Riletture Col tempo alcune cose cambiano, altre no
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Solstizi Pubblicato il 13 dicembre 2008 di mpvicenza San Nicola – 6 dicembre Natale – 25 dicembre
Santa Lucia – 13 dicembre Santo
Solstizio d’ estate, solstizio d’inverno; giugno e dicembre (o viceversa per gli australi). Mesi di santi famosi e di festività cristiane oggi, di festività pagane un tempo e per molti ritornate tali: non voglio indagare; per approfondire l’argomento si cerchi altrove. Giugno è mese di sagre, balli, fuochi, tavolate, feste patronali all’aperto: Sant’ Antonio da Padova, San Giovanni Battista, San Pietro Apostolo (13, 24 e 29 con San Paolo), particolarmente venerati in molti posti d’ Italia e del mondo. Dicembre é mese di regali: nei miei ricordi c’é San Nicolaus per i bimbi di Brunico, Santa Lucia per quelli di Verona e c’è ora il Santo Natale per tutti (6, 13,25). Ma so che questi sono giorni particolari e importanti per molta gente, in molti altri luoghi. A dicembre si attende con impazienza che il giorno cessi di accorciarsi e la notte di allungarsi, che il sole salga sull’ orizzonte e non ci abbagli in auto, fastidioso e quasi inutile, quando c’è: l’ inverno appena incominciato si fa meno buio, preannunciando così la sua fine. Il freddo si farà più intenso, ma poi finirà e si è ottimisti. A giugno è tutto il contrario, l’ estate è appena cominciata ma i giorni si accorceranno: verrà il gran caldo, ma i giorni sempre più corti preannunciano la fine della bella stagione e all’improvviso, con il ritorno dell’ ora solare, sarà subito buio. Ma intanto si resta ottimisti e non ci si pensa
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Di là, il mare Pubblicato il 13 dicembre 2008 di mpvicenza
Pensando alla Liguria pensavo al mare. Ora il mare dal mio balcone lo vedo in fondo alla strada, stretto fra le case, dietro una palma: ma basta una passeggiata di qualche centinaio di metri per gustare tutta la sua ampiezza, tutta la sua calma, tutta la sua furia. Quando il sole basso proietta su tutte le vie cittadine l’ombra delle case, illuminando per breve tempo solo strade orientate a mezzogiorno e qualche tratto di piazza, anche d’inverno nelle giornate serene posso, in breve tempo godermi il sole e vedere il mare: un vero piacere, se il vento non è troppo forte. Ma se guardo dall’altra parte, da casa o dal lungomare, vedo verdi colline: è bello nei mesi caldi lasciare la spiaggia (affollata e assolata, troppo a volte) e salire lassù. Faticando un poco, lentamente salgo per qualche valle e mi ritrovo infine in uno strano mondo silenzioso, agreste, solitario. Mi chiedo se la gente che colà abita, sa che con qualche migliaio di passi verso il sole può vedere il mare, che laggiù c’è il mare. So che lo sanno, ma mi piace pensare che si potrebbe non sapere, che un tempo ai più anziani non interessava saperlo: la loro vita era nella valle e il mondo al di là del valico, della Colla, era una cosa estranea, un altro mondo. Fantasie: trafficavano con gli abitanti del litorale anche quando ci andavano a 4
piedi; ora è a mezz’ora di strada, quasi in fondo all’orto. Ma quando arrivo in bicicletta da quelle parti provo strane sensazioni: più fresco, più freddo, più verde, più silenzio, più natura; vedo o penso gente tranquillamente impegnata nell’orto, con gli animali, con la frutta, col tempo lento e mi meraviglia sapere al di là del colle infinite collane metalliche, ferme o in movimento, gente nel confuso traffico cittadino o stupidamente oziosa seminuda al sole in attesa di tornare a vita frenetica. Vedo o penso gente stranamente felice di vivere in quei posti, gente che forse fino a qualche anno, qualche giorno, qualche ora o minuto prima era invece su un’ auto o su una moto e andava o tornava da una fabbrica, da un negozio, da un lavoro nell’altro mondo.
Civici rossi e blu Pubblicato il 24 settembre 2008 di mpvicenza Per uno come me (foresto e con qualche problema cromatico) era complicato. Cercavo un indirizzo: via e numero. Vedo un 11, poi 25, 27, 29, 13 e non mi raccapezzo. Penso: stanno rifacendo la numerazione, ma non è ancora completata. Come dicevo, ho qualche problema con i colori; alcuni non li distinguo, molti non li ricordo, a tutti ci bado poco e così non avevo notato che alcuni numeri erano rossi e altri blu, come poi mi hanno detto. Dalla pubblicità radiofonica avevo sentito di indirizzi tipo Via Taldeitali, 5 rosso – Genova (o visto scritto Via Taldeitali 5r), ma pensavo si trattasse di un 5a o qualcosa del genere, un numero inserito tra il 5 e il 7. Ho chiesto chiarimenti a un vigile, che evidentemente non poteva capire la domanda essendo per lui del tutto naturale quello che per me invece non era. Così finalmente ho capito: i civici blu segnavano i portoni, i civici rossi i negozi. Ossia i numeri rossi non si riferiscono ad abitazioni e con civici s’intende numeri civici (ma non mercati, guardie, biblioteche, musei e altri civici), preferendo l’aggettivo al sostantivo come Vittorio Veneto abbreviato in V.Veneto (ma non C. Ligure, F. Ligure, P. Ligure per Celle Ligure, Finale Ligure, Pietra Ligure). Io non direi al civico 15 5
ma al numero 15 e abbrevierei piuttosto Vittorio V. Finale L. Celle L. Pietra L., ma sono foresto. Numeri rossi, semafori rossi-gialli-verdi. Non una r (come negli indirizzi) vicino al numero, non un segno distintivo sulle luci dei semafori e i daltonici si arrangino (al semaforo alto=rosso, centro=giallo, basso=verde o anche sinistra=rosso, centro=giallo, destra=verde).
Pedoni Pubblicato il 1 novembre 2008 di mpvicenza Forse qualche volta ce l’ hanno con chi va a piedi, a Savona. Per esempio, se da Piazza Mameli prendi il lato destro di via Montenotte per andare al mare, rispettando le regole devi passare a sinistra per superare via Corsi, quindi tornare a destra in Corso Mazzini e di nuovo a sinistra per finire a metà di Corso Colombo (dove termina il percorso pedonale), aspettando 5 volte il verde ai semafori. Giunto in qualche modo all’inizio di via Dante, se vuoi andare alla Darsena trovi per un tratto una bella passeggiata diritta e poi un tracciato fantasioso per finire con un marciapiedi tanto stretto da obbligarti a scendere sulla strada se incroci qualcuno. Fino a poco tempo fa solo alla rotatoria dovevi continuare ambiguamente entro il parcheggio; ora vi stanno lavorando: spero bene. Ritornarnado per Via Giuria, in piazza Giulio II ti conviene spostarti sulla destra per evitare il tortuoso cammino tra edicola, auto, moto, spartitraffico, transenne e cassonetti all’ incrocio con via Giacchero. Altre volte però va meglio: in Corso Ricci per un po’ tutte le auto devono fermarsi e i pedoni possono passare accompagnati da opportuno segnale acustico; sarebbe perfetto se con appropriata segnaletica fosse esplicitamente permesso attraversare in diagonale e se fosse concesso maggior tempo. In merito noto che, a quasi tutti i semafori, se viene arancio quando inizi l’attraversamento raramente puoi terminarlo prima del rosso. 6
Imposte o tasse? Pubblicato il 25 febbraio 2008 Ho sentito dire: "non voglio la riduzione delle ‘tasse’ perchè dovrò pagare di più per visite mediche specialistiche, università dei figli, ecc". Forse non sarebbe male chiamare le cose col loro nome, come usava un tempo: imposte le imposte e tasse le tasse, magari precisando se statali o locali. Ora quasi tutti usano sempre e solo la parola ‘tasse’, per semplificare, per adeguarsi, per pigrizia. La frase di cui sopra letteralmente significa "non voglio la riduzione delle tasse perchè dovrò pagare più tasse", un non senso. Se nel caso con ‘tasse’ si intende invece la tassazione nel suo complesso, diminuire le imposte non deve comportare aumento delle tasse nè la minore pressione statale l’aumento di quella locale. Riabituarsi a chiamare le cose con il loro nome italiano forse gioverebbe alla chiarezza, sempre che questo si voglia.
Piccole cose Pubblicato il 1 marzo 2008 Credo sia giusto pensare che in una democrazia le istituzioni siano al servizio del cittadino e che per rendere un buon servizio il compito affidato alle istituzioni sia da queste svolto nel modo meno oneroso, ossia col minor dispendio di tempo e denaro. Un banale esempio di come invece vanno le cose mi fa pensare che la realtà sia diversa. 7
Sarebbe bastato informare il proprietario, facilmente reperibile, che nel posto dove due settimane prima aveva lasciato l’auto era stato messo momentaneo divieto di sosta per trasloco. Probabilmente, come sempre succede, il divieto era stato messo un paio di giorni prima ma lui non l’aveva visto perchè a causa del maltempo da qualche giorno non aveva effettuato i consueti giri di controllo. L’auto aveva l’apposito contrassegno che ne permetteva la sosta in quel posto, il contrassegno era stato rilasciato del Comando Polizia Municipale: bastava una telefonata del vigile al suo Comando per sapere a chi era stato rilasciato, bastava un’altra telefonata o una passeggiata di un cento metri per suonare un campanello e l’ignaro proprietario avrebbe spostato la vettura nel giro di qualche minuto e senza costi. E invece viene chiamato il carro attrezzi e l’auto portata al deposito; il proprietario non trovandola pensa a un furto, va al Comando Polizia Municipale, scopre che furto non è, paga le spese di rimozione, ritira la vettura, vede il verbale di contravvenzione. Vorrebbe chiarimenti ma gli dicono che può solo presentare ricorso al Giudice di Pace e lo fa. Dopo più di due mesi l’Ufficiale Giudiziario lascia nella cassetta della posta l’avviso di avere depositato la notifica presso il Comune: lui era in casa, ma non ha sentito campanello suonare, forse perché nessuno ne ha premuto il pulsante. Il giorno dopo va in Comune e ritira la notifica della data dell’udienza (sei mesi dopo il ricorso) e il giorno seguente riceve una raccomandata A.R. che lo informa del deposito del documento già ritirato. Dopo altri 20 giorni riceve un’altra raccomandata A.R. dalla Polizia Municipale che gli notifica il verbale contro il quale già da tre mesi ha presentato ricorso e per il quale da tre settimane è già fissata l’udienza. Ogni raccomandata A.R. costa 5.6 euro, più di 10000 lire. Probabilmente tutte queste procedure sono a tutela del cittadino, ma se l’Ufficiale Giudiziario fa bene il suo lavoro è inutile la raccomandata, se invece basta la raccomandata è inutile il lavoro dell’Ufficiale Giudiziario; se un verbale viene contestato presso il giudice di pace che ne informa l’ente emittente, non vi è dubbio che è stato ricevuto ed è inutile la raccomandata; se per l’ammissione del ricorso è richiesto di non effettuare il pagamento non ha senso chiederlo a ricorso avvenuto. Sicuramente sono io a non capire la linearità dei procedimenti, ma 8
mi pare che non si badi molto a come si spendono i soldi che in ogni caso sono a carico dei cittadini, di chi ha fatto ricorso o della collettività. Probabilmente 20000 lire di raccomandate inutili sono poco più di niente per qualcuno, ma mi resta il dubbio che se questo succede nelle piccole cose possa succedere in tutto.
Imposte e Tasse .6 Pubblicato il 26 dicembre 2007 Agenzia delle Entrate. Sembra che fra i doveri dei cittadini non ci sia solo l’obbligo di pagare imposte e tasse, ma anche quello di farlo nel modo meno semplice. L’Agenzia delle entrate, o chi per essa, trova del tutto normale emettere cartelle esattoriali errate: per male che vada i cittadini contesteranno l’errore, produranno documenti, faranno code, protesteranno; ma se va bene pagheranno più del dovuto, sanzioni comprese. Naturalmente chi ha grossi interessi si premunisce con prove e documenti, si rivolge a fiscalisti esperti; ma il povero cristo che ritiene in tutta buonafede di non dovere al fisco qualche centinaio di euro non ha scampo. Opporsi al fisco gli costa più di quanto possa beneficiare, deve perdere mezze giornate negli uffici che talvolta trova chiusi per sciopero o assemblea, riceve informazioni incomplete, magari solo perchè chi è uso a trattare una materia pensa che gli altri abbiano la stessa famigliarità. Più il tempo passa e più è difficile rimediare a eventuali errori, il tempo gli è contro e la lentezza burocratica torna a vantaggio della burocrazia. In ogni caso sembra che se il cittadino sbaglia paga, se sbaglia il burocrate paga il cittadino, che sia più facile accanirsi contro piccoli evasori ingenui che contro grandi evasori agguerriti.
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Imposte e Tasse .5 Pubblicato il 26 dicembre 2007 La Legge. Non ne capisco bene il perchè, ma sembra che ogni anno alle spese dell’anno prima si aggiungano nuove spese e conseguentemente si debbano aggiungere nuove entrate, anche se queste aumentano con l’inflazione e il PIL. E così ogni anno alle norme esistenti si aggiungono nuove norme, ogni anno per cercare di fare correttamente la denuncia dei redditi si devono leggere fascicoli sempre più voluminosi, aumenta la possibilità di sbagliare e subire sanzioni, mentre i caratteri di stampa del modulo diventano sempre più piccoli per far stare in una pagina quello che ne richiederebbe due (lo definiscono semplificare). Ma ci sono anche norme che rimangono immutate per decenni, come quelle che stabiliscono i limiti di reddito superati i quali si hanno meno benefici o maggiori aggravi o fissano importi a favore del contribuente, che di fatto diviene più povero e più tassato. Spesso non è previsto alcun criterio di gradualità, per cui se, esemplificando, con reddito 100 si paga 20 e con reddito 99 zero, chi ha lavorato e guadagnato di meno finisce con l’avere più soldi. Con quale criterio siano fissati questi limiti per me è un mistero e a volte penso che siano pensati considerando la mia situazione personale per danneggiarmi o forse quella di qualche parente di legislatori, per favorirlo. In questo caso potrei sperare che prima o poi saranno rivisti. Per legge, il cittadino è tenuto a conoscere la legge. Cosa piuttosto complicata se non impossibile anche a chi di legge vive: probabilmente nessuno conosce TUTTE le leggi italiane. Io mi limitavo a leggere attentamente le istruzioni e cercare di applicarle. Per esempio le istruzioni del mod. 730 sembrerebbero indirizzate a persone non particolarmente esperte di diritto e prive di adeguata biblioteca fiscale. Non è così e se uno crede di capirle come capisce un testo in italiano corrente (pur usando un vocabolario ingleseitaliano per quelle parole che non hanno saputo rendere nella nostra lingua) incorre in gravi errori. Per questo motivo esistono appositi enti e studi che provvedono alla compilazione anche di un 10
semplice mod. 730. Anche le istruzioni che accompagnano le cartelle esattoriali indicano procedure del tutto diverse da quelle reali e si è quindi costretti a ricorrere all’aiuto di professionisti. A volte mi sorge il dubbio che le leggi siano fatte apposta per giustificare l’esistenza di questi enti e il loro foraggiamento o rendere indispensabile rivolgersi ai professionisti di cui sopra. Non ci si può meravigliare poi se chi va con il lupo impara a ululare. Imposte e tasse .4 Pubblicato il 26 dicembre 2007 Liberi professionisti. Sono i più accreditati fra gli evasori, salvo per la parte assimilabile a lavoro dipendente. Penso sia capitato a chiunque di sentirsi dire che la prestazione costa 100 e 120 con IVA, con facoltà di scelta più o meno esplicita. La risposta sarebbe ovvia se la spesa fosse detraibile dal reddito: pago 120 invece di 100, ma avrò meno IRPEF per 20. Io sono onesto, il fisco ci guadagna l’ IVA e sicuramente più di 20 di IRPEF dal professionista che considerando le imposte nel calcolo di 100 non ci rimette niente, non ci sarà evasione fiscale e vivremmo in un paese come altri in cui solo delinquenti non pagano le imposte dovute. Per motivi che ignoro, ma che forse potrei immaginare, così non è e il cliente si trova a scegliere. Se è assolutamente onesto e disposto a pagare di più di tanti altri sceglierà 120. Se la sua onestà è pari a quella del professionista vorrà partecipare ai suoi vantaggi e chiederà di pagare meno di 100. Se fondamentalmente è corretto e onesto ma sa che così non è il fisco con lui, avrà qualche dubbio e qualche rimorso comunque faccia. Sportivi, artisti, aziende. Naturalmente, potendolo fare, si stabiliscono dove meglio credono nel vasto mondo. Vasto e piccolo. Con gli attuali mezzi di comunicazione si può essere ovunque contemporaneamente in modo immateriale e nello spazio di poche ore di persona. Non vi è 11
quindi motivo di non stabilire la propria residenza dove il clima è migliore, le spiagge più belle, il sole più caldo, la neve più soffice o il fisco meno esoso. Compete ai governi valutare il giusto appetibile equilibrio tra quello che si può avere e quello che si deve dare nel loro Stato, sapendo che “chi troppo vuole, nulla stringe”. Imposte e tasse .3 Pubblicato il 26 dicembre 2007 Negozianti. Godono fama di essere capaci evasori, cittadini disonesti. In realtà non sempre rilasciano lo scontrino ma se fossero gli unici disonesti, se gli onesti rifiutassero di servirsi da chi non dà lo scontrino, finirebbero per vendersi le merci fra di loro. Il problema non è che tutti i commercianti evadono le imposte, ma che non tutti le pagano nella misura dovuta; il che finisce per favorire i più disonesti. Se non fosse per rispetto del principio che le norme devono valere per tutti, che la legalità deve essere fatta rispettare da tutti, è pressocchè indifferente che tutti i negozianti paghino le imposte o che non le paghi nessuno, alla fine a pagare effettivamente è solo chi non può rivalersi dei maggiori costi. Valga quale esempio quanto è accaduto con l’introduzione dell’euro, quando i nuovi importi si sono ottenuti dividendo gli stipendi per 1936.27 e i prezzi di molte merci per circa 1000: in pratica tutti hanno aumentato il prezzo e il cliente l’ha accettato. Chi aveva concordato il cambio ufficiale sostiene che è tutta colpa del governo seguente non avere impedito ai disonesti di approffittarne: giudizio che sembra conservare una residua mentalità non liberista e ignorare che anche le Coop amiche praticano prezzi non molto diversi da quelli dei concorrenti. Se tutti i negozianti pagassero le imposte, senza la concorrenza sleale di chi non le paga non rinuncerebbero a scaricarne il costo sui clienti, i quali pagherebbero forse meno imposte ma sicuramente di più per gli acquisti. Il contrario succederebbe se tutti non pagassero le imposte, con fattori invertiti e totale invariato ma con evidente danno per l’immagine di equità e legalità. 12
Credo che, escludendo i venditori immigrati abusivi, almeno dove vivo siano pochi coloro che non pagano le tasse per servizi o diritti e che siano molti di più quelli che non rilasciano scontrino, ma ignoro se siano tutti tenuti a farlo o se vi siano categorie esentate. In ogni caso non mi pare una via percorribile richiedere ai clienti di boicottare gli evasori: anche se l’ignoranza suddetta fosse solo mia, anche se l’onestà fiscale fosse di tutti i clienti, credo che chi non ha cambiato fornitore per evitare aumenti di prezzo che lo colpivano direttamente non lo farebbe per senso civico e ipotetica maggiore equità. Imporre ai cittadini di richiedere la ricevuta sotto pena di sanzioni mi sembra ingiusto e vessatorio; sanzionare, com’è successo, chi non emette scontrino per una caramella regalata a un bimbo o fa una vendemmia con gli amici rende odioso e ridicolo il sistema e alimenta il sospetto che esso si occupi di piccole cose trascurando quelle importanti, sia forte con i deboli e magari corruttibile con i forti. Invece di usare solo bastone e minacce, potrebbe essere anche opportuno rendere in qualche modo conveniente l’onesta denuncia del reddito: se invece di far pagare più tasse, a chi più ha già pagato d’imposta si concedessero più benefici (facilitazione di accesso ai mutui, concessione di licenze o qualsiasi altra cosa gli esperti possano suggerire) sarebbe meno conveniente la falsa denuncia. Imposte e tasse .2 Pubblicato il 26 dicembre 2007 L’apparato statale. L’apparato statale per una parte degli italiani è una vacca da nutrire, per un’altra parte è una vacca da mungere, una terza parte è la vacca. Chi la nutre pensa che potrebbe mangiare di meno o non esserci, chi la munge pretende che sia ben nutrita e la vacca è d’accordo con i mungitori.
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Lavoratori dipendenti. Si dice che sono gli unici contribuenti onesti. In realtà chi lavora “in nero”, volente o meno, evade le imposte. Del lavoratore cui viene trattenuta regolarmente l’IRPEF si dice che è un contribuente onesto, se invece questo non avviene è il datore di lavoro che evade il fisco. Capita però che qualche lavoratore accetti di fare straordinario solo a condizione che non sia gravato d’imposta, capita che sia il lavoratore a richiedere di lavorare in nero. Non saranno grandi evasori, ma, nel lor piccolo sono evasori: forse vittime, fose colpevoli, forse complici. Non è detto poi che chi lavora in aziende serie che mai acconsentirebbero a non effettuare le regolari ritenute sia del tutto onesto. Ci saranno senz’altro lavoratori dipendenti che mai hanno comprato qualcosa da venditori illegali, mai hanno dato soldi a qualcuno senza regolare fattura o scontrino, mai hanno ricevuto somme senza assoggettarle a imposta; ma ce ne sono altri che così non si sono comportati, magari in buona fede, magari perchè non è sempre facile osservare norme complicate, contradditorie, ambigue, magari perchè non se la sentono di inimicarsi il fornitore, magari andando a “lucciole”. Imposte e Tasse .1 Pubblicato il 26 dicembre 2007 Si sa che le tasse vanno pagate per godere di uno specifico servizio mentre le imposte sono dovute indipendentemente da una effettiva usufruizione; teoricamente le tasse sono in qualche modo volontarie, le “imposte” sono imposte. Quanto più l’imposizione è collegabile e congrua ai servizi forniti in cambio, tanto più è capita e accettata. Anche se mai si abbisognasse di forza pubblica, giustizia, sanità, scuola, politica, eccetera, sapere che all’occorrenza questi servizi verrebbero forniti efficientemente rende del tutto giustificato il pagamento di giuste imposte, per la possibilità di averli. In caso contrario l’imposizione è percepita come un sopruso. Per norma costituzionale il tributo è progressivo, cioè se il reddito di A è il 14
doppio di quello di B, A paga più del doppio di imposta. Lo strano è che più imposte uno paga meno ha diritto ai servizi che sono forniti grazie ad esse; alla progressività dell’imposte si aggiunge quella delle tasse e chi evade le prime viene premiato con una riduzione delle seconde. Sarebbe più semplice, meno iniquo e meno costoso se, una volta fatte pagare adeguatamente le imposte, i servizi fossero forniti a tutti i cittadini alle stesse condizioni, anche a chi grazie al suo reddito mai avrà occasione di utilizzarli. Le risorse disperse per gestire tassazioni e esenzioni potrebbero concentrarsi sulle imposte: più semplice e pratico, ma meno demagogico.
Agenzia delle Entrate. Pubblicato il 26 dicembre 2007 Sembra che fra i doveri dei cittadini non ci sia solo l’obbligo di pagare imposte e tasse, ma anche quello di farlo nel modo meno semplice. L’Agenzia delle entrate, o chi per essa, trova del tutto normale emettere cartelle esattoriali errate: per male che vada i cittadini contesteranno l’errore, produranno documenti, faranno code, protesteranno; ma se va bene pagheranno più del dovuto, sanzioni comprese. Naturalmente chi ha grossi interessi si premunisce con prove e documenti, si rivolge a fiscalisti esperti; ma il povero cristo che ritiene in tutta buonafede di non dovere al fisco qualche centinaio di euro non ha scampo. Opporsi al fisco gli costa più di quanto possa beneficiare, deve perdere mezze giornate negli uffici che talvolta trova chiusi per sciopero o assemblea, riceve informazioni incomplete, magari solo perchè chi è uso a trattare una materia pensa che gli altri abbiano la stessa famigliarità. Più il tempo passa e più è difficile rimediare a eventuali errori, il tempo gli è contro e la lentezza burocratica torna a vantaggio della burocrazia. In ogni caso sembra che se il cittadino sbaglia paga, se sbaglia il burocrate paga il cittadino, che sia più facile accanirsi contro piccoli evasori ingenui che contro grandi evasori agguerriti.
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Prodi ha ragione. Pubblicato il 15 novembre 2006 di mpvicenza Prodi ha ragione. Grazie al presidente Prodi, ho scoperto che chi ha una pensione di 400 euro al mese è ricco. Infatti dovrà pagare di più per il bollo auto, per l’ICI, per le visite specialistiche della ex mutua, per le medicine, per il riscaldamento, per eventuali ricorsi al Pronto Soccorso, per tasse e imposte comunali, per la inevitabile rivalsa delle maggiori imposte pagate da altri, etc. e non potrà beneficiare (per incapienza) di nessuna delle eventuali riduzioni d’imposta annunciate. Ma è troppo ricco per potere essere considerato a carico del coniuge e tale è sicuramente ritenuto dal Presidente Prodi che afferma e conferma che la finanziaria colpirà solo i ricchi. Un presidente non mente, quindi con 400 euro al mese uno è ricco, molto ricco.
Equità e famiglia Pubblicato il 15 novembre 2006 di mpvicenza Equità e famiglia Ad ogni occasione la ministra Bindi ha citato "equo" e "famiglia". Attenzione per le famiglie ed equità vorrebbero che famiglie con reddito lordo uguale e stesso numero di componenti avessero alla fine eguale disponibilità di denaro. Per fare un esempio, se in una famiglia il reddito lordo è di 35 mila euro annui, il denaro disponibile netto dovrebbe essere uguale sia se quel reddito derivasse dal solo marito (o moglie) sia se vi concorresse anche la moglie con 2840 euro (coniuge a carico) o con 2841 (non a carico e senza possibilità di ulteriori detrazioni). Se questo non succede non c’è equità, come non c’è se non si considera prevalente la famiglia nella sua realtà e non in base a burocratiche formalità. 16
domenica 19 dicembre 2010 Tempi moderni Tutto cambia: un tempo si aggiustavano le cose vecchie con pezzi di ricambio e le persone vecchie erano sostituite dai figli nuovi, ora si aggiustano le persone vecchie con pezzi di ricambio e le cose vecchie vengono sostituite da cose nuove. giovedì 16 dicembre 2010 Repubblica condominiale. I problemi nostrani non derivano solo dal porcellum - un dannoso virus elettorale - ma anche dagli acciacchi dell'età , com'è naturale capiti, di cui soffre la Costituzione. La sovranità spetta al popolo, che elegge i parlamentari, che una volta eletti possono agire come gli pare: la Costituzione è soddisfatta, il Popolo meno. Se i parlamentari non devono essere coerenti col partito di appartenenza, liberi di abbandonarlo quando non ne condividono la linea, passare ad altro partito o farsene uno ad immagine e somiglianza, allora non è il caso che i partiti esistano e si votino. Tutti i pretendenti senatori e deputati si candidano, si iscrivono nella lista degli eleggibili in una data circoscrizione, vengono votati sulla base delle loro personali idee, vengono eletti, propongono o non propongono approvano o non approvano le leggi in parlamento e alla fine del mandato si ripresentano agli stessi che li hanno eletti per essere confermati o definitivamente cacciati. Il cittadino vota Tizio perché lo ritiene degno della sua fiducia, si fida delle sue capacità, gli da delega in bianco e poi giudicherà se ha fatto bene o male, se rinnovare o negare la fiducia. In questo caso non esistono liste blindate di partito ma solo preferenze individuali. Se invece gli elettori votano un partito per le idee che esso afferma, allora chi si presenta nelle liste di un partito deve rispettarne la linea, quella che viene (o dovrebbe essere) discussa al suo interno e 17
approvata dalla maggioranza. Chi vota si fida del partito. Il voto di preferenza é sì e no indispensabile. Si conoscono le idee del partito, ci si fida di chi lo guida, si lascia a lui la scelta delle persone più idonee e si giudicano i risultati, come per comprare un'auto di solito si sceglie marca e prestazioni e non le singole componenti. Oppure si scelgono le persone (conoscendole a fondo) confidando nella loro capacità di influire positivamente sulla linea di partito, che comunque sosterranno. Se alle elezioni si presentano due, tre, cinque liste di partito, se a queste liste i voti danno un certo numero dei 1000 parlamentari, se i parlamentari di un partito devono attenersi alla linea decisa al suo interno, allora si assegni a ciascun partito tanti millesimi di parlamento (o di Camera e di Senato) e alle votazioni si presenti un solo delegato per partito e il suo voto varrà quanti sono i millesimi che rappresenta: come in un'assemblea condominiale. Così non ci saranno traditori, voti a sorpresa, franchi tiratori, malati assenti e parti in aula: basterebbe rendere trasparenti le linee di ciascun partito e come nascono, il Parlamento non sarebbe un parlamento ma un votificio legislativo e chi vuole parlare lo fa in TV, come adesso. In un paese di convergenze parallele e poli equatoriali può starci anche una Repubblica condominiale.
sabato 13 novembre 2010 Non è un cubo Sono piuttosto ingenuo, ma se mi dicono che la luna è un grosso cubo non mi convincono: mi basta guardarla in una notte di plenilunio per capire che non lo è. Ora ci raccontano la storia del "governo massante". Dalle mie parti i massanti erano quelli che nelle freddi albe invernali andavano nelle case di campagna a macellare il maiale. Il nuovo governo dovrebbe macellare il "porcellum" e fare una legge elettorale senza i difetti di quella attuale: "governo norcino" direbbero altrove. In due anni di 18
governo non l'hanno fatto, quindi ci vorranno più di due anni: mi pare palesemente una scusa per governare fino al 2013 senza chiedere il parere degli elettori. Sembra che non si possa votare con questa legge perchè ha gravi difetti: • il premio di maggioranza; • l'assenza delle preferenze. Il premio di maggioranza. Dicono che consente ad una coalizioni di avere la maggioranza anche solo con il 30% dei voti ma non grantisce stabilità. È vero: il governo Prodi che grazie a questa legge poteva avere una maggioranza discreta alla Camera e risicata al Senato - per via delle modifiche volute dal Presidente della Repubblica in ossequio alla Costituzione - è durato due anni, il governo Berlusconi sembra non possa durare molto di più. Credo che solo eleggendo una sola persona con poteri assoluti seppure limitati nel tempo la stabilità potrebbe essere garantita in questo Paese. Se i vincitori fossero due prima o poi non si troverebbero d'accordo e si avrebbe una crisi di governo. Se fossero venti si dividerebbero in bande e magari una si unirebbe ai perdenti per fare una nuova maggioranza che a sua volta si dividerebbe per crearne un'altra, con i vari capibanda vogliosi di primeggiare. Figurarsi cosa succede se i vincitori sono la maggioranza di un migliaio di eletti: con qualsiasi legge elettorale. Il premio di maggioranza favorisce le colizioni, ma se le coalizioni sono solo ammucchiate o in malafede non serve: se una pietanza fa schifo quasi mai è colpa del recipiente. Ma c'è chi preferisce tornare ai molti partiti di un tempo, pronti a fare e disfare alleanze, fare e disfare programmi, fare e disfare governi che non durino più di una stagione. L'assenza delle preferenze. Qualcuno forse sogna una lista unica con i nomi di tutti i candidati tutti, così ogni cittadino ha ampia possibilità di scelta, magari 19
basandosi esclusivamente sulla foto o la data e il luogo di nascita. I più coscienziosi invece potrebbero scegliere leggendo vita e miracoli di ciascuno, i più fiduciosi basandosi su quanto ciascuno di loro dice o scrive in campagna elettorale, altri scegliendo in base all'estro del momento o al risultato di una conta: ai, barabai, cicì, cocò ... Non sarebbe ancora scegliere i parlamentari fra tutti gli eleggibili ma fra i disponibili e sarebbe un buon passo avanti, anche se poi chi si sceglie sarà - come vuole la Costituzione - liberissimo da ogni mandato. Altri pensano ai collegi uninominali dove ci mettono chi vogliono e l'elettore si limita a scegliere fra i partiti o fra le persone scelte dai partiti: non mi sembra moltissimo. Oppure si dovrebbe tornare a scegliere un nome in una delle liste compilate dai partiti in gara: la scelta è più ampia, ma pur sempre limitata. Con questo sistema dicono che le campagne elettorali costano di più e i criteri di scelta potrebbero essere gli stessi sopra descritti. Certo è preferibile poter scegliere, ma a volte è più pratico scegliere il pasticcere, lasciare a lui la scelta degli ingredienti e giudicare la torta. Non lo si dice espressamente ma il difetto più grande della legge attuale è permettere di governare a persone antipatiche e indegne.
giovedì 4 novembre 2010 Riforme Se in una famiglia si fatica a soddisafare i desideri di tutti, si pensa a cambiare il modo di vivere, si riformano i progetti, si ridimensionano i desideri. Può anche capitare che si cerchi un lavoro meglio retribuito per aumentare le entrate e mantenere il modus vivendi, ma se non si trova si cerca di limitare le spese, di adeguarle alla disponibilità. Sembra invece che per qualsiasi cambiamento nella cosa pubblica 20
necessitano invariabilmente nuove risorse e che se non ci sono soldi tutto rimane immutato, spese comprese quando non aumentano. La Giustizia non funziona? Non è pensabile chiedere agli addetti maggior impegno, utilizzare meglio le risorse disponibili, ma è indispensabile avere nuove risorse da continuare a sprecare nel modo consueto, garantendo gli stipendi più alti e la produttività più bassa d'Europa. Più o meno è sempre così: le riforme non si fanno perché costano o toccano privilegi intoccabili, se un recipiende forato perde acqua non si chiude il foro ma si immette più acqua.
giovedì 4 novembre 2010 Gli italiani. Chissà perchè quando una donna esprime la sua opinione capita spesso che tiri in ballo tutto l'universo femminile e quando un politico esprime la sua si senta in diritto di parlare in nome di tutti, anche di quelli che non l'hanno votato e nemmeno lo conoscono. Sento dire dalle donne in TV: "le donne fanno questo e/o quello, noi donne la pensiamo così e/o cosà". Sento dire dai politici in TV: "gli italiani vogliono questo e/o quello, gli italiani pensano così e/o cosà". Non sono donna e non so se davvero le donne che parlano lo fanno a nome di tutte, ma sono certo che i politici che esprimono il pensiero di tutti gli italiani non mi hanno mai chiesto cosa penso in proposito: o io non devo considerarmi italiano o sono loro troppo presuntuosi. Credo che una persona normale direbbe "penso che gli italiani - o meglio "che molti italiani" - vogliano questo e/o quello" o indicare statistiche in merito. Questa è la mia opinione, quella degli italiani non la conosco: ma se anche tutti gli altri la pensassero diversamente non sarebbe il pensiero degli italiani ma solo della loro stragrande maggioranza.
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giovedì 28 ottobre 2010 Famiglie Tutti o tanti dicono di pensare alle famiglie, che bisogna tutelare la famiglia. Che poi alle parole non seguano i fatti è più che naturale, ma vorrei almeno capire cosa s'intenda per famiglia. La nostra Costituzione, altrettanto a parole strenuamente osservata e difesa, sembra chiara in merito: "Art. 29. La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio." In realtà quando si parla di famiglia e di familiare non è sempre facile capire a cosa ci si riferisca. Per il mod. 730 (denuncia dei redditi) il coniuge va indicato anche se non fiscalmente a carico. E non è a carico se ha un reddito superiore a € 2840,51 (cioè 5.500.000 lire, dal secolo scorso) mentre se ha un reddito di pensione non superiore a 7.750 euro non è tenuto a fare la dichiarazione perchè nulla deve d'imposta. Con reddito tra i 2840.51 e i 7750 euro, eventuali spese detraibili non possono essere detratte dalla famiglia: non dal coniuge perchè non fiscalmente carico e non da se stessi perchè non ci sono imposte. La famiglia "costituzionale" non è la "famiglia fiscale". Sempre dall'istruzioni per il mod. 730 trovo: "Spese per il recupero del patrimonio edilizio - Ha diritto alla detrazione anche il familiare convivente del possessore o detentore dell'immobile ...". Non è scritto, ma si deve intendere che convivente non è chi vive insieme, ma chi risulta avere residenza nello stesso comune (anche a qualche km di distanza?) o forse meglio - risulta nello stesso "stato di Famiglia" anagrafico. Non più "famiglia fiscale" ma "famiglia anagrafica". Per l'esenzione dalle tasse sanitarie (ticket) si fa riferimento al 22
reddito famigliare e non è semplicissimo sapere cosa sia. L'Asl2 Savonese dice: "Per reddito familiare si intende il reddito imponibile IRPEF dichiarato l'anno precedente da tutti i componenti il nucleo familiare (fiscale)". Cosa sia il nucleo familiare fiscale non è detto, cercando altrove trovo: "Circolare della DRS prot. n.8407/SPS/Amm/Pcsam dd. 13/04/05 13/05/05. “NUCLEO FAMILIARE” Per l’individuazione del nucleo familiare, ai fini della dichiarazione di esenzione dal pagamento del ticket per età/reddito, viene preso in considerazione il criterio fiscale e non quello anagrafico......Il coniuge ed i figli possono anche non convivere con il dichiarante e risiedere altrove." Naturalmente se si va a prenotare una prestazione sanitaria e ti chiedono di firmare sui due piedi la dichiarazione sul "reddito familiare" nessuno ti spiega quale sia, forse perchè nessuno lo sa. Per l'imposta (canone) RAI si torna a far riferimento alla famiglia anagrafica. Infatti "..marito e moglie che abbiano residenze differenti costituiscono famiglie diverse e sono pertanto abbligati .. a pagare canoni separati .." La "famiglia anagrafica" non è quella "costituzionale" nè quella "fiscale" e se non bastasse c'è la famiglia allargata, la famiglia di fatto, la famiglia gay e non so quali altre famiglie: tutto piuttosto complicato. Ma c' è un modo certo per sapere se fai parte o meno della famiglia cui si riferisce una norma: se facendone parte ci rimetti ci sei dentro, se ci guadagni sei fuori.
