anche in questo caso si vuole applicare la "progressività", basterebbe rifondere a tutti la stessa cifra ed automaticamente i crediti maggiori sarebbero rimborsati in misura meno che proporzionale dei minori. Questa ossessione per la progressività mi sembra esagerata e che tenda al livellamento, a rendere uniformi i redditi di tutti - casta esclusa - in modo da disincintivare qualsiasi ambizione personale, qualsiasi voglia di fare di più per avere di più: insomma la realizzazione del comunismo. Ma mentre si ricordano sempre dell'art.53, nessuno mai


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pensa a "Art. 31. La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose." Mentre beneficiano i crediti (pensioni) più bassi non tengono in nessun conto della situazione familiare. Poniamo che una coppia di sposi abbia crediti (pensioni) 100+0 e un'altra 70+70: la più povera riceverà 35, la più ricca 100. Equità secondo Matteo. venerdì 19 giugno 2015 Due conti Marito e moglie guadagnano insieme ben 36152€ lordi annui, in pratica circa 1050 euro netti mensili ciascuno. Pur essendo entrambi oltre i 65 anni non hanno diritto all'esenzione dalla tassa detta "ticket": in base ad un calcolo fatto nel 1994 con l'equivalente in lire di 36151,98€ di reddito allora si era considerati straricchi, indegni di beneficiare dell'esenzione e siccome l'adeguamento del limite è da decenni "all'attenzione del Ministero della Sanità e del Governo tutto" ma non è stato cambiato nemmeno di 0,02€ per arrotondarlo, oggi in due superano quel limite e devono pagare la tassa. Se fossero più giovani e avessero dei figli, con quel reddito non godrebbero dell'esenzione prevista per i minori di 6 anni (e sarebbe peggio). Non capisco come si riesca - per quanto accurati si sia - a trovare l'esatto limite sotto il quale sì e sopra il quale no; ancor meno capisco perché non ci sia una qualche


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gradualità in modo che chi ha un centesimo in più non si trovi alla fine ad avere un sacco di soldi meno di chi ha un centesimo in meno. Ma quello che trovo del tutto illogico è considerare esente un singolo che da solo guadagni 36151€ e non due sposi che in due guadagnino 36152€, cioè 18076€ ciascuno, la metà. Il fatto che il limite sia sempre quello fissato 20 anni fa, nel secolo scorso, ai tempi della lira, prima dell'avvento devastante dell'euro è semplicemente indecente: ma questo anche Renzi non lo sa o finge di non saperlo. Facendo poi due conti, quei coniugi trovano che un presunto profugo, senza avere mai lavorato, mai pagato contributi e tasse, mai contribuito in qualche modo al benessere del paese, tanto o poco che sia, guadagna (sia pure indirettamente) più di loro: 1085€ al mese e ha diritto gratuitamente a quelle prestazioni sanitarie per le quali a loro due viene richiesto di pagare la tassa. Se razzismo è atteggiamento discriminatorio a danno di gruppi di persone con caratteristiche comuni, per me questo è razzismo bell'e buono. lunedì 8 giugno 2015 Illegalità Mi basta guardare dalla finestra di casa per averne un'idea. Trovo: Codice della strada – Art. 41. Segnali luminosi.


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5. .. Le luci delle lanterne semaforiche pedonali sono a forma di pedone colorato su fondo nero. I colori sono: a) rosso, con significato di arresto e non consente ai pedoni di effettuare l’attraversamento, né di impegnare la carreggiata; b) giallo, con significato di sgombero dell’attraversamento pedonale e consente ai pedoni che si trovano all’interno dello attraversamento di sgombrarlo il più rapidamente possibile e vieta a quelli che si trovano sul marciapiede di impegnare la carreggiata; c) verde, con significato di via libera e consente ai pedoni l’attraversamento della carreggiata nella sola direzione consentita dalla luce verde articolo 40: Segnali orizzontali 1. I segnali orizzontali, tracciati sulla strada, servono per regolare la circolazione, per guidare gli utenti e per fornire prescrizioni od utili indicazioni per particolari comportamenti da seguire. .... c) attraversamenti pedonali o ciclabili; ..... Attraversamenti pedonali .........Strisce pedonali "Zebre" AMPIEZZA sezione di attraversamento 2,50 m MIN (locali, quartiere) 4,00 m MIN (altre strade) SPESSORE singola striscia 0,50 m DISTANZA tra strisce successive 0,50 m Colore bianco articolo 190: Comportamento dei pedoni


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.... 2. I pedoni, per attraversare la carreggiata, devono servirsi degli attraversamenti pedonali, dei sottopassaggi e dei sovrapassaggi. Quando questi non esistono, o distano più di cento metri dal punto di attraversamento, i pedoni possono attraversare la carreggiata solo in senso perpendicolare, con l'attenzione necessaria ad evitare situazioni di pericolo per sé o per altri. .... Dalla finestra vedo un crocevia con tanto di strisce e semafori pedonali e nessuno, proprio nessuno aspettare l'omino verde per attraversare, a meno che non ci sia un veicolo molto prossimo in arrivo; ma qualcuno neanche allora. Nessuno segue il tracciato pedonale se trova più comodo ignorarlo. Per chi va da Nord a Sud sul lato Ovest della strada, tirare diritto e attraversare dove non ci sono semafori e strisce pedonali è senz'altro più comodo che seguire il tracciato e aspettare tre volte il verde: 1. per passare sul lato Est, 2. per passare a Sud, 3. per tornare sul lato Ovest e proseguire verso Sud. Ma non vedo mai nessuno così paziente. Se non si pensa "rispetto le regole perché vanno rispettate" ma "rispetto le regole se e quando mi conviene" può benissimo capitare che convenga non aspettare il proprio turno, guidare l'auto col telefonino in mano poggiato sull'orecchio, evitare di pagare i tributi, rubacchiare il poco o il molto secondo possibilità, magari condannando chi fa lo stesso ma in scala maggiore. E può benissimo anche capitare che chi dovrebbe far rispettare le regole trovi


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conveniente non farlo. Non posso pensare che tutti, proprio tutti i miei concittadini ignorino le norme o le violino abitualmente. Forse in qualche altro art. sta scritto che l'osservanza delle regole è facoltativa o che il Sindaco può emettere un'ordinanza di deroga per cui nell'ambito comunale: a) rosso, significa dare la precedenza ai veicoli; b) giallo, significa che seguirà il rosso; c) verde, significa che si può senz'altro attraversare. Forse così non è ma così tutti pensano che sia: giovani, vecchi, bambini, italiani, albanesi, nordafricani, subsahariani, indiani, cinesi, mahori, boscimani, ucraini, russi, maschi, femmine, ecc.. E magari sarebbe giusto che così fosse. Non incentiva il rispetto della legalità constatare che tutti o gran parte dei cittadini non osservano le norme magari non solo per propensione all'illegalità ma principalmente perché é troppo gravoso rispettarle, perché le ritiene inadeguate o vessatorie o stupide. E nessuno pensa ad abolirle o a cambiarle e renderle rispettabili e rispettate: tacitamente riconoscono la loro inutilità o impraticabilità o erroneità o assurdità, ma si limitano a tollerare la non osservanza, confermando l'impressione che tutte le leggi siano facoltative e che chi le osserva sempre e comunque non è un cittadino onesto ma fesso. Sempre che ci sia qualcuno in grado di conoscere e osservare tutte le molte leggi che lo possono riguardare nel vivere quotidiano. lunedì 25 maggio 2015 Matrimoni


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I matrimoni tra uomo e donna sono sempre meno, anche perché in molti casi lo stato non tutela la "famiglia" ma la perseguita. In compenso cresce la richiesta di matrimonio tra uomo e uomo, donna e donna e magari un domani tra uomo e uomini, donna e donne, e cani, e gatti, e orsi, e canarini, ecc.: basta vi sia un legame affettivo. Da molto tempo e in molti luoghi si è ritenuto necessario un riconoscimento pubblico dell'unione uomo-donna (premessa della procreazione) considerando il lungo tempo necessario per l'autonomia dei cuccioli umani e l'opportunità di consentire loro di vivere in un ambiente il più possibile stabile e protettivo. Il matrimonio (civile o religioso con valore civile) serviva a riconoscere pubblicamente "la famiglia" e i diritti e doveri interni ed esterni dei suoi componenti. Se aveva un senso il matrimonio quando i fini erano la conservazione della specie e dei beni, quando era considerato interesse della comunità tutelare la famiglia e la sua durata, forse ora non lo è più. Ai matrimoni improvvisati seguono divorzi veloci, i figli sono un peso che non tutti sopportano o un lusso che non tutti si possono permettere, ordinandoli al supermercato se non si possono avere naturalmente. Non c'è motivo che la comunità si occupi di tutelare quello che non c'è: estendere il matrimonio civile a tutti lo rende una pagliacciata, lo si abolisca per tutti e siamo tutti uguali senza distinzioni. Per chi vuole una cosa seria c'è il matrimonio religioso, sempre che non cambi anche quello. Per avere pane ci vuole farina e acqua (e altro): con farina e farina o acqua e acqua (e altro) si avrà qualcosa che


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nessuno si sogna di chiamare pane. Per avere matrimonio ci vuole uomo e donna: con uomo e uomo o donna e donna si avrà qualcosa che sarebbe almeno opportuno non chiamare matrimonio, per non creare confusione. mercoledì 20 maggio 2015 Senza vergogna E bravo Màtteo, col bonus elettorale raccatta voti e risolve due problemi: quello di cassa e quello dell'immigrazione. Meno soldi si danno ai pensionati meno si spende e meno soldi i pensionati hanno più è facile che facciano come suggerisce la Moretti (PD): accogliere in casa gli allogeni per avere i 35 euro giornalieri che lo stato spende per loro. E senza provare vergogna offendono doppiamente gli anziani italiani: perché non danno loro nemmeno il dovuto e perché non li ritengono degni di essere trattati come gli estranei. Per chi non invitato viene da noi e mai ha contribuito al benessere (poco o tanto che sia) dell'Italia lo stato spende almeno 1050 euro al mese mentre molte persone anziane, specialmente donne che con il loro lavoro (retribuito o no) vi hanno contribuito per una vita, hanno pensioni che non arrivano ai 500. Ora queste persone per avere qualche disponibilità in più dovrebbero mettere la loro casa e se stesse al servizio dei nuovi arrivati: questo è puro razzismo, a danno degli italiani. Come mi sa di razzismo (generazionale) anche l'insistere nel dire che gli anziani "rubano" ai giovani. Se i giovani


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non trovano lavoro non è certo colpa degli anziani, loro il lavoro l'hanno lasciato e i giovani potrebbero sostituirli se il lavoro ci fosse. Non è colpa degli anziani se i giovani non trovano, non cercano o non vogliono un lavoro, non è colpa degli anziani se ora servono meno persone per fare più cose, se le imprese italiane chiudono o lavorano all'estero o se i lavoratori esteri arrivano e lavorano in Italia. E tantomeno è colpa dei pensionati "privati" se nel paese c'è e c'è stata tanta burocrazia pubblica e quindi ci sono tanti pensionati "pubblici" che, ci dicono, guadagnano mediamente il 70% in più dei "privati". La cosa non meraviglia: è più facile essere generosi a spese altrui che a spese proprie, é più facile dare aumenti immeritati (e furbetti) quando a pagare è poi il solito Pantalone. Quelli della mia età hanno cominciato a lavorare anche a 15 anni, lavoravano 48 ore alla settimana, avevano un paio di settimane di ferie e non avevano tutte le modernità cui i giovani non possono rinunciare: non so quanti giovani italiani sarebbero disposti a fare i sacrifici fatti dai loro genitori o nonni, ma ci sono gli stranieri. Con un po' di pazienza i pensionati attuali non ci saranno più e se le cose continueranno andar male di chi sarà mai la colpa? Dire poi con tono accusatorio che "le pensioni sono il 30% del welfare" se non si riferisce alla sola quota assistenziale è come dire che le spese per le l'automobili private sono il 30% delle spese per il trasporto pubblico e privato: l'assistenza è a carico della collettività, la previdenza del singolo.


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martedì 21 aprile 2015 Obbrobrio Sono il solo a ritenere un obbrobrio indecente che nel 2015 siano in vigore limiti di reddito calcolati nel 1993 e da allora rimasti immutati? Sono il solo a considerare assurdo e ridicolo che nel 2015 il limite di reddito per essere considerato famigliare a carico sia 2840,51 euro lordi annui, cioè l'equivalente in euro delle 5.500.000 lire che era nel 1994? e che per essere esenti (sotto i 6 o sopra i 65 anni d'età) dalla tassa sanitaria (ticket) sia 36151.98 euro cioè in euro i 70 milioni di lire che era nel 1994? Assurdo perché é come se in 20 anni il costo della vita sia rimasto immutato e quello che nel 1994 si comprava con 1000 lire oggi si compri con 0,52 euro, ridicolo perché in 15 anni non si è nemmeno provveduto ad arrotondare quei limiti. Da anni segnalo questo fino alla noia e me ne scuso. Ma nessun altro ne parla. Anzi no, non proprio nessuno: nel sito del Ministero della Salute da anni si trova scritto "Il problema dell'adeguamento del limite di reddito previsto per l'esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria al crescente costo della vita è, tuttavia, da tempo all'attenzione del Ministro della salute e di tutto il Governo.". Chissà per quanti decenni dovranno ancora studiarlo prima di risolverlo, magari solo dopo che due coniugi con 37€ al giorno ciascuno (36151.98€ lordi annui in due) potranno


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comprarsi si e no un bicchiere di latte. Ma anche qualora il problema venisse risolto resterebbe l'assoluta inadeguatezza dei 2840,51 euro lordi annui (236 mensili, 7.8 giornalieri), resterebbe la discriminazione tra coniugati (limite 18075€ pro-capite) e no (limite 36151€), resterebbe l'impossibilità di detrarre le spese mediche di coniuge incapiente ma con reddito superiore ai 2840,51€. Pare proprio che a nessun politico importi se una norma sia equa o iniqua ma solo quanti voti in più o in meno comporti introdurla, modificarla o abolirla. sabato 11 aprile 2015 Un anno da ministro Chissà se prima o poi non sentirò più dire Pàdoan: perché cade il governo, perché il ministro si dimette o perché finalmente i telegiornalisti si decideranno a pronunciarlo come si deve. Temo però che questa mia speranza non si avvererà, considerata la quasi assoluta preferenza per il parlare straniero a scapito di quello nostrano. Voglio anche sperare che non sia davvero lo stesso ministro a non sapere il suo cognome o a vergognarsi delle origine venete, magari millantando ascendenti anglosassoni. Secondo l'Accademia della Crusca Nel caso del ministro Padoan, non c’è dubbio che la pronuncia corretta del cognome, sul piano etimologico, sia Padoàn. Si tratta infatti di un trasparente cognome


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di origine detoponimica, che corrisponde all’etnico che designa chi è nato a Padova: padovàno in italiano, padoàn in veneto, con dileguo della consonante intervocalica e apocope della vocale atona finale dopo la nasale, conformemente alla fonetica dialettale. Ma molti cognomi di origine veneta terminanti in -n o in -r vengono pronunciati dagli italiani delle altre regioni con l’accento ritratto: è il caso di Trevisan, Benetton, Fogar. L’accentazione Pàdoan non rappresenta, dunque, una particolare “novità” di cui stupirsi. Notevole è invece il fatto che, mentre nei primi mesi di vita del governo Renzi alla televisione e alla radio le due pronunce (Pàdoan e Padoàn) si alternavano, ormai prevale decisamente la prima, perché è stata indicata come quella corretta dallo stesso interessato, la cui famiglia, di origine veneta, si trasferì in Piemonte. I termini della questione, in effetti, sono un po’ cambiati: se la pronuncia sdrucciola, pur etimologicamente erronea, è stata legittimata dal diretto interessato, gli altri (giornalisti, politici, ecc.) non hanno potuto far altro che adeguarsi. Secondo Wikipedia Pier Carlo Padoan (pronuncia [padoàn]), all'anagrafe Pietro Carlo Padoan (Roma, 19 gennaio 1950) è un economista e politico italiano. Secondo me 27 marzo 2015 Quello che sicuramente è cambiato sono i nomi: la Legge sul Lavoro è Jobs Act, Padoàn è Pàdoan, la revisione della spesa (pubblica) è Spending Review.


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10 marzo 2015 Non Padoàn ma Pàdoan: per analogia dovrei dire non padovàno ma pàdovano e di spèrare che il gòverno di Màtteo Renzi fìnisca anche per non sèntire più nòminare quel mìnistro? 22 febbraio 2015 .. Ma che parli di Jobs Act all'ONU, in USA, in India se vuole farsi capire da americani, inglesi, indiani e magari tedeschi! Qui parli come gli ha insegnato mamma! E il suo compare Padoàn che si fa chiamare Pàdoan, come fosse un baronetto inglese! Strano che lui non sia Màtteo o Mattew... 17 febbraio 2015 Càttelan, Pàdoan, Trèvisan, Fùrlan all'inglese come Cardigan, Reagan, Callegan, Truman o Cattelàn, Padoàn, Trevisàn, Furlàn alla veneta come Galàn, Bressàn, Pavàn, Cumàn e come Bassàn (Bassano), napoletàn (napoletano), Sumàn (Summano), Milàn (Milano), Favrìn, Bortolìn, Lorenzìn, Parolìn, Trentìn (trentino), Visentìn (vicentino), Marangòn (marangone, falegname), Munaròn (da munàro, mugnaio), Battistòn, ecc.? Sono foresti (stranieri) o nostrani? 17 dicembre 2014 Dopo un ministro nero, ora c'é uno straniero: forse è americano, ma non certo padovano. Lui è Pàdoan non Padoàn: "de sicuro no 'l xe nostràn". 29 novembre 2014 Chissà se con quel cognome sdrucciolo viene dal Regno Unito il ministro Pàdoan. 23 ottobre 2014


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Solo qualche giornalista dei tg ha cura d'informarsi sull'esatta indicazione di un luogo o pronuncia di un nome... trovano Padoan e dicono Pàdoan, trovano Total e dicono Tòtal. 10 ottobre 2014 Dopo Pàdoan ora abbiamo Fùrlan aspettando Pàrolin, Lòrenzin, Mànin, ecc. 18 settembre 2014 Tutto presto, tutto prima, a cominciare dagli accenti: dopo Pier Carlo Pàdoan avremo Màtteo Renzi, Gràziano Délrio, Marianna Màdia, Fedérica Moghérini, Angèlino Àlfano, Àndrea Òrlando, Fedèrica Guidi, Maurizio Màrtina, Stefania Giànnini, Dario Francèschini, Beàtrice Lorènzin e altri. 25 agosto 2014 Peter Charles Padoan (pàdoan) 6 agosto 2014 Per levarci dal pantano (paltàn) magari serviva Padovàno (padoàn) e invece Pàdovano (pàdoan) può solo levarci dal pàntano (pàltan) che non so cosa sia. 5 agosto 2014 Continuano a chiamarlo Pàdoan. O cosi continua a farsi chiamare. Per un veneto viene naturale dire padoàn, americàn, siciliàn, napoletàn, musulmàn, francescàn, veneSiàn, sacrestàn, catalàn, capitàn .. È molto più fine, più prestigioso farsi chiamare come McMillan o Cameron che come Galan o Casson. 18 luglio 2014 porre l'accento, se non sull'economia, almeno sul nome


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del suo ministro: l'economia non migliora ma tutti i Padoàn ora sanno di essere Pàdoan (pl. Pàdoani =.pàdovani) e aspettano che Napolitàno diventi Nàpolitano. 19 giugno 2014 Meno male che stamattina a "Omnibus" (la7) c'era Alan Friedman, americano: l'unico straniero fra i tanti italiani, l'unico a non dire Pàdoan all'inglese ma correttamente Padoàn alla veneta. 17 maggio 2014 Il bello del Governo Matteo Ottantaeuro è che non vedo più la Kyenge, il brutto che sento sempre dire Pàdoan. 29 aprile 2014 In veneto padoàn significa padovano e cassòn significa màdia, quel contenitore di legno che si usava per custodirvi lievito, farina ecc.. Se Pier Carlo Padoàn si dice Pàdoan allora Felice Cassòn si dirà Càsson ma Marianna Madìa sarà Màdia e nel PD resterà comunque qualcuno col nome di quel rustico mobile, non più in veneto ma in italiano. 19 aprile 2014 "Cambieremo tutto, abbiamo già cominciato": ora Provincia è organo di secondo grado, Imu è Tasi, Tarsu è Tari, povero è chi ha più di 8000 euro annui e Padoàn è Pàdoan. 19 aprile 2014 Ma Pier Carlo si fa chiamare Padoàn (padovano) come tutti in Veneto o Pàdoan che non significa niente? O dice che il Presidente della Repubblica è Napòlitano?


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Se non piace Padoàn chiamatelo Padovano, se non piace Furlàn dite Friulano. 13 aprile 2014 Forse molti veneti faticano a sentirsi cittadini di un Paese in cui non vengono rispettati nemmeno i loro cognomi e magari vorrebbero separarsi dall'Italia per non diventare Pàdoan, Trèvisan, Fùrlan, Màntoan, Brèssan, Vìsentin, Trèntin, Sànmartin, Tònin, Bèrgamin, Lòrenzin, Còrradin, Fàvrin, Pàrolin, Màrangon, Tògnon, Lùnardon, Gàstaldon, Mùnaron, Lòrenzon, Mòser, Vènier, Càstagner, Sàrtor, ecc.. Almeno in patria. 9 aprile 2014 Pànico non è Panìco, Pàdoan non è Padoàn. Il cambio del cognome è possibile ai sensi del D.P.R. 3 novembre 2000 n. 396: chissà se il ministro si è avvalso di questa possibilità, se si chiama ancora Padoàn o se non c'è cambio di cognome a chiamarlo Pàdoan, non dovendo in italiano segnare l'accento. Se invece l'ha cambiato "perché rivela origine naturale" veneta poteva chiedere il suo cognome in italiano, cioè "Padovàno". O direbbero Pàdovano? 27 marzo 2014 Se continuano a dire Pàdoan dovrò dire che io conosco Cùman, Pàdrin, Pàrolin, Rànzolin, Pèrdoncin, Rèstiglian, Còrradin, Trèvisan, Fùrlan, Trèntin e anche un vènessian, un nàpoletan, un màrostegan, un màntoan. 27 marzo 2014 Se continuano a dire Pàdoan dovrò dire che io conosco


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Cùman, Pàdrin, Pàrolin, Rànzolin, Pèrdoncin, Rèstiglian, Còrradin, Trèvisan, Fùrlan, Trèntin e anche un vènessian, un nàpoletan, un màrostegan, un màntoan. 18 aprile 2014 Accadde più di mezzo secolo fa, ma accadde davvero. Mia moglie ha uno di quei cognomi veneti terminanti in àn, con l'accento sulla a come sempre in Veneto. Non è Padoàn, ma userò questo al posto di quello vero. Quando ancora non era mia moglie abitava con la famiglia in un paese non lontano da Vicenza e aveva un fratello di nome Giuseppe che tutti, proprio tutti, chiamavano Pino e lavorava nella bergamasca. Un giorno un signore foresto suonò al campanello, mia moglie aprì e chiese cosa volesse. E quello: "Abita qui Giuseppe Pàdoan?". E mia moglie "Giuseppe Pàdoan? No, non lo conosco". E l'altro a insistere "Giuseppe Pàdoan, non è questa Via Taldeitali numero tale?". E mia moglie: "Sì però qui non abita nessun Giuseppe Pàdoan ..." ci pensa ancora un po' e poi "Ah! Pino Padoàn! Sì, abita qui: è mio fratello!" venerdì 27 febbraio 2015 Tasse Pagare le tasse (e imposte) non è così bello come diceva il ministro Pàdoa (=Padova) Schioppa. Forse il suo seguace Padoàn (=padovano) pensa più realisticamente che il bello è riscuoterle, farle pagare agli altri e beneficiarne. Pagarle


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non piace a nessuno, ma si può ben accettarle quando non sono esagerate e sproporzionate ai servizi forniti. Il peggio però è pensare, anzi sapere per certo, che si pagano anche per i molti che non le pagano, non pagano imposte, IVA, biglietto dell'autobus, tassa sanitaria, canone RAI, ecc.: va bene, è giusto pagare imposte e tasse, ma perchè io sì e altri no? Giorni fa ho sentito affermare in tv che l'90% di chi usa gli autobus a Roma non paga il biglietto. Un tempo c'era l'autista e c'era il bigliettaio, per risparmiare hanno abolito il bigliettaio: un bel risparmio se è vero che il 90% dei biglietti dovuti non vengono pagati. Per carità, c'è l'automazione e magari un bigliettaio intimidito e senza il supporto di una scorta non riuscirebbe a fare pagare il biglietto alla metà dei passeggeri, come insegnano le esperienze dei controllori in altre città. Resta il fatto che quel 10% che paga il biglietto più che onesto si sente il babbeo che paga per il 90% che viaggia gratis. Se per continuare a fornire il servizio a quegli scrocconi l'azienda aumenta il prezzo del biglietto a pagare è solo quel 10%, se il bilancio viene ripianato dal Comune con le imposte pagate dai concittadini sono essi a sopportarne il peso, se quanto pagato dai concittadini non basta e il Comune viene sovvenzionato con le imposte pagate dai cittadini italiani sono tutti gli italiani a rimetterci e i tedeschi di Germania hanno tutte le ragioni del mondo a chiamarsene fuori, visto che possono. Se davvero il 90% di furbi si fa pagare il viaggio dal 10% di gonzi la cosa più giusta da fare è abolire il biglietto (si dice ticket?) e tutti viaggiano gratis. Se non si è in grado di far pagare il biglietto al 90% dei viaggiatori tanto vale non farlo pagare: o tutti o nessuno. Così se non


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altro non ci sono furbi gongolanti e babbei avviliti: basta fare pagare con equità le imposte, ma questo è un altro discorso. Se poi uno non vuole usare l'autobus affari suoi, il servzio è offerto a tutti. Così come invece stanno le cose io non so se devo vantarmi o vergognarmi per avere fatto tre chilometri a piedi quando mi sono accorto che il bus non sarebbe partito in tempo per arrivare prima dello scadere dei 90 minuti di validità del biglietto e non avevo i soldi per acquistarne un altro. lunedì 16 febbraio 2015 Equità fiscale Domanda - Se Aldo ha 70 anni, Berto 70 anni, Carla 70 anni e il reddito lordo annuo di Aldo è 18076€, di Berto 18076€, di Carla 18076€ (1054€ netti mensili), perchè esenti dalla tassa sanitaria (ticket) sono Aldo no, Berto sì, Carla no? Risposta - Perché Aldo e Carla sono marito e moglie. Domanda - Se sono sposati Dario con Franca e Gino con Lina e percepiscono netti mensili Dario 1054,35€, Franca 1054,35€, Gino 1054,40€, Lina 1054,40€, perchè devono pagare la tassa sanitaria Dario e Franca no, Gino e Lina sì? Risposta - Perché Gino e Lina percependo 1€ lordo annuo più di Dario e Franca sono molto più ricchi. Domanda - Se a dicembre 1994 percepivano lorde annue Gino 23.026.313£ e Lina 23.026.313£ e rivalutando il loro reddito secondo l'Indice Nazionale delle variazioni dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati ora


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percepiscono Gino 18077€ e Lina 18077€ perchè nel 1995 non dovevano pagare la tassa sanitaria e nel 2015 sì? Risposta - Perché nel 1995 la somma dei loro redditi era 46.052.626£ (34,21% sotto il limite 70.000.000£) e ora ora è 36154€ (0,005587% sopra il limite 36151,98€), essendo stati rivalutati i loro redditi sì e il limite no. sabato 7 febbraio 2015 Progressività "Art. 53. Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività." Io capivo "più si è ricchi e più si paga", in misura più che proporzionale. In realtà capita anche che "più si è poveri e più si paga": per esempio le tasse sanitarie (vulgo ticket). Secondo la normativa vigente, per ragioni di reddito sono esentati dal pagamento della tassa i bambini fino a sei anni e gli anziani oltre i sessantacinque se il "reddito familiare non supera 36151,98 euro lordi annui". Sembrerebbe rispettare l'art.53 della "costituzione più bella del mondo", ma è una balla. In realtà se il reddito supera mettiamo di 100 euri quella cifra e si deve pagare 150 euro annui di tassa, chi ne aveva 100 lordi in più si trova con 150 netti in meno e quindi con minore capacità contributiva di chi ne aveva 100 in meno dei fatidici 36151,98. Non 36000 o 36152 euri: "36151,98 euro lordi annui". Sembra una cifra ridicola e lo è, solo che quella cifra ridicola conferma la progressività del "più si è poveri e più si paga".


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Nel 1994 quando furono stabiliti i limiti di reddito valevoli dal 1/1/1995 erano Lit. 70.000.000, settanta milioni di lire italiane. Quando fu adottato l'euro il cambio ufficale era 1 euro = 1936,27 lire e quindi 70000000/1936,27=36151,982936 euri, arrotondati (si fa per dire) a 36151,98. La famiglia che disponeva allora di 69.999.999 lire (una bella cifra per quel tempo) se ora dispone di 36152 euri è più povera di allora, ma deve pagare la tassa che allora non pagava: a conferma della regola "più si è poveri e più si paga". Regola ancora più evidente se si considera che 36151,98 valgono sia per famiglie composte da una sola persona che per quelle composte da 2 o più persone. Mi pare del tutto evidente che se la famiglia dispone di quel reddito le sue capacità contributive sono diverse se è composta da una sola o da dieci persone. Nel primo caso una persona è esente dalla tassa con un reddito annuo lordo di 36151 euri, nel secondo solo se dispone di 3615 euri di reddito annuo lordo medio pro capite. Per il supero del limite di due conviventi non si sommano i redditi, di due sposati sempre. Naturalmente anche chi nel 1995 era molto lontano da quel limite, anche con adeguamenti di salario o pensione inferiori all'inflazione finisce prima o poi per superarlo pur diventando più povero. E se non pensa di essere diventato nominalmente più ricco, di averlo superato e di doverlo dichiarare viene considerato un delinquente che non paga il dovuto. Sono passati più di vent'anni da quando è stato calcolato quel valore: se era equo allora non lo può essere ora e viceversa. E fra vent'anni sarà peggio.


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A me pare un'indecente iniquità, ma nessuno se ne preoccupa: non so se perché interessa pochissimi votanti o perchè una norma più giusta riguarderebbe moltissimi beneficiari e costerebbe come qualche spreco pubblico che non si vuole eliminare. A dire il vero non è del tutto così: da molti anni si può leggere nel sito del Ministero della salute che "il problema dell'adeguamento dei limiti al costo della vita è da tempo all'attenzione di questo Ministero e del governo tutto". E chissà per quanti decenni dovranno pensarci prima di risolverlo. ----------Nota - Quanto citato tra virgolette è riportato a memoria venerdì 23 gennaio 2015 Natalità C'era una volta l'albero genealogico, che cresceva come una quercia con sempre più rami. Ora se va bene c'è la canna genealogica, che cresce ma senza rami. Guardando nella mia famiglia: noi eravamo 18 cugini, i miei figli 8, i miei nipoti sono 5. Numero totale cugini (X=maschi Y=femmine) nipoti YXYXY nipoti figli XXYYXXXX figli io XYXXXYXXYXXYYXXYXX io Crescita degli alberi genealogici: dai miei nonni a me


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nipoti

XYXXXYXXYXXYYXXYXX nipoti figli XYXXYYY figli nonno paterno XY nonna paterna da me ai miei nipoti: nipoti XYY nipoti figli XXY figli nonni XY nonni Col 50% maschi, 50% femmine e 1,3 figli per donna (italiane 2012), su una popolazione di 100 persone, i figli saranno 65, i nipoti 42, i pronipoti 27, poi 17, 7, 4, 2, 1 e fine della storia: non più un albero ma una piramide Y XY XXYY XXXXYYY XXXXXXXXYYYYYYYYY XXXXXXXXXXXXXXYYYYYYYYYYYYY XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXYYYYYYYYYYYY YYYYYYYYY XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX XYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYY XYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYX YXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXY XYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYX Y Se in quella popolazione si difondesse la moda delle coppie gay la fine sarebbe ancora più rapida.


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martedì 9 dicembre 2014 Allergia Non so se succeda in altri Paesi, ma in Italia succede. Forse si tratta di un'allergia genetica, una qualche intolleranza a norme e regole. O forse è la sovrabbondante esistenza di norme e regole - spesso confuse, contradditorie, incoerenti, inapplicabili, disattese da chi le dovrebbe osservare e da chi dovrebbe farle osservare - a provocare allergia a tutte, indistintamente. Capitava e capita che le persone richiedenti un servizio siano più di quelle che lo forniscono: non potendo essere soddisfatte contemporaneamente tutte, di solito si segue un criterio di priorità. Al Pronto Soccorso si occupano prima di chi è ritento in più gravi condizioni, in qualche posto di chi è più importante o più ricco, in altri di chi è più bisognoso o più povero o altro; ma di solito nei negozi, nei bar, negli uffici, ecc. generalmente viene servito prima chi è arrivato prima. Un tempo chi arrivava dopo si metteva in coda, in fila dietro l'ultimo arrivato prima di lui. A quanto si diceva gli italiani - diversamente da altri popoli - erano decisamente allergici a mettersi pazientemente in fila ad aspettare che avanzasse. C'erano file disordinate in cui quasi sempre qualcuno riusciva a infilarsi creando discussioni o venendo servito prima del suo turno. Per ovviare alle file in piedi furono inventati "i numeri": man mano che una persona arriva prende da un distributore un tagliando con un numero progressivo e aspetta, sovente seduto, che quel numero appaia su uno schermo o venga chiamato dall'addetto al servizio. Sembra l'uovo di


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Colombo e non c'è quasi più luogo dove non ci sia il distributore di numeri o tagliandi o ticket o come altro vengono chiamati e dove non ci sia anche sempre qualcuno allergico a rispettare le regole e le altre persone. La prima cosa da fare quando si va in posto dove c'è gente in attesa è quella di cercare o chiedere dov'è il distributore dei "numeri" e prenderne uno. Poi si decide sul da farsi. Normalmente si ritiene che il numero sia una specie di prenotazione e non necessariamente si deve rimanere lì ad aspettare che appaia o venga chiamato: si calcola quanti numeri rimangono prima del proprio e si valuta il tempo necessario per servirli tutti. Se si ritiene che sia abbastanza per fare nel frattempo qualcos'altro magari si va altrove: l'importante è rientrare prima che sia chiamato il proprio numero. Una volta chiamato il successivo vale la regola "chi va all'osto perde il posto", si perde cioè il diritto di precedenza su i numeri che seguono. Credo che questa regola sia accettata un po' da tutti, me compreso. Naturalmente se quando viene chiamato un numero nessuno si fa avanti si ritiene che chi lo aveva preso abbia ritenuto di dovere aspettare troppo tempo ed abbia rinunciato e si passa al numero seguente. Questo capita spesso quando e dove sono molti utenti e molto d'attendere. Non è detto perciò che se stanno servendo il #40 ed si ha #80 si debba aspettare il disbrigo di 40 persone: qualcuna quasi sicuramente non ci sarà, o almeno si spera. Capita anche che qualcuno decida di rinunciare al servizio ma non si limiti ad andarsene: vuole fare il generoso e dà il suo tagliando a qualcun altro. Se la decisione viene presa subito e dà il suo #60 a chi sta per prendere il #61 non reca


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danno a nessuno: solo evita che questi lo stacchi, che quando sarà il turno del #60 nessuno si presenti, che chi verrà dopo sopravvaluti il tempo d'attesa. Posso magari capire - anche se non approvare - che Tizio preso il #60 per conto del fratello o cugino Caio (magari impegnato a posteggiare l'auto) glielo consegni quando arriva, ma se il #60 viene dato a chi ha l'#80, quest'ultimo sarà indebitamente beneficiato a danno di tutti quelli arrivati prima ed hanno i tagliandi dal #61 al #79 che non beneficeranno più della rinuncia del #60. E capita anche che chi aveva #80 e ora ha #60 offra #80 a chi ha #90 danneggiando cosi anche quelli con i numeri da #81 a #89, doppiamente. A quanto pare molti ritengono del tutto normale agire a questo modo: se così non fosse potrebbero fare questo traffico in segreto e forse nessuno se ne accorgerebbe. Per me invece questo comportamento è mancanza di rispetto della "fila" e delle persone in attesa, ma tanta è l'abitudine a infischiarsene delle regole e del prossimo che non pensano di fare qualcosa di scorretto. E così capita che chi va a piedi agli incroci non badi se ci sia o no il passaggio segnato o se il semaforo pedonale sia verde o rosso: un'occhiata che non ci siano in arrivo auto molto prossime e attraversa la strada. Magari non è che sia particolarmente inosservante delle norme, magari se i passaggi pedonali non lo costringessero ad allungare di molto il suo cammino e i semafori a inutili attese, magari se la circolazione pedonale fosse pensata e tracciata "cum grano salis", magari allora non penserebbe che tutto sia fatto pro forma e non per essere osservato, magari troverebbe meno stupido rispettare le norme che non


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rispettarle. E così capita che chi va in bicicletta non badi se sia o no consentito pedalare sui marciapiedi o contromano: sa solo che se così non facesse dovrebbe fare un sacco di strada in più per rispettare i sensi unici, pensa - come il pedone - che le regole siano assurde e fatte solo per non essere osservate e così non si preoccupa nemmeno del colore del semaforo. E così capita che chi va in automobile non badi molto se ci sono i limiti dei 30 o dei 90 Km orari ma eventualmente solo se ci sia o meno l'autovelox o altra diavoleria: per esperienza sa che quei limiti il più delle volte sono messi senza alcuna necessità, pensando non a rendere agevole e sicuro il traffico ma solo far cassa o - nel migliore dei casi per superficialità ed è portato a considerarli così anche quando invece sono davvero necessari. giovedì 27 novembre 2014 Miglioria peggiorativa In Veneto direbbero per analogia "pezo tacòn de sbrego". Capita che nel 2013 Nane abbia avuto una pensione di 29000€ lordi annui e sua moglie Nina una di 7150€. Nel 2014 per effetto della "perequazione" la pensione di Nane diventa 29261€ e quella di Nina 7236€ in totale 36496€. Nane e Nina si rallegrano un po' perché la pensione netta mensile di Nane passa da 1682€ a 1693€ e quella di Nina da 550€ a 557€: 18 euro in più al mese non sono molti ma sempre meglio di niente, mediamente 9€ euro su pensioni di 1116€ mensili netti a testa. In Veneto direbbero "piuttosto


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de gnente mejo piuttosto": hanno avuto una miglioria, un piccolo aumento delle pensioni, un molto parziale adeguamento all'aumento del costo della vita. A maggio arriva il tanto strombazzato bonus di 80 € netti/mese ma né Nane né Nina ne hanno beneficio alcuno. Loro sono pensionati e non rientrano tra i favoriti di Renzi, come non rientrerebbero anche se fossero entrambi lavoratori dipendenti: Nane perché troppo ricco (più di 26000€/anno), Nina perché troppo povera (meno di 8000€). Però Nane e Nina sono anziani e con l'età, si sa, arrivano i malanni. Mettiamo che nel gennaio 2015 Nina si ammali e necessiti di visite specialistiche e medicine. Prima per quelle poche volte che ne aveva avuto bisogno era esente dal pagare la tassa sanitaria (ticket) in quanto aveva più di 65 anni e la somma del suo reddito con quello del marito arrivava a 36150€ annui lordi e non superava i mitici 36151,98€, limite stabilito una volta per tutte 20 anni fa, nel 1994. Ma ora dovrà pagarla la tassa e facilmente l'ammontare per le varie prestazioni supererà i 360 euro: col minimo fisso di 10€ per ricetta ne bastano 3 al mese. Non essendo Mina a carico di Nane (anche il limite di 2840,51€ è quello da vent'anni) sarebbero entrambi "esenti da ticket" se non fossero sposati, ma lo sono da oltre 50 anni: quindi entrambi dovranno pagarsi la tassa per le loro cure e le spese per Nina non potranno nemmeno essere portate in detrazione dall'Irpef: troppo povera per poterlo fare lei, troppo ricca per poterlo fare lui, una libera interpretazione dell'art. 31 della "più bella Costituzione del mondo." Tutto questo per equità, dicono. E poi mostrano meraviglia per il calo di votanti e matrimoni.


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Quello che Nane e Nina ritenevano un aumento di 234 euro netti all'anno si rivelerà una perdita netta di almeno 126 euro, ma sarà sicuramente molto di più: è quello che io chiamo "miglioria peggiorativa". Note: Nane = Giovanni pezo tacòn de sbrego = peggio il rattoppo dello strappo (z=s dolce) piuttosto de gnente mejo piuttosto = piuttosto di niente meglio piuttosto domenica 26 ottobre 2014 Patente e libretto Trovo ne "il Giornale" che dal 3 novembre p.v. patente e libretto dovranno coincidere. "La registrazione dovrà essere fatta alla Motorizzazione e annotare sulla carta di circolazione il nome di chi utilizza in modo costante l’auto di proprietà altrui per oltre 30 giorni. Sono esentati da tale obbligo i componenti del nucleo familiare, purché conviventi" In altre parole, se non capisco male, chi guida un'auto deve risultare intestatario della stessa per essere del tutto sicuro di non incorrere in sanzioni. Se tutte le semplificazioni promesse dal Governo Renzi sono di questo tipo, meglio lasciare le cose complicate come stanno. Tizio ha la patente di guida ma non ha auto propria e usa di


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volta in volta quella che gli presta un amico o quella della moglie. Se viene fermato per un controllo dovrà dimostrare che non la usa in modo continuativo per oltre 30 giorni o dovrà dimostrare il contrario chi gli contesta l'infrazione? Tizio è regolarmente sposato e convive sempre con la moglie, nel senso di "Vivere insieme, fare vita comune con altri: il matrimonio impone ai coniugi di c. sotto lo stesso tetto" , ma non hanno la stessa residenza anagrafica e convivono o nella residenza dell'uno o in quella dell'altra, in modo pressoché equivalente. Supponendo che la circolare non sia scritta in italiano comune ma in gergo buracratico, con "conviventi" si deve intendere "aventi residenza anagrafica nello stesso comune" o forse "aventi la residenza nello stesso indirizzo", come dice "il Giornale". Tizio dovrà seguire la "semplificata" procedura indicata nella circolare ministeriale o dimostrare - non si sa in quale modo - che non usa l'auto in comodato per oltre 30 giorni? E se Tizio, poiché "il matrimonio impone ai coniugi di covivere sotto lo stesso tetto", usasse tutti i giorni l'auto della moglie prevalentemente per farle da autista o fa fattorino? Se Tizio è primo intestatario dell'auto che normalmente usa il cointestatario cosa si deve fare? E se cointestataria è la figlia anagraficamente convivente con la moglie di Tizio? Magari con la buona intenzione di semplificare le cose, mi pare che nemmeno Renzi rinunci a trovarle tutte pur di complicare la vita alla gente.


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lunedì 20 ottobre 2014 La trappola Non é convincente uno Stato che chiede ai suoi cittadini di essere onesti con esso se esso non è onesto con i cittadini, non può aspettarsi che paghino imposte e tasse per senso civico quando tende loro subdole trappole: o vi è reciproca onestà o prevale chi è più astuto, subdolo o forte. Faccio ancora una volta l'esempio di due coniugi ultrasessantacinquenni esenti dalle tasse sanitarie (ticket) per limiti di reddito considerando il reddito medio pro capite, cioè ipotizzando che ognuno dei due concorra per metà al reddito lordo familiare annuo. Il limite di reddito familiare oltre il quale pagare il ticket è stato fissato nel 1993 in 70000000 lire, cioé 35000000 medi pro-capite diventati con l'euro rispettivamente 36151.98 e 18075.99 euro. Sono una trappola entro cui cadono persone con capacità contributiva sempre più bassa man mano che con l'aumentare dell'inflazione aumenta il reddito nominale ma non quello reale, come evidenziato di seguito. Considerando il reddito medio lordo pro-capite di due sposi, beneficiava dell'esenzione dalle tasse sanitarie (ticket): nel 1994 chi nel 1993 non superava lire 35000000 = euro 18075 = 1390€ mese nel 2014 chi nel 1993 non superava lire 21875000 = euro 11297 = 869€ mese Considerando un'inflazione annua del 3% beneficerà dell'esenzione:


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nel 2015 chi nel 1993 non superava lire 21238000 = euro 10968 = 843€ mese nel 2020 chi nel 1993 non superava lire 18320000 = euro 9461 = 727€ mese nel 2025 chi nel 1993 non superava lire 15803000 = euro 8162 = 628€ mese nel 2030 chi nel 1993 non superava lire 13632000 = euro 7040 = 542€ mese nel 2035 chi nel 1993 non superava lire 11759000 = euro 6073 = 467€ mese nel 2040 chi nel 1993 non superava lire 10143000 = euro 5238 = 403€ mese nel 2045 chi nel 1993 non superava lire 8750000 = euro 4519 = 348€ mese nel 2050 chi nel 1993 non superava lire 7548000 = euro 3898 = 300€ mese nel 2055 chi nel 1993 non superava lire 6510000 = euro 3362 = 259€ mese nel 2060 chi nel 1993 non superava lire 5616000 = euro 2900 = 223€ mese nel 2065 chi nel 1993 non superava lire 4845000 = euro 2502 = 192€ mese Sul sito del Ministero della Sanità è scritto " Il problema dell'adeguamento del limite di reddito previsto per l'esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria al crescente costo della vita è, tuttavia, da tempo all'attenzione del Ministro della salute e di tutto il Governo.", ma da 20 anni il limite è immutato e lo sarà anche per i prossimi 50: per non pagare la tassa sulle prestazioni sanitarie il reddito familiare di vecchietti e bimbi non dovrà superare


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36151.98€ mentre per avere 80 euro al mese il reddito familiare delle mamme non dovrà superare 90000€. Chissà perché. Magari Renzi ha più parenti e amici fra i giovani che fra gli anziani, fra le famiglie con reddito sotto 90000 euro che fra quelle con reddito sotto 36151, fra le neomamme straniere che fra le già mamme italiane, chissà. sabato 18 ottobre 2014 Caccia al Tesoro Caio ha quasi 77 anni e non s'è mai accorto di avere malattie importanti. Sì: un'appendicite a 20 anni, una clavicola rotta a 60 anni, un'ernia inguinale a 65 anni, dolori articolari che vanno e vengono, le solite malattie stagionali oltre a quelle infantili. Non prende medicine, dal medico va solo quando si sente male ma non capita spesso, con la bella stagione fa spesso senza fretta i suoi 30-50 km in bici, anche se nell'ultimo anno non molti in salita. Un brutto giorno si sente male, malissimo. La moglie chiama il 118, lo portano in ospedale: infarto. Lo salvano, gli liberano un paio di coronarie. E il cuore va, ma troppo veloce e con ritmo irregolare. Gli danno la scossa e lo fanno ripartire come si deve. All'ospedale rimane quindici giorni. Non è il posto più bello del mondo, ma è curato e tenuto sotto controllo costante: non deve far altro che sopportare sensori e flebo e prendere le pastiglie e i pasti che ai giusti orari gli portano. Poi lo dimettono e inizia una specie di caccia al tesoro tra


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ospedale, medico generico, distaccamento ASL. Ecco come ricorda le tappe, le prove di questa specie di Caccia alla Giusta Terapia. #1. Venerdì: primo passo. Sono circa le ore 15 e il medico generico sarà in ambulatorio lunedì alle 17. Gli telefona, gli dicono di richiamare qualche ora dopo, non lo fa. Nella lettera di dimissioni indirizzata al medico curante trova la terapia giornaliera consigliata ma ignora cosa gli hanno già somministrato quel giorno. Telefona all'ospedale e sa che quel giorno deve ancora assumere solo la medicina segnata con "dopo cena". #2. Sabato: secondo passo. Controlla le medicine avute dall'ospedale con la terapia consigliata: manca uno dei farmaci e ce n'è uno non indicato in terapia ma presente nel contesto. Inoltre la dose di un farmaco (coumadin) va regolata in base alle analisi del sangue da fare il lunedì successivo mentre il prelievo risulta prenotato per il mercoledì. Così telefona all'ospedale segnalando le incongruenze: tornare al reparto per risolverle. #3. Sabato: terzo passo. La moglie va a quel reparto: le ritirano il farmaco "superfluo", le danno quello mancante, ritirano la prenotazione per il mercoledì e ne danno una per il lunedì. Siccome dalla terapia non risulta l'orario di assunzione di alcuni farmaci, a richiesta glielo scrivono a fianco di ciascuno. #4. Lunedì: quarto passo. Al mattino Caio va all'appuntamento per il prelievo del


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sangue nel reparto ospedaliero indicatogli. Gli dicono che per le dosi di "coumadin" dovrà essere seguito o dal suo medico (di base) o da un reparto dell'ospedale, di cui Caio non annota il nome confidando che il medico saprà tutta la procedura. Gli dicono anche dove può andare per i prelievi di sangue: o all'ospedale o presso un più comodo centro prelievi e il suo medico dovrà richiederne 8. #5. Lunedì: quinto passo. Al pomeriggio riceve per telefono i risultati dell'analisi, il giorno in cui dovrà ripeterla e le dosi del farmaco, scoprendo che la medicina assunta alle 10 secondo l'orario fornito dal reparto doveva essere presa alle 15 e in dose dimezzata. #6. Lunedì: sesto passo Telefona al medico per sapere quando potrà essere ricevuto, possibilmente senza dovere aspettare lungo tempo in ambulatorio. Risposta: martedì alle dodici, in altro ambulatorio. #7. Martedì: settimo passo. Alle 11:50 è con la moglie nella sala d'aspetto di quell'ambulatorio. Il medico arriva dopo più di mezz'ora e il turno di Caio dopo tre persone. Caio informa il medico dell'accaduto, il medico esamina tutta la documentazione e compila le ricette in base alla terapia consigliaita e alle altre indicazioni del reparto. Poiché sommando la sua pensione lorda con quella ora, dopo 20 anni, si superano di qualche centinaio di euro i famosi 36151,98 euro, Caio non ha diritto all'esenzione per reddito ma il medico lo informa che può avere diritto all'esenzione per evento morboso presentando un certificato dello specialista ospedaliero.


