I Borghi più belli d’Italia Il fascino dell’Italia nascosta
GUIDA
2011 194 BORGHI
17 TAVOLE CARTOGRAFICHE
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I Borghi più belli d’Italia IL FASCINO DELL’ITALIA NASCOSTA
G U I DA 2 011
SOCIETÀ EDITRICE ROMANA
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I Borghi più belli d’Italia IL FASCINO DELL’ITALIA NASCOSTA | GUIDA 2011 SER Società Editrice Romana srl Piazza Cola di Rienzo 85, 00192 Roma - Tel. 06 36004654 - info@editriceromana.it Club de “I Borghi più belli d’Italia” Via degli Scipioni 175, 00192 Roma - Tel. 06 32111789 - Fax 06 32503969 www.borghitalia.it - info@borghitalia.it Il Consiglio Direttivo: Presidente Vice Presidente Vice Presidente Vice Presidente Consiglieri
Fiorello Primi Roberto Pizzio Sindaco Comune di Apricale Nicola Valluzzi Assessore Comune di Castelmezzano Giovanni Vespaziani Vice Sindaco Comune di Castel di Tora Antonietta Cundari Sindaco Comune di Castelmola Arthur Scheidle Sindaco Comune di Chiusa Mario Luigi Convertini Sindaco Comune di Cisternino Livio Scattolini Sindaco Comune di Corinaldo Antonio Borghi Sindaco Comune di Dozza Pier Achille Lanfranchi Sindaco Comune di Fortunago Raffaele Ferraioli Sindaco Comune di Furore Salvatore Galluzzo Sindaco Comune di Gerace Silvana Gabiccini Assessore Comune di Poppi Angelo Rughetti Segretario Generale ANCI Antonio Centi Resp.le Area Cultura e Turismo del Coord. ANCI Regionali Antonella Galdi ANCI
Cooordinatori Regionali: Alberto Bambini Sindaco Comune di Acquapendente Luigi Ferro Sindaco Comune di Neive Nadia Ginetti Sindaco Comune di Corciano Marco Mariotti Sindaco Comune di Buonconvento Orlando Orsini Assessore Comune di Introdacqua Giuseppe Simone Sindaco Comune di Montalbano Elicona Antonino Vita Assessore Comune di Scilla Ufficio di Presidenza: Antonio Centi Resp.le Area Cultura e Turismo del Coord. ANCI Regionali Nicola Cirimele Vice Segretario Generale ANCI Giovanni Vespaziani Vice Sindaco Comune di Castel di Tora Nicola Valluzzi Assessore Comune di Castelmezzano Raffaele Ferraioli Sindaco Comune di Furore Roberto Pizzio Sindaco Comune di Apricale Umberto Forte Direttore del Club Paolo Nardi Tesoriere del Club Claudio Bacilieri Giornalista Il Comitato Scientifico: Coordinatore Antonio Centi Claudio Bacilieri Il Direttore:
Umberto Forte
Il Tesoriere:
Paolo Nardi
Guida de “I Borghi più belli d’Italia” - Anno 7 - Numero 1 Registro della Stampa del Tribunale di Roma n. 92/2005 Direttore responsabile: Claudio Bacilieri Coordinamento generale: Umberto Forte Testi: Claudio Bacilieri Segreteria di redazione: Valentina Marchesini Concessionaria esclusiva per la pubblicità per l’Italia e l’Estero: Politalia s.r.l. - Via Felice Casati 17, 20124 Milano - Tel. 02 20204111 Progetto grafico: Masterlineitaly - Domenico Zaccaria - Roma Impaginazione: Maria Teresa Rossi, Jérémy Ruiz Cartografia: Rodolfo Gibilterra controllata ai sensi della legge n. 68 del 2/2/1960 - Nulla osta I.G.M. alla diffusione n. 315 del 7/9/1992. Si ringraziano le amministrazioni comunali per i materiali messi a disposizione della redazione e i fotografi che hanno fornito le immagini che appaiono all’interno della Guida. L’editore non è responsabile delle notizie fornite dai Comuni né di eventuali disguidi derivati ai viaggiatori da informazioni contenute nella Guida, essendo queste inevitabilmente soggette a continue variazioni. Per consigli o aggiornamenti scrivere a: I Borghi più belli d’Italia – Via degli Scipioni 175, 00192 Roma - info@borghitalia.it. La presente Guida sarà aggiornata ogni anno al fine di documentare l’ingresso dei nuovi Comuni nel Club. Copyright © 2011 Club de “I Borghi più belli d’Italia” Finito di stampare nel mese di marzo 2011 presso Omnimedia srl - 00043 Ciampino - Roma
Si ringrazia per il patrocinio:
Regione Lazio
Si ringraziano i partner:
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Dall’illuminazione pubblica alla promozione urbana Enel Sole mette in luce “I Borghi più belli d’Italia”
L’illuminazione artificiale è elemento essenziale del paesaggio cittadino: la sua presenza è determinante nella percezione dello spazio urbano e dei luoghi della memoria nelle ore serali e notturne, ma influisce anche nella percezione diurna degli spazi collettivi, agendo attraverso la presenza fisica degli elementi di arredo urbano. In risposta al rinnovato interesse per il recupero e la valorizzazione deg li Bobbio ambiti storici urbani, Enel Sole – la società di Enel che si occupa della progettazione, realizzazione e manutenzione degli impianti di illuminazione pubblica ed artistica – ha studiato una strategia di promozione della luce artificiale sulla scena notturna delle città. L’illuminazione pubblica è definita nuovamente nelle sue componenti gestionali, funzionali, espressive: una progettazione di qualità che non significa soltanto attenzione sporadica per il singolo monumento d’arte, ma soluzioni integrate per il contesto e i suoi elementi strutturali, dai luoghi della socialità alle funzioni collettive, dal sistema del verde fino agli oggetti di arredo quali fattori discreti di una politica di comfort ambientale, eco-compatibile nella lotta al cosiddetto “inquinamento luminoso”. Superata l’idea di uno “standard” tecnologico, la sfida è oggi sulla creazione di soluzioni modulate secondo la specificità di ogni luogo: dall’impianto funzionale alla illuminazione ambientale come estetica dell’ombra. La luce come dispositivo critico e selettivo, capace di identificare spazi, luoghi, architetture: questo è il grande progetto nazionale di Enel Sole che consente di reinventare comportamenti e abitudini di bambini, donne e uomini protagonisti della città. Se i criteri di ammissione al club “I Borghi più Belli d’Italia” rimandano a requisiti di integrità del tessuto costruito, armonia architettonica, vivibilità del borgo e servizi al cittadino, una corretta illuminazione urbana consente di rispondere a ciascuna di queste esigenze, aiutando nel contempo le Amministrazioni nella promozione economica dei luoghi, secondo le aspettative sempre più rigorose di un turismo
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Fortunago
strutturato (la luce artificiale prolunga da due secoli il tempo dei consumi urbani). Con questi principi Enel Sole è intervenuta in questi anni nei preziosi ambiti storici di Fortunago e Bobbio con interventi ex novo o di riqualificazione degli impianti esistenti, nel solco ideale delle esperienze nazionali del progetto “Luce per l’Arte”. A Fortunago sia il capoluogo sia le frazioni sono stati oggetto di interventi di riqualificazione, messa a norma e manutenzione straordinaria dei complessi illuminanti in stile “a lanterna”, insuperato modello di illuminazione tradizionale di borghi e città. Una progettazione responsabile dello spazio pubblico consente l’estensione sempre maggiore delle aree pedonali e il loro sviluppo commerciale: è una politica a favore dei luoghi della socialità che riconosce la centralità delle esigenze del benessere civico, ovvero l’importanza delle attrezzature collettive nella programmazione dei servizi pubblici. Senza dimenticare che un ambiente allestito a misura di cittadino e la buona manutenzione degli ‘oggetti’ che lo strutturano favoriscono il diffondersi di comportamenti positivi, producono identificazione con lo spazio sociale, senso di appartenenza, scoraggiano il vandalismo e incoraggiano meccanismi di difesa spontanea. Il progetto Enel Sole per Bobbio nasce dalla volontà di rendere fruibile il ponte (già documentato nel 1196) anche durante le ore serali e notturne. Tale esigenza funzionale ha prodotto una nuova immagine luminosa che restituisce il valore territoriale a questa grande architettura senza spazio interno, trasformata da cicatrice del paesaggio a indicatore geografico. Una luce sobria e uniforme: i proiettori per l’illuminazione degli arconi, disposti in posizioni occultate, utilizzano lampade con tonalità di luce calda ed eccellente resa cromatica: dotati di ottiche simmetriche e visiere a lama di luce, gli apparecchi consentono una semplice illuminazione a radenza degli intradossi. Il profilo della struttura monumentale è disegnato in silhouette: diafana barriera luminosa, dispiegata trasversalmente lungo la valle e visibile da punti di osservazione remoti, con scorci sempre differenti. Gli incassi a muro che garantiscono orientamento e accessibilità per il percorso superiore utilizzano lampade a risparmio energetico con tonalità di luce molto calda, a memoria di sorgenti ad incandescenza: è proposta una immagine di percorso votivo in penombra, punteggiato da piccoli lumi tecnologici disposti lungo il tragitto dell’itinerario sacro.
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Sergio Chiamparino Presidente dell’Anci Sindaco di Torino
Tutti gli analisti concordano nel ritenere che il turismo culturale sia il fattore su cui puntare per vincere la sfida della competitività internazionale, in quanto bisogna tener conto di un valore aggiunto che è indipendente dalla variabile prezzo, ossia il grande appeal che l’Italia per la sua storia, la sua arte, il suo stile di vita, continua ad esercitare nell’immaginario collettivo a livello internazionale. Il turismo ed il made in Italy universalmente inteso, ovvero tutta quella produzione artigianale e industriale frutto dei saperi tipici della penisola e che eccelle nella competizione commerciale internazionale, sono legati da un minimo comune denominatore: il territorio nelle sue molteplici dimensioni. Un territorio, quello italiano, ricco non solo di eccellenze enogastronomiche, ma di veri e propri giacimenti culturali, situati il più delle volte in piccoli comuni poco conosciuti sparsi sull’intera Penisola. Censire e collegare tra loro, attraverso il Club dei Borghi più belli d’Italia, questi gioielli architettonici, è stato possibile grazie alla felice intuizione dell’ANCI. A quasi dieci anni di distanza, il Club si conferma tra le iniziative turistiche più evolute e vincenti del panorama italiano ed i Borghi doc rappresentano oramai una delle principali destinazioni del turista italiano e straniero. Come sappiamo si tratta di un Club esclusivo e fortemente selettivo che premia la qualità e l’impegno degli amministratori locali nel manutenere e rivitalizzare i piccoli centri. Grazie anche a Res Tipica, l’Associazione di città di identità alla quale il Club aderisce, è stato possibile far conoscere in Italia e nel mondo il nostro patrimonio materiale e immateriale, promuovendo territori ospitali impegnati a sviluppare un’offerta turistica altamente competitiva. Il turismo diventa così una risorsa economica locale con cui è possibile conseguire importanti obiettivi strategici, come la valorizzazione di aree turisticamente poco conosciute e l’incentivazione del turismo fuori stagione da un lato e la crescita del reddito e dell’occupazione dall’altro. Poiché come dicevo il made in Italy è un unicum che racchiude in sé tradizioni, paesaggi, prodotti tipici, qualità della vita, arte e cultura, uno strumento indispensabile per orientarsi in tale variegato universo è la Guida, un successo editoriale giunto alla sua VII edizione. Buona lettura quindi e buon viaggio tra i nostri più bei musei a cielo aperto.
ASSOCIAZIONE NAZIONAlE COMUNI ItAlIANI
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Fiorello Primi Presidente ”I Borghi più belli d’Italia”
Il club de “I Borghi più Belli d’Italia” è stato costituito, all’interno dell’ANCI, per iniziativa di 51 Sindaci di piccoli comuni italiani che hanno sentito l’esigenza di valorizzare il grande patrimonio di Storia, Arte, Cultura, Ambiente e Tradizioni presente nei loro piccoli centri che erano, per la grande parte, emarginati dai flussi dei visitatori e dei turisti. Nei sette anni di attività il Club è notevolmente cresciuto ed ha permesso ai comuni associati, che oggi sono 193, di sviluppare notevolmente le attività legate al turismo. Questo Club, che raccoglie le giuste esigenze e mette a valore l’impegno di quegli amministratori più accorti e più sensibili alla tutela e alla valorizzazione del Borgo, è diventato uno dei principali attori sulla scena del cosiddetto turismo di prossimità legato ai valori della tradizione, della cultura e dell’ambiente italiani. La qualità è il requisito essenziale perché un borgo possa fregiarsi del titolo di “Uno dei Borghi più Belli d’Italia”. Per essere ammessi occorre possedere una serie di requisiti di carattere strutturale, come l’armonia architettonica del tessuto urbano e la qualità del patrimonio edilizio pubblico e privato, e di carattere generale che attengono alla vivibilità del borgo in termini di attività e di servizi alle persone che lo frequentano, sia in maniera permanente (residenti) che temporanea (visitatori). Occorre inoltre che gli amministratori e le persone che vivono e/o lavorano all’interno del borgo, siano impegnati a migliorare continuamente tali requisiti in quanto l’ingresso nel Club non ne garantisce la permanenza se non viene riscontrata una volontà, attraverso azioni concrete, di accrescerne le qualità. Una delle caratteristiche fondamentali del nostro Club, che non è stato creato allo scopo di attuare una mera operazione di promozione turistica integrata, è infatti quella di garantire attraverso la tutela, il recupero e la valorizzazione, il mantenimento di un patrimonio di monumenti e di memorie che altrimenti andrebbe irrimediabilmente perduto. L’Italia minore, quella a volte più sconosciuta e nascosta, riesce a rappresentare al meglio il dipanarsi della storia millenaria che ha lasciato i suoi segni indelebili soprattutto in questi luoghi rimasti emarginati dallo sviluppo e dalla modernità a tutti i costi. Non proponiamo dei Paradisi in Terra ma vogliamo che le persone che sempre più numerose ritornano a vivere nei piccoli centri storici e i visitatori che sono interessati a conoscerli, possano trovare quelle atmosfere, quei profumi e quei sapori, quei paesaggi e quei colori che fanno diventare la tipicità un modello di vita che vale la pena di “gustare” con tutti i sensi. Questa guida è sicuramente uno strumento utile che vi porterà a scoprire, anche a due passi da casa, un patrimonio unico ed irripetibile: l’Italia dei Borghi più Belli.
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Guida alla
Guida dei Borghi QUADRO D’UNIONE DELLE 17 TAVOLE CARTOGRAFICHE
NORD
CENTRO
SUD E ISOLE
La Guida 2011 Per una facile consultazione il volume è organizzato nelle tre aree geografiche, Nord, Centro e Sud, facilmente identificabili, anche a guida chiusa, grazie ad una rubricatura con tacche di colore. Queste macro aree sono suddivise nelle regioni che le compongono, con i singoli borghi al loro interno ordinati alfabeticamente. Il quadro d’unione presente in questa pagina si riferisce alle 17 tavole stradali che troverete nelle ultime pagine della Guida al fine di facilitare la vostra vacanza.
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Per ogni Borgo, le informazioni sono suddivise in tre sezioni. 1. Note generali Nella prima sezione, cui è dedicata la banda colorata a lato nella pagina iniziale di ciascun borgo, sono riportate le notizie di “accesso”, ossia i dati generali del Comune (abitanti, altitudine, informazioni turistiche, santo patrono, distanze dai principali centri e come si raggiunge, eventuale sito Internet,) con una dettagliata cartina stradale.
2. Lo spirito del luogo In questa sezione, viene delineato un ritratto del borgo a partire da ciò che più gli appartiene e lo caratterizza: la descrizione del toponimo e le date più significative della sua storia, quasi sempre millenaria; il “genius loci”, cioè l’essenza più intima del luogo, l’aria che vi si respira, l’atmosfera consolidata nei secoli e che lo rendono unico e inconfondibile; “Da vedere”, dà conto in modo sintetico delle emergenze architettoniche più all’interno del borgo e nelle immediate vicinanze: chiese, rocche, palazzi, strade, piazze, panorami ecc.
3. Piaceri e sapori Questa terza sezione, cerca di identificare quanto di “bello e buono” c’è nel borgo, oltre le antiche pietre. Dunque il prodotto che è possibile trovare solo (o quasi solo) lì, il piatto tipico, e gli “altri motivi di apprezzamento” oltre quelli precedentemente descritti. E ancora: gli eventi principali che si svolgono nel borgo, i musei e tutto ciò che bisognerebbe conoscere prima di dedicarsi agli acquisti o alla
gastronomia. Informazioni che arrivano puntuali, con l’indicazione degli artigiani d’arte che realizzano e vendono in loco le loro produzioni tipiche, i negozi dove effettuare gli acquisti (per vino, olio e altri prodotti, anche fuori dal centro storico), i ristoranti, gli agriturismi, gli alberghi ed altre possibilità di alloggio, compresi i campeggi e le aree per i camper. Sulla base delle indicazioni fornite dall’amministrazione comunale, il Club ha, infine, segnalato nella guida artigiani, negozi, esercizi alberghieri e di ristorazione in grado di offrire prodotti degni di soddisfare le esigenze del viaggiatore più attento. Il marchio del Club, accanto al nome dell’esercizio, è quindi indice di qualità ed identifica i produttori di beni e servizi selezionati per accogliere al meglio i visitatori dei comuni classificati.