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martedì 26 ottobre 2010 Sovranità Secondo l'immutabile, perfetta, inemendabile ed eterna Costituzione della Repubblica Italiana: "Art. 1. ....La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione." e in una democrazia parlamentare come la nostra può esercitarla solo esprimendo un voto "Art. 48. Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età." che in qualche modo serve a formare il Parlamento, al quale spetta sia il potere legislativo in quanto "Art. 70. La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere." sia approvare il potere esecutivo, poichè "Art. 94. Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere." Ma una volta eletto, qualsiasi sia la legge elettorale vigente, "Art. 67. Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato." e ha tutto il diritto di infischiarsene altamente di quello che i suoi elettori si aspettavano da lui: al massimo potrà non essere rieletto e doversi accontentare dello stipendio da parlamentare per il periodo necessario a garantirgli una cospicua pensione. Il popolo ha un altro modo per esercitare la sovranità: il referendum. Bellissima cosa, solo che una volta che il popolo ha espresso il suo pensiero sempre i suoi pseudo rappresentanti trovano il modo di far si che rimanga solo pensiero, un voto augurale. Il popolo sovrano si è espresso per l'abolizione della sovvenzione ai partiti? Se ne prende atto e la sovvenzione non si chiama più sovvenzione ma "rimborso spese", la sovvenzione non c'è più e le spese rimangono. Spese per le ripetute campagne elettorali e spese 24
per i giornali di partito. Ma non basta: pochi leggono i giornali e molti guardano la TV, i partiti abbisognano di una TV e naturalmente pensano alla TV di Stato, una TV pagata obbligatoriamente da tutti, ad una tassa, al canone RAI che non è una tassa per usufrire dei programmi RAI ma una vera imposta da pagare anche se i programmi RAI ti fanno schifo e non li guardi. Capita anche di doverla pagare due volte perché "marito e moglie che abbiano residenze diverse sono obbligati a pagare canoni separati", pur convivendo indifferentemente nell'una o nell'altra. Il popolo può quindi esercitare una sovranità limitata e indiretta solo su due dei tre poteri dello stato di diritto: il potere legislativo, il potere esecutivo. Nulla può invece sul terzo potere, il potere giudiziario. In teoria questo dovrebbe essere soggetto alla legge, espressione del potere legislativo. In pratica sembra soggetto solo a se stesso, libero di interpretare la legge - qualsiasi legge - con assoluta discrezionalità, rispondendo delle sue azione o mancanze solo ad una derivazione di se medesimo. Ipocritamente mostra di essere soggetto alla legge che impone l'obbligarietà della'azione penale: si potrebbe pensare che così tutte le azioni penali siano perseguite, che un magistrato sia costretto a rinunciare a sonno e ferie per adempiere al suo dovere ed evadere tutte le pratiche. In realtà alcuni non rinunciano a niente, lamentano mancanza di fondi, le pratiche si accumulano e scelgono le quelle che più gli convengono, quelle che richiedono meno impegno o danno maggiore pubblicità. È come se l'obbligo di osservare il codice stradale significasse obbligo di osservare solo le norme che ci convengono. Anche in questo campo la sovranità popolare si è espressa per responsabilizzare la categoria: naturalmente il voto referendario è rimasto come sempre soltanto un voto, un auspicio inascoltato. martedì 5 ottobre 2010 Estraneo Man mano che il tempo passa sempre più mi sento estraneo al 25
parlare che mi circonda. Non tanto per quella bolla in cui si trova l'anziano signore della pubblicità, quella che scoppia grazie all'apparecchio pubblicizzato: un po' forse ma molto più perché le parole che sento sono sempre meno quelle d'un tempo. Capisco, o credo di capire, il senso di quello che si dice ma il modo in cui viene detto non è quello cui ero abituato, quello che userei. È come mangiare una pietanza che non ha più il gusto che aveva un tempo, fatta con ingredienti che non hanno più lo stesso sapore, da mani che non sono più quelle di allora. Molte parole sono state sostituite da termini foresti che dicono la stessa cosa, altre hanno assunto un diverso significato: parole che capisco ma che sono estranee a un pezzo della mia vita. Se devo raccontare di mia madre fatico a dire che alla mattina faceva shopping: per tutta la sua vita e per gran parte della mia andava semplicemente a fare la spesa. Se poi dicessi che "usciva con Giovanni e faceva shopping" molti penserebbero che aveva una relazione adulterina con Giovanni di notte e andava per boutique di giorno mentre vorrei solo dire che "quando Giovanni usciva di casa per andare al lavoro, lei usciva per fare la spesa giornaliera". Sembra - ma la cosa per me resta incerta - che quando si dice che qualcuno esce con qualcuna in realtà s'intenda dire che insieme entrano in un ristorante, in un una camera, in un letto. Rifacendomi al significato ereditario del verbo, per me vorrebbe semplicemente dire che escono a fare una passeggiata: omnia munda mundis. Un'altra cosa che da molto tempo mi disorienta è sentire frasi del tipo "sarà aperto un tavolo, presieduto dal prefetto", "Chiuso il tavolo della farmaceutica." o "Guatemala: rotto il tavolo di dialogo in tema minerario". A casa mia apro e allungo il tavolo quando abbiamo ospiti a pranzo; andando per campeggi aprivo il tavolo quando arrivavo e lo chiudevo quando partivo: non mi è mai capitato di rompere volontariamente un tavolo. Invece sembra che quando personaggi importanti devono riunirsi per discutere di qualcosa prima devono aprire un tavolo: non credo sia come quello che usavo in campeggio (di solito sono in molti) e le sedie sono già aperte o non sono pieghevoli. Una volta aperto il tavolo rimane così per diverso tempo e quando hanno finito di discutere se si lasciano amichevolmente lo richiudono per la 26
prossima volta, altrimenti lo rompono; mai che rompino le trattative, le discussioni, le riunioni: quelle magari continuano ma rompono il tavolo. Loro rompono e noi - spesso - paghiamo.
sabato 2 ottobre 2010 Scelte fasulle. Non so se sono io a non capire o se sono loro a non spiegarsi bene o se semplicemente per i politici è normale non essere conseguenti. Affermano che il "porcellum" è un obbrobrio antitemocratico perché non consente ai cittadini di scegliersi chi mandare in parlamento. Quello che dicono è vero, o almeno metà di quello che dicono: che non consente la scelta. Non altrettanto vero mi sembra quello che con l'altra metà vogliono far credere, che cioè solo da quando c'è questa legge non posso scegliere chi mi rappresenta. Sarò un'eccezione, ma mi è sempre toccato di scegliere fra molta gente che non conoscevo, che mi veniva proposta da questo o quel partito, in pratica dalle persone che in quel partito avevano voce. Non avendo elementi per scegliere fra le persone, sceglievo fra i partiti sulla base di quanto i loro esponenti più in vista nei media dicevano e della simpatia che m'ispiravano. Non mi pare che si facesse il possibile per rendere "libera" la scelta delle preferenze: mettevano i candidati che volevano preferiti in testa alle liste o nei collegi sicuri, si sono anche usate le preferenze multiple per messaggi in codice e voti di scambio. Si spendevano anche molti soldi per le propagande personali, credo più generosamente per chi si voleva favorire. In sostanza la libertà di scelta rimaneva molto limitata: dovendo scegliere fra i soliti noti cui sicuramente arrivavano copiose preferenze, in più collegi - e i molti ignoti qualche volta per sfizio guardavo nome o età o luogo di nascita, scegliendo in base ai dati che leggevo nelle liste, preferendo Bevivino a Bevilacqua, il più giovane o il più vecchio, un veneto o un pugliese. Può darsi che tutti gli altri milioni di elettori si informassero su vita, opere e misfatti di ciascun candidato, 27
scegliendo a ragion veduta il nome da scrivere sulla scheda: io non lo facevo. Anche ammettendo che prima di questa legge i parlamentari venissero liberamente scelti dagli elettori e che così tornerebbe ad essere con una nuova regola, dopo avere proclamato che senza il diritto di scegliere i nostri rappresentanti non viviamo in un paese democratico, dopo avere deprecato la defezione dalla politica della gente che non si sente rapprentata, quegli stessi che così sentenziano ci vengono a dire che "Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato." È quanto dice l'Art. 67 della nostra Costituzione, che deve valere ora e sempre. Non capisco perché debba preoccuparmi di scegliere un candidato che mostri idee simili alle mie e dica che si occuperà dei miei problemi se poi, una volta eletto, farà esattamente il contrario di quello che mi aspetto da lui. Visto che tutti indistintamente rappresentano la Nazione devo aspettarmi che tutti lo facciano nel modo migliore: uno vale l'altro e non serve non solo scegliere la persona ma nemmeno il partito, non servono elezioni ma basta quando finisce una legislatura sorteggiare i fortunati che siederanno in Parlamento, fare una bella lotteria con ricchi premi in stipendi, pensioni, privilegi. E sperare. Sicuramente è colpa mia se non capisco, ma non ha senso pretendere di scegliere il mio rappresentante in Parlamento sapendo che questi non mi rappresenterà per niente.
giovedì 23 settembre 2010 L'imposta matrimoniale. Fra le norme della Costituzione che anche i più accaniti sostenitori della sua immutabilità e rispetto sembrano ignorare trovo: "Art. 29. La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. 28
..... Art. 31. La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose. ....." In realtà non solo non esistono adeguate misure per rendere più equo il prelievo fiscale dalle famiglie numerose, ma esistono norme per penalizzare il matrimonio: le prime forse arriveranno pensando agli immigrati, le seconde non rimarranno pensando alle coppie di fatto. In una famiglia numerosa può capitare che lavori solo il coniuge con l'impiego più redditizio mentre l'altro si deve occupare dei figli: la tassazione per quell'unico reddito è maggiore di quella che sarebbe se a quel reddito concorressero più familiari e ancor più se si considerasse la capacità contributiva di ogni familiare dividendolo fra tutti. Per potere beneficiare di esenzioni dal pagamento di alcune tasse (ticket) si considera il reddito famigliare lordo annuo che deve essere inferiore a certi limiti fissati decenni fa e mai aggiornati. Se il limite è fissato a 36151,98 euro (non c'è da ridere, è l'equivalente di 70 milioni di lire, tondi tondi) per beneficiare dell'esenzioni uno non sposato può disporre anche di 36151 euro mentre due persone unite in matrimonio non ne beneficiano se dispongono di 18076 euro ciascuno. In pratica: i componenti di una famiglia che "godono" di un certo reddito guadagnato da un genitore pagano più imposte dei componenti di una famiglia che "godono" dello stesso reddito guadagnato da due genitori e più ancora dei singoli individui che godono di eguale reddito guadagnato da loro stessi; per beneficiare delle esenzione dai ticket le persone sposate devono godere della metà del reddito goduto da quelle non sposate. Per loro non vale la Costituzione che recita: 29
"Art. 3 Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali."
martedì 7 settembre 2010 Auto: controcorrente? "Vendite auto in picchiata: mai così basse da 17 anni" Ma perchè mai dovrebbe essere diversamente? Dopo ripetute "rottamaziani" chi aveva necessità o solo lo sfizio di un'auto nuova se la sarà comperata, credo. Si incolpa come asociale chi non usa l'auto all'ultimo Euro, chi ogni anno non cambia auto per averla conforme all'ultima direttiva CEE: lo considero una specie di terrorismo ecoligico. Non bastando la pressione morale per obbligare a cambiare auto anche quando non se ne ha alcun bisogno, si inventano divieti di accesso per le auto vecchie di qualche anno (EURO fuori corso) o in qualche giorno dell'anno, magari uno dei pochi in cui si userebbe l'auto, in cui si avrebbe necessità di usarla. Dicono per la salute dei cittadini, per la qualità dell'aria, come se si inquinasse di più facendo 1000 km all'anno con una vecchia vettura invece di 100000 con un trasatlantico terrestre girando per ore per posteggiare o mettendolo dove capita capita. Le auto sono senz'altro utili, forse anche necessarie ma vedo le strade della mia città tutte bordata di vetture, vedo automobilisti che passano e ripassano aspettanto che qualcuna se ne vada e mettersi al suo posto e penso quanto mi piacerebbe che così non fosse; vedo cataste di auto rottamate, distese di auto nuove appena arrivate in porto e penso che a tutto ci dovrebbe essere un limite: dobbiamo proprio disporre di tre auto a testa, dobbiamo proprio cambiare più spesso l'auto delle scarpe? "Vendite auto in picchiata: mai così basse da 17 anni": era ora!
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martedì 21 settembre 2010 Dire e fare A Milano si ruba, a Roma si rubba: ci sarà un motivo. Per molti il sabato è giorno di riposo: il sabbato inizia il venerdì. Se Luigi si dice Luiggi, come farò a dire oggi? Esiste ancora una distinzione tra grande e grosso, tra bravo e buono? Stiracchiarsi era spesso maleducato, fare stretching è sempre sportivo. Tormentare la gente non è reato, lo stalking (detto stolchingh) sì. Mia madre andava a far spese, mia figlia fa solo shopping. Una donna spendacciona fa XXL-shopping?
lunedì 6 settembre 2010 Imposte inique Checché ne dicano quelli che vorrebbero tassare tutto e di più, trovo scandaloso mettere imposte indiscriminate sulla casa dove si abita, sugli interessi bancari, sui frutti di investimenti. Con "indiscriminate" mi riferisco a imposte che non distinguino tra investimenti speculativi e investimenti cautelativi. Chi ricava il suo reddito da speculazioni finanziarie è giusto che paghi imposte su tale reddito, naturalmente al netto di eventuali perdite: è in qualche modo un reddito da lavoro o d'impresa e come tale va tassato. Ma quando si fa un altro lavoro - qualsiasi altro lavoro - e il reddito derivante viene giustamente tassato non vi è giustificazione per ulteriori imposte. Se uno spende tutto quello che guadagna in pranzi, alberghi, gioielli, vino, liquori, divertimenti o per i suoi vizi nessuno si sogna di fargli 31
pagare altra Irpef oltre all'IVA compresa nel prezzo di qualsiasi bene o servizio acquisti. Se invece risparmia e i suoi soldi li spende per malta, mattoni, tegole, muratori, artigiani vari, per tutto quello che serve per farsi una casa comprese le relative tasse e imposte, perchè mai dovrebbe poi pagare un'imposta per il solo fatto di averla? E se invece affida i suoi risparmi a una banca o a un agente finanziario perchè deve pagare imposta sulla parte di reddito risparmiato che riesce a sottrarre all'inflazione? Non solo non dovrebbe subire ulteriore tassazione ma lo si dovrebbe premiare per il contributo che dà agli investimenti produttivi del paese e ai conseguenti prelievi fiscali sui redditi che produranno; gli si dovrebbe anche riconoscere un rimborso dell'imposte pagate sugli importi non sottratti all'inflazione, un reddito fasullo. Invece non solo si tassano le "non perdite" dei redditi risparmiati ma si colpiscono anche quelli correnti - non adeguando i limiti per aliquote, esenzioni, detrazioni - considerandoli più consistenti, più ricchi e quindi più tassabili se solo limitano la perdita del loro potere d'acquisto, Se lo Stato facesse bene il suo dovere di far pagare a tutti le giuste imposte e tasse non si troverebbe a pretenderne di ingiuste né a distinguere tra ricchi e poveri nel fornire i suoi servizi: se tutti hanno pagato il dovuto in ragione al reddito percepito tutti hanno diritto a beneficiare dello stesso trattamento senza ulteriori distinzioni, evitando così di appesantire la burocrazia e favorire i furbi.
domenica 18 luglio 2010 Questo caldo Dicono che gli italiani hanno imparato a parlare l'italiano grazie alla TV o perlomeno hanno imparato ad usare tutti le stesse frasi, magari un tempo abituali in alcune regioni e sconosciute in altre. Forse la TV serve ad avere un linguaggio comune, ma quasi sicuramente fa disimparare l'italiano. Non si sente dire 32
"persecuzione" ma "stolchingh", non "riservatezza" ma "praivaSi" e così via usando parole che sicuramente non si scrivono come si sentono. Forse per fare i giornalisti in TV è necessario dare l'impressione di conoscere l'inglese ma sicuramente non deve essere richiesto di conoscere l'italiano, probabilmente considerato lingua moribonda. Parlando del clima - e non c'è estate che non parlino del caldo o inverno che non parlino del freddo - ho sentito più volte dire frasi del tipo " ... caldo torrido, temperatura percepita 35°", spiegando o avendo già spiegato che la temperatura percepita dal corpo umano è superiore a quella percepita dal termometro per via dell'umidità dell'aria. Quanto più l'umidità è elevata tanto maggiore è la differenza tra la temperatura indicata dal termometro e quella percepita. A parte il fatto che io non percepisco la temperatura in gradi Celsius ma in grado di insopportabilità, più o meno elevato e spesso non condiviso, trovo strano che - da quello che dicono - più c'è umidità e più il caldo percepito è torrido. Io associavo il caldo torrido al deserto, alla siccità, finanche alla torrefazione: caldo sì, termometro che segna temperature elevate, ma secche. Mi era incomprensibile che il caldo possa essere torrido per effetto di alta percentuale di umidità e sono andato a verificare in Internet, http://www.treccani.it. "torrido tòrrido agg. [dal lat. torrĭdus, der. di torrēre «disseccare, asciugare»]. – Secco, bruciato per il gran caldo; più spesso, con valore attivo, che dà impressione di caldo secco, intenso, ardente: una giornata t.; un clima t.; temperature torride. In geografia, zona t., ciascuna delle due zone terrestri situate una nell’emisfero nord, compresa tra il tropico del Cancro e l’equatore, l’altra nell’emisfero sud, compresa tra il tropico del Capricorno e l’equatore (o, anche, l’intera zona compresa tra i due tropici), caratterizzate da un forte squilibrio termico diurno-notturno, da una scarsa oscillazione termica annua, e dall’altezza del Sole sull’orizzonte sempre molto elevata." Evidentemente i cronisti TV usano un altro italiano, il new italian.
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venerdì 2 luglio 2010 Preti Dicono che i preti sono pochi, ma non è facile saperlo: quei pochi o tanti sono invisibili. Vivo in una città di provincia, sono sempre vissuto in una qualche città della provincia italiana: dove ora vivo (e penso non solo qui) non si vedono preti. Eppure sono certo che ce ne sono, pochi ma ce ne sono. Forse sarà perché non sono un assiduo praticante, ma in chiesa ci vado e in chiesa durante le celebrazioni vedo vescovo, parroci, coadiuvanti (quelli che un tempo chiamavo cappellani). Ma quando non ci sono funzioni sacre nemmeno in chiesa vedo preti, vestiti da prete cattolico: vedo uomini in abiti comuni che si comportano come in casa propria e guardandoli un po' meglio posso riconoscere qualcuno che ho visto dir messa, un prete. Non ne ho visti in bermuda, pinocchietti o canzoncini corti: calzoni lunghi con giacca o senza, con pullover o senza, camicie a manica lunga o corta, con cappotto o giacca a vento d'inverno, una piccola croce forse. Un tempo erano visibili, si potevano amare o odiare ma esistevano e proclamavano la loro esistenza, talvolta per vantaggio, talvolta per corraggio. Tranne qualche raro prete vecchissimo, per le strade non vedo nessuno in abito talare. Un giorno in piazza ho incrociato un signore che mi pareva conoscere, vestito con giacca e pantaloni scuri: era un po' trasandato e questo mi ha fatto riconoscere il precedente vescovo della diocesi. Non sono aggiornato sui canoni ecclesiastici; ai miei tempi i preti erano sempre vestiti da prete e anche se per qualche particolare motivo (che so, ricovero ospedaliero) non portavano la "tònega" si vedeva che erano preti per via della "cèrega", la piccola tonsura circolare grande come uno o due euro che avevano sopra la nuca. Che sono consacrati lo sanno loro, che sono sempre e comunque preti lo sanno loro e qualche fedele particolarmente istruito e praticante: per il resto della gente sono uomini come tutti gli altri, cui non vale proprio la pena raccontare i fatti propri (confessare peccati): si comportano come gli altri senza scandalizzare e senza raccontarlo alla gente. I paramenti sacri delle funzioni religiose, l'abito da prete usato solo in quell'occasione qualcuno può 34
considerarlo come il costume di scena di un attore, indossato solo per recitare quella parte: se fossero sempre in abito "sacro", non sarebbe recitare ma vivere da prete. Saranno cambiati i tempi, sarà che sono invecchiato e come tutti i vecchi ripenso ai tempi andati ma, sicuramente sbagliando, preferivo quando i preti erano sempre preti per tutti, amati o odiati. L'abito non fa il monaco, ma aiuta.
lunedì 21 giugno 2010 Pensionate Tempo fa leggevo titoli scadalizzati perché la metà dei redditi dichiarati dagli italiani è sotto i 10000 euro annui, evidenziando mendacità ed evasione fiscale. Non ho letto gli articoli, ma mi meravigliavo dello scandalo considerato che in casa mia è realtà: il mio reddito è sopra ma quello di mia moglie ben al di sotto di 10000 euro, uno su due come nello scandalo. Forse nel testo avrei potuto capire che erano esclusi i redditi esenti da "dichiarazione". Ora trovo che il 72% dei pensionati (altra fonte dice 8 milioni) riceve meno di 1000 euro al mese (46% meno di 500 e 26% tra 500 e 1000: media meno di € 9000 all'anno) e che mediamente le donne percepiscono 5200 meno degli uomini, cosa che può rattristare ma non meravigliare. Le donne vanno in pensione cinque anni prima degli uomini e questo "diritto irrinunciabile" ha il suo costo: una pensione inferiore almeno del 10%. Inoltre, molte delle donne attualmente pensionate non hanno "lavorato" sempre: matrimonio e famiglia erano una cosa seria e importante e hanno preferito o dovuto privilegiare la famiglia rispetto al lavoro retribuito. Tutti invocano la Costituzione, ma ricordano solo gli aticoli che gli convengono: chi cita l'art. 21 non cita l'art.15 o viceversa e l'articolo che prevede la tutela della famiglia è quasi dimenticato. Non c'era denatalità, non c'erano asili nido né tutti gli elettromestici e aiuti d'oggi, non tutte avevano una madre cui affidare i figli, non tutte trovavano lavoro: se il marito aveva un impiego che permettesse di vivere con parsimonia, potevano preferire badare alla famiglia, alla casa, crescere "bene" i figli occupandosene personalmente e, perchè 35
no, curarsi del marito permettendogli di sacrificarsi nel lavoro e guadagnare di più. Questo può oggi apparire impensabile, ma basandomi sulla mia limitata esperienza personale - penso che allora ci fosse meno egoismo, meno "necessità" di consumare, divertirsi, stordirsi, drogarsi e più spirito di sacrificio, senso di responsabilità, solidità e solidarietà familiare.Il marito lavorava e loro erano "casalinghe" cioè facevano un lavoro gravoso e impegnativo senza retribuzione e contribuzione, magari potevano versare contributi volontari, ma la pensione maturata restava bassa. Giustizia vorrebbe che, avendo concorso al "benessere" della famiglia e permesso al marito di guadagnare stipendio e pensione ne fossero contitolari e partecipi. Questo in pratica succede nella mia famiglia e credo in molte altre, in tutte quelle intese come "unità" con impegni, doveri e rispetto reciproci. Ma non è previsto e nemmeno tutelato dalla legge, per la quale non esiste un diritto della famiglia ma tanti diritti individuali. Prevede sì, almeno per ora, la pensione di reversibilità riconoscendo in qualche modo la compartecipazione di un coniuge alla formazione della pensione dell'altro, ma non riconosce un "reddito" familiare se non per penalizzare. Una famiglia di 5 persone con reddito 50000 dovrebbe essere tassata come 5 persone con reddito 10000, indipendentemente dal numero dei componenti che concorrono con entrate e spese a formare quel reddito; invece si tiene conto del reddito familiare solo se permette l'esclusione da esenzioni o riduzioni di tasse (ticket). Naturalmente dovrebbe essere ben chiaro cosa s'intendende per famiglia meritevole della particolare attenzione della Costituzione, con giustizia equità chiarezza e senza finzioni burocratiche esclusivamente formali, magari precisando se il matrimonio ha tuttora valore legale o è solo occasione di risate (da risi/risa), mangiate, bevute e gogliardate. Si parla di conflitto generazionale, si dice che i giovani pagano per i vecchi e che staranno peggio di loro. Sarà vero, ma forse è solo parzialmente vero. Molti dei pensionati attuali hanno cominciato a lavorare giovanissimi, anche a meno di 14 anni, con scarsa retribuzione e nessuna contribuzione, 48 ore di lavoro alla settimana, due settimane di ferie e 17 festività all'anno; la pensione di vecchiaia a 55 anni per le donne e 60 per gli uomini pare meritata. 36
Certo fra i pensionati ci sono anche quelli che lavoravano una ventina d'ore alla settimana, avevano tre mesi di ferie e vacanze varie all'anno, si lamentavano per il basso stipendio e sono andati in pensione prima dei 40 anni: è sempre dura rifiutare o abolire privilegi.
domenica 20 giugno 2010 Speranze Le frasi fatte mi provocano una sorta di irritazione allergica, specialmente quando penso siano sbagliate. Capita spesso di sentire alla TV politici, giornalisti, persone importanti constatare, condannare, auspicare, promettere, dire "una svolta a 360 gradi", intendendo un capovolgimento, un testacoda, un ribaltamento, un dietro-front, un'inversione dell'andamento precedente. Io ho preso il goniometro ed ho provato: partendo da zero dopo avere contato 360 gradi mi sono ritrovato al punto di partenza. Non credo sia questo che vogliono dire quelle meritevoli persone: chissà se un giorno qualcuno - magari un figlio piccoletto - spiegherà loro che trecentossessanta gradi è sì il massimo, ma è un "angolo giro" e che la nuca si trova a soli 180 gradi dalla fronte. Centottanta è forse troppo modesto per loro, ma più giusto: si accontentino.
sabato 12 giugno 2010 Dicono Dal 2000 al 2007 il reddito medio è aumentato meno del 24% per i dipendenti privati e più del 47% per i pubblici che si indignano se gli negano altri aumenti nel prossimo biennio e dicono di essere gli 37
unici a pagare e confrontano i loro stipendi con quello dei tedeschi e la loro produttività con quella dei greci e dimenticano che i soldi che prendono e le imposte che versano sono pagate dagli altri lavoratori italiani con meno privilegi e col diritto di poter dire "abbiamo già dato". Grosso modo in dieci anni quello che costava mille lire costa almeno un euro, le spese sono aumentate più del 100%, gli stipendi pubblici più del 45%, quelli privati più del 25% e la mia pensione meno, ma i limiti di reddito per godere di benefici fiscali sono aumentati ben dello 0%. Nelle istruzioni per la compilazioni del mod.730/2001 trovo "Coniuge e familiari a carico...Sono considerati fiscalmente a carico se nel 2000 non hanno posseduto redditi ...per un ammontare superiore a lire 5500000 pari a euro 2840,51 ..."; in quelle del mod. 730/2010 la dicitura è identica, manca solo "lire 550000 pari a". Nel 2000 erano esenti da tasse sanitarie "Bambini sotto i 6 anni Anziani sopra i 65 anni di età con redditi familiari fino £.7000000 (€ 36151.98)", nel 2010 invece è "fino € 36151.98". In questo caso oltre al ridicolo limite arrotondato al centesimo c'è la trovata del "reddito familiare", cioè del nucleo familiare che comprende "il cuniuge, non legalmente ed effettivamente separato, anche se non convivente con il dichiarante". Peccato che analoga norma non valga anche per le spese sostenute: alcune sono detraibili solo se il coniuge è fiscalmente a carico, per altre deve essere convivente. Capita che con il reddito sotto i limiti fissati nel secolo scorso un coniuge non possa (se poteva) sopravvivere senza l'aiuto dell'altro; capita che il suo reddito superi i famosi (dopo così tanti anni) € 2840.51 ma non € 7500 euro: eventuali spese non saranno riconosciute alla sua famiglia perchè è troppo povero per dover pagare imposta e troppo ricco per essere a carico del coniuge. Capita che da persona all'antica non pensi nemmeno al divorzio e viva sempre col coniuge, che se ci sono soldi ci sono per entrambi, se si deve riparare la sua casa si fa; sono previste agevolazioni fiscali di cui possono benificiare tutti, ma non loro: uno è escluso perché troppo povero, l'altro perché è sì convivente per sé, per la lingua italiana, per tutti ma non per il fisco che scrive "convivente" e legge "con residenza angrafica nello stesso comune" e capita che loro l'abbiano in comuni diversi. 38
Si diceva che l'inflazione è la tassa più iniqua, subdola e odiosa; con l'euro e relativi impegni, anche da noi non è terrificante come un tempo ma l'inflazione c'è ed è disonesto non cambiare nominalmente nulla e di fatto tassare di più redditi in realtà scemati: un reddito che dieci anni fa una famiglia considerava un sogno oggi è un incubo, maggiormente tassabile. Di queste iniquità, di queste nefandezze ne parlo da anni ma - pare sono il solo a farlo. Ministri, parlamentari, sindacalisti: nessuno se ne lamenta, loro e il loro stipendio - opportunamente adeguato - è al di sopra di queste piccolezze. Eppoi di questi tempi meglio non parlare di queste cose: magari diminuirebbero di pochissimo l'entrate dell'erario, meno di quanto uno dei tanti sprechi ne aumenti l'uscite, ma creerebbero un pericoloso precedente di equità. Meglio mantenere le cose come sono, fra dieci anni nessuno si troverà a poter beneficiare di agevolazioni che andavano bene nel XX secolo, nessuno potrà lamentarsi perché gudagnando un centesimo in più di un altro ne deve prendere qualche centinaio in meno (limiti non graduali) et similia. E così ogni anno di questa stagione devo controllare che la somma delle nostre pensioni, con cui si compra sempre meno ma vengono rivalutate - non adeguatamente - per l'inflazione, non sia arrivata a superare i 70 milioni di lire (pardon, € 36151.98) lordi, obbligandoci a spese maggiori col crescere dell'età e il diminuire della salute. Dicono di pensare alle famiglie, ai lavoratori, ai pensionati, alle "fasce più deboli". In realtà pensano solo alla poltrona, ai lauti compensi a spese di chi dicono di difendere. Sì pensano alla famiglia, alla loro famiglia, a come assicurare seggi o "careghete" a sé, mogli, figli, parenti e magari amanti e amici, anche e specialmente quelli che gridano al conflitto di interessi. Pretendono (non disinteressatamente) che il cittadino sia onesto con il fisco: se ci fosse reciprocità forse non avrei dubbi a considerare mai l'evasione fiscale come legittima difesa.
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sabato 12 giugno 2010 La chiavetta Magari mi sbaglio, ma penso proprio che la colpa sia della chiavetta, la chiavetta USB, la pendrive. Te lo vedi un cronista, cui è stato dato accesso ai faldoni delle intercettazioni, copiarsi a mano in uno sgabuzzino del tribunale migliaia di pagine, milioni di parole per poi leggersele con calma, trarne un sunto (credo impensabile altrimenti) e mandarlo al linotypista? Questo sarebbe successo un tempo, ma poi arrivarono le fotocopiatrici e già andava meglio. Con i nuovi mezzi i faldoni nascono da bit, da dati binari, da 0/1, da cariche elettriche +/-, facilmente memorizzabili, facilmente trasferibili in supporti sempre più capienti e sempre meno ingombranti. Oggi in una chiavetta ci sta tutto, il risultato di mesi, anni di intercettazioni su vasta scala (beh, forse no: la necesssità di intercettare sembra non avere limiti): basta inserirla per poco tempo nel computer giusto e si ha tutto in mano e tutto immediatamente stampabile. Solo il costo della carta forse obbliga ad un lavoro di taglia-incolla o forse un senso di pietà verso i lettori meno appassionati delle privatezze altrui.
lunedì 7 giugno 2010 Spiagge Sei una turista straniera, arrivi in Italia, vai in spiaggia e mentre ti stai godendo il sole arriva qualcuno che vuole venderti qualcosa che non t'interessa e gentilmente rispondi "No, grazie". Se sei fortunata quello altrettanto gentilmente ti saluta e se ne va, se non lo sei insiste, insiste ma alla fine capisce e cambia aria. Ti appresti a goderti la giornata di sole e subito arriva qualcun altro a proporti le stesse cose o qualcos'altro e la scena si ripete. Vigili urbani appostati chissà dove vedono la scena e non intervengono: è vietato vendere quella merce? Sì e loro lo sanno, ma non intervengono per impedire 40
che avvenga: aspettatano che la malcapitata stanca o impietosita alla fine compri qualcosa per precipitarsi e farle una multa di 1000 euro, ritenendo molto più possibile incassare da una presunta ricca turista che da un povero venditore abusivo. Penso che questo succeda solo nel nostro bel paese, in qualsiasi altro cercherebbero di proteggere i turisti dai fastidi che li fanno preferire altri lidi, fermerebbero l'importunatore (ben visibile, in piedi, con tutta la merce in mostra, vestito fra tanti nullafacenti stesi seminudi), lo sanzionerebbero e magari lo rispedirebbero donde è venuto. Sei straniera e pensi che l'Italia sia un paese civile, non ti passa quindi per la mente che possa esistere una norma assurda, che non si punisca il ladro ma il derubato, non l'importunatore ma l'importunato: se è permesso vendere merce sotto gli occhi di vigili, carabinieri, poliziotti, guardia di finanza, guardiamarina, bagnini, bagnanti pensi che dev'essere lecito comprarla, ma così non è. Qui capita che chi lascia i giocattoli dei figli sul pavimento o resiste allo scippo sia più colpevole del ladro che v'inciampa o dello scippatore che cade, che chi è troppo povero viene escluso dai benefici statali, che non si punisce chi trafuga notizie riservate ma chi le riporta. Se la turista si fosse informata prima su questo bel paese, forse sarebbe andata altrove. Io non sono donna e sono un po' all'antica; non conosco le "griffe" e non mi va portare marchi ed etichette; non compro borsette, ma penso che se dovessi comprarne una guarderei solo se mi serve e se mi piace: se compro una borsa da dieci euro è perchè non sono disposto a spenderne 300 e non ne comprerei mai una a quel prezzo, ma se proprio ne volessi una che valesse tanto non la comprerei in spiaggia. Ma non sono donna.
sabato 5 giugno 2010 Contropensieri. Contro gli sprechi. Centinaia, migliaia di persone sprecano il proprio tempo e il denaro altrui per condannare gli sprechi degli 41
altri. Pagare le tasse. Pagare le tasse per avere servizi comuni è un dovere morale: ma quando le tasse alimentano sprechi pubblici, ricchezze private e magari criminalità organizzata, resta un dovere morale? Disoccupati. Circa tre milioni di italiani disoccupati, circa sei milioni di stranieri occupati in Italia: senza gli stranieri altri tre milioni di italiani dovrebbero fare due lavori. Rendite finanziarie. I guadagni in borsa vanno tassati, ma per equità in caso di perdita l'imposta va rimborsata. Se qualcuno ci guadagna qualcun altro ci perde e la tassazione equivale al rimboso: tanto lavoro per nulla? Crescita. Il governo deve incentivare la crescita economica, creare nuovi posti di lavoro che i giovani italiani non vogliono fare e accogliere nuovi immigrati regolari. Se per ogni immigrato regolare utile ne giungono quattro di inutili o dannosi, pazienza. Creatività. Voglio creare un giornale politico, una fondazione, un partito, un ente culturale, voglio fare un film, voglio inventare un "lavoro socialmente utile": tutto questo non servirà a nessuno, ma io voglio avere i contributi statali. Sacrifici. I sacrifici degli altri sono sempre i migliori.
giovedì 3 giugno 2010 Segnaletica. Dicono che si devono pagare imposte e tasse perchè i servizi costano, ma se i servizi che costano non servono tanto varrebbe abolirli e abolire le imposte, specialmente in tempi di vacche magre. Non voglio parlare di Giustizia che quando arriva arriva tardi (fuori tempo massimo si direbbe al Giro e al Tour), tiene in carcere presunti innocenti che libera quando ne accerta la colpevolezza, è pronta alla pubblicità e lenta alle sentenze, costa nella realtà e resta un sogno. Non voglio parlare di politici sovrabbondanti, inefficienti se non "pro domo sua", sempre affamati di poltrone e prebende, prova vivente che "l'appetito vien mangiando". Mi limito alla segnaletica stradale. Abbiamo imparato a sostituire i semafori con le 42
"rotonde": ce ne sono di belle, ampie con buona visibilità e altre troppo piccole o pensate più per favorire l'ambizione e le clientele di qualche politico che la viabilità dei cittadini, con alberi e monumenti (a volte magari belli) che impediscono la visibilità ma consentono di spendere il pubblico denaro. Dovremmo imparare ad usarle (chissà perché chi è lontano dalla rotonda si sente in diritto di entrarvi prima di chi é al suo limite, purchè lo faccia velocemente e non troppo distanziato da chi lo precede) e a farle al meglio. Non sempre prima della rotonda sono indicate le destinazione delle strade che vi confluiscono e non sempre sono logiche. Sulle strade francesi c'è l'indicazione della destinazione ultima e di volta in volta quella più vicina per ognuna delle strade che confluiscono nella rotatoria: si seguirà l'indicazione per A finchè non si trova l'indicazione per B. Sulle nostre strade, mettiamo, si trova l'indicazione per Casale, alla rotonda successiva non c'è più Casale ma c'è Torino, dove sarà Casale? Si pensa che Torino é a ovest e Casale a sud, non si prende per Torino, si gira nella rotonda, si vede l'indicazione per Vercelli e in fondo la città, si continua nella rotatoria e si prende per Torino, sperando nella buona stella: alla rotonda successiva sparisce Torino e c'è Alessandria; si sa che Casale è in quella direzione e si va fino alla prossima rotonda dove sparirà Alessandria e tornerà Casale. Più o meno così è la segnaletica sulle nostre strade comuni; non mancano poi cartelli con limiti di 30 km orari dimenticati in un cantiere chiuso da anni e altre stravaganze. Si dirà che ora c'è il navigatore satellitare: per chi lo usa e per chi conosce la strada le indicazioni sono inutili, per gli altri sono spesso ingannevoli. Se sono inutili o inservibili tanto varebbe abolirle del tutto, ma sicuramente anche su esse qualcuno ci guadagna. E qualcun altro paga.