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#8. Martedì: ottavo passo. Dovendo effettuare il prelievo giovedì, subito dopo essere stato dal suo medico Caio va al non lontano distaccamento ASL per sapere cosa deve fare. All'Informazioni gli dicono di salire al Centro Prelievi. Va e gli dicono e gli scrivonol'orario dei prelievi e di recarsi venerdì X (10 giorni dopo) al laboratorio analisi dell'ospedale e chiedere della dottoressa Tal dei Tali, ma non l'ora né il motivo. Gli dicono anche di presentare la richiesta del medico allo sportello delle prenotazioni. #9. Martedì: nono passo. Caio va dove indicato, prende il ticket (nel senso di tagliando tagliacode) e aspetta il suo turno. Quando finalmente arriva gli dicono di tornare dal medico perché le richieste di "8 prelievi e 8 visite di sorveglianza" non andavano fatte su un unico modello ma su due modelli distinti: uno per i prelievi e uno per le visite. #10. Martedì: decimo passo. Mentre Caio è andato all'ASL la moglie torna all'ospedale per avere l'attestato necessario per l'esenzione e con qualche difficoltà riesce ad averlo, non in tempo per utilizzarlo quel giorno. #11. Mercoledì: undicesimo passo. La moglie va in ambulatorio del medico generico e fa presente quanto vuole l'ASL e chiede cosa fare con la dichiarazione ospedaliera. Consegna la richiesta errata, ne riceve due come vuole l'ASL e le viene detto di presentare là la dichiarazione per l'esenzione. #12. Mercoledì: dodicesimo passo. Va quindi all'ASL, presenta la dichiarazione dello


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specialista, le danno la nuova tessera sanitaria di Caio con il codice esenzione, dicendole di portarla al medico per la registrazione. L'ambulatorio del medico è chiuso, deve prenotare per il giorno dopo, paga due "ticket". All'ASL sembra naturale non tenere conto dell'esenzione appena riconosciuta, a mia moglie no e mentre era convinta di dovere pagare solo per il prelievo del giorno deve pagare per tutte 8+8 le prestazioni. #13. Mercoledì: tredicesimo passo. Va anche all'ambulatorio prelievi per chiedere a che ora Caio deve essere dalla dottoressa Tal dei Tali e per quale motivo deve andarci. Le rispondono che diranno tutto a Caio quando effettueranno il prelievo. #14. Giovedì: quattordicesimo passo. Seguendo le indicazioni, ricevute Caio alle 7:30 si reca agli ambulatori ASL per il prelievo del sangue. Vi trova molte persone in attesa. Chiede come funziona la cosa e gli dicono che viene chiamato "il numero". Caio ha due richieste del medico, due ricevute di pagamento ma non ha nessun numero e chiede dove lo danno. #15. Giovedì: quindicesimo passo. Va dove gli dicono, ma non c'è nessuno. Fortunatamente passa una signora che sembra dell'ASL. Caio le chiede dove avere il numero e gentilmente la signora risponde che deve ritornare donde era venuto e richiederlo là. #16. Giovedì: sedicesimo passo. Caio ritorna ai "prelievi", chiede permesso ai primi della fila davanti alla porta dell'ufficio, entra, dà le sue carte, riceve un cartoncino con il numero X, gli dicono di aspettare nella sala dove sono tutti gli altri ed entrare per il


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prelievo quando chiameranno "X giallo". #17. Giovedì: diciasettesimo passo. Aspetta il suo turno. Quando appare un numero sopra la porta vi entra il paziente con quel numero e ogni tanto viene chiamato un numero giallo: 13, 14, 15, 3 giallo, 16, 17, 18, 4 giallo. Dopo relativamente non molto tempo chiamano "X giallo" e Caio entra. Gli fanno il prelievo di sangue, gli scrivono pro-memoria quando e dove ritirare i risultati e di fare il prossimo prelievo lo stesso giorno dell'appuntamento con la dottoressa Tal dei Tali, salvo diverso parere del suo medico. #18. Giovedì: diciottesimo passo h 13 circa - La moglie va all'ospedale e ritira i risultati delle analisi. h 16 circa - Caio telefona al medico per comunicare il risultato e avere il dosaggio del farmaco. h 18 circa, orario ambulatoriale, va dal medico, consegna il nuovo libretto sanitario, riceve le ricette con il nuovo codice esenzione in sostituzione di quelle precedentemente avute. Il medico ritiene di anticipare il prelievo al martedì e scrive richiesta in tal senso e chiede copia della lettera di dimissione e Caio promette di portarla il giorno dopo. #19. Venerdì: diciannovesimo passo. Caio ritorna all'ambulatorio per portare la richiesta del medico di anticipare il prelievo: la data del prelievo è anticipata, quella dell'incontro con la dott.ssa Tal dei Tali confermata precisando l'ora ma senza dire del motivo. #20. Venerdì: ventesimo passo. Caio porta all'ambulatorio copia della lettera di dimissioni, un po' ridendo di se stesso per non averlo fatto prima visto


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che la lettera era indirizzata all'attenzione del medico curante. Con l'occasione chiede di avere la richiesta per una prestazione che non era stata fatta appunto in attesa dell'esenzione: la ritirerà lunedì. #21. Lunedì: ventunesimo passo. Caio va dal medico per ritirare la richiesta e per verificare la corrispondenza delle ricette già avute con la terapia consigliata. #22. Martedì: ventiduesimo passo. h 7:30 Prelievo sangue presso l'ambulatorio ASL #23. Martedì: ventitreesimo passo h 13 circa - Ospedale per ritiro analisi #24. Martedì: ventiquattresimo passo Ore 16 telefona al medico per comunicare i risultati dell'analisi e conoscere le dosi del farmaco, che vengono confermate nella misura precedente. #25. Venerdì: venticinquesimo passo Finalmente arriva il giorno dell'incontro con la dott.ssa Tal dei Tali, finalmente forse saprà il motivo dell'incontro. Caio va all'ospedale, al laboratorio analisi e dopo una non lunghissima attesa può parlare con la dott.ssa che svolge le stesse mansioni di Tal dei Tali. E così viene a sapere che quello era il reparto di cui non aveva annotato il nome al punto #4, che si tratta delle visite di sorveglianza per la corretta dosatura del "coumadin", che questo farmaco è necessario per via della fibrillazione avuta, che col farmaco interagiscono altri medicinali della terapia, che - chiedendolo - sarebbe seguito da loro, che dopo ogni prelievo presso l'ASL dovrebbe recarsi all'ospedale per avere risultati e dosaggio. A quello che


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capisce non avrebbe più bisogno di sentire il suo medico generico. Solo che per fare tutto questo deve dare il suo consenso e il suo medico deve chiedere le 8 visite di sorveglianza. A Caio pare che tale richiesta sia stata fatta, ha le ricevute di pagamento, le mostra alla dott.ssa e le chiede di verificare, lei controlla e conferma: la richiesta non c'è. Scrive una lettera da consegnare lunedì (prima non c'è) al medico generico per fargli presente la situazione, chiedendo di concordare con Caio il da farsi ed eventualmente compilare regolare richiesta di visite di sorveglianza. Fissa comunque il prossimo prelievo per martedì e l'eventuale visita per giovedì. #26. Venerdì: ventiseiesimo passo. Tornato a casa trova nella lettera per il suo medico "richiesta di 8 visite di sorveglianza": è certo che la prima richiesta fatta conteneva "8 prelievi e 8 visite di sorveglianza", ma non ha visto le due richieste sostitutive. Controlla le ricevute dei ticket versati: su una c'è "per prestazioni diagnostiche di laboratorio" sull'altra "prestazioni diagnostiche di altre prestazioni". Nessun riferimento a "visite di sorveglianza". Va all'ASL per chiedere chiarimenti e dopo un'ora è il suo turno e chiede: non risultano prenotate visite di sorveglianza. Dei due versamenti, forse non dovuti ma effettuati, uno è per i prelievi, l'altro pensava fosse magari per le analisi: ma se non è per le analisi e non è per "le visite di sorveglianza" per cosa mai è? Mistero, nessuno per ora lo sa. Chiedere lunedì mattina al Centro Prelievi E la caccia al tesoro continua.


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#27. Lunedì: ventisettesimo passo h 9 circa - Caio va al Centro Prelievi, aspetta il suo turno una decina di minuti. Fa presente quanto sopra: sembra che il disguido sia nato perché il suo medico ha anticipato al mercoledì il prelievo previsto per venerdì (v. punto 19). Non è stata fatta alcuna visita di sorveglianza ma solo un colloquio informativo. Gli restituiscono la richiesta del medico e gli dicono di presentarsi con quella all'appuntamento di mercoledì. Caio vorrebbe chiedere come mai un'esenzione fatta dall'ASL deve essere portata al medico perchè nella richiesta di prestazioni comunichi all'ASL quell'esenzione e se le tasse pagate venivano rimborsate se non dovute, ma pensa di farlo in altro momento per non complicarsi la vita ora che sembra quasi tutto risolto. #28. Lunedì: ventottesimo passo ore 17:30 - Va dal suo medico, aspetta il suo turno (1h 20m), gli consegna la lettera avuta il venerdì (v.#25) informandolo che non è necessaria la richiesta di visite di sorveglianza perchè già fatta e consegnata al Centro Prelievi (v.#16). Concorda di affidarsi al centro TAO dell'ospedale. #29. Martedì: ventinovesimo passo Prelievo del sangue. Il referto può essere ritirato il giorno stesso in ospedale o il giorno dopo presso il Centro prelievi. Caio era convinto di avere risultati e dosaggio il giovedì in occasione della visita prenotata e confermata (v.#25). I risultati non saranno utilizzati che giovedì, decide per i l giorno dopo, mercoledì.


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#30. Mercoledì: trentesimo passo Ritira i risultati presso il Centro Prelievi. Vedendo che sono nella norma non telefona al centro TAO come pensava di fare se tali non fossero stati e continua con le dosi stabilite. #31. Giovedì: trentunesimo passo Trova subito la dottoressa che lo segue, fa presente che la richiesta di "visite di sorveglianza" era già stata fatta 15 giorni prima e consegnata al Centro Prelievi. Gli viene detto di riportarla al Centro prelievi con una sua lettera di accompagnamento, prenotare il "controllo" (prelievo) per lunedì mattino e presentarsi all'ospedale per ritirare risultati analisi e dosaggio e per eventuale visita. Riceve una lettera per il suo medico per una richiesta di esame e altri documenti da completare e consegnare al Centro prelievi e da riportare all'ospedale e finalmente avrà quel "libretto" di cui tutti parlano e che non ha mai visto. Forse la caccia al tesoro sarà finita #32. Giovedì: trentaduesimo passo. h 17:30 - Va dal medico e dopo breve attesa consegna la lettera e riceve la richiesta di esame. #33. Venerdì: trentatreesimo passo. h 9 circa - Breve attesa, consegna lettera e richiesta (v.#31), prenota "controllo". A sua richiesta, lo informano che, fatto il prelievo, dovrà ritirare risultati all'ospedale e telefonare al Centro Prelievi la prossima data di controllo: l'ospedale la comunica a Caio e lui deve comunicarla a loro. Casualmente vedono la richiesta di esame che pensava di presentare al CUP e dicono che basta lasciarla lì e provvederanno ad unirla al prossimo prelievo: ottimamente. Forse davvero arriverà alla meta.


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Nota. Caio sa leggere e scrivere: non sarebbe stato meglio consegnargli un promemoria prestampato con scritto tutto quello che doveva fare? Un promemoria tipo: . Nel caso non sia già esente per reddito dalle tasse sanitarie (ticket) presenti l'allegata dichiarazione al CUP in Via tal dei tali , Città (o altre eventuali possibilità). Le verrà rilasciato un nuovo libretto sanitario da portare al suo medico per la registrazione del codice di esenzione e conseguente utilizzo. . Dovrà recarsi dal suo medico portando tutta la documentazione allegata ed il suo medico in base ad essa e al suo giudizio professionale provvederà a rilasciare le ricette per farmaci e le richieste di visite specialistiche necessarie. . ecc. martedì 7 ottobre 2014 I furbacchioni Non so se siamo amministrati da una manica di inadeguati o di furbacchioni: per gente normalmente dotata e normalmente onesta non sarebbe possibile approvare e imporre norme palesemente inique che vanno contro ogni logica e ogni buon senso o non cambiarle. Prendiamo, per esempio, le tasse sanitarie, italianamente dette ticket, come il biglietto dell'autobus e il tagliando tagliacode.


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Anche se potrebbe costare molto meno, la sanità costa. I soldi non bastano mai, magari anche per potere alimentare sprechi e clientele. Così non bastano le imposte, non basta la tassazione generalizzata e si ricorre alla tassa sulle prestazioni, al contributo correlato al servizio che si riceve. In principio si diceva che questa tassa aveva lo scopo di contrastare gli abusi di chi beneficia del servizio, ma ormai sembra avere solo lo scopo di consentire gli abusi a chi quel servizio fornisce. Ammesso per ipotesi che sia comunque indispensabile far pagare un contributo resta da decidere di quanto dev'essere e chi lo deve pagare. Nel secolo scorso, circa nel 1993, fu deciso di esentare dal pagamento della tassa le prestazioni a minori di 6 anni e ai maggiori di 65 con "reddito familiare" non superiore a 70 milioni di lire lorde annue, per criteri di equità. Solo che mentre si sommano i redditi dei componenti la famiglia non si tiene alcun conto del numero di essi. Così una famiglia composta di padre, madre e due figli con reddito complessivo di 70.000.001 lire lorde annue è considerata più abbiente e con più capacità contributiva di una famiglia composta di una sola persona con reddito di 70.000.000 e mentre la prima deve pagare la tassa sanitaria la seconda no. Questo è quanto capisco: ho chiesto all'Ufficio Relazioni con il Pubblico dell'ASL chiarimenti in merito e mi è stato risposto di rivolgermi al commercialista o patronato o CAF che sia. Chissà se questi per avere quei chiarimenti si rivolgono a una chiromante, ma devono pur vivere anche loro e lo Stato fa il possibile per renderli indispensabili o quasi, sempre comunque a nostre spese, direttamente o indirettamente. Settanta milioni di lire erano allora (1993)


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una cifra assolutamente di riguardo, difficilmente raggiungibile anche sommando due redditi familiari. Ma da allora nulla è cambiato per quel che riguarda la tassa sanitaria, tranne che con l'adozione dell'euro lire 70.000.000 sono diventate euro 36151,98, cioè 70000000/1936.27. Secondo l'Istat nel frattempo l'indice dei prezzi al consumo è passato da 100 nel 1993 a circa 160 nel 2014, il che significa che - grosso modo - 70 milioni di lire del 1993 equivalgono a 57843 euro di oggi, mentre il limite di reddito per beneficiare delle esenzioni è rimasto il ridicolo 36151.98, nemmeno arrotondato. Da anni sul sito del Ministero della salute si trova scritto che "Il problema dell'adeguamento del limite di reddito previsto per l'esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria al crescente costo della vita è, tuttavia, da tempo all'attenzione del Ministro della salute e di tutto il Governo." e ancora ci stanno pensando: non è un bell'esempio di efficienza dei governi che si sono succeduti in tutti questi anni. I casi sono due: o quel limite - comunque calcolato - era esageratamente alto nel 1993 o è esageratamente basso nel 2014, non può essere che fosse equo nel XX secolo e lo sia anche nel XXI. Se i nostri governanti fossero minimamente capaci e onesti, periodicamente riesaminerebbero quel limite e lo adeguarebbero alla situazione, sia pure abassandolo per tenere conto del bilancio statale o alzandolo per tenere conto dei bilanci familiari. E invece no, fanno i furbacchioni: lo lasciano lì immutato contando sul fatto che bene o male il reddito familiare nominale può sempre aumentare anche se in misura inferiore all'inflazione e superare un limite fissato 20 o 30 anni addietro: presto o


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tardi tutti saranno considerati ricchi e indegni di esenzioni anche se in realtà saranno più poveri di prima. Sono come i bracconieri: tendono la trappola e aspettano che qualche innocente vi finisca dentro, non avendo possibilità di evitarla. Non hanno il coraggio di dire che il limite dai 70 milioni nel 1993 è oggi ridotto a 43,75 mln e ogni anno viene silenziosamente, truffaldinamente, furbescamente abbassato senza parlarne. Ma anche ammettendo che 36151.98 sia un valore equo, congruo e scientificamente calcolato non può essere che possa valere sia per un singolo che per una famiglia di due o quattro persone: per avere lo stesso tenore di vita di un singolo con reddito 1000, una famiglia di quattro persone magari non dovrebbe disporre di 4000, magari tenendo conto delle economie di scala ne basterebbero 3500 o 3000 ma non bastano certo 1000. Eppure - come già detto - per la tassa sanitaria il singolo e i componenti della famiglia di quattro sono considerati egualmente abbienti se hanno uguale reddito famigliare complessivo. Un singolo o una coppia non sposata ha diritto all'esenzione con reddito fino a 36151,98 euro pro-capite, una coppia sposata non ne ha diritto se la somma dei due redditi supera quella cifra (es. 30000+ 6151,99 euro). Pure considerando situazioni familiari completamente simili si hanno effetti completamente diversi superando di solo 0,01 euro il famoso limite di 36151,98 euro. Facciamo il caso di due coppie di coniugi ultra 65enni con stipendio di 18075,99 euro lordi per ciascun componente. Il reddito netto sarebbe 13710.85 euro ciascuno, cioè 27421,70 euro netti annui (2109 mensili) per famiglia,


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1054.68 euro netti mensili pro-capite e nessuno paga tasse sanitarie. Se uno dei componenti queste famiglie un anno guadagna 0,01 euro in più il reddito della sua famiglia supera i fatidici 36151,98 e i suoi componenti devono pagare la tassa. Se - per ipotesi - tale tassa ammonta a 300 euro in un anno, per 0,01 euro in più quella famiglia si troverà con 299,99 euro netti in meno rispetto all'altra: un bel guadagno. Solo pagando 0,01 euro di tassa la famiglia che ha avuto l'aumento non avrebbe meno soldi dell'altra, non avendo comunque niente di più. In pratica: la famiglia con reddito netto 27121.71 paga la tassa mentre quella con reddto netto 27421.70 non la paga. Non so se quando hanno approvato questa norma hanno considerato e ritenuto insignificante quanto sopra: con gli stipendi che si ritrovano 300, 3000 euro annui sono bruscolini. Non è così per chi deve vivere con 1054.68 euro mensili a testa o anche meno se a quei 36151,99 euro i due coniugi non concorrono in misura eguale. A parte il fatto che quelli del Ministero della Salute e del Governo tutto non dormono la notte per pensare al tormentoso problema dell'adeguamento dei limiti al costo della vita, credo che di questa cosa non ne parli e non se ne preoccupi nessuno. Il dubbio è se questo avviene perché fare una cosa meno iniqua e meno furbesca manderebbe a ramengo il traballante bilancio statale essendo tantissimi quelli che ne potrebbero beneficiare o viceversa perchè sono pochissimi: non porterebbe tanti danni al bilancio statale ma nemmeno tanti voti a chi vi dedicasse un po' del suo preziosissimo tempo.


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sabato 30 agosto 2014 Prevaricazione Giornalisti e politici sono sempre o spesso in televisione. La televisione entra nelle case di tutti o quasi gli italiani. Basta dire una falsità in televisione e ripeterla all'infinito per convincere milioni di italiani che è una verità. Tutti sanno che la neve è bianca, ma se giorno dopo giorno in tv dicono che "Rovàsenda, vicino a Vicenza è nera di neve" tutti si convincono che il paese è Rovàsenda e non Rovasènda, che si trova in provincia di Vicenza e non di Vercelli (VC) e che il colore della neve è nero come il latte. Allo stesso modo mentre milioni di italiani dicono spesa e molte famiglie per necessità pensano a rivederla evitando le spese non indispensabili, in tv dicono e ripetono "spending review" e tutti si convincono che fare quella cosa lì si dica fare la "spending review". Stesso discorso vale per ticket, autority, summit, ecc. che tutti chiamavano tassa, autorità, vertice, ecc.. Nec plus ultra, plusvalore, plusvalenza, surplus: per milioni di italiani "plus" era plus, ora sono convinti sia "plas". Un popolo intero, quello veneto, ha sempre detto Bassàn, Trevisàn, Mantovàn, Pavàn, Padovàn o Padoàn: ora in TV insistono nel dire Pàdoan * e siccome quelli che vanno in tv, prevaricando, non si adattano al linguaggio di milioni di persone ma lo impongono, tutti i veneti sono quasi convinti d'avere sbagliato da sempre. Conseguentemente io dirò Màtteo Renzi.


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martedì 26 agosto 2014 Tasse sanitarie Me l'aspettavo: per avere chiarimenti sulla tassa sanitaria (detta ticket, come si dice spending review, jobs act, Pàdoan, ecc.) da pagare all'ASL non ci si deve rivolgere all'ASL. Loro ti danno il modulo e ti mandano al CAF o al commercialista che decide per l'ASL cosa è giusto o sbagliato. Sono convinto che molte astrusità siano volute apposta per creare lavoro: quello di CAF, commercialisti, avvocati, magistrati. Lavori molto produttivi, di costi aggiuntivi. Nel sito dell'ASL 2 savonese/contatti trovo: Per informazioni, reclami, e segnalazioni scrivi a: urep@asl2.liguria.it È esattamente quello che cerco: l'ASL mi fornisce un servizio, vorrei dall'ASL informazioni circa l'obbligo o meno di pagare una tassa per il servizio che fornisce, reclamare per i criteri con cui viene stabilito quest'obbligo, segnalare incongruenze e anacronismi delle norme come le capisco. E scrivo. Riporto la corrispondenza. --------------A: Ufficio Relazioni Pubblico Oggetto: tassa sulle prestazioni sanitarie Da quanto ne so, è esente dal pagamento della tassa sulle prestazioni del servizio sanitario pubblico (detta ticket) chi ha più di 65 anni e reddito familiare non superiore a 36151,98 euro. Vorrei conferma che è tuttora valido un limite stabilito


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20 anni fa, nel secolo scorso ai tempi della lira. Evidentemente se in base a non so quali valutazioni era stato ritenuto equo allora non lo può più essere dopo che l'indice del costo della vita è aumentato di oltre il 50% : o era sbagliato allora o lo è adesso. A parte il fatto che è ridicolo un limite di 36151,98 euro a molti anni dalla scomparsa della lira di cui quell'importo deriva al cambio di 1 euro per 1936,27 lire, se si vuole far pagare la tassa a un numero maggiore di persone sarebbe onesto dirlo apertamente fissando un limite in euro 2014 e non in lire 1993. Si preferisce invece non fare niente e aspettare subdolamente che il limite venga superato per effetto della semplice rivalutazione nominale delle pensioni cresciute a causa dell'inflazione anche se sicuramente in misura inferiore di essa: persone diventate oggettivamente più povere, più vecchie e più soggette a malattia sono considerate più ricche e indegne di continuare a beneficiare dell'esenzione. Quel limite si riferisce a "reddito familiare" per cui, se non mi sbaglio, in una famiglia composta di marito e moglie nessuno dei due è esente se lo supera la somma dei loro redditi, cioè sono esentati dalla tassa solo se il loro reddito medio pro-capite è inferiore a 18075,99 euro mentre per una persona singola o non sposata può arrivare a 36161,98 euro, ossia il doppio. Da quello che ho capito il reddito suddetto è quello risultante dalla "denuncia dei redditi", la quale penso non comprenda redditi già assoggettati a ritenuta a titolo d'imposta, come credo siano gli interessi su


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depositi bancari e simili. Vorrei anche essere certo che il reddito familiare comprenda sempre anche quello del coniuge "non legalmente ed effettivamente separato" anche quando i due coniugi hanno residenza fiscale ed anagrafica diversa. Ăˆ alquanto curioso che mentre non sono consentite detrazioni per spese sostenute dal coniuge considerato "non familiare convivente" in quanto con "residenza in Comune diverso" venga invece considerato il suo reddito come "reddito familiare" dei due coniugi quando si tratta di superare il limite per beneficiare di esenzioni dalle tasse sanitarie. Dunque due persone che se non sposate sarebbero esenti da tasse sanitarie perchĂŠ nessuna delle due supera 36161,98 euro lordi annui, essendo marito e moglie le pagano entrambe e se una delle due non ha abbastanza reddito per beneficiare delle detrazioni ma abbastanza per non essere considerata a carico dell'altra le spese per lei sostenute non saranno detraibili da nessuno dei due. Nel mio caso specifico i dati sono i seguenti: CUD 2014 a me intestato: reddito lordo 30054,05 euro CUD 2014 intestato amia moglie: reddito lordo 6409,13 euro Residenza anagrafica e fiscale mia: Savona, Liguria Residenza anagrafica e fiscale di mia moglie: Piemonte Il reddito di mia moglie non le consente di detrarre il detraibile di spese sanitarie e non le consente di essere


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considerata a mio carico per cui non posso detrarre il detraibile delle sue spese sanitarie. Quanto sopra perché "Art. 29. La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. " e "Art. 31. La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi"? Ringrazio per una cortese ed esauriente risposta. --------------Egr. Sig. .........., le alleghiamo il modulo per autocertificazione dell'esenzione dal pagamento ticket per età e reddito contenente tutte le indicazioni utili, a carattere generale, che possono essere necessarie alla S.V. Invece nello specifico di argomenti a carattere puramente fiscale e personale, la rimandiamo alla consultazione di un CAF o del Suo commercialista, essendo materia non di competenza A.S.L. Cordiali saluti SEGRETERIA UREP - V.COLLODI - SAVONA All. modulo per autocertificazione dell'esenzione ------------a: Ufficio Relazioni Pubblico Strano che norme che riguardano ASL e pagamenti all'ASL non siano competenza dell'ASL ma di estranei. Saluti -----------------------------------------------------------------------PS - Sarò antiquato, ma se non so a quanto vende i bagigi Giovanni solitamente lo chiedo a Giovanni.


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sabato 23 agosto 2014 Agevolazioni Chissà se quelli che “la Costituzione più bella del mondo non si tocca”, chissà se quelli che l’agitano come fosse il libretto rosso di Mao, chissà se quella gente lì l’ha aperta e letto “Art. 29. La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. ” e “Art. 31. La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose.” Nemmeno i governanti succedutisi dal 1948 ci hanno badato molto, altrimenti le norme vigenti non sarebbero come sono. È indiscutibile che nel 1947 con “famiglia come società naturale fondata sul matrimonio” non s’intendesse qualcosa di diverso dall’unione uomo-donna (a quel tempo quello che chiamano “diritti civili” era detto obbrobrio) e quella famiglia è agevolata come segue. Esenzione dal ticket - A due sposi ultrasessantacinquenni (genitori di più figli) spetta solo se in due hanno reddito lordo inferiore a 36151,98 euro (cioè 70milioni di lire calcolato nel 1993 e corrispondenti a circa 56500 euro 2014), ossia lo stesso richiesto per una persona non sposata. In altri termini il reddito medio di una famiglia di due persone dev’essere la metà di quello di una singola. Familiari a carico - Anche il limite di reddito di un familiare per considerarlo fiscalmente a carico e usufruire delle detrazioni Irpef è storico e ridicolo: 2840,51 euro lordi


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annui, ossia 5,5milioni di lire calcolato nel 1993 e rimasto d'allora immutato mentre l'indice del costo della vita è aumentato di circa il 56%. 80 matteuro – Marito e moglie senza figli, lavorano entrambi. Reddito mensile netto 1450€ lui, 1450€ lei, totale reddito famiglia 2900€ netti. A entrambi spettano gli 80 m€, totale 3060 €/mese. Marito, moglie e due figli: lei lavora part-time per badare ai figli. Reddito mensile netto 450 lei, 1650 lui, totale 2100€/mese. A lei non spettano gli 80 m€ perchè incapiente, a lui non spettano perchè supera i 1500 €/mese: totale 2100 €/mese. Spese detraibili – Marito, moglie due figli di 3 e 5 anni: la moglie lavora part-time per poter badare ai figli. Reddito mensile 1800€ lui, 500€ lei. Il loro reddito complessivo lordo supera gli storici 36151,98€ lordi annui e non sono esenti da tasse saniarie. Lui ha sufficiente reddito e irpef e può detrarre il detraibile per spese mediche relative a lui e ai figli a carico. Lei ha reddito troppo basso per poter detrarre il suo detraibile e troppo alto per essere considerata a carico del marito: le spese mediche a lei relative restano a completo carico della famiglia. Spese di ristrutturazione – La Costituzione parla di “famiglia fondata sul matrimonio”, ma il matrimonio ha rilevanza solo per far pagare più tasse. Se per qualsiasi motivo marito e moglie hanno residenza in comuni diversi e lei non ha abbastanza reddito per detrarre il detraibile (è incapiente) nemmeno il marito capiente può farlo perché per il fisco “non è familiare convivente” ed è irrilevante che da più di 50 anni siano sposati vivendo sempre insieme .


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Capisco che governanti, politici, burocrati - abituati a ragionare in base ai loro stipendi - non badino a queste piccole cose: per loro si tratta di insignificanti spiccioli, ma non è così per molti di quelli che con le imposte quegli stipendi pagano. venerdì 15 agosto 2014 Naufraghi A quanto dicono, non passa giorno senza almeno un soccorso in mare. Naufragi possono capitare, che so, uno ogni cento, mille viaggi. Ma se ogni viaggio è un naufragio quasi garantito mi sa che ci vogliono prendere in giro, che approfittano della dabbenaggine dei nostri governanti. Se si parte su barche da rottamare, le si carica ben oltre quanto potrebbero portare anche se fossero in ottimo stato e si aspetta che il tempo consenta di fare quelle poche miglia per uscire dalle acque territoriali e lanciare l' S.O.S. mi sa che il naufragio è programmato, procurato, voluto. Non so come stiano davvero le cose, ma penso che ogni giorno nei mari che circondano l'Italia ci siano almeno tanti barconi di pescatori quanti quelli che partono dall'Africa. Sarà perché non fa notizia, ma quasi mai sento di naufragio di uno di quei barconi: forse è solo perché non naufragano se non in casi eccezionali, perché non vogliono naufragare. Se capita un naufragio è sacrosanto dovere di chi può prestare soccorso, magari anche se il naufragio è


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programmato e voluto, salvo poi condannare i colpevoli e fargli pagare i costi. Credo sia buona regola chiedere a chi comanda il barcone il permesso di salire a bordo, ma sembra che queste imbarcazioni navighino senza nessuno che le guidi, senza nessun respondabile: forse è per questo che non vanno da nessuna parte. Il soccorso ai naufraghi può essere prestato da chiunque, anche da quei signori "venite, venite" che dispongono di natanti più o meno di lusso. E poi si riportano i naufraghi da dove sono partiti, come fanno i francesi con quei quattro africani che gli arrivano dall'Italia. Non è indispensabile la marina militare per salvare la gente dal mare, può invece servire per riportare di forza quella gente al luogo di partenza. E se questo non piace all'Europa (che non so mai cosa sia) vada l'Europa a raccoglierli e se li porti a casa sua. Se davvero vuole concedere l'asilo a chi ne ha diritto crei una zona franca in Africa e lì accetti le domande, decida quali accogliere e non ci si limiti a esaminare solo quelle di chi ha i soldi e il coraggio di affidarsi a loschi trafficanti e al buon cuore degli italiani. A quanto ne capisco, quasi tutti i naufragandi arrivano dalla Libia, ma non fuggono dalla Libia e se li riportiamo lì al massimo hanno speso inutilmente i loro soldi. Se pago un taxi per portarmi da Trieste a Torino e a Redipuglia il taxi ha un incidente, non credo che i soccorritori mi portino a Torino solo perché è là che voglio andare: molto più facile che mi riportino a Trieste o da quelle parti. Ma se proprio oltre al soccorso vogliamo fare i Sancristofori e portarli a destinazione, visto che dicono che quasi tutti vogliono andare in Francia o in "Europa", mettiamoli su un barcone


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affidabile, diamogli acqua e cibo, portiamoli direttamente a Bonifacio, lasciamoli in quella calma insenatura e vediamo cosa fanno i bravi francesi. E dopo tanti trasporti verso nord mi aspetto vederne in senso contrario verso il luogo di partenza, magari scortati dalla marina militare: su 100000 arrivi, ci potrà essere 1% che non ha diritto di restare? e sono 1000 persone, abbastanza da riempire una nave. lunedì 11 agosto 2014 36151,98 Il ragazzo sembra sveglio, quindi se qualche cosa non la vede non è perchè gli sfugga ma proprio perché non la vuole vedere. Prendiamo per esempio il limite di reddito sotto il quale bambini fino a sei anni e anziani sopra i 65 sono esenti da tassa sulla salute (ticket sanitari). È sempre quello da oltre 20 anni, come se in questi ultimi 20 anni non ci fosse stata inflazione e quello che con quella cifra si comprava 20 anni fa lo si può comprare anche oggi. Si dirà che la sanità è di competenza regionale, ma a quanto ne so quel limite vale in diverse regioni. 70 milioni di lire lorde annue erano nel 1994 una cifra praticamente irraggiungibile con un reddito normale. Ma in 20 anni anche le pensioni INPS un po' sono aumentate per adeguarle al costo della vita: nessun aumento del tenore di vita, anzi, ma sono sempre meno i pensionati sposati che insieme non fanno 36151,98 euro lordi annui: una specie in via di estinzione. I non sposati stanno decisamente meglio:


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basta che il proprio reddito non arrivi a 36151,98 euro cioè il doppio di quello medio degli sposati, ma di questa anomalia se ne accorgeranno gli sposi gay e loro sapranno farsi valere. Tutti i nostri governanti fingono di non accorgersi di questa assurdità e fra trent'anni saranno esenti solo quelli che non potranno comprarsi un litro di latte in due, al mese. Addirittura denunciano come evasori fiscali due disgraziati che non avendo altri redditi oltre la loro pensione non si sono accorti di stare molto meglio di 20 anni fa, anzi tra costo delle cose e tasse sono certi di stare molto peggio, e non pensano nemmeno che invece secondo le loro pensioni nominali e il fisco sono diventati molto ricchi e usciti dalla fascia protetta. Li chiamano falsi poveri, quando in realtà sono falsi ricchi. Se vogliono tassare sempre di più e sempre più gente abbiano il coraggio di dirlo apertamente senza contare subdolamente sull'inflazione che si augurano sempre maggiore: nessuno ha diritto all'esenzione dal ticket perchè la sanità costa e molti sono quelli che ci lucrano. Quando all'estero scoprono che in Italia il servizio sanitario è gratuito per gli invasori che non dichiarano né generalità né reddito e per i cittadini che hanno reddito familiare inferiore a trentaseimilacentocinquantun euro e novantototto centesimi se non si mettono a ridere di sicuro non pensano che l'Italia sia in grado di fare riforme se non è nemmeno in grado di fissare un limite meno ridicolo. Se Renzi dice alla Merkel che il limite è sechsunddreißigtausend einhundert einundfünfzig Komma achtundneunzig euro (in due se sono sposati, ciascuno se non lo sono) e che è un limite sicuramente congruo visto


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che è sempre quello da decenni e che chi guadagna un centesimo in più deve pagare tutte le tasse sanitarie forse Frau Merkel si convince non che siamo un paese di precisione teutonica ma uno irrimediabilmente guasto. sabato 19 luglio 2014 Sentenze Condannato in primo grado assolto in secondo, assolto in primo condannato in secondo. Capitasse una volta ogni tanto lo capirei, ma questi casi mi sembrano piuttosto frequenti e in questi casi delle due sentenze se una è giusta l'altra è sbagliata. Anche se convenzionalmente il secondo grado prevale sul primo, non è garantito che il giudizio sia più giusto: sempre uomini o donne sono e possono sbagliare e il terzo grado può dire ch'è tutto da rifare. Forse se anche i magistrati rispondessero responsabilmente di manifeste castronerie queste potrebbero essere meno frequenti e meno frequenti le difformità di giudizio se non in presenza di nuove elementi di accusa o difesa e magari anche meno i casi di rinvio a giudizio. Quando la certezza del diritto è aleatoria tanto vale affidarsi a una specie di "giudizio di Dio" o del Fato: moneta gettata dal "giudice" (testa colpevole, croce innocente) o pallina estratta da bimbo bendato (bianca innocente, nera colpevole), magari per tre volte e vale il risultato di due su tre. Forse si avrebbe ancor meno fiducia nella Giustizia ma almeno si risparmierebbe tempo e denaro, colpevoli o


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innocenti verrebbero subito condannati o assolti senza stare sulla graticola per anni nell'incertezza, magari sopportabile da chi spera in un'ingiusta assoluzione ma non da chi teme un'ingiusta condanna. mercoledì 11 giugno 2014 Legalità Non c'è mai nessuno che si dichiari per l'illegalità. Tutti a invocare la legalità, tutti a dire che qui da noi non c'è il senso, il rispetto della legalità. Non mi spiego come questo possa essere vero se tutti, proprio tutti sono per la legalità: magari tra il dire il fare c'è qualche discrepanza. Magari anche quelli che arrivano alla cronaca per corruzione, concussione, furto, evasione fiscale, eccetera, magari anche loro lamentavano in pubblico la mancanza di legalità, di senso della legalità. Magari in pubblico, alla TV, nei giornali continuerebbero a condannare l'illegalità e tutti gli italiani che non ne hanno il senso, se non fossero stati beccati con le dita nella marmellata. Ogni tanto sorge qualcuno, succede qualcosa che sembra decisiva per cambiare l'Italia: la questione morale berlingueriana, mani pulite dipietresche, il cambiamento renziano. Poi resta tutto come prima, magari cambiano i personaggi coinvolti, se passa abbastanza tempo perchè la natura faccia il suo corso. C'è chi è convinto che i disonesti siano sempre solo gli altri e chi continua ad affermare di essere onesto riuscendo alla fine convincere se stesso se non gli altri, c'è chi sa di essere disonesto ma è sicuro di essere anche furbo e che mai la sua


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disonestà verrà alla luce: spesso succede ma può non essere sempre. Io penso di essere tendenzialmente amante della legalità, ma non sono sicuro di esserne un osservante integerrimo. È abbastanza difficile osservare tutte le regole, specialmente quando le regole sembrano fatte apposta per non essere osservate. Di sicuro non butto cicche dove capita capita, perché non fumo. Di sicuro non lascio su marciapiedi, strade, piazze e giardini gli escrementi del mio cane, perché non ho cane. Quasi sicuramente non lascio in giro cartacce e cartine, perchè se non passo vicino a un contenitore destinato all'uopo me le metto in tasca e non lascio in spiaggia o per via bottiglie o barattoli vuoti sia perchè non ne faccio gran uso e quand'anche lo facessi un contenitore vuoto lo rimetto dov'era da pieno. D'accordo sono piccolezze, ma se uno è per la legalità lo è nelle cose piccole come nelle cose grandi. Di sicuro non sono un corruttore e nemmeno corruttibile, non ne ho l'occasione. E poi vivo con poco e non desidero molto. Sono per la legalità ma sono ancor più per la giustizia e non sempre è giusto quello che per legge è giusto. Così può capitare che il senso di giustizia prevale su quello di legalità. Mi limito a qualche ossevazione sul tema della piccola legalità quotidiana, lasciando ad altri più competenti dire di grande criminalità e corruzione. Penso che il senso e rispetto della legalità inizi dalla quotidianità: chissà come si comportano abitualmente tutti quelli che predicano contro l'illegalità altrui. Camminando per la mia città capita che arrivati ad un incrocio con semaforo si trovi il rosso ma nessun veicolo in arrivo, nessun pericolo in vista per centinaia di metri: la maggior parte delle persone attraversa e chi vuole rispettare


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la legalità si sente un po' ridicolo e pensa che magari si potrebbe non considerare illegale e sanzionabile attraversare col rosso quando si ha l'assoluta certezza di non correre o costituire pericolo. Capita anche che si arrivi a un incrocio e il semaforo sia verde, ma non si può andare oltre perchè non c'è passaggio pedonale che invece c'e per arrivare dall'altro lato della via e da lì proseguire: basta aspettare che quel semaforo verde diventi rosso e quello rosso che vietava di passare sull'altro marciapiedi diventi verde, attraversare la strada e aspettare che il semaforo verde diventi rosso e quello rosso diventi verde per passare oltre l'incrocio. E dopo un centinaio di metri la stroria si ripete. Così molti arrivati all'incrocio proseguono diritti anche se non c'è il passaggio pedonale, alcuni aspettando il verde altri solo che non ci siano auto in arrivo: sicuramente chi segue le regole è nella legalità, una legalità astrusa. Capita che ad un incrocio il semaforo sia verde nella strada verso Nord e ovviamente rosso nella strada a senso unico da Est e il pedone che andando da Sud a Nord la deve attraversare non capisce perchè mai l'omino rosso del semaforo glielo vieti e fatica a rispettare una norma palesemente assurda: quelli da Est hanno il semaforo rosso, quelli da Sud hanno sì il semaforo verde ma non possono girare a Est essendo la strada a senso unico, non sarebbe più logico che quando il semaforo è verde per le vetture che arrivano da sud lo fosse anche per i pedoni? Se si esce in auto dalla città le cose non sono molto diverse. Su ampi rettilinei in aperta campagna, magari con fossi ai margini che rendono impossibile immetervisi dai campi, son cartelli impongono di non superare i 50 Km/h o magari i 30 Km/h


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se qualche impresa addetta ai lavori stradali mesi o anni prima ha dimenticato lÏ il cartello. Sorge il dubbio che quei limiti non siano stati posti per la sicurezza stradale ma per lucrare con le multe o solo per divertersi a prendere in giro la gente. Invece di camminare o usare l'auto si può andare in bici. Chi lo fa, almeno dove vivo, si trova a dover fare lunghi percorsi fra le auto per via dei sensi unici e della mancanza di adeguate piste ciclabili. E cosÏ molti dei pochi che la usano vanno contromano o sui marciapiedi, facendo gimkana tra i pedoni (ma questo capita anche su tratti delle cosiddette piste ciclabili). Si sente dire e ripetere che si deve richiedere lo scontrino quando si paga per qualcosa, ma sono convinto che ci siano delle eccezioni, non so se previste dalla legge o inventate dal venditore. Magari sono in qualche comma dell'immenso corpo legislativo: non tutti lo sanno e di certo si guardano bene dal farlo sapere a chi non lo sa e si divertono a lasciarlo nel dubbio. Io non lo so. Per giornali, riviste e benzina non danno scontrino e non lo ho mai visto dare dagli stranieri che vendono merce al mercato e in spiaggia, dove una GdF distesa al sole avrebbe almeno una dozzina di occasioni per sanzionarne uno, se fosse illegale. Non succede, forse è legale e se è legale per loro potrebbe esserlo anche per tutti gli altri fornitori di beni o servizi che non danno ricevuta. Non lo so: a richiesta potrebbero rispondermi mentendo. Fanno il loro lavoro, confido che lo facciano come si deve: chi sono io per giudicare? ( per dirla con Francesco I). Recentemente, dopo lunghi pensamenti e discussioni, trovando abbastanza sovrabbondanti gli obblighi fiscali degli italiani, per semplificare hanno inventato IUC:


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Imposta Unica Comunale. E molti a pensare in cuor loro che era ora si concentrasse in un'unica obbligazione le molte esistenti. Ma poi si scopre che l'imposta unica è come la SS Trinità: TASI, TARI e IMU. Così anche chi era per l'assoluta osservanza della legalità si convince che non è una cosa seria, che molte norme sono talmente assurde da essere difficilmente rispettabili da una persona normale: passare poi al convincimento che tutte le norme sono fatte per non essere rispettate il passo è breve. domenica 6 aprile 2014 Metafrasi Non si parla più la lingua di mia madre, i significati hanno cambiato vocabolo. Far spesa è far shopping, la sporta è shopper, l'Imu è Tasi, ingannare é far politica, gli invasori sono migranti, la prostituta è escort, l'amante è compagna, leggero è soft, il comunista è democratico, il demagogo è populista, il cieco è non vedente e il sordo non udente (ovvietà), il disabile è altrimenti abile, il netturbino è operatore ecologico, l'infermiere è operatore socio sanitario, la tassa è ticket, la provincia è ente amministrativo di secondo livello o città metropolitana, sceneggiato è fiction dove amoreggiare è uscire. Si comprava il biglietto e si saliva sul treno, adesso si fa il ticket e si sale sull'intercity col titolo di viaggio debitamente obliterato. In tempo di crisi non si bada alla spesa ma si fa la spending review, all'ospedale c'è il day hospital e day-week surgery, credo per interventi senza o


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con breve ricovero. Al posto di giornata, giorno, dì, diurno, giornaliero, adesso trovo day ma anche l'antico dies: nella prescrizione medica è scritto "1F. DIE SC H.16" e traduco "Una fiala pro die (al giorno) di iniezione sottocutanea alle ore 16". Anche i fiumi non tracimano o straripano ma esondano, la vecchia mutua da molto tempo è ASL o ASSL o USSL. Far le scarpe si dice rottamare, cambiare il nome si dice abolire, un'uomo di 40 anni è un giovane, non si spettegola più ma si fa gossip. I preti salutavano con un "sia lodato Gesù Cristo" cui si rispondeva "sempre sia lodato", ora anche il papa benedice e saluta con "buongiorno, buonasera, buonanotte" cui rispondere "grazie, altrettanto", ma per ora la festa patronale non è ancora San Pietro day. giovedì 3 aprile 2014 Matrimoni Sicuramente il testo della Costituzione della Repubblica Italiana in mio possesso contiene un errore. Trovo infatti "Art. 29. La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.", "Art. 31. La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia" Considerate le norme vigenti credo che il testo corretto sia: "Art. 29. La Repubblica NON riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio." "Art. 31. La Repubblica NON agevola con misure economiche e altre provvidenze la


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formazione della famiglia" oppure "Art. 29. La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale NON fondata sul matrimonio.", "Art. 31. La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia" Succede quanto segue. Gli ultrasessantacinquenni non sposati (nubili, celibi, vedovi, vedove o conviventi) sono esenti dalle tasse sulla salute (ticket) se hanno un reddito lordo annuo non superiore a 36151,98 euro. Gli ultrasessantacinquenni sposati sono esenti dalle tasse sulla salute (ticket) se la somma dei redditi lordi annui di marito e moglie non supera 36151,98, mediamente se non hanno più di 18075,99 euro lordi a testa (circa 1000 euro netti mensili). Se, poniamo, uno di questi coniugi ha reddito lordo annuo di 30000 euro e l'altro di 6152, quest'ultimo non paga Irpef e non è considerato a carico dell'altro, pertanto le sue spese detraibili non possono essere detratte né dall'uno né dall'altro.(1) Ora si mette anche in discussione la pensione di reversibilità, magari giustamente se riferita ai casi attuali in cui entrambi i coniugi possono lavorare ma non se riferita ai casi passati quando - sia per mancanza di lavoro che di servizi sociali - molto spesso uno dei coniugi non ha potuto crearsi una propria pensione ma solo contare sull'onestà dello stato ad onorare gli impegni. Se a questo si aggiunge l'attuale assoluta indifferenza


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sociale alla convivenza extramatrimoniale e la possibilità per i credenti di contrarre matrimonio solo religioso, vorranno sposarsi solo i fessi, i masochisti, i ricchi (per questioni ereditarie, perchè possono affrontare le spese di divorzio, perché superano i limiti di reddito per le detrazioni fiscali, perché possono sostenere tutte le spese o affidarsi ad un bravo fiscalista per detrarle comunque) e i gay (perchè non possono e perché sono masochisti o ricchi: gli altri non sono fessi e quando potranno sposarsi non lo faranno). Nessuna meraviglia che i matrimoni siano in calo. -------(1) Il reddito dell'uno potrebbe essere tra poco meno di 28652 e 33312 e quello dell'altro tra poco più di 7500 e 2840 euro lordi annui lunedì 31 marzo 2014 Pochi o troppi Penso si fatichi a considerare degno di rispetto uno Stato in cui - dopo 15 anni di euro - ci sono norme come le seguenti. "L'esenzione dal ticket per reddito - Hanno diritto all'esenzione per motivi di reddito: i bambini di età inferiore a 6 anni che appartengono ad un nucleo familiare con reddito fino a euro 36.151,98 lordi annui; gli anziani di età superiore a 65 anni che appartengono ad un nucleo familiare con reddito fino a 36.151,98 euro annui lordi. E' considerato nucleo


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familiare la persona anziana, il suo coniuge e le persone che sono fiscalmente a carico dell'anziano" Euro 36151.98 sembrano un importo assurdo, ma sono solo un meno assurdo 70 milioni di lire del 1993, sempre quello da vent'anni, espresso in euro al tempo dell'adozione di questa moneta. Se la persona anziana non è coniugata ha diritto all'esenzione con reddito doppio del reddito medio di due coniugi. "Ristrutturazioni edilizie - La detrazione spetta anche al familiare (coniuge, parenti entro il terzo grado, affini entro il secondo grado) convivente del possessore o detentore dell’immobile, purchĂŠ sostenga le spese e le fatture e i bonifici risultino intestati a lui." Da notare che mentre nel calcolare il reddito familiare massimo per l'esenzione dal ticket si somma sempre quello del coniuge, per beneficiare di questa detrazione il coniuge deve essere convivente, non nel senso comune di vivere insieme ma in quello burocratico di avere la stessa residenza anagrafica (nello stesso comune?) a prescindere da reale convivenza. Forse era troppo comprensibile dire "anagraficamente convivente". "Chi sono i familiari a carico - Sono considerati familiari fiscalmente a carico i membri della famiglia che, nel corso dell'anno a cui si riferisce la dichiarazione, non hanno avuto redditi o hanno avuto un reddito complessivo uguale o inferiore a 2.840,51 euro, al lordo degli oneri deducibili. Possono essere considerati comunque a carico, anche se non conviventi con il contribuente, oppure residenti all’estero:


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il coniuge, purché non sia separato (legalmente o effettivamente); i figli (compresi i figli naturali riconosciuti, adottivi, affidati o affiliati), indipendentemente dall'età e dal fatto che studino o meno." Qui non è richiesto che il coniuge sia convivente anagraficamente o di fatto: è comunque considerato a carico se in un anno non percepisce più di 2840,51 euro cioè 5500000 lire stabilite nel secolo scorso. Importi tipo 2840.51 o 36151.98 euro penso siano ridicoli per tutti e denunciano la loro inadeguatezza alle situazioni attuali, trattandosi di un passaggio dalla lira all'euro avvenuto cinque lustri fa. "Dichiarazione dei redditi - CASI DI ESONERO - È esonerato dalla presentazione della dichiarazione il contribuente che possiede esclusivamente i redditi .............di Pensione non superiori a 7500 euro annui ..." Finalmente un limite senza centesimi che denuncino la sua vetustà. Dovrebbe trattarsi di redditi praticamente esenti da imposta perchè le detrazioni spettanti compensano o superan l'imposta dovuta. "Quali spese danno diritto alla detrazione - Per le seguenti spese avete diritto a una detrazione del 19 per cento sulle imposte che dovete pagare, sia se avete sostenuto le spese nell'interesse vostro che per le persone fiscalmente a vostro carico: spese sanitarie (solo sulla parte che supera euro 129,11);....." Euro 129,11 sono le vecchie 250000 lire covertite. Così succede che la moglie con reddito fino a 2840,51 è


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considerata a carico e le spese per lei sostenute possono essere detratte dal marito, ma se il suo reddito è tra 2840,51 e 7500 euro o poco più non può essere a carico del marito e non ha irpef sufficiente per le detrazioni: come capita a tutti i cosidetti incapienti, sempre troppo poveri per beneficiare delle agevolazioni concesse ai più ricchi. A parer mio sono casi di manifesta ingiustizia e due possono essere i motivi per non porvi rimedio: • o interessano troppe persone e comportano un costo eccessivo, • o interessano troppo poche persone per cui non sono politicamente ed elettoralmente interessanti. Io propendo per quest'ultimo caso. Vorrei sperare che il giovin signore ora a capo del governo e che sembra voler tutto ringiovanire abbia anche la voglia di ringiovanire questi vetusti, ridicoli, inattuali, subdoli limiti con i centesimi di euro. mercoledì 12 marzo 2014 Genere Discutendo di pari opportunità donna/uomo ora si parla di parità di genere e mi sono incuriosito. Cercando genere, con riferimento maschile e femminile ho trovato: - Hoepli genere [gè-ne-re] s.m. (pl. -ri) 8 LING Categoria grammaticale in base alla quale nomi, aggettivi e pronomi sono distinti in maschili e femminili, o in maschili, femminili e neutri


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- il Sabatini ColettiDizionario della Lingua Italiana genere [gè-ne-re] s.m. 4 gramm. Categoria distintiva del maschile, del femminile e, nelle lingue in cui esiste, del neutro - il Sansoni IngleseDizionario English-Italian / ItalianoInglese gender n. 1 (Gramm) genere m. 2 (colloq) (sex) sesso m. A quanto capisco, in italiano genere distingue maschile e femminile come categoria grammaticale mentre in inglese vale anche come distinzione di sesso. Non siamo ancora del tutto come in India o in altra ex colonia britannica dove la lingua ufficiale è l'inglese, ma siamo sulla giusta strada. lunedì 10 marzo 2014 Disagiati In TV dicono che lavorano per il bene del Paese, pensando sopratutto ai meno fortunati, a quelli che faticano ad arrivare a fine mese, alle classi disagiate, a quelli con i redditi più bassi. Naturalmente per questo loro lavoro si pagano lautamente, ma solo perchè se anche loro avessero reddito basso favorendo i meno abbienti si troverebbero in conflitto d'interessi. Dicono che loro benestanti possono benissimo pagare l'IMU o altra patrimoniale, che oltretutto serve con le altre imposte a renderli benestanti anche se rende altri malestanti. Magari per davvero favoriscono i meno ricchi, ma solo se non sono troppo poveri. Magari


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abbassano le aliquote IRPEF per i redditi minori e chi paga IRPEF ne pagherà di meno, ma chi non la paga perché non ha reddito imponibile sufficiente continuerà a non pagarla senza avere nessun altro beneficio: ne è indegno perché troppo povero. Non sono rare persone anziane con reddito di circa 500 euro mensili, specialmente fra le donne che non sempre potevano fare o trovare lavoro retribuito, magari tale da consentire una pensione decente. Capita che una abbia una pensione mensile di 500 euro e riesca a sopravvivere anche grazie al fatto che ha ereditato un appartamento e non deve quindi pagare affitto. Capita che tale appartamento abbia una rendita catastale tale che deve pagare l'IMU (o comunque si chiami l'imposta sulla casa), che magari servirà alla riduzione dell'irpef a chi ha reddito di 1000 euro di cui lei non potrà beneficiare. Capita che approfittando delle agevolazioni statali per la ristrutturazione edilizia il condominio decida di rifare il tetto che comporta per lei una spesa obbligatoria di 20000 euro e che trovi chi le fa un prestito. Capiterà che mentre tutti gli altri condomini avranno nel tempo un considerevole rimborso della spesa sostenuta potendola detrarre dall'IRPEF dovuta lei non avrà alcun rimborso non avendo Irpef da pagare: quelli che proclamano di avere cura dei poveri votano norme a favore solo di quelli che tanto o poco gli pagano lo stipendio, al massimo privilegiando i meno ricchi.