Ristorazione Ospitalità Acquisti
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Indice Analitico A Acerenza (PZ) Alberona (FG) Albori (SA) Altomonte (CS) Anghiari (AR) Anversa degli Abruzzi (AQ) Apricale (IM) Arquà Petrarca (PD) Arrone (TR) Asolo (TV) Atrani (SA)
551 524 507 566 246 445 62 182 344 185 504
B Bard (AO) Barga (LU) Bettona (PG) Bevagna (PG) Bienno (BS) Bobbio (PC) Borghetto (VR) Bosa (OR) Bova (RC) Boville Ernica (FR) Bovino (FG) Brisighella (RA) Brugnato (SP) Bugnara (AQ) Buonconvento (SI)
24 249 347 350 119 212 188 590 569 412 527 215 65 448 252
C Campo Ligure (GE) Campodimele (LT) Canale (TN) Castel del Monte (AQ) Castel di Tora (RI) Castel Gandolfo (RM) Castelfranco di Sopra (AR) Castell’Arquato (PC)
68 415 164 451 418 421 255 218
Castellabate (SA) Castellaro Lagusello (MN) Castelli (TE) Castelmezzano (PZ) Castelmola (ME) Castelsardo (SS) Castelvecchio di Rocca Barbena (SV) Castiglione del Lago (PG) Cefalù (PA) Cervo (IM) Cetona (SI) Chianale (CN) Chianalea (RC) Chiusa - Klausen (BZ) Cingoli (MC) Cisternino (BR) Citerna (PG) Città Sant’Angelo (PE) Civita di Bagnoregio (VT) Civitella del Tronto (TE) Clauiano (UD) Collalto Sabino (RI) Colletta di Castelbianco (SV) Compiano (PR) Corciano (PG) Cordovado (PN) Coreglia Antelminelli (LU) Corinaldo (AN) Cornello dei Tasso (BG) Cusano Mutri (BN)
510 122 454 554 596 593 71 353 599 74 258 28 572 167 295 530 356 457 424 460 194 427 77 221 359 197 261 298 125 513
D Deruta (PG) Dozza (BO)
362 224
E Esanatoglia (MC)
301
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Indice Analitico F Fagagna (UD) Finalborgo (SV) Fiumefreddo Bruzio (CS) Fortunago (PV) Furore (SA)
200 80 575 128 516
G Garessio (CN) Gerace (RC) Geraci Siculo (PA) Giglio Castello (GR) Giove (TR) Glorenza - Glurns (BZ) Gradara (PU) Gradella (CR) Gradisca d’Isonzo (GO) Gromo (BG) Grottammare (AP) Guardia Perticara (PZ)
31 578 602 265 365 170 304 131 203 134 307 557
I Introdacqua (AQ)
463
L Laigueglia (SV) Lingueglietta (IM) Locorotondo (BA) Loro Ciuffenna (AR) Lovere (BG) Lugnano in Teverina (TR)
83 86 533 268 137 368
M Macugnaga (VB) Manarola (SP) Matelica (MC) Massa Martana (PG) Mazzo di Valtellina (SO)
34 89 310 371 140
Millesimo (SV) Mombaldone (AT) Montalbano Elicona (ME) Monte Castello di Vibio (PG) Monte Isola (BS) Monte S.Giovanni Campano (FR) Montecassiano (MC) Montefabbri (PU) Montefalco (PG) Montefioralle (FI) Montefiore Conca (RN) Montefiore dell’Aso (AP) Montegridolfo (RN) Montelupone (MC) Montemarcello (SP) Montescudaio (PI) Montone (PG) Morano Calabro (CS) Moresco (AP)
92 37 605 374 143 430 313 316 377 271 227 319 230 322 95 274 380 581 325
N Navelli (AQ) Neive (CN) Noli (SV) Norcia (PG) Novara di Sicilia (ME) Nusco (AV)
466 40 98 383 608 519
O Offida (AP) Opi (AQ) Oratino (CB) Orta San Giulio (NO) Orvinio (RI) Ostana (CN) Otranto (LE)
328 469 499 43 433 46 536
P Pacentro (AQ) Paciano (PG)
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Indice Analitico Panicale (PG) Pescocostanzo (AQ) Pettorano sul Gizio (AQ) Pietracamela (TE) Pietramontecorvino (FG) Pietrapertosa (PZ) Pitigliano (GR) Poffabro (PN) Poppi (AR) Porana (PV) Portobuffolè (TV)
389 475 478 481 539 560 277 206 280 146 191
R Rango (TN) Ricetto di Candelo (BI) Rocca San Giovanni (CH) Roseto Valfortore (FG)
173 49 484 542
398 292
T Tagliacozzo (AQ) Tellaro (SP) Torgiano (PG) Torre Alfina (VT) Treia (MC) Tremezzo (CO) Tremosine (BS) Trevi (PG) Triora (IM)
493 101 401 442 337 155 158 404 104
U Usseaux (TO)
52
V
S San Benedetto Po (MN) San Casciano dei Bagni (SI) San Donato Val di Comino (FR) San Gemini (TR) San Ginesio (MC) San Giovanni in Marignano (RN) San Leo (RN) San Lorenzo in Banale (TN) San Marco d’Alunzio (ME) Santa Severina (KR) Santo Stefano di Sessanio (AQ) Sarnano (MC) Savoca (ME) Scanno (AQ) Scarperia (FI) Soncino (CR) Sovana (GR) Specchia (LE) Spello (PG) Sperlonga (LT) Stilo (RC)
Stroncone (TR) Suvereto (LI)
149 283 436 392 331 233 236 176 611 584 490 334 614 487 286 152 289 545 395 439 587
Vallo di Nera (PG) Valvasone (PN) Varese Ligure (SP) Venosa (PZ) Verezzi (SV) Vernazza (SP) Vico del Gargano (FG) Vigoleno (PC) Villalago (AQ) Vipiteno - Sterzing (BZ) Visso (MC) Vogogna (VB) Volpedo (AL)
407 209 107 563 110 113 548 239 496 179 340 55 58
Z Zavattarello (PV) Zuccarello (SV)
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I borghi più Belli del Nord
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VAL D’AOSTA Bard (AO)
28 31 34 37 40 43 46 49 52 55 58
PIEMONTE Chianale(CN) Garessio (CN) Macugnaga (VB) Mombaldone (AT) Neive (CN) Orta San Giulio (NO) Ostana (CN) Ricetto di Candelo (BI) Usseaux (TO) Vogogna (VB) Volpedo (AL)
62 65 68 71 74 77 80 83 86 89 92 95 98 101 104 107 110 113 116
LIGURIA Apricale (IM) Brugnato (SP) Campo Ligure (GE) Castelvecchio di R. B. (SV) Cervo (IM) Colletta di Castelbianco (SV) Finalborgo (SV) Laigueglia (SV) Lingueglietta (IM) Manarola (SP) Millesimo (SV) Montemarcello (SP) Noli (SV) Tellaro (SP) Triora (IM) Varese Ligure (SP) Verezzi (SV) Vernazza (SP) Zuccarello (SV)
119 122 125 128 131 134 137 140
LOMBARDIA Bienno (BS) Castellaro Lagusello (MN) Cornello dei Tasso (BG) Fortunago (PV) Gradella (CR) Gromo (BG) Lovere (BG) Mazzo di Valtellina (SO)
143 146 149 152 155 158 161
Monte Isola (BS) Porana (PV) San Benedetto Po (MN) Soncino (CR) Tremezzo (CO) Tremosine (BS) Zavattarello (PV)
164 167 170 173 176 179
TRENTINO ALTO ADIGE Canale (TN) Chiusa - Klausen (BZ) Glorenza - Glurns (BZ) Rango (TN) San Lorenzo in Banale (TN) Vipiteno - Sterzing (BZ)
182 185 188 191
VENETO Arquà Petrarca (PD) Asolo (TV) Borghetto (VR) Portobuffolè (TV)
194 197 200 203 206 209
FRIULI VENEZIA GIULIA Clauiano (UD) Cordovado (PN) Fagagna (UD) Gradisca d’Isonzo (GO) Poffabro (PN) Valvasone (PN)
212 215 218 221 224 227 230 233 236 239
EMILIA ROMAGNA Bobbio (PC) Brisighella (RA) Castell’Arquato (PC) Compiano (PR) Dozza (BO) Montefiore Conca (RN) Montegridolfo (RN) San Giovanni in Marignano (RN) San Leo (RN) Vigoleno (PC)
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Nord TRENTINO ALTO ADIGE FRIULI VENEZIA GIULIA VAL D’AOSTA LOMBARDIA VENETO PIEMONTE
LIG
UR
EMILIA ROMAGNA IA
TOSCANA MARCHE
UMBRIA
ABRUZZO LAZIO MOLISE
CAMPANIA
PUGLIA SARDEGNA
BASILICATA
CALABRIA
SICILIA
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Ostana COMUNE DI OSTANA (PROVINCIA DI CUNEO) ALTITUDINE
m. 1282 s.l.m. ABITANTI
80. PATRONO
S. Claudio, prima domenica di giugno. INFORMAZIONI TURISTICHE
Comune di Ostana, piazza Caduti per la Libertà 49, tel. 0175 94915. Ufficio Turistico C.M. Valli Po-Bronda-Infernotto, via S.Croce 4, tel. 0175 94273. COME SI RAGGIUNGE
In auto A6 Torino-Savona uscita Marene SS 662 fino a Savigliano Saluzzo Revello, Sanfront, Paesana, Ostana. A55 Torino-Pinerolo uscita Pinerolo direzione Bricherasio, Bagnolo Piemonte, Barge, Paesana, Ostana. In treno Stazione FS Torino Porta Nuova Savigliano Saluzzo pullman fino a Paesana e quindi per Ostana (da loc. Bivio, 1500 m. dal centro paese). DISTANZE IN KM
Torino 75, Cuneo 68, Pinerolo 40, Saluzzo 33. INTERNET
ostana@vallipo.cn.it
Borgate occitane sotto il Monviso Lo Spirito del Luogo Il nome
L’interpretazione più diffusa vuole che Ostana (Oustano in occitano) derivi da Augustana, con riferimento al mese di agosto nella forma occitana oust. Se così fosse, il nome avrebbe un’origine alto-medioevale, legata a pratiche di transumanza. Ostana sarebbe dunque stata a lungo solo una zona destinata al pascolo estivo.
La storia
VI sec. a.C., ritrovamenti archeologici testimoniano la presenza umana nel territorio dell’Alta Valle Po durante la prima età del ferro. 1176, il marchese di Saluzzo dona le terre dell’Alta Valle Po a Guglielmo Enganna consignore di Barge; nel documento Ostana non è nominata, forse perché luogo di poca importanza. 1322, Ostana viene alla luce nel documento con cui Manfredo IV di Saluzzo investe i marchesi Manfredino e Oddone del Carretto anche del feudo di Austane per estinguere un debito di 9mila lire genovesi. 1386, un documento menziona la “Plebs de S. Nicolai de Augustana” tra le chiese della Valle Po che devono versare il cattedratico al vescovo di Torino. 1425, risalgono al periodo in cui era signore Giovanni di Saluzzo gli Statuti di Ostana, conservati in copia settecentesca presso il Museo Etnografico. 1475, il marchese di Saluzzo
concede l’investitura a Ugonotto Enganna per la quarta parte di Ostana; oltre ai consignori di Barge, il feudo di Ostana appartiene al ramo cadetto dei Marchesi di Saluzzo. 1548, il marchesato di Saluzzo è annesso alla Francia come parte del Delfinato; sotto il dominio francese Ostana continua a essere feudo dei Saluzzo di Paesana; nel 1588 viene venduta a Felice Leone, i cui discendenti ricevono il titolo di conti di Ostana nel 1626. 1921, la popolazione raggiunge il suo massimo storico con 1187 abitanti, contro le poche decine di oggi.
Il genius loci
Davanti al municipio di questo piccolo comune dell’Alta Valle Po sventola la bandiera occitana: segno di una lingua e di una tradizione che non si vogliono perdere, soprattutto in tempi di omologazione culturale come i nostri. Nuto Revelli ha definito la montagna “il mondo dei vinti”. E ci vuole solo la testardaggine, la fierezza, la capacità di sognare dei pochi che sono rimasti a viverci, per invertire la rotta, resistere allo spopolamento e trovare validi motivi di esistenza senza dover aspettare i villeggianti estivi. La comunità di Ostana si è già messa in cammino sulle sue montagne amate: ha risistemato la fitta rete di strade che collegavano le varie borgate, messo i cartelli segnaletici
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nei punti più caratteristici, recuperato le tradizioni occitane e, soprattutto, è tornata ad amare la sua terra. Così, ogni elemento di degrado è bandito. La cura nel recupero delle antiche abitazioni in pietra e legno, con i tetti in losa, ha fatto diventare il paese sparso un modello di architettura alpina, grazie anche all’architetto che ha concepito questo laboratorio en plein air. Tutti vedono nelle ristrutturazioni e nelle nuove edificazioni come si possa rispettare l’anima della montagna. Ci vorrà tempo per chiudere le ferite, ma a Oustano si è cominciato.
strada per Samicoulàou (San Nicolao), capita di notare alcune barme, ripari sotto roccia utilizzati come celle per il latte o riparo di bovini. Siamo già sul secondo percorso, quello delle mèire (tre ore di camminata), che al Pion da Charm, a 1635 metri d’altitudine, incrocia il terzo itinerario che consigliamo, quello dei pascoli, vale a dire il tracciato dei tratturi utilizzati dal bestiame per raggiungere i pascoli comunali e per il ritorno serale. Il panorama,
PIEMONTE
I pascoli estivi del Serre
che conduce alla borgata Champanho (Ciampagna) tra aceri e frassini e alti muri in pietra a secco. In estate la strada è macchiata dal colore rosa dei garofanini. Superate le poche case dei Marquét (Marchetti) la strada si inoltra in una faggeta, mantenendo sempre la vista sull’imponente piramide del Monviso. Dopo Champanho, superati due fiumiciattoli, si incontrano numerose piante di maggiociondolo, un ramoscello del
Da vedere
Ostana è un piccolo paese di borgate sparse, in posizione panoramica sul versante soleggiato della Valle Po, con vista splendida sul gruppo del Monviso. Nella parte più bassa il fiume Po, appena nato, lambisce il suo territorio. Il modo più semplice per conoscere questo angolo alpino di Occitania è fare il giro completo delle borgate: servono almeno quattro ore di cammino e in inverno è meglio portarsi dietro le racchette da neve. Ovunque si ammirerà la sapienza dell’architettura spontanea che fonde il legno con la pietra e mette alle case un cappello robusto di tetti di lose. Tutto è bello e funzionale, e stringe il cuore vedere l’abbandono di abitazioni e forni comunitari, muri a secco e strade ciottolate, cappelle e piloni votivi. Questa era una montagna popolata, con le grosse lastre di pietra che delimitavano terreni tutti coltivati. Oggi questo immenso patrimonio aspetta di essere sottratto all’oblio. Il nostro percorso può iniziare dal capoluogo La Villo (Villa in italiano), sede del Municipio. Da qui, dopo un centinaio di metri, ci s’immette sulla strada comunale
Museo Civico
quale era posto sull’architrave della porta della stalla come segno di augurio. Qui dominano le betulle e i larici, con sottobosco di lamponi e mirtilli. Si oltrepassano altri piccoli nuclei disabitati, finché si arriva alle due borgate di La Ruà (Bernardi) e Miribrart (Sant’Antonio). Quest’ultima è forse la più caratteristica, con le sue case addossate le une alle altre e gli insediamenti stagionali in quota, chiamati le mèire, con i pascoli sospesi tra rupi e valloni. I muri perimetrali delle case di Miribrart, che poco alla volta vengono recuperate (c’è il progetto di crearvi un albergo diffuso e un ecomuseo dell’architettura alpina), conservano spesso la grossa pietra (pèiro dal milezim) su cui è incisa la data di costruzione dell’edificio: ce ne sono anche dei primi dell’Ottocento, ma l’insediamento è di gran lunga più antico. Proseguendo per tornare a La Villo, s’incontra San Bernardo, nella cui chiesetta è stato riportato alla luce un pregevole affresco medievale. Prendendo invece la
salendo di quota, si fa sempre più spettacolare: a Punta Sellassa (2036 m) tutta la catena alpina con il Monviso, il Rosa, il Cervino, si dispiega davanti ai nostri occhi, tra il manto blu delle viole o il rosa del trifoglio alpino. Naturalmente questo itinerario è il più impegnativo (sei ore di trekking), ma anche senza salire lassù è possibile trovare la pace tra una malga e un alpeggio, vedendo la montagna al lavoro, parlandone la lingua: oltre il mondo dei vinti.
La comunità in festa
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Ostana
Piaceri e Sapori IL PRODOTTO DEL BORGO La toma d’alpeggio, grazie alla presenza di quattro malgari. IL PIATTO DEL BORGO Nell’economia agricola del passato la patata era l’elemento base delle famiglie ostanesi. Il piatto tipico è dunque la polenta di patate e grano saraceno, che si serve ben calda ed è ottima con formaggio, aioli, banho dë cousso (salsa di zucca) e con la banho dal jòous, la “salsa del giovedì”, fatta con il latticino residuo della preparazione del burro, che normalmente avveniva il giovedì, così da portarlo il Il Forno della Borgata Bernardi venerdì al mercato di Paesana. EVENTI ALTRI MOTIVI Festa del Pane, agosto: si DI APPREZZAMENTO svolge a La Ruà, quando il Nel comune di Ostana operano paese si riempie di turisti e gli numerose associazioni: oltre a I emigrati ritornano; si accende il vecchio forno a legna e si Rënèis, che studiano le cuoce il pane per tutti, tradizioni locali, vi sono i rinsaldando i legami all’interno Cantori Spontanei e il gruppo della comunità. di musica occitana Aire d’Ostana, l’Istituto Superiore di Caccia alla Masca, fine Cultura Alpina (ISCA) che dicembre: come tutte le feste realizza corsi e mostre organizzate dalla Pro Loco, anche tematiche e comprende le questa è preceduta dal rituale sezioni Scuola di Fotografia Alpina e Scuola di Architettura farò, il fuoco propiziatorio che dà il via ai canti e ai balli; Alpina, e infine l’associazione questa caccia alla strega cerca Arealpina che promuove la divulgazione della realtà sociale di recuperare l’aspetto magico della cultura occitana. e culturale delle Alpi.
Acquisti
Ristorazione
percorrere gli itinerari escursionistici Le Vie d’Oustano suddivisi per tema: le borgate, le mèire, i pascoli. I Rënèis, che li gestiscono e le tengono in ordine, si offrono di accompagnare i visitatori. Ostana si trova inoltre al centro del percorso escursionistico Orizzonte Monviso, un anello di oltre 50 km di lunghezza che comprende tutti i comuni dell’Alta Valle Po affrontabili a piedi e in mountain bike. Questo DIVERTIMENTI percorso si snoda ai piedi del In inverno si può salire fino ai Monviso e da Ostana, offre la vista indimenticabile sul “Re di 2300 m. del crinale di Cima Pietra”. E’ infine presente una Ostanetta, praticando lo scialpinismo o utilizzando racchette palestra di arrampicata artificiale da neve. In estate si possono per gare di livello nazionale.
MUSEI E GALLERIE D’ARTE Civico Museo Etnografico Ostana, Valle Po, Palazzo Comunale: gestito dall’Associazione culturale I Rënèis, è aperto in estate e nei restanti periodi su prenotazione. Vi sono ricostruiti ambienti del passato come la stalla e la cantina, con gli oggetti e gli attrezzi della vita di montagna in bella mostra.
Ospitalità
ARTIGIANI D’ARTE
RISTORANTI
ALBERGHI
BED & BREAKFAST
Borgata Miridò Laboratorio artigiano per la produzione di liquori di montagna, tel. 333 7707471.
La Vëlhà Via Roma, 54, loc. Villa, tel. 338 4930523, 338 4258735.
La Luna e lo Solelh Esteve Anghilante cell. 333 7925599.
B&B 44 via Roma 44, loc. Villa, tel. 347 2461812.
AFFITTACAMERE Aglaia loc. Crouç, tel. 339 18763655 www.affittacamereostana.com Baita Miridò borgata Miridò, tel. 333 7707471.
CASA ALLOGGIO VACANZE Lou Batënt loc. Ruà, tel. 335 6761014.
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Vogogna COMUNE DI VOGOGNA (PROVINCIA DEL VERBANO CUSIO OSSOLA) ALTITUDINE
m. 223 s.l.m. ABITANTI
1743. PATRONO
INFORMAZIONI TURISTICHE
Comune, tel. 0324 87200. Castello, tel. 0324 878845, ven-sab-dom ore 15-19. Villa Biraghi, sede del Parco Nazionale Valgrande. COME SI RAGGIUNGE
In auto A26 uscita Gravellona Toce, poi superstrada direzione Domodossola. In treno Linea Milano-Domodossola o Novara-Domodossola. Poi bus di linea fermata Vogogna. DISTANZE IN KM
Mentone 370, Briançon 280, Torino 160, Milano 110, Novara 80, Domodossola 13. INTERNET
www.comune.vogogna.vb.it
Fiore di pietra tra i monti dell’Ossola Lo Spirito del Luogo Il nome
Il toponimo trarrebbe origine dall’antico popolo che abitava queste terre prima dei Romani: i Galli Agoni. Vogogna, quindi, da Vallis Agonum, villaggio degli Agoni.
