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Massimo P.

Ciacole e altro 2 3. 2010-2006


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mercoledì 22 dicembre 2010 Problemini 1. Una botte ha la capacità di 100 litri, contiene 90 litri di vino ed nel secchio ne ho ancora 7 litri. Domande: a) se nella botte metto tutto il mio vino, quanta vino altrui dovrò aggiungere per riempire la botte? b) se nella botte metto 10 litri di vino altrui, quanto vino mio resterà nel secchio? 2. Un'azienda può occupare 100 dipendenti, impiega 90 dipendenti locali e nel paese ci sono ancora 7 disoccupati. Domande: a) se assume i 7 locali quanti potrà assumerne dai paesi limitrofi? b) se ne assume 10 dai paesi limitrofi, quanti rimarrano disoccupati nel paese? 3. Una botte ha la capacità di 100 litri, contiene 90 litri di vino buono ed ho ancora 7 litri di vino scadente. Se voglio riempire la botte con vino buono e buttare quello scadente: a) quanto vino buono altrui dovrò aggiungere? b) quanto vino scadente dovrò buttare? 4. Un'azienda può occupare 100 dipendenti, impiega 90 dipendenti locali e nel paese ci sono ancora 7 disoccupati, ma non vogliono fare i lavori che quell'azienda offre. Se l'azienda vuole avere tutti i dipendenti possibili: a) quanti lavoratori dovrà assumere dai paesi limitrofi? b) quanti lavoratori locali rimarrano disoccupati? Nota: sembra che in Italia gli stranieri siano circa 10% e i


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disoccupati circa 7 Risposte: 1a=3, 2a=3, 3a=10, 4a=10, 1b=2b=3b=4b=7 domenica 19 dicembre 2010 Tempi moderni. Tutto cambia: un tempo si aggiustavano le cose vecchie con pezzi di ricambio e le persone vecchie erano sostituite dai figli nuovi, ora si aggiustano le persone vecchie con pezzi di ricambio e le cose vecchie vengono sostituite da cose nuove. giovedì 16 dicembre 2010 Repubblica condominiale. I problemi nostrani non derivano solo dal porcellum - un dannoso virus elettorale - ma anche dagli acciacchi dell'età , com'è naturale capiti, di cui soffre la Costituzione. La sovranità spetta al popolo, che elegge i parlamentari, che una volta eletti possono agire come gli pare: la Costituzione è soddisfatta, il Popolo meno. Se i parlamentari non devono essere coerenti col partito di appartenenza, liberi di abbandonarlo quando non ne condividono la linea, passare ad altro partito o farsene uno ad immagine e somiglianza, allora non è il caso che i partiti esistano e si votino. Tutti i pretendenti senatori e deputati si candidano, si iscrivono nella lista degli eleggibili in una data


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circoscrizione, vengono votati sulla base delle loro personali idee, vengono eletti, propongono o non propongono approvano o non approvano le leggi in parlamento e alla fine del mandato si ripresentano agli stessi che li hanno eletti per essere confermati o definitivamente cacciati. Il cittadino vota Tizio perché lo ritiene degno della sua fiducia, si fida delle sue capacità, gli da delega in bianco e poi giudicherà se ha fatto bene o male, se rinnovare o negare la fiducia. In questo caso non esistono liste blindate di partito ma solo preferenze individuali. Se invece gli elettori votano un partito per le idee che esso afferma, allora chi si presenta nelle liste di un partito deve rispettarne la linea, quella che viene (o dovrebbe essere) discussa al suo interno e approvata dalla maggioranza. Chi vota si fida del partito. Il voto di preferenza é sì e no indispensabile. Si conoscono le idee del partito, ci si fida di chi lo guida, si lascia a lui la scelta delle persone più idonee e si giudicano i risultati, come per comprare un'auto di solito si sceglie marca e prestazioni e non le singole componenti. Oppure si scelgono le persone (conoscendole a fondo) confidando nella loro capacità di influire positivamente sulla linea di partito, che comunque sosterranno. Se alle elezioni si presentano due, tre, cinque liste di partito, se a queste liste i voti danno un certo numero dei 1000 parlamentari, se i parlamentari di un partito devono attenersi alla linea decisa al suo interno, allora si assegni a ciascun partito tanti millesimi di parlamento (o di Camera e di Senato) e alle votazioni si presenti un solo delegato per


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partito e il suo voto varrà quanti sono i millesimi che rappresenta: come in un'assemblea condominiale. Così non ci saranno traditori, voti a sorpresa, franchi tiratori, malati assenti e parti in aula: basterebbe rendere trasparenti le linee di ciascun partito e come nascono, il Parlamento non sarebbe un parlamento ma un votificio legislativo e chi vuole parlare lo fa in TV, come adesso. In un paese di convergenze parallele e poli equatoriali può starci anche una Repubblica condominiale. giovedì 9 dicembre 2010 Menomati Ora usa dire "diversamente abili". Sono persone che non hanno abilità fisica perfetta, dalla nascita o per eventi subiti nel corso della vita. Giustamente la società civile si preoccupa di rendere normale la vita a queste persone evitando di creare ostacoli insignificanti per la maggioranza delle persone ma non per loro, aiutandoli a superare le loro difficoltà o semplicemente tenendone conto evitando, quando è possibile, situazioni per loro problematiche. Diversamente abili o menomati non è esattamente la stessa cosa: un mancino è sicuramente un diversamente abile, un daltonico è menomato. Qualche volta si pensa anche ai mancini - che solitamente devono adattarsi ad un mondo pensato per i destri - ma, che io sappia, mai ai daltonici. Eppure per loro non sempre sono problemi da poco. Luci rossi e verdi che per tutti gli altri sono facilmente distinguibili per loro lo sono molto meno, magari lo


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sarebbero di più luci gialle e blu. Sono proprio il rosso e il verde i colori che più confondono; eppure quasi tutte le distinzioni si basano su questi due colori: destra e sinistra, passa e fermati, buono e cattivo sono spesso segnalati con questi a volte indistinguibili colori e cercano di adattarsi come possono. giovedì 9 dicembre 2010 Charles Tutto questo affannarsi dei vari Fini, Casini, Rutelli mi sembra solo l'agitarsi dei vari Carlo d'Italia stufi di essere come Charles Philip Arthur George . Non hanno evidentemente la sua flemma britannica e scalpitano: erano giovani politici ambiziosi, ma molti anni fa; ora giovani non lo sono più e le ambizioni sono rimaste cose inutilmente ambite. Il tempo passa ed Elisabetta non sembra proprio intenzionata a lasciare il regno a Carlo, eterno principe; il tempo passa e i nostri non vogliono trovarsi come Carlo e non dicono più "largo ai giovani" per non vedersi superare da questi. Mi sembrano quei ciclisti pur bravi cui è capitato di correre in tempi in cui un qualche Merx vinceva sempre e potevano al massimo aspirare al secondo posto e quando il Merx non correva più erano troppo vecchi per competere con i nuovi campioni. Rutelli, Casini e Fini forse come Carlo, nonostante gli auspici di Elisabetta (Tulliani).


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martedì 7 dicembre 2010 Etimologia Fra poco sarà solstizio d'inverno e le giornate cominceranno ad allungarsi. Solstizio cioè "arresto del sole" - dal latino sol (sole) e sistĕre (sisto, sistis, stiti, statum, sistĕre = stare fermo, arrestarsi, fermarsi) - perché il sole sembra fermarsi (cessando di abbassarsi a mezzogiorno e di sorgere o tramontare sempre più a sud) e poi riprendere il cammino nel senso opposto (sempre più alto a mezzogiorno e più a nord l'alba e il tramonto). Così in Italia la Giustizia si dice Giustizia - dal latino iūs (diritto) e sistĕre (sisto, sistis, stiti, statum, sistĕre = stare fermo, arrestarsi, fermarsi) - perché è talmente lenta che sembra fermarsi pur senza mai cambiare direzione. venerdì 3 dicembre 2010 Chissà La Costituzione della Repubblica Italiana Art. 1. ...... La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. Art. 67. Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato. Art. 88. Il Presidente della Repubblica può, sentiti i loro


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Presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse. -----------Chissà perché ognuno tende a ricordare e a richiedere il rispetto di quello che gli conviene ed ad ignorare quello che non gli conviene. Chissà se le norme della Costituzione hanno tutte uguale valore o se quelle che vengono prima prevalgono su quelle che vengono dopo o invece se quelle che vengono dopo annullano quelle che vengono prima. venerdì 26 novembre 2010 Con juicio Siamo democratici, ma vogliamo il bene del popolo. Non diciamo che il popolo sia stupido (qualcuno lo pensa), ma sicuramente ha dimostrato di non sapere scegliere bene, di non sapere agire per il suo bene. Noi da persone responsabili, noi eletti (anche se notoriamente "nominati") possiamo trovare tra noi un accordo e fare un governo per il bene del Paese. Noi vogliamo che il popolo possa indicare chi nelle nostre liste preferisce, ma non possiamo lasciare che scelga chi lo deve governare: questa scelta è più saggio e opportuno lasciarla a noi, ai partiti che sanno di volta in volta, ogni cinque o sei mesi, adeguarsi alle circostanze e fare il governo giusto per il Paese. Siamo democratici, ma "con juicio".


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lunedì 22 novembre 2010 È giusto È giusto concedere a uno condannato per tentato omicidio gli arresti domiciliari, per vedere se completa l'opera e poterlo accusare di omicidio. È giusto spostare i capi mafia al nord per vedere se mettono radice nel territorio, come si fa con le piante di vivaio. In Italia è giusto e opportuno. sabato 13 novembre 2010 Non è un cubo Sono piuttosto ingenuo, ma se mi dicono che la luna è un grosso cubo non mi convincono: mi basta guardarla in una notte di plenilunio per capire che non lo è. Ora ci raccontano la storia del "governo massante". Dalle mie parti i massanti erano quelli che nelle freddi albe invernali andavano nelle case di campagna a macellare il maiale. Il nuovo governo dovrebbe macellare il "porcellum" e fare una legge elettorale senza i difetti di quella attuale: "governo norcino" direbbero altrove. In due anni di governo non l'hanno fatto, quindi ci vorranno più di due anni: mi pare palesemente una scusa per governare fino al 2013 senza chiedere il parere degli elettori. Sembra che non si possa votare con questa legge perché ha gravi difetti: • il premio di maggioranza; • l'assenza delle preferenze.


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Il premio di maggioranza. Dicono che consente ad una coalizioni di avere la maggioranza anche solo con il 30% dei voti ma non garantisce stabilità. È vero: il governo Prodi che grazie a questa legge poteva avere una maggioranza discreta alla Camera e risicata al Senato - per via delle modifiche volute dal Presidente della Repubblica in ossequio alla Costituzione - è durato due anni, il governo Berlusconi sembra non possa durare molto di più. Credo che solo eleggendo una sola persona con poteri assoluti seppure limitati nel tempo la stabilità potrebbe essere garantita in questo Paese. Se i vincitori fossero due prima o poi non si troverebbero d'accordo e si avrebbe una crisi di governo. Se fossero venti si dividerebbero in bande e magari una si unirebbe ai perdenti per fare una nuova maggioranza che a sua volta si dividerebbe per crearne un'altra, con i vari capibanda vogliosi di primeggiare. Figurarsi cosa succede se i vincitori sono la maggioranza di un migliaio di eletti: con qualsiasi legge elettorale. Il premio di maggioranza favorisce le colizioni, ma se le coalizioni sono solo ammucchiate o in malafede non serve: se una pietanza fa schifo quasi mai è colpa del recipiente. Ma c'è chi preferisce tornare ai molti partiti di un tempo, pronti a fare e disfare alleanze, fare e disfare programmi, fare e disfare governi che non durino più di una stagione. L'assenza delle preferenze. Qualcuno forse sogna una lista unica con i nomi di tutti i candidati tutti, così ogni cittadino ha ampia possibilità di scelta, magari basandosi esclusivamente sulla foto o la data


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e il luogo di nascita. I più coscienziosi invece potrebbero scegliere leggendo vita e miracoli di ciascuno, i più fiduciosi basandosi su quanto ciascuno di loro dice o scrive in campagna elettorale, altri scegliendo in base all'estro del momento o al risultato di una conta: ai, barabai, cicì, cocò ... Non sarebbe ancora scegliere i parlamentari fra tutti gli eleggibili ma fra i disponibili e sarebbe un buon passo avanti, anche se poi chi si sceglie sarà - come vuole la Costituzione - liberissimo da ogni mandato. Altri pensano ai collegi uninominali dove ci mettono chi vogliono e l'elettore si limita a scegliere fra i partiti o fra le persone scelte dai partiti: non mi sembra moltissimo. Oppure si dovrebbe tornare a scegliere un nome in una delle liste compilate dai partiti in gara: la scelta è più ampia, ma pur sempre limitata. Con questo sistema dicono che le campagne elettorali costano di più e i criteri di scelta potrebbero essere gli stessi sopra descritti. Certo è preferibile poter scegliere, ma a volte è più pratico scegliere il pasticcere, lasciare a lui la scelta degli ingredienti e giudicare la torta. Non lo si dice espressamente ma il difetto più grande della legge attuale è permettere di governare a persone antipatiche e indegne. giovedì 4 novembre 2010 Riforme Se in una famiglia si fatica a soddisfare i desideri di tutti, si pensa a cambiare il modo di vivere, si riformano i progetti,


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si ridimensionano i desideri. Può anche capitare che si cerchi un lavoro meglio retribuito per aumentare le entrate e mantenere il modus vivendi, ma se non si trova si cerca di limitare le spese, di adeguarle alla disponibilità. Sembra invece che per qualsiasi cambiamento nella cosa pubblica necessitano invariabilmente nuove risorse e che se non ci sono soldi tutto rimane immutato, spese comprese quando non aumentano. La Giustizia non funziona? Non è pensabile chiedere agli addetti maggior impegno, utilizzare meglio le risorse disponibili, ma è indispensabile avere nuove risorse da continuare a sprecare nel modo consueto, garantendo gli stipendi più alti e la produttività più bassa d'Europa. Più o meno è sempre così: le riforme non si fanno perché costano o toccano privilegi intoccabili, se un recipiende forato perde acqua non si chiude il foro ma si immette più acqua. giovedì 4 novembre 2010 Gli italiani. Chissà perché quando una donna esprime la sua opinione capita spesso che tiri in ballo tutto l'universo femminile e quando un politico esprime la sua si senta in diritto di parlare in nome di tutti, anche di quelli che non l'hanno votato e nemmeno lo conoscono. Sento dire dalle donne in TV: "le donne fanno questo e/o quello, noi donne la pensiamo così e/o cosà". Sento dire dai politici in TV: "gli italiani vogliono questo e/o quello, gli italiani pensano così e/o cosà".


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Non sono donna e non so se davvero le donne che parlano lo fanno a nome di tutte, ma sono certo che i politici che esprimono il pensiero di tutti gli italiani non mi hanno mai chiesto cosa penso in proposito: o io non devo considerarmi italiano o sono loro troppo presuntuosi. Credo che una persona normale direbbe "penso che gli italiani - o meglio "che molti italiani" - vogliano questo e/o quello" o indicare statistiche in merito. Questa è la mia opinione, quella degli italiani non la conosco: ma se anche tutti gli altri la pensassero diversamente non sarebbe il pensiero degli italiani ma solo della loro stragrande maggioranza. giovedì 28 ottobre 2010 Famiglie Tutti o tanti dicono di pensare alle famiglie, che bisogna tutelare la famiglia. Che poi alle parole non seguano i fatti è più che naturale, ma vorrei almeno capire cosa s'intenda per famiglia. La nostra Costituzione, altrettanto a parole strenuamente osservata e difesa, sembra chiara in merito: "Art. 29. La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio." In realtà quando si parla di famiglia e di familiare non è sempre facile capire a cosa ci si riferisca. Per il mod. 730 (denuncia dei redditi) il coniuge va indicato anche se non fiscalmente a carico. E non è a carico se ha un reddito superiore a € 2840,51 (cioè 5.500.000 lire, dal


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secolo scorso) mentre se ha un reddito di pensione non superiore a 7.750 euro non è tenuto a fare la dichiarazione perché nulla deve d'imposta. Con reddito tra i 2840.51 e i 7750 euro, eventuali spese detraibili non possono essere detratte dalla famiglia: non dal coniuge perché non fiscalmente carico e non da se stessi perché non ci sono imposte. La famiglia "costituzionale" non è la "famiglia fiscale". Sempre dall'istruzioni per il mod. 730 trovo: "Spese per il recupero del patrimonio edilizio - Ha diritto alla detrazione anche il familiare convivente del possessore o detentore dell'immobile ...". Non è scritto, ma si deve intendere che convivente non è chi vive insieme, ma chi risulta avere residenza nello stesso comune (anche a qualche km di distanza?) o forse - meglio - risulta nello stesso "stato di Famiglia" anagrafico. Non più "famiglia fiscale" ma "famiglia anagrafica". Per l'esenzione dalle tasse sanitarie (ticket) si fa riferimento al reddito famigliare e non è semplicissimo sapere cosa sia. L'Asl2 Savonese dice: "Per reddito familiare si intende il reddito imponibile IRPEF dichiarato l'anno precedente da tutti i componenti il nucleo familiare (fiscale)". Cosa sia il nucleo familiare fiscale non è detto, cercando altrove trovo: "Circolare della DRS prot. n.8407/SPS/Amm/Pcsam dd. 13/04/05 13/05/05. “NUCLEO FAMILIARE” Per l’individuazione del nucleo familiare, ai fini della dichiarazione di esenzione dal pagamento del ticket per


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età/reddito, viene preso in considerazione il criterio fiscale e non quello anagrafico......Il coniuge ed i figli possono anche non convivere con il dichiarante e risiedere altrove." Naturalmente se si va a prenotare una prestazione sanitaria e ti chiedono di firmare sui due piedi la dichiarazione sul "reddito familiare" nessuno ti spiega quale sia, forse perché nessuno lo sa. Per l'imposta (canone) RAI si torna a far riferimento alla famiglia anagrafica. Infatti "..marito e moglie che abbiano residenze differenti costituiscono famiglie diverse e sono pertanto abbligati .. a pagare canoni separati .." La "famiglia anagrafica" non è quella "costituzionale" né quella "fiscale" e se non bastasse c'è la famiglia allargata, la famiglia di fatto, la famiglia gay e non so quali altre famiglie: tutto piuttosto complicato. Ma c' è un modo certo per sapere se fai parte o meno della famiglia cui si riferisce una norma: se facendone parte ci rimetti ci sei dentro, se ci guadagni sei fuori. martedì 26 ottobre 2010 Sovranità Secondo l'immutabile, perfetta, inemendabile ed eterna Costituzione della Repubblica Italiana: "Art. 1. ....La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione." e in una democrazia parlamentare come la nostra può


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esercitarla solo esprimendo un voto "Art. 48. Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età." che in qualche modo serve a formare il Parlamento, al quale spetta sia il potere legislativo in quanto "Art. 70. La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere." sia approvare il potere esecutivo, poiché "Art. 94. Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere." Ma una volta eletto, qualsiasi sia la legge elettorale vigente, "Art. 67. Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato." e ha tutto il diritto di infischiarsene altamente di quello che i suoi elettori si aspettavano da lui: al massimo potrà non essere rieletto e doversi accontentare dello stipendio da parlamentare per il periodo necessario a garantirgli una cospicua pensione. Il popolo ha un altro modo per esercitare la sovranità: il referendum. Bellissima cosa, solo che una volta che il popolo ha espresso il suo pensiero sempre i suoi pseudo rappresentanti trovano il modo di far si che rimanga solo pensiero, un voto augurale. Il popolo sovrano si è espresso per l'abolizione della sovvenzione ai partiti? Se ne prende atto e la sovvenzione non si chiama più sovvenzione ma "rimborso spese", la sovvenzione non c'è più e le spese rimangono. Spese per le ripetute campagne elettorali e spese per i giornali di partito. Ma non basta: pochi leggono i giornali e molti guardano la


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TV, i partiti abbisognano di una TV e naturalmente pensano alla TV di Stato, una TV pagata obbligatoriamente da tutti, ad una tassa, al canone RAI che non è una tassa per usufrire dei programmi RAI ma una vera imposta da pagare anche se i programmi RAI ti fanno schifo e non li guardi. Capita anche di doverla pagare due volte perché "marito e moglie che abbiano residenze diverse sono obbligati a pagare canoni separati", pur convivendo indifferentemente nell'una o nell'altra. Il popolo può quindi esercitare una sovranità limitata e indiretta solo su due dei tre poteri dello stato di diritto: il potere legislativo, il potere esecutivo. Nulla può invece sul terzo potere, il potere giudiziario. In teoria questo dovrebbe essere soggetto alla legge, espressione del potere legislativo. In pratica sembra soggetto solo a se stesso, libero di interpretare la legge - qualsiasi legge - con assoluta discrezionalità, rispondendo delle sue azione o mancanze solo ad una derivazione di se medesimo. Ipocritamente mostra di essere soggetto alla legge che impone l'obbligatorietà dell'azione penale: si potrebbe pensare che così tutte le azioni penali siano perseguite, che un magistrato sia costretto a rinunciare a sonno e ferie per adempiere al suo dovere ed evadere tutte le pratiche. In realtà alcuni non rinunciano a niente, lamentano mancanza di fondi, le pratiche si accumulano e scelgono le quelle che più gli convengono, quelle che richiedono meno impegno o danno maggiore pubblicità. È come se l'obbligo di osservare il codice stradale significasse obbligo di osservare solo le norme che ci convengono. Anche in questo campo la sovranità popolare si è espressa per responsabilizzare la


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categoria: naturalmente il voto referendario è rimasto come sempre soltanto un voto, un auspicio inascoltato. domenica 10 ottobre 2010 Che tempi! Fino a qualche decennio fa nella felice Italia non c'erano killer e fino a poco tempo fa nessuno subiva stalking: per secoli solo omicìdi, assassìni, sicàri e si veniva molestati, importunati, perseguitati, tormentati. O tempora o mores! giovedì 7 ottobre 2010 Audience Dal TG apprendo e vedo che mentre la madre è in collegamento con "Chi l'ha visto" la conduttrice della trasmissione le comunica che hanno ritrovato il cadavere della figlia. Non seguo "Chi l'ha visto", ma certamente non la seguirò in futuro. Capisco che in diretta si possa comunicare la vincita di un premio o qualche lieta notizia, ma mi sembra indecente dare in quel modo una notizia tragica ad una madre disperata: tutto per qualche "audience" in più!


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martedì 5 ottobre 2010 Estraneo Man mano che il tempo passa sempre più mi sento estraneo al parlare che mi circonda. Non tanto per quella bolla in cui si trova l'anziano signore della pubblicità, quella che scoppia grazie all'apparecchio pubblicizzato: un po' forse ma molto più perché le parole che sento sono sempre meno quelle d'un tempo. Capisco, o credo di capire, il senso di quello che si dice ma il modo in cui viene detto non è quello cui ero abituato, quello che userei. È come mangiare una pietanza che non ha più il gusto che aveva un tempo, fatta con ingredienti che non hanno più lo stesso sapore, da mani che non sono più quelle di allora. Molte parole sono state sostituite da termini foresti che dicono la stessa cosa, altre hanno assunto un diverso significato: parole che capisco ma che sono estranee a un pezzo della mia vita. Se devo raccontare di mia madre fatico a dire che alla mattina faceva shopping: per tutta la sua vita e per gran parte della mia andava semplicemente a fare la spesa. Se poi dicessi che "usciva con Giovanni e faceva shopping" molti penserebbero che aveva una relazione adulterina con Giovanni di notte e andava per boutique di giorno mentre vorrei solo dire che "quando Giovanni usciva di casa per andare al lavoro, lei usciva per fare la spesa giornaliera". Sembra - ma la cosa per me resta incerta - che quando si dice che qualcuno esce con qualcuna in realtà s'intenda dire che insieme entrano in un ristorante, in un una camera, in un letto. Rifacendomi al significato ereditario del verbo, per


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me vorrebbe semplicemente dire che escono a fare una passeggiata: omnia munda mundis. Un'altra cosa che da molto tempo mi disorienta è sentire frasi del tipo "sarà aperto un tavolo, presieduto dal prefetto", "Chiuso il tavolo della farmaceutica." o "Guatemala: rotto il tavolo di dialogo in tema minerario". A casa mia apro e allungo il tavolo quando abbiamo ospiti a pranzo; andando per campeggi aprivo il tavolo quando arrivavo e lo chiudevo quando partivo: non mi è mai capitato di rompere volontariamente un tavolo. Invece sembra che quando personaggi importanti devono riunirsi per discutere di qualcosa prima devono aprire un tavolo: non credo sia come quello che usavo in campeggio (di solito sono in molti) e le sedie sono già aperte o non sono pieghevoli. Una volta aperto il tavolo rimane così per diverso tempo e quando hanno finito di discutere se si lasciano amichevolmente lo richiudono per la prossima volta, altrimenti lo rompono; mai che rompino le trattative, le discussioni, le riunioni: quelle magari continuano ma rompono il tavolo. Loro rompono e noi - spesso paghiamo. sabato 2 ottobre 2010 Scelte fasulle. Non so se sono io a non capire o se sono loro a non spiegarsi bene o se semplicemente per i politici è normale non essere conseguenti. Affermano che il "porcellum" è un obbrobrio


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antidemocratico perché non consente ai cittadini di scegliersi chi mandare in parlamento. Quello che dicono è vero, o almeno metà di quello che dicono: che non consente la scelta. Non altrettanto vero mi sembra quello che con l'altra metà vogliono far credere, che cioè solo da quando c'è questa legge non posso scegliere chi mi rappresenta. Sarò un'eccezione, ma mi è sempre toccato di scegliere fra molta gente che non conoscevo, che mi veniva proposta da questo o quel partito, in pratica dalle persone che in quel partito avevano voce. Non avendo elementi per scegliere fra le persone, sceglievo fra i partiti sulla base di quanto i loro esponenti più in vista nei media dicevano e della simpatia che m'ispiravano. Non mi pare che si facesse il possibile per rendere "libera" la scelta delle preferenze: mettevano i candidati che volevano preferiti in testa alle liste o nei collegi sicuri, si sono anche usate le preferenze multiple per messaggi in codice e voti di scambio. Si spendevano anche molti soldi per le propagande personali, credo più generosamente per chi si voleva favorire. In sostanza la libertà di scelta rimaneva molto limitata: dovendo scegliere fra i soliti noti - cui sicuramente arrivavano copiose preferenze, in più collegi - e i molti ignoti qualche volta per sfizio guardavo nome o età o luogo di nascita, scegliendo in base ai dati che leggevo nelle liste, preferendo Bevivino a Bevilacqua, il più giovane o il più vecchio, un veneto o un pugliese. Può darsi che tutti gli altri milioni di elettori si informassero su vita, opere e misfatti di ciascun candidato, scegliendo a ragion veduta il nome da scrivere sulla scheda: io non lo facevo. Anche ammettendo che prima di questa legge i


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parlamentari venissero liberamente scelti dagli elettori e che così tornerebbe ad essere con una nuova regola, dopo avere proclamato che senza il diritto di scegliere i nostri rappresentanti non viviamo in un paese democratico, dopo avere deprecato la defezione dalla politica della gente che non si sente rapprentata, quegli stessi che così sentenziano ci vengono a dire che "Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato." È quanto dice l'Art. 67 della nostra Costituzione, che deve valere ora e sempre. Non capisco perché debba preoccuparmi di scegliere un candidato che mostri idee simili alle mie e dica che si occuperà dei miei problemi se poi, una volta eletto, farà esattamente il contrario di quello che mi aspetto da lui. Visto che tutti indistintamente rappresentano la Nazione devo aspettarmi che tutti lo facciano nel modo migliore: uno vale l'altro e non serve non solo scegliere la persona ma nemmeno il partito, non servono elezioni ma basta quando finisce una legislatura sorteggiare i fortunati che siederanno in Parlamento, fare una bella lotteria con ricchi premi in stipendi, pensioni, privilegi. E sperare. Sicuramente è colpa mia se non capisco, ma non ha senso pretendere di scegliere il mio rappresentante in Parlamento sapendo che questi non mi rappresenterà per niente. giovedì 23 settembre 2010 L'imposta matrimoniale.


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Fra le norme della Costituzione che anche i più accaniti sostenitori della sua immutabilità e rispetto sembrano ignorare trovo: "Art. 29. La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. ..... Art. 31. La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose. ....." In realtà non solo non esistono adeguate misure per rendere più equo il prelievo fiscale dalle famiglie numerose, ma esistono norme per penalizzare il matrimonio: le prime forse arriveranno pensando agli immigrati, le seconde non rimarranno pensando alle coppie di fatto. In una famiglia numerosa può capitare che lavori solo il coniuge con l'impiego più redditizio mentre l'altro si deve occupare dei figli: la tassazione per quell'unico reddito è maggiore di quella che sarebbe se a quel reddito concorressero più familiari e ancor più se si considerasse la capacità contributiva di ogni familiare dividendolo fra tutti. Per potere beneficiare di esenzioni dal pagamento di alcune tasse (ticket) si considera il reddito famigliare lordo annuo che deve essere inferiore a certi limiti fissati decenni fa e mai aggiornati. Se il limite è fissato a 36151,98 euro (non c'è da ridere, è l'equivalente di 70 milioni di lire, tondi tondi) per beneficiare dell'esenzioni uno non sposato può


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disporre anche di 36151 euro mentre due persone unite in matrimonio non ne beneficiano se dispongono di 18076 euro ciascuno. In pratica: i componenti di una famiglia che "godono" di un certo reddito guadagnato da un genitore pagano più imposte dei componenti di una famiglia che "godono" dello stesso reddito guadagnato da due genitori e più ancora dei singoli individui che godono di eguale reddito guadagnato da loro stessi; per beneficiare delle esenzione dai ticket le persone sposate devono godere della metà del reddito goduto da quelle non sposate. Per loro non vale la Costituzione che recita: "Art. 3 Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali." martedì 21 settembre 2010 Dire e fare A Milano si ruba, a Roma si rubba: ci sarà un motivo. Per molti il sabato è giorno di riposo: il sabbato inizia il venerdì. Se Luigi si dice Luiggi, come farò a dire oggi? Esiste ancora una distinzione tra grande e grosso, tra bravo e buono? Stiracchiarsi era spesso maleducato, fare stretching è sempre sportivo. Tormentare la gente non è reato, lo stalking (detto


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stolchingh) sì. Mia madre andava a far spese, mia figlia fa solo shopping. Una donna spendacciona fa XXL-shopping? martedì 7 settembre 2010 Auto: controcorrente? "Vendite auto in picchiata: mai così basse da 17 anni" Ma perché mai dovrebbe essere diversamente? Dopo ripetute "rottamazioni" chi aveva necessità o solo lo sfizio di un'auto nuova se la sarà comperata, credo. Si incolpa come asociale chi non usa l'auto all'ultimo Euro, chi ogni anno non cambia auto per averla conforme all'ultima direttiva CEE: lo considero una specie di terrorismo ecoligico. Non bastando la pressione morale per obbligare a cambiare auto anche quando non se ne ha alcun bisogno, si inventano divieti di accesso per le auto vecchie di qualche anno (EURO fuori corso) o in qualche giorno dell'anno, magari uno dei pochi in cui si userebbe l'auto, in cui si avrebbe necessità di usarla. Dicono per la salute dei cittadini, per la qualità dell'aria, come se si inquinasse di più facendo 1000 km all'anno con una vecchia vettura invece di 100000 con un trasatlantico terrestre girando per ore per posteggiare o mettendolo dove capita capita. Le auto sono senz'altro utili, forse anche necessarie ma vedo le strade della mia città tutte bordata di vetture, vedo automobilisti che passano e ripassano aspettanto che qualcuna se ne vada e mettersi al suo posto e penso quanto mi piacerebbe che così non fosse; vedo cataste di auto


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rottamate, distese di auto nuove appena arrivate in porto e penso che a tutto ci dovrebbe essere un limite: dobbiamo proprio disporre di tre auto a testa, dobbiamo proprio cambiare più spesso l'auto delle scarpe? "Vendite auto in picchiata: mai così basse da 17 anni": era ora! martedì 21 settembre 2010 Dire e fare A Milano si ruba, a Roma si rubba: ci sarà un motivo. Per molti il sabato è giorno di riposo: il sabbato inizia il venerdì. Se Luigi si dice Luiggi, come farò a dire oggi? Esiste ancora una distinzione tra grande e grosso, tra bravo e buono? Stiracchiarsi era spesso maleducato, fare stretching è sempre sportivo. Tormentare la gente non è reato, lo stalking (detto stolchingh) sì. Mia madre andava a far spese, mia figlia fa solo shopping. Una donna spendacciona fa XXL-shopping? lunedì 6 settembre 2010 Imposte inique Checché ne dicano quelli che vorrebbero tassare tutto e di più, trovo scandaloso mettere imposte indiscriminate sulla


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casa dove si abita, sugli interessi bancari, sui frutti di investimenti. Con "indiscriminate" mi riferisco a imposte che non distinguano tra investimenti speculativi e investimenti cautelativi. Chi ricava il suo reddito da speculazioni finanziarie è giusto che paghi imposte su tale reddito, naturalmente al netto di eventuali perdite: è in qualche modo un reddito da lavoro o d'impresa e come tale va tassato. Ma quando si fa un altro lavoro - qualsiasi altro lavoro - e il reddito derivante viene giustamente tassato non vi è giustificazione per ulteriori imposte. Se uno spende tutto quello che guadagna in pranzi, alberghi, gioielli, vino, liquori, divertimenti o per i suoi vizi nessuno si sogna di fargli pagare altra Irpef oltre all'IVA compresa nel prezzo di qualsiasi bene o servizio acquisti. Se invece risparmia e i suoi soldi li spende per malta, mattoni, tegole, muratori, artigiani vari, per tutto quello che serve per farsi una casa comprese le relative tasse e imposte, perché mai dovrebbe poi pagare un'imposta per il solo fatto di averla? E se invece affida i suoi risparmi a una banca o a un agente finanziario perché deve pagare imposta sulla parte di reddito risparmiato che riesce a sottrarre all'inflazione? Non solo non dovrebbe subire ulteriore tassazione ma lo si dovrebbe premiare per il contributo che dà agli investimenti produttivi del paese e ai conseguenti prelievi fiscali sui redditi che produrranno; gli si dovrebbe anche riconoscere un rimborso dell'imposte pagate sugli importi non sottratti all'inflazione, un reddito fasullo. Invece non solo si tassano


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le "non perdite" dei redditi risparmiati ma si colpiscono anche quelli correnti - non adeguando i limiti per aliquote, esenzioni, detrazioni - considerandoli più consistenti, più ricchi e quindi più tassabili se solo limitano la perdita del loro potere d'acquisto, Se lo Stato facesse bene il suo dovere di far pagare a tutti le giuste imposte e tasse non si troverebbe a pretenderne di ingiuste né a distinguere tra ricchi e poveri nel fornire i suoi servizi: se tutti hanno pagato il dovuto in ragione al reddito percepito tutti hanno diritto a beneficiare dello stesso trattamento senza ulteriori distinzioni, evitando così di appesantire la burocrazia e favorire i furbi. domenica 18 luglio 2010 Questo caldo Dicono che gli italiani hanno imparato a parlare l'italiano grazie alla TV o perlomeno hanno imparato ad usare tutti le stesse frasi, magari un tempo abituali in alcune regioni e sconosciute in altre. Forse la TV serve ad avere un linguaggio comune, ma quasi sicuramente fa disimparare l'italiano. Non si sente dire "persecuzione" ma "stolchingh", non "riservatezza" ma "praivaSi" e così via usando parole che sicuramente non si scrivono come si sentono. Forse per fare i giornalisti in TV è necessario dare l'impressione di conoscere l'inglese ma sicuramente non deve essere richiesto di conoscere l'italiano, probabilmente considerato lingua moribonda. Parlando del clima - e non c'è estate che non parlino del caldo o inverno che non parlino del freddo -


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ho sentito più volte dire frasi del tipo " ... caldo torrido, temperatura percepita 35°", spiegando o avendo già spiegato che la temperatura percepita dal corpo umano è superiore a quella percepita dal termometro per via dell'umidità dell'aria. Quanto più l'umidità è elevata tanto maggiore è la differenza tra la temperatura indicata dal termometro e quella percepita. A parte il fatto che io non percepisco la temperatura in gradi Celsius ma in grado di insopportabilità, più o meno elevato e spesso non condiviso, trovo strano che - da quello che dicono - più c'è umidità e più il caldo percepito è torrido. Io associavo il caldo torrido al deserto, alla siccità, finanche alla torrefazione: caldo sì, termometro che segna temperature elevate, ma secche. Mi era incomprensibile che il caldo possa essere torrido per effetto di alta percentuale di umidità e sono andato a verificare in Internet, http://www.treccani.it. "torrido tòrrido agg. [dal lat. torrĭdus, der. di torrēre «disseccare, asciugare»]. – Secco, bruciato per il gran caldo; più spesso, con valore attivo, che dà impressione di caldo secco, intenso, ardente: una giornata t.; un clima t.; temperature torride. In geografia, zona t., ciascuna delle due zone terrestri situate una nell’emisfero nord, compresa tra il tropico del Cancro e l’equatore, l’altra nell’emisfero sud, compresa tra il tropico del Capricorno e l’equatore (o, anche, l’intera zona compresa tra i due tropici), caratterizzate da un forte squilibrio termico diurno-notturno, da una scarsa


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oscillazione termica annua, e dall’altezza del Sole sull’orizzonte sempre molto elevata." Evidentemente i cronisti TV usano un altro italiano, il new italian. sabato 3 luglio 2010 Italia/Europa Sento giornalisti, magistrati, politici affermare che l'Italia non può avere leggi come quelle dei paesi europei perché qui è potente la criminalità organizzata. Magari occasionalmente, sono però inclini a non rispettare le leggi che li riguardano, di fatto contribuendo a creare la mentalità diffusa di rispetto per l'illegalità. Se i privilegi non si toccano, se la forza della casta prevale sull'equità, se le norme sono fatte solo per i fessi, allora possono prosperare furbi e prepotenti: si creano norme che complicano la vita ai soliti che le rispettano mentre gli altri - al peggio - si sentono più bravi. venerdì 2 luglio 2010 Preti Dicono che i preti sono pochi, ma non è facile saperlo: quei pochi o tanti sono invisibili. Vivo in una città di provincia, sono sempre vissuto in una qualche città della provincia italiana: dove ora vivo (e penso non solo qui) non si vedono preti. Eppure sono certo che ce ne sono, pochi ma ce ne


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sono. Forse sarà perchÊ non sono un assiduo praticante, ma in chiesa ci vado e in chiesa durante le celebrazioni vedo vescovo, parroci, coadiuvanti (quelli che un tempo chiamavo cappellani). Ma quando non ci sono funzioni sacre nemmeno in chiesa vedo preti, vestiti da prete cattolico: vedo uomini in abiti comuni che si comportano come in casa propria e guardandoli un po' meglio posso riconoscere qualcuno che ho visto dir messa, un prete. Non ne ho visti in bermuda, pinocchietti o canzoncini corti: calzoni lunghi con giacca o senza, con pullover o senza, camicie a manica lunga o corta, con cappotto o giacca a vento d'inverno, una piccola croce forse. Un tempo erano visibili, si potevano amare o odiare ma esistevano e proclamavano la loro esistenza, talvolta per vantaggio, talvolta per coraggio. Tranne qualche raro prete vecchissimo, per le strade non vedo nessuno in abito talare. Un giorno in piazza ho incrociato un signore che mi pareva conoscere, vestito con giacca e pantaloni scuri: era un po' trasandato e questo mi ha fatto riconoscere il precedente vescovo della diocesi. Non sono aggiornato sui canoni ecclesiastici; ai miei tempi i preti erano sempre vestiti da prete e anche se per qualche particolare motivo (che so, ricovero ospedaliero) non portavano la "tònega" si vedeva che erano preti per via della "cèrega", la piccola tonsura circolare grande come uno o due euro che avevano sopra la nuca. Che sono consacrati lo sanno loro, che sono sempre e comunque preti lo sanno loro e qualche fedele particolarmente istruito e praticante: per il resto della gente sono uomini come tutti gli altri, cui non vale proprio la


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pena raccontare i fatti propri (confessare peccati): si comportano come gli altri senza scandalizzare e senza raccontarlo alla gente. I paramenti sacri delle funzioni religiose, l'abito da prete usato solo in quell'occasione qualcuno può considerarlo come il costume di scena di un attore, indossato solo per recitare quella parte: se fossero sempre in abito "sacro", non sarebbe recitare ma vivere da prete. Saranno cambiati i tempi, sarà che sono invecchiato e come tutti i vecchi ripenso ai tempi andati ma, sicuramente sbagliando, preferivo quando i preti erano sempre preti per tutti, amati o odiati. L'abito non fa il monaco, ma aiuta. lunedì 21 giugno 2010 Pensionate Tempo fa leggevo titoli scandalizzati perché la metà dei redditi dichiarati dagli italiani è sotto i 10000 euro annui, evidenziando mendacità ed evasione fiscale. Non ho letto gli articoli, ma mi meravigliavo dello scandalo considerato che in casa mia è realtà: il mio reddito è sopra ma quello di mia moglie ben al di sotto di 10000 euro, uno su due come nello scandalo. Forse nel testo avrei potuto capire che erano esclusi i redditi esenti da "dichiarazione". Ora trovo che il 72% dei pensionati (altra fonte dice 8 milioni) riceve meno di 1000 euro al mese (46% meno di 500 e 26% tra 500 e 1000: media meno di € 9000 all'anno) e che mediamente le donne percepiscono 5200 meno degli uomini, cosa che può rattristare ma non meravigliare. Le donne vanno in pensione cinque anni prima degli uomini e


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questo "diritto irrinunciabile" ha il suo costo: una pensione inferiore almeno del 10%. Inoltre, molte delle donne attualmente pensionate non hanno "lavorato" sempre: matrimonio e famiglia erano una cosa seria e importante e hanno preferito o dovuto privilegiare la famiglia rispetto al lavoro retribuito. Tutti invocano la Costituzione, ma ricordano solo gli articoli che gli convengono: chi cita l'art. 21 non cita l'art.15 o viceversa e l'articolo che prevede la tutela della famiglia è quasi dimenticato. Non c'era denatalità, non c'erano asili nido né tutti gli elettrodomestici e aiuti d'oggi, non tutte avevano una madre cui affidare i figli, non tutte trovavano lavoro: se il marito aveva un impiego che permettesse di vivere con parsimonia, potevano preferire badare alla famiglia, alla casa, crescere "bene" i figli occupandosene personalmente e, perché no, curarsi del marito permettendogli di sacrificarsi nel lavoro e guadagnare di più. Questo può oggi apparire impensabile, ma - basandomi sulla mia limitata esperienza personale penso che allora ci fosse meno egoismo, meno "necessità" di consumare, divertirsi, stordirsi, drogarsi e più spirito di sacrificio, senso di responsabilità, solidità e solidarietà familiare.Il marito lavorava e loro erano "casalinghe" cioè facevano un lavoro gravoso e impegnativo senza retribuzione e contribuzione, magari potevano versare contributi volontari, ma la pensione maturata restava bassa. Giustizia vorrebbe che, avendo concorso al "benessere" della famiglia e permesso al marito di guadagnare stipendio e pensione ne fossero contitolari e partecipi. Questo in pratica succede nella mia famiglia e credo in molte altre, in tutte quelle intese come "unità" con impegni, doveri e


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rispetto reciproci. Ma non è previsto e nemmeno tutelato dalla legge, per la quale non esiste un diritto della famiglia ma tanti diritti individuali. Prevede sì, almeno per ora, la pensione di reversibilità riconoscendo in qualche modo la compartecipazione di un coniuge alla formazione della pensione dell'altro, ma non riconosce un "reddito" familiare se non per penalizzare. Una famiglia di 5 persone con reddito 50000 dovrebbe essere tassata come 5 persone con reddito 10000, indipendentemente dal numero dei componenti che concorrono con entrate e spese a formare quel reddito; invece si tiene conto del reddito familiare solo se permette l'esclusione da esenzioni o riduzioni di tasse (ticket). Naturalmente dovrebbe essere ben chiaro cosa s'intendende per famiglia meritevole della particolare attenzione della Costituzione, con giustizia equità chiarezza e senza finzioni burocratiche esclusivamente formali, magari precisando se il matrimonio ha tuttora valore legale o è solo occasione di risate (da risi/risa), mangiate, bevute e goliardate. Si parla di conflitto generazionale, si dice che i giovani pagano per i vecchi e che staranno peggio di loro. Sarà vero, ma forse è solo parzialmente vero. Molti dei pensionati attuali hanno cominciato a lavorare giovanissimi, anche a meno di 14 anni, con scarsa retribuzione e nessuna contribuzione, 48 ore di lavoro alla settimana, due settimane di ferie e 17 festività all'anno; la pensione di vecchiaia a 55 anni per le donne e 60 per gli uomini pare meritata. Certo fra i pensionati ci sono anche quelli che lavoravano una ventina d'ore alla settimana, avevano tre mesi di ferie e