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martedì 18 febbraio 2014 Evasore Ho sognato di essere un evasore. Nel sogno non sapevo se vergognarmene o vantarmene. Vergognarmene, perché non era bello godere senza concorrere alla spesa di ottimi servizi forniti dalla Pubblica Amministrazione utilizzando oculatamente le imposte pagate da tanta brava gente. Ma il sogno diventava meno sognante e vi entravano sprazzi di realtà. Sì, lo Stato forniva la difesa del territorio, ma non con particolare efficacia considerati i molti clandestini nelle carceri, senza contare quelli che lì non erano: pareva non contrastasse ma favorisse le invasioni straniere. Lo Stato forniva la Giustizia, ma una Giustizia pronta e certa solo a parere di chi mai ci aveva avuto a che fare, tant'è che i soloni europei lo sanzionavano e così oltre a fornire Giustizia costosa e inefficiente voleva altri soldi per pagare sanzioni e risarcire vittime di malagiustizia. Lo Stato garantiva la sicurezza sul territorio, ma talmente bene che chi poteva voleva e otteneva una scorta e per le scorte servivano altri soldi e altre tasse. Lo stato forniva la scuola, forse pensando più ai docenti che ai discenti, con risultati men che ottimi, stando alle classifiche. Anche per mia colpa però deputati, senatori, presidenti di Repubblica e di Governo, burocrati nazionali, regionali, locali, ecc. avevano meno di quanto pensavano meritarsi. Il Presidente dell'INPS doveva trovarsi altre decine di lavori, i magistrati avevano solo qualche mese di vacanza, meno degli insegnanti. Letta era costretto a rimanere qualche giorno in Italia. Anche per mia colpa il


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servizio sanitario non riusciva a curare gratis il mondo intero nè i Comuni ad accogliere quanti nullafacenti volevano o elargire benefici alla clientela. Vantarmene: non fornendo i miei soldi a chi male li amministrava non ero complice di spese fantasiose (per il bene del Paese, dicevano) o di indebite appropriazioni di pubblico denaro, molto ma molto più di quello da me non pagato evadendo. E nel sogno pensavo. "Cinquanta evasori del mio calibro bastano si e no a pareggiare il malspeso o il rubato da uno solo di quelli che ci biasimano e condannano perché non li foraggiamo abbastanza. Cinquanta persone con un reddito di 1000 euro netti se non pagassero l'IVA su tutto quello che comprano non possono evadere più di tot (9000€, calcolati poi da sveglio, 1000/1.22*22/100*50), meno di quanto qualcuno riceve per uno dei suoi molti incarichi, incarico al quale magari in un mese non dedica neanche un quarto del suo tempo. E non se ne vergogna, mentre secondo lui dovrei vergognarmi io. Non si vergogna di prendere a uno che fatica a vivere per ricevere lui che ha solo il problema di non sapere come spendere tutti i soldi che prende. Se un ladro mi deruba, non sento l'obbligo morale di favorirlo indicandogli dove ho i soldi. E con uno stipendio dieci o venti volte il mio, quello che non si vergogna e mi dice di vergognarmi si vanta che lui, sì, prende tanto ma paga onestamente tutte le tasse. Bello sforzo: se vuole avere 100 netto, 100 netto ottiene e i contribuenti gli pagano netto, imposte e contributi. Mi consola il fatto di non avere concorso al piccolo stipendio di 772.335 euro anni che si prende il signor Befera quale ringraziamento dello Stato italiano per il nobile impegno di


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torturare gli italiani. Per carità, stipendio meritato come lo era quello dei boia: e chi lo voleva fare?" Questo stava pensando quando mi sono svegliato. martedì 31 dicembre 2013 L'esempio Se lo Stato è disonesto, come possono essere onesti i cittadini? L'esempio vien dall'alto. Nel 1994 due coniugi ultra65nni erano esenti da tasse sanitarie (ticket) se il reddito familiare lordo annuo non superava i 70 milioni di lire, cioè 1390(1) €/mese pro-capite per 13 mesi: una cifra ragguardevole. Nel 2014 due coniugi sono esenti se la somma dei loro redditi non supera i 36151,98 euri lordi annui, cioè 886(2) euri mensili pro-capite per 13 mesi a valore del 1994: una cifra non ragguardevole. Nel 1994 gli ultra65nni non sposati erano esenti da tasse sanitarie con 2780(3) €/mese lordi, nel 2014 lo sono con 1771(3) a valore del 1994: un reddito doppio di quello medio pro-capite del coniugati. Se un uomo e una donna hanno reddito lordo di 30000 € annui l'uno e di 6150 l'altra, sposati o non sposati beneficiano dell'esenzione. Se invece hanno 30000 l'uno e 6155 l'altra, entrambi pagano la tassa se sono sposati e nessuno dei due se invece non lo sono. Questo perchè si adempisse quanto detto dalla Costituzione italiana: "Art. 31. La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della


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famiglia ..." Lasciando immutati i limiti di reddito per il tempo necessario, prima o poi tutti arrivano a superarli e così non solo lo stato incassa maggiori tasse mentre chi le paga diventa sempre più povero ma accusa chi diventando più povero non si rende conto di essere diventato più ricco di essere un evasore fiscale, di essere un furbetto da punire con sanzione, con un supplemento di tassa. Questo perché si adempia quanto detto dalla Costituzione: "Art. 53. Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva." E 20 anni sono un tempo sufficiente acché i prezzi al consumo aumentino del 57% e la somma con la quale si comprava 100 permetta solo di comprare meno di 64(4). Magari poi lo stato non é furbetto subdolo ambiguo come io per tanti motivi penso, magari aumenta le imposte perché non vengano superati quei limiti immutabili dimenticando che sono lordi e non importa se diminuisce il netto. Magari proprio per lo stesso motivo blocca le pensioni, dimentico che se blocca la pensione da 30000 e non quella da 6150 basta che questa aumenti di 2 euro perchè entrambi superino il limite, quando sono marito e moglie. ------------------------------(1) 70000000/1936.27=36151,98 36151,98/2=18075,99 18975,99/13=1390,46 (2) Variazioni percentuali dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati


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da Gen.1994 a Nov.2013 = 57% (da VEDI) 1390,46/1,57=885,64 (3) 1390,46*2=2780,92 2780,92/1,57=1771,28 (4) 100/1.57=63,69 giovedì 19 dicembre 2013 Legalitari Quelli che dicono legalità legalità, quelli che proclamano che la legge è uguale per tutti e da tutti va osservata, quelli che fanno le leggi, quelli che applicano la legge, tutte quelle brave persone che dicono di essere contro ogni illegalità, quelli lì mi piacerebbe vederli quando girano in auto per le strade d'Italia. Mi piacerebbe che installassero sulle loro auto un marchingegno che filmasse cartelli stradali e tachimetro, qualcosa che dicesse a che velocità vanno quando superano un cartello di limiti di velocità e riepilogasse i dati in una tabellina con data, Km/h consentiti, Km/h rilevati, differenza tra i due. Mi piacerebbe che quando parlano e pretendono legalità altrui la loro tabellina dimostrasse inequivacabilmente che mai o rarissimamente hanno superato i limiti consentiti, sia che guidassero o avessero l'autista. Se posso preferisco evitare le autostrade e percorrere le vie normali. Ma devo ammettere che difficilmente, nonostante la mia buona volontà, potrei presentare una tabellina senza


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illegalità. Non si può dire che dal casello Casale Nord a Biella la strada ordinaria percorra una zona fittamente popolata, un susseguirsi di paesi e paeselli popolosi e trafficati in cui sia assolutamente necessario moderare la velocità. Se si eccettua qualche chilometro intorno a Vercelli e poco prima di Biella si è quasi sempre fra grandi distese di risaie abitate al massimo da qualche airone e qualche trattore. Io non ho quasi mai urgenza e posso andare tranquillamente, ma mi riesce difficile continuamente badare che non mi sfugga qualcuno dei cartelli che si susseguono apparentemente senza motivo (90, 50, 70, 90, 30, 70, 40, 90 Km/h), controllare sul tachimetro se li sto rispettando e guardare la strada che devo percorrere. Se guardo la strada, vedendola libera e diritta involontariamente vado alla velocità che essa consente, poi controllo il tachimetro e cerco di ricordarmi se è quella consentita dall'ultimo cartello visto. Guardo sul margine della carreggiata e vedo un nuovo limite, ma non me la sento di frenare per adeguarmi, quasi sempre mi limito a staccare il piede dall'acceleratore: sanzionabile. Per carità, se andassi sempre ai 30 Km orari sarei quasi sicuro di rispettare tutti i limiti ma chissà quali maledizioni mi prenderei dagli automobilisti che mi seguono. Non sono molti in quelle strade e per quei pochi già sono un intralcio anche se vado un po' più dei limiti consentiti e di solito mi superano. Io credo che i cartelli che indicano i limiti di velocità, oltre a costituire una fonte di guadagno per chi li costruisce e li piazza, servano sostanzialmente a due cose: convincere gli italiani che le regole non vanno rispettate (quando non si multa);


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sostituire il vecchio dazio comunale con una tassa di transito (quando si multa). Può anche essere che i due obiettivi coesistano: si mettono limiti di velocità dove è palesemente assurdo rispettarli e si sanziona chi non li rispetta. Talvolta può anche capitare che i limiti di velocità siano messi per reali necessità di sicurezza stradale: io multerei tutti quelli che li mettono per altri scopi . lunedì 16 dicembre 2013 Calvario Chi per mestiere riscuote imposte e tasse non può dire che quello che dice, come chi per mestiere scassina casseforti non può che dire peste di chi fa casseforti poco scassinabili. Chi dice ai cittadini che è un dovere pagare i tributi, dovrebbe sentire almeno il dovere di rendere il pagamento il più agevole possibile: un esborso di denaro magari doloroso, non una via crucis. «C’è bisogno di dire una parola forte e certa, di affermare che l’elusione e l’evasione fiscale non sono compatibili con la nostra economia e con nessun sistema veramente democratico», se i tributi sono giusti: non pagare il giusto è delittuoso quanto pretendere più del giusto. Essere trattati da contribuenti e pretendere il pagamento di imposte e tasse va bene, ma non va assolutamente bene essere trattati come marionette e non poter sapere fino al giorno prima se, quanto e come si deve pagare.


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Può essere che il mare di norme complicate nel quale i cosidetti furbi nuotano abilmente mentre tutti gli altri rischiano di affogare non sia dovuto all'incapacità degli addetti a fare regole semplici e chiare ma alla volontà di dare un lavoro a dipendenti pubblici, commercialisti, patronati, caf, avvocati rendendo necessari lavori inutili, un costo, uno spreco di denaro e di persone, uno spreco di risorse che potrebbero invece essere utilmente impiegate. E forse non solo a quello: più gli adempimenti sono complicati più la gente sbaglia, viene sanzionata e paga. E lo Stato ci guadagna, se si pensa che lo Stato non siano i cittadini tutti. Se invece si pensa che lo Stato non sia solo politici e burocrati allora si capisce che un'ora inutilmente persa da un cittadino qualsiasi per un adempimento burocratico evitabile è un'ora persa dallo Stato, uno spreco. E a molti cittadini che faticano a far quadrare il bilancio familiare non va che i loro soldi vadano sprecati: chissà se chi evade le imposte impedisce solo ai cittadini di pagarne di meno o ai governanti di sprecarne di più; finora ho sentito di miliardi di imposte evase recuperate ma mai di conseguente riduzione di imposte da pagare. Ammettendo sia giusta un'imposta non capisco perchè mi devo tormentare per conoscere se, quanto, come, quando pagarla. Per complicare ancor più la vita alla gente e rendere indispensabili burocrati e controburocrati l'impegno più grande dei nostri amministratori è quello di cambiare nome alle cose. Io nella vita ho cambiato vari lavori ma ho sempre mantenuto il mio nome, l'Italia ha cambiato governi, alleanze, economia, priorità e perfino lingua ed è sempre Italia: non capisco perché un'imposta anche se


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cambia aliquota, modalità di calcolo e riferimenti quando si sostituisce a un'imposta presistente non ne conserva il nome. C'era l'ICI, poi l'IMU e sarà (forse) l'IUC: potevano almeno chiamarla ICU! Non è che smanio dalla voglia di pagare imposte e tasse, ma non mi terrorrizza doverlo fare: quello che mi mette in ansia è la preoccupazione, la paura di sbagliare, il non avere certezza dei miei diritti e dei miei doveri. Non voglio pagare di meno ma nemmeno di più: leggo e rileggo norme e istruzioni e faccio al mio meglio. Ma regole e sitruzioni sono spesso ambigue, scritte da chi maneggia la materia tutti i giorni per chi la maneggia tutti i giorni, usando termini noti agli addetti ma non necessariamente con significato d'uso corrente o indicato nei dizionari. A volte ignorano l'italiano e usano ticket, spending review, single, service tax, ecc. Ho sempre pagato tutta la tassa della "rumenta" appena avevo la cartella e non ci pensavo più. Quest'anno credevo avere fatto lo stesso ma da un comune mi giunge con breve preavviso la notizia che devo pagare un' addizionale e un supplemento mentre da un altro non ho notizia alcuna ed io per qualche tempo sarò lontano e non ne saprò nulla. Per luce, gas, acqua non mi preoccupo: bolletta domicilata, la banca la paga ed io la controllo in internet. Per imposte e tasse non è così: devo controllare la posta cartacea e spesso sono lontano dalla mia residenza. Ho l'angoscia di mancare adempimenti ignorati o imprevisti e finire in bocca alla tigre cattiva dal nome accattivante. Sospetto che alla pubblica amministrazione interessi poco agevolare i cittadini come le aziende agevolano i clienti: probabilmente "il cliente ha sempre ragione" ma "il


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cittadino ha sempre torto". Ci sono cittadini onesti che non hanno nessuna intenzione di frodare lo Stato ma che possono sbagliare. Due coniugi pensionati che venti anni fa avevano un reddito familiare ben al di sotto dei limite di 70 milioni di lire lorde annue e che continuano a percepire solo la loro pensione comprando sempre meno cose, magari non si rendono conto di essere diventati tanto ricchi da non avere più diritto all'esenzione dalle tasse sanitarie (ticket), superando i fatidici e immutabili 36151.98 euri lordi annui sommando la pensione dell'uno a quella dell'altra. Lo Stato, l'Agenzia delle Entrate però lo sa, forse sa tutto di tutti. Come usa i dati in suo possesso per contestare la veridicità delle dichiarazioni dei contribuenti, potrebbero benissimo usarli invece per fornirli ai cittadini e informarli di cosa devono avere o dare alla P.A. Spetterebbe ai cittadini verificarli ed eventualmente contestarli o accettarli evitando laboriose ricerche, probabili errori e conseguenti sanzioni o la necessità di pagare specialisti: ma forse non è questo che si vuole colà dove si puote. lunedì 18 novembre 2013 Ricchi e poveri Quando ai strapagati politici e burocrati, abituati a non badare a spese e sprecare denaro proprio e altrui, capita di dover trovare altri soldi o spendere meno, prima o poi pensano ai pensionati, i quali, abituati invece a badare alle spese, riuscendo a vivere con poco possono benissimo


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vivere anche con meno. L'adeguamento delle pensioni non consente di comprare oggi quello che compravano cinque anni fa, spendono sempre di più per comprare sempre meno e sono considerati sempre più ricchi e più tassati, grazie anche a parametri reddittuali fermi da vent'anni. Ma anche lo stato spende sempre di più, molto di piu del pensionato: se quello che costava 100 costa 110, il pensionato può spendere solo 109 mentre lo stato spenderà 120 e tasserà di conseguenza. Per consentire gli abituali sprechi e lauto stipendio a chi li fa, non bastando aumentare i tributi vigenti magari combiandone il nome ed inventarne di nuovi, si pensa di bloccare gli adeguamenti pensionistici: un'imposta comoda, che non comporta scioperi, che potrebbe crescere con l'inflazione e di anno in anno, automaticamente. A chi la fa pagare può sembrare un'imposta equa e sopratutto gli consente di mantenere per sè un reddito dieci, venti volte quello di chi la paga. Dicono che chi ha una pensione X volte il minimo, dovrebbe fermarsi lì e aspettare che diventi pari al minimo: questione di equità. Non importa se per avere quella pensione si sia impegnato ed abbia lavorato X volte più del minimo. Dicono che per equità generazionale i vecchi non dovrebbero essere preferiti ai giovani. Non importa se quando erano giovani non sapevano di lavori per soli stranieri, accettavano il lavoro che c'era o si spostavano altrove se non c'era, lavoravano 48 ore settimanali per 48 settimane all'anno (considerando ferie e festività), iniziavano a 14-15 anni guadagnando poco, ma erano fortunati perchè quel poco non lo dovevano spendere in


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sfizi e telefonini Non importa se volenti o nolenti hanno destinato parte del guadagno non a soddisfare piaceri immediati ma necessità future, se chi si sprecava in promesse ha sprecato anche il loro denaro. Chi non è ricorso al trucco truffaldino (magari suggeritogli da sindacati o patronati) di aumenti fittizi di retribuzione negli ultimi anni lavorativi può anche pensare che la sua pensione è adeguata ai contributi versati e che lo stipendio che prendeva se lo meritava e che comunque era solo una questione tra lui e il suo datore di lavoro privato. Solo se fosse stato pagato con pubblico denaro la questione riguarderebbe tutti i cittadini che magari vorrebbero retribuire i propri dipendenti secondo il loro merito e le proprie possibilità e, visto che lo stato si è impegnato a pagare assegni sociali e minimi di pensione, a quelli dovrebbero essere parametrati stipendi e pensioni pubbliche: se non vi sono soldi per gli uni non possono esserci per gli altri. Ma se per equità si ritiene di non considerare regole e contributi passati, magari per equità si dovrebbe allora considerare la situazione presente. Con la pensione di Tizio pari a X volte il minimo + 2 euro vivono lui e la moglie, vale quindi come due pensioni di metà importo e non andrebbe bloccata. Ma evidentemente così si andrebbe contro la nostra bellissima Costituzione che per un errore tipografico recita "La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia", mentre nell'originale sta sicuramente scritto "La Repubblica NON agevola ..."


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martedì 8 ottobre 2013 Equità all'italiana Sarà per l'evoluzione della lingua che "matrimonio" da uomo+donna diventa A+B che possono essere qualsiasi cosa, che "ricco" diventa chi vent'anni fa era sotto un limite di reddito che ora supera vivendo peggio di allora, che "equo" non ha più niente da spartire con giusto. Se A guadagna e lavora il doppio di B per equità deve pagare più del doppio d'imposta, se paga più del doppio d'imposta ha diritto a meno della metà dei servizi, sempre che dichiarino onestamente il proprio reddito. Se invece B guadagna il doppio di A ma ne dichiara la metà viene premiato con la riduzione delle tasse sui servizi e altri benefici, un bell'incentivo all'evasione. Si dice e si ripete che l'evasione fiscale italiana è la più alta del mondo o quasi, però si ostinano a considerare la dichiarazione dei redditi la base su cui calcolare con equità benefici e agevolazioni, col risultato che l'onestà è doppiamente punita e la giustizia va a farsi benedire. Per equità chi ha un reddito che supera di un euro il limite deve contribuire alle spese pubbliche con ben più di un euro in più di chi quel limite non supera: in pratica va sotto il limite ma senza averne i benefici. Si dice e si ripete che si deve rivedere il catasto, ma si continua a volere far pagare le tasse sulla casa in base a quei redditi catastali che considerano falsi. Così capita che chi a torto o a ragione ha avuto la sfortuna di avere la rendita valutata più di 750 euro, secondo qualcuno dovrebbe pagare l'IMU dopo avere pagato finora più di chi


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ha avuto la fortuna di averla valutata a meno di 750 euro, che per equità ne sarebbe esente. Anche ammettendo che i redditi catastali siano assolutamente congrui è sicuramente equo - nel significato di ingiusto - che chi ha un appartamento con reddito catastale 751 paghi una caterba di euro di IMU mentre se è 749 non paghi niente. Se l'IMU è un'imposta patrimoniale - e non c'è dubbio che lo sia - allora si dovrebbe basare esclusivamente sul valore reale del patrimonio senza intromissioni di variabili estranee quale il reddito dichiarato (a sua volta incerto). Penso che l'unico fattore compatibile è il numero degli abitanti: diverso è disporre di 100mq in dieci o in uno. Però, considerato che i politici si riempiono la bocca di "meno fortunati", "classi meno abbienti", "persone più sfavorite" e via così, mi viene in mente il caso di una signora che ha una pensione di 480 euro mensili e un appartamento di 80mq, costruito intorno al 1970, con rendita catastale di 800 euro. Secondo alcuni geni quell'appartamento è un immobile di lusso. Si prendono il lusso di definire lussuoso un appartamento con infissi di plastica, in un condominio di 25 tra appartamenti e miniappartamenti, situato al limite di un comune di 4000 abitanti, restaurato e reso un po' decoroso addebitando alla signora 20000 euro, che non ha potuto minimamente detrarre dalle imposte per incapienza. Essendo lontano dal centro ha in compenso un bel prato che costa un occhio mantenerlo decentemente. A me pare del tutto equo - nel senso suddetto - far pagare l'IMU a questa ricca signora.


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mercoledì 25 settembre 2013 Dieci buoni motivi La Costituzione della Repubblica Italiana Art. 29. La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull'eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare. Art. 31. La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose. Questo dice la Costituzione, ma quelli che la agitano, la sventolano, la proclamano intangibile e la più bella del mondo non lo sanno e nessuno la osserva, anzi viene fatto di tutto per evitare la formazione della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Per rendersene conto leggere i Dieci buoni motivi per non sposarsi in Italia Non so se quelli che pretendono il matrimonio stilnovo conoscono gli svantaggi riservati agli sposati, ma se alla fine quello sarà sicuramente faranno cambiare le cose: loro possono, a loro nulla va negato e speriamo che quello che sicuramente otterranno valga anche per gli altri coniugi.


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martedì 13 agosto 2013 Addio, mondo Non si dovrebbe morire, a quattordici anni; non si dovrebbe pensare di poter morire, a quattordici anni; non si dovrebbe pensare di voler morire, a quattordici anni: a quattordici anni non si dovrebbe nemmeno pensare di dovere morire , un giorno. Ma oggi ogni giorno tutti vedono morti vere e morti per finta, tante, indistinguibili, di giovani, di vecchi, di neonati, di non nati, volontarie, involontarie, subite, procurate a altri o a se stessi: basta accendere la TV. Nella vita s'incontrano mille avversità, si dovrebbe non considerarle insuperabili, lottare per vincerle, confidare nel futuro, specialmente se sono le prime, specialmente se si è giovani, molto giovani. Chissà se a quattordici anni si sa già di essere omosessuali. Forse se non se ne parlasse continuamente, a quattordici anni magari non si saprebbe nemmeno dare un nome a qualcosa che si intuisce ma non si conosce, forse i coetanei nemmeno noterebbero la diversità. Ma oggi di omosessuali tutti ne parlano, oggi, pare, a quattordici anni si deve fare esperienza e per forza sapere da che parte si sta. Magari uno non è omosessuale ma solo balbuziente e i compagni lo prendono in giro per il suo balbettare, magari pensa di farla finita per questo, magari pensano subito ad una legge contro la balbusfobia. O magari è preso in giro solo perché non gioca bene a pallone o a briscola, soffre di ludofobia come altri soffrono di claustrofobia, agorafobia, omofobia (ha paura del gioco come altri hanno paura dei


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luoghi chiusi o aperti o degli omosessuali) ed egli si sente diverso e vuole lasciare questo odiato mondo dove tutti adorano giocare a pallone o a briscola e qualcuno penserà ad una legge contro la ludofobia. Magari non è omosessuale e s'innamora di una ragazza e questa nemmeno lo guarda o magari per un po' lui le va ma poi se ne stanca ed egli pensa che senza di lei non valga la pena di vivere. Ci sono mille motivi perché si possa pensare che non ne valga la pena, ce ne sono diecimila perché si possa pensare che la valga. Un tempo per il credente era peccato il suicidio: magari si finiva di soffrire in questa terra ma per cominciare a soffrire all'inferno. Oggigiorno non esiste più né paradiso né inferno, non si sopporta nulla nella speranza di un bene futuro e tutto si può fare senza temere un futuro castigo: se qualcosa non va meglio farla finita, senza speranza e senza timore. Forse non servono leggi contro le varie fobie (contro le paure?) ma insegnare ad accettare le diversità, sopratutto da parte dei diversi. E invece sembra che ci sia la tendenza opposta: neri, ebrei, donne, omosessuali si vogliono non uguali agli altri ma più uguali, più tutelati dalla legge, diversi. sabato 10 agosto 2013 Tre gradi La perfezione non è di questo mondo, ma tre gradi di giudizio assicurano la giustizia più giusta possibile, si dice. Magari basterebbe un solo grado di giudizio, se il giudice fosse assolutamente preparato e giusto. Ma anche i giudici


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sono uomini o donne e possono sbagliare: opportuno quindi un giudizio d'appello e sottoporsi al giudizio di giudici sperabilmente più preparati e giusti dei precedenti. Ma anche questi sono uomini o donne e possono commettere qualche errore e l'operato dei giudici di primo e secondo grado va sottoposto al giudizio dei giudici di terzo grado che dovrebbero cassare i giudizi precedenti se sono viziati da errore. Tutto questo fa sì che le cause durino molto tempo, che giudici ed avvocati giustifichino la loro esistenza e il loro reddito, ma non garantisce una giustizia giusta. Se il primo giudice è un somaro la prima sentenza sarà sbagliata, ma se è un somaro anche il secondo giudice che conferma quella sentenza e il terzo che la rende definitiva la sentenza non diventerà solo per questo giusta. È sperabile che almeno uno dei tre sia giusto, ma non è garantito. Se il primo giudice non si preoccupa molto di essere giusto pensando che se sbaglia rimedierà il secondo e lui non dovrà in nessun modo rispondere del suo errore è da ritenere che non gl'importerà molto di essere giusto. E così pure per il secondo mentre il terzo magari starà più attento perchè più nessuno può rimediare al suo errore ma sa che se anche sbaglia a rimetterci sarà solamente il condannato e lui potrà continuare a godersi il suo stipendio con al massimo qualche rimorso di coscienza, se ne ha una. Evidentemente è più improbabile che in un collegio giudicante tutti siano somari ma non è escluso che possa esserlo la maggioranza. Magari potrebbe bastare un solo grado di giudizio se quel giudice si assumesse tutta la responsabilità che gli spetta e ne rispondesse di persona in caso di errore: il condannato


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ingiustamente lo cita presso un altro giudice che può condannarlo alle stesse pene ingiustamente inflitte e effettivamente patite in beni e libertà. Sicuramente i magistrati diranno che così si attenta alla loro indipendenza, che un giudice nel timore di sbagliare non emetterà sentenze: anche un ingegnere può temere di dovere pagare se crolla un ponte da lui progettato, ma se per questo decide di non progettare più niente cambia mestiere. Lo stesso dovrebbero fare i giudici senza pretendere di essere retribuiti per quello che non fanno. giovedì 8 agosto 2013 Cassazione Non mi pare che questa faccenda della Corte di Cassazione abbia giovato al prestigio, a parer mio già piuttosto basso, della magistratura. Magari è ineccepibile "in punto di diritto" e dal punto di vista partigiano, ma dal mio punto di vista direi che è penosa. Già all'apparire di quei cinque signori istintivamente non mi rallegrava l'idea che il destino ultimo di noi italiani potesse dipendere da quel quintetto: come quando si vede per la prima volta qualcuno e ancor prima che apra bocca lo si ritiene simpatico o antipatico, degno o indegno di fiducia. È un'impressione quasi sempre passeggera, soggetta a verifica e a cambiamento, ma conta. Questa volta quella prima impressione è stata confermata nel sentire l'intervista rilasciata dal presidente del collegio giudicante, a prescindere da quello che diceva: un parlare poco accurato, quasi dialettale (u capo, loggica). Ma quello


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che più mi turba è quello che ha detto. Dalla lettura della sentenza ho appreso con stupore che i giudici d'appello sono degli incompetenti che non conoscono nemmeno la legge e comminano cinque anni di interdizione dai pubblici uffici quando, a detta della Cassazione, la legge per il reato attribuito all'imputato ne prevede al massimo tre. Dall'intervista apprendo che non si può condannare uno "perché non poteva non sapere" ma solo perché certamente sapeva in quanto Tizio, Caio e Sempronio testimoniano in tal senso. Ammettendo pure, come fanno i benevoli, che il giudice non si riferisse al caso specifico ma parlasse da professore di diritto di un caso teorico il problema rimane: passando dalla teoria alla pratica i giudici di secondo grado hanno avuto conferma da Tizio, Caio e Sempronio che l'imputato sapeva perché glielo avevano detto o no? Se tali testimonianze ci sono l'imputato è stato condannato perché a detta dei testimoni sapeva, se non ci sono è stato condannato perché "non poteva non sapere". E a detta del giudice di Cassazione questo non può essere. Non so cosa esamini la Cassazione, ma se i giudici di primo e secondo grado non si sono comportati come nella lezione teorica del professore di diritto avrebbero dovuto comportarsi penso che il giudice di Cassazione avrebbe dovuto cassare le loro sentenze. O no? giovedì 1 agosto 2013 Ieri e oggi Cause della crisi e caduta dell'Impero romano d'Occidente


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Le cause interne furono varie: l'anarchia militare e i conflitti interni tra i vari pretendenti al trono nel III e nel IV secolo, che distrussero l'unità imperiale; la crisi economica, con l'inflazione e la pressione fiscale (dovuta alla crescente spesa pubblica per mantenere l'esercito e la burocrazia imperiali) che salirono a livelli molto alti ed i commerci che diminuirono sempre di più, indebolendo notevolmente la struttura economicoproduttiva ed accentuando la disuguaglianza sociale nei territori dell'impero; lo stato di abbandono e spopolamento di città e campagne, che costrinse inoltre molti imperatori ad apporre leggi che anticipavano il Medioevo (come l'obbligatorietà dei cittadini a svolgere il mestiere dei loro padri); la perdita del carattere romano che secoli prima aveva formato soldati disciplinati e induriti da mille battaglie, capaci di conquistare tutta l'area mediterranea, ma che durante il periodo imperiale era progressivamente svanito, al punto che gli stessi comandanti delle legioni preferivano arruolare i loro soldati nelle province o fra i barbari (indifferenti alla tradizione dell'unità dell'Impero) piuttosto che fra le genti italiche. Mutatis mutandis, sembra si parli dell'Italia di oggi: crisi economica, con l'inflazione e la pressione fiscale (dovuta alla crescente spesa pubblica per mantenere la burocrazia), i commerci che diminuiscono sempre di più, la perdita del carattere italiano progressivamente svanito, al punto che gli stessi presidenti del consiglio preferiscono arruolare i loro ministri fra stranieri naturalizzati (indifferenti alla tradizione dell'Italia) piuttosto che fra le genti italiche.


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Non se n'abbia la signora Kyenge: lei è felicissima di essere italiana, ma io non sono entusiasta di essere cittadino di un paese razzista che non tutela le minoranze ma le privilegia, discrimina a loro favore. La signora mi è anche simpatica, ma dubito che se non fosse nera e donna sarebbe ministra, pur con tutte le altre sue qualità e competenze. Mi piace anche per come ha reagito alle offese. Non sono più gravi di altre analoghe fatte ad altri, ma c'è sempre la storia del razzismo: se dico cocomero a lei è o è ritenuto più grave che se lei lo dice a me, a prescindere dalla somiglianza. Non capisco però come possa sentirsi italiana: se - come sostiene - è cittadino italiano chi nasce in Italia chi nasce nel Congo é cittadino congolese; essere l'uno e l'altro o poter scegliere secondo convenienza mi pare un privilegio da cui la stragrande maggioranza degli italiani è esclusa per essere nata e vivere Italia. Considerare italiano chiunque per caso o per calcolo si trovi a nascere su territorio, nave o aereo italiano è una violenza alla nazione italiana: anche se ha la stessa cittadinanza può non essere considerato connazionale. Non si tratta di razzismo, nulla c'entra il colore della pelle, l'aspetto fisico. Nazione è una comunità avente la stessa origine territoriale, storia, lingua e cultura : vi sono Stati plurinazionali e altri uninazionali e il nostro è uno Stato uninazionale, dove c’è un’omogeneità di tradizioni, di costumi. Salvaguardare l'identità nazionale non può essere considerato razzismo e chi vuole essere cittadino italiano dovrebbe rispettarla: non sempre avviene, mai solo per nascita nel territorio.


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martedì 30 luglio 2013 Soccorso «La soccorrevo, tutti guardavano e nessuno mi aiutava». Poi la beffa: furgone sequestrato e alcoltest. Vent'anni fa, invece, caricò una ragazza ferita in auto e la portò in ospedale. Rischiò di finire sotto accusa. Ha tutta la mia ammirazione, ma sinceramente mi auguro di non trovarmi mai in una simile situazione. Se c'è un incidentato cosa faccio? Se non faccio niente è omissione di soccorso, ma come posso io soccorrere qualcuno? Non so assolutamente nulla nè di pronto soccorso nè di medicina: devo ritenerla una mia colpa grave? Ma anche se pensassi di saperne qualcosa non posso essere sicuro di non recare più danno che bene e per il poco che ne so è doveroso lasciare fare a chi ne è esperto. E allora? Dovrei chiamare il 118 ma non ho mai con me un telefonino: è forse obbligatorio averlo, sono punibile anche per questo? Mettiamo sia una strada fuori mano, che non ci sia nessun altro e che anche l'infortunato non abbia telefonino o che comunque io non lo possa o sappia usare (altra grave colpa?): mi fermo, lo guardo, prego , aspetto che passi qualcuno che sappia cosa fare? Mettiamo che pensi ci siano pochissime possibilità che qualcuno passi, che dopo un minuto, due, tre , cinque non arrivi nessuno: sto lì ad aspettare senza far altro che guardare o cercare di rincuorare il malcalpitato (se cosciente) e sperare? Potrei andare a cercare aiuto, potrei tentare di portare il ferito al più vicino ospedale se sapessi dov'è, potrei fare quello che mi chiede il ferito se ne è in grado, ma credo che sarei


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ritenuto colpevole di omissione di soccorso o di procurate lesioni o comunque di qualcosa previsto da qualcuna delle tante leggi che non conosco. Non saprei proprio cosa sarebbe giusto fare. lunedì 22 luglio 2013 Diritti Invocano, vogliono, pretendono una legge contro l'omofobia. omoprimo elemento di parole composte, con il sign. di “simile”, “uguale”: omonimo, omologo (Gabrielli) -fobia secondo elemento di parole composte con il sign. di “paura”, “avversione”, “ripugnanza”: agorafobia, claustrofobia (Gabrielli) Stando all'etimo sarebbe una norma contro la "paura del simile" (omo-fobia) o, per contrazione, "paura degli omofili" (omofilo-fobia). "Il coraggio, uno non se lo può dare" e non può togliersi la paura, chi l'ha non va punito ma aiutato. Una norma contro l'omofilo-fobia é contro i comportamenti degli omofili che mettono paura all'omofobo (occhiate, toccamenti, proposte). Non credo sia questo quello che pensano di ottenere, ma una norma contro i comportamenti che mettono paura all'omofilo, contro chi mostra odio nei loro confronti, cioè contro la miso-omofilia,


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misoprimo elemento di parole composte che indica odio, avversione verso la persona o la cosa espressa dal secondo elemento: misogino, misoneismo) (Gabrielli) spero accompagnata da norme contro xenofobia sessuale e misoxenia sessuale, se posso usare questi termini per indicare la paura o l'odio verso chi è di sesso diverso. Esibiscono orgoglio omosessuale vantandosene. Magari mi sbaglio, ma penso che in realtà non ne siano affatto orgogliosi altrimenti non lo chiamerebbero gay pride o orgoglio gay: uno orgoglioso della sua medaglia non la chiama patacca ma medaglia, uno orgoglioso di essere omosessuale non direbbe che è gay ma esplicitamente che è pederasta, sodomita per farsi capire in Italia o magari frocio, checca o altro per potersene vantare localmente o queer, fag, sodomite, bugger se proprio preferisce l'inglese. Se il tono non è offensivo non è un'offesa usare questi termini: un professore si offende se lo chiamano professore solo se il tono lascia intendere che non lo si ritiene degno del titolo. Congenita o acquisita l'omosessualita è comunque una anomalia, se fosse la normalità non esisterebbe l'umanità secondo natura: qualcosa non usuale ma non talmente positiva o negativa da esaltare o deprecare. Invocano, vogliono, pretendono il matrimonio se vietato, mentre sempre meno gente cui è permesso accetta questo vincolo. Lo ritengono un loro diritto. Ma quale diritto? Quello di un condiviso appagamento di personali sentimenti, piaceri e interessi nessuno glielo nega. Quello di fare insieme figli e


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metter su famiglia? È biologicamente impossibile. Quello di potere assistere il compagno o la compagna, di ereditare i suoi beni o di farlo erede? Non necessita il matrimonio, bastano leggi che lo riconoscano. Quello di avere gli stessi benefici che lo Stato riconosce alle coppie legalmente sposate? Non sono molti e anzi sono più le penalizzazioni, tant'è vero che molti non si sposano per non essere penalizzati. Il trattamento in caso di malattia è più vantaggioso per i non sposati che per gli sposati, i primi possono essere esentati dalla tassa se il reddito di ciascuno non supera il limite fissato, i secondi solo se quel limite non è superato dalla somma dei loro redditi. Un vantaggio degli sposati è la pensione di reversibilità, più che giustificato specialmente per il passato quando c'erano più figli e un coniuge non poteva non dedicarsi alla famiglia e permettere all'altro di procurare lavorando il reddito ad essa necessario: il reddito del secondo era permesso dal lavoro non retribuito del primo che non aveva reddito e pensione propri. In ogni caso le agevolazioni alle coppie sposate non sono che un limitato indennizzo per i doveri che esse si assumono (o si assumevano) con il matrimonio, un diritto contemplato dalla "Dichiarazione universale dei diritti umani" (art.16.3 - La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato) e dalla Costituzione Italiana (Art. 31. - La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose). A me pare che ci voglia una buona dose di impudenza e di egoismo per affermare che una


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coppia omosessuale sia "il nucleo naturale e fondamentale della società". domenica 21 luglio 2013 Giudici Chi fa sbaglia, chi sbaglia paga. Ci sono persone che non fanno e non rischiano di sbagliare e giudicano gli errori di quelli che fanno e possono sbagliare. Possono essere quei pensionati che passano molto tempo dove poter vedere e giudicare il lavoro altrui: guardano e solitamente criticano, gratuitamente e senza recare danni o vantaggi. Possono essere quei magistrati che passano parte del tempo in tribunale e giudicano chi facendo il proprio lavoro potrebbe avere sbagliato: giudicare e condannare per eventuali errori è il loro lavoro, lautamente pagato per la grave responsabilità di procurare ingiusti vantaggi o ingiusti danni. Ma di questa responsabilità non ne rispondono a nessuno. Anche giudicare é fare e chi fa sbaglia e chi sbaglia paga: magistrati esclusi? martedì 18 giugno 2013 Ignoranza Ammetto la mia ignoranza e la mia ignavia a porvi rimedio. Io suppongo che, in Italia, chiunque riceva denaro per cose o servizi forniti sia tenuto a rilasciarne ricevuta, scontrino o


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fattura, detraibile o no che sia. Ma penso di sbagliarmi, in particolare penso che a questo obbligo non siano soggetti gli stranieri che pare godino di una specie di extraterritorialità, almeno quelli che hanno su di se quello che vendono: venditori ambulanti, venditori tatuatori massaggiatori da spiaggia, prostituti e prostitute, spacciatori di droga, ecc.. A quanto ne so nessuno di loro lascia ricevuta o accetta pagamenti bancomat: siccome quasi sempre il loro commercio è fatto in piena vista senza che alcuno lo impedisca ne deduco che sia legale o almeno legalmente tollerato. So che la legge non ammette ignoranza, ma ho rinunciato a conoscerla perché troppo complicata, contradditoria, ambigua, ingannevole, volubile per me e forse per tanti: ho l'impressione che molte norme siano fatte per non essere osservate o per non essere capite e consentire interpretazioni variabili e contrarie, furbizie ai furbi, parcelle ad avvocati, lavoro a magistrati. E così resto nella mia ignoranza e vado a buon senso, pur sapendo che buon senso, logica e equità quasi mai coincidono con legalità. E il buon senso mi dice che se un negoziante non mi da lo scontrino o l'artigiano non mi da fattura è perchè lui sa che per qualche comma o sottocomma o altro non è tenuto a farlo e io non lo so: lui tratta di quello tutti i giorni e io no e fino a prova contraria devo ritenerlo innocente, ossia onesto. Chiedere quello che lui non mi deve e che a me non serve sarebbe mostrargli la mia ignoranza, la mia inesperienza, la mia diffidenza: non lo faccio.


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venerdì 31 maggio 2013 Detrazioni Leggo: "è previsto un forte potenziamento dell’attuale regime di detrazioni fiscali che passerà dal 55% per gli interventi di miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici (detrazione in scadenza il 30 giugno prossimo) al 65%, concentrando la misura sugli interventi strutturali sull’involucro edilizio, maggiormente idonei a ridurre stabilmente il fabbisogno di energia." Dovrei esultare: la mia casa necessiterebbe di un intervento del genere e dovrei essere felice di spendere poco più un terzo del necessario. Ma c'è un problema. Oltre alla casa dove vivo ho solo reddito di pensione di 490 euro mensili. Con quel reddito non si ha imposta sufficiente nemmeno per beneficiare interamente delle detrazioni spettanti a tutti i pensionati, figurarsi se ne ho per detrarre 1/10 di qualsiasi altra somma. Anche mio marito ha una pensione e paga imposta e potrebbe sostenere le spese. Ma l'ha già fatto una volta quando abbiamo dovuto sostituire il tetto in eternit: ha sostenuto la spesa e ha indicato sul mod. 730 la detrazione spettante. Non solo non l'ha ottenuta ma è stato anche sanzionato per averla indebitamente chiesta: il mio reddito pur talmente basso da non dovere imposta è troppo alto per essere a suo carico e pur essendo fisicamente conviventi non lo siamo fiscalmente avendo lui altrove residenza anagrafica: pertanto non gli spettano le detrazioni delle spese da lui per me sostenute. La notizia che chi è abbastanza ricco può avere ulteriori agevolazioni con le imposte pagate da mio marito non mi


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consola, anzi: a meno di essere assolutamente certi di poter beneficiare delle detrazioni non faremo alcun intervento. "El can scotà dal'aqua calda ga paura anca del'aqua freda" diceva mia nonna. mercoledì 29 maggio 2013 Bimbi Da qualche tempo sento dire di maestre d'asilo che maltrattano i piccoli loro affidati. Sicuramente ci saranno maestre troppo manesche, non lo so. Non voglio e non spetta a me giudicare i singoli casi, ma non vorrei che si esagerasse. I bimbi sono bimbi e spesso fanno cose che non dovrebbero fare e non basta dirgli di non farle e magari sono troppo piccoli per capire quello che gli si dice o troppo ostinati per non insistere comunque. Se un bimbo si avvicina pericolosamente ad una rampa di scale o prende una sedia per salirvi in un terrazzino o va in bagno a pasticciare con l'acqua della tazza, magari la prima volta gli si dice di non farlo, ma lui insiste e allora lo si trascina a forza lontano dal pericolo, se ancora insiste credo che non rimanga altro che punirlo facendogli un po' di male per il suo bene. Se un bimbo sfugge dalla sorveglianza della maestra d'asilo e scappa dalla sala dove sono tutti gli altri, si espone a pericoli che la maestra non può più evitargli e a mio parere non può far altrimenti di quanto detto e così anche quando non corre pericolo ma getta cartacce, picchia i compagni o fa cose che sarebbe bene non facesse né da bimbo né da adulto. Magari genitori che affidano i loro


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bimbi ai nonni, alla bambinaia o all'asilo per gran parte del tempo e se ne curano solo per coccolarli, accontentarli o farli divertire non si sono mai trovati in quelle situazioni e non capiscono oppure i loro sono buoni figli ubbidienti. Certo non tutti sono bravi genitori o maestri, certo qualcuno trova meno faticoso usare le maniere forti e qualcuno lo fa perché esasperato, affaticato oltre i limiti della sua sopportazione. Non so come stanno le cose, so solo che mia nipote l'unica volta che ha avuto uno schiaffo da sua mamma fu quando, bimba, sfuggitale di mano è corsa pericolosamente verso la strada trafficata: è stata la sola volta che l'ha fatto. martedì 28 maggio 2013 Filastrocca L'umanità è fatta di donne e uomini. Il cariotipo umano è di 46 cromosomi. I cromosomi vengono 22+(X o Y) da padre e 22+X da madre. Solo un uomo e una donna (padre e madre) possono generare figli. Senza figli l'umanità si estingue. I figli per almeno 4 o 5 anni necessitano di cure. La cura dei figli richiede tempo dei genitori. Più sono i figli più è richiesto tempo. Per avere più tempo si devono unire le forze. Per unire le forze i genitori devono restare uniti. Perchè restino uniti hanno inventato il matrimonio. Il matrimonio così mira a garantire la sopravvivenza della specie. Se non serve alla sopravvivenza della specie è inutile il matrimonio. Il matrimonio è felice se un uomo e una donna si amano. Se si amano un uomo e un uomo o una


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donna e una donna il matrimonio magari è felice ma resta inutile. Se è inutile alla società eventuali "agevolazioni e provvidenze" sono sprecate. Se sprecate non sono spettano anche quando si amano uomo&cane, donna&gatto, uomo&falco, donna&canarino e magari anche uomo&auto, donna&moto, eccetera. ------PS - Naturalmente per re, prìncipi e potenti il matrimonio può essere solo un affare, ma non è per loro che la Carta prevede "agevolazioni e provvidenze". lunedì 20 maggio 2013 Coppie Ho letto che la Camera ha deciso di estendere l'assistenza sanitaria integrativa a "spose" di deputate e "sposi" di deputati. Ho sempre sentito dire che leggi ad personam e conflitto d'interessi sono cose abominevoli, ma forse non è così se riguardano un Ivan o una Paola e non un Silvio. Siamo in periodi di vacche grasse e come dice il proverbio "Melius abundare quam deficere", niente di male se si da a chi già ha, tanto ce n'è per tutti. Si dirà che l'assistenza integrativa i deputati se la pagano con i propri soldi, sorvolando sul fatto che i loro soldi sono soldi nostri che si sono graziosamente assegnati sicuramente anche considerando le ritenute da farci pagare loro tramite. Forse siamo i soli, ma mia moglie ed io non abbiamo alcuna assistenza sanitaria integrativa, anzi per le sue spese sanitarie non abbiamo nemmeno gli usuali sgravi fiscali


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perché ha reddito troppo alto per essere a mio carico sebbene troppo basso per avere imposta capiente per detrazioni. Pretendere lo stesso trattamento degli "eletti" forse sarebbe troppo, ma magari si potrebbe avere almeno l'assistenza ordinaria, quella che pare spetti a qualsiasi persona per il solo fatto di trovarsi anche casualmente sul suolo italico. Ma contrariamente a queste persone, noi avendo pagato per decenni contributi e imposte come anche i nostri genitori avevano fatto - abbiamo una pensione ciascuno e siamo tenuti a pagare la tassa sanitaria, il ticket, per due motivi: 1. Non siamo coppia di fatto ma legalmente sposati da oltre 50 anni e quindi il reddito familiare di riferimento è dato dalla somma dei nostri redditi. 2. La somma dei nostri redditi supera il limite di 36151,98€ lordi annui. Se non fossimo sposati nessuno di noi due supererebbe il limite, mentre la somma che nel secolo scorso era ben al di sotto di 70 milioni di lire lorde annue ora supera gli equivalenti 36151,98€ (70000000/1936,27) per effetto dell'adeguamento al costo della vita, inferiore al reale aumento per le pensioni ma inesistente per il limite. Per quanto poco quelle salgono se questo resta fermo è inevitabile che prima o poi venga raggiunto. Considerato che tutti dicono di amare e osservare la Costituzione Italiana, nel testo in mio possesso devono esserci degli errori perché trovo: "Art. 29. La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio


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Art. 31. La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose." Evidentemente manca un non prima di riconosce e di agevola a meno che con "matrimonio" nel linguaggio dell'epoca s'intendesse "coppia di fatto" o magari "coppia di fatto omosessuale" che però forse contrasterebbe con "famiglie numerose". In questo caso "adempimento dei compiti" sarebbe un altro errore, perchè per le coppie unisex sento sempre parlare solo di "diritti". Chissà s'è impegno più gravoso e meritevole crescere tre figli o partecipare tutti gli anni alla sfilata gay: io non conosco il secondo. martedì 14 maggio 2013 Emergenze Mi meraviglia che ci si meravigli che sia passato molto tempo prima che venissero chiamate le forze dell'ordine a fermare un energumeno in vena di strage. A parte il fatto che magari a quell'ora circolavano poche persone, che non è obbligatorio avere sempre con se un telefonino, che spesso la gente è scortesemente invitata a farsi i fatti propri, che magari ti denunciano per violazione della riservatezza (privacy) o per molestie (stalking), che se dici qualcosa di o a un nero al minimo sei razzista, che puoi avere legittimamente paura di essere oggetto di vendetta o di essere coinvolto in una macchina giudiziaria


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autoreferenziale che se ne frega di te e tendenzialmente trova comodo incolpare chi è a portata di mano (l'aggredito che si difende e non scappa piuttosto che l'aggressore fuggito), a parte ogni altra possibile motivazione logica, può essere capitato ad altri com'è capitato a me di chiamare il 112 ed essere invitato magari non gentilmente a chiamare il 113 (o viceversa) o qualche altro numero, scoraggiandomi da ogni buona intenzione. Vedendo i telefilm USA par di capire che colà basta fare il 911 segnalando l'emergenza qualunque essa sia e non capisco perché qui non sia possibile fare altrettanto e si debba valutare quale dei molti numeri (112, 113, 115, 118 o 117, 1515, 1530, 1500, 1518, 1522, 1544, 1525, 1533) fare: nei paesi europei dovrebbe essere 112, ma non so se in Italia serva per qualsiasi emergenza o solo per chiamare i carabinieri e non so se sono il solo a non saperlo. mercoledì 8 maggio 2013 Lingue Nelle telecronache RAI del Giro d'Italia hanno rinunciato all'italiano scritto: solo inglese o italiese. Per ora c'è ancora scritto "Giro d'Italia Ficht for Pink" e "Maglia Rosa Group", ma la "testa della corsa" è diventata solo "Front of the Race" e la coda "Back of the Peloton". Non si vede più GPM o Gran Premio della Montagna, Traguardo volante, Classifica Generale, Classifica a punti, Previsioni Meteo, eccetera: tutti esclusivamente in inglese. Il nome dei corridori italiani è ancora in italiano ma per tutti è in inglese


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posizione in classifica e ritardo: "18° in Standings - Gap 5'30", anche se basterebbe un "18° a 5'30". Al giorno d'oggi per qualsiasi lavoro, accattonaggio compreso, è richiesta la conoscenza dell'inglese, ma per fortuna a Montebelluna richiedono invece la conoscenza del veneto. Magari alla Vuelta vedremo "la cabeza de la carrera" e al Tour "tête de la course", ma nel bel Paese é resa incondizionata dell'italiano: colonizzati, avremo The Lap of Italy. mercoledì 1 maggio 2013 Lo strano mondo di Facebook. Ne avevo sentito dir meraviglie e vi sono entrato, ho creato un mio profilo, come credo si dica. Sicuramente è colpa mia che non so usarlo come si deve, ma a me sembra uno strano, preoccupante mondo. Si diceva un tempo "chi trova un amico trova un tesoro" e il dizionario dice "Amico: Chi ha sentimenti di amicizia" e "Amicizia: Reciproco affetto tra due o più persone, generato da affinità spirituali e da stima." In facebook (fb) si trovano molti amici, alcuni ne hanno a centinaia, altri a migliaia. Io ne ho 13, tutte persone conosciute personalmente tranne una cui ho chiesto amicizia e due di cui ho accettato la richiesta: non mi hanno detto i motivi per i quali gradivano la mia amicizia ma io non ne avevo per rifiutarla a priori. Sono solo 13, ma non passa giorno che fb non segnali che qualcuno di questi "ha stretto amicizia" con qualcun altro. Quanto sia stretta questa amicizia non lo so dire.