La storia
196, una lapide testimonia la presenza romana a Vogogna. 970, primo atto notarile in cui compare il toponimo Vogogna. 1014, l’imperatore Arrigo II dona il contado dell’Ossola al vescovo di Novara. 1328, Vogogna diventa capitale dell’Ossola Inferiore dopo che vi si trasferiscono i superstiti di Vergonte, distrutta da un alluvione. Nel 1342 passa sotto il controllo dell’arcivescovo di Milano e viene destinata a baluardo a difesa del ducato. Nel 1348 i Visconti vi costruiscono il castello e ristrutturano mura e rocca. 1375, la rivalità tra Domodossola, capitale dell’Ossola Superiore, e Vogogna, culmina con il sacco di quest’ultima da parte degli avversari. Nel 1411 Vogogna respinge gli invasori svizzeri ma nel 1416 si allea con questi contro l’Ossola Superiore. 1450-1535, signoria degli Sforza. Sotto il governo dei Borromeo (1416–1600) Vogogna vive il suo periodo di splendore. 1535-1706, dominio spagnolo e decadenza di Vogogna. 1706-1743, dominazione austriaca. 1743-1789, Casa Savoia si impossessa dell’Ossola.
1789-1814, Vogogna è sotto la dominazione francese. 1819, Vogogna perde la giurisdizione sull’Ossola Inferiore e diventa semplice comune.
Il genius loci
Circondato da fortificazioni militari, questo borgo un tempo florido sull’antica strada del Sempione, conserva angoli e scorci suggestivi e l’inaspettato vigore di un Medioevo sulle cui strade è bello camminare. Il grande poeta Mario Luzi parlava dello “stillare del tempo nel mistero dei paesi”, un’immagine che ben si adatta a Vogogna. Qui ogni cosa, dalle “beole” dei tetti agli acciottolati che ancora accompagnano i nostri passi, dal grigio della pietra al verde dei monti, richiama fulgori passati, profondità di favola, come la rocca che sembra nata da nuda roccia. Le antiche ombre evocate, che scendono giù nel pozzo della storia fino ai Celti, ricompongono oggi il quadro di un paese che vuole vivere nel futuro e nel castello ha allestito un centro multimediale di portata nazionale.
PIEMONTE
Beata Vergine Addolorata, 15 settembre.
Da vedere
“La visita all’antica capitale dell’Ossola Inferiore può iniziare, poco fuori del centro storico, dall’Oratorio di S. Pietro, la prima parrocchiale, di probabile origine longobarda, che custodisce preziosi affreschi quattrocenteschi. Nel cortile, il mascherone celtico da cui zampilla fresca
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acqua sorgiva è copia dell’originale custodito nel Palazzo Pretorio. Da S. Pietro si prosegue sulla statale e, protetti dal marciapiede, si riprende dopo una curva l’antico tracciato romano e medievale che porta in paese. Si attraversa il rione S. Carlo con i suoi edifici sei-settecenteschi e s’imbocca la vecchia via De Regibus per raggiungere lo slargo dove sorgeva la seconda parrocchiale, crollata col suo campanile nel 1975. Si è salvato il portale rinascimentale, ora incastonato nella nuova torre campanaria che affianca la chiesa consacrata nel 1904. Superato un ponticello, in corrispondenza della scomparsa Porta Superiore, si entra nel cuore del borgo, un tempo
interamente murato. Sulla sinistra appare il torrione del castello mentre percorrendo la strada principale sulla quale nel Medioevo si affacciavano le botteghe, si arriva al Pretorio. Via Roma ha sulla destra una serie di edifici abbelliti da balconate secentesche, a sinistra un piccolo porticato, dove stava la casa del gabelliere indicata da un bel portale scolpito. Il Pretorio è un palazzetto gotico sostenuto da archi acuti poggianti su tozze colonne, edificato nel 1348 e sede fino al 1819 del governo dell’Ossola Inferiore. Intorno al Pretorio si trovano le dimore più signorili, come Villa Biraghi Lossetti (1650) a fianco della chiesetta di Santa Marta. Dalla piazzetta del Pretorio si scende lungo via Lossetti verso la Porta Inferiore, abbattuta nel 1837. Bello lo scorcio di cui si gode da vicolo Santa Marta. Scendendo poi nell’antica piazza Camillo, già al di fuori della cinta muraria, sulla destra si nota il retro di Casa Marchesa, la più antica abitazione nobiliare nel borgo (1350). Il percorso piega quindi sulla destra lungo ciò che rimane delle antiche mura (via Sotto le Mura). Da qui si risale sul terrapieno dei contrafforti in via Sopra le Mura per ammirare l’angolo inferiore del borgo, chiamato in dialetto “Cantun Suta”. Un buio passaggio arcuato porta al settecentesco Palazzo dell’Insinuazione, da dove si raggiunge la suggestiva piazzetta del Pozzo. Da qui si risale in via Roma per imboccare, sulla sinistra, il viottolo che conduce nell’altra parte del borgo, il “Cantun
Sura”, le cui case addossate le une alle altre sembrano stringersi intorno al castello, raggiungibile attraverso una bella salita in parte a gradoni. Il Castello Visconteo con la sua torre rotonda domina Vogogna dalla metà del XIV secolo. Fu edificato nel 1348 da Giovanni Visconti, Vescovo di Novara oltre che signore ed Arcivescovo di Milano, il castello venne progettato allo scopo di difendere tanto il piccolo centro di Vogogna quanto l'intera valle. Ad ulteriore fortificazione del borgo fu costruita anche una cinta muraria che racchiude in se tutta la parte centrale del paese. Oggi di queste mura perimetrali non rimane quasi più traccia, mentre il castello Visconteo, con le sue torri e le caratteristiche mura merlate, ha saputo conservare nel tempo la sua possente maestosità medioevale. Terminata la visita, si prosegue per
il sentiero che lo costeggia e risale il torrente, per avere la visione migliore dell’imponente edificio e dell’antico borgo con i suoi tetti in pietra, le “beole”. Una passeggiata di una ventina di minuti lungo la mulattiera porta alla vecchia frazione di Genestredo, dalle caratteristiche abitazioni rurali in pietra ricche di motivi medievali. Un’indicazione sul sentiero invita a raggiungere la Rocca di origine longobarda che, ridotta a romantico rudere, continua a dominare dall’alto l’Ossola Inferiore.
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Piaceri e Sapori Genestredo, sino ai sentieri che collegano la piana dell’Ossola alle aree interne del Parco attraverso gli alpeggi abbandonati.
Concerto delle Settimane Musicali, terza settimana di agosto: musica classica nel borgo antico. Festa Patronale della Madonna Addolorata, settimana del 15 settembre.
EVENTI Sacra Rappresentazione della Passione: il Venerdì Santo degli anni pari.
IL PIATTO DEL BORGO Gli gnocchi all'ossolana sono tra i piatti più noti della cucina locale. Si ricavano da un impasto di farina di castagne, zucca e passata di patate lesse, e si condiscono con burro fuso e formaggio nostrano.
Il Borgo tra Arte e Sapori, aprile: rassegna enogastronomia lungo le vie della vecchia Vogogna. Informazioni: tel. 0324 87200. Mostra sull’arte incisoria, maggio: a cura dell'Associazione Culturale Ossola Inferiore. Eventi musicali e teatrali, Castello Visconteo, luglio-agosto. Informazioni: tel. 0324 87200.
Museo dello Scalpellino, presso il Castello Visconteo. Tel. 0324 878845.
Palazzo Arcangeli, periodiche esposizioni d’arte. Informazioni: prof. Christiaan Veldman, tel. 0324 878802. Si svolgono anche workshop d’arte internazionali, sedute di Presepe Vivente: ogni anno terapie naturali, corsi d’arte a Natale il borgo si anima, sotto (mosaico, ceramica, acquerello) i vecchi portici e dentro il castello, e conferenze su salute e ambiente. con i tableaux vivants che ricostruiscono angoli e scene di quella “Palestina della memoria” DIVERTIMENTI che fa da sfondo alla Natività. Sentieri natura e trekking. Montagna e Dintorni, novembre: dieci giorni dedicati alla riscoperta delle montagne del Verbano Cusio Ossola.
PIEMONTE
IL PRODOTTO DEL BORGO Tra i prodotti alimentari caratteristici della Val d'Ossola, degni di nota sono i formaggi e i salumi.
Arredi Sacri nelle chiese e negli oratori vogognesi, settembre.
MUSEI E GALLERIE D’ARTE Castello Visconteo e Palazzo Pretorio: esposizioni d’arte. Informazioni: 0324 87200 – 878845.
ALTRI MOTIVI DI APPREZZAMENTO Vogogna è sede del Parco Nazionale della Valgrande, la zona selvaggia più estesa d’Italia (15 mila ettari di superficie, 13 comuni coinvolti) a due passi dalla dolce regione dei laghi (lago Maggiore e lago d’Orta). Uno splendido paesaggio verticale di montagna che culmina nel Monte Rosa (4637 m.) fa da corona al Parco e alla Val d’Ossola. Sono possibili escursioni in scenari suggestivi, a partire dalla mulattiera che dal castello porta in 20-25 min. alla frazione montana di
Acquisti
Ristorazione
Ospitalità
VARIE
RISTORANTI
ALBERGHI E B&B
Enoteca del Castello Via Nazionale, formaggi, salumi, vini, oggetti di ceramica, prodotti tipici.
Vecchio Borgo Piazza Chiesa 7, tel. 0324 87504.
Vecchio Borgo Piazza Chiesa, tel. 0324 87504, ristvecchioborgo@virgilio.it
Motel Eurogrill Monterosa Località Bivio Masone tel. 0324 842202.
Leon d’Oro Via Nazionale, 152 tel. 0324 87661.
Palazzo Del Gabelliere Via Roma, 17 tel. 338 1749100.
Hotel Valgrande Via Nazionale Dresio 241, tel. 0324 842604, info@valgrandehotel.it
B&B del Viandante Via Nazionale, 270 tel. 0324 87377.
Leon d’Oro Via Nazionale, 152 Pasticceria Valentino tel. 0324 87661. Via Nazionale dolci di produzione propria Monte Rosa Loc. Bivio Masone, Alimentari Secci tel. 0324 842202. Vicolo Cavour, Roxy formaggi e salumi. Via Nazionale, 178 tel. 032487095.
AGRITURISMI Ca’ D’ Navaroy Loc. Prata, tel. 0324 87010.
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Tellaro TELLARO NEL COMUNE DI LERICI (PROVINCIA DI LA SPEZIA) ALTITUDINE
m. 0-200 s.l.m. ABITANTI
11.338 (633 nel borgo). PATRONO
San Giorgio, 23 aprile.
URP Comune, tel. 0187 960213. Ufficio Cultura, tel. 0187 960288. IAT, tel. 0187 967236. APT, tel. 0187 967346. COME SI RAGGIUNGE
In auto A12 Genova–Livorno, uscita Sarzana (km 9); A15 La Spezia–Parma, uscita La Spezia (km 8). Da Lerici si raggiunge Tellaro con bus. In treno stazione di La Spezia a km 13 (poi autobus linee L e S per Lerici) o di Sarzana a km 10 (poi autobus linea S). Via mare si raggiunge Lerici da Portovenere o da La Spezia (passeggiata Morin). DISTANZE IN KM
Milano 230, Parma 125, Genova 100, Pisa 60, La Spezia 14. INTERNET
www.comune.lerici.sp.it
Poesia scritta sull’acqua Lo Spirito del Luogo Il nome
Il nome Tellaro potrebbe derivare da “tela” per i commerci di tele e stoffe, o dal latino telus ad indicare il dardo, la freccia usata per la difesa, o addirittura dall’etrusco o paleo-ligure tular che significa “confine del villaggio”. Di probabile origine greca, invece, il nome latino di Lerici, portus Illycis, forse da Iliakos, troiano, a significare la sua favolosa fondazione da parte di un gruppo di esuli della guerra di Troia; altri leggono l’origine nel dialettale l’erse che vuol dire leccio.
La storia
VII sec. a.C., il Golfo è occupato dagli etruschi che fondano la città di Luni, a cui per molti secoli Lerici – porto d’arrivo di traffici greci e fenici – lega la sua storia. Lerici sarà poi dei liguri e infine dei romani, che ne fanno un’importante base militare e commerciale. X sec. d.C., Berengario conferma al vescovo Adalberto tutti i possedimenti già concessi alla Chiesa di Luni, tra cui quello di Barbazzano (antico insediamento romano) che sarà all’origine di Tellaro. 1152, Lerici con il suo porto entra a far parte della Repubblica di Genova ma resta conteso dai pisani. XIII sec., Barbazzano diventa comune e gode della protezione di Pisa, mentre Lerici sostiene le sorti di Genova; nel 1241 il porto di Lerici è occupato dai pisani che edificano il castello e il nuovo borgo murato; nel 1256 Lerici
torna definitivamente ai genovesi, che ne ampliano il castello; nel 1280 Barbazzano è ceduto a Genova, tre anni dopo ritorna al vescovo di Luni ma ridiventa possesso dei genovesi nel 1284, dopo la disfatta dei pisani alla Meloria. 1398, rientra nei possedimenti di Genova il castello di “Telaro” (detto di San Giorgio e poi divenuto chiesa); nel 1400 il borgo, ormai non più protetto dai pisani né dai genovesi, la notte di Natale viene raso al suolo dai saraceni; i sopravvissuti si rifugiano tutti a Tellaro che da quel momento si affaccia alla storia. Tellaro avrà però il suo primo rettore solo nel 1564. 1528, in un palazzo di Lerici l’ammiraglio e politico genovese Andrea Doria rompe l’alleanza con la Francia consegnando, di fatto, alla Spagna il dominio sul Mediterraneo. XVII-XVIII sec., Lerici vive il suo periodo di maggior sviluppo urbanistico, grazie alla presenza di una nobiltà armatoriale che edifica palazzi e ville ancora oggi visibili.
LIGURIA
INFORMAZIONI TURISTICHE
Il genius loci
Ci sono pochi posti in Italia, e forse nel mondo, sui quali la poesia abbia così generosamente dispiegato le sue ali di libertà e immaginazione. Qui, nella casa bianca con gli archi di San Terenzo, è venuta a vivere una coppia trasgressiva, per l’epoca, come Mary e Percy Bysshe Shelley. Poco oltre, nella casa rosa di
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I Borghi più belli d’Italia
Fiascherino, il selvaggio paesaggio marino ha incantato un’altra coppia poco convenzionale, lo scrittore D. H. Lawrence e la sua compagna Frieda. In questo breve tratto di costa dove i pini d’Aleppo si aggrappano alle rocce e gli ulivi guardano gli strapiombi, sono passati o hanno abitato anche il pittore Arnold Böcklin, poeti e scrittori come Henry James, Charles Tomlinson, Virginia Woolf, Mario Soldati, Attilio Bertolucci, Giovanni Giudici, Eugenio Montale, senza dimenticare gli “indigeni”, Paolo Bertolani, Marco Buticchi, Francesco Tonelli, Luigi Menozzi. Cosa rimane, oggi, del tempo in cui nel Golfo dei Poeti si poteva vedere Paolo Bertolani seduto in spiaggia accanto a una barca capovolta con in mano le Illuminations di Rimbaud, o un pianoforte arrivare su una barca per essere trasportato dentro casa Lawrence, come nel film Lezioni di piano? Oggi resta il ricordo di una “polifonia di limoni e arance”, del “velo evanescente di una spuma” (E. Montale), del “cinereo grigio di una spiaggia che il mare affronta / mobile e irrequieto” (C. Tomlinson).
Da vedere
“Io, come la rondine di Anacreonte ho lasciato il mio Nilo e sono migrato qui per l’estate, in una casa isolata di fronte al mare e circondata dal soave e sublime scenario del Golfo della Spezia”. Così scriveva nel 1822 Percy Bysshe Shelley, e da qui dobbiamo partire per imparare ad amare questi luoghi. Il tour può cominciare a San Terenzo, appena prima di Lerici, dove si trovano il castello, Casa Magni che fu dimora di Mary e Percy B. Shelley, e Villa Marigola col suo grande parco, visitata dai pittori
macchiaioli, Gabriele D’Annunzio e Sem Benelli, che nella torretta in mezzo al parco scrisse “La cena delle beffe”. Oggi la villa è sede di un centro studi che organizza convegni e manifestazioni culturali. A Lerici, “calda e azzurra” (Virginia Woolf), è bella la salita al Castello di San Giorgio che si erge sul promontorio roccioso di fronte alla baia. Costruito nel 1152 e modificato dai pisani e dai genovesi, assume l’attuale conformazione intorno al 1555. Da vedere, all’interno, la Cappella di Santa Anastasia in stile pisanogenovese del XIII sec., con il suo vestibolo decorato in bicromia. Tra il castello e il porto (l’attuale piazza Garibaldi) si trova Palazzo Doria, così chiamato per aver ospitato l’ammiraglio genovese Andrea Doria quando, nel 1528, tradì la Francia per la Spagna, mettendo al servizio di quest’ultima le sue navi per il controllo del Mediterraneo. Il suo corpo centrale risale al Medioevo, quando era sede dell’Ospedale dei Santi Pietro e Paolo che dava ricovero ai pellegrini diretti ai luoghi santi. A restauro ultimato Palazzo Doria diventerà museo e luogo di spettacoli e incontri culturali. “È nella rupe tenace, proprio dove le cancrene affiorano (…) che le nostre case hanno radici”, scrive Luigi M. Faccini di Lerici. Meritano una visita il Ghetto, istituito nel 1676 dal cardinale Spinola,
dov’erano concentrate numerose famiglie di mercanti ebrei di origine livornese; la via del Rivellino, con la muraglia di difesa del castello; la salita Arpara, il Vico de’ Pisani, le piazzette del Poggio e di San Giorgio, quest’ultima di fronte al castello, e l’oratorio barocco di San Rocco in largo Marconi. La Casa Rosa di Fiascherino nella quale visse lo scrittore David H. Lawrence nel 1913-14 (“Qui è bellissimo. Siedo sugli scogli di fronte al mare per tutto il giorno e scrivo. Ti dico che è un sogno”), è meta di colti turisti inglesi. Ed eccoci finalmente a Tellaro, “un nirvana tra mare e cielo, tra le rocce e la montagna verde”, come ha scritto Mario Soldati. Venendo dal mare la chiesetta di San Giorgio e il borgo fortificato si presentano come una nave pronta al varo. Tellaro è un angolo di mondo che sembra fatto apposta per proteggere dai rumori del mondo. È qui che Attilio Bertolucci, uno dei più grandi poeti italiani contemporanei, veniva a cercare quiete, nelle mezze stagioni. D. H. Lawrence era affascinato dalle donne che lavoravano negli uliveti, dalle loro voci sonanti sulle colline: “Quando vado a Tellaro a prendere la posta, mi aspetto sempre di incontrare Gesù che conversa coi discepoli come se andasse lungo il mare sotto i grigi alberi luminosi”. Il borgo a picco sulle rocce del mare è ancora incantevole. Era il luogo dell’anima di Soldati: “Girate per questi carruggi che sbucano in mare e poi sedetevi in un angolo tra i sassi della riva” – raccomandava. Questo si deve fare: lasciarsi prendere dall’atmosfera. Salire all’antico (1660) Oratorio di Santa Maria in Selàa e guardare il Mediterraneo. Recitare i versi di P. Bertolani e M. Tuckett: “… groviglio di razze passate da qui / ancora testimoniano le vie / il colore dei muri intenerito dal salino / ancora nell’ulivo colpito dal maestrale / nelle case dei pescatori / nicchiano inosservate lune saracene…” Le rovine di Barbazzano, tra il verde degli ulivi, sono una torre sberciata e cadente presso l’antica porta e la chiesetta dedicata a San Giorgio.