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vacanze varie all'anno, si lamentavano per il basso stipendio e sono andati in pensione prima dei 40 anni: è sempre dura rifiutare o abolire privilegi. domenica 20 giugno 2010 Speranze Le frasi fatte mi provocano una sorta di irritazione allergica, specialmente quando penso siano sbagliate. Capita spesso di sentire alla TV politici, giornalisti, persone importanti constatare, condannare, auspicare, promettere, dire "una svolta a 360 gradi", intendendo un capovolgimento, un testa-coda, un ribaltamento, un dietrofront, un'inversione dell'andamento precedente. Io ho preso il goniometro ed ho provato: partendo da zero dopo avere contato 360 gradi mi sono ritrovato al punto di partenza. Non credo sia questo che vogliono dire quelle meritevoli persone: chissà se un giorno qualcuno - magari un figlio piccoletto - spiegherà loro che trecentosessanta gradi è sì il massimo, ma è un "angolo giro" e che la nuca si trova a soli 180 gradi dalla fronte. Centottanta è forse troppo modesto per loro, ma più giusto: si accontentino. sabato 12 giugno 2010 Dicono Dal 2000 al 2007 il reddito medio è aumentato meno del 24% per i dipendenti privati e più del 47% per i pubblici


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che si indignano se gli negano altri aumenti nel prossimo biennio e dicono di essere gli unici a pagare e confrontano i loro stipendi con quello dei tedeschi e la loro produttività con quella dei greci e dimenticano che i soldi che prendono e le imposte che versano sono pagate dagli altri lavoratori italiani con meno privilegi e col diritto di poter dire "abbiamo già dato". Grosso modo in dieci anni quello che costava mille lire costa almeno un euro, le spese sono aumentate più del 100%, gli stipendi pubblici più del 45%, quelli privati più del 25% e la mia pensione meno, ma i limiti di reddito per godere di benefici fiscali sono aumentati ben dello 0%. Nelle istruzioni per la compilazioni del mod.730/2001 trovo "Coniuge e familiari a carico...Sono considerati fiscalmente a carico se nel 2000 non hanno posseduto redditi ...per un ammontare superiore a lire 5500000 pari a euro 2840,51 ..."; in quelle del mod. 730/2010 la dicitura è identica, manca solo "lire 550000 pari a". Nel 2000 erano esenti da tasse sanitarie "Bambini sotto i 6 anni - Anziani sopra i 65 anni di età con redditi familiari fino £.7000000 (€ 36151.98)", nel 2010 invece è "fino € 36151.98". In questo caso oltre al ridicolo limite arrotondato al centesimo c'è la trovata del "reddito familiare", cioè del nucleo familiare che comprende "il coniuge, non legalmente ed effettivamente separato, anche se non convivente con il dichiarante". Peccato che analoga norma non valga anche per le spese sostenute: alcune sono detraibili solo se il coniuge è fiscalmente a carico, per altre deve essere convivente. Capita che con il reddito sotto i limiti fissati nel secolo scorso un coniuge non possa (se


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poteva) sopravvivere senza l'aiuto dell'altro; capita che il suo reddito superi i famosi (dopo così tanti anni) € 2840.51 ma non € 7500 euro: eventuali spese non saranno riconosciute alla sua famiglia perché è troppo povero per dover pagare imposta e troppo ricco per essere a carico del coniuge. Capita che da persona all'antica non pensi nemmeno al divorzio e viva sempre col coniuge, che se ci sono soldi ci sono per entrambi, se si deve riparare la sua casa si fa; sono previste agevolazioni fiscali di cui possono benificiare tutti, ma non loro: uno è escluso perché troppo povero, l'altro perché è sì convivente per sé, per la lingua italiana, per tutti ma non per il fisco che scrive "convivente" e legge "con residenza angrafica nello stesso comune" e capita che loro l'abbiano in comuni diversi. Si diceva che l'inflazione è la tassa più iniqua, subdola e odiosa; con l'euro e relativi impegni, anche da noi non è terrificante come un tempo ma l'inflazione c'è ed è disonesto non cambiare nominalmente nulla e di fatto tassare di più redditi in realtà scemati: un reddito che dieci anni fa una famiglia considerava un sogno oggi è un incubo, maggiormente tassabile. Di queste iniquità, di queste nefandezze ne parlo da anni ma - pare - sono il solo a farlo. Ministri, parlamentari, sindacalisti: nessuno se ne lamenta, loro e il loro stipendio - opportunamente adeguato - è al di sopra di queste piccolezze. E poi di questi tempi meglio non parlare di queste cose: magari diminuirebbero di pochissimo l'entrate dell'erario, meno di quanto uno dei tanti sprechi ne aumenti l'uscite, ma creerebbero un pericoloso precedente di equità. Meglio mantenere le cose


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come sono, fra dieci anni nessuno si troverà a poter beneficiare di agevolazioni che andavano bene nel XX secolo, nessuno potrà lamentarsi perché guadagnando un centesimo in più di un altro ne deve prendere qualche centinaio in meno (limiti non graduali) et similia. E così ogni anno di questa stagione devo controllare che la somma delle nostre pensioni, con cui si compra sempre meno ma vengono rivalutate - non adeguatamente - per l'inflazione, non sia arrivata a superare i 70 milioni di lire (pardon, € 36151.98) lordi, obbligandoci a spese maggiori col crescere dell'età e il diminuire della salute. Dicono di pensare alle famiglie, ai lavoratori, ai pensionati, alle "fasce più deboli". In realtà pensano solo alla poltrona, ai lauti compensi a spese di chi dicono di difendere. Sì pensano alla famiglia, alla loro famiglia, a come assicurare seggi o "careghete" a sé, mogli, figli, parenti e magari amanti e amici, anche e specialmente quelli che gridano al conflitto di interessi. Pretendono (non disinteressatamente) che il cittadino sia onesto con il fisco: se ci fosse reciprocità forse non avrei dubbi a considerare mai l'evasione fiscale come legittima difesa. sabato 12 giugno 2010 La chiavetta Magari mi sbaglio, ma penso proprio che la colpa sia della chiavetta, la chiavetta USB, la pendrive. Te lo vedi un cronista, cui è stato dato accesso ai faldoni delle


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intercettazioni, copiarsi a mano in uno sgabuzzino del tribunale migliaia di pagine, milioni di parole per poi leggersele con calma, trarne un sunto (credo impensabile altrimenti) e mandarlo al linotipista? Questo sarebbe successo un tempo, ma poi arrivarono le fotocopiatrici e già andava meglio. Con i nuovi mezzi i faldoni nascono da bit, da dati binari, da 0/1, da cariche elettriche +/-, facilmente memorizzabili, facilmente trasferibili in supporti sempre più capienti e sempre meno ingombranti. Oggi in una chiavetta ci sta tutto, il risultato di mesi, anni di intercettazioni su vasta scala (beh, forse no: la necessità di intercettare sembra non avere limiti): basta inserirla per poco tempo nel computer giusto e si ha tutto in mano e tutto immediatamente stampabile. Solo il costo della carta forse obbliga ad un lavoro di taglia-incolla o forse un senso di pietà verso i lettori meno appassionati delle privatezze altrui. mercoledì 9 giugno 2010 Province Non so se sia bene o male abolire le province, tutte o solo alcune. Pare che verranno abolite quelle con meno di 200 mila abitanti e noto una stranezza. Vercelli che fino a 15-20 anni fa era una provincia con circa 360 mila abitanti è ora divisa in quelle di Biella e di Vercelli, ognuna con meno di 200 mila abitanti. Fosse restata unica non rischierebbe di sparire, invece le due attuali dovrebbero confluire in quelle limitrofe: penso Novara per Vercelli e Torino per Biella.


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Biella però potrebbe sopravvivere perché prevalentemente montana e annettersi Vercelli: si tornerebbe così all'antico, ma con ruoli invertiti. Tutto un po' strano. Se l'ente è inutile vanno abolite tutte le province, se è utile può non esserlo quando comprende Biella e Susa lontana 150 Km oppure, come si è ritenuto, Vercelli (agricola) e Biella (industriale). Non vedo poi un gran risparmio nell'accorpamento di sole 4 province né uno scandalo nella loro sopravvivenza: ben più scandalosi sono i privilegi delle varie caste (politici, magistrati, giornalisti, burocrati, ecc.) e delle regioni a statuto speciale. Queste sì che mi piacerebbe fossero abolite, non come regioni ma come speciali. Se poi Valle d'Aosta (regione-provincia con 127 mila abitanti) e Trentino-Alto Adige vogliono essere Francia e Austria sempre Europa sono, se Sardegna e Sicilia vogliono diventare africane pazienza, spero che Friuli-Venezia Giulia resti Italia. Una volta che le regioni italiane avranno pari diritti e doveri, se diventeranno responsabili delle loro entrate e spese potranno giudicare ed essere giudicate dai loro abitanti sull'opportunità o meno di creare o abolire province: se la Sardegna può permettersi di avere CarboniaIglesias (130 mila abitanti), Medio Campidano (103 mila), Ogliastra (53 mila), Olbia-Tempio (154 mila) forse anche il Piemonte può tenersi Vercelli (180 mila), Biella (187 mila), Verbania-Cusio-Ossola (163 mila) senza chiedere nulla ad altri, né pareri né quattrini.


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lunedì 7 giugno 2010 Spiagge Sei una turista straniera, arrivi in Italia, vai in spiaggia e mentre ti stai godendo il sole arriva qualcuno che vuole venderti qualcosa che non t'interessa e gentilmente rispondi "No, grazie". Se sei fortunata quello altrettanto gentilmente ti saluta e se ne va, se non lo sei insiste, insiste ma alla fine capisce e cambia aria. Ti appresti a goderti la giornata di sole e subito arriva qualcun altro a proporti le stesse cose o qualcos'altro e la scena si ripete. Vigili urbani appostati chissà dove vedono la scena e non intervengono: è vietato vendere quella merce? Sì e loro lo sanno, ma non intervengono per impedire che avvenga: aspettatano che la malcapitata stanca o impietosita alla fine compri qualcosa per precipitarsi e farle una multa di 1000 euro, ritenendo molto più possibile incassare da una presunta ricca turista che da un povero venditore abusivo. Penso che questo succeda solo nel nostro bel paese, in qualsiasi altro cercherebbero di proteggere i turisti dai fastidi che li fanno preferire altri lidi, fermerebbero l'importunatore (ben visibile, in piedi, con tutta la merce in mostra, vestito fra tanti nullafacenti stesi seminudi), lo sanzionerebbero e magari lo rispedirebbero donde è venuto. Sei straniera e pensi che l'Italia sia un paese civile, non ti passa quindi per la mente che possa esistere una norma assurda, che non si punisca il ladro ma il derubato, non l'importunatore ma l'importunato: se è permesso vendere merce sotto gli occhi di vigili, carabinieri, poliziotti, guardia di finanza, guardiamarina, bagnini, bagnanti pensi che dev'essere lecito


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comprarla, ma così non è. Qui capita che chi lascia i giocattoli dei figli sul pavimento o resiste allo scippo sia più colpevole del ladro che v'inciampa o dello scippatore che cade, che chi è troppo povero viene escluso dai benefici statali, che non si punisce chi trafuga notizie riservate ma chi le riporta. Se la turista si fosse informata prima su questo bel paese, forse sarebbe andata altrove. Io non sono donna e sono un po' all'antica; non conosco le "griffe" e non mi va portare marchi ed etichette; non compro borsette, ma penso che se dovessi comprarne una guarderei solo se mi serve e se mi piace: se compro una borsa da dieci euro è perché non sono disposto a spenderne 300 e non ne comprerei mai una a quel prezzo, ma se proprio ne volessi una che valesse tanto non la comprerei in spiaggia. Ma non sono donna. giovedì 20 maggio 2010 Da 31/01/2010 a 20/05/2010 Senza telefono "Non voglio che i Magistrati siano privati di strumenti indispensabili per scoprire i reati, condannare i colpevoli e far trionfare la Giustizia: non voglio che sia abolita la tortura né limitata la carcerazione preventiva, perché è meglio un innocente in prigione che un delinquente in libertà. Anzi, meglio incarcerare tutti gli italiani perché sicuramente hanno commesso qualche reato o lo commetteranno se restano liberi. Magistrati esclusi."


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Scritto il 20/05/2010 Capire Alla mia età è un po' dura. Non mi ritengo tanto vecchio da vivere fuori dal mondo e solo di ricordi, ma mi è sempre più difficile capire quello che la gente dice o scrive. Non perché sia tonto, sordo o cieco (bastano gli occhiali per leggere) ma perché ogni giorno m'imbatto in parole sconosciute. A volte sono parole nuove per concetti nuovi, il più delle volte però non spiegati. Chi scrive forse dà per scontato che chi legge sappia il significato o forse non gli interessa farsi capire. Se fossero parole italiane potrei magari trovarne uno approssimativo basandomi sulla radice comune ad altre parole dal significato noto. Sono invece parole angloamericane e spesso acronimi o termini composti in quella lingua. Come Internet, ma meno male che c'è: quando leggo un termine sconosciuto posso sempre cercarlo lì e trovarne la spiegazione. Non è detto che se poi lo sento dire, subito lo riconosca. Abituato alla grafia italiana, su quelle parole ho l'unica certezza che non si pronunciano mai come sono scritte: ogni altro modo potrebbe andar bene. Non ho studiato inglese in gioventù e dopo non mi ha mai attratto quella lingua, parlata sì nell'intero mondo ma forse proprio per questo imbastardita e storpiata come credo sempre sia stata una lingua franca. Di molte parole scritte ho imparato il significato ma di nessuna sono certo di sapere l'esatta pronuncia. Una pubblicità mostra persone anziane che non capiscono i discorsi altrui: si suggerisce di acquistare un apparecchio acustico, ma magari abbisognano di un traduttore


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simultaneo. I termini per nuove cose materiali o immateriali necessariamente ci arrivano da chi per primo queste cose scopre o inventa e per infiniti motivi chi le inventa usa la lingua inglese. Non sarebbe male che chi scrive in italiano, per farsi capire dagli italiani non specialisti della materia usasse termini nostrani o ne spiegasse il significato. Invece capita non solo che nessuno fa il minimo sforzo in tal senso, ma l'indolenza degli scriventi è tale che - forse per ignoranza - il più delle volte usano termini per capire i quali non è necessaria Wikipedia ma basta benissimo un dizionario inglese-italiano. Loro non lo usano, lo devono fare i lettori. Così oggi tutti parlano di welfare, di ticket o di trolley come se in italiano non fossero mai esistite parole perfettamente idonee a significare la stessa cosa, parole antiche in un'accezione moderna. Magari non sanno né scriverle né pronunciarle correttamente, ma moltissimi usano solo parole straniere e forse moltissimi, almeno fra gli anziani, faticano a capirle e a volere cake per dolce. Perfino in chiesa il vecchio caro Jesus Christus è ora detto Gisas Craist: anche l'idea di rendere la liturgia più comprensibile abolendo il latino sta andando a farsi benedire. Scritto il 23/04/2010 Un'imposta gradita. Non amo particolarmente imposte, tasse e regole difficilmente applicabili, però ....


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Però non mi spiacerebbe che fosse messa un'imposta del 500% sulle bombolette spray che tanti buontemponi usano imbrattando case, muri, monumenti. Forse in questo modo se ne venderebbero di meno e il ricavato dell'imposta potrebbe essere destinato al risarcimento delle spese per ripristinare lo status quo ante. Naturalmente la sovrattassa non andrebbe applicata sugli acquisti per usi piÚ intelligenti, basta trovare come. Scritto il 05/04/2010 Prima o poi. Prima o poi si arriverà al matrimonio gay e al riconoscimento delle coppie di fatto: finalmente anche loro potranno "godere" delle discriminazioni e di tutti gli svantaggi riservati alle coppie regolarmente sposate. O magari finalmente verranno abolite le penalizzazioni e considerato il quoziente familiare: loro gridano piÚ forte i loro "diritti" e si fanno ascoltare. Sempre che le famiglie di vecchio tipo siano equiparate alle nuove. Scritto il 05/04/2010 Non votano E poi si meravigliano che la gente non va a votare. Si è passati dal 70,5 del 2005 al 64,2 del 2010: meno 6,3% sul totale degli aventi diritto, ma in pratica delle persone che hanno votato nelle precedenti elezioni regionali dieci hanno votato anche nel 2010 e una no, una diminuizione del 10%.


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Ma anche il lamentarsi del calo della partecipazione forse fa parte di quello che dicono ai telespettatori, ma in cuor loro sono felici di poter "lavorare" rendendo conto al minor numero di persone possibile, di fare i loro interessi senza troppi controllori. Fatico non poco a fidarmi di gente che mi vuole convincere della veritĂ che in un metro quadrato ci stanno comodamente dalle dieci alle venti persone, come affermano spudoratamente ogni qual volta organizzano una qualche adunata in piazze romane circondate da antichi palazzi e non da camper pronti a spostarsi a seconda del numero dei partecipanti dichiarati. Questo prima delle elezioni. Ad elezioni avvenute invece tutti hanno vinto, o meglio tutti ci dicono d'avere vinto. Mi piacerebbe sapere se quello che dicono in TV al popolo bue lo ripetono nelle riunioni di partito: se cosi fosse potrebbero passare di sconfitta in sconfitta credendosi vittoriosi. Se hanno avuto una diminuzioni di consensi rispetto alle precedenti consultazioni trovano sicuramente un'elezione in cui sono andati peggio e confrontano i risultati con quella, se hanno perso qualche milione di voti ma hanno vinto in quattro comuni di 500 abitanti citano questa grande vittoria. A quanto ci dicono, vincono sempre e comunque mentre gli avversari perdono sempre e comunque, a prescindere dalla realtĂ dei risultati. Non capisco come possano pensare che la gente comune, anche la piĂš affezionata al partito creda sempre e comunque alle panzane che raccontano, che non si accorga che si arrampicano sugli specchi, che stiracchiano Costituzione, Leggi, fatti, numeri e risultati elettorali per adattarli alle


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loro convenienze: forse sono meno furbi di quanto si credono. Scritto il 29/03/2010 Mi piace l'Italia Sono felice di vivere in Italia. È un paese bellissimo, dove quello che è scritto sui giornali non va detto al telefono, dove - a spese dello Stato - possiamo leggere cosa fa nel letto e nel cesso chiunque, dove chi tende trappole agli avversari vi finisce dentro per "par condicio", dove chi ferma l'autopompa dei pompieri può anche insultarli perché non spengono l'incendio, dove la Costituzione viene spesso agitata e talvolta applicata, se conviene. Nemmeno da confrontare con l'URSS di un tempo quando nelle case si era spiati e denunciati da portieri e vicini, ora si sa tutto quello che dici anche se in aperta campagna parli di tua suocera: tutto viene ascoltato, registrato, verbalizzato e messo nella stampa; c'è solo l'impossibilità di essere spediti in qualche Siberia, per mancanza di spazio. Purtroppo ora possiamo sapere quello che uno pensa di qualcuno o di qualcosa solo se lo dice, ma i progressi della tecnica sono esponenziali e presto - finalmente - potremo sapere anche quello che pensa: finalmente pensar male e agire bene sarà più grave del parlare bene e agire male. Scritto il 17/03/2010 Anziani Se chiamano giovani persone di 45 anni, una di 65 non può


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essere detta anziana ma - al massimo - matura, come era definita una di 45 anni quando i giovani non ne avevano più di 25. Oggigiorno a 10 anni non sono più bambini ma restano giovani fino a 50 e non diventeranno mai vecchi, credono. Apprendo con piacere che nemmeno io posso essere definito anziano: gli anziani non usano Internet, dicono, e non usando Internet sono informati solo dalla televisione, tranne quelli che possono permettersi anche i giornali cartacei. Magari non sapranno usare il Web ma sicuramente tutti gli anziani conoscono appieno, per averli adoperati fin da piccoli, termini quali "troiler, shopper, welfare, triage, media (letto midia), share, week end, ticket, car,day hospital, day surgery, spoils system, fiction, stalking, class action, question time, show, tax day, baby sitter, ecc. ". Ma non capirebbero "carrello, borsa, benessere, priorità, quota, fine settimana, tassa, auto, ospedale giornaliero, chirurgia ambulatoriale, spoliazione (sistema dello spoglio), finzione, persecuzione, azione collettiva, interrogazioni o interpellanze (parlamentari), spettacolo, giornata antitasse, bambinaia, ecc.": per questo in TV, supermercati, documenti e luoghi pubblici non li usano. Scritto il 08/03/2010 Bulli e bulle Perché no? Perché se mio padre mi picchia e fa il prepotente con me non posso fare altrettanto con i più deboli di me?


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Perché se qualsiasi cosa faccia nessuno mi punisce non dovrei fare qualsiasi cosa? Genitori, insegnanti, chiunque osasse sarebbe punito, per legge. Conosco una bimba che si è presa dalla mamma un sonoro schiaffone sul sedere solo perché ha attraversato la strada sfuggendole di mano: a quella sciagurata mamma è andata bene che non l'ha vista un vigile, ma a quella povera bimba è rimasta la fobia di sfidare il traffico. Perché se i miei genitori pensano solo a se stessi non posso infischiarmene di loro? perché se mio padre beve, mia mamma fuma o entrambi si concedono vizi e vizietti io dovrei essere virtuoso? Perché se i miei genitori non si rispettano io dovrei rispettare i miei compagni e compagne. Perché non dovrei - se ne ho voglia - rubare, ferire e magari anche uccidere avendo buone probabilità di non essere scoperto e, se scoperto, di dovere pagare poco o niente per quello che ho fatto, se dicono che non sarò punito nemmeno da Dio? perché non dovrei entrare in casa altrui ad arraffare denaro o altro sapendo che chi vuole impedirmelo rischia più di me di finire in galera? Perché dovrei lavorare onestamente se altrimenti posso guadagnare di più, con meno fatica e rischi? Perché devo sgobbare io se qualche fesso lo fa per me? Bulli, bulle, prepotenti, delinquenti: perché no? Un tempo dicevano perché è peccato, la tua coscienza lo vieta, Dio ti punisce; quel tempo è passato. Scritto il 08/02/2010


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Entrate e uscite "In una vasca con X litri d'acqua, ogni minuto da un rubinetto ne entrano Y litri e da un foro sul fondo ne escono Y+Z: in quanto tempo si svuoterà la vasca?" Più o meno questo era uno dei miei primi problemini scolastici. Non molto diverso è il problema di ogni governo: se le spese superano le entrate le casse statali si svuotano. perché questo non accada o si riducono le spese o si aumentano le entrate, o si apre il rubinetto o si restringe il foro d'uscita. Supponiamo che il rubinetto sia alimentato da una vasca più alta e più grande in cui tutta la comunità versa secchi d'acqua prelevata da un pozzo e che l'acqua che esce dal foro sul fondo serva per dissetare la gente, irrigare i campi, abbeverare il bestiame, serva alla comunità. Se qualcuno fa il furbo e non contribuisce a versare nella vasca superiore l'acqua del pozzo (che ipotizziamo inesauribile) merita il biasimo di tutti perché costringe gli altri a maggior lavoro o a ridurre la disponibilità di acqua. Ma se un altro fa nascostamente un altro foro nella vasca per usare l'acqua a suo vantaggio o facendola disperdere in terre incolte, questi non è meno riprovevole di chi non contribuisce a rifornire di acqua le vasche. Per la comunità il risultato è esattamente uguale: o maggior lavoro o minore disponibilità. Chissà perché molti che s'indignano contro coloro che evadono le imposte, li additano come nemici pubblici, come parassiti indegni, non fanno altrettanto contro chi magari le imposte dice di pagarle (in realtà le paga con le imposte pagate da quelli che pagano il suo stipendio) ma


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spreca il denaro sudato da altri. Forse perché sono fra quelli? Scritto il 31/01/2010 sabato 30 gennaio 2010 Da 01/12/2009 a 30/01/2010 Chi può non vuole, chi vuole non può. Un tempo i bambini facevano i capricci, volevano qualcosa solo perché gli veniva negata e quando la ottenevano non sapevano che farsene, non gli interessava più. Molti bimbi italiani non hanno più modo di desiderare qualcosa, l'hanno prima. Gli adulti invece possono ancora pretendere quello che gli viene rifiutato, rifiutandolo se gli è permesso. Un uomo e una donna che possono unirsi in matrimonio non lo fanno; due persone dello stesso sesso che non lo possono, lo pretendono. Forse se lo potessero lo rifiuterebbero. Fatico a capire entrambi i comportamenti. Il matrimonio è pur sempre fondamento della famiglia, come dice la nostra Costituzione, troppo spesso invocata o ignorata secondo opportunità. Una famiglia presuppone almeno la possibilità di figli e i figli umani non sono come quelli dei pesci, non sono in grado di sopravvivere senza cure parentali, hanno bisogno degli adulti per molto tempo, possibilmente di una famiglia stabile. L'unione di un uomo e una donna può essere per interesse, per diletto, per procreare, per crescere figli, per tutto questo, per un


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capriccio passeggero, per un impegno duraturo. Se si pensa ad un duraturo impegno reciproco e a figli si dovrebbe pensare al matrimonio. Si può fare anche senza, ma sarebbe come guidare l'auto (magari benissimo) senza patente, senza un documento che certifica la capacità di farlo. Al contrario, una coppia dello stesso sesso non può generare figli propri e cadono tutti i presupposti di famiglia e di matrimonio. Parificare l'unione omosessuale al matrimonio sarebbe come dare la patente di guida a chi non sa e non saprà mai guidare, che si compra l'auto solo per godimento estetico. Proprietà dell'auto e patente di guida sono cose diverse; matrimonio e convivenza omosessuale pure A volte penso che si voglia il matrimonio per poter divorziare, il lavoro per poter scioperare o (come quel tale della storiella) la zappa non per zappare ma per potervisi appoggiare. Scritto il 30/01/2010 Dicono È sicuramente colpa mia, che non mi sono informato, che non ho voglia di documentarmi perché in ogni caso non potrei cambiare le cose. Ma nella mia ignoranza quello che mi si dice mi sembra a volte illogico. Da decenni dicono che con l'ora legale si risparmia un sacco di elettricità, un sacco di soldi. Come questo avvenga non l'ho ancora capito: non è che la gente invece di


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accendere la luce vada a letto perché sono le ventidue e non le ventuno, anzi. Quelli che prima aspettavano le 21 per andare in discoteca o accendere il televisore con l'ora legale aspettano le 22 e smettono come prima due, tre o sei ore dopo. Quelli che lavorano di notte quando è buio accendono la luce (le macchine consumano la stessa energia ci sia o no luce) e la spengono quando non serve: se ci sono sei ore di buio sarà accesa per sei ore, a cominciare dalle 21 con l'ora solare o dalle 22 con l'ora legale. Mi chiedo anche come fanno a sapere che si consuma meno o di più se al massimo possono far confronti con quello che succedeva da marzo a ottobre 40 anni fa (uso numeri inventati, per esemplificare) o fra i consumi immediatamente precedenti e seguenti l'inizio dell'ora legale. In questi giorni penso a un'altra cosa che ci ripetono continuamente: la terra si sta riscaldando. Sicuramente sarà vero, ma io intanto devo far funzionare a lungo la caldaia, uscire poco e coprirmi molto. Alla TV vedo città coperte di neve, tanta gente infreddolita e solo qualche coraggioso o fortunato che fa il bagno in mare. Ricordo infine quante volte ho sentito dire che gli immigrati sono una fortuna per il nostro paese, qualsiasi immigrato: nero, giallo, bianco, lavoratore o meno, regolare o meno; sono giovani e fanno figli. Anche questo sarà senz'altro vero, ma mi sorge il dubbio che si voglia vedere - o più probabilmente far veder - solo il lato positivo. Si parla d'integrazione; perché gli italiani si integrino con gli altri, forse nelle scuole si abolirà l'italiano, si parlerà solo inglese: l'italiano si userà solo in casa, sarà il dialetto di tutti quelli che non parlano dialetto. Anche ammettendo che tutti


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gli stranieri siano buoni (siamo quasi tutti d'accordo che ci bastano i cattivi nostrani) e giovani, anche loro possono ammalarsi e invecchiare e dovranno essere curati e accuditi. Più che giusto, ma se lavorano in nero, se non lavorano, se quelli che contribuiscono alla spesa pubblica sono molto meno di quelli che non lo fanno, allora i costi possono superare i benefici, con costi e disagi aggiuntivi per i contribuenti. È questione di equità: non si dovrebbe dare diritti a tutti senza imporre doveri, per rispetto di chi sopporta doveri magari senza poter far valere diritti. Se si devono aspettare ore al Pronto Soccorso e mesi per analisi o interventi, forse il nostro sistema sanitario non è attrezzato per curare l'intero mondo: è giusto curare chi è in Italia, ma dopo averlo curato non è inumano o razzista allontanarlo se vi è illegalmente. È solo far rispettare la legalità, come far pagare le imposte o la multa a chi deve. E fanno figli e avranno bisogno di asili, di scuole, di cure, di soldi. Tutto questo costa, ma sicuramente costa meno di quanto gli adulti contribuiscano alla spesa, altrimenti non sarebbe così certo che più gente arriva più fortunati siamo. Per nutrirli e vestirli servono altri soldi: bisognerà aiutare le loro famiglie e finalmente, per non sembrare razzisti, saranno concessi anche in questo paese quegli aiuti, quelle agevolazioni che le famiglie italiane aspettano da decenni e che forse anch'esse avranno. E si creeranno nuovi posti di lavoro per dare lavoro a nuovi immigrati oltre a quelli che verranno per fare quello che gli italiani e i vecchi immigrati non vorrannno più fare e l'Italia, dicono, sarà sempre più prospera e ricca. Chissà. Scritto il 12/01/2010


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Rewind RAI Due annuncia orgogliosa il programma REWIND, cioè nel 2010 farà vedere copia dei programmi già trasmessi e già da noi pagati negli anni precedenti. Pare però che non basti inviare copia delle ricevute di versamento per avere una riduzione, ma che si debba pagare il canone 2010 aumentato e per intero: come se al ristorante si dovesse pagare di più per rimangiarci il cibo che abbiamo già pagato, mangiato e digerito. Scritto il 04/01/2010 Paradisi Se al termine di questa vita dovessi andare in paradiso, vorrei che fosse quello di mia mamma e delle mie nonne. Vorrei trovarmi in compagnia dei martiri, dei santi e di tutte quelle brave persone che in vita loro hanno agito per il bene del prossimo, hanno tribolato per il bene degli altri. Se invece mi trovassi con gente che per guadagnarsi il paradiso e la compagnia di belle donne ha fatto male al prossimo e ucciso persone innocenti, allora non mi sentirei in paradiso. Scritto il 02/01/2010 Palestrati Ho visto tanti bei giovanotti e giovanotte che invece di andare a sudare in palestra si sono offerti volontari per spalare la neve dai marciapiedi. Poi mi sono svegliato. Scritto il 26/12/2009


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Vorrei volare In queste giornate di neve e gelo sentivo inviti a non usare l'auto, pressanti inviti. Oggi il gelo è meno gelido e sono uscito; a piedi, da bravo cittadino osservante delle regole ed anche degli inviti delle autorità. Per fortuna non dovevo fare molta strada, perché non solo i marciapiedi erano ben innevati ma gli accessi ai marciapiedi erano ostruiti dalla montagna di neve tolta dalla strada per favorire le vetture. Qualcuno avrà pure l'autorità di far togliere la neve dai marciapiedi e creare varchi nei cumoli creati dagli spazzaneve stradali, a meno che non si consideri cittadino degno di attenzione solo chi usa l'auto. Se le autorità non hanno questa autorità, non invitino a non usare l'auto ma a starsene a casa, se non si sa volare. Scritto il 22/12/2009 Briciole Se fossi donna "Posso divenire medico sindaco o ministro, ma sono e resto donna; sono pari ma non identica all'uomo, non sono e non sarò un uomo, non confondetemi con un medico, un sindaco o un ministro uomo." Tasse sanitarie (in italiano dette Ticket) Il limite di redditi lordo per godere delle esenzioni è


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immutato dai tempi della lira: e lo stipendio dei politici pure? Sogno un Paese in cui non sia sempre necessario ricorrere ad un avvocato o ad un fiscalista per sapere quelle che è giusto fare o non fare, senza esserne certi. Agenzia delle Entrate (estensivamente detta Fisco) Il cittadino deve essere onesto con il Fisco: ma il Fisco è onesto con il cittadino? Signor guardia. Il ministro Carfagna, il sindaco Moratti, la ministra Carfagna, la sindaco Moratti, la signora ministro Carfagna, il sindaco signora Moratti, signor ministro (alla Carfagna), signora sindaco (alla Moratti), eccetera: ma non mi pare d'avere mai sentito dire signor guardia, il guardia o il guardio (però c'è il guardiacaccia e il guardiano). In dubio pro Fisco Le norme sono tante, poco chiare, contradditorie, talvolta una trappola per far pagare all'ingenuo interessi, sanzioni e altro. Il dilemma è: rinuncio al beneficio che credo mi mi spetti o corro il rischio di cadere nella trappola?


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Troppo ricchi Quando ha avuto l'etĂ per beneficiare dell'esenzione dal ticket il loro reddito familiare era ben al disotto del massimo consentito. Da allora lui e la moglie continuano ad avere come unica entrata la loro pensione, ma stanno per superare quel limite: forse le pensioni sono state rivalutate troppo e sono diventati ricchi, forse. E non possono farci niente, aumenteranno le pensioni, diverranno piĂš poveri e avranno meno soldi: se superano il limite di 100 e spendono 1000 di sanitĂ si troveranno con 900 in meno. Scritto il 20/12/2009 Partita doppia Abbiamo inventato la Partita Doppia contabile e abbiamo la doppia partita calcistica, due squadre che si incontrano due volte nel campionato di calcio. Ma non ci fermiamo li. Abbiamo doppie assemblee legislative che si occupano per almeno due volte dello stesso disegno di legge, doppie corti di giustizia che si occupano in merito allo stesso reato, per avere una sentenza dobbiamo aspettare almeno il doppio degli altri; abbiamo il doppio lavoro, il doppio stipendio, la doppia pensione, le auto posteggiate in doppia fila, la doppia vita, il doppio senso nostrano e il doppio sesso importato, la doppia mensilitĂ a dicembre, l'euro che vale il doppio delle mille lire e il costo delle merci almeno raddoppiato (con il numero sul cartellino del prezzo rimasto quello di prima); abbiamo polizia e carabinieri, guardie di


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finanza e guardie forestali, regioni e province, ecc., ecc., ecc. Non c'è dubbio: siamo esperti in doppiezza e più si è esperti più si è importanti. Scritto il 12/12/2009 Ticket Leggendo sul Giornale di Vicenza l'articolo "Ticket, truffa all'Ulss? Il processo è da rifare" ho ripensato a quello che segnalo da anni. Giusta o iniqua che sia c'è una tassa sulla salute, un contributo da pagare per le prestazioni del Servizio Sanitario detto (chissà perché) ticket, con relative esenzioni collegate al reddito. È opinione corrente che molti non dichiarino il reddito reale, così di fatto spesso non si favoriscono i meno abbienti ma i più furbi mentre i ricchi onesti il più delle volte non si avvalgono del servizio sanitario pubblico e non pagano ticket. Meglio sarebbe - a mio parere - non mettere tasse, far pagare le giuste necessarie imposte, punire chi non le paga e chi abusa del Servizio Sanitario. Ma ammesso che sia giusto pagare la tassa e giusto collegare l'esenzioni al reddito, resta un'ingiustizia palese: il limite di reddito fissato. Questo non è 36 mila euro come scritto nell'articolo, ma 36151,98 euro. Il che dimostra evidentemente che tale importo è stato stabilito prima dell'euro e corrisponde a 70 milioni delle vecchie lire, tondi tondi. D'allora ne è passato del tempo: quello che pagavo 1000 lire ora pago 2 euro; politici, magistrati e tutti coloro che


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hanno potuto si sono adeguati il reddito, perfino la mia pensione è aumentata del 20% e sono certo che è aumentata meno del costo della vita. Ma il limite di reddito familiare per beneficiare dell' esenzione dal ticket è tuttora fermo ai 70 milioni di lire lordi annui, cioè 36151,98 euro. Così mentre si è generosi con chiunque voglia curarsi in Italia purchè straniero e non lavori regolarmente non si trovano fondi per adeguare quel limite di reddito che se era equo dieci anni fa non lo può essere ora e viceversa. Una coppia di pensionati ogni anno deve verificare che l' aumento inadeguato delle loro pensioni non le abbia portate a livello tale da superare il limite, un tempo ritenuto irraggiungibile ma sempre più vicino: più diventano poveri e più sono considerati ricchi indegni dell'esenzione. Sempre ammettendo che sia giusto porre un limite è ingiusto non usare criteri di gradualità: non dovrebbe verificarsi il caso che se uno ha un reddito superiore al limite finisca con averlo più basso. Una persona che guadagni 36152 euro lordi non è più ricca di una che guadagna 2 centesimi in meno e non dovrebbe pagare più di 2 centesimi di ticket. Altra peculiarità - se non sbaglio - sta nel fatto che il limite è quello sia che si tratti di famiglia di una, due o cinque persone: mentre una persona con 36 mila euro può star bene, altrettanto bene non sta se con quella somma devono vivere in due e meno ancora se in cinque. Con strana coerenza, mentre si deve sempre sommare al proprio il reddito del coniuge per stabilire il reddito familiare non è sempre detto che si possano sommare alle proprie le spese sostenute per il coniuge, nemmeno quando questi ha un reddito insufficiente per


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operare detrazioni fiscali. Naturalmente - in barba alla Costituzione - una coppia di fatto ha il limite di reddito che è il doppio di una coppia sposata. Non so se quei signori dell'articolo siano truffatori, ma so che sul prospetto che ti danno da firmare non è precisato come si debba calcolare il reddito, che ho chiesto precisazioni anche alla mia Regione senza avere risposta ed ho dovuto cercarle in Internet. Nel dubbio si dovrebbe rinunciare ai propri diritti, perché non vale "in dubio pro reo" ma "in dubio pro eo (Stato, Fisco)": se hai torto paghi tu, se hai ragione paghiamo tutti. Scritto il 04/12/2009 Minareti Minareti: gli Svizzeri non li vogliono nel loro paese e il mondo insorge. Campanili: i musulmani non li vogliono nel loro paese, ma va bene così. Equità vorrebbe che venissero accettate le richieste di erigere una moschea con minareto in paesi che mai le hanno avute (lottando a lungo perché non gli venissero imposte), a condizione che venissero accettate le richieste di erigere una chiesa con campanile in paesi che non le hanno mai avute (o che le hanno distrutte per sostituirle con moschee e minareti). Pretendere senza dare è arroganza, prepotenza. Si può, anzi si deve, dire che ci sono paesi musulmani mentre non si deve dire che ci sono paesi cristiani, ma solo democratici: il che equivale a dire che ci sono paesi democratici e paesi musulmani, e non va detto. Non vorrei che la presenza di moschee e minareti facesse considerare paesi musulmani i paesi europei e che


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diventassero come quelli. Essere tolleranti non significa cedere agli intolleranti, essere contro la violenza non significa disarmare la polizia e lasciare campo libero ai violenti: resto del parere che l'ospitante non deve offendere l'ospite ma anche che l'ospitato deve adattarsi agli usi della casa e non imporre i propri, non pretendere che sia tolta una croce e messo un minareto. Essere buoni va bene, ma essere tre volte buoni si è mona, dicevano dalle mie parti. Magari poter erigere minareti è più che giusto e coerente con i nostri principi, ma non so se rinunciare al presepio, ai canti di Natale, al simbolo della croce, a vedere la faccia della gente, a tutelare le donne e a quant'altro possa non piacere appieno ai nuovi arrivati - ospiti graditi o indesiderati - sia essere buoni o tre volte buoni. Scritto il 01/12/2009 giovedì 12 novembre 2009 Da 26/09/2009 a 12/11/2009 Creanza Se fossi ospite in una casa non chiederei di cambiare il colore delle pareti perché a me non piace e tantomeno mi rivolgerei a un giudice perché facesse togliere quei colori che offendono il mio buon gusto. Se andassi in Gran Bretagna in auto terrei la guida a sinistra - contro le mie abitudini di una vita - e non chiederei ai giudici di obbligare gli inglesi a circolare con guida a destra perché la guida a sinistra offende la mia sensibilità.


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Dicono che una signora di origini finlandesi si sia sentita oltraggiata dalla presenza nelle scuole italiane del crocifisso ed abbia chiesto ed ottenuto da una corte europea l'ordine di toglierlo. Se la pensassi come la signora e andassi in Finlandia, pretenderei che venisse tolta la croce dalla bandiera finlandese e chiederei agli stessi giudici cui si è rivolta la signora di far togliere da tutti i luoghi pubblici l'attuale vessillo con un così odiato simbolo. Ma intanto, per ricordarla e ringraziarla, metterei nelle nostre aule la bandiera della sua nazione appesa ad un'asta orizzontale. Scritto il 12/11/2009 Una o centomila. Arrivo alla rotatoria, mi fermo per lasciare passare la vettura già dentro e faccio per immettermi del tutto quando dalla strada alla mia sinistra arriva un'auto a tutta velocità: impreco, ma mi fermo per farla passare. Non è la prima volta che questo mi succede. Penso che molti fra i meno giovani hanno fatto l'esame di guida quando le rotonde non c'erano e quando si sono diffuse nessuno s'é preso la briga di spiegare come vi ci si deve comportare, ma quelli che hanno avuto la patente di recente dovrebbero saperlo e adeguarsi: non lo fanno per emulazione, stupidità o pura arroganza. Trovo in Wikipedia "Contrariamente alle vecchie isole spartitraffico circolari, come già detto, la nuova rotatoria funziona con un controllo del flusso che avviene


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semplicemente dando la precedenza ai veicoli che hanno impegnato l'anello." Ipotizziamo la domanda: "Come ci si deve comportare quando si incontra una rotatoria? A. Si da la precedenza a chi proviene da sinistra, sia o non sia entrato nella rotatoria. B. Si da la precedenza a chi già vi si trova e non si impedisce a chi è arrivato prima di entrarvi. C. Si dà la precedenza all'auto che si trova nella rotatoria e a tutte quelle che la seguono, una o centomila che siano." Se fra le tre risposte vi è la regola giusta penso che (almeno dalle mie parti) 1/3 degli automobilisti la sa e la segue, 1/3 la sa e non la segue, 1/3 non la sa e non la segue. . Se fra le tre risposte non c'è quella giusta, chi la sa la dica. Scritto il 08/11/2009 | Un'ora in meno Nel sito del mio paese trovo: Durata Media del Giorno per Paesemio Gennaio: nove ore e diciassette minuti Febbraio: dieci ore e trenta minuti Marzo: dodici ore e due minuti Aprile: tredici ore e trentotto minuti Maggio: quindici ore e due minuti Giugno: quindici ore e quarantasei minuti Luglio: quindici ore e venticinque minuti Agosto: quattordici ore e tredici minuti Settembre: dodici ore e quaranta minuti


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Ottobre: undici ore e quattro minuti Novembre: nove ore e quaranta minuti Dicembre: otto ore e cinquantacinque minuti Annuale: dodici ore e ventuno minuti Oggi, come ogni anno a marzo e a ottobre, sento dire che grazie all'ora legale ci vengono regalate tot ore di sole facendoci risparmiare tot di energia elettrica per tot euro. Io sono sempre curioso di sapere come ciò succeda e non capisco perché - se ci da tanti vantaggi - non fanno l'ora legale per tutto l'anno. Trovo anche strano che ci regalino un'ora di luce in più a dicembre quando il giorno dura h 8.55 anziché a giugno quando ne dura ben 15.46, anche troppe. Da oggi, dunque, avremmo un'ora di sole in meno, anche se questo giorno dura un'ora di più. Come ogni anno, due volte all'anno, brontolo per i cento orologi da regolare, ma -almeno - per cinque mesi non dovrò aggiungere un'ora a quella indicata dal mio per sapere quella indicata dagli altri. Scritto il 25/10/2009 Libertà d'insegnamento Si pretende, si magnifica, si difende, si oppone la "libertà di insegnamento", magari per diffondere le proprie idee sullo sterminio degli ebrei. Mi sorge un dubbio: insegnare agli studenti che 2 + 2 fa 7 sarebbe libertà di insegnamento, abuso d'ufficio o cos'altro? Scritto il 24/10/2009


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C'era una volta C'era una volta un Re; una volta diventato re lo era tutta la vita: era una monarchia. Ora c'è il Presidente; una volta diventato presidente lo è per un tempo predefinito, prorogabile: non é una monarchia ma una repubblica. C'erano una volta i coniugi; una volta sposati lo erano per tutta la vita: erano una famiglia. Forse in futuro una volta sposati lo rimarranno a tempo predefinito, rinnovabile: non saranno più una famiglia ma un'altra cosa. Un legno piantato nell'orto è un albero se può dare foglie, fiori, frutti, altrimenti è un palo; se vi è padre, madre e possibilmente figli è una famiglia, altrimenti è come un palo. Non conosco fattore che curi un palo come un albero da frutto. Una volta nella famiglia c'era mutua assistenza, oggi ci dicono che dove c'è mutua assistenza c'è famiglia. Una volta le famiglie crescevano i figli, oggi i figli crescono le famiglie: una volta una famiglia con tanti figli, oggi un figlio con tante famiglie. Scritto il 23/10/2009 Imposte o tasse In "il Sabatini Coletti Dizionario della lingua italiana" trovo tuttora: imposta2 [im-pò-sta] s.f. • fin. Quota del reddito prelevata dallo stato o da un ente pubblico ai contribuenti per finanziare l'organizzazione statale e tutti i servizi necessari alla collettività SIN tributo (impropr. tassa): pagare le i. || i.