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Un tempo si diceva "chi trova un amico trova un tesoro" e , per l'esperienza mia, concordavo appieno. Stando a fb, o moltissimi dispongono di moltissimi tesori o vi è moltissima inflazione e un amico in fb non vale quasi niente. Propendo per quest'ultima ipotesi. Se vale quanto dice il dizionario con un amico dovrebbe esserci reciproco affetto. In realtà mi pare che vi sia poco o niente affetto reciproco ma solo uno smanioso egocentrismo, un approffittare degli "amici" per mettersi in mostra. Nessuna reciprocità, ma solo richiesta di ammirazione: più amici si hanno e più è probabile che qualcuno si compiaccia con te, ti approvi, ti aduli, ti sia perfino amico: di ricambiare l'amicizia nemmeno pensarlo. In effetti con 500 o 1000 amici per prestare un po' di attenzione a ciascuno di loro la giornata dovrebbe essere di 48 o 72 ore. Così, per forza di cose, ti limiti a guardare solo quello che mettono (postano) "amici" che ti possono dare qualcosa magari accontendasi di un "mi piace" oppure, per non perdere ammiratori, metti un "mi piace" a quelli che commentano quello che tu metti. Da quello che mi par di capire sono tutti amici ma con diverso grado: da quelli nominali (in pratica del tutto ignorati) ai superamici. Ogni amico può essere incasellato in un gruppo, ogni gruppo ha un grado specifico di amicizia e puoi riservare un trattamento diverso a ciascun gruppo ma anche ogni singolo "amico" può essere utile, ben accetto, tollerato o emarginato, a sua insaputa. In sostanza mi pare che in questo strano mondo gli "amici" o sono utili o ti utilizzano o sono ignorati: raramente sono amici. Ripeto, sarò io a non conoscere fb, a non apprezzarlo dovutamente, a non capire come funziona e a non


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utilizzarlo per quello che è: come se volessi usare una zappa per fare lavori di cesello o usare un cesello per zappare. Magari mi studierò approfonditamente le abbondanti istruzioni per l'uso (ci sono) e diverrò un mago di fb, ma per il momento mi pare che o io non faccio per Facebook o Facebook non fa per me. martedì 23 aprile 2013 Alleluia! Alleluia! Finalmente ce l'ho fatta, finalmente sono ricco! Quest'anno non mi è arrivato e non mi arriverà CUD 2013. Non so cosa significhi l'acronimo, ma è la certificazione della pensione corrisposta e dell'imposte trattenute dall'INPS nell'anno 2012. Quest'anno per averlo ho dovuto cercarmelo nel sito www.inps.it, scaricarlo e stamparlo: meno male che il computer funziona, che ho da poco sostituito la stampante e cartucce e che ho ancora un po' di carta, altrimenti avrei dovuto sopportare spese o code presso non so chi. Così ora dispongo dei CUD 2013 mio e di mia moglie e facendo la somma dei nostri redditi annui imponibili ho superato quota 36151,98 euri: siamo ricchi! In realtà la mia pensione lorda non è aumentata rispetto all'anno precedente e quella netta è diminuita essendo aumentate non di poco le ritenute, ma quella di mia moglie è aumentata anche se non tanto da avere imposta superiore alle detrazioni spettanti. Ma non disperiamo: prima o poi con gli euri che prenderà potrà comprare la metà del poco


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che può comprare ora ma avrà la soddisafazione di pagare Irpef. Sta di fatto che ora siamo più ricchi e più vecchi, avremo più bisogno di cure mediche ma non saremo più esenti da tasse sanitarie (ticket). Nominalmente più ricchi, in realtà più poveri: gli adeguamenti delle nostre pensioni sono stati inferiore all'aumento dell'indice del costo della vita che da gennaio 1993 a dicembre 2012 è stato 63,1% mentre i 70.000.000 di lire considerati equi 20 anni fa sono diventati 36151,98 euri in base al cambio 1936,27Lit=1euro, applicato a pensioni e limiti ma non a frutta e verdura, carne e pesce, questo e quello. Pensando a queste cose m'irrita sentire un Monti parlare di "fedeltà fiscale", chiedere ai cittadini di essere onesti col fisco mentre il fisco è subdolamente disonesto con i cittadini: lo stesso importo non può essere congruo prima e dopo 20 anni di inflazione: o non lo era prima o non lo è dopo o non lo è mai. Rimane per me un mistero il criterio con cui vennero (vengono) fissati i limiti: magari perché il numero 7 è simpatico o perché qualcuno antipatico ha un reddito superiore o qualcuno simpatico l'ha inferiore, ma dispetto o favore lo si fa una tantum, poi il numero resta quello e chi è sopra paga e chi è sotto no e amen. Succede così che se la tassa fosse 100 euri, con un euro di reddito in più del limite il "ricco" la paga e il "povero" con un euro in meno no e così il povero sarà di 98 euri più ricco del ricco. Il bello è che il limite si applica al reddito famigliare, forse


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attribuendo il significato "ostacola" al verbo "agevola" usato nella Costituzione: "La Repubblica agevola con misure economiche [la famiglia .. fondata sul matrimonio]". Così mentre per un singolo o una coppia non unita in matrimonio si considera il reddito individuale, per le coppie regolarmente sposate si sommano i redditi di marito e moglie, cioè devono avere metà del reddito richiesto agli altri. Per questo mia moglie sta pensando di chiedere il divorzio, cosi almeno lei potrebbe beneficiare dell'esenzione dal ticket, visto che avendo un reddito troppo alto per essere a mio carico e troppo basso per essere capiente né io ne lei possiamo beneficiare di eventuali detrazioni per le sue spese mediche. Divorzio consensuale e spero solo formale. giovedì 11 aprile 2013 Tasse occulte Dicono che lo Stato siamo noi cittadini, dicono che imposte e tasse vanno pagate per avere disponibilità e utilizzo di servizi. A parte il fatto che difficilmente si riesce a trovare la corrispondenza tra imposte pagate e servizi disponibili e che chi paga più imposte deve pagare più tasse (cioè più uno contribuisce ai servizi resi a tutti più deve contribuire per quelli che riceve), il cittadino deve anche pagare imposte occulte. Una forma di imposta è l'inflazione, attualmente per fortuna meno pesante del passato: svalutando la moneta lo Stato incentivava l'esportazioni e riduceva il suo debito facendone pagare il costo ai cittadini


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risparmiatori e a quelli impossibilitati ad adeguare il loro reddito. Non so se si fa ancora la giornata del risparmio, un po' una beffa considerato che il risparmio viene rosicchiato dall'inflazione e dall'imposta patrimoniale e se frutta un qualche interesse è gravato da imposte su un reddito che per i piccoli risparmiatori non arriva a compensare la perdita del potere di acquisto. Altro modo truffaldino di sfruttare pro fisco l'inflazione è quello di non aggiornare i limiti di reddito sotto i quali si possono avere benefici fiscali (detrazione per i figli, esenzioni dal ticket, ecc.). Così può capitare ad un pensionato che nel 1990 aveva una pensione ben al di sotto del limite previsto per le esenzioni dal ticket si trovi oggi ad avere superato tale limite per solo effetto dei parziali adeguamenti della pensione al costo della vita: ha potere di acquisto diminuito ma rischia di essere sanzionato come truffatore se non si accorge di essere diventato fiscalmente ricco a sua insaputa. Un'altra tassa occulta consiste nel trasferire sui privati i costi propri dello Stato, inteso nel senso più ampio di Servizio Pubblico, INPS compreso. Prendiamo per esempio la riscossione delle imposte. Per risparmiare (e meglio colpire) anni fa lo Stato ha delegato la riscossione delle imposte ai sostituti d'imposta. In questo modo lo Stato come ente spende meno, ma se si considera tutto il lavoro che grava sugli altri probabilmente Noi-Stato spendiamo di più. In un'azienda non avrebbe senso abolire un ufficio che costa 100 per assegnare il suo lavoro ad altri con costo complessivo 150 e meno efficienza, analogalmente se lo stato risparmia 100 e fa pagare 100 in meno di imposte ma


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grava i cittadini di lavoro, spese, perdita di tempo per 150 non fa l'interesse di Noi-Stato ma solo quello dello Statopadrone. Anni fa ai sostituti d'imposta fu fatto obbligo di provvedere anche al ritiro della denuncia dei redditi mod.730 e ad effettuare eventuali conguagli. Un'altra furbata per dissimulare un'imposta aggiuntiva. Non so se le cose stanno ancora così, ma so che il mio sostituto d'imposta - l'INPS non lo fa più. Prima avevo un servizio rapido e disponevo subito della certificazione "provvisoria" e mi inviava quella definitiva, ora devo rivolgermi a un Caf non altrettanto efficiente (altri saranno più organizzati ma anche più intasati), che invierà via web i miei dati all'INPS che effettuerà il conguaglio e li invierà all'Agenzia delle Entrate intestataria del modulo e destinataria finale. Magari l'INPS ha un costo in meno ma qualcun altro ha un costo in più e qualcuno ci guadagna, ma non certo Noi-Stato. Lo scorso anno dopo aver perso il mio tempo per compilare il mod.730 l'ho portato al Caf che bellamente non ha poi provveduto a inoltrare i dati nelle forme richieste ed io non ho avuto il conguaglio che mi spettava: si trattava solo di inserire in un computer per elaborare e trasmettere i dati da me forniti , cosa che potrei fare anch'io con maggiore sicurezza e senza perdere più tempo di quello che perdo per compliare il mod. 730 a mano, farne una copia, portarlo al Caf e tornare a riprendermi l'elaborato: basterebbe fosse fornito il programma adatto e poter scegliere se farlo da me o rivolgermi ad altri, valutando i costi. Mi viene spesso da chiedermi se tutte le complicazioni burocratiche inventate nel nostro paese sono davvero


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necessarie o se servono principalmente per dar lavoro a Caf, commercialisti, avvocati e magari introiti extra a pubblici funzionari. Ora l'INPS, credo sempre per ridurre i costi, non invia più il mod. CUD: lo si trova in rete. Per carità, bella semplificazione: ma non tutti usano internet e, per quelli che l'usano, stampante, inchiostro, carta, tempo non sono sempre disponibili e sono comunque un costo supplettivo a quello del computer: un'altra tassa occulta. giovedì 4 aprile 2013 Stipendi pubblici Resto del mio parere: i superstipendi a pubblici dipendenti, parlamentari compresi, dovrebbero essere parametrati alla pensione dei cittadini comuni. Quando un dipendente pubblico che riceve dai cittadini italiani 300 mila euro annui si aumenta lo stipendio di altri 60000 euro pensando di meritarseli, ha anche la faccia tosta di dire che i suoi 60000 euro in più costano a ciascun cittadino italiano solo 0,001 euro e quindi, abbia o non abbia l'aumento, non può praticamente cambiare nulla né per i singoli cittadini né per il bilancio statale su cui incide ancor meno. Se però l'aumento del 20% del suo stipendio comporta automaticamente pari aumento per i milioni di pensionati la scusa non regge: o ci sono i soldi per consentire un aumento del 20% a lui e ai pensionati o non ci sono per nessuno. Lo stesso ragionamento vale per lo stipendio iniziale, che andrebbe rapportato alla pensione minima INPS o qualcosa


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di simile, tipo l'indennità di disoccupazione. Se non possiamo permetterci pensioni minime di 2000 euro mensili non possiamo nemmeno permetterci parlamentari o supermanager a 10000, 20000 o 30000. Si stabilisca per ogni funzione pubblica il rapporto massimo con la pensione minima (esempio: Capo dello Stato 30/1, Primo ministro 15/1, parlamentare 10/1) e lo si sottoponga a referendum: se poi a qualcuno quel rapporto non garba sicuramente ci sarà qualcun altro cui farà gola e non è detto che il primo sia sempre migliore del secondo. Naturalmente nella retribuzione così parametrata vanno compresi tutti gli eventuali benefici in natura. giovedì 4 aprile 2013 Presidenziali Si discute come dovrà essere il nuovo Presidente della Repubblica, non solo se deve essere una persona capace e competente, onesta ed equilibrata, di questa di quella o di nessuna area politica. Dopo anni che si parla di parità fra i sessi si discute ancora se deve essere uomo o donna o per non far torto a nessuno pensare a Vendola. Non vorrei che di questo passo un domani si dovesse decidere se la persona scelta deve essere grassa (Ferrara?) o magra (Fassino?), con occhi chiari o scuri, non avere o avere barba o capelli biondi castani neri o rossi, essere alta o bassa, celibe nubile sposata separata divorziata accompagnata, con o senza figli o nipoti, bocciofila o bibliofila, eccetera, avendo ogni categoria di persone il diritto ad essere giustamente


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rappresentata, specialmente se minoritaria. lunedì 11 marzo 2013 La valvola Due vasche comunicanti: una riceve acqua da una fonte l'altra da un'altra, chi usa l'una non usa l'altra. Quando una fonte ha più acqua l'altra ne ha meno, ma il livello dell'acqua è uguale e sufficiente in entrambe le vasche, sempre. Se però nel condotto che collega le vasche si mette una valvola e l'acqua passa a senso unico, una vasca può restarne senza. Così se notizie, informazioni, sensazioni, opinioni, idee, arrivassero al cervello da dritta e da manca rispettivamente in due zone diverse ma comunicanti, sarebbe indifferente giudicare con una o l'altra, ma una valvola mentale posta fra le due zone renderebbe questo impossibile: in una ci sarebbe solo quello che viene da dritta o da manca. Mi viene da pensare che una valvola così, più o meno efficiente, più in certi ambiti meno in altri, sia abbastanza diffusa. Con una valvola mentale analoga può capitare di ritenere giusta, corretta, buona una cosa se viene da una parte e ingiusta, sbagliata, cattiva la stessa cosa se viene dall'altra.


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venerdì 8 marzo 2013 Stupore Mi meraviglia che si meraviglino del successo M5s. Ma dove sono vissuti finora? Con referendum diciamo no al finanziamento pubblico dei partiti e quelli invece l'aumentano cambiandogli il nome, la gente fa sacrifici pagando fior di tasse e loro con quelle vivono agiatamente, quello che una famiglia deve far bastare due settimane loro lo spendono in una sera dicendosi preoccupati per quelli "che non arrivano alla fine del mese" ma senza fare qualcosa, dicono che la legge elettorale fa schifo ma si guardano bene dal cambiarla, sono strapagati per fare un lavoro ma a farlo chiamano e pagano i "tecnici". Supponiamo che quelli siano nei partiti A e B. Se su 100 elettori 20 non votano mai e 30 per punirli non vanno a votare, A e B con 26 e 24 voti hanno 52% e 48% e dei non votanti in realtà se ne infischiano. Ma se arriva C (fosse pure Diavolo) quei 30 lo votano sapendo che il voto conta e allora A con 26 voti è 32,5%, B con 24 è 30% e C con 30 è 37,5% : A e B sentono la botta e forse capiscono la lezione. lunedì 4 marzo 2013 Intercalari Stamattina 4 marzo su la7 ad Omnibus c'erano Federico Geremicca, Francesco Cundari, Angela Mauro, Marco Valerio Lo Prete e , collegati, Federico Fubini e Piergiorgio


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Corbetta; conduceva Alessandra Sardoni. Sta parlando Geremicca e ogni poche parole sento dire "diciamo", ne conto 23 in quell'intervento. Quasi contagiata anche la Sardoni inserisce un "diciamo" nel commento. Incuriosito noto che pure Cundari e Mauro usano quell'intercalare piuttosto frequentemente. Lo Prete parla meno, ma mi pare che tre o quattro volte lo dica anche lui, una volta Corbetta e nessuna Fubini. Più o meno, quasi tutti intercalavano il loro dire con "diciamo", come quando in una discussione c'è qualcuno che tartaglia prima o poi quasi tutti tartagliano, chi più e chi meno, o se in un gruppo di persone uno sbadiglia o ride alla lunga quasi tutti lo imitano. In quella discussione tutti hanno usato "diciamo": molto Geremicca, meno Cundari e Mauro, poco Lo Prete, Sardoni, Corbetta: solo Fubini credo non l'abbia fatto. Ad ogni modo chi volesse accertarsi e contare quanti "diciamo" ha detto ognuno di loro, se ne ha voglia può sempre farlo rivedendo la trasmissione su sito di la7 E meno male che, da persone educate e rispettose dei telespettatori, hanno adoperato solo quell'intercalare e non altri molto in voga attualmente fra giovani ed ex giovani, non solo nelle osterie o nelle caserme o luoghi particolari com'era un tempo ma ovunque: casa, scuola, piazza, ufficio, tribune, comizi, televisioni, giornali, libri, eccetera. martedì 12 febbraio 2013 Al lupo! Se si è condannati per non avere previsto un evento


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universalmente ritenuto imprevedibile è normale che prevalga la prudenza, magari l'eccesso di prudenza. E così se si prevede una nevicata invernale subito ad allertare istituzioni ed allarmare popolazioni. A casa mia si pensa che se piove o nevica un pochettino a Roma tutti i tg diranno diluvio o tempesta di neve in tutta Italia o ottimisticamente in mezza, ma tant'è. Così da giorni aspettavo la grande nevicata o meglio il "big snow": se c'era con quel nome a New York così andava chiamato anche da noi. Lo aspettavamo "in tutta Italia". Da queste parti d'Italia capita d'inverno che nevichi, quindici venti cm sono una nevicata normale con normali problemi, col marciapiedi da spalare e le catene da mettere per chi deve necessariamente usare l'auto e non ha già messo le gomme da neve ai primi di novembre, con i mezzi spazzaneve e spargisale che passano. Ma questa volta c'era il "big snow": questa volta mi aspettavo almeno trenta centimetri di neve. E invece ne è venuta appena quel poco da imbiancare gli alberi e qualche tratto del giardino, nemmeno tutto. Non so quanta ne sia caduta a Roma, ma se erano più di tre centimetri e le scuole e uffici non venivano chiusi, i TIR non fermati, centomila spalatori pagati e avviata una gran macchina che nemmeno a Oslo, chissà che pandemonio, che accuse alla protezione civile o a chi altro. E loro allertano e allarmano e magari gli stessi o altri giudici li condanneranno per procurato allarme: sempre facile giudicare a posteriori e se a posteriori giudicheranno che hai sbagliato a giudicare saranno comunque altri a dover pagare. Oppure ci saranno tanti "al lupo, al lupo!" che quando il lupo ci sarà davvero nessuno ci crederà.


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venerdì 25 gennaio 2013 Canone Rai Il mio problema è molto semplice: vorrei pagare il canone Rai ma non posso perché mi trovo lontano dal luogo dov'è il televisore e relativi documenti e non ho il numero di abbonamento. Penso che siccome è stata la RAI ad assegnarmelo alla RAI non dovrebbe essere difficile comunicarmelo in base al mio codice fiscale. Dopo varie ricerche trovo QUI la possibilità di mandare una mail e lo faccio. Sembra che la RAI non soddisfatta di pretendere l'imposta si diverta a tormentare gli abbonati. Compilo il modulo con i dati richiesti, scrivo il mio problema chiedendo di comunicarmi il numero o di dirmi come fare, clicco INVIA e appare una nuova finestra con nemmeno una parola in italiano. Siamo in Italia, parlo e sono italiano come italiana credo sia la RAI e riesco solo a capire che c'è un errore, mi pare per via di un segno che gli resta indigesto. Torno indietro tolgo un segno "/" clicco e sembra che tutto vada liscio. Dopo due o tre giorni, non avendo avuto risposta ritorno al modulo e rifaccio la richiesta, invio e di nuovo la paginata in lingua a me sconosciuta. Torno indietro, tolgo una frase tra parentesi (parentesi comprese), invio e questa volta mi appare in italiano che il messaggio è stato regolarmente inviato e che avrò mail di conferma. Alleluia! Potevano anche dire che non accettano certi segni, magari nel momento stesso in cui vengono inseriti! Ma forse così finiva il loro divertimento.


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Mi arriva l'email automatica dicente "La informiamo che la sua comunicazione del XX/1/2013 alle YY:ZZ e' giunta a destinazione". Aspetto altri due o tre giorni e oltre a quella più niente. Il tempo passa, il 31 gennaio si avvicina: se non pago, troveranno subito che CCCNNNAAMGGXZZZY ha l'abbonamento HHHHHHH/ K (non pagato), ma ora no: non trovano il tempo per farlo o per rispondermi, tanto mica rischiano di perdere il cliente. Cerco ancora in Internet e nelle FAQ (naturalmente dire domande, quesiti o simili fa schifo) trovo: 9. Come posso conoscere il mio numero di abbonamento, se ne sono sprovvisto? Il numero di abbonamento necessario per effettuare i pagamenti e' rilevabile: - sull'avviso inviato dallo Sportello S.A.T. a tutti gli abbonati - sul libretto di abbonamento alla televisione - sulla ricevuta del bollettino di rinnovo dell'anno precedente - contattando l'operatore del servizio di Call Center al numero 199.123.000 Cerco ancora e leggo (1) che "Per informazioni e opinioni sulla Rai, sulle sue attività, sulla programmazione radiotelevisiva e sugli abbonamenti ordinari è disponibile il servizio telefonico "RISPONDERAI" Il servizio è attivo 24 ore su 24 con risponditore automatico. Il servizio con operatore è attivo dal lunedì al sabato dalle 9 alle 24, la domenica dalle 14 alle 22.", "Il numero telefonico è:


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199123000", "I costi della chiamata da rete fissa IVA incl.sono di 14,26 centesimi di euro al min.in fascia intera (da lun. a ven. dalle 8 alle 18.30 ed il sab. dalle 8 alle 13) e 5,58 in fascia ridotta." Sono le 20:30, faccio il numero. Dopo un preambolo che la voce dice essere gratuito comincia la solita solfa: per la cosa A prema 1, per B prema 2, per C prema 3, per risentire il menu prema cancelletto. Premi il tasto che ritieni più appropriato e la voce ricomincia per D prema 1, per E prema 2, ecc. ecc. e il tempo trascorre a mie spese. Morale in nessuna delle opzioni sentite c'era "per conoscere il numero di abbonamento prema X" e nemmeno "per parlare con un operatore prema Y". Può anche essere che abbia sbagliato strada, che se indovinavo il tasto giusto sarei finito al posto giusto dove premendo il tasto giusto mi avrebbe portato al posto giusto e magari prima dell'alba avrei avuto l'agognato numero. Trovare la strada nel labirinto di Minosse era uno scherzo al confronto, anche senza l'aiuto d'Arianna. Per due volte ho fatto inutilmente il numero poi ho rinunciato e sono tornato sul divano: insolitamente mia moglie era sintonizzata su un canale RAI dove, non contenti d'avermi preso in giro per un bel po', c'era quella simpaticissima pubblicità che in sostanza dice "Che ce ne frega se non guardate i nostri canali o se tenete il televisore in ripostiglio o se resta spento per mesi: il canone ce lo dovete comunque pagare, tiè." Ho spento il televisore. Stamattina rileggendo mi accorgo che "Per informazioni sugli abbonamenti ordinari il servizio con operatore è attivo dalle 9 alle 13 dal lunedì


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al venerdì." . M'era sfuggita la differenza tra informazioni sulla Rai e informazione sugli abbonamenti. Sono le 10 di venerdì, chiamo ma non arrivo all'operatore, vorrei riascoltare le opzioni iniziali, ma non c'è fra quelle proposte e finisce lì. Richiamo, con lo stesso risultato di prima e di ieri sera: continuano a menar il can per l'aia a mie spese. Amen, ci rinuncio ripensando ai bei tempi in cui si parlava con una gentile e informata persona del centralino e non con una macchina o con qualche callista per me irraggiungibile nel labirinto di opzioni a pagamento del Call Center Rai. -----------NOTA - Dopo 6 giorni mi è arrivato via email il dato richiesto: forse sono io troppo impaziente. (1) Televideo Rai pagina 453/1 Per informazioni e opinioni sulla Rai, sulle sue attività, sulla pro grammazione radiotelevisiva e sugli abbonamenti ordinari è disponibile il servizio telefonico "RISPONDERAI" Il servizio è attivo 24 ore su 24 conrisponditore automatico. Il servizio con operatore è attivo dal lunedì al sabato dalle 9 alle 24, la domenica dalle 14 alle 22. Per informazioni sugli abbonamenti ordinari il servizio con operatore è attivo dalle 9 alle 13 dal lunedì al venerdì. Il numero telefonico è: 199123000 pagina 453/2 Per informazioni e opinioni sulla RAI il numero


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telefonico è: 199123000 I costi della chiamata da rete fissa IVA incl.sono di 1426 centesimi di euro al min.in fascia intera (da lun. a ven. dalle 8 alle 18.30 ed il sab. dalle 8 alle 13) e 5,58 in fascia ridotta. Da rete mobile i costi sono inferiori a 48 centesimi al min. con scatto alla risposta inferiore a 30 centesimi. Per i costi dettagliati rivolgersi all'operatore da cui origina la chiamata. martedì 22 gennaio 2013 Stato e cittadini È difficile restare educato con un maleducato, è difficile restare onesto con un disonesto, è difficile essere amichevoli con chi ti è nemico, è difficile essere solidali con chi ti deruba, é difficile avere fiducia in chi bara, é difficile non dubitare di chi ti vincola con contratto arzigogolato oscuro ingannevole, è difficile dare volentieri denaro a chi se lo beve, è difficile credere che lo Stato necessiti di soldi perché alta è l'evasione e non perché alto è lo sperpero, è difficile stabilire quale sia causa e quale effetto di evasione e tassazione abnormi: se lo stato fosse giusto, onesto, amichevole, equo, rispettoso, morigerato, comprensivo, dialogante, umano, disponibile, trasparente, con leggi semplici e chiare che non favoriscano il più "furbo" tra stato e cittadino, allora sarebbe certo che chiunque non paghi le tasse sia un delinquente, un nemico dei concittadini e la lotta all'evasione per quanto dura avrebbe l'appoggio di tutti gli onesti, ma finché le cose


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stanno come stanno c'è sempre il dubbio che qualcuno possa essere solo una vittima che cerca di difendersi. mercoledì 16 gennaio 2013 Matrimoni Quando lo vedevamo i miei compagni dicevano che era un "culatòn" e mi consigliavano di starne alla larga; quando lo incrociavo - io di qua lui di là di Corso Palladio - mi guardava in strano modo, con concupiscenza direi oggi. Li chiamavano con quel nome allora, ora li chiamano gay e sono riveriti presidenti di regione. Per carità, tutti sono liberi di avere i propri gusti purchè non pretendano da me o da chiunque altro di condividerli o assecondarli. Se uno vuole puo essere coprofago e vantarsene o sodomita ed esserne orgoglioso. A me magari possono fare schifo senza potere per questo essere considerato incivile, intollerante, retrogrado, arcaico, un criminale punibile per copro- o omofobia: anche le lumache a qualcuno piace moltissimo mangiarle e a qualcun altro fanno del tutto schifo, è questione di gusti. Quello che più desiderano pare sia ora potersi sposare tra loro, "essere uniti nel sacro vincolo del matrimonio" si diceva una volta, ma oggi non ha più senso: uno con uno e una con una per ora, ma non è detto che si accontentino, che così i loro "diritti civili" siano appieno soddisfatti. Per molte nazioni era un diritto possedere schiavi, per i romani era un diritto godersi i cruenti giochi circensi e crocifiggere servi ribelli, per gli aztechi era un diritto avere


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prigionieri da sacrificare al Sole: molte civiltà avevano di questi diritti. Nella nostra quello che era sopruso, licenziosità, arbitrio, vizio o vizietto ora è "diritto civile" e chi la pensa diversamente è come minimo un incivile. Civiltà, inciviltà, ascesa, decadenza si susseguono da sempre e magari chi crede di progredire verso il meglio va verso il peggio: non più lontano di 70 anni fa nella civile Europa si sono viste enormi barbarie che qualcuno spacciava per progresso. Io resto del parere che - stando alla parola - non c'è "matrimonio" se non c'è potenziale "mater", che non c'è madre se non c'è padre e mi pare evidente che un mondo di sole famiglie monosex non ha futuro. Unioni omo e etero sempre unioni sono, ma non sono la stessa cosa: anche una Società per Azioni e una società in nome collettivo sempre società sono ma forse non vanno confuse. Tuttavia prima o poi ci sarà il matrimonio omosessuale, ma allora credo che chiederò il divorzio: non voglio che sui miei documenti sia scritto "sposato" e si capisca "omosessuale", me ne vergognerei (posso?). mercoledì 26 dicembre 2012 Scuola Di scuola non me ne intendo e probabilmente meglio di così non si può fare o non è come me l'hanno detta. Mia nipote fa la terza media e il prossimo settembre frequenterà le superiori. Mi dicono che devono decidere entro gennaio. Loro - lei e i suoi genitori - hanno già


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deciso: frequenterà la stessa scuola che padre e madre hanno frequentato. Nessun problema quindi, ma mi sorprende questa scelta precoce: cosa mai avranno da fare gli organi competenti per avere bisogno di almeno sette mesi di preavviso? E se poi non fosse promossa? Naturalmente le lezioni non inizieranno ai primi di settembre e subito ci sarà il consueto periodo di assestamento e di protesta. Non sarà che tutto questo tempo necessita perchè in questi tanti mesi ce ne sono troppi in cui gli interessati sono in tutt'altre faccende affaccendati? Che so: ferie, figli, genitori, mariti e altre cose molto più importanti del lavoro per cui li paghiamo? Sarà che sono troppo vecchio per capire che oggi in cui ricerche, calcoli, combinazioni, comunicazioni, selezioni e quant'altro viene fatto da macchine ultraveloci in realtà serve più tempo di quello che penso. O forse le macchine non ci sono o non le sanno o non le vogliono usare o non servono: magari si tratta solo di problemi sindacali, politici, burocratici in cui le macchine non ci capiscono un'acca e la velocità operativa non giova a complicare le cose. Forse è giusto che un genitore decida per tempo dove lavorare, vivere e mandare i figli a scuola lasciando a chi di scuola si occupa ampio tempo di manovra: in fin dei conti è cosa loro, pare. Ma, come ho premesso, io di scuola non me ne intendo. sabato 15 dicembre 2012 Omissione di soccorso


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Se mi capiterà di investire qualche animale (selvatico, randagio, sfuggito al proprietario responsabile) forse non mi fermerò per rane o ricci, forse sì per lepri o conigli mentre per cani, galline, oche, pecore, capre, mucche, cavalli, asini magari mi fermerò per verificare i danni ed eventualmente chiedere risarcimento. Anche per cervi o cinghiali quasi sicuramente mi fermerò. E poi che faccio? Il cinghiale é pericoloso e non oso avvicinarmi, il cervo è grosso e caricarlo in auto non posso, non ce la faccio e l'auto è piccola. Chiedere aiuto (a chi?) è impossibile perché non uso telefonino: se non è obbligatorio averlo a bordo come le catene non mi resta che aspettare che passi qualcuno rischiando di morire di freddo o di fame o andarmene a cercare o no aiuto e rischiare di essere incriminato per omissione di soccorso, se qualche albero del bosco mi denuncia o i carabinieri - non avendo niente di meglio da fare - indagano. mercoledì 12 dicembre 2012 Populismo Quando sento parlare di populismo penso subito ad una cosa buona: cosa c'è di male ad "esaltare il ruolo e i valori delle classi popolari"? Anche la Costituzione dice che "la sovranità appartiene al popolo" e in Europa ci sono i Popolari. Penso che chi accusa qualcuno di populismo è antipopulista, contro il popolo. Ma poi penso che il populismo è come il colesterolo: c'è quello buono e quello


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cattivo, ma i malevoli pensano sempre e solo a quello cattivo. "Omnia munda mundis" e viceversa. ----------------populismo [po-pu-lì-smo] s.m. 1 Atteggiamento o movimento politico tendente a esaltare il ruolo e i valori delle classi popolari 2 spreg. Atteggiamento demagogico volto ad assecondare le aspettative del popolo, indipendentemente da ogni valutazione del loro contenuto, della loro opportunità 3 Movimento rivoluzionario russo della fine del sec. XIX, che propugnava l'emancipazione delle classi contadine e dei servi della gleba attraverso la realizzazione di una sorta di socialismo rurale 4 In ambito artistico, raffigurazione idealizzata del popolo, presentato come modello etico positi mercoledì 12 dicembre 2012 Atto di fede Insistono dell'affermare e nel non dimostrare che "Prodi aveva già tolto l'ICI ai meno abbienti", stamattina è toccato a Francesco Boccia. L'ICI alla Prodi non è mai stata vigente e verificabile a posteriori, ma i miei calcoli dicono che l'avrei dovuta pagare, meno di prima ma pagare. Godendo - si fa per dire - di una pensione allora di 450 euro mensili, le ipotesi potrebbero essere: • non sono considerata fra i meno abbienti;


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• sbaglio fare i conti; • sbagliano a fare i conti o non li hanno mai fatti; • devo credere a quello che dicono perchè mai mentono; • mentono in malafede e c'ingannano. Io propendo per quest'ultima ipotesi, non posso fidarmi di loro fino a quando non mi dimostreranno matematicamente che sbaglio e sarò sempre più convinto che sia l'ipotesi giusta ogni volta ripeteranno il mantra chiedendomi un atto di fede. sabato 8 dicembre 2012 Lavoro Dicono che Monti non ha fatto nulla per il lavoro, ma non è vero. Con l'IMU (Imposta Municipale Unica) altrimenti detta anche IMUP (imposta municipale propria) ha ottenuto più risultati: 1. ha aumentato le entrate dell'erario; 2. ha fatto disperare i contribuenti; 3. ha dato lavoro a molte persone (fiscalisti, commercialisti, cafisti, psicoterapisti, ecc.) Si potrebbe obiettare che non sono lavori produttivi, anche se socialmente utili: magari una manna per chi ci guadagna ma un costo per il paese, come i molti UCAS (Ufficio Complicazione Affari Semplici). Complicare le regole per dar lavoro agli specialisti mi pare come gettare le cartacce per strada per dar lavoro agli spazzini. Quando qualcosa aumenta di 10 le entrate della P.A. può


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capitare che qualcuno pensi di salvare cosÏ il paese e non gl'importi che ai privati cittadini costi 100 in tempo e denaro. Per consentire a tutti di sbagliare e all'amministrazione di sanzionare si fanno leggi complicate e ambigue: se ti è chiaro come devi fare, magari non sbagli e poi quando verifico non trovo errori e non ti posso sanzionare. "Meglio prevenire che punire" è una regola forse in contrasto con la buona amministrazione all'italiana. Se un conoscente ti dice che paga 450 euro di IMU per l'abitazione principale in periferia di un Comune di 5000 abitanti mentre tu ne paghi meno di 40 in centro di uno di oltre 50000 per qualcosa che ti pare equivalente, non sai se sei fortunato o sbagli a fare i conti. Vai in rete, cerchi i siti dei due comuni per le aliquote, quello dove ti danno il valore catastale degl'immobili e quello dove calcolano l'IMU , controlli, ricontrolli e ti pare tutto giusto, ma ti resta il dubbio. Trovi l'indirizzo e-mail del Servizio comunale per l'IMU, vorresti verificare il conteggio ma ti rispondono che non effettuano controlli preventivi sui calcoli operati dai contribuenti: e se poi pagano il giusto, come li possono sanzionare? Oltre a minori entrate non ci sarebbe lavoro per molte altre persone. mercoledÏ 28 novembre 2012 Classe dirigente Cosa possiamo aspettarci da una classe dirigente di persone


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nemmeno capaci di usare parole italiane. Se avessero idee proprie le chiamerebbero nella propria lingua e invece importano concetti e termini stranieri e non fanno nemmeno lo sforzo di cercare il corrispondente italiano non perchÊ non esiste ma solo perchÊ loro non lo conoscono e non faticano per trovarlo. Per questo politici e giornalisti dicono sempre e solo welfare, stalking, election day, surgery, day hospital, spending review, fiscal compact, question time, spread, default, ticket (va con tutto, come il prezzemolo), convention, endorsement, on line, establishment, class action, road map, eccetera. Con quale esattezza di pronuncia lo si dovrebbe chiedere a inglesi o americani, secondo le preferenze. Ripetono a pappagallo frasi e termini sentiti per la prima volta in inglese perchè non li conoscono in italiano o li hanno dimenticati o li ritengono plebei, sono dei "miserioni", direbbe mia madre, cioè pigri che non vogliono fare la fatica di cercarli oppure si vergognano a usarli e costringono i connazionali a cercarseli nel dizionario inglese-italiano. Un vecchio contadino che conosceva benissimo come dire in dialetto lavori, utensili e tutto quanto gli era usuale si sforzava di trovare il termine italiano quando parlava con i "foresti" e viceversa cercava il termine dialettale quando parlava ai suoi di cose apprese in italiano: solo se non c'era o non lo conosceva nessuno usava quel termine come l'aveva udito. Pare che la nostra classe dirigente non conosca un sacco di cose, non le sappia chiamare col loro nome o con uno che ne renda l'idea: se lo sapesse con gli italiani userebbe il termine italiano e il termine straniero con gli stranieri o


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magari entrambi per ampliare le conoscenze altrui e manifestare le proprie. E invece capiterà che la vecchia cara mamma sarà solo mom perché così la chiamano le figlie di Obama e visto che non valgono più le regole di pronuncia nostrane non ci sarà più Jésus ma Gìsus, non viceversa ma vais-verso, non Diàna ma Daiàna, non Janus ma Genas (avevamo gennaio), non mobile ma mobail e plas oltra. lunedì 26 novembre 2012 Se invece Se invece di fare le primarie si facessero le eliminatorie? Considerato che i partiti in Italia sono più o meno tanti quante le squadre ammesse al torneo finale e che le legislature durano più o meno quanto una squadra resta campione del mondo, forse per designare chi per cinque anni deve governare e chi stare all'opposizione si dovrebbe adottare la procedura prevista nel calcio per stabilire chi per quattro anni è campione del mondo e chi vicecampione. Beh, più o meno sappiamo tutti come funziona il campionato del mondo di calcio. Facciamo lo stesso con la politica: suddividiamo a sorte tutti i candidati in 8 gironi elettorali, mettiamo al posto di "partita" confronto elettorale diretto e al posto dei gol i voti presi. In verità i candidati possono essere più d'uno per ogni partito, ma per comodità supponiamo che siano 32 e chiamiamo partito ogni "corrente". Con 32 candidati in ogni girone sono 4 e i confronti sono


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6, in totale 6 x 8 = 48 confronti e 48 è il numero massimo di voti esprimibili da ciascun votante nella fase a gironi. Se si fa un confronto al giorno servono 48 giornate elettorali, ma si possono fare in tre giornate dove ogni candidato si oppone ad un unico avversario, in una sola giornata dove si oppone a tutti tre gli avversari nel girone o altrimenti. Si può far pagare 2 euro una tantum per tutte le elezioni o 2 euro per ciascuna elezione o per ciascun voto espresso e così magari eliminare il finanziamento pubblico ai partiti. In ogni confronto chi vince ha 3 grandivoti, chi pareggia 1, chi perde 0. I primi due candidati con maggior numero di grandivoti in ciascun girone passano alla fase ad eliminazione diretta: ottavi di finale (16 candidati e 8 confronti), quarti (8 e 4), semifinale (4 e 2), finale 3°||4° (2 e 1) e finale 1°||2° (2 e 1), in tutto altri 16 confronti, 16 elezioni, 16 voti ed eventualmente 16 2euro. Complessivamente 64 confronti con relativa votazione. Alla fine l'ultimo vincitore sarà Presidente del Consiglio dei Ministri e il suo partito avrà il 52,5% dei seggi mentre l'ultimo sconfitto sarà capo dell'opposizione e avrà il 40% dei seggi, il terzo classificato ne avrà il 7,5%. Semplice, o no? venerdì 23 novembre 2012 Patrimoniali In principio era ICI, Imposta Comunale sugli Immobili. Venne Prodi e ne ridusse il peso, venne poi Berlusconi che la abolì per tutte le prime case non di lusso: molti dissero,


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dicono, sostengono, ripetono che Prodi l'abolì per i poveri e Berlusconi per i ricchi, ma nessuno finora mi ha provato e fatto capire che fu così. Idearono una nuova imposta detta IMU, che tutti dicevano significare Imposta Municipale Unica ed essere quello che significava. Ma prima che fosse applicata venne il Salvatore che lasciò l'acronimo IMU ma cambiò tempi, fine e titolo: ora significa Imposta Municipale Propria ed è già in vigore. Perchè si chiami Propria io proprio non lo so e non lo capisco, considerato che non pare proprio che appartenga tutta ai Municipi. Non so nemmeno perché non sia più Comunale ma Municipale: io penso ancora che Municipio sia la sede del Comune, ma dicono che a Roma le circoscrizioni si chiamano municipi. Ad ogni modo, tanto per non negare dubbi e incertezze ai cittadini, nel mio comune questa imposta non si chiama IMU ma IMUP, appunto Imposta MUnicipale Propria. mercoledì 21 novembre 2012 Andrea Il nome greco originario Andréas rappresenta la forma abbreviata di nomi greci composti con anér-andròs, che significa "uomo, individuo di sesso maschile, guerriero", oppure un derivato di andréia "forza, coraggio virile". L'onomastico ricorre il 30 novembre in ricordo di s. Andrea martire. VEDI La Cassazione dà il via libera al nome "Andrea" anche per le bambine VEDI Per me, uno, se vuole, il figlio può chiamarlo Femminuccia


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e la figlia Maschiaccio, magari guadagnadosi così la loro riconoscenza eterna. Ma se la regola è che i maschi abbiano nomi maschili e le femmine nomi femminili da noi Andrea è maschile e Andreina femminile. Dire che se in Germania ci sono donne che si chiamano Andrea così si possono chiamare anche in Italia forse è perché s'ignora o non si considera che là i maschi non si chiamano Andrea ma Andreas e non mi risultano donne che si chiamino Andreas: è come dire che se in Italia voglio latte freddo lo chiedo kalt, perchè così in Germania capiscono che non lo voglio caldo ma di frigo. In casa poi la chiamino come meglio credono (Andrea, Aa, Drea, Rea, A), ma nei documenti italiani - stando alle regole - dovrebbe risultare un nome inequivocabilmente femminile, almeno fino a quando non si dovrà usare solo il codice fiscale o non verrà abolita ogni distinzione di genere. Ma si sa, in Italia le regole sono fatte per non essere osservate e - coi tempi che corrono - dobbiamo rinunciare alla nostra sovranità (come dice il nostro capo di stato), alla nostra lingua, alla nostra identità e ai nostri nomi. mercoledì 14 novembre 2012 Colori e numeri I più civili si preoccupano di eliminare gradini e mettere piani inclinati, di togliere ostacoli nei percorsi pedonali, di usare segnali acustici agli incroci, insomma di agevolare la vita a chi soffre qualche menomazioni. Si agevola chi non può camminare, chi non può vedere, chi non può sentire ma


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mai che si pensi a chi ha difficoltà a distinguere i colori. Agli incroci si deve guardare il colore del semaforo, per la raccolta differenziata il colore del cassonetto, per il traffico il colore del codice, per il percorso da fare (es. ospedale) il colore del tracciato e così via. Magari per il semaforo uno sa alto=rosso=fermo, medio=giallo=attendere, basso=verde=passare ma per il resto se non è accompagnato da persona "normale" può avere delle difficoltà dove la maggioranza delle persone trova invece agevolazione. Anche chi non distingue facilmente i colori è a suo modo "diversamente abile" e non sarebbe per nulla complicato venirgli incontro. Basterebbe integrare i segnali a colori con un numero (o altro): 1 nel rosso, 2 nel giallo, 3 nel verde ecc. Chi è aiutato dai colori ed abituato ad essi continuerebbe come prima ignorando il numero, chi coi colori poco o tanto si perde vedrebbe il numero ignorando il colore. Passerà quando si accende 1 e non passerà quando vede 3, saprà che la carta va nel cassonetto 1 e no nel 4, seguirà il percorso indicato con 6 e non quello con 5, saprà che il traffico è intenso con codice 4 e agevole con codice 0, e così via. Non è detto di fare tutto e subito, ma ci si potrebbe almeno avviare su questa strada. lunedì 15 ottobre 2012 Pensione ai defunti Com'è possibile che venga erogata la pensione INPS a


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persone defunte "anche da 25 anni"? Sembra non siano solo i cinesi in Italia ad essere immortali, come si narra. Magari 25 anni fa il Comune non aveva la carta per comunicare all'INPS il codice fiscale delle persone morte nel mese o nell'anno, ma chissà perché non dovrebbe comunicarlo oggi con computer, web e tessera elettronica: come registra il decesso di qualcuno ne viene informato l'INPS che in pochi secondi sa se il defunto percepiva pensione e gliela sospende. Credo che un Comune venga sempre a sapere della morte di una persona se non altro perché - tranne nel caso di certi delitti e di cinesi, appunto - in qualche cimitero deve pure essere seppellito o cremato con tutto il contorno di certificati e autorizzazioni. Per il passato - se non è già stato fatto - non dovrebbe essere impossibile verificare almeno se sono vivi pensionati aventi più di 90 o 100 anni, prima che diventino maggioranza . sabato 13 ottobre 2012 Preferenze La discussione sulla legge elettorale non mi appassiona: l'attuale legge è criticata da quando è nata, da allora tutti dicono che va cambiata, da anni discutono su come cambiarla e se la cambieranno cominceranno a criticare la nuova legge e a discutere su come cambiarla. Tuttavia ipotizzo dei calcoli. Gli italiani sono circa 60 milioni, di cui 47,5 aventi diritto al voto, votando l'80% i votanti sono 38 milioni, gli eleggibili circa 1000: se tutti esprimessero una preferenza la


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media sarebbe di circa 38000 preferenze per ogni eletto e potrebbe andare con progressione aritmetica da un minimo di 1 ad un massimo di 76000 o magari mediamente da 1000 preferenze per il 90% degli eletti a 371000 per il restante 10%. Se solo il 50% esprime una preferenza si ha media 19000 (da 1 a 38000 o 90% 1000 e 10% 181000), che diventa 57000 (da 1 a 114000 o 90% 1000 10% 561000) se le preferenze esprimibili sono tre. Ovviamente ferma restando la media, le preferenze individuali possono essere le più svariate tra 1 e il totale di preferenze meno il numero degli eletti. Per evitare i brogli collegati a preferenze multiple basterebbe separare il voto alla lista dalle preferenze: una scheda per il primo più altre tre (piccole e tutte uguali) su ciascuna delle quali esprimere una preferenza. Pur non escludendo altri brogli, così non sarebbe possibile dare un significato alle varie combinazioni dei nomi. Non essendo in grado di ben valutare i molti candidati continuerò a non dare preferenze, rimettendomi al giudizio di chi crede di saperlo fare o del partito preferito, sempre che ce ne sia uno. venerdì 12 ottobre 2012 Equità (secondo Monti) Se non capisco male, supponendo un'inflazione al 3% il blocco della perequazioni funziona cosi: A) Pensione di 2305 euro mensili = 29,04€ di aumento mensile = 70% del 3% su 1382,91


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B) Pensione di 2304 euro mensili = 66.35€ di aumento mensile = 100% del 3% su 1382,91 + 90% del 3% su (2304-1382,91) C) Pensione di 1382 euro mensili = 41,46€ di aumento mensile = 100% del 3% su 1382 In pratica: A ha un adeguamento dell' 1,26%, B del 2,88% e C del 3% A ha un aumento lordo annuo di 377,52€, B di 862,55€, C di 538,98€ A subisce una perdita lorda di 521,43€, B di 36,00€, C di 0,00€ A avrà pensione lorda annua di 30.343€, B di 30.815€, C di 18.505€e grazie all'iniquità intrinsica degli scaglioni A che riceveva 13€ più di B avrà 472€ meno di B. Ovviamente quisquilie anche per chi avesse solo lo stipendio (pardon, indennità) di senatore a vita. Naturalmente, se vale quanto ha stabilito la Corte Costituzionale, le perdite di pensione equivalgono a imposta e non è ammissibile sia pagata solo dai pensionati. giovedì 4 ottobre 2012 Popolo sovrano "Abbiamo la Costituzione più bella del mondo", "La costituzione non si cambia" dicono, proclamano. Ma non c'è nessuna necessità di cambiare la costituzione, basta ignorarne i punti sgraditi. Partiti e sindacati non sono


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proprio come i costituenti li pensavano, ma chi se ne frega. La sovranità appartiene al popolo, ma chi se ne frega. Il popolo sovrano consultato con referendum afferma che non vuole più sovvenzionare i partiti: ma chi se ne frega, basta cambiare nome ai finanziamenti e chiamarli rimborsi e tutto continua come prima, peggio di prima. Cambiano perfino il significato dei vocaboli italiani, chi se ne frega. Il rimborso - "Restituzione di denaro speso per interesse di altri" - viene dopo spese rimborsabili debitamente documentate, ma loro chiamano rimborso quello che attribuiscono ai partiti o ai gruppi consiliari (cioè a se stessi) in così larga misura da poter disporre - tolte tutte le spese per il partito, utili o inutili - di un sacco di denaro che chiunque di loro può usare come meglio crede. "La democrazia costa", "la politica costa". Quanto costi sembra non lo sappia nessuno: nel dubbio abbondano e si assegnano importi che non riescono nemmeno a sprecare per il solo partito e devono ricorrere a sprechi e vizi dei singoli. Non c'è lavoro, non so fare mestiere alcuno? Chi se ne frega, fondo un partito e arrivano soldi a palate. Chi non paga le "tasse" ruba, ma chi le paga è, volente o nolente, complice di ladri: imprecare contro chi non contribuisce alla tavolata conviviale e nulla dire contro chi ruba le vivande è indecente. mercoledì 26 settembre 2012 Prima Quando è evidente che i tributi pagati servono a fornire


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servizi necessari è giusto e doveroso che tutti li paghino, quando è evidente che servono per strapagare incapaci, per essere sprecati inutilmente o allegramente allora può magari essere giusto non pagarli per non incrementare sprechi e ruberie. Prima di pretendere dai cittadini correttezza nei confronti dello stato e pagamento di tributi (imposte, tasse, accise) chi governa dovrebbe garantire ai cittadini che i loro soldi non verranno buttati o rubati: solo allora è credibile, solo allora potrà accusare chi non li paga di rubare ai concittadini senza essere sospettato di connivenza con chi ruba i soldi dei contribuenti appropriandosene, spendendoli malamente, lavorando poco o male. Con che faccia si può dare del ladro a chi si rifiuta di contribuire a ruberie d'ogni genere? con che faccia si può pretendere che un cittadino rinunci a gran parte del suo reddito di 20000 euro annui per consentire ad altri di spenderne 20000 al mese per tutto fuorché "per il bene del paese" - come amano dire - o di aggiungere un cospicuo vitalizio a un già alto reddito? Molti anni fa qualcuno diceva "Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo? Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.(Luca 6, 41-42)". Prima di pretendere pulizia in casa altrui chi governa faccia pulizia in "casa propria", provveda a rendere onesto lo Stato (politici e burocrati, leggi e fisco, nazionali e locali) e poi potrà chiedere onestà ai cittadini senza avere una faccia di


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bronzo per non arrossire. Si assegnano essi stessi lavori leggeri e compensi pesanti, dicono di lavorare per il bene del paese, di essere al servizio dei cittadini ai quali impongono prelievi pesanti su redditi leggeri e guadagnati con fatica: l'esempio trascina e non meraviglia che chi il reddito non può darselo "ad libitum" cerchi almeno di evitare di farselo "rubare" da loro. lunedì 10 settembre 2012 "Se mi sbaglio mi corrigerete" Trovo: "la detrazione fiscale sulle ristrutturazioni sale al 50 per cento, ma raddoppia anche il limite massimo di spesa pari a 96 mila euro per unità immobiliare." Bellissima cosa, peccato che se una persona ha un reddito di 500 euro al mese e sopravvive solo perchè è proprietaria della casa in cui vive e che ha assoluta necessità di ristrutturazione, peccato che se anche riuscisse a trovare i 960 o 96000 euro per ristrutturarla non avrebbe nessuna detrazione fiscale: troppo povera, la detrazione spetta solo a chi ha abbastanza reddito da potersela permettere. lunedì 3 settembre 2012 Condivisione Se da sette anni dicono che una legge (elettorale) è sbagliata, sbagliatissima, assolutamente da cambiare e in


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tutto questo tempo non si sono fatti un'idea di quella che vorrebbero, non se la faranno mai. Se invece l'idea se la sono fatta il problema è che la vogliono condivisa e non lo è. Se non sono riusciti a trovare un accordo in sette anni forse non l'hanno mai cercato e se non lo trovano dopo mesi che si dedicano solo a quello non lo troveranno mai. Dopo averci pensato tanto tempo le proposte non dovrebbero mancare: due, tre, cinque. Cinque proposte possono essere confrontate in un giorno, concediamo pure una settimana: se sono del tutto o in parte inconciliabili non si troverà mai l'accordo o si creerà un mostro per accontentare tutti senza accontentare nessuno. Approffittando del fatto che per non "finire nel baratro" qualsiasi cosa faccia viene approvata, il governo potrebbe fare una semplice norma: se una legge condivisa non viene approvata in tre mesi tutta la legge o i punti controversi vengono approvati per sorteggio. Potrebbe bastare una monetina. sabato 1 settembre 2012 Generazioni Davvero i "giovani" che dicono vivere peggio dei loro genitori vorrebbero vivere come loro? Lavorare 48 ore settimanali (salvo festività infrasettimanali) e 50 settimane all'anno per una paga appena sufficiente a vivere, spostarsi solo a piedi o in bici o in treno o in corriera o in autobus, comunicare a mezzo lettera o eccezionalmente per telefono,


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vivere 18 mesi in caserma, eccetera? Non che fossero infelici, ma così vivevano alla loro età moltissimi della mia età: hanno tutto il diritto di non sentirsi in colpa per gli sprechi altrui. mercoledì 29 agosto 2012 Inaffidabile Se a qualcuno anticipi il denaro per comprare due panettoni (o capre, biciclette, mattoni) e quando finalmente te lo ritorna con quel denaro puoi comprarti solo un panettone (o capra, bicicletta, mattone) o gli sei un grande amico o pensi che non meriti la tua fiducia e se ti chiede ancora del denaro pretendi elevato tasso di interesse e garanzie. Dallo stipendio equivalente a una certa quantità di beni, lo Stato italiano (tramite INPS) ha prelevato una percentuale con l'intesa che dopo un certo numero di anni di prelievo e raggiunta una certa età sarebbe spettata una rendita corrispondente a una percentuale della quantità di beni suddetta, con la clausola vessatoria che oltre una certa quantità i beni divenivano sempre meno. In pratica le pensioni venivano rivalutate al 100% in base all'indice del costo della vita fino ad un certo limite e oltre no. Non è che l'indice misurasse il reale aumento della spesa del pensionato ma era pur sempre meglio di niente. Ora per compiacere i mercati il governo ha deciso che non ci sarà alcun adeguamento per le pensioni oltre un limite non molto superiore alla spesa media mensile per persona (soglia di povertà per una famiglia di due persone),


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nemmeno quando per effetto dell'inflazione saranno ad essa inferiori: chi da lavoratore poteva comprare due panettoni e da pensionato uno in futuro ne comprerà mezzo o nessuno. Credo che uno stato manifestamente inaffidabile per i suoi stessi cittadini non potrà essere considerato affidabile da nessuno, nemmeno dai mercati che per concedere prestiti chiederanno elevato tasso di interesse e garanzie. giovedì 23 agosto 2012 Classe dirigente Come posso pensare che amino, capiscano, aiutino gli italiani quelli che si vergognano di parlare italiano, di farsi capire dagli italiani? Dal Presidente del Consiglio all'ultimo dei giornalisti tutti a parlare di spending review, di welfare, di over 70 e under 30, di spread, di stalking come si vergognassero di chiamare le cose col nome che sempre hanno avuto e tutti capiscono, anche quelli che non hanno frequentato Bocconi o Oxford o Yale. Si vergognano a usare termini italiani o non li conoscono? Invece di esibire da noi il loro inglese lo esibiscano dove lo usano o lì non viene abbastanza apprezzato? Se amassero l'Italia amerebbero anche la lingua italiana e non la ridurrebbero ad un bastardo miscuglio solo perché non sanno scegliere fra i moltissimi termini (e sfumature) della nostra lingua quello più aderente al concetto che hanno conosciuto in inglese, limitando il vocabolo straniero (di solito mal pronunciato da moltissimi italiani) ai casi in cui davvero non esista equivalente nostrano. Se proprio


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vogliono far sapere che hanno appreso quel concetto in inglese lo indichino pure, tra parentesi: "lo scarto BTP/Bund (spread), la revisione della spesa (spending review), molestia (stalking)". Per over 70 e under 30 non occorreva scomodare gli inglesi: ragazzi sotto i 20 (a 30 non erano più ragazzi) e anziani sopra i 50 (gli ultrasettantenni erano vecchi) ci sono sempre stati anche da noi. venerdì 17 agosto 2012 Ambiguità Se è Tizio a intervistare Caio io dico "un'intervista di Tizio a Caio" altri dicono "un'intervista di Caio a Tizio". Ora se dicono "un'intervista di Rossi a Repubblica" mi infastidisce un po' ma capisco che il signor Rossi è stato intervistato da un giornalista del quotidiano "Repubblica" essendo molto improbabile il contrario, se invece dicono "un'intervista di Rossi a Bianchi" e ignoro quale di questi signori solitamente faccia interviste (cioè rivolga una serie di domande) e quale invece conceda interviste (cioè fornisca una serie di risposte) non capisco più chi sia l'intervistatore e chi l'intervistato, se Rossi ha fatto o concesso un'intervista a Bianchi. Forse sono io che continuo a sbagliare, forse è normale evoluzione della lingua o forse i cronisti fanno di tutto per essere ambigui e non farsi capire, anche quando non usano termini stranieri.