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Tellaro
Piaceri e Sapori IL PRODOTTO DEL BORGO La collina sopra Tellaro è interamente coperta da uliveti che, dopo un triste periodo d’abbandono, stanno tornando alla bellezza d’un tempo. Se ne ricava un ottimo olio dal colore dorato, e dal sapore leggermente asprigno e salmastro. IL PIATTO DEL BORGO Dalla leggenda del polpo campanaro che ha salvato i tellaresi dai pirati saraceni, derivano le ricette imperniate su questo mollusco. Il piatto tipico è il polpo “alla tellarese”, ossia lessato con patate e condito con olio di Tellaro, olive snocciolate e un trito di aglio e prezzemolo, sale, pepe e succo di limone. Un’altra versione è il polpo “all’inferno”, cioè stufato con foglie di alloro, maggiorana, peperoncino, pomodoro e una spruzzata di vino bianco. Tipica di qui è anche la focaccia dolce, con uvetta, pinoli e canditi, più morbida della nota focaccia genovese. ALTRI MOTIVI DI APPREZZAMENTO Tellaro è punto di partenza per passeggiate tra il giallo delle ginestre e il rosa pallido del cisto, su sentieri odorosi di mirto e di elicriso, pianta divenuta simbolo del Parco di
Acquisti VARIE Bazaar dell’Iride come in ogni emporio di paese, si trova un po’ di tutto.
Montemarcello. Si può percorrere la Via Grande, antica via di transumanza e di collegamento tra Tellaro e Ameglia, oppure lasciare l’interno e tornare al mare, per bagnarsi nelle acque pulite o fare elioterapia sulle scogliere di Trigliano e del Groppolungo, sulle spiagge di Fiascherino o in quelle più lontane e selvagge della costa verso Punta Corvo.
La Rosa dei Venti via Fiascherino 150, tel. 0187 965169.
La Conchiglia via Mazzini 13, Lerici, tel. 0187 967334.
Diramare via Fiascherino 22, tel. 0187 967589.
Due Corone via Vespucci 1, Lerici, tel. 0187 967417.
Villa Maria Grazia via Fiascherino, tel. 0187 967507.
RISTORANTI Osteria del Borgo via Gramsci 22/24, tel. 0187 969014. Miranda via Fiascherino 92, tel. 0187 968130. A Pianua via Fiascherino, tel. 0187 964000. Eco del Mare via Fiascherino, tel. 0187 968609. La Pettegola via Fiascherino 18, tel. 0187 965056.
Culturando è, da aprile a settembre, la rassegna più importante organizzata dal Comune di Lerici. È una finestra aperta, un faro per i viandanti artisti, che comprende vari progetti culturali (Scienza in piazza, Gente di strada, Giovani artisti, Le arti nel Golfo) e specifici omaggi di Lerici ai suoi poeti, come Paolo Bertolani e Attilio Bertolucci, recital in lingua inglese di opere di Shelley e Byron, e serate musicali al Castello (tel. 0187 969042). Info: tel. 0187 960288 – 960390; www. comune.lerici.sp.it.
Danze (tel. 0187 960281) segue il percorso di suoni e balli della civiltà contadina attraverso gli Appennini ligure, emiliano e piemontese.
MUSEI E GALLERIE D’ARTE Casa Magni, loc. San Terenzo. La casa bianca con gli archi abitata da Mary e Percy B. Shelley negli anni Venti dell’Ottocento, nel piccolo EVENTI castello tardomedievale di San Il Borgo Fatato, 22 agosto, Terenzo, ospita oggi il museo Tellaro: le strade e le cantine si multimediale a loro dedicato. animano di personaggi Museo Geopaleontologico, fantastici - streghe, maghi, fate Castello di Lerici, tel. 0187 e folletti - che raccontano la 969042, www.museocasmagia del borgo. tello.lerici.sp.it, aperto tutto l’anno con orari diversi, chiuso Altramarea, seconda metà lunedì, ingresso a pagamento. d’agosto, Tellaro: rassegna Nato in seguito al ritrovamento Sulle ali dell’estate è l’altra nazionale di poesia contemporanea nella piazzetta proposta estiva del Comune di di orme di dinosauri nel territorio comunale, è diventato di Selàa, a cura dell’associazione Lerici, che si incrocia con la precedente per offrire a turisti e una struttura d’avanguardia che culturale Arthena. Sempre in coniuga scienza e spettacolo residenti una stagione di agosto un’altra rassegna di musica, danza, teatro, cinema, grazie alla simulazione robotica, poesia e narrativa intitolata Il ai diorami, alla navigazione moda, arti visive, sport e mare possibile. Mostre di multimediale, che ricostruiscono folclore. Informazioni: pittura nelle sedi della Società scenari passati e futuri, e alla tel. 0187 960282 – 960284. di Mutuo Soccorso e l’ex sala sismica. Oratorio in Selàa. La Stagione delle DIVERTIMENTI Meraviglie. È la ricca Natale Subacqueo, 24 Pesca, immersioni, seaprogrammazione del Teatro dicembre, Tellaro: questa Astoria (informazioni: tel. 0187 watching, canoa, escursioni suggestiva manifestazione, nell’entroterra. Da visitare, oltre 952253 - 960288) che da rende onore alla bellezza del a Tellaro, gli altri borghi dicembre a maggio porta in borgo, che per l’occasione si marinari di San Terenzo, accende della luce calda di scena spettacoli teatrali e migliaia di lumini di cera, musicali. Inoltre, il Laboratorio Fiascherino.
Il Cristallo via Fiascherino 75, Panificio Brondi e Cargioli tel. 0187 967291. via Petriccioli 58, Lerici, tel. 0187 967219. Il Delfino via Fiascherino 104, tel. 0187 964050.
Ristorazione
mentre dal mare i sub portano in superficie il Cristo.
Vecchia Lerici piazza Mottino 10, Lerici, tel. 0187 967597. Ponte sul Brandivino piazza Garibaldi 8, Lerici, tel. 0187 967721.
Ospitalità
Fiascherino via Byron, Fiascherino, tel. 0187 967283.
CAMERE
Il Senatore via Byron 13, Fiascherino, tel. 0187 967236.
A Tellaro vi sono alcuni affittacamere. Per informazioni: IAT di Lerici tel. 0187 967236.
La Gritta piazza Figoli, tel. 0187 967557. Terrazza Caprini piazza Figoli, tel. 0187 968546. Il Frantoio via Cavour 19, Lerici, tel. 0187 964174.
AGRITURISMI Gallerani loc. Zanego 5, Lerici, tel. 0187 964057, www.cittadellaspezia.com
ALBERGHI E LOCANDE Delle Ondine piazza Figoli 18, tel. 0187 965131 Miranda via Fiascherino 92, tel. 0187 968130. Rosa dei Venti via Fiascherino 150, tel. 0187 964182. Cristallo via Fiascherino 158, tel. 0187 967291.
Hotel Shelley e delle Palme lungomare Biaggini 5, Lerici, tel. 0187 967127, Byron lungomare Biaggini 19, Lerici, tel. 0187 967104, Florida Lerici lungomare Biaggini 35, Lerici, tel. 0187 967332,
Fiascherino via Byron 13, tel. 0187 964721.
Europa via Carpanini 1, Lerici, tel. 0187 967800, www.europahotel.it
Il Nido via Fiascherino 75, tel. 0187 96642.
CAMPEGGI
Diramare via Fiascherino 18, tel. 0187 967589. Villa Maria Grazia via Fiascherino, tel. 0187 967507. Il Senatore via Byron 13, tel. 0187 967236.
LIGURIA
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Gianna via Fiascherino – II Traversa, tel. 0187 966411, www.campeggiogianna.com Camping Maralunga via Carpanini 61, Lerici, tel. 0187 966589.
SOSTA CAMPER Presso Campeggio Gianna tel. 0187 966411.
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Dozza COMUNE DI DOZZA (PROVINCIA DI BOLOGNA) ALTITUDINE
m. 190 s.l.m. ABITANTI
6.158 di cui 1.055 residenti nel borgo storico. PATRONO
Santa Maria Assunta, il giorno di Pentecoste. INFORMAZIONI TURISTICHE
Rocca di Dozza, tel. 0542 678240 dal martedì alla domenica rocca@comune.dozza.bo.it www.fondazionedozza.it www.comune.dozza.bo.it COME SI RAGGIUNGE
In auto Dozza è a 3 km dalla SS 9 Via Emilia, tra Bologna e Imola, da cui dista rispettivamente 29 e 9 km. Dall’ A14 Bologna-Ancona, uscire da nord a Castel S. Pietro Terme, da sud a Imola; poi seguire la Via Emilia fino al bivio per Dozza. In treno Stazioni di Imola o Castel San Pietro Terme, poi bus per Dozza. DISTANZE IN KM
Milano 250, Firenze 107, Rimini 86, Ferrara 80, Ravenna 55, Bologna 29. INTERNET
www.comune.dozza.bo.it www.murodipinto.it info@comune.dozza.bo.it
Profumo di vino nella Rocca di Caterina Lo Spirito del Luogo Il nome
La più antica notizia documentata del nome Dozza data al 1126: castrum Dutie deriverebbe dal vocabolo latino altomedioevale doccia, ad indicare la presenza nel luogo di un condotto per far confluire l’acqua in una vasca o cisterna a beneficio della popolazione. Qui l’acqua un tempo era scarsa e l’enfasi sulla sua presenza è rilevata anche nei toponimi della Chiesa di Santa Maria Assunta in Piscina e dell’antichissima pieve di San Lorenzo in Piscirano.
La storia
1087, il vicus, abitato in precedenza da popolazioni galliche, poi longobarde e bizantine, e concesso da Carlo Magno alla Chiesa imolese, viene conquistato, cinto da mura e fortificato dai Bolognesi; acquista allora il nome di castrum Ducie. 1412, dopo aspre contese tre le fazioni ghibelline e guelfe, a causa della strategica posizione di controllo sull’antica strada consolare romana, la Via Emilia, Dozza diviene feudo della famiglia Alidosi, e poi dei Riario. 1494, la Rocca è sotto il dominio della “signora delle Romagne”, Caterina Sforza, che la potenzia come strumento militare e la tiene fino al 1499, quando tutti i castelli sotto il dominio di Caterina sono espugnati dalle milizie di Cesare Borgia. 1528, il papa Clemente VII concede il feudo alla nobile
famiglia Malvezzi di Bologna. Nel 1564 Dozza è infeudata ai Campeggi (che ottengono il titolo di marchesi da Pio IV) fino all’estinzione dell’ultimo erede maschio nel 1728. 1730, i Malvezzi, grazie a strategici matrimoni, riottengono il Castello con il nome di Malvezzi-Campeggi. 1798, nonostante la dissoluzione dei feudi conseguente all’avvento di Napoleone in Italia la famiglia Malvezzi-Campeggi riesce a mantenere la proprietà della Rocca, rivendicata come residenza privata e come tale abitata fino al 1960, quando il Comune la acquista dagli eredi. 1830, salvo una breve parentesi insurrezionale, Dozza ritorna a far parte del territorio della Chiesa. 1861, con la proclamazione del Regno d’Italia Dozza si costituisce Comune autonomo.
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La Rocca
Il genius loci
La stretta simbiosi tra l’imponente rocca e il sottostante insediamento residenziale antico, che segue il tracciato delle antiche mura, comunica quell’armonia tra natura e intervento dell’uomo che si respira solo nei luoghi orgogliosi del proprio passato. I marchesi Malvezzi-Campeggi, signori con alterne fortune del feudo dal ‘500 fino al periodo napoleonico (1798), mantennero nelle proprie mani la proprietà del Castello che abitarono fino all’estinzione dell’ultimo erede diretto nel 1960. Anche se non erano più da tempo feudatari, la gente del posto ha un ricordo vivo e affettuoso dei propri “signori”, che condivisero con gli abitanti le sorti del paese. Oggi l’identità di questo luogo assume anche la forma dell’arte, che fa vibrare nel segno della bellezza il paesaggio urbano e arreda i muri delle case, le strade e le piazze, dando luce a ogni angolo e aprendo suggestioni improvvise: è il “Muro Dipinto”, singolare manifestazione settembrina di pittura sui muri che ha trasformato il borgo medievale in una galleria d’arte a cielo aperto. Segno, questo, di una vitalità che, seguendo il filo di un racconto antico, trova e propone nuove storie da ascoltare con gli occhi.
si apre discreto al visitatore che ne percorre le stradine selciate fino alla Rocca Sforzesca, potente, massiccia, eppure ben armonizzata con il resto dell’abitato, la cui planimetria è a carena di nave. E in effetti tutto spinge, converge, fluidifica (acqua, vino, persone, cantine e portici che profumano di vino, esalazioni culinarie) verso l’emergenza architettonica che lo sovrasta dall’alto. La Rocca, punto di convergenza delle due strade che attraversano longitudinalmente il paese, è a pianta esagonale con due torrioni e un perimetro di 530 m. L’aspetto attuale è il frutto delle trasformazioni in palazzo signorile, completate dai Malvezzi nel 1594. Varcato il ponte levatoio, ricostruito sul modello dell’antico, l’edificio si apre con un cortile centrale sormontato da due logge di gusto rinascimentale. Il cortile ospita concerti, spettacoli, degustazioni. Al piano terra vi è la cucina, con fuochi, camini, pozzo e utensili d’epoca. Il cuore della residenza è al piano
nobile, con la sala di rappresentanza arredata con mobili e dipinti del ‘700 e aperta sul grande terrazzo. Arredi di gusto rinascimentale e barocco, soffitti a cassettoni, una grande tela che ritrae la famiglia Campeggi sul finire del ‘600, danno valore alla stanza attigua. Da vedere inoltre la Camera di Pio VII, la sala delle armi, il pozzo a rasoio, le prigioni e le celle di segregazione, l’alcova e i camminamenti di guardia che offrono un magnifico panorama sulle valli sottostanti coltivate a vigneti. Nel centro storico, al quale danno colore e atmosfera i muri dipinti da importanti maestri, sono da visitare la Chiesa prepositurale di Santa Maria Assunta in Piscina, edificata nel XII secolo sui resti di una precedente chiesa romanica (contiene una tavola del 1492 di Marco Palmezzano), il Rivellino, dentro il quale è ricavata la porta settecentesca di accesso al borgo, e la Rocchetta di origini trecentesche. Nei dintorni, la Pieve di San Lorenzo, il duecentesco Convento di Monte del Re, oggi trasformato in albergo, e il seicentesco Santuario del Calanco.
EMILIA ROMAGNA
I Borghi più belli d’Italia
Da vedere
Dal grifo che si abbevera, raffigurato nello stemma, al nettare dorato dell’Albana coltivata in un paesaggio che sembra quasi toscano: non c’è miglior paradosso per questo borgo adagiato sulle prime colline che dominano la via Emilia, fra Bologna e Imola, e che
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Dozza
Piaceri e Sapori IL PRODOTTO DEL BORGO È l’Albana il primo bianco ad aver ottenuto in Italia il marchio Docg (denominazione di origine controllata e garantita). Questo vino affonda le radici in un passato remoto e conobbe il suo periodo di gloria ai tempi della Repubblica di Venezia: era molto apprezzato dai dogi.
ALTRI MOTIVI DI APPREZZAMENTO Grazie alla sua antica storia enologica e alla posizione a baricentro tra Emilia e Romagna, Dozza, Città del Vino, è sede dell’Enoteca Regionale dell’EmiliaRomagna, dove sono a disposizione per la degustazione e l’acquisto oltre 800 etichette, in rappresentanza dei circa 200 migliori produttori presenti sul territorio regionale. L’Enoteca IL PIATTO DEL BORGO organizza degustazioni guidate Qui sono ottimi i salumi. E per i con sommelier in abbinamento primi piatti, rigorosamente con ai prodotti tipici della regione, la sfoglia tirata a mano, si va incontri e serate a tema. dalle tagliatelle ai garganelli (maccheroni al pettine, arrotolati EVENTI su un apposito telaio) ai tortelli Corteo dei Re Magi di ricotta al profumo di salvia; il 6 gennaio, Corteo storico dei Re Magi a cavallo per le strade ragù è di carne, a base di del Borgo. prosciutto o di magro. Fra i secondi dominano le carni ai Festa del Vino, prima domenica ferri, come fiorentina e castrato; di maggio. Un intero paese in poi i formaggi, molli come il festa all’insegna del vino. freschissimo squacquerone o Festa di Pentecoste, stagionati come il pecorino di Maggio/giugno. L’antica fossa. Infine la piadina immagine della Madonna romagnola, che spesso del Calanco ritorna in Paese. sostituisce il pane. I vini locali sono i bianchi Albana e DozzaEventi da maggio Trebbiano e il rosso Sangiovese. a ottobre. Calendario di
Acquisti
VARIE Enoteca Regionale Emilia Romagna piazza Rocca 6, tel. 0542 678089, www.enotecaemiliaromagna.it Studio Bibliografico S. Mamolo via XX settembre 42, tel. 0542 679083, libri rari, edizioni fuori commercio, vendita anche online.
infrasettimanali inclusi. Quadrerie, antichi arredi, appartamenti, antiche prigioni, camminamenti di ronda. Ai piani superiori la Festival Internazionale Pinacoteca raccoglie del Folclore, fine luglio, un’esposizione permanente e Esibizione di gruppi singolare di arte moderna: le internazionali partecipanti al opere “strappate” dai muri festival che coinvolge diversi delle case del borgo. Nelle comuni della Romagna. suggestive cantine a volta trova Festa delle Arzdore, primo posto l’Enoteca Regionale: in fine settimana di settembre, in mille metri quadrati, la mostra Piazza Zotti. Appuntamento a permanente dei vini è una festa tavola con i piatti tipici preparati dei sensi in onore di Bacco. dalle “Arzdore”, “reggitrice della Piazza Rocca 6, casa”, la moglie del contadino, tel. 0542 678240, www.enotecolei che organizzava la vita caemiliaromagna.it. della famiglia. Galleria d’arte moderna en Biennale d’Arte “Muro plein air del Muro Dipinto: Dipinto” Settembre, anni dispari. tutto il borgo è un museo Il borgo si anima di artisti che all’aperto ricco di oltre cento dipingono sui muri delle case. opere realizzate nel corso di 40 anni direttamente sui muri Falò di San Silvestro, 31 delle case. www.murodipinto.it. dicembre, organizzata dagli Alpini di Dozza, festa di Museo d’arte sacra Don benvenuto al nuovo anno, con Giovanni Polo, nelle stanze falò e brindisi di mezzanotte. della canonica, aperto su richiesta, tel. 0542 6788111. MUSEI E GALLERIE D’ARTE DIVERTIMENTI Rocca Malvezzi Campeggi, Tennis, equitazione, aperta tutto l’anno, dal martedì passeggiate a piedi e in alla domenica, festivi mountain bike.
Ristorazione
ARTIGIANI D’ARTE Umberto Zanetti via delle Vigne 11, tel. 0542 678273, quadri, vetrate, opere su materiali diversi.
esposizioni d’arte, eventi teatrali, musicali, letterari.
Ospitalità
RISTORANTI
ALBERGHI
BED & BREAKFAST
Mazzolani via Calanco 67, tel. 0542 673302.
Ristorante Canè Via XX Settembre, 27 tel. 0542 678120.
Al Prato della Rocca Via XX Settembre, 64 tel. 0542 678224.
Branchini via Marsiglia 3, Toscanella tel. 0542 53778, Pignoletto e Sangiovese Riserva i suoi vini top.
Monte del Re Hotel Centro Congressi Via Monte del Re, 43 tel. 0542 678400.