Entrate e uscite "In una vasca con X litri d'acqua, ogni minuto da un rubinetto ne entrano Y litri e da un foro sul fondo ne escono Y+Z: in quanto 43
tempo si svuoterà la vasca?" Più o meno questo era uno dei miei primi problemini scolastici. Non molto diverso è il problema di ogni governo: se le spese superano le entrate le casse statali si svuotano. Perchè questo non accada o si riducono le spese o si aumentano le entrate, o si apre il rubinetto o si restringe il foro d'uscita. Supponiamo che il rubinetto sia alimentato da una vasca più alta e più grande in cui tutta la comunità versa secchi d'acqua prelevata da un pozzo e che l'acqua che esce dal foro sul fondo serva per dissetare la gente, irrigare i campi, abbeverare il bestiame, serva alla comunità. Se qualcuno fa il furbo e non contribuisce a versare nella vasca superiore l'acqua del pozzo (che ipotizziamo inesauribile) merita il biasimo di tutti perché costringe gli altri a maggior lavoro o a ridurre la disponibilità di acqua. Ma se un altro fa nascostamente un altro foro nella vasca per usare l'acqua a suo vantaggio o facendola disperdere in terre incolte, questi non è meno riprovevole di chi non contribuisce a rifornire di acqua le vasche. Per la comunità il risultato è esattamente uguale: o maggior lavoro o minore disponibilità. Chissà perché molti che s'indignano contro coloro che evadono le imposte, li additano come nemici pubblici, come parassiti indegni, non fanno altrettanto contro chi magari le imposte dice di pagarle (in realtà le paga con le imposte pagate da quelli che pagano il suo stipendio) ma spreca il denaro sudato da altri. Forse perché sono fra quelli? Scritto il 31/01/2010 Mi piace l'Italia Sono felice di vivere in Italia. È un paese bellissimo, dove quello che è scritto sui giornali non va detto al telefono, dove - a spese dello Stato - possiamo leggere cosa fa nel letto e nel cesso chiunque, dove chi tende trappole agli avversari vi finisce dentro per "par condicio", dove chi ferma l'autopompa dei pompieri può anche insultarli perchè non spengono l'incendio, dove la Costituzione viene spesso agitata e talvolta applicata, se conviene. Nemmeno da confrontare con l'URSS di un tempo quando nelle 44
case si era spiati e denunciati da portieri e vicini, ora si sa tutto quello che dici anche se in aperta campagna parli di tua suocera: tutto viene ascoltato, registrato, verbalizzato e messo nella stampa; c'è solo l'impossibilità di essere spediti in qualche Siberia, per mancanza di spazio. Purtroppo ora possiamo sapere quello che uno pensa di qualcuno o di qualcosa solo se lo dice, ma i progressi della tecnica sono esponenziali e presto - finalmente - potremo sapere anche quello che pensa: finalmente pensar male e agire bene sarà più grave del parlare bene e agire male. Scritto il 17/03/2010 Anziani Se chiamano giovani persone di 45 anni, una di 65 non può essere detta anziana ma - al massimo - matura, come era definita una di 45 anni quando i giovani non ne avevano più di 25. Oggigioro a 10 anni non sono più bambini ma restano giovani fino a 50 e non diventeranno mai vecchi, credono. Apprendo con piacere che nemmeno io posso essere definito anziano: gli anziani non usano Internet, dicono, e non usando Internet sono informati solo dalla televisione, tranne quelli che possono permettersi anche i giornali cartacei. Magari non sapranno usare il Web ma sicuramente tutti gli anziani conoscono appieno, per averli adoperati fin da piccoli, termini quali "troiler, shopper, welfare, triage, media (letto midia), share, week end, ticket, car,day hospital, day surgery, spoils system, fiction, stalking, class action, question time, show, tax day, baby sitter, ecc. ". Ma non capirebbero "carrello, borsa, benessere, priorità, quota, fine settimana, tassa, auto, ospedale giornaliero, chirurgia ambulatoriale, spoliazione (sistema dello spoglio), finzione, persecuzione, azione collettiva, interrogazioni o interpellanze (parlamentari), spettacolo, giornata antitasse, bambinaia, ecc.": per questo in TV, supermercati, documenti e luoghi pubblici non li usano. Scritto il 08/03/2010 45
Non votano E poi si meravigliano che la gente non va a votare. Si è passati dal 70,5 del 2005 al 64,2 del 2010: meno 6,3% sul totale degli aventi diritto, ma in pratica delle persone che hanno votato nelle precedenti elezioni regionali dieci hanno votato anche nel 2010 e una no, una diminuizione del 10%. Ma anche il lamentarsi del calo della partecipazione forse fa parte di quello che dicono ai telespettatori, ma in cuor loro sono felici di poter "lavorare" rendendo conto al minor numero di persone possibile, di fare i loro interessi senza troppi controllori. Fatico non poco a fidarmi di gente che mi vuole convincere della verità che in un metro quadrato ci stanno comodamente dalle dieci alle venti persone, come affermano spudoratamente ogni qual volta organizzano una qualche adunata in piazze romane circondate da antichi palazzi e non da camper pronti a spostarsi a seconda del numero dei partecipanti dichiarati. Questo prima delle elezioni. Ad elezioni avvenute invece tutti hanno vinto, o meglio tutti ci dicono d'avere vinto. Mi piacerebbe sapere se quello che dicono in TV al popolo bue lo ripetono nelle riunioni di partito: se cosi fosse potrebbero passare di sconfitta in sconfitta credendosi vittoriosi. Se hanno avuto una diminuizioni di consensi rispetto alle precedenti consultazioni trovano sicuramente un'elezione in cui sono andati peggio e confrontano i risultati con quella, se hanno perso qualche milione di voti ma hanno vinto in quattro comuni di 500 abitanti citano questa grande vittoria. A quanto ci dicono, vincono sempre e comunque mentre gli avversari perdono sempre e comunque, a prescindere dalla realtà dei risultati. Non capisco come possano pensare che la gente comune, anche la piÚ affezionata al partito creda sempre e comunque alle panzane che raccontano, che non si accorga che si arrampicano sugli specchi, che stiracchiano Costituzione, Leggi, fatti, numeri e risultati elettorali per adattarli alle loro convenienze: forse sono meno furbi di quanto si credono. Scritto il 29/03/2010
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Capire Alla mia età è un po' dura. Non mi ritengo tanto vecchio da vivere fuori dal mondo e solo di ricordi, ma mi è sempre più difficile capire quello che la gente dice o scrive. Non perché sia tonto, sordo o cieco (bastano gli occhiali per leggere) ma perché ogni giorno m'imbatto in parole sconosciute. A volte sono parole nuove per concetti nuovi, il più delle volte però non spiegati. Chi scrive forse dà per scontato che chi legge sappia il significato o forse non gli interessa farsi capire. Se fossero parole italiane potrei magari trovarne uno approssimativo basandomi sulla radice comune ad altre parole dal significato noto. Sono invece parole angloamericane e spesso acronimi o termini composti in quella lingua. Come Internet, ma meno male che c'è: quando leggo un termine sconosciuto posso sempre cercarlo lì e trovarne la spiegazione. Non è detto che se poi lo sento dire, subito lo riconosca. Abituato alla grafia italiana, su quelle parole ho l'unica certezza che non si pronunciano mai come sono scritte: ogni altro modo potrebbe andar bene. Non ho studiato inglese in gioventù e dopo non mi ha mai attratto quella lingua, parlata sì nell'intero mondo ma forse proprio per questo imbastardita e storpiata come credo sempre sia stata una lingua franca. Di molte parole scritte ho imparato il significato ma di nessuna sono certo di sapere l'esatta pronuncia. Una pubblicità mostra persone anziane che non capiscono i discorsi altrui: si suggerisce di acquistare un apparecchio acustico, ma magari abbisognano di un traduttore simultaneo. I termini per nuove cose materiali o immateriali necessariamente ci arrivano da chi per primo queste cose scopre o inventa e per infiniti motivi chi le inventa usa la lingua inglese. Non sarebbe male che chi scrive in italiano, per farsi capire dagli italiani non specialisti della materia usasse termini nostrani o ne spiegasse il significato. Invece capita non solo che nessuno fa il minimo sforzo in tal senso, ma l'indolenza degli scriventi è tale che - forse per ignoranza - il più delle volte usano termini per capire i quali non è necessaria Wikipedia ma basta benissimo un dizionario inglese-italiano. Loro non lo usano, lo devono fare i lettori. Così oggi tutti parlano di welfare, di ticket o di trolley come se in 47
italiano non fossero mai esistite parole perfettamente idonee a significare la stessa cosa, parole antiche in un'accezione moderna. Magari non sanno né scriverle né pronunciarle correttamente, ma moltissimi usano solo parole straniere e forse moltissimi, almeno fra gli anziani, faticano a capirle e a volere cake per dolce. Perfino in chiesa il vecchio caro Jesus Christus è ora detto Gisas Craist: anche l'idea di rendere la liturgia più comprensibile abolendo il latino sta andando a farsi benedire. Scritto il 23/04/2010
Partita doppia Abbiamo inventato la Partita Doppia contabile e abbiamo la doppia partita calcistica, due squadre che si incontrano due volte nel campionato di calcio. Ma non ci fermiamo li. Abbiamo doppie assemblee legislative che si occupano per almeno due volte dello stesso disegno di legge, doppie corti di giustizia che si occupano in merito allo stesso reato, per avere una sentenza dobbiamo aspettare almeno il doppio degli altri; abbiamo il doppio lavoro, il doppio stipendio, la doppia pensione, le auto posteggiate in doppia fila, la doppia vita, il doppio senso nostrano e il doppio sesso importato, la doppia mensilità a dicembre, l'euro che vale il doppio delle mille lire e il costo delle merci almeno raddoppiato (con il numero sul cartellino del prezzo rimasto quello di prima); abbiamo polizia e carabinieri, guardie di finanza e guardie forestali, regioni e province, ecc., ecc., ecc. Non c'è dubbio: siamo esperti in doppiezza e più si è esperti più si è importanti. Scritto il 12/12/2009
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Minareti Minareti: gli Svizzeri non li vogliono nel loro paese e il mondo insorge. Campanili: i musulmani non li vogliono nel loro paese, ma va bene così. Equità vorrebbe che venissero accettate le richieste di erigere una moschea con minareto in paesi che mai le hanno avute (lottando a lungo perchè non gli venissero imposte), a condizione che venissero accettate le richieste di erigere una chiesa con campanile in paesi che non le hanno mai avute (o che le hanno distrutte per sostituirle con moschee e minareti). Pretendere senza dare è arroganza, prepotenza. Si può, anzi si deve, dire che ci sono paesi musulmani mentre non si deve dire che ci sono paesi cristiani, ma solo democratici: il che equivale a dire che ci sono paesi democratici e paesi musulmani, e non va detto. Non vorrei che la presenza di moschee e minareti facesse considerare paesi musulmani i paesi europei e che diventassero come quelli. Essere tolleranti non significa cedere agli intolleranti, essere contro la violenza non significa disarmare la polizia e lasciare campo libero ai violenti: resto del parere che l'ospitante non deve offendere l'ospite ma anche che l'ospitato deve adattarsi agli usi della casa e non imporre i propri, non pretendere che sia tolta una croce e messo un minareto. Essere buoni va bene, ma essere tre volte buoni si è mona, dicevano dalle mie parti. Magari poter erigere minareti è più che giusto e coerente con i nostri principi, ma non so se rinunciare al presepio, ai canti di Natale, al simbolo della croce, a vedere la faccia della gente, a tutelare le donne e a quant'altro possa non piacere appieno ai nuovi arrivati - ospiti graditi o indesiderati sia essere buoni o tre volte buoni. Scritto il 01/12/2009
Paradisi Se al termine di questa vita dovessi andare in paradiso, vorrei che fosse quello di mia mamma e delle mie nonne. Vorrei trovarmi in 49
compagnia dei martiri, dei santi e di tutte quelle brave persone che in vita loro hanno agito per il bene del prossimo, hanno tribolato per il bene degli altri. Se invece mi trovassi con gente che per guadagnarsi il paradiso e la compagnia di belle donne ha fatto male al prossimo e ucciso persone innocenti, allora non mi sentirei in paradiso. Scritto il 02/01/2010
Dicono È sicuramente colpa mia, che non mi sono informato, che non ho voglia di documentarmi perchè in ogni caso non potrei cambiare le cose. Ma nella mia ignoranza quello che mi si dice mi sembra a volte illogico. Da decenni dicono che con l'ora legale si risparmia un sacco di elettricità, un sacco di soldi. Come questo avvenga non l'ho ancora capito: non è che la gente invece di accendere la luce vada a letto perchè sono le ventidue e non le ventuno, anzi. Quelli che prima aspettavano le 21 per andare in discoteca o accendere il televisore con l'ora legale aspettano le 22 e smettono come prima due, tre o sei ore dopo. Quelli che lavorano di notte quando è buio accendono la luce (le macchine consumano la stessa energia ci sia o no luce) e la spengono quando non serve: se ci sono sei ore di buio sarà accesa per sei ore, a cominciare dalle 21 con l'ora solare o dalle 22 con l'ora legale. Mi chiedo anche come fanno a sapere che si consuma meno o di più se al massimo possono far confronti con quello che succedeva da marzo a ottobre 40 anni fa (uso numeri inventati, per esemplificare) o fra i consumi immediatamente precedenti e seguenti l'inizio dell'ora legale. In questi giorni penso a un'altra cosa che ci ripetono continuamente: la terra si sta riscaldando. Sicuramente sarà vero, ma io intanto devo far funzionare a lungo la caldaia, uscire poco e coprirmi molto. Alla TV vedo città coperte di neve, tanta gente infreddolita e solo qualche coraggioso o fortunato che fa il bagno in 50
mare. Ricordo infine quante volte ho sentito dire che gli immigrati sono una fortuna per il nostro paese, qualsiasi immigrato: nero, giallo, bianco, lavoratore o meno, regolare o meno; sono giovani e fanno figli. Anche questo sarà senz'altro vero, ma mi sorge il dubbio che si voglia vedere - o più probabilmente far veder - solo il lato positivo. Si parla d'integrazione; perchè gli italiani si integrino con gli altri, forse nelle scuole si abolirà l'italiano, si parlerà solo inglese: l'italiano si userà solo in casa, sarà il dialetto di tutti quelli che non parlano dialetto. Anche ammettendo che tutti gli stranieri siano buoni (siamo quasi tutti d'accordo che ci bastano i cattivi nostrani) e giovani, anche loro possono ammalarsi e invecchiare e dovranno essere curati e accuditi. Più che giusto, ma se lavorano in nero, se non lavorano, se quelli che contribuiscono alla spesa pubblica sono molto meno di quelli che non lo fanno, allora i costi possono superare i benefici, con costi e disagi aggiuntivi per i contribuenti. È questione di equità: non si dovrebbe dare diritti a tutti senza imporre doveri, per rispetto di chi sopporta doveri magari senza poter far valere diritti. Se si devono aspettare ore al Pronto Soccorso e mesi per analisi o interventi, forse il nostro sistema sanitario non è attrezzato per curare l'intero mondo: è giusto curare chi è in Italia, ma dopo averlo curato non è inumano o razzista allontanarlo se vi è illegalmente. È solo far rispettare la legalità, come far pagare le imposte o la multa a chi deve. E fanno figli e avranno bisogno di asili, di scuole, di cure, di soldi. Tutto questo costa, ma sicuramente costa meno di quanto gli adulti contribuiscano alla spesa, altrimenti non sarebbe così certo che più gente arriva più fortunati siamo. Per nutrirli e vestirli servono altri soldi: bisognerà aiutare le loro famiglie e finalmente, per non sembrare razzisti, saranno concessi anche in questo paese quegli aiuti, quelle agevolazioni che le famiglie italiane aspettano da decenni e che forse anch'esse avranno. E si creeranno nuovi posti di lavoro per dare lavoro a nuovi immigrati oltre a quelli che verranno per fare quello che gli italiani e i vecchi immigrati non vorrannno più fare e l'Italia, dicono, sarà sempre più prospera e ricca. Chissà. Scritto il 12/01/2010 51
Chi può non vuole, chi vuole non può. Un tempo i bambini facevano i capricci, volevano qualcosa solo perché gli veniva negata e quando la ottenevano non sapevano che farsene, non gli interessava più. Molti bimbi italiani non hanno più modo di desiderare qualcosa, l'hanno prima. Gli adulti invece possono ancora pretendere quello che gli viene rifiutato, rifiutandolo se gli è permesso. Un uomo e una donna che possono unirsi in matrimonio non lo fanno; due persone dello stesso sesso che non lo possono, lo pretendono. Forse se lo potessero lo rifiuterebbero. Fatico a capire entrambi i comportamenti. Il matrimonio è pur sempre fondamento della famiglia, come dice la nostra Costituzione, troppo spesso invocata o ignorata secondo opportunità. Una famiglia presuppone almeno la possibilità di figli e i figli umani non sono come quelli dei pesci, non sono in grado di sopravvivere senza cure parentali, hanno bisogno degli adulti per molto tempo, possibilmente di una famiglia stabile. L'unione di un uomo e una donna può essere per interesse, per diletto, per procreare, per crescere figli, per tutto questo, per un capriccio passeggero, per un impegno duraturo. Se si pensa ad un duraturo impegno reciproco e a figli si dovrebbe pensare al matrimonio. Si può fare anche senza, ma sarebbe come guidare l'auto (magari benissimo) senza patente, senza un documento che certifica la capacità di farlo. Al contrario, una coppia dello stesso sesso non può generare figli propri e cadono tutti i presupposti di famiglia e di matrimonio. Parificare l'unione omosessuale al matrimonio sarebbe come dare la patente di guida a chi non sa e non saprà mai guidare, che si compra l'auto solo per godimento estetico. Proprietà dell'auto e patente di guida sono cose diverse; matrimonio e convivenza omosessuale pure A volte penso che si voglia il matrimonio per poter divorziare, il lavoro per poter scioperare o (come quel tale della storiella) la zappa non per zappare ma per potervisi appoggiare. Scritto il 30/01/2010 52
Creanza Se fossi ospite in una casa non chiederei di cambiare il colore delle pareti perché a me non piace e tantomeno mi rivolgerei a un giudice perchè facesse togliere quei colori che offendono il mio buon gusto. Se andassi in Gran Bretagna in auto terrei la guida a sinistra contro le mie abitudini di una vita - e non chiederei ai giudici di obbligare gli inglesi a circolare con guida a destra perché la guida a sinistra offende la mia sensibilità. Dicono che una signora di origini finlandesi si sia sentita oltraggiata dalla presenza nelle scuole italiane del crocifisso ed abbia chiesto ed ottenuto da una corte europea l'ordine di toglierlo. Se la pensassi come la signora e andassi in Finlandia, pretenderei che venisse tolta la croce dalla bandiera finlandese e chiederei agli stessi giudici cui si è rivolta la signora di far togliere da tutti i luoghi pubblici l'attuale vessillo con un così odiato simbolo. Ma intanto, per ricordarla e ringraziarla, metterei nelle nostre aule la bandiera della sua nazione appesa ad un'asta orizzontale. Scritto il 12/11/2009
C'era una volta C'era una volta un Re; una volta diventatato re lo era tutta la vita: era una monarchia. Ora c'è il Presidente; una volta diventato presidente lo è per un tempo predefinito, prorogabile: non é una monarchia ma una repubblica. C'erano una volta i coniugi; una volta sposati lo erano per tutta la vita: erano una famiglia. Forse in futuro una volta sposati lo rimarranno a tempo predefinito, rinnovabile: non saranno più una famiglia ma un'altra cosa. Un legno piantato nell'orto è un albero se può dare foglie, fiori, frutti, altrimenti è un palo; se vi è padre, madre e possibilmente figli è una famiglia, altrimenti è come un palo. Non conosco fattore che curi un palo come un albero da frutto. 53
Una volta nella famiglia c'era mutua assistenza, oggi ci dicono che dove c'è mutua assistenza c'è famiglia. Una volta le famiglie crescevano i figli, oggi i figli crescono le famiglie: una volta una famiglia con tanti figli, oggi un figlio con tante famiglie. Scritto il 23/10/2009
Più eguali Forse lo strano sono io, ma mi sembra strano che appena finito di benedire la Corte Costituzionale per avere ribadito che siamo tutti eguali di fronte alla legge ci si scandalizzi perché non viene approvata una norma che (a quanto ho capito) prevedeva aggravanti nel caso che vittima di un reato fosse un omosessuale. Devo ritenere che una bastonata o un insulto fa più male a un omosessuale che a qualsiasi altra persona? Queste discriminazioni "a favore" mi paiono non meno "razziste" di quelle "contro", privilegi di persone più eguali delle altre. Questa orwelliana costatazione vale anche al contrario. Per incentivare ristrutturazioni o migliorie verdi si danno incentivi fiscali. Ma ci sono persone che di questi incentivi non possono beneficiare, perchè sono troppo povere, meno eguali delle altre. Una persona è proprietaria di una casa, una vecchia casa ereditata, e vive con una pensione talmente bassa da non dovere pagare imposte. Se deve fare qualche lavoro alla sua casa non può beneficiare delle esenzioni cui invece hanno diritto proprietari più ricchi di lei. Il suo vicino può scalare parte della spesa dall'IRPEF ma lei no: è troppo povera per avere imposte da pagare e dovrà rassegnarsi ad indebitarsi per un importo superiore o cercare di pagare il meno possibile, magari in nero. Scritto il 14/10/2009
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Ticket Leggendo sul Giornale di Vicenza l'articolo "Ticket, truffa all'Ulss? Il processo è da rifare" ho ripensato a quello che segnalo da anni. Giusta o iniqua che sia c'è una tassa sulla salute, un contributo da pagare per le prestazioni del Servizio Sanitario detto (chissà perché) ticket, con relative esenzioni collegate al reddito. È opinione corrente che molti non dichiarino il reddito reale, così di fatto spesso non si favoriscono i meno abbienti ma i più furbi mentre i ricchi onesti il più delle volte non si avvalgono del servizio sanitario pubblico e non pagano ticket. Meglio sarebbe - a mio parere - non mettere tasse, far pagare le giuste necessarie imposte, punire chi non le paga e chi abusa del Servizio Sanitario. Ma ammesso che sia giusto pagare la tassa e giusto collegare l'esenzioni al reddito, resta un'ingiustizia palese: il limite di reddito fissato. Questo non è 36 mila euro come scritto nell'articolo, ma 36151,98 euro. Il che dimostra evidentemente che tale importo è stato stabilito prima dell'euro e corrisponde a 70 milioni delle vecchie lire, tondi tondi. D'allora ne è passato del tempo: quello che pagavo 1000 lire ora pago 2 euro; politici, magistrati e tutti coloro che hanno potuto si sono adeguati il reddito, perfino la mia pensione è aumentata del 20% e sono certo che è aumentata meno del costo della vita. Ma il limite di reddito familiare per beneficiare dell' esenzione dal ticket è tuttora fermo ai 70 milioni di lire lordi annui, cioé 36151,98 euro. Così mentre si è generosi con chiunque voglia curarsi in Italia purchè straniero e non lavori regolarmente non si trovano fondi per adeguare quel limite di reddito che se era equo dieci anni fa non lo può essere ora e viceversa. Una coppia di pensionati ogni anno deve verificare che l' aumento inadeguato delle loro pensioni non le abbia portate a livello tale da superare il limite, un tempo ritenuto irraggiungibile ma sempre più vicino: più diventano poveri e più sono considerati ricchi indegni dell'esenzione. Sempre ammettendo che sia giusto porre un limite è ingiusto non usare criteri di gradualità: non dovrebbe verificarsi il caso che se uno ha un reddito superiore al limite finisca con averlo più basso. Una persona che guadagni 36152 euro lordi non è più ricca di una che guadagna 2 55
centesimi in meno e non dovrebbe pagare più di 2 centesimi di ticket. Altra peculiarità - se non sbaglio - sta nel fatto che il limite è quello sia che si tratti di famiglia di una, due o cinque persone: mentre una persona con 36 mila euro può star bene, altrettanto bene non sta se con quella somma devono vivere in due e meno ancora se in cinque. Con strana coerenza, mentre si deve sempre sommare al proprio il reddito del coniuge per stabilire il reddito familiare non è sempre detto che si possano sommare alle proprie le spese sostenute per il coniuge, nemmeno quando questi ha un reddito insufficiente per operare detrazioni fiscali. Naturalmente in barba alla Costituzione - una coppia di fatto ha il limite di reddito che è il doppio di una coppia sposata. Non so se quei signori dell'articolo siano truffatori, ma so che sul prospetto che ti danno da firmare non è precisato come si debba calcolare il reddito, che ho chiesto precisazioni anche alla mia Regione senza avere risposta ed ho dovuto cercarle in Internet. Nel dubbio si dovrebbe rinunciare ai propri diritti, perché non vale "in dubio pro reo" ma "in dubio pro eo (Stato, Fisco)": se hai torto paghi tu, se hai ragione paghiamo tutti. Scritto il 04/12/2009
Inflazione Secondo il vocabolario inflazione è: "1 econ. Processo di costante e generalizzato rialzo dei prezzi" "2 fig. Aumento quantitativo, eccessiva diffusione di qlco. che ne determina la perdita di valore". Mentre nel primo significato l'inflazione a luglio in Italia è stata la più bassa dal 1959, nella seconda accezione credo che per moltissime cose non sia mai stata così alta nel mondo. Radio, televisione, giornali, telefonini, PC, notebook, palmari c'inondano con un mare di notizie in cui è anche difficile pescare quelle interessanti fra le tante banali, inutili, ripetitive. Stupro era una parola che pochi conoscevano, oggi non passa giorno senza averne notizia. Magari succedeva anche un tempo, ma oggi si beve 56
caffè e notizia di stupro: o ci si abitua o non si beve più il caffè. E lo stesso vale per furti, rapine, omicidi con le armi più varie compresa l'automobile, anche se in questo caso si parla di "auto impazzita", forse in circolazione grazie alla legge Basaglia. Poi ci raccontano di Tizia che ha lasciato Caio per mettersi con Sempronio che s'è stufato di Sarah che ora "esce" con Fermo, cugino di Lucrezia ex 1^ moglie di Pietro e 3^ di Paolo e attuale compagna di Tommaso detto Didimo, appunto. E ogni estate ci dicono che fa caldo e la gente fa la coda in autostrada per andarsi a riposare, in inverno che fa freddo e la gente fa la coda in autostrada per andare a sciare, in primavera e in autunno che non ci sono più le mezze stagioni, e mai un giorno che la temperatura sia esattamente quella media del mese (scandaloso!). Non meno inflazionate sono le fotografie. Comperare la pellicola, farla sviluppare, fare stampare le foto richiedeva una certa spesa e i soldi erano pochi: tranne quelli che di foto vivevano e quelli che di soldi ne avevano, non erano moltissimi a avere una macchina fotografica e tanti di questi facevano foto con parsimonia, se proprio ne valeva la spesa, e non tutte riuscivano. Ora le foto si fanno e si mandano anche telefonando, se ne possono fare migliaia solo spendendo per l'attrezzatura (magari costosa) o per la stampa: poi si scaricano sul PC e - volendo - in rete dove tutti possono vederle. Ce ne sono milioni, di bellissime, di belle, di così e così e di brutte e ognuno può scegliere secondo i suoi gusti. Per secoli il problema è stata la scarsità di cose, la carestia; abbondava solo quello che non si voleva: malattie, fatica, patimenti. Ora il "problema" è la sovrabbondanza che complica la scelta, l'inflazione che fa perdere valore. Una foto era una cosa preziosa, da conservare con amore: oggi è una cosa senza valore, si dà un'occhiata e si passa a un'altra, tralasciando molte che nel frattempo si sono rese accessibili. Resta il piacere di scattare foto per se stessi, potendo sbagliare senza pagare. Lo stesso vale per i filmati, un tempo praticamente inesistenti e oggi alla portata di chiunque, da chi va all'asilo infantile a chi è in quello per anziani (ma più bravi sono i primi). Passando dalle pietre scolpite, alle tavolette incise, ai papiri, alla pergamena, alla carta, dagli amanuensi alla stampa, dagli incunaboli ai giornali stampati, la quantità di parole scritte e lette è via via aumentata e la fatica materiale di scriverle diminuita. Con 57
l'avvento del computer, dei programmi di gestione dei testi, di Internet la possibilità di scrivere è esplosa: è estesa a tutti, abbiano o no qualcosa da dire, sappiano o no dirla. Così gli scriventi sono diventati innumerevoli e gli "scrittori" numerosi. Col crescere delle parole scritte forse sono aumentate anche quelle lette, ma in mezzo a tanta abbondanza il lettore ha il non piccolo imbarazzo della scelta: ci sono più aghi nel pagliaio, ma questo è diventato immenso. Nonostante gli aiuti di Google, se non si beneficia di qualche dritta ci vuole molto più tempo per scartare l'inutile che per leggere l'utile. La vita si allunga, ma le giornate restano di 24 ore, e ogni giorno si deve mangiare, dormire, distrarsi, fare sport, tante altre cose e magari anche scrivere, come sto facendo io, come stanno facendo tantissimi altri, ogni giorno sempre più seppellendo in una montagna di testi terrosi i pochi testi preziosi che non si avrà il tempo di trovare. "Chi trova un amico trova un tesoro", si diceva un tempo. E un amico era un tesoro, un vero amico era ed è un raro tesoro. Si ha invece l'inflazione dei cosiddetti o sedicenti amici, soprattutto grazie ad Internet e ai suoi derivati. Entri in un qualche sito, ti registri e puoi chiedere o accettare di diventare amico con un qualsiasi altro registrato. Da cosa nasce cosa e diventi amico dei suoi amici e degli amici degli amici, tutte persone di cui non conosci nemmeno il nome, non sai dove abitino, chi siano e se quello che dicono sia vero o falso: insomma gente di cui non ti puoi fidare, e possono essere migliaia. Un amico è raro, ma la parola "amico" in certi contesti ha perso ogni valore, inflazionata più del Reichsmark. Si poteva leggere un'intero romanzo come "I promessi sposi" senza trovarvi se non un accenno al rapporto sessuale ("la sventurata rispose"). Ora difficilmente si può leggere anche un piccolo racconto che non contenga almeno una dettagliata descrizione di coito. Pure considerando le variazioni, è un tema antico e la storia necessariamente ripetitiva e decisamente inflazionata, così perdendo il discutibile valore iniziale. La stessa cosa vale per il sesso parlato e praticato, diventato talmente abituale e banale da non valere e soddisfare molto più di qualsiasi altra quotidiana funzione corporale come mingere o defecare. Una forma nobilitata del sesso viene definita "Amore", anche questo inflazionato sia come definzione sia nella sostanza. Può essere egocentrico, egoistico, 58
tirannico, dispotico, ossessivo, possessivo e viene sempre detto amore, mentre un amore rispettoso, recicproco, disinteressato, generoso può durare un niente ed essere sostituito da un altro amore equivalente. Molti amori, quindi, un'inflazione di amori svalutati. Per molti - ma non per tutti - c'è sovrabbondanza di cibo, un'inflazione di merendine e altro cibo pronto che non fa più desiderare e apprezzare un semplice pezzo di pane-burromarmellata o pane-e-olio. Magari desideriamo il piatto che la mamma ci faceva per il nostro compleanno, ma tutto il resto è indifferente, di valore solo pecuniario, privo del grande valore del desiderio: quello che vogliamo lo vediamo e lo comperiamo, semplicemente e banalmente. E non cè più il piacere dell'attesa, di aspettare, di desiderare (essere "promosi", diceva mia mamma) di un frutto di stagione, di un piatto un tempo fatto raramente: gnocchi, "fugassa", sopressa, e anche baccalà alla vicentina o i semplicissimi "bigoli con la sardela" (o forse sì, se fatto da mamma come un tempo). Anche per i bambini - i nostri - c'è l'inflazione dei giocattoli: ne hanno moltissimi, non fanno a tempo a desiderarne di nuovi che subito arrivano. Non aspettano la Befana o il compleanno. Il "valore" di un giocattolo fra i tanti non può essere pari a quell'unico giocattolo, a lungo atteso che forse arrivava e forse no, alla bicicletta sognata per anni. Forse solo quando saranno più grandi dovranno attendere qualche mese per avere la motoretta: adesso hanno la stanza piena di giocattoli, vuota di fratelli e giocano con la playstation o un pezzo di legno. Scritto il 02/08/2009
Fuori dal coro Un tempo erano pochi coloro che se ne lamentavano: gli operai non pagavano RM (Ricchezza Mobile) e il problema dell'equità e dell'evasione fiscale non li toccava. Se non ricordo male - era molti 59
anni fa - sul mio stipendio però c'era la "trattenuta di RM cat. C2". Quando le imposte furono trattenute sulla retribuzione di tutti i dipendenti ne fui contento perchè così - finalmente - l'iniquità fiscale sarebbe stata percepita e combattuta da molte altre persone e dai sindacati. E così è stato; tutti ne parlano, tutti condannano l'evasione fiscale che dicono tuttora abnorme ed enorme, anche se molti sono evasori ma - stimano - non quanto gli altri. A volte sono onesti solo perché impossibilitati a non esserlo. Pochi erano più arrabbiati di me contro chi evade imposte o tasse. Ho però potuto constatare a mie spese quanto rapace possa essere il fisco, come possa legalmente effettuare un'ingiustizia approffittando dell'onestà e ingenuità del cittadino che si aspettava un fisco altrettanto onesto. Se prima pensavo che chi non paga quanto lo Stato richiede si comportasse da ladro nei confronti degli altri cittadini, ora arrivo a pensare che possa invece trattarsi di legittima difesa, talvolta di un eccesso di legittima divesa: non si limita a non farsi derubare ma a sua volta deruba quello che ritiene un ladro. Con questo non voglio giustificare tutti gli evasori, quelli che scientemente e criminalmente si arricchiscono a spese della comunità, ma considero la possibilità che talvolta non di briganti si tratti ma di gente timorosa di essere rapinata, che ritenendosi obbligata a scegliere tra l'essere derubata o rubare, opta per quest'ultimo. Se si vuole che i cittadini siano onesti col fisco, il fisco dovrebbe dare l'esempio ed essere onesto con i cittadini. Sbagliano i cittadini che vogliono i servizi senza pagarne il costo, ma ancor più sbaglia lo Stato (e derivati) a far pagare ai cittadini prezzi esorbitanti per servizi carenti o inesistenti. Un cittadino onesto può sentirsi obbligato a contribuire al buon funzionamento dello Stato, ma appunto perchè onesto non può accettare di pagare di tasca sua sprechi, corruzione e clientelismo. Uno Stato corretto, non esoso, non ingiusto, senza sprechi e favoritismi, con leggi semplici e chiare che permettano agli onesti (ingenui) di osservarle senza rischi di sbagliare e non consentano ai disonesti (furbi) di aggirarle, uno Stato che ha fiducia nell'onestà dei cittadini può avere la fiducia dei cittadini, può e deve pretendere da essi onestà e condannarli duramente se mancano. 60
Questo in Italia non succede e non me la sento di unirmi al coro per gridare solo contro gli evasori. Scritto il 09/08/2009
Da casa a casa Ho scoperto d'avere sempre sbagliato casa, non a trovarla ma a dirla. In un sito dove si discute di lingua italiana ho letto "Prezioso il link del DOP (Dizionario d'Ortografia e Pronuncia), ma sono un po' deluso: riportano la pronuncia alternativa di "colonna", ma non segnalano l'esistenza di quelle di "casa" e di "zio" e poi "Eppure, un italiano che pronunci "casa" come fanno al nord, non sarà percepito come una persona ignorante che parla in maniera scorretta" La cosa mi ha incurisito. Qui al Nord non mi pare avere mai sentito qualcuno dire casa in modo sbagliato: qualche commilitone diceva "baita" o "ca'", ma tutti se dicevano casa dicevano casa, esattamente come lo dicevo io. Allora penso di non avere capito come pronunciano "casa" in qualche parte del Nord e chiedo. La risposta è: "Come "rosa". Mai avrei pensato che si potesse (dovesse) dire in modo diverso, ma in effetti sul DOP la pronuncia è resa con [casa], [sole], [ro∫a]. Casa è una delle prime parole che ho imparato, da settant'anni ho sempre sentito dire e detto ca∫a. Nel normale alfabeto italiano la ∫ non c'è e di regola s fra vocali suona come in ro∫a. È pur vero che io dico Presidente e non Pre∫idente, ma pensavo di sbagliare. Ed è anche vero che basta guardare in un buon vocabolario con la trascrizione fonetica e si sa quale dev'essere la corretta pronuncia, ma non è così semplice come credono gli esperti, i linguisti che si occupano della materia. Anche se fosse semplice, mai e poi mai mi sarei sognato di andare a controllare la pronuncia di una parola così usuale sulla quale non potevo avere dubbi di sorta: "vieni a ca∫a" diceva mia madre, "compiti per ca∫a" diceva la maestra, "andiamo a ca∫a" si diceva in ufficio e se qualcuno diceva [casa] io capivo [ca∫a] o pensavo avesse un difetto di pronuncia, se non era spagnolo. 61
Non amando molto le doppie, se quì diciamo [casa] suona come [cassa] ed è sempre meglio stare in ca∫a che in cassa. A quanto ne so l'italiano deriva dal toscano ma non è toscano e un'italiano "standard" forse dovrebbe essere un compromesso accettabile o accettare le varie parlate. Ho fatto sentire a mia moglie la "corretta" pronuncia del suo cognome in àn e si è messa a ridere. Si può pretendere che io pronunci le elle e le doppie quando sono scritte, ma pretendere che sabbato vada accasa di Luiggi a mangiare *arne toscana mi sembra un po' troppo. Un tempo si diceva che è meglio mangiarsi un po' di po'enta che tanta *a**a; parlando, ovviamente. Scritto il 21/08/2009 Kabul Non si può non rattristarsi per la morte di una persona e non condividere il dolore dei suoi famigliari, ancor più per la morte di più persone. (1) Più esse ci sono vicine più è grande il dolore: soffriamo per la morte di un familiare, un po' meno per quella di un parente e via via meno per la morte di un compaesano, di un connazionale, di un europeo. La morte degli altri sembra non interessare nessuno: "è caduto un aereo, 150 morti, nessun italiano a bordo" e i 150 morti non sono che un numero. Ci sono volute le migliaia di vittime di New York (fra cui europei e italiani) per sensibilizzare per qualche tempo le nostre coscienze, forse solo per paura di essere nel mirino. Dei civili afghani morti con i sei italiani si dice di sfuggita, come di cosa abituale. Non giudico se sia o no giusto che i nostri militari siano in Afghanistan, ma non è la morte di uno o sei militari che può fare di una cosa giusta una cosa ingiusta. Chi vive rischia di morire, alcuni lavori comportano più rischi di altri: è doveroso cercare di ridurre al minimo i pericoli ma è quasi impossibile eliminarli del tutto. Anche l'impiegato che facesse il lavoro meno pericoloso del mondo può rischiare di morire investito da un'auto mentre si reca in ufficio. Fare il militare implica il rischio di usare le armi contro qualcuno e 62
che qualcuno usi armi contro di te. Le "missioni di pace" dove spadroneggiano uomini armati comportano l'uso delle armi: se così non fosse basterebbe mandare volontari armati di buone intenzioni, magari ben pagati e pronti a scappare in caso di pericolo. Il lavoro è rischioso: chi consapevolmente lo fa merita tutta la mia riconoscenza. È giusto valutare l'opportunità o la necessità di partecipare a tali missioni, valutare se l'interesse della nazione o dell'umanità vale i rischi che comporta, il prezzo da pagare. Voglio sperare che nessuno pensi che poliziotti e carabinieri debbano restare in caserma per non correre rischi con i delinquenti: sarebbe inutile avere forze di sicurezza, come sarebbe inutile un esercito se all'occorenza non fosse usato. Ma ci sarà sempre qualcuno che durante i funerali di militari caduti grida "Pace subito!" o se vede picchiare e stuprare sua moglie si siede in un angolo e da uomo pacifico sussurra: "fai pure con comodo!" Scritto il 21/09/2009 (1) Afghanistan, attacco ai militari italiani
Spiaggia libera. Non mi piacciono gli stabilimenti balneari: il nome mi ricorda il lavoro e tutti quegli ombrelloni e sdraio - uniformi e allineati - mi ricordano la naja. Vado nella spiaggia libera. Il mare è pulito e non sporca la spiaggia, anzi, ma ci sono ovunque filtri di sigaretta. Ci sono in giro anche carte d'involto, lattine e scatolette di bibite, alcuni sacchetti e bottiglie di plastica, ma c'è sempre anche qualche anima buona, qualche buon vecchietto che provvede a portare negli appositi contenitori anche quello che altri maleducatamente hanno lasciato dov'erano, ma non può tutto. È noto che gli italiani non vogliono fare certi lavori, ma non mi 63
sembra un lavoro eccessivamente gravoso non gettare cicche ovunque ci si trovi o portare bottiglie e sacchetti vuoti nei non lontani bidoni. Ci si lamenta delle tasse troppo alte ma si pretende che il Comune provveda ad assumere qualche straniero che ci segua e raccolga le nostre cicche, quando basterebbe tenerle in un pacchetto di sigarette vuoto, invece di gettare questo e quelle su marciapiedi, aiuole, strade, spiagge o dove capita: lavoro troppo faticoso, rifiutato dagli italiani. Certo i bimbi che crescono con genitori che si comportono così, così cresceranno; non so se a scuola insegnano educazione civica, ma se si insegna come civilmente comportarsi forse un giorno anche in Italia le gente sarà rispettosa della legge e del prossimo, almeno quelli che si ritengono onesti cittadini. Scritto il 16/07/2009
Riposa in pace "Carpe diem", vivere giorno per giorno senza pensare al passato è senza preoccuparsi del futuro è molto moderno, seppur molto antico.Lapide Anche per chi dice che il precariato è un male perché impedisce di pensare al futuro, in realtà talvolta lo è perché impedisce di non pensare al futuro - al giorno dopo - e di vivere spensieratamente una lunghissima gioventù. Io non sono più giovane dalla fine della naja moltissimi anni fa; del futuro ancora mi preoccupo ma ormai, mio malgrado, si limita a dove prima o poi finirò. Mi scombussola un po' pensare che dopo essermi lamentato per tutta la vita dell'invadenza burocratica alla fine sarà anche peggio. L'ideale per i burocrati è assegnarci un codice e identificarci con quello in vita e in morte, incasellarci in vita in anonimi condomini, 64
contraddistinti da un numero (in Liguria un civico blu, ché il civico rosso serve alle imprese) e poi in ordinati campinonpiùsanti, con tombe tutte uguali e con un solo codice di 16 caratteri, formato Arial, che dice tutto il dicibile: nome e cognome abbreviati, sesso, data e luogo di nascita. Un bel timbro-datario comunale, a certicare data di decesso e la regolare procedura burocratica: e nient'altro. Se qualcuno fosse interessato, può leggersi quello che succede a Lugo di Romagna. Scritto il 03/06/2009