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martedì 14 agosto 2012 Reciprocità. "La fiducia è una cosa seria e bisogna meritarsela" e "l'esempio trascina" dicevano una vecchia pubblicità e un vecchio proverbio: credo che il prof. Monti non conosca o condivida nè l'una né l'altro. Per essere credibili quando si aizzano i cittadini contro "gli evasori che rubano ai concittadini" bisognerebbe non essere sospettati di rubare. Pretendere troppe imposte conservando privilegi a sè stessi e alla propria casta o per sprecarle inutilmente non pare molto dissimile dal rubare vero e proprio che talvolta capita. Per avere la fiducia degli onesti non si dovrebbe essere disonesti. Non mi pare tanto onesto non aggiornare limiti di reddito fissati 20 anni fa, ai tempi della lira e non dell'euro, dell'indice del costo della vita a 100 e non a 150 e non mi pare onesto negare alla famiglia le detrazioni spettanti a un membro incapiente o comunque negare a chi non ha abbastanza reddito le agevolazioni concesse ai capienti. E non mi pare onesto che le regole siano tali da obbligare un normale cittadino a rivolgersi con un costo aggiuntivo a commercialisti o CAF: tutta la macchina fiscale sembra fatta per premiare i furbi e punire gli ingenui, i primi riescono a pagare meno tributi mentre i secondi spesso ne pagano di più per non rischiare inique sanzioni in caso di errore. Se poi capitano casi non infrequenti di persone pesantemente multate per non avere lo scontrino d'un


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bicchiere d'acqua di rubinetto o d'un caffè. è fatto da e per sè o d'una caramella data a un bimbo non meraviglia che la gente tifi per l'evasore e non per i tutori della legge. Questi magari sono convinti che sia solerzia quello che per i normali contribuenti è solo stupida arroganza, odiosa soperchieria. Con questi autogol lo Stato chiede inutilmente la collaborazione dei cittadini: nessuna persona onesta se la sente di essere complice dello Stato-oppressore contro l'evasore-vittima. Se lo Stato appare come rapinatore il cittadino sta col rapinato, pensando che la prossima volta potrebbe toccare a lui. Se lo stato è diffidente dei cittadini i cittadini sono diffidenti dello stato, se li considera sempre e comunque disonesti tanto vale esserlo davvero. Se il prof. Monti vuole cittadini rispettosi dello stato cominci a creare uno stato rispettoso dei cittadini, se vuole infondere nei cittadini il senso del dovere civico cominci coll'infondere allo stato il senso del dovere verso i cittadini. Si dovrebbe pensare "noi siamo lo stato", ma non è così quando si percepisce che lo stato non è per noi ma contro di noi, che non agisce nel nostro interesse ma in quello di altri: quando lo stato sanziona chi si fa un caffè o manda in galera chi si difende dalle rapine e indennizza i rapinatori (anche questo è successo) la percezione è netta. giovedì 9 agosto 2012 E se si facesse il contrario? Non so di società calcistiche che facciano pagare l'ingresso


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alle partite a chi ha già pagato l'abbonamento e facciano entrare gratis chi non l'ha pagato. Lo stato invece fa questo: chi ha dichiarato più reddito e pagato quindi più imposte deve pagare più tasse, chi ha dichiarato meno reddito e pagato meno imposte paga meno tasse. E se si facesse il contrario? Se per pagare meno o punto tasse anziché dichiarare di avere un reddito inferiore a X si dovesse portare la denuncia dei redditi e dimostrare che si è già pagato imposta per più di Y? Si dice che non si devono fornire servizi gratis ai ricchi, che devono pagarseli e si dice anche che i ricchi sono una piccola minoranza nel paese: non sarà facendo pagare le prestazioni sanitarie a questa piccola minoranza che si risolvono i problemi della sanità italiana, tanto più che magari chi può permetterselo preferisce rivolgersi altrove. Forse sarebbe meglio e più semplice razionalizzare le spese, adeguare le imposte e fornire i servizi a tutti alle stesse condizioni. Oppure si fa entrare chi ha l'abbonamento e chi non l'ha paga il biglietto, si forniscono servizi a chi ha pagato le imposte e chi non le ha pagate paga una tassa o la pagherà quando potrà. Qualcuno magari nella denuncia dei redditi dichiarerà importi non percepiti e la guardia di finanza continuerà a dar la caccia ai furbetti, obbligandoli a pagare meno imposte (e più tasse). ---------Nota - La tassa, nell'ordinamento tributario italiano, è una somma dovuta dai privati cittadini allo stato e si differenzia dall'imposta in quanto applicata secondo il principio della controprestazione: essa cioè è legata a un pagamento di una somma di denaro, dovuta da un soggetto quale corrispettivo


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per la prestazione a suo favore di un servizio pubblico offerto da parte di un ente pubblico. domenica 5 agosto 2012 Regole Vale questa regola: se è impossibile fare la cosa giusta, fare la cosa sbagliata più semplice. Sbagliato per sbagliato non vale la pena complicarsi la vita. Se le regole sono tanto complicate che è quasi impossibile osservarle, meglio ignorarle sapendo che comunque si faccia si sbaglia. Con una specie di terrorismo fiscale le occasioni non possono mancare per sanzionare una qualche infrazione: probabilmente nemmeno il più bravo degli agenti delle entrate o delle guardie di finanza può essere sicuro di passare un anno o un mese senza commetterne una. Dicono che devono sempre essere emessi gli scontrini, ma in 50 anni mai una volta che chi vende carburante per auto me l' abbia dato. Probabilmente non sono tenuti a farlo e io non l'ho mai preteso né sono andato a leggermi tutto il corpus legis per accertarmi che così sia. D'accordo, ignorantia legis non excusat: ma voglio vivere la mia vita e non passarne mezza alla ricerca di una norma che dica una cosa e l'altra mezza ad accertarmi che non ce ne sia una che dica il contrario. Il modo più semplice di sbagliare è pensare che chi non mi dà scontrino lo fa perché sa di non doverlo dare, ritenendo che uno che fa un lavoro lo sappia fare a norma di legge. E così se in spiaggia, per strada o al


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mercato marocchini, cinesi, senegalesi mai mi danno scontrino penso che godano di extraterritorialità e ne siano esentati: di chiederlo non ci penso nemmeno, anche perché non saprei in quale lingua farlo, quasi sicuramente in una che non conosco e capisco. Nemmeno i venditori di prodotti agricoli del circondario o della regione confinante danno ricevuta e io non la chiedo per non sentirmi rispondere che non è dovuta e accertare se dicono il vero o il falso. Sicuramente alla regola "dare sempre ricevuta" esistono eccezioni che io ignoro e do per scontato che invece quelli delle categorie interessate conoscano e rispettino fedelmente. Tempo fa sentii dire che per certe categorie lo scontrino non era più dovuto, ma non so quali fossero queste categorie, se la voce era solo una voce, se é una norma vigente, se è mai esistita o è stata abrogata: sbagliato per sbagliato io mi fido di chi fa il suo mestiere. Quando mi danno lo scontrino lo conservo (da almeno 15 anni li tengo tutti infilati, mese per mese) e talvolta leggo "non valido ai fini fiscali": e allora, perché me lo danno? Probabilmente in paesi come Spagna e Portogallo dove regolarmente segnalano con l'accento tonico l'eccezioni alla regola di pronuncia (in Francia non hanno eccezioni ma indicano sempre le é e le è) se esistessero eccezioni alla regola "tutti devono emettere lo scontrino" lo segnalerebbero con l'obbligo per gli esenti di esporre un cartello "lo scontrino non è dovuto". Da noi invece le eccezioni non sono segnalate e io continuo ignorare se esistono veramente, a non chiedere scontrino o a dire Carcàre e Mallàre se non mi dicono che si dice Càrcare e Màllare. Io credo che questa ambiguità non sia


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involontaria, anzi serva allo scopo di terrorizzare i contribuenti come con le Strafexpedition della guardia di finanza. giovedì 2 agosto 2012 Vanto e vantaggio C'è gente che non osa mostrarsi nuda, altra che ama esibirsi; c'è gente che non vuole si sappia che beve o fuma troppo, altra che se ne vanta; c'è gente che si vergogna di certe cose e altra che di quelle stesse cose va orgogliosa, sinceramente o pretestuosamente, per vanto o per vantaggio. C'è chi si vanta di essere un bravo ladro, chi di evadere le tasse, chi di tradire il coniuge e chi di essere tradito. C'è chi si vanta di essere eccezionale, di non seguire la fondamentale regola di natura per la conservazione della specie e vuole che tutti lo sappiano, vuole che dai documenti anagrafici risulti che è frocio o lesbica, vuole financo il "matrimonio" (che non avendo alcuna possibilità naturale di creare una madre magari dovrebbe essere detto "seximonio"(1)) e rivendica il diritto ad avere "figli", delegando il dovere di fabbricarli all'umanità meno evoluta, alla gente ordinaria. Ma ben venga il riconoscimento delle coppie di fatto: forse non servirà ai matrimoni di fatto che di fatto vogliono evitare le conseguenze del matrimonio regolamentato, potrebbe invece servire a chi è regolarmente sposato ma, a suo danno, è come se non lo fosse. Oggi due persone sposate e conviventi da oltre 50 anni sono sempre considerate "famiglia" quando si tratta di sommare i


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redditi per escluderli da benefici fiscali o previdenziali, ma non sempre sono considerati "famiglia" per potere beneficiare delle esenzioni delle spese sostenute o per pagare un unico canone RAI: chiederanno di essere riconosciuti come coppia di fatto e potranno avere i vantaggi che sicuramente le coppie omosessuali con le loro mobilitazioni otterranno. -----(1) La parola matrimonio deriva dal latino matrimonium, ossia dall'unione di due parole latine, mater, madre, genitrice e munus, compito, dovere; il matrimonium era nel diritto romano un "compito della madre", intendendosi il matrimonio come un legame che rendeva legittimi i figli nati dall' unione. Analogamente la parola patrimonium indicava il "compito del padre" di provvedere al sostentamento della famiglia. mercoledĂŹ 1 agosto 2012 I colpevoli Se un negozio insiste a voler guadagnare troppo i clienti se ne vanno e chi resta paga la merce sempre piĂš cara, se una gazzella sfugge al leone un'altra finisce per essere divorata, se uno non si lascia rapinare viene rapinato qualcun altro, se uno non paga le imposte altri le pagano maggiorate. Il cliente che paga prezzi piĂš alti dovrebbe dare la colpa a quelli che li evitano, la gazzella divorata a quella sfuggita, il rapinato a chi non si lascia rapinare cosĂŹ come chi paga troppe imposte da la colpa a chi non le paga. Io non posso


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non pagare le imposte e ovviamente vorrei che tutti le pagassero. Ma se anche potessi avrei difficoltà morale a non pagarle. Questa difficoltà un tempo assoluta lo diventa sempre meno: se lo stato si comporta come il negozio o il leone o il rapinatore capisco il cittadfino che si comporta di conseguenza. Io vorrei essere onesto con lo Stato (inteso in tutte le sue componenti) ma vorrei che lo Stato fosse onesto con me. La caterva di norme fiscali spesso ambigue sembra fatta apposta per favorire i furbi e danneggiare gli onesti. Pagare il giusto non è un'impresa semplice: si rischia di pagare ingiustamente di più o di pagare involontariamente di meno, essere sanzionati e alla fine pagare di più ed essere considerati "dichiaranti infedeli", ossia disonesti evasori. Molti allora possono pensare che conviene pagare volontariamente di meno, un vantaggioso rischio calcolato. Il cittadino deve sentire il dovere di pagare i servizi forniti dalla Stato, ma lo Stato (e chi lo rappresenta) deve sentire il dovere di fornire servizi adeguati e senza sprechi. Se così non è non ha assolutamente l'autorità morale per condannare chi evade le imposte: prima di chiedere onestà agli altri deve essere onesto. Anche il cittadino più civico pur pagando le tasse le paga con rabbia se considera che metà del suo lavoro è per sè e metà va allo Stato e mentre a lui restano si e no 1000 euro al mese scopre che dirigenti statali non si accontentano di 1000 euro al giorno, quanto meritati si vede da com'è l'Italia. Con rabbia paga il canone RAI pensando a stipendi e cachet milionari (in euro), pensando agli sprechi con risultati


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discutibili e con più rabbia quando si pretendendono due canoni da chi già ne paga uno mentre un utente su due non ne paga nessuno. Fa bene Monti a dichiarare guerra agli evasori, ma se paghiamo così tanto non è solo perché ci sono tanti evasori: se pagassero tutti si troverebbe sempre il modo di spendere tutto. È normale che lui voglia che tutti paghino tanto, lui ne beneficia e gli servono per governare. Peccato che i soldi dei cittadini servano anche per mantenere privilegi e sprechi: sarebbe meglio abolire questi prima di chiedere ulteriori sacrifici a chi non ha privilegi e non può sprecare. Forse è vero che se non ci fossero evasori si pagherebbero meno imposte, ma è sicuramente vero che si pagherebbero comunque meno imposte se i governi avessero la diligenza del buon pater familias e forse ci sarebbero anche meno evasori. sabato 21 luglio 2012 Province. E alla fine - pare - le province non saranno più le stesse. Io sono affezionato alle mie quattro province dove via via sono vissuto. Dicono che le province sono costose e inutili e vanno abolite. Dicono che sono troppe e vanno ridotte. Chissà se la Francia con le sue 22 regioni e 101 dipartimenti e 61 milioni di abitanti nel territorio europeo ha gli stessi problemi. I numeri sono piuttosto simili a quelli italiani: se dipendesse dai numeri avrebbe i nostri stessi problemi, se


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non li ha forse è perché sono meglio gestiti. Forse le province italiane non sono inutili, forse non sono nemmeno troppe ma solo troppo costose e male organizzate: non serve abolire province storico-geografiche, basta abolire i costi, ridurre i costosi apparati che oggi si identificano con la provincia e che forse è proprio quello che molti non vogliono. Lasciando immutati i confini delle province storicogeografiche basterebbe riunirne alcune e assegnare una nuova identificazione, diciamo zona. Esempio: Zona 1 (Piemonte 1) : Pr. Torino Zona 2 (Piemonte 2) : Pr. Cuneo Zona 3 (Piemonte 3) : Pr. Biella, Vercelli Zona 4 (Piemonte 4) : Pr. Alessandria, Asti Zona 5 (Piemonte 5) : Pr. Novara, Verbano-CusioOssola Zona 6 (Liguria 1) : Pr. Imperia, Savona Zona 7 (Liguria 2) : Pr. Genova, La Spezia Le competenze riviste e corrette delle attuali province passano alle Zone e i cittadini si sentiranno e diranno di essere della Zona X o della provincia N, secondo i gusti. Ovviamente ci sarà la lotta per l'assegnazione o la ripartizione delle sedi, ma ci sarebbe comunque e a me non importa. domenica 8 luglio 2012 Euri


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Trovo "... ogni detenuto costa 3,60 euri....dovendo campare con 429 euri al mese ..." e approvo. Se a Biella dicono "un chilo, due chilo" capisco che dicano "un chilo un euro, due chilo due euro". Posso capire che per chilogrammi/chilogrammo si dica chilo, per biciclette/bicicletta si dica bici, ma se per 1 gatto+1 gatto dico 2 gatti per un 1 euro+1 euro dico 2 euri. giovedì 5 luglio 2012 Gemelli Aldo e Bruno sono fratelli gemelli. Hanno fatto le stesse scuole ottenendo gli stessi risultati, vivono nella stessa casa, fanno lo stesso lavoro. Aldo guadagna al mese qualcosa più di Bruno; nell'orario di lavoro Aldo può fare pause-bar, pause-chiacchiere, pause-spesa, pause-telefono e altre, Bruno no; Aldo ha più giorni di ferie di Bruno; Aldo è sicuro che - lavori bene o male, ci sia o no la crisi, abbia o non abbia qualcosa da fare - fino a quando non avrà la pensione avrà comunque il suo stipendio, Bruno no. L'orario settimanale di lavoro di Aldo è 35 ore, quello di Bruno 40: ne consegue che Aldo è pagato il 14% più di Bruno e per fare il lavoro di 7 Bruni ci vogliono 8 Aldi, senza considerare altro. Aldo è occupato nella Pubblica Amministrazione, Bruno no: stipendio contributi e imposte di Aldo sono pagati anche con le imposte trattenute a Bruno.


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domenica 17 giugno 2012 Corruzione. Se non ci fossero disonesti disposti a farsi corrompere non ci sarebbero corruttori, non ci sarebbe corruzione ma al massimo inutili tentativi di corruzione. Se dipendesse da me non prevederei alcuna pena per i corruttori ma sarei severissimo con i corrotti, che se non sono palesemente rei di concussione sono perlomeno colpevoli di istigare la corruzione, di lasciare intendere che ci stanno, come le puttane. Se fosse per tutti evidente che i pubblici dipendenti sono onesti servitori dello Stato al servizio dei cittadini e che sempre e comunque ognuno avrà tutto e solo quello che gli spetta la corruzione di pubblici funzionari sarebbe inutile e inesistente. Molti anni fa leggevo che è giusto pagare lautamente i magistrati perchè altrimenti sarebbero facilmente corruttibili. Ho sempre pensato che se uno è onesto non si lascia corrompere né con poco né con molto, se è disonesto avere uno stipendio alto gli consente semplicemente di pretendere di più: magari potrà essere corrotto solo da ricchi ma resta un disonesto, lautamente retribuito e lautamente corruttibile. Funzionari che ritengono il loro non trascurabile stipendio semplicemente dovuto per avere vinto un concorso o comunque essere entrati nella pubblica amministrazione mentre per fare il loro lavoro, per rendere ai cittadini il giusto servizio pensano di dovere essere ulteriormente incoraggiati, quando accettano doni andrebbero non solo licenziati ma anche interdetti per sempre dai pubblici uffici. Rimarebbero solo gli onesti e non sarebbe possibile alcuna


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corruzione, ma dev'esserci qualche superiore senza peccato che scagli la prima pietra. mercoledì 13 giugno 2012 Matrimoni Così parlò Pier Luigi Bersani: «Non è accettabile che in Italia non si sia ancora introdotta una legge che faccia uscire dal far west le convivenze stabili tra omosessuali, conferendo loro dignità sociale e presidio giuridico». Da molto tempo esiste il matrimonio inteso come ufficializzazione dell'unione uomo/donna, da molto tempo si vive in questo errore. Già pensare che dall'unione uomo/donna possano nascere dei figli va contro ogni logica: un tempo i figli nascevano sotto i cavoli nei paese dei cavoli, portati dalle cicogne nel paese delle cicogne e ora si fanno in laboratorio. È per questo che in Italia nascono sempre meno figli: ci sono troppo pochi cavoli, troppo poche cicogne e troppo pochi laboratori. Gli antichi credevano che il matrimonio servisse per garantire ai cavoli di crescere: l'uomo vangava la terra e la donna innaffiava l'orto, senza rendersi conto che i cavoli possono benissimo crescere anche se ad occuparsi di loro sono due uomini o due donne. Oggi naturalmente basta un laboratorio gestito da un cumputer ed è del tutto indifferente che a servirsene sia un uomo, una donna o un altro robot. C'è gente che ancora pensa che invece i figli possano nascere altrimenti, che abbiano bisogno di molto tempo per


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rendersi autonomi e che per questo da moltissimo tempo da queste parti si sia pensato al matrimonio e a chiamare "famiglia" quello che ne deriva: un insieme di uomo, donna ed eventuali figli. Se non sono uomo e donna non possono nascere figli, se non nascono figli una nazione cessa di esistere entro breve tempo. Quando un coniuge dedica tutte le sue forze in un lavoro retribuito non può occuparsi della casa e dei figli, quando l' altro dedica tutte le sue forze alla cura di casa, coniuge e figli non può fare lavoro retribuito: retribuzione e pensione del primo dipende dal lavoro del secondo, quando entrambi concorrono alla loro formazione entrambi ne hanno diritto. Una società deve occuparsi degli individui che la formano, se questo compito lo assolve la famiglia vantaggiosamente per i suo i componentie e per la società essa è utile alla società e va tutelata nel suo insieme: più che dovuta la pensione di reversibilità al coniuge superstite. Capitava un tempo che il matrimonio durasse tutta la vita, che le donne avessero più figli, che i lavori in casa fossero più faticosi e richiedessero più tempo, capitava che ne restasse molto poco per un lavoro retribuito e che magari nemmeno ci fosse. Se ora non è più così per il futuro si potrebbe ragionare diversamente, ma non per il passato: nel suo interesse lo Stato aveva assicurato un certo trattamento e in base a quello la gente aveva fatto le sue scelte. Ora molti matrimoni durano quel che durano, i lavori domestici richiedono meno tempo o si possono evitare, ci sono più soldi e meno figli: meglio pochi che niente. La famiglia uomo-donna-figli è utile alla società, le "famiglie" uomo-uomo o donna-donna cosa danno alla


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soicietà oltre alle annuali carnevalate? Perché mai lo stato deve preoccuparsene?" Così pensano. Naturalmente invece le coppie diversamente procreative reclamano a gran voce uguali diritti delle famiglie attuali, magari non pensando di farsi carico di eguali doveri. Vogliono il matrimonio, poi si accorgeranno che, se non cambiano le regole, due anziani non sposati possono beneficiare dell'esenzione delle tasse sanitarie (ticket) se ognuno di loro ha un reddito di 36151 euro all'anno mentre se sono sposati nessuno dei due ha diritto all'esenzione se insieme superano quella cifra: 36151 l'uno e 2 euro l'altro o 18076 euro ciascuno. Solitamente si parla di "coppie di fatto" e "famiglie di fatto", ma non è la stessa cosa se si tratta di etero o omosessuali. Da sempre ufficializzare un'unione significa prendersi davanti a tutti degli obblighi da rispettare. Un accordo da rispettare a garanzia del coniuge, dei figli, dei parenti, della società. Se il matrimonio omosessuale non è previsto da noi è perché - a torto o a ragione - non lo si ritiene utile alla società e gli interessi dei singoli possono sempre essere tutelati con accordi, contratti personali o disposizioni testamentarie che lo stato può o potrà riconoscere e garantire, a tutti i cittadini. Diverso è il caso di eterosessuali. Potrebbero avere la stessa utilità delle famiglie regolarmente formate ma non possono o non vogliono assumersene gli impegni che a quelle competono. Ci sono casi in cui non possono perché vincolati da precedenti impegni che vogliono ignorare e casi in cui semplicemente non vogliono avere vincoli, per


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interesse, per essere liberi di fare quello che vogliono, per evitare di essere danneggiati dalle norme vigenti. Non possono pretendere di avere quello che non vogliono: se non vogliono essere una famiglia regolarmente riconosciuta non possono pretendere di essere riconosciuti in tutto e per tutto come famiglia "fondata sul matrimonio", come recita la nostra Costituzione. martedì 12 giugno 2012 Art.31 Art.31- La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose. Forse finalmente qualcuno ha letto l'art.31 della Costituzione e pensa che sia tempo di attuarlo: il governo forse farà norme a favore della famiglia. Con quelle attualmente in vigore non sembra che la Repubblica la agevoli, anzi. Già per considerare a carico un familiare, questi deve avere un reddito annuo inferiore a 2840.51 euro, cioè alle 5.500.000 stabilite due decenni fa e rimaste immutate nonostante euro e inflazione. E se non è a carico non si hanno detrazioni, nemmeno per spese detraibili. Si suppone quindi che con 219 euro al mese (per 13 mensilità) uno possa tranquillamente vivere del proprio reddito e sostenere tutte le sue spese. Se però il suo reddito non arriva a 577 euro al mese ha il vantaggio di non pagare imposte ma deve accollarsi tutte le spese senza


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agevolazione alcuna: troppo povero. Nella stessa situazione si trova anche chi non ha familiari che si addossino le sue spese, ma fra pensionati di più di 65 anni il singolo si trova avantaggiato. Per agevolare la famiglia hanno infatti pensato al "reddito familiare" per cui se una famiglia di 5 persone ha reddito 100, quelle persone sono considerate molto più ricche di un singolo con reddito 80. Con pensione mensile fino a 2780 euro lordi (1870 netti) il singolo è esente da tasse sanitarie (ticket) mentre devono pagarle due coniugi se la somma delle loro pensioni è 2781 euro/mese lordi, ossia 1055 netti ciascuno se eguali. Anche questi limiti di reddito sono gli stessi da 20 anni. Sempre per agevolare la famiglia - "fondata sul matrimonio", dice la Costituzione - hanno stabilito che convivente non è "• Chi vive more uxorio" come dice il vocabolario, ma "chi ha residenza anagrafica nello stesso comune", per cui due coniugi - legalmente sposati, non separati e viventi more uxorio - che per qualsiasi ragione abbiano residenza anagrafica diversa non sono considerati familiari conviventi e l'uno non può detrarre dall'imponibile fiscale le spese detraibili sostenute per il coniuge incapiente. Sempre per agevolare la famiglia "Il Ministero delle Finanze ha discrezionalmente ritenuto di adottare in materia di canone la nozione anagrafica di famiglia": mentre in teoria dovrebbe essere pagato un solo canone per famiglia, i coniugi di cui sopra per l'Agenzia delle Entrate non sono più una famiglia e devono pagare due volte la tassa Rai. Ma se non sono famiglia l'uno non può beneficiare del canone pagato dall'altro e così, in ciascuna delle due


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residenze con TV in cui vivono, ognuno deve pagare il suo canone - veda o non veda la TV - e di canoni magari ne dovranno pagare quattro. giovedì 7 giugno 2012 Curricula Ora che in Italia ben pochi studiano latino quasi tutti dicono i curricula. Nel dizionario trovo "curriculum s.m.s. neutro lat. (pl. curricula); in it. s.m. (pl.orig.), anche adatt. curricolo o curriculo" ma nessuno dice curriculi o curricoli, per non sfigurare. Di solito i termini latini, come i termini stranieri, in italiano restano invariati e cosi era anche per curriculum in un dizionario di qualche tempo fa. Tra quelli terminanti in "um" solo per pochi altri è previsto il plurale originale in "a": organistrum, organum, unicum. Per continuum trovo "s. neutro lat.; in it. s.m. (solo sing.)". Per "medium" si dice "media", ma all'inglese. Per tutti gli altri non si usa il plurale in "a" ma restano invariati: album, auditorium, criterium, delirium tremens, forum, magnum, memorandum, oleum, optimum, plenum, solarium. Per ossa e corna (cornua) non si usa al singolare il neutro latino ŏs e cornu[m]. Chissà se si dice "ho letto curricula, mi porti la pila curriculorum" et cetera. --------PS - Vedo che c'è ancora qualcuno che scrive "quei 90 curriculum .. sceneggiata penosa dei curriculum"


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domenica 3 giugno 2012 Registrazioni. Se non capisco è sicuramente per colpa mia che mi limito a leggere i titoli. Posso immaginare le ragioni di un registro delle coppie omosessuali (avere della famiglia tradizionale i diritti senza i doveri) non le capisco per le coppie di fatto uomo-donna . Per queste esiste già - e non da ieri - una istituzione chiamata matrimonio con le sue regole. Se due vogliono essere una famiglia accettano quelle regole con un semplice sì e una firma, davanti a testimoni, al parroco o al sindaco o a chi ne fa le veci, se non vogliono accettare quelle regole non vedo perché vogliono essere considerati famiglia. Se uno vede in un negozio una cosa che vuole assolutamente avere o la compra o la ruba: nel primo caso ne diventa legittimo proprietario, nel secondo illegittimo possessore. C'è una terza possibilità: la compra senza pagare l'IVA. Per il negoziante è legittimo proprietario, per lo Stato meno: questo mi pare il caso di una coppia che potrebbe legittimamente sposarsi, non lo fa ma vuole essere considerata sposata. giovedì 10 maggio 2012 Informazioni L'Agenzia delle Entrate ha anche un sito nel quale dovrebbe essere possibile effettuare una "Richiesta di informazioni via e-mail".


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Volevo chiedere informazioni su come calcolare l'IMU nel caso di due appartamenti situati in comuni diversi nei quali abitualmente - un po' nell'uno e un po' nell'altro - vivono assieme due coniugi, ognuno proprietario esclusivo dell'appartamento in cui ha la residenza anagrafica e in uno dei quali vive anche una loro figlia. Devono pagare due canoni Rai e niente detrazioni per le spese di ristrutturazione della casa del coniuge incapiente perché per il Fisco non sono conviventi e non sono famiglia, almeno quando ad esso conviene. Molte volte ho tentato di inviare la richiesta, ma aperto il sito ho sempre trovato: "È stato raggiunto il numero massimo di mail ricevibili. La preghiamo di riprovare nei prossimi giorni o di contattare il CAM attraverso gli altri canali di informazione e assistenza (Call center, SMS)". Una volta, per la verità, ho trovato un modulo da compilare con Cognome, Nome, Codice Fiscale, Indirizzo e-mail e naturalmente - la richiesta di informazioni. Dopo averlo accuratamente compilato ho scelto INVIO ed è apparso l'avviso di cui sopra: forse non sono stato veloce abbastanza. A me pare che quel sito sia lì pro-forma, per dimostrare che anche l'Agenzia delle Entrate come tutte le Aziende serie ascolta i suoi "clienti" ed è pronta a fornire tutte le informazioni che desiderano. In realtà all'Agenzia delle Entrate - come spesso accade nel servizio pubblico - non interessa un fico secco fornire informazioni in modo che il contribuente assolva correttamente il suo dovere: se per errore paga di più tanto meglio, se paga di meno verrà


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sanzionato e finirà col pagare di più, se paga il giusto è solo un cittadino molto bravo o molto fortunato e può capitare. giovedì 3 maggio 2012 La mia opinione Il Governo chiede la nostra opinione su come sprecare meno e ci invita a compilare un modulo con nome, cognome, e-mail, indirizzo . Intanto io non farei questa richiesta. Fa perdere tempo per trovarla e compilarla e per esperienza tutti sappiamo quanto sono tenute in considerazione le risposte dei cittadini: referendum insegnano. Ma se proprio vuole sapere la mia opinione dico che licenzierei tutti i burocrati superpagati e inefficienti e assumerei giovani di buona volontà e capacità. Se quelli esistenti non costassero troppo e non fossero inefficienti non saremmo nella situazione in cui siamo. I giovani costerebbero sicuramente meno: mancano magari di esperienza, ma non è un gran male. Se l'esperienza serve ad evitare gli errori commessi è buona cosa, ma se serve per ripetere all'infinito gli stessi errori ben venga gente inesperta ma capace di proporre nuove idee e nuove soluzioni. Non mi pare buona cosa continuare come si è sempre fatto o peggio. Lo spreco non è solo nel tempo passato al bar o in lavori inutili dai dipendenti pubblici: è spreco anche far perdere inutilmente tempo ai cittadini. Già per dare il richiesto parere sulla spending review un


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italiano deve cercare cosa mai sia 'sta roba. Non siamo in India, non siamo mai stati colonia inglese e per non usare i dialetti e capirci fra noi ci hanno insegnato l'italiano: sarà stato sbagliato, ma così è stato e tutti avremmo capito "revisione della spesa". Poi deve cercare in Internet il questionario e non tutti sono cresciuti a pane e internet. Se in Google metti "governo+spanding review+modulo" compare la sfilza di tutti quelli che hanno scritto su questa cosa: per trovare il modulo sono andato su un articolo di giornale e lì ho cercato e trovato il link . Sarebbe anche un risparmio non costringere i cittadini a rivolgersi a commercialisti, enti, patronati, sindacati per fare cose che potrebbero benissimo fare bene e in poco tempo se solo non fossero rese complicate e oscure. Ogni volta che si fanno semplificazioni ci ritroviamo con maggiori complicazioni. Un tempo compilavo la denuncia dei redditi , la imbustavo, la spedivo o consegnavo all'Ufficio imposte. Mi bastava un programmino nel PC e avevo tutto. Ora che è tutto semplificato, che tutto é digitalizzato e informatizzato, che c'è internet devo recarmi in un Caf (quanti ce ne sono, quanto ci costano?), fare la fila, spiegare questo e quello, aspettare qualche tempo, ritornare e rifare la fila per ritirare l'elaborato e sapere quanto ho pagato in più o in meno, sperando sia tutto giusto. Per l'IMU m'informo e trovo che si deve usare il mod.F24. Non so cosa sia, cerco e di link in link lo trovo . Cercando ancora scopro dove posso ritirare questo mod.F24 . Vado in banca, una folla e nessun mod.F24 in vista; vado alla Posta, altra folla ma anche un bancone libero: chiedo e


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mi danno il modulo. Ma forse non quello aggiornato, non c'è IMU ma ICI: che sia un'altra furbata del Fisco per consentire ai contribuenti di sbagliare ed essere sanzionati? martedì 1 maggio 2012 Comunanze L'acqua del torrente, il valore della pensione, il prezzo della benzina, la spiga nel polsino, il peso del nostro corpo, la spesa pubblica hanno in comune che vanno bene in un senso ma faticano o non possono andare nell'altro: acqua e valore tendono a scendere, il resto a salire. L'acqua del torrente va solo verso il basso: arriva al mare, evapora ma raramente torna da dove è partita. La pensione vale sempre meno, non è pensabile il contrario. Il prezzo della benzina sale per mille motivi e quasi mai scende. La spiga infilata nel polsino della manica sale fino alla spalla, difficilmente esce al polso. Quattro feste bastano per crescere di peso, la quaresima non basta per tornare come prima. La spesa pubblica cresce facilmente e difficilmente cala: per farla crescere bastano politici qualsiasi, per farla calare chissà se basteranno tecnici e supertecnici.

giovedì 26 aprile 2012


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Leggendo in Italia Vocaboli presi qua e là in giornali italiani in rete: immigrati vecchi e nuovi, integrati o no. appeal: il suo assist: l'- dell’interlocutore austerity beauty contest: il principio del «-» . big: taglia «-» bipartisan: consenso black and white: Bersani in - e maniche di camicia blak list Bomber boutique: una delle - più prestigiose brand: un budget ridotto burlesque call center career day: Il kit che ho scelto per il primo change: regime chef: lo choc: una cura climber: free comfort community organization della sinistra radicale compact: Fiscal competitor internazionali. contact center in outsourcing credit crunch default: generazione del -


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egg crunch élite: l’- della mia Europa escort orgogliose di non essere prostitute ésprit: rifarsi a un establishment: controllabile dall’- media-toghe fiction: location per Fiscal compact fun: un comizio di successo è gossip: rubriche dei governance: uno “sforzo aggiuntivo” rispetto al Six pack sulla - economica grand commis: il grandeur: mix indecoroso di guilty hairstyle: un nuovo hardware: L’- militare del “pooling and sharing” homeless: povero e indignados information technology: l’impiegato di settore “--” intelligentzia job seeker: un giovane “-” joint venture: una -- partecipata anche da Enel kermesse kit: Il - che ho scelto per il primo career day Lady Spread poteva scendere leader: i - sindacali leadership stanche leggings lobby: sfiora le cricche e le location: uno delle principali - dell'evento


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love: “I -” Low profile marketing: un pacchetto per mass media: i “- italiani” mèches: calde miniquad: Cade dal -, bimbo in coma mix indecoroso di grandeur no global not guilty nouvelle droite: la - italiana offshoring: contraria all’outsourcing: contact center in partners: relazioni con i principali performance: la - comizio pooling and sharing: L’hardware militare del “-” premier in tilt regime change residence: smantellare i sanitari di un Restitution day: “-”, l’hanno chiamato review: spending road map Save the children shock: uno - distruttivo show elettorale itinerante Six pack: uno “sforzo aggiuntivo” rispetto al - sulla governance economica slogan: i propri special relationship con il Regno Unito spending review spread: concentrato sullo -


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sprint: uno - realizzato stalking status symbol stencil: 46 - riutilizzabili testimonial eccellenti tilt: premier in trash trend: confermare il - al ribasso welfare: il nostro Youdem: la tv satellitare di partito giovedì 19 aprile 2012 Austerità Non è come ai bei tempi quando alla mancanza di competività si rimediava con la svalutazione della lira e quando la corsa tra indennità di contingenza e costo della vita era senza fine in un circolo vizioso di causa ed effetto, l'inflazione non è ancora a due cifre annue ma c'è e col passare di pochi anni si arriva alle due cifre. I limiti di reddito per beneficiare delle detrazioni fiscali (familiari a carico, tasse sanitarie, eccetera) sono fermi da 19 anni e in 19 anni l'indice ISTAT del costo della vita per famiglie di operai e impiegati è aumentato del 60,2% (vedi Mar1993/Mar2012) Forse lo sa anche il Governo, ma con l'aria che tira non ci pensa nemmeno di adeguare quei limiti al costo della vita. Più soldi entrano e meno sconti si fanno e meglio è: la parola equità è stata messa lì nel discorso iniziale tanto


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perché suonava bene e il limite per l'esenzione dalle tasse sulla salute (ticket) rimane 36151,98 euro lordi annui o magari meno e sul sito del ministero della salute si continuerà a leggere "Il problema dell'adeguamento del limite di reddito previsto per l'esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria al crescente costo della vita è, tuttavia, da tempo all'attenzione del Ministro della salute e di tutto il Governo." . Finora però l'INPS ha provveduto ad adeguare le pensioni considerando il costo della vita: sicuramente non sono aumentate del 60% ma qualcosa sono aumentate avvicinandosi sempre più a quel limite di 70milioni di lire annue lorde che nel 1993 mi pareva irraggiungibile. Naturalmente più sono le imposte sul lordo e meno resta di netto, le imposte sono aumentate e la capacità d'acquisto ancor più diminuita: si diventa più poveri e si viene considerati più ricchi. Però il governo Monti qualcosa ha fatto per cercare di risolvere il problema: se le pensioni si avvicinano al limite e non possiamo alzare il limite, blocchiamo le pensioni e chi non l'ha già raggiunto non lo raggiungerà più. A limite bloccato pensioni bloccate, chi ha avuto ha avuto, chi ha dato a dato. Ma resta un problema, forse un piccolo problema che non riguarda molte persone. Il limite di reddito si riferisce a quello familiare, alla somma dei redditi di marito e moglie: se sono due pensioni e ne blocco solo una perché l'altra è troppo bassa e non mi hanno permesso di bloccarla, col passare del tempo con l'aumento di questa aumenta anche il reddito considerato e


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alla fine la somma supererà i 36151.98 euro ed entrambi i coniugi non avranno diritto ad esenzioni. Tanto meglio, non è un problema ma un'opportunità. Non sarà un problema per Monti ma resta un problema per quei cittadini che si trovano in quella condizione e non capiscono perché una persona non sposata (single, per i giovani) possa beneficiare dell'esenzioni se ha un reddito lordo di 36151 annui mentre due sposati non ne beneficiano se ognuno dei due ha 18076 euro annui di reddito lordo. Pare un'ingiustizia ma non è pensabile che venga eliminata: se quelli che la subiscono sono troppi perché costa troppo, se sono pochi perché pur costando poco non ha rilevanza politica. Una cosa è ingiusta se riguarda molti ma non lo è più se riguarda pochi o magari un'unica persona: c'est la vie, en Italie. giovedì 19 aprile 2012 Costi aggiuntivi "Jawohl, meine Frau!". Ricevuto l'ordine teutonico Herr Professor è tornato tra noi con i compiti da fare a casa. Da moltissimo tempo non provavo più l'ansia che mi procurava la scuola, da anni non avevo più l'incubo ricorrente in cui sognavo che dovevo affrontare gli esami, da molto tempo se quel sogno tornava già nel sogno pensavo che non era niente vero, che gli esami li avevo superati. E continuavo a dormire. Stanotte invece mi sono svegliato per sfuggire all'incubo: riuscirò a calcolare e pagare come si deve l'Imu? Con faccia sorridente e piglio severo il Professore ci sta


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caricando di campiti, minacciandoci che se non li faremo a puntino finiremo dietro la lavagna o fuori dall'aula in castigo, con Ellenia. Non ricordavo più quanto sadici possano essere i professori sorridenti. Mettiamo insieme il nuovo sadismo professorale con quello fiscale che complica gli obblighi dei contribuenti per indurli in errore e poterli sanzionare e abbiamo le "semplificazioni montiane". Spesso i politici mi fanno pensare a quello che disse mio figlio bambino: alla mamma che mostrandogli un pezzo di formaggio gli chiedeva "lo vuoi grande così" rispose "no, lo voglio piccolo così" indicandone uno molto più grosso. Lo stesso vale per i supplenti, ma basta capirsi: rendere le cose astruse e la vita dei cittadini complicata il supplente la chiama "semplificazione". Qui tutto è complicato, forse perché chi fa le norme non sa farle semplici, ma molto più probabilmente per rendere impossibile al cittadino onesto di osservarle, consentire al furbo di evaderle, dare occasioni al fisco per sanzionare e lavoro ad avvocati, commercialisti e CAF. Per la denuncia dei redditi "semplificata" 76 pagine di istruzioni formato A4 e se sbagli non ci saranno scuse da chi non sa spiegare ma sanzioni per chi non può capire. Un modo per risparmiare lo stato lo trova, non facendo lavorare meglio i suoi dipendenti ma facendo lavorare di più i cittadini: lo Stato risparmia 100, 100 cittadini spendono solo 10 ciascuno e l'Italia ci rimette 900. Le prestazioni gratuite di tempo e lavoro una volta erano dette corvées: ai Re non costavano nulla e la Repubblica continua a non considerarle un costo.


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Anche per l'Imu magari ci si dovrà rivolgere agli specialisti, un supplemento di spesa pagato con il nostro tempo e con le imposte o direttamente, usando il bancomat come vuole il professore, se i CAF lo accettano. venerdì 13 aprile 2012 Xenofobia Misoxeno - Gervaso ha ragione per l'etimologia. «Phóbos» significa «fuga», «timor panico», «spavento». Il campo semantico dell'odio («mîsos») è lontano. Ma in italiano "fobìa" come secondo elemento in parole composte fornisce ad alcune di queste anche il significato di "avversione" e di "odio" nei confronti di qualcosa o di qualcuno (cfr. «melofobo», «idrofobo»). D'altronde, nella fattispecie, «xenofobia» potrebbe considerarsi una parola più "intelligente", più "ricca", con una sfumatura psicologica in più dell'auspicato neologismo gervasiano [misoxeno], in quanto essa è in grado di spiegare l'origine dell'odio nei confronti dello straniero: la paura, appunto. La paura di chi e di ciò che non si conosce ingenera odio, avversione. Eugè (da VEDI) Accusare la gente di essere xenofoba è come accusare qualcuno di avere paura dei cani. Come diceva anche il Manzoni 'Il coraggio, uno, se non ce l'ha, mica se lo può dare'. Chi è xenofobo è vittima non carnefice, va incoraggiato non insultato. La sua xenofobia può essere solo una più che giustificata reazione all'altrui misoxenia. Nella situazione attuale è manifesto l'odio di musulmani


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(pochi o tanti) per il cosidetto mondo occidentale, gli infedeli, gli stranieri: viene predicato e praticato. Questo si potrebbe definire un comportamento misoxeno da condannare. Non si può invece condannare chi di fronte a questo odio ha paura, saranno anche pochi gli stranieri misoxeni ma giustificano pienamente la xenofobia, la paura nei loro confronti: se uno ha paura dei cani, è normale che abbia paura di tutti i cani anche se non tutti sono pericolosi. Lo xenofobo è semmai da compatire, da condannare è il misoxeno. E non è detto che lo xenofobo diventi necessariamente misoxeno. "[Xenofobia] è in grado di spiegare l'origine dell'odio nei confronti dello straniero: la paura", ma può benissimo esistere odio senza paura e paura senza odio. Non sarebbe male usare due termini per due diversi sentimenti, non necessariamente coesistenti. sabato 31 marzo 2012 Redditi 2010 "Metà degli italiani sotto i 15 mila euro. Uno su tre non supera i 10 (mila) euro l'anno. La media è 19.250 euro. In dieci milioni non pagano l'Irpef." Si può anche dire "Metà degli italiani sopra i 15 mila euro, due su tre supera i 10, 35 milioni pagano l'Irpef" e sinceramente non vedo lo scandalo. Mia moglie ed io siamo due italiani: io percepisco più di 15000 euro all'anno, mia moglie 6000 e nel nostro caso è perfettamente vero che metà degli italiani è sotto (o sopra) i 15000. Mia moglie fa


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anche parte di quei 10 milioni di italiani che non pagano Irpef e conseguentemente non possono beneficiare di agevolazioni detraibili da Irpef, tipo spese straordinarie per la casa, risparmio energetico, eccetera. Non può nemmeno beneficiare delle detrazioni per spese mediche né posso farlo io non essendo lei fiscalmente a mio carico superando un limite stabilito vent'anni fa, quando con 1000 lire potevi comprare quello che oggi non puoi avere con 1 euro. A parole tutti sono contro l'evasione fiscale, specialmente quelli che non possono evadere. Tutti devono pagare il giusto, il problema è che non vedo quale sia il giusto. Se il mio vicino che guadagna quanto me paga 50 sento il dovere di pagare anch'io 50, ma se penso che i nostri 50 servono a permettere al politico tale o al suo amico di spendere allegramente 1000 penso che né io né il mio vicino dovremmo pagare quei 50. Non so quanti siano convinti che il Fisco sia giusto, che le imposte che paghiamo sia il giusto dovuto per i servizi che abbiamo, non so se il Fisco continuerebbe ad avere il gettito attuale se le imposte non fossero trattenute sulla busta paga ma versate da tutti in base al reddito denunciato, non so se il Fisco ha mai desiderato essere considerato come la buona madre di famiglia cui i figli danno parte del loro reddito perché provveda alle necessità comuni e non come il padre ubriacone che lo pretende per andarsi ad ubriacare. Anche dove la madre amministra bene i soldi che riceve ci sarà qualche figlio che non sente il dovere di contribuire, ma dove il padre pretende di avere i soldi dai figli solo il più santo di loro non cercherà di contribuire il meno possibile. Forse per far cambiare la mentalità agli italiani si deve


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prima cambiare la mentalità del fisco, forse se il Fisco cessasse di mostrare solo la faccia feroce del rapinatore gli italiani non lo vedrebbero più come tale e considererebbero un dovere morale pagare le imposte e immorale chiunque non lo faccia, senza più provare per lui un po' di simpatia e molta invidia. lunedì 26 marzo 2012 Lavoratori "Non è giusto equiparare lavoratori pubblici e privati perché c'è una sostanziale differenza: i lavoratori pubblici sono assunti mediante concorso mentre i privati per colloquio, presentazione di curriculum o conoscenza. Io volevo fare il professore: ho dedicato tre anni per vincere il concorso, rinunciando a più immediate offerte nel privato". Così (audio) un ascoltatore di Rai3: che spocchia! Mi par di capire che per quel professore chi vince un concorso pubblico entra nel regno dei beati, conquista una volta per tutte il diritto allo stipendio, alla pensione, alle ferie, a lamentarsi del troppo lavoro e della poca retribuzione. I pubblici dipendenti di ruolo non sono più uomini, ma semidei che possono lavorare o non lavorare, fare bene o male i loro compiti, essere di utilità o danno. Gli altri devono limitarsi a pagar loro stipendio e tasse e non hanno alcun diritto di pretendere che un insegnante sia un bravo insegnante, un magistrato un bravo magistrato: lui ha vinto il concorso e tanto deve bastare. Sarà per questo che abbiamo la migliore giustizia, il miglior sistema


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scolastico, la più efficiente burocrazia del mondo. La sostanziale differenza che rende gli italiani non tutti uguali davanti alla legge sta nel fatto che uno viene assunto secondo determinati criteri di selezione e non secondo altri. Ma non è detto che solo nel pubblico si selezionino i migliori: colloquio, curriculum, conoscenze possono permettere di scegliere perfettamente la persona giusta, non capisco perché chi ha vinto un concorso non dovrebbe sottostare alle regole come chi invece è stato assunto perché giudicato competente da persona competente, nel pubblico o nel privato. Ma anche se così fosse non si può pretendere di essere considerati intoccabili perché si è superato un'esame per quanto difficile: uno non può pretendere di non essere soggetto al Codice Stradale solo perché ha superato l'esame e ottenuto la patente di guida. mercoledì 14 marzo 2012 Due conti Se 1000 è la mia pensione lorda del 2011, l'Irpef pagata è 250 e il netto è 750: acquisto merce per 330 + 70 di IVA, investo 200 in A e 150 in B. Dopo un anno A vale 206, B vale 145, totale 351 (+1); sul plusvalore di A pago (206-200)*20%=1,2 d'imposta: col netto 349.8 acquisto beni per 286.8 + 63 di IVA Quello che costava 100 nel 2011 dopo un anno costa 103.6, quindi a valori 2011 A+B vale a 351*100/103.6=338.8 e la merce 286,8/1,036=276,8 (-10).


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Sulla differenza 338.8finale-350iniziale= -11.2 <0 l'imposta è 1,2/0=infinito% Su 1000 di pensione lorda le imposte sono 250+70+1,2+63=384.2=38.42% Ho acquistato beni per 330+276.8 = 606.8 = 1000lordo384.2imposte-10inflazione+1investimenti Sui beni acquistati le imposte sono 384.2/606.8 = 63.31% cioè 100 per me e 63 per lo stato. A questo vanno aggiunte tasse, accise, bolli, canone Rai e balzelli vari. Se il conteggio è giusto non mi par tanto giusto. lunedì 12 marzo 2012 Uelfar TV, La7, Omnibus - Stamattina ho sentito almeno mille volte la parola "uèlfar". Per curiosità sono andato in Wikipedia e ho aperto la pagina WELFARE in inglese e in quella pagina ho poi scelto l'edizione nelle varie lingue. Questi i risultati: Welfare Deutsch = Wohlfahrt Español = Bienestar Français = Prestation sociale Italiano = Benessere Nederlands = Uitkering Português = Estado de bem-estar social Simple English = Welfare is an idea form economics and Social Security.


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Ho poi cercato la pagina Welfare State, da lì sono passato a quella in spagnolo e da questa alle altre. Welfare State Español = Estado del bienestar Deutsch = Wohlfahrtsstaat Français = État-providence Italiano = Stato sociale Nederlands = Welvaartsstaat Português = Estado de bem-estar social Credo non avere quasi mai sentito dire da politici e giornalisti italiani qualcosa di diverso da uèlfar o visto scritto qualcosa di diverso da Welfare. Wikipedia non è la Legge di Mosè, ma questo ho trovato e non so se in Spagna, Germania, Francia, Olanda, Portogallo politici e giornalisti in realtà dicono sempre UELFAR e scrivono sempre WELFARE come in Italia. mercoledì 7 marzo 2012 7,78 euro al giorno Meno di 1,14 euro all'ora x 8 ore al giorno x 6 giorni alla settimana x 52 settimane all'anno, meno di 7,78 euro al giorno per 365 giorni all'anno, meno di 237 euro al mese per 12 mesi all'anno, meno di 219 euro al mese per 13 mensilità all'anno, meno di 2840,51 euro all'anno deve guadagnare una persona per essere ritenuta non economicamente autosufficiente e quindi poter essere considerata fiscalmente a carico di qualcun'altro secondo la


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legge italiana, legge approvata da persone che ritengono di non poter vivere con meno di 60000 euro netti all'anno (5000 al mese per 12 mesi, 21 volte 237), spesate, agevolate, con altre indennità e altri redditi. Con 7,80 euro al giorno uno può cavarsela benissimo da solo, come se la cavava vent'anni fa con lo stesso importo: 15100 lire . martedì 6 marzo 2012 Strano Paese Strano Paese è l'Italia. Un Paese dove si grida quasi al miracolo se la Guardia di Finanza scopre abitazioni, magazzini, garage, uffici che da anni sono sotto gli occhi di tutti, ma non figurano negli elenchi ufficiali. Chissà quante volte sindaco, carabinieri, guardie comunali, forestali, di finanza, eccetera sono passati davanti a quei fabbricati: non possono essere gli unici a non averli visti nascere e crescere. Per quei fabbricati magari sono state richieste e ottenute autorizzazioni statali, comunali, provinciali, dei VVFF e di chissà chi altro; avranno avuto allacciamenti a luce, gas, acqua, telefono; e nessuno a verificare che esistessero. Dovrei esultare perché finalmente sono state scoperte e invece mi rattristo pensando che le stesse persone che ora le hanno viste per anni non hanno voluto vedere niente. Strano paese l'Italia dove se qualcuno muore si fanno denunce e si chiedono autorizzazioni ma i parenti possono continuare a percepire la pensione: chissà perché se uno è


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morto per il Comune non lo è anche per tutta l'amministrazione e per l'INPS. Ho sentito dire che esiste qualcosa chiamato Internet e che da tempo non si usano più i piccioni viaggiatori per le comunicazioni, chissà se lo sanno gli amministratori di questo strano paese. Strano paese l'Italia dove per anni finti ciechi hanno la patente e percepiscono pensioni ed indennità, dove perfino magistrati presentano certificato di malattia per partecipare a gare veliche, dove tutti si scandalizzano per l'illegalità altrui e ignorano la propria . giovedì 1 marzo 2012 Equità secondo Monti equo [è-quo] agg. Di cosa, che ubbidisce a un criterio di giustizia iniquo [i-nì-quo] agg. Che agisce senza equità. Rigore, equità e crescita sono i tre principi che Mario Monti ha indicato quali pilastri del suo governo: ne deduco che vanno considerati equi tutti i suoi provvedimenti. È equo non adeguare le pensioni a venire al già avvenuto aumento del costo della vita e che magari anno dopo anno il pensionato possa comprare sempre meno fino a non poter comprare nulla, tanto non può scioperare. È equo tassare la casa acquistata coi risparmi di una vita su quello che resta dopo che lo Stato ha prelevato la sua ingorda parte del denaro onestamente e faticosamente guadagnato. Se uno è talmente scemo d'avere onestamente lavorato e pagato imposte e tasse e poi - invece di spendere


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in vizi, bagordi, lotterie, grattaevinci - comprato la casa per sè e la sua famiglia è equo tassarlo per la sua dabbenaggine. E se invece di comprarsi la casa ha pensato di accantonare un po' di denaro per i tempi delle vacche magre peggio per lui: è più che equo tassare eventuali interessi che non coprono nemmeno l'inflazione. Cosa pretende? Se invece di comprarsi un paio di scarpe che non gli servivano quando costavano 100 ha messo da parte quei 100 che ora con gli interessi sono diventati 105, cosa pretende? di potersi comprare quelle scarpe di cui ora ha assoluto bisogno e costano 120 senza pagare imposta sui 5 che ha guadagnato? Delle somme onestamente guadagnate, abbondantemente tassate, stupidamente non sprecate doveva perdere 20 ed ha perso solo 15 : è equo tassare le mancate perdite e l'evidente stupidità. Naturalmente non tutta l'equità esistente è opera di Monti, qualcuno l'aveva già introdotta e giustamente lui si limita a non eliminarla. Così i limiti di reddito per essere considerati fiscalmente a carico sono equi da vent'anni, immutati nel valore e sempre più equi col crescere del costo della vita. Invece i limiti di reddito per le esenzioni dalle tasse sanitarie sono doppiamente equi: oltre essere immutati da vent'anni sono gli stessi se con quel reddito deve vivere una sola persona o in due o tre. Ma pare che Monti voglia risolvere il problema: per evitare discriminazioni i limiti saranno portati a livelli tali che se uno ha meno di quel reddito non gli resta comunque molto da vivere. Se l'equità di Monti è tutta simile a quella esemplificata, spero davvero che diventi iniquo.