Ristorante Locanda Le Bistrot Hotel Canè Via Valsellustra, Toscanella Via XX Settembre, 27 tel. 0542 678120. tel. 0542 672122. Ristorante La Scuderia Piazza Rocca tel./fax 0542 678103.
Albergo Millelune Via Calanco, 5 tel./fax 0542 678470.
Mirandolina Via XX Settembre, 9 tel./fax 0542 678433.
Piccola Osteria del Borgo Via XX Settembre, 19 tel. 0542 678200.
Albergo da Marino Fis - Cin Piazzale Rocca, 5 tel./fax 0542 678038.
Appartamenti ad uso turistico C/o Piccola Osteria del Borgo tel. 0542 678200.
Ristorante Bellavista Piazza Rocca, 4-6 tel./fax 0542 678112.
AGRITURISMI
Bed & Kitchen Via della Pace,9 tel. 0542 679014, cell. 329 1692760.
Poderi delle Rocche via Valsellustra 69, tel. 0542 678347, Colli d’Imola bianco “Canovaio” da vitigno Chardonnay e Colli d’Imola rosso “Moresco” da vitigno Sangiovese. San Paolo via Loreta Berlina 1, tel. 0542 678402.
Atrebates Galleria d’Arte via De Amicis 35/37, tel. 0542 678340, esposizioni e vendita di oggetti d’arte.
Veronese via Val Sellustra 69, tel. 0542 678347.
Alimentari La Rocca via XX settembre 10, tel. 0452 679043.
Severoli via Colombarotto 1, tel. 0542 672347.
I Sogni nel Cassetto via XX settembre 62, tel. 0542 678008.
Ravaglia Grande via Di Mezzo 82, tel. 0542 53748.
Apicoltore Giorgio Baraccani via Poggiaccio 11, tel. 0542 678307, miele e prodotti derivati.
Bendanti via Scossabrillo 29, tel. 0542 672506.
Assirelli via Monte del Re 31/p, tel. 0542 678303.
Rebecchi via Val Sellustra 30, tel. 0542 673330.
Bioagriturismo Vinea Regum Ristorante Millelune Via Croce Conta, 1520 Via Calanco, 5 Castel San Pietro Terme tel./fax 0542 678470. tel./fax 051 940707, Ristorante Monte del Re cell. 338 1740488. via Monte del re 43, La Rondinella tel. 335 5897424 Via Monticino, 8 0542 678556 tel. 0542 40108. fax 0542 679566 www.ristorantemontedelre.it Villa Buontempo cavina@ristorantemontedelre.it Via Valsellustra, 30 tel. 0542 673330.
Ravaglia Grande Via Di Mezzo, 86 40060 Toscanella tel. 0542 53748.
Il Cielo in una stanza Via XX Settembre, 43 tel. 0542 680521, cell. 347 4603024. Il Melograno Via Poggiaccio, 59 cell. 339 4550142, 333 5690232. SOSTA CAMPER In piazza Fontana, a 100 metri dall’abitato: 20 posti, area non ancora attrezzata.
522-523 pubb. puglia
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Acquisti
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Ristorazione
OspitalitĂ
apertura centro 244-245
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I borghi più Belli del Centro
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TOSCANA Anghiari (AR) Barga (LU) Buonconvento (SI) Castelfranco di Sopra (AR) Cetona (SI) Coreglia Antelminelli (LU) Giglio Castello (GR) Loro Ciuffenna (AR) Montefioralle (FI) Montescudaio (PI) Pitigliano (GR) Poppi (AR) San Casciano dei Bagni (SI) Scarperia (FI) Sovana (GR) Suvereto (LI)
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MARCHE Cingoli (MC) Corinaldo (AN) Esanatoglia (MC) Gradara (PU) Grottammare (AP) Matelica (MC) Montecassiano (MC) Montefabbri (PU) Montefiore dell’Aso (AP) Montelupone (MC) Moresco (AP) Offida (AP) San Ginesio (MC) Sarnano (MC) Treia (MC) Visso (MC)
344 347 350 353 356 359 362 365 368 371 374
UMBRIA Arrone (TR) Bettona (PG) Bevagna (PG) Castiglione del Lago (PG) Citerna (PG) Corciano (PG) Deruta (PG) Giove (TR) Lugnano in Teverina (TR) Massa Martana (PG) Monte Castello di Vibio (PG)
377 380 383 386 389 392 395 398 401 404 407
Montefalco (PG) Montone (PG) Norcia (PG) Paciano (PG) Panicale (PG) San Gemini (TR) Spello (PG) Stroncone (TR) Torgiano (PG) Trevi (PG) Vallo di Nera (PG)
412 415 418 421 424 427 430 433 436 439 442
LAZIO Boville Ernica (FR) Campodimele (LT) Castel di Tora (RI) Castel Gandolfo (RM) Civita di Bagnoregio (VT) Collalto Sabino (RI) Monte S. Giovanni Campano (FR) Orvinio (RI) San Donato Val di Comino (FR) Sperlonga (LT) Torre Alfina (VT)
445 448 451 454 457 460 463 466 469 472 475 478 481 484 487 490 493 496
ABRUZZO Anversa degli Abruzzi (AQ) Bugnara (AQ) Castel del Monte (AQ) Castelli (TE) Città Sant’Angelo (PE) Civitella del Tronto (TE) Introdacqua (AQ) Navelli (AQ) Opi (AQ) Pacentro (AQ) Pescocostanzo (AQ) Pettorano sul Gizio (AQ) Pietracamela (TE) Rocca San Giovanni (CH) Scanno (AQ) Santo Stefano di Sessanio (AQ) Tagliacozzo (AQ) Villalago (AQ)
MOLISE 499 Oratino (CB)
apertura centro 244-245
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Centro TRENTINO ALTO ADIGE FRIULI VENEZIA GIULIA VAL D’AOSTA LOMBARDIA VENETO PIEMONTE
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Anghiari COMUNE DI ANGHIARI (PROVINCIA DI AREZZO) ALTITUDINE
m. 429 s.l.m. ABITANTI
5867 (1500 nel borgo). PATRONO
San Bartolomeo, 3 maggio. INFORMAZIONI TURISTICHE
Ufficio turistico Associazione Pro Anghiari, tel. 0575 749279, ore 9.00-13.00, 16.00-19.00. Sistema Museale di Anghiari, piazza Mameli 1/2, tel. 0575 787023, fax 0575 787356, aperto tutti i giorni 9.00-19.00. COME SI RAGGIUNGE
In auto A1 uscita Arezzo; superstrada E 45 OrteRavenna uscita Sansepolcro. In treno stazione di Arezzo, poi bus con frequenza ogni 45 min. per raggiungere Anghiari in 50 min. DISTANZE IN KM
Firenze 90, Perugia 60, Arezzo 30, Sansepolcro 6.
Uno scrigno medievale tra il Tevere e l’Arno Lo Spirito del Luogo Il nome
La forma angolare del castello antico (castrum angulare) è probabilmente all’origine del nome del borgo, che un’altra interpretazione fa invece derivare dall’ammasso di “ghiaia”, accumulata dal Tevere nei millenni, su cui è costruito il centro storico.
La storia
1048, in una pergamena conservata a Città di Castello è riportato per la prima volta il nome di Anghiari. 1181, inizia, con l’edificazione di una seconda cerchia di mura, la ricostruzione del borgo devastato dagli aretini sei anni prima. 1224, S. Francesco, di ritorno dalla
INTERNET
www.anghiari.it battaglia@anghiari.it
Verna, è ospitato dai signori di Anghiari, cui lascia in ricordo la tunica, oggi esposta presso il Santuario della Verna. 1259, il corso del Tevere, che prima scorreva vicino al borgo, è deviato verso Sansepolcro nella zona più bassa della valle. 1385, Anghiari entra a far parte della Repubblica fiorentina. 1440, il 29 giugno le truppe fiorentine e papali sconfiggono nella piana sotto le mura l’esercito milanese di Filippo Maria Visconti che cercava di espandersi oltre l’Arno. La Battaglia di Anghiari è l’evento che tramanda questo borgo ai posteri, grazie al mito creatosi intorno al celebre affresco di Leonardo da Vinci, dipinto in Palazzo Vecchio a Firenze e andato perduto. Il capolavoro è stato poi “ricostruito” e reinterpretato da grandi artisti, primo fra tutti Rubens. 1860, Anghiari aderisce alla monarchia dei Savoia e quindi allo Stato italiano.
Il genius loci
Chiesa di Sant’Agostino
Gli anghiaresi conservano uno spirito battagliero che deriva loro dalla visione quotidiana della pianura ai piedi del borgo medievale, intorno a cui si agitano ancora gli spiriti dei guerrieri che presero parte alla Battaglia d’Anghiari e che, probabilmente, furono nella mente di Piero della Francesca quando in Arezzo affrescò le battaglie di Costantino e di Eraclio.
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Da vedere
Anghiari è uno splendido borgo medievale che domina la verde valle dell’alto Tevere. Bastione inviolabile grazie alle potenti mura duecentesche, ebbe una grande importanza nel Medioevo per la sua posizione strategica. Fiera della sua toscanità, Anghiari fu consacrata alleata e testimone della civiltà fiorentina dopo la battaglia del 29 giugno 1440 celebrata da Leonardo con un capolavoro scomparso, ancora oggi oggetto di ricerche. L’aura di mistero, che la magia del tempo rende ineffabile, penetra negli scorci medievali che rimandano a passioni splendenti, a ore febbrili, a rumori di spade. Questo angolo di Toscana ha visto il passaggio nel 1164 di Thomas Becket: l’Arcivescovo di Canterbury ottenne dagli allora signori di Anghiari le carbonaie del Castello dove gli Spedalieri di S. Antonio, suoi accompagnatori, costruirono un oratorio. Su di esso fu poi edificata (sec. XIII-XIV) la Chiesa di S. Agostino, ampliata nel 1464 in seguito al crollo del campanile. Di origine ancora più antica, forse rupestre, è la Chiesa della Badia, il primo luogo di culto nel borgo (sec. XI). La delicata immagine tardotrecentesca del Crocifisso in legno dell’altare maggiore attira l’attenzione per due particolari: il perizoma del Cristo con la bella decorazione dipinta sullo sfondo e i capelli, veri, un tempo abbondanti e oggi tagliati per devozione. Nella Chiesa di S. Maria delle Grazie, costruita tra 1628 e 1740 e restaurata più volte esternamente, si trova dietro l’altare la Madonna delle Grazie,
terracotta invetriata della bottega di Andrea della Robbia. L’imponente Rocca costituiva il nucleo fortificato attorno a cui si sviluppò Anghiari. Il Cassero fu luogo di difesa e monastero camaldolese, chiamato per questo Conventone. Insieme all’antico Cassero, la torre dell’orologio, detta il Campano, è un elemento emergente del paesaggio urbano di Anghiari. Terminata nel 1323, fu distrutta nel 1502 e ricostruita un secolo dopo, quando, per l’occasione, vi fu sistemato l’orologio. L’ultimo restauro è della prima metà dell’Ottocento. Al centro del nucleo antico del paese, il Palazzo Pretorio mostra nella facciata i segni della struttura originaria, con finestre ad arco a tutto sesto, un grande affresco situato sotto una loggia e stemmi in terracotta e pietra. Il Palazzo era parte della Rocca e fu residenza dei podestà e dei vicari della Repubblica Fiorentina fin dal 1386. Palazzo Taglieschi è subito riconoscibile per l’articolata facciata: infatti, pur essendo una costruzione rinascimentale, nasce dall’unione armonica di case-torri preesistenti. Di fronte vi è il Palazzo del Marzocco,
Piazza del Popolo e Palazzo Pretorio
edificio del XV secolo che apparteneva alla nobile famiglia degli Angelieri ed oggi, completamente restaurato, è sede del Palazzo della Battaglia – Museo delle Memorie e del Paesaggio nella Terra di Anghiari. L’antica via di ronda era il tracciato viario situato nella parte settentrionale delle mura. Dal 1444 questo tratto di cinta muraria ha subito numerosi interventi di ricostruzione al fine di rendere il borgo inespugnabile in caso d’attacco con artiglierie. Con l’innalzamento delle mura (contemporaneo alla costruzione delle porte di S. Angelo e di S. Martino, tra il 1181 e il 1204) furono inglobate le merlature medievali ancora visibili in alcuni tratti. Gli interventi d’ampliamento della chiesa di S. Agostino culminarono nel 1463 con la singolare costruzione del torrione a pianta semicircolare. In Piazza Baldaccio, già detta del Mercatale, è dal 1388 che ogni mercoledì si svolge il mercato, mentre il Teatro dei Ricomposti, costruito nel 1790 con una facciata in stile rinascimentale, riconsegna il borgo alla sua forte vocazione culturale.
TOSCANA
I Borghi più belli d’Italia
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Anghiari Piaceri e Sapori
IL PRODOTTO DEL BORGO Il prodotto di Anghiari, se così si può dire, è il “tempo”, ovvero la patina che si deposita sulle cose, le venature del legno, le ore che trascorrono impolverate sui nostri oggetti. Il borgo è un nido di consumati antiquari che battono le zone vicine alla ricerca di preziose testimonianze del passato. La passione si è trasformata in attività commerciale grazie alla presenza, in paese, di abili restauratori, artigiani capaci di restituire qualsiasi oggetto al suo primitivo splendore. IL PIATTO DEL BORGO Sono i “bringoli” il classico piatto anghiarese: spaghettoni di sola acqua e farina fatti a mano dalle massaie del paese e conditi con sugo di funghi porcini raccolti nei boschi della Val Tiberina oppure con sugo di carne “chianina”. ALTRI MOTIVI DI APPREZZAMENTO Pregevoli scorci paesaggistici, reperti storici, pievi e castelli caratterizzano il territorio di Anghiari, che può facilmente coniugare arte, artigianato, natura e buona cucina.
L’eccezionale qualità del patrimonio paesaggistico e storicoculturale è il grande capitale di questo borgo. Nel Comune sono presenti due aree naturali protette, la Riserva naturale dei Monti Rognosi e quella della Golena del Tevere: quest’ultima sta per essere recuperata a fini naturalistico-ricreativi.
I Centogusti dell’Appennino, (primo fine-settimana di EVENTI novembre). Mostra-Mercato dei Mostra Mercato Artigianato prodotti enogastronomici del territorio. Un’occasione di della Valtiberina Toscana (24 aprile-2 maggio). Uno degli incontro e di approfondimento sul variegato mondo del appuntamenti più attesi della turismo rurale e dei sapori tipici vallata che conferma la vocazione artigianale e delle nostre terre. antiquaria di Anghiari. MUSEI Palio della Vittoria (29 giugno). E GALLERIE D’ARTE Suggestioni e tradizioni della Palazzo della Battaglia – Toscana di confine a ricordo della famosa Battaglia del 1440 Museo delle Memorie e del celebrata dal genio di Leonardo. Paesaggio nella Terra di Al tramonto di ogni 29 giugno, Anghiari. Un museo che esce scocca l’ora del Palio, epica sfida dalle mura del palazzo che lo ospita per invadere il territorio, fra i corridori, rappresentanti inteso come bene culturale dei vari Comuni limitrofi: in unitario nel suo essere deposito premio ci sarà il Palio, che insostituibile di manufatti ed ornerà il Comune vincitore. avvenimenti. Particolare importanza è dedicata alla Battaglia di Musica spettacoli e teatro Anghiari quale avvenimento fra le antiche mura (lugliostorico, politico ed artistico. Il agosto). Concerti e spettacoli museo si propone inoltre di nelle piazze del borgo antico (luglio-agosto). narrare l’evoluzione del paesaggio
Acquisti ARTIGIANI D’ARTE Soleado p.zza Mameli, 9 tel. 0575 789374. Bottega dell’Arte via G. Bruno, 24 tel. 0575 792130. Arxaia – Carabattole vicolo della Piazzola, 3 cell. 333 7765989. Velotti Concetta via Nenci, 16A cell. 339 1445924. Elisabetta via Taglieschi,19 tel. 0575 787119.
Tovaglia a Quadri (11-19 agosto). Cena toscana con storia teatrale in quattro portate. La gente del luogo si racconta nella piazzetta del Poggiolino fra memorie autentiche e miti locali.
F.lli Calli p.tta della Croce 14, tel. 0575 788381. Dragonetti Valerio viale Gramsci 16, tel. 0575 789451. Mastro Santi via Nova 8, tel. 0575 789869. VARIE Antico Frantoio Ravagni tel. 0575 789244.
Ristorazione
nella Terra di Anghiari dalla formazione della piana della Valtiberina fino ai giorni nostri. Strumenti preistorici, manufatti romani, frammenti scultorei altomedievali, manoscritti antichi, ceramiche invetriate e armi da fuoco: oggetti evocativi che raccontano la storia di un Territorio. Museo Statale di Palazzo Taglieschi. Le venti sale offrono al visitatore un’eccezionale raccolta di dipinti e sculture (di scuola toscana e umbra), arredi sacri e utensili, nella cornice quattrocentesca di Palazzo Taglieschi. Tra tutti, spiccano una Madonna lignea di Jacopo della Quercia (XV secolo) e una terracotta policroma attribuita ad Andrea della Robbia. Museo della Misericordia.
L’ex Cappella del Corpus Domini raccoglie carri-lettiga e portantine per l’assistenza ai malati, a testimonianza di una tradizione del volontariato che affonda le proprie radici nel tempo.
DIVERTIMENTI Tennis, sentieri attrezzati per passeggiate, trekking e mountain bike.
Ospitalità
RISTORANTI
AGRITURISMI
ALBERGHI E B&B
Da Alighiero via Garibaldi, tel. 0575 788040,
Arcobaleno loc. Catigliano, podere Aiale 61, tel. 0575 70670,
Oliver Hotel Ristorante via della Battaglia 16, tel. 0575 789933, tre stelle.
Locanda al Castello di Sorci S. Lorenzo, tel. 0575 789066.
Ca’ del Viva loc. Ca’ del Viva, tel. 0575 749171,
Locanda del Viandante loc. Cerreto Ponte alla Piera,11 tel. 0575 723016.
La Casaccia loc. La Casaccia, S. Lorenzo, tel. 0575 788694,
Ristorante Nena corso Matteotti 10/14, tel. 0575 789491.
Ca’ Faggio loc. Toppole 42, tel. 0575 749025,
Coop. Agricola Montemercole s.a.c tel. 0575 723281, formaggi. Antico Posto di Ristoro La Scheggia R.T.A. di Tortori Amedeo Macelleria Cangi tel. 0575 723000. piazza Mameli, 10 tel. 0575 788073, tel. 0575.789341 Cantina del Granduca carne chianina. piazza Mameli 13, Oro del Borro tel. 0575 788275. Forno Bindi p.zza De Amicis, 5 via Garibaldi, 6 tel. 0575 788376 Vecchia Osteria tel. 0575 788086, panetteria-dolci casalinghi La Pergola Elena Merendelli loc. Tavernelle 13, piazza Baldaccio,14, tel. 0575 723330. Busatti, tel. 0575 788568. I Tessuti di Anghiari Perbacco via Mazzini 14, Il Borgo della Croce galleria G. Magi tel. 0575 788013. corso Matteotti, 63 tel. 0575 788893. cell. 333 5945234. Il Feudo del Vicario Antica Maniera via Garibaldi, 33 corso Matteotti 18, tel. 0575 787105. tel. 0575 788020.