Vietato vietare Sento dire che vietare una cosa considerandola reato è dannoso perchè fa aumentare il numero dei procedimenti penali intasando la Giustizia. Non mi sembra il modo corretto per valutare l'opportunità di una norma. Che la Giustizia sia già intasata è fuori di dubbio, ma dubito che di questo non ne sia responsabile anche la Magistratura e quei magistrati che difendono non solo la loro autonomia ma anche i loro privilegi, che si avvalgono della teorica obbligatorietà dell'azione penale per la pratica scelta dei casi più graditi, solitamente quelli che danno maggiore visibilità o opportunità politiche. Quando lavoravo non andavo in ferie prima di avere smaltito tutto l'arretrato e le incombenze in scadenza, invece ci sono magistrati che se ne vanno belli belli a godersi vacanze né brevi né poco costose mentre l'innocente resta in galera in attesa di giudizio e il colpevole va libero per la scadenza di non brevi termini. Se si vieta e punisce un'azione ci si attende che questa diventi sempre meno diffusa e magari cessi. I casi da giudicare dovrebbero essere sempre meno dei casi preesistenti, ma così potrebbe non essere se i processi non avessero conseguenze, se si riduccessero ad una formalità, ad una perdita di tempo, se le pene non venissero applicate, ipotesi non assurda in questo Paese. Allora chi commette quell'azione continuerebbe a farlo ed altri sarebbero incentivati a 65
imitarlo e a ridersela di norme e divieti, già succede. Altri sono i modi per giudicare la validità di una norma, altri quelli per rimediare alle carenza dell'apparato giudiziario e fra questi non può esserci la preconcetta (o interessata) ostilità ad ogni tentativo di cambiare le cose. Se non si introducono nuovi reati solo per evitare nuovi processi, per risolvere il problema giustizia basterebbe eliminare tutti i reati esistenti, fare una bella amnistia e delle carceri alberghi e delle guardie camerieri, licenziare (o non assumere, se non si ha fretta) giudici, poliziotti, ecc. Non servirebbero nemmeno parlamentari per fare le leggi, né docenti di diritto e avvocati se non esperti in diritto internazionale, né tanta burocrazie per le pratiche amministrative e nemmeno partiti e congressi di partito. E magari qualcuno dirà che non sarebbe tanto peggio di adesso. Scritto il 21/07/2009
Parametri fissi Passano gli anni, qualcosa cambia e qualcosa resta immutato: quando i numeri non indicarono più migliaia di lire ma euro, quelli dei prezzi rimasero immutati, quello della pensione si dimezzò. Mentre il mio reddito nominale è aumentato di un 20% ma quello reale è diminuito, i parametri reddituali sono rimasti immutati ma sono divenuti incongrui pur restando iniqui. Ne prendo due ad esempio: quello sotto il quale nella mia regione sono esentati da tassa sanitaria (ticket) i bambini sotto i 6 e gli anziani sopra i 65 anni di età e quello sopra il quale non si è considerati familiari a carico. Chiaramente sono stati calcolati in milioni di lire: 70 il primo, 5,5 il secondo, diventati rispettivamente 36151.98 e 2840.51 euro, valori assurdi che li datano al secolo scorso. Parametri iniqui perché non hanno correttivi che impediscano un reddito reale inferiore con reddito nominale superiore: se questo è 36152 euro non si dovrebbe pagare più di 2 centesimi di ticket, per 66
un familiare con reddito di 2841€ il beneficio dovrebbe essere ridotto di soli 49 centesimi. I massimali si riferiscono al reddito lordo, ticket e benefici sono netti: anche questo è iniquo e ingannevole. I 70 milioni di reddito familiare lordo sono 1000 euro netti ciascuno, nel caso di due coniugi. I 5,5 milioni sono 218 euro mensili, meno del rimborso spese per un giorno a Roma di un senatore. Nel reddito familiare si sommano i redditi dei coniugi; se un coniuge guadagna più di 218 euro mensili l' altro coniuge non può considerarlo a carico e detrarre le spese per lui sostenute; se uno guadagna meno di 8000 euro annui non ha IRPEF da pagare; se non ha Irpef da pagare non può evidentemente detrarre spese dall' IRPEF; se un coniuge guadagna più di 2840.51 ma meno di 8000 euro né lui nè il coniuge possono detrarre le spese sostenute. Nel caso di coniugi si considera il reddito familiare per escludere entrambi da benefici, ma le "spese familiari" non si considerano detraibili dal reddito familiare: un ulteriore disincentivo al matrimonio e spregio della Costituzione Italiana (Art. 29. La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull'eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare.) da molti invocata e difesa solo quando fa comodo. Parametri incongrui perché se erano congrui dieci anni fa non lo possono essere ora. Accettando gli indici ISTAT, se allora i limiti erano 70 e 5,5 milioni di lire ora dovrebbero essere 44000 o 3500 euro, arrotondando. Se dieci anni fa godeva di alcuni benefici perchè il suo reddito era ben al di sotto dei limiti previsti, se il reddito consisteva e consiste nella sola pensione rivalutata in misura inferiore all'inflazione, se non è cambiata la legge, se il suo tenore di vita è peggiorato una persona non può sapere di non avere più diritto a quei benefici ed essere punito per non avere pensato e verificato quanto subdolo e ingiusto possa essere lo Stato. Anche se i parametri reddittuali fossero sempre congrui, mi piacciono poco: richiedono burocrazia, rendono più vantaggiose le dichiarazioni menzognere, fanno pagare di più chi più ha pagato. L'imposta progressiva già fa pagare più che proporzianalmente chi 67
ha maggior reddito; se venisse severamente applicata ogni ulteriore discriminazione sarebbe superflua e ingiusta. Non vedo perché una persona che ha pagato tutto il dovuto di imposta debba pagare più degli altri di tassa scolastica, mensa, asilo, eccetera e non essere trattata come tutti gli altri: sarebbe tutto più semplice ed anche più giusto, solo meno demagogico. Chi può spesso non si rivolge alle strutture pubbliche e non paga la tassa, normale o maggiorata: meglio far pagare la giusta imposta a tutti e poi nessuna discriminazione; non si può far pagare il biglietto di entrata solo a chi ha già pagato l'abbonamento. Scritto il 07/04/2009
Se rinascessi Se dovessi rinascere vorrei fare il magistrato. Sono umano e posso sbagliare: qualsiasi altro lavoro facessi un magistrato potrebbe condannarmi per i miei errori; non è detto che succeda subito e sempre, non è detto che poi sconterei la pena, ma potrebbe capitare. Se invece fossi magistrato potrei condannare ma non essere condannato. Non rischierei di fare ponti o case che crollano, di provocare incidenti o danni facendo cose materiali e se provocassi danni a qualcuno o alla società - mandando ingiustamente in galera una persona o lasciandola ingiustamente libera - non dovrei renderne conto: altri pagherebbero i danni e la mia carriera non ne risentirebbe. Ho notizia di un magistrato al quale non sono bastati quindici mesi per motivare una sentenza con conseguente scadenza dei termini di carcerazione preventiva e messa in libertà degli interessati, già 9 anni fa era successa una cosa simile, un giudice in otto anni non è riuscito a scrivere una sentenza. Se fossi magistrato non dovrei pagare per mia negligenza e nemmeno vergognarmene: serve più organico, più personale ausiliario, più soldi, stipendi migliori, più tempo di carcerazione preventiva; di sicuro non necessita più impegno, più coscienza, più 68
dedizione, meno ferie, meno pause caffè, meno impegni extra. Oggi vedo anche "Gioielliere spara e ferisce rapinatore" e la cosa mi indigna: è mai possibile che uno si permetta di sparare prima di essere ammazzato? Se rinato facessi il gioielliere rischierei di morire o provocare ad altri infortuni sul lavoro, ma se divenissi magistrato rischierei solo di condannare quel gioielliere che non si è accertato di essere morto, prima di sparare. Ma potrei anche diventare un laborioso e onesto magistrato come tanti: non so se lo vorrei. Scritto il 17/04/2009
Discriminati "Razzista" sembra sia oggi un insulto come un altro, dato a proposito e a sproposito, senza attinenza con la realtà, un insulto di moda contro chi non la pensa come te. Quello che sarebbe legittima richiesta di equità se riguardasse solo italiani diventa razzismo se riguarda anche stranieri, quello che si ritiene giusto nei confronti di qualcuno è razzismo nei confronti di altri. E così si è "razzisti" quando si chiede il rispetto della legaltà da parte anche dei nuovi arrivati, quando si chiede parità di trattamento, quando si qualificano le persone per per quello che effettivamente e magari orgogliosamente sono (cinesi, lapponi, rumeni). E' razzista il cittadino che protesta perchè l'appartamento comunale viene assegnato all'ultimo arrivato anzichè alla sua famiglia che da generazioni lo chiede e paga imposte e tasse nel Comune. E' razzista la mamma che si lamenta perchè paga esorbitanti imposte per permettere a chi imposte non ne paga, non ne ha mai pagate e forse non ne pagherà mai, di portare i suoi figli all'asilo mentre lei dovrà arrangiarsi con madre, suocera, sorelle e baby sitter. E' razzista chi da sempre si vede la paga decurtata per contribuire al Servizio Sanitario e si lamenta di dovere pagare ticket ed aspettare 69
per ore al Pronto Soccorso diventato l'ambulatorio del medico di base di persone esentate da imposte e ticket. Non è razzismo cacciare dall' Italia gli americani ma lo è cacciare i terroristi islamici, non è razzismo obbligare i cittadini italiani a dare le proprie generalità ma lo è farlo con gli immigrati, non è razzismo chiedere ai commercianti italiani di rispettare le regole e pagare le tasse lo è chiederlo agli stranieri. A meno che non si aboliscano frontiere e sovranità territoriale, non è serio negare che esista un problema immigrazione e non si fa l'interesse del Paese contestando sempre e comunque le soluzioni prese dagli avversari politici accusandoli di razzismo. C'è immigrazione regolare, regolata e quella irregolare, clandestina: si fa un torto agli immigrati regolari trattando allo stesso modo l'una e l'altra, favorendo di fatto quella clamdestina: perchè osservare procedure magari lunghe e complicate se basta infischiarsene, violare ogni norma e accedere subito agli stessi diritti? Non trovo scandaloso che chi non è regolarmente nel Paese possa ususfruire del servizio scolastico o sanitario ma con la possibilità di essere identificato ed espulso: giusto avere cura di malati e minori ma senza privilegi e impunità. Preferire i disonesti agli onesti capita spesso in Italia ma rimane una cosa ingiusta. Non mi pare quindi razzismo ma solo rispetto della legalità e della equità che anche i clandestini siano tenuti a fornire correttamente le proprie generalità, la propria residenza come tutti gli altri. Anche al Pronto Soccorso, all'asilo, alla scuola; oppure nessuno deve farlo: lo status di clandestino non deve costituire un privilegio nei confronti di tutti gli altri, immigrati regolari compresi. Chi vuole entrare e vivere in un Paese lo faccia secondo le sue leggi: è piuttosto strano che per tema di discriminare chi le viola si discrimini chi le osserva.Naturalmente si può anche pensare che non esiste la sovranità territoriale, che chiunque può andare dove vuole, fare quello che gli pare, non rispettare regola alcuna. Questo però deve valere per tutti: non servono parlamenti, leggi, esercito, marina con navi per respingere o soccorrere barconi, poliziotti, giudici, carceri: non serve niente di niente e non servono quindi imposte e tasse. Ognuno fa quello che gli riesce: chi vuole dare letto e cibo a 100, 1000 persone lo fa, chi è senza soldi se li prende dove ci sono, chi ha 70
voglia di lavorare lavora, chi ha voglia di delinquere delinque e i funzionari dell'ONU o d'Europa che vogliono salvare il mondo intero lo fanno a loro spese. Se questo si vuole, lo si dica. Più realisticamente, in un Paese limitato e con risorse limitate anche l'immigrazione non può che essere limitata; anche se fosse fisicamente possibile farci stare tutti i diseredati del mondo il risultato non sarebbe che vivremmo tutti meglio ma che vivremmo tutti peggio. Ci sono politici che auspicano un' Italia senza frontiere, un felice paese cocktail di lingue, religioni, culture come l'America multietnica di Obama, senza dire quanto più grandi e ricchi siano gli USA, che fine hanno fatto gli autoctoni, che gli africani vi sono arrivati controvoglia, che i migranti non venivano e non vengono accolti sempre e comunque. Oltretutto se tutti i Paesi divenissero multietnici il mondo finirebbe di esserlo e si perderebbero quei valori che si vogliono acquisire, valori oggi alla portata di tutti. Altri dicono che sì, non possiamo accogliere tutti ma non dobbiamo nemmeno respingerli senza dare loro la possibilità di godere da noi qualche mese di vitto, alloggio e cure e poi potersene girare liberamente per l'Europa; invece di gridare allo scandalo perchè il governo ha fatto e applicato un accordo per riportare i clandestini donde sono partiti, sarebbe più costruttivo riconoscere che era anche obiettivo e vanto del governo precedente. Contestano poi che respingendo in massa gli arrivi in massa non si consente l'asilo politico a chi ne avrebbe diritto. E' un po' contradditorio che con questa scusa si accoglino migliaia di clandestini: se questo davvero volessero dovrebbero scoraggiare il più possibile l'arrivo degli irregolari invece protestare quando viene fatto. E' come aggiungere tonnellate di sabbia sicuramente non aurifera alla sabbia aurifera e poi cercarvi l'oro. E le organizzazioni internazionali che contestano la stessa cosa dovrebbero spiegare come una persona ritenuta degna di presiedere una conferenza sui diritti umani non sia affidabile in materia di diritti di clandestini e rifugiati (o viceversa). Scritto il 16/05/2009
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Equità fiscale Sull' argomento ho già scritto ripetutamente e inutilmente: • •
2009 Aprile 2006 Settembre
e molte altre volte (13/03/09, 27/02/09, 05/02/09, ecc) In sostanza chiedo se sia giusto che: si consideri il reddito dichiarato, notoriamente per molti non corrispondente al reddito reale, per concedere benefici economicofiscali; • si fissino massimali sotto i quali si hanno grossi benefici mentre con un solo euro in più non se ne ha nessuno, col risultato che chi dichiara un euro in meno può così disporre di molti euro in più; • i massimali di reddito, ammesso che siano stabiliti con giusti criteri, rimangano immutati per decenni nonostante l'inflazione, diventando del tutto incoerenti con l'effettiva capacità d'acquisto e contributiva; • i limiti di reddito per essere considerati a carico siano inferiori a quelli esenti da imposta, con la conseguenza che le spese sostenute da chi supera il primo ma non il secondo non sono detraibili nè da lui nè da un familiare; • si prevedano agevolazioni fiscali sotto forma di credito d'imposta escludendo dai benefici proprio le persone con più basso reddito; • le istruzioni fornite per la compilazione delle dichiarazione dei redditi richiedano specifica competenza in materia, inducano le persone comuni in errore, costringano a rivolgersi ai CAF per giustificarne il costo (esempio: "convivente" comunemente non significa "avente la stessa residenza anagrafica" ma che vive normalmente insieme); • si consideri il reddito familiare per escludere da benefici ma non si consideri le spese familiari per goderne; • la moglie non separata sia sempre e in ogni caso da considerare nel nucleo familiare quando la famiglia ne ha un danno (reddito familiare) mentre non lo è quando ne avrebbe un 72
vantaggio se non a certe condizioni (reddito, residenza); • la famiglia fondata sul matrimonio tutelata dalla Costituzione per le norme su lamentate - sia fiscalmente penalizzata. Alla ministra per le pari opportunità vorrei far notare la discriminazione esistente nei confronti delle donne che, come spesso è avvenuto in passato, hanno dovuto o scelto di dedicarsi alla cura dei figli quando i figli c'erano e le tutele mancavano. Queste donne si trovano a non avere una pensione o ad avere una pensione molto bassa mentre il marito ha dovuto lavorare di più ed avere trattenute progressivamente più alte; non possono godere di crediti d'imposta e non possono quindi godere di agevolazioni a causa della loro povertà mentre la famiglia non può nemmeno godere di altri benefici a causa della ricchezza del marito: in gran parte dei casi penalizzare la famiglia equivale a penalizzarle. -------Nell' illusione che vengano presi i provvedimenti opportuni, quanto sopra è stato inviato a: urpdfp@funzionepubblica.it ; serep@pariopportunita.gov.it ; dpf.comist@finanze.it Scritto il 19/05/2009
Norme intangibili. Secondo la Bibbia Dio dette a Mosè i dieci comandamenti incisi sulla pietra: una volta per tutte. Ma era Dio. Secondo alcuni, i padri della Repubblica hanno dato all' Italia la Costituzione una volta per tutte. Ma erano uomini, umanamente imperfetti. Coloro che insorgono e gridano allo scandalo se qualcuno parla della necessità di modificarla, con le garanzie previste dalla stessa Costituzione, dovrebbero avere l'onestà di riconoscere che in oltre 60 anni qualcosa è cambiato, che anche loro (o i loro sodali) l'hanno modificata, che prima di volerla immutabile dovrebbero volere applicate - o abolite - quelle sue norme ora disattese in tutto o in parte. 73
Ne riporto alcune. "Art. 1.2 - La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione." Quasi sempre i referendum popolari sono stati vanificati: cito a memoria quello sulla responsabilità dei magistrati e quello sul finanziamento pubblico ai partiti. "Art. 15 - La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili. La loro limitazione può avvenire soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria con le garanzie stabilite dalla legge." Sarà solo un' impressione ma mi pare che l'autorità giudiziaria si sia presa qualche licenza in merito. "Art. 21.6 - Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni." Se i padri fondatori pensavano al "buon costume" com'era inteso nel 1946, la norma è disattesa. "Art. 27.2 - L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva." In teoria vale, in pratica va letta "... fino alla condanna mediatica." "Art. 29.1 - La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio." Dico: ora molti non la pensano così. "Art. 31.1 - La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose." Finora per gli italiani non è successo. "Art. 39.2-3 - Ai sindacati non può essere imposto altro obbligo se non la loro registrazione presso uffici locali o centrali, secondo le norme di legge. È condizione per la registrazione che gli statuti dei sindacati sanciscano un ordinamento interno a base democratica." E' così? "Art. 52.2 - Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge. Il suo adempimento non pregiudica la posizione di lavoro del cittadino, né l'esercizio dei diritti politici." O è stato cambiato o è superato. "Art. 53.1 - Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in 74
ragione della loro capacità contributiva." Penso che se due coniugi percepiscono uno 50 e l'altro 100 o uno 100 e l'altro 100 o se in una famiglia di 5 persone il reddito è 500 e in una di 2 è 200, la capacità contributiva di ciascuno vada riferita a un reddito 100: così non è. (Art. 29.2 - Il matrimonio è ordinato sull'eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare.) Che "tutti" siano tenuti è vero, che tutti siano obbligati è un altro paio di maniche. E mi fermo qui. Scritto il 10/02/2009
Chi sbaglia, chi paga. Se uno sbaglia è giusto che paghi. Dovrebbe valere per tutti, ma pare che per i pubblici dipendenti la regola sia un po' diversa: se uno sbaglia un altro paga. Se un giudice commette una palese castroneria il danno recato lo pagano i contribuenti, se il dipendente pubblico commette qualche errore di solito pagano gli utenti in tempo e denaro. Può capitare che volontariamente o inavvertitamente si superino i limiti di velocità: un bravo apparecchio bene tarato e omologato rileva l'infrazione. L'agente addetto è impegnato in altro lavoro o si sta bevendo un caffè da qualche parte, non ferma l'automobilista, non contesta l'infrazione. D' accordo: ci sia o non ci sia l'agente l'apparecchio attesta che l'infrazione c'è stata e che deve'essere sanzionata. Il problema però è un altro: se l'agente non ferma l'automobilista è per sua comodità o dell' ente cui appartiene, ma a pagarla è il cittadino. Se l'autista viene fermato la sanzione è di 148 euro e tutto finisce lì. Gli saranno tolti i punti della patente ma non avrà altre noie. Se nell'interesse di Polizia o per disinteresse del poliziotto l'infranzione non viene contestata subito, il cittadino avrà altre spese: Euro 10,69 per le spese di notifica, euro 1,20 per il versamento postale, euro 0,30 per la fotocopia della patente, euro 2,80 per la 75
raccomandata. A questo va aggiunto il tempo per fare quanto richiesto: detraendo quello non perso per la contestazione, non sarà meno di un' ora. Anche se per i dipendenti pubblici il tempo altrui non conta, si può monetizzarlo in almeno 10 euro. La politica dell'ente o la negligenza dell'agente costano al cittadino 24,99 euro, il 17% in più. Scritto il 27/02/2009
I soliti Si prende la solita strada, si frequenta il solito bar e il solito parrucchiere, lo stato tassa i soliti tartassati: si va sul sicuro, si fa prima, si rischia meno. Si insiste sui soliti argomenti: conflitto di interessi, problemi del PD, immigrazione, criminalità, giustizia. Io chiedo la solita cosa senza mai trovare risposta: com'era l'ICI di Prodi che avrebbe risolto tutti i mali (più soldi per poveri, più soldi per i Comuni, più soldi per i partiti, più soldi per le auto, più soldi per l' Africa, più soldi per la sanità, più soldi per la sicurezza, più soldi per la giustizia, più soldi per ...)? Cosa diranno i poliziotti che ripetutamente fermano, arrestano, liberano i soliti criminali o i soliti clandestini o i soliti clandestini criminali? Di solito i politici trombati vengono riciclati: e poi si dice che non in tutta Italia funziona la raccolta differenziata! Il finanziamento pubblico ai partiti è un ecoincentivo al riciclaggio. Scritto il 21/02/2009 alle 16:3
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Indigeni e allogeni Non credo sia da biasimare chi si preoccupa per la propria famiglia (lui compreso), chi ha più cura dei suoi familiari che del vicino di casa, chi preferisce, con il poco che ha, sfamare i propri figli anzichè invitare a cena il primo che passa. Non è un egoista ma un normale responsabile padre di famiglia. Si dice che i giovani lavorano per i vecchi; sarà vero ma è altrettanto vero che i vecchi hanno lavorato per i giovani. Senza il lavoro, il sacrificio le imposte pagate dei nonni i padri avrebbero ereditato un Paese più povero, senza il lavoro, i sacrifici, le imposte dei padri i figli si troverebbero in un Paese meno ricco, senza il lavoro, i sacrifici, le imposte dei figli nei decenni precedenti i nuovi arrivati non potrebbero avere quello di cui pretendono avere diritto. I sacrifici si sopportano anche sperando per il bene dei figli. Al mondo c'è ricchezza e povertà: per potere farsi carico della povertà si dovrebbe disporre della ricchezza; chi usufruisce (o ha usufruito) delle ricchezze dovrebbe curarsi anche della povertà; in realtà quasi tutti si tengono la ricchezza e addossano agli altri la povertà. L' Italia è speciale e si fa carico della povertà del mondo lasciando ad altri le ricchezze; si preoccupa più degli stranieri che dei suoi cittadini, contribuenti, compatrioti: chi viene quì non sta solo meglio di dov'era ma anche meglio di chi già c'era. I politici italiani si comportano come uno che egoisticamente vuole fare bella figura con gli estranei e si cura più di loro che della propria famiglia. Per quello che ne so, le cose stanno come segue. Un indigeno, e prima di lui suo padre, passa un'intera vita in attesa di un appartamento comunale, nascono i figli e l'appartamento non c'è, i figli crescono e l'appartamento non c'è, i figli se ne vanno e l'appartamento c'è ma c'è pure un poveromohamed con dieci figli e quattro mogli e gli spetta, lui invece aspetta. Un indigeno deve rispettare gli orari del suo medico e non può avere 77
le medicine prescritte in una farmacia fuori dalla sua regione; se si ammala fuori dal comune di residenza deve pagare la visita del medico di base; se si presenta al Pronto Soccorso deve dare le proprie generalità, dichiarare il proprio reddito (subendo sanzioni se dichiara il falso), pagare il ticket corrispondente, aspettare pazientemente che vengano visitate persone ufficialmente inesistenti. Un allogeno (irregolare) va al Pronto Soccorso, viene visitato, riceve le medicine, fornisce nomi di fantasia, non dichiara reddito, non paga nulla: vale la consueta regola che chi ha pagato imposte paga le tasse e chi non le ha pagate è esente, ossia paga il biglietto solo chi ha pagato l'abbonamento. Se un indigeno va in un paese a rischio sanitario giustamente deve opportunamente vaccinarsi, ma se un allogeno viene da quel paese non deve sottostare ad alcun controllo e secondo alcuni dovrebbe essere libero di propagare la sua infezione per non violare il suo diritto alla clandestinità. Si dice che non garantendo l'impunità ai clandestini, di fatto si impedisce loro di farsi curare: impedire ai clandestini di farsi curare può causare il diffondersi di malattie contagiose fra la popolazione, ma non impedire loro di vivere nella clandestinità potrebbe essere altrettanto pericoloso. Scritto il 04/03/2009
Uomini e donne Nessuno oggi pensa che una nazione debba produrre tutto quello di cui ha bisogno: ogni Paese fa quello che gli riesce meglio o a miglior prezzo e importa quello che altri producono meglio o a miglior prezzo. Quello che produce può dipendere dal clima e da cultura, tradizione, capacità e possibilità che nel tempo possono o si cerca di cambiare per avere maggiori benefici. Nessuna meraviglia, quindi, se in una comunità ciascuno fa quello che sa fare meglio avendo in cambio quello che altri fanno meglio: 78
può essere giusto e conveniente per tutti che la donna faccia un lavoro e l'uomo un altro, ma non che solo l'una o l'altro facciano tutti i lavori. Questo vale ancor più nelle famiglie con figli che necessitano di cure da parte dei genitori obbligandoli a maggior lavoro, magari gratificante ma faticoso. Queste sono le famiglie tutelate dalla Costituzione (non essendoci necessità di particolare tutela per altre unioni se non come cooperative) e di queste intendo parlare. Non necessariamente famiglie formalmente fondate sul matrimonio ma sostanzialmente aventi le stesse caratteristiche di unità, continuità e impegno richiesto. Ogni suo componente deve tendere al bene di tutta la famiglia, compreso sé stesso. Ognuno deve quindi impegnarsi secondo le sue capacità e a ognuno si deve consentire di dare il meglio nel lavoro a lui più adatto. Finchè ci sono bimbi piccoli o anziani bisognosi di cure il lavoro ricade solo sugli adulti. Non è necessario che tutti facciano tutto, uno può dedicarsi al lavoro retribuito per guadagnare quanto più può e l'altro alla famiglia, entrambi possono dedicarsi al lavoro retribuito e guadagnare tanto da permettersi un aiuto in casa o arrivare entrambi ad un compromesso casa-lavoro. Si parla sempre di strutture quali asilo nido, tempo pieno a scuola, eccetera. A parte che non mi è chiaro perchè l'orario di lavoro degli insegnanti non coincida con quello dei genitori (non tanto per ora di inizio e fine quanto per la durata in ore e giorni) non è detto che sia questa l' unica soluzione. Non sarebbe male lasciare libertà alle famiglie senza penalizzazioni: dare un contributo a chi preferisce non servirsene potrebbe essere vantaggioso per genitori, figli e istituzioni. Se si considera la famiglia un'entità titolare di diritto le conseguenze sono molteplici. E' vessatorio basarsi sul reddito lordo familiare ai fini di tasse scolastiche, pasti mensa, tasse sanitarie se non si tiene anche conto delle spese familiari o del reddito pro-capite familiare ai fini della aliquota d'imposta. Se la famiglia è una dovrebbe essere indifferente chi lavora percependo un reddito e chi lavora evitando spese, non solo per il fisco ma anche per la Previdenza: se uno dei coniugi deve (o preferisce) occuparsi della famiglia, reddito e contributi potrebbero essere attribuiti a entrambi, almeno fino a 79
quando restano famiglia: niente quindi pensione di reversibilità, ma quota di contributi per il lavoro domestico che ha consentito all'altro coniuge maggior guadagno (o minor fatica). Sicuramente diminuirebbero i matrimoni, diventando ancora più svantaggiosi di quanto già ora non lo siano, ma si avrebbe più parità e meno giustificazioni per trattamenti pensionistici discriminanti. Probabilmente ai tempi dei monarchi i mariti si sentivano re, ma la suddivisione dei lavori presupponeva diverse attitudini maschili e femminili, magari con qualche prevaricazione. Agli attuali tempi dell' automazione probabilmente non esistono più molti lavori più adatti agli uomini che alle donne o viceversa; inoltre molti dei lavori che si facevano in casa sono fatti in serie o sono svolti da persone specializzate ed è più conveniente comprare fatto o rivolgersi a queste. Tuttora però alcuni riescono meglio in un lavoro che in un altro, possono guadagnare di più facendo un lavoro che un altro, lo stesso lavoro può essere fatto più agevolmente da uno o dall'altro coniuge: nell'economia generale della famiglia si dovrebbe scegliere la soluzione complessivamente meno costosa o più redditizia. Se per fare un lavoro io ci metto un'ora e tu dieci minuti, tu fai questo lavoro io farò quello che fai in un' ora e io in dieci minuti. Se poi capita che uno dei due è imbranato in tutto, pazienza: basta l'amore. Sperando sia vero. Scritto il 12/03/2009
Evasori Far pagare ai "ricchi" per aiutare i "poveri". Come spesso succede si torna a parlare di imposte (abitualmente dette tasse), di chi le paga, di chi non le paga, di chi le deve pagare, di chi deve beneficiarne. La risposta mi pare semplice: le paga chi non può farne a meno. Sull'onestà dei lavoratori dipendenti "unici a pagare le tasse" ho qualche dubbio: sono gli unici che per gran parte del loro reddito non possono non pagare imposta, se chi li stipendia è onesto o 80
timoroso e fa la ritenuta alla fonte. Anche molti di loro non disdegnano lavorare in nero (o lo richiedono), non vogliono fattura, acquistano da venditori abusivi, eccetera. Il dovere civico di pagare le imposte per avere il diritto ai servizi non mi pare molto diffuso: gli altri hanno doveri, noi abbiamo diritti. Di questo ne ho già parlato anni fa. (vedi) A parer mio questo scarso senso civico dipende da più fattori. Il fattore genetico - è nel DNA degli italiani - non credo c' entri qualcosa: non di DNA ma di cultura si tratta; il DNA resta (magari scopriranno il gene che provoca evasione fiscale), la cultura può, dovrebbe, deve cambiare. C'entrano invece: . gli sprechi del pubblico denaro; . il non perfetto funzionamento dei servizi; . l' esosità e iniquità del fisco; . i vantaggi indotti; . lo stesso fatto che ci sono molti evasori impuniti. Perchè devo sacrificare, privarmi del mio quadagno e di oculate spese per permettere allo Stato (e derivati) di buttar via il mio denaro, il mio lavoro? Perchè devo pagare molto per avere Giustizia tardiva, procedure complicate, poliziotti a scorta di politici, politici che si strapagano, inefficienza diffusa? Perchè devo lavorare per il fisco sei mesi all'anno? Se il fisco mi tassa in eccesso supponendo che io denunci meno del dovuto, perché non dovrei farlo? Perché dovrei avere fiducia nello Stato quando le leggi - troppe - sembrano fatte apposta per favorire i furbi e colpire gli ingenui onesti? Perchè dovrei essere onesto col fisco se so che il fisco è disonesto con me, che la tassazione aumenta con l'aumentare dell'inflazione, che vi sono limiti di reddito fermi ormai da decenni (basta guardare l'importo: euro con decimali, corrispondente a importi tondi in milioni di lire), che chi supera quei limiti si trova con reddito netto minore di chi non li supera? Perché dovrei dichiarare il reddito reale, se non facendolo non solo pago meno IRPEF ma pagherò anche meno tutte le tasse calcolate sulla base del reddito dichiarato? Perché se per la "progressività" pago più del doppio dell'imposta di chi guadagna la metà devo poi pagare anche tasse maggiori per avere gli stessi servizi pubblici (che 81
magari non uso potendomi permettere più costosi e migliori servizi privati)? E, per finire, perché devo essere uno dei pochi onesti che pagano volontariamente fino all'ultimo centesimo, quando una gran massa di disonesti non lo fa e vive felice e contenta? Siamo un popolo di navigatori e di santi, ma anche di furbi e di fessi: non per colpa del DNA. Scritto il 13/03/2009
Questione di soldi. E' solo questione di soldi? Qualunque sia il problema c'è sempre qualcuno a dire che ci vogliono più soldi. Io resto del parere che mettere acqua in un secchio bucato si spreca acqua, tempo e lavoro: ci si deve decidere a riparare o cambiare il secchio. Ci sono stupri, rapine, uccisioni? O dicono che è solo impressione, che in realtà sono in diminuizione, che siamo il Paese dove ce ne sono meno oppure che servono più soldi. Non mi sarebbe di consolazione sapermi l'unica vittima dell'unico crimine del secolo, ma capirei se gli altri non se ne preoccupassero molto. Se quei pochi o tanti criminali che vengono scoperti e fermati dal giorno dopo sono liberi di ripetere a volontà il loro crimine, dare più soldi alle forze d'ordine sarebbero soldi sprecati. Non è giusto tenere in galera uno non ancora giudicato colpevole, come non è giusto incarcerare qualcuno senza prove o gravi indizi: ma se le prove ci sono o il colpevole liberamente confessa non vedo per quale motivo non possa essere subito giudicato, condannato o assolto. Naturalmente si dirà che è perchè ci vogliono più soldi per la Giustizia, mentre io penso che si dovrebbe cominciare a spendere meglio i pochi o tanti che ci sono, che è meglio spendere male poco che spendere male molto. La colpa è sempre altrui: per i politici è di chi applica male le leggi, per i magistrati è di chi le fa. Magari la colpa è di entrambi e mentre le retribuzione degli uni aumentano con quella degli altri, il 82
cittadino comune ha solo aumenti di spesa continuando ad avere cattive leggi e cattiva giustizia. Un tempo fra i primari compiti dello Stato erano la difesa delle sue frontiere, la sicurezza interna, la giustizia; c'é stato anche il fare panettoni mentre deve occuparsi di automobili solo quando c'è da perderci. Con l'Europa non ci sono frontiere, le altre non vanno difese, anzi, e la sicurezza è spesso vanificata dalla giustizia. Forse converrebbe abolire tutto l'apparato: se non si avessero grossi problemi occupazionali potrebbe costare meno e funzionare uguale. Scritto il 30/01/2009
Questo e quello ICI L' opposizione insiste nel dire che l'abolizione dell' ICI sull' abitazione principale - ad eccezione di quelle di categoria catastale A1, A8 e A9 - ha esteso ai ricchi i benefici da loro già concessi ai meno abbienti con la riduzione del 40%. Non mi è chiaro se la percentuale era riferita all' imposta (e quindi avrei dovuto sempre pagare il 60% rimanente), al numero dei contribuenti ICI (e quindi avrei potuto non pagare niente o il 100%, a seconda dei criteri discriminanti) o a non so quale altra cosa. Tredicesima. Sento dire che anzichè questo o quello sarebbe stato meglio ridurre il prelievo fiscale sulla tredicesima. Ottima cosa, ma conosco persone che non hanno tredicesima e persone che non pagano imposta in quanto questa è inferiore alle detrazioni spettanti. Costoro non avrebbero nessun beneficio: o sono considerati ricchi non bisognosi d'aiuto o si ritiene giusto proteggere solo i protetti. 40 euro al mese. Non sono molti, per chi ha reddito da parlamentare o giornalista, ma per chi ha meno di 500 euro mensili sono qualcosa. Limiti di reddito. Non potendo dare a tutti si discrimina in base al reddito dichiarato 83
che, se è vero che siamo un popolo di evasori, può capitare non sia quello reale. Ignoro con quali criteri siano stabiliti i limiti ma, anche ammettendo che siano criteri ragionevoli, scientifici, incontestabili e non solo di bilancio, trovo iniquo il limite che: • non venga aggiornato in base all'inflazione reale; • consenta che il reddito complessivo di chi non lo supera sia superiore a quello di chi lo supera. (Es. Se chi ha un reddito annuo fino a 6000 euro ne riceve 500, chi ha un reddito di 6490 euro dovrebbe riceverne 10) Troppo e troppo poco. Mettiamo che una persona abbia ereditato l'appartamento dove vive e così possa tirare avanti con una pensione di 450 euro al mese. Mettiamo che il condominio decida di rifare il tetto e che lei trovi qualcuno che le presta i soldi: tutti gli altri condomini potranno detrarre parte della spesa dall' IRPEF, lei no perchè ha troppo poco reddito e non paga IRPEF. Beata lei?! Mettiamo che questa persona sia invece sposata; il marito ha qualche soldo da parte e paga le spese, ma non può detrarle come sostenute per persona a carico perchè il di lei reddito supera euro 2840.51. Troppo reddito, beata lei?! Le detrazioni spettano però a familiare convivente. Mettiamo che il marito svolga la sua principale attività altrove ed abbia quindi, nel rispetto della norma, trasferito altrove residenza anagrafica, residenza fiscale e addizionali IRPEF, che la moglie non l' abbia fatto, che i due coniugi vivano insieme sotto lo stesso tetto e dormano nello stesso letto un po' nella residenza dell'uno un po' in quella dell'altra. Naturalmente il marito ritiene di essere familiare convivente e chiede le detrazioni. Ma, si sa, l' Italia è il paradiso della elusione fiscale, cioè di chi trova modo legale (e nella sovrabbondanza di leggi non manca mai) per non pagare in materia fiscale: come ha fatto l'agenzia delle entrate che non ha ammesso le detrazioni perchè "non convivente". I previdenti pagano senza fattura, i condomini hanno pagato meno di quanto fatturato, i nostri oltre al fatturato hanno pagato sanzioni, interessi e spese. Beati loro?! Scritto il 28/11/2008 84
Cani e uomini Leggo "Una storia di cani e uomini feroci". Una storia che finisce con un morto, feriti e un uomo accusato "di omicidio volontario e tentato omicidio". Se i fatti si sono svolti come li ho letti, quest'uomo ha solo impedito gravi danni a figlio e nipote; se fosse finita diversamente i prepotenti probabilmenti sarebbero rimasti sconosciuti e impuniti, ma chi si difende dalla prepotenza è di solito conosciuto e incriminabile. E così pare che la legge sia fatta solo per tutelare i delinquenti, ma spero che tale non sia. Quel signore per contrastare la violenza aveva una pistola, la sapeva usare e l'ha usata. Ma se io fossi stato al suo posto, inerme come sono, cosa avrei potuto fare? Subire la violenza? Chiamare il 112 o il 113? Sempre che si abbia un telefono sottomano e la possibilità di usarlo. Una volta ho chiamato uno di questi numeri e mi è stato risposto di rivolgermi all'altro: forse adesso le cose sono cambiate e magari arrivano nel giro di qualche minuto, che potrebbe comunque essere troppo tardi. Gente prepotente che gira con cani minacciosi ce n'è in giro: sarebbe bene che questo fosse impedito, ma visto che non succede prima che succedano guai, si preferisce starne alla larga. Poi ci sono brave persone che giurano sulla bontà dei loro cani, che abbaiano ma non mordono. Non trattengono il loro cane, non gli impediscono di avvicinarsi alle persone e in perfetta buona fede vorrebbero che gli altri la pensassero come loro: ma gli altri non gradiscono sentirsi abbaiare addosso, sanno di non essere loro e che anche il cane più bravo verso i padroni può non esserlo altrettanto verso gli estranei e più il cane è grosso più hanno paura. Ci sono anche cani piccolini e magari silenziosi: non sono percepiti come pericolosi, non mettono paura ma si rischia di non vederli e inciamparvisi. Buoni vecchietti o bambini li tengono al guinzaglio: un guinzaglio lungo molti metri che impedisce il normale passaggio degli altri pedoni o attraversa tutta una strada, e i ciclisti si arrangino. Ci sono brave persone che amano i loro cani e ne raccolgono gli escrementi, altre non lo fanno: maleducati e prepotenti che non amano ma usano il cane: forse l'uomo di cui parlavo all'inizio era uno di questi. 85
Non si può chiedere ai cani di comportarsi civilmente, ma agli uomini sì ed eventualmente costringerli, punendoli se non lo fanno: per il cane è normale comportrasi da bestia, non lo dovrebbe essere per l'uomo. Scritto il 09/12/2008
Matrimonio Per alcuni era un sacramento, per la Costituzione italiana era il fondamento della famiglia, per tutti il matrimonio era una cosa seria, un contratto impegnativo. Oltre a un'occasione di far festa, mangiare in compagnia ed esibire stravaganze, c'è ancora il matrimonio nell'ordinamento italiano? Mi par di capire che la risposta sia SÍ e NO. SÍ: quando si deve stabilire se il reddito familiare supera i limiti oltre i quali non si godono più certi benefici va sempre sommato il reddito del coniuge. NO: quando per spese detraibili dall'IRPEF non c'è imposta sufficiente la detrazione non spetta al coniuge ma a parente convivente. In questo caso convivente non significa chi vive insieme, come dice il vocabolario, ma chi ha la residenza anagrafica nello stesso Comune. Più in generale la risposta è: SÍ, quando comporta un aggravio per la famiglia; NO, quando potrebbe comportare dei benefici; NO, quando la residenza anagrafica prevale su situazione reale, matrimonio o divorzio. Ovviamente - escludendo motivi religiosi o patrimoniali - il matrimonio conviene evitarlo: comporta solo svantaggi. Se, come si dice, anche per i futuri aiuti alle famiglie varrà solo la residenza anagrafica spero che, almeno nei chiarimenti per la gente comune, lo si scriva in italiano e non in politichese, legalese o inglese. Scritto il 09/09/2008 86
Famiglia Come aiutare le famiglie a basso reddito a diminuire il loro potere d'acquisto. Per esperienza personale ora so quanto segue. • Le norme sono tante e tali da consentire ai disonesti furbi di usare tutte le astuzie per pagare di meno e da costringere gli ingenui onesti a pagare di più. Solo un bravo fiscalista sa difendersi dal fisco, una persona comune no. Chi è ricco può permettersi un bravo fiscalista, chi è povero no. • E' dovere di tutti contribuire alla spesa pubblica in ragione alla propria capacità contributiva, ma il rischio di dovere pagare più del giusto si compensa pagando meno del giusto: chi può lo fa, un pensionato non può. • Le agevolazioni fiscali per la conservazione del patrimonio edilizio possono essere una trappola per far pagare interessi e sanzioni. Chi ha un reddito tanto basso da non avere imposta da pagare non può avere agevolazioni, ma può beneficiarne colui il quale lo ha fiscalmente a carico.Se però non può essere a carico perché il reddito non è sufficientemente basso, le agevolazioni possono spettare anche a parente convivente. Il marito non è presunto convivente e forse nemmeno parente. Convivente non è chi convive ma chi ha la residenza anagrafica nello stesso Comune, anche se a chilometri di distanza. Il marito che per esigenze di lavoro o altro non ha la stessa residenza anagrafica della moglie pur se vive e dorme sempre con lei, non è parente convivente. Mi resta il dubbio se un certificato di residenza vale quanto un matrimonio o una sentenza di separazione o di divorzio e se comporti altre ignote conseguenze. • In una famiglia di lavoratori dipendenti, con tre figli, senza aiuti esterni, uno dei coniugi può non arrivare ad avere una normale pensione [dedicando anni alla cura dei figli e non a lavoro retribuito]. Una famiglia in cui uno dei coniugi ha una pensione tale da non dovere pagare imposte [es. 450 €/mese) e l'altro ha una pensione non molto elevata [es.1400 €/mese] non può beneficiare delle agevolazioni concesse a famiglie con 87