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diretta, quella che colpisce il reddito o il patrimonio | i. indiretta, quella che colpisce i beni di consumo | ufficio delle i., quello periferico dell'amministrazione finanziaria, incaricato del controllo fiscale | prelievo d'i., riscossione di una tassa • sec. XI tassa [tàs-sa] s.f. 1 Tributo che viene corrisposto allo Stato o ad altro ente pubblico per il godimento di certi servizi 2 Nel l. com., imposta sul reddito: pagare le t. • sec. XIV Va bene che nel linguaggio comune si usa tassa per imposta, ma se le due voci indicano due cose sostanzialmente molto diverse non capisco perché ministri, politici, esperti e giornalisti non le usino in modo più appropriato: molto probabilmente col tempo la distinzione sarebbe recepita anche nel linguaggio comune. Scritto il 16/10/2009 Più eguali Forse lo strano sono io, ma mi sembra strano che appena finito di benedire la Corte Costituzionale per avere ribadito che siamo tutti eguali di fronte alla legge ci si scandalizzi perché non viene approvata una norma che (a quanto ho capito) prevedeva aggravanti nel caso che vittima di un reato fosse un omosessuale. Devo ritenere che una bastonata o un insulto fa più male a un omosessuale che a qualsiasi altra persona? Queste discriminazioni "a favore" mi paiono non meno "razziste" di quelle "contro", privilegi


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di persone più eguali delle altre. Questa orwelliana costatazione vale anche al contrario. Per incentivare ristrutturazioni o migliorie verdi si danno incentivi fiscali. Ma ci sono persone che di questi incentivi non possono beneficiare, perché sono troppo povere, meno eguali delle altre. Una persona è proprietaria di una casa, una vecchia casa ereditata, e vive con una pensione talmente bassa da non dovere pagare imposte. Se deve fare qualche lavoro alla sua casa non può beneficiare delle esenzioni cui invece hanno diritto proprietari più ricchi di lei. Il suo vicino può scalare parte della spesa dall'IRPEF ma lei no: è troppo povera per avere imposte da pagare e dovrà rassegnarsi ad indebitarsi per un importo superiore o cercare di pagare il meno possibile, magari in nero. Scritto il 14/10/2009 Non capisco Mah, non capisco. "I tuoi figli sono uno più bello dell'altro" è un complimento, anche se ne consegue che uno è più brutto dell'altro. "Tizia è più bella che intelligente" è un'offesa. "Tizia è più intelligente che bella" è un offesa o un complimento? "Tizia è intelligente quanto bella" è un'offesa se si ritiene brutta e un complimento se pensa di essere bella? E viceversa? Scritto il 13/10/2009


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Democrazia a rischio? Alla Camera dei deputati si discute: un tale dell'IdV (sta per "Italiani del Vituperio"?) appella mafiosi i colleghi, gli animi si riscaldano, l'assemblea si agita e la Presidente Rosy Bindi interviene dicendo: "sospendo l'aula, sospendo l'aula". Essendo impossibile sospendere a non so quale appiglio l'aula di Montecitorio, penso che la signora si riferisca agli onorevoli deputati. Se il presidente della Camera dice "l'aula approva" capisco che i deputati approvano, magari a maggioranza; ma se dice che vuole sospendere l'aula posso capire che voglia sospendere i deputati, magari a una forca. Per quel che la conosco, la signora Bindi è volitiva, ha grinta, ha carattere e mi preoccupo. Ma alla fine si limita a sospendere la seduta. Scritto il 03/10/2009 Quote rosa Sono per la parità uomo/donna (e i lavori di casa li facciamo un giorno io e uno mia moglie) ma non mi convince la decisione del TAR di Lecce di annullare la Giunta provinciale di Taranto perchÊ non vi sono donne. La decisione sarà senz'altro ben motivata da norme e regolamenti. La capirei se ad una donna si fosse preferito un uomo meno meritevole, ma non se il motivo fosse solo che deve esserci comunque almeno una donna in giunta. Per lo stesso motivo dovrebbe essere riservato un posto in giunta a un mancino, a uno dai capelli rossi, a un


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omosessuale, a un sordomuto, a un musulmano, a un ebreo, eccetera: anzi due posti, uno per un uomo e uno per una donna. Scritto il 26/09/2009 mercoledì 23 settembre 2009 Da 31/07/2009 a 23/09/2009 Digitale terrestre Nelle province di Torino e Cuneo si passa al digitale terrestre e per vedere la TV si deve acquistare un decoder o un nuovo televisore. Coloro i quali non hanno voglia o possibilità di fare questa facoltativa spesa suplettiva si troveranno con un apparecchio inservibile, un nontelevisore. Naturalmente a queste persone, che per decisione altrui (governativa?) si trovano a non più possedere un apparecchio atto a ricevere i programmi televisivi, verrà rimborsata la quota di canone già pagato relativa al periodo per il quale sono stati privati del televisore. O no? Scritto il 23/09/2009 Kabul Non si può non rattristarsi per la morte di una persona e non condividere il dolore dei suoi famigliari, ancor più per la morte di più persone. Più esse ci sono vicine più è grande il dolore: soffriamo per


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la morte di un familiare, un po' meno per quella di un parente e via via meno per la morte di un compaesano, di un connazionale, di un europeo. La morte degli altri sembra non interessare nessuno: "è caduto un aereo, 150 morti, nessun italiano a bordo" e i 150 morti non sono che un numero. Ci sono volute le migliaia di vittime di New York (fra cui europei e italiani) per sensibilizzare per qualche tempo le nostre coscienze, forse solo per paura di essere nel mirino. Dei civili afghani morti con i sei italiani si dice di sfuggita, come di cosa abituale. Non giudico se sia o no giusto che i nostri militari siano in Afghanistan, ma non è la morte di uno o sei militari che può fare di una cosa giusta una cosa ingiusta. Chi vive rischia di morire, alcuni lavori comportano più rischi di altri: è doveroso cercare di ridurre al minimo i pericoli ma è quasi impossibile eliminarli del tutto. Anche l'impiegato che facesse il lavoro meno pericoloso del mondo può rischiare di morire investito da un'auto mentre si reca in ufficio. Fare il militare implica il rischio di usare le armi contro qualcuno e che qualcuno usi armi contro di te. Le "missioni di pace" dove spadroneggiano uomini armati comportano l'uso delle armi: se così non fosse basterebbe mandare volontari armati di buone intenzioni, magari ben pagati e pronti a scappare in caso di pericolo. Il lavoro è rischioso: chi consapevolmente lo fa merita tutta la mia riconoscenza. È giusto valutare l'opportunità o la necessità di partecipare a tali missioni, valutare se l'interesse della nazione o dell'umanità vale i rischi che comporta, il prezzo da pagare. Voglio sperare che nessuno pensi che poliziotti e carabinieri


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debbano restare in caserma per non correre rischi con i delinquenti: sarebbe inutile avere forze di sicurezza, come sarebbe inutile un esercito se all'occorrenza non fosse usato. Ma ci sarà sempre qualcuno che durante i funerali di militari caduti grida "Pace subito!" o se vede picchiare e stuprare sua moglie si siede in un angolo e da uomo pacifico sussurra: "fai pure con comodo!" Scritto il 21/09/2009 Frasi fatte Qui gladio ferit, gladio perit. Chi la fa l'aspetti. Chi è senza peccato scagli la prima pietra. Aliena vitia in oculis habemus, a tergo nostra sunt. Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo? (Lc 6, 41). Medice, cura te ipsum. Chi ha orecchie per intendere, intenda. Scritto il 01/09/2009 Da casa a casa Ho scoperto d'avere sempre sbagliato casa, non a trovarla ma a dirla. In un sito dove si discute di lingua italiana ho letto "Prezioso il link del DOP (Dizionario d'Ortografia e Pronuncia), ma sono un po' deluso: riportano la pronuncia alternativa di "colonna", ma non segnalano l'esistenza di quelle di "casa" e di "zio" e poi "Eppure, un italiano che pronunci "casa" come fanno al nord, non sarà percepito


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come una persona ignorante che parla in maniera scorretta" La cosa mi ha incuriosito. Qui al Nord non mi pare avere mai sentito qualcuno dire casa in modo sbagliato: qualche commilitone diceva "baita" o "ca'", ma tutti se dicevano casa dicevano casa, esattamente come lo dicevo io. Allora penso di non avere capito come pronunciano "casa" in qualche parte del Nord e chiedo. La risposta è: "Come "rosa". Mai avrei pensato che si potesse (dovesse) dire in modo diverso, ma in effetti sul DOP la pronuncia è resa con [casa], [sole], [ro∫a]. Casa è una delle prime parole che ho imparato, da settant'anni ho sempre sentito dire e detto ca∫a. Nel normale alfabeto italiano la ∫ non c'è e di regola s fra vocali suona come in ro∫a. È pur vero che io dico Presidente e non Pre∫idente, ma pensavo di sbagliare. Ed è anche vero che basta guardare in un buon vocabolario con la trascrizione fonetica e si sa quale dev'essere la corretta pronuncia, ma non è così semplice come credono gli esperti, i linguisti che si occupano della materia. Anche se fosse semplice, mai e poi mai mi sarei sognato di andare a controllare la pronuncia di una parola così usuale sulla quale non potevo avere dubbi di sorta: "vieni a ca∫a" diceva mia madre, "compiti per ca∫a" diceva la maestra, "andiamo a ca∫a" si diceva in ufficio e se qualcuno diceva [casa] io capivo [ca∫a] o pensavo avesse un difetto di pronuncia, se non era spagnolo. Non amando molto le doppie, se quì diciamo [casa] suona come [cassa] ed è sempre meglio stare in ca∫a che in cassa. A quanto ne so l'italiano deriva dal toscano ma non è toscano e un'italiano "standard" forse dovrebbe essere un


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compromesso accettabile o accettare le varie parlate. Ho fatto sentire a mia moglie la "corretta" pronuncia del suo cognome in àn e si è messa a ridere. Si può pretendere che io pronunci le elle e le doppie quando sono scritte, ma pretendere che sabbato vada accasa di Luiggi a mangiare *arne toscana mi sembra un po' troppo. Un tempo si diceva che è meglio mangiarsi un po' di po'enta che tanta *a**a; parlando, ovviamente. Scritto il 21/08/2009 Crediti scolastici Non so cosa siano, ai miei tempi non esistevano. Ma un credito deve essere una cosa buona, qualcosa che è meglio avere che non avere, e leggo che vengono attribuiti agli studenti che svolgono una qualche attività facoltativa prevista dai programmi scolastici. Sembra che anche imparare a mettersi una gamba dietro la testa in posizione yoga meriti il riconoscimento di un credito concorrendo alla conoscenze, alla formazione, alla cultura, alla maturità dell'allievo. L'ora di religione invece no, perché così ha deciso il TAR del Lazio. Sicuramente avrà avuto le sue buone ragioni per affermare questo, ma personalmente mi lascia un po' stranito. Girando per l'Italia, girando per l'Europa la prima cosa che visitavo nelle città o nei paesi era il Duomo, la Cattedrale, la Seu, una qualche parrocchiale insomma una chiesa: era e conteneva storia e arte. A quanto ne so senza religione non avrebbe senso la loro esistenza; senza il cristianesimo non


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ci sarebbero state chiese bizantine, romaniche, gotiche, barocche; senza ebraismo o islam non ci sarebbero sinagoghe o moschee (penso a Toledo e a Còrdoba). Non so in cosa consista l'ora di religione a scuola, ma anche se si limita alla religione cattolica mi sembra possa essere una cosa utile se non altro per cercare di capire il perché di tanto patrimonio culturale, Divina Commedia compresa. Scritto il 17/08/2009 Emergenza 112, 113, 114, 115, 117, 118, 1515, 1530. Carabinieri, Polizia di Stato, Emergenza Infanzia, Vigili del Fuoco, Guardia di Finanza, Emergenza Sanitaria, Antincendio Boschivo, Emergenza Mare. Se uno si trova davanti a un'emergenza va a casa, si collega a Internet, cerca con Google "Numeri emergenza", trova l'elenco, valuta quale sia il più idoneo, lo chiama, espone il caso, gli rispondono di rivolgersi ad un altro numero, che chiama e forse è quello competente. Con tutti questi numeri da trovare o memorizzare non meraviglia se poi uno dà i numeri o li gioca al superenalotto. D'accordo, ci sono i telefonini che memorizzano e aiutano ma c'è anche chi non ama i telefonini. Non sarebbe più semplice potersi rivolgere ad un unico numero, trovarvi una persona competente che sa per esperienza e per dovere a chi passare le telefonata o incaricare del caso? Magari potrebbe essere il 9-1-1, che quasi tutti conosciamo


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grazie o meno ai telefilm U.S.A. Scritto il 11/08/2009 Fuori dal coro Un tempo erano pochi coloro che se ne lamentavano: gli operai non pagavano RM (Ricchezza Mobile) e il problema dell'equità e dell'evasione fiscale non li toccava. Se non ricordo male - era molti anni fa - sul mio stipendio però c'era la "trattenuta di RM cat. C2". Quando le imposte furono trattenute sulla retribuzione di tutti i dipendenti ne fui contento perché così - finalmente l'iniquità fiscale sarebbe stata percepita e combattuta da molte altre persone e dai sindacati. E così è stato; tutti ne parlano, tutti condannano l'evasione fiscale che dicono tuttora abnorme ed enorme, anche se molti sono evasori ma - stimano - non quanto gli altri. A volte sono onesti solo perché impossibilitati a non esserlo. Pochi erano più arrabbiati di me contro chi evade imposte o tasse. Ho però potuto constatare a mie spese quanto rapace possa essere il fisco, come possa legalmente effettuare un'ingiustizia approfittando dell'onestà e ingenuità del cittadino che si aspettava un fisco altrettanto onesto. Se prima pensavo che chi non paga quanto lo Stato richiede si comportasse da ladro nei confronti degli altri cittadini, ora arrivo a pensare che possa invece trattarsi di legittima difesa, talvolta di un eccesso di legittima divesa: non si limita a non farsi derubare ma a sua volta deruba quello che ritiene un ladro. Con questo non voglio giustificare tutti gli


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evasori, quelli che scientemente e criminalmente si arricchiscono a spese della comunità, ma considero la possibilità che talvolta non di briganti si tratti ma di gente timorosa di essere rapinata, che ritenendosi obbligata a scegliere tra l'essere derubata o rubare, opta per quest'ultimo. Se si vuole che i cittadini siano onesti col fisco, il fisco dovrebbe dare l'esempio ed essere onesto con i cittadini. Sbagliano i cittadini che vogliono i servizi senza pagarne il costo, ma ancor più sbaglia lo Stato (e derivati) a far pagare ai cittadini prezzi esorbitanti per servizi carenti o inesistenti. Un cittadino onesto può sentirsi obbligato a contribuire al buon funzionamento dello Stato, ma appunto perché onesto non può accettare di pagare di tasca sua sprechi, corruzione e clientelismo. Uno Stato corretto, non esoso, non ingiusto, senza sprechi e favoritismi, con leggi semplici e chiare che permettano agli onesti (ingenui) di osservarle senza rischi di sbagliare e non consentano ai disonesti (furbi) di aggirarle, uno Stato che ha fiducia nell'onestà dei cittadini può avere la fiducia dei Inflazione Secondo il vocabolario inflazione è: "1 econ. Processo di costante e generalizzato rialzo dei prezzi" "2 fig. Aumento quantitativo, eccessiva diffusione di qlco. che ne determina la perdita di valore". Mentre nel primo significato l'inflazione a luglio in Italia è stata la più bassa dal 1959, nella seconda accezione credo


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che per moltissime cose non sia mai stata così alta nel mondo. Radio, televisione, giornali, telefonini, PC, notebook, palmari c'inondano con un mare di notizie in cui è anche difficile pescare quelle interessanti fra le tante banali, inutili, ripetitive. Stupro era una parola che pochi conoscevano, oggi non passa giorno senza averne notizia. Magari succedeva anche un tempo, ma oggi si beve caffè e notizia di stupro: o ci si abitua o non si beve più il caffè. E lo stesso vale per furti, rapine, omicidi con le armi più varie compresa l'automobile, anche se in questo caso si parla di "auto impazzita", forse in circolazione grazie alla legge Basaglia. Poi ci raccontano di Tizia che ha lasciato Caio per mettersi con Sempronio che s'è stufato di Sarah che ora "esce" con Fermo, cugino di Lucrezia ex 1^ moglie di Pietro e 3^ di Paolo e attuale compagna di Tommaso detto Didimo, appunto. E ogni estate ci dicono che fa caldo e la gente fa la coda in autostrada per andarsi a riposare, in inverno che fa freddo e la gente fa la coda in autostrada per andare a sciare, in primavera e in autunno che non ci sono più le mezze stagioni, e mai un giorno che la temperatura sia esattamente quella media del mese (scandaloso!). Non meno inflazionate sono le fotografie. Comperare la pellicola, farla sviluppare, fare stampare le foto richiedeva una certa spesa e i soldi erano pochi: tranne quelli che di foto vivevano e quelli che di soldi ne avevano, non erano moltissimi a avere una macchina fotografica e tanti di questi facevano foto con parsimonia, se proprio ne valeva la spesa, e non tutte riuscivano. Ora le foto si fanno e si mandano anche telefonando, se ne possono fare migliaia


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solo spendendo per l'attrezzatura (magari costosa) o per la stampa: poi si scaricano sul PC e - volendo - in rete dove tutti possono vederle. Ce ne sono milioni, di bellissime, di belle, di così e così e di brutte e ognuno può scegliere secondo i suoi gusti. Per secoli il problema è stata la scarsità di cose, la carestia; abbondava solo quello che non si voleva: malattie, fatica, patimenti. Ora il "problema" è la sovrabbondanza che complica la scelta, l'inflazione che fa perdere valore. Una foto era una cosa preziosa, da conservare con amore: oggi è una cosa senza valore, si dà un'occhiata e si passa a un'altra, tralasciando molte che nel frattempo si sono rese accessibili. Resta il piacere di scattare foto per se stessi, potendo sbagliare senza pagare. Lo stesso vale per i filmati, un tempo praticamente inesistenti e oggi alla portata di chiunque, da chi va all'asilo infantile a chi è in quello per anziani (ma più bravi sono i primi). Passando dalle pietre scolpite, alle tavolette incise, ai papiri, alla pergamena, alla carta, dagli amanuensi alla stampa, dagli incunaboli ai giornali stampati, la quantità di parole scritte e lette è via via aumentata e la fatica materiale di scriverle diminuita. Con l'avvento del computer, dei programmi di gestione dei testi, di Internet la possibilità di scrivere è esplosa: è estesa a tutti, abbiano o no qualcosa da dire, sappiano o no dirla. Così gli scriventi sono diventati innumerevoli e gli "scrittori" numerosi. Col crescere delle parole scritte forse sono aumentate anche quelle lette, ma in mezzo a tanta abbondanza il lettore ha il non piccolo imbarazzo della scelta: ci sono più aghi nel pagliaio, ma questo è diventato immenso. Nonostante gli aiuti di Google,


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se non si beneficia di qualche dritta ci vuole molto più tempo per scartare l'inutile che per leggere l'utile. La vita si allunga, ma le giornate restano di 24 ore, e ogni giorno si deve mangiare, dormire, distrarsi, fare sport, tante altre cose e magari anche scrivere, come sto facendo io, come stanno facendo tantissimi altri, ogni giorno sempre più seppellendo in una montagna di testi terrosi i pochi testi preziosi che non si avrà il tempo di trovare. "Chi trova un amico trova un tesoro", si diceva un tempo. E un amico era un tesoro, un vero amico era ed è un raro tesoro. Si ha invece l'inflazione dei cosiddetti o sedicenti amici, soprattutto grazie ad Internet e ai suoi derivati. Entri in un qualche sito, ti registri e puoi chiedere o accettare di diventare amico con un qualsiasi altro registrato. Da cosa nasce cosa e diventi amico dei suoi amici e degli amici degli amici, tutte persone di cui non conosci nemmeno il nome, non sai dove abitino, chi siano e se quello che dicono sia vero o falso: insomma gente di cui non ti puoi fidare, e possono essere migliaia. Un amico è raro, ma la parola "amico" in certi contesti ha perso ogni valore, inflazionata più del Reichsmark. Si poteva leggere un'intero romanzo come "I promessi sposi" senza trovarvi se non un accenno al rapporto sessuale ("la sventurata rispose"). Ora difficilmente si può leggere anche un piccolo racconto che non contenga almeno una dettagliata descrizione di coito. Pure considerando le variazioni, è un tema antico e la storia necessariamente ripetitiva e decisamente inflazionata, così perdendo il discutibile valore iniziale. La stessa cosa vale per il sesso parlato e praticato, diventato talmente abituale e banale da


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non valere e soddisfare molto più di qualsiasi altra quotidiana funzione corporale come mingere o defecare. Una forma nobilitata del sesso viene definita "Amore", anche questo inflazionato sia come definzione sia nella sostanza. Può essere egocentrico, egoistico, tirannico, dispotico, ossessivo, possessivo e viene sempre detto amore, mentre un amore rispettoso, recicproco, disinteressato, generoso può durare un niente ed essere sostituito da un altro amore equivalente. Molti amori, quindi, un'inflazione di amori svalutati. Per molti - ma non per tutti - c'è sovrabbondanza di cibo, un'inflazione di merendine e altro cibo pronto che non fa più desiderare e apprezzare un semplice pezzo di paneburro-marmellata o pane-e-olio. Magari desideriamo il piatto che la mamma ci faceva per il nostro compleanno, ma tutto il resto è indifferente, di valore solo pecuniario, privo del grande valore del desiderio: quello che vogliamo lo vediamo e lo comperiamo, semplicemente e banalmente. E non cè più il piacere dell'attesa, di aspettare, di desiderare (essere "promosi", diceva mia mamma) di un frutto di stagione, di un piatto un tempo fatto raramente: gnocchi, "fugassa", sopressa, e anche baccalà alla vicentina o i semplicissimi "bigoli con la sardela" (o forse sì, se fatto da mamma come un tempo). Anche per i bambini - i nostri - c'è l'inflazione dei giocattoli: ne hanno moltissimi, non fanno a tempo a desiderarne di nuovi che subito arrivano. Non aspettano la Befana o il compleanno. Il "valore" di un giocattolo fra i tanti non può essere pari a quell'unico giocattolo, a lungo atteso che forse arrivava e forse no, alla bicicletta sognata


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per anni. Forse solo quando saranno più grandi dovranno attendere qualche mese per avere la motoretta: adesso hanno la stanza piena di giocattoli, vuota di fratelli e giocano con la play-station o un pezzo di legno. Scritto il 02/08/2009 Insegnanti Metterla sul piano del "razzismo" crea sempre attenzione, ma forse sarebbe meglio vedere le cose per quello che realmente sono, senza preconcetti o vittimismi. Non affermo nulla, mi limito a fare alcune considerazioni, da inesperto della materia. Che possa dar fastidio agli abitanti delle regioni settentrionali avere insegnanti e giudici quasi tutti meridionali può essere vero, come probabilmente darebbe (ha dato) fastidio ai meridionali sentire giudici, guardie, insegnanti esprimersi ostentatamente con accento torinese. Tuttavia, da quello che ho potuto capire il problema - o il pretesto - è avere insegnanti bravi a fare il loro lavoro. Potrebbe andar bene anche un fuegino se fosse più bravo di un insegnante veneto, ma se non lo è non è proprio il caso di preferirlo. Dare ingiustamente del razzista è razzismo, come lo è vedere razzismo in ogni valutazione negativa nei confronti di qualcuno della propria "razza". Sembra che gli insegnanti meridionali siano sovrabbondanti nelle proprie regioni non per la sovrabbondanza di geni che pur ci saranno, come ci sono stati - ma per una troppo accomodante valutazione: un attestato di merito non si nega a nessuno, come a nessuno si nega un dotto', todos


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caballeros. Al contrario gli insegnanti settentrionali "qualificati" scarseggiano non perché siano stupidi congeniti ma perché più severi sono i criteri di giudizio. Dire che da una parte prevale una mentalità austrungaricapiemontese e dall'altra una borbonico-spagnolesca, si rischia l'accusa di razzismo. (1) Potrebbe essere che i sospetti dei settentrionali siano del tutto infondati: non dovrebbe essere complicato verificarlo se i giudizi fossero espressi dagli stessi giudici, ammettendo una volta tanto che non siano razzisti e giudichino con lo stesso criterio il candidato di Bolzano e quello di Palermo. Sarebbe però bene che chi insegna non si senta provvisoriamente in trasferta, del tutto avulso dalla comunità che lo circonda e solo in attesa di potersene tornare alla sua terra, senza spere niente di usi, costumi, tradizioni, parlata dei suoi studenti. Non ha senso fare esami di dialetto - spesso diverso da luogo a luogo della stessa provincia - ma vorrei che gli insegnanti cercassero di parlare un buon italiano: personalmente non mi piacerebbe che i miei figli scrivessero "sabbado andrò da Luiggi". Scritto il 31/07/2009 martedì 21 luglio 2009 da 28/05/2009 a 21/07/2009 Vietato vietare Sento dire che vietare una cosa considerandola reato è


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dannoso perché fa aumentare il numero dei procedimenti penali intasando la Giustizia. Non mi sembra il modo corretto per valutare l'opportunità di una norma. Che la Giustizia sia già intasata è fuori di dubbio, ma dubito che di questo non ne sia responsabile anche la Magistratura e quei magistrati che difendono non solo la loro autonomia ma anche i loro privilegi, che si avvalgono della teorica obbligatorietà dell'azione penale per la pratica scelta dei casi più graditi, solitamente quelli che danno maggiore visibilità o opportunità politiche. Quando lavoravo non andavo in ferie prima di avere smaltito tutto l'arretrato e le incombenze in scadenza, invece ci sono magistrati che se ne vanno belli belli a godersi vacanze né brevi né poco costose mentre l'innocente resta in galera in attesa di giudizio e il colpevole va libero per la scadenza di non brevi termini. Se si vieta e punisce un'azione ci si attende che questa diventi sempre meno diffusa e magari cessi. I casi da giudicare dovrebbero essere sempre meno dei casi preesistenti, ma così potrebbe non essere se i processi non avessero conseguenze, se si riducessero ad una formalità, ad una perdita di tempo, se le pene non venissero applicate, ipotesi non assurda in questo Paese. Allora chi commette quell'azione continuerebbe a farlo ed altri sarebbero incentivati a imitarlo e a ridersela di norme e divieti, già succede. Altri sono i modi per giudicare la validità di una norma, altri quelli per rimediare alle carenza dell'apparato giudiziario e fra questi non può esserci la preconcetta (o interessata) ostilità ad ogni tentativo di cambiare le cose.


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Se non si introducono nuovi reati solo per evitare nuovi processi, per risolvere il problema giustizia basterebbe eliminare tutti i reati esistenti, fare una bella amnistia e delle carceri alberghi e delle guardie camerieri, licenziare (o non assumere, se non si ha fretta) giudici, poliziotti, ecc. Non servirebbero nemmeno parlamentari per fare le leggi, né docenti di diritto e avvocati se non esperti in diritto internazionale, né tanta burocrazie per le pratiche amministrative e nemmeno partiti e congressi di partito. E magari qualcuno dirà che non sarebbe tanto peggio di adesso. Scritto il 21/07/2009 Stalking Leggo sui giornali che chi molesta qualcuno in Italia commette reato di stalking ed è punito anche se non è cittadino britannico, non sa l'inglese e parla solo l'italiano, lingua un tempo ufficiale nel Paese. Mi chiedo se per chi prende a schiaffi il prossimo sia previsto il reato di sberling. Scritto il 20/07/2009 Estate Torna l'estate e con l'estate le Feste e la spiaggia. Festa Democratica. C'era il PCI e la "Festa dell'Unità", ora c'è il PD e la Festa


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Democratica. Stando al vocabolario dovrebbe essere alla buona con gente alla mano, affabile, cordiale con tutti, con prezzi democratici che però mi fanno capire perché non tutti possano arrivare alla fine del mese. In una di queste feste ho visto su un padiglione l'insegna "A.N.P.I.- i resistenti continuano". Se, come credo, si tratta dell'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia fondata dai partecipanti alla Resistenza italiana contro l'occupazione nazi-fascista, i più giovani dei resistenti avranno avuto 15 anni nel 1945. Basta un semplice calcolo per rendersi conto che oggi la maggioranza di loro ha superato l'ottantina: se la frase significa che continuano a resistere, mi viene da pensare che alla nostra età la resistenza più impegnativa potrebbe essere quella necessaria per poter arrivare a un gabinetto. Spiaggia libera. Non mi piacciono gli stabilimenti balneari: il nome mi ricorda il lavoro e tutti quegli ombrelloni e sdraio uniformi e allineati - mi ricordano la naja. Vado nella spiaggia libera. Il mare è pulito e non sporca la spiaggia, anzi, ma ci sono ovunque filtri di sigaretta. Ci sono in giro anche carte d'involto, lattine e scatolette di bibite, alcuni sacchetti e bottiglie di plastica, ma c'è sempre anche qualche anima buona, qualche buon vecchietto che provvede a portare negli appositi contenitori anche quello che altri maleducatamente hanno lasciato dov'erano, ma non può


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tutto. È noto che gli italiani non vogliono fare certi lavori, ma non mi sembra un lavoro eccessivamente gravoso non gettare cicche ovunque ci si trovi o portare bottiglie e sacchetti vuoti nei non lontani bidoni. Ci si lamenta delle tasse troppo alte ma si pretende che il Comune provveda ad assumere qualche straniero che ci segua e raccolga le nostre cicche, quando basterebbe tenerle in un pacchetto di sigarette vuoto, invece di gettare questo e quelle su marciapiedi, aiuole, strade, spiagge o dove capita: lavoro troppo faticoso, rifiutato dagli italiani. Certo i bimbi che crescono con genitori che si comportano così, così cresceranno; non so se a scuola insegnano educazione civica, ma se si insegna come civilmente comportarsi forse un giorno anche in Italia le gente sarà rispettosa della legge e del prossimo, almeno quelli che si ritengono onesti cittadini. Scritto il 16/07/2009 Escort Avevo trovato QUI molte definizioni, ma non avevo trovato questo termine: e pensare che io andavo con l'escort per accompagnare i bambini a scuola e mia moglie non aveva niente da ridire! Con l'auto, intendo. Scritto il 27/06/2009 Quorum Perché un referendum abbia effetto la Costituzione prevede


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che lo approvi la maggioranza della maggioranza degli aventi diritto al voto, ma serve la maggioranza degli elettori se il dissenso si esprime con l'astensione. Non sarebbe più semplice votare solo per il SI, magari abbassando il quorum? Chi vuole abrogare la legge vota, chi non lo vuole non vota ed è tutto chiaro. Oppure si abolisca il quorum: chi è interessato a esprimere il suo parere lo fa, gli altri si adeguano al parere della maggioranza di chi si è espresso, pochi o tanti che siano. E per evitare referendum che non interessano nessuno o quasi, si alzi il numero necessario di richiedenti. Naturalmente si dovrebbe cambiare la Costituzione, ma anche la legge fondamentale della Repubblica è stata fatta da uomini del tempo e non infallibili, e lo sapevano. Quando scriovevano allora non potevano immaginare il tempo attuale, quando scrivevano "Art. 52. La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino." probabilmente non immaginavano l'Italia di oggi. Scritto il 21/06/2009 Aritmetica (Se le cose stanno così). Anno scolastico. Sul "documento di valutazione" di mia nipote trovo "1° quadrimestre │Finale". Ricordo "pagelle" con "1°trim.│2°trim.│3°trim.", mi dicono che ora ci sono due quadrimestri. Calcolo: tre trimestri=9 mesi, due quadrimestri=otto mesi.


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Che ne è stato del mese mancante? Giorni di scuola 1 anno = 365 giorni = 12 mesi 1 settimana = 7 giorni 365/7/12 = 4,3 settimane medie mensili All'età di mia nipote andavo a scuola 6 giorni alla settimana, quindi 6 x 4,3 x 9 = 232 giorni di scuola Mia nipote invece ci va per cinque giorni alla settimana, quindi 5 x 4,3 x 8 = 172 giorni di scuola. I ragazzi d'oggi imparano prima: 60 giorni in meno? Retribuzione. Tizio: orario di lavoro 18 ore alla settimana, stipendio netto 1000 euro al mese. 18 ore x 4,3 settimane x 8 mesi = 619 ore di lezione annue 1000 x 13 = 13000 stipendio annuo di cui per esami e altro 1000 (13000-1000)/619 = 19,4 euro per ora di lezione. Caio: 40 ore x 47 settimane(=52annue-5ferie) = 1880 ore lavorate. 1200 x 13 = 15600 stipendio annuo 15600/1880 = 8,3 euro per ora lavorata Chi ha più titolo a lamentarsi? Scritto il 19/06/2009 Accade a Viggiù Sandy Cane 1 Forse sarà un caso, ma viene perlomeno da


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sorridere sentendo la notizia che il primo sindaco "di colore" in Italia è stato eletto dai leghisti, nelle liste della Lega Nord. Certo la signora neo-sindaco di Viggiù è solo "abbronzata" come Obama, certo come Obama è un po' colorata solo per via del padre (e non per quell'incendio che i pompieri della canzonetta volevano spegnere con la benzina); sta di fatto che mostra orgogliosamente la coccarda leghista ed è stata votata dal popolo padano, da molti tacciato di xenofobia e razzismo. Forse il diavolo non è così brutto come lo si dipinge o forse non è dipinto così brutto come si pensa, norditaliano o nordafricano che sia. C'è chi "discrimina" le persone sulla base della loro laboriosità, onestà e rispetto delle norme e chi sulla base della militanza politica e luogo di residenza, attribuendo loro diavoli più brutti di quelli che dipingono o magari criticandole perché non li dipingono come un angeli. Se poi succede che su cento persone con i baffi novanta sono tipi poco raccomandabili (o che su 100 delinquenti 90 abbiano i baffi), mi par normale diffidare dei baffuti, salvo poi invitare a cena chi si dimostra una brava persona con i baffi. Non si deve generalizzare, ma le statistiche devono pure insegnare qualcosa. Una rondine non fa primavera, ma la signora sindaco di Viggiù attesta che lì si bada ad altro che al colore della pelle; forse altrove si giudica dal colore degli occhi, dei capelli o del fazzoletto, che non dev'essere verde. Scritto il 10/06/2009


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Potere della TV Immancabilmente è sempre colpa della TV. Colpa della TV e di che la domina. Anche questa volta Franceschini lamenta:"E' stato come giocare tutto il campionato in trasferta, come salire sul ring con un braccio legato dietro la schiena." Personalmente penso che abbia ragione a dire che è colpa della televisione: è grazie alla TV che ha potuto farsi vedere e dire quello che ha convinto molti a votare per il suo avversario. Se se ne stava tranquillo potevano anche pensare che meritasse un po' di fiducia: in fin dei conti se la sarebbe meritata, almeno per il coraggio di prendere in mano un PD che sembrava allo sbaraglio. Credo che abbia fatto tutto il possibile per avere i voti degli estremisti del suo schieramento. Non so se c'è riuscito, ma sarebbe stato più vantaggioso cercare di conquistare voti nel campo avverso:valgono il doppio, un voto in meno contro e uno in più a favore fanno due voti utili a ridurre la distanza. Ma se si dichiara che chi ha votato per l'avversario è solo succube della TV, uno sprovveduto che si fa turlupinare, uno stolto plagiato, difficilmente si ottiene il suo voto. E ripetere molte volte alla televisione, in molte televisioni, che l'avversario vince solo grazie alla televisione mi pare poco credibile e un insulto al buon senso degli elettori. Qualche volta si deve ammettere che se si ottengono o non si ottengono i risultati sperati non è sempre merito o colpa dell'attrezzo usato ma molto spesso "del soramànego" (come dicono dalle mie parti), di chi usa l'attrezzo.


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Scritto il 08/06/2009 Riposa in pace "Carpe diem", vivere giorno per giorno senza pensare al passato è senza preoccuparsi del futuro è molto moderno, seppur molto antico .Lapide Anche per chi dice che il precariato è un male perché impedisce di pensare al futuro, in realtà talvolta lo è perché impedisce di non pensare al futuro - al giorno dopo - e di vivere spensieratamente una lunghissima gioventù. Io non sono più giovane dalla fine della naja moltissimi anni fa; del futuro ancora mi preoccupo ma ormai, mio malgrado, si limita a dove prima o poi finirò. Mi scombussola un po' pensare che dopo essermi lamentato per tutta la vita dell'invadenza burocratica alla fine sarà anche peggio. L'ideale per i burocrati è assegnarci un codice e identificarci con quello in vita e in morte, incasellarci in vita in anonimi condomini, contraddistinti da un numero (in Liguria un civico blu, ché il civico rosso serve alle imprese) e poi in ordinati campi non più santi, con tombe tutte uguali e con un solo codice di 16 caratteri, formato Arial, che dice tutto il dicibile: nome e cognome abbreviati, sesso, data e luogo di nascita. Un bel timbrodatario comunale, a certificare data di decesso e la regolare procedura burocratica: e nient'altro. Se qualcuno fosse interessato, può leggersi l'articolo di 'Avvenire' su quello che succede a Lugo di Romagna. Scritto il 03/06/2009


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Letture Con i tempi che corrono è forse eroico fermarsi, ma talvolta ne vale la pena. Basta un clic e si passa da una notizia ad un'altra: basta collegarsi ai siti giusti e le notizie si susseguono una dopo l'altra, magari frammiste a insulti, volgarità , stupidaggini. Copio e incollo: 2768 notizie postate nelle ultime 24 ore. Dedicando otto ore a quell'unico sito dovrei leggere 346 post all'ora, mediamente uno ogni 10,4 secondi. Naturalmente non resto solo in quel sito, non leggo tutto quello che propone, non vorrei viaggiare in internet per otto ore al giorno. CosÏ molte cose mi sfuggono e molte le leggo di sfuggita; arrivo a considerare una perdita di tempo leggere post lunghi, soffermandomi soltanto sugli articoli degli opinionisti dei giornali on line o di qualche particolare cronaca. Aggiungo che non sono un fulmine nel leggere e che anche quando scrivo ci metto il mio tempo, cercando e sperando di farne perdere il meno possibile ai miei lettori. Ma ogni tanto vado a vedere questo blog. Non tutti i giorni, per i motivi che ho detto e perchÊ non mi è possibile leggerlo velocemente: devo farlo con calma e non sempre posso. Non so esprimere motivati giudizi su cosa e come vi si scrive, dico solo che quando sono del giusto umore mi piace fare un giretto da quelle parti. Scritto il 28/05/2009


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martedì 19 maggio 2009 da 28/03/2009 a 19/05/2009 Equità fiscale Sull' argomento ho già scritto ripetutamente e inutilmente: 2009 Aprile 2006 Settembre e molte altre volte (13/03/09, 27/02/09, 05/02/09, ecc) In sostanza chiedo se sia giusto che: si consideri il reddito dichiarato, notoriamente per molti non corrispondente al reddito reale, per concedere benefici economico-fiscali; si fissino massimali sotto i quali si hanno grossi benefici mentre con un solo euro in più non se ne ha nessuno, col risultato che chi dichiara un euro in meno può così disporre di molti euro in più; i massimali di reddito, ammesso che siano stabiliti con giusti criteri, rimangano immutati per decenni nonostante l'inflazione, diventando del tutto incoerenti con l'effettiva capacità d'acquisto e contributiva; i limiti di reddito per essere considerati a carico siano inferiori a quelli esenti da imposta, con la conseguenza che le spese sostenute da chi supera il primo ma non il secondo non sono detraibili nè da lui nè da un familiare; si prevedano agevolazioni fiscali sotto forma di credito d'imposta escludendo dai benefici proprio le persone con più basso reddito; le istruzioni fornite per la compilazione delle dichiarazione dei redditi richiedano specifica competenza in materia,


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inducano le persone comuni in errore, costringano a rivolgersi ai CAF per giustificarne il costo (esempio: "convivente" comunemente non significa "avente la stessa residenza anagrafica" ma che vive normalmente insieme); si consideri il reddito familiare per escludere da benefici ma non si consideri le spese familiari per goderne; la moglie non separata sia sempre e in ogni caso da considerare nel nucleo familiare quando la famiglia ne ha un danno (reddito familiare) mentre non lo è quando ne avrebbe un vantaggio se non a certe condizioni (reddito, residenza); la famiglia fondata sul matrimonio tutelata dalla Costituzione - per le norme su lamentate - sia fiscalmente penalizzata. Alla ministra per le pari opportunità vorrei far notare la discriminazione esistente nei confronti delle donne che, come spesso è avvenuto in passato, hanno dovuto o scelto di dedicarsi alla cura dei figli quando i figli c'erano e le tutele mancavano. Queste donne si trovano a non avere una pensione o ad avere una pensione molto bassa mentre il marito ha dovuto lavorare di più ed avere trattenute progressivamente più alte; non possono godere di crediti d'imposta e non possono quindi godere di agevolazioni a causa della loro povertà mentre la famiglia non può nemmeno godere di altri benefici a causa della ricchezza del marito: in gran parte dei casi penalizzare la famiglia equivale a penalizzarle. -------Nell' illusione che vengano presi i provvedimenti opportuni, quanto sopra è stato inviato a: urpdfp@funzionepubblica.it ;


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serep@pariopportunita.gov.it ; dpf.comist@finanze.it Scritto il 19/05/2009 Trofei Di solito chi viene arrestato cerca di nascondere la faccia davanti alle telecamere, magari non per vergogna ma solo per potere continuare - dopo qualche giorno - a riprendere il suo lavoro senza essere riconosciuto. Di solito, ma non sempre ed ovunque. Mi ha colpito vedere spesso arrestati napoletani (uomini e donne) che mentre sono accompagnati alle auto dai poliziotti sorridono e salutano gaiamente gli amici, come fosse una cosa di cui vantarsi, un trofeo da mostrare a tutti, un blasone delinquenziale. Non so se sono io di un altro tempo o solo di un altro luogo. Scritto il 17/05/2009 Discriminati "Razzista" sembra sia oggi un insulto come un altro, dato a proposito e a sproposito, senza attinenza con la realtà, un insulto di moda contro chi non la pensa come te. Quello che sarebbe legittima richiesta di equità se riguardasse solo italiani diventa razzismo se riguarda anche stranieri, quello che si ritiene giusto nei confronti di qualcuno è razzismo nei confronti di altri. E così si è "razzisti" quando si chiede il rispetto della legalità da parte anche dei nuovi arrivati, quando si chiede parità di trattamento, quando si qualificano le persone per


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per quello che effettivamente e magari orgogliosamente sono (cinesi, lapponi, rumeni). E' razzista il cittadino che protesta perché l'appartamento comunale viene assegnato all'ultimo arrivato anzichè alla sua famiglia che da generazioni lo chiede e paga imposte e tasse nel Comune. E' razzista la mamma che si lamenta perché paga esorbitanti imposte per permettere a chi imposte non ne paga, non ne ha mai pagate e forse non ne pagherà mai, di portare i suoi figli all'asilo mentre lei dovrà arrangiarsi con madre, suocera, sorelle e baby sitter. E' razzista chi da sempre si vede la paga decurtata per contribuire al Servizio Sanitario e si lamenta di dovere pagare ticket ed aspettare per ore al Pronto Soccorso diventato l'ambulatorio del medico di base di persone esentate da imposte e ticket. Non è razzismo cacciare dall' Italia gli americani ma lo è cacciare i terroristi islamici, non è razzismo obbligare i cittadini italiani a dare le proprie generalità ma lo è farlo con gli immigrati, non è razzismo chiedere ai commercianti italiani di rispettare le regole e pagare le tasse lo è chiederlo agli stranieri. A meno che non si aboliscano frontiere e sovranità territoriale, non è serio negare che esista un problema immigrazione e non si fa l'interesse del Paese contestando sempre e comunque le soluzioni prese dagli avversari politici accusandoli di razzismo. C'è immigrazione regolare, regolata e quella irregolare, clandestina: si fa un torto agli immigrati regolari trattando allo stesso modo l'una e l'altra, favorendo di fatto quella


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clamdestina: perché osservare procedure magari lunghe e complicate se basta infischiarsene, violare ogni norma e accedere subito agli stessi diritti? Non trovo scandaloso che chi non è regolarmente nel Paese possa ususfruire del servizio scolastico o sanitario ma con la possibilità di essere identificato ed espulso: giusto avere cura di malati e minori ma senza privilegi e impunità. Preferire i disonesti agli onesti capita spesso in Italia ma rimane una cosa ingiusta. Non mi pare quindi razzismo ma solo rispetto della legalità e della equità che anche i clandestini siano tenuti a fornire correttamente le proprie generalità, la propria residenza come tutti gli altri. Anche al Pronto Soccorso, all'asilo, alla scuola; oppure nessuno deve farlo: lo status di clandestino non deve costituire un privilegio nei confronti di tutti gli altri, immigrati regolari compresi. Chi vuole entrare e vivere in un Paese lo faccia secondo le sue leggi: è piuttosto strano che per tema di discriminare chi le viola si discrimini chi le osserva. Naturalmente si può anche pensare che non esiste la sovranità territoriale, che chiunque può andare dove vuole, fare quello che gli pare, non rispettare regola alcuna. Questo però deve valere per tutti: non servono parlamenti, leggi, esercito, marina con navi per respingere o soccorrere barconi, poliziotti, giudici, carceri: non serve niente di niente e non servono quindi imposte e tasse. Ognuno fa quello che gli riesce: chi vuole dare letto e cibo a 100, 1000 persone lo fa, chi è senza soldi se li prende dove ci sono, chi ha voglia di lavorare lavora, chi ha voglia di delinquere delinque e i funzionari dell'ONU o d'Europa che vogliono salvare il mondo intero lo fanno a loro spese.