Valle di Mezzo loc. Toppole 25, tel. 0575 788103, Pianettole loc. Pianettole 89, tel. 0575 749029,
La Meridiana piazza IV novembre 8, tel. 0575 788102, tre stelle. Locanda del Viandante loc. Cerreto Ponte alla Piera,11 tel. 0575 723016. Relais La Commenda loc. Tavernelle, tel. 0575 723356, CASE E APPARTAMENTI PER VACANZE Fattoria La Scheggia loc. La Scheggia, Anghiari cell. 339 5473503
S. Bartolomeo loc. Scheggia, tel./fax 0575 59139,
I Bastioni loc. Tavernelle, via Castello Antico, 10 tel. 0575 789669 339 5473503
Il Sasso loc. San Lorenzo 38, tel. 0575 787089,
Relais Il Pozzetto loc. Preconne, tel. 0575 723248
Val della Pieve via della Fossa, 8 tel. 0575 788593
SOSTA CAMPER
Borgo del Senatore loc. Tortigliano tel. 0575 749045
Parcheggio Campo della Fiera 12 posti.
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Moresco COMUNE DI MORESCO (PROVINCIA DI ASCOLI PICENO) ALTITUDINE
m. 405 s.l.m. ABITANTI
616 (100 nel borgo). PATRONO
INFORMAZIONI TURISTICHE
Ufficio turistico del Comune, P.zza Castello, 15 tel. 0734 259983. turismo.moresco@ucvaldaso.it COME SI RAGGIUNGE
In auto A14 uscita Pedaso, o Porto San Giorgio. In treno Stazione di Pedaso o Porto San Giorgio, poi bus direzione Monterubbiano. DISTANZE IN KM
Ascoli Piceno 60, S. Benedetto del Tronto 25, Macerata 60, Porto S. Giorgio 12, Fermo 10. INTERNET
www.comune.moresco.fm.it Turismo.moresco@ucvaldaso.it Cultura.moresco@ucvaldaso.it Proloco.moresco@ucvaldaso.it
La meraviglia della Val d’Aso Lo Spirito del Luogo Il nome
Secondo la leggenda, al tempo delle scorrerie dei Mori lungo la costa adriatica, un gruppo di questi si spinse un po’ più all’interno per edificarvi una roccaforte nel cuore della cristianità. Altri, al contrario, sostengono che il Castrum Morisci sia stato costruito vicino al mare proprio per respingere gli assalti dei Saraceni. Più probabile che il toponimo derivi da una nobile famiglia di nome Mori, oppure dalla parola dialettale morrecine che indica il mucchio di pietre su cui poggia il castello.
La storia
1083, in una pergamena conservata a Fermo è riportato per la prima volta il nome di Moresco. A seguito della costruzione del castello, la popolazione si trasferisce sulla collina. 1146, Tebaldus comes (conte) de Morisco è il signore del castello che compare in alcuni atti notarili. 1248, il cardinal Raniero, legato pontificio, restituisce alla città di Fermo il castello di Moresco che l’imperatore Federico II le aveva tolto. 1266, i signori di Moresco vendono la fortezza del castello al doge di Venezia e podestà di Fermo Lorenzo Tiepolo per 500 lire volterrane. 1433, il conte Francesco Sforza occupa le Marche e tutto lo Stato fermano. Rimane a Monterubbiano cinque mesi, obbligando i cittadini
di Moresco a rifornire le truppe di vino, olio, fieno, legna e danaro. 1481, il borgo è oggetto delle rivalità fra Ascoli e Fermo. Un nobile fermano, Pellegrino Morroni, è ucciso nel castello di Moresco dai monterubbianesi. 1586, Sisto V, Pontefice marchigiano, crea il Presidiato di Montalto, facendolo dipendere direttamente dalla Santa Sede e dai tribunali di Roma. A tale Presidiato viene aggregato anche Moresco. 1848, Moresco è comune autonomo, ma nel 1869, sotto il Regno d’Italia, viene aggregato a Monterubbiano. Riconquista l’autonomia nel 1910.
MARCHE
San Lorenzo Martire, 10 agosto.
Il genius loci
Tra orti e frutteti cui il vento porta l’odore del mare, sorge il villaggio fortificato di Moresco, chiuso dal profilo di una torre eptagonale che sembra la bizzarra prua di un nave arenata in collina. All’altro capo del paese risponde la torre dell’Orologio e in questo gioco di rimandi e
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messaggi si svolge la vita del borgo. Quella di Moresco è una comunità di castello organizzata in forme rurali rimaste immutate nei secoli. Il castello sembra una sentinella a guardia della campagna, delle sparse case coloniche, degli orti mediterranei, delle colture della vite e dell’olivo che disegnano un paesaggio quieto e ondulato, al cui orizzonte c’è sempre il mare.
Da vedere
Rughe di una saggezza che si fa luogo, il microcosmo di Moresco resiste agli inganni del tempo. Il borgo medievale prende dal Castello la sua forma a ellisse e la sua posizione a dominio della verde valle dell’Aso, nota anche per la produzione di frutta. Il Castello, con le sue torri di avvistamento e di difesa, fu roccaforte strategica del Comune di Fermo nella guerra contro Ascoli e i suoi alleati. Il profilo che subito identifica Moresco è quello della Torre Eptagonale del XII secolo, alta 25 metri: perché sia stata costruita con gli inconsueti sette lati non è chiaro, forse fu per distinguerla dagli altri torrioni del sistema difensivo fermano. Nel 1918 la cuspide in stile arabo è crollata ed è stata sostituita da una merlatura ghibellina. Dalla sommità della torre lo sguardo spazia, nei giorni limpidi, dal monte Conero al Gran Sasso e fino alle coste albanesi. La grande campana del Cinquecento scandisce ancora i suoi rintocchi ogni giorno, alternandosi con quella della Torre dell’Orologio,
guardiana del castello eretta a difesa dell’antico accesso. Fiero, autonomo e attaccato al suo campanile come ogni borgo marchigiano, Moresco vanta una sala consiliare tra le più belle della provincia. Vi è custodita la grande pala d’altare di Vincenzo Pagani, autore anche dell’affresco sotto il portico della piazza che era la navata sinistra della Chiesa di Santa Maria in Castro, demolita e sostituita dalla Parrocchiale di San Lorenzo. Questa è sorta sotto la grande torre inglobando la chiesetta di San Francesco Borgia che ora ne è la sacrestia. Ha cambiato invece destinazione d’uso la Chiesa di Santa Sofia, che s’incontra dopo essere passati sotto la Torre dell’Orologio: conosciuta come lu teatrì, è stata sede, dopo la sconsacrazione, di un piccolo teatro. Secondo la tradizione fu edificata per commemorare una giovane di Moresco, Sofia Amati, brutalizzata e uccisa. Altri ritengono che nel castello sia nata la madre di Santa Sofia. La chiesa racchiude un interessante affresco della scuola di Carlo Crivelli (1430-95). Tra gli edifici civili meritano una sosta il Palazzo di Patrizio Gennari e quello del cardinale Capotosti. Nel borgo, che ha assunto la sua fisionomia nel XV secolo, una discreta bellezza è in ogni angolo e in ogni pietra: negli stretti passaggi, nelle mura, nei loggiati ancora ben conservati, nei vicoli che convergono verso la piazza raccolta, come un cortile, di fronte alla chiesa. Fuori le mura sono da visitare il Santuario
della Madonna della Salute e, soprattutto, la Chiesa di Santa Maria dell’Olmo, ampliata nel 1521 inglobando l’antica edicola gotica, che la divide in due parti con due differenti altari. Ad abbellire gli altari fu chiamato Vincenzo Pagani che realizzò l’affresco della Crocifissione e la già citata pala della Madonna conservata nella sala consiliare.
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Piaceri e Sapori IL PRODOTTO DEL BORGO Moresco signoreggia su una valle che ha il suo punto di forza nella produzione ortofrutticola. La pesca della Val d’Aso, dopo decenni di eccellenza e dopo la crisi dovuta all’invadenza dei mercati esteri, sta tornando in auge grazie alla coltivazione biologica.Il ciauscolo anche noto come il “salame che si spalma” è un altro gustoso prodotto tipico di Moresco. IL PIATTO DEL BORGO La “Pizza di Natale” è il dolce natalizio delle massaie di Moresco: gli ingredienti sono fichi secchi, mandorle, noci, farina, zucchero e cacao. La cucina picena offre anche i prelibati vincisgrassi (una pasta al forno), le creme fritte e le olive all’ascolana.
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Moresco ALTRI MOTIVI DI APPREZZAMENTO Costeggiata di antiche abitazioni rurali, la valle del fiume Aso offre percorsi interessanti agli amanti della natura, per l’habitat di flora e fauna che si sta ricostituendo. Punto di partenza il borgo che, per la sua ottima posizione a cavaliere di una collina, gode di aria salubre e tranquillità, mentre la vicinanza al mare (8 Km) permette di tuffarsi, volendo, nei piaceri e nella confusione della costa adriatica.
Moresco Estate, concerti, cinema e teatro nel suggestivo scenario del borgo, luglioagosto. Il violino sulla Torre concerti classici in piazza Castello nei mesi di Giugno, Luglio Agosto e Settembre. (in giorni variabili di anno in anno).
Cena Medioevale, terzo venerdì di luglio. Alla luce delle torce e dei bracieri, verrà servita nella piazza, da personaggi in costume, una EVENTI Scampagnata alla Madonna cena con cibi preparati e presentati secondo ricette dell’Olmo, dopo la messa, e canoni titpici dell’epoca. la popolazione e i turisti si raccolgono a pranzo nel prato Cultura, divertimento, musiche dietro la pieve rurale, l’ultima antiche e buona tavola non domenica d’aprile. trascureranno la plausibilità storica dell’ambientazione e del modo di cucinare. Per i partecipanti sarà come immergersi nel festoso, intrigante magico ed oscuro mondo di una festa vissuta nel Medioevo, all’interno di un castello che ha saputo mantenere nei secoli intatto il suo fascino. Sagra della polenta con le vongole, sagra storica di Moresco, 9 e 11 agosto.
Acquisti
Festa della Madonna della Salute, l’evento religioso più sentito che si conclude con la processione verso il santuario, la terza domenica di ottobre. Festa del Braciere, un grande fuoco in piazza per arrostire castagne, spiedini e salsicce, l’ultima domenica di ottobre.
MUSEI E GALLERIE D’ARTE Sala consiliare, contiene una piccola raccolta di tesori, primo fra tutti la grande pala d’altare di Vincenzo Pagani. DIVERTIMENTI Tennis, pesca sportiva, passeggiate in collina e Percorsi della Fede. È possibile effettuare escursioni a piedi e in Mountebike seguendo gli itinerari e i sentieri possibili tra le dolci colline Marchigiane proposti nella Guida edita dalla Provincia di Ascoli Piceno”; nel periodo estivo è possibile tuffarsi nell’azzurro Mare Adriatico visibile dall’Imponente Torre Eptagonale che domina il Borgo di Moresco.
Ristorazione
VARIE Antico Frantoio Alessandrini via dei Pini, tel. 0734 59196, estrazione a freddo di olio extravergine d’oliva con macine in granito.
Mostre nelle Torri, in particolare quella Eptagonale diventa in estate sede espositiva di pittura, scultura, fotografia, arti grafiche.
Verde Valdaso Soc. Coop. A.R.L. produzione e vendita diretta frutta, verdura, ortaggi; produzione, confezionamento e distribuzione frutta snack.
Vigna San Giuseppe di Cavalieri Marco produzione Vini tel. 0734 59606.
La Campofilone via XX Settembre 41, tel. 0734 931294 – 917038) La Casina della frutta Enzo Rossi ha tratto le Vivai Lauri produzione e vendita conoscenze per sviluppare via Piane, diretta frutta, uno dei marchi italiani tel. 0734 223893, verdura e ortaggi,, di pasta all’uovo più coltivazione di piante da prestigiosi, il Molino frutto e da giardino e fiori. tel. 0734 223928. Rosso, nell’azienda che ha Azienda Agricola Rossi sede a Campofilone, Lady Sposa via dei Pini 35, di Mattioli Maurizio e C. attingendo la materia tel. 0734 59670, tel. 0734 257009, prima nel territorio di carne e formaggi idee regalo. Moresco. L’azienda è la marchigiani. Eccezionale prima in Italia nella Panificio Moresco il ciauscolo, una sorta di certificazione di Merini Kudret salame tenero di rintracciabilità di filiera produzione e vendita confezionato con aglio e e qualità di prodotto: diretta Pane e Dolci mistrà (un liquore all’anice ne è prova l’insuperabile tel. 0734 59790. fatto dai contadini) e bontà dei maccheroncini ottimo da spalmare sulla di Campofilone. bruschetta o come antipasto con la caciotta. I titolari sono Rossi Aldo Filippo e Rossi Pietro Soc. Semplice.
MARCHE
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Ospitalità
RISTORANTI
AGRITURISMI
Ristorante “Il Borgo” piatti tipici locali Piazza castello tel. 0734 257031. nel periodo invernale.
La Meridiana loc. Forti 12, tel. 0734 223881, www.agrimeridiana.it
Laghi Santarelli SOSTA CAMPER ristorante e pesca sportiva, via Piane 10, Il parcheggio, appena sotto tel. 0734 223889. il centro storico, è fornito di acqua potabile Pizzeria il Pizzetto e conta 25 posti. tel. 0734 223952, pizza al taglio e d’asporto.
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Civita di Bagnoregio CIVITA NEL COMUNE DI BAGNOREGIO (PROVINCIA DI VITERBO) ALTITUDINE
m. 485 s.l.m. ABITANTI
3860 (8 nel borgo). PATRONO
San Bonaventura, 15 luglio. INFORMAZIONI TURISTICHE
Comune di Bagnoregio, tel. 0761 780815 -760206, fax 0761 780837. Pro Loco, tel. 0761 780833. Porta del Parco, tel. 0761 760053. COME SI RAGGIUNGE
In auto: SS Cassia fino a Montefiascone, poi SS UmbroCasentinese direzione Orvieto, dopo 10 km. bivio per Bagnoregio. A1 Firenze-Roma, uscita al casello di Orvieto. Da Viterbo, SP Teverina che corre parallela al corso del Tevere. In treno: stazione di Orvieto, linea Firenze-Roma. DISTANZE IN KM
Firenze 200, Roma 100, Perugia 100, Orvieto 21. INTERNET
www.comune.bagnoregio.vt.it info@comune.bagnoregio.vt.it
La città che muore
Lo Spirito del Luogo Il nome
Balneum regis, “bagno del re”, è un toponimo di origine gotolongobarda che definisce una proprietà regia e compare per la prima volta nel 599-600 in una lettera di Papa Gregorio Magno al Vescovo di Chiusi Ecclesio. Non è esclusa la connessione con un complesso termale lì esistente, le cui acque secondo la leggenda (in realtà il toponimo è di due secoli precedente) avrebbero guarito le ferite del re longobardo Desiderio.
La storia
VI sec., si hanno le prime notizie certe su Balneum Regis (poi Bagnorea, quindi Bagnoregio), menzionata tra le sedi episcopali italiane. Dopo la caduta dell’Impero Romano, Bagnoregio cade sotto il dominio dei Goti e dei Longobardi, infine Carlo Magno la conferisce al Papato. Dopo la conquista franca si alternano al potere vari signorotti feudali tra cui i Monaldeschi, più tardi signori di Orvieto. XII sec., Bagnoregio diventa libero Comune e conosce un periodo di prosperità e vivacità culturale. Pur attratto nell’orbita della vicina e potente Orvieto, riesce a mantenere una relativa autonomia. 1221, nasce a Bagnoregio San Bonaventura. 1348, un’epidemia di peste (quella narrata nel Decamerone da Boccaccio) riduce la cittadina l’ombra di se stessa: in una sola giornata si contano più di 500 morti. 1494, i bagnoresi riescono a
distruggere la rocca dei Monaldeschi, liberandosi degli odiati tiranni. Nello stesso anno si oppongono all’entrata in città del re di Francia Carlo VIII, diretto a Napoli con il suo esercito. All’atto eroico non corrisponde la riconoscenza del Papa Alessandro VI Borgia, che due anni dopo abolisce le libertà comunali istituendo il regime dei cardinaligovernatori, che sarebbe durato fino al 1612, anno in cui Bagnoregio passa sotto il controllo della Delegazione Apostolica di Viterbo. 1695, un terremoto, aggiungendosi all’opera distruttiva dell’erosione, reca ingenti danni all’abitato di Civita. 1794, un secondo terremoto fa crollare lo stretto ponte naturale che collega Civita alla borgata esterna di Rota. La maggior parte degli abitanti abbandona il colle e si stabilisce a Rota, la contrada sorta nel XIII secolo e che oggi costituisce il
Porta S.Maria
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Piazza S. Agostino
centro storico di Bagnoregio. 1867, il primo violento scontro tra le milizie pontificie e i volontari garibaldini passa alla storia come “la battaglia di Bagnorea”. 1870, Bagnoregio entra a far parte del Regno d’Italia.
Il genius loci
Il luogo fu etrusco ed è così pieno di mistero, di vestigia non ancora interpretate, di una vasta rete di cunicoli sotterranei, di un romantico senso di disfacimento, di sfarinamento che, anche in tempi recenti, le ipotesi sulle sue origini e sui suoi riti hanno portato alcuni ad individuarvi una delle possibili sedi del Fanum Voltumne, il santuario della nazione etrusca.
Da vedere
Il colle tufaceo su cui sorge Civita è minato alla base dalla continua erosione di due torrentelli che scorrono nelle valli sottostanti e dall’azione delle piogge e del vento: si sta dunque sgretolando, lentamente ma inesorabilmente. Il borgo, dove vivono ormai poche famiglie, sta franando, evaporando, si sta smarrendo: domani non sarà che un miraggio, come i sogni più belli, come Venezia, come tutto ciò che rivela la fragilità, l’impotenza umana. La più bella e terribile definizione di Civita è del suo figlio Bonaventura Tecchi: “la città che muore”. Il destino quasi segnato del luogo, il paesaggio irreale dei calanchi argillosi che assediano il borgo, i loro colori tetri che contrastano con quelli dorati del tufo, fanno di Civita un luogo unico, solare e crepuscolare insieme, vivo o spettrale, a seconda dell’umore di chi la guarda
dal precipizio del Belvedere, conclusione “aerea” del centro storico di Bagnoregio che inizia dalla splendida porta Albana. Di fronte al Belvedere, collegata al mondo da un unico e stretto ponte di 300 metri, ecco Civita, appoggiata dolcemente su un cocuzzolo, col suo ciuffo di case medievali. Addentrandosi nell’abitato (si fa per dire: vi vivono poche persone), il primo importante monumento che si incontra è la Porta Santa Maria, sormontata da una coppia di leoni che artigliano due teste umane, simbolo dei tiranni sconfitti dai bagnoresi. Più avanti la via Santa Maria si apre nella piazza principale, dove si può ammirare la romanica Chiesa di San Donato
rimaneggiata nel XVI secolo. In essa sono custoditi uno stupendo Crocefisso ligneo quattrocentesco, della scuola di Donatello, e un affresco della scuola del Perugino. I palazzi rinascimentali dei Colesanti, dei Bocca e degli Alemanni si impongono nelle viuzze con le tipiche case basse con balconcini e scalette esterne dette “profferli”, tipiche dell’architettura viterbese del medioevo. A Bagnoregio meritano sicuramente una visita la rinascimentale Porta Albana, il cui disegno è attribuito all’architetto Ippolito Scalza, il Tempietto di San Bonaventura, a croce greca e a cupola, e la Cattedrale di San Nicola. L’attuale tempio, ammodernato una prima volta nel 1606, ha subito varie modifiche. Tra le cose notevoli, una Bibbia del XII secolo in pergamena miniata, forse appartenuta a San Bonaventura, e la teca argentea a forma di braccio benedicente nella quale si conservano le reliquie del Santo. Da vedere anche la Chiesa romanico-gotica dell’Annunziata, affiancatada uno slanciato campanile del 1735 e ricca di opere pittoriche. Notevoli il chiostro realizzato nel 1524 su disegno dell’architetto Michele Sammicheli e il pozzo centrale del 1604, opera di Ippolito Scalza. Sul bordo orientale del Belvedere, dove c’era il convento francescano, è scavata nel tufo una grotta detta di San Bonaventura. Secondo la tradizione, qui il filosofo adolescente, sarebbe guarito dopo che la madre ebbe invocato Francesco d’Assisi, morto da poco (il 3 ottobre 1226).