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lunedì 20 febbraio 2012 Redditi Già mi irrita dover rinunciare a parte del mio reddito per pagare stipendi dieci volte più grandi a persone che in qualche modo posso scegliere (votando la persona o la lista cui appartiene), m'irrita ancor di più se la rinuncia è per strapagare persone scelte dai vertici RAI ed avere in cambio predicozzi o scemenze che mi costringono a cambiar canale. Grazie Rai. sabato 11 febbraio 2012 Chiacchiere Credo li chiamino talk-show: un conduttore, alcuni invitati e tante ciacole. In alcuni politici e giornalisti parlano di politica, di economia e altro. "Si deve cominciare a parlare delle cose serie, delle cose importanti, di quello che serve al Paese" ripetono sovente. Sempre meglio parlare di queste cose che di "Grandi Fratelli" o "Isole dei Famosi" (programmi che non amo, ma in vero non conosco: potrebbero essere bellissimi e non lo so), sempre meglio che parlare sempre di S.B. e della sua corte, sempre meglio che spettegolare di questo e di quello. Ma quando anche si cominciasse a parlare di cose serie, di cose da fare, per mesi anni lustri saranno sempre e solo discussioni: io ho ragione, tu hai torto, questo è sbagliato, quello è giusto, meglio così di cosà, altre sono le priorità, bisogna pensare al


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Mezzogiorno, alla mattina e alla sera. Ancora e solo ciacole. Forse qualche volta sarebbe bene cominciare a fare cose serie, cose importanti, quello che serve al Paese: ma si sa, "tra il dire il fare in mezzo c'è il mare". venerdì 3 febbraio 2012 La ministra Fornero. Non vuole essere chiamata la Fornero. E va bene: non chiamiamola "la Fornero", non perchè sia meglio chiamarla "Fornero". Da sempre famigliarmente premettevo l'articolo al nome di donna e l'omettevo davanti al nome di uomo: la Lucia e Marco; poi ho scoperto che qui fanno il contrario: Stefania e lo Stefano(1). Con i cognomi quasi tutti usano l'articolo se si riferiscono a donne o bambine, conseguentemente senza articolo si sa che si riferiscono a maschi: tutto qua, senza offesa per nessuno. Personalmente ritengo preferibile fare come fanno abitualmente i francesi: [la] signora Fornero e [il] signor Fornero. Da noi non usa molto e comunemente si dice Mussolini e la Petacci, Caruso e la Callas, Napolitano e la Jotti, magari preceduti dal titolo on. dott. avv. ecc. Io non la chiamerò il ministro Fornero, nemmeno il signor ministro Fornero solo perché per moltissimo tempo ci sono stati solo ministri maschi, come non chiamo signora maestra il signore che insegna a mio nipote solo perché


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tutte le altre insegnanti sono maestre. Cosa mai dovrei dire? Il ministro Fornero è basso [o alto], porta [o non porta] i tacchi a spillo, è un professore sposato con Deaglio? Se proprio la disgusta essere detta "la Fornero" dirò "la signora Fornero", "la ministra Fornero" o "la signora Ministra Fornero" a meno che siamo per l'abolizione assoluta della distinzione tra i sessi e ci sia indifferente cantare da basso o da soprano, andare dal ginecologo o dall'andrologo. ------(1) Lo Stefano tuttora mi suona ostico, abituato com'ero fra amici a non usare mai l'articolo "lo" - tranne apostrofato davanti a vocale - e sempre "el"(il). venerdì 3 febbraio 2012 Magistrati Dopo più di 24 anni (quasi 1/4 di secolo) dall'8 novembre 1987, quando il popolo cosidetto sovrano chiedeva con 80% di sì la responsabilità civile dei magistrati, finalmente qualcosa si è mosso. Non sarà la perfezione ma chissà che finalmente questa sia la volta buona che la legge uguale per tutti valga anche per chi la legge dovrebbe applicare. Naturalmente l'associazione dei magistrati insorge: non è accettabile che anche i magistrati come tutti se sbagliano paghino. Fanno pagare chi sbaglia ma loro non sbagliano o non pagano mai. Mi sembra evidente che se uno deve pagare deve essere


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colpevole, sia esso magistrato o ingegnere idraulico: se un magistrato perché non sa fare bene il suo mestiere sbaglia a condannare un ingegnere che ha fatto bene il suo mestiere non deve pagare l'ingegnere o io (lo Stato) ma il magistrato. Non giudico se la norma vada bene così o vada migliorata, l'importante è che finalmente si rispetti la volontà del "popolo sovrano". Non mi convince chi dice che "i magistrati sarebbero terrorrizzati e non emetterebbero più sentenze a rischio": ma perché non dovrebbe essere terrorrizzato l'ingegnere che oltre a rischiare di fare male il suo lavoro rischia anche per il lavoro mal fatto dal magistrato che lo dovesse giudicare? Eppure continua a fare il suo lavoro, cercando di farlo bene. Non capisco perchè i magistrati lo ritengano inaccettabile e non mi pare che siano sottopagati per il lavoro che dovrebbero fare e fare bene. Ora non sono terrorrizzati e alcuni o molti di loro si comportano "allegramente", da "irresponsabili" quali sono essendo esclusi dalla responsabilità civile. giovedì 2 febbraio 2012 PràivaSi. Un tempo c'era riservato, privato, personale, riservatezza, discrezione, intimità, etcetera. Anche allora c'erano pettegoli e pettegolezzi (ora gossip), curiosi e impiccioni ma le persone educate non s'intromettevano nelle altrui faccende private. Oggi abbiamo la pràivaSi (scritta privacy) e abbiamo un


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ben pagato garante della pràivaSi, un'Autorità (in italiano Authority) che non capisco cosa garantisca o tuteli: ovunque andiamo siamo controllati da videocamere; con le carte-cliente sanno chi siamo, quanti siamo, cosa compriamo, cosa mangiamo e quante volte defechiamo; di chi usa un telefonino sanno dov'è e dov'è stato, con chi ha parlato, chi ha contattato o fotografato; di chi usa bancomat o carte di credito sanno quanto spende e dove. Ora possono curiosare a piacere sui nostri conti bancari, sapere quanto guadagnamo e quanto spendiamo: se spendiamo troppo rispetto a quanto dichiariamo per noi sono guai, se spendiamo troppo poco sono fatti nostri. Forse manca solo una qualche "fibra ottica" nella carta igienica e sapranno davvero tutto: è la pràivaSi. martedì 31 gennaio 2012 Pillole Marî: Mario Monti, Mario Draghi, Mario Ciaccia, Mario Catania e la metà di Mario Deaglio; Mario Giordano, Mario Balotelli, Mariano Rajoy ... Canone RAI - Da qualche mese la RAI ci informa che entro il 31 gennaio si deve pagare il canone e ci ammonisce che pagare il canone è un dovere. A me ne ha fatto pagare due: pagare il canone è un dovere, pagarne due è un piacere? Grazie RAI Coppie di fatto - A Bologna esiste dal 1999 un «registro


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delle coppie di fatto» (aperto a conviventi etero od omosessuali, indifferentemente): in oltre 12 anni, mai alcun bolognese ha voluto vergare il proprio nome e cognome. Gay e lesbiche si sono ben guardati dal chiedere agli uffici municipali di rilasciare loro un certificato di avvenuta costituzione di un nucleo familiare. Lo stesso accade a Gubbio. Segno evidente che se ne infischiano di «sposarsi» . Secondo me non è così, è che sanno fin troppo bene come è "tutelata" la famiglia in Italia: a esserlo c'è sempre e solo da perderci. Conti bancari - Grazie a Monti ogni italiano avrà il suo codice fiscale e il suo conto in banca: tornerà l'amato Amato a fare prelievi notturni "una tantum" o il ministro delle finanze disporrà di copia del nostro bancomat e relativo PIN? domenica 22 gennaio 2012 Gli sciacalli. Il TG parla di turismo insano, di persone attratte all'Isola del Giglio dal naufragio della "Costa Concordia", di sciacalli che fotografano il relitto della nave, la scena del disastro. Ci vuole una bella faccia tosta per fare queste critiche da parte di chi dal 14 gennaio tutti i giorni, più volte al giorno non fa che fotografare, riprendere e trasmettere al mondo intero quelle stesse immagini, a fare in grande quelle stesse


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cose che i deprecati turisti fanno in piccolo. E ora alle immagini del disastro aggiungono disgustati le immagini di chi si "gode" il disastro: è la solita storia del bue che dà del cornuto all'asino. domenica 8 gennaio 2012 I bari Aria da Far West, un tavolo e quattro giocatori: Mario, Giusto, Evasio e Simplicio , nessuno armato tranne Mario. Giusto non vuole barare, Simplicio non sa barare, Mario bara, Evasio pure. Giusto e Simplicio perdono un sacco di soldi, Mario e Evasio si stanno arricchendo. Ma Mario ha molte spese cui non sa, non può, non vuole rinunciare e soldi vinti non gli bastano: capisce che anche Evasio non gioca onestamente, impugna la pistola, lo accusa di barare e di rubare i soldi a Giusto e Simplicio, gli impone di restituire il maltolto. Evasio sa di barare e sa che anche Mario bara, ma Mario ha la pistola, lui è disarmato e ubbidisce. Giusto e Simplicio approvano. Mario vince ancora, Giusto e Simplicio finiscono senza un soldo. Giusto voleva essere giusto: chiedeva sempre la fattura, pagava col bancomat, chiedeva sempre lo scontrino, non lavorava in nero, denunciava ogni singolo centesimo. Simplicio non sapeva nemmeno di dover chiedere la fattura, prendeva lo scontrino quando glielo davano e se non glielo davano pensava che non erano tenuti a darglielo: non cercava di truffare lo Stato e pensava che nessuno lo facesse, se lo retribuivano extra per lavori extra gli


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sembrava del tutto normale. Giusto pagava tutte le imposte perché così doveva essere e considerava suo obbligo morale pagarle, Simplicio pagava le imposte perché non avrebbe saputo come non farlo e le considerava una calamità naturale da prendere come veniva. Poi seppero che soldi da loro guadagnati con tanta fatica, sudore e sacrifici venivano spesi allegramente, inutilmente per il bene del Paese ma molto utilmente per il bene personale degli eletti e loro parenti, amici o compaesani: un'altra grandinata per Simplicio, un dubbio morale per Giusto sulla effettiva correlazione tributi-benedelpaese. Seppero di spettacolari blitz in luoghi famosi alla ricerca di SUV e si chiesero se i SUV nascono e vivono solo là, se non esiste un Pubblico Registro Automobilistico, se non li vedono quando gli passano sotto gli occhi a Chissadove come non vedono case e ville o se volevano farsi qualche giorno in quei posti da ricchi, spesati e con lo straordinario. Giusto scoprì che le ricevute delle spese sostenute per la moglie - accuratamente chieste e conservate - poteva buttarle nel cesso perché non poteva scalare né poco né punto dall'Irpef: la moglie aveva reddito troppo basso per pagare imposta e troppo alto per essere considerata a suo carico. La cosa gli parve disonesta e cominciò a dubitare se si debba essere onesti anche con i disonesti. Simplicio venne a sapere dai suoi genitori che - pur essendo entrambi ultrasessantacinquenni (over 65, in italiano) non avevano più diritto all'esenzione dalla tassa sanitaria (in Italia si dice ticket) perché la somma delle loro pensioni - aumentate negli anni sempre meno dell'inflazione - aveva raggiunto il


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limite considerato equo nell'altro secolo e mai rivalutato: un brutto temporale. Seppero di processi interminabili, di cavilli e controcavilli, di norme che paiono fatte apposta per intrappolare semplici e onesti e favorire furbi e furbastri, seppero di gente che cerca di osservare tutte le norme e non ci riesce, non può riuscirci, e viene sanzionata, di gente che nel timore di sbagliare e venire sanzionata paga più del dovuto, di gente spavalda e di gente terrorizzata. Troppi rischi per l'ingenuo che si fida del fisco e cade nelle sue trappole, troppi vantaggi per il furbo che conosce le trappole del fisco e sa come evitarle: più l'imposta è elevata e più sono i benefici connessi al reddito tanto più il guadagno vale il rischio. Evasio pensava d'avere a che fare con dei polli e si trovò davanti Mario, uno più baro di lui e per giunta armato: in ogni caso i polli erano destinati ad essere spennati. venerdì 30 dicembre 2011 RAI E ora per un mese la Rai ci ossessionerà con l'invito a pagare l' imposta RAI e poi per un altro mese e più per ricordare che il tempo è scaduto ma si può sempre rimediare pagando una piccola sovrimposta. Stando a quanto m'insegnavano a scuola, non di tassa ma d'imposta si tratta, essendo tenuti a pagarla praticamente tutti a prescindere dall'utilizzo o meno dei canali RAI o dall'uso o meno dell'apparecchio posseduto. L'insistenza con cui la RAI ne chiede il pagamento mi fa


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pensare che non tutti però la pagano e che - come per le altre imposte - invece di far pagare chi non ha mai pagato fanno pagare di più quei fessi che l'hanno sempre fatto. Io devo essere doppiamente fesso: oltre a pagare da 50 anni il canone intestato a mia moglie ora mi fanno pagare un secondo canone intestato a me perchè, secondo loro, avendo residenza anagrafica diversa non siamo una famiglia , nulla valendo il fatto che di recente abbiamo festeggiato i 50 anni di matrimonio, di vita insieme. Da inesperto non capisco perché la gente spenda tanti soldi per pagare avvocati e ottenere divorzi quando basta chiedere la residenza nel Comune vicino perché il matrimonio sia considearto nullo e la famiglia inesistente: potrebbero anche continuare a vivere sotto lo stesso tetto purché uno dichiari di entrare dalla porta nel Comune A e l'altra da quella nel Comune B. È sicuramente così perché, dato che tutti tutelano la famiglia e che basta un canone per famiglia anche se si hanno 50 televisori nella casa in città e 20 in quella al mare, devo convincere mia moglie che non siamo una famiglia, che la nostra famiglia non esiste perché "Vuolsi così colà dove si puote / ciò che si vuole, e più non dimandare". Naturalmente visto che pago doppio mi spettano almeno due trasmissioni dello stesso programma: per questo hanno inventato il "rewind" e generosamente lo concedono a tutti quelli che lo desiderano, anche se pagano un solo canone o nessuno. A me sembra come se pagassi quattro volte la stessa mela, ma magari mi sbaglio. martedì 13 dicembre 2011


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Confronti Con riluttanza, ma forse i nostri parlamentari sono disposti a rinunciare a un pochettino dei loro privilegi, magari ad avere lo stesso trattamento degli eurodeputati o dei parlamentari meglio pagati dei paesi europei o della media. Anche i dipendenti pubblici pretendono retribuzioni europee, normalmente quelle percepite nei paesi più generosi: non hanno come i parlamentari e altri la facoltà di attribuirsi essi stessi lo stipendio ma ci provano. Il fatto è che per pagare stipendi, imposte e contributi di chiunque venga retribuito con pubblico denaro i soldi arrivano da tutti gli altri cittadini che pagano tasse e imposte. A parer mio il confronto va fatto con questi e non con gli omologhi europei. Se la Germania produce un pezzo al costo di un euro, l'Italia lo deve produrre al costo di un euro e possibilmente meno. Ha poca importanza che l'operaio tedesco guadagni 2000 euro al mese e quello italiano 1000, importa a quanto si può vendere quel pezzo e l'italiano potrà pretendere di guadagnare quanto il tedesco solo se il pezzo potrà essere ancora venduto a 1 euro, meglio a 98 centesimi. Perché questo possa avvenire o si fanno più pezzi o si riducono le spese, meglio se entrambe le cose lavorando di più, razionalizzando l'organizzazione aziendale, apportando innovazioni tecniche, migliorando i servizi pubblici, eliminando le spese inutili. Fra quest'ultime si possono considerare le imposte pagate senza contropartita, ma le imposte non dipendono dalle aziende. Fatta salva la congruità con l'utilità e qualità del lavoro


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svolto, i compensi elargiti dagli Enti pubblici più che con quelli esistenti in Europa andrebbero confrontati con quelli percepiti da chi li deve pagare. Se facendo bene il mio lavoro guadagno 100 non mi par giusto dovere rinunciare a buona parte del mio reddito perché un pubblico dipendente prenda 110 o 200 per fare magari male il mio stesso lavoro. Se gli altri italiani non godono del benessere dei tedeschi nemmeno i dipendenti pubblici italiani possono essere trattati come quelli tedeschi, specialmente quando il servizio che rendono al paese è inferiore. In regime concorrenziale uno può fissare come vuole il prezzo della sua prestazione, ma chi deve pagare è libero di scegliere un altro o di rinunciare alla prestazione. I dipendenti pubblici lavorano invece in regime di monopolio, i cittadini non hanno scelta e i parlamentari si fissano come vogliono la retribuzione: chiunque sia eletto non rinuncerà alla prerogativa, al massimo voterà contro l'aumento o pro la riduzione di benefici solo quando è certo di trovarsi in minoranza. Forse tutti loro pensano di meritarsi pienamente molto più di quanto si danno, io lo dubito: "dal frutto infatti si conosce l'albero" (Matteo,12,33) ...... lunedì 12 dicembre 2011 A proposito di equità Supponiamo un lavoro a 25000 euro lordi annui. Se Aldo lavora in regola e Berto metà in regola e metà in nero, Aldo avrà netto 18010 euro e Berto 10237 più 12500 in nero totale 22737 euro. Mettiamo che quando vanno in pensione


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questa sia il 50% della retribuzione lorda: Aldo avrà 9005 e Berto 5118 euro annui, cioè 692 e 393 euro lordi per 13 mensilità. Berto ha ricevuto per 42 anni 4727 euro netti in più di Aldo in totale 198534 euro che potrebbe avere accantonato. Se vanno in pensione a 65 anni e vivono fino a 99 Aldo percepisce 692 euro lordi e Berto 393 più 449 netti (198534/34/13). Anche ipotizzando che nessuno dei due abbia ritenute fiscali sulla pensione, per 34 anni Aldo avrebbe 150 euro al mese meno di Berto. In questo caso sarebbe equo rivalutare la pensione di Berto e non rivalutare quella di Aldo? martedì 6 dicembre 2011 Tributi. Chi non paga il pizzo è un eroe, chi non paga le imposte è un mascalzone: ma come la mettiamo se le imposte sono viste come il pizzo pagato allo Stato? Se un traghettatore mi chiede di pagare il traghetto meno di quanto mi costerebbe fare il giro passando per il primo ponte è giusto e pago volentieri, se invece un prepotente si pone sul ponte da sempre di uso pubblico e vuole che paghi per lasciarmi passare è una rapina e considero mio diritto e mio dovere fare il possibile per non pagare. Se lo Stato chiede molto più di quanto valga quello che offre la considero una rapina, se chiede a me di sacrificarmi per consentire ad altri di vivere agiatamente non la considero solidarietà ma sopruso, se con me si comporta


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disonestamente non gli riconosco il diritto di chiedermi di essere con lui onesto, se mi tartassa solo perché ha la forza di farlo appena posso cerco di evadere. La lotta all'evasione fiscale - a parere mio - deve passare anche per la lotta a tutto ciò che a una persona onesta può apparire solo oppressione fiscale. Un Fisco iniquo può contare solo sulla sua forza impositiva, uno equo può anche contare sulla lealtà dei cittadini onesti. Rimarranno sempre i disonesti per natura, quelli che anche le imposte giuste ed eque vogliono farle pagare solo agli altri, giustamente da punire. Forse non tutti coloro che s'indignano contro gli altri sono onesti reali (bisognerebbe abolire la trattenuta alla fonte per saperlo) ma un fisco accettabile farebbere emergere gli onesti potenziali. Contro l'evasione fiscale tutti avevano promesso mari e monti, alla fine abbiamo solo mari o monti. lunedì 5 dicembre 2011 La norma è uguale per tutti Equità secondo Monti. Tutte le pensioni vanno calcolate sui contributi versati. Esempio ipotetico: Età 62 anni, contributi versati più interessi maturati al 1/1/2012, pensione mensile per 13 mensilità: Tizio contributi 150000 euro, pensione 770 euro Caio contributi 200000 euro, pensione 1030 euro Se solo la pensione di Tizio viene rivalutata al tasso 2,75%


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annuo, dopo 11 anni sarà 1037 euro mentre quella di Caio rimasta a 1030 euro forse sarà pure portata a 1037 euro. E tanti saluti alla regola di pari calcolo per tutti. Pare che il blocco degli adeguamenti delle pensioni superiori al doppio del minimo sia provvisorio, ma esperienza insegna che da noi niente dura più del provvisorio e più alta sarà l'inflazione più lo Stato ci guadagnerà e i pensionati ci perderanno, come già tutti ci perdono per il mancato adeguamento dei parametri per le agevolazioni fiscali fermi al secolo scorso. Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare. domenica 4 dicembre 2011 Amo l'euro Amo l'euro! Non l'ho scelto io: qualcuno l'ha fatto per me, ma l'amo. Abbiamo dovuto pagare per essere accolti nel Club e l'abbiamo fatto volenti o nolenti. Sono stati bravi e diligenti: hanno diviso stipendi, pensioni, conti bancari, conti titoli, parametri fiscali, eccetera, tutto esattamente per 1936.27. Così tutte le cifre dell'attivo sono diventate circa la metà. Ci hanno fornito anche piccole calcolatrici e tutti sono stati bravi a fare la divisione. Tutti o quasi: i negozianti sono noti per non avere dimestichezza con l'aritmetica e così non sono riusciti a dividere i prezzi esposti per quel complicato 1936.27. Sono stati capaci solo a sostituire nel cartellino del prezzo "mila" o "000" con "euro" o "€" o mettere una virgola: il prezzo da 1.000 è


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passato a 1€, da10.000 a 10 euro, da 999 a =,99€, da 9999 a 9,99 euro, 55 (mila) è rimasto 55 (euro). Passando da valori espressi non più in migliaia di lire ma in euro, con le cifre della pensione dimezzate e i prezzi immutati, per amore dell'euro potevo comprare la metà di quello che potevo comprare prima e poi sempre meno col crescere dei prezzi e la stasi della pensione. Ora sembra che il Club chiuda e si farà l'operazione inversa: se passeremo alle Nuovelire moltiplicheranno per 1000 le cifre di stipendi, pensioni, conti attivi mentre i negozianti impareranno subito far di calcolo e moltiplicheranno per 1936,27 il prezzo delle merci, anzi per praticità lo moltiplicheranno per 2000 e così con la mia pensione potrò comprare meno della metà della metà di prima di conoscere euro: cosa non si fa per amore .... e per il bene del Paese! martedì 29 novembre 2011 Ridere e piangere Euro 36151,98 è il reddito massimo familiare per esenzione da tasse sanitarie (ticket). Riporto: "ESENZIONE DALLA PARTECIPAZIONE ALLA SPESA SANITARIA PER PRESTAZIONI SPECIALISTICHE, FARMACEUTICHE E DI PRONTO SOCCORSO PER MOTIVI DI REDDITO" spetta a "SOGGETTO <6 ANNI O >65 IN NUCLEO CON REDDITO <= 36151,98 EURO │ CODICE


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ESENZIONE E01". Euro 2840,51 è il reddito massimo per essere considerato "Soggetto fiscalmente a carico di altri". Euro 185,92 è il limite di reddito da "terreni" massimo per l'esonero dalla presentazione della dichiarzione dei redditi con pensione di 7500 euro. Euro 28158,28 è il limite massimo di reddito per compensi derivanti da attività sportive dilettantistiche per l'esonero dalla dichiarazione dei redditi. Euro 9296.22 è il limite massimo per il non assoggettamento a IRPEF dei compensi erogati per lavori socialmente utili. Non mi meraviglia se uno Stato che usa simili parametri si becca all'estero qualche risolino, essendo inimmaginabile che i calcoli fatti per stabilire un discrimine tra chi può e chi non può avere diritto a un beneficio siano talmente scientificamente precisi da arrivare al centesimo di euro all'anno: a mio parere per quanto ben calibrati non potranno mai essere equi, al massimo sperabilmente meno iniqui. Vedendo quelle cifre, a chi è vissuto solo nell'era euro viene da ridere: le considera il frutto della fantasia di un buontempone in vena di scherzi. A chi invece è vissuto anche nell'era della lira viene da piangere, pensando che sono frutto della divisione per 1936,27 di importi tondi che se potevano essere equi nell'ultimo decennio del secolo scorso non lo possono certamente essere nel secondo decennio di questo secolo, ammesso e non concesso che il divisore fosse perfetto. Ora il governo Monti vuole distinguersi per sobrietà e equità, quindi mai più parametri ridicoli e iniqui: staremo a


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vedere. sabato 19 novembre 2011 Perché no Non so se le prossime elezioni saranno sotto la neve o il solleone, con le foglie verdi o gialle, non lo so e non m'importa saperlo: in qualsiasi stagione saranno credo che non andrò a votare. Avrei voluto votare per chi avesse adeguato al costo della vita i limiti di reddito giudicati equi vent'anni fa o eliminato iniquità evidenti, ma nessuno dei politici - sempre in altre faccende affaccendati - l'ha fatto e non voterò. Non voterò perché il mio voto, ogni voto è inutile. La maggioranza degli elettori sceglie da chi vuole essere governata, ma qualche magistrato decide se permettergli di governare. Non voterò perché chi viene eletto non si assume le sue responsabilità e qualcuno decidendo per tutti chiamerà qualcun altro a fare il suo lavoro. Non voterò perché con qualsiasi legge elettorale il mio voto è ininfluente: scelgo un partito, ma chi viene eletto poi non rispetta il programma di quel partito; scelgo una persona, ma questa non ha nessun obbligo di restar fedele alle promesse fatte, anzi se gli conviene si allea con chi ha fatto promesse contrarie. Non voterò perché a chiunque vada il mio voto a parole dirà di fare tutto per il bene del Paese ma in pratica farà tutto per il suo bene o per quello del suo paesello.


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Non voterò perché comunque governerà chi vuole la magistratura o la BCE o il Capo dello Stato, naturalmente nel rispetto formale delle regole e solo perché gli eletti non sanno e non vogliono lavorare per il Paese: tutti d'accordo nel tutelare i propri vantaggi, in disaccordo su tutto il resto. Neve, sole, afa, pioggia: qualunque cosa sia quando andranno a votare a me non interessa, salvo imprevisti. lunedì 14 novembre 2011 Doppia imposta Provo a fare un po' di conti teorici. In un anno guadagno 1000, pago 20% d'imposta diretta, mi restano 800. Faccio acquisti per 500, più IVA 20%, totale 600, mi restano 200. A. Investo 200 al 2%. Dopo un anno ho 4 di interesse lordo, 1,08 di imposta al 27%, netto 2,92. Considerando l'inflazione annua al 3%, il risparmiato 200 vale 194 che diventa 196,92 con gli interessi. Su una perdita di 3,08 pago 1,08 d'imposta: c'è chi lo ritiene iniquo perché troppo poco. B. Con 200 pago il mutuo della casa in cui vivo. Per disporre di 200 ho già pagato 50 d'IRPEF e per l'acquisto della casa ho pagato l'IVA: c'è chi ritiene iniquo non pagare l'ICI sul valore della casa e ovvio non pagare nulla se invece di comprare la casa spendo 200 con le meretrici. Un gruppo di 10 persone va al bar, spesa 120. Democraticamente scelgono fra ognuno paga la propria quota e chi può paga per tutti. Nove hanno 100, uno ha 200.


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Risultato della votazione: 9 a 1. Uno paga per tutti. domenica 30 ottobre 2011 Il telefono Odio il telefono, e anche i telefonini. Lo odio perché di chi mi parla sento le parole ma non vedo come le dice, come si muove, non vedo il contesto: conosco la voce e ignoro tutto il resto, so quello che dice ma non quello che fa. Lo odio perchè è prepotente, lo odio perché non riesco a non esserne succube, a ignorarlo se suona. Ho vissuto molti anni senza telefono in casa: lo dovevo usare in ufficio per lavoro e la fine del lavoro era fine delle telefonate. Lo odio perchè (di solito) squilla prepotentemente e quasi con riflesso pavloviano la gente allunga la mano e risponde. L'ho sempre odiato: ero impegnato con qualcuno al bancone e quello squillava, per farlo smettere dovevo alzarlo e non potevo dire sono occupato, mi limitavo ad essere il più breve possibile e intanto la persona al bancone aspettava. Lo odio quando sono io l'utente e l'impiegato allo sportello risponde al telefono: perché non vengono di persona e aspettano il proprio turno come gli altri? Capisco che basterebbe staccare il telefono quando non si può rispondere o magari mandare a quel paese chi t'interrompe, ma chi lo fa? Siamo succubi del telefono o almeno io lo sono: lo odio ma è più forte della mia volontà. O meglio lo era. Ora non lavoro più e il mio telefono è sempre silenzioso: rari quelli che mi chiamano, rari quelli che chiamo. Ma continuo ad odiarlo


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quando negli uffici o dal medico devo aspettare che chi è occupato con me mi trascuri per dare la precedenza a quell'importuno. E ora ci sono i telefonini e la cosa può capitare ovunque: per strada, al bar, in chiesa. Chissà perché la gente non può vivere senza parlare continuamente con qualcuno: li odio, i telefonini. Quando passo vicino alle persone col telefonino all'orecchio mi viene voglia di fischiettare, di parlare ad alta voce, di disturbare, di fingere di ascoltare quello che dicono: ma dovrei continuare a farlo perché non c'è nessuno o quasi che se ne stia in santa pace, magari a pensare, invece di emettere e ascoltare parole, parole, parole. E così mi limito a metter una mano sull'orecchio e fingere un'inesistente telefonata, per non essere troppo notato. venerdì 28 ottobre 2011 Ecologico Magari mi sbaglio, ma non sono i "verdi", gli ecologisti che vogliono l'energia alternativa, fotovoltaica o eolica? Ma costoro hanno visto cosa significa? Magari qualche bel pilone con le pale che girano è anche piacevole da vedere se non proprio da sentire e se i piloni non sono un esercito. Ma i "prati solari", non quelli con i gira-sole ma quelli neri di pannelli solari opportunamente orientati e inclanati, a parer mio sono proprio un obbrobrio. Esteticamente preferisco una bella centrale nucleare e 100 (1000?) campi verdi e poi ognuno per il proprio mestiere e al proprio posto: le centrali per l'energia e i prati per piante


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e fiori, le centrali dove non avvengono catastrofici terremoti e i prati ovunque dove sono. lunedÏ 17 ottobre 2011 Preferenze Sembra che - Berlusconi e crisi a parte - il guaio maggiore dell'Italia sia la vigente legge elettorale definita "una porcata" dal suo principale autore e ribattezzata "porcellum" per via del sostituito "mattarellum", un bastardino frutto d'incrocio tra proporzionale e maggioritario attuato dal ministro Mattarella. Non passa giorno che qualcuno non l'additi al pubblico ludibrio come la madre di tutti i mali italiani. Senatori e deputati la considerano responsabile del fatto che i parlamentari non sono eletti ma nominati: una vergogna, che però sopportano stoicamente e che non impedisce loro di rimanere in Parlamento e a volte cambiare casacca. Sono degli eroi, cosa non farebbero per il bene del paese! Si fanno schifo ma non si dimettono, in compenso sono infedeli al Principe che li ha nominati: un'ipocrita sceneggiata. Ora la parola d'ordine è "cambiare la legge elettorale" sostituendola con nessuno sa cosa se non che dev'essere il contrario di quello che vogliono gli avversari, ma non si sa cosa vogliono e necessita un governo ad hoc per fare un'impossibile legge elettorale perfetta o per fare quello che potrebbero fare in quattro e quattr'otto se solo sapessero cosa vogliono fare: una proposta di legge possibilmente


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concordata, una votazione ed è bell'e fatta, qualsiasi sia il governo. Tutti affermano che si deve ridare ai cittadini la possibilità di scegliere i propri rappresentanti e reintrodurre la preferenza (più di una sarebbe un tacón pexo del sbrego). A me tutta questa storia sa un po' di truffa, come la storia dell'ICI che Prodi - dicono ma non dimostrano - avrebbe abolito per i meno ricchi o come il preferire "ha governato 8 anni su 10" al parimenti vero "1 legislatura su 2". Sbaglierò, ma penso che il voto di preferenza in molti casi sicuramente nel mio - non viene dato in piena scienza e coscienza. Solo pochi conoscono vita e miracoli di tutti i candidati; magari i militanti possono conoscere abbastanza bene quelli del loro partito, ma gli altri devono accontentarsi di quello che passa il convento, dei candidati che i partiti fanno meglio conoscere o di quello che mettono in un collegio uninominale. Se devo dare la preferenza a caso o scegliendo per data e luogo di nascita o su consiglio dell'amico dell'amico di un conoscente o in base alla foto o solo perché è l'unico che ho visto in TV tanto vale che mi attenga alle scelte altrui sperando che siano più ponderate delle mie. Alla possibilità di esprimere una preferenza fra persone praticamente sconosciute per eleggere qualcuno che poi fa quello che più gli aggrada "senza vincolo di mandato" e si allea con persone e partiti che mai avrei votato, preferisco di gran lunga la possibilità di scegliere fra conosciuti chi e con chi governerà. Non sceglierò un singolo parlamentare ma se sono esperto potrò scegliere la squadra più affidabile o limitarmi a scegliere chi sceglie la squadra, il più


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affidabile. Così quando acquisto un'auto se sono esperto scelgo quella con le migliori componenti, se non lo sono mi limito a scegliere la marca che ritengo più affidabile: se non mi soddisferà la prossima volta cambierò marca. domenica 16 ottobre 2011 Esistere Centocinquantun anni fa dicevano "l'Italia non esiste": chi con disprezzo, chi con rammarico e chi con ignoranza. Il signor Alemanno afferma che "la Padania non esiste": non l'ho udito e non so che tono abbia usato, non so se ne sia felice o dolente o se non sa dell'esistenza di un fiume chiamato Po. Riporto da wikipedia. Presso i Liguri era detto Bodinkòs, da una radice indoeuropea (*bhedh-/*bhodh-) che indica "scavare", la stessa da cui derivano i termini italiani "fossa" e "fossato". Il nome latino Padus - da cui l'aggettivo "padano" deriverebbe secondo l'opinione più diffusa dalla stessa radice di Bodinkòs; secondo un'altra versione deriverebbe dalla parola celtoligure pades, indicante una resina prodotta da una qualità di pini selvatici particolarmente abbondante presso le sue sorgenti. Il nome italiano Po deriva appunto dalla contrazione di Padus (Padus > Pàus > Pàu > Pò); in diverse lingue europee, soprattutto slave (ceco, slovacco, polacco, sloveno, serbo, croato) ma anche in rumeno, il fiume è


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ancora oggi chiamato Pad." Sicuramente la Padania non esiste come Stato, non esiste politicamente o burocraticamente, come non esisteva l'Italia 151 anni fa. Ma affermare tout court che "la Padania non esiste" significa affermare che non esiste tutto ciò che è detto padano, cioè attinente al Po. Il bacino del Po è detto da sempre val padana, il territorio della val padana è quindi territorio padano, gli abitanti di quel territorio sono cittadini padani, i cittadini padani abitano la Padania come i cittadini campani o lucani abitano la Campania e la Lucania. Padania è un nome con il quale si indica la regione del Po come la Renania (Rheinland in lingua tedesca) è il nome generico con il quale si indica la regione geografica appartenente alla Germania che si estende su entrambe le rive del Reno. Se non esiste la Padania non esistono i fiumi padani, gli affluenti del Po fra i quali (* da sinistra e ** da destra) il Ghiandone*, il Pellice*, il Varaita**, il Maira**, il Banna**, il Tepice**, il Chisola*, il Sangone*, la Dora Riparia*, la Stura di Lanzo*, il Malone*, l'Orco*, la Dora Baltea*,la Stura del Monferrato**, la Sesia*, il Rotaldo**, il Grana del Monferrato**, il Tanaro**, lo Scrivia**, l'Agogna*, il Terdoppio*, il Curone**, la Staffora**, il Ticino*, il Coppa**, lo Scuropasso**, la Versa**, l'Olona*, il Tidone**, il Lambro*, la Trebbia**, il Nure**, il Chiavenna**, l'Adda*, l'Arda**, il Taro**, la Parma**, l'Enza**, il Crostolo**, l'Oglio*, il Mincio*, la Secchia**, il Panaro** . E non esistono il grana padano, la nebbia padana, il riso padano, il Gazzettino padano, le strade Padana Superiore e


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Padana Inferiore, la bassa padana, eccetera. Se non esiste il bacino del Po (o Padania) non esistono Val d'Aosta, Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna. Comprendere nella Padania anche il Triveneto è naturale: da sempre si considera quella padano-veneta un'unica pianura, un'unica Val Padana anche se fiumi del Veneto non finiscono nel Po ma nel comune bacino dell'alto adriatico. Anche la Liguria è padana almeno per la parte non sul versante marino di Alpi e Appennini e sicuramente con la Padania ha sempre vissuto e commerciato anche se la maggior parte dei liguri vive sulla costa. Si può dire che non esiste un Ente, uno Stato, un soggetto politico o burocratico di nome Padania, si può esserne felici o dispiaciuti, ma non si può affermare che "la Padania non esiste" senza provocare un risentimento di molti che nella Padania vivono e lavorano. A Roma non sanno che la padania esiste, ma a Milano nessuno dubita che esista il Mezzogiorno (a casa mia è quando si mangia e non si lavora) o Meridione: da almeno 60 anni sopportano il costo di un suo sempre futuro decollo. Affermava F. S. Borrelli che è dovere della collettività esistere, esistere, esistere (ma forse ricordo male e forse non si riferiva alla collettività padana). venerdì 7 ottobre 2011 Civiltà. Un tempo in chiesa, a scuola e altrove le donne erano da una parte e gli uomini dall'altra, gli uomini con gli uomini e


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le donne con le donne; c'erano conventi, collegi, lavori maschili e conventi, collegi, lavori femminili; militari e poliziotti erano tutti uomini, lavandaie e ricamatrici tutte donne. Solo nel matrimonio uomini e donne erano fianco a fianco, gli uomini si sposavano con le donne e le donne con gli uomini e facevano figli. Ora nei paesi civili uomini e donne sono sempre ovunque fianco a fianco fuorché nel matrimonio: donne sposano donne, uomini sposano uomini e i figli li comprano in laboratorio o nei paesi "incivili". martedì 4 ottobre 2011 Fiducia nella Giustizia. Forse si può avere fiducia nella giustizia, un po' meno nei giudici che umanamente possono sbagliare. I cittadini sono garantiti da tre gradi di giudizio, sono così garantite anche tre possibilità d'errore. A maggiore garanzia dovrebbe prevalere non il giudizio posteriore ma quello che ha avuto almeno sei sentenze favorevoli e due in più del giudizio opposto: 6 a 4, 7 a 5, 8 a 6, come era un tempo nel tennis. Naturalmente nessun limite di tempo per la durata dei processi e sempre carcerazione preventiva. Con tanti giudizi i giudici possono sbagliare senza rimorsi, tanto se sbagliano qualche altro giudice può alla fine rimediare. Senza mai dovere pagare per i loro errori (se si accertano paga il contribuente) può anche succedere che sentenziano basandosi su chiacchere intercettate, ipotesi e teoremi più che su fatti e prove inconfutabili. Forse alcuni magistrati


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pensano che sia troppo complicato acquisirle: bisogna lavorare seriamente ed essere competenti, ci vuole dedizione, fatica e tempo. Quello altrui è irrilevante anche se passato in carcere, ma il proprio può essere meglio utilizzato, sebbene comunque deve passare per arrivare allo stipendio, alle ferie, alla pensione. Se però le probabilità di una sentenza giusta alla fine rimangono sempre 50 e 50, tanto vale decidere subito gettando la monetina: costa molto meno. sabato 1 ottobre 2011 Nebbia in Valnoncè Quest'inverno per i meteorologi niente nebbia in Valpadana: non potendo eliminare la nebbia elimineranno la Padania, ordine del Capo dello Stato. E nei negozi di alimentari niente più Grana Padano: solo Grana Nonesiste o il formaggio della Reggia presidenziale, il ParmigianoReggiano. I fiumi che scendono dalle Alpi e dagli Appennini giungeranno nell'Alto Adriatico attraverso il nulla, un paese inesistente abitato da esseri inesistenti, non persone come lo erano un tempo gli schiavi: semplici fattori di reddito. Il popolo padano non esiste, ma non s'illudano i padani: pur non esistendo dovranno continuare a lavorare per permettere l'esistenza di altri popoli italici. "La Padania non esiste, la Sicilia esiste" afferma Claudio Fava: "lo sappiamo, con tutto quello che ci costa!" pensano i non esistenti. Tutti al mondo sanno che esiste Napoli, da anni appare in TV con i suoi monticcioli urbani e tutti possono


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immaginare i suoi profumi; della Padania non sanno nulla. È normale che un Presidente si preoccupi di non perdere la parte in attivo della sua società, quella che gli garantisce lo stipendio, ma è anche normale che quella parte si preoccupi di non dissipare l'utile che produce. Pare che il Presidente trovi giusto che in Europa il Nord pretenda rigore dal Sud, ma chissà se pensa che - nel piccolo - la stessa cosa possa valere anche in Italia. La Padania non esiste perché non c'è nella Costituzione Italiana, nemmeno il sole o la luna ci sono: non esistono. Si potrebbe cambiare la Costituzione o magari i non esistenti potrebbero farsene una in cui esistono e trattare da pari a pari con i già esistenti. Certo che se l'unità d'Italia viene imposta con la forza è tutt'altra cosa dell'unità degli italiani e il popolo inesistente si sentirebbe ancor più popolo oppresso. L'Inghilterra non avrebbe mai voluto rinunciare alle colonie americane o indiane, ma alla fine ha dovuto accettare la loro indipendenza: a quei tempi si cedeva solo alla forza, ma i tempi potrebbero essere cambiati, se davvero "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli" senza arrogarsi l'arbitrio di decidere quali lo sono. lunedì 26 settembre 2011 Aspettando Forse non sarà il momento più adatto, ma in quasi vent'anni sembra non ci sia mai stato il momento adatto - chiunque fosse al governo - e quasi certamente il momento adatto


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non ci sarà mai nemmeno nei prossimi vent'anni, né con questo né con i governi futuri. So che è tempo perso, ma non mi costa nulla perdere il mio tempo: quello che invece finirà per costarmi è il tempo che passa senza che si provveda a cambiare le cose. Nel secolo scorso (credo 1993) si stabilirono per legge dei parametri: 70 milioni, 5.5 milioni, 360 mila, ecc. Naturalmente i valori erano espressi in lire, moneta corrente in Italia a quel tempo. Ora quei valori sono diventati gli equivalenti 36151.98, 2840.51, 185.92 espressi in euro - attuale moneta corrente e probabilmente rimarranno cosi fino a quando non ci sarà un altro cambio della valuta circolante. Nel frattempo l'indice del costo della vita ha avuto da gennaio 1993 ad agosto 2011 una variazione del 58% . In altri termini 70 milioni, 5.5 milioni, 360 mila lire del 1993 corrispondono 57120.12, 4488.01, 293.75 euro di oggi e questi dovrebbero essere i giusti parametri attuali. Se invece si dice che sono giusti quelli attualmente vigenti si deve ammettere che per anni sono stati applicati parametri sbagliati. Tuttavia se erano giusti nel 1993 lo sono stati sempre meno negli anni seguenti, ma può anche essere fossero sbagliati allora e siano più sbagliati ora. La cosa più strana è che i redditi che nel 1993 erano 70% dei parametri se nel frattempo sono aumentati del 45% (cioè meno del 58% di inflazione) ora sono sopra i parametri pur avendo ora un minore potere d'acquisto. Secondo il ministero competente (o almeno interessato) "la questione dell'adeguamento dei limiti al variato potere di acquisto è da tempo all'attenzione del ministro" e credo che


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tale rimarrà all'infinito: di tanto in tanto ci darà forse un'occhiata, sicuramente senza prendere alcun provvedimento, non so se perché interessa troppe persone e quindi comporta costi insostenibili o se perché ne riguarda troppe poche e quindi con scarso effetto elettorale. Comunque sia fra quelle poche ci sarò anch'io, in attesa che qualcuno risolva la cosa secondo equità e meriti il mio voto: se sarà nessuno, per le prossime elezioni faccio fin d'ora dichiarazione di non voto. domenica 25 settembre 2011 Amici Facebook, tutti ne parlano, tutti lo conoscono, tutti lo usano. Sono un po' curioso e sono andato a vedere: non ho capito come funziona e il perché della sua fama. Sicuramente è solo colpa mia e un po' di mia mamma che mi ha messo al mondo troppi anni fa: potrei sperare di migliorare con la pratica, ma ho forti dubbi in proposito. Quello che mi ha colpito è l'uso del termine amici: chiunque può essere amico di chiunque, basta un clic di conferma. Sono all'antica, del tempo in cui si diceva "chi trova un amico trova un tesoro": o c'è una grande quantità di tesori o amico è inflazionato e non vale molto. Forse perché sono orso, ma nella mia vita non ho avuto molti amici, una merce rara: come faccio ad essere amico di uno di cui nemmeno conosco il nome, che non ho mai visto in faccia, che di lui so solo quanto vuole farmi sapere? Già fatico a chiamare amico e sentirmi amico di una persona


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che ho frequentato per molti anni, che non saprò esattamente come sia ma so come si è comportata in certe circostanze, una persona con cui ho spartito pane e companatico: come faccio a chiamare "amico/a" qualcuno del tutto virtuale o che al massimo conosco molto relativamente? Non credo che cercherò amici in facebook, per me amicizia è qualcosa di importante. Perché invece di amici non usano il termine contatti, conoscenze, conoscenti, trovatelli (trovati in facebook) riservando il termine amici ai soli amici? Qualche contatto potrei anche accettarlo, col tempo potremmo anche diventare amici, ma non è detto. lunedì 19 settembre 2011 Gli onesti. Tutti ce l'hanno o dicono d'avercela con i disonesti che non pagano i tributi, imposte o tasse che siano. In realtà a pagare le imposte sono una minoranza, intendo quelli che le pagano (1) volontariamente, di propria iniziativa, per senso civico. I lavoratori dipendenti - che si escludono dai disonesti - semplicemente ricevono la retribuzione al netto delle imposte che il datore di lavoro è tenuto a pagare a loro nome, non un pagamento ma una minore entrata. Può capitare che nemmeno si voglia conoscere la retribuzione lorda ma solo la netta e per i dipendenti pubblici netto e imposte sono a carico dei contribuenti. Tutti invece pagano l'IVA, quando non possono farne a meno.