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Se questo si vuole, lo si dica. Più realisticamente, in un Paese limitato e con risorse limitate anche l'immigrazione non può che essere limitata; anche se fosse fisicamente possibile farci stare tutti i diseredati del mondo il risultato non sarebbe che vivremmo tutti meglio ma che vivremmo tutti peggio. Ci sono politici che auspicano un' Italia senza frontiere, un felice paese cocktail di lingue, religioni, culture come l'America multietnica di Obama, senza dire quanto più grandi e ricchi siano gli USA, che fine hanno fatto gli autoctoni, che gli africani vi sono arrivati controvoglia, che i migranti non venivano e non vengono accolti sempre e comunque. Oltretutto se tutti i Paesi divenissero multietnici il mondo finirebbe di esserlo e si perderebbero quei valori che si vogliono acquisire, valori oggi alla portata di tutti. Altri dicono che sì, non possiamo accogliere tutti ma non dobbiamo nemmeno respingerli senza dare loro la possibilità di godere da noi qualche mese di vitto, alloggio e cure e poi potersene girare liberamente per l'Europa; invece di gridare allo scandalo perché il governo ha fatto e applicato un accordo per riportare i clandestini donde sono partiti, sarebbe più costruttivo riconoscere che era anche obiettivo e vanto del governo precedente. Contestano poi che respingendo in massa gli arrivi in massa non si consente l'asilo politico a chi ne avrebbe diritto. E' un po' contradditorio che con questa scusa si accoglino migliaia di clandestini: se questo davvero volessero dovrebbero scoraggiare il più possibile l'arrivo degli irregolari invece protestare quando viene fatto. E' come aggiungere tonnellate di sabbia sicuramente non aurifera


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alla sabbia aurifera e poi cercarvi l'oro. E le organizzazioni internazionali che contestano la stessa cosa dovrebbero spiegare come una persona ritenuta degna di presiedere una conferenza sui diritti umani non sia affidabile in materia di diritti di clandestini e rifugiati (o viceversa). Scritto il 16/05/2009 Vorrei votare Vorrei votare la sinistra, ma non saprei proprio per chi: PD, IDV(?), Rifondazione Comunisti Italiani, Partito Comunista dei Lavoratori, Sinistra e Libertà, NonsSoChiAltro. A sentirli ognuno dice male dell'altro, ognuno è peggio dell'altro. Non ci capisco niente: forse non andrò a votare, in attesa di schiarirmi le idee. Scritto il 11/05/2009 Chi sbaglia e chi paga Leggo su il Gazzettino Venezia. Denunciò le mazzette, perseguitato dai colleghi: risarcito Impiegato prima distaccato in vari uffici e poi confinato in un sottoscala. L'Ufficio imposte pagherà 30 mila euro Siccome i soldi dell' Ufficio Imposte sono, appunto, soldi delle imposte che noi paghiamo, mi par di capire che alla fine dei conti a pagare sarò anch'io.


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Se sbaglio devo pagare, se sbaglia l' Ufficio Imposte (o qualsiasi altro Ufficio pubblico) invece pure? Scritto il 11/05/2009 Ciàcole Una volta in Veneto erano "ciàco'e" ora nel mondo sono "gossip", ma sempre di quello si tratta. Mentre un tempo si facevano fra quattro mura con la tacita intesa che lì dovevano restare - salvo poi passare di quattro mura in quattro mura - ora si sbandierano ai quattro venti, anzi a milioni di telespettatori e internauti. Sinceramente non m'interessa un niente assoluto se Tizio che fino a ieri si accompagnava con Tizia oggi sia intimo di Sempronia mentre Tizia dorme con Sempronio alternandolo con Licia - compagna di Orazio - e non riesco proprio a capire come ci si possa appassionare a questo squallore; ma a nessuno importa che non me ne importi: non sono nel campione auditel. Anche quando le "ciacole" riguardano il capo del governo sarei propenso a pensare che sono fatti suoi, ma sapere come stanno le cose forse mi aiuta a conoscerlo meglio e capire se può meritare la mia fiducia. "La moglie di Cesare deve essere al di sopra di ogni sospetto" e Cesare più della moglie, ma troverei più dignitoso per tutti che i problemi famigliari fossero possibilmente risolti in famiglia. Auguri. Scritto il 04/05/2009


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Se rinascessi Se dovessi rinascere vorrei fare il magistrato. Sono umano e posso sbagliare: qualsiasi altro lavoro facessi un magistrato potrebbe condannarmi per i miei errori; non è detto che succeda subito e sempre, non è detto che poi sconterei la pena, ma potrebbe capitare. Se invece fossi magistrato potrei condannare ma non essere condannato. Non rischierei di fare ponti o case che crollano, di provocare incidenti o danni facendo cose materiali e se provocassi danni a qualcuno o alla società - mandando ingiustamente in galera una persona o lasciandola ingiustamente libera non dovrei renderne conto: altri pagherebbero i danni e la mia carriera non ne risentirebbe. Ho notizia di un magistrato al quale non sono bastati quindici mesi per motivare una sentenza con conseguente scadenza dei termini di carcerazione preventiva e messa in libertà degli interessati, già 9 anni fa era successa una cosa simile, un giudice in otto anni non è riuscito a scrivere una sentenza. Se fossi magistrato non dovrei pagare per mia negligenza e nemmeno vergognarmene: serve più organico, più personale ausiliario, più soldi, stipendi migliori, più tempo di carcerazione preventiva; di sicuro non necessita più impegno, più coscienza, più dedizione, meno ferie, meno pause caffè, meno impegni extra. Oggi vedo anche "Gioielliere spara e ferisce rapinatore" e la cosa mi indigna: è mai possibile che uno si permetta di sparare prima di essere ammazzato? Se rinato facessi il gioielliere rischierei di morire o provocare ad altri infortuni


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sul lavoro, ma se divenissi magistrato rischierei solo di condannare quel gioielliere che non si è accertato di essere morto, prima di sparare. Ma potrei anche diventare un laborioso e onesto magistrato come tanti: non so se lo vorrei. Scritto il 17/04/2009 Leggi in TV In TV o alla radio tutti - giornalisti, politici, sindacalisti, esperti - quando citano una legge ne indicano sempre solo il numero. Dicono Legge 300 e si deve capire Legge 300/1970 (Statuto dei lavoratori), dicono Legge 40 e si deve intendere 40/2004 (Procreazione assistita). Dal contesto si può anche capire l' argomento e - sapendo quale legge lo disciplina - di quale legge si tratta, ma si deve conoscere argomento e legge. Di leggi n. 300 o 40 non esistono solo le due suddette: in rete ho trovato anche Legge 300/1998 (ricostruzione Albania), 300/2000 (Ratifica atti internazionali), 300/2003 (Protezione civile); Legge 40/1999 (trasposro pubblico), 40/2001 (tutela minori figli di detenute), 40/2005 (elezioni amministrative). Forse sarebbe bene che, con un po' di fatica e molta chiarezza in piÚ, quei signori citassero le leggi in modo univoco, almeno con numero e anno: chi li ascolta potrebbe piÚ facilmente risalire alla fonte e farsi una sua idea in merito. Scritto il 08/04/2009


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Parametri fissi Passano gli anni, qualcosa cambia e qualcosa resta immutato: quando i numeri non indicarono più migliaia di lire ma euro, quelli dei prezzi rimasero immutati, quello della pensione si dimezzò. Mentre il mio reddito nominale è aumentato di un 20% ma quello reale è diminuito, i parametri reddituali sono rimasti immutati ma sono divenuti incongrui pur restando iniqui. Ne prendo due ad esempio: quello sotto il quale nella mia regione sono esentati da tassa sanitaria (ticket) i bambini sotto i 6 e gli anziani sopra i 65 anni di età e quello sopra il quale non si è considerati familiari a carico. Chiaramente sono stati calcolati in milioni di lire: 70 il primo, 5,5 il secondo, diventati rispettivamente 36151.98 e 2840.51 euro, valori assurdi che li datano al secolo scorso. Parametri iniqui perché non hanno correttivi che impediscano un reddito reale inferiore con reddito nominale superiore: se questo è 36152 euro non si dovrebbe pagare più di 2 centesimi di ticket, per un familiare con reddito di 2841€ il beneficio dovrebbe essere ridotto di soli 49 centesimi. I massimali si riferiscono al reddito lordo, ticket e benefici sono netti: anche questo è iniquo e ingannevole. I 70 milioni di reddito familiare lordo sono 1000 euro netti ciascuno, nel caso di due coniugi. I 5,5 milioni sono 218 euro mensili, meno del rimborso spese per un giorno a Roma di un senatore. Nel reddito familiare si sommano i redditi dei coniugi; se un coniuge guadagna più di 218 euro mensili l' altro


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coniuge non può considerarlo a carico e detrarre le spese per lui sostenute; se uno guadagna meno di 8000 euro annui non ha IRPEF da pagare; se non ha Irpef da pagare non può evidentemente detrarre spese dall' IRPEF; se un coniuge guadagna più di 2840.51 ma meno di 8000 euro né lui nè il coniuge possono detrarre le spese sostenute. Nel caso di coniugi si considera il reddito familiare per escludere entrambi da benefici, ma le "spese familiari" non si considerano detraibili dal reddito familiare: un ulteriore disincentivo al matrimonio e spregio della Costituzione Italiana (Art. 29. La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull'eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare.) da molti invocata e difesa solo quando fa comodo. Parametri incongrui perché se erano congrui dieci anni fa non lo possono essere ora. Accettando gli indici ISTAT, se allora i limiti erano 70 e 5,5 milioni di lire ora dovrebbero essere 44000 o 3500 euro, arrotondando. Se dieci anni fa godeva di alcuni benefici perché il suo reddito era ben al di sotto dei limiti previsti, se il reddito consisteva e consiste nella sola pensione rivalutata in misura inferiore all'inflazione, se non è cambiata la legge, se il suo tenore di vita è peggiorato una persona non può sapere di non avere più diritto a quei benefici ed essere punito per non avere pensato e verificato quanto subdolo e ingiusto possa essere lo Stato. Anche se i parametri reddituali fossero sempre congrui, mi piacciono poco: richiedono burocrazia, rendono più


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vantaggiose le dichiarazioni menzognere, fanno pagare di più chi più ha pagato. L'imposta progressiva già fa pagare più che proporzionalmente chi ha maggior reddito; se venisse severamente applicata ogni ulteriore discriminazione sarebbe superflua e ingiusta. Non vedo perché una persona che ha pagato tutto il dovuto di imposta debba pagare più degli altri di tassa scolastica, mensa, asilo, eccetera e non essere trattata come tutti gli altri: sarebbe tutto più semplice ed anche più giusto, solo meno demagogico. Chi può spesso non si rivolge alle strutture pubbliche e non paga la tassa, normale o maggiorata: meglio far pagare la giusta imposta a tutti e poi nessuna discriminazione; non si può far pagare il biglietto di entrata solo a chi ha già pagato l'abbonamento. Scritto il 07/04/2009 Ritorni Torna marzo, torna la primavera, tornano le rondini (forse), torna l' ora legale, torno a cambiare l' ora negli orologi e apparecchi di casa, tornano a dirci che risparmieremo un sacco di energia e un sacco di soldi, torno a chiedermi come. Ma sul mio orologio non cambio l' ora: torno a dirmi che sono cambiati tutti gli orari e a pensare quello che già scrissi. Scritto il 28/03/2009


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sabato 28 marzo 2009 da 15/02/2009 a 28/03/2009 Paese di santi L' Italia dev'essere davvero un paese di santi: i reati li deve importare dall'estero. Non avevamo mobbing e ci accontentavamo di abusi psicologici, angherie, vessazioni, demansionamento, emarginazione, umiliazioni, maldicenze, ostracizzazione e altri tormenti. Non avevamo stalking e ci arrangiavamo con persecuzioni, molestie, fastidi e altri soprusi piÚ o meno gravi e reiterati. Chissà se per i reati di mobbing e stalking si finisce in jail. Scritto il 28/03/2009 Evasori Far pagare ai "ricchi" per aiutare i "poveri". Come spesso succede si torna a parlare di imposte (abitualmente dette tasse), di chi le paga, di chi non le paga, di chi le deve pagare, di chi deve beneficiarne. La risposta mi pare semplice: le paga chi non può farne a meno. Sull'onestà dei lavoratori dipendenti "unici a pagare le tasse" ho qualche dubbio: sono gli unici che per gran parte del loro reddito non possono non pagare imposta, se chi li stipendia è onesto o timoroso e fa la ritenuta alla fonte. Anche molti di loro non disdegnano lavorare in nero (o lo richiedono), non vogliono fattura, acquistano da venditori


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abusivi, eccetera. Il dovere civico di pagare le imposte per avere il diritto ai servizi non mi pare molto diffuso: gli altri hanno doveri, noi abbiamo diritti. Di questo ne ho già parlato anni fa (VEDI). A parer mio questo scarso senso civico dipende da più fattori. Il fattore genetico - è nel DNA degli italiani - non credo c' entri qualcosa: non di DNA ma di cultura si tratta; il DNA resta (magari scopriranno il gene che provoca evasione fiscale), la cultura può, dovrebbe, deve cambiare. C'entrano invece: . gli sprechi del pubblico denaro; . il non perfetto funzionamento dei servizi; . l' esosità e iniquità del fisco; . i vantaggi indotti; . lo stesso fatto che ci sono molti evasori impuniti. perché devo sacrificare, privarmi del mio guadagno e di oculate spese per permettere allo Stato (e derivati) di buttar via il mio denaro, il mio lavoro? perché devo pagare molto per avere Giustizia tardiva, procedure complicate, poliziotti a scorta di politici, politici che si strapagano, inefficienza diffusa? perché devo lavorare per il fisco sei mesi all'anno? Se il fisco mi tassa in eccesso supponendo che io denunci meno del dovuto, perché non dovrei farlo? Perché dovrei avere fiducia nello Stato quando le leggi - troppe - sembrano fatte apposta per favorire i furbi e colpire gli ingenui onesti? perché dovrei essere onesto col fisco se so che il fisco è disonesto con me, che la tassazione aumenta con


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l'aumentare dell'inflazione, che vi sono limiti di reddito fermi ormai da decenni (basta guardare l'importo: euro con decimali, corrispondente a importi tondi in milioni di lire), che chi supera quei limiti si trova con reddito netto minore di chi non li supera? Perché dovrei dichiarare il reddito reale, se non facendolo non solo pago meno IRPEF ma pagherò anche meno tutte le tasse calcolate sulla base del reddito dichiarato? Perché se per la "progressività" pago più del doppio dell'imposta di chi guadagna la metà devo poi pagare anche tasse maggiori per avere gli stessi servizi pubblici (che magari non uso potendomi permettere più costosi e migliori servizi privati)? E, per finire, perché devo essere uno dei pochi onesti che pagano volontariamente fino all'ultimo centesimo, quando una gran massa di disonesti non lo fa e vive felice e contenta? Siamo un popolo di navigatori e di santi, ma anche di furbi e di fessi: non per colpa del DNA. Scritto il 13/03/2009 Uomini e donne Nessuno oggi pensa che una nazione debba produrre tutto quello di cui ha bisogno: ogni Paese fa quello che gli riesce meglio o a miglior prezzo e importa quello che altri producono meglio o a miglior prezzo. Quello che produce può dipendere dal clima e da cultura, tradizione, capacità e possibilità che nel tempo possono o si cerca di cambiare per avere maggiori benefici. Nessuna meraviglia, quindi, se in una comunità ciascuno fa


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quello che sa fare meglio avendo in cambio quello che altri fanno meglio: può essere giusto e conveniente per tutti che la donna faccia un lavoro e l'uomo un altro, ma non che solo l'una o l'altro facciano tutti i lavori. Questo vale ancor più nelle famiglie con figli che necessitano di cure da parte dei genitori obbligandoli a maggior lavoro, magari gratificante ma faticoso. Queste sono le famiglie tutelate dalla Costituzione (non essendoci necessità di particolare tutela per altre unioni se non come cooperative) e di queste intendo parlare. Non necessariamente famiglie formalmente fondate sul matrimonio ma sostanzialmente aventi le stesse caratteristiche (o impegno) di unità e continuità, che ne rendono incoerente la mancanza. Ogni suo componente deve tendere al bene di tutta la famiglia, compreso sé stesso. Ognuno deve quindi impegnarsi secondo le sue capacità e a ognuno si deve consentire di dare il meglio nel lavoro a lui più adatto. Finchè ci sono bimbi piccoli o anziani bisognosi di cure il lavoro ricade solo sugli adulti. Non è necessario che tutti facciano tutto, uno può dedicarsi al lavoro per potere guadagnare molto e l'altro alla famiglia, entrambi possono dedicarsi al lavoro e guadagnare tanto da permettersi un aiuto in casa o arrivare entrambi ad un compromesso casalavoro. Si parla sempre di strutture quali asilo nido, tempo pieno a scuola, eccetera. A parte che non mi è chiaro perché l'orario di lavoro degli insegnanti non coincida con quello dei genitori (non tanto per ora di inizio e fine quanto per la durata in ore e giorni) non è detto che sia questa l' unica soluzione. Non sarebbe male lasciare libertà alle famiglie


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senza penalizzazioni: dare un contributo a chi preferisce non servirsene potrebbe essere vantaggioso per genitori, figli e istituzioni. Se si considera la famiglia un'entità titolare di diritto le conseguenze sono molteplici. E' vessatorio basarsi sul reddito lordo familiare ai fini di tasse scolastiche, pasti mensa, tasse sanitarie se non si tiene anche conto delle spese familiari o del reddito pro-capite familiare ai fini della aliquota d'imposta. Se la famiglia è una dovrebbe essere indifferente chi lavora percependo un reddito e chi lavora evitando spese, non solo per il fisco ma anche per la Previdenza. Se uno dei coniugi deve (o preferisce) occuparsi della famiglia, reddito e contributi potrebbero essere attribuiti a entrambi, almeno fino a quando restano famiglia: niente quindi pensione di reversibilità, ma quota di contributi per il lavoro domestico che ha consentito all'altro coniuge maggior guadagno (o minor fatica). Sicuramente diminuirebbero i matrimoni, diventando ancora più svantaggiosi di quanto già ora non lo siano, ma si avrebbe più parità e meno giustificazioni per trattamenti pensionistici discriminanti. Probabilmente ai tempi dei monarchi i mariti si sentivano re, ma la suddivisione dei lavori presupponeva diverse attitudini maschili e femminili, magari con qualche prevaricazione. Agli attuali tempi dell' automazione probabilmente non esistono più molti lavori più adatti agli uomini che alle donne o viceversa; inoltre molti dei lavori che si facevano in casa sono fatti in serie o sono svolti da persone specializzate ed è più conveniente comprare fatto o


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rivolgersi a queste. Tuttora però alcuni riescono meglio in un lavoro che in un altro, possono guadagnare di più facendo un lavoro che un altro, lo stesso lavoro può essere fatto più agevolmente da uno o dall'altro coniuge: nell'economia generale della famiglia si dovrebbe scegliere la soluzione complessivamente meno costosa o più redditizia. Se per fare un lavoro io ci metto un'ora e tu dieci minuti, tu fai questo lavoro io farò quello che fai in un' ora e io in dieci minuti. Se poi capita che uno dei due è imbranato in tutto, pazienza: basta l'amore. Sperando sia vero. Scritto il 12/03/2009 Indigeni e allogeni Non credo sia da biasimare chi si preoccupa per la propria famiglia (lui compreso), chi ha più cura dei suoi familiari che del vicino di casa, chi preferisce, con il poco che ha, sfamare i propri figli anziché invitare a cena il primo che passa. Non è un egoista ma un normale responsabile padre di famiglia. Si dice che i giovani lavorano per i vecchi; sarà vero ma è altrettanto vero che i vecchi hanno lavorato per i giovani. Senza il lavoro, il sacrificio le imposte pagate dei nonni i padri avrebbero ereditato un Paese più povero, senza il lavoro, i sacrifici, le imposte dei padri i figli si troverebbero in un Paese meno ricco, senza il lavoro, i sacrifici, le imposte dei figli nei decenni precedenti i nuovi arrivati non potrebbero avere quello di cui pretendono avere diritto. I sacrifici si sopportano anche sperando per il bene dei figli.


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Al mondo c'è ricchezza e povertà: per potere farsi carico della povertà si dovrebbe disporre della ricchezza; chi usufruisce (o ha usufruito) delle ricchezze dovrebbe curarsi anche della povertà; in realtà quasi tutti si tengono la ricchezza e addossano agli altri la povertà. L' Italia è speciale e si fa carico della povertà del mondo lasciando ad altri le ricchezze; si preoccupa più degli stranieri che dei suoi cittadini, contribuenti, compatrioti: chi viene quì non sta solo meglio di dov'era ma anche meglio di chi già c'era. I politici italiani si comportano come uno che egoisticamente vuole fare bella figura con gli estranei e si cura più di loro che della propria famiglia. Per quello che ne so, le cose stanno come segue. Un indigeno, e prima di lui suo padre, passa un'intera vita in attesa di un appartamento comunale, nascono i figli e l' appartamento non c'è, i figli crescono e l' appartamento non c'è, i figli se ne vanno e l' appartamento c'è ma c'è pure un poveromohamed con dieci figli e quattro mogli e gli spetta, lui invece aspetta. Un indigeno deve rispettare gli orari del suo medico e non può avere le medicine prescritte in una farmacia fuori dalla sua regione; se si ammala fuori dal comune di residenza deve pagare la visita del medico di base; se si presenta al Pronto Soccorso deve dare le proprie generalità, dichiarare il proprio reddito (subendo sanzioni se dichiara il falso), pagare il ticket corrispondente, aspettare pazientemente che vengano visitate persone ufficialmente inesistenti. Un allogeno (irregolare) va al Pronto Soccorso, viene visitato, riceve le medicine, fornisce nomi di fantasia, non


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dichiara reddito, non paga nulla: vale la consueta regola che chi ha pagato imposte paga le tasse e chi non le ha pagate è esente, ossia paga il biglietto solo chi ha pagato l'abbonamento. Se un indigeno va in un paese a rischio sanitario giustamente deve opportunamente vaccinarsi, ma se un allogeno viene da quel paese non deve sottostare ad alcun controllo e secondo alcuni dovrebbe essere libero di propagare la sua infezione per non violare il suo diritto alla clandestinità. Si dice che non garantendo l'impunità ai clandestini, di fatto si impedisce loro di farsi curare: impedire ai clandestini di farsi curare può causare il diffondersi di malattie contagiose fra la popolazione, ma non impedire loro di vivere nella clandestinità potrebbe essere altrettanto pericoloso. Scritto il 04/03/2009 Chi sbaglia, chi paga. Se uno sbaglia è giusto che paghi. Dovrebbe valere per tutti, ma pare che per i pubblici dipendenti la regola sia un po' diversa: se uno sbaglia un altro paga. Se un giudice commette una palese castroneria il danno recato lo pagano i contribuenti, se il dipendente pubblico commette qualche errore di solito pagano gli utenti in tempo e denaro. Può capitare che volontariamente o inavvertitamente si superino i limiti di velocità: un bravo apparecchio bene tarato e omologato rileva l'infrazione. L'agente addetto è impegnato in altro lavoro o si sta bevendo un caffè da qualche parte, non ferma l'automobilista, non contesta


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l'infrazione. D' accordo: ci sia o non ci sia l'agente l'apparecchio attesta che l'infrazione c'è stata e che deve'essere sanzionata. Il problema però è un altro: se l'agente non ferma l'automobilista è per sua comodità o dell' ente cui appartiene, ma a pagarla è il cittadino. Se l'autista viene fermato la sanzione è di 148 euro e tutto finisce lì. Gli saranno tolti i punti della patente ma non avrà altre noie. Se nell'interesse di Polizia o per disinteresse del poliziotto l'infranzione non viene contestata subito, il cittadino avrà altre spese: Euro 10,69 per le spese di notifica, euro 1,20 per il versamento postale, euro 0,30 per la fotocopia della patente, euro 2,80 per la raccomandata. A questo va aggiunto il tempo per fare quanto richiesto: detraendo quello non perso per la contestazione, non sarà meno di un' ora. Anche se per i dipendenti pubblici il tempo altrui non conta, si può monetizzarlo in almeno 10 euro. La politica dell'ente o la negligenza dell'agente costano al cittadino 24,99 euro, il 17% in più. Scritto il 27/02/2009 I soliti Si prende la solita strada, si frequenta il solito bar e il solito parrucchiere, lo stato tassa i soliti tartassati: si va sul sicuro, si fa prima, si rischia meno. Si insiste sui soliti argomenti: conflitto di interessi, problemi del PD, immigrazione, criminalità, giustizia. Io chiedo la solita cosa senza mai trovare risposta: com'era l'ICI di Prodi che avrebbe risolto tutti i mali (più soldi per


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poveri, più soldi per i Comuni, più soldi per i partiti, più soldi per le auto, più soldi per l' Africa, più soldi per la sanità, più soldi per la sicurezza, più soldi per la giustizia, più soldi per ...)? Cosa diranno i poliziotti che ripetutamente fermano, arrestano, liberano i soliti criminali o i soliti clandestini o i soliti clandestini criminali? Di solito i politici trombati vengono riciclati: e poi si dice che non in tutta Italia funziona la raccolta differenziata! Se il finanziamento pubblico ai partiti è un ecoincentivo al riciclaggio speriamo che arrivi anche quello solito alla rottamazione. Scritto il 21/02/2009 Cento o forse mille. Ad ogni manifestazione, ad ogni adunata si hanno dati diversi sul numero dei partecipanti: sempre, da sempre. Non si tratta di piccole discordanze del tipo "diecimila persone, migliaio più migliaio meno", che già non è poco. Se chi organizza dice 100 la Prefettura dice 10, siano unità, decine, centinaia, migliaia, centinaia di migliaia. I casi sono tre: o mente il primo o la seconda o entrambi. Probabilmente nessuno ha interesse a dare un dato veritiero, ognuno si sente libero di sparare quello che più gli fa comodo e tutti sono contenti di bere quello che più gli piace. A me interessa poco sapere quanti siano esattamente, sia perché sono comunque un' esigua minoranza rispetto alla popolazione italiana sia perché non ritengo una cosa giusta


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o sbagliata a seconda di quanti pretendono che sia l'una o l'altra cosa. Mi andrebbe benissimo che non dessero alcun numero ma visto che lo vogliono dare siano seri. Credo che per contare le persone in una piazza possa bastare qualche foto dall'alto, e un esperto indipendente possa dirne il numero con buona approssimazione, un minimo e un massimo. Se chi organizza dicesse il massimo e la Prefettura il minimo potrebbero avere ragione entrambi e non rischiare di essere entrambi ridicoli. Scritto il 15/02/2009 Vita naturale Staccare la spina. Così si dice abitualmente, così è stato detto anche nel caso conclusosi alle 8 di sera del 9 febbraio 2009 a Udine. Pare che in questo caso non c'entrasse la spina della corrente elettrica, ma una fastidiosa dolorosa metaforica spina forse sì. Nessuna macchina si sostituiva alle normali funzioni corporee, solo che il cibo liquido entrava direttamente nello stomaco senza passare per la bocca. Dicendo staccare la spina viene subito da pensare a qualcosa di artificioso, a qualcosa di estraneo da escludere con un clic di un interruttore, al fermare una macchina che fa vivere come si ferma una macchina per non far morire. Se si dicesse togliere il biberon (a un neonato) o la cannuccia (a chi non può usare cucchiaio e bicchiere) forse sarebbe meno facile d'accettare ma più realistico, secondo alcuni. Ho sentito dire che se l'incidente fosse capitato anni prima


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la ragazza sarebbe morta allora: è sopravvissuta solo grazie a innaturali nuove tecniche mediche, da interrompere perché la natura faccia il suo corso. Un simile ragionamento mi lascia alquanto perplesso: senza innaturali farmaci o senza trapianti molti non vivrebbero più da anni, mentre senza innaturali contraccettivi altri potrebbero essere vivi . Non ho certezze, ma se si afferma che la natura debba fare il suo corso coerentemente si dovrebbe rinunciare a tutto quanto naturale non è e non desiderare la morte di qualche sconosciuto per potere vivere o far vivere con i suoi organi. Scritto il 13/02/2009 Norme intangibili. Secondo la Bibbia Dio dette a Mosè i dieci comandamenti incisi sulla pietra: una volta per tutte. Ma era Dio. Secondo alcuni, i padri della Repubblica hanno dato all' Italia la Costituzione una volta per tutte. Ma erano uomini, umanamente imperfetti. Coloro che insorgono e gridano allo scandalo se qualcuno parla della necessità di modificarla, con le garanzie previste dalla stessa Costituzione, dovrebbero avere l'onestà di riconoscere che in oltre 60 anni qualcosa è cambiato, che anche loro (o i loro sodali) l'hanno modificata, che prima di volerla immutabile dovrebbero volere applicate - o abolite quelle sue norme ora disattese in tutto o in parte. Ne riporto alcune. "Art. 1.2 - La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione." Quasi sempre i referendum popolari sono stati vanificati:


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cito a memoria quello sulla responsabilità dei magistrati e quello sul finanziamento pubblico ai partiti. "Art. 15 - La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili. La loro limitazione può avvenire soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria con le garanzie stabilite dalla legge." Sarà solo un' impressione ma mi pare che l'autorità giudiziaria si sia presa qualche licenza in merito. "Art. 21.6 - Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni." Se i padri fondatori pensavano al "buon costume" com'era inteso nel 1946, la norma è disattesa. "Art. 27.2 - L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva." In teoria vale, in pratica va letta "... fino alla condanna mediatica." "Art. 29.1 - La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio." Dico: ora molti non la pensano così. "Art. 31.1 - La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose." Finora per gli italiani non è successo. "Art. 39.2-3 - Ai sindacati non può essere imposto altro


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obbligo se non la loro registrazione presso uffici locali o centrali, secondo le norme di legge. È condizione per la registrazione che gli statuti dei sindacati sanciscano un ordinamento interno a base democratica." E' così? "Art. 52.2 - Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge. Il suo adempimento non pregiudica la posizione di lavoro del cittadino, né l'esercizio dei diritti politici." O è stato cambiato o è superato. "Art. 53.1 - Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva." Penso che se due coniugi percepiscono uno 50 e l'altro 100 o uno 100 e l'altro 100 o se in una famiglia di 5 persone il reddito è 500 e in una di 2 è 200, la capacità contributiva di ciascuno vada riferita a un reddito 100: così non è.(Art. 29.2 - Il matrimonio è ordinato sull'eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare.) Che "tutti" siano tenuti è vero, che tutti siano obbligati è un altro paio di maniche. E mi fermo qui. Scritto il 10/02/2009 Incentivi. Domani decideranno incentivazioni all' acquisto di auto, ristrutturazioni di immobili, acquisto di elettrodomestici e mobili, non solo per aumentare i consumi ma, dicono, anche per avere meno inquinamento e consumo energetico. Mi chiedo se usare la mia vecchia vettura per due-tremila


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km annui era più inquinante del farmi usare una nuova vettura, se l'auto elettriche sia davvero ecologicamente conveniente. Sì dice che inquinano meno, ma non so quanto inquinamento comporti, qui o altrove, produrre l'elettricità per costruirle e per far girare quelle elettriche: si dice il pro e si tralascia il contro; succede un po' con tutto, dal biodiesel agli immigrati. Per il resto si parla di detrarre il 20% della spesa dall' IRPEF: così non ne potrà beneficiare chi, come qualcuno che conosco, ha un reddito di 450 euro mensili e conseguentemente zero di IRPEF. D' altro canto in passato con gli incentivi anziché avere una spesa ridotta, l'ho avuta maggiorata di oneri e interessi fiscali: questa volta non ci casco. Scritto il 05/02/2009 venerdì 30 gennaio 2009 da 22/12/2008 a 30/01/2009 Viziosi viziati e coccolati. E' vero: i giovani o sedicenti giovani drogati o ubriachi che guidano un'auto, magari di grossa cilindrata, sono un pericolo per sé stessi e per gli altri . Se si pensa, come tanti oggi, che ognuno è libero di fare quel che vuole della propria vita, non dovrebbe nemmeno importare che siano un pericolo per sè stessi: se lo sono cercato. Resta il problema che sono un pericolo per gli altri e andrebbero fermati. Se qualcuno torna da un funerale e il treno è in


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ritardo e perde la coincidenza e si trova a 50 Km da casa e deve aspettare un paio d' ore o chiamare famigliari o taxi, nessuno se ne preoccupa. Se qualcuno che non ha soldi per pagare il taxi deve farsi di notte una scarpinata di tre o quattro chilometri, nessuno se ne preoccupa. Ma se uno ha soldi per auto, alcol, droga, vizi e, poverino, costituisce un pericolo per gli altri la cosa migliore da fare è fornirgli gratis il trasporto per tornare da mammina o dove meglio crede e per recuperare l'auto il giorno dopo, in modo che poi possa fare il bis. Perché dovrebbe cercare di comportarsi in modo più responsabile quando restando così è viziato e coccolato da tutti, istituzioni comprese? Sarò il solito bastian contrario, ma penso che sarebbe un bene per lui e per gli altri se invece gli venisse sequestrata l'auto e si facesse una bella, salutare, rinfrescante passeggiata a piedi, andata e ritorno. O, se preferite, restasse in prigione finché non ridiventa sobrio e ne uscisse solo se accompagnato da un famigliare o da un avvocato: se per qualche giorno anche l'auto restasse dove l'ha lasciata, tanto meglio per lui e per gli altri, per tutti. In entrambi i casi avrebbe anche tempo e modo di pensare, e ragionare forse. Mi piacerebbe che la signora Meloni, se proprio vuole offrire passaggi gratis a chi ha soldi da buttare, lo facesse a proprie spese. Scritto il 31/01/2009


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Questione di soldi. E' solo questione di soldi? Qualunque sia il problema c'è sempre qualcuno a dire che ci vogliono più soldi. Io resto del parere che mettere acqua in un secchio bucato si spreca acqua, tempo e lavoro: ci si deve decidere a riparare o cambiare il secchio. Ci sono stupri, rapine, uccisioni? O dicono che è solo impressione, che in realtà sono in diminuzione, che siamo il Paese dove ce ne sono meno oppure che servono più soldi. Non mi sarebbe di consolazione sapermi l'unica vittima dell'unico crimine del secolo, ma capirei se gli altri non se ne preoccupassero molto. Se quei pochi o tanti criminali che vengono scoperti e fermati dal giorno dopo sono liberi di ripetere a volontà il loro crimine, dare più soldi alle forze d'ordine sarebbero soldi sprecati. Non è giusto tenere in galera uno non ancora giudicato colpevole, come non è giusto incarcerare qualcuno senza prove o gravi indizi: ma se le prove ci sono o il colpevole liberamente confessa non vedo per quale motivo non possa essere subito giudicato, condannato o assolto. Naturalmente si dirà che è perché ci vogliono più soldi per la Giustizia, mentre io penso che si dovrebbe cominciare a spendere meglio i pochi o tanti che ci sono, che è meglio spendere male poco che spendere male molto. La colpa è sempre altrui: per i politici è di chi applica male le leggi, per i magistrati è di chi le fa. Magari la colpa è di entrambi e mentre le retribuzione degli uni aumentano con quella degli altri, il cittadino comune ha solo aumenti di spesa continuando ad avere cattive leggi e cattiva giustizia.


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Un tempo fra i primari compiti dello Stato erano la difesa delle sue frontiere, la sicurezza interna, la giustizia; c'é stato anche il fare panettoni mentre deve occuparsi di automobili solo quando c'è da perderci. Con l'Europa non ci sono frontiere, le altre non vanno difese, anzi, e la sicurezza è spesso vanificata dalla giustizia. Forse converrebbe abolire tutto l'apparato: se non si avessero grossi problemi occupazionali potrebbe costare meno e funzionare uguale. Scritto il 30/01/2009 La pensione delle donne. Si discute dell'età pensionabile delle donne, sulla parità uomo-donna richiesta dall' Europa e dal bilancio statale. Sicuramente mi si taccerà di essere maschilista o antifemminista, ma non lo sono: sono per la parità. Trovo molto strano che la si sia rivendicata senza volerla: il primo articolo Pensionate582008della legge sulla parità subordinava il lavoro notturno delle donne a vincoli e permessi che per l'uomo non esistevano, il servizio militare di leva rimaneva dovere solo maschile, la donna va in pensione cinque anni prima dell'uomo. Non sono contro le donne, ma sono convinto che uomo e donna sono diversi - o almeno così li abbia fatti la natura - ed abbiano anche "compiti" diversi. Fintanto che il lavoro dell' uomo richiedeva forza muscolare, poche donne lo preferivano o lo potevano fare. Poi l'uomo ha inventato le macchine e per fare il lavoro dell'uomo andava benissimo anche una donna


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e le donne hanno, giustamente, richiesto la parità di diritti. Alcuni doveri potevano però rimanere solo dell'uomo, in Italia. D' altro canto per il maschio è un po' complicato mettere al mondo dei figli e questo compito è rimasto alla donna. Contrariamente a quanto succede in gran parte del regno animale, l'uomo sente però il dovere di avere cura dei figli e della moglie: se non lo sente glielo impone la legge, almeno nelle famiglie secondo Costituzione. Consapevoli, almeno finora, di questo fatto, le donne italiane rivendicano il diritto di anticipare di cinque anni l'età pensionabile rispetto agli uomini, il che equivale a negare agli uomini il diritto alla parità di trattamento in materia di pensione. Essi avrebbero mediamente un trattamento sfavorevole anche se andassero in pensione alla stessa età: ne godrebbero comunque per meno tempo, stante la maggiore longevità femminile. Non tutte le donne hanno figli, non tutte ne hanno lo stesso numero, non tutte le mogli e non tutti i mariti preferiscono un lavoro esterno al lavoro domestico: quindi se la cura della famiglia è il motivo per anticipare la pensione dovrebbero esserci dei distinguo. Dato per vero che il lavoro domestico non sia una scelta ma una necessità, la pensione anticipata per le donne non mi pare la migliore compensazione. Si dice che la donna lavora il doppio: io conosco famiglie in cui è il marito ad accudire i figli, a preparare il pranzo, a caricare la lavatrice, a stendere il Casalingo_dscn1311bucato; forse non stira e non cuce ma magari sistema un rubinetto, aggiusta qualcosa, talvolta perché la moglie è al lavoro, talaltra perché lei deve


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guardare la telenovela o la partita. Se il "doppio lavoro" è la ragione dell'anticipato pensionamento allora l'anticipo dovrebbe essere calcolato anche in ragione del numero di figli e attribuito all'una o all'altro sulla base di una dichiarazione che testimoni chi ha svolto i lavori domestici, chi ne ha diritto e in quale misura: se spetta all'una non spetta all'altro e viceversa. Ovviamente in caso non ci sia un lui o una lei, non c'è concorrenza e chi c'è si prende tutto. Se eguaglianza dev'essere, eguaglianza sia pur permanendo qualche piccola differenza: ma anche a questo c'è rimedio, pare. Anziché alla conservazione di una disparità pensionistica si dovrebbe tendere alla promozione della parità quotidiana: ognuno fa quello che meglio gli riesce nell' interesse della famiglia: chi può guadagnare di più col lavoro esterno lo fa senza essere fiscalmente penalizzato, chi "guadagna" di più nel lavoro domestico lo fa senza penalizzazioni d'altro tipo, chi trova più vantaggioso dedicarsi a altro e pagare qualcun altro per i lavori di casa lo fa, chi preferisce curare la famiglia per il guadagno non economico che ne riceve lo fa senza subire le penalizzazioni attuali. Se entrambi devono "lavorare" le incombenze casalinghe siano equamente distribuiti, tenendo conto delle capacità e attitudini di ciascuno. Non uno o una che deve lavorare il doppio, ma due che lavorano una volta e mezzo, per il meglio di tutta la famiglia. Sempre che esista ancora la famiglia. Volere privilegi perché si lavora il doppio é accettare di lavorare il doppio perché si hanno privilegi. Come per l' imposte: lo stato tartassa supponendo evasione, evadono ritenendosi tartassati.


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Va anche considerato che talvolta il ruolo di mamma è svolto dalla nonna; non so se sia un bene o un male ma, se parità dev'essere, si dovrebbe dire che il ruolo dei genitori è svolto dai nonni: e il discorso non cambia. Naturalmente, potendo lavorare più a lungo, si versano più contributi e più alta sarà la pensione: questo favorirebbe quelle donne che per allevare i figli hanno potuto dedicarsi pienamente al lavoro solo dopo che erano cresciuti. Per me l' ideale sarebbe che tutti, senza discriminazioni di sesso potessero andare in pensione quando vogliono con una pensione matematicamente calcolata: presto con pensione minore, tardi con pensione maggiore, e niente più mugugni. Se poi sei fortunato, puoi godertela più della media statistica. Scritto il 21/01/2009 San Michele Laico Anche quest' anno, come negli ultimi cinquanta, in questi giorni dovrò pagare il canone RAI, un pagamento nuovo per cose vecchie: film, pubblicità, programmi, talvolta stupidi o faziosi; una pietanza riscaldata o già digerita. Un po' mi secca buttare per decenni parte dei miei pochi euro, Sanctus_sanctorum per retribuire lautamente un tale del quale soffro di una sorta di allergia, che invano cerco di superare e che purtroppo mi impedisce materialmente di godere delle sue straordinarie, a quanto dicono, capacità giornalistiche. Pare sia osannato da milioni di persone e qualcuno, se non tutti, deve pur pagare il canone. Così l'altra sera sono capitato ad Annozero nel momento in


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cui una ragazza israeliana, commossa e commovente, esponeva i suoi sentimenti. Mi meravigliava sentire l'altra campana, ma questo ho visto e udito, e nient'altro. Del civile confronto con la signora Annunziata, giornalista seria, grintosa ma non proprio filoisraeliana e filogovernativa ho potuto vedere e sentire il giorno dopo. Non avendo vista l'intera trasmissione non posso dire se lei avesse ragione o torto, se davvero il troppo è troppo anche per uno uso al molto; ma di quel confronto mi ha colpito la spocchia, l'arroganza, la supponenza, la presunzione di quel bravissimo giornalista, giustificando così appieno la cordiale antipatia che nutro per lui. Non ho voglia di rivedermi la scena e cito a memoria: ha cominciato col dire che nella sua trasmissione tutti possono esprimere la propria opinione - ci mancherebbe - ma appena si è accorto che l'opinione dell'ospite non coincideva perfettamente con la sua, prima si scandalizza che la signora vada lì per dire male della trasmissione (una specie di "come? io ti invito e tu mi critichi? che ospite sei?), alza la voce, si scalda sempre di più e (almeno così io ho capito e Lucia Annunziata pure) l'accusa di essersi venduta per interesse, suppongo a Berlusconi e alla sua banda. Ma il bello doveva ancora venire perché dopo le critiche di Fini (e di molte persone decenti) si proclama vittima di censura: proprio lui che palesemente e pubblicamente aveva impedito a una giornalista, neanche troppo di parte avversa, di dire il suo pensiero, tanto che lei per protestare contro quella censura non ha voluto restare in quella bellissima trasmissione e se n'è andata. Ma milioni di persone lo osannano: santo laico subito!