LAZIO
I Borghi più belli d’Italia
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Civita di Bagnoregio Piaceri e Sapori
IL PRODOTTO DEL BORGO Per chi ama insaccati e affettati in genere, questo è il paradiso: prosciutto, salsiccia, capocolli e lombetti, pancetta arrotolata con spezie e aromi, porchetta… Anche nei prodotti offerti al pubblico nelle macellerie, è garantita la lavorazione artigianale della carne suina. IL PIATTO DEL BORGO Le fettuccine condite con il sugo d’interiora di pollo. ALTRI MOTIVI DI APPREZZAMENTO I dintorni di Bagnoregio sono molto interessanti: chi proviene da Viterbo per la strada provinciale Teverina si trova subito immerso nel verde dei boschi di querce di Carbonara (paradiso dei cercatori di funghi) e dei castagneti, mentre tutt’intorno allo sperone
Acquisti
di tufo che accoglie Civita si trova il Parco dei Calanchi, costituito dai residui dei fenomeni erosivi. Su questo terreno di sabbie inerti non crescono alberi né arbusti: ne deriva pertanto un paesaggio irreale, dall’aspetto tetro e inospitale ma di forte impatto. Ma un po’ tutto il paesaggio della Tuscia è caratterizzato da questi plateaux di roccia vulcanica porosa e facilmente erodibile. Felci e muschi ammantano le rosse rocce di tufo che spesso nascondono gli ingressi di antichi sepolcri (etruschi, altomedievali) ormai dimenticati.
EVENTI Venerdì Santo, rievocazione storico-religiosa della Passione. Il Cristo quattrocentesco di legno dell’antica cattedrale di Civita ha braccia snodate ed è pertanto
Ristorazione
possibile staccarlo dalla croce. Il Venerdì Santo viene deposto su un catafalco e trasportato dalla cattedrale a Bagnoregio in una suggestiva processione in costumi d’epoca. Nella vicina frazione di Vetriolo, si tiene una sacra rappresentazione della Passione con tableaux vivants. www.venerdisantovetriolo.it Passeggiata dei Calanchi, 1° maggio. Convegno di studi bonaventuriani, mese di giugno. Palio della Tonna, corsa di asini con fantini, prima domenica di giugno e seconda di settembre. Festeggiamenti in onore di San Bonaventura, Patrono della città, 15 luglio, e di Sant’Ildebrando,
con fiera e fuochi pirotecnici, 22 agosto. “Civit’Arte” rassegna di teatro e musica di rilevanza internazionale. Presepe Vivente a Civita, 26 dicembre, 1 e 6 gennaio.
MUSEI E GALLERIE D’ARTE Palazzo Alemanni, mostre e convegni, in particolare durante il periodo estivo, tel. 0761 780815 Museo delle Forre, via Fidanza. Museo Taruffi, via Fidanza, dedicato al pilota Taruffi.
DIVERTIMENTI Sentieri per trekking e mountain bike lungo la Valle dei Calanchi, tennis e centro sportivo polivalente al coperto.
Ospitalità
ARTIGIANI D’ARTE
RISTORANTI
ALBERGHI E B&B
Fioco Renzo e F zona artigianale Bagnoregio, lavorazione della pietra basaltica, tel. 0761 793117.
da Il Fumatore di Neri m.c. Piazza Marconi, 5 tel. 0761 792642.
Hotel Divino Amore via Fidanza 25, tel. 0761 780882 337 764190.
Simoncino loc. simoncino, www.simoncino.com
Civita B&B P.zza Duomo, tel. 0761 760016.
Buonasera loc.buonasera, 18 tel. 0761 792397 340 6450421 - 349 3513581 (anche ristorazione)
Tardani Roberto Bagnoregio, basaltica, tel. 0761 792408. Bianco Alessio cotto lavorato a mano, tel. 0761 790349 338 6583879. La Fornace cotto lavorato a mano, tel. 0761 790341. VARIE Frantoio di Piensi loc. Piensi Bagnoregio, tel. 0761 793601. Antico Frantoio viale Diaz, Bagnoregio. Alta Tuscia Formaggi SS. Umbro -Casentinese km. 9, tel. 0761 780892. Antico Forno Largo Fidanza. La Bottega del Pane via Matteotti 1, Bagnoregio. La Bottega della Pasta piazza Trento e Trieste, Bagnoregio. Macelleria Ponziani Corso Mazzini, Bagnoregio. Macelleria Cappuccini via Matteotti, Bagnoregio.
Hostaria del Ponte loc. mercatello, 11 tel. 0761 793565 Hostaria Boccadoro frazione civita, tel. 0761 788705. l’Erba voglio Via Matteotti 35, tel. 0761 792666. Trattoria Antico Forno Civita di Bagnoregio tel. 0761 760016.
B&B del Prato via d. Amore, 48 Romantica Pucci tel. 0761 792221 P.zza Cavour 1, cell. 393 1714908. tel. 0761 792121, centro ricreativo foresteria AGRITURISMI piscina e sosta camper.
Il girasole loc.sallegrotte, tel. 0761 760007.
BRUSCHETTERIE
Butterfly Via Diviziani, tel. 0761 760062 cell. 347 8255550.
Antico Frantoio frazione civita tel. 0761 948429 - 328 6137339.
La Loggetta Via Roma 33, tel. 0761 792328 333 6815546.
Bastoni frazione civita tel. 0761 793270.
Hortus Unicorni loc. Madonna delle Macchie n° 58, Vetriolo. Le Fontanelle loc. Le Fontanelle, tel. 0761 792222. La Torricella loc. Torricella, fraz. Vetriolo tel. 333 5313127. Bellavista B&B via Francalancia tel. 333 2910656 340 9287672 l’Angoletto via Romani 24 tel. 0761 780940 333 2910656 - 340 9287672.
Cavone Loc.Cavone, tel. 0761 792556 Divino Amore loc. cerasone, tel. 0761 792379 337 764190 (anche ristorazione) centro ricreativo - foresteria piscina e sosta camper.
La Casa loc. La Casa, tel. 0761 792533. La Macina loc. La Macina, tel. 0761 914592 339 7207902. Palombaro loc. Corone, tel. 0761 793179. Sallegrotte loc. Salle Grotte, tel. 0761 288298 347 6275628. Az. Agr. Antica Terra tel. 349 8494205. Sociano loc. Sociano, tel. 0761 793068. Az. Agr. Paiaiola di Sterbini A. loc. Paiaiola, tel. 348 3414180.
La Fattoria loc. campolungo, tel. 0761 760053 334 8702260 (anche ristorazione).
Az. Agr. Vall'Oste di Sterbini A. loc. Vall'Oste, tel. 348 3414180.
Il Meleto str. della Valle di Civita, tel. 335 476092.
La Rosa dei Campi loc. Casetta, tel. 0761 793298 348 9280409.
Il Raggio di Sole loc. Passiano, tel. 0761 824751 333 1280368. La Capraccia loc. Capraccia, tel. 0761 823027 347 1121536.
Casale Bollettaro str.Pietrafitta, 55 tel. 0761 826931 347 9558089. Az. Agr. La Guadagliona di De Facendis M. loc. La Guadagliona, tel. 328 3583674.
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Pietracamela COMUNE DI PIETRACAMELA (PROVINCIA DI TERAMO) ALTITUDINE
m. 1005 s.l.m. ABITANTI
350 (280 nel borgo). PATRONO
INFORMAZIONI TURISTICHE
Comune, tel. 0861 955112 - 955230, comunepietracamela@tin.it Centro visite del Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga, presso Palazzo Dionisi. COME SI RAGGIUNGE
In auto: Da Roma: A24 uscita San Gabriele Colledara per Montorio, L’Aquila Ovest, statale 80 passo delle Capannelle; da Bologna:uscita Giulianova direzione TeramoMontorio; da Bari: Roseto degli Abruzzi per Montorio. DISTANZE IN KM
Roma 180, Pescara 107, L’Aquila 70, Teramo 30. INTERNET
www.pietracamela.net proloco@pietracamela.net
Scavata nella roccia
Lo Spirito del Luogo Il nome
Petra Cumerii e Pietra Cameria sono stati i primi nomi del paese. La prima parte del nome deriva da Preta, che in paleo-italico indica il masso (roccia, pietra) sul quale è costruito il borgo. Misteriosa la seconda parte, che può riferirsi alla roccia a forma di gobba di cammello che si scorge dal paese, come all’invasione dei Cimerii provenienti da Oriente (Petra Cimmeria) o a Petra Cacumeria , vale a dire “pietra in cacumine”, “pietra in sommità”.
La storia
XII sec., il villaggio nasce in seguito alle invasioni che costringono le popolazioni d’Abruzzo a rifugiarsi sui monti inaccessibili. Sotto il Regno di Napoli, il territorio è parte del feudo della Valle Siciliana di proprietà dei conti di Pagliara (il nome deriva dai primi abitanti provenienti dalla Sicilia in tempi remoti, oppure dalla Via Caecilia che congiungeva Roma con l’Adriatico). XIII sec., una pergamena riporta la nomina di un parroco di S. Leuty de Petra; a San Leucio è dedicata una chiesa nel borgo. 1432, la data più antica che si legge in paese è incisa su una lapide che sovrasta il portale della vecchia parrocchiale di San Giovanni. 1526, l’imperatore Carlo V concede al marchese Ferdinando De Alarçon
ABRUZZO
San Leucio, 11 gennaio (ma si festeggia l’11 luglio).
Mendoza l’investitura del feudo della Valle Siciliana, tra i cui paesi c’è Petra Cumerii, che sotto gli Angioini e gli Aragonesi era appartenuto ai conti Orsini. 1590, il borgo viene fortificato dal governatore Marcello Carlonus per difenderlo dai briganti e resta ai De Alarçon Mendoza fino all’abolizione della feudalità. 1860-65, si intensifica nei primi anni dell’unità d’Italia il brigantaggio, piaga presente in Abruzzo come in gran parte del meridione sin dal XVI sec. A Pietracamela, come in tutta la provincia di Teramo, operavano dei “capi massa” che, alla guida di contadini miserabili, soldati disertori, ladri comuni ed evasi, sostenuti dai Borboni e dal clero, saccheggiavano e razziavano
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I Borghi più belli d’Italia
in opposizione prima all’occupazione repubblicana francese (1799, 1806-15) e poi al governo italiano.
Il genius loci
Il paese che appare dopo l’ultimo tornante, sulla strada che sale al Gran Sasso, è fatto di pietra, acqua, aria, neve, braci dentro i camini, silenzio e profumi. L’antica meridiana segna la posizione del sole, che asciuga i prati bagnati di rugiada. Lo scroscio di una cascata accompagna il cinguettio degli uccelli. I massi che incombono sul borgo sembrano giganti buoni a protezione del silenzio. E le automobili non circolano, solo i nostri passi echeggiano sul lastricato di pietra, tra le fontane e le vecchie case, sotto gli “sporti” che congiungono gli angusti vicoli. Paese di belvedere, di panorami, di splendide passeggiate su vecchi sentieri, Pietracamela è prezioso come la natura che lo circonda.
Da vedere
Non ci si aspetti di trovare grandi monumenti, in questo piccolo borgo abbarbicato alla montagna. è un pugno di case, un nido d’aquila, isolato, temerario, posto su un roccione a contrafforte del Gran Sasso. è stato duro vivere
qui, e sicuramente lo è ancora. Molti se ne sono andati, e alcuni ritornano ristrutturando le vecchie case, di cui conservano caratteristiche e materiali di costruzione, perché hanno compreso che la memoria esige un risarcimento. “Era un paese povero e bellissimo” – ricorda il frate paolino che arrivò quassù negli anni Sessanta e fece costruire la casa della Congregazione. Un paese povero e bellissimo, Pietracamela lo è ancora. Le sue ricchezze sono l’aria pura, la vista meravigliosa del Gran Sasso, la semplicità di vita, e il vecchio, caro borgo di pietra, con gli edifici dei secoli XV e XVI, i saliscendi angusti sormontati da archetti, i balconi-fienili, i vicoli lastricati, i fondaci ricavati nella roccia, le vecchie fontane. L’ombra fievole sui muri ci segue tra le case screpolate, un cucciolo si appisola nell’orto, il filo sottile dei monti sembra sollevarsi all’altezza della nostra felicità, tra questi panorami che regalano visioni, pensieri, desideri. Così, appare bello anche il poco che la cronica povertà delle montagne ci ha lasciato: le antiche chiese - quella di San Giovanni, del 1432, e quella di San Rocco, del 1530, con le date scritte sulle architravi dei portali -, gli altari
lignei e l’acquasantiera cinquecentesca della parrocchiale di San Leucio, una casa torre, i resti del vecchio mulino, i portali delle abitazioni intorno alla chiesa di San Giovanni, che recano date comprese tra il 1471 e il 1616. La facciata di una casa in via Vittorio Veneto è ornata di due eleganti finestre bifore in pietra: sull’architrave, una presenta una testa e una forbice aperta, forse l’insegna dei cardatori di lana; l’altra, un cavaliere che suona la tromba, una faccia di fronte e una di profilo. Sono simboli di presenze sparite, della vita che si è ritirata da queste pietre, degli anni passati a cuore duro, senza un conforto tra questi monti. Ma la speranza è che l’entusiasmo degli escursionisti, degli scalatori, dei visitatori che sempre più numerosi giungono a Pietracamela, riporti il borgo alla sua giusta collocazione: un angolo di quiete di fronte al Gran Sasso, da dove gli abitanti non debbano più scappare.
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Pietracamela
Piaceri e Sapori IL PRODOTTO DEL BORGO Lo spopolamento ha causato l’abbandono delle attività artigianali, un tempo legate alla pastorizia e alla tessitura dei “carfagni” di lana, destinati a proteggere dalle intemperie. Oggi i negozi offrono salumi, formaggi, funghi, biscotti.
bellissimi sentieri: alle sorgenti del Rio Arno, alla Madonnina del Gran Sasso, al Rifugio Franchetti. Si raggiunge facilmente anche la stazione sciistica di Prati di Tivo. Un sentiero attraverso il bosco porta in 45 minuti alla frazione di Intermesoli, che ha alcune case del XVI sec. e una chiesa con portale in pietra e altare ligneo barocco. Altri sentieri portano a Tossicia, a Cerqueto, ad Assergi, costeggiando fiumi, percorrendo boschi, vallate pietrose, piani erbosi, mulattiere, sentieri dei pastori (Per visite guidate in media e alta montagna, tel. 0861 245104 Società Pianeta Montagna).
IL PIATTO DEL BORGO I ravioli di Pietracamela sono forse il piatto più originale. Nei ristoranti del territorio si gustano tutte le altre specialità, quali i timballi, l’agnello alla brace, lo spezzatino di capra, lo squisito cacio marcetto e vari altri formaggi di pecora, i sorcetti (sorta di maccheroncini conditi con formaggio pecorino), EVENTI le “scripelle ‘mbusse”. San Leucio, 11 luglio: si celebra la festa ALTRI MOTIVI del patrono di Pietracamela, DI APPREZZAMENTO Il paese sorge sulle pendici del con processione lungo le vie del borgo. Corno Piccolo del massiccio del Gran Sasso, nell’area Teatro all’aperto, protetta del Parco Nazionale estate: nel piccolo e grazioso del Gran Sasso e Monti della teatro all’aperto costruito Laga, il terzo in Italia per con le pietre recuperate estensione. è uno scenario d’incomparabile bellezza, quello dal vecchio mulino, che si gode dal borgo: i Monti si tengono concerti e spettacoli teatrali. della Laga con le loro foreste Informazioni: Comune, ricche di acque che scendono tel. 0861 955112. copiose a valle, il maestoso Gran Sasso con il Corno Festa della Madonnina, Grande e le sue cime aguzze prima domenica di agosto: e le pareti verticali, i ghiacciai si svolge ad Arapietra, e tutte le meraviglie meta di pellegrinaggio della montagna. dalle valli circostanti. Nel Parco vivono il camoscio, che ne è il simbolo, l’orso San Rocco, bruno marsicano e il lupo 16 agosto: appenninico. Informazioni: è la festa principale, tel. 0862 60521, con processione e www.gransassolagapark.it Da Pietracamela partono manifestazioni folcloristiche.
Acquisti
Ristorazione
MUSEI E GALLERIE D’ARTE Centro visite del Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga, presso Palazzo Dionisi: mostra permanente sull’alpinismo, con documentazione fotografica sull’attività degli Aquilotti del Gran Sasso, il primo club di arrampicatori d’Italia.
RISTORANTI
ALBERGHI E PENSIONI
Bottega del Parco loc. Prati di Tivo, prodotti tipici e artigianato.
Gran Sasso tel. 0861 955109.
Residence Ristorante Gran Sasso tel. 0861 955109.
Gran Sasso 3 loc. Prati di Tivo, tel. 0861 959639.
Albergo Ristorante Antica Locanda tel. 0861 955120.
La Gran Baita loc. Prati di Tivo, tel. 0861 959604.
Pensione Diana loc. Intermesoli tel. 0861 955239.
Prati di Tivo loc. Prati di Tivo, tel. 0861 959636.
Miramonti loc. Prati di Tivo, tel. 0861 959621.
Europa loc. Prati di Tivo, tel. 0861 959630.
Il Ristoro del Venacquaro loc. Intermesoli, tel. 0861 955186. Lo Chalet loc. Prati di Tivo, tel. 0861 959632.
DIVERTIMENTI Passeggiate e trekking sui sentieri storici, mountain bike, ascensioni in quota, alpinismo e roccia (Palestra degli Aquilotti), sci a Prati di Tivo (cinque impianti di risalita).
Ospitalità
VARIE
Antica Locanda tel. 0861 955120.
Chiesa di San Giovanni, esposizione permanente di Guido Montauti, l’autore delle pitture rupestri.
ABRUZZO
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Amorocchi loc. Prati di Tivo, tel. 0861 959603.
BED & BREAKFAST La Dimora del Cavaliere tel. 0861 955305.