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Per verificare se davvero i lavoratori dipendenti sono onesti, ognuno dovrebbe ricevere tutti i soldi che il datore di lavoro spende per lui e quindi pagare - cioè sborsare di tasca propria - assicurazione, previdenza, imposte . Tutti uguali di fronte alla legge e di fronte al fisco: se chi ora ce l'ha con i disonesti fosse onesto le entrate tributarie resterebbero tali e quali. Penso che invece si ridurrebbero di molto e allora non sarebbe possibile allo Stato (inteso in tutte le sue diramazioni) fornire i suoi servizi e sparirebbero anche gli sprechi. Chissà se allora quelli che attualmente beneficiano dei servizi forniti a spese degli altri penserebbero di mettersi tutti d'accordo e contribuire equamente per riavere i servizi soppressi. Se tutti pagano, tutti tirano fuori i loro soldi, probabilmente pochi sarebbero disposti a farlo senza una contropartita e senza pretendere che non siano sprecati: magari tutti pagherebbero onestamente e volontariamente solo per avere servizi utili e chi vuole quelli inutili se li paghi. ---------------------------(1) pagare [pa-gà -re] Versare una determinata somma di denaro per acquistare un bene, ottenere la prestazione di un servizio (da Hoepli) sabato 17 settembre 2011 Lettura e ascolto Mi è capitato di sentire un politico dire con tono soddisfatto "Siamo gli unici in Europa", parlando di qualcosa fatto dalla sua parte politica e che ritiene giusta, bella, da imitare,


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qualcosa di cui vantarsi. Mi è capitato di sentire lo stesso politico dire con tono disgustato "Siamo gli unici in Europa", parlando di qualcosa fatto dalla parte avversa e che ritiene sbagliata, brutta, da evitare, qualcosa di cui vergognarsi. Se nell'ipotetico verbale di intercettazione di quel politico appare in entrambi i casi semplicemente "siamo gli unici in Europa", in base a quanto scritto si può capire il contrario del vero: dal tono della voce capisco quando "essere gli unici in Europa" per lui è bene e quando è male, dalla trascrizione no. martedì 13 settembre 2011 Giornalisti Se fossi un giornalista italiano per il pubblico italiano scriverei in italiano. Alla radio, in TV o sulla stampa vorrei non usare - per quanto possibile - voci straniere, per farmi capire da tutti gli italiani anche da quelli che per qualsiasi ragione non parlano inglese o magari lo parlano troppo bene per capire il mio. Eviterei termini stranieri a meno che non siano talmente specifici di quella lingua da essere intraducibili: non me ne viene in mente nessuno e non credo siano moltissimi. Usarli senza necessità potrebbe voler dire che io non ne conosco il significato o non so renderlo in italiano, manifestando la mia ignoranza ma anche pigrizia (perché non mi curo di conoscerlo e farlo conoscere) ed egoistico spreco del tempo altrui obbligando molti a fare quello che


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potrei fare io per tutti. Oppure si potrebbe pensare che saprei benissimo esprimermi in italiano ma trovo più prestigioso e distinto farlo in lingua straniera: una mia vanità, un vezzo ma anche arroganza e disprezzo verso chi mi ascolta o legge, ritenendo che chi non mi capisce non merita di capirmi. Ai giornalisti può anche succedere che importi meno farsi capire dai loro lettori che chiedere ed ottenere la sovvenzione statale. Non vale la pena sfaticarsi per trovare la parola italiana evitando il copia e incolla dei termini inglesi: quel lavoro lo possono fare i lettori se vogliono e se non vogliono peggio per loro, tanto le imposte le pagano comunque e le sovvenzioni arrivano. Dovendo leggere i giornali italiani con accanto il dizionario inglese-italiano, tanto varrebbe che imparassi l'inglese e leggessi The Times. Non lo farò e continuerò a sorbirmi dai giornalisti italiani anche "exit strategy", sperando che loro imparino l'italiano. sabato 3 settembre 2011 Differenze. Perseguitare si può, fare stolchingh è reato. Persecutore è uno che dovrebbe finire in prigione, stolcher è uno che finisce in prigione. Fare la spesa è un dovere, fare shoppingh è un piacere. Nota: preferisco sh a sc[i] per non essere tentato di pronunciare la [i] Non è obbligatorio usare lo shopper solo per prodotti


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voluttuari e il sacchetto, la busta o la sporta per i generi alimentari. C'è chi usa il carrello al supermercato e il trollei per strada. C'è chi difende la propria praivasi e chi rispetta l'altrui privatezza. Se nel fine settimana si lavora non é un bel uichend. P.S. Chissà perché la fine della settimana si dice il "fine settimana", forse perché il fine della settimana lavorativa sono i due giorni finali di riposo. La lobbi dell'avversario è consorteria. La tassa sui medicinali si chiama ticchet per addolcire la pillola. Lo stato assistenziale è una brutta cosa, l' uelfar stæt è una cosa bellissima. L'Italia è tuttora una Repubblica fondata sul lavoro, il Ministero del Lavoro lo chiamano Ministero dell'uelfar quindi l'Italia è una Repubblica fondata sull'uelfar. Nota: welfare n. 1 benessere m., bene m. 2 (aid to promote well-being) assistenza f., previdenza f. 3 (spec. Am) (financial support) sussidio m. statale, assistenza f. finanziaria. Condividere la bici con un amico è amicizia, condividerla con molti sconosciuti è baich shaæringh. Frequentare la biblioteca pubblica è fare buch shaæringh. Conoscevo le Autorità civili, militari, religiose (quelle con i posti a sedere riservati) e l'Autorità portuale; ora ci sono molte Autòriti che non so bene cosa facciano, ma penso siano lautamente pagate in dollari o sterline. Old mæn non so se è un uomo vecchio (e stanco) o un


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vecchio uomo (arzillo). Chissà cosa mai si possa tagliare con un catter e non con una taglierina. lunedì 29 agosto 2011 Se ... Se si dimezza lo stipendio dei parlamentari non si salva l'Italia; se si da anche a me lo stipendio da parlamentare non si rovina l'Italia; se ogni italiano mi da un euro non diventa povero; se ogni italiano mi chiede un euro non diventa ricco, ma io dove trovo 60 milioni di euro? lunedì 29 agosto 2011 Irene e Carolina Una cronista coerente. Certa che nessuno avrebbe capito se diceva "Airin" una sola telegiornalista ha detto con coerenza "l'uragano Irene è arrivato sulle coste della Carolina": per tutti gli altri Irene era arrivata in Carolaina. venerdì 26 agosto 2011 Mistero. In un paese perfetto lo Stato chiede solo il giusto e il cittadino trova che è bellissimo pagare i tributi. Chissà se


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esistono davvero paesi così, ma sono quasi certo che così non è da noi. Lo Stato (inteso in tutte le sue componenti) spende più per vizi che per servizi e per i vizi i soldi non bastano mai. Non sono pessimista per natura, ma credo che non siano molti gli italiani lieti di pagare i tributi e i molti che se la prendono con gli evasori lo fanno più per invidia che per senso di giustizia: sono onesti solo perché o solo quando gli è impossibile non esserlo. D'altro canto se lo Stato mette un'imposta del 40% nel presupposto che il cittadino ne evada la metà, al cittadino non resta che adattarsi e dichiarare il 50% del suo reddito e chi non lo può fare paga il doppio del giusto. Se sei ingiustamente considerato disonesto diventi disonesto: se sai che il cliente pretende sempre il 10% di sconto gli chiedi l'11% di più, se sai che il fornitore ti chiede sempre l'11% di più pretendi il 10% di sconto, così si paga il 100%. Non so se i cittadini giustamente evadono perché lo Stato li considera evasori o se sono giustamente considerati evasori perchè evadono, la solita storia del gatto o cane che si morde la coda. Giustamente o ingiustamente, per servizi o per vizi, comunque sia lo Stato ha bisogno di soldi e i soldi li ha dai tributi, e i tributi non sono quello che dovrebbero perché c'è evasione. Non quella di chi scappa dalle carceri - quella non è molto diffusa e poi per i condannati ci sono mille modi legali per uscirne, meno per gli innocenti o presunti tali - ne quella dal tran tran quotidiano: c'è molta evasione fiscale. A me pare che si sia fatto molto per incentivarla: se uno dichiara meno reddito non solo paga meno Irpef ma può beneficiare di molte altre agevolazioni. Con la


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fissazione di punire i ricchi quasi sempre si deve pagare "in ragione del reddito", col risultato che chi evade ci guadagna doppiamente. Io resto del parere che un servizio o è gratuito per tutti o non lo è per nessuno: una volta che il ricco ha pagato il giusto va trattato come il povero che, anche se l'imposta non fosse progressiva, ha pagato meno. Capisco distinzioni per età o per altro, ma non per reddito. Sovrabbondanza di limiti e di regole dà possibilità ai furbi di raggirarle, a commercialisti e patronati di viverci sopra, ai povericristi di pagare più del dovuto per non rischiare di pagare meno e incorrere in sanzioni. Se le tasse (ticket) mirano a disincentivare abusi vanno pagate da tutti (per le eccezioni ci penseranno i servizi sociali); credo però che si avrebbero migliori risultati con altri controlli - possibili con i mezzi attuali - e con altre sanzioni. Non mi pare invece molto efficace introdurre limiti reddittuali al fine di ridurre i costi: se oltre i limiti è il 90% della popolazione tanto vale far pagare a tutti e gestire l'eccezioni; se lo è solo il 10% più ricco il risparmio è minimo e probabilmente nullo considerato che i più ricchi non si valgono del servizio pubblico; se lo è il 50% diventa un'ingiustizia per molti. Se i soldi sono scarsi, le spese irriducibili e il servizio indispensabile è meglio aumentare le imposte e abolire le tasse: una specie di premio assicurativo obbligatorio. Meglio ancora non aumentare le imposte a chi le paga e farle pagare a chi non le paga: e torniamo alla lotta all'evasione. Già sarebbe qualcosa se lo Stato non la incentivasse premiandola con altri benefici, ma si potrebbe ostacolarla anche rendendo vantaggioso ai contribuenti non favorire l'evasione altrui. Se il cittadino potesse detrarre le


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spese documentate probabilmente esigerebbe la documentazione, ma se le spese non sono detraibili per loro natura o per mille altri motivi (familiare non a carico o non convivente, reddito insufficiente, ecc.) il cittadino comune non ha nessun interesse a ostacolare l'evasione del fornitore, tranne un'ipotetico e molto improbabile "se paga anche lui pago meno io". Se invece avesse un qualche interesse tangibile, magari molti piccoli evasori non sarebbero più tali e le forze dello Stato potrebbero meglio dedicarsi ai grandi evasori. Potrebbe anche succedere che cessa la concorrenza sleale, tutti pagano il dovuto, tutti vogliono continuare ad avere il loro guadagno netto, tutti aumentano i prezzi e alla fine a pagare saranno sempre i soliti, sia pure per interposta persona: ma lo Stato avrebbe più soldi e magari pensare d'averne troppi. Mettiamo che per ogni spesa sia consentito detrarre dalle imposte da pagare (o venga rimborsato a chi non ne ha) il 50% dell'IVA. Se la spesa è 120 di cui IVA 20, l'acquirente Tizio paga -10 di imposta e il venditore Caio con +100 di imponibile paga +25 d'imposta. Lo Stato riceve +20 da Tizio via Caio (IVA) -10 da Tizio +25 da Caio, totale +35: perderebbe metà dell'IVA attuale, ma se l'evasione è alta quanto dicono penso ci guadagnerebbe. A Caio conviene sempre non far fattura, ma perché convenga anche a Tizio deve fare uno sconto più alto e convincerlo che non è vero che pagherà meno imposte perché tutti le pagano, che gli conviene essere disonesto. Non c'è governo di destra, di sinistra o ambidestro che non proclami lotta all'evasione e agli evasori: del perché della


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detraibilità delle spese se ne parli da sempre e non se ne faccia mai nulla per me resta un mistero. venerdì 19 agosto 2011 Riflessioni Andamento Borsa. Se: Lu -10%, Ma +10%, Me -10%, Gi +10%, Ve -10% Lu +10%, Ma -10%, Me +10%, Gi -10%, Ve +10% Risultato: in due settimane -4,9%. O no? Opposizione. "Questo governo non è all'altezza, ci vuole un altro governo, ci vuole discontinuità: elezioni, elezioni!" Ma si rendono conto che a furia di chiedere di governare magari poi gli capita di doverlo fare davvero? Manovra differita. Dicevano che l'operazione più pesante veniva scaricata sul governo futuro, cioè sull'opposizione. Non capisco: se il governo sposta i sacrifici sul futuro governo per non perdere le elezioni, se le vince non li scarica su se stesso? se vuole scaricarli sull'opposizione non dovrebbe invece fare il possibile per perderle? Onestà. A un cittadino che vuole essere onesto é possibile in questo paese potere rispettare tutte le regole e dare allo "Stato" il


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dovuto senza sbagliare o dare più del dovuto? sabato 13 agosto 2011 Deduzioni Secondo logica. Esempio 1: 20 = A, percentuale d'imposta 20 = B, detrazioni spettanti 10 = C, spese detraibili Con reddito R=50 si ha: -10 = I, imposta dovuta (I=R*A/100-B) 0 = P, imposta da pagare (se I<0 è P=0) 0 = S, spese rimborsabili (se P=0 è S=0) Con reddito R=100 si ha: 0 = I, imposta dovuta (I=R*A/100-B) 0 = P, imposta da pagare (se I<0 è P=0) 0 = S, spese rimborsabili (se P=0 è S=0) Con reddito R=200 si ha: 20 = I, imposta dovuta (I=R*A/100-B) 10 = P, imposta da pagare (P=I-C) 10 = S, spese rimborsabili (S=C) Secondo logica: lo Stato aiuta i più bisognosi, Reddito50 e Reddito 100 sono più bisognosi di Reddito200, quindi lo Stato aiuta Reddito200 Esempio 2: A, B, C = come Esempio 1 60 = L, limite di reddito per coniuge a carico Con reddito R=50 si ha:


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-10 = I, imposta dovuta (I=R*A/100-B) 0 = P, imposta da pagare (se I<0 è P=0) 10 = S, spese rimborsate a coniuge (se R<L) Con reddito R=100 si ha: 0 = I, imposta dovuta (I=R*A/100-B) 0 = P, imposta da pagare (se I<0 è P=0) 0 = S, spese rimborsate (se R>L e P=0) Con reddito R=200 si ha: 20 = I, imposta dovuta (I=R*A/100-B) 10 = P, imposta da pagare (P=I-C) 10 = S, spese rimborsabili (R=C) Secondo logica: lo Stato aiuta i più bisognosi, Reddito100 è più bisognoso di Reddito200, quindi lo Stato aiuta Reddito200 Esempio 3: Se R50, R60, R90 non sono sposati l'esenzione spetta a TUTTI Se R50+R60 sono coniugi l'esenzione spetta solo a R90 Se R50+R90 sono coniugi l'esenzione spetta solo a R60 Se R60+R90 sono coniugi l'esenzione spetta solo a R50 Secondo logica: lo Stato aiuta la famiglia, la famiglia è fondata sul matrimonio, quindi lo Stato aiuta chi non è in matrimonio. Esempio 4: Anno 1993: 100 = indice del costo della vita 100 = importo pensione di Caio 130 = limite di reddito per benefici fiscali Anno 2011 150 = indice del costo della vita


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140 = importo pensione di Caio 130 = limite di reddito per benefici fiscali Secondo logica: lo Stato aiuta i più bisognosi, Caio è diventato più bisognoso, quindi lo Stato non aiuta più Caio. Se questa logica vale per tutte le norme si possono dedurre le logiche conseguenze. giovedì 11 agosto 2011 Tassa ricovero Leggo che si pensa di far pagare 10 euro (al giorno?) per i primi tre giorni di ricovero ospedaliero: mi sembra giusto pagare qualcosa, almeno quello che si spenderebbe per vivere a casa e non si spende. Non vorrei che poi vi fossero le solite esenzioni in ragione del reddito, perché sono quasi certo che in pratica sono in ragione della furberia. Ritengo che esenzioni in ragione del reddito siano possibili: • in un paese dove il reddito è certo; • se non sono "tutto o niente", cioè tutto con reddito è X e niente con X+1; • se X è calcolato come reddito pro-capite medio familiare; • se X viene rivalutato in base all'inflazione; • se spettano solo a chi ha la cittadinanza. Se altissima è la percentuale di evasione fiscale altissimo è il numero di persone delle quali non si conosce il vero reddito.


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Se una tassa 10 non si paga con reddito 100 e si paga con reddito 101, in realtà il povero disporrà di 100 e il ricco di 91. Se il limite di reddito per pagare o non pagare una tassa era ritenuto equo non lo è più dopo anni di inflazione: se era equo 100 perché con 100 si poteva vivere, quando per vivere serve 105 è equo 105 (o era iniquo prima). Se si considera il reddito personale o il reddito familiare senza tener conto del numero di persone che vivono di quel reddito, non paga chi ha reddito 100 tutto per sè e pagano due coniugi che vivono con pensioni di 50 e 51. Non sono misoxeno, ma mi pare giusto evitare che stranieri vengano attratti in gran numero dalla gratuità di servizi, forniti solo grazie ai tributi e ai sacrifici di generazioni di locali. Se chi ha più reddito paga più imposte, non vedo perché debba pagare anche più tasse. Si facciano pagare le imposte e poi le tasse per i servizi richiesti le paghino o non le paghino tutti senza discriminazioni reddittuali: sarebbe più semplice, più equo e non si premierebbero i più furbi. Se tutti devono pagare una tassa, chi non la vuol pagare rinunci al servizio (penso alle mense scolastiche). Se non si può rinunciare al servizio (penso al servizio sanitario) a chi è povero venga addebitata e la pagherà quando sarà ricco o non la pagherà mai se morirà povero.

giovedì 4 agosto 2011


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Di questo e di quello Credibilità. Dicono che l'Italia non è credibile nel mondo: non so se non sono credibili il governo, l'opposizione o tutti gli italiani. L'opposizione accusa il governo, il governo accusa l'opposizione, metà degli italiani accusa l'altra metà. Forse basterebbe che tutti - secondo le proprie possibilità cercassero di lavorare e di far bene il proprio lavoro. Lavori. Meno un credito è garantito e più si deve pagare d'interesse per averlo. Meno un lavoro è garantito e più dovrebbe essere pagato. È normale che venga retribuito il rischio, di perdere il capitale o il lavoro. Succede invece che chi ha un lavoro garantito sia anche meglio retribuito: perché ha il sindacato più forte, la controparte più debole, può ricattare o recar più danno, lavora in regime di monopolio, è politicamente protetto, ecc. e sopratutto perché non rischia nulla a pretendere troppo. Alternative. Un giorno sì e l'altro pure sento dire "Faccia un passo indietro", "Serve discontinuità", "Deve dimettersi". E il giorno dopo l'Italia guadagnerebbe la fiducia del mondo e dei mercati. Se io fossi l'oggetto di quelle frasi direi: "Va bene: faccio un passo indietro, mi dimetto e venga la discontinuità.


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Prendete voi le redini in mano. Però sottoscrivete un documento per cui se il giorno dopo o dopo una settimana o dopo un mese i mercati non vi premiano e il paese non è felice ognuno torna al suo posto". Non vorrei che all'Italia succedesse come a Napoli, che in cinque giorni doveva diventare un paradiso e invece .... Il tetto. Propongono di mettere un tetto alla retribuzione dei dirigenti pubblici: non deve superare quella dei parlamentari. A me piacerebbe che anche la retribuzione dei parlamentari fosse parametrata alla pensione minima dei comuni cittadini. Che so, 10 volte la pensione minima: se lo Stato non è in grado di aumentare le pensioni minime non può permettersi di aumentere lo stipendio dei parlamentari. E alla pensione minima dovrebbero essere parametrate anche le retribuzioni di tutte le funzioni pubbliche, salvo un premio di effettiva produttività per i dipendenti più efficienti. venerdì 29 luglio 2011 La trappola Talvolta credo che la normativa fiscale italiana sia pensata come una grande trappola nella quale far cadere gli ingenui permettendo ai furbi di evitarla. Non sempre. Nella trappola Amato probabilmente ci sono caduti quasi tutti, ma resta fra le pensate più inique: un'imposta aleatoria, più o meno alta a seconda se il giorno prima sul c/c si erano fatti versamenti


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o prelevamenti e tuttora mi chiedo cosa avranno mai fatto quel giorno il signor Giuliano e i suoi parenti o amici. Ho spesso l'impressione che le norme non siano fatte per essere rispettate da tutti ma fatte in modo tale che chi le vuole rispettare incappi sempre in qualche involontario errore e possa essere per questo sanzionato mentre chi invece le vuole evadere possa sempre trovare la scappatoia volutamente o no lasciata dal legislatore. Prendiamo per esempio la norma sulle tasse sanitarie (ticket). Ne sono esenti i bambini fino a 6 anni e gli anziani oltre i 65 con redditi familiari sotto i 36.150 euro annui. A parte l'evidente iniquità di non considerare il numero dei componenti della famiglia (non si può certo affermare che a parità di reddito complessivo il tenore di vita può essere lo stesso in famiglie di 1, 2 o 5 persone), tale limite è immutato da 18 anni. Può capitare che inizialmente uno verifichi se il reddito della famiglia superi tale limite. Costatando che è ben al di sotto, se negli anni seguenti non succede niente di nuovo, se il suo tenore di vita non migliora o se peggiora, poi non pensa nemmeno di controllare se continua ad esserlo. Nel caso di figli può essere raro che non si controlli: si è giovani, si può avere un aumento di stipendio contrattuale o ad personam, si può trovare un altro lavoro o tornare a lavorare e altro. Nel caso di pensionati difficilmente ci sono queste varianti: se si vive della sola pensione e questa basta sempre meno, magari nemmeno si pensa che anno dopo anno essa aumenta, di poco ma aumenta e, restando immutato il limite, alla fine lo raggiunge mentre si continua ad essere convinti di avere diritto all'esenzione. E si cade nella trappola, e si viene


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sanzionati. Se l'obiettivo non fosse questo basterebbe non chiedere l'autodichiarazione. Tutti i cittadini italiani hanno il loro bravo codice fiscale fin dalla nascita: 3 caratteri per il cognome, 3 per il nome, 5 per la data di nascita, 4 per il comune di nascita, 1 per controllo. Sedici caratteri che ti identificano e che finiscono ovunque: in base a questi lo Stato (ossia Agenzia delle Entrate, Servizio Sanitario, Regione, Comune, ecc. secondo competenza) sa o può sapere tutto quello che riguarda un cittadino e sa o dovrebbe sapere quale entrate e uscite considerare per diritti o doveri. Bastano, credo, buoni programmi (software), collegamenti in rete, buone norme per evitare abusi e farle rispettare e tutto potrebbe funzionare presto, bene, anonimamente e automaticamente, salvo documentate rettifiche. Questo non ci salverebbe da norme inique, ma volendo, anche queste potrebbero essere meglio graduate, senza bruschi passaggi dal tutto a niente per piccole differenze di reddito. Perchè chiedere ad un cittadino una dichiarazione che potrebbe essere "infedele", non per sua volontà ma per l'intricata selva di norme che deve e non riesce a conoscere, quando si può sapere tutto prima, con la stessa precisione e competenza che si ha contestandola dopo? Mi viene naturale pensare che sia per farlo cadere nella trappola e poterlo sanzionare o per il sadico gusto di complicargli la vita. giovedì 28 luglio 2011


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Punti di vista. Per loro è un vanto, per me è una vergogna. È una vergogna che, per non rischiare di essere compromesso, un partito ripudi persone che stimava brave, fedeli e fidate, che le abbandoni al proprio destino sapendole innocenti o non si assuma le proprie responsabilità pensandole colpevoli, che faccia questo per continuare ad apparire perfetto e vantarsi della propria superiorità morale. Mi ricordo di tempi in cui quasi quotidianamente si aveva notizia di importanti membri che si autoaccusavano, facevano autocritica, si addossavano ogni infamia e finivano in manicomio, in carcere, nei gulag o sul patibolo coperti di ignominia: ma il Partito restava immacolato. Non succedeva in Italia, ma succedeva e non mi pareva cosa di cui vantarsi. Penso anche ai film in cui l'agente sotto copertura mai dirà per chi lavora, ai ragazzi imbottiti di dinamite mandati a morire per la Causa, ai genitori che mandano minorenni a rubare confidando nella loro impunibilità e omertà, pronti comunque a disconoscerli: sicuramente non è il caso delle vicende attuali, ma a questo penso per associazione d'idee. Passando di sigla in sigla qualcosa è andato perduto del vecchio Partito, ma qualcosa è anche rimasto e non scordo il Primo che si sacrificò per esso, il Greganti.

mercoledì 20 luglio 2011


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Dilemma. Mentre si sta discutendo se accogliere o no la richiesta d'imprigionare il signor Alfonso Papa mi pongo un dilemma. Non mi piace assolutamente la carcerazione preventiva, specialmente in questo paese dove la giustizia è lenta e la prevenzione lunga e vorrei avere la sicurezza che sempre avvenga solo quando c'è pericolo di fuga o pericolo di reiterazione del reato o pericolo di turbamento delle indagini. La mia fiducia nella magistratura mi consente solo la speranza e non la certezza che così sia. Mi piacerebbe che chiunque imputato di qualche reato potesse essere magari tenuto in carcere per lo stretto tempo necessario per accertare che non esiste alcuno dei tre pericoli citati, liberato se non esiste, processato entro ragionevoli tempi europei e che se definitivamente condannato scontasse interamente la pena. Tutte cose d'un altro mondo. Il dilemma è però questo: visto che in questo paese tutti rischiamo di subire ingiusta carcerazione preventiva, quando per qualcuno può essere evitata si deve evitargliela o no? Io penso che se si può evitare anche una sola ingiustizia va evitata: se al signor Alfonso Papa può essere evitata l'ingiusta carcerazione va evitata anche se non è possibile farlo per tutti gli altri. Ma penso anche che se quelli che fanno le leggi non ne subiscono le conseguenze non si preoccupano delle


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sofferenze che provocano: il deputato Alfonso Papa andrebbe quindi incarcerato affinché tutti i deputati temendo il trattamento che tocca ai comuni cittadini si adoperino per migliorare questo trattamento. Non "mal comune mezzo gaudio" ma "non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te" Nel frattempo la Camera ha deciso. lunedì 18 luglio 2011 La parabola del figliol prodigo La parabola del figliol prodigo la conosciamo un po' tutti: Gennaro dopo avere chiesto, ricevuto e sprecato la sua parte di eredità tornò a casa del padre che, felice del ritorno, macellò il vitello grasso e fece festa suscitando le proteste dell'altro figlio Ambrogio, rimasto sempre con lui a curare l'azienda. Ma non finì lì. Finché c'era il padre Ambrogio lavorava e mugugnava, Gennaro adulava e faceva la bella vita, tutta la famiglia (mogli, sorelle, figli piccoli, vecchie zie, servitù) continuava a vivere più o meno serenamente in casa. Ma un brutto giorno il padre morì. Ambrogio disse chiaramente al fratello che così non poteva continuare, che non era possibile che tutti vivessero alle sue spalle, che si decidesse anche lui a lavorare e non a passare il tempo parlando con questo e con quello, di questo e di quello, parlamenti senza costrutto senza mai combinare qualcosa di utile, che doveva anche smetterla di lasciare


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rifiuti ovunque nella casa obbligando la famiglia - cioé lui, Ambrogio - a pagare qualcuno per raccoglierli. Gennaro disse che sì, che aveva ragione, che sarebbe cambiato, ma non lo fece. Era più grosso, più forte, meglio nutrito e meno affaticato del fratello: gli impose di passargli ogni mese del denaro e continuò a fare la bella vita. La somma imposta era il 50% di quanto Ambrogio ricavava dal suo lavoro. Ambrogio non poteva opporsi alla volontà del prepotente fratello, ma non gli andava proprio di continuare a sgobbare per avere solo metà del guadagno e vedere Gennaro che sperperava i suoi denari. Così comincò a non dire al fratello di certi lavori fatti a sua insaputa, ad addurre spese mai sostenute, a falsare un po' i documenti che Gennaro voleva controllare. Ricevendo meno denaro e smanioso di maggiori lussi Gennaro s'insospettì e accusò il fratello di eludere i suoi controlli e di evadere dai doveri verso la famiglia: di ridurre le proprie spese e di mettersi a lavorare nemmeno parlarne. Per qualche tempo Ambrogio tenne duro cercando in ogni modo di dare il meno possibile al fratello sprecone, ma diventando la cosa sempre più difficile vendette la proprietà, prese con se tutti i soldi nulla dovendo al fratello che la sua parte di eredità l'aveva avuta e dilapidata - e andò con i suoi in un paese lontano, dove tutti vissero laboriosi, ricchi, felici e contenti. Tranne Gennaro, nessuno in paese biasimò Ambrogio. Lo Stato è simile a una famiglia, ......

sabato 9 luglio 2011


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La Legge di Gresham La Legge di Gresham afferma che la moneta cattiva caccia quella buona. Adattandola alla lingua italiana si avrebbe che la parola cattiva caccia quella buona, ossia la parola inglese caccia quella italiana. Ci faceva ridere l'insegnante di chimica quando diceva "saggiamo lo stallatico", ora direbbe "testiamo lo stallatico" e nessuno penserebbe di assaggiare il letame. Nessuno dice più "stato sociale" ma solo "welfare", la "tassa" sanitaria è per tutti "ticket" e tutti quelli che fanno spese o acquisti fanno "shopping". Non si dice più "vertici" ma solo sammit (summit). Se non sono generiche "autorità religiose, civili e militari" sono solo "autority" di questo e di quest'altro. La riservatezza, il privato delle persone sembra non più esistere ma tutti parlano di pràivasi (privacy). Rivolgendosi in Italia a italiani quasi nessuno parla di "prodotto italiano" o di "fatto in Italia" ma di "made in Italy" e nel Parlamento italiano non sento di "interrogazioni e interpellanze" ma di "question time" . Siamo dei barbari che non conoscevano istituzioni come ambulatori, nidi per l'infanzia, negozi, borse per la spesa prima che arrivassero dai popoli civilizzati surgeruy, nursery, shop, shopper e tuttora non sappiamo come scrivere e leggere queste novità e molti di noi non sanno che il "plus" dei nostri trisavoli si dice "plas". Non usiamo più "computare" e non so se nelle scuole s'insegna ancora "computisteria" ma inorridiamo se qualcuno chiama calcolatore il "compiuter" (computer). Se chiedi a qualcuno


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di "compitare" il suo cognome resta imbambolato e devi chiedergli di "fare lo spilling (spelling)". Mia nonna diceva figura, aspetto, vestito, completo, insieme, presenza, vedere e altro: ora sento dire solo "luc (look)". A casa erano "le fiore", a scuola "le monachine" ma non sono certo che fosse questo il nome di quello che tutti oggi chiamano solo pop-corn. Per dire la stessa cosa con sfumature diverse c'erano tante parole, ora una parola estranea udita o letta vale per tutte. Subito non ne capisco il significato, poi a furia di sentirla me ne faccio un'idea, trovo il termine italiano (ma perché l' ignorano?) e alla fine la uso come tutti: la parola "cattiva" caccia quelle "buone". giovedì 7 luglio 2011 Misteri. Adeguamento pensioni Sento dire che con la manovra le pensioni non saranno adeguate più al costo della vita al 100%. A me sembrava che già fosse così. Trovo infatti: "Per l’anno 2011 la percentuale di aumento delle pensioni per variazione del costo vita sarà: 100% = 1,40 % fino a € 1.382,91 (3 volte il minimo) 90% = 1,26 % da € 1.382,92 a € 2.304,85 75% = 1,05 % oltre euro 2.304,85 (5 volte il minimo)" La manovra prevede sì un sensibile abbassamento delle


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percentuali di adeguamento, ma perchè si lascia intendere che prima erano adeguate al 100%? Mistero. Tasse sanitarie (ticket) Sento dire che saranno reintrodotte le tasse sanitarie (ticket). Se i "ticket" erano aboliti perché nel sito della mia Regione trovo: "Giovedì 28 Aprile 2011. Partirà tra non più di due mesi la nuova campagna promossa dalla Regione Liguria per l'autocertificazione dell'esenzione dal pagamento del ticket sui farmaci." L'ultima volta che ho fatto una visita specialistica (tempo fa) ho dovuto firmare l'autodichiarazione per l'esenzione e lo stesso ha dovuto fare recentemente mia moglie (reg. Piemonte). Forse le cose sono cambiate, altrimenti che senso ha l'esenzione da ticket inesistenti? Mistero. lunedì 4 luglio 2011 Nostalgia "Grillo ha in sostanza detto che in Val di Susa il regime sta facendo prove di dittatura, che siamo ormai alla guerra civile e che i No Tav faranno una rivoluzione che li renderà, appunto, degli eroi." Ho nostalgia del Grillo Parlante di Pinocchio: gentile, generoso, saggio, preoccupato, riluttante, severo ed intelligente. domenica 3 luglio 2011


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Auto elettriche. Le auto elettriche sono considerate "ecologiche", rispettose dell'ambiente, non inquinanti. Consumano energia elettrica: se l'energia elettrica viene prodotta inquinando, non inquineranno in città ma inquinano, inquineranno meno ma inquinano. O no? Usano batterie: se le batterie si esauriscono dovranno essere smaltite, non sarà un problema come per le centrali atomiche, ma è un problema. O no? Devono essere costruite, per costruirle ci vuole energia: consumare energia è inquinante o no? Se le fabbriche abbisognano di esseri umani questi dovranno recarvisi con mezzi di trasporto direttamente o indirettamente inquinanti, o no? Se le fabbriche usano solo robot per fare i robot ci vuole energia e il discorso si ripete, o no? Le auto elettriche sono davvero assolutamente ecologiche o solo più ecologiche e più care o solo un affare? Ad ogni modo credo siano più silenziose e sono le benvenute, ma senza altoparlanti fracassoni. lunedì 27 giugno 2011 Secondo logica. "Dal matrimonio deriva l'obbligo reciproco...all'assistenza morale e materiale" (Codice Civile) Si ha: se é necessario il marito DEVE pagare le spese (vitto,


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alloggio, vestiario, assistenza medico-sanitaria, ecc) a favore della moglie e viceversa; le spese mediche possono essere (in parte) detratte dall'imposta da pagare; la moglie NON ha imposta da pagare quindi, secondo logica fiscale, il marito NON PUO' detrarre le spese dall'imposta che lui deve pagare. Può però farlo se la moglie è fiscalmente a carico, ma la moglie ha: reddito troppo alto per comportare pagamento d'imposta; reddito troppo basso per essere fiscalmente a carico del marito; quindi, secondo logica fiscale, le spese mediche non possono essere detratte da nessuno perché è troppo ricca e troppo povera. Quanto vale per le spese mediche vale anche per le spese di ristrutturazione dell'alloggio con un'eccezione: le spese possono essere detratte dal famigliare "convivente". "Dal matrimonio deriva l'obbligo...alla coabitazione." (CC) per cui: si dovrebbe presumere che marito e moglie coabitano, siano cioè conviventi salvo dimostrare il contrario; quindi, secondo la logica fiscale, marito e moglie NON SONO CONVIVENTI anche se sono inseparabili ma non risultano anagraficamente residenti nello stesso Comune (magari uno a est e l'altro a ovest?). "La residenza è nel luogo in cui la persona ha la dimora abituale." (CC)


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Può tuttavia succedere che vivendo da pensionati sei mesi in A e sei in B la moglie consideri sua dimora abituale A e il marito B. Uno non è nella sua residenza quando è in A, l'altra quando è in B, ma se avessero la stessa residenza ne sarebbero entrambi fuori o in A o in B dove non hanno medico, non possono votare, ecc.ecc.: peggio degli italiani all'estero o degli stranieri in Italia: un po' anacronistico con i mezzi di telecomunicazione attuali ma perfettamente consono alla logica statale. Naturalmente anche per la tassa RAI vale la stessa logica: la moglie residente in A è titolare dell'abbonamento RAI; si porta un apparecchio in B (anche se non lo porta la RAI lo dà comunque per esistente); quindi, secondo la logica fiscale, NON è più lei la titolare dell'abbonamento per quell'apparecchio ma dev'essere il marito, ovviamente considerato non convivente, e si deve pagare un secondo canone. "Entrambi i coniugi sono tenuti, ciascuno in relazione alle proprie sostanze e alla propria capacità di lavoro professionale o casalingo, a contribuire ai bisogni della famiglia." (CC) per cui: il marito può contare sul reddito della moglie e viceversa quindi, anche secondo la logica fiscale, il reddito familiare oltre il quale non si ha più diritto ad agevolazioni si calcola sommando i redditi dei coniugi, senza badare se sono fisicamente o anagraficamente


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conviventi. È l'eccezione che conferma la regola, ovviamente rispettando la logica fiscale di adottare sempre la soluzione più favorevole al fisco e più onerosa per il contribuente: coerentemente i limiti di reddito sono immutati dal 1993, indifferenti a inflazione e aumento del costo della vita. Nel calcolo del reddito familiare eccezionalmente la logica fiscale coincide con la logica comune, ma ponendo 100 il limite di reddito familiare, si ha: famiglia di due o tre persone con reddito familiare 102, pro-capite 51 o 34; singolo con reddito familiare 99, pro-capite 99; quindi, secondo logica fiscale, il singolo ha diritto ad agevolazioni, gli altri no. Per equità e tutela dei più deboli. -------------------------------Costituzione ARTICOLO 29 1- La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Codice Civile. ARTICOLO 143 Diritti e doveri reciproci dei coniugi. Con il matrimonio il marito e la moglie acquistano gli stessi diritti e assumono i medesimi doveri. Dal matrimonio deriva l'obbligo reciproco alla fedeltà, all'assistenza morale e materiale, alla collaborazione nell'interesse della famiglia e alla coabitazione. Entrambi i coniugi sono tenuti, ciascuno in relazione alle proprie sostanze e alla propria capacità di lavoro professionale o casalingo, a contribuire ai bisogni della famiglia. ARTICOLO 143 bis Cognome della moglie.


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La moglie aggiunge al proprio cognome quello del marito e lo conserva durante lo stato vedovile, fino a che passi a nuove nozze. venerdì 24 giugno 2011 A ciascuno il suo merito. Per scoprire che i politici non sono tutti eremo e parlamento ci voleva un abile magistrato, le moderne tecnologie spionistiche e una montagna di soldi nostri. Ma il merito è un po' anche di noi cittadini che smaniamo per il pettegolezzo e siamo felici che qualcuno origli e spii dalle fessure (ora si dice intercettare) e corriamo a comperare il giornale che pubblica quelle "notizie" avute a nostre spese. I giornali ci prosperano, i giornalisti pure e i magistrati hanno trovato il miglior modo per usare il loro tempo e il nostro denaro e magari dare un aiutino a qualche persona o azienda che si occupa di telefonia ed elettronica. Tranne quei pochi tirati in ballo e i fessi che pagano le tasse, tutti ci guadagnano: non c'è alcun motivo per non lasciare le cose come stanno. Checché ne dicano, l'Italia è un paese democratico: parlamento e giornali, parlamentari e giornalisti sono il pane della democrazia e in questo paese sono tanti. A me in verità sembrano anche troppi, sia i parlamentari che i giornalisti. Per i primi il merito è anche nostro che con un bel referendum abbiamo voluto che tanti erano e tanti rimanessero. Per i secondi quelli che vivono senza sovvenzioni statali facciano quello che vogliono, gli altri


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preferirei che facessero lo stesso. Però ... Sicuramente sono tutti bravi giornalisti, ma non è detto che se nel mondo tutti sono bravi parrucchieri tutti possano vivere facendo il parrucchiere: forse qualcuno sarà più bravo e qualcuno meno, il più bravo faccia il parrucchiere e gli altri cambino mestiere. Anche nella più aperta delle democrazie le idee da sostenere, da difendere, da far conoscere non sono infinite: se sono una cinquantina potrebbe bastare una cinquantina di giornalisti per i fondamentali e un'altra cinquantina per le variazioni sul tema, diciamo - ad abundantiam - 150 giornalisti e 150 parlamentari più occasionalmente qualcun altro cui viene una nuova idea. Da quello che vedo e sento invece sono in molti a dire e ridire le stesse cose - sui giornali, in TV, in rete - quando non dicono la stessa cosa sulla stessa persona: l'immancabile Berlusconi Silvio, variamente detto. Mi sembra uno spreco, ma il merito è anche di tutti noi che compriamo il giornale, guardiamo la TV o navighiamo in rete. giovedì 23 giugno 2011 Onestà Molti - nel loro piccolo - se possono cercano di non pagare imposte e tasse, ma tutti condannano e deprecano chi le evade. Io sono convinto che sia giusto pagare per quello che si riceve (lavoro, acqua, servizi, ecc.) ma anche altrettanto


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giusto non pagare più dell'equo o per quello che non si riceve (giustizia, sicurezza, buone leggi). Se al mercato uno mi propone una merce e trovo giusto il prezzo, la prendo e pago; ma se uno m'impone l'acquisto o mi ferma, mi minaccia e pretende che gli dia i miei soldi cerco di oppormi come meglio posso. Se so che in quel mercato sicuramente troverò chi mi vuole rapinare cercherò di non andarci; se proprio devo farlo cercherò di portare con me solo i soldi necessari e quei soldi cercherò di nasconderli nei posti più impensabili. Anche se so per certo che i rapinatori non mi prenderanno tutto perché io possa continuare a vivere e lavorare e guadagnare e tornare e essere nuovamente rapinato, io cercherò il modo di nascondere quanto più posso. Forse non è vero, ma molti cittadini italiani possono avere l'impressione che lo Stato Italiano più che un venditore che voglia giustamente essere pagato per quello che dà si comporti come il prepotente che impone il suo prezzo o il rapinatore che pretende i tuoi soldi e si comportano conseguentemente. Non è che il rapinatore i soldi se li mangi, ma li spende come meglio crede per avere ciò che più gli aggrada: a qualcuno finiranno, incrementeranno gli affari di qualcuno o qualcuna. Così lo Stato rapace prelieva il massimo che può senza farti morire, ma qualcuno in ogni caso ci guadagna anche se spende malamente. In teoria lo Stato siamo tutti noi, ma se questo fosse vero tutti sarebbero felici di arricchire lo Stato perché arricchirebbero se stessi. In pratica qualcuno decide chi arricchire e chi impoverire. Naturalmente chi decide pensa prima di tutto a sé medesimo. I nostri politici e i nostri


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giudici, chi fa le regole e chi le applica, sono fra i meglio pagati d'Europa: probabilmente si ritengono fra i meglio d'Europa. Sono convinto che se la remunerazione dei politici fosse meno appetibile, a fare politica forse non sarebbero i migliori ma sicuramente quelli che davvero la fanno per "il bene del Paese" : per spirito di servizio e amore civico si sacrificherebbero per qualche tempo per poi tornare al proprio lavoro e guadagno. E chi non lo fa andrebbe ringraziato per il suo disinteresse o condannato se si accerta che rimane solo per suo interesse. Sì dice che la democrazia costa, ma da noi costa più del ragionevole, molto più che altrove e non credo sia perché abbiamo i politici più bravi del mondo con la Costituzione più bella del mondo. Si preleva all'operaio che ha appena di che vivere in casa d'affitto e si danno incentivi a chi mette i pannelli solari a casa sua: si aiuta il più ricco e si arricchisce chi vende i pannelli. Può anche succedere che il povero sia proprietario della sua casa e solo grazie a questo possa sopravvivere con un reddito talmente basso da non dovere - meno male pagare imposta: non potrà avere nessun degli incentivi concessi agli altri proprietari perché non ha imposta da cui scalarli. È troppo povero e perciò dovrà o sobbarcarsi la spesa intera o continuare a spendere di più per l'energia e sovvenzionare il risparmio energetico altrui. Non è onesto chiedere ai cittadini di essere onesti contribuenti se poi i soldi vengono sprecati e usati in modo clientelare: come possono sentirsi moralmente obbligati a dare metà del loro reddito per permettere ad altri un reddito superiore, magari due tre dieci volte immeritatamente


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superiore? Non è onesto prendere i soldi a chi deve mantenere la sua famiglia per elargirli a chi quando non è nullafacente danneggia le cose altrui o a chi è bravissimo a vantare i suoi diritti ignorando ogni suo dovere, toglierli a chi lavora almeno 8 ore al giorno per 5 giorni alla settimana per 48 settimane all'anno per pagare lo stipendio a chi gli fornisce un servizio per un tempo pari alla metà di tutto. Non è onesto fare norme talmente ambigue da indurre in errore anche il più coscienzoso dei contribuenti per poterlo poi sanzionare pesantemente; non è onesto fare le cose complicate per far prosperare commercialisti, patronati, CAAF. Se poi uno per essere onesto deve pagare più del dovuto non può meravigliare che cerchi di pagare meno del dovuto, per pareggiare i conti. Non è onesto considerare una "famiglia" quando questo può danneggiare il cittadino e non più tale quando tornerebbe a suo vantaggio: si sommano i redditi di marito e moglie per ecluderli da benefici, ma non si possono sommare le spese per detrarle dall'imposta del coniuge capiente; si pagano due canoni RAI perché si considera la "famiglia anagrafica" e non quella prevista dalla Costituzione: due tasse TV rivalutate per vedere cose già viste (rewind), mentre i limiti di reddito delle agevolazioni fiscali sono rimasti quelli del secolo scorso, quando tutto costava la metà. Non mi piace pagare per i molti che non pagano, ma lo Stato che dà del disonesto al cittadino mi ricorda il bue che dà del cornuto all'asino. giovedì 16 giugno 2011


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Precari Trovo: "precario: agg. Instabile, temporaneo, incerto: impiego p.." Credo che "precario" non sia una persona instabile ma una con un lavoro provvisorio, incerto come incerta è la vita di tutti. Forse non è nemmeno questo e alcuni "precari" sono invece persone che un lavoro sicuro ce l'hanno, magari un lavoro che gli lascia un sacco di tempo per lamentarsene ma senza la garanzia assoluta di stipendio, tempo libero e pensione dei dipendenti pubblici di ruolo. Molti di quelli che gli pagano lo stipendio lavorando nel privato stanno peggio. Moltissimi anni fa anch'io avrei potuto definirmi "precario": lavoravo in un ente pubblico, con buone ferie, buon orario e stipendio decente (per quel tempo, oggi sarebbero considerati inaccettabili) ma "a tempo determinato", con la speranza ma non la certezza di passare "di ruolo". Ho cercato e trovato un altro lavoro, lontano da casa, più impegnativo, meno garantito di un lavoro pubblico, più faticoso e non molto meglio retribuito: ma non ero più "precario" e non avevo più la sensazione di essere pagato con soldi tolti alla povera gente.

mercoledì 8 giugno 2011


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Azzardo E = ELETTORI aventi diritto al voto V = VOTANTI = S+N S = SI, votanti sì N = NO,votanti no A = ASTENUTI Con E=100 in pratica: se (S+N)=50 si ha S=(S+N)-N e N=(S+N)-S+A se (S+N)=51 si ha S=(S+N)-N e N=(S+N)-S È evidente che - rimanendo immutato S - il valore di N può diminuire se aumenta anche di un solo voto: un controsenso. Ne consegue che per il SI si deve sempre votare, per il NO si deve azzardare se votare o astenersi. Soluzione democratica: abolire il quorum e vince chi ha più voti o abolire il NO e vince il SI se supera un ragionevole quorum. martedì 7 giugno 2011 Referendum Abrogativi di giugno 2011 Il 12 e 13 giugno dovremo decidere se andare a votare per dire sì o no a quattro quesiti referendari. Sono andato a vedermi il testo di tali quesiti, quello che presumibilmente troverei scritto sulla scheda. Riporto da Wikipedia. Primo quesito Colore scheda: rosso


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Titolo: Modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica. Abrogazione Volete voi che sia abrogato l'art. 23-bis (Servizi pubblici locali di rilevanza economica) del decretolegge 25 giugno 2008, n. 112 recante «Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria», convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, come modificato dall'art. 30, comma 26, della legge 23 luglio 2009, n. 99, recante «Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia», e dall'art. 15 del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, recante «Disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e per l'esecuzione di sentenze della corte di giustizia della Comunità europea», convertito, con modificazioni, dalla legge 20 novembre 2009, n. 166, nel testo risultante a seguito della sentenza n. 325 del 2010 della Corte costituzionale? Secondo quesito Colore scheda: giallo Titolo: Determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all'adeguata remunerazione del capitale investito. Abrogazione parziale di norma Volete voi che sia abrogato il comma 1 dell'art. 154 (Tariffa del servizio idrico integrato) del Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante «Norme in materia ambientale», limitatamente alla seguente parte: «dell'adeguatezza della remunerazione del capitale


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investito»? Terzo quesito Colore scheda: grigio Titolo: Abrogazione delle nuove norme che consentono la produzione nel territorio nazionale di energia elettrica nucleare Volete voi che siano abrogati i commi 1 e 8 dell'articolo 5 del decreto-legge 31/03/2011 n.34 convertito con modificazioni dalla legge 26/05/2011 n.75? Quarto quesito Colore scheda: verde Titolo: Abrogazione di norme della legge 7 aprile 2010, n. 51, in materia di legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri a comparire in udienza penale, quale risultante a seguito della sentenza n. 23 del 2011 della Corte Costituzionale Volete voi che siano abrogati l'art. 1, commi 1, 2, 3, 5 e 6, e l'art. 2 della legge 7 aprile 2010, n. 51, recante «Disposizioni in materia di impedimento a comparire in udienza», quale risultante a seguito della sentenza n. 23 del 13-25 gennaio 2011 della Corte costituzionale? Letto il testo non ho capito molto, tranne il fatto che mi viene dato del "voi", come ai bei tempi, come quando si dava del "Vu" al marito, al padre e al nonno. E capirei ancor meno leggendolo per la prima volta nella cabina elettorale, senza documentazione e senza molto tempo (nessuno credo vuole rimanere mezz'ora lì dentro). Anche con la più buona volontà difficilmente una persona qualunque riesce a capire esattamente cosa decide votando SI, NO o astenendosi dal voto rifiutando la scheda o


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standosene a casa. Ci si deve fidare di quello che dicono pro o contro politici e giornalisti: e io non mi fido molto." lunedì 6 giugno 2011 Referendum Nel giugno del 2005 scrivevo: "Così come sono, le regole sui referendum non possono che dar luogo a controversie e furbizie: se non si raggiunge il 50% dei votanti gli uni contestano che si considera "no" anche l'impossibilità di votare, se lo si supera e vince il "sì" gli altri contestano che non si tiene conto dei contrari che si sono astenuti per non far raggiungere il quorum. Forse sarebbe opportuno cambiare queste regole. Si deve necessariamente presumere che la maggioranza parlamentare rappresenti legittimamente il Paese e che una legge approvata dal Parlamento sia,fino a prova contraria, approvata dal Paese. Il referendum serve a fornire questa prova. Si deve anche ritenere che chi si astiene dal voto o approva la legge oppure si rimette alle decisioni di chi vota. Nel primo caso vale la percentuale di "sì" sul totale degli aventi diritto al voto, nel secondo la percentuale di "sì" sul totale dei voti validi. Se si presume che chi non vota non intende cambiare la legge, basta fissare la percentuale di "sì" necessario per approvare il referendum, prevedendo nella scheda elettorale solo il "si" e la scheda bianca, a tutela della segretezza del voto. Se invece si presume che chi si astiene si rimette alla


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decisione dei votanti la scelta rimane quella attuale. In tutti i casi non si considera il quorum dei votanti. In entrambe le ipotesi chi vuole modificare la legge deve attivarsi, ma nella prima non si scomoda se non lo vuole, giustamente, chi ritiene che vada bene com'è. Per evitare referendum banali si dovrebbe elevare il numero di "richieste", ma anche facilitare la loro autenticazione e permettere il voto fuori dal comune di residenza, cose non impossibili con le moderne tecnologie." Da allora non sono cambiate le cose ed io non ho cambiato opinione. lunedì 6 giugno 2011 Naufragi. Il "Titanic" era una nave di lusso, nel suo naufragio perirono 1523 persone in maggioranza ricche e famose. Avvenne tra il 14 e il 15 aprile 1912 e tuttora se ne parla. Copio e incollo: 4 giu 2011 ... LAMPEDUSA - È giallo sulla tragedia avvenuta mercoledì al largo della Tunisia, costata probabilmente la vita a oltre 250 disperati fuggiti ... dalla Libia e affondati con i due pescherecci che avrebbero dovuto portarli in Italia. • 3 gennaio 2011 TRAGEDIA Yemen, due barconi affondati annegano 80 immigrati. • 8 maggio 2011 - Un barcone con 300 migranti si e' incagliato in prossimità del porto di Lampedusa e i migranti a bordo si sono gettati in mare.


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• 28 mag 2011 ... IMMIGRAZIONE: I 347 PROFUGHI SALVATI DA MOTOVEDETTE, BARCONE AFFONDATO ... • mercoledì, aprile 6, 2011 “Alcuni superstiti hanno raccontato che sull’imbarcazione rovesciatasi al largo di Lampedusa erano in 350, quindi i dispersi sono almeno 250? • martedì 29 Marzo 2011 - Cronaca. Salvati 200 eritrei dal barcone affondato Sono 454 i migranti arrivati a Lampedusa nella notte. I primi 190 sono sbarcati ... • 31 Marzo 2011 I clandestini hanno raccontato di una piccola imbarcazione con a bordo una ventina di persone, rovesciatasi nel Canale di Sicilia. Nella presunta tragedia sarebbero morte undici persone tra le quali un bambino. • 31/03/2009 I due barconi affondati che trasportavano 500 clandestini diretti in Italia sono naufragati nelle coste libiche. In 300, secondo l'Afp ( l'Organizzazione internazionale per le migrazioni) risultano dispersi nel Mediterraneo. e mi fermo. Chissà se fra cento anni si ricorderanno anche di queste vittime di naufragi. Quante sono o saranno nessuno lo saprà mai, ma temo più delle 1523 del Titanic. Vittime non ricche e importanti, non annegate nelle gelide acque del Nord Atlantico, non durante un comodo viaggio di piacere, non a causa di imprevisti eventi seppur prevedibili, ma vittime per le quali nessuno avrà risarcimenti, annegate in mare meno freddo, durante un disperato viaggio verso un paradiso promesso, a causa di incolpevole imprevidenza propria e


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criminale azione altrui. Magari lasciano un inferno, ma colpevole è chi li illude che basti pagare e salire su una barca per raggiungere il paradiso. Il medico pietoso fa la piaga virulenta; dire che sì, in fondo si può, una soluzione si trova una volta in mare, se la barca affonda veloci veloci arriveranno a salvarti ed a portarti dove vuoi arrivare fa pensare che sì, il rischio c'è ma è minimo. E affollano le barche e affondano le barche, barche già destinate alla demolizione, barche a perdere, persone a perdere. E si perdono barche e persone. La speranza è l'ultima a morire ma è sbagliato alimentare illusorie speranze, illudere la gente. Se un arto deve essere amputato, va amputato senza pietà, se si è certi che non c'è speranza si accetta l'inevitabile, se con durezza si dimostra che è inutile partire solo pochi partiranno lo stesso. Quando in mare c'è burrasca i bagnini issano bandiera rossa e chi si ostina a fare il bagno in quelle condizioni non lo fa solo a suo rischio e pericolo ma può mettere in pericolo anche altri e non è da tollerare ma da punire. Se l'Italia, se l'Europa ha davvero bisogno di tanti africani si organizzino trasporti decenti dall'Africa all'Europa, se non ne ha bisogno si dica chiaramente e si faccia chiaramente capire che è inutile mettere a rischio la propria vita per fare i "furbi", per non mettersi in fila ad aspettare il proprio turno e chi tanto parla di rispetto della legalità dovrebbe essere il primo a dirlo. Diverso è il discorso per i "profughi", per chi fugge da inferni: ma è evidente che l'Italia non può accogliere tutti i profughi del mondo e tanto meno lo può Lampedusa e si dovrebbe fare di tutto per evitare che finiscano nelle mani


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di delinquenti, per fargli capire che non possono, non devono azzardare sfide a elementari leggi della natura senza un minimo di precauzioni. mercoledì 1 giugno 2011 500 euro, anche meno Notizia recente afferma che 50 pensioni su 100 non arrivano a 500 euro al mese. Significa che un pensionato su due ha un reddito che non supera 6500 euro annui e non può quindi avere Irpef da pagare e conseguentemente beneficiare di eventuali detrazioni fiscali, concesse invece ai più abbienti. In pratica - per esempio - se per ristrutturare il condominio in cui possiede l'appartamento dove vive vengono addebitati 10000 euro a ciascun condomino, a lui costerà 10000 euro mentre per tutti gli altri più ricchi di lui la spesa effettiva sarà di 6400 euro, potento detrarre negli anni 3600 euro dall'Irpef da pagare. La stessa cosa succede per le spese sanitarie (prestazioni chirurgiche, analisi, prestazioni specialistiche, acquisto medicinali, ecc.) delle quali non potrà avere rimborsato il 19% sotto forma di diminuizione dell'imposta da pagare, come invece hanno i più ricchi. Non va meglio se il pensionato (di solito la donna che spesso nel passato - "non lavorava" per badare alla famiglia) è componente di una famiglia che complessivamente considerata - l'Irpef la paga abbondantemente, perché i familiari che la pagano non possono considerlo fiscalmente a carico se la pensione


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supera i 218.5 euro mensili (2840.51 euro annui). È da notare che il limite corrisponde a 5.500.000 lire, il che significa che è quello lì da prima dell'adozione dell'euro, presumibilmente da molto tempo prima come tutti i parametri attualmente in vigore. Nel frattempo quello che allora costava 1000 lire come minimo costa 1 euro (1936,27 lire), elettronica esclusa: anche solo considerando buono l'indice ISTAT, il costo della vita è aumentato del 50%, ma quei limiti sono rimasti fermi al secolo scorso. Ma mentre il pensionato singolo (single) o non legalmente sposato può beneficiare delle esenzioni dalle tasse sanitarie (ticket) in quanto a tal fine viene considerato solo il suo reddito, nel caso di famiglia - marito e moglie - è la somma dei redditi che non deve superare il limite stabilito nel 1993 e immutato da 18 anni. Ma arriveranno le famiglie di nuovo tipo, con più mogli o mariti o senza mogli o mariti: quelle sì sanno farsi sentire ed ascoltare e le cose potrebbero cambiare. Per ora la classe politica è in tutt'altre cose impegnata: chi a difendersi dagli attacchi dei pm, chi a occuparsi della raccolta, salute e benessere dei foresti, tutti ad adeguare le loro indennità al proprio tenore di vita e tutti a dire che si preoccupano delle classi sociali più deboli. Purché non siano troppo deboli.

martedì 31 maggio 2011


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Indispensabili Anche oggi trovo: "Un disoccupato che si era fermato a riposare su una panchina di Genova, è stato ridotto in fin di vita a colpi di cinghia e spranghe. Quattro minorenni sudamericani tra i sedici e i diciassette anni sono stati arrestati dalla polizia." (Avvenire) "Morire a quindici anni, travolti da uno straniero ubriaco al volante di un’auto senza assicurazione. Mattia Veschi è solo l’ultima vittima in ordine di tempo di un pirata della strada...un operaio romeno incensurato di 35 anni." (il Giornale) Notizie simili si leggono almeno ogni settimana, personalmente ho subito gli unici due incidenti stradali a causa di automobilisti stranieri. Sono davvero così indispensali come qualcuno continua a ripetere? Non bastavano i delinquenti e "pirati" nostrani? martedì 24 maggio 2011 911 Vedendo i telefilm americani mi par di capire che, in caso di emergenza, in quel paese si deve chiamare il "nove uno uno": per qualsiasi emergenza e in qual si sia dei 50 Stati dell'Unione. "Pagine Bianche" informa che in Italia abbiamo: Numeri di Emergenza: 112 Carabinieri - Pronto Intervento


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113 Pubblica Emergenza - Polizia - Soccorso Pubblico 118 Emergenza Sanitaria - Pronto Intervento 115 Vigili del Fuoco - Pronto Intervento 114 Emergenza Infanzia - Gestito da Telefono Azzurro Numeri di Pubblica Utilità: 117 Guardia di Finanza - Pronto Intervento 1515 Servizio Anticendi - Corpo Forestale dello Stato 1530 Soccorso in Mare - Capitaneria di Porto G. Costiera 1500 Salute Pubblica - Comunicazione per emergenze per la salute pubblica 1518 Viaggiare Informati - CCISS traffico e viabilità 1544 Polizia Penitenziaria - Servizi della Polizia Penitenziaria 1522 Antiviolenza Donna - Servizio Antiviolenza Donna 1525 Emergenza Ambientale - Servizio Emergenze Ambientali Non so se davvero in tutti gli U.S.A. basti chiamare il 911 perché la richiesta d'aiuto arrivi alla persona, alla struttura, all'organismo più idoneo per affrontare la situazione, l'emergenza. Mi piace pensare che il "nove uno uno" provveda ad interessare tutti quanti possono e devono essere interessati all'evento e mi piacerebbe che anche da noi funzionasse così: fai 9 1 1, dici all'addetto quello che sta succedendo, lui sa cosa deve fare, contatta chi di competenza e si mette in moto la macchina giusta. Faticando a seguire i dialoghi non doppiati non guardo le "fiction" italiane e non so se anche in esse basta chiamare XYY e tutto funziona: vengono avvisati Carabinieri o


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Polizia o Guardia di Finanza o Vigili Urbani secondo la competenza, Vigili del Fuoco o Guardia Costiera e Pronto Soccorso secondo la necessità. A quanto ne so non mi pare che in Italia sia così, ma non sono aggiornato. Per esperienza personale molto lontana nel tempo ricordo che ho dovuto prendere l'elenco telefonico, scegliere il numero per me più adatto al caso, chiamare, sentirmi dire di chiamare un altro numero, farlo, apprendere che il caso era di competenza territoriale, fare un altro numero, sentirmi dire che non rientrava nel loro ambito. Invece ero più che sicuro che il bosco e il fuoco che vedevo erano in quel comune, anche se io chiamavo dal comune confinante: ho messo giù il telefono ed ho guardato le fiamme fra gli alberi. Non si sono propagate e qualche ora dopo erano spente, ma prima non potevo saperlo. Sono certo che le cose ora non stanno più così, che basta fare un numero di tre cifre (un numero che tutti sanno e ricordano, compresi vecchi e bambini) e si allertano quelli che vanno allertati, si mette in moto tutta la macchina e l'emergenza viene affrontata presto e bene. Solo che io non so quale sia questo numero: 112, 113, 114, 115, 118 o qualche altro? Mi piacerebbe fosse il 911, impossibile da dimenticare se si guardano i telefilm americani o si pensa al mese 9 e giorno 11, ma sono quasi certo che non è quello.

sabato 30 aprile 2011


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Benvenuta Leggo sul Giornale di Vicenza: "Autocertificazione: stop a ricette facili, ma medici in rivolta - A partire dal primo maggio le autocertificazioni sul reddito per ottenere l'esenzione dal pagamento del ticket per visite ed esami specialistici dovranno essere validate dai medici. ... Obiettivo delle nuove norme è combattere l'evasione in questo settore considerando che, secondo alcune stime, ammonta ad oltre un miliardo di euro l'anno l'evasione sui ticket sanitari e sarebbe esentato senza diritto circa il 40% dei malati. A godere dell'esenzione dei ticket dovrebbero essere le fasce con reddito più basso e per questo è richiesta una autocertificazione per non pagare la tassa su visite ed esami...." E io dico benvenuta questa normativa. Molti anni fa l'imposta sul reddito ( RM cat.C2) era pagata solo da una minoranza, gli operai ne erano esenti e nessuno si preoccupava se era equa o no. Quando finalmente è stata estesa a una gran massa di persone ne sono stato felice, perché cosi finalmente si sarebbe badato di più a non commettere ingiustizie. La stessa cosa vale per le tasse sanitarie (ticket): finché a lamentare ingiustizie sono pochi, le ingiustizie rimangono. E=mc², la formula di Einstein in Italia vale anche con: E=Emergenza o Ingiustizia m=motivo o causa dell'emergenza o dell'ingiustizia c=cittadini interessati ossia quanti soffrono per quel motivo.