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(Sarà rappresentato con la spada dell' arcangelo vittorioso o sulla graticola del martire? Si vedrà.) Scritto il 17/01/2009 Il Bel Paese Nel Bel Paese: • i presunti innocenti sono in galera, i riconosciuti colpevoli in libertà; • chi paga le imposte è tartassato, chi le evade al peggio è condonato; • chi rapina è graziato, chi si difende dalla rapina è condannato; • chi dimentica (o mette) un cartello che limita la velocità a 5 Km/h in una strada diritta, senza case, senza pericoli e senza lavori in corso non è punito, chi supera tale limite è multato; • le leggi sono tali e tante che ce n'è sempre una per punire un onesto e una per lasciare impunito un furbo; • se i prezzi aumentano si adeguano i compensi ai parlamentari, ma non i limiti di reddito per avere benefici fiscali; • tutti hanno diritto all' assistenza medica gratuita, ma se ti ammali non nel comune di residenza paghi medico e medicine (se fuori regione). • La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio, ma: • una coppia sposata per beneficiare di agevolazioni fiscali non deve avere più di un un certo reddito, una


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coppia non sposata anche il doppio; • il coniuge è tenuto a pagare le spese per l'altro, ma non sempre può detrarre dal reddito quelle detraibili se l'altro è incapiente; • una famiglia in cui un coniuge non lavori per accudire ai figli, a parità di reddito complessivo paga più imposte di una coppia non sposata, senza figli e con due redditi; • se uno vive a Timbouctou e l'altra a Anchorage ma hanno residenza comune (o Comune di residenza) a Pizzighettone sono conviventi, se sono sposati e vivono sempre assieme ma hanno attività e residenza in Comuni diversi non sono conviventi (ossia non hanno diritto ai benefici spettanti ai conviventi). . ... continui chi vuole Scritto il 16/01/2009 ICI e Carta Acquisti I.C.I. Il governo Prodi è caduto prima che la norma sull'ICI avesse effetto, per cui non so cosa prevedesse: so che non passa giorno senza che qualcuno dell'attuale opposizione (stamane l'on. Tonini) non rinfacci all'attuale governo di avere fatto un regalo ai ricchi abolendo quell'imposta, da loro già abolita per gli altri. Non potendo giudicare senza sapere, mi piacerebbe che chi domani ribadirà l'accusa mi spiegasse perché e come le cose stanno come affermano. All'inizio dicevano che loro avevano abolita l'ICI per il 40% e non capivo perché il 40% fosse un bene e il 100% un


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male, poi la formula è cambiata e ora dicono che l'avevano abolita per i più poveri. Dovrei intendere che l'avevano abolita per il 40% dei proprietari, con buona pace della norma costituzionale che ci presume tutti eguali, discriminando ricchi e poveri in base a arbitrari criteri, spesso iniqui. Mi risulta che l'abolizione dell'ICI sulla prima casa non riguarda le abitazioni di lusso, vorrei capire qual'è la verità e se comunque mia moglie non avrebbe pagato i 278 euro d' imposta (il suo reddito non arriva ai 450 mensili, ma per il fisco siamo colpevoli di matrimonio). Carta acquisti. Sembra normale, anche se non lo è per me, che ogni parte politica veda solo le magagne altrui e i pregi propri, tutto quello che essi fanno è perfetto e tutto quello che fanno gli altri è sbagliato. Quando Visco pubblicò i redditi degli italiani e molti esultavano perché si smascheravano i ricchi evasori io pensavo ai poveri diavoli che forse non gradivano che tutti sapessero quanto erano poveri. Quando Tremonti annunciò la "social card", come viene Socialcard chiamata con vezzo anglofono, gli stessi gridavano che era una miseria e che umiliava la gente. A riprova citano il fatto che una, cento, mille persone arrivate alle casse hanno dovuto lasciarvi la merce perché la scheda non era stata caricata, con grande loro umiliazione. Il fatto non è certo piacevole è non dubito che sia vero: se così è successo va senz'altro posto rimedio. Però potrebbe anche succedere che il credito si esaurisca. Quanto all'umiliazione sono certo che chi si è trovato in quella situazione non ne è stato felice, ma sono talmente tante le carte che consentono sconti e tante le persone che pagano con carta di credito o bancomat che


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difficilmente presentare la carta acquisti governativa può segnalare agli altri clienti la povertà dell'utilizzatore; ed è capitato anche a me o a mia moglie di dover lasciare la merce alla cassa perché il servizio bancomat non funzionava e, al solito, non avevamo contante: nessuna umiliazione, solo scocciatura. Ma i possessori di questa carta possono non essere abituati all'uso di bancomat o carte di credito: spero lo diventino. Scritto il 15/01/2009 Nota: 17/05/2006-08/05/2008 - Governo Prodi II - L'Ulivo, Partito Democratico 08/05/2008-16/11/2011 - Governo Berlusconi IV - Il Popolo della Libertà Neve, neve, neve. Neve, neve, neve; tanta neve come quando nessuno si meravigliava che l'inverno fosse freddo e l'estate calda, quando non temevo l' effetto serra ma una nuova piccola era glaciale, quando la gente sapeva Im000129raspettare o spalare, quando era più semplice togliersi la camicia in luglio che avere legna e maglioni a gennaio, quando la paura non era di camminare nella neve, ma di scivolare sul ghiaccio o bagnarsi nella palceca di neve bagnata. Solo il colonnello pretendeva che mentre nevicava, lassù in val Pusteria, su tutta la caserma non ci fosse un millimetro di neve: ma a quel tempo così erano i militari. E' vero, ora tutti devono muoversi, usare l'auto e non deve


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mancare il rifornimento di merci e alimenti, però mi chiedo: se per due giorni di neve ci vogliono molti mezzi e uomini, cosa mai faranno costoro negli altri 363 giorni dell' anno? Aspettano la nevicata, quella eccezionale? C'è poi il dilemma: scuole aperte o chiuse? Se le chiudono gli addetti avranno un giorno di vacanza in più (del quale forse non c'è bisogno) o terranno una lezione di educazione civica e fisica aiutando a spalar neve? Mah!? Scritto il 07/01/2009 Televisione: una proposta Nonostante tutto (canone nuovo, programmi vecchi) alla sera guardiamo la TV. Da un bel pezzo non siamo più giovani, pur considerando che oggi vengono definiti giovani ragazzini di 45 anni. D'altro canto io continuo a considerare anziano solo chi ha una decina d'anni più di me, sempre. Guardiamo ... si fa per dire. Ad una cert' ora mia moglie deve dormire, così, con la pubblicità che ogni ventina di minuti interrompe i programmi anche nei canali RAI, un programma che dovrebbe iniziare alle 21, inizia alle 21.15 e termina quasi a mezzanotte non riesce a vederlo tutto: o dormicchia o va a letto prima che finisca. Dalle 21 a mezzanotte, questa é "prima serata" per loro: e pensare che alle 17 è già nominalmente tarde, per gli spagnoli. Aiutati dalla moderna tecnologia cerchiamo di porvi rimedio: abbiamo due videoregistratori, registriamo sul secondo mentre guardiamo sul primo la registrazione del


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giorno precedente facendo scorrere velocemente i suggerimenti commerciali. Questo per risparmiare sul costo dei supporti, altrimenti basterebbe registrare tutte le serate di un anno e riprodurle negli anni successivi, come fanno le emittenti. Ma anche così può capitare che non abbiamo niente di registrato (una volta visto, cancelliamo) e allora guardiamo in diretta: telecomando in mano, quando comincia la pubblicità (cosa mai potremmo comprare?) passiamo ad altro canale. Quando va bene vediamo a rate un programma con trama e tanti pezzetti di programmi episodici (calcio, varietà,ecc.), ma il più delle volte quando in un canale fanno pubblicità la fanno in tutti, magari leggermente sfasata per cui cambiando canale vediamo sempre la stessa auto o la stessa bibita, che poi occupa mezzo schermo anche durante il film. A mia moglie è venuta un'idea che proporrei al Ministero della salute: aumentare le pause pubblicitarie, la durata della reclame, dei consigli per acquisti. Se invece di durare sui cinque minuti ne durassero una ventina, uno potrebbe farsi un pisolino, risvegliarsi e vedere a rate ma per intero il programma TV: intervalli magari meno frequenti ma più lunghi, con dolce sveglia finale. Se non proprio tutte le sere e in tutte le reti, almeno nel servizio pubblico pagato col canone obbligatorio qualche sera potrebbero mettere la scritta "Riservato a un pubblico di soli anziani". Scritto il 04/01/2009 Un anno, tre sentimenti


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In un anno tre sentimenti: ammirazione, delusione, compassione. Questo ho provato per Walter Veltroni. Veltroni_0812Quando proclamò di voler "correre da solo" l' ho ammirato: finalmente uno cui non basta vincere le elezioni per poi trovarsi impegolato nei contrastanti interessi e i veti di un'unione male assortita. "Per uno così potrei votare in futuro, sempre che alle parole succedano i fatti" pensavo, mi pareva uno che finalmente si rendeva conto che più dell'odio comune serviva un programma comune, semplice e chiaro. Non credo pensasse di vincere "da solo" le elezioni, aveva quindi tutto il tempo per dimostrare la serietà dei suoi propositi e convincermi a sceglierlo la prossima volta. Quando si è abbinato al signor Di Pietro, sono rimasto un po' deluso: come si fa a dire "corriamo da soli" e poi abbinarsi con uno come quello. Dopo 6 mesi mi aveva già deluso del tutto: niente di quanto detto veniva fatto, l' avversario tornava ad essere il demonio, tornavano i cortesi insulti, le consuete chiusure, la delegittimazione dell' altra parte. Ora mi fa compassione: a capo di un partito con sondaggi impietosi, compagni ambiziosi, alleati arroganti, esponenti indagati. In democrazia governa chi ha la maggioranza, chi ha un voto in più (al senato, alla camera, nelle circoscrizioni elettorali) di chi gli è contro: semplificando diciamo chi ha 51 su 100, il 51% da solo o con gli alleati, occasionali o stabili. Alleanze stabili - di legislatura - dovrebbero basarsi sulla condivisione di gran parte degli obiettivi, sulla lealtà


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reciproca, sull' assenza di prevaricazione. E per essere vincente l'alleanza dovrebbe attrarre più voti di quanti non ne faccia perdere. Cercare voti estremisti fa perdere quelli moderati, abbracciare idee come la demonizzazione dell'avversario può compattare la coalizione: ma se è minoritaria, minoritaria resta. Una politica tendente invece a conquistare i voti non del tutto convinti della parte avversa aumenterebbe i propri e diminuirebbe quelli degli avversari, in altre parole varrebbero il doppio: si potrebbe vincere anche se i voti guadagnati fossero meno di quelli persi. Quest'anno è ormai finito: i migliori auguri per il prossimo. Scritto il 29/12/2008 Strenne Non so se le vendite natalizie saranno minori del passato, ma se così fosse non ne stupirei. Ho confrontato i prezzi delle merci di oggi con quelli che ricordo di qualche anno fa. Quasi tutti sono invariati o aumentati,Strenne1 pochi altri sono circa la metà, come la mia pensione: solo che allora a sinistra del punto c'erano le migliaia e ora le unità, allora erano lire e ora euro. Mi sembra normale che se non si adeguano i ricavi diminuiscano le spese. Potrebbe pure capitare che se diminuiscono le vendite diminuiscano i prezzi, ma anche che se i clienti calano i prezzi crescano per mantenere il guadagno, quando c'è chi può comprare a qualsiasi prezzo mentre gli altri devono rinunciarvi: finora è andata così, mi pare.


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Scritto il 22/12/2008 martedì 16 dicembre 2008 da 05/11/2008 a 16/12/2008 Giuseppe e Maria Giuseppe è scontento e si lamenta perché nella sua casa voleva fare lavori di risparmio energetico e non potrà far gravare sulla comunità il 55% della spesa ma solo il 36%. Maria per gran parte della sua vita ha dovuto badare ai suoi tre figli e così non ha potuto avere allora più denaro per la famiglia ed ora una pensione decente. E' proprietaria della casa, acquistata con i sacrifici della famiglia giusto per compensarla in qualche modo del poco reddito. Anche lei vorrebbe fare quei lavori, almeno per risparmiare sul riscaldamento: ma non avrebbe nessuna agevolazione perché, sui miseri proventi, non ha abbastanza imposta da cui detrarre il 55, il 36 o l'1%. Non può farlo nemmeno il marito; la sua famiglia non avrà benefici e lei dovrà ancora faticare per fare economia: troppo povera. E' doppiamente scontenta: questa è la tutela della donna e della famiglia in Italia, checché ne dica la Costituzione. Se farà quei lavori, non si sentirà in colpa pagandoli in nero per risparmiare qualcosa. Non mi sento di biasimarla. Verosimilmente il caso di Maria non riguarda il grande pubblico e quindi i politici non se ne occupano: un'ingiustizia per pochi non è ingiustizia. Eppure, appunto perché riguarda pochi, non dovrebbe essere gravoso porvi


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rimedio, ma pare che mentre lo Stato può concedere a pochi privilegiati trattamenti speciali perché non gravano molto sul bilancio statale (parlamentari in primis) non possa concedere trattamenti equi a pochi discriminati. Scritto il 16/12/2008 Professioni 3ocarfagnaDelle perplessità linguistiche causate(mi) da quando un sempre maggior numero di donne fa lavori un tempo tipicamente maschili (e viceversa) ne ho già parlato altrove. Dovrei ormai essermi abituato, ma guardando i telegiornali resto ancora sorpreso: dicono il ministro, il direttore, il medico, l' avvocato e poi vedo un' Angela, una Giovanna, una Carla, una Rosamunda, ovviamente in pantaloni. Così non va: all'eguaglianza nella qualifica deve corrispondere eguaglianza nel nome. Propongo quindi di abolire per legge la vocale finale dei nomi: Angel per Angelo e/o Angela, Giovann per Giovanni e/o Giovanna, Carl per Carlo e/o Carla, Rosmund per Rosomundo e/o Rosamunda. Così non ci saranno più discriminazioni e obiezioni se Carl si sposa con Carl, qualsiasi cosa loro siano. Potrebbe anche succedere che una signora ministro consideri seriamente questa proposta: non si sa mai. Scritto il 12/12/2008 Cani e uomini


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Leggo "Una storia di cani e uomini feroci". Una storia che finisce con un morto, feriti e un uomo accusato "di omicidio volontario e tentato omicidio". Se i fatti si sono svolti come li ho letti, quest'uomo ha solo impedito gravi danni a figlio e nipote; se fosse finita diversamente i prepotenti probabilmente sarebbero rimasti sconosciuti e impuniti, ma chi si difende dalla prepotenza è di solito conosciuto e incriminabile. E così pare che la legge sia fatta solo per tutelare i delinquenti, ma spero che tale non sia. Quel signore per contrastare la violenza aveva una pistola, la sapeva usare e l'ha usata. Ma se io fossi stato al suo posto, inerme come sono, cosa avrei potuto fare? Subire la violenza? Chiamare il 112 o il 113? Sempre che si abbia un telefono sottomano e la possibilità di usarlo. Una volta ho chiamato uno di questi numeri e mi è stato risposto di rivolgermi all'altro: forse adesso le cose sono cambiate e magari arrivano nel giro di qualche minuto, che potrebbe comunque essere troppo tardi. Gente prepotente che gira con cani minacciosi ce n'è in giro: sarebbe bene che questo fosse impedito, ma visto che non succede prima che succedano guai, si preferisce starne alla larga. Poi ci sono brave persone che giurano sulla bontà dei loro cani, che abbaiano ma non mordono. Non trattengono il loro cane, non gli impediscono di avvicinarsi alle persone e in perfetta buona fede vorrebbero che gli altri la pensassero come loro: ma gli altri non gradiscono sentirsi abbaiare addosso, sanno di non essere loro e che anche il cane più bravo verso i padroni può non esserlo altrettanto verso gli


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estranei e più il cane è grosso più hanno paura. Ci sono anche cani piccolini e magari silenziosi: non sono percepiti come pericolosi, non mettono paura ma si rischia di non vederli e inciamparvisi. Buoni vecchietti o bambini li tengono al guinzaglio: un guinzaglio lungo molti metri che impedisce il normale passaggio degli altri pedoni o attraversa tutta una strada, e i ciclisti si arrangino. Ci sono brave persone che amano i loro cani e ne raccolgono gli escrementi, altre non lo fanno: maleducati e prepotenti che non amano ma usano il cane: forse l'uomo di cui parlavo all'inizio era uno di questi. Non si può chiedere ai cani di comportarsi civilmente, ma agli uomini sì ed eventualmente costringerli, punendoli se non lo fanno: per il cane è normale comportrasi da bestia, non lo dovrebbe essere per l'uomo. Scritto il 09/12/2008 Magistrati MagistratiLeggo: "Due giorni dopo il blitz dei pm di Salerno, che accompagnati da un centinaio tra poliziotti e carabinieri hanno perquisito gli uffici e le abitazioni di sette magistrati di Catanzaro, ieri la Procura generale del capoluogo calabrese ha vergato altrettanti avvisi di garanzia nei confronti di togati campani". E non vado oltre. Mi sembra di assistere a ormai dimenticate guerre tra signorotti locali con tanto di mercenari al loro servizio (le lotte tra bande mafiose o comorriste si svolgono con maggior riserbo, credo). Solo che al posto dei mercenari vi sono carabinieri e


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poliziotti; mentre i primi erano pagati dal signorotto che sfruttava le popolazioni locali i secondi e i magistrati sono pagati con le tasse di tutti i contribuenti italiani. Forse non c'è molta differenza. Scritto il 05/12/2008 Riforme Quando si deve mettere mano a Giustizia, Istruzione, Burocrazia o qualsiasi altra cosa si dice che bisogna discuterne con le parti interessate. Va tuttavia tenuto presente che parte interessata non sono solo magistrati, insegnanti, burocrati, ma anche chiunque si avvalga direttamente o indirettamente di quei servizi , praticamente tutti i cittadini. Gli "addetti ai lavori", pagati per fornire il servizio, avranno magari esperienza della materia ma non possono dare garanzia di poter risolvere i problemi che interessano gli utenti se per anni hanno pensato prevalentemente alle loro retribuzioni, carriere o comodità e non hanno visto quei problemi o, se li hanno visti, non hanno saputo o voluto risolverli. In ogni caso non spetta loro decidere: per mettere un campanello in casa sicuramente sentirò il parere dell'elettricista, ma lo metterà dove io preferisco. Scritto il 30/11/2008 Questo e quello ICI L' opposizione insiste nel dire che l'abolizione dell' ICI sull'


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abitazione principale - ad eccezione di quelle di categoria catastale A1, A8 e A9 - ha esteso ai ricchi i benefici da loro già concessi ai meno abbienti con la riduzione del 40%. Non mi è chiaro se la percentuale era riferita all' imposta (e quindi avrei dovuto sempre pagare il 60% rimanente), al numero dei contribuenti ICI (e quindi avrei potuto non pagare niente o il 100%, a seconda dei criteri discriminanti) o a non so quale altra cosa. Tredicesima. Sento dire che anziché questo o quello sarebbe stato meglio ridurre il prelievo fiscale sulla tredicesima. Ottima cosa, ma conosco persone che non hanno tredicesima e persone che non pagano imposta in quanto questa è inferiore alle detrazioni spettanti. Costoro non avrebbero nessun beneficio: o sono considerati ricchi non bisognosi d'aiuto o si ritiene giusto proteggere solo i protetti. 40 euro al mese. Non sono molti, per chi ha reddito da parlamentare o giornalista, ma per chi ha meno di 500 euro mensili sono qualcosa. Limiti di reddito. Non potendo dare a tutti si discrimina in base al reddito dichiarato che, se è vero che siamo un popolo di evasori, può capitare non sia quello reale. Ignoro con quali criteri siano stabiliti i limiti ma, anche ammettendo che siano criteri ragionevoli, scientifici, incontestabili e non solo di bilancio, trovo iniquo il limite che: non venga aggiornato in base all'inflazione reale; consenta che il reddito complessivo di chi non lo supera sia superiore a quello di chi lo supera. (Es. Se chi ha un reddito


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annuo fino a 6000 euro ne riceve 500, chi ha un reddito di 6490 euro dovrebbe riceverne 10) Troppo e troppo poco. Mettiamo che una persona abbia ereditato l'appartamento dove vive e così possa tirare avanti con una pensione di 450 euro al mese. Mettiamo che il condominio decida di rifare il tetto e che lei trovi qualcuno che le presta i soldi: tutti gli altri condomini potranno detrarre parte della spesa dall' IRPEF, lei no perché ha troppo poco reddito e non paga IRPEF. Beata lei?! Mettiamo che questa persona sia invece sposata; il marito ha qualche soldo da parte e paga le spese, ma non può detrarle come sostenute per persona a carico perché il di lei reddito supera euro 2840.51. Troppo reddito, beata lei?! Le detrazioni spettano però a familiare convivente. Mettiamo che il marito svolga la sua principale attività altrove ed abbia quindi, nel rispetto della norma, trasferito altrove residenza anagrafica, residenza fiscale e addizionali IRPEF, che la moglie non l' abbia fatto, che i due coniugi vivano insieme sotto lo stesso tetto e dormano nello stesso letto un po' nella residenza dell'uno un po' in quella dell'altra. Naturalmente il marito ritiene di essere familiare convivente e chiede le detrazioni. Ma, si sa, l' Italia è il paradiso della elusione fiscale, cioè di chi trova modo legale (e nella sovrabbondanza di leggi non manca mai) per non pagare in materia fiscale: come ha fatto l'agenzia delle entrate che non ha ammesso le detrazioni perché "non convivente". I previdenti pagano senza fattura, i condomini hanno pagato meno di quanto fatturato, i nostri oltre al fatturato hanno pagato sanzioni, interessi e spese. Beati


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loro?! Scritto il 28/11/2008 Dubbi di teleabbonato Simbolotelevisione_2Una volta succedeva sempre d' estate ma ora succede in tutte le stagioni di rivedere in prima serata programmi già visti. Abbonato alla RAI da quasi cinquant'anni, mi chiedo e chiedo: "Per vedere questa cosa non ho già pagato il canone lo scorso anno? perché devo pagare due, tre, dieci volte lo stesso prodotto? Solo per vedere la pubblicità?". Mah! Scritto il 27/11/2008 Coerenza GiustiziaNon sono entusiasta della Giustizia italiana e, al contrario di molti, non mi sentirei di dire "ho fiducia nella giustizia", fosse anche solo per la sua lentezza. Trovo tuttavia stucchevole che venga ritenuta degna di rispetto quando le sentenze coincidono col proprio parere e vergognosa quando non coincidono. Pare che per alcuni le regole siano le seguenti. La Giustizia é giusta se assolve quelli che altri ritengono colpevoli e noi innocenti, ingiusta se li condanna; giusta se condanna quelli che altri ritengono innocenti e noi colpevoli, ingiusta se li assolve. I nostri sono sempre innocenti e gli altri sempre colpevoli, in ogni caso. "Le sentenze vanno sempre rispettate", per nemici


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condannati o amici assolti. "La sentenza è una vergogna", per nemici assolti o amici condannati. Coerentemente. Scritto il 15/11/2008 Ricatti In_vancouver_international_airpor_2Sicuramente sono il meno adatto ad essere obiettivo, considerato che da sempre non riesco a capire come la visibilità, la rumorosità e magari l'arroganza e la prepotenza di pochi possano prevalere sulle contrapposte ragioni dei molti. Da sempre mi infastidisce vedere che solo chi urla ottenga, giusto o ingiusto che sia, mentre chi non urla, non sfascia, non impreca, non insulta quasi sempre debba subire ingiustizie e vedersi costretto, suo malgrado, a urlare - se ne è capace. Da sempre mi indigna vedere gente che distrugge beni altrui (privati o pubblici) non solo non costretta a espiare il reato ma nemmeno a pagare i danni, gente che conculca libertà altrui - in nome della illimitata, egoistica, cieca libertà propria - senza doverne ripondere, solo perché é masnada. Pur ammettendo la mia parzialità, il comportamento dei malfattori che rapiscono le persone per ottenere benefici personali non mi pare molto diverso da quello dei pochi o tanti che bloccano migliaia di persone negli aeroporti impedendo loro la libertà di andare dove desiderano, per lavoro o per diletto: per me si tratta sempre di RICATTO. Se ci si rassegna al ricatto prevale il diritto della forza sulla


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forza del diritto, la legge del più forte sulla Legge e penso che ciò non sia da paese civile. Scritto il 13/11/2008 Reminiscenze Forse dovrei preoccuparmi: è la terza volta in pochi giorni che rammento cose di molti, moltissimi anni fa. Dopo mia nonna e i miei genitori, ricordo anche mio fratello bimbo. Avevano macellato il maiale, il "nino" come dicevano ai bambini. E il bimbo andava dalla madre tutto triste e quasi piangendo diceva "nino morto, povero nino" e poi tornava in cucina. Per tre quattro volte la scena si è ripetuta, alla fine la madre l'ha seguito per vedere cosa facesse: si mangiava salame del "nino". Questo mi è venuto in mente sentendo personaggi ben retribuiti con il pubblico denaro lamentare la triste situazione degli "appartenenti alle classi più deboli": li compiangono e pretendono che altri li aiutino, ma non considerano o restano insensibili al fatto che il proprio ricco stipendio sia prelevato dall'altrui misero salario. Scritto il 05/11/2008 venerdì 31 ottobre 2008 da 03/10/2008 a 31/10/2008 La secchia Secchie_2I fatti di questi giorni mi hanno ricordato mia


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nonna, quando in casa non c'erano i rubinetti dell'acqua. Prendeva la secchia, andava alla pompa, la riempiva e la riportava in cucina. Un giorno si accorse che per quanto faticasse l'acqua non bastava più come prima: la secchia, un pò in alto, aveva un buco e perdeva. Così doveva riempirla meno per non sprecare lavoro e acqua, ma appena passò il calderaio la fece riparare, senza chiedere a studenti o professori. Scritto il 31/10/2008 Scuola Non sono un esperto di scuola, ma penso che quelli che si dichiarano tali siano più che a sufficienza. Mi pare tuttavia di capire che non ci siano soldi da sprecare e che ci siano sprechi da eliminare; chi si lamenta dei "tagli" non vede sprechi e ritiene che si debba continuare così, tanto paga Pantalon. Credo anche di capire che chi spesso lamenta "illegalità diffusa" e "assenza dello Stato in intere regioni", giustifichi l'illegale occupazione di strade, ferrovie, scuole, università in nome della libertà di manifestare, anche quando questa libertà diventa un sopruso di pochi sui molti. Se, come dicono, a "protestare" è la maggioranza, trovo ancor più incoerente che chi si dichiara difensore delle minoranze non condanni i molti che conculcano la libertà dei pochi. Spesso chi viola le norme non viene giustamente punito, ma se a violarle sono in molti sembra che l'impunità debba essere garantita: si tratti di tifosi, studenti o lavoratori. Le persone che dalla scuola ricevono uno stipendio sono


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tante, per alcuni troppe: non meraviglia che difendino interessi corporativi. Si ritengono malpagate: per confronti quantitativi si dovrebbe conoscere il rapporto "stipendio annuo/ore lavorate annue"; nei confronti qualitativi pare non eccelino. Dicono che lottano per "la scuola" e che con loro sono studenti e genitori. Sicuramente i giovani di oggi sono informati, ma vedendo protestare bambini di 3-8 anni non credo sappiano quali sono i migliori provvedimenti per la scuola e mi sorge il dubbio che non siano i piccoli al livello dei grandi, ma viceversa. Scritto il 26/10/2008 25 ottobre Forse la mia memoria mi tradisce (capita), ma mi par di ricordare che quando, molto tempo fa, fu proclamata per domani 25 ottobre 2008 una grande manifestazione del PD (con o senza DP, Di Pietro) non si sapeva bene quale fosse l' oggetto della manifestazione se non un generico "contro il governo". Ricordare l' anniversario della Rivoluzione d'Ottobre (25 ottobre per il calendario giuliano, 7 novembre per il gregoriano) forse non era il caso, ma non si può nemmeno organizzare un grande raduno senza uno scopo, un obiettivo definito, da poter proclamare e scrivere sugli striscioni. Per questo le contestazioni contro le proposte Gelmini cadono a fagiolo e qualche dubbio che non si tratti di pura casualità non mi pare del tutto stravagante. Scritto il 26/10/2008


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Tutti gli anni Tutti gli anni, due volte all'anno sento elogiare il grande risparmio energetico derivante dall' ora legale. Tutti gli anni, due volte all'anno brontolo e impreco contro chi mi fa spostare avanti o indietro tanti orologi; non tutti, perché quelli personali (da polso, bici o auto) al tramonto dell'equinozio d'autunno segnano sempre 6 o 18. La storia del risparmio energetico mi sembra una favola: è ovvio che d'estate si consumi meno energia, tra ferie, vacanze, passeggiate e notti più brevi; con l'ora legale c'è sì un'ora di luce in più dopo le 12, ma anche una in meno prima, non si ferma il sole; chi va per funghi non riesce a farlo prima del lavoro, chi va per locali notturni deve aspettare di più la notte e gli spagnoli si adeguano a ora legale e stare più a ovest posticipando di due ore i loro orari. E ora che le giornate si accorciano, fanno arrivare notte un'ora prima, mentre forse sarebbe il caso (per quelli come me che non si alzano presto al mattino) di "aggiungere" adesso un'ora di luce serale a compenso della naturale anticipazione del tramonto. Ammettendo che ci "regalino" un'ora di sole, lo fanno quando ce n'è fin troppo e ce lo tolgono quando scarseggia. MI spieghino poi dove risparmiano energia se luci, macchinari, televisori ed elettrodomestici vari funzionano per lo stesso numero di ore con o senza ora legale. Scritto il 26/10/2008


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Forse no A quanto pare il vecchio blog non è morto: é solo latitante per Firefox. Provare QUI . Ad ogni modo è stato aggiunto a questo. Scritto il 10/10/2008 Antirazzismo razzista. Troppe volte chi si dichiara antirazzista è animato da odio e intolleranza, proprio come i razzisti. NOTA. Nel tentativo di risolvere un problema, il post originale è stato eliminato; sono comunque riportati i commenti ricevuti (dall'ultimo al primo). Occorre considerare prima di tutto che l'atteggiamento mentale che definiamo un po' impropriamente "razzista" é -in realtà- un atteggiamento di diffidenza ed avversione verso chiunque percepiamo come diverso dai nostri standard, ma per qualsiasi aspetto, non solo per la razza (intesa come etnia). E' pertanto evidente che anche chi si proclama "antirazzista" può tranquillamente covare inconfessati (o anche evidenti) sentimenti di tipologia "razzista", anche in misura maggiore di coloro verso i quali lancia le sue accuse, solo che tali sentimenti sono semplicemente indirizzati verso gruppi e soggetti diversi. Inoltre é parimenti "razzista" l'atteggiamento di coloro che per confutare le assurde pretese di "superiorità di razza" finiscono con il ribaltarle, cadendo nel medesimo errore (solo a parti invertite!). La ragioni ed i torti, i comportamenti giusti o sbagliati, sono legati alla persona e


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del tutto indipendenti dalle sue appartenenze: dunque la responsabilità é personale, non aggravata e neppure attenuata dal fatto di appartenere ad un determinato gruppo. Il vero problema é riuscire a vivere i nostri rapporti sociali senza subordinarli a pregiudizi di "appartenenza", sia essa di etnia, di nazionalità, di religione, di sesso, di credo politico etc.: questo é molto, ma molto più difficile del generico "antirazzismo" legato al classico concetto del "colore della pelle". │Sergio Mi piacerebbe che si discutesse una questione tanto delicata non con semplici battuta o dicendo "sono d'accordo o no"... Io credo che ognuno di noi dovrebbe non guardare solo i giornali ma ascoltare la gente, ascoltare i discorsi dei politici. Io ho potuto assistere ahimè di persona a certi gesti e ho ascoltato parole che se non erano razziste qualcuno mi dovrebbe spiegare come li dobbiamo chiamare. Certo è che quando il clima è esasperato si rischia di far di tutta un'erba un fascio... Vorrei che uscissimo dagli slogan ed entrassimo nella estrema complessità del problema. Non condividiamo l'estremismo di certe posizioni, bene, allora argomentiamo, discutiamo, ma non neghiamo alcuni fatti, alcuni pericoli. Persino Fini che è di destra ha avuto questa sensibilità e ha denunciato un pericolo i deriva razzista... │Giulia un po' come ognuno di voi...! │Razzista Se ne è parlato anche sul mio blog in abbondanza (qui: http://bertola.eu/nearatree/?p=1216 ) e ovviamente non tutti concordano: l'antirazzismo (nato per motivi assolutamente


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importanti) è diventato col tempo in varie persone una specie di religione assolutista, che effettivamente tende all'intolleranza e a costruire argomenti simmetrici rispetto a quelli dei razzisti. │vb Razzismo o Antirazzismo cominciano parlando di TOLLERANZA....cioè.... "Non mi piaci ma ...ti tollero"...Frase che in se ha tutto. da più di 40 anni si è usata tale parola, che in realtà sostituisce la vera parola "Rispetto umano" Rispettando enonSOLO tollerando ci si può finalmente incontrare da simili ed ugualmente validi. │ nico freccero Concordo pienamente. │ irenespagnuolo E' verissimo. Ciao. │Paolo Sono perfettamente d'accordo col principio sopra esposto e lo scrissi, ancora nel 1993, nel saggio "Xenofobia, Razzismo e Mistificazioni", pubblicato a mia cura, ma che è stato boicottato come altre mie opere (non tutti a soli 29 anni ricevono premi e propaganda di tutti i generi...), reperibile in varie biblioteche, anche universitarie. Del resto, il razzismo, come ideologia che vede l'esistenza di razze superiori ad altre sul piano biologico e culturale, non si limita ad una razza singola (bianca o indoariana), ma anche a razze d'altro genere e a razze miste, come oggi è di moda, quando si esalta come superiore la "razza" di tipo multietnico. Anche la confusione tra xenofobia e razzismo (la prima è paura per lo straniero, dunque senso di


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inferiorità e non di superiortà...) è segno di pura ignoranza e di assoluto arbitrio . │Manlio Tummolo Confermo e quoto. Pensiamo a quelli dei centri sociali che si definiscono pacifisti e non razzisti, poi bruciano le bandiere USA, di Israele e si dichiarano antisemiti. O quelli che hanno una strana forma di razzismo: guardano con un occhio particolare le persone di colore o straniere, nel senso che tutto ciò che fanno questi, anche rubare, ammazzare, etc, è giustificato, compreso. Mentre agli stranieri non frega nulla di tutto ciò, non vogliono essere considerati razze speciali, nè in negativo, nè in positivo, ma semplici persone, come noi, coi loro pregi e difetti, distinguendo chi fra loro è onesto da chi delinque. Ma i nostri razzisti all'incontrario non lo capiscono... Così i sei ragazzi di colore, quasi tutti spacciatori, massacrati in Campania dalla camorra, NON da un commando di naziskin, sono vittime del razzismo, e NON come invece è della criminalità organizzata, della droga e della sua vendita... Mentre i due ragazzi napoletani uccisi tempo fa sempre dalla camorra per gli stessi motivi erano delinquenti... Mah. │Max Scritto il 10/10/2008 E' morto un blog? Si chiamava "ciacole e altro" e non c'è più. Non so dove ho sbagliato, ma è morto. Forse. Scritto il 10/10/2008


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"Se potessi aver ..." Non ci sarà accordo sul quanto, ma nessuno nega che i prezzi siano aumentati. La mia pensione lorda è aumentata del 12% in sei anni; devo ritenere che il costo della vita sia lievitato almeno altrettanto. In effetti l'indice Istat del costo della vita è passato da 100 nel 1995, a 115 nel 2001, a 135 nel 2008. Quasi tutto è cresciuto, dai prezzi dei generi di prima necessità alle indennità parlamentari, con poche eccezioni: costi telefonici, parametri reddituali e poco altro. Forse mi sbaglio, ma non mi pare che negli ultimi 10 anni siano cambiati i limiti per essere considerati fiscalmente a carico o quelli per poter beneficiare dell'esenzione dai ticket sanitari. Si parla spesso di aImages_50_centgevolare i "meno abbienti", ma se già ora è escluso da questi chi non arriva alla quarta settimana si finirà con escludere anche chi può permettersi un solo pasto al mese. Per fortuna nel 1946 c'è stata la rottura con il passato, altrimenti i parametri sarebbero rimasti quelli di allora e per i nostri governanti sarebbe ricco chiunque "potesse avere 1000 lire al mese", come di cantava un tempo, cioè mezzo euro. Scritto il 08/10/2008 Merce introvabile Images8o4Quando non c'è la possibilità di trovare sul mercato quello che ti serve, se ne sei capace lo fai da te. Fino a non molti decenni fa le donne facevano le tagliatelle in casa, ora lavorano in qualche posto e le tagliatelle le comprano al supermercato: è più comodo e vantaggioso. E


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così per molte altre cose che uomini o donne facevano da sè nell'impossibilità di averle altrimenti e ben lieti di poterle ora trovare belle e pronte a minor costo e magari di migliore qualità. Non diversa è la cosa parlando di giustizia: escludendo delinquenti e violenti, la gran parte dei cittadini è ben felice di avere giustizia dallo Stato. Non si aspettano Giustizia assoluta ma che sia fatto quanto umanamente possibile per far osservare le regole, senza eccezioni per bianchi, neri o altro. Anche perPistolero4vy2 questo si pagano le imposte, a questo dovrebbero servire polizia, carabinieri, caserme, magistrati, tribunali, guardie carcerarie, carceri e tutto il resto. Ma se chi non rispetta le regole rimane impunito e si sente incoraggiato a persistere, se lo Stato nonostane il costoso apparato non fornisce la merce "giustizia", allora, per avere ciò che si cerca e non si trova, si tenta con il fai da te. Scritto il 04/10/2008 Enel per amico Un tempo ti facevano girare da uno sportello all'altro, ora è tutto cambiato: ti fanno girare da un sito internet ad un altro, da un numero verde ad un altro, ma il risultato è sempre lo stesso: se hai qualche lagnanza non trovi a chi esprimerla. Ed eccomi qua, sperando. La vecchia Enel ti manda un plico in cui ti illustrano tutti i vantaggi di una certa offerta; ti sembrano convincenti, accetti e cominciano i guai.


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Già aderirvi è più complicato di quanto dicono, poi passi da un Enel ad un altro Enel con cui il primo non ha niente a che spartire. Prima avevi regolarmente le bollette in Internet, ora non più. Ricevi comunicazione che è stata emessa la bolletta e che puoi trovarla con un clic. Lo fai e non trovi niente: il tuo codice cliente (copiato dalla comunicazione ricevuta) non esiste. Sei sul sito di altro Enel: per le informazioni ti rimanda al sito di Enel. Vi trovi un numero verde, lo chiami e dopo qualche tempo ti informano che il numero di altro Enel è, per l'appunto, un altro. Chiami una volta e dopo un infinito numero di "rimanga in linea per non perdere la precedenza acquisita" parli con un operatore e ... cade la linea. Così per tre volte. Alla quarta vieni a sapere che hanno dei problemi con il sito internet, che se vuoi avere una copia cartacea della fattura devi fare un fax, che non si sa se il sito funzionerà prima che passino i dodici mesi durante i quali la fattura sarà conservata nel web, che non ti possono garantire che tu non possa più avere la fattura. Tutto semplice. Mi parrebbe normale che se non puoi fornire il servizio in Internet, ti scusi col cliente e gli mandi la fattura cartacea fintanto che rimane il problema: ma forse è troppo normale. Scritto il 03/10/2008 domenica 21 settembre 2008 da 21/07/2008 a 21/09/2008


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Vorrei volare Alitalia2_2Talvolta la vita delle persone è affidata all' abilità di un chirurgo, di un pilota d'aereo o di un tassista: ma un'auto la saprei guidare, mentre per venire operato o volare devo contare sulle capacità altrui e non trovo scandaloso che queste capacità siano adeguatamente retribuite. E' normale che i sindacati di categoria cerchino di ottenere il massimo e fintanto che la controparte usava denaro altrui l'ottenevano. Ma ora forse (spero) le cose sono cambiate e a richieste che si ritengono inaccettabile viene risposto "no". Dal mio punto di vista non capisco l' ostinazione dei piloti: tra poco e niente preferirei poco e poi si vedrà. Se la scelta è tra offerte gravose e il fallimento, sceglierei le prime e appena le condizioni si presentassero cercherei di migliorarle o qualcun'altro che mi riconosca quello che valgo, se sono sottostimato: non sempre si può avere il coltello dalla parte del manico e chi ricatta non si stupisca se viene ricattato. Trovo anche strano che i sindacati dei lavoratori privati e pubblici siano riuniti al vertice. Non si può servire a due padroni, tantomeno quando gli interessi dell' uno sono contrapposti a quelli dell'altro. Datori di lavoro e lavoratori hanno di solito interessi contrapposti. I cittadini italiani sono i datori di lavoro dei dipendenti pubblici e fra i cittadini italiani dicono che i lavoratori siano i principali contribuenti . poiché le imposte


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vengono ritenute dallo stipendio lordo e lo stipendio lordo dei dipendenti pubblici è pagato con le ritenute sul salario dei lavoratori dipendenti, sono questi ultimi il principale datore di lavoro dei primi. Mi chiedo come i sindacati vogliano difendere sia gli uni che gli altri: se non è conflitto di interesse é sete di potere. Scritto il 21/09/2008 Bianco e nero Non so se gli italiani sono razzisti, ma mi sembra che molti non italiani lo siano. A torto o a ragione si ritengono perseguitati e accusano pregiudizialmente gli altri di essere razzisti. Se razzismo significa pregiudizio nei confronti dei diversi, non vedo perché un pregiudizio (o odio) nei confronti dei bianchi sia meno razzista del pregiudizio dei bianchi nei confronti dei neri. Scritto il 21/09/2008 Il matrimonio Per alcuni era un sacramento, per la Costituzione italiana era il fondamento della famiglia, per tutti il matrimonio era una cosa seria, un contratto impegnativo. Oltre a un'occasione di far festa, mangiare in compagnia ed esibire stravaganze, c'è ancora il matrimonio nell'ordinamento italiano? Mi par di capire che la risposta sia SÍ e NO. SÍ: quando si deve stabilire se il reddito familiare supera i limiti oltre i quali non si godono più certi benefici va


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sempre sommato il reddito del coniuge. NO: quando per spese detraibili dall'IRPEF non c'è imposta sufficiente la detrazione non spetta al coniuge ma a parente convivente. In questo caso convivente non significa chi vive insieme, come dice il vocabolario, ma chi ha la residenza anagrafica nello stesso Comune. Più in generale la risposta è: SÍ, quando comporta un aggravio per la famiglia; NO, quando potrebbe comportare dei benefici; NO, quando la residenza anagrafica prevale su situazione reale, matrimonio o divorzio. Ovviamente - escludendo motivi religiosi o patrimoniali - il matrimonio conviene evitarlo: comporta solo svantaggi. Se, come si dice, anche per i futuri aiuti alle famiglie varrà solo la residenza anagrafica spero che, almeno nei chiarimenti per la gente comune, lo si scriva in italiano e non in politichese, legalese o inglese. Scritto il 09/09/2008 Come aiutare le famiglie a basso reddito a diminuire il loro potere d'acquisto. Non so se ringraziare i legislatori o i giudici. Al prezzo, per loro irrisorio, di 5-6 mesi della mia pensione, ora so quanto segue. Le norme sono tante e tali da consentire ai disonesti furbi di usare tutte le astuzie per pagare di meno e da costringere gli ingenui onesti a pagare di più. Solo un bravo fiscalista sa difendersi dal fisco, una persona comune no.