più alto reddito complessivo (es. 1200+1200 €/mese), anzi [se richiede quelle agevolazioni pensando di averne diritto] la gravano di spese e sanzioni aiutandola così a ridurre ancor più le sue possibilità economiche, conformemente all'art. 31 della Costituzione che recita "La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose." • Chi sfrutta i cavilli legali per pagare di meno del giusto fa elusione nei confronti del Fisco. Il Fisco per far pagare di più del giusto fa elusione nei confronti del contribuente. Scritto il 27/08/2008
Insegnanti Non è raro sentire gli insegnanti italiani dire, lamentandosene, che il loro stipendio è inferiore alla media europea. La stessa cosa ha detto la ministra dell'Istruzione. Se lo dicono sarà senz'altro vero, ma siccome il loro stipendio è pagato con le imposte versate dagli italiani e principalmente dai lavoratori dipendenti, mi pare che il confronto vada fatto con gli stipendi di questi e non con quelli degli stranieri. Fintanto che i lavoratori privati italiani guadagnano meno della media europea, non ha senso pretendere l'equiparazione solo per i dipendenti pubblici. In ogni caso il raffronto dovrebbe essere fatto non in termini assoluti ma relativi (es: stipendio degli insegnanti/salario degli operai) e sempre confrontando dati omogenei. Altro parametro dovrebbe essere l'efficienza della prestazione, ma ipotizzando che tutti i lavoratori facciano al meglio il loro dovere si dovrebbe almeno considerare il tempo dedicato al lavoro e confrontare costi e guadagni per ora effettuata. Se sono equivalenti, non ci si può lamentare del troppo lavoro se si vuole guadagnare di più né del poco guadagno se si vuole lavorare di meno. 88
L'istruzione è importante ed è giusto che gli insegnanti abbiano stipendi adeguati: adeguati a quelli europei ma anche al loro impegno e alle possibilità dei contribuenti. Non è detto che chi più si lamenta stia peggio, può essere che abbia solo più tempo per farlo. Scritto il 12/06/2008
Riservatezza "La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili. La loro limitazione può avvenire soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria con le garanzie stabilite dalla legge." Sembra che per qualcuno la Costituzione della Repubblica Italiana sia sacrosanta quando fa comodo e tranquillamente ignorata altrimenti. Non dovrebbe scandalizzare se le "garanzie stabilite dalla legge" vengono riviste quando si pensa che garantiscano troppo poco, quando le limitazioni all'inviolabilità delle comunicazioni sono molte di più che negli altri Paesi democratici. Se è vero che senza intercettazioni si bloccano le indagini, mi è chiaro perchè così tanti reati restano inpuniti: basta non parlarne al telefono. Niente telefonate, niente intercettazioni, niente indagini, niente condanne. Si può anche uccidere impunemente la suocera, purchè non lo si telefoni a nessuno. Forse i delinquenti abituali lo sanno. Scritto il 19/06/2008
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Non sono inglesi Chissà perché si ostinano a pronunciare i cognomi veneti terminanti in "an", "on", "in" come se fossero nomi inglesi con l'accento tonico sulla prima sillaba. Ora si riparla della legge Mèrlin come sempre si parla di Bènetton o di Bàllan. Il fatto che sia caduta la vocale finale non comporta lo spostamento dell'accento: un trevisàno (o trevigiano) è trevisàn, un trentìno è trentìn, un balcòne è balcòn. Allo stesso modo si avrà Marangòn (=falegname), Furlàn (=friulano), Favrin(=piccolo fabbro) e le varianti dei cognomi con accrescitivi o dimnuitivi (es: da Francesco si potranno avere i Francescòn e i Franceschìn) oltre ai Maculàn, Cumàn, Bassàn o anche Sartòr, Trevisiòl ecc. E' chiedere troppo volere considerare italiani anche i veneti e pronunciare i loro cognomi come si pronunciano in italiano, esclusa la vocale finale? Scritto il 02/06/2008 PS - Dedicato a chi persevera a dire Ministro Pàdoan – 5.6.14
Criteri di progressività Ogni qual volta devo dichiarare il "reddito lordo famigliare" lo faccio con apprensione, temendo di incorrere in qualche errore, involontario ma sanzionabile da un sistema che premia i furbi e penalizza gli ingenuamente onesti, e di superare senza accorgermi i limiti previsti. Molti anni fa ritenevo 70 milioni di lire una cifra del tutto irraggiungibile, ma col passare del tempo, mentre il tenore di vita diminuiva, l'importo delle nostre pensioni aumentava avvicinandoci sempre più agli equivalenti 36151,98 euro. Non credo che gli aumenti della pensione siano tali da pareggiare l'inflazione, ma prima o poi ci faranno superare la soglia oltre la quale si veniva (a ragione?) e si viene (a torto) considerati ricchi. I limiti sono iniqui 90
se comportano grosse disparità di trattamento con minime differenze di reddito, se non sono aggiornati al valore corrente, se non considerano l'effetto delle imposte sul netto spendibile, se si riferiscono alla somma dei redditi senza tenere conto della somma delle spese. Anche se fossero stati equi, i limiti fissati nel secolo scorso non possono esserlo ora: dopo 15 anni con inflazione all'1%, 2% o 3% dovrebbero essere rivalutati del 16%, 35% o 55%. Ma i nostri governanti, sempre pronti ad adeguare le loro indennità all'aumentato costo della vita, non si sognano nemmeno di rivederli. E' vero che la costituzione recita "Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.", ma io pensavo che la progressività fosse in relazione con l'aumento del reddito e non con il semplice passare del tempo, credevo che la tassazione dovesse aumentare con la capacità contributiva e non col numero degli anni. Scritto il 23/06/2008
E' opinione diffusa E' opinione diffusa che gli unici a pagare tutte le imposte siano i lavoratori dipendenti. Guardando come stanno realmente le cose si deve però ammettere che gli unici contribuenti onesti sono i datori di lavoro onesti. Credo che al lavoratore interessi meno sapere quanto costa all'azienda del sapere quanto denaro può spendere, avere le ferie, la tredicesima, la pensione, un buon servizio sanitario e altri servizi sociali. Tutto questo è a carico del datore di lavoro che versa il contante al dipendente, i contributi all'INPS, le imposte allo Stato non solo per i propri dipendenti ma, indirettamente, anche per quelli pubblici e i pensionati. Che formalmente paghi la retribuzione lorda trattenendo su questa parte dei contributi e le imposte è solo un utile artificio contabile per poter calcolare pensioni e l'imposta progressiva che penalizza chi lavora e guadagna di più. Se tutto fosse dato al lavoratore, questi potrebbe disporre di circa 2000 euro per un mese di lavoro invece dei 900 mensili ma dovendo pagare contributi, imposte, tutto il resto e anche il 91
commercialista, forse anch'egli troverebbe troppo onerosi i servizi offerti dallo Stato e cercherebbe di dare per quello che valgono. Scritto il 25/02/2008
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, ... Auspico una legge che dica:"L'adeguamento dello stipendio del Presidente della Corte di Cassazione comporta pari aumento percentuale di tutti gli importi previsti dalla legge". In questo modo oltre all' adeguamento dello stipendio di deputati e senatori, si avrà anche quello delle pensioni minime, dei limiti di reddito per essere considerati fiscalmente a carico, dei limiti di reddito per potere beneficiare di agevolazioni e (perché no?) anche delle sanzioni amministrative, eccetera oppure nessun adeguamento. Il mio voto a chi la proporrà, previo recupero degli adeguamenti arretrati. Scritto il 03/02/2008
Per un pugno di euro Voleva contestare una sanzione "automobilistica" che riteneva ingiusta. Gli sarebbe bastato parlare con qualcuno che la giustificasse, ma gli hanno risposto che l'unica possibilità era di rivolgersi al Giudice di Pace; così ha fatto e se ne pente. Ai vigili urbani sarebbe bastato guardare il permesso comunale esposto sulla vettura, telefonare al Comando per sapere indirizzo e telefono, fare 50 passi e informare che l'auto regolarmente posteggiata tre giorni prima ora era in divieto di sosta temporaneo per un trasloco. Per un problema che con un minimo di buona volontà si sarebbe risolto in cinque minuti e senza spese si sono mossi finora: un vigile urbano che ha steso verbale e chiamato il carro attrezzi, un autista col carro 92
attrezzi, il proprietario dell'auto che non trovandola dove l'aveva lasciata qualche giorno prima (c'erano tante vetture ma non la sua) e non trovando altri visibili motivi si è recato al Comando Polizia Municipale per denunciarne il furto, uno sconosciuto del Comando che al citofono lo ha informato non trattarsi di furto ma di rimozione da parte della Polizia Municipale che l'aveva fatta portare al deposito, una parente che l'ha portato al deposito a ritirare l'auto, un addetto al deposito auto che gli ha riconsegnato la vettura dietro pagamento delle spese e consegnato il verbale di multa, un vigile urbano che al Comando gli ha indicato dove prendere i moduli per fare ricorso e uno che in strada gli ha fornito chiarimenti sulle procedure, uno o più'addetti all'Ufficio del Giudice di Pace che hanno ricevuto il ricorso e fissato la data dell'udienza, un ufficiale giudiziario che forse ha suonato al campanello e forse no e non avendolo trovato nonostante fosse in casa ha lasciato un avviso e depositato la notifica nella Casa comunale, due impiegate del Comune che in collaborazione gli hanno consegnato la notifica, qualcuno altro che ha fatto una raccomandata A.R. da 5.6 euro per informarlo dell'avvenuto deposito della notifica che già aveva ritirata, un postino che gliel'ha consegnata e uno che ha consegnato l'avviso di ricevuta. La data dell'udienza è sette mesi dopo quella del ricorso. Se avesse saputo quale valanga avrebbe provocato, forse si sarebbe rassegnato a pagare la sanzione e subire per il bene del Paese quello che ritiene un'ingiustiza. Scritto il 25/02/2008 P.S. - Successivamente c'è stata l'udienza che ha impegnato lui, un vigile urbano per conto del Comune e Il Giudice di Pace: il ricorso è stato accolto e la sanzione non è stata pagata.
E' giusto E' giusto il motto "pagare tutti le tasse per pagare di meno", ma tutti dovrebbero poi godere degli stessi diritti e non pagare di più per avere di meno. Se Tizio dichiara il doppio del reddito di Caio non 93
solo paga più del doppio d'imposta, ma non può nemmeno godere degli stessi servizi. Vi sono infatti limiti di reddito superando i quali cessano diritti o nascono doveri; questi limiti sono quasi sempre sorpassati, non tengono conto della reale capacità contributiva, aumentano la burocrazia complicando la vita ai cittadini, creano grandi differenze di trattamento per minime differenze di reddito, sono sostanzialmente iniqui. Per esempio, nelle regioni che conosco si è esenti da tasse sanitarie (ticket) se il "reddito familiare" lordo annuo non supera 36151.98 euro. La precisione di questo importo già ne denuncia la vetusta origine: 70 milioni tondi di lire. Un importo che se era congruo quando fu calcolato non lo può essere oggi, con potere d'acquisto falcidiato da tasse e inflazione; un limite evidentemente sorpassato, che toglie benefici a chi con l'aumento del reddito lordo ha avuto un peggioramento del tenore di vita. Se ho ben capito, dividendo l'importo per il numero dei familiari il limite pro-capite rimane 36151.98 euro per singoli o coppie non sposate, scende a 18075 per una famiglia di 2 persone, a 12050 per una di3, a 9038 per una di 4 e così via: non tiene conto della reale capacità contributiva. Basta percepire un euro in più per finire col poter disporre di meno denaro: crea disparità di trattamento ed è pertanto iniquo. Prescindendo da quanto sopra, far pagare tasse aggiuntive per beneficiare del servizio sanitario nazionale può mirare ad evitare abusi e a contenere i costi. Per ottenere questo l'esenzioni dovrebbero essere limitate a casi particolari. Porre limiti reddituali che consentono l'esenzione a gran parte della popolazione è demagogico e serve poco allo scopo quando sono pochi coloro che dichiarano redditi superiori, anche se tutti costoro volessero beneficiare del servizio sanitario nazionale. Meglio non porre limiti e adeguare le imposte. Scritto il 26/03/2008
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Bella scoperta! Bella scoperta! E' notizia di questi giorni che chi sta peggio non sono gli anziani pensionati ma i "giovani" con figli. Per quanto ne so, non mi pare una novità. Quarant'anni fa non ero giovane (avevo già trent'anni), avevamo tre figli, mia moglie non "lavorava", cioè non percepiva retribuzione pur avendo il suo bel da fare per badare ai figli e cercare di far quadrare il bilancio ed io soffrivo nell'impossibilità di poter guadagnare il sufficiente. Già da allora lamento la persecuzione fiscale contro la famiglia, l'ingiustizia di non applicare il quoziente familiare, di sommare i redditi familiari per escludere da benefici e non le spese per averne. Ora ho una pensione sufficiente, mia moglie una di 430 euro mensili, non dobbiamo più provvedere ai figli e possiamo vivere, anche perchè viviamo con poco: per necessità prima, per abitudine dopo. Non pretendo che i giovani quarantenni rinuncino come abbiamo fatto noi a pizza, cinema, divertimenti, abiti firmati, telefonini di ultima generazione e mille altre cosette che non esistevano, ma non chiedeteci di vergognarci o di sentirci in colpa se finalmente possiamo respirare un po': abbiamo già dato e dato molto. Mi scuso se parlo al plurale, ma credo di poterlo fare a nome di molti. Non chiedeteci di sentirci in colpa perchè i "giovani" devono lavorare per pagarci la pensione; non so come siano stati usati i nostri soldi, ma il diritto alla pensione ce lo siamo guadagnato con i contributi versati iniziando presto a lavorare, 48 ore settimanali per 50 settimane all'anno, magari in lavori ora considerati adatti solo per gli ultimi immigrati. E il coniuge che ci ha permesso di poter lavorare e per il bene dei figli ha dovuto rinunciare a farsi una pensione propria deve pur poter contare sulla pensione di reversibilità, ora pretesa per compagni o compagne di piacere. Equità fiscale e aiuto per le famiglie arriverà sicuramente quando ci saranno solo famiglie straniere, per dovere di ospitalità; per ora i cittadini italiani che pagano le tasse da generazioni si consolino pensando che fra 4-5 lustri i figli se la caveranno da soli e sperare di trovare nel frattempo un lavoro meglio retribuito. Gli anziani pensionati possono solo sperare di morire prima che l'inflazione si mangi quanto è stato risparmiato dall'euro o di essere considerati straricchi in base a obsoleti parametri fiscali. Scritto il 04/12/2007 95
Norme e Persone La vigente legge elettorale non sarà perfetta, magari è davvero pessima, una porcata, ma incolparla di tutti i mali del Paese è come incolpare il bastone anziché il bastonatore. Se invece del proprio interesse il politico cercasse il bene comune, non farebbe unioni per vincere le elezioni ma per ben governare il paese in caso di vittoria o fare buona opposizione altrimenti. Anche con una semplice legge proporzionale (tot voti, tot seggi) e buona classe politica si può ben governare. La deprecata legge vigente non obbliga nessuno a dover vincere le elezioni con alleanze arlecchino e un politico saggio non le farebbe; non prevede il voto di preferenza, che mai ho usato, ma non obbliga nessuno a mettere incapaci nelle liste e un politico saggio non lo farebbe. E' pur vero che se tutti fossero onesti non necessiterebbero leggi tendenti a obbligare la gente ad esserlo; non tutti fanno politica nell'interesse del paese e una buona legge elettorale tende a obbligarli a farlo. Ci sono norme contro i furti ma ci sono sempre ladri; si può fare una buona legge contro i furbi in politica ma non cesseranno le furbizie, non ci saranno mille partiti ma mille "correnti", ognuna delle quali non ascolta, non condivide, disprezza, odia i pareri delle altre. Temo che l'Italia non sarà mai ben governata se non migliora la classe politica e penso che questa non potrà migliorare se fa politica non per senso civico con passione, dedizione e sacrificio per il bene di tutti ma per le prerogative e i molti privilegi che si è data, nel suo interesse. Con meno vantaggi personali, forse le cose potrebbero cambiare, ma è pretendere troppo. Scritto il 23/01/2008
Norme e sanzioni Viaggiando in autostrada, a poco meno della velocità consentita, non sono pochi i veicoli che mi superano o lampeggiano impazienti chiedendo strada se anch'io sto sorpassando. 96
Da chi vorrebbe che il codice civile riconoscesse le coppie di fatto, mi sarei aspettato che, con coerenza, ritenesse che il codice stradale dovesse riconoscere e legalizzare la velocità di fatto. Una specie di DiCo: diritti dei conducenti. Ben vengano invece iniziative tendenti a far rispettare le regole. Ma le regole dovrebbero avere una certa logica che le renda accettabili: i comuni mortali devono sentire l'obbligo morale di rispettarle ma il legislatore deve sentire l'obbligo assoluto di fare regole utili per la comunità. Come per le tasse, che sono legittimamente ritenute un sopruso se servono principalmente a soddisfare privilegi e vengono pagate solo perchè "imposte". Basta girare per l'Italia non in auto con scorta e diritto di precedenza per accorgersi di quanto siano assurdi certi segnali stradali, fatti più per essere violati e procurare gettito che per la sicurezza. Anche le sanzioni dovrebbero essere ragionevoli ed efficaci. Una multa di 1000 euro può essere tranquillamente pagata da chi possiede auto di lusso ma è un dramma per chi usa un'utilitaria per guadagnarsi 800 euro al mese; più equo effetto potrebbe avere l'impossibilità di usare l'auto per qualche tempo o passare una giornata in un Commissariato di Polizia. Viaggiando in auto blu e percependo in un mese quello che altri non sempre guadagnano in un anno forse è difficile mettersi nei panni altrui e regolarsi di conseguenza. E'vero che basterebbe non violare le norme, ma anche volendole osservare può succedere di sbagliare, è umano. Capita occasionalmente anche a me di superare i limiti consentiti perchè pressato da altre vetture o perchè limiti assurdi appaiono improvvisamente e io mi limito a sollevare il pedale dall'acceleratore senza frenare bruscamente mentre l'auto, non conoscendo le norme del codice ma solo le leggi della fisica, si rifiuta di passare immediatamente dai 90 ai 30 km/h. Mi può anche accadere di distrarmi un attimo e di non accorgermi dei segnali. Ma non posso ritenermi un potenziale criminale: l'ultima multa l'ho presa nel 1961 da una pattuglia della stradale che da un km di distanza ha giudicato eccessivo il tempo da me impiegato a superare con la vecchia "topolino" l'unico veicolo presente in una strada larga e diritta. Qualcuno dirà che sono decisamente un fesso o solo fortunato, ma potrei non esserlo sempre. Certi comportamenti vanno comunque severamente puniti e si dovrebbe considerare volontari i danni a cose e persone provocati 97
viaggiando follemente con la capacità di guida volontariamente compromessa. Tuttavia non credo che per persone in condizioni psico-fisiche alterate servino da deterrente multe astronomiche o gravi sanzioni d'altro genere, visto che non serve nemmeno la probabile pena di morte che spesso si autoinfliggono. Forse serve qualcosa d'altro, magari affrontando il problema senza la fretta di andare in vacanza, senza ricorrere al consueto DL e poi, magari, al voto di fiducia. Scritto il 08/08/2007
Date a Cesare .. Non solo di Roma, ma anche di Romano [Prodi] dovrebbe essere la Chiesa Cattolica e ricordare ai fedeli due parabole: quella in cui si dice di dare a Cesare quello che è di Cesare e quella del figliol prodigo, cioè pagare le tasse e perdonare le dissipazioni. Per decenni sono stato un convinto assertore del dovere morale di pagare imposte e tasse. Poi, una mattina, mi sveglio e trovo che nottetempo un tale aveva ben pensato di alleggerire il mio deposito bancario con un prelievo fiscale che a me sembra una rapina. Ora quel tale fa il ministro dell'interno, forse perchè ritenuto esperto in materia, anche se spesso meno si è esperti e più si è ministri. Un altro signore poi pensa che sia giusto farci pagare il biglietto d'ingresso nell'area Euro, che sicuramente avrà giovato a tutti ma a lui vale un buono stipendio e a me come a tanti lo svilimento del reddito reale. Più o meno ad ogni finanziaria un nuovo balzello si unisce ai precedenti e quelli occasionali restano ben oltre il ricordo dell'occasione che li ha originati. Mentre tutto aumenta, i limiti di reddito per beneficiare di una qualche agevolazione fiscale, magari originalmente congrui, rimangono immutati e superati da sempre maggiori quote di reddito, senza reale aumento della capacità contributiva ma con reale aumento delle entrate fiscali. Le imposte aumentano e la gente impoverisce ma il debito pubblico non cala e cresce il numero e l'indennità dei politici, il costo della pubblica 98
amministrazione e la sua inefficienza, la durata dei processi, la sensazione di insicurezza, il numero di stranieri illegali, l'attesa per gli esami medici, la protervia dei raccomandati, la soddisfazione dei furbi, la prostrazione degli onesti e così via. Se poi si hanno motivi per ritenere il fisco infido, costoso, iniquo, esoso, vessatorio, nemico, anche il più onesto dei cittadini finisce col fare quanto può per difendersi, giungendo a giustificare anche comportamenti furbeschi, considerandoli al massimo eccesso di legittima difesa. Se in una famiglia in cui madre e figli lavorano c'è un padre che spreca il suo tempo e il denaro della famiglia al bar, se per questo uno dei figli si rifiuta di contribuire alle spese famigliari, credo che entrambi siano condannabili ma più il padre del figlio. Troverei immorale che il padre, senza rinunciare al bere, chiedesse alla madre di rimproverare il figlio e solo una cattiva madre lo farebbe. E la Chiesa cattolica, solitamente, vuole essere una buona madre. Scritto il 08/08/2007
Tasse Chiedo scusa a chi ha la ventura di leggermi, se torno e mi dilungo sull'argomento tasse, intendendo impropriamente con questo termine, come è ormai usuale, qualsiasi prelievo dello stato o degli enti locali, imposte incluse. Sono un ex lavoratore dipendente ora pensionato, tassato conseguentemente. Dire che "i lavoratori dipendenti pagano fino all'ultimo centesimo" mi sembra relativamente vero. Salvo poche eccezioni, se si chiede a uno di loro quanto prende o quanto vorrebbe prendere di retribuzione risponde dicendo l'importo netto. In effetti sono i datori di lavoro che pagano direttamente al fisco le imposte e oggettivamente, con riferimento al salario netto, si tratta più di un maggiore costo per i datori di lavoro che di una minore entrata per i lavoratori. Nessuna superiorità morale quindi per quei lavoratori dipendenti che non evadono il fisco solo quando e perchè non possono evadere, pronti a farlo se se 99
ne presenta l'occasione. E questa è la prima immoralità del sistema tributario: se anche i lavoratori dipendenti dovessero pagare le tasse prelevando l'importo dal proprio portafoglio sarebbero più consapevoli dell'esosità del fisco e il fisco potrebbe divenire più giusto, giudicato da cittadini tutti eguali nei suoi confronti, senza contrapposizione fra presunti onesti e presunti evasori. Il senso civico non è come il coraggio di Don Abbondio che si ha non si ha: può essere creato con opportune norme, fatte osservare. In questo modo anche l'Italia potrebbe divenire, con il tempo, un paese di persone "civili". Ma se il senso civico manca in chi le norme le fa o le deve fare osservare, allora non c'è speranza. Le persone civili dovrebbero sentire l'obbligo morale di non sfruttare i concittadini, di contribuire alle spese comuni "in ragione della loro capacità contributiva". Un fisco civile dovrebbe essere ragionevole, equo, severo ma non indisponente, basarsi su norme chiare e il più possibile semplici, agevolare gli onesti nei loro adempimenti, non infierire per errori involontari e fare il possibile perchè siano evitati, colpire i disonesti non i presunti tali, presumere la buonafede e non essere in malafede, non ingannare, non indurre in errore per poter sanzionare. La fiducia è una cosa seria, come diceva una vecchia pubblicità, e deve essere reciproca: il cittadino non può fidarsi del fisco se il fisco pregiudizialmente non si fida del cittadino. Ma una persona civile non deve comportarsi come tale solo in materia fiscale e il nostro buon signore col faccione dal sorriso sdentato non dovrebbe limitarsi a chiedere alla Chiesa la condanna morale di chi non paga le tasse. Non è un buon cittadino chi non ha rispetto per gli altri, chi lascia cicche, cartacce, rifiuti o cacca di cane dovunque gli capiti; non lo è chi viaggia sui mezzi pubblici senza biglietto o spreca l'acqua comune; non lo è il funzionario o il sindaco corrotto o che mette divieti stradali pensando non all'incolumità dei cittadini ma alle casse del comune; non lo è chi effettua blocchi stradali o ferroviari per suoi interessi personali corporativi o campanilistici nè chi permette che questo avvenga; non lo è chi delinque o incendia boschi o conduce veicoli in condizioni fisiche alterate e chi non fa quanto in suo potere per contrastarlo. Perchè la legalità, il rispetto della legge e dei concittadini sia una cosa naturale e l'illegalità sia moralmente condannata dalla maggioranza "civile" della popolazione si dovrebbe cominciare dalle piccole quotidianità e la 100
classe dirigente oltre che al proprio benessere dovrebbe pensare a dare il buon esempio. Un tempo, più che la pena prevista dalla legge era forse temuto il disonore, lo scandalo e la condanna morale dei compaesani. Oggi sembra che tutto sia moralmente ammesso, per quale motivo non dovrebbe esserlo l'evasione fiscale, la furbizia di far pagare agli altri i propri vantaggi? Se i politici, potendolo fare, si autoaumentano il loro reddito come si può condannare chi, potendolo fare, si autoriduce la tassazione? Si può obiettare che la seconda cosa è illegale, la prima no: peccato che la legalità della prima sia autoreferenziale, decretata dagli stessi beneficiari, alla faccia del conflitto di interessi. Se i giudici possono essere giudicati solo da se stessi, se, unici fra i concittadini, non devono praticamente mai rispondere ed eventualmente pagare per i propri errori, se la giustizia appare tardiva, contradditoria e perlomeno strana come si fa a chiedere ai cittadini di avere fiducia nella giustizia e quindi nella legalità? Si dirà che non è colpa dei giudici se le leggi sono carenti e si torna ai politici. E' un desolante scaricabarile. Giudici e politici saranno formalmente nella legalità, ma non sono rispettosi dei concittadini ai quali fanno pagare un servizio che non rendono o rendono non al meglio e proporzionato al prezzo, come quegli impiegati pubblici che si comportano con arroganza e/o inefficienza. E' giusto chiedere ai cittadini di contribuire in ragione della propria capacità contributiva ai servizi che solo la mano pubblica può fornire ma il servizio deve essere adeguato al costo se si vuole che sia accettabile. Sarebbe altrettanto giusto valutare la effettiva capacità contributiva, che non può essere la stessa se su un reddito lordo di 100 le imposte sono 30 o 50, se con quel reddito netto deve vivere 1 o 5 persone, se al netto dell'inflazione si ha 100 o 80%. Il cittadino "onesto" deve pagare più del necessario non solo per i disonesti che non pagano tasse, ma anche per i furbi che non lavorano, i lavoratori che non rendono, i servizi inefficienti o inutili, per le clientele dei politici, per il timore del governo di perdere la "fiducia" degli alleati, per il prevalere dell'ambizione personale sugli interessi del Paese, per tasse (ticket) sanitarie o scolastiche o altre, per le angherie del fisco. Se poi il governo ha ancora fame di soldi lo tassa ulteriormente, andando sul sicuro. Forse qualcuno può pensare che rimanere "onesto" costa troppo. 101
.... e ora riposiamoci e pensiamo ad altro. Scritto il 25/08/2007
Pedalando Anche i tranquilli pedalanti sognano. Sognano la discesa dopo la salita, le fontanelle di un tempo andato, automobilisti che non scambiano le loro sgargianti divise per incorporei miraggi o immobili abbattibili birilli; sognano che le portiere delle auto in sosta non si aprono improvvisamente, che i pedoni attraversano solo sulle apposite strisce, magari non a passo di samba; sognano di avere corsie riservate o almeno spazio sufficiente per pedalare senza essere co-stretti fuori strada, di poter respirare aria pura, di trovare indicazioni stradali che portano giusto a destinazione e non invece a strade a loro vietate, a giri viziosi; sognano vetture che non li superano a sinistra per poi girare subito a destra obbligandoli a cadute o a sconosciute manovre acrobatiche, con conducenti convinti che "mettendo la freccia" possono fare quello che mai farebbero quando in luogo dell'esile bici ci fosse un'altra vettura; sognano asfalto senza buchi e, talvolta, strade senza asfalto; sognano ..., fiduciosi che almeno il primo di questi sogni si avvererĂ . Scritto il 04/09/2007
E' giusto punire E' giusto punire quei reprobi che di solito girano a piedi o in bicicletta o con i mezzi pubblici, che raramente e solo quando non possono farne a meno usano l'automobile, quei retrogadi che non cambiano la vettura tutti gli anni e nemmeno tutti gli anni bisestili, 102
che posseggono un veicolo per niente accessoriato ma regolarmente sottoposto a verifiche, che non intasano il traffico cittadino se non per poche ore all'anno, che non si decidono a rinunciare ad avere un'auto perchè "non si sa mai se se ne può avere bisogno, alla nostra età", che non si decidono a cambiarla perchè è complicato decidere, perchè pensano sia uno spreco comprare un'auto che comunque fra qualche anno sarà ancora nuova ma non più conforme alle nuove norme estetiche o ecologiche, perchè quella che hanno è poco appetibile e può starsene quasi sicura sulla strada, perchè sono affezionati alla vecchia e per mille altri motivi. E' giusto punirli, aumentare le già notevoli spese fisse, incentivarli a usare di più l'auto per poterle ripartire su più Km o obbligarli a scegliere tra rinunciare alla propria indipendenza e fare una spesa superflua o per loro inutile. Non basta aiutare a prendere un'auto meno inquinante chi la usa 2, 3, 10 ore la giorno e che in ogni caso deve cambiarla frequentemente, bisogna anche punire chi la usa 10, 20 ore all'anno e non sente la necessità, il dovere civico di cambiarla. A questi conservatori è giusto aumentare di 100 euro la tassa automobilistica e farli girare per uffici per poter conoscere l'importo dovuto ed è giusto che a punirli siano governi di centrosinistra, composti da uomini non sospettabili di agire per favorire case automibilistiche, concessionari o magari sè stessi. Scritto il 18/09/2007
Legge elettorale Sembra che i mali dell'Italia derivino tutti dalla legge elettorale. Che la maggioranza sia formata da un coacervo di partiti, che il programma di riferimento giustifichi richieste contrapposte e liti continue, che ci sia accordo solo su conservare il potere ed evitare di cederlo ad altri, che lo scarto di voti sia stato percentualmente rilevabile ricorrendo a due cifre decimali non ha alcuna rilevanza o è colpa della legge, che fra l'altro non ha consentito una solida maggioranza al Senato senza maggioranza di voti e ha abolito il voto 103
di preferenza. A quanto so, la diversa formazione del Senato è prevista dalla Costituzione e non mi pare che sia colpa di questa Legge se anzichè accelerare il passaggio da un bicameralismo perfetto a un sistema parlamentare più efficiente si è voluto buttar via quanto fatto in tal senso. Merito di questa legge è invece avere regalato alla maggioranza un numero supplementare di deputati, che le ha permesso non di poter governare ma di arrogarsi il diritto di comportarsi come se rappresentasse la stragrande maggioranza degli italiani, anzi la totalità con le sue beghe interne, come se non esistesse una minoranza da rispettare e ascoltare, per quanto piccola fosse. E' sicuramente giusto che gli elettori possano scegliere nominativamente i loro rappresentanti, sebbene personalmente non abbia mai indicato preferenze, semplicemente perchè non conoscevo sufficientemente le qualità dei candidati per poterlo fare. Si dice anche che la preferenza serve a non eleggere personaggi negativi, ma in questo caso non indicarne il nome scegliendo un altro o non scegliendo alcuno è pressocchè equivalente. A quanto ricordo le liste sono sempre state formate dai partiti, non so con quali criteri, ma ero e sono convinto che tutti, una volta eletti, si comportano come gli altri e come quelli che li hanno preceduti: da "eletti", da privilegiati ossia, con termine attuale, da casta. Per questo mi limitavo a votare in opposizione a quei partiti i cui programmi erano decisamente in contrasto con le mie idee. Nel sistema uninominale persona e partito coincidono. Si può scegliere la persona o il partito, ma comunque, in caso di vittoria, viene eletta quella persona. Diversamente con le liste si può avere simpatia per la persona e non per la lista e viceversa, ma votando per la persona si favorisce sicuramente la lista senza alcuna garanzia che in caso di vittoria la persona venga eletta. Per questo non trovo scandaloso che nelle liste siano fissate a priori le graduatorie per l'elezione. Si sceglierà la lista fatta meglio riferendosi alle persone o quella con il programma più consono alle proprie posizioni politiche, confidando che i partiti abbiano voluto e saputo scegliere i migliori per attuarle. Se invece vi è possibilità di indicare più preferenze si può scegliere chi più piace e la graduatoria sarà data dalle preferenze. Per evitare la possibilità di messaggi cifrati e voti 104
comprati si è passati alla preferenza unica. In questo caso, se non è garantita l'elezione prioritaria del capolista, è probabile che a lui vada la stragrande maggioranza dei voti di preferenza essendo la persona più nota e rappresentativa, mentre la scelta degli altri candidati è residuale, praticamente inesistente. Se invece il capolista è comunque il primo degli eletti, vi è possibilità di una scelta per i seggi rimanenti. Non so quanti si avvalgono con scienza e coscienza del voto di preferenza, ma anche in questo caso credo che la scelta sia fatta da pochi, non molto diversamente dalla scelta fatta dai partiti. Naturalmente si potrebbe tornare a preferenze multiple ed evitare i brogli con altri sistemi. Come tutti dicono, quella vigente sarà senz'altro una pessima elettorale, ma non può essere tutto soltanto colpa sua, visto che anche in Germania per superare certe situazioni è stato necessario il buon senso dei politici. Altro Paese, altra legge, altri politici. Scritto il 20/09/2007
Pensieri sul Fisco (vedi Imposte e Tasse .1 .2 .3 .4 .5 .6) Torno su un argomento che volevo considerare chiuso. Imposte e Tasse. Si sa che le tasse vanno pagate per godere di uno specifico servizio mentre le imposte sono dovute indipendentemente da una effettiva usufruzione; teoricamente le tasse sono in qualche modo volontarie, le "imposte" sono imposte. Quanto più l'imposizione è collegabile e congrua ai servizi forniti in cambio, tanto più è capita e accettata. Anche se mai si abbisognasse di forza pubblica, giustizia, sanità, scuola, politica, eccetera, sapere che all'occorrenza questi servizi verrebbero forniti efficientemente rende del tutto giustificato il pagamento di giuste imposte, per la possibilità di averli. In caso contrario l'imposizione è percepita come un sopruso. Per norma 105
costituzionale il tributo è progressivo, cioè se il reddito di A è il doppio di quello di B, A paga più del doppio di imposta. Lo strano è che più imposte uno paga meno ha diritto ai servizi che sono forniti grazie ad esse; alla progressività dell'imposte si aggiunge quella delle tasse e chi evade le prime viene premiato con una riduzione delle seconde. Sarebbe più semplice, meno iniquo e meno costoso se, una volta fatte pagare adeguatamente le imposte, i servizi fossero forniti a tutti i cittadini alle stesse condizioni, anche a chi grazie al suo reddito mai avrà occasione di utilizzarli. Le risorse disperse per gestire tassazioni e esenzioni potrebbero concentrarsi sulle imposte: più semplice e pratico, ma meno demagogico. L'apparato statale. L'apparato statale per una parte degli italiani è una vacca da nutrire, per un'altra parte è una vacca da mungere, una terza parte è la vacca. Chi la nutre pensa che potrebbe mangiare di meno o non esserci, chi la munge pretende che sia ben nutrita e la vacca è d'accordo con i mungitori. Contribuenti. Lavoratori dipendenti. Si dice che sono gli unici contribuenti onesti. In realtà chi lavora "in nero", volente o meno, evade le imposte. Del lavoratore cui viene trattenuta regolarmente l'IRPEF si dice che è un contribuente onesto, se invece questo non avviene è il datore di lavoro che evade il fisco. Capita però che qualche lavoratore accetti di fare straordinario solo a condizione che non sia gravato d'imposta, capita che sia il lavoratore a richiedere di lavorare in nero. Non saranno grandi evasori, ma, nel lor piccolo sono evasori: forse vittime, fose colpevoli, forse complici. Non è detto poi che chi lavora in aziende serie che mai acconsentirebbero a non effetturare le regolari ritenute sia del tutto onesto. Ci saranno senz'altro lavoratori dipendenti che mai hanno comprato qualcosa da venditori illegali, mai hanno dato soldi a qualcuno senza regolare fattura o scontrino, mai hanno ricevuto 106
somme senza assoggettarle a imposta; ma ce ne sono altri che così non si sono comportati, magari in buona fede, magari perchè non è sempre facile osservare norme complicate, contradditorie, ambigue, magari perchè non se la sentono di inimicarsi il fornitore, magari andando a "lucciole". Negozianti. Godono fama di essere capaci evasori, cittadini disonesti. In realtà non sempre rilasciano lo scontrino ma se fossero gli unici disonesti, se gli onesti rifiutassero di servirsi da chi non dà lo scontrino, finirebbero per vendersi le merci fra di loro. Il problema non è che tutti i commercianti evadono le imposte, ma che non tutti le pagano nella misura dovuta; il che finisce per favorire i più disonesti. Se non fosse per rispetto del principio che le norme devono valere per tutti, che la legalità deve essere fatta rispettare da tutti, è pressocchè indifferente che tutti i negozianti paghino le imposte o che non le paghi nessuno, alla fine a pagare effettivamente è solo chi non può rivalersi dei maggiori costi. Valga quale esempio quanto è accaduto con l'introduzione dell'euro, quando i nuovi importi si sono ottenuti dividendo gli stipendi per 1936.27 e i prezzi di molte merci per circa 1000: in pratica tutti hanno aumentato il prezzo e il cliente l'ha accettato. Chi aveva concordato il cambio ufficiale sostiene che è tutta colpa del governo seguente non avere impedito ai disonesti di approffittarne: giudizio che sembra conservare una residua mentalità non liberista e ignorare che anche le Coop amiche praticano prezzi non molto diversi da quelli dei concorrenti. Se tutti i negozianti pagassero le imposte, senza la concorrenza sleale di chi non le paga non rinuncerebbero a scaricarne il costo sui clienti, i quali pagherebbero forse meno imposte ma sicuramente di più per gli acquisti. Il contrario succederebbe se tutti non pagassero le imposte, con fattori invertiti e totale invariato ma con evidente danno per l'immagine di equità e legalità. Credo che, escludendo i venditori immigrati abusivi, almeno dove vivo siano pochi coloro che non pagano le tasse per servizi o diritti e che siano molti di più quelli che non rilasciano scontrino, ma ignoro se siano tutti tenuti a farlo o se vi siano categorie esentate. In ogni caso non mi pare una via percorribile richiedere ai clienti di 107
boicottare gli evasori: anche se l'ignoranza suddetta fosse solo mia, anche se l'onestà fiscale fosse di tutti i clienti, credo che chi non ha cambiato fornitore per evitare aumenti di prezzo che lo colpivano direttamente non lo farebbe per senso civico e ipotetica maggiore equità. Imporre ai cittadini di richiedere la ricevuta sotto pena di sanzioni mi sembra ingiusto e vessatorio; sanzionare, com'è successo, chi non emette scontrino per una caramella regalata a un bimbo o fa una vendemmia con gli amici rende odioso e ridicolo il sistema e alimenta il sospetto che esso si occupi di piccole cose trascurando quelle importanti, sia forte con i deboli e magari corruttibile con i forti. Invece di usare solo bastone e minacce, potrebbe essere anche opportuno rendere in qualche modo conveniente l'onesta denuncia del reddito: se invece di far pagare più tasse, a chi più ha già pagato d'imposta si concedessero più benefici (facilitazione di accesso ai mutui, concessione di licenze o qualsiasi altra cosa gli esperti possano suggerire) sarebbe meno conveniente la falsa denuncia. Liberi professionisti. Sono i più accreditati fra gli evasori, salvo per la parte assimilabile a lavoro dipendente. Penso sia capitato a chiunque di sentirsi dire che la prestazione costa 100 e 120 con IVA, con facoltà di scelta più o meno esplicita. La risposta sarebbe ovvia se la spesa fosse detraibile dal reddito: pago 120 invece di 100, ma avrò meno IRPEF per 20. Io sono onesto, il fisco ci guadagna l' IVA e sicuramente più di 20 di IRPEF dal professionista che considerando le imposte nel calcolo di 100 non ci rimette niente, non ci sarà evasione fiscale e vivremmo in un paese come altri in cui solo delinquenti non pagano le imposte dovute. Per motivi che ignoro, ma che forse potrei immaginare, così non è e il cliente si trova a scegliere. Se è assolutamente onesto e disposto a pagare di più di tanti altri sceglierà 120. Se la sua onestà è pari a quella del professionista vorrà partecipare ai suoi vantaggi e chiederà di pagare meno di 100. Se fondamentalmente è corretto e onesto ma sa che così non è il fisco con lui, avrà qualche dubbio e qualche rimorso comunque faccia.