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apertura sud 502-503
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I borghi più Belli del Sud
504 507 510 513 516 519
CAMPANIA Atrani (SA) Albori (SA) Castellabate (SA) Cusano Mutri (BN) Furore (SA) Nusco (AV)
524 527 530 533 536 539 542 545 548
PUGLIA Alberona (FG) Bovino (FG) Cisternino (BR) Locorotondo (BA) Otranto (LE) Pietramontecorvino (FG) Roseto Valfortore (FG) Specchia (LE) Vico del Gargano (FG)
551 554 557 560 563
BASILICATA Acerenza (PZ) Castelmezzano (PZ) Guardia Perticara (PZ) Pietrapertosa (PZ) Venosa (PZ)
566 569 572 575 578 581 584 587
CALABRIA Altomonte (CS) Bova (RC) Chianalea (RC) Fiumefreddo Bruzio (CS) Gerace (RC) Morano Calabro (CS) Santa Severina (KR) Stilo (RC)
SARDEGNA 590 Bosa (OR) 593 Castelsardo (SS)
596 599 602 605 608 611 614
SICILIA Castelmola (ME) Cefalù (PA) Geraci Siculo (PA) Montalbano Elicona (ME) Novara di Sicilia (ME) San Marco d’Alunzio (ME) Savoca (ME)
apertura sud 502-503
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Sud e Isole TRENTINO ALTO ADIGE FRIULI VENEZIA GIULIA VAL D’AOSTA LOMBARDIA VENETO PIEMONTE
LIG
UR
EMILIA ROMAGNA
IA
TOSCANA MARCHE
UMBRIA
ABRUZZO LAZIO MOLISE
CAMPANIA
PUGLIA SARDEGNA
BASILICATA
CALABRIA
SICILIA
504-506-Atrani
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Atrani COMUNE DI ATRANI (PROVINCIA DI SALERNO) ALTITUDINE
m. 21 s.l.m. ABITANTI
1100. PATRONO
Santa Maria Maddalena Penitente, 22 luglio. INFORMAZIONI TURISTICHE
Comune, Comando Polizia Municipale, via Dei Dogi, tel. 089 871185 e 089 871487, fax 089 871484. COME SI RAGGIUNGE
In auto: uscire dall’ A3 e prendere la SS 163, la strada della costiera. In bus o in traghetto Atrani è anche raggiungibile da Sorrento, Salerno e Napoli. La fermata è ad Amalfi, da cui dista pochi minuti di bus o il tempo di una breve passeggiata. In treno: stazione di Salerno poi bus. DISTANZE IN KM
Napoli 69, Salerno 25, Amalfi 1. INTERNET
www.comune.castellabate.sa.it turismocultura@comune.castel labate.sa.it
Un breve sorriso di case sulla costiera Lo Spirito del Luogo Il nome
L’origine è incerta: la maggior parte degli studiosi propende per l’aggettivo latino ater, oscuro, tetro, perché corrisponderebbe alla visione del borgo simile a un antro racchiuso tra ripide pareti rocciose a picco sul mare. Altri fanno derivare il nome dall’insediamento da cui provenivano i primi coloni greci, Atria.
le porte in bronzo per le chiese di Atrani, su committenza dello stesso nobile atranese che aveva già rifornito il Duomo di Amalfi. 1135, il piccolo borgo costiero è devastato dai Pisani. 1274, la costruzione della collegiata della Maddalena coincide con la rinascita di Atrani voluta dal re svevo Manfredi. La chiesa celebra anche la fine delle incursioni saracene.
La storia
Il genius loci
940, è fondata in Atrani la chiesa di San Salvatore de Birecto, che avrebbe poi assunto la funzione di cappella palatina della Repubblica di Amalfi: in essa avevano luogo le elezioni, le investiture e le sepolture dei Dogi. 986, sorge il monastero benedettino dei santi Quirico e Giuditta, di cui sono ancora visibili i ruderi. 1087, sono fuse a Costantinopoli
“Un breve sorriso di case / sul volto arcigno della Costiera / bocca a bocca col fiato del mare”. In questi versi (di A. Raviele) è tutta la natura del luogo, dove le case, la gente, il mare trovano rispondenze infinite nei loro legami ancestrali. Qui sono nati i profumi della cucina, l’uva appassita al sole, i fichi insaporiti con spezie; qui le barche
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sono tirate in secca ogni mattina, al ritorno dalla pesca: e quando sul mare si distende lentamente la luce, le bianche case sembrano trasfigurate nell’incomparabile spettacolo della costiera. Atrani sta dentro le crudeltà saracene e le delicatezze dell’arte: è l’uccellino che cova in cima a un albero, i pavoni che fanno la ruota, la lepre fuggitiva beccata da due uccelli, immagini che vengono dal fondo dei secoli, custodite in una lapide della chiesa di San Salvatore.
Da vedere
La bellezza di Atrani sta nella coreografia che la spiaggia gli disegna intorno e nell’intrico di abitazioni, poste l’una sull’altra, che lo fa somigliare a un presepe, soprattutto la sera quando le luci sono accese. Di giorno, le stradine che l’attraversano sembrano talvolta sparire dentro le case, per poi riemergere d’incanto in uno slargo, una piazzetta, dove la luce del sole è finalmente libera di irradiarsi. Atrani, vicinissimo ad Amalfi, è il borgo costiero che meglio ha conservato la struttura originaria, risalente al medioevo, fatta di vicoletti, archi, cortili, piazzette e le caratteristiche “scalinatelle”. Ha una piccola spiaggia raccolta e protetta da cui, la sera, partono le lampare per la pesca. Di notte, i mille punti luminosi delle lampare in mare sono la più bella visione che si possa avere del Mediterraneo. In un posto così piccolo ci sono tante cose da vedere. Perché Atrani, al tempo delle repubbliche marinare, era abitata dalle famiglie più nobili di Amalfi. E qui i Dogi erano incoronati e seppelliti. La visita al borgo deve quindi iniziare dalla chiesa di San Salvatore de Birecto, dove avveniva l’incoronazione delle massime autorità
Collegiata di Santa Maria Maddalena
governative, a cui veniva solennemente posto sul capo il berretto (“birecto”) dogale. Rimaneggiata in stile neoclassico, la chiesa è in realtà antichissima. Fondata infatti nel 940, contiene un pluteo marmoreo della fine dell’XI secolo che mostra altorilievi di stile bizantino e figure antropomorfiche di derivazione longobarda. La bella porta di bronzo fu fatta fondere a Costantinopoli nel 1087 dal nobile Pantaleone Viaretta, lo stesso che vent’anni prima aveva procurato ad Amalfi la porta del Duomo. Le due porte sono molto simili e quella di Atrani presenta due battenti formati da 24 formelle, con le quattro centrali ricche di intarsi in argento, rame e smalti, eseguiti con tecnica orientale (persiano-siriaca). Sulle pendici del monte è
posta invece la collegiata di Santa Maria Maddalena, sorta nel XIII secolo come ringraziamento degli atranesi alla Madonna per averli liberati dai predoni saraceni. È costituita da un unico ambiente rettangolare coperto da una volta a botte e illuminato da due finestroni di età barocca come la facciata. Nella piccola sacrestia è conservata un’urna cineraria romana di marmo bianco. La cupola maiolicata e la torre campanaria a pianta quadrata sono diventate il simbolo dello skyline di Atrani. Accanto alla chiesa si trova la Grotta di Masaniello, al di sotto della quale è situata la casa materna del celebre capopopolo napoletano, costruita in cima a 500 scalini. Poco al di sopra dell’antica via pubblica che collega Atrani con Amalfi c’è la Grotta del Santi. Si tratta probabilmente di una parte dell’antico monastero benedettino dei SS. Quirico e Giulietta fondato nel 986 dal futuro arcivescovo Leone I. L’entrata della piccola grotta, che si apre su un terrazzamento coltivato a limoni, è contornata da uno degli archi di sostegno di un canale idrico. La Grotta ha il perimetro di un quadrilatero irregolare e le pareti decorate da affreschi in stile bizantino, risalenti al XII secolo e raffiguranti i quattro evangelisti. Sul fondo verde campeggia un santo guerriero, certamente San Giorgio, con il braccio levato a reggere l’asta.
Chiesa di San Salvatore de Birecto
CAMPANIA
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Atrani
Piaceri e Sapori IL PRODOTTO DEL BORGO La cucina atranese riprende a grandi linee quella napoletana, fa uso di pesce e frutti di mare e di ricette antiche tramandate di madre in figlia. Gli ingredienti principali, oltre al pesce, sono i formaggi freschi provenienti dalle colline (mozzarelle, fior di latte, provole), i pomodorini freschi “a piennolo”, cioè riuniti in grappoli che si conservano fino all’inverno, la pasta fatta a mano come “scialatelli” e “laganelle”. Deliziosi ad Atrani sono anche i dolci come “o’ bocconotto”, così buono con la crema e l’amarena che si mangia in un sol boccone, “o’ pasticciotto” che ne è la versione pantagruelica, la cassata o quelli fatti col limone, che qui si chiama “sfusato amalfitano” ed è senza dubbio il più pregiato del Mediterraneo. Tra i liquori ricavati da antiche ricette contadine non è celebre solo il limoncello ma anche il nocino (o “nocillo”), e il fragolino, il mortello, il concerto, il finocchietto, il lauro, deliziosi profumi che ricordano salottini settecenteschi. Per non parlare di bijou come i “passolini”, uva appassita al sole e conservata in un cartoccio di foglie di limone legate con un sottile giunco, o i “fichi a crocetta”, riposti nei caratteristici cestini di vimini e insaporiti con spezie, da consumarsi a Natale.
IL PIATTO DEL BORGO Tra le molte possibilità, scegliamo “o’ sarchiapone”, la zucca verde che è alla base del piatto simbolo. Svuotata una grossa zucca, se ne taglia l’interno a pezzetti e lo si mette in una teglia col sale per eliminare l’acqua. I pezzetti, asciugati con un panno, vengono fritti e quindi impastati con carne macinata, saltando poi il tutto in padella con della cipolla. All’impasto si aggiungono mozzarella, parmigiano, pepe e sale (e volendo, uova sode, salame, ricotta), dopo di che si riempie la zucca, precedentemente svuotata, e si copre il risultato di ragù di carne; si inforna a temperatura media per 20-30 minuti. Il vino con cui accompagnare il “sarchiapone” dev’essere un rosso secco e corposo, come un Furore o un Tramonti.
Ristorazione
Le Arcate via Di Benedetto 4, tel. 089 871367, piatti di pesce, terrazza panoramica.
EVENTI Corteo storico delle Repubbliche Marinare, 4 giugno, ogni quattro anni. Concerti musicali, luglio-agosto. Festa di Santa Maria Maddalena, luglio (19-22) e ottobre (20-23). La notte dei “botti”, 23 dicembre. La discesa della “stella”, 24 dicembre.
ALTRI MOTIVI DI APPREZZAMENTO Risalendo i vicoli dalla piazza principale ci si può inoltrare verso il monte, alla scoperta dei paesi vicini come Ravello, Scala, Pontone. Altre mete da non perdere sono Positano,
Ospitalità
RISTORANTI
A’ Paranza via Traversa Dragone 1, tel. 089 871840, cucina marinara di qualità.
Maiori, Furore, Albori. La splendida cittadina di Amalfi è a un tiro di schioppo e ci si può arrivare a piedi percorrendo una strada panoramica. Ad Amalfi è d’obbligo estasiarsi davanti al Duomo, al suo campanile romanico dagli elementi decorativi arabeggianti, al “chiostro del paradiso” e, naturalmente, alla porta bronzea, realizzata a Costantinopoli e gemella di quella di Atrani.
ALBERGHI Le Palme via Supportico Marinella, tel. 089 871700, piatti di pesce e cucina marinara.
CAMERE
Non ci sono strutture ’A scalinatella Piazza Umberto I, ricettive ad Atrani. Si dorme nella vicinissima tel. 089 871492. Amalfi dove c’è ampia possibilità di scelta. Informazioni turistiche Osteria da Luisella presso l’Azienda Autonoma via Supportico Marinella, di Soggiorno e Turismo, tel. 089 871087, corso Roma 19/21, piatti di gastronomia varia. tel. 089 871107 – 872619, oppure a Ravello anche qui grande disponibilità ricettiva: ufficio informazioni, tel. 089 857096, oppure a Scala.
Sagra del Pesce Azzurro, agosto. Via crucis con i ’battenti’, giovedì santo. Festa della Madonna del Carmine, ultima domenica di agosto. Capodanno bizantino, 1 settembre.
DIVERTIMENTI Passeggiate, escursioni, trekking, bagni di mare.
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Venosa COMUNE DI VENOSA SOLO CENTRO STORICO (PROVINCIA DI POTENZA) ALTITUDINE
m. 415 s.l.m. ABITANTI
12220 (2000 nel borgo). PATRONO
San Rocco, 16-17-18 agosto.
Piazza Municipio 7, tel. 0972 36542. Vico S. Domenico, tel. 0972 374741. COME SI RAGGIUNGE
In auto: A14 uscita Cerignola Est km. 45; A16 da Napoli uscita Candela km. 46, da Foggia uscita Cerignola Ovest km. 35. In treno: Gioia del Colle Rocchetta S.A. da Foggia, stazione Venosa fermata Maschito km. 3. DISTANZE IN KM
Roma 374, Napoli 190, Bari 104, Matera 90, Foggia 80, Potenza 66. INTERNET
www.comunedivenosa.it
La città di Orazio
Lo Spirito del Luogo Il nome
Diverse le ipotesi per l’antica Venusia. Raccoglie maggior credito quella che ritiene la città fondata in onore della dea dell’amore, Venere. Per altri, l’origine del nome è nell’abbondanza e bontà dei suoi vini (vinosa), oppure nelle vene d’acqua di cui è ricca o, ancora, nel clima ventilato (ventosa). Il nome glielo diedero i Romani nel 291 a.C., quando, strappata ai Sanniti, ne fecero una colonia. Secondo alcuni, Venus deriverebbe da Benoth,il nome fenicio di Venere.
La storia
291 a.C., Venosa diventa colonia romana e, più avanti (89 a.C.), municipium, con diritto di voto e cittadinanza per i suoi abitanti. La fortuna della città sta nell’essere una delle principali stazioni della Via Appia. 65 a.C., vi nasce il poeta latino Orazio. 70 d.C., vi s’insedia una colonia ebraica, forse la più antica d’Italia. 985, è saccheggiata dai Saraceni. 1470, durante il periodo aragonese, Pirro del Balzo, nuovo signore di Venosa, inizia la costruzione del castello. Il duca lo fa erigere sul luogo della vecchia cattedrale di S. Felice, che viene demolita: al suo posto, poco distante, ne viene edificata una nuova dedicata a S. Andrea. 1581, il celebre madrigalista Carlo Gesualdo viene insignito del titolo di Principe. Per tutto il XVI secolo la città vive un’intensa attività culturale. 1861, Venosa è presa
d’assedio dal brigante Crocco che con i suoi 600 uomini riceve dai cittadini ospitalità e protezione.
Il genius loci
A Venosa - di origini antichissime, come documentano gli scavi archeologici - culture, religioni ed espressioni dell’arte si possono sfogliare come un libro aperto. Hanno lasciato un segno in questa contrada del meridione d’Italia Sanniti, Romani, Ebrei, Goti, Longobardi, Saraceni, Bizantini, Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi, Spagnoli. Attraversare Venosa da un’estremità all’altra è come passeggiare nella storia, e lo spirito del luogo sta dunque in questa muta presenza del Tempo, sedimentato in così tante testimonianze che è facile, camminando per il borgo antico, imbattersi in una figura togata, in un tronco di colonna, un’iscrizione o un leone in pietra che recano l’impronta dello scalpello romano. Quasi per intero il centro storico è fatto di materiali recuperati dalle architetture civili e religiose romane, ed è proprio questo gioco di rimandi e intrecci, di innesti e sovrapposizioni, che fa il fascino della città. Visitare Venosa, ha scritto un poeta locale, “è come incontrare una bella, ricca signora avvolta nel suo scialle di ricordi”. Raschiata la prima scrittura nella delicata pergamena del tempo, si scorge un sotto-testo, e un altro ancora, in un viaggio a ritroso nei secoli che parte dall’incerto presente.
BASILICATA
INFORMAZIONI TURISTICHE
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Da vedere
Al Parco Archeologico si visitano le terme romane, resti di domus private e l’anfiteatro. Gli scavi hanno inoltre riportato alla luce una domus patrizia del I secolo d.C. detta Casa di Orazio, le Catacombe ebraiche con una serie di ipogei scoperti nel 1853 (la presenza di una forte comunità ebraica è attestata da numerose testimonianze epigrafiche e artistiche) e un sito paleolitico risalente a un intervallo di tempo compreso tra 600 mila e 300 mila anni fa. Del castello longobardo rimane poco, mentre la mole possente del Castello aragonese edificato a partire dal 1470 da Pirro del Balzo veglia ancora sulle vicende del borgo antico. Sulla torre ovest è visibile lo stemma dei Del Balzo, un sole raggiante. La rude fortezza con le sue quattro torri cilindriche fu poi trasformata in signorile dimora dai Gesualdo, in particolare da Carlo, “il prencipe de’ musicii” (parole di Torquato Tasso) e da suo figlio Emanuele. Quelle sale che echeggiarono dei meravigliosi madrigali di Carlo accolsero anche, verso la fine della sua vita, la raffinata corte intellettuale dell’Accademia dei Rinascenti (1612). Ma è la Chiesa Incompiuta della Trinità, suggestiva sinfonia di pietra che seduce per il suo non-finito, il vero simbolo di Venosa. Scrive Norman Douglas in Old Calabria, 1915: “La principale bellezza architettonica della città è l’abbazia benedettina della Trinità ora in rovina… La rovina è un luogo di raro incanto: non è facile trovare testimonianze di vita romana, ebraica e normanna tutte
stipate in un luogo così piccolo, tenute assieme dalla massiccia ma bella architettura dei benedettini e permeate, allo stesso tempo, da uno spirito mefistofelico di moderna indifferenza”. Il complesso dell’abbazia della SS. Trinità,
di cui l’Incompiuta fa parte, si dipana nell’arco di diversi secoli. Ha origine nel V secolo, con la Chiesa Vecchia impiantata sui resti di un tempio romano, alla quale si aggiunge nel 942, per opera dei Longobardi, il primo nucleo di un monastero benedettino ampliato successivamente dai Normanni. Divenuta una delle più potenti abbazie del Sud, è dai grandi abati benedettini ritenuta insufficiente alle esigenze del culto, per cui viene progettato un grandioso ampliamento, per farne - forse un’unica, immensa basilica. Eretti i muri perimetrali e part del colonnato, la Chiesa Nuova segue le alterne vicende dei benedettini e, più in generale, dell’epoca, finendo così col restare Incompiuta. Il ricco patrimonio di chiese comprende ancora la Cattedrale di S. Andrea, a tre navate modulate da archi a sesto acuto, iniziata a metà Cinquecento, la chiesa seicentesca di San Filippo Neri e quella dedicata a San Rocco per aver liberato la città dalla peste nel 1503. Ricca di artistiche fontane - tra le quali spiccano per bellezza l’angioina (1228), quella di Messer Oto (1313) e la quattrocentesca fontana di San Marco - Venosa vanta splendidi esempi di edilizia civile. Tra i migliori, Palazzo Calvino, del XVIII secolo, con la sua elegante facciata, il Palazzo del Balì, iniziato nel XIV secolo, sede dell’ordine religioso dei Cavalieri di Malta, Palazzo Dardes e Palazzo Lauridia, entrambi del XVIII secolo, e l’imponente Palazzo Rapolla, della seconda metà del XVII.
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Venosa
Piaceri e Sapori Nei pressi si possono visitare Lavello e il suo antico quartiere medievale, Melfi, antica capitale normanna, e i Laghi di Monticchio.
EVENTI Certamen Oraziano, prima settimana di maggio: gli studenti dei licei classici d’Italia, e non solo, si sfidano nella traduzione di un brano oraziano, da integrare con un commento di carattere linguistico e storico-letterario.
IL PRODOTTO DEL BORGO L’Aglianico del Vulture, vino rosso celebrato già da Orazio: misurato col cervello e bevuto con il cuore, diceva il poeta, dona conforto e gioia alla vita. Ha un delicato profumo di viola e un bel colore rubino che con l’invecchiamento si tinge di riflessi arancione. IL PIATTO DEL BORGO Gli strascinati, una pasta fatta in casa con sugo e cacio ricotta grattugiato.
In alternativa, lagane e ceci, tagliatelle miste a ceci cotti nella caratteristica “pignata”