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Se il motivo dell'ingiustizia è grave ma i cittadini interessati sono pochi l'ingiustizia è quasi insignificante, se il motivo è quasi insignificante ma gli interessati sono molti l'ingiustizia è grave. Da anni lamento che il limite di reddito sotto il quale si è esenti da ticket è fermo dal 1993 mentre l'inflazione, per quanto bassa, ha eroso il potere d'acquisto. Forse ero fra i pochi a verificare se la somma delle pensioni mia e di mia moglie rimaneva sotto quel limite e nessuno si è interessato della cosa. Anzi no: "Il problema dell'adeguamento del limite di reddito previsto per l'esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria al crescente costo della vita è, tuttavia, da tempo all'attenzione del Ministro della salute e di tutto il Governo.", ma nessun provvedimento è stato preso. Non dico che non ci siano molti che vogliono truffare lo Stato, ma sono anche convinto che molti non sanno di truffarlo. Ora - finalmente - forse in tanti si accorgeranno che gli aumenti delle loro pensioni, pur essendo insufficienti a bilanciare la perdita di potere d'acquisto, sono tali da far superare il limite di reddito fissato nel 1993, si accorgeranno che pur essendo diventati più poveri sono considerati più ricchi, che lo Stato li vuole punire come imbroglioni mentre l'imbroglione è lo Stato, che sono considerati evasori e invece sono vittime della subdola truffa dello Stato che finge di non sapere che in 18 anni l'inflazione è stata del 55% e che i 70 milioni di lire del 1993 corrispondono 56035 euro del 2011. Si arrotondi pure a 55000 ma si lasci perdere quegli iniqui e ridicoli 36151.98


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euri. E con l'occasione si valuti anche se è proprio giusto considerare il limite valido sia quando con quel reddito deve vivere una sola persona sia quando deve bastare a due, tre o dieci persone. lunedì 25 aprile 2011 Vero e giusto Alcune domande ai ministri che si occupano di sanità, di famiglia, agli adoratori della Costituzione e a chiunque sappia rispondere. È vero che le persone di età superiore ai 65 anni sono esenti da tasse sanitarie (ticket) se non superano un certo limite di reddito? È vero che tale limite è 36151.98 euro? È vero che quei 36151.98 euro corrispondono a meno vezzosi 70 milioni di vecchie lire tondi? È vero che 70 milioni di lire sono stati calcolati come limite equo nel 1993? È vero che dal 1993 ad oggi sono passati 18 anni? È vero che in questi 18 anni l'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati ha subito una variazione di +55%? È vero che invece in questi 18 anni il limite calcolato allora non ha subito alcuna variazione? E se è vero, è anche giusto cioé equo e secondo giustizia? È vero che 36151.98 si riferiscono al reddito annuo familiare lordo?


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È vero che se uno è singolo (single) può beneficiare dell'esenzione di cui al punto 1. se il suo reddito lordo annuo non supera i 36151.98 euro? È vero che due coniugi regolarmente sposati possono beneficiare della stessa esenzione solo se la somma dei loro redditi lordi non supera 36151.98 euro, cioè 18075.99 euro lordi pro-capite annui? Se è vero, è giusto? È rispettato l'art. 3 della Costituzione? Sono rispettati gli art.29 e 31? È vero che 18075 euro lordi annui corrispondono a una pensione netta di 1131 euro al mese? È vero che le pensioni in questi 18 anni sono state rivalutate ma in misura inferiore al 55% di cui al punto 6.? Se è vero, è giusto che cessino i benefici perché pensioni originariamente molto inferiori al limite ora con diminuita capacità d'acquisto lo superano? mercoledì 20 aprile 2011 La più bella del mondo Sarà che la nostra è "la più bella Costituzione del mondo", come dice la signora Rosy Bindi, ma a me pare strano che l'approvazione di una legge - talmente importante da richiedere una lunga procedura e una maggioranza dei due terzi dei componenti di ciascuna Camera - possa anche essere decisa dal voto dell'unico cittadino che si presentasse al referendum richiesto quando dalle Camere fosse stata approvata con maggioranza semplice. -------------------Sezione II Revisione della Costituzione.


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Leggi costituzionali. Art. 138. Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione. Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. La legge sottoposta a referendum non è promulgata, se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi. Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti. martedì 5 aprile 2011 Testa dura Lui è presidente di Regione e sicuramente sa spiegarsi; sono io a non capire, ad avere la testa dura. Dice che gli immigrati sono indispensabili all'Italia e non capisco quale necessità ci fosse per gli italiani di tanti questuanti, di tanti venditori di cianfrusaglie, di automobilisti pericolosi, di file al pronto soccorso, di persone con diritto di precedenza per un posto all'asilo nido o all'assegnazione di case, di rapinatori o di semplici nullafacenti; forse alcuni italiani avevano necessità di


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spacciatori, di prostitute/prostituti e di manovalanza criminale; forse bastavano quelli che già c'erano. Dice che senza gli immigrati vi sarebbe un forte calo demografico e mi chiedo se non sia invece la presenza di troppi "indispensabili" o la politica famigliare da sempre penalizzante a sconsigliare agli italiani di fare figli, ma non ai nuovi arrivati per i quali è meglio di quella del paese d'origine e ne sono favoriti. Dice che i tunisini sbarcati a Lampedusa sono giovani con titolo di studio che giustamente vogliono trovare adeguato impiego in Europa, quasi tutti in Francia (parlano francese meglio dei francesi) e poco dopo dice che il 30% dei giovani italiani sono senza lavoro. E io non capisco perchè quando salpano dall'Africa non puntino direttamente a Bonifacio, la punta più meridionale della Francia e dell'Europa secondo i francesi, o quando vengono raccolti dalla nostre navi non li accontentino portandoli direttamente dove vogliono: verrebbero subito capiti e accolti a braccia aperte. Non capisco se anche a me basta fare il biglietto Biella-Santhià per essere portato fino a Palermo e se quei giovani italiani di cui l'Italia non ha bisogno debbano recarsi in Tunisia o in Francia. Dice anche che un paese di 60 milioni di abitanti non ha difficoltà ad occuparsi di 20 mila persone (un piccolo esercito straniero, spero disarmato) e io non capisco perché invece abbia difficoltà a concedere a due vecchi italiani assistenza sanitaria, giusto trattamento fiscale e magari una pensione superiore ai 460 euro mensili; non capisco perchè 60 milioni d'italiani non possano rinunciare ad un euro ciascuno, farmelo avere e farmi ricco; non capisco se


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quando l'Italia grazie agli immigrati diventasse un paese di 180 milioni di persone non avrebbe nessuna difficoltà ad accoglierne 60 mila alla volta; non capisco se quel signore è disposto a dividere con i nuovi arrivati lo stipendio che gli pagano gli italiani o se spera di aumentarlo grazie a un maggior numero di contribuenti. Io non capisco: certamente non perchè quel signore non si sia spiegato ma perchè sono una testa dura. venerdì 1 aprile 2011 Insisto Mi ero impegnato ad insistere e insisto, sperando che la mia insistenza a qualcosa serva. Certo ci sono altri problemi, più gravi, che riguardano più persone. Sono tuttavia convinto che un'ingiustizia, un torto fatto a una persona è ingiusto quanto quello fatto a un milione di persone ed anche di più per chi lo subisce. L'unico vantaggio è che meno sono le persone danneggiate meno costa rimediare al torto. Mentre tutti sembrano pensare a come assicurare vitto, alloggio, assistenza sanitaria e magari donne e tabacco agli aitanti oltremarini sbarcati sulla terra promessa dal profeta, riottosi a tornarsene donde son venuti e impediti ad andare dove vorrebbero, io più modestamente mi preoccupo per due vecchietti ultrasettantenni. Ho già segnalato che "Il problema dell'adeguamento del limite di reddito previsto per l'esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria al crescente costo della


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vita è, tuttavia, da tempo all'attenzione del Ministro della salute e di tutto il Governo." Ora forse sono distratti da altro, ma io insisto e insisterò perché arrivi la soluzione. Se invece l'attenzione (da attendere?) dovesse continuare quei vecchietti saranno costretti a pagare le tasse sanitarie (ticket) perchè a causa dell'inflazione la pensione è stata rivaluta abbastanza da far sì che il reddito familiare superi il limite fissato nel 1993 ma non sufficiente a compensare l'aumento del costo della vita : in soldoni sono diventati più poveri e sono considerati più ricchi. Quei due vecchietti - com'era allora l'uso - cinquant'anni fa si sono regolarmente sposati: ne consegue che quel famoso limite va riferito alla somma delle loro pensioni. Ora pensano seriamente di chiedere il divorzio, pur continuando a convivere, in modo da essere entrambi abbondantemente al di sotto anche del limite non adeguato. E quelli che osannano la Costituzione non trovano niente da ridire su come viene tutelata la "famiglia fondata sul matrimonio" Probabilmente non divorzieranno e dovranno pagare tasse e medicinali. E qui c'è un'altra amenità della tutela costituzionale. Se si ammalerà il marito avrà reddito e imposte sufficienti per effettuare eventuali detrazioni fiscali, ma se ad ammalarsi sarà la moglie non potranno farlo. Infatti la moglie ha un reddito sufficientemente basso per non pagare imposta ma non abbastanza per potere essere considerata a carico del marito e quindi nessuno dei due potrà dedurre alcunché. Si aggiunga il fatto che, avendo per validi motivi residenza anagrafica diversa, il marito non può detrarre le spese sostenute per la moglie nemmeno


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quando siano concesse a "familiare convivente" come quelle per ristrutturazione: in questo caso la "famiglia fondata sul matrimonio" viene considerata "due famiglie" anche in costanza di matrimonio e di convivenza reale. E deve pagare due canoni RAI. Non credo che quella coppia di vecchietti sia l'unica in queste situazioni, ma non penso nemmeno che i casi siano talmente tanti da far fallire lo Stato se vi pone rimedio. Spero solo che qualcun altro pensi come me che un torto è tale a prescindere da quanti danneggia e che magari meglio di me conosca la strada perchè chi può intervenga. mercoledì 23 marzo 2011 Tre parole Solo tre parole. La frase che spesso sento dire alla TV è "non ho parole". Non "non so cosa dire" o "non so come esprimere la mia gioia (la mia meraviglia, il mio orrore, la mia sorpresa, il mio stupore, il mio dolore, la mia paura)": solo e sempre "non ho parole". Con tutti i vocaboli che ci sono nella lingua italiana com'è mai possibile che uno non trovi quelli che servono al caso o almeno una frase diversa per dire che non sa cosa dire, non vuole parlare, ha un nodo alla gola o viceversa ha troppo da dire e preferisce tacere, che è senza fiato, senza idee o senza opinioni, che non riesce a rendere quello che pensa. Potrebbe magari dire "non mi pronuncio", "non commento", "s'immagini cosa penso", o magari un veneto "ma 'l tasa ", "no 'l me diga" per esprimere tutto e niente.


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Potrebbe dire è terrile, spaventoso, mostruoso, inaccettabile, incredibile, fantastico, meraviglioso, stupendo, magnifico, celestiale, demoniaco, infernale, inumano, bestiale. E invece sempre e solo "non ho parole", anche quando invece mancano argomenti, idee, pensieri, opinioni. mercoledì 16 marzo 2011 Coerenza Se pensando al Giappone si può pensare di non volere centrali nucleari, non si dovrebbero volere neanche porti, città e paesi sul mare o ad esso vicini, non si dovrebbe vivere in case ma in arche di Noè. Pensando che ogni tanto cade un aereo non se ne dovrebbero più fabbricare, pensando ai tanti incidenti stradali non si dovrebbe più costruire auto, pensando ai morti per armi da taglio non dovrebbero essere fatti coltelli da cucina, pensando che possono attirare i fulmini meglio non piantare alberi; pensando alle dighe che crollano dovrebbero chiudere le centrali idroelettriche, pensando ai danni del carbone, del gas, del petrolio dovremmo far chiudere le altre centrali elettriche; pensando che pannelli solari e pale eoliche sono brutti da vedere dovremmo anche rinunciare all'energia alternativa; pensando che si produce anidride carbonica non potremmo nemmeno produrre elettricità pedalando; pensando che produrre energia in ogni caso qualche danno comporta non dobbiamo usare elettrodomestici, telefonini, auto elettriche, lampadine; non dobbiamo avere ospedali,


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ferri chirurgici, protesi dentarie, biciclette, supermercati, CD, PC, contenitori di plastica, pellicce sintetiche, pale eoliche, pannelli solari e ogni altro prodotto moderno: per coerenza dovremmo vivere come si viveva un tempo, senza energia elettrica e magari con le sole energie "naturali" e degli schiavi. Pensando che potremmo fare la fine dei dinosari, che potrebbe arrivarci un grosso meteorite dovremmo vivere nel terrore; pensando che prima o poi a chi nasce succede di morire si può pensare di non avere figli e magari maledire i nostri genitori per essere nati. venerdì 11 marzo 2011 Paura. Ho sentito ieri in TV (Otto e mezzo - La7) il segretario generale dell'ANM dottor Cascini dichiarare la sua contrarietà alla riforma della Giustizia che - dice - in realtà non riguarda la Giustizia ma i Giudici e i magistrati che non potrebbero più agire secondo coscienza ma secondo paura, paura del Parlamento, paura del Governo. Diceva don Abbondio "Il coraggio, uno non se lo può dare": se affermano che i magistrati potranno avere paura, devo pensare che anche ora non tutti i magistrati fanno il loro dovere in coraggiosa onestà, che possono avere le stesse paure anche se provocate da altri. Quei signori maestosamente in toga possono come tutti anche avere paura, subire pressioni, commettere errori: ma chi non ha paura ora non l'avrà neanche allora e viceversa. Credo di sapere cos'è la paura: ho paura di essere intercettato, di


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essere frainteso, di essere indagato, di essere incarcerato, di vivere anni nell'ansia di essere giudicato, di essere ingiustamente condannato. Non mi occupo di grandi cose e non uso quasi mai il telefono, non è quindi una grande paura la mia, ma non si sa mai. Si dice anche che la paura è necessaria nella vita; è bene avere paura di commettere errori, di doverne pagare le conseguenze, di danneggiare gli altri, di non osservare la legge, di credersi infallibili e impunibili, di non fare bene il proprio lavoro, di non osservare il proprio dovere, di dovere rispondere dei propri atti, aver paura delle proprie responsabilità: non un irragionevole terrore ma una sana giusta paura. Non vorrei che quello che i magistrati paventano fosse non di perdere autonomia e libertà ma preminenza e privilegi, non di avere paura ma di non fare paura, non di essere ricattati ma di non poter ricattare; non penso che i delegati del popolo siano più temibili e pericolosi di quelli dei magistrati o della malavita. Forse non tutti i magistrati pensano che tutto va bene, che non c'è bisogno di una riforma ma solo di più disponibilità economiche; non penso che la riforma proposta dal governo sia il meglio del meglio: va letta, discussa, criticata e possibilmente migliorata anche ascoltando la magistratura. I magistrati più di tutti dovrebbero però sapere che spetta a loro applicare le leggi ma spetta ad altri farle: ognuno faccia il suo mestiere e lasci agli altri fare il proprio, non agiti la Costituzione ma l'osservi e non s'immagini provvedimenti punitivi come un bimbo che è stato cattivo.


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giovedì 3 marzo 2011 Repetita iuvant? Tentar non nuoce: ritorno su una questione vecchia di 17 anni, sperando che a qualcosa serva. Mi riferisco al limite di reddito oltre il quale cessa il diritto ad esenzioni da tasse sanitarie e non solo. Il Ministero della Salute dice FAQ - Esenzioni per reddito 3. Il limite di reddito cui si fa riferimento per il riconoscimento del diritto all'esenzione viene periodicamente aggiornato? No, è fissato dalla legge e può essere aggiornato solo con una modifica legislativa. Il problema dell'adeguamento del limite di reddito previsto per l'esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria al crescente costo della vita è, tuttavia, da tempo all'attenzione del Ministro della salute e di tutto il Governo. Il tempo passa e l'attenzione del Governo, come quella dei governi succedutisi dal 1993, non porta a nulla: dobbiamo sperare nei governi futuri? Intanto ...campa cavallo che l'inflazione cresce. Cliccare QUI per leggere l'ultimo dei precedenti miei interventi sull'argomento. Repetita iuvant? Insisterò.


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giovedì 24 febbraio 2011 Cari politici, tutti in tutt'altre faccende affaccendati forse non ve ne siete accorti. Qualcuno di voi si è accorto che il limite sotto il quale sono esenti dalle tasse sanitarie i minori di 6 anni e i maggiori di 65 è sempre quello del 1993? Qualcuno di voi s'è accorto che nel frattempo l'indice del costo della vita calcolato dall'ISTAT è cresciuto del 50%? Qualcuno si è accorto che se la somma delle pensioni di due coniugi era ben al di sotto di quel limite nel 1993 ora lo supera per il solo effetto dell' insufficiente adeguamento al costo della vita? Chi gridando al conflitto d'interessi ha rivalutato le sue indennità ha anche cercato di rivalutare quel limite? Qualcuno si è accorto che quelli che non erano tenuti a pagare il ticket 17 anni fa ora sono più vecchi, più malati, più bisognosi di cure, più poveri e non più esenti? Qualcuno si è accorto di questo ed ha cercato di porvi rimedio? Chi proclama e grida di difendere i meno fortunati si è accorto e indignato per questo? Qualcuno si è accorto che se un singolo ha un reddito lordo di 36151 euro è esente dalle tasse sanitarie mentre se due coniugi hanno un reddito di 18100 euro ciascuno le devono pagare? Chi continuamente si richiama alla Costituzione s'è accorto che così se ne violano gli art. 3 e 31? È insorto? Chi difende la famiglia ha proposto modifiche? Qualcuno ha notato che chi supera il limite di 100 euro lordi e ne spende mille netti di ticket è al minimo 900 euro


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più povero di chi non supera il limite e non paga ticket? Ha proposto correttivi? E se qualcuno se n'è accorto perché non ha fatto niente? Perché i casi sono troppi e non ci sono i soldi o perché sono troppo pochi e non gli interessano? Perché fanno fallire lo Stato o perché elettoralmente insignificanti? Perché è giusto così o perché è ingiusto solo se riguarda molti? O perché per lui sono cifre irrilevanti? Qualcuno si è posto analoghi problemi per quanto riguarda le agevolazioni fiscali e altro? Qualcuno s'indigna se una famiglia deve pagare due canoni RAI perché non vale l'art.29 della Costituzione ma il parere ministeriale che la considera due famiglie? Qualcuno ha fatto qualcosa per evitare che qualcuno sia escluso da agevolazioni perché troppo povero escludendo anche la sua famiglia per il motivo sopra detto? martedì 22 febbraio 2011 150 anni Il 17 marzo prossimo saranno passati 150 anni da quando fu proclamata l'Unità d'Italia. Grazie alla RAI - a quanto ci dice - ora parliamo tutti un'unica lingua e siamo una nazione unita: grati e felici paghiamo il canone, magari due (1). Molto è cambiato in questo secolo e mezzo nel nostro paese: non ci sono più prostitute e omossuali, soltanto escort e gay; non si fa più spesa, compere, acquisti, ma soltanto shopping; non si tormenta, perseguita, importuna ma si fa stalking; non ci sono più alberghi ma solo hotel,


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non si usa la bici ma la bike, all'ospedale non c'è più l'ambulatorio ma il day hospital, il nido è nursery e all'accettazione la priorità si dice triage (alla francese). Le giornate dedicate a qualcosa sono tutte un qualcosa-day, gli spacci, i negozi, i centri commerciali stanno diventando tutti outlet, il barbiere è barbershop, non si parla più di capelli ma di hair, non di vino ma di wine e così via. Oggetti nuovi, parole nuove delle quali spesso so il significato, a volte so come si scrivono altre come le dicono: quasi mai so cosa significano, come si scrivono e come vanno correttamente pronunciate. Non mi piace neanche sentire il sabato diventare sabbato e la domenica laddomenica, ma pare che così sia giusto e mi rassegno continuando a modo mio. Forse si parla una lingua unica, ma i nonni che un tempo si capivano benissimo con i nipoti in dialetto faticano a capire il loro parlare fitto di parole sconosciute, strane e straniere, parole che si scrivono in un modo e si pronunciano in un altro, come per i numeri: 1,2,5,6, 10 che si pronunciano uno, due, cinque, sei, dieci (ma anche un, do, sinque, sie, dieze o in altro modo a seconda del luogo). Se vendono "clementine" non so se devo dire clementain e nel dubbio indico col dito o chiedo mandaranci. Perfino il latino non è più quello di una volta se plus diventa plas e Maria diventa Maraia. Sarà come dice la RAI, ma questa unica lingua mi par proprio una strana lingua. -------(1) Si dice normalmente pagare il canone RAI, ma in reltà i canoni possono essere più di uno per famiglia perchè secondo un'interpretazione ministeriale la famiglia non è


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quella fondata sul matrimonio - come recita la Costituzione italiana - ma quella anagrafica. Così se due coniugi regolarmente sposati da 50 anni hanno residenza anagrafica diversa, per la RAI sono sempre due famiglie e pagano due canoni, a prescindere dalla Costituzione e dalla realtà. Gli stessi coniugi sono invece sempre considerati un'unica famiglia nel calcolo del limite di reddito per le esenzione dalle tasse sanitarie, che superano con un reddito pro capite pari alla metà di quello di un singolo: a dispetto dell'art.31 della Costituzione, ma nessuno se ne preoccupa. giovedì 10 febbraio 2011 Sarò ricco L'anno prossimo quasi sicuramente sarò ricco. Mia moglie ed io saremo ricchi e potremo pagare tutte le tasse che i governanti hanno avuto il tic di mettere su medicinali, esami e visite mediche chiamandole graziosamente ticket. Il prossimo anno mia moglie ed io potremo dichiarare d'avere superato da un po' i 70 anni di età, da poco i 50 anni di matrimonio e finalmente i famosi 36151,98 euri di reddito familiare lordo: saremo ricchi. Quando quell'importo era 70 milioni di lire tondi, mai avrei potuto sperare di superarlo: il mio reddito lordo arrivava si e no a 2/3 della cifra, mi sembrava un importo altissimo e irraggiungibile. Poi anche mia moglie ha cominciato a percepire la sua pensione; era molto meno del famoso milione di lire mensile annunciato e i 70 milioni lordi annui rimanevano lontanissimi.


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Per fortuna che l'INPS ha pensato di aumentarci ogni anno un po' della pensione; non abbastanza per vanificare l'inflazione ma sufficiente per avvicinarci sempre di più a quel limite che nel frattempo era diventato 36151,98 euri, arrotondati al centesimo. Temevamo che superando i 65 anni di età non avremmo più potuto concorrere alle spese del Servizio Sanitario Nazionale sempre più impegnato a curare gente di tutto il mondo. Così purtroppo è stato per qualche anno. Ma ora siamo più vecchi e più malati e stiamo per superare quel limite: avremo l'occasione di rifarci abbondantemente. Paventavo che i nostri governanti quando decidevano di adeguare al maggior costo della vita e alle proprie esigenze le loro indennità avessero la malaugurata idea di adeguare un pochino anche quei limiti di reddito oltre i quali la gente comune può avere la gioia di godere pienamente della bellezza di imposte e tasse, gioia spesso negata a chi solo da poco è qui e che mai hanno avuto i suoi avi. Ma questo non è successo e da 17 anni - mentre tutto cambiava, prezzi, stipendi, tariffe, imposte - esso rimaneva fermo come roccia cambiando solo il nome della valuta: 70 milioni di lire erano, 36151,98 euri sono, al cambio di 1936,27 lire per 1 euro, con arrotondamento al centesimo inferiore. Settantamilioni di lire annue lorde corrispondono a circa 1870 euri netti al mese per 13 volte: ma grazie a Dio noi siamo in due e bastano 1050 euri mensili a testa per poter superare comodamente quella cifra. Chi è solo (single) o non ufficialmente coniugato è molto meno fortunato, deve arrivare a 1870 euro netti al mese per 13 mensilità e


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potrebbe non farcela: non ha la tutela dell'art.31 della Costituzione. venerdì 4 febbraio 2011 Non solo rotonde Un po' alla volta nelle nostre strade i semafori vengono sostituiti dalle rotonde alla francese. C'è sempre da imparare. Peccato che non si imiti anche il modo di indicare le località, la direzione da prendere per andare dove si vorrebbe andare e si continui invece ad usare criteri che rendono il viaggiare quasi impossibile per una persona non del luogo e non munita di navigatore satellitare. Sembra sia ritenuto normale indicare la via per Chissàdove e all'incrocio successivo solo quelle per Chissàquando, Chissàperché e Chissàcome, che quelli del luogo sanno benissimo essere sulla stessa via, subito prima o subito dopo di Chissàdove. Alla successiva rotonda non ci sarà più l'indicazione per Chissàcome ma qualcos'altro; se per caso ci fosse, la distanza indicata che prima era 10 Km potrebbe essere 15 e uno si chiede se si sta avvicinando o allontanando. L'automobilista che si ostina ad usare atlanti cartacei ed è privo sia di navigatore satellitare che di navigatore umano dovrebbe fermarsi, riprendere in mano l'atlante, fare il punto e decidere quale delle nuove opzioni scegliere, trovare fra i nomi indicati quello che si trova sulla strada che pensava di fare. Oggi ho fatto 50 km più del previsto per non essermi fermato a controllare.


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Se non si vuole imitare i francesi anche per le indicazioni e non solo per le rotonde, meglio non mettere niente: si fa meno confusione e meno spesa. Se proprio non si vuole vietare di viaggiare senza l'aiuto satellitare, si facciano delle piazzole dove uno possa fermarsi e orizzontarsi con carta e bussola. mercoledì 2 febbraio 2011 Emergenza democratica Ci sono paesi in cui qualsiasi cittadino in casa sua può fare i suoi porci comodi, senza pubblicità e senza scandalo, senza danno per nessuno, rispondendone solo alla sua coscienza, a Dio o al confessore e altri paesi dove si spia quello che un cittadino fa nel suo intimo, se ne pubblicizzano i comportamenti per creare scandalo, procurargli danno morale, politico, sociale; ci sono paesi democratici e paesi totalitari. A quanto ne so, i Pubblici Ministeri nostrani non sono tali per grazia di Dio o per volere del popolo ma solo perchè - a suo tempo - hanno superato un concorso: molto o poco tempo fa, onestamente o disonestamente. E da allora possono avere fatto bene o male il loro lavoro ma raramente hanno reso conto del loro operato, affermano che tutti cittadini sono eguali davanti alla legge ma mentre io posso essere da loro giudicato e condannato (giustamente o ingiustamente, in tempo ragionevole o in tempi geologici) sicuramente io non li posso né giudicare, né condannare e nemmeno criticare senza rischiare vendette.


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Affermano che fanno atti dovuti, perché c'è l'obbligatorietà dell'azione penale. Io non sono contro questa obbligatorietà e penso a uno che per osservala rinunci a pranzo, cena, sonno, amicizie, ferie: così facevo io quando mi sentivo obbligato a fare presto e bene il mio lavoro. Pare che l'obbligatorietà consista invece nella facoltà di scegliere in quali casi applicarla e in quali considerarla solo opzionale, non in base a regole valide per tutti, ma a discrezione o arbitrio personale senza dovere rendere conto a nessuno delle proprie scelte o rispondere dei propri errori, delle spese e dei danni che ne derivano. Sinceramente non vedo minacce per la democrazia se uno con importanti incarichi istituzionali fa in privato cose che ritengo porcate o se qualcun altro se ne vanta pubblicamente o se vengono indecentemente messe in pubblico da altri, non ritengo antidemocratici i gusti sessuali di Kennedy, Clinton o Vendola. Mi preoccupa molto di più, anzi mi spaventa, l'idea che qualcuno possa impunemente intrommettersi nel mio privato o di qualsiasi altro per vedere se c'é qualcosa non solo di penalmente rilevante ma anche se c'è qualcosa di moralmente disdicevole, possa arbitrariamente decidere chi colpire e chi no, chi favorire e chi agevolare, chi escorticare (si dice così? un tempo si diceva sp...) e chi no. Mi preoccupa che le leggi possano venire interpretate e applicate in base a personali visioni politiche. Mi preoccupa e mi terrorrizza constatare che mentre mai si è indagato per fughe di notizie che hanno gravemente danneggiato persone e personalità, subito si interviene se non sono gradite a una magistrata, un'appartente alla casta. Mi preoccupa che qualcuno voglia


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decidere delle sorti del paese solo per aver vinto un concorso chissà quando, chissà come. Usando pochissimo il telefono, difficilmente potrebbero incastrarmi con intercettazioni più o meno lecite, ma, come quasi tutti, nella mia vita qualche errore avrò pur commesso: non mi piace sapere che chi si ritiene immune da errori e comunque impunibile sia anche molto vendicativo. mercoledì 2 febbraio 2011 Insistentemente Ancora una volta un politico PD afferma in TV che "il governo Prodi aveva tolto l'I.C.I. ai meno abbienti e Berlusconi l'ha tolta ai ricchi, per demagogia elettorale". Questa mattina a Omnibus (La7) l'ha affermato la signora Melandri. Ancora una volta mi è sorto il dubbio d'avere sempre sbagliato a considerarla una frottola, ancora una volta sono andato in Internet per vedere di capire come stanno le cose. Ed in Internet ho trovato questo: "«2-bis. Dall’imposta dovuta per l’unita` immobiliare adibita ad abitazione principale del soggetto passivo si detrae un ulteriore importo pari all’1,33 per mille della base imponibile di cui all’articolo 5. L’ulteriore detrazione, comunque non superiore a 200 euro, viene fruita fino a concorrenza del suo ammontare ed e` rapportata al periodo dell’anno durante il quale si protrae la


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destinazione di abitazione principale. Se l’unita` immobiliare e` adibita ad abitazione principale da piu` soggetti passivi, la detrazione spetta a ciascuno di essi proporzionalmente alla quota per la quale la destinazione medesima si verifica. 2-ter. L’ulteriore detrazione di cui al comma 2-bis si applica a tutte le abitazioni ad eccezione di quelle di categoria catastale A1, A8 e A9»." (Finanziaria 2008) Da quello che capisco io - pensionata, 450 euro mensili, proprietaria di un immobile cat. A/2 con garage cat. c/6, rendita catastale 1500000 (90mq, 3figli) e 167900 (dati 1995), ICI 2007 € 366,04+40,97-130= € 277 - avrei dovuto pagare nel 2008 come minimo 77 euro di ICI (277-200). Se la norma non è questa, le prossime volte che vanno in TV dicano chiaramente a cosa si riferiscono. Se è questa ed io non l'ho capita, mi spieghino il perché. Se è questa ed io l'ho giustamente intesa mi dicano se devo considerarmi ricca o se devo considerarli incredibili ballisti. mercoledì 26 gennaio 2011 Famiglia. Penso che molti difensori ad oltranza della Costituzione italiana ricordino solo quello che gli conviene. Per esempio, pare non ricordino cosa dice della famiglia e in particolare che: La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. (art.29)


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La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose. (art.31). Esemplificando, senza che nessuno se ne scandalizzi abbiamo: • il coniuge regolarmente sposato e di fatto convivente non può detrarre le spese di ristrutturazione della casa della moglie con reddito insufficiente per pagare Irpef ma sufficiente per non essere considerata a suo carico, se risulta "anagraficamente non convivente"; • per poter beneficiare dell'esenzione dalle tasse sanitarie (ticket) si considera il "reddito famigliare" ottenuto sommando il reddito dei coniugi anche se "anagraficamente non conviventi". I limiti di reddito per beneficiare di detrazioni o esenzioni sono stati fissati nel secolo scorso e non sono stati rivalutati per l'aumentato costo della vita e nemmeno per gli insufficienti adeguamenti di pensione, col risultato di considerare ricche ed indegne famiglie di fatto diventate più povere. Due coniugi regolarmente sposati e di fatto conviventi devono pagare due (o forse quattro) canoni RAI se sono "anagraficamente non conviventi", perché "il Ministero delle Finanze ha discrezionalmente ritenuto di adottare in materia di canone la nozione anagrafica di famiglia" e non quella Costituzionale.


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mercoledì 26 gennaio 2011 Non è la RAI Da molto tempo ormai non mi attraggono più gli spettacoli da arena gladiatoria, dove si gode nel vedere gente combattere e ferirsi anche se non a sangue. Della trasmissione del signor Gad Lerner so solo quello che è stato ritrasmesso nei telegiornali: non so quindi se le accuse lanciate dal signor Berlusconi siano gratuiti insulti o giustificata reazione ad insulti subiti. Tendo per questa seconda ipotesi, ben sapendo che certi conduttori televisivi si sentono in diritto di insultare e di non essere insultati: la chiamano libertà d'informazione. Non esprimo quindi giudizi sulla trasmissione perché è su La7, un canale privato: nessuno mi obbliga a guardarla, nessuno mi obbliga a comprare i prodotti pubblicizzati, nessuno mi obbliga a pagarla. Così non è per altre trasmissioni del cosiddetto "servizio pubblico" che gradirei meno faziose, più obiettive e possibilmente anche da me guardabili. Per queste devo pagare due canoni: una per gli apparecchi che sono nella residenza anagrafica di mia moglie e uno per quelli nella mia; siccome però - vivendo insieme - possiamo entrambi disporre degli uni e degli altri, mi aspetto che la RAI pretenda da ciascuno di noi il pagamente di un altro canone in quanto "famigliari anagraficamente non conviventi" che dispongono di apparecchi radio-televisivi. Quattro canoni per trasmissioni che non guardo o per "rewind" (è più bello detto in inglese, come "escort"), cioè per cose già fatte, mi sembra un po' troppo.


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Ma tant'è: ai partiti politici non bastano i "rimborsi" che si sono assegnati (rimborso suona diverso da finanziamento) ma vogliono disporre anche di televisioni obbligando per legge i cittadini a pagare un'imposta RAI, meglio quattro. "La democrazia è politica e la politica costa, se i partiti non fossero sovvenzionati solo i ricchi potrebbero fare politica e sedere in parlamento", affermano: chissà perché io devo vivere con 1200 euro al mese e a loro non ne bastano 20 mila, chissà perché la politica non dev'essere solo dei ricchi ma chi fa politica deve essere (diventare) ricco. sabato 22 gennaio 2011 Del caso Non ho ben capito se tutto questo gran parlare e gran criticare sia moralismo, politica o invidia. Quello che sarebbe successo ad Arcore magari mi schifa, quello che succede in Italia magari mi annoia, quello che fanno a Milano mi terrorizza. martedì 18 gennaio 2011 DTV Ormai molto tempo fa veniva annunciato l'avvento della Televisione Digitale Terrestre, che - mi hanno spiegato non si chiama così per via dell'uso delle dita sul telecomando ma per l'uso di codici, sequenze, flussi numerici inviati e ricevuti. Con questo nuovo sistema


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possono coesistere molti più canali di prima, basta dicevano - acquistare un decoder esterno all'apparecchio televisivo o un televisore di nuovo tipo. Acquistare un nuovo televisore però non basta: anche i registratori che usavi hanno un sintonizzatore autonomo e se vuoi continuare ad adoperarli devi prendergliene uno che riceva e gli traduca i segnali numerici (digitali), un decoder anche per loro. Finchè c'erano ancora i canali analogici si avevano quelli vecchi e quelli nuovi, ma poi c'è stato il passaggio totale dall'analogico al numerico, detto switch-off per conservare un certo mistero. Che ci siano moltissimi canali e che quelli che si vedono si vedano meglio è un dato di fatto, ma non ci avevano ben spiegato che se non si può vedere bene non si vede niente: in effetti ora sono molti anche i canali che vedo a singhiozzo o non vedo e che prima vedevo: colpa della nebbia in Valpadana? Non so poi per quale motivo, ma mi capita che quando un programma non lo vedo e appare la scritta "segnale debole o assente", se con due dita stacco e riattacco l'antenna talvolta lo vedo: magari è per questo che si dice TV digitale. sabato 8 gennaio 2011 L'unità d'Italia. 1861, 17 marzo - Apertura dei lavori del neonato Parlamento italiano. Vittorio Emanuele II di Savoia assume il titolo di re d'Italia e dichiara l'unità d'Italia.


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2011, 17 marzo è il 150° anniversario di quella data, del Regno d'Italia ma non dell'Italia attuale. Il Veneto entrò a far parte del Regno d'Italia solo nel 1866, il TrentinoAltoAdige e Venezia Giulia nel 1918. Celebrare nel 2011 i 150 anni dell'Unità d'Italia fa ritenere compiuta l'unità nel 1861 e che queste tre regioni siano estranee all'Italia, che l'Italia rimanga unita anche senza esse. Quei veneti, trentini e giuliani che si considerano italiani potrebbero sentirsi discriminati e offesi, gli altri incentivati a separarsi. Nel 2011 mi parrebbe più corretto parlare dei 150 anni della nascita del Regno d'Italia o della dichiarazione dell'unità d'Italia. Per i 150 anni dell'Unità d'Italia, di questa Italia, penso si dovrebbe aspettare il 2068. Nel 2011 possono festeggiare il 150° anniversario dell'unità le regioni che facevano parte del Regno d'Italia nel 1861, nel 2016 il Veneto e nel 2068 Trentino e Venezia Giulia potrebbero festeggiare il 150° dell'annessione; forse sudtirolesi e istriani-dalmati italiani potrebbero avere poco o niente da festeggiare, forse non solo loro. domenica 2 gennaio 2011 Cara Rai Per motivi che non sto qui ad illustrare, mia moglie ed io abbiamo residenza in comuni diversi pur vivendo sempre more uxorio nell'una o nell'altra per periodi più o meno


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equivalenti. Ci siamo sposati 50 anni fa e come dono di nozze qualcuno regalò a mia moglie una radio, l'abbonamento fu intestato a lei e da allora abbiamo sempre rinnovato il canone ben prima della scadenza. Forse ci meriteremmo da te un premio, forse ci siamo già meritati qualche sorisetto di compatimento dai molti che - a quanto si dice - da sempre vedono la TV senza mai pagare una lira. Il premio non l'abbiamo avuto, in compenso ci imponi di pagare due canoni, perché così dev'essere. Nel sito http://www.abbonamenti.rai.it trovo: "Chiunque detenga uno o più apparecchi atti o adattabili alla ricezione dei programmi televisivi deve per legge R.D.L.21/02/1938 n.246 pagare il canone di abbonamento TV. Trattandosi di un'imposta sul possesso o sulla detenzione dell'apparecchio, il canone deve essere pagato indipendentemente dall'uso del televisore o dalla scelta delle emittenti televisive." Non si dice "Chi nella propria residenza anagrafica detenga ..." quindi può essere chiunque, anche se "anagraficamente non residente". Nel rispetto della norma citata il canone dovrebbe quindi essere intestato a mia moglie, maggiore fruitrice della TV e per consuetudine familiare da sempre titolare di radio, televisori, canone RAI. Ma non essendo anagraficamente con lei convivente potrei risultare "renitente al canone" anche pagando due abbonamenti: controvoglia faccio il versamento a mio nome. Resto tuttavia del parere che questo secondo abbonamento


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non sia dovuto. Una nota datata "Roma, 8 settembre 2003 - APA/NC FDN" recita infatti: ".. Ne consegue che, ai fini della riscossione del canone, marito e moglie che abbiano residenze differenti costitiscono famiglie diverse e sono pertanto obbligati, OVE DISPONGANO AUTONOMAMENTE DI APPARECCHI TELEVISIVI, a pagare canoni separati ...." Con "ove dispongano autonomamente" capisco "qualora dispongano autonomamente" ed è evidente che il soggetto non è "residenze differenti" ma "marito e moglie". Pertanto - anche se considerati due famiglie ANAGRAFICAMENTE diverse, anche se a dispetto degli art. 29 e 31 della Costituzione la famiglia è ritenuta tale solo quando torna a suo danno, anche se conseguentemente il Ministero delle Finanze ha DISCREZIONALMENTE ritenuto di adottare in materia di canone la nozione anagrafica di famiglia - marito e moglie sono obbligati a pagare canoni separati solo quando ognuno dei due disponga autonomamente (ed in via esclusiva) degli apparecchi: e questo non è il nostro caso. Se però si omette quell'inciso dovrei pagare quattro canoni. Non essendo ANAGRAFICAMENTE CONVIVENTI affermi che non siamo famiglia e quindi che l'uno non può beneficiare del canone pagato dall'altro. Così in ciascuna delle due residenze ognuno di noi deve pagare il suo canone, veda o non veda la TV. La cosa a me sembra assurda, ma siamo in Italia: finora non sei arrivata a tanto, ma non vorrei che l' ingordigia superasse la decenza.


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Se il coniuge ha residenza diversa entrambi i coniugi devono pagare il canone, ma se invece sono amanti con residenza diversa e diversa dal luogo dove vivono, quando uno dei due è abbonato Rai vi possono tenere tutti gli apparecchi che vogliono senza necessità di un secondo canone?


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Indice analitico

150 anni............................................................................290 36151,98.............................................................................66 500 euro, anche meno.......................................................271 7,78 euro al giorno...........................................................194 9 1 1..................................................................................273 A ciascuno il suo merito...................................................258 A proposito di equità........................................................209 Addio, mondo.....................................................................97 Agevolazioni......................................................................62 Al lupo!............................................................................128 Allergia...............................................................................33 Ambiguità.........................................................................157 Amici................................................................................228 Amo l'euro........................................................................212 Andrea..............................................................................145 Art. 89...................................................................................8 Art.31................................................................................173 Aspettando........................................................................226 Attenzione............................................................................2 Austerità...........................................................................184 Auto elettriche..................................................................254 Azzardo............................................................................264 Benvenuta.........................................................................276 Bimbi................................................................................111 Caccia al Tesoro.................................................................42 Canone Rai.......................................................................130 Cara Rai............................................................................303 Cari politici,......................................................................289 Cassazione........................................................................100


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Chiacchiere.......................................................................198 CiviltĂ ...............................................................................223 Civismo................................................................................3 Classe dirigente........................................................141, 156 Coerenza...........................................................................285 Colori e numeri.................................................................146 Colosseo...............................................................................7 Comunanze.......................................................................180 Condivisione.....................................................................153 Confronti..........................................................................208 Coppie..............................................................................113 Corruzione........................................................................169 Costi aggiuntivi................................................................186 Curricula...........................................................................175 Deduzioni.........................................................................239 Del caso............................................................................301 Di questo e di quello.........................................................243 Dieci buoni motivi..............................................................96 Differenze.........................................................................232 Dilemma...........................................................................248 Diritti................................................................................105 Disagiati.............................................................................80 Domande..............................................................................5 Doppia imposta................................................................216 DTV..................................................................................301 Due conti....................................................................11, 192 E se si facesse il contrario?..............................................159 Ecologico..........................................................................218 Emergenza democratica...................................................295 Emergenze........................................................................115


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Equità (secondo Monti)....................................................149 Equità all'italiana................................................................94 Equità fiscale......................................................................28 Equità secondo Monti.......................................................196 Esistere.............................................................................221 Euri...................................................................................167 Evasore...............................................................................82 Famiglia............................................................................298 Fiducia nella Giustizia......................................................224 Filastrocca........................................................................112 Gemelli.............................................................................168 Generazioni......................................................................154 Genere................................................................................79 Giornalisti.........................................................................231 Giudici..............................................................................108 Gli sciacalli.......................................................................203 I bari.................................................................................204 I colpevoli.........................................................................164 I furbacchioni.....................................................................52 Ieri e oggi.........................................................................101 Ignoranza..........................................................................108 Il telefono.........................................................................217 Illegalità..............................................................................12 immutato...........................................................................272 Informazioni.....................................................................176 Insistentemente.................................................................297 Insisto...............................................................................282 Intercalari.........................................................................127 Irene e Carolina................................................................234 l'altra.................................................................................126


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L'esempio...........................................................................84 l'evasione..........................................................................134 L'unità d'Italia...................................................................302 La Legge di Gresham.......................................................251 La mia opinione................................................................178 La ministra Fornero..........................................................199 La norma è uguale per tutti...............................................211 La parabola del figliol prodigo.........................................249 La più bella del mondo.....................................................279 La trappola..................................................................40, 244 La valvola.........................................................................126 Lavoratori.........................................................................191 Lavoro..............................................................................140 Legalità...............................................................................69 Legalitari............................................................................86 Lettura e ascolto...............................................................230 Lingue...............................................................................116 Lo strano mondo di Facebook..........................................117 Magistrati.........................................................................200 Matrimoni.............................................................15, 74, 170 Metafrasi.............................................................................73 Miglioria peggiorativa........................................................36 Misteri..............................................................................252 Mistero.............................................................................234 Natalità...............................................................................31 Naufraghi............................................................................64 Naufragi............................................................................268 Non è la RAI....................................................................300 Non solo rotonde..............................................................294 Obbrobrio...........................................................................19


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Omissione di soccorso......................................................137 Onestà...............................................................................259 Patente e libretto.................................................................38 Patrimoniali......................................................................144 Paura.................................................................................286 Pensione ai defunti...........................................................147 Perché no..........................................................................215 Pillole...............................................................................202 Pochi o troppi.....................................................................76 Popolo sovrano.................................................................150 Populismo.........................................................................138 PràivaSi............................................................................201 Precari...............................................................................263 Preferenze.........................................................................219 Presidenziali.....................................................................125 Prevaricazione....................................................................57 Prima................................................................................151 Progressività.......................................................................29 Province............................................................................166 Punti di vista.....................................................................247 RAI...................................................................................206 Redditi..............................................................................198 Redditi 2010.....................................................................189 Referendum Abrogativi di giugno 2011...........................264 Registrazioni.....................................................................176 Repetita iuvant?................................................................288 Ricchi e poveri...................................................................91 Ridere e piangere..............................................................213 Riflessioni.........................................................................238 Sarò ricco..........................................................................292


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Scuola...............................................................................136 Se .....................................................................................234 Se invece..........................................................................143 Secondo logica.................................................................254 Sentenze.............................................................................68 Senza vergogna...................................................................17 Soccorso...........................................................................104 Stato e cittadini.................................................................134 Stipendi pubblici..............................................................124 Strano Paese.....................................................................195 Tassa ricovero...................................................................241 Tasse...................................................................................26 Tasse occulte....................................................................121 Tasse sanitarie....................................................................58 Testa dura.........................................................................280 Tre gradi.............................................................................98 Tre parole.........................................................................284 Tributi...............................................................................210 Uelfar................................................................................193 Un anno da ministro...........................................................20 Vanto e vantaggio.............................................................163 Vero e giusto.....................................................................278 Xenofobia.........................................................................188 "Se mi sbaglio mi corrigerete".........................................153 Indice analitico

36151,98.............................................................................66 Addio, mondo.....................................................................97 Agevolazioni......................................................................62


313

Allergia...............................................................................33 Art. 89...................................................................................8 Attenzione............................................................................2 Bimbi................................................................................111 Caccia al Tesoro.................................................................42 Cassazione........................................................................100 Civismo................................................................................3 Colosseo...............................................................................7 Coppie..............................................................................113 Dieci buoni motivi..............................................................96 Diritti................................................................................105 Disagiati.............................................................................80 Domande..............................................................................5 Due conti............................................................................11 Emergenze........................................................................115 Equità all'italiana................................................................94 Equità fiscale......................................................................28 Evasore...............................................................................82 Filastrocca........................................................................112 Genere................................................................................79 Giudici..............................................................................108 I furbacchioni.....................................................................52 Ieri e oggi.........................................................................101 Ignoranza..........................................................................108 Illegalità..............................................................................12 L'esempio...........................................................................84 La trappola..........................................................................40 La valvola.........................................................................126 Legalità...............................................................................69 Legalitari............................................................................86


314

Lingue...............................................................................116 Lo strano mondo di Facebook..........................................117 Matrimoni.....................................................................15, 74 Metafrasi.............................................................................73 Miglioria peggiorativa........................................................36 NatalitĂ ...............................................................................31 Naufraghi............................................................................64 Obbrobrio...........................................................................19 Patente e libretto.................................................................38 Pochi o troppi.....................................................................76 Presidenziali.....................................................................125 Prevaricazione....................................................................57 ProgressivitĂ .......................................................................29 Ricchi e poveri...................................................................91 Sentenze.............................................................................68 Senza vergogna...................................................................17 Soccorso...........................................................................104 Stipendi pubblici..............................................................124 Tasse...................................................................................26 Tasse occulte....................................................................121 Tasse sanitarie....................................................................58 Tre gradi.............................................................................98 Un anno da ministro...........................................................20


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