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Sportivi, artisti, aziende. Naturalmente, potendolo fare, si stabiliscono dove meglio credono nel vasto mondo. Vasto e piccolo. Con gli attuali mezzi di comunicazione si può essere ovunque contemporaneamente in modo immateriale e nello spazio di poche ore di persona. Non vi è quindi motivo di non stabilire la propria residenza dove il clima è migliore, le spiagge più belle, il sole più caldo, la neve più soffice o il fisco meno esoso. Compete ai governi valutare il giusto appetibile equilibrio tra quello che si può avere e quello che si deve dare nel loro Stato, sapendo che "chi troppo vuole, nulla stringe". La Legge. Non ne capisco bene il perchè, ma sembra che ogni anno alle spese dell'anno prima si aggiungano nuove spese e conseguentemente si debbano aggiungere nuove entrate, anche se queste aumentano con l'inflazione e il PIL. E così ogni anno alle norme esistenti si aggiungono nuove norme, ogni anno per cercare di fare correttamente la denuncia dei redditi si devono leggere fascicoli sempre più voluminosi, aumenta la possibilità di sbagliare e subire sanzioni, mentre i caratteri di stampa del modulo diventano sempre più piccoli per far stare in una pagina quello che ne richiederebbe due (lo definiscono semplificare). Ma ci sono anche norme che rimangono immutate per decenni, come quelle che stabiliscono i limiti di reddito superati i quali si hanno meno benefici o maggiori aggravi o fissano importi a favore del contribuente, che di fatto diviene più povero e più tassato. Spesso non è previsto alcun criterio di gradualità, per cui se, esemplificando, con reddito 100 si paga 20 e con reddito 99 zero, chi ha lavorato e guadagnato di meno finisce con l'avere più soldi. Con quale criterio siano fissati questi limiti per me è un mistero e a volte penso che siano pensati considerando la mia situazione personale per danneggiarmi o forse quella di qualche parente di legislatori, per favorirlo. In questo caso potrei sperare che prima o poi saranno rivisti. Per legge, il cittadino è tenuto a conoscere la legge. Cosa piuttosto complicata se non impossibile anche a chi di legge vive: probabilmente nessuno conosce TUTTE le leggi italiane. Io mi 109
limitavo a leggere attentamente le istruzioni e cercare di applicarle. Per esempio le istruzioni del mod. 730 sembrerebbero indirizzate a persone non particolarmente esperte di diritto e prive di adeguata biblioteca fiscale. Non è così e se uno crede di capirle come capisce un testo in italiano corrente (pur usando un vocabolario ingleseitaliano per quelle parole che non hanno saputo rendere nella nostra lingua) incorre in gravi errori. Per questo motivo esistono appositi enti e studi che provvedono alla compilazione anche di un semplice mod. 730. Anche le istruzioni che accompagnano le cartelle esattoriali indicano procedure del tutto diverse da quelle reali e si è quindi costretti a ricorrere all'aiuto di professionisti. A volte mi sorge il dubbio che le leggi siano fatte apposta per giustificare l'esistenza di questi enti e il loro foraggiamento o rendere indispensabile rivolgersi ai professionisti di cui sopra. Non ci si può meravigliare poi se chi va con il lupo impara a ululare. Agenzia delle Entrate. Sembra che fra i doveri dei cittadini non ci sia solo l'obbligo di pagare imposte e tasse, ma anche quello di farlo nel modo meno semplice. L'Agenzia delle entrate, o chi per essa, trova del tutto normale emettere cartelle esattoriali errate: per male che vada i cittadini contesteranno l'errore, produranno documenti, faranno code, protesteranno; ma se va bene pagheranno più del dovuto, sanzioni comprese. Naturalmente chi ha grossi interessi si premunisce con prove e documenti, si rivolge a fiscalisti esperti; ma il povero cristo che ritiene in tutta buonafede di non dovere al fisco qualche centinaio di euro non ha scampo. Opporsi al fisco gli costa più di quanto possa beneficiare, deve perdere mezze giornate negli uffici che talvolta trova chiusi per sciopero o assemblea, riceve informazioni incomplete, magari solo perchè chi è uso a trattare una materia pensa che gli altri abbiano la stessa famigliarità. Più il tempo passa e più è difficile rimediare a eventuali errori, il tempo gli è contro e la lentezza burocratica torna a vantaggio della burocrazia. In ogni caso sembra che se il cittadino sbaglia paga, se sbaglia il burocrate paga il cittadino, che sia più facile accanirsi contro piccoli evasori ingenui che contro grandi evasori agguerriti. Scritto il 01/10/2007 110
Indennità La Ministra Rosy Bindi, richiesta di quanto percepiscono i parlamentari, dice:"5000 euro mensili come indennità personale e il resto (quanto?) è rimborso spese per far bene politica. 5000 euro sono più degli 800 di un precario o dei 450 di un pensionato, ma pari allo stipendio di molti dirigenti pubblici e privati e meno di tanti altri". Evidentemente, sebbene spesso dicano di lavorare per il bene del Paese, i politici lavorano principalmente per la propria carriera professionale; se così non fosse si accontenterebbero di uno stipendio decente per il tempo limitato che sono disposti a dedicare al bene comune, non rimettondoci e non guadagnandoci. In realtà possono sempre trovare qualcuno con stipendio più alto con cui confrontare il proprio e giustificare quello e questo. Dicono che se così non fosse la politica sarebbe appannaggio dei soli ricchi. E' vero il contrario: se gli stipendi fossero più bassi sarebbero appetibili dalle persone con basso reddito ma non da quelle con reddito più elevato, un male nel caso che "reddito" sia sinonimo di "capacità". Per quanto riguarda i dirigenti privati sono affari privati e le aziende che pagano troppo o inutilmente rischiano il fallimento. In ogni caso sono le aziende a fissare i limiti accettabili. Per i dirigenti pubblici, magistrati, parlamentari eccetera, il comune cittadino che li paga ha poca voce in capitolo sia sulla misura dello stipendio che sull'efficienza del servizio. Nessuna azienda pagherebbe i suoi dirigenti più di quanto le sia possibile e l'aumento di stipendio avviene solo quando aumentano gli utili per l'azienda. Analogalmente gli aumenti ai dipendenti pubblici dovrebbero avvenire solo come conseguenza dell'aumento degli "utili" ottenuti dai contribuenti. Nessun aumento se non vi è stato aumento per gli "azionisti": se non ci sono soldi per aumentare le disponibilità dei cittadini comuni o il loro benessere non devono esserci per i dirigenti pubblici, perchè evidentemente non hanno fatto bene il loro lavoro. Sulle indennità personali, dice la signora, si può comunque discutere, ma i rimborsi "per far bene la politica" sono irrinunciabili. A questo punto non capisco a cosa serve dare soldi pubblici ai partiti, ai giornali di partito, ai clienti di partito se i politici già godono di molti benefici (benefit) o privilegi e di 111
rimborso delle spese "politiche". Ben venga la proposta che questo non sia in maniera eguale e forfettaria per attivi e cattivi ma a "piè di lista", in modo chiaro e giustificato. Ma la proposta non basta. Scritto il 09/10/2007
Arrotondamento e ICI Penso che al Ministero delle Finanze e dintorni si soffra se non si complica la vita ai contribuenti, se non si fanno soffrire almeno un po'. Quest'anno finora due sorprese con l'ICI: anticipo del termine di pagamento e arrotondamento dell'importo. I chiarimenti forniti dall'Agente della riscossione, precisano: " Il pagamento dell'imposta complessivamente dovuta deve essere arrotondato all'euro per difetto se la frazione è inferiore a 49 centesimi, ovvero per eccesso se superiore a detto importo". Dal che si deve dedurre che qualora la frazione fosse di 49 centesimi non si deve fare l'arrotonamento. Va contro ogni logica, ma non è raro che logica e norme non coincidano o che si venga sanzionati per errori incolpevoli. Probabilmente l'importo va arrotondato per difetto se la frazione è inferiore a 50 centesimi e per eccesso se non lo è. Per dire questo bastava scrivere "fino a 49" anzichè "inferiore a 49", ma sarebbe stato più difficile sbagliare ed essere puniti. Non so quanto i chiarimenti forniti dall'Agente della riscossione corrispondano alle disposizioni del Ministero, ma non sarebbe male che l'uno e l'altro si mettessero d'accordo e vigilassero entrambi al fine di evitare disinformazione. Scritto il 16/07/2007
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I costi della politica P.V.Porcacchia, capo ufficio stampa della Camera dei deputati scrive: "l'adeguamento dell'indennità parlamentare all'incremento degli emolumenti di una specifica categoria di magistrati è un meccanismo previsto dalla legge che opera per i deputati solo a seguito di un apposito accertamento da parte dei competenti organi della Camera" (La Stampa, 4/8/2007) Devo intendere che quando i deputati si concedono un aumento dell'indennità non fanno che applicare la legge. Legge che credo abbiano fatto loro o i loro predecessori, aumento pari alla retribuzione mensile di molti contribuenti, indennità che è diversa cosa dal reddito imponibile del cittadino elettore. E l'apposito accertamento viene fatto dai "competenti organi della Camera", verosimilmente non composti da camerieri ma da onorevoli deputati. L'adeguamento si riferisce agli emolumenti di una "specifica categoria di magistrati", forse quella in cui sono più elevati e a loro volta stabiliti da una legge votata dai parlamentari. Sbaglia chi parla di conflitto tra magistratura e politica o di muro contro muro fra maggioranza e opposizione: in questa materia c'è sempre pieno accordo. Ovviamente la congruità degli emolumenti di questi servitori dello Stato non sarà giudicata dagli interessati, ma matematicamente rapportata al minimo di pensione previsto per i comuni cittadini, loro datori di lavoro: l'incremento per i primi dipenderà da quello per i secondi. Ovviamente!? Scritto il 06/08/2007
360° Mi è capitato di sentire personaggi politici ed anche giornalisti auspicare, pretendere, promettere o constatare "una svolta a 360°", probabilmente ritenendo insufficiente una di soli 180°. Spero che qualche bambino voglia spiegare a questi signori e signore dove ci si trova dopo una tale svolta. Ma forse sono io a non capire. Scritto il 13/03/2007 113
Strano Paese E' uno strano Paese questa nostra Italia; un Paese dove le Ferrovie non rispettano gli orari, gli Enti pubblici non rispettano i cittadini e i cittadini non rispettano la legge, i governanti sprecano il pubblico denaro e i governati evadono le imposte, l'innocente sta in carcere in attesa di giudizio e il giudicato colpevole non sconta la pena; un Paese dove la disoccupazione si combatte con l'immigrazione, la delinquenza con l'indulto e magari l'attesa per le prestazioni sanitarie estendendole ai marziani; un Paese dove si presume che i giudici sbaglino due volte su tre e che non debbano pagare per i loro errori, dove Costituzione e referendum sono da rispettare quando fa comodo e disattesi altrimenti, dove i lavoratori hanno le retribuzioni fra le più basse d'Europa e i parlamentari le più alte. Gli orari ferroviari non servono per sapere quando un treno parte o arriva, ma solo all'incirca quando potrebbe o dovrebbe arrivare o partire e le coincidenze sono eventualità non certe. Sulle strade molti limiti di velocità sono posti in modo da renderne impossibile il rispetto e certa la multa, altri sono immotivati e anche il più diligente degli automobilisti deve ammettere che è da stupidi rispettarli: limiti di 50 Km/h su strade non trafficate, in aperta campagna, bene asfaltate, senza case o incroci o di 30 km/h dimenticati dopo lavori stradali e senza il segnale di fine limite. Certe assurde limitazioni sembrano fatte non per garantire la sicurezza ma per essere violate, per incentivare comportamenti illegali, per fruttare soldi ai Comuni. Per limitare la velocità dove serve, basterebbero i dossi artificiali ben segnalati: funzionano, ma non incrementano le entrate comunali. Se troppo spesso le norme non sono fatte rispettare o sono evidentemente insensate e inutili, non vengono osservate nemmeno quelle più che giustificate e necessarie. Giustamente si depreca l'evasione fiscali, ma quando il pubblico denaro viene sprecato o usato per privilegi alla classe politica e ai suoi clienti, non può meravigliare che il cittadino non si senta moralmente impegnato a fornirlo. Dando per certa l'evasione, lo Stato aumenta l'imposizione e il cittadino, adeguandosi, se può evade. E' più riprovevole chi non contribuisce alle spese dello Stato o chi quelle spese le fa malamente, immoralmente pretendendo e 114
sprecando i soldi dei cittadini? Entrambi defraudano i contribuenti che pagano, ma il comportamento dei governanti può motivare quello dei cittadini e non viceversa. Non tutti comprendono il dovere di rinunciare a sudati guadagni perchè i politici, con voto unanime, possano "adeguare" le loro competenze; non tutti capiscono perchè invece debbano rimanere immutati e sempre più inadeguati i limiti di reddito oltre i quali si è indegni di benefici e agevolazioni, perchè mentre diventano sempre più poveri lo Stato li consideri sempre più ricchi. Scritto il 25/05/2007
Dei DiCo DICO: DIritti dei COnviventi. Devo capire che i conviventi hanno solo diritti mentre lo Stato e la società hanno solo il dovere di soddisfare quei diritti? In questo forse sta la differenza con la famiglia tradizionale, in cui i doveri sono la premessa agli eventuali diritti. Equiparare le coppie di fatto eterosessuali, le unioni gay, le convivenze nonno-nipote non mi pare abbia molto senso. Le prime hanno scelto di non sottostare a vincoli che ritengono insopportabili, rinunciando implicitamente ai diritti che ne conseguono, o viceversa di conservare vantaggi che altrimenti perderebbero. Può essere che i vincoli siano troppo stretti o i vantaggi importanti (e allora dovrebbero essere modificati per non creare discriminazione penalizzante per chi invece è regolarmente sposato secondo la legge vigente), ma può anche essere che le norme vadano bene così come sono. Si può non accettare il matrimonio cattolico, sacro, unico, con obbligo di fedeltà reciproca, con impegno di accogliere ed allevare i figli, indissolubile vita natural durante; ma le leggi dello Stato riguardano il matrimonio civile, laico, con impegni meno severi e possibilità di finire in divorzio a certe condizioni, cercando però di tutelare figli e ex coniuge. 115
Forse ora si pensa a matrimoni precari, tendenti a riconoscere diritti individuali sempre più ampi e doveri sempre più ristretti. Si potrebbe abolire il matrimonio civile e divorzio e offrire agli interessati una serie di pacchetti di convivenza, con vincoli e diritti diversificati, da scegliere secondo lo stato d'animo degli acquirenti: dal matrimonio cattolico "equiparato", a quello civile a tempo indeterminato o a scadenza rinnovabile o a scadenza, alla convivenza per un week-end. A mobilità e precarietà del lavoro corrispondere mobilità e precarietà della famiglia. Oppure si potrebbe abolire ogni ingerenza dello stato nella vita dei singoli, liberi di congiugersi ed eventualmente procreare figli randagi, di pensare solo a sè stessi o di osservare obblighi morali o religiosi, di regolare o meno i loro rapporti economici in base a norme di diritto civile. Vedremo. Per quanto riguarda le unioni omosessuali fatico a vedere in esse un fondamento della società, se non altro perchè naturalmente escluse dal concorrere alla sopravvivenza della stessa, impossibile senza artifici o unioni eterosessuali. Non vedo quindi per quale motivo lo Stato dovrebbe intromettersi nei rapporti affettivi o semplicemente sessuali privati, che privati dovrebbero restare e come tali rispettati. Credo che i sentimenti più sono profondi meno necessitino di essere esposti e imposti; temo che tutta la pubblicità gay miri impudicamente solo a benefici economici da ottenere senza nulla dare. La famiglia, tendenzialmente, si basa sull'altruismo delle cure parentali; le coppie omosessuali, almeno da come si esibiscono nelle piazze, sembrano basarsi sulla somma di due egoismi: nulla danno e nulla dovrebbero richiedere alla società, ma possono dare ai partiti il loro voto. Le coppie eterosessuali sono "di fatto" e non "di diritto" per loro libera scelta o per obblighi precedenti liberamente assunti; le convivenze nonno-nipote come tante altre, rientrano semplicemente nell'ordinario concetto di famiglia e di parentela e come tali vanno tutelate; le convivenze di gruppi etereogenei o di persone dello stesso sesso in collegi e monasteri non pare richiedano nuove norme. Senza ambiguità e ipocrisie il vero oggetto del disegno di legge rimane introdurre nell'ordinamento giuridico le unioni "more uxorio" omosessuali e di questo si dovrebbe discutere. Se questa personale intima convivenza diventa un soggetto giuridico 116
riconosciuto, non ci si dovrà limitare alle sole coppie, ma indistintamente anche ai trii, ai quartetti, ai quintetti e a quant'altro , magari estendendo il concetto di famiglia, con buone ragioni, a cani, gatti o canarini affettivamente conviventi. Dicono che l'Italia è fra i pochi stati in Europa senza una legge in materia, ma questo non è necessariamente un male: anche Svizzera e Gran Bretagna erano fra le poche nazioni europee non invase dal terzo Reich, e non era un male. Scritto il 13/03/2007
Reddito, imposte, tasse Se non ho capito male, il limite di reddito familiare sotto il quale le persone di età superiore ai 65 anni possono beneficiare delle esenzioni dalle tasse sulla salute (ticket) è rimasto di 70 milioni di lire, ossia 36152 euro. Si può discutere se sia giusto creare un confine tra chi deve pagare e chi no, sulla congruità del limite, sulla equità di trattamenti molto diversi con differenze minime di reddito, sul fatto che si riferisca a reddito familiare anche quando non si ricomoscono detrazioni familiari, se debba esistere o no una tassa sulla salute e su molto altro ancora. Se si ritiene che lo Stato debba farsi carico della salute dei cittadini allora tutti dovrebbero beneficiare dello stesso trattamento, concorrendo ognuno col pagamento delle imposte in ragione del proprio reddito. Se il servizio fosse gratuito, le risorse destinate alla riscossione delle tasse (ticket) potrebbero invece essere utilizzate per far pagare a tutti imposte eque e necessarie. Forse è giusto far pagare una tassa per evitare abusi, ma se è pagata uniformemente grava in misura decrescente col crescere del reddito e in ogni caso per nulla su chi ha un reddito che gli permette di non usare la sanità pubblica. Anche ammettendo la necessità di un limite discriminante non vedo con quale criterio possa essere fissata la sua congruità. Sarebbe 117
equo solo se consentisse a chi ha un reddito lordo di poco superiore lo stesso reddito netto di chi lo ha inferiore: se con 100 di lordo ho 90 di netto non è equo che con 101 abbia 80. Comunque, un importo giusto ed equo in un certo momento difficilmente lo è altrettanto un anno o dieci anni dopo. Riferirsi poi alla somma dei redditi dei coniugi e non concedere a uno dei due le detrazioni non usufruibili per incapienza dall'altro, considerandoli famiglia quando è a loro danno e individui quando sarebbe a loro vantaggio, è perlomeno incoerente. Ritornando al limite di reddito, constato semplicemente che è rimasto quello ante euro quando tutti dicono che non si può vivere come allora con un reddito rimasto quello di allora e se era giusto prima è sbagliato adesso e viceversa. In altre parole, più si diventa poveri più il fisco ci considera ricchi, anche quando si impoverisce per maggiori imposte e tasse. Si è fatto l'adeguamento della tassa RAI, delle sanzioni pecuniarie, del bollo, di mille altre imposte e tasse e di qualsiasi altra cosa che porti soldi allo stato ma non i limiti che ne smorzano la voracità. Chi aveva 1000 lire al mese negli anni ' 30 era un ricco, se i limiti in questione fossero stati fissati allora probabilmente oggi pagherebbero il ticket tutti quelli che al mese guadagnano l'equivalente in euro, circa 50 centesimi. Scritto il 11/01/2007
Italiese Turisti, lavoratori, delinquenti: sono molti ormai gli stranieri in italia e i primi sempre meno in rapporto agli altri. Forse è giusto, quindi, usare nei pubblici uffici, negli ospedali, nelle Leggi e ovunque una lingua a loro comprensibile, anche se non mi parebbe assurdo che questa lingua fosse l'italiano, come lo è stato per veneti, siciliani, valdostani, altoatesini, ladini fuori dalle loro regioni. Non credo però sia giusto che per farsi capire dagli stranieri si diventi incomprensibili a molti italiani, specialmente a quelli con più anni e meno capacità di apprendere. 118
Usando il calcolatore, anche nei testi in "italiano" una parola sì e una no necessita di spiegazioni per il neofita: parole inglesi, acronimi inglesi; ma sono termini recenti, nati in quella lingua, che si dovrebbero apprendere man mano che si usano come si apprende a guidare un'auto e se uno deve o vuole usare le nuove tecnologie deve rassegnarsi ad impararne il linguaggio. Quello che invece non capisco è perchè termini da sempre usati siano sostituiti con neologismi "politicamente corretti" o con vocaboli di Paesi in cui non si è, non si è mai andati, né forse mai si andrà. Non capisco perchè uno spazzino sia diventato "operatore ecologico" (il ladro è "operatore furtivo"? la prostituta "operatrice sessuale"?), il cieco "non vedente", il sordo "non udente", l'inabile "altrimenti abile", la tassa "ticket", il sacchetto "shopper", la riservatezza "privacy", il carrellino "trailer", l'ambulatorio "day hospital" e così mille altre cose sono chiamate, a proposito o a sproposito, con termini inglesi che spesso non si sa scrivere, dire o capire e magari pensati in italiano. Non so poi perchè anche parole francesi,latine, spagnole, tedesche o di qualsiasi altro idioma vengano "lette" in inglese, in pseudoinglese. Chi ogni due parole ne infila una straniera, forse pensa di ostentare conoscenza di quella lingua, ma spesso dimostra solo di non conoscere l'italiano ma l' italiese. Scritto il 24/11/2006
Unioni di fatto I difensori a oltranza della Costituzione così com'è, dovrebbero sapere che essa tutela la famiglia come la conoscevano i padri costituenti: uomo, donna e possibilmente figli, con diritti e doveri dei suoi componenti. Si preoccupano invece di tutelare le unioni di fatto (senza vincoli). Parimenti andrebbero tutelati anche i medici di fatto (senza laurea), 119
i viaggiatori di fatto (senza biglietto in treni e autobus), gli inquilini di fatto (abusivi), i proprietari di fatto (ladri), gli impunibili di fatto, i cittadini italiani di fatto (immigrati illegali), gli esenti da imposta di fatto, l'anarchia di fatto. Non capisco che necessità vi sia di riconoscere le unioni di fatto uomo-donna quando da secoli esiste un apposito istituto per tale riconoscimento, un contratto con i suoi vincoli e le sue regole stabilite da Leggi dello Stato. Basta accettare tali regole. Chi non le accetta avrà le sue ragioni per farlo, ma non può pretendere norme che gli diano diritti senza doveri e non vedo l' utilità di matrimoni di serie A per i furbi e di serie B per gli onesti. Quando la semplice convivenza equivale a matrimonio, se sono sposato con Tizia e convivo con Caia il coniuge legalmente riconosciuto dovrebbe essere Caia, a meno che non lo sia anche Tizia. Nel primo caso non avrebbe più senso l'istituto del divorzio, nel secondo il divieto di poligamia. Già attualmente, sembra che la legge preveda agevolazioni fiscali per i conviventi ma non per il coniuge e l'Agenzia delle Entrate le rifiuta al marito che considera non convivente se la residenza anagrafica è diversa da quella della moglie. Io penso invece che nel matrimonio si debba presumere la convivenza dei coniugi, che la residenza indichi solo il luogo dove ognuno ha interessi prevalenti e vive abitualmente, che non significa esclusivamente e non impedisce di convivere abitualmente. Secondo l'Agenzia delle Entrate, unico criterio per stabilire la convivenza "di fatto" è quello della residenza anagrafica: basta averla nello stesso Comune (non stessa casa?) per essere considerati conviventi e, viceversa, basta averla in Comuni diversi per essere considerati non conviventi (e divorziati?). Se questo è vero, due sono "conviventi di fatto" anche se non si sono mai visti oppure "separati di fatto" pur vivendo sempre insieme. Semplice e facile truffare ed essere truffati, avere benefici o sanzioni sulla base di unioni e separazioni "di fatto" inesistenti. Potenza della burocrazia! Se il riconoscimento delle unioni di fatto non mira a privilegiarle rispetto alle unioni regolari o a far ottenere la cittadinanza a immigrati clandestini o a favorire il precariato familiare o a altri scopi occulti è in ogni caso un modo per riconoscere le unioni omosessuali. La Costituzione tutela la famiglia quale base della società ed è 120
alquanto acrobatico considerare tale l'unione omosessuale, se non altro perchè una società di soli omosessuali non avrebbe verosimilmente lunga vita. Anche le norme in materia previdenziale tendevano a proteggere principalmente figli e moglie, un tempo quasi sempre dedita più alla cura della famiglia che ad avere un proprio reddito e una propria pensione. Non ha quindi molto senso estendere questa tutela a situazioni completamente diverse, nelle quali basta eventualmente regolare i rapporti economici fra le persone come si regolano i rapporti fra i soci di imprese commerciali o industriali. E quando saranno regolamentati ci saranno sempre unioni che non vogliono sottostare a regole, ancora unioni di fatto. Scritto il 11/12/2006 FISCO Fatico a capire con quale autorità morale il ministro delle finanze possa chiedere, anzi pretendere che i cittadini italiani sentano l'obbligo civile di pagare imposte e tasse. Pur tralasciando la rapina notturna sui conti correnti dell'Amato ministro, non pare proprio che il fisco voglia fondare sulla corretteza il rapporto con i cittadini. Se il fisco è palesemente iniquo e esoso, se dà informazioni ambigue o errate e si accanisce contro chi le segue, se non da certezze e ricatta il contribuente onesto costringendolo a rinunciare a un suo diritto per non rischiare pesanti sanzioni, se non fornisce chiarimenti sulle sue decisioni, se tartassa chi non sa o non può difendersi, se obbliga il cittadino comune a rivolgersi ad esperti per non essere ingiustamente depredato, se serve per dare ai politici uno stipendio dieci volte il tuo, per mantenere una burocrazia spesso inefficiente e talvolta arrogante, per fornire una giustizia lenta e servizi carenti, allora non si può pretendere che i cittadini sentano il dovere civile di contribuire alla spesa pubblica e può succedere che chi per tutta una vita ha cercato di pagare il giusto se ne vergogni e chi non paga il dovuto se ne compiaccia, che si cerchi di evitare di lavorare più per il fisco che per la propria famiglia. 121
Chi in tutta la vita ha pensato che bastasse comportarsi onestamente per essere trattato onestamente può trovarsi vittima della perfidia del fisco e pentirsene. Quando a chi chiede semplicemente di pagare nè più nè meno di quanto dovuto si impedisce di beneficiare delle opportunità offerte dalla legge, quando a chi ne avrebbe reale diritto si negano benefici concessi invece a chi si precostituisce le opportune condizioni, allora si comprende chi si difende attaccando, chi per non pagare più del dovuto trova il modo di pagare meno del dovuto. Non meraviglia se chi può cerca di sfuggire alla rapacità di un fisco che non aiuta certo il cittadino a pagare il giusto. Questo favorisce chi intende frodare i suoi concittadini, gli dà un alibi morale altrimenti inesistente. Di fatto pare che il fisco possa colpire solo chi pensa di non avere niente da nascondere mentre nulla può contro chi molto occulta o dissimula. Nel primo caso fa pagare in più poche migliaia di euro, nulla per le casse statali molto per quelle del povero cristo tartassato; nel secondo ne lascia pagare in meno centinaia di migliaia. Quando, troppo tardi, il cittadino onesto si accorge che non basta la sua onestà per pagare il giusto e sentirsi al riparo da sanzioni, allora finalmente si rassegna a rivolgersi a persone di lui più smaliziate. Ma questo costa; pagare il dovuto costa più del giusto; prima troverà equo pagare meno del dovuto per bilanciare il costo e alla fine troverà gusto a non pagare il giusto. Da anni si parla della possibilità di detrarre dall'imponibile le spese sostenute, unico modo, a detta di molti, per consentire la concorrenza fra i contribuenti, un salutare conflitto di interessi tra chi paga e chi riceve che consentirebbe la trasparenza delle transazioni e una più equa imposizione. Non se ne fa niente: forse perchè troppo semplice, forse perchè colpirebbe troppi interessi, forse perchè comunque il fisco italiano troverebbe il modo di infierire sugli onesti e premiare i furbi, di riconoscere spese artatamente inventate e sanzionare la detrazione di spese realmente sostenute e dal fisco artatamente considerate "non imputabili al contribuente", di punire chi dichiara senza falsità una spesa reale, anzichè limitarsi a non ammetterla, se non la ritiene detraibile.