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Chi è ricco può permettersi un bravo fiscalista, chi è povero no. E' dovere di tutti contribuire alla spesa pubblica in ragione alla propria capacità contributiva, ma il rischio di dovere pagare più del giusto si compensa pagando meno del giusto: chi può lo fa, un pensionato non può. Le agevolazioni fiscali per la conservazione del patrimonio edilizio possono essere una trappola per far pagare interessi e sanzioni. Chi ha un reddito tanto basso da non avere imposta da pagare non può avere agevolazioni, ma può beneficiarne colui il quale lo ha fiscalmente a carico. Se però non può essere a carico perché il reddito non è sufficientemente basso, le agevolazioni possono spettare anche a parente convivente. Il marito non è presunto convivente e forse nemmeno parente. Convivente non è chi convive ma chi ha la residenza anagrafica nello stesso Comune, anche se a chilometri di distanza. Il marito che per esigenze di lavoro o altro non ha la stessa residenza anagrafica della moglie pur se vive e dorme sempre con lei, non è parente convivente. Mi resta il dubbio se un certificato di residenza vale quanto un matrimonio o una sentenza di separazione o di divorzio e se comporti altre ignote conseguenze. In una famiglia di lavoratori dipendenti, con tre figli, senza aiuti esterni, uno dei coniugi può non arrivare ad avere una normale pensione. Una famiglia in cui uno dei coniugi ha una pensione tale da


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non dovere pagare imposte e l'altro ha una pensione non molto elevata non mi pare una famiglia ricca. Legislatori e/o magistrati non consentono a questa famiglia di beneficiare delle agevolazioni concesse a quelle con più alto reddito complessivo, anzi la gravano di spese e sanzioni aiutandola così a ridurre ancor più le sue possibilità economiche, conformemente all'art. 31 della Costituzione che recita "La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose." Chi sfrutta i cavilli legali per pagare di meno del giusto fa elusione nei confronti del Fisco. Il Fisco per far pagare di più del giusto fa elusione nei confronti del contribuente. Scritto il 27/08/2008 Incroci e rotonde Gran parte degli incroci sono ora rotonde. Poiché chi è nella rotonda ha diritto di precedenza e la circolazione va da sinistra a destra, chi entra in una rotonda deve dare la precedenza a chi viene da sinistra. Perché non pensare di uniformare il comportamento anche negli incroci privi di segnaletica sostituendo la norma "dare la precedenza a destra" con "dare la precedenza a sinistra"? Scritto il 16/08/2008


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Oro, argento, bronzo e euro Gli atleti vincitori di medaglia olimpica che si lamentano (come tutti) per il prelievo fiscale su quanto guadagnano sono (prevalentemente?) dipendenti pubblici: polizia, carabinieri, guardie di finanza, aviazione, guardie forestali e non so cos'altro. Se svolgono normalmente il loro lavoro e si allenano nel tempo libero niente da dire. Se il lavoro consiste invece nel fare gare sportive non vedo cosa serva ai vari Corpi armati, pur sperando in qualche beneficio d'immagine utile all'Italia. Non penso che un Tomba dovesse inseguire in sci i malfattori o che i duelli aerei si svolgano con la spada e mi rimane il dubbio che, come spesso succede, i costi siano a carico del pubblico e i ricavi a beneficio del privato. Scritto il 16/08/2008 Causa ed effetto In Italia abbiamo troppe imposte e troppi che non le pagano, troppi limiti di velocitĂ assurdi e troppi automobilisti spericolati, troppi vincoli imposti e troppi inosservati, troppe leggi da rispettare e troppa gente che non le rispetta, troppa severitĂ teorica e troppo lassismo pratico, troppo burocrazia e troppa inefficienza, troppi privilegiati e troppi abusi, troppi partiti e troppi politici, troppe sigle e troppi ricatti sindacali, troppo di questo e troppo di quello. Penso che se cominciassimo ad avere norme piĂš giuste, piĂš


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eque, più semplici, più comprensibili, più rispettabili e più fatte rispettare non lo sarebbero mai troppo. Scritto il 14/08/2008 Ezzelino e Romano (senza fine) Ezzelino da Romano è così detto perché nato nel 1194 a Romano, paese in provincia di Vicenza che ora si chiama Romano d'Ezzelino. Di conseguenza il ghibellino ora sarebbe Ezzelino da Romano d'Ezzelino per cui il paese diventerebbe Romano d'Ezzelino da Romano d'Ezzelino; ma se il paese così si chiamasse il feudatario sarebbe Ezzelino da Romano d'Ezzelino da Romano d'Ezzelino e il paese Romano d'Ezzelino da Romano d'Ezzelino da Romano d'Ezzelino; il nome del feudatario diventerebbe Ezzelino da Romano d'Ezzelino da Romano d'Ezzelino da Romano d'Ezzelino e il paese Romano d'Ezzelino da Romano d'Ezzelino da Romano d'Ezzelino da Romano d'Ezzelino ...... e così via all'infinito. Scritto il 14/08/2008 Tutela istituzionale "Io non ci sto!" - Se l'allora Presidente della Repubblica Scalfaro potè parlare così alla televisione non vedo perché l'attuale Presidente del Consiglio Berlusconi non possa pensare altrettanto e cercare una soluzione in modo meno arrogante e più democratico. Chi ora grida allo scandalo per il lodo Maccanico-Schifani-Alfano dovrebbe aver fatto


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almeno altrettanto allora. E' vero che delle quattro cariche istituzionali coinvolte oggi solo una ne beneficia, ma in futuro, come in passato, ognuna di esse potrebbe trovarsi nella stessa condizione. Si può ritenere sbagliata una tutela istituzionale, ma trovarla giusta e necessaria ma solo a partire dalla prossiama legislatura, come taluno dice, mi sembra una cosa del tutto insensata: se è giusta, quanto prima tanto meglio. Mi pare ragionevole risolvere un problema attuale e non solo quelli futuri; i casi che si presentano possono non essere stati previsti dal legislatore e se sono improponibili norme specifiche e immediate perché considerate "ad personam", si rischia di 'chiudere la stalla quando i buoi se ne sono usciti'. E' vero che la Costituzione dice che tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge, ma anche che la libertà personale, la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili, che la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio, che agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia, che gli statuti dei sindacati sanciscano un ordinamento interno a base democratica, ecc., ecc. Se tutti sono eguali davanti alla legge, uno non dovrebbe essere trattato meglio ma nemmeno peggio di tutti, i magistrati non dovrebbero abusare del loro potere e rispondere degli errori imputabili a negligenza o dolo, come gli altri. Scritto il 21/07/2008


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lunedì 23 giugno 2008 da 18/04/2008 a 23/06/2008 Criteri di progressività Ogni qual volta devo dichiarare il "reddito lordo famigliare" lo faccio con apprensione, temendo di incorrere in qualche errore, involontario ma sanzionabile da un sistema che premia i furbi e penalizza gli ingenuamente onesti, e di superare senza accorgermi i limiti previsti. Molti anni fa ritenevo 70 milioni di lire una cifra del tutto irraggiungibile, ma col passare del tempo, mentre il tenore di vita diminuiva, l'importo delle nostre pensioni aumentava avvicinandoci sempre più agli equivalenti 36151,98 euro. Non credo che gli aumenti della pensione siano tali da pareggiare l'inflazione, ma prima o poi ci faranno superare la soglia oltre la quale si veniva (a ragione?) e si viene (a torto) considerati ricchi. I limiti sono iniqui se comportano grosse disparità di trattamento con minime differenze di reddito, se non sono aggiornati al valore corrente, se non considerano l'effetto delle imposte sul netto spendibile, se si riferiscono alla somma dei redditi senza tenere conto della somma delle spese. Anche se fossero stati equi, i limiti fissati nel secolo scorso non possono esserlo ora: dopo 15 anni con inflazione all'1%, 2% o 3% dovrebbero essere rivalutati del 16%, 35% o 55%. Ma i nostri governanti, sempre pronti ad adeguare le loro indennità all'aumentato costo della vita, non si sognano nemmeno di rivederli. E' vero che la costituzione recita "Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.", ma io pensavo che la


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progressività fosse in relazione con l'aumento del reddito e non con il semplice passare del tempo, credevo che la tassazione dovesse aumentare con la capacità contributiva e non col numero degli anni. Scritto il 23/06/2008 Riservatezza "La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili. La loro limitazione può avvenire soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria con le garanzie stabilite dalla legge." Sembra che per qualcuno la Costituzione della Repubblica Italiana sia sacrosanta quando fa comodo e tranquillamente ignorata altrimenti. Non dovrebbe scandalizzare se le "garanzie stabilite dalla legge" vengono riviste quando si pensa che garantiscano troppo poco, quando le limitazioni all'inviolabilità delle comunicazioni sono molte di più che negli altri Paesi democratici. Se è vero che senza intercettazioni si bloccano le indagini, mi è chiaro perché così tanti reati restano inpuniti: basta non parlarne al telefono. Niente telefonate, niente intercettazioni, niente indagini, niente condanne. Si può anche uccidere impunemente la suocera, purchè non lo si telefoni a nessuno. Forse i delinquenti abituali lo sanno. Scritto il 19/06/2008


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Insegnanti Non è raro sentire gli insegnanti italiani dire, lamentandosene, che il loro stipendio è inferiore alla media europea. La stessa cosa ha detto la ministra dell'Istruzione. Se lo dicono sarà senz'altro vero, ma siccome il loro stipendio è pagato con le imposte versate dagli italiani e principalmente dai lavoratori dipendenti, mi pare che il confronto vada fatto con gli stipendi di questi e non con quelli degli stranieri. Fintanto che i lavoratori privati italiani guadagnano meno della media europea, non ha senso pretendere l'equiparazione solo per i dipendenti pubblici. In ogni caso il raffronto dovrebbe essere fatto non in termini assoluti ma relativi (es: stipendio degli insegnanti/salario degli operai) e sempre confrontando dati omogenei. Altro parametro dovrebbe essere l'efficienza della prestazione, ma ipotizzando che tutti i lavoratori facciano al meglio il loro dovere si dovrebbe almeno considerare il tempo dedicato al lavoro e confrontare costi e guadagni per ora effettuata. Se sono equivalenti, non ci si può lamentare del troppo lavoro se si vuole guadagnare di più né del poco guadagno se si vuole lavorare di meno. L'istruzione è importante ed è giusto che gli insegnanti abbiano stipendi adeguati: adeguati a quelli europei ma anche al loro impegno e alle possibilità dei contribuenti. Non è detto che chi più si lamenta stia peggio, può essere che abbia solo più tempo per farlo. Scritto il 12/06/2008


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Non sono inglesi Chissà perché si ostinano a pronunciare i cognomi veneti terminanti in "an", "on", "in" come se fossero nomi inglesi con l'accento tonico sulla prima sillaba. Ora si riparla della legge Mèrlin come sempre si parla di Bènetton o di Bàllan. Il fatto che sia caduta la vocale finale non comporta lo spostamento dell'accento: un trevisàno (o trevigiano) è trevisàn, un trentino è trentìn, un balcone è balcòn. Allo stesso modo si avrà Marangòn (=falegname), Furlàn (=friulano), Favrin(=piccolo fabbro) e le varianti dei cognomi con accrescitivi o dimnuitivi (es: da Francesco si potranno avere i Francescòn e i Franceschìn) oltre ai Maculàn, Cumàn, Bassàn o anche Sartòr, Trevisiòl ecc. E' chiedere troppo volere considerare italiani anche i veneti e pronunciare i loro cognomi come si pronunciano in italiano, esclusa la vocale finale? Scritto il 02/06/2008 Se fossi ..... Se fossi un immigrato clandestino e volessi solo sopravvivere andrei alla Caritas, ma se volessi avere molti soldi, magari un'auto lussuosa e quant'altro il denaro può offrire, perché non dovrei andare armato di pistola o coltello nella villa di qualche ricco, minacciare gli occupanti e magari ammazzarli per ottenere quello che voglio? Se mi va benissimo e trovo gente inerme arraffo quanto più posso, se mi va bene e trovo gente armata che non vuole finire sotto processo pure; se poi mi pescano i


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carabinieri perderò qualche giorno di "lavoro", mi daranno un foglio di via che, appunto, getterò via e ripeterò l'impresa. Se mi va male e vengo ferito peggio per lui che rischia la galera, se mi va malissimo e mi ammazzano mi faranno santo. Scritto il 29/05/2008 Dubbi Non mi è ancora chiaro il motivo per il quale mia moglie, che gode di pensione VO calcolata sulla base dei contributi versati, deve comunicare i redditi dell'anno precedente, suoi e miei, entro il 15 aprile (cioè prima del termine per presentare il mod.730). Cosa c'entri il mio reddito nessuno me l'ha spiegato, ma devo ritenere che dipenda da una delle tante norme che fanno la gioia dei furbi, prevedono il cumulo dei redditi lordi e non delle spese, dell'imponibile ma non del detraibile, sempre a danno del contribuente. Così che il reddito cumulato è sempre superiore a quello singolo, anche quando il reddito aggiunto è minore delle spese ad esso pertinenti. Nel documento INPS trovo: "per la compilazione della dichiarazione può rivolgersi anche a un Centro di Assistenza Fiscale (CAF) ...". Forse sono io a non capire, ma se posso rivolgermi "anche" al CAF dovrei potere "anche" non farlo, ma non trovo alcuna dichiarazione da compilare. Il dubbio che non si voglia agevolare mia moglie ma i CAF non lo scarto del tutto, ma propendo per una svista. Ora so che non lo è e che per avere la dichiarazione da compilare ci si deve recare alle Sedi INPS.


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Capisco che l'Istituto trovi più comodo avere i dati direttamente su Internet, ma poteva evitarmi i dubbi sul perché mi si chiede di compilare una dichiarazione che non c'è, bastava scrivesse una riga in più. Scritto il 23/05/2008 Metamorfosi Per decenni sindacati e sinistra pretendevano che le imprese assumessero i dipendenti con "richiesta numerica": l' Ufficio di Collocamento sceglieva secondo suoi criteri la persona da assumere e quella doveva essere assunta. Ora sinistra e sindacati pretendono che sia permesso alle persone del mondo che lo desiderano di vivere in Italia senza un lavoro, in modo da permettere alle imprese di poter scegliere fra gente "conosciuta". Evidentemente i tempi cambiano e le persone pure. Un sistema sicuro per avere meno ladri in Italia è quello di non chiamare ladro chi ruba. I nomi cambiano, i mestieri restano. Se chi assiste una persona anziana viene detto badante si può chiamare badante anche chi assiste il primario chirurgo? Sapevo che i docenti insegnavano e gli studenti imparavano, che i mendicanti chiedevano la carità e le persone generose facevano la carità. Ora apprendo dalla TV che gli insegnanti imparano l'italiano agli scolari e che i rom fanno la carità. Metamorfosi. Scritto il 17/05/2008


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Pari opportunità Ho dovuto rinunciare alla maternità e preporre il lavoro alla famiglia ... solo perché non sono donna. Scritto il 17/05/2008 Prodezze Del governo Prodi ci mancava l'ultima prodezza e Visco, in nome della trasparenza, ha pensato bene di far sapere a tutti non come vanno giustamente spesi i soldi dei contribuenti ma quanto questi denunciano all'Agenzia delle Entrate. Che il fisco debba sapere quanto guadagno è più che giusto, ma non mi spiego perché lo debba sapere tutto il mondo. Non serve a chi deve applicare discriminazioni basate sul reddito, che anche senza questa novità, mi pare, poteva accedere ai dati direttamente evitando al cittadino autocertificazioni, magari false o errate. Non serve a migliorare il rapporto dei cittadini con lo Stato e non serve a combattere l'evasione fiscale ma serve egregiamente a soddisfare la curiosità di pettegoli e malintenzionati. Sarebbe grave se lo scopo fosse di combattere l'evasione perché mentre non si perde occasione per rivendicare allo Stato le sue prerogative ed a condannare la giustizia fai da te, si istigano i cittadini a sostituirsi agli organi preposti, a farsi giudici della congruità dell'altrui denuncia reddituale o dell'altrui stipendio. Trasparenza sarebbe far sapere ai cittadini quanto costa il servizio che ricevono, quanto pagano i pubblici dipendenti,


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anche a livello individuale per i più importanti. Credo che ben pochi riescano a stimare se redditi di 5, 10, 100 milioni di euro siano congrui col tenore di vita dei dichiaranti. Molto più facile valutare i conoscenti con un reddito più simile al proprio, chiedersi perché Pietro che è più stupido di me abbia una volta e mezza il mio stipendio, dubitare se Giovanni ha dichiarato il falso o vive al di sopra delle sue possibilità. Se pubblicare il reddito dichiarato da tutti gli italiani deve servire solo a soddisfare la curiosità della gente mi resta il dubbio che ne valesse la spesa. Non vorrei che invece lo scopo fosse quello di fare dell'Italia un paese di delatori e spioni, di vicini sospettati e sospettosi, di invidiosi, di arrivisti, di persone che si sentono giudici e polizia tributaria, di denunce anonime vere o false, con cittadini innocenti che magari non finiscono in Siberia, ma solo in rovina. Non vorrei che qualcuno sognasse per l'Italia di oggi quello che fu un incubo in altri tempi, in altri luoghi. Scritto il 07/05/2008 alle 10:43 Transizioni Nel passare dalla lira all'euro, leggere i prezzi nella nuova e nella vecchia moneta me li rendeva più comprensibili anche se non più accessibili. Nel passare dall'italiano all' italiese, leggere le parole nella nuova e nella vecchia lingua me le renderebbe più comprensibili anche se non meglio pronunciabili. Complice la mia età, penso che non mi abituerò né alla


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nuova moneta né alla nuova lingua ma le userò entrambe. Scritto il 18/04/2008 mercoledì 26 marzo 2008 da 27/01/2008 a 26/03/2008 E' giusto E' giusto il motto "pagare tutti le tasse per pagare di meno", ma tutti dovrebbero poi godere degli stessi diritti e non pagare di più per avere di meno. Se Tizio dichiara il doppio del reddito di Caio non solo paga più del doppio d'imposta, ma non può nemmeno godere degli stessi servizi. Vi sono infatti limiti di reddito superando i quali cessano diritti o nascono doveri; questi limiti sono quasi sempre sorpassati, non tengono conto della reale capacità contributiva, aumentano la burocrazia complicando la vita ai cittadini, creano grandi differenze di trattamento per minime differenze di reddito, sono sostanzialmente iniqui. Per esempio, nelle regioni che conosco si è esenti da tasse sanitarie (ticket) se il "reddito familiare" lordo annuo non supera 36151.98 euro. La precisione di questo importo già ne denuncia la vetusta origine: 70 milioni tondi di lire. Un importo che se era congruo quando fu calcolato non lo può essere oggi, con potere d'acquisto falcidiato da tasse e inflazione; un limite evidentemente sorpassato, che toglie benefici a chi con l'aumento del reddito lordo ha avuto un peggioramento del tenore di vita.


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Se ho ben capito, dividendo l'importo per il numero dei familiari il limite pro-capite rimane 36151.98 euro per singoli o coppie non sposate, scende a 18075 per una famiglia di 2 persone, a 12050 per una di3, a 9038 per una di 4 e così via: non tiene conto della reale capacità contributiva. Basta percepire un euro in più per finire col poter disporre di meno denaro: crea disparità di trattamento ed è pertanto iniquo. Prescindendo da quanto sopra, far pagare tasse aggiuntive per beneficiare del servizio sanitario nazionale può mirare ad evitare abusi e a contenere i costi. Per ottenere questo l'esenzioni dovrebbero essere limitate a casi particolari. Porre limiti reddituali che consentono l'esenzione a gran parte della popolazione è demagogico e serve poco allo scopo quando sono pochi coloro che dichiarano redditi superiori, anche se tutti costoro volessero beneficiare del servizio sanitario nazionale. Meglio non porre limiti e adeguare le imposte. Scritto il 26/03/2008 E' opinione diffusa E' opinione diffusa che gli unici a pagare tutte le imposte siano i lavoratori dipendenti. Guardando come stanno realmente le cose si deve però ammettere che gli unici contribuenti onesti sono i datori di lavoro onesti. Credo che al lavoratore interessi meno sapere quanto costa all'azienda del sapere quanto denaro può spendere, avere le ferie, la tredicesima, la pensione, un buon servizio sanitario e altri


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servizi sociali. Tutto questo è a carico del datore di lavoro che versa il contante al dipendente, i contributi all'INPS, le imposte allo Stato non solo per i propri dipendenti ma, indirettamente, anche per quelli pubblici e i pensionati. Che formalmente paghi la retribuzione lorda trattenendo su questa parte dei contributi e le imposte è solo un utile artificio contabile per poter calcolare pensioni e l'imposta progressiva che penalizza chi lavora e guadagna di più. Se tutto fosse dato al lavoratore, questi potrebbe disporre di circa 2000 euro per un mese di lavoro invece dei 900 mensili ma dovendo pagare contributi, imposte, tutto il resto e anche il commercialista, forse anch'egli troverebbe troppo onerosi i servizi offerti dallo Stato e cercherebbe di dare per quello che valgono. Scritto il 26/03/2008 Per un pugno di euro. Voleva contestare una sanzione "automobilistica" che riteneva ingiusta. Gli sarebbe bastato parlare con qualcuno che la giustificasse, ma gli hanno risposto che l'unica possibilità era di rivolgersi al Giudice di Pace; così ha fatto e se ne pente. Per un problema che con un minimo di buona volontà si sarebbe risolto in cinque minuti e senza spese si sono mossi finora: un vigile urbano che ha steso verbale e chiamato il carro attrezzi, un autista col carro attrezzi, il proprietario dell'auto che non trovandola dove l'aveva lasciata e non vedendo altri motivi si è recato al Comando Polizia Municipale per denunciarne il furto, uno sconosciuto del Comando che al citofono lo ha informato


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non trattarsi di furto ma di rimozione, una parente che l'ha portato al deposito a ritirare l'auto, un addetto al deposito auto che gli ha riconsegnato la vettura, un vigile urbano che al Comando gli ha indicato dove prendere i moduli per fare ricorso e uno che in strada gli ha fornito chiarimenti sulle procedure, uno o piÚ addetti all'Ufficio del Giudice di Pace che hanno ricevuto il ricorso e fissato la data dell'udienza, un ufficiale giudiziario che (non avendolo trovato nonostante fosse in casa) ha lasciato un avviso e depositato la notifica nella Casa comunale, due impiegate del Comune che gli hanno consegnato la notifica, qualcuno che ha fatto una raccomandata A.R. da 5.6 euro per informarlo dell'avvenuto deposito della notifica che già aveva ritirata, un postino che gliel'ha consegnata e uno che ha consegnato l'avviso di ricevuta. La data dell'udienza è sette mesi dopo quella del ricorso. Se avesse saputo quale valanga avrebbe provocato, forse si sarebbe rassegnato a pagare la sanzione e subire per il bene del Paese quello che ritiene un'ingiustizia. Scritto il 25/02/2008 Male e bene Altrove (vedi) ho lamentato la supponenza con la quale dall'INPS di Biella mi fu risposto, senza nemmeno verificare il mio caso, che l'una tantum non mi arrivava perchÊ non mi spettava; oggi l'addetta all'accoglienza di quella sede si è rifiutata di ricevere una mia lettera indirizzandomi allo sportello senza nemmeno informarmi che dovevo "prendere il numero", cosa per lei ovvia. Ma


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devo anche riconoscere con piacere che dopo mezz'ora d'attesa ho finalmente potuto parlare con una persona cortese, consegnare quella lettera e sapere d'avere avuto una "quattordicesima" superiore alle mie attese. Sarebbe stato più semplice se chi per prima mi aveva risposto si fosse presa la briga di verificare la mia situazione evitandomi lamentele, viaggi in Internet, in bici, in auto e attese allo sportello. Alla fine tutto è bene quel che finisce bene, ma meglio prima che dopo. Scritto il 06/02/2008 Tutti eguali Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, ... Auspico una legge che dica: "L'adeguamento dello stipendio del Presidente della Corte di Cassazione comporta pari aumento percentuale di tutti gli importi previsti dalla legge". In questo modo oltre all' adeguamento dello stipendio di deputati e senatori, si avrà anche quello delle pensioni minime, dei limiti di reddito per essere considerati fiscalmente a carico, dei limiti di reddito per potere beneficiare di agevolazioni e (perché no?) anche delle sanzioni amministrative, eccetera oppure nessun adeguamento. Il mio voto a chi la proporrà, previo recupero degli adeguamenti arretrati. Scritto il 03/02/2008


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Governi transitori. Un tempo li chiamavano "governi balneari", magari in futuro si chiameranno "governi marini". Vedremo. Scritto il 03/02/2008 Discriminazione In questo Stato (che alcuni dicono condizionato della Chiesa Cattolica) le "coppie di fatto" sono ingiustamente discriminate. Nelle Regioni che conosco, per potere essere esenti da tasse sulla salute (ticket) si deve avere un reddito familiare lordo non superiore a 36151.98 euro. Già l'importo preciso al centesimo denuncia la sua arcaicità, il suo riferimento al molto più tondo 70 milioni di lire. Una cifra considerevole quando è stata calcolata, ma che rimanendo immutata nei secoli finirà per essere superata anche dalle famiglie che, come si dice, non arrivano alla quarta settimana; un modo per mimetizzare l'aumeto di tasse. Naturalmente se il reddito familiare è di 36151.99 euro si dovrà invece pagare, con tanti saluti all'equità. Si dirà che un limite si deve pure mettere, ma con le possibilità offerte dall'informatica non sarebbe difficile fare in modo che chi guadagna un solo centesimo in più non finisca con disporre di molti euro in meno. Personalmente penso che sarebbe meglio non esistessero limiti a danno di chi paga più imposte: incentivano l'evasione, premiano i furbi e sono iniqui. Se tutti concorrono alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva, non capisco perché tutti non possano benificiarne allo stesso modo se


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non per demagogia. Si fa riferimento al reddito familiare, cioè quello che si ottiene sommando al proprio reddito quello del coniuge e dei familiari considerati a carico avendo un reddito inferiore a 2840.51 euro (5,5 milioni del secolo scorso), col risultato, se non sbaglio, che per una famiglia composta di padre, madre e due figli minori vi è diritto all'esenzione se il reddito annuo medio pro capite non supera 9038 euro, mentre sale a 18076 per una coppia regolarmente sposata e a 36151.98 per un singolo o una coppia di fatto. Evidentemente le coppie di fatto sono discriminate, a danno di quelle legalmente sposate e delle famiglie. Scritto il 31/01/2008 Strasse, ossi ... Binari23_3Non si stava bene 60 anni fa, si viveva con il poco essenziale e niente superfluo, ma si poteva giocare nelle strade quasi vuote di auto e girando in bicicletta l'unico pericolo era costituito dalle doppie rotaie del trenino in cui, se non le "tagliavi", potevi infilarci una ruota e cadere. Ora penso che non si viveva così poveramente come credevo: il pane era comune, ora è quasi un lusso; polenta e baccalà alla vicentina c'era tutti i venerdì, ora mi pare una leccornia da gustare qualche volta all'anno; pane e salame, pane e pancetta, pane e lardo, "minestron", minestra di verze erano il nostro povero cibo e sognavamo pollo con polenta. Ora, per me è il contrario. Nella giusta stagione non era un lusso avere ciliege, prugne ("brombi e amoli"), piccole pere ("peri sampieroli"), fragole di bosco, patate


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dolci, castagne. Ora è sempre stagione e prezzi alti. Ad una cert'ora passava "el scoassaro" sul suo triciclo a pedali con due bidoni sopra, soffiava nella sua trombetta e mamma mi mandava giÚ a portargli le poche "scoasse", nel secchio. Non c'erano e non servivano cassonetti, camion con due uomini sulle predelle posteriori o braccio meccanico su un lato: bastava un sacchettino da consegnare al "scoassaro" quando suonava la trombetta, ma le strade non erano mai ingombre di rifiuti, pulite "dal spassin" con la lunga ramazza. Non c'erano rifiuti in giro e non ricordo se si pagava la tassa, ma si poteva raggranellare qualche soldo consegnando giornali e materiale vario a quel tale che, pure su triciclo a pedali, girava per le strade di città e paesi gridando "Strasse, ossi, fero vecio!". Nessuna emergenza rifiuti. NOTE. Scoasse=spazzatura(da "scoa"=scopa), rifiuti # Scossaro=operatore ecologico un tempo detto netturbino, chi raccoglieva le "scoasse" # Spassin=operatore ecolgico un tempo detto spazzino # "Minestron"=minestra di pasta, fagioli, patate, aromi # Strasse, ossi fero vecio=stracci, ossa, ferro vecchio. Scritto il 29/01/2008 Punire gli onesti E bravo Visco! Con la scusa di combattere gli evasori hai complicato la vita a chi non ha mai evaso una lira in vita sua. Una ragazza (beh, non proprio) fa un lavoro autonomo e guadagna si e no 50 euro al giorno. Essendo per


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definizione un evasore (una evasora?) è obbligata, mi dice, a far passare tutti i suoi guadagni per una banca, su un conto intestato a lei "impresa" dal quale prelevare i soldi da dare a lei persona. Solo che i soldi le bastano appena per vivere, quindi quotidianamente o quasi va in banca, versa il guadagno, fa un bonifico al suo conto personale e preleva per la spesa. A lume di buon senso mi sembra impossibile che il fisco pretenda questo, ma conoscendo la sua voracità e ottusità credo la cosa del tutto possibile. Naturalmente gli evasori troveranno o hanno già trovato la strada per beffarsi della norma e chi vorrebbe essere onesto troverà vessatorio questo ulteriore aggravio burocratico: dover pagare oltre il fisco anche il commercialista e la banca per avere meno di 1000 euro al mese, senza ferie, senza tredicesima e non so se senza indennità di malattia è troppo. Meglio gabbare o essere gabbati? Tanti auguri. Scritto il 28/01/2008 La porcata Ormai si chiama così la vigente legge elettorale. Tutti a parole dicono di volerla cambiare ma nei fatti resta, forse perché sotto sotto si teme "un tacon pezo del sbrego". Che noia! Scritto il 27/01/2008 mercoledì 23 gennaio 2008 da 04/12/2007 a 23/01/2008


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Euro prezzi Non molto tempo fa si trovavano cose che costavano 500, 700, 1000, 1200, 1500, 1750, 2000 lire, ora se ne trovano solo che costano 1 o 2 euro o 1,99. Si usano solo multipli di euro come se i centesimi non esistessero se non tra 90 e 99, per gli allocchi. Scritto il 23/01/2008 Norme e Persone La vigente legge elettorale non sarà perfetta, magari è davvero pessima, una porcata, ma incolparla di tutti i mali del Paese è come incolpare il bastone anziché il bastonatore. Se invece del proprio interesse il politico cercasse il bene comune, non farebbe unioni per vincere le elezioni ma per ben governare il paese in caso di vittoria o fare buona opposizione altrimenti. Anche con una semplice legge proporzionale (tot voti, tot seggi) e buona classe politica si può ben governare. La deprecata legge vigente non obbliga nessuno a dover vincere le elezioni con alleanze arlecchino e un politico saggio non le farebbe; non prevede il voto di preferenza, che mai ho usato, ma non obbliga nessuno a mettere incapaci nelle liste e un politico saggio non lo farebbe. E' pur vero che se tutti fossero onesti non necessiterebbero leggi tendenti a obbligare la gente ad esserlo; non tutti fanno politica nell'interesse del paese e una buona legge elettorale tende a obbligarli a farlo. Ci sono norme contro i furti ma ci sono sempre ladri; si può fare una buona legge contro i furbi in politica ma non


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cesseranno le furbizie, non ci saranno mille partiti ma mille "correnti", ognuna delle quali non ascolta, non condivide, disprezza, odia i pareri delle altre. Temo che l'Italia non sarà mai ben governata se non migliora la classe politica e penso che questa non potrà migliorare se fa politica non per senso civico con passione, dedizione e sacrificio per il bene di tutti ma per le prerogative e i molti privilegi che si è data, nel suo interesse. Con meno vantaggi personali, forse le cose potrebbero cambiare, ma è pretendere troppo. Scritto il 23/01/2008 Resistere Resistere, resistere, resistere! E si resiste attaccati con le unghie e con i denti, con il bostik e la supercolla, impegnando tutte le forze per evitare di cadere. Così non rimangono energie per pensare alla Campania sommersa dall'immodizia, al Lombardo-Veneto che non ne può più di sovvenzionare gli sprechi altrui, alla gente comune che fatica a vivere e che non si fida del governo, della giustizia, delle statistiche, che teme la criminalità e non denuncia gran parte dei reati per non perdere inutilmente tempo; non rimangono energie per fare qualcosa ma solo per discuterne all'infinito cercando di conciliare i pareri più disparati, per evitare che qualcuno, scontento, lasci la corda cui si è avvinghiati. Bisogna resistere, da prodi. Scritto il 19/01/2008 ... ma non fa ridere


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Era una barzelletta! Per mesi il governo ha pubblicizzato la famosa 14ma. Prima erano 300 euro a chi non aveva reddito annuo superiore a 8504,73 euro, poi sono diventati 150, alla fine scopro che chi ha una pensione netta=lorda di 430 euro mensili (cioè circa 5600 annui) non ne ha diritto, cioè che avevano scherzato. Passato novembre, passato dicembre, passate le feste senza avere notizia di quei famosi 150 euro ho telefonato all'INPS di Biella chiedendone il motivo. Con buona arroganza mi è stato risposto che l'INPS ha provveduto e che se non ho ricevuto niente è perché non mi spettavano, che non spettano a chi non ha il saldo pensionetasse negativo, che se volevo chiarimenti mi rivolgessi a un commercialista. Di verificare il mio caso nemmeno parlarne: così è se vi pare. Constatato che l'INPS non fornisce notizie su quanto di sua competenza, ho chiuso la telefonata arrabbiato nero. Non che giovasse molto avere 41 centesimi in più al giorno per il 2008, ma visto che per farsi pubblicità il governo l'aveva tanto decantata mi aspettavo di ricevere questa prodigalità. Dall' INPS ora so che era solo una barzelletta, uno scherzo da prodi. Scritto il 11/01/2008 Emergenza d'annata Come si fa parlare di "emergenza rifiuti" quando la cosa va avanti da lustri, a meno che con ci si riferisca ai rifiuti che "emergono" in Campania e la sommergono. Sarebbe meglio parlare di "problema rifiuti" o magari di "cancrena rifiuti". Scritto il 10/01/2008


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Legittima difesa E' giusto punire l'eccesso di legittima difesa, ma sarebbe anche giusto punire l'offesa. In realtà chi deruba, minaccia, percuote, ferisce o uccide il più delle volte se ne va e non viene nemmeno giudicato mentre chi è derubato, minacciato, percosso o ferito rimane e se ha reagito viene giudicato e magari condannato. Scritto il 10/01/2008 Monnezza, rumenta, scoasse, rifiuti Tutti in Italia e molti nel mondo purtroppo sanno cosa significhi monnezza, ma per fortuna finora non è lo stesso per rumenta o scoasse che sono poi la stessa cosa in altre regioni. Se non si vuole fare raccolta differenziata, discariche, inceneritori o termovalorizzatori non resta che portare la "monnezza" in Germania anche a spese di chi fa raccolta differenziata, discariche, inceneritori e termovalorizzatori o rassegnarsi a montagne di immondizie, magari in fiamme, sotto casa. Scritto il 06/01/2008 Treni stradali Se le rotonde sono sufficientemente ampie e nessuno fa il prepotente il traffico vi scorre regolare, ognuno vi si immette come arriva, fa la sua parte di giro senza intralciare o essere intralciato e se ne esce tranquillamente. Una specie di giostra che girando a velocità moderata permette a


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ognuno di salire in un punto e scendere in un altro, cosa impossibile se gira troppo veloce. Quando non sono adeguatamente ampie chi vi entra a tutta velocità impedisce di inserirsi (come penso sarebbe suo diritto) a chi vi è giunto prima ma con la giusta prudenza e che dovrà aspettare finché l'ultimo prepotente sopraggiunto non sia passato. Dove vivo sembra sia convinzione prevalente, ma non credo giusta, considerare una fila di auto come un unico convoglio, un'unico treno che quando entra nella rotonda la locomotiva di testa necessariamente si trascina dietro le seguenti cento vetture-vagoni: prima entra un "treno", poi ne entra un altro mentre gli altri aspettano e fanno un altro treno. Scritto il 05/01/2008 Class Action E ora c'è anche la Class Action. Non si fa più la spesa, non si fanno compere o (come qualcuno diceva) commissioni: si fa shopping, mettendo gli acquisti nello shopper. Il Ministero del lavoro e della previdenza sociale è sostituito da quello del Welfare, mentre biglietto, la tassa, l' abbinamento e non so cos'altro si chiamano indifferentemente ticket. Io dicevo quota, percentuale; ora credo si dica share. Non so se non si voglia farsi capire o se non lo si sappia; non comprendo perché rinunciare alle sfumature che si possono ottenere anteponendo o posponendo l'aggettivo oppure usando questo o quel sinonimo invece di vocaboli stranieri che per molti rimangono senz'anima anche quando


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ne comprendono il significato. Io penso che solo nella lingua madre si percepiscono significati particolari delle parole nel loro contesto. Perfino certi termini dialettali non sono traducibili nella lingua nazionale nella quale pur si vive. I prestiti linguistici esistono da sempre, ma preferirei una minore sudditanza alla lingua oggi dominante, un minore imbastardimento della lingua italiana che la rende inintelligibile a molti della mia età. Mi capiranno se dico "azione (legale) collettiva"? Scritto il 23/12/2007 Bella scoperta! Bella scoperta! E' notizia di questi giorni che chi sta peggio non sono gli anziani pensionati ma i "giovani" con figli. Per quanto ne so, non mi pare una novità. Quarant'anni fa non ero giovane (avevo già trent'anni), avevamo tre figli, mia moglie non "lavorava", cioè non percepiva retribuzione pur avendo il suo bel da fare per badare ai figli e cercare di far quadrare il bilancio ed io soffrivo nell'impossibilità di poter guadagnare il sufficiente. Già da allora lamento la persecuzione fiscale contro la famiglia, l'ingiustizia di non applicare il quoziente familiare, di sommare i redditi familiari per escludere da benefici e non le spese per averne. Ora ho una pensione sufficiente, mia moglie una di 430 euro mensili, non dobbiamo più provvedere ai figli e possiamo vivere, anche perché viviamo con poco: per necessità prima, per abitudine dopo. Non pretendo che i giovani quarantenni rinuncino come abbiamo fatto noi a pizza, cinema, divertimenti, abiti firmati, telefonini di


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ultima generazione e mille altre cosette che non esistevano, ma non chiedeteci di vergognarci o di sentirci in colpa se finalmente possiamo respirare un po': abbiamo già dato e dato molto. Mi scuso se parlo al plurale, ma credo di poterlo fare a nome di molti. Non chiedeteci di sentirci in colpa perchÊ i "giovani" devono lavorare per pagarci la pensione; non so come siano stati usati i nostri soldi, ma il diritto alla pensione ce lo siamo guadagnato con i contributi versati iniziando presto a lavorare, 48 ore settimanali per 50 settimane all'anno, magari in lavori ora considerati adatti solo per gli ultimi immigrati. E il coniuge che ci ha permesso di poter lavorare e per il bene dei figli ha dovuto rinunciare a farsi una pensione propria deve pur poter contare sulla pensione di reversibilità , ora pretesa per compagni o compagne di piacere. Equità fiscale e aiuto per le famiglie arriverà sicuramente quando ci saranno solo famiglie straniere, per dovere di ospitalità ; per ora i cittadini italiani che pagano le tasse da generazioni si consolino pensando che fra 4-5 lustri i figli se la caveranno da soli e sperare di trovare nel frattempo trovare un lavoro meglio retribuito. Gli anziani pensionati possono solo sperare di morire prima che l'inflazione si mangi quanto è stato risparmiato dall'euro o di essere considerati straricchi in base a obsoleti parametri fiscali. Scritto il 04/12/2007 lunedÏ 1 ottobre 2007 da 06/08/2007 a 01/10/2007


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Indennità La Ministra Rosy Bindi, richiesta di quanto percepiscono i parlamentari, dice:"5000 euro mensili come indennità personale e il resto (quanto?) è rimborso spese per far bene politica. 5000 euro sono più degli 800 di un precario o dei 450 di un pensionato, ma pari allo stipendio di molti dirigenti pubblici e privati e meno di tanti altri". Evidentemente, sebbene spesso dicano di lavorare per il bene del Paese, i politici lavorano principalmente per la propria carriera professionale; se così non fosse si accontenterebbero di uno stipendio decente per il tempo limitato che sono disposti a dedicare al bene comune, non rimettondoci e non guadagnandoci. In realtà possono sempre trovare qualcuno con stipendio più alto con cui confrontare il proprio e giustificare quello e questo. Dicono che se così non fosse la politica sarebbe appannaggio dei soli ricchi. E'vero il contrario: se gli stipendi fossero più bassi sarebbero appetibili dalle persone con basso reddito ma non da quelle con reddito più elevato, un male nel caso che "reddito" sia sinonimo di "capacità". Per quanto riguarda i dirigenti privati sono affari privati e le aziende che pagano troppo o inutilmente rischiano il fallimento. In ogni caso sono le aziende a fissare i limiti accettabili. Per i dirigenti pubblici, magistrati, parlamentari eccetera, il comune cittadino che li paga ha poca voce in capitolo sia sulla misura dello stipendio che sull'efficienza del servizio. Nessuna azienda pagherebbe i suoi dirigenti più di quanto le sia possibile e l'aumento di stipendio avviene solo quando aumentano gli utili per l'azienda.


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Analogalmente gli aumenti ai dipendenti pubblici dovrebbero avvenire solo come conseguenza dell'aumento degli "utili" ottenuti dai contribuenti. Nessun aumento se non vi è stato aumento per gli "azionisti": se non ci sono soldi per aumentare le disponibilità dei cittadini comuni o il loro benessere non devono esserci per i dirigenti pubblici, perché evidentemente non hanno fatto bene il loro lavoro. Sulle indennità personali, dice la signora, si può comunque discutere, ma i rimborsi "per far bene la politica" sono irrinunciabili. A questo punto non capisco a cosa serve dare soldi pubblici ai partiti, ai giornali di partito, ai clienti di partito se i politici già godono di molti benefici (benefit) o privilegi e di rimborso delle spese "politiche". Ben venga la proposta che questo non sia in maniera eguale e forfettaria per attivi e cattivi ma a "piè di lista", in modo chiaro e giustificato. Ma la proposta non basta. Scritto il 09/10/2007 Pensieri sul Fisco Torno su un argomento che volevo considerare chiuso. Imposte e Tasse. Si sa che le tasse vanno pagate per godere di uno specifico servizio mentre le imposte sono dovute indipendentemente da una effettiva usufruzione; teoricamente le tasse sono in qualche modo volontarie, le "imposte" sono imposte. Quanto più l'imposizione è collegabile e congrua ai servizi forniti in cambio, tanto più è capita e accettata. Anche se mai si abbisognasse di forza pubblica, giustizia, sanità, scuola, politica, eccetera, sapere che all'occorrenza questi servizi verrebbero forniti


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efficientemente rende del tutto giustificato il pagamento di giuste imposte, per la possibilità di averli. In caso contrario l'imposizione è percepita come un sopruso. Per norma costituzionale il tributo è progressivo, cioè se il reddito di A è il doppio di quello di B, A paga più del doppio di imposta. Lo strano è che più imposte uno paga meno ha diritto ai servizi che sono forniti grazie ad esse; alla progressività dell'imposte si aggiunge quella delle tasse e chi evade le prime viene premiato con una riduzione delle seconde. Sarebbe più semplice, meno iniquo e meno costoso se, una volta fatte pagare adeguatamente le imposte, i servizi fossero forniti a tutti i cittadini alle stesse condizioni, anche a chi grazie al suo reddito mai avrà occasione di utilizzarli. Le risorse disperse per gestire tassazioni e esenzioni potrebbero concentrarsi sulle imposte: più semplice e pratico, ma meno demagogico. L'apparato statale. L'apparato statale per una parte degli italiani è una vacca da nutrire, per un'altra parte è una vacca da mungere, una terza parte è la vacca. Chi la nutre pensa che potrebbe mangiare di meno o non esserci, chi la munge pretende che sia ben nutrita e la vacca è d'accordo con i mungitori. Contribuenti. Lavoratori dipendenti. Si dice che sono gli unici contribuenti onesti. In realtà chi lavora "in nero", volente o meno, evade le imposte. Del lavoratore cui viene trattenuta regolarmente l'IRPEF si dice che è un contribuente onesto, se invece questo non avviene è il datore di lavoro che evade il fisco. Capita però che qualche lavoratore accetti di fare straordinario solo a condizione che non sia gravato


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d'imposta, capita che sia il lavoratore a richiedere di lavorare in nero. Non saranno grandi evasori, ma, nel lor piccolo sono evasori: forse vittime, fose colpevoli, forse complici. Non è detto poi che chi lavora in aziende serie che mai acconsentirebbero a non effetturare le regolari ritenute sia del tutto onesto. Ci saranno senz'altro lavoratori dipendenti che mai hanno comprato qualcosa da venditori illegali, mai hanno dato soldi a qualcuno senza regolare fattura o scontrino, mai hanno ricevuto somme senza assoggettarle a imposta; ma ce ne sono altri che così non si sono comportati, magari in buona fede, magari perché non è sempre facile osservare norme complicate, contradditorie, ambigue, magari perché non se la sentono di inimicarsi il fornitore, magari andando a "lucciole". Negozianti. Godono fama di essere capaci evasori, cittadini disonesti. In realtà non sempre rilasciano lo scontrino ma se fossero gli unici disonesti, se gli onesti rifiutassero di servirsi da chi non dà lo scontrino, finirebbero per vendersi le merci fra di loro. Il problema non è che tutti i commercianti evadono le imposte, ma che non tutti le pagano nella misura dovuta; il che finisce per favorire i più disonesti. Se non fosse per rispetto del principio che le norme devono valere per tutti, che la legalità deve essere fatta rispettare da tutti, è pressocchè indifferente che tutti i negozianti paghino le imposte o che non le paghi nessuno, alla fine a pagare effettivamente è solo chi non può rivalersi dei maggiori costi. Valga quale esempio quanto è accaduto con l'introduzione dell'euro, quando i nuovi importi si sono


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ottenuti dividendo gli stipendi per 1936.27 e i prezzi di molte merci per circa 1000: in pratica tutti hanno aumentato il prezzo e il cliente l'ha accettato. Chi aveva concordato il cambio ufficiale sostiene che è tutta colpa del governo seguente non avere impedito ai disonesti di approfittarne: giudizio che sembra conservare una residua mentalità non liberista e ignorare che anche le Coop amiche praticano prezzi non molto diversi da quelli dei concorrenti. Se tutti i negozianti pagassero le imposte, senza la concorrenza sleale di chi non le paga non rinuncerebbero a scaricarne il costo sui clienti, i quali pagherebbero forse meno imposte ma sicuramente di più per gli acquisti. Il contrario succederebbe se tutti non pagassero le imposte, con fattori invertiti e totale invariato ma con evidente danno per l'immagine di equità e legalità. Credo che, escludendo i venditori immigrati abusivi, almeno dove vivo siano pochi coloro che non pagano le tasse per servizi o diritti e che siano molti di più quelli che non rilasciano scontrino, ma ignoro se siano tutti tenuti a farlo o se vi siano categorie esentate. In ogni caso non mi pare una via percorribile richiedere ai clienti di boicottare gli evasori: anche se l'ignoranza suddetta fosse solo mia, anche se l'onestà fiscale fosse di tutti i clienti, credo che chi non ha cambiato fornitore per evitare aumenti di prezzo che lo colpivano direttamente non lo farebbe per senso civico e ipotetica maggiore equità. Imporre ai cittadini di richiedere la ricevuta sotto pena di sanzioni mi sembra ingiusto e vessatorio; sanzionare, com'è successo, chi non emette scontrino per una caramella regalata a un bimbo o fa una vendemmia con gli amici rende odioso e ridicolo il sistema


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e alimenta il sospetto che esso si occupi di piccole cose trascurando quelle importanti, sia forte con i deboli e magari corruttibile con i forti. Invece di usare solo bastone e minacce, potrebbe essere anche opportuno rendere in qualche modo conveniente l'onesta denuncia del reddito: se invece di far pagare più tasse, a chi più ha già pagato d'imposta si concedessero più benefici (facilitazione di accesso ai mutui, concessione di licenze o qualsiasi altra cosa gli esperti possano suggerire) sarebbe meno conveniente la falsa denuncia. Liberi professionisti. Sono i più accreditati fra gli evasori, salvo per la parte assimilabile a lavoro dipendente. Penso sia capitato a chiunque di sentirsi dire che la prestazione costa 100 e 120 con IVA, con facoltà di scelta più o meno esplicita. La risposta sarebbe ovvia se la spesa fosse detraibile dal reddito: pago 120 invece di 100, ma avrò meno IRPEF per 20. Io sono onesto, il fisco ci guadagna l' IVA e sicuramente più di 20 di IRPEF dal professionista che considerando le imposte nel calcolo di 100 non ci rimette niente, non ci sarà evasione fiscale e vivremmo in un paese come altri in cui solo delinquenti non pagano le imposte dovute. Per motivi che ignoro, ma che forse potrei immaginare, così non è e il cliente si trova a scegliere. Se è assolutamente onesto e disposto a pagare di più di tanti altri sceglierà 120. Se la sua onestà è pari a quella del professionista vorrà partecipare ai suoi vantaggi e chiederà di pagare meno di 100. Se fondamentalmente è corretto e onesto ma sa che così non è il fisco con lui, avrà qualche dubbio e qualche rimorso comunque faccia.