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UNA STORIA (Il perchè di quanto sopra, per chi ha voglia di leggere) I governi in carica avevano dato grande pubblicità ai benefici concessi ai cittadini che avessero sostenuto spese per ristrutturare immobili. Non è che in questo il fisco non avesse il suo tornaconto evidente, ma molti non sospettavano che ci fosse anche la speranza nell'inevitabilità di errori formali che consentissero non solo di non concedere i benefici, ma anche di potere sanzionare il malcapitati. Nel 2001 un tale ha sostenuto una spesa per il restauro del condominio in cui sua moglie aveva la proprietà di un appartamento. La moglie era una casalinga vecchio stampo, di quelle che per gran parte della loro vita avevano lavorato per la famiglia, a far crescere tre figli nel migliore dei modi. Il marito non guadagnava molto, ma riteneva preferibile la cura dei figli a uno stipendio supplementare che consentisse maggiori agi, divertimenti, piccoli lussi. Quella donna non aveva reddito proprio e presumibilmente non avrebbe goduto di propria pensione; anche in considerazione di questo l'appartamento fu a lei intestato, sebbene, naturalmente, il mutuo fosse pagato con i soldi che c'erano, cioè quasi sempre solo quelli del marito. Con il lavoro fatto prima del matrimonio e dopo che i figli erano cresciuti aveva potuto ottenere una pensione di circa 350 euro mensili, quanto basta per non essere ritenuta a carico del marito ma non abbastanza per avere possibilità ulteriori benefici fiscali. Contando sulle agevolazioni promesse dal governo, il condominio in cui la signora ha quel suo piccolo appartamento decide di effettuare il rifacimento del tetto e altri lavori di ristrutturazione. La spesa per lei fu di circa 16000 euro. Naturalmente la signora non disponeva di tale somma, ma non era un problema visto che poteva pagarla il marito che così fece. Nel frattempo, per una triste occasione, avevano comperato un appartamento in altro comune, questa volta intestato al marito che, considerato che vi sarebbero vissuti circa sei mesi all'anno, vi trasferì la propria residenza. Quando fu il momento della denuncia dei redditi nelle istruzioni per la compilazione del mod. 730 videro che la detrazione per il recupero del patrimonio edilizio poteva spettare al familiare convivente che ne avesse sostenuto le spese: sposati da 38 anni e da allora sempre 123
vissuti assieme non ebbero dubbi che il marito, che in effetti aveva sostenuto la spesa, potesse porla a detrazione e così avvenne. Nel 2004 l'Agenzia delle entrate chiese la documentazione per tale detrazione. Fu portata. Fu chiesta un'attestazione dell'Amministratore del Condominio. Fu consegnata. Nel dicembre 2004 l'agenzia delle entrate comunicava al marito che doveva al fisco 959 euro per "Spese per il recupero del patrimonio edilizio solo parzialmente riferibili al contribuente", che pertanto entro 30 giorni, per beneficiare delle sanzioni ridotte, doveva pagare 1238 euro, che entro lo stesso tempo poteva segnalare "dati ed elementi che non sono stati considerati o considerati erroneamente". Da babbeo qual'è il marito pagò e scrisse all'ufficio imposte le sue ragioni (istanza) pur ignorando quali fossero gli elementi "considerati erroneamente" dal fisco. Confermò d'avere sostenuto la spesa, di essere legittimamente sposato con la moglie dal 1961, che era con lei convivente e chiedeva il riconoscimento del suo diritto e il rimborso dell'importo versato. Nel maggio 2005 arriva la risposta: il marito è residente a X, la moglie è residente a Y, quindi non risulta provata la convivenza e "pertanto l'istanza è da intendersi respinta". L'uomo riscrive all'agenzia dell'entrate: a quel che ne sa si deve fissare la residenza dove si vive prevalentemente, vive metà a X e metà a Y e quindi può e deve scegliere, sia in X che in Y vive con la moglie, chiede come sia possibile che se uno vive sempre a Trapani conservando a dispetto delle regole la residenza a Bolzano dove vive sempre l'altra siano considerati conviventi mentre due che vivono insieme in X, in Y o in Z non lo sono e perchè se si intendeva non reale convivenza ma stessa residenza anagrafica nelle istruzioni per la denuncia dei redditi non si è scritto questo. Si aspettava una risposta o almeno conoscere cosa fare per opporsi alle decisioni dell'ufficio locale dell'agenzia delle entrate, ma a tutt'oogi sta ancora aspettando. E' giusto che si senta sciocco e credulone, ma si sente anche truffato dal fisco, ingiustamente privato di un diritto e ancor più ingiustamente colpito da sanzioni, indipendentemente dal fatto che questo sia dovuto all'assurdità della legge o alla inaffidabiltà di pubblici dipendenti. Poichè le spese dovevano essere suddivise in più anni, la storia si è ripetuta l'anno seguente: solo che questa volta non ha pagato ed ha presentato ricorso alla Commisione Tributaria Provinciale. Anche in questo caso le istruzioni scritte non erano 124
conformi a quelle fornite dagli impiegati addetti; per le decisioni sul ricorso, gli è stato detto, dovrà aspettare almeno due anni. Nel frattempo continuerà a non rinunciare a priori a quello che ritiene un suo diritto, a ricevere comunicazioni di addebito e sanzioni. Forse si rivolgerà a qualcuno per ottenere giustizia, e magari qualcosa di più. Scritto il 09/10/2006 STRAVAGANZE Dopo le reazioni al Discorso di Benedetto XVI all'Università di Ratisbona. 12 settembre 2006. Mi sembrano piuttosto stravaganti quei signori musulmani, maomettani, islamici o comunque essi si chiamino. Non tutti, sicuramente non Magdi Allam e non so chi altro. Mi sembra stravagante che si offendino se si dice che nel medioevo pensavano di imporre il loro credo con la spada e voglino usare la spada o magari la bomba atomica contro chi dice questa "falsità", confermando che lo pensano tuttora. Mi sembra stravagante che pretendino le scuse da chi ha solo ricordato un fatto storico e nemmeno si sognino di scusarsi per i massacri di New York, Madrid, Londra e altrove, che voglino le scuse per presunte offese e il diritto di offendere gli altri, che pretendino rispetto per la propria religione e disprezzino quelle altrui. Davvero stravaganti! Ma ancora più stravaganti mi sembrano quei signori che chiamano amici quelli che si dichiarano loro nemici, che aprono le porte a quelli che proclamano di volerli distruggere, che non dicono bah per non offendere le loro orecchie ipersensibili. Da sempre sappiamo come i greci distrussero Troia o come il lupo trovò un motivo per mangiarsi l'agnello, ma non è il caso che ci comportiamo come i troiani o che rinunciamo a corna, zanne o artigli per fare la fine dell'agnello. Scritto il 09/10/2006 125
Basta capirsi A mio figlio di 2 o 3 anni avevo dato un panino piccolino chiedendogli "lo vuoi grande così?". La risposta fu pronta: "No, lo voglio piccolo così", disse indicandomene uno molto più grande. Mi viene in mente questo fatto quando sento parlare Prodi che dice di togliere ai ricchi per dare ai poveri e constato che toglie a un "ricco" come me per darlo a "poveri" parlamentari, ministri, sottosegretari e quant'altri mangiano abbondantemente alla greppia statale. Basta intendersi sul significato dei termini usati. Scritto il 18/11/2006
Equità fiscale Ad ogni occasione la ministra Bindi ha citato "equo" e "famiglia". Attenzione per le famiglie ed equità vorrebbero che famiglie con reddito lordo eguale e stesso numero di componenti avessero alla fine eguale disponibilità di denaro. Per fare un esempio, se in una famiglia il reddito lordo è di 35 mila euro annui, il denaro disponibile netto dovrebbe essere uguale sia se quel reddito derivasse dal solo marito (o moglie) sia se vi concorresse anche la moglie con 2840 euro (coniuge a carico) o con 2841 (non a carico e senza possibilità di ulteriori detrazioni). Non so se è così, ma se così non è non c'è equità. Scritto il 01/11/2006
Ricchi Grazie al presidente Prodi, ho scoperto che con una pensione di 400 euro al mese si è ricchi. Infatti si dovrà pagare di più per il bollo auto, per l'ICI, per le tasse sulla salute, per la inevitabile rivalsa delle 126
maggiori imposte pagate da altri, etc. e non si potrà beneficiare di alcuna delle riduzioni d'imposta annunciate. Poichè il presidente dice che la finanziaria colpirà solo i ricchi, ne consegue che si è ricchi, molto. Scritto il 09/10/2006 alle 15:52
Equità Considerato il mio reddito e il mio patrimonio, devo ritenere che quel che scrivo sia contro il mio interesse. Non capisco perchè si pensi a ripristinare subito l'imposta di successione, che sembra costasse di più di quello che rendeva. Riguarderà solo il 10% degli italiani, si dice a giustificazione. Equivale a dire che se si mette un tributo sui mancini, o su chi ha i capelli rossi è una cosa buona perchè non tocca il 90% degli italiani. Se è giusto che una minoranza non goda di privilegi, mi sembra altrettanto giusto che non debba subire discriminazioni sfavorevoli. Certo 90 voti fanno gola ai politici più di dieci, ma se una cosa è giusta deve valere per tutti e se non lo è non si deve applicare a nessuno. Analogo discorso per le tasse, che ora chiamano ticket, su prestazioni sanitarie e servizi vari. Se qualcuno contribuisce in misura più che proporzionale al costo di tali servizi, per quale motivo deve rimanerne escluso? Far pagare tassa solo a chi ha maggiormente contribuito con l'imposta progressiva è come far pagare il biglietto di ingresso allo stadio solo a chi ha già pagato l'abbonamento. Si creano limiti di reddito, con criteri incomprensibili e con gravi discriminazioni per piccole differenze, con complicazioni burocratiche e costi altrimenti evitabili, basandosi su dichiarazioni di reddito poco veritiere. Tutto questo, a parer mio, sempre perchè novanta voti fanno più gola di dieci. Sarebbe più semplice che si cercasse solo di far pagare a tutti le imposte dovute e poi si riconoscesse a tutti, salvo casi eccezionali, il diritto alle stesse prestazioni e alle stesse condizioni. Chi può, 127
preferirà comunque spendere i suoi soldi in una clinica di lusso, ma se lo desidera dovrebbe poter essere curato dalla Mutua o ASL o USL o come altro ora si chiami, alle stesse condizioni di tutti gli altri. Scritto il 02/09/2006
Chi paga le imposte Il signor Visco, che giustamente i tedeschi pronunciano Fisco, pensa che grazie ai potenti mezzi dell'informatica riuscirà finalmente a eliminare l'evasione fiscale e forse anche a mettere una tassa sul respiro o sui battiti cardiaci. Tutto e tutti sotto controllo, tipo "1984" di Orwell. Non mi piace il metodo, ma mi auguro che finalmente arrivi il giorno in cui tutti pagheranno le imposte in ragione della loro capacità contributiva. Dal punto di vista morale , etico e perfino estetico è una bellissima cosa. In pratica però temo che mentre potrebbero diminuire le imposte pagate da quelli che le hanno sempre pagate quasi certamente aumenteranno i costi delle prestazioni di lavoratori autonomi, professionisti, politici e quant'altri. I soliti pagheranno un po' meno di imposta propria, ma pagheranno anche l'imposta degli altri. Se tutti i fornitori pagano le giuste imposte si ha sicuramente un effetto benefico sulla libera e leale concorrenza, ma lo si avrebbe anche se nessuno di essi le pagasse; sarebbe formalmente immorale ma forse costerebbe meno. Scritto il 20/08/2006
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Paese natale Pubblicato il 8 maggio 2012 di mpvicenza Non so se Leonardo oggi nascerebbe a Vinci o se quel comune è come i tanti piccoli paesi in cui non nasce più nessuno o quasi perché non c’è ospedale: niente ospedale, niente clinica privata, niente reparto maternità, niente nascite. Ospedali nei comuni più piccoli non ci sono mai stati, in quelli meno piccoli non ci sono o non ci saranno più e – se le cose stanno come credo – quasi nessun nasce più in questi paesi. Un tempo alle donne capitava anche di partorire in casa, non
sempre assistite da un medico: c’erano le levatrici che facevano nascere i bimbi anche nei più remoti casolari e comune di nascita e di residenza della madre coincidevano. Non necessariamente si nasceva in casa perché non c’erano ospedali: dei miei fratelli minori, uno è nato in un piccolo paese nell’ospedale che non c’è più e l’altro in casa in una città dove l’ospedale c’era e c’è. Ora di regola si nasce in ospedale o clinica, magari in giorni programmati; i primi vicini del neonato non sono fratelli e consanguinei ma estranei multicolori; talvolta il padre è un codice a barre. I miei genitori sono nati in un paese in cui non si nasce più: i bimbi di qualche giorno nati nell’ospedale della vicina città vi immigrano da quel comune. Capisco che alla maggioranza dei neonati non importerà niente risultare nati nel paesello dove abitava la madre, forse non sapranno mai il nome di quel paese e diranno solo di essere nati in Europa o in Italia, sapranno dov’era l’ospedale in cui sono nati perché sarà 129
scritto in qualche posto, un nome di cui i loro nonni forse mai sapranno molto. Ma chi è nato in quel paese, chi ha avuto antenati lì venuti al mondo, vissuti e sepolti magari non gradisce che i suoi figli e nipoti risultino nati nel paese tradizionalmente avverso e compaesani di persone di paesi “lontani”. Visto che, quando è noto, la denuncia di nascita arriva comunque al Comune di residenza della madre, troverei più giusto indicare quello nei documenti ufficiali. Es. Nati all’ospedale di Vicenza: Luigi Rossi da Caldogno (VI) nato il 20.11.2011 [Vicenza] cf = RSS LGU 11S20 B403N Giovanna Bianchi da Vicenza nato il 21.01.1012 [Vicenza] cf = BNC GNN 12A61 L840X In quel comune il neonato era prima e subito dopo la nascita. Che poi il parto sia avvenuto nel comune dove si trova l’ospedale o in quello dove la madre si trovava mentre vi si recava sono accidenti casuali. Di fatto là era la sua casa, là sono le sue radici: si può sempre indicare anche il comune dov’è avvenuto il parto, se proprio serve. P.S. – Se non si nasce nel comune dov’è l’ospedale solo perché è più comodo fare lì la denuncia di nascita, se il nuovo ospedale di Biella è a Ponderano quasi tutti i biellesi nasceranno in quel piccolo comune.
Diversità Pubblicato il 6 marzo 2012 di mpvicenza Sicuramente ci sarà un motivo per tutto questo bailamme. Io non abito in Valsusa e non so come stanno davvero le cose, non so se il problema è il buco nel monte o il timore che un treno veloce possa spaventare le tranquille mucche valligiane, se ci sono. La Valsusa non è molto lontana dalla Liguria, vengano a vedere: è tutta traforata da Nord a Sud da Est a Ovest e più buchi fanno più i liguri mi sembrano rallegrarsene. Già tra il 1860 e il 1872 da queste parti 130
vennero fatte parecchie gallerie per far passare la ferrovia GenovaVentimiglia, poi altre ne vennero per l’autostrada dei fiori e altre ancora quando la ferrovia da litoranea (bucava solo i promontori) fu spostata all’interno e dovette bucare le colline con gallerie più lunghe rese necessarie e possibili dal progresso. Ci saranno state lamentele, proteste ma ora mi sembrano tutti felici che le gallerie ci siano, che i treni vi transitino, che auto e camion passino lontano dalla SS1 Aurelia, lassù tra viadotti e gallerie. Io lo sono, ma sono ligure solo da una dozzina d’anni. Se il problema è il buco non capisco perché terrorizzi i valligiani mentre qui mi pare siano lieti di quello che hanno fatto non molto tempo fa per arrivare a Porto Vado direttamente per autostrada e superstrada, dalla Germania o da Savona. Forse qui sono diversi gli interessi o diverse le persone o sono io a non accorgermi che invece odiano i buchi e che vorrebbero vivere felici aperti solo verso il mare. E forse sono diversi anche quelli subito a Ovest della valle, visto che da quelle parti i lavori procedono pacificamente. Io non ne so molto e ammiro quelle persone di Trieste o Roma o Lecce che invece sanno tutto e sanno il giusto e vengono in Valsusa e vanno in tutta Italia a fermare treni, auto, persone, lavoratori, pensionati e se la prendono con polizia e carabinieri che, a torto, vorrebbero permettere a tutti di fare pacificamente quel che preferiscono , senza essere ostacolati o di ostacolo agli altri. Sanno tutto dei problemi della TAV in Valle di Susa come sapevano tutto dei problemi del Dal Molin a Vicenza, molto più dei valsusini e dei vicentini. Non so se i vantaggi dell’Italia non valgano i disagi o danni per la Valsusa, ma, se li valgono, volere impedire il passaggio del TAV nella valle sarebbe come volere impedire il passaggio della Dora Riparia fuori della valle. Cosa direbbero i valligiani se alla Sacra di San Michele facessero un’alta diga per impedire alle acque del loro fiume di attraversare il restante Piemonte? Se invece il motivo della rivolta non è il buco ma il disturbo alle mucche non saprei che dire: di mucche proprio non me ne intendo, so solo che un paio d’anni fa me ne sono trovata una davanti in autostrada tra Savona e Genova e ancora non capisco come abbia fatto ad esserci. 131
Automobili Pubblicato il 2 dicembre 2011 di mpvicenza Cosa non si fa pur di far vendere automobili! Finiti i soldi, finiti gli incentivi alla rottamazione. Ma per fortuna sono rimasti smog e polveri sottili. Magari – con l’alta pressione, la nebbia, il freddo e gli impianti di riscaldamento accesi – fermare la circolazione delle auto solo di domenica non serve molto per migliorare la qualità dell’aria e serve ancor meno ad incrementare la vendita di auto. Allora meglio consentire la circolazione solo alle auto EuroX e quando gran parte degli automobilisti sono passati alla EuroX consentire la circolazione alle sole EuroX+1. Conosco qualcuno ricco che, per poter circolare quelle quattro volte in cui ha necessità di farlo, a ogni aumento di X cambia l’auto, anche con meno di 2500 km percorsi. Ma non basta, molto meglio passare alla circolazione a targhe alterne: oggi quelle con numero pari, domani quelle con numero dispari. La scusa è quella di dimezzare il numero di auto circolanti ma l’obiettivo è di vendere un’auto con targa pari a chi ne ha già una con targa dispari. Se poi lo smog persiste e le vendite di auto non sono quelle sperate si passerà alla circolazione di solo un terzo delle auto immatricolate: oggi quelle con il numero di targa esattamente divisibile per tre senza resto, domani quelle con resto di uno, dopodomani quelle con resto di due. Chiunque necessiti di auto per poter lavorare avrà tre auto e possibilmente tutte EuroXXX. E così potrà viaggiare tutti i giorni, salvo qualche domenica, e magari pagare qualche multa per avere superato i 30 km/h in un tratto dove qualcuno ha lasciato il cartello di limite a lavori finiti, pericolo passato, cantiere chiuso o mai aperto.
Giovani Pubblicato il 26 ottobre 2011 di mpvicenza Vedendo i cartelli, sentendo quello che si dice pare che i giovani 132
siano dei disgraziati senza futuro, che vivranno peggio di chi è stato giovane tanti anni fa. “Non rubateci il futuro”, “Non paghiamo il vostro debito” e slogan di questo tenore fanno pensare che i non giovani siano una masnada di fortunati egoisti: vorrei fare un confronto tra i giovani di allora e quelli di oggi per vedere se davvero le cose stanno così. Parlo per me, ma penso che molti potrebbero dire più o meno le stesse cose. Da lattante non avevo il biberon, non avevo carrozzina super teconologica, non avevo tutine da astronauta. Nemmeno i pannolini usa e getta avevo: avevo i panexei* di tela che mamma lavava, asciugava, stirava. Capitava d’inverno che nelle case con bimbi vi fosse un’umidità puzzolente, per via dei molti pannolini che vi vaporavano e che non potevano aspettare il sole. Come giocattoli avevo un sonaglio e forse un gomitolo di lana; poi ebbi giocattoli di legno o di latta. I più belli funzionavano a molla, le pile servivano solo per la torcia elettrica; sognavo i pattini a rotelle. Qualcuno dei giovani indignati non ha avuto mille giocattoli meccanici, elettrici, elettronici, play-station? Qualcuno di loro ha solo sognato skateboard o pattini in linea che io non potevo nemmeno sognare perché inesistenti? Sci, tennis, nuoto esistevano ma non rientravano nelle cose possibili; la bicicletta l’ho desiderata per molti anni. Morbillo, varicella, tosse canina, orecchioni erano sempre in agguato e anche malattie peggiori, ma non ci pensavo. Portavo i colzoni corti, per evitare di sbregarli sulle ginocchia, ma queste si sbregavano, eccome. Si giocava su cortili di terra pieni di sassi o coperti di ghiaia, si cadeva: abrasioni su ginocchia e gomiti non facevano in tempo a guarire che si ripresentavano. E non c’era penicillina o altri medicamenti: alcol, bruciore e via, se non necessitava fasciatura. Eravamo sempre pieni di broxe, quelle croste che si formavano sulle ferite. In compenso non mi rompevo le ossa praticando costosi sport. Non so se la mia infanzia sia stata migliore dell’infanzia degli arrabbiati. Per andare a scuola non portavo pesanti zainetti ma non sempre riuscivo a comprare tutti i libri, nuovi sicuramente no. Vicina o lontana (fino a 3 Km), sempre a piedi ci sono andato, qualche rara volta in filobus, sicuramente mai in auto: no c’era. Non ho mai avuto un motorino, uno scooter, una moto. Non avevo telefonino, computer, iPad o similia e nessuno li aveva. Niente pizzeria, ristorante, discoteche: qualche bella 133
camminata e tanto ricreatorio parrocchiale. Le droghe erano solo quelle che vendeva el caxo’in (l’alimentarista): cannella, broche de garofano, pepe. D’inverno mi venivano le buganse (i geloni) alle orecchie, alle mani, ai piedi: la casa era fredda, il pavimento era freddo, appena alzato salivo su una sedia e mi vestivo in fretta; i vetri erano arabescati, fuori spesso c’era la nebbia; pane, caffellatte, maglione, paltò, berretto e via. Battevo i denti, gelavo arrivavo a scuola e non sempre era ben riscaldata. È capitato di portare legna da casa, è capitato di usare per le mani un sasso riscaldato. Era appena finita la seconda guerra mondiale: anche quella ho avuto, con il padre lontano, con partigiani, repubblichini, bombardieri, Pippo, vetri oscurati, coprifuoco e una mamma spesso terrorizzata (io non ricordo mie paure, ero troppo piccolo): quante cose ho avuto che i giovani d’oggi non hanno! Mio padre lavorava ma non prendeva la paga e mia madre mi mandava negli uffici della ditta a chiedere un acconto che non sempre c’era e dal fornaio e dal caxo’in (alimentari) si andava col libretto dove i notava il credito e qualche volta non si riusciva a pagare e i vestiti duravano un’eternità e le scarpe di più. E ho avuto pure il servizio militare di leva, 18 mesi di naja a rancio branda e 108 lire (euro 0,05) al giorno, se non ricordo male: ho patito fame, freddo e nostalgia di casa, “guardie” e poche licenze. Il mio primo stipendio è stato di Lit 20000 al mese (10,33 euro), lavoro per 3-4 mesi. Sono stato fortunato: per il secondo lavoro mi hanno assunto prima che facessi la naja, non capitava sempre. Lavoro a tempo determinato in un Ente assistenziale e mi hanno riassunto dopo la naja, sempre “precario” si direbbe oggi. Orario e futura pensione ottimi, stipendio decente, lavoro da dipendente pubblico: mi urtava “gravare” sui poveri, sulla gente, pativo anche l’essere “precario”. Ho cercato e trovato un altro lavoro, in altra città, in azienda privata, con orario e lavoro più gravosi; ho messo su famiglia e dopo qualche tempo ho avuto la mia prima auto, una Fiat 500, 430 mila lire (222 euro) pagate a rate. Non c’era problema di posteggio allora davanti alla fabbrica, per un po’ la mia 500 era l’unica vettura posteggiata nella via. Lavoravo 44 ore alla settimana, due settimane di ferie all’anno e 17 giorni festivi. La pensione veniva calcolata in base alle “marchette” pagate e rivalutazione monetaria; la “pensione retributiva” è venuta dopo, e non so se è stato un guadagno visto che per i casi della vita la mia 134
retribuzione era diminuita. A 25 anni non pensavo più di essere un “giovane”, semmai un “uomo giovane”. Tredici anni dopo un nuovo lavoro, 300 Km più lontano. Noi giovani di un tempo avevamo molte cose che i giovani d’oggi non hanno, non avevamo tantissime cose che essi hanno (grazie al debito italiano?) e non gavévimo ‘a broxa sul co’o.** —
*Nei corsivi ho usato x per s dolce, s per s dura, ‘ per l veneta **avere la piaga sul collo = non avere voglia di lavorare
In città Pubblicato il 2 settembre 2011 di mpvicenza Anche in centro città un tempo le strade servivano principalmente per il transito da un luogo all’altro di veicoli a due o quattro ruote mossi da uomini o animali e di qualche mezzo a motore; i marciapiedi erano per i pedoni, per la marcia-a-piedi appunto. Oggi le strade in centro servono principalmente per la sosta dei veicoli a motore e il transito di quelli che l’hanno terminata o cercano di farla: gli altri solitamente evitano di passare per il centro. Ci passa anche qualche ciclista, a suo rischio e pericolo: i marciapiedi per i pedoni ci sono , le piste ciclabili quasi mai. Mi immagino come poteva essere il piccolo centro ottocentesco di Savona, con belle strade trafficate e larghe. Ora sono ristrette dalle auto posteggiate e i veicoli possono ancora andare da qui a lì, ma non viceversa per via dei divieti e dei sensi unici. Savona è una piccola città sul mare; il suo centro storico è in piano ma è cresciuta in piano solo lungo le rive del fiume e del mare, in (ripida) collina altrove: Ospedale, Comando Vigili Urbani, Biblioteca sono su cucuzzoli. Nel comune è da qualche tempo attivo Bicincittà, un servizio di bicia-nolo dagli italiani detto “bike sharing”: mi piacerebbe proprio conoscere quale successo ha avuto. Se non vado a piedi uso la bici, quasi mai l’auto: a piedi in centro, in bici in periferia e provincia, in auto altrove. Non so se chi ha voluto il Bicincittà ha provato a usarla, la bici: lo vorrei vedere salire alla Villetta, al Polisportivo o a 135
uno di quei posti in collina. Ma vorrei anche vedere come se la cava in pianura. Uno rispettoso delle regole non dovrebbe viaggiare in senso vietato o sui marciapiedi e così o passa all’illegalità o per andare da un posto a uno lontano 100 metri ne fa almeno 300. I marciapiedi dovrebbero essere riservati ai pedoni, ma sono spesso usati anche da ciclisti; viceversa le pseudo piste ciclabili sono altrettanto spesso usate dai pedoni. Pericolosità delle strade e sensi vietati invogliano i ciclisti a diventare pedoni su due ruote e usare i marciapiedi, che dai bottegai del centro vengono anche usati come spazio espositivo, vetrina. Ovunque ci sono cassette della frutta messe sul marciapiedi durante l’orario di apertura del negozio: in via Montenotte c’è perfino una struttura metallica porta-cassette fissata al muro, sul marciapiede sempre, giorno e notte, tutti giorni, festivi compresi. Se i marciapiedi sono sufficientemente larghi tutto può andar bene; ma se non lo sono e scenderne non si può perché ci sono le auto posteggiate e la gente predilige far capannello nei punti più stretti (es.: dove c’è un palo di segnaletica, o una pianta in vaso o un cestino rifiuti o in prossimità di semafori) l’ingorgo avviene anche lì. Chissà se un giorno in questa città potranno circolare automobilisti, ciclisti e pedoni tutti felici e contenti, ciascuno su un percorso apposito intelligentemente tracciato per ottenere il massimo risultato col minimo sforzo e arrivare dove si vuole per la via più breve e nel minor tempo.
Ritorno in spiaggia. Pubblicato il 30 agosto 2011 di mpvicenza Non abbiamo impegni di lavoro e disponiamo di tutto il tempo che vogliamo. Nei fine settimana e nel mese d’agosto lasciamo la spiaggia ai foresti: oggi, dopo un mese, siamo tornati in riva al mare, come sempre in spiaggia libera. Libera. Era come me l’aspettavo a fine agosto: niente ressa, pochi 136
ombrelloni, niente bivacchi, pochi foresti, tranquilla, quasi settembrina. Cicche. Sono un’enormità: viva i sigari, abbasso le sigarette col filtro. Nessun mozzicone di sigaro, ma un’infinità di filtri di sigaretta. I sigari sono foglia di tabacco e col tempo spariscono, i filtri di sigaretta no. Sono indistruttibili. Io penso che i frequentatori d’agosto educatamente, secondo loro, infilavano la cicca nella sabbia come fosse un unico enorme posacenere. Stupidamente o maleducatamente, secondo me. A meno di sotterrarli per più di mezzo metro poi riaffiorano, al primo venticello, alla prima acqua: e sono ovunque. P.S. – Perchè approffittando della crisi non hanno portato a 20 euro il prezzo del pacchetto di sigarette? Un euro l’una, 600 euro al mese ma li avrebbero trovati o magari avrebbero smesso di fumare. Come si multano i proprietari di cane senza contenitore per le cacche si multino i proprietari di sigarette senza contenitore per le cicche. Docce. Sono due vicine e fra esse un rubinetto. Alla (e dalla) spiaggia porto una bottiglia vuota di plastica da 1,5 litri, bastanti anche per farmi una “doccia” comoda con acqua presa in loco, calda di sole . Vedendo che non c’è nessuno alle docce, m’incammino per riempirla a quel rubinetto. Ma prima che ci arrivi un signore sceso dalla vicina scaletta mi precede. È in braghe da bagno, abbronzato o naturalmente scuro, forse straniero, con nelle mani alcuni contenitori e altro. Va sotto la doccia e io – non potendo prendere l’acqua senza venire bagnato – torno dov’ero, pensando di rifornirmi quando avrà finito. Lui comincia a insaponarsi e a lavarsi, meticolosamente, una, due, infinite volte. Dopo venti minuti abbondanti è ancora là, si lava e si rilava ripetutamente, sopra e sotto, le parti esposte e nascoste, forse capello per capello. Dopo una mezz’ora finalmente abbandona la postazione e se ne va alla sua bicicletta, bene in vista sul piazzale sovrastante. Io allora vado al rubinetto; vedo là un po’ delle sue cose: non faccio a tempo a riempire la bottiglia che lui è di nuovo lì e aspetta che io finisca. Fatto, torno a sdraiarmi sul telo e guardo le docce: lui ha ripreso a 137
lavarsi. Un altro signore si avvicina per servirsi d’acqua, ma anche lui non vuole ricevere spruzzi e si ferma a cinque passi, aspettando via libera. L’amante della doccia lunghissima finalmente smette di lavarsi e rilavarsi, ma non se ne va: si fa la barba. L’altro signore resta in paziente attesa. Si rade senza scomporsi, per il molto tempo a lui necessario, sempre occupando la doccia, forse usando il rubinetto: poi finalmente raccoglie le sue carabattole, torna alla sua bicicletta e se ne va. Il signore paziente può finalmente rifornirsi d’acqua e io – per associazione d’idee – penso al Ramadam, alle spese comunali, alla bolletta dell’Acquedotto, a quanti saranno a fare come lui, se è una persona particolarmente pulita o se era particolarmente sporca.
Unità d’Italia. Pubblicato il 22 agosto 2011 di mpvicenza La Festa dell’Unità è diventata Festa Democratica, le celebrazioni dell’Unità d’Italia forse in futuro saranno per Democratica Italia. La Repubblica, una e indivisibile, é divisa in una ventina di Regioni, alcune grandi alcune piccole, con molte o una sola provincia (Aosta), con una provincia diventata due (Molise), con province linguisticamente di altra regione (TrentinoAltoAdige, FriuliVeneziaGiulia). Per conservare l’unità, alcune sono più Regioni delle altre, a statuto speciale: altrimenti Val d’Aosta finiva in Francia, Alto Adige in Austria e magari Friuli in Jugoslavia, Sardegna in Spagna, Sicilia in Tunisia o da quelle parti. Ora che le frontiere più non ci sono in Europa e i neoeuropei le considerano tutte inesistenti non mi pare abbia più senso conservare privilegi ingiustificati. Non sono solo quelle regioni a pretendere solidarietà in nome dell’unità, senza però darla: è normale far pagare sempre ai soliti solventi, siano cittadini o regioni. Un privilegio è diritto acquisito, chi ha dato continui a dare, chi ha avuto continui ad avere. Chissà se mai verrà Democratica Italia: tutti con pari diritti e 138
doveri, fra i cittadini e fra regioni. Si celebra l’unità divisa in Province, prefetture, ASL, USL, Tribunali, circoli didattici, comunità montane, Comuni, circoscrizioni e non so che altro ancora. Ora stanno per abolire alcune province, in base al numero di abitanti e alla superficie del territorio. L’ideale sarebbe un democratico “o tutte o nessuna“, ma potrebbe anche essere in base all’anzianità: più sono storicamente antiche e più hanno diritto di sopravvivere, sparirebbero così quelle province nate recentemente solo per accontentare qualche politico. Oppure potrebbe essere il contrario: largo alle province giovani, che quelle vecchie hanno fatto il loro tempo. Se fossimo ancora cristiani ci sarebbe una soluzione: abolire tutti gli enti provincia passando ad altri le loro competenze e adottare la vecchia suddivisione cristiana del territorio in diocesi e parrocchie. Anche se non ci saranno più vescovi e parroci, dal punto di vista storico e territoriale gli ambiti potrebbero essere validi: sono della diocesi di Savona-Noli, parrocchia San Bernardo in Valle. Non più province ma diocesi, comuni e altro come aggregazione di parrocchie. Da ragazzo non capivo come mai Asiago e frazioni di Bassano del Grappa, comuni della provincia di Vicenza, fossero della diocesi di Padova: questo non accadrebbe più. Pratico e semplice: forse non è una buona idea, anzi sicuramente non lo è e proprio per questo potrebbe essere presa in considerazione.
Comuni e Province Pubblicato il 15 agosto 2011 di mpvicenza Sembra che alcune province e alcuni Comuni spariranno. Non tutte le province ma solo quelle con meno di 300mila abitanti e meno di 3mila Kmq di superficie e i Comuni con meno di 1000 abitanti. Non so cosa fanno le province come non so di cosa si occupano le circoscrizioni comunali e le Comunità Montane. Forse, con i mezzi 139
di comunicazione attuali, non è indispensabile pagare sindaco e assessori per ogni singolo piccolo Comune e non per una comunità più vasta, forse basterebbe non pagarli o farlo solo in ragione del tempo effettivamente dedicato al bene del paese. Dal punto di vista amministrativo – si pensa – i piccoli Comuni e le province, magari non tutte le province, sono enti inutili le cui funzioni possono convenientemente essere svolte da altri enti: ma dal punto di vista sentimentale o affettivo è tutta un’altra cosa. Non vorrei che l’Altopiano di Asiago, da sempre conosciuto come Altopiano dei Sette Comuni dovesse diventare l’Altopiano dei Sei Comuni o – chissà un giorno – l’Altopiano Senza Comuni. Già non mi piace molto che più nessuno risulti nato nei piccoli centri solo perchè la madre non partorisce in casa e si reca all’ospedale che in paese non c’è mai stato o non c’è più: un bimbo concepito, “gestito” e cresciuto a Alfa risulta essere di X-ray perché lì è stato partorito ed è rimasto qualche giorno. Se gli chiederanno dove vive non potrà più dire a Alfa perché sarà assorbito in Bravo magari diventato Bravo–Alfa– Charlie oppure Yankee con Frazioni Alfa, Bravo, Charlie. Non sono certo che succederà questo: a Valdagno quelli di Novale dicevano “sono di Novale (Valdagno)” e a Savona quelli di Lègino dicono “sono di Lègino (Savona)” e forse si dirà sono del Territorio di Savona, precisando a richiesta “provincia di Genova, Liguria” anche se qualcuno preferirà dire “della ex provincia di Savona” come dice “ex Stazione” o “ex Ospedale”. Io spero che abolite le Province (l’Ente Amministrativo Provincia) rimarranno le Province come identificazione geografica, magari chiamandosi Territorio. Spero poter dire Vado, Territorio di Savona, Provincia di Genova se così sarà. Le sigle delle province sono sparite da un bel po’ dall’ identificativo delle auto, ma sono molti che continuano a inserirle facoltativamente nella targa, per identità personale. Non vorrei invece che prendesse piede l’abitudine frequente in alcuni TG di dire “NomePaese vicino a NomeCittà” invece di “NomePaese in Provincia di NomeCittà”: se la Liguria diventa tutta Provincia di Genova direbbero “Ventimiglia vicino a Genova”? In fin dei conti distano solo più di 150 Km.
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Ascensione di N.S. Pubblicato il 6 giugno 2011 di mpvicenza Un tempo era sempre di giovedì. Un tempo quel giovedì era Festa, festa importante. E c’erano oltre alle domeniche 17 giorni festivi allora, cerco di ricordarli: 1. 1°gennaio Capodanno 2.6 gennaio Epifania – la Befana 3.19 marzo San Giuseppe 4.25 aprile Anniversario della Liberazione 5.1° maggio Festa del Lavoro 6.Pasquetta – il giorno dopo Pasqua, lunedì dell’Angelo 7. Ascensione – 40 giorni dopo Pasqua 8.2 giugno Festa della Repubblica 9.29 giugno Santi Pietro e Paolo – 10.Corpus Domini – due settimane dopo l’Ascensione 11.15 agosto Assunzione di Maria Vergine – Ferragosto 12.1° novembre – Ognissanti 13.4 novembre – Festa delle Forze Armate 14.8 dicembre – Immacolata Concezione 15.25 dicembre Natale 16.26 dicembre Santo Stefano 17.Santo Patrono Il 19/3 si correva la Milano-Sanremo ed era anche l’onomastico di mio padre, il 25/4 San Marco patrono di Venezia e onomastico di un mio figlio, il 29/6 S. Pietro era onomastico di nonno e di fratello e festa nella mia parrocchia, ma la festa del Santo Patrono a Vicenza e diocesi è l’ 8 settembre ( el dì dei oto), Natività di B.V.Maria “Madonna di Monte Berico”. I datori di lavoro dicevano che erano troppe e suprattutto che – essendo per definizione festività infrasettimanali – inducevano a fare “i ponti”, specialmente se cadevano di martedì o giovedì. E così si sono messi d’accordo e ne hanno abolite un po’ trasformandole in permessi retribuiti. In altri termini la festa era per tutti il giovedì, il 141
permesso retribuito sostitutivo di quella festa uno poteva farselo di lunedì o venerdì, ma bisognava chiederlo. Poi alcune sono state ripristinate, specialmente se interessavano i romani, prossimi a colà ove si puote ciò che si vuole. E così è tornata la Befana. Fra quelle abolite c’è l’Ascensione e la chiesa cattolica italiana, forzando un po’ l’aritmetica, concorda con lo Stato italiano nel dire che 4o giorni dopo una domenica è di nuovo domenica e non più giovedì anche se le settimane sono rimaste di 7 giorni. Pasqua è Domenica di Pasqua, dopo 8 giorni (7+1 partendo da Pasqua) è Domenica in Albis, dopo 36 giorni (7×5+1) è domenica e dopo 40 Giovedì. Gli svizzeri che sono notoriamente precisi sanno fare il conto e ogni anno quando vedo per le strade liguri tante targhe svizzere in giorno feriale – fuori stagione – so che è l’Ascensione. Quest’anno i 40 giorni dopo Pasqua hanno coinciso col 2 giugno – Anniversario della Repubblica – e non c’erano solo svizzeri. Chissà se nel vicentino all’Ascensione si mangia ancora il cotechino con la lingua, se ancora”al’ Asensa se magna el coessìn co’a lengua”, se al giovedì o alla domenica. Anche il Corpus Domini cadeva sempre di giovedì: il giovedì successivo alla domenica dopo la Pentecoste. La Pentecoste cade 50 giorni dopo la Domenica di Pasqua (7×7+1) e quindi di domenica, la domenica dopo è la Solennità della Santissima Trinità e il giovedì successivo in tante parti del mondo è la solennità del Corpus Domini.
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Madonna degli Angeli Pubblicato il 7 maggio 2011 di mpvicenza
È da quando abito a Savona che la vedo lassù a mezza costa della collina. Qualcuno deve avermi detto che quella è la chiesetta della Madonna degli Angeli: a me pare di averlo sempre saputo. È da quando la vedo che volevo andarci: non mi pareva molto lontana e se tutti la conoscono tutti ci sono stati – pensavo – e se tutti ci sono stati ci deve essere una strada che ci arriva. Così nei miei giri in bici percorrevo la strada ai piedi di quella collina cercando una via che portasse lassù. Quando ho visto “Via Madonna degli Angeli” ero certo che fosse quella giusta, essendo normale che le vie abbiano il nome della destinazione. Così sono salito per quella via, non una ma più volte e sempre senza arrivare all’agognata Madonna degli Angeli: o non ce la facevo a salire, o arrivavo alla fine della strada senza trovare indicazione alcuna, o non trovavo qualcuno cui chiederla o non osavo farlo. Casualmente – non so più cosa cercando – ho imboccato Via Bernardo Forte: non avrei dovuto farlo perché era in senso vietato, ma considerato che non c’era assolutamente traffico mi sono concesso una licenza ciclistica. Alla fine della breve stradina a destra c’è l’ancor più breve Via Pietro Scotti, che arriva da Corso Ricci, mentre a sinistra sale una una vecchia scalinata che mi ricordava più la scaletta ai “Ferrovieri” per superare la ferrovia che la scalinata a Porta Monte per Monte Berico, a Vicenza. 143
All’inizio della scaletta una targa su un palo segnala “Madonna degli Angeli” e continua (cito a memoria) “Si inizia da Via Scotti, l’ultima traversa di Corso Ricci prima della Centrale del Latte. Proseguendo per una vecchia scalinata, che diventa cavalcavia sulla linea ferroviaria, si arriva a una sterrata, dopo 30-40 metri si giunge ad una strada asfaltata, si prende a sinistra fino a due grossi pini marittimi ….”, una vera pignoleria. Finalmente avevo trovato la via, ma quel giorno non avevo la catena per assicurare la bici e non potevo abbandonarla così per salire alla chiesetta. Quel giorno proprio non potevo, ma prima o poi l’avrei fatto. Tornato a Savona , passato l’inverno, finite le brutte giornate, tornata primavera vera ho deciso di vedere finalmente la chiesetta. Sistemata la bici presso la scala, non ho nemmeno guardato il cartello, sono salito, ho superato la ferrovia, sono giunto ad una strada asfaltata: ho girato a destra, un breve tratto e la strada finiva in una casa dove un’uomo curava l’orto; sono tornato alla scala e ho preso a sinistra, una camminata più lunga e la strada finiva davanti un cancello. Solo allora mi ricordo del cartello e delle sue “pignole” ma presiose indicazioni, assolutamente dimenticate: dovevo scendere per rileggerlo, sperando però che ci fosse ancora quel signore nell’orto per chiedere a lui la via, evitandomi di scendere e – specialmente – di risalire la scaletta. L’uomo c’era, ho chiesto e cortesemente m’ha risposto. M’ha indicato due grossi pini dicendomi che lì avrei trovato segnato il sentiero che portava alla chiesa; la moglie – nel frattempo venuta nell’orto – ha aggiunto che sì il sentiero c’era ma era piuttusto brutto. Sono arrivato ai pini, ho trovato un segno, una pista segnata “25”, all’inizio un po’ ripida: io mi aspettavo invece una stradina come quelle usuali nel biellese alle basse quote. Mi rassicurava vedere il segnale, quel “25” che cercavo e trovavo, fino a che … fino a che non mi sono visto davanti un pilone dell’alta tensione: forse quel sentiero serviva solo ad arrivare a quello, non sarei mai giunto alla chiesetta. Invece proseguiva ed io ero quasi certo di essere sulla
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giusta strada della mia meta. Dopo poco, infatti l’ho vista, fra piante e fiori, stagliarsi contro il cielo. Ancora un po’ di salita e c’ero: uno spiazzo, una chiesa un po’ mal ridotta con inferriate alle finestre e alle porte, con il tetto di “ciappe” privo di sporgenza per un tratto sopra la facciata e un bel piccolo spiazzo erboso sul retro e sull’altro lato della chiesetta. Sulla destra Savona e il mare, sulla sinistra le colline dell’altro versante della valle. Ho scattato alcune foto; il sentiero proseguiva (poi avrei trovato in Wikipedia che sale a un vecchio forte), io sono tornato. Arrivato alla strada asfaltata rieccomi nella modernità: sotto di me autostrada, treni, il Centro Commerciale, il traffico di Corso Ricci e tanto rumore. Ancora i gradini da scendere ed eccomi di nuovo alla bici, lì che mi aspettava – come speravo – vicino al cartello che avrei dovuto leggere prima per sapere e che ho letto invece dopo, per confermare.
Pensionati Pubblicato il 19 dicembre 2010 di mpvicenza Dopo un bel po’ di tempo riprendo a scrivere su questo blog. Non lo faccio da quasi un mese sia perché (come dicevo nel vecchio blog) non so che fare e non so che dire sia perché non ho molto tempo per farlo. Di questo volevo parlare, del tempo a disposizione di noi pensionati. Fatico a capire, anzi non le capisco per niente, quelle persone che 145
temono il momento di andare in pensione perché pensano che poi si troveranno smarrite, senza niente da fare. A parte il fatto che è bello anche starsene senza fare niente, per me – almeno finora – non è capitato spesso. Non mi spaventa il fatto di non dovere più andare in ufficio, di non avere più ansie per quello che mi diranno i capi o per quello che dirò ai sottoposti, di non dovermi più alzare col freddo o di tornare a casa col caldo: anzi penso dove trovavo il tempo per fare tutte quelle cose, tralasciando mille altre (esagero) molto più piacevoli. Ma dovevo pur vivere, dovevamo pur vivere la mia famiglia ed io e quando faccio qualcosa per amore o per forza cerco di farla come si deve. Dicevo che non ho mai tempo a sufficienza, anche perchè quello che un tempo facevo in un’ora ora lo faccio si e no in un giorno: non più di un problema alla volta, e affrontata una questione in un giorno per quel giorno mi pare avere già dedicato troppo tempo a cose gravi, che se non ci fossero sarebbe meglio. Non devo lavorare, ma non mi devo preoccupare di come passare il tempo, anzi. Un giorno sì e uno no faccio il casalingo. Beh, ancora esagero. Non è che prima non facessi niente in casa: se c’era qualcosa da riparare in materiale che non fosse stoffa (di questo si occupava mia moglie) l’ho sempre fatto, quando c’era da tagliare cipolla o affettare qualcosa spettava a me; risotto, “fugasse”, strudel, krapfen, tartine, marmella di castagne e cose così erano affar mio. Qualche volta potevo anche cucinare altre cose, ma mia moglie era felice se non lo facevo perché quasi sempre era lei a pulire le molte stoviglie che usavo. Da quando non ho più impegni di lavoro, da quando mia moglie ed io siamo entrambi pensionati, siamo entrambi casalinghi, a giorni alterni. A dire il vero io un po’- parecchio – meno. Quando è il proprio turno ognuno provvede a preparare da mangiare e a lavare le stoviglie, ma di fare i letti e le pulizie non sono richiesto (credo perché mi ritiene imbranato), la spesa sottocasa la fa mia moglie ed io quella con la bici ma sono quasi certo che le piace così, come le piace andare al mercato: magari non compra nulla ma il suo giro di un paio d’ore lo fa tutti i lunedì, se proprio non piove e tira vento e le bancherelle restano nei furgoni. Poi la bicicletta. Se il tempo è bello, se non fa troppo caldo o troppo 146
freddo pedalo. Magari quest’anno meno dell’anno scorso e il prossimo meno di questo, ma spero comunque di continuare a muovermi in bici. Ho girato per tutto il savonese, non di corsa: “cianin cianin” come dicono da quelle parti. Mi sono fatto tanta Aurelia ma anche all’interno, un po’ di salita (ogni anno meno) sempre confidando nella successiva discesa. Diciamo che ogni volta pedalo per due o tre ore, qualche volta di più ma stanca. E da quando ho avuto una fotocamera digitale documentavo i giri in bici. Non so se era una scusa per fermarmi e prendere fiato o per andare in posti in cui non ero stato prima. La fotocamera digitale! Bella invenzione! Non più la mia vecchia pesante Zeiss che ho molto amato ma meno di quanto volessi: per via del costo delle fotografie ci pensavo tre volte prima di scattarne una e quando mi è capitato di sbagliare tutto un rullo per non avere opportunamente tarato l’apparecchio non ne ho più voluto sapere. Sono passato alla videocamera, una delle prime, da usare con una mano ma enormente grossa e pesante se confrontata alle attuali o ai telefoni. Un’esperienza comunque bellissima: riprendevo con qualsiasi luce, il soggetto era sempre a fuoco, lo zoom una magnificenza e non solo immagine ma anche suoni e rumori, non solo una parte ma tutta una scena! L’ho usata per una decina d’anni, ho ripreso i primi progressi dei nipoti: è un reperto archeologico, se funziona magari tornerò ad usarla. Per un po’ l’ho usata qualche volta nei miei giri in bici, ma era quasi impossibile, troppo pesante e ingombrante. Quando ho avuto fra le mani quella piccola meraviglia di fotocamera digitale l’ho subito adottata e messa nella bottiglia di plastica sistemata nel portaborracce della bici. E via pedalando. Quella mia prima fotocamera l’avevo avuta assieme a un PC partecipando a un corso d’informatica , e così passiamo ad un altro mangiatempo. Più o meno ho sempre avuto a che fare con computer per lavoro. Sono passato dalle schede perforate e i nastri magnetici, ai dischi, rigidi e flessibili. Quando ho smesso di lavorare le memorie erano minime, gli ingombri massimi , Internet era forse appena nata, chiavette, blog e tutto quello che oggi conosce un bimbo di quattro anni mi erano sconosciuti. Poi sono arrivati ed ho cominciato a servirmene ed ho sentito la necessità di conoscerli un po’ meglio. E così … ho preso il contagio. Lo sapevo che sarebbe 147
finita così, vivevo più o meno sei mesi in una casa con collegamento Internet limitato a poche ore settimanali e altrettanti in una dove non avevo nemmeno Internet e mi collegavo dalla biblioteca comunale, un’oretta a settimana. E mi dicevo che così andava benissimo, che non mi sarei malato di Internetite, che avrei vissuto all’aria aperta, naturalmente. Ma si sa com’è: l’appetito vien mangiando e l’influnza si prende frequentando influenzati. Così dalle poche ore settimanali, dal collegamento a tempo a casa o quello ancor più breve in biblioteca sono passato al tempo pieno. Non credo esagerare, ma dall’uso quasi esclusivo di email sono passato a un blog, a un secondo a un terzo; dalle foto fatte per me solo a quelle pubblicate in rete; un breve passaggio per chat, la lettura dei quotidiani in linea, un paio di gruppi, le ricerche più varie e occasionali dalla ricetta di cucina per mia moglie che – beata lei – si ostina a non voler toccare computer, ai giri ciclistici, alla biografia di qualcuno che appare in TV, ai libri disponibili presso la biblioteca comunale, praticamente a tutto. Il guaio è che non mi limito a mettere un articolo o una foto ma ogni poco tempo controllo quanti o chi hanno visto o commentato quell’articolo o quella foto: non lo faccio più per me stesso ma per gli altri. E questo sinceramente non mi piace, dovrò guarirne. Poi ci sono i libri. La biblioteca è a un paio di chilometri da casa: usando l’auto dovrei poi perdere un’ora per trovare dove lasciarla, perciò vado a piedi o quasi sempre in bici e fatico non poco a fare la salita finale. Ho cominciato ad andarci per mezz’ora di Internet e ora continuo ad andarci per prendere libri in prestito, finché ce la farò. D’inverno le giornate finiscono presto e guardiamo la TV, d’estate non finiscono mai ma c’è il sonnellino pomeridiano, qualche ora in spiaggia, la passeggiata serale, concerti se ci sono. Ora siamo pensionati, abbiamo tutto il tempo che vogliamo – dicono – ma in realtà da anni non facciamo più scorribande turistiche: forse perché non ne abbiamo il tempo o forse perché siamo diventati pigri. …. per ora mi fermo 148
Nostalgia Pubblicato il 15 agosto 2010 di mpvicenza A torto o a ragione, quando penso a “Cattedrale” o alla catalana “Seu” penso a sedia, “cadrega”, seggio, sede del vescovo. Giusto quindi trovare nella Cattedrale di Savona un bel maestoso sedile intarsiato, una cattedra vescovile. Fino a qualche tempo fa faceva la sua bella figura alla base della colonna diametralmente opposta al pulpito cinquecentesco, sulla destra del presbiterio, poco più indietro dell’altare odierno. Ora è sistemato sopra i gradini che portano a quello che un tempo era l’altare maggiore, del 1765 e sormontato da un ciborio ottagonale opera del Grassi. Pensavo che tale sistemazione fosse dovuta all’ambizione dell’attuale vescovo di essere al centro della scena; mi sbagliavo. Trovo che dopo il Concilio Vaticano II (1962-1965) la sistemazione del presbiterio mostra l’altare al centro, la “sede” dietro l’altare, il tabernacolo sulla destra (dei fedeli) e l’ambone sulla sinistra. Se questo è previsto, questo sia. Le nuove chiese dovranno sicuramente rispettare i nuovi canoni, ma la cattedrale di Savona – come la stragrande maggioranza delle chiese esistenti – è nata molto prima del Concilio Vaticano II e forse un qualche riguardo meritano anche i fedeli che ci hanno preceduti e che tanto si sono sacrificati per costruire le chiese nei secoli passati. Sono anche passati molti anni dal 1965: considerato che fino a qualche mese fa la sede (cattedra, seggio) vescovile si trovava altrove penso che sia possibile rimetterla dov’era e rivedere l’ altare maggiore come l’hanno voluto nel 1765: ho nostalgia del tempio passato. Se il Concilio Vaticano II ha deciso che il celebrante si rivolga ai fedeli, e non sia il primo dei fedeli rivolto all’altare o a Dio, sarà senz’altro cosa buona e giusta; che per far questo nelle chiese sia stato aggiunto il nuovo altare è ovvia conseguenza; ma forse non si va contro il Concilio se si concilia la nuova esigenza liturgica con le vecchia esistenza architettonica, se non si mettono nuovi altari in piccolissime chiese sacrificando lo spazio dei fedeli o del celebrante o se si lascia la “sede” un po’ decentrata.
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Mezzi civici Pubblicato il 8 agosto 2010 di mpvicenza Sarà perchè sono all’antica ma a me sentire parlare di “mezzi” o di “civici” senza altra specificazione sembra qualcosa di incompleto se non proprio di incomprensibile. Pare che tutti gli italiani, me escluso, sentendo “mezzi” capiscano subito che si parla di mezzi del servizio pubblico di trasporto. Io invece aspetto che si precisi di quali mezzi si parla. Escludo quasi subito che siano mezzi termini o mezzi litri o mezzi marinai, escludo pure che siano mezzi di comunicazione (direbbero “media” o “midia”) o di mezzi di sussistenza e penso che verosimilmente siano mezzi di trasporto, confortato dal dizionario che dice essere questi i “mezzi” per antonomasia. Ma anche limitandomi ai “mezzi di trasporto”, se non ho ben seguito tutto il discorso e non so come la pensi chi parla, resto in attesa di sapere se sono mezzi terrestri o mezzi navali o mezzi aerei o mezzi anfibi, mezzi di soccorso o mezzi d’assalto, mezzi corazzati o mezzi articolati, mezzi pubblici o privati o entrambi, mezzi civili o militari, a due o quattro ruote o genericamente un mezzo di trasporto qualsiasi disponibile. Dicono che dovrei capire senza dubbi che si tratta dei mezzi pubblici di trasporto quali tram (tramvai), bus (filobus, autobus), metro (metropolitana); di quei mezzi a disposizione di tutti per l’uso dei quali molti – non tutti – pagano un biglietto, un ticket, una tassa insomma, un contributo per le spese sostenute dalla comunità per fornire il servizio. Io, invece, se mi dicono “mezzi” fatico a capire “mezzi pubblici” come faticherei a capire “alle ore 12” se mi dicessero “alle ore” e basta. Chissà poi se dicendo “mezzo doppio” si deve capire “autobus a due piani o con rimorchio” e non invece “un intero”, due volte mezzo. Parimenti, se mi chiedono il “civico” non afferro subito che si tratta del “numero civico” e la richiesta mi sembra incompleta, monca di qualcosa che precisi di quale “civico” si parla: potrebbe essere il “museo civico”, il “teatro civico”, il “senso civico”, il “dovere civico”, il messo comunale (“messo civico”), il macello, il mercato, l’acquario e tante altre cose comunali. Magari dal contesto si può anche capire che è il numero civico, ma, se proprio non si sta per spirare o non si 150
è senza fiato per una lunga salita, non dovrebbe essere molto gravoso specificare ed essere sicuramente compresi. Vedo indicazioni con scritto “ai civ.”: siccome poi seguono delle cifre è ovvio che si tratta di numeri, ma se fosse scritto “ai n.” sarebbe altrettanto chiaro che sono nomeri identificativi, come quelli civici; se scrivo “Via Nonsoquale, 18” tutti capiscono che 18 è un numero civico senza nessuna necessità di scrivere “numero civico 18” o una sua abbreviazione. Un “numero” mi fa di solito pensare a qualcosa di ordinato e progressivo, solo eccezionalmente a astrazioni matematiche o ai “numeri del lotto”; “civico” mi fa invece pensare ad un’infinità di attinenze municipali e penso che sia più importante il sostantivo dell’aggettivo. Se però si sostiene che basta dire “civico” perchè dal contesto si capisce “numero”, per coerenza si dovrebbe dire “pubblici” perchè dal contesto si capisce “mezzi” (di trasporto). In ogni caso non è risparmiando una parola che si è meno pedanti o meno prolissi, che si economizza il discoso: ben altre, molte altre, sono le parole inutili, volgari e indecenti che potrebbero essere non dette.
Fumatori. Pubblicato il 29 luglio 2010 di mpvicenza Non ho niente contro chi fuma, ma mal sopporto il maleducato che fumata una sigaretta butta la cicca dove capita capita. Se fa così a casa sua non m’interessa, faccia quel che vuole tanto non ci vado, ma nei luoghi pubblici che posso frequentare e frequento dovrebbe avere un comportamento più civile; se invece in casa sua non butta le cicche in giro non capisco perchè fuori casa lo faccia. Dal numero di mozziconi che vedo in spiaggia temo che non siano una minoranza i fumatori incivili. Quasi tutti gli uomini usano abiti con almeno un paio di tasche e quasi nessuna donna – abbia o no tasche – gira senza borsetta. Fumatori e fumatrici non hanno quindi difficoltà a portare con sè due pacchetti, due contenitori di sigarette: uno per le sigarette da fumare e uno per quelle fumate. Chi fuma 151
dove non ci sono posacenere può così prendere una sigaretta da un pacchetto, accenderla dove è permesso, fumarsela beatamente, spegnerla opportunamente, riporre il mozzicone nell’altro, quando torna a casa vuotarlo dove meglio crede (per terra, sulla tavola, nel cesso) e quando compra un pacchetto nuovo, tiene il vecchio e getta quello con le cicche in un contenitore di rifiuti. Ci sono cicche per strade e piazze (i "più educati" le spengono con la scarpa) e la spiaggia libera non è libera dai mozziconi (i "più educati" li infilano sotto la sabbia, ma non tanto da poterci restare). Sulle strade di questa città, con le buone o con le cattive, sono sempre meno gli escrementi canini e spero anche le carte gettate e le gomme masticate: forse un giorno non ci saranno più cicche in giro e fumatore non sarà più quasi sinonimo di incivile. Naturalmente ci sono anche moltissimi fumatori e fumatrici che si comportano bene: non lasciano traccia, non mi accorgo e non parlo di loro.
Via Venti Pubblicato il 3 giugno 2010 di mpvicenza Sulla stampa locale trovo: Savona, sette condanne per la maxi rissa in via Venti Uno potrebbe pensare che sia una via dove soffiano forti venti, ma non è così: a Savona, come in moltissimi altri luoghi d’Italia esiste una Via XX Settembre, in ricordo della Presa di Roma nel 1870. Credo che in tutte le città quella data abbia perso l’anno, quì ha perso anche il mese: via Venti. Si sa, i liguri sono famosi per non essere spreconi e così si limitano a dire il giorno; potrebbero dire XX (c’è XXMIGLIA e Secolo XIX) o "due zero" o anche solo "due", ma sui giornali (e credo sulle bocche) locali c’è Venti, risparmiando così anche di dire la erre, alla ligure. Certo che per chi non è cresciuto in questa città non è facile trovare un indirizzo: Piazza del Pesce, del Comune, Ex Stazione, Ex Ospedale, Prolungamento sulla mappa e sulle targhe sono rispettivamente Piazza Marconi, Piazza 152
Sisto IV, Piazza del Popolo, Piazza Giulio II, Via Dante Alighieri. Per qualche tempo Piazza del Popolo era detta anche Piazza Tirana (per via degli albanesi che la frequentavano) e quelli che chiamano le cose col loro nome dicono Piazza Giulio e piazza Sisto. Salla targa di Corso Vittorio Veneto è scritto V. Veneto: non credo ci sia C. Ligure per Celle Ligure o F. Ligure per Finale Ligure. Una volta trovata la via i problemi per il foresto non finiscono : deve trovare il numero, anzi il "civico". Quasi ovunque altrove se a sinistra c’è l’1 a destra ci sarà il 2 e poi a sinistra 3-5-7-9-11-.. e a destra 4-6-8-12-… In Liguria può invece trovare a sinistra 1-1-3-3-5-7-9-5-7-11-13-9-11-.. e a destra 2-2-4-6-8-4-…. Vi diranno che i civici blù indicano i "portoni" e quelli rossi i negozi: e chi non bada ai colori o non li distingue si arrangi.
Veicolo a quattro zampe motrici in Autostrada dei Fiori Pubblicato il 19 dicembre 2009 di mpvicenza Mercoledì 16 dicembre verso mezzogiorno, dalle parti di Arenzano (GE), nell’Autostrada A10 c’era una mucca che rallentava un po’ il traffico. Doveva essere una bestia abbastanza intelligente: stava a destra e correva – veloce quanto poteva – nella direzione di marcia, verso Genova. Se non ci sono limiti minimi di velocità era in regola, tranne il fatto che viaggiava non su quattro ruote ma su quattro zampe e non aveva quella di scorta. Notoriamente l’Autostrada dei Fiori è quasi tutta viadotti e gallerie, non ha vaste campagne che la fiancheggiano: da dove arrivava quella vacca? Era scesa da un camion? Era piovuta dal cielo? Era entrata al casello? Non sono riuscito ad avere notizie in merito, ma spero sia almeno uscita a Genova Voltri. Magari qualcuno che legge queste righe potrà dirmi come è iniziata e come è finita questa storia della vacca sull’autostrada dei Fiori, in una bella giornata di dicembre.
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Davanti alla TV Pubblicato il 5 gennaio 2009 di mpvicenza
Se anche a voi nelle lunghe serate invernali, quando fuori fa freddo e buio e non avete voglia di uscire, quando trovate piacevole sistemarvi su un divano e coprirvi con un plaid, al caldo della vostra sala, davanti ad un televisore acceso, se anche a voi dopo tutte le piacevoli notizie del TG farebbe piacere vedere un bel programma televisivo, se anche a voi è capitato di non riuscire a vederlo interamente perché comincia tardi e dura un’ infinità infarcito com’è di consigli per gli acquisti (consigli dei quali non sapete che farvene), se anche a voi capita ad un certo punto di svegliarvi all’ improvviso e accorgervi che è tardissimo, che qualche scena l’avete persa ma che non fa niente perché quel film l’avevate già visto o che se non andate a letto vi addormentate sulla poltrona e più che guardare la televisione siete guardati dal televisore, forse anche a voi può interessare questa proposta. ————— da: Ciacole e altro 2 – 04.01.2009 Televisione: una proposta Nonostante tutto (canone nuovo, programmi vecchi) alla sera guardiamo la TV. Da un bel pezzo non siamo più giovani, pur considerando che oggi vengono definiti giovani ragazzini di 45 anni. D’altro canto io continuo a considerare anziano solo chi ha una decina d’anni più di me, sempre. Guardiamo … si fa per dire. Ad una cert’ ora mia moglie deve 154
dormire, così, con la pubblicità che ogni ventina di minuti interrompe i programmi anche nei canali RAI, un programma che dovrebbe iniziare alle 21, inizia alle 21.15 e termina quasi a mezzanotte non riesce a vederlo tutto: o dormicchia durante o va a letto prima che finisca. Dalle 21 a mezzanotte, questa é “prima serata” per loro: e pensare che alle 17 è già nominalmente tarde, per gli spagnoli. Aiutati dalla moderna tecnologia cerchiamo di porvi rimedio: abbiamo due videoregistratori, registriamo sul secondo mentre guardiamo sul primo la registrazione del giorno precedente facendo scorrere velocemente i suggerimenti commerciali. Questo per risparmiare sul costo dei supporti, altrimenti basterebbe registrare tutte le serate di un anno e riprodurle negli anni successivi, come fanno le emittenti. Ma anche così può capitare che non abbiamo niente di registrato (una volta visto, cancelliamo) e allora guardiamo in diretta: telecomando in mano, quando comincia la pubblicità (cosa mai potremmo comprare?) passiamo ad altro canale. Quando va bene vediamo a rate un programma con trama e tanti pezzetti di programmi episodici (calcio, varietà,ecc.), ma il più delle volte quando in un canale fanno pubblicità la fanno in tutti, magari leggermente sfasata per cui cambiando canale vediamo sempre la stessa auto o la stessa bibita, che poi occupa mezzo schermo anche durante il film. A mia moglie è venuta un’idea che proporrei al Ministero della salute: aumentare le pause pubblicitarie, la durata della reclame, dei consigli per acquisti. Se invece di durare sui cinque minuti ne durassero una ventina, uno potrebbe farsi un pisolino, risvegliarsi e vedere a rate ma per intero il programma TV: intervalli magari meno frequenti ma più lunghi, con dolce sveglia finale. Se non proprio tutte le sere e in tutte le reti, almeno nel servizio pubblico pagato col canone obbligatorio qualche sera potrebbero mettere la scritta “Riservato a un pubblico di soli anziani”.
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A chi credere? Pubblicato il 13 ottobre 2009 di mpvicenza La Strada del Maghetto era una stradina che da poco dopo Ponderano portava a poco prima di Mongrando. Era una strada di curve e stretti ponti: uno all’inizio e poi due o tre sui quali si passava o in un senso o nell’altro, con precedenza a chi arrivava per primo. Ora sulla Ponderano-Borriana c’è una grande rotonda con altre nuove strade che vanno a Biella, Mongrando e Sandigliano/Cerrione. Della vecchia strada non rimangono che pochi tratti senza più i ponti e la strada del Maghetto è diventata la via indicata per andare a Biella da Mongrando. Sulla strada del Maghetto, venendo da Mongrando, poco prima del bivio per Occhieppo c’è un cartello che indica "Biella Km 3", un centinaio di metri più avanti ce n’è un altro che indica "Biella Km 7". A me non interessava, non dovevo andare a Biella; i biellesi non lo vedono neppure, conoscono la strada; ma a un povero forestiero che guarda i cartelli per sapere la via e si trova che più avanza più si allontana dalla meta qualche dubbio di essere fuori strada gli viene e non sa se deve credere al primo o al secondo cartello o a nessuno. Se è un italiano sa che non deve contare troppo sulle indicazioni stradali nel nostro Bel Paese, ma se è uno straniero rischia di impazzire.
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Pecore Pubblicato il 31 ottobre 2009 di mpvicenza
Siamo alla fine della prima decade del terzo millennio e si pensa che il passato sia ormai passato. Ma – con piacere – si può constatare che certe antiche abitudini continuano ad esistere. Nella campagna, nella pianura a sud di Biella si possono ancora vedere greggi di pecore che in ottobre – scendendo dai monti, credo – brucano quel poco che possono trovare fra le stoppie del mais. Per me un gregge come questo nella foto sembra enorme, guidato da un unico pastore con un paio di cani: sono passato in bici, l’ho visto entrare nel campo e l’ho fotografato. In poco tempo moltisime pecore si sono sparse tra le stoppie, con qualche breve ordine del pastore e qualche corsa dei cani. Quanto vi si siano fermate e dove siano poi andate, non lo so: non le ho più viste.
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Vox populi Pubblicato il 15 novembre 2009 di mpvicenza Arrivando a piedi al Centro Commerciale da centro città si deve attraversare un’ampia strada con aiuola spartitraffico centrale. I progettisti – che credo non vadano mai a piedi – avevano previsto strisce pedonali che finivano sul marciapiede attorno all’aiuola e riprendevano, oltre quella, esattamente davanti a dove erano arrivate. Fin da subito i pedoni si sono rifiutati di fare quel giro inutile e attraversavano diritti creando nell’aiuola un antiestetico, disagevole, fangoso passaggio di fatto. Alla fine chi di dovere si è arreso alla volontà popolare ed il passaggio di fatto è diventato un agevole pavimentato passaggio di diritto. Ogni volta che penso alla democrazia penso a quel paio di metri di marciapiede, ogni volta che passo su quel brevissimo sentiero penso alla democrazia, al popolo sovrano. Analogo disagio trova il pedone che percorrendo la bella passeggiata ai piedi del Priamar arriva alla rotonda e vuole proseguire verso la Torretta: non sa proprio cosa deve fare; il marciapiede finisce e riprende molti metri più avanti, all’inizio della discesa. Io spero sempre che a furor di popolo l’amministrazione provveda ad adeguarsi alle esigenze dei cittadini, come è stato fatto in qull’aiuola davanti al Centro Commerciale, ma temo che questo non succederà: turisti e savonesi che passano di là non saranno mai tanti quanto quelli che vanno a fare spese (si deve dire shopping?) in via Ricci e inoltre non devono calpestare nessuna aiuola lasciandovi il segno del loro passaggio.
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La manina Pubblicato il 5 dicembre 2009 di mpvicenza Sessanta anni fa, a Vicenza, non capitava e in casa era ritenuta una cosa assolutamente da non fare, oltre che vietata dalle norme comunali; sette lustri fa e nei tre o quattro seguenti, a Biella, potevo vederla fare dall’Ufficio e nessuno si scandalizzava; ora, a Savona, seduto sul mio divano vedo dalla finestra della casa di fronte, sporgere una manina che stringe un panno e lo sbatte per far cadere la polvere, farla cadere su un marciapiedi del centro e su eventuali ignari passanti. Ignoro cosa ne pensi qui la gente, non so se lo trovi del tutto normale, non so a chi appartenga quella manina femminile che sporge sotto la parte rialzata di una persiana chiusa: so solo che succede, credo quotidianamente, e non mi par proprio che quella signora almeno guardi se sta passando qualcuno. Da tempo vado dicendo che in questa città i pedoni sono un po’ bistrattati: tracciati pedonali con passaggi che allungano il percoso o che finiscono su una strada trafficata, semafori che obbligano ad aspettare due o tre volte il verde, le mine sparse di escrementi canini, volatili bombardieri. (A dire il vero le cacche di cane sono ora molto meno frequenti di un tempo, quasi assenti, e finora non mi è mai successo di essere colpito da quelle aviarie, come invece a Venezia mentre attendevo gli sposi davanti al municipio.) A questi inconvenienti vanno aggiunte le polveri sottili emesse dalle auto e, a quanto pare, quelle meno sottili che cadono dalle finestre.
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A naso in su Pubblicato il 17 agosto 2009 di mpvicenza
Mi incanta girare per la vecchia Savona guardando in alto nelle strette vie che a volte si aprono in spazi più o meno larghi. La prima scoperta l’ho fatta nel cortile di casa: alzando gli occhi ho visto un’incredibile intreccio di corde che passavano da un muro ad un altro, da una proprietà ad un’altra, tese tra due carrucole per stendervi ad asciugare panni, abiti, lenzuola. Ogni corda passa per la carrucola lontana, torna, passa per la carrucola vicina: ben tesa ed i due capi annodati, col risultato di due corde che scorrono parallelle una sotto l’altra in senso opposto e i panni si avvicinano o si allontanano tirando sotto o sopra. La stessa cosa si vede ovunque. Se il vicolo è stretto raramente le carrucole sono fissate l’una di fronte all’altra, più spesso tagliano in diagonale, allungando il tragitto della corda. Se dalla finestra accanto o opposta può partire un’altra corda che finisce più o meno discosta dalla precedente, dalle finestre sottostanti possono andare in qualunque 160
direzione: quasi mai una corda è tesa sotto a quelle dei piani superiori, spesso le incrocia.
Questa marinaresca abbondanza di funi non è solo nei vicoli e nei cavedi dove il sole arriva raramente ma anche nei cortili, negli slarghi, nelle piazzette lunghe funi si accompagnano o si incrociano a varie altezze: un’infinità di carrucole, chilometri di funi, un’affascinante mondo aereo che può riempirsi di panni stesi ad asciugarare, specialmente dopo giorni di pioggia o di maltempo.
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Indice analitico 360°...................................................................................................................................................114 A chi credere?...................................................................................................................................156 Agenzia delle Entrate. .......................................................................................................................15 Anziani...............................................................................................................................................45 Arrotondamento e ICI.......................................................................................................................112 Ascensione di N.S............................................................................................................................141 Auto: controcorrente? ........................................................................................................................30 Automobili........................................................................................................................................132 Basta capirsi......................................................................................................................................126 Bella scoperta! ...................................................................................................................................95 C'era una volta....................................................................................................................................54 Cani e uomini ....................................................................................................................................85 Capire ................................................................................................................................................47 Chi paga le imposte .........................................................................................................................128 Chi può non vuole, chi vuole non può. ..............................................................................................52 Chi sbaglia, chi paga. .........................................................................................................................75 Civici rossi e blu...................................................................................................................................5 Comuni e Province...........................................................................................................................140 Contropensieri. ..................................................................................................................................42 Creanza...............................................................................................................................................53 Criteri di progressività .......................................................................................................................90 Da casa a casa ....................................................................................................................................61 Date a Cesare .. ..................................................................................................................................98 Davanti alla TV................................................................................................................................154 Dei DiCo ..........................................................................................................................................115 Di là, il mare.........................................................................................................................................4 Dicono .........................................................................................................................................38, 50 Dire e fare ..........................................................................................................................................31 Discriminati .......................................................................................................................................69 Diversità...........................................................................................................................................131 E' giusto .............................................................................................................................................94 E' giusto punire.................................................................................................................................103 E' opinione diffusa..............................................................................................................................91 Entrate e uscite ..................................................................................................................................44 Equità ...............................................................................................................................................127 Equità e famiglia.................................................................................................................................16 Equità fiscale....................................................................................................................................126 Equità fiscale .....................................................................................................................................72 Estraneo .............................................................................................................................................25 Evasori ...............................................................................................................................................81 Famiglie .............................................................................................................................................22 FISCO ..............................................................................................................................................121 Fumatori...........................................................................................................................................151 Fuori dal coro ....................................................................................................................................60 Giovani.............................................................................................................................................133 162
Gli italiani. .........................................................................................................................................21 I costi della politica...........................................................................................................................113 I soliti..................................................................................................................................................76 Imposte e Tasse .1 ..............................................................................................................................14 Imposte e tasse .2 ...............................................................................................................................13 Imposte e tasse .3 ...............................................................................................................................12 Imposte e tasse .4 ...............................................................................................................................11 Imposte e Tasse .5 ..............................................................................................................................10 Imposte e Tasse .6 ................................................................................................................................9 Imposte inique ...................................................................................................................................31 Imposte o tasse?....................................................................................................................................7 In città...............................................................................................................................................135 Indennità ..........................................................................................................................................111 Indigeni e allogeni .............................................................................................................................77 Inflazione ...........................................................................................................................................57 Insegnanti...........................................................................................................................................88 Italiese ..............................................................................................................................................119 Kabul .................................................................................................................................................62 L'imposta matrimoniale......................................................................................................................28 La chiavetta .......................................................................................................................................40 La manina.........................................................................................................................................159 Legge elettorale ...............................................................................................................................104 Madonna degli Angeli......................................................................................................................143 Matrimonio.........................................................................................................................................86 Mezzi civici......................................................................................................................................150 Mi piace l'Italia ..................................................................................................................................45 Minareti..............................................................................................................................................49 Non è un cubo ....................................................................................................................................18 Non sono inglesi ................................................................................................................................90 Non votano.........................................................................................................................................46 Norme e Persone ................................................................................................................................96 Norme e sanzioni ...............................................................................................................................97 Norme intangibili. ..............................................................................................................................74 Nostalgia...........................................................................................................................................149 Paese natale......................................................................................................................................129 Paradisi...............................................................................................................................................50 pari dignità..........................................................................................................................................92 Partita doppia......................................................................................................................................48 Pecore...............................................................................................................................................157 Pedalando.........................................................................................................................................102 Pedoni...................................................................................................................................................6 Pensieri sul Fisco .............................................................................................................................105 Pensionate ..........................................................................................................................................35 Pensionati.........................................................................................................................................145 Per un pugno di euro ..........................................................................................................................93 Piccole cose..........................................................................................................................................7 Più eguali............................................................................................................................................54 Preti ....................................................................................................................................................34 Prodi ha ragione..................................................................................................................................16 Questione di soldi. .............................................................................................................................82 163
Questo caldo ......................................................................................................................................33 Questo e quello ..................................................................................................................................83 Reddito, imposte, tasse ....................................................................................................................117 Repubblica condominiale. .................................................................................................................17 Ricchi................................................................................................................................................127 Riforme ..............................................................................................................................................20 Riposa in pace.....................................................................................................................................64 Ritorno in spiaggia...........................................................................................................................137 Scelte fasulle. .....................................................................................................................................27 Se rinascessi .......................................................................................................................................68 Segnaletica. ........................................................................................................................................43 Solstizi..................................................................................................................................................3 Sovranità ............................................................................................................................................24 Speranze ............................................................................................................................................37 Spiagge ..............................................................................................................................................41 Spiaggia libera....................................................................................................................................64 Strano Paese .....................................................................................................................................114 Tasse ..................................................................................................................................................99 Tempi moderni....................................................................................................................................17 Ticket .................................................................................................................................................55 Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, .....................................92 Unioni di fatto...................................................................................................................................120 Unità d’Italia.....................................................................................................................................138 Uomini e donne .................................................................................................................................79 Veicolo a quattro zampe motrici in Autostrada dei Fiori..................................................................153 Via Venti...........................................................................................................................................152 Vietato vietare ....................................................................................................................................65 Vox populi.........................................................................................................................................158 .......................................................................................................................................60, 68, 93, 159
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Indice generale Solstizi.............................................................................................................................................3 Di là, il mare....................................................................................................................................4 Civici rossi e blu..............................................................................................................................5 Pedoni..............................................................................................................................................6 Imposte o tasse?...............................................................................................................................7 Piccole cose......................................................................................................................................7 Imposte e Tasse .6 ......................................................................................................................9 Imposte e Tasse .5 ....................................................................................................................10 Imposte e tasse .4 .....................................................................................................................11 Imposte e tasse .3 .....................................................................................................................12 Imposte e tasse .2 .....................................................................................................................13 Imposte e Tasse .1 ....................................................................................................................14 Agenzia delle Entrate. ..............................................................................................................15 Prodi ha ragione.............................................................................................................................16 Equità e famiglia............................................................................................................................16 domenica 19 dicembre 2010..........................................................................................................17 Tempi moderni..........................................................................................................................17 giovedì 16 dicembre 2010..............................................................................................................17 Repubblica condominiale. ........................................................................................................17 sabato 13 novembre 2010..............................................................................................................18 Non è un cubo ..........................................................................................................................18 giovedì 4 novembre 2010..............................................................................................................20 Riforme ....................................................................................................................................20 Gli italiani. ...............................................................................................................................21 giovedì 28 ottobre 2010.................................................................................................................22 Famiglie ...................................................................................................................................22 Sovranità ..................................................................................................................................24 Estraneo ....................................................................................................................................25 sabato 2 ottobre 2010.....................................................................................................................27 Scelte fasulle. ...........................................................................................................................27 giovedì 23 settembre 2010.............................................................................................................28 L'imposta matrimoniale. ...........................................................................................................28 martedì 7 settembre 2010...............................................................................................................30 Auto: controcorrente? ..............................................................................................................30 martedì 21 settembre 2010.............................................................................................................31 Dire e fare .................................................................................................................................31 lunedì 6 settembre 2010.................................................................................................................31 Imposte inique ..........................................................................................................................31 domenica 18 luglio 2010................................................................................................................33 Questo caldo .............................................................................................................................33 venerdì 2 luglio 2010.....................................................................................................................34 Preti ..........................................................................................................................................34 lunedì 21 giugno 2010...................................................................................................................35 Pensionate ................................................................................................................................35 165
domenica 20 giugno 2010..............................................................................................................37 Speranze ...................................................................................................................................37 sabato 12 giugno 2010...................................................................................................................38 Dicono ......................................................................................................................................38 sabato 12 giugno 2010...................................................................................................................40 La chiavetta ..............................................................................................................................40 lunedì 7 giugno 2010.....................................................................................................................41 Spiagge .....................................................................................................................................41 sabato 5 giugno 2010.....................................................................................................................42 Contropensieri. .........................................................................................................................42 giovedì 3 giugno 2010...................................................................................................................43 Segnaletica. ..............................................................................................................................43 Entrate e uscite .........................................................................................................................44 Mi piace l'Italia .........................................................................................................................45 Dicono ......................................................................................................................................50 Chi può non vuole, chi vuole non può. ....................................................................................52 Ticket ........................................................................................................................................55 Inflazione .................................................................................................................................57 Vietato vietare ..........................................................................................................................65 Parametri fissi ..........................................................................................................................66 Se rinascessi .............................................................................................................................68 Discriminati ..............................................................................................................................69 Equità fiscale ............................................................................................................................72 Norme intangibili. ....................................................................................................................74 Chi sbaglia, chi paga. ...............................................................................................................75 I soliti........................................................................................................................................76 Indigeni e allogeni ....................................................................................................................77 Uomini e donne ........................................................................................................................79 Evasori .....................................................................................................................................81 Questione di soldi. ....................................................................................................................82 Questo e quello .........................................................................................................................83 Cani e uomini ...........................................................................................................................85 Come aiutare le famiglie a basso reddito a diminuire il loro potere d'acquisto........................87 Insegnanti..................................................................................................................................88 Riservatezza..............................................................................................................................89 Non sono inglesi .......................................................................................................................90 Criteri di progressività .............................................................................................................90 E' opinione diffusa.....................................................................................................................91 Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, ...........................92 Per un pugno di euro ................................................................................................................93 E' giusto ....................................................................................................................................94 Bella scoperta! ..........................................................................................................................95 Norme e Persone ......................................................................................................................96 Norme e sanzioni .....................................................................................................................97 Date a Cesare .. .........................................................................................................................98 Pedalando................................................................................................................................102 E' giusto punire........................................................................................................................103 Pensieri sul Fisco (vedi Imposte e Tasse .1 .2 .3 .4 .5 .6).......................................................105 Arrotondamento e ICI.............................................................................................................112 I costi della politica.................................................................................................................113 166
360°.........................................................................................................................................114 Strano Paese ...........................................................................................................................114 Dei DiCo ................................................................................................................................115 Reddito, imposte, tasse ...........................................................................................................117 Italiese ....................................................................................................................................119 Unioni di fatto.........................................................................................................................120 Dopo le reazioni al .................................................................................................................125 Basta capirsi............................................................................................................................126 Equità fiscale...........................................................................................................................126 Ricchi......................................................................................................................................127 Equità .....................................................................................................................................127 Chi paga le imposte ................................................................................................................128 Paese natale..................................................................................................................................129 Diversità.......................................................................................................................................131 Automobili...................................................................................................................................132 Giovani.........................................................................................................................................133 In città..........................................................................................................................................135 Pubblicato il 2 settembre 2011 di mpvicenza .............................................................................135 Ritorno in spiaggia.......................................................................................................................137 Pubblicato il 30 agosto 2011 di mpvicenza ................................................................................137 Unità d’Italia................................................................................................................................138 Comuni e Province.......................................................................................................................140 Ascensione di N.S........................................................................................................................141 Madonna degli Angeli..................................................................................................................143 Pensionati.....................................................................................................................................145 Nostalgia......................................................................................................................................149 Mezzi civici..................................................................................................................................150 Fumatori.......................................................................................................................................151 Via Venti.......................................................................................................................................152 Veicolo a quattro zampe motrici in Autostrada dei Fiori.............................................................153 Davanti alla TV............................................................................................................................154 Televisione: una proposta .......................................................................................................155 A chi credere?..............................................................................................................................156 Pecore...........................................................................................................................................157 Vox populi....................................................................................................................................158 La manina....................................................................................................................................159 A naso in su..................................................................................................................................160
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