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Sportivi, artisti, aziende. Naturalmente, potendolo fare, si stabiliscono dove meglio credono nel vasto mondo. Vasto e piccolo. Con gli attuali mezzi di comunicazione si può essere ovunque contemporaneamente in modo immateriale e nello spazio di poche ore di persona. Non vi è quindi motivo di non stabilire la propria residenza dove il clima è migliore, le spiagge più belle, il sole più caldo, la neve più soffice o il fisco meno esoso. Compete ai governi valutare il giusto appetibile equilibrio tra quello che si può avere e quello che si deve dare nel loro Stato, sapendo che "chi troppo vuole, nulla stringe". La Legge. Non ne capisco bene il perché, ma sembra che ogni anno alle spese dell'anno prima si aggiungano nuove spese e conseguentemente si debbano aggiungere nuove entrate, anche se queste aumentano con l'inflazione e il PIL. E così ogni anno alle norme esistenti si aggiungono nuove norme, ogni anno per cercare di fare correttamente la denuncia dei redditi si devono leggere fascicoli sempre più voluminosi, aumenta la possibilità di sbagliare e subire sanzioni, mentre i caratteri di stampa del modulo diventano sempre più piccoli per far stare in una pagina quello che ne richiederebbe due (lo definiscono semplificare). Ma ci sono anche norme che rimangono immutate per decenni, come quelle che stabiliscono i limiti di reddito superati i quali si hanno meno benefici o maggiori aggravi o fissano importi a favore del contribuente, che di fatto diviene più povero e più tassato. Spesso non è previsto alcun criterio di gradualità, per cui se, esemplificando, con reddito 100 si


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paga 20 e con reddito 99 zero, chi ha lavorato e guadagnato di meno finisce con l'avere più soldi. Con quale criterio siano fissati questi limiti per me è un mistero e a volte penso che siano pensati considerando la mia situazione personale per danneggiarmi o forse quella di qualche parente di legislatori, per favorirlo. In questo caso potrei sperare che prima o poi saranno rivisti. Per legge, il cittadino è tenuto a conoscere la legge. Cosa piuttosto complicata se non impossibile anche a chi di legge vive: probabilmente nessuno conosce TUTTE le leggi italiane. Io mi limitavo a leggere attentamente le istruzioni e cercare di applicarle. Per esempio le istruzioni del mod. 730 sembrerebbero indirizzate a persone non particolarmente esperte di diritto e prive di adeguata biblioteca fiscale. Non è così e se uno crede di capirle come capisce un testo in italiano corrente (pur usando un vocabolario inglese-italiano per quelle parole che non hanno saputo rendere nella nostra lingua) incorre in gravi errori. Per questo motivo esistono appositi enti e studi che provvedono alla compilazione anche di un semplice mod. 730. Anche le istruzioni che accompagnano le cartelle esattoriali indicano procedure del tutto diverse da quelle reali e si è quindi costretti a ricorrere all'aiuto di professionisti. A volte mi sorge il dubbio che le leggi siano fatte apposta per giustificare l'esistenza di questi enti e il loro foraggiamento o rendere indispensabile rivolgersi ai professionisti di cui sopra. Non ci si può meravigliare poi se chi va con il lupo impara a ululare. Agenzia delle Entrate. Sembra che fra i doveri dei cittadini non ci sia solo


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l'obbligo di pagare imposte e tasse, ma anche quello di farlo nel modo meno semplice. L'Agenzia delle entrate, o chi per essa, trova del tutto normale emettere cartelle esattoriali errate: per male che vada i cittadini contesteranno l'errore, produranno documenti, faranno code, protesteranno; ma se va bene pagheranno più del dovuto, sanzioni comprese. Naturalmente chi ha grossi interessi si premunisce con prove e documenti, si rivolge a fiscalisti esperti; ma il povero cristo che ritiene in tutta buonafede di non dovere al fisco qualche centinaio di euro non ha scampo. Opporsi al fisco gli costa più di quanto possa beneficiare, deve perdere mezze giornate negli uffici che talvolta trova chiusi per sciopero o assemblea, riceve informazioni incomplete, magari solo perché chi è uso a trattare una materia pensa che gli altri abbiano la stessa famigliarità. Più il tempo passa e più è difficile rimediare a eventuali errori, il tempo gli è contro e la lentezza burocratica torna a vantaggio della burocrazia. In ogni caso sembra che se il cittadino sbaglia paga, se sbaglia il burocrate paga il cittadino, che sia più facile accanirsi contro piccoli evasori ingenui che contro grandi evasori agguerriti. Scritto il 01/10/2007 Offerte Speciali. 1. Il ministro Nicolais propone di assumere nelle amministrazioni pubbliche un nuovo dipendente previo prepensionamento incentivato di tre dipendenti anziani. Offerta speciale ai contribuenti italiani: "paghi quattro e prendi uno", in aggiunta al tradizionale "paghi tre e prendi


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zero". 2. L'attuale legge elettorale non prevede voto di preferenza; col voto di preferenza si potevano "trombare" i politici inefficienti; i politici "trombati" venivano ricompensati con inutili incarichi retribuiti nei CdA delle amministrazioni pubbliche. Offerta speciale agli elettori italiani: scegli uno, paghi due e caro. Scritto il 26/09/2007 Legge elettorale Sembra che i mali dell'Italia derivino tutti dalla legge elettorale. Che la maggioranza sia formata da un coacervo di partiti, che il programma di riferimento giustifichi richieste contrapposte e liti continue, che ci sia accordo solo su conservare il potere ed evitare di cederlo ad altri, che lo scarto di voti sia stato percentualmente rilevabile ricorrendo a due cifre decimali non ha alcuna rilevanza o è colpa della legge, che fra l'altro non ha consentito una solida maggioranza al Senato senza maggioranza di voti e ha abolito il voto di preferenza. A quanto so, la diversa formazione del Senato è prevista dalla Costituzione e non mi pare che sia colpa di questa Legge se anzichè accelerare il passaggio da un bicameralismo perfetto a un sistema parlamentare più efficiente si è voluto buttar via quanto fatto in tal senso. Merito di questa legge è invece avere regalato alla maggioranza un numero supplementare di deputati, che le ha permesso non di poter governare ma di arrogarsi il diritto di comportarsi come se rappresentasse la stragrande


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maggioranza degli italiani, anzi la totalità con le sue beghe interne, come se non esistesse una minoranza da rispettare e ascoltare, per quanto piccola fosse. E' sicuramente giusto che gli elettori possano scegliere nominativamente i loro rappresentanti, sebbene personalmente non abbia mai indicato preferenze, semplicemente perché non conoscevo sufficientemente le qualità dei candidati per poterlo fare. Si dice anche che la preferenza serve a non eleggere personaggi negativi, ma in questo caso non indicarne il nome scegliendo un altro o non scegliendo alcuno è pressocchè equivalente. A quanto ricordo le liste sono sempre state formate dai partiti, non so con quali criteri, ma ero e sono convinto che tutti, una volta eletti, si comportano come gli altri e come quelli che li hanno preceduti: da "eletti", da privilegiati ossia, con termine attuale, da casta. Per questo mi limitavo a votare in opposizione a quei partiti i cui programmi erano decisamente in contrasto con le mie idee. Nel sistema uninominale persona e partito coincidono. Si può scegliere la persona o il partito, ma comunque, in caso di vittoria, viene eletta quella persona. Diversamente con le liste si può avere simpatia per la persona e non per la lista e viceversa, ma votando per la persona si favorisce sicuramente la lista senza alcuna garanzia che in caso di vittoria la persona venga eletta. Per questo non trovo scandaloso che nelle liste siano fissate a priori le graduatorie per l'elezione. Si sceglierà la lista fatta meglio riferendosi alle persone o quella con il programma più consono alle proprie posizioni politiche, confidando che i partiti abbiano voluto e saputo scegliere i migliori per


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attuarle. Se invece vi è possibilità di indicare più preferenze si può scegliere chi più piace e la graduatoria sarà data dalle preferenze. Per evitare la possibilità di messaggi cifrati e voti comprati si è passati alla preferenza unica. In questo caso, se non è garantita l'elezione prioritaria del capolista, è probabile che a lui vada la stragrande maggioranza dei voti di preferenza essendo la persona più nota e rappresentativa, mentre la scelta degli altri candidati è residuale, praticamente inesistente. Se invece il capolista è comunque il primo degli eletti, vi è possibilità di una scelta per i seggi rimanenti. Non so quanti si avvalgono con scienza e coscienza del voto di preferenza, ma anche in questo caso credo che la scelta sia fatta da pochi, non molto diversamente dalla scelta fatta dai partiti. Naturalmente si potrebbe tornare a preferenze multiple ed evitare i brogli con altri sistemi. Come tutti dicono, quella vigente sarà senz'altro una pessima elettorale, ma non può essere tutto soltanto colpa sua, visto che anche in Germania per superare certe situazioni è stato necessario il buon senso dei politici. Altro Paese, altra legge, altri politici. Scritto il 20/09/2007 E' giusto punire E' giusto punire quei reprobi che di solito girano a piedi o in bicicletta o con i mezzi pubblici, che raramente e solo quando non possono farne a meno usano l'automobile, quei retrogadi che non cambiano la vettura tutti gli anni e nemmeno tutti gli anni bisestili, che posseggono un veicolo


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per niente accessoriato ma regolarmente sottoposto a verifiche, che non intasano il traffico cittadino se non per poche ore all'anno, che non si decidono a rinunciare ad avere un'auto perché "non si sa mai se se ne può avere bisogno, alla nostra età", che non si decidono a cambiarla perché è complicato decidere, perché pensano sia uno spreco comprare un'auto che comunque fra qualche anno sarà ancora nuova ma non più conforme alle nuove norme estetiche o ecologiche, perché quella che hanno è poco appetibile e può starsene quasi sicura sulla strada, perché sono affezionati alla vecchia e per mille altri motivi. E' giusto punirli, aumentare le già notevoli spese fisse, incentivarli a usare di più l'auto per poterle ripartire su più Km o obbligarli a scegliere tra rinunciare alla propria indipendenza e fare una spesa superflua o per loro inutile. Non basta aiutare a prendere un'auto meno inquinante chi la usa 2, 3, 10 ore la giorno e che in ogni caso deve cambiarla frequentemente, bisogna anche punire chi la usa 10, 20 ore all'anno e non sente la necessità, il dovere civico di cambiarla. A questi conservatori è giusto aumentare di 100 euro la tassa automobilistica e farli girare per uffici per poter conoscere l'importo dovuto ed è giusto che a punirli siano governi di centrosinistra, composti da uomini non sospettabili di agire per favorire case automibilistiche, concessionari o magari sè stessi. Scritto il 18/09/2007 Pedalando Anche i tranquilli pedalanti sognano. Sognano la discesa


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dopo la salita, le fontanelle di un tempo andato, automobilisti che non scambiano le loro sgargianti divise per incorporei miraggi o immobili abbattibili birilli; sognano che le portiere delle auto in sosta non si aprono improvvisamente, che i pedoni attraversano solo sulle apposite strisce, magari non a passo di samba; sognano di avere corsie riservate o almeno spazio sufficiente per pedalare senza essere co-stretti fuori strada, di poter respirare aria pura, di trovare indicazioni stradali che portano giusto a destinazione e non invece a strade a loro vietate, a giri viziosi; sognano vetture che non li superano a sinistra per poi girare subito a destra obbligandoli a cadute o a sconosciute manovre acrobatiche, con conducenti convinti che "mettendo la freccia" possono fare quello che mai farebbero quando in luogo dell'esile bici ci fosse un'altra vettura; sognano asfalto senza buchi e, talvolta, strade senza asfalto; sognano ..., fiduciosi che almeno il primo di questi sogni si avvererà . Scritto il 04/09/2007 Tasse Chiedo scusa a chi ha la ventura di leggermi, se torno e mi dilungo sull'argomento tasse, intendendo impropriamente con questo termine, come è ormai usuale, qualsiasi prelievo dello stato o degli enti locali, imposte incluse. Sono un ex lavoratore dipendente ora pensionato, tassato conseguentemente. Dire che "i lavoratori dipendenti pagano fino all'ultimo centesimo" mi sembra relativamente vero. Salvo poche eccezioni, se si chiede a uno di loro quanto


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prende o quanto vorrebbe prendere di retribuzione risponde dicendo l'importo netto. In effetti sono i datori di lavoro che pagano direttamente al fisco le imposte e oggettivamente, con riferimento al salario netto, si tratta più di un maggiore costo per i datori di lavoro che di una minore entrata per i lavoratori. Nessuna superiorità morale quindi per quei lavoratori dipendenti che non evadono il fisco solo quando e perché non possono evadere, pronti a farlo se se ne presenta l'occasione. E questa è la prima immoralità del sistema tributario: se anche i lavoratori dipendenti dovessero pagare le tasse prelevando l'importo dal proprio portafoglio sarebbero più consapevoli dell'esosità del fisco e il fisco potrebbe divenire più giusto, giudicato da cittadini tutti eguali nei suoi confronti, senza contrapposizione fra presunti onesti e presunti evasori. Il senso civico non è come il coraggio di Don Abbondio che si ha non si ha: può essere creato con opportune norme, fatte osservare. In questo modo anche l'Italia potrebbe divenire, con il tempo, un paese di persone "civili". Ma se il senso civico manca in chi le norme le fa o le deve fare osservare, allora non c'è speranza. Le persone civili dovrebbero sentire l'obbligo morale di non sfruttare i concittadini, di contribuire alle spese comuni "in ragione della loro capacità contributiva". Un fisco civile dovrebbe essere ragionevole, equo, severo ma non indisponente, basarsi su norme chiare e il più possibile semplici, agevolare gli onesti nei loro adempimenti, non infierire per errori involontari e fare il possibile perché siano evitati, colpire i disonesti non i presunti tali, presumere la buonafede e non essere in malafede, non ingannare, non indurre in errore per poter


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sanzionare. La fiducia è una cosa seria, come diceva una vecchia pubblicità, e deve essere reciproca: il cittadino non può fidarsi del fisco se il fisco pregiudizialmente non si fida del cittadino. Ma una persona civile non deve comportarsi come tale solo in materia fiscale e il nostro buon signore col faccione dal sorriso sdentato non dovrebbe limitarsi a chiedere alla Chiesa la condanna morale di chi non paga le tasse. Non è un buon cittadino chi non ha rispetto per gli altri, chi lascia cicche, cartacce, rifiuti o cacca di cane dovunque gli capiti; non lo è chi viaggia sui mezzi pubblici senza biglietto o spreca l'acqua comune; non lo è il funzionario o il sindaco corrotto o che mette divieti stradali pensando non all'incolumità dei cittadini ma alle casse del comune; non lo è chi effettua blocchi stradali o ferroviari per suoi interessi personali corporativi o campanilistici né chi permette che questo avvenga; non lo è chi delinque o incendia boschi o conduce veicoli in condizioni fisiche alterate e chi non fa quanto in suo potere per contrastarlo. perché la legalità, il rispetto della legge e dei concittadini sia una cosa naturale e l'illegalità sia moralmente condannata dalla maggioranza "civile" della popolazione si dovrebbe cominciare dalle piccole quotidianità e la classe dirigente oltre che al proprio benessere dovrebbe pensare a dare il buon esempio. Un tempo, più che la pena prevista dalla legge era forse temuto il disonore, lo scandalo e la condanna morale dei compaesani. Oggi sembra che tutto sia moralmente ammesso, per quale motivo non dovrebbe esserlo l'evasione fiscale, la furbizia di far pagare agli altri i propri vantaggi? Se i politici, potendolo fare, si autoaumentano il loro reddito come si può condannare chi,


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potendolo fare, si autoriduce la tassazione? Si può obiettare che la seconda cosa è illegale, la prima no: peccato che la legalità della prima sia autoreferenziale, decretata dagli stessi beneficiari, alla faccia del conflitto di interessi. Se i giudici possono essere giudicati solo da se stessi, se, unici fra i concittadini, non devono praticamente mai rispondere ed eventualmente pagare per i propri errori, se la giustizia appare tardiva, contradditoria e perlomeno strana come si fa a chiedere ai cittadini di avere fiducia nella giustizia e quindi nella legalità? Si dirà che non è colpa dei giudici se le leggi sono carenti e si torna ai politici. E' un desolante scaricabarile. Giudici e politici saranno formalmente nella legalità, ma non sono rispettosi dei concittadini ai quali fanno pagare un servizio che non rendono o rendono non al meglio e proporzionato al prezzo, come quegli impiegati pubblici che si comportano con arroganza e/o inefficienza. E' giusto chiedere ai cittadini di contribuire in ragione della propria capacità contributiva ai servizi che solo la mano pubblica può fornire ma il servizio deve essere adeguato al costo se si vuole che sia accettabile. Sarebbe altrettanto giusto valutare la effettiva capacità contributiva, che non può essere la stessa se su un reddito lordo di 100 le imposte sono 30 o 50, se con quel reddito netto deve vivere 1 o 5 persone, se al netto dell'inflazione si ha 100 o 80%. Il cittadino "onesto" deve pagare più del necessario non solo per i disonesti che non pagano tasse, ma anche per i furbi che non lavorano, i lavoratori che non rendono, i servizi inefficienti o inutili, per le clientele dei politici, per il timore del governo di perdere la "fiducia" degli alleati, per il prevalere dell'ambizione personale sugli interessi del


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Paese, per tasse (ticket) sanitarie o scolastiche o altre, per le angherie del fisco. Se poi il governo ha ancora fame di soldi lo tassa ulteriormente, andando sul sicuro. Forse qualcuno può pensare che rimanere "onesto" costa troppo. .... e ora riposiamoci e pensiamo ad altro. Scritto il 25/08/2007 Date a Cesare .. Non solo di Roma, ma anche di Romano dovrebbe essere la Chiesa Cattolica e ricordare ai fedeli due parabole: quella in cui si dice di dare a Cesare quello che è di Cesare e quella del figliol prodigo, cioè pagare le tasse e perdonare le dissipazioni. Per decenni sono stato un convinto assertore del dovere morale di pagare imposte e tasse. Poi, una mattina, mi sveglio e trovo che nottetempo un tale aveva ben pensato di alleggerire il mio deposito bancario con un prelievo fiscale che a me sembra una rapina. Ora quel tale fa il ministro dell'interno, forse perché ritenuto esperto in materia, anche se spesso meno si è esperti e più si è ministri. Un altro signore poi pensa che sia giusto farci pagare il biglietto d'ingresso nell'area Euro, che sicuramente avrà giovato a tutti ma a lui vale un buono stipendio e a me come a tanti lo svilimento del reddito reale. Più o meno ad ogni finanziaria un nuovo balzello si unisce ai precedenti e quelli occasionali restano ben oltre il ricordo dell'occasione che li ha originati. Mentre tutto aumenta, i limiti di reddito per beneficiare di una qualche agevolazione fiscale, magari originalmente congrui, rimangono immutati e superati da


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sempre maggiori quote di reddito, senza reale aumento della capacità contributiva ma con reale aumento delle entrate fiscali. Le imposte aumentano e la gente impoverisce ma il debito pubblico non cala e cresce il numero e l'indennità dei politici, il costo della pubblica amministrazione e la sua inefficienza, la durata dei processi, la sensazione di insicurezza, il numero di stranieri illegali, l'attesa per gli esami medici, la protervia dei raccomandati, la soddisfazione dei furbi, la prostrazione degli onesti e così via. Se poi si hanno motivi per ritenere il fisco infido, costoso, iniquo, esoso, vessatorio, nemico, anche il più onesto dei cittadini finisce col fare quanto può per difendersi, giungendo a giustificare anche comportamenti furbeschi, considerandoli al massimo eccesso di legittima difesa. Se in una famiglia in cui madre e figli lavorano c'è un padre che spreca il suo tempo e il denaro della famiglia al bar, se per questo uno dei figli si rifiuta di contribuire alle spese famigliari, credo che entrambi siano condannabili ma più il padre del figlio. Troverei immorale che il padre, senza rinunciare al bere, chiedesse alla madre di rimproverare il figlio e solo una cattiva madre lo farebbe. E la Chiesa cattolica, solitamente, vuole essere una buona madre. Scritto il 08/08/2007 Norme e sanzioni Viaggiando in autostrada, a poco meno della velocità consentita, non sono pochi i veicoli che mi superano o


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lampeggiano impazienti chiedendo strada se anch'io sto sorpassando. Da chi vorrebbe che il codice civile riconoscesse le coppie di fatto, mi sarei aspettato che, con coerenza, ritenesse che il codice stradale dovesse riconoscere e legalizzare la velocità di fatto. Una specie di DiCo: diritti dei conducenti. Ben vengano invece iniziative tendenti a far rispettare le regole. Ma le regole dovrebbero avere una certa logica che le renda accettabili: i comuni mortali devono sentire l'obbligo morale di rispettarle ma il legislatore deve sentire l'obbligo assoluto di fare regole utili per la comunità. Come per le tasse, che sono legittimamente ritenute un sopruso se servono principalmente a soddisfare privilegi e vengono pagate solo perché "imposte". Basta girare per l'Italia non in auto con scorta e diritto di precedenza per accorgersi di quanto siano assurdi certi segnali stradali, fatti più per essere violati e procurare gettito che per la sicurezza. Anche le sanzioni dovrebbero essere ragionevoli ed efficaci. Una multa di 1000 euro può essere tranquillamente pagata da chi possiede auto di lusso ma è un dramma per chi usa un'utilitaria per guadagnarsi 800 euro al mese; più equo effetto potrebbe avere l'impossibilità di usare l'auto per qualche tempo o passare una giornata in un Commissariato di Polizia. Viaggiando in auto blu e percependo in un mese quello che altri non sempre guadagnano in un anno forse è difficile mettersi nei panni altrui e regolarsi di conseguenza. E'vero che basterebbe non violare le norme, ma anche volendole osservare può succedere di sbagliare, è umano. Capita occasionalmente anche a me di superare i limiti consentiti perché pressato da altre vetture o perché limiti


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assurdi appaiono improvvisamente e io mi limito a sollevare il pedale dall'acceleratore senza frenare bruscamente mentre l'auto, non conoscendo le norme del codice ma solo le leggi della fisica, si rifiuta di passare immediatamente dai 90 ai 30 km/h. Mi può anche accadere di distrarmi un attimo e di non accorgermi dei segnali. Ma non posso ritenermi un potenziale criminale: l'ultima multa l'ho presa nel 1961 da una pattuglia della stradale che da un km di distanza ha giudicato eccessivo il tempo da me impiegato a superare con la vecchia "topolino" l'unico veicolo presente in una strada larga e diritta. Qualcuno dirà che sono decisamente un fesso o solo fortunato, ma potrei non esserlo sempre. Certi comportamenti vanno comunque severamente puniti e si dovrebbe considerare volontari i danni a cose e persone provocati viaggiando follemente con la capacità di guida volontariamente compromessa. Tuttavia non credo che per persone in condizioni psico-fisiche alterate servino da deterrente multe astronomiche o gravi sanzioni d'altro genere, visto che non serve nemmeno la probabile pena di morte che spesso si autoinfliggono. Forse serve qualcosa d'altro, magari affrontando il problema senza la fretta di andare in vacanza, senza ricorrere al consueto DL e poi, magari, al voto di fiducia. Scritto il 08/08/2007 Servizio Militare Ho sentito dire che il ministro della difesa sta pensando di


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reintrodurre il servizio militare di leva. Dopo tutto quello che è stato fatto per la parità uomo/donna anche nelle forze armate, non mi pare possibile ripristinare la leva solo per i maschietti creando un'assurda discriminazione donna/uomo. Considerate le attuali esigenze militari (pochi e bene addestrati) vi sarà senz'altro un'eccedenza di coscritti anche in presenza di calo demografico e si dovrà trovare il modo di evitare che l'esonero sia concesso ai soliti raccomandati o furbi. Un modo potrebbe essere quello di rendere l'esonero gravoso come il servizio militare, obbligando gli esonerati (uomini e donne) a effetture un equivalente serio servizio civile, con pari trattamento economico, al quale dovrebbe contribuire chi per validi motivi è dispensato dalle prestazioni personali. Se leva obbligatoria deve essere, sperare non nuoce. Scritto il 06/08/2007 lunedì 6 agosto 2007 da 27/03/2007 a 06/08/2007 I costi della politica P. V. Porcacchia, capo ufficio stampa della Camera dei deputati scrive: "l'adeguamento dell'indennità parlamentare all'incremento degli emolumenti di una specifica categoria di magistrati è un meccanismo previsto dalla legge che opera per i deputati solo a seguito di un apposito accertamento da parte dei competenti organi


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della Camera" (La Stampa, 4/8/2007) Devo intendere che quando i deputati si concedono un aumento dell'indennità non fanno che applicare la legge. Legge che credo abbiano fatto loro o i loro predecessori, aumento pari alla retribuzione mensile di molti contribuenti, indennità che è diversa cosa dal reddito imponibile del cittadino elettore. E l'apposito accertamento viene fatto dai "competenti organi della Camera", verosimilmente non composti da camerieri ma da onorevoli deputati. L'adeguamento si riferisce agli emolumenti di una "specifica categoria di magistrati", forse quella in cui sono più elevati e a loro volta stabiliti da una legge votata dai parlamentari. Sbaglia chi parla di conflitto tra magistratura e politica o di muro contro muro fra maggioranza e opposizione: in questa materia c'è sempre pieno accordo. Ovviamente la congruità degli emolumenti di questi servitori dello Stato non sarà giudicata dagli interessati, ma matematicamente rapportata al minimo di pensione previsto per i comuni cittadini, loro datori di lavoro: l'incremento per i primi dipenderà da quello per i secondi. Ovviamente!? Scritto il 06/08/2007 Pensiero estivo. Credo siano pochi i fumatori criminali che buttano cicche accese fra erbe o sterpaglie secche, ma forse sono più numerosi dei fumatori educati e rispettosi del prossimo che non gettano cicche, accese o spente, su marciapiedi, piazze, spiagge o ovunque si trovino. Scritto il 06/08/2007


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Faccia di bronzo Faccia di bronzo: è' sicuramente una virtù dei politici. Da anni il popolo sovrano denuncia i loro privilegi, ma essi fanno orecchie da mercante e continuano a goderne e a crearsene di nuovi. Se l'esito di 8843563076_imm3referendum è contro i loro interessi, con ineffabile noncuranza lo ignorano o lo aggirano. Io avvamperei di vergogna sentendo i fischi, guardando i sondaggi, constatando l'impossibilità di fare qualcosa di buono o di fare solo qualcosa e lascerei il posto a qualcun altro. Un grande politico ostenta invece una sorridente faccia tosta, una formidabile faccia "de tola" (di tavola, come dicono dalle mie parti) mentre il resto deve essere di sughero, galleggiante. Alla faccia del popolo sovrano, per il bene del Paese. Scritto il 18/07/2007 Arrotondamento e ICI Penso che al Ministero delle Finanze e dintorni si soffra se non si complica la vita ai contribuenti, se non si fanno soffrire almeno un po'. Quest'anno finora due sorprese con l'ICI: anticipo del termine di pagamento e arrotondamento dell'importo. I chiarimenti forniti dall'Agente della riscossione, precisano: " Il pagamento dell'imposta complessivamente dovuta deve essere arrotondato all'euro per difetto se la frazione è inferiore a 49 centesimi, ovvero per eccesso se superiore a detto importo". Dal che si deve dedurre che qualora la


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frazione fosse di 49 centesimi non si deve fare l'arrotondamento. Va contro ogni logica, ma non è raro che logica e norme non coincidano o che si venga sanzionati per errori incolpevoli. Probabilmente l'importo va arrotondato per difetto se la frazione è inferiore a 50 centesimi e per eccesso se non lo è. Per dire questo bastava scrivere "fino a 49" anziché "inferiore a 49", ma sarebbe stato più difficile sbagliare ed essere puniti. Non so quanto i chiarimenti forniti dall'Agente della riscossione corrispondano alle disposizioni del Ministero, ma non sarebbe male che l'uno e l'altro si mettessero d'accordo e vigilassero entrambi al fine di evitare disinformazione. Scritto il 16/07/2007

Chi è senza peccato "Chi è senza peccato lanci la prima pietra" fu detto e nessuno la lanciò. Sicuramente sono senza peccato tutti quelli che condannano gli evasori fiscali. Nessuno di loro ha mai acquistato magliette o altro da venditori illegali che non pagano tasse, nessuno ha mai percepito retribuzione in nero, nessuno ha mai ricevuto o speso ingiustamente denaro dei contribuenti, nessuno ha mai dato soldi a qualcuno senza regolare fattura, nessuno ha la minima cosa da rimproverare a sè stesso. Benvenga la lotta agli evasori fiscali, magari cominciando da quelli/e che fanno il lavoro più antico del mondo sotto


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gli occhi di tutti. Ma contemporaneamente, se non prima, si renda il fisco più equo e meno vessatorio o persecutorio, si eliminino gli sprechi e i clientelismi politici, si crei un clima di collaborazione, di reciproco rispetto e fiducia con i contribuenti, si facciano efficienti i servizi, giustificate e comprensibili le imposte, semplici gli adempimenti, trasparenti le spese, inesistenti i privilegi. Se questo non succede, anche l'onesto cittadino può percepire il prelievo fiscale come una rapina, a cui opporsi è pericoloso ma non immorale. Scritto il 13/06/2007 Il Paese delle Meraviglie. Un po'all'antica, penso ancora che due più due faccia quattro, anche nel nostro Paese. L'economia riprende a tirare in Europa e conseguentemente in Italia, così aumenta PIL e gettito fiscale: matematicamente diminuisce il rapporto debito/PIL ma mi dicono che è un meraviglioso merito del governo, che ha la meravigliosa capacità di far fruttare le piante prima della semina. Dicono che hanno trovato un buco nel bilancio e con somma mia meraviglia nel buco trovano un "tesoretto". Dicono che la GdF ha fatto emergere non so quanti evasori e mi meraviglia, visto che avevano un capo nefando ed esecrabile. Dicono che questo capo ne ha fatte di cotte e di crude, ma non solo l'hanno lasciato fare danni per mesi, ma, meraviglia, speravano continuasse alla Corte dei Conti. In questo Paese delle Meraviglie la parte vale più del tutto,


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il partito più della nazione. Forse 2 + 2 fa ancora 4, ma 100 meno venti fa quanto 100 meno trenta, tant'è che se uno era considerato fiscalmente ricco con 100 di lordo e 20 di imposta lo è altrettanto con 100 di lordo e 30 di imposta, era povero se aveva reddito 50 e spese vitali 49, diventa ricco se ha reddito 51 e spese 50. Scritto il 13/06/2007 Strano Paese E' uno strano Paese questa nostra Italia; un Paese dove le Ferrovie non rispettano gli orari, gli Enti pubblici non rispettano i cittadini e i cittadini non rispettano la legge, i governanti sprecano il pubblico denaro e i governati evadono le imposte, l'innocente sta in carcere in attesa di giudizio e il giudicato colpevole non sconta la pena; un Paese dove la disoccupazione si combatte con l'immigrazione, la delinquenza con l'indulto e magari l'attesa per le prestazioni sanitarie estendendole ai marziani; un Paese dove si presume che i giudici sbaglino due volte su tre e che non debbano pagare per i loro errori, dove Costituzione e referendum sono da rispettare quando fa comodo e disattesi altrimenti, dove i lavoratori hanno le retribuzioni fra le più basse d'Europa e i parlamentari le più alte. Gli orari ferroviari non servono per sapere quando un treno parte o arriva, ma solo all'incirca quando potrebbe o dovrebbe arrivare o partire e le coincidenze sono eventualità non certe. Sulle strade molti limiti di velocità sono posti in modo da


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renderne impossibile il rispetto e certa la multa, altri sono immotivati e anche il più diligente degli automobilisti deve ammettere che è da stupidi rispettarli: limiti di 50 Km/h su strade non trafficate, in aperta campagna, bene asfaltate, senza case o incroci o di 30 km/h dimenticati dopo lavori stradali e senza il segnale di fine limite. Certe assurde limitazioni sembrano fatte non per garantire la sicurezza ma per essere violate, per incentivare comportamenti illegali, per fruttare soldi ai Comuni. Per limitare la velocità dove serve, basterebbero i dossi artificiali ben segnalati: funzionano, ma non incrementano le entrate comunali. Se troppo spesso le norme non sono fatte rispettare o sono evidentemente insensate e inutili, non vengono osservate nemmeno quelle più che giustificate e necessarie. Giustamente si depreca l'evasione fiscali, ma quando il pubblico denaro viene sprecato o usato per privilegi alla classe politica e ai suoi clienti, non può meravigliare che il cittadino non si senta moralmente impegnato a fornirlo. Dando per certa l'evasione, lo Stato aumenta l'imposizione e il cittadino, adeguandosi, se può evade. E' più riprovevole chi non contribuisce alle spese dello Stato o chi quelle spese le fa malamente, immoralmente pretendendo e sprecando i soldi dei cittadini? Entrambi defraudano i contribuenti che pagano, ma il comportamento dei governanti può motivare quello dei cittadini e non viceversa. Non tutti comprendono il dovere di rinunciare a sudati guadagni perché i politici, con voto unanime, possano "adeguare" le loro competenze; non tutti capiscono perché invece debbano rimanere immutati e sempre più inadeguati i limiti di reddito oltre i quali si è indegni di


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benefici e agevolazioni, perché mentre diventano sempre più poveri lo Stato li consideri sempre più ricchi. Scritto il 25/05/2007 Viva il treno! Trenitalia, le disavventure di un cliente. Cambiano i governi, cambiano i ministri, cambia il nome, cambiano gli amministratori, ma le ferrovie italiane rimangono inaffidabili. Trenitalia ha il suo bravo sito web, con orari e prezzi: uno entra in Internet, valuta e sceglie. Prezzo e orari sono chiari, espliciti, precisi, senza "se" o circa" o "probabile" o, che so,"dati indicativi". Lui sa che non deve prendere per oro colato tutto quello che è in Internet, ma pensa che, ora con la serietà al governo, anche le ferrovie dello Stato siano serie e si fida. Sapendo che c'è prenotazione obbligatoria, qualche ora prima va ad acquistare il biglietto; ha qualche difficoltà perché nella stazione (di Vicenza) ci sono lavori in corso, la biglietteria non è dov'era e dove ancora indicano i cartelli, ma alla fine ce la fa. Alle 12:42 parte e alle 14.55 arriva puntuale a Milano Centrale . Guarda il tabellone arrivi/partenze e trova che il treno da Torino è in ritardo di 30 minuti e conseguentemente ripartirà per Torino con 30 minuti di ritardo. Probabilmente per le ferrovie italiane è poca cosa, normalità; ma per chi, sulla base del programma di viaggio fornito in www.trenitalia.it, a Novara dovrebbe aspettare 9 minuti la partenza per Biella, è una cosa molto grave. Non ci sono cartelli indicatori, ma con l'aiuto di qualche buon'anima alla fine trova anche un ufficio dove gli


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danno informazioni: a Novara dovrà prendere il treno successivo, arrivando a Biella non alle 16:52 ma alle 18:58, solo due ore e 6 minuti di ritardo per un percorso di circa 100 km. Anche prendendo la coincidenza non a Novara ma a Santhià, le cose non cambierebbero di molto e oneri aggiuntivi sarebbero a carico dell'incolpevole "cliente". E' un bel dire "usate i mezzi pubblici, l'auto inquina, la ferrovia è bella", è ecologico tassare le auto, è comodo tartassare gli automobilisti. Uno può anche pensare che tutto questo sia giusto. Ma poi si trova a dovere prenotare il viaggio e pagare multa se non prenota (forse è questo il principale scopo dell'obbligatorietà anche per treni praticamente vuoti), ad aspettare non i previsti 20 ma 50 minuti a Milano senza potersi sedere, non 9 ma 90 minuti a Novara impiegando il tempo a scrivere lamentele. Così pensa con affetto alla sua vecchia, fedele, cara, costosa autovettura inquinante. Il treno l'ha fatto aspettare, il treno aspetterà un bel po' prima che torni a usarlo. Sicuramente Trenitalia avrà rispettato tutte le clausole contrattuali da essa stese e da lui accettate con l'acquisto del biglietto, senza conoscerle, ma gradirebbe maggior rispetto dell'azienda verso i "clienti" e magari anche avere delle scuse per i disagi subiti, sempre che Trenitalia sia fatta anche di persone, umane. Ma ne dubita. Scritto il 27/04/2007 Parole, tempi, luoghi. Sara' perché ora vivo in altri tempi e altri luoghi, ma talune frasi le sento quasi estranee al mio lessico. Se dicono che


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Tizio è più grande di Caio penso Tizio più alto di Caio e non più anziano o più vecchio; così se dicono che Caio è più piccolo lo penso più basso, non più giovane. Ma se usando termini equivalenti dicono fratello maggiore o minore penso subito a quello nato prima o dopo e mio figlio minore è più grande di suo fratello maggiore. Nel biellese sento dire quasi sempre grosso (alla tedesca) anche quello che io chiamerei grande (un palazzo, un armadio, una bicicletta, un cappello) mentre uso grosso per altre cose (una moto, un ago, un chiodo) o l'uno e l'altro, ma con sfumature diverse di significato. Per me non è la stessa cosa dire un grosso cavallo o un cavallo grande o un grande cavallo o un cavallo alto o un cavallo grande e grosso. Spero di non dovere un giorno udire che a Venezia c'è il Canal Grosso, ma forse già ora Mozart non è un grande della musica, ma un grosso (musicista) e Karl der Grosse non è Carlomagno o Carlo il Grande, ma Carlo il Grosso. Scritto il 30/03/2007 L'ora legale. Sono decenni che sento dire che con l'ora legale abbiamo un'ora in più di sole, ma mi pare che ben poco possano influire i governi sulla rotazione o inclinazione dell'asse terrestre e le ore di luce restino quelle che sono. Se poi negozi e aziende adottano orari estivi, magari posticipando di un'ora apertura e chiusura, tutto rimane come se nessuno avesse cambiato qualcosa. Se a Madrid aprono alle 10.30 dell'ora legale, è come se a Roma aprissero alle 8.30 dell'ora solare effettiva, considerato che sono circa 15°più a


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ovest. Se davvero i politici potessero darci un'ora di sole in più, preferirei averla d'inverno quando le ore di luce sono poche piuttosto che d'estate quando sono perfino troppe. Di fatto si ha un'ora di meno di luce prima di mezzogiorno e un'ora di più dopo le 12, un'ora di più da aspettare l'arrivo del tramonto per avere un po' di fresco. Da decenni sento anche dire si risparmia non so quanta energia elettrica, ma non ho ancora capito il perché. Per le aziende che lavorano con orario tra le 7 e le 19 hanno luce naturale con o senza ora legale; quelle che lavorano 24 ore al giorno, l'ora di luce in più che guadagnano alla sera la perdono alla mattina. Se risparmiano energia penso sia perché lavorano meno o perché naturalmente le ore di luce tra equinozio di primavera e quello d'autunno sono da sempre superiori a quelle tra equinozio d'autunno e quello di primavera. Per le persone probabilmente era vero quando la gente si alzava alle 6 o 7 e si coricava alle 21 o 22, ma mi sembra del tutto improbabile ora con programmi televisivi fino alle 2 del mattino e discoteche aperte fino all'alba. Mi dicono che se in tutta Europa (o quasi) sono d'accordo nell'adottare l'ora legale, avranno qualche valida ragione: a me sembra che il motivo principale sia quello, comune a molti politici, di illudere la gente. Scritto il 27/03/2007 martedì 13 marzo 2007 da 23/12/2006 a 13/03/2007


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Auto vecchie Non sono più giovane e la mia auto ha la sua età. Tra assicurazione e bollo mi costa la tredicesima. Poi ogni due anni il collaudo e ogni anno il controllo dei fumi di scarico, il bollino blu. Ciò nonostante non potrò circolare in città perché la mia auto inquina (credo tuttavia di inquinare meno io in un anno che altri in un giorno). La uso pochissimo, ma qualche volta è comodo averla per andare da figli e nipoti o a cercar funghi. Ora devo scegliere tra: • spendere un bel po' di quattrini per comperare un'auto EuroX ,di cui non sento alcun bisogno, da usare per qualche giorno all'anno e lasciare sulla strada per tutto il resto del tempo e che forse l'anno prossimo sarà inutilizzabile perché non è EuroX+1; • portare alla demolizione la mia cara vettura e privarmi di una costosa comodità; • sopportare gli aumenti imposti da un governo, che dopo la finta di colpire i ricchi possessori di fuoristrada ha poi colpito i poveri pensionati con vecchie auto e già ora con un costo altissimo per chilometro percorso, e rischiare qualche multa qualora avessi necessità di andare in centro. Scritto il 13/03/2007 Dei DiCo DICO: DIritti dei COnviventi. Devo capire che i conviventi hanno solo diritti mentre lo Stato e la società hanno solo il


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dovere di soddisfare quei diritti? In questo forse sta la differenza con la famiglia tradizionale, in cui i doveri sono la premessa agli eventuali diritti. Equiparare le coppie di fatto eterosessuali, le unioni gay, le convivenze nonno-nipote non mi pare abbia molto senso. Le prime hanno scelto di non sottostare a vincoli che ritengono insopportabili, rinunciando implicitamente ai diritti che ne conseguono, o viceversa di conservare vantaggi che altrimenti perderebbero. Può essere che i vincoli siano troppo stretti o i vantaggi importanti (e allora dovrebbero essere modificati per non creare discriminazione penalizzante per chi invece è regolarmente sposato secondo la legge vigente), ma può anche essere che le norme vadano bene così come sono. Si può non accettare il matrimonio cattolico, sacro, unico, con obbligo di fedeltà reciproca, con impegno di accogliere ed allevare i figli, indissolubile vita natural durante; ma le leggi dello Stato riguardano il matrimonio civile, laico, con impegni meno severi e possibilità di finire in divorzio a certe condizioni, cercando però di tutelare figli e ex coniuge. Forse ora si pensa a matrimoni precari, tendenti a riconoscere diritti individuali sempre più ampi e doveri sempre più ristretti. Si potrebbe abolire il matrimonio civile e divorzio e offrire agli interessati una serie di pacchetti di convivenza, con vincoli e diritti diversificati, da scegliere secondo lo stato d'animo degli acquirenti: dal matrimonio cattolico "equiparato", a quello civile a tempo indeterminato o a scadenza rinnovabile o a scadenza, alla convivenza per un week-end. A mobilità e precarietà del


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lavoro corrispondere mobilità e precarietà della famiglia. Oppure si potrebbe abolire ogni ingerenza dello stato nella vita dei singoli, liberi di congiugersi ed eventualmente procreare figli randagi, di pensare solo a sè stessi o di osservare obblighi morali o religiosi, di regolare o meno i loro rapporti economici in base a norme di diritto civile. Vedremo. Per quanto riguarda le unioni omosessuali fatico a vedere in esse un fondamento della società , se non altro perchÊ naturalmente escluse dal concorrere alla sopravvivenza della stessa, impossibile senza artifici o unioni eterosessuali. Non vedo quindi per quale motivo lo Stato dovrebbe intromettersi nei rapporti affettivi o semplicemente sessuali privati, che privati dovrebbero restare e come tali rispettati. Credo che i sentimenti piÚ sono profondi meno necessitino di essere esposti e imposti; temo che tutta la pubblicità gay miri impudicamente solo a benefici economici da ottenere senza nulla dare. La famiglia, tendenzialmente, si basa sull'altruismo delle cure parentali; le coppie omosessuali, almeno da come si esibiscono nelle piazze, sembrano basarsi sulla somma di due egoismi: nulla danno e nulla dovrebbero richiedere alla società , ma possono dare ai partiti il loro voto. Le coppie eterosessuali sono "di fatto" e non "di diritto" per loro libera scelta o per obblighi precedenti liberamente assunti; le convivenze nonno-nipote come tante altre, rientrano semplicemente nell'ordinario concetto di famiglia e di parentela e come tali vanno tutelate; le convivenze di gruppi eterogenei o di persone dello stesso sesso in collegi


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e monasteri non pare richiedano nuove norme. Senza ambiguità e ipocrisie il vero oggetto del disegno di legge rimane introdurre nell'ordinamento giuridico le unioni "more uxorio" omosessuali e di questo si dovrebbe discutere. Se questa personale intima convivenza diventa un soggetto giuridico riconosciuto, non ci si dovrà limitare alle sole coppie, ma indistintamente anche ai trii, ai quartetti, ai quintetti e a quant'altro , magari estendendo il concetto di famiglia, con buone ragioni, a cani, gatti o canarini affettivamente conviventi. Dicono che l'Italia è fra i pochi stati in Europa senza una legge in materia, ma questo non è necessariamente un male: anche Svizzera e Gran Bretagna erano fra le poche nazioni europee non invase dal terzo Reich, e non era un male. Scritto il 13/03/2007 360° Mi è capitato di sentire personaggi politici ed anche giornalisti auspicare, pretendere, promettere o constatare "una svolta a 360°", probabilmente ritenendo insufficiente una di soli 180°. Spero che qualche bambino voglia spiegare a questi signori e signore dove ci si trova dopo una tale svolta. Ma forse sono io a non capire. Scritto il 13/03/2007 Il treno di Prodi Il Governo Prodi sopravvive. La supponenza, la protervia della sinistra italiana sono solo


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pari alla sua presunzione. Come si fa a dire l'Italia vuole questo e quello, parlare a nome dell'Italia quando si è una parte minoritaria di una coalizione che è maggioranza solo per uno 0.06%, magari dovuto al caso, alla fortuna, o al fatto che un italiano su 1700 non ha votato perché era ammalato o aveva impegni che riteneva prioritari o si trovava fuori del comune di residenza o che ha sbagliato a fare il segno sulla scheda o altro. Bastava un nonnulla per avere il risultato invertito. Ma dicono con enfasi che hanno VINTO le elezioni e che LORO sono il Paese. E invece di ringraziare la buona sorte che gli ha concesso una maggioranza consistente alla Camera e tutelare anche i meno fortunati (all'opposizione), vogliono tutto il potere come se davvero rappresentassero TUTTO il Paese e incolpano la malizia della destra che non gli ha consentito la stessa maggioranza al Senato. Tacciono al loro popolo che il Senato non è la Camera perché così vuole la Costituzione, che la legge elettorale è stata modificata in tal senso su richiesta del Presidente Ciampi. Non dicono che se Camera e Senato fossero identici sarebbe ancora più assurdo di quanto già non sia far votare due volte una legge in due sovrabbondanti rami del Parlamento. Hanno preferito cancellare con un referendum anzichè correggere in aula la riforma costituzionale tendente a porre rimedio alle storture vigenti: era stata fatta dalla Destra e pertanto SBAGLIATA. Anche la riforma da loro fatta con la maggioranza di qualche voto dicono che è sbagliata, ma lo dicono con il consueto ritardo e non gli serve di lezione; intanto rimane.


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Non può fare molta strada un treno in cui il macchinista della locomotiva di testa voglia andare a Milano, quello della locomotiva di coda a Napoli e il capotreno accontentare l'uno e l'altro, con un unico obiettivo comune: stare sul treno. Io penso che le difficoltà dipendano dalla difformità degli obiettivi, dall'esito del voto, dall' odio contro Berlusconi che se serve da collante per la coalizione impedisce il dialogo con l'altra metà degli italiani. Ma se invece dipende esclusivamente dalla legge elettorale, mi piacerebbe conoscere quale sarebbe stato il risulto con la legge precedente, fermi restando i voti ricevuti. Mi preoccupa il concetto di democrazia manifestato da molti esponenenti di questa maggioranza, che dicono unita (coesa) e che quindi dovrei ritenere condiviso. Hanno dichiarato "voto per questo governo solo perché altrimenti torna Berlusconi". E' un'esplicita ammissione di essere minoranza nel Paese e di non volere rispettare la volontà dei cittadini. Reclamano il voto popolare contro la base di Vicenza, ma negano agli italiani il diritto di scegliersi il governo che desiderano. D'altro canto è lo stesso concetto che manifestavano nei paesi "democratici" dell'est Europa: una volta al governo libere elezioni erano del tutto inutili. Scritto il 01/03/2007 Coppie e copie Tizio vive da 1/1 a 16/7 (197 gg) a Savona e da 17/7 a 31/12 (168 gg) a Biella; Tizia vive da 1/1 a 17/6 (168 gg) a Savona e da 18/6 a


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31/12 (197 gg) a Biella. E' giusto che Tizio abbia residenza Savona e Tizia a Biella? Se la risposta è SI, proseguo. A Savona Tizia vive nella residenza di Tizio, a Biella Tizio vive nella residenza di Tizia; Tizio e Tizia vivono insieme 168 giorni a Savona e 168 giorni a Biella, cioè 336 su 365 giorni (92%). E' giusto considerarli conviventi? Se la risposta è SI, proseguo. Per l'Agenzia delle Entrate Tizio e Tizia non sono conviventi e non riconosce loro le agevolazioni spettanti se conviventi. Tizio e Tizia sono legalmente sposati da 50 anni, non hanno mai chiesto divorzio o separazione, nè espresso intenzione di chiederla. Se passa la legge Pollastrini-Bindi, Tizio e Tizia potranno essere riconosciuti come coppia di fatto e beneficiare delle relative agevolazioni? Se la risposta è NO vuol dire che aspetteranno qualche legge Galletti-Dindi che riconosca anche agli originali i diritti delle copie. Scritto il 12/02/2007 Coerenza Se l'incoerenza è una virtù, nessuno è più virtuoso dei compagni della sinistra. Si dicono pacifisti e scendono in piazza con spranghe e bastoni, sono al governo e fanno opposizione, vogliono un' Italia aperta a tutti ma esclusi gli americani, si dicono antirazzisti e sono antisemiti, affermano la supremazia della


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società sull'individuo e si fanno paladini degli individualismi più esasperati, rifiutano crocefissi e canti natalizi perché offendono i musulmani e vogliono il matrimonio fra omosessuali, aborrito dagli islamici. Alla incoerenza individuale si aggiunge l'incoerenza fra le varie componenti della maggioranza: ex-comunisti ferventi liberisti e comunisti statalisti, ex-antiamericani ed antiamericani ex-filosovietici, gente che l'11/9/01 inorridiva e gente che esultava, ex-baciapile ed ex-mangiapreti, eccetera. Tutti insieme per il bene del Paese, come dicono loro, o per avere prebende e pensione, come pensano altri. Scritto il 12/02/2007 Impunità di Stato l’hit parade dei fannulloni Corriere della Sera Leggendo l'articolo di Rizzo e Stella, mi chiedo perché scandalizzarsi tanto se qualcuno non trova doveroso pagare le imposte? Scritto il 20/01/2007 Reddito, imposte, tasse Se non ho capito male, il limite di reddito familiare sotto il quale le persone di età superiore ai 65 anni possono beneficiare delle esenzioni dalle tasse sulla salute (ticket) è rimasto di 70 milioni di lire, ossia 36152 euro. Si può discutere se sia giusto creare un confine tra chi deve pagare e chi no, sulla congruità del limite, sulla equità di


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trattamenti molto diversi con differenze minime di reddito, sul fatto che si riferisca a reddito familiare anche quando non si ricomoscono detrazioni familiari, se debba esistere o no una tassa sulla salute e su molto altro ancora. Se si ritiene che lo Stato debba farsi carico della salute dei cittadini allora tutti dovrebbero beneficiare dello stesso trattamento, concorrendo ognuno col pagamento delle imposte in ragione del proprio reddito. Se il servizio fosse gratuito, le risorse destinate alla riscossione delle tasse (ticket) potrebbero invece essere utilizzate per far pagare a tutti imposte eque e necessarie. Forse è giusto far pagare una tassa per evitare abusi, ma se è pagata uniformemente grava in misura decrescente col crescere del reddito e in ogni caso per nulla su chi ha un reddito che gli permette di non usare la sanità pubblica. Anche ammettendo la necessità di un limite discriminante non vedo con quale criterio possa essere fissata la sua congruità. Sarebbe equo solo se consentisse a chi ha un reddito lordo di poco superiore lo stesso reddito netto di chi lo ha inferiore: se con 100 di lordo ho 90 di netto non è equo che con 101 abbia 80. Comunque, un importo giusto ed equo in un certo momento difficilmente lo è altrettanto un anno o dieci anni dopo. Riferirsi poi alla somma dei redditi dei coniugi e non concedere a uno dei due le detrazioni non usufruibili per incapienza dall'altro, considerandoli famiglia quando è a loro danno e individui quando sarebbe a loro vantaggio, è perlomeno incoerente. Ritornando al limite di reddito, constato semplicemente che è rimasto quello ante euro quando tutti dicono che non si


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può vivere come allora con un reddito rimasto quello di allora e se era giusto prima è sbagliato adesso e viceversa. In altre parole, più si diventa poveri più il fisco ci considera ricchi, anche quando si impoverisce per maggiori imposte e tasse. Si è fatto l'adeguamento della tassa RAI, delle sanzioni pecuniarie, del bollo, di mille altre imposte e tasse e di qualsiasi altra cosa che porti soldi allo stato ma non i limiti che ne smorzano la voracità. Chi aveva 1000 lire al mese negli anni ' 30 era un ricco, se i limiti in questione fossero stati fissati allora probabilmente oggi pagherebbero il ticket tutti quelli che al mese guadagnano l'equivalente in euro, circa 50 centesimi. Scritto il 11/01/2007 Rotatorie Le rotatorie alla francese a molti piacciono a molti altri no, ma ormai sono ovunque e tutti le conoscono. Ma non a tutti è chiaro come ci si debba comportare: qualcuno pensa che semplicemente si deve dare la precedenza a chi viene dalla strada a sinistra o comunque da sinistra anziché da destra mentre qualcun altro pensa invece che la precedenza l'abbia chi si trova nella rotatoria su chi deve entrarvi. Per i primi chi proviene da una strada alla loro destra deve comunque dargli la precedenza ed entrano a tutta velocità nella rotatoria, spesso accodandosi ai veicoli che li precedono, preoccupandosi solo di avere la sinistra libera. Gli altri pensano che entrare nella rotatoria sia come immettersi in una strada con diritto di precedenza, rallentano, ma sono convinti che chi sta per entrarvi da una strada a sinistra non


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ha diritto di precedenza. Sarebbe opportuno chiarire chi ha torto. Scritto il 24/12/2006 giovedì 21 dicembre 2006 da 19/11/2006 a 21/12/2006 Offese natalizie Penso che quelle insegnanti che non vogliono far cantare ai bambini italiani le canzoncine natalizie perché offendono i non cristiani, anche d'estate girino per le strade di Bolzano col velo per non offendere padri e madri di quei bambini. Non credo però che i musulmani siano così suscettibili da offendersi per niente, nè così prepotenti ed arroganti da pretendere che gli italiani a casa loro rinuncino alle loro tradizioni. Chi viene in questo Paese dovrebbe accettarne cultura, storia e tradizioni come ognuno di noi farebbe se dovesse vivere in un paese musulmano, non per paura ma per rispetto. Nessuno di noi si offende se si rivolgono alla Mecca 5 volte al giorno, se fanno il Ramadam, se pregano in pose per noi strane, se rifiutano prosciutti e salsicce, se vendono presepi o candele alle porte delle nostre chiese, se le loro donne portano il velo, se ricordano Maometto. perché mai dovrebbero offendersi se noi ricordiamo invece Gesù, che l'ha preceduto di sei secoli? Scritto il 21/12/2006


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Come si fa? Sull'autostrada da Savona a Genova subito dopo un segnale di divieto di superare gli 80 km/h ce n'è uno che impone la velocità minima di 90 km/h. Come si fa a viaggiare a meno degli 80 e più dei 90? Un grazie a chi me lo spiega. Scritto il 20/12/2006 Unioni di fatto I difensori a oltranza della Costituzione così com'è, dovrebbero sapere che essa tutela la famiglia come la conoscevano i padri costituenti: uomo, donna e possibilmente figli, con diritti e doveri dei suoi componenti. Si preoccupano invece di tutelare le unioni di fatto (senza vincoli). Parimenti andrebbero tutelati anche i medici di fatto (senza laurea), i viaggiatori di fatto (senza biglietto in treni e autobus), gli inquilini di fatto (abusivi), i proprietari di fatto (ladri), gli impunibili di fatto, i cittadini italiani di fatto (immigrati illegali), gli esenti da imposta di fatto, l'anarchia di fatto. Non capisco che necessità vi sia di riconoscere le unioni di fatto uomo-donna quando da secoli esiste un apposito istituto per tale riconoscimento, un contratto con i suoi vincoli e le sue regole stabilite da Leggi dello Stato. Basta accettare tali regole. Chi non le accetta avrà le sue ragioni per farlo, ma non può pretendere norme che gli diano diritti senza doveri e non vedo l' utilità di matrimoni di serie A per i furbi e di serie B per gli onesti. Quando la semplice convivenza equivale a matrimonio, se sono sposato con Tizia e convivo con Caia il coniuge legalmente riconosciuto


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dovrebbe essere Caia, a meno che non lo sia anche Tizia. Nel primo caso non avrebbe più senso l'istituto del divorzio, nel secondo il divieto di poligamia. Già attualmente, sembra che la legge preveda agevolazioni fiscali per i conviventi ma non per il coniuge e l'Agenzia delle Entrate le rifiuta al marito che considera non convivente se la residenza anagrafica è diversa da quella della moglie. Io penso invece che nel matrimonio si debba presumere la convivenza dei coniugi, che la residenza indichi solo il luogo dove ognuno ha interessi prevalenti e vive abitualmente, che non significa esclusivamente e non impedisce di convivere abitualmente. Secondo l'Agenzia delle Entrate, unico criterio per stabilire la convivenza "di fatto" è quello della residenza anagrafica: basta averla nello stesso Comune (non stessa casa?) per essere considerati conviventi e, viceversa, basta averla in Comuni diversi per essere considerati non conviventi (e divorziati?). Se questo è vero, due sono "conviventi di fatto" anche se non si sono mai visti oppure "separati di fatto" pur vivendo sempre insieme. Semplice e facile truffare ed essere truffati, avere benefici o sanzioni sulla base di unioni e separazioni "di fatto" inesistenti. Potenza della burocrazia! Se il riconoscimento delle unioni di fatto non mira a privilegiarle rispetto alle unioni regolari o a far ottenere la cittadinanza a immigrati clandestini o a favorire il precariato familiare o a altri scopi occulti è in ogni caso un modo per riconoscere le unioni omosessuali. La Costituzione tutela la famiglia quale base della società ed è alquanto acrobatico considerare tale l'unione omosessuale, se non altro perché una società di soli


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omosessuali non avrebbe verosimilmente lunga vita. Anche le norme in materia previdenziale tendevano a proteggere principalmente figli e moglie, un tempo quasi sempre dedita più alla cura della famiglia che ad avere un proprio reddito e una propria pensione. Non ha quindi molto senso estendere questa tutela a situazioni completamente diverse, nelle quali basta eventualmente regolare i rapporti economici fra le persone come si regolano i rapporti fra i soci di imprese commerciali o industriali. E quando saranno regolamentati ci saranno sempre unioni che non vogliono sottostare a regole, ancora unioni di fatto. Scritto il 11/12/2006 imposte o tasse Vecchi ricordi mi dicono che gli strumenti per concorrere alla spesa pubblica sono imposte e tasse. Quasi tutti parlano però solo di tasse: giornalisti, politici, ministri. Forse lo fanno per farsi meglio capire dalla gente, ma non sarebbe male conservare l'antica distinzione che vuole le imposte pagate dalla generalità dei cittadini per la generalità dei servizi offerti dalla Pubblica amministrazione e le tasse pagate dai singoli usufruitori di servizi specifici e non pagate da chi non li usa. Può anche succedere che la distinzione non sia sempre netta: la Tassa sui Rifiuti Solidi Urbani pagata non in base ai rifiuti prodotti ma alla superficie dell'appartamento è più un'imposta che una tassa. Parlare solo di tasse può generare la stessa confusione che c'è non distinguendo nell'INPS tra previdenza e assistenza


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mentre sarebbe opportuno chiamare ogni cosa col suo nome. Scritto il 11/12/2006 Segnali stradali Che la segnaletica stradale in Italia non sia la migliore d'Europa è opinione non di pochi. Capita sovente di trovare l'indicazione per una località e all'incrocio successivo non trovarla più. Per chi è del luogo o ha il navigatore satellitare la cosa può essere irrilevante, ma il poverino che dispone solo di carta stradale deve fermarsi e vedere se la direzione per dove vuole andare (o passare in base a una precedente consultazione) coincide con quella di una delle località indicate. E fermarsi non è sempre facile o possibile. Anche il modo in cui sono indicate le frazioni dei Comuni è spesso ambiguo: se trovo "AAA (frazione di BBB)" significa che il Comune è AAA e la frazione BBB o viceversa? Anche se non importantissimo, non sarebbe male che ci fosse uniformità; non so se esistono norme in merito negli altri Stati europei, ma sarebbe comodo che dove esiste moneta uguale esistesse anche uguale segnaletica. Personalmente opterei per una formula del genere "AAA (BBB)" in cui AAA è il nome della località o frazione e (BBB) è il nome del Comune cui appartiene. Scritto il 25/11/2006 Imposte e Tasse Non so cosa preveda la prossima "legge finanziaria",


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presentata come strumento di equità e attenzione per le famiglie. Questo dovrebbe significare anche che famiglie con reddito lordo eguale e stesso numero di componenti abbiano alla fine eguale disponibilità di denaro. Per fare un esempio, se in una famiglia il reddito lordo è di 35 mila euro annui, il denaro disponibile netto dovrebbe essere lo stesso sia se quel reddito deriva dal solo marito (o moglie) sia se vi concorra anche il coniuge con 2840 euro (coniuge a carico) o con 2841 (non a carico e senza possibilità di ulteriori detrazioni); se questo non succede non c'è equità, come non c'è se si discriminano le famiglie basandosi solo su cavilli formali. Tutti riconoscono, sia pure incolpandone la parte avversa, che per vivere oggi non bastano i soldi con cui si viveva 5 o 10 anni fa. Tuttavia il limite di reddito familiare annuo per beneficiare di esenzione delle tasse sanitarie è rimasto quello di allora: 70 milioni di lire lordi, 36152 euro. Lo stesso vale per molti altri limiti fermi da anni. In pratica, si sta peggio perché pensioni stipendi e salari crescono meno dell'inflazione, ma crescendo inevitabilmente finiscono per passare alla fascia di reddito superiore. Si è più poveri, ma per il fisco si è nuovi ricchi. Dall'alto dei loro emolumenti i politici non possono rendersi conto che per molti cittadini la differenza di qualche centinaia di euro è importante; dal loro punto di vista 36000 o 37000 euro sono indifferenti, come gli uomini visti dall'alto della torre Pisa, e non si preoccupano di adeguare tali limiti. Il comico è che per questi limiti si prende per base la dichiarazione dei redditi, ben sapendo che gran parte delle dichiarazioni non siano veritiere e che si abbiano tutti i


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benefici sotto tale limite e nessuno se lo si supera di un euro, rendendo il "ricco" più povero del "povero". Con il pretesto di fare equità si creano disparità di trattamento ingiustificate: meglio sarebbe far pagare a tutti le imposte dovute e poi considerare tutti i cittadini uguali, con meno burocrazia e meno iniquità, evitando il paradosso di far pagare il biglietto solo a chi ha già pagato l'abbonamento, le tasse solo a chi ha già pagato le imposte . Scritto il 25/11/2006 Italiese Turisti, lavoratori, delinquenti: sono molti ormai gli stranieri in italia e i primi sempre meno in rapporto agli altri. Forse è giusto, quindi, usare nei pubblici uffici, negli ospedali, nelle Leggi e ovunque una lingua a loro comprensibile, anche se non mi parebbe assurdo che questa lingua fosse l'italiano, come lo è stato per veneti, siciliani, valdostani, altoatesini, ladini fuori dalle loro regioni. Non credo però sia giusto che per farsi capire dagli stranieri si diventi incomprensibili a molti italiani, specialmente a quelli con più anni e meno capacità di apprendere. Usando il calcolatore, anche nei testi in "italiano" una parola sì e una no necessita di spiegazioni per il neofita: parole inglesi, acronimi inglesi; ma sono termini recenti, nati in quella lingua, che si dovrebbero apprendere man mano che si usano come si apprende a guidare un'auto e se uno deve o vuole usare le nuove tecnologie deve rassegnarsi ad impararne il linguaggio.


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Quello che invece non capisco è perché termini da sempre usati siano sostituiti con neologismi "politicamente corretti" o con vocaboli di Paesi in cui non si è, non si è mai andati, né forse mai si andrà. Non capisco perché uno spazzino sia diventato "operatore ecologico" (il ladro è "operatore furtivo"? la prostituta "operatrice sessuale"?), il cieco "non vedente", il sordo "non udente", l'inabile "altrimenti abile", la tassa "ticket", il sacchetto "shopper", la riservatezza "privacy", il carrellino "trailer", l'ambulatorio "day hospital" e così mille altre cose sono chiamate, a proposito o a sproposito, con termini inglesi che spesso non si sa scrivere, dire o capire e magari pensati in italiano. Non so poi perché anche parole francesi,latine, spagnole, tedesche o di qualsiasi altro idioma vengano "lette" in inglese, in pseudoinglese. Chi ogni due parole ne infila una straniera, forse pensa di ostentare conoscenza di quella lingua, ma spesso dimostra solo di non conoscere l'italiano ma l' italiese. Scritto il 24/11/2006 Curiosità sulle lettere C e G Nella valle di Non, qualche decennio fa, ho avuto occasione di notare che, nel dialetto della zona, le stesse parole venivano pronunciate con c e g "dolci" da una parte del fiume e con g e g "dure" dall'altra. Nel dialetto veneto sono "dolci" in molte parole, quando in italiano sono "dure", per esempio oci per occhi, ciesa per chiesa, fis-cio per fischio, ecc. Credo che anticamente le due lettere fossero sempre pronunciate "dure"; se è così, mi piacerebbe sapere dove e


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quando si cominciò a usare la pronuncia attuale. Scritto il 20/11/2006 Curiosità sulle lettere U a V So che un tempo usava la V in luogo della U, qualcuno mi può dire come veniva pronunciata? In tedesco, per esempio, que viene pronunciato qve (basta ascoltare papa Benedetto XVI) e mi pare che suocero un tempo fosse pronunciato svocero, tant'è che molti quì in Piemonte dicono lo suocero. Viceversa ricordo una lapide in cui stava scritto ALUEO, per alveo e mi rimane il dubbio se era solo uno scambio grafico o anche fonetico. Mi chiedo anche perché molti la lettera v usino chiamarla vu anziché vi, con si dice per b, c, d, g, p, t. (Personalmente mi viene da chiamare vu la w, che però non è nell'alfabeto di 21 lettere). Ringrazio anticipatamente chi vorrà soddisfare queste curiosità. Scritto il 19/11/2006 sabato 18 novembre 2006 da 18/08/2006 a 18/11/2006 Basta capirsi A mio figio di 2 o 3 anni avevo dato un panino piccolino chiedendogli "lo vuoi grande così?". La risposta fu pronta: "No, lo voglio piccolo così", disse indicandomene uno molto più grande. Mi viene in mente questo fatto quando


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sento parlare Prodi che dice di togliere ai ricchi per dare ai poveri e constato che toglie a un "ricco" come me per darlo a "poveri" parlamentari, ministri, sottosegretari e quant'altri mangiano abbondantemente alla greppia statale. Basta intendersi sul significato dei termini usati. Scritto il 18/11/2006 Equità fiscale Ad ogni occasione la ministra Bindi ha citato "equo" e "famiglia". Attenzione per le famiglie ed equità vorrebbero che famiglie con reddito lordo eguale e stesso numero di componenti avessero alla fine eguale disponibilità di denaro. Per fare un esempio, se in una famiglia il reddito lordo è di 35 mila euro annui, il denaro disponibile netto dovrebbe essere uguale sia se quel reddito derivasse dal solo marito (o moglie) sia se vi concorresse anche la moglie con 2840 euro (coniuge a carico) o con 2841 (non a carico e senza possibilità di ulteriori detrazioni). Non so se è così, ma se così non è non c'è equità. Scritto il 01/11/2006 FISCO Fatico a capire con quale autorità morale il ministro delle finanze possa chiedere, anzi pretendere che i cittadini italiani sentano l'obbligo civile di pagare imposte e tasse. Pur tralasciando la rapina notturna sui conti correnti dell'amato ministro, non pare proprio che il fisco voglia


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fondare sulla coretteza il rapporto con i cittadini. Se il fisco è palesemente iniquo e esoso, se dà informazioni ambigue o errate e si accanisce contro chi le segue, se non da certezze e ricatta il contribuente onesto costringendolo a rinunciare a un suo diritto per non rischiare pesanti sanzioni, se non fornisce chiarimenti sulle sue decisioni, se tartassa chi non sa o non può difendersi, se obbliga il cittadino comune a rivolgersi ad esperti per non essere ingiustamente depredato, se serve per dare ai politici uno stipendio dieci volte il tuo, per mantenere una burocrazia spesso inefficiente e talvolta arrogante, per fornire una giustizia lenta e servizi carenti, allora non si può pretendere che i cittadini sentano il dovere civile di contribuire alla spesa pubblica e può succedere che chi per tutta una vita ha cercato di pagare il giusto se ne vergogni e chi non paga il dovuto se ne compiaccia, che si cerchi di evitare di lavorare più per il fisco che per la propria famiglia. Chi in tutta la vita ha pensato che bastasse comportarsi onestamente per essere trattato onestamente può trovarsi vittima della perfidia del fisco e pentirsene. Quando a chi chiede semplicemente di pagare nè più nè meno di quanto dovuto si impedisce di beneficiare delle opportunità offerte dalla legge, quando a chi ne avrebbe reale diritto si negano benefici concessi invece a chi si precostituisce le opportune condizioni, allora si comprende chi si difende attaccando, chi per non pagare più del dovuto trova il modo di pagare meno del dovuto. Non meraviglia se chi può cerca di sfuggire alla rapacità di un fisco che non aiuta certo il cittadino a pagare il giusto. Questo favorisce chi intende frodare i suoi concittadini, gli


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dà un alibi morale altrimenti inesistente. Di fatto pare che il fisco possa colpire solo chi pensa di non avere niente da nascondere mentre nulla può contro chi molto occulta o dissimula. Nel primo caso fa pagare in più poche migliaia di euro, nulla per le casse statali molto per quelle del povero cristo tartassato; nel secondo ne lascia pagare in meno centinaia di migliaia. Quando, troppo tardi, il cittadino onesto si accorge che non basta la sua onestà per pagare il giusto e sentirsi al riparo da sanzioni, allora finalmente si rassegna a rivolgersi a persone di lui più smaliziate. Ma questo costa; pagare il dovuto costa più del giusto; prima troverà equo pagare meno del dovuto per bilanciare il costo e alla fine troverà gusto a non pagare il giusto. Da anni si parla della possibilità di detrarre dall'imponibile le spese sostenute, unico modo, a detta di molti, per consentire la concorrenza fra i contribuenti, un salutare conflitto di interessi tra chi paga e chi riceve che consentirebbe la trasparenza delle transazioni e una più equa imposizione. Non se ne fa niente: forse perché troppo semplice, forse perché colpirebbe troppi interessi, forse perché comunque il fisco italiano troverebbe il modo di infierire sugli onesti e premiare i furbi, di riconoscere spese artatamente inventate e sanzionare la detrazione di spese realmente sostenute e dal fisco artatamente considerate "non imputabili al contribuente", di punire chi dichiara senza falsità una spesa reale, anzichè limitarsi a non ammetterla, se non la ritiene detraibile. ..... UNA STORIA


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(Il perché di quanto sopra, per chi ha voglia di leggere) I governi in carica avevano dato grande pubblicità ai benefici concessi ai cittadini che avessero sostenuto spese per ristrutturare immobili. Non è che in questo il fisco non avesse il suo tornaconto evidente, ma molti non sospettavano che ci fosse anche la speranza nell'inevitabilità di errori formali che consentissero non solo di non concedere i benefici, ma anche di potere sanzionare il malcapitati. Nel 2001 un tale ha sostenuto una spesa per il restauro del condominio in cui sua moglie aveva la proprietà di un appartamento. La moglie era una casalinga vecchio stampo, di quelle che per gran parte della loro vita avevano lavorato per la famiglia, a far crescere tre figli nel migliore dei modi. Il marito non guadagnava molto, ma riteneva preferibile la cura dei figli a uno stipendio supplementare che consentisse maggiori agi, divertimenti, piccoli lussi. Quella donna non aveva reddito proprio e presumibilmente non avrebbe goduto di propria pensione; anche in considerazione di questo l'appartamento fu a lei intestato, sebbene, naturalmente, il mutuo fosse pagato con i soldi che c'erano, cioè quasi sempre solo quelli del marito. Con il lavoro fatto prima del matrimonio e dopo che i figli erano cresciuti aveva potuto ottenere una pensione di circa 350 euro mensili, quanto basta per non essere ritenuta a carico del marito ma non abbastanza per avere possibilità ulteriori benefici fiscali. Contando sulle agevolazioni promesse dal governo, il condominio in cui la signora ha quel suo piccolo


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appartamento decide di effettuare il rifacimento del tetto e altri lavori di ristrutturazione. La spesa per lei fu di circa 16000 euro. Naturalmente la signora non disponeva di tale somma, ma non era un problema visto che poteva pagarla il marito che così fece. Nel frattempo, per una triste occasione, avevano comperato un appartamento in altro comune, questa volta intestato al marito che, considerato che vi sarebbero vissuti circa sei mesi all'anno, vi trasferì la propria residenza. Quando fu il momento della denuncia dei redditi nelle istruzioni per la compilazione del mod. 730 videro che la detrazione per il recupero del patrimonio edilizio poteva spettare al familiare convivente che ne avesse sostenuto le spese: sposati da 38 anni e da allora sempre vissuti assieme non ebbero dubbi che il marito, che in effetti aveva sostenuto la spesa, potesse porla a detrazione e così avvenne. Nel 2004 l'Agenzia delle entrate chiese la documentazione per tale detrazione. Fu portata. Fu chiesta un'attestazione dell'Amministratore del Condominio. Fu consegnata. Nel dicembre 2004 l'agenzia delle entrate comunicava al marito che doveva al fisco 959 euro per "Spese per il recupero del patrimonio edilizio solo parzialmente riferibili al contribuente", che pertanto entro 30 giorni, per beneficiare delle sanzioni ridotte, doveva pagare 1238 euro, che entro lo stesso tempo poteva segnalare "dati ed elementi che non sono stati considerati o considerati erroneamente". Da babbeo qual'è il marito pagò e scrisse all'ufficio imposte le sue ragioni (istanza) pur ignorando quali fossero gli elementi "considerati erroneamente" dal fisco. Confermò d'avere sostenuto la spesa, di essere legittimamente sposato con la moglie dal


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1961, che era con lei convivente e chiedeva il riconoscimento del suo diritto e il rimborso dell'importo versato. Nel maggio 2005 arriva la risposta: il marito è residente a X, la moglie è residente a Y, quindi non risulta provata la convivenza e "pertanto l'istanza è da intendersi respinta". L'uomo riscrive all'agenzia dell'entrate: a quel che ne sa si deve fissare la residenza dove si vive prevalentemente, vive metà a X e metà a Y e quindi può e deve scegliere, sia in X che in Y vive con la moglie, chiede come sia possibile che se uno vive sempre a Trapani conservando a dispetto delle regole la residenza a Bolzano dove vive sempre l'altra siano considerati conviventi mentre due che vivono insieme in X, in Y o in Z non lo sono e perché se si intendeva non reale convivenza ma stessa residenza anagrafica nelle istruzioni per la denuncia dei redditi non si è scritto questo. Si aspettava una risposta o almeno conoscere cosa fare per opporsi alle decisioni dell'ufficio lopcale dell'agenzia delle entrate, ma a tutt'oogi sta ancora aspettando. E' giusto che si senta sciocco e credulone, ma si sente anche truffato dal fisco, ingiustamente privato di un diritto e ancor più ingiustamente colpito da sanzioni, indipendentemente dal fatto che questo sia dovuto all'assurdità della legge o alla inaffidabilità di pubblici dipendenti. poiché le spese dovevano essere suddivise in più anni, la storia si è ripetuta l'anno seguente: solo che questa volta non ha pagato ed ha presentato ricorso alla Commisione Tributaria Provinciale. Anche in questo caso le istruzioni scritte non erano conformi a quelle fornite dagli impiegati addetti; per le decisioni sul ricorso, gli è stato detto, dovrà aspettare


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almeno due anni. Nel frattempo continuerà a non rinunciare a priori a quello che ritiene un suo diritto, a ricevere comunicazioni di addebito e sanzioni. Forse si rivolgerà a qualcuno per ottenere giustizia, e magari qualcosa di più. Scritto il 09/10/2006 STRAVAGANZE Mi sembrano piuttosto stravaganti quei signori musulmani, maomettani, islamici o comunque essi si chiamino. Non tutti, sicuramente non Magdi Allam e non so chi altro. Mi sembra stravagante che si offendano se si dice che nel medioevo pensavano di imporre il loro credo con la spada e vogliano usare la spada o magari la bomba atomica contro chi dice questa "falsità", confermando che lo pensano tuttora. Mi sembra stravagante che pretendano le scuse da chi ha solo ricordato un fatto storico e nemmeno si sognino di scusarsi per i massacri di New York, Madrid, Londra e altrove, che vogliano le scuse per presunte offese e il diritto di offendere gli altri, che pretendino rispetto per la propria religione e disprezzino quelle altrui. Davvero stravaganti! Ma ancora più stravaganti mi sembrano quei signori che chiamano amici quelli che si dichiarano loro nemici, che aprono le porte a quelli che proclamano di volerli distruggere, che non dicono bah per non offendere le loro orecchie ipersensibili. Da sempre sappiamo come i greci distrussero Troia o come il lupo trovò un motivo per mangiarsi l'agnello, ma non è il caso che ci comportiamo come i troiani o che rinunciamo a corna, zanne o artigli per fare la fine dell'agnello.


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Scritto il 09/10/2006 Ricchi Grazie al presidente Prodi, ho scoperto che con una pensione di 400 euro al mese si è ricchi. Infatti si dovrà pagare di più per il bollo auto, per l'ICI, per le tasse sulla salute, per la inevitabile rivalsa delle maggiori imposte pagate da altri, etc. e non si potrà beneficiare di alcuna delle riduzioni d'imposta annunciate. poiché il presidente dice che la finanziaria colpirà solo i ricchi, ne consegue che si è ricchi, molto. Scritto il 09/10/2006 Equità Considerato il mio reddito e il mio patrimonio, devo ritenere che quel che scrivo sia contro il mio interesse. Non capisco perché si pensi a ripristinare subito l'imposta di successione, che sembra costasse di più di quello che rendeva. Riguarderà solo il 10% degli italiani, si dice a giustificazione. Equivale a dire che se si mette un tributo sui mancini, o su chi ha i capelli rossi è una cosa buona perché non tocca il 90% degli italiani. Se non è giusto che una minoranza goda di privilegi, mi sembra altrettanto giusto che non debba subire discriminazioni sfavorevoli. Certo 90 voti fanno gola ai politici più di dieci, ma se una cosa è giusta deve valere per tutti e se non lo è non si deve applicare a nessuno. Analogo discorso per le tasse, che ora chiamano ticket, su


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prestazioni sanitarie e servizi vari. Se qualcuno contribuisce in misura più che proporzionale al costo di tali servizi, per quale motivo deve rimanerne escluso? Far pagare tassa solo a chi ha maggiormente contribuito con l'imposta progressiva è come far pagare il biglietto di ingresso allo stadio solo a chi ha già pagato l'abbonamento. Si creano limiti di reddito, con criteri incomprensibili e con gravi discriminazioni per piccole differenze, con complicazioni burocratiche e costi altrimenti evitabili, basandosi su dichiarazioni di reddito poco veritiere. Tutto questo, a parer mio, sempre perché novanta voti fanno più gola di dieci. Sarebbe più semplice che si cercasse solo di far pagare a tutti le imposte dovute e poi si riconoscesse a tutti, salvo casi eccezionali, il diritto alle stesse prestazioni e alle stesse condizioni. Chi può, preferirà comunque spendere i suoi soldi in una clinica di lusso, ma se lo desidera dovrebbe poter essere curato dalla Mutua o ASL o USL o come altro ora si chiami, alle stesse condizioni di tutti gli altri. Scritto il 02/09/2006 Bandiera blu Sicuramente Albissola M. e Albissola S.(SV) meritano la bandiera blu e quant'altro per le loro spiagge, ma altrettanto sicuramente meritano il cartellino rosso o qualsiasi altro segno di demerito per quanto riguarda la circolazione stradale, eternamente intasata. La passeggiata lungomare di Albisola Marina è bella, ampia, artistica ma non so quanto salutare, costeggiata com'è da una strada stretta, di grande traffico (l'Aurelia), con le auto che avanzano


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lentissimamente e le moto che si destreggiano fra esse, ma sempre con motore acceso e gas di scarico conseguenti. Forse era preferibile una passeggiata più modesta e una strada più ampia e scorrevole, con razionali punti di entrata e uscita e magari con meno passaggi pedonali a livello e meno persone che attraversano dove gli pare. Scritto il 02/09/2006 Chi paga le imposte Il signor Visco, che giustamente i tedeschi pronunciano Fisco, pensa che grazie ai potenti mezzi dell'informatica riuscirà finalmente a eliminare l'evasione fiscale e forse anche a mettere una tassa sul respiro o sui battiti cardiaci. Tutto e tutti sotto controllo, tipo 1984. Non mi piace il metodo, ma mi auguro che finalmente arrivi il giorno in cui tutti pagheranno le imposte in ragione della loro capacità contributiva. Dal punto di vista morale , etico e perfino estetico è una bellissima cosa. In pratica però temo che mentre potrebbero diminuire le imposte pagate da quelli che le hanno sempre pagate quasi certamente aumenteranno i costi delle prestazioni di lavoratori autonomi, professionisti, politici e quant'altri. I soliti pagheranno un po' meno di imposta propria, ma pagheranno anche l'imposta degli altri. Se tutti i fornitori pagano le giuste imposte si ha sicuramente un effetto benefico sulla libera e leale concorrenza, ma lo si avrebbe anche se nessuno di essi le pagasse; sarebbe formalmente immorale ma forse costerebbe meno. Scritto il 20/08/2006


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Indice analitico

25 ottobre..........................................................................148 360°..................................................................................224 Accade a Viggiù.................................................................89 Agenzia delle Entrate.........................................................57 Antirazzismo razzista.......................................................150 Anziani...............................................................................47 Aritmetica...........................................................................88 Arrotondamento e ICI......................................................212 Audience.............................................................................18 Auto vecchie.....................................................................221 Auto: controcorrente?.........................................................25 Bandiera blu.....................................................................248 Basta capirsi.....................................................................239 Bella scoperta!..................................................................187 Bianco e nero....................................................................158 Briciole...............................................................................56 Bulli e bulle........................................................................48 C'era una volta....................................................................66 Capire.................................................................................43 Causa ed effetto................................................................162 Cento o forse mille...........................................................116 Che tempi!..........................................................................18 Chi paga le imposte..........................................................249 Chi può non vuole, chi vuole non può...............................51 Chi sbaglia e chi paga.......................................................100 Chi sbaglia, chi paga........................................................114 Chissà...................................................................................7 Ciàcole..............................................................................101 Class Action......................................................................186


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Coerenza...................................................................144, 227 Come aiutare le famiglie a basso reddito.........................159 Come si fa?.......................................................................232 Con juicio.............................................................................8 Coppie e copie..................................................................226 Creanza...............................................................................62 Crediti scolastici.................................................................74 Criteri di progressività......................................................165 Curiosità sulle lettere C e G.............................................238 Curiosità sulle lettere U a V.............................................239 Da 01/12/2009 a 30/01/2010..............................................51 da 03/10/2008 a 31/10/2008.............................................146 da 04/12/2007 a 23/01/2008.............................................181 da 05/11/2008 a 16/12/2008.............................................137 da 06/08/2007 a 01/10/2007.............................................188 da 15/02/2009 a 28/03/2009.............................................107 da 18/04/2008 a 23/06/2008.............................................165 da 18/08/2006 a 18/11/2006.............................................239 da 19/11/2006 a 21/12/2006.............................................231 da 21/07/2008 a 21/09/2008.............................................156 da 22/12/2008 a 30/01/2009.............................................121 da 23/12/2006 a 13/03/2007.............................................220 Da 26/09/2009 a 12/11/2009..............................................62 da 27/01/2008 a 26/03/2008.............................................173 da 27/03/2007 a 06/08/2007.............................................210 da 28/03/2009 a 19/05/2009...............................................94 da 28/05/2009 a 21/07/2009...............................................83 Da 31/01/2010 a 20/05/2010..............................................42 Da 31/07/2009 a 23/09/2009..............................................70 Da casa a casa.....................................................................72


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Date a Cesare ...................................................................206 Democrazia a rischio?........................................................69 Dicono..........................................................................35, 52 Digitale terrestre.................................................................70 Discriminati........................................................................96 Discriminazione...............................................................178 Dubbi di teleabbonato......................................................144 È giusto.................................................................................9 E' giusto punire.................................................................200 E' morto un blog?.............................................................153 E' opinione diffusa............................................................174 Emergenza..........................................................................75 Emergenza d'annata..........................................................184 Enel per amico..................................................................155 Entrate e uscite...................................................................50 Equità...............................................................................247 Equità fiscale......................................................................94 Escort..................................................................................87 Estate..................................................................................85 Estraneo..............................................................................19 Etimologia............................................................................7 Euro prezzi.......................................................................182 Evasori..............................................................................107 Ezzelino e Romano...........................................................163 Faccia di bronzo...............................................................212 Famiglie..............................................................................13 Festa Democratica..............................................................85 FISCO...............................................................................240 Forse no............................................................................150 Frasi fatte............................................................................72


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Fuori dal coro.....................................................................76 Giuseppe e Maria.............................................................137 Governi transitori.............................................................178 I costi della politica..........................................................210 Il Bel Paese.......................................................................129 Il matrimonio....................................................................158 Il Paese delle Meraviglie..................................................214 Il treno di Prodi................................................................224 Imposte e Tasse................................................................235 Imposte inique....................................................................26 imposte o tasse.................................................................234 Imposte o tasse...................................................................66 ImpunitĂ di Stato..............................................................228 In dubio pro Fisco..............................................................57 Incentivi............................................................................120 Incroci e rotonde...............................................................161 IndennitĂ ...........................................................................189 Indigeni e allogeni............................................................112 Inflazione............................................................................77 Insegnanti...................................................................82, 167 Italia/Europa.......................................................................30 Italiese..............................................................................237 Kabul..................................................................................70 L'imposta matrimoniale......................................................22 L'ora legale.......................................................................219 La chiavetta........................................................................38 La pensione delle donne...................................................124 La porcata.........................................................................181 La secchia.........................................................................146 Legge elettorale................................................................198


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Leggi in TV......................................................................103 Legittima difesa................................................................185 Letture................................................................................93 LibertĂ d'insegnamento......................................................65 Male e bene......................................................................176 Menomati.............................................................................5 Merce introvabile.............................................................154 Metamorfosi.....................................................................170 Mi piace l'Italia...................................................................47 Minareti..............................................................................61 Monnezza, rumenta, scoasse, rifiuti.................................185 Neve, neve, neve..............................................................132 Non capisco........................................................................68 Non sono inglesi...............................................................168 Non votano.........................................................................45 Norme e Persone..............................................................182 Norme e sanzioni..............................................................207 Norme intangibili.............................................................118 Offerte Speciali.................................................................197 Offese natalizie.................................................................231 Oro, argento, bronzo e euro..............................................162 Paese di santi....................................................................107 Palestrati.............................................................................55 Paradisi...............................................................................55 Parametri fissi...................................................................104 Pari opportunitĂ ................................................................171 Parole, tempi, luoghi........................................................218 Partita doppia......................................................................58 Pedalando.........................................................................201 Pensieri sul Fisco..............................................................190


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Pensiero estivo..................................................................211 Pensionate...........................................................................32 Per un pugno di euro........................................................175 PiĂš eguali............................................................................67 Potere della TV...................................................................91 Preti....................................................................................30 Prima o poi.........................................................................45 Problemini............................................................................2 Prodezze...........................................................................171 Professioni........................................................................138 Province..............................................................................39 Punire gli onesti................................................................180 Questione di soldi.............................................................123 Questo caldo.......................................................................28 Questo e quello.................................................................141 Quorum...............................................................................87 Quote rosa..........................................................................69 Reddito, imposte, tasse.....................................................228 Reminiscenze...................................................................146 Resistere...........................................................................183 Rewind...............................................................................55 Ricchi...............................................................................247 Riforme.......................................................................11, 141 Riposa in pace....................................................................92 Riservatezza.....................................................................166 Ritorni...............................................................................106 Rotatorie...........................................................................230 San Michele Laico............................................................127 Scelte fasulle......................................................................20 Scuola...............................................................................147


256

Se fossi ............................................................................168 Se rinascessi.....................................................................102 Segnali stradali.................................................................235 Senza telefono....................................................................42 Servizio Militare...............................................................209 Signor guardia....................................................................57 Sogno un Paese...................................................................57 SovranitĂ .............................................................................15 Speranze.............................................................................35 Spiagge...............................................................................41 Spiaggia libera....................................................................86 Stalking...............................................................................85 Strasse, ossi .....................................................................179 STRAVAGANZE.............................................................246 Strenne..............................................................................136 Tasse.................................................................................202 Tasse sanitarie....................................................................56 Televisione: una proposta.................................................133 Tempi moderni.....................................................................3 Ticket..................................................................................59 Transizioni........................................................................172 Treni stradali.....................................................................185 Trofei..................................................................................96 Troppo ricchi......................................................................58 Tutela istituzionale...........................................................163 Tutti eguali.......................................................................177 Tutti gli anni.....................................................................149 Un'imposta gradita.............................................................44 Una o centomila.................................................................63 Uomini e donne................................................................109


257

Vietato vietare....................................................................83 Viva il treno!.....................................................................217 Viziosi viziati e coccolati.................................................121 Vorrei volare.....................................................................157 Vorrei votare.....................................................................100 ... ma non fa ridere............................................................183 "Se potessi aver ..."...........................................................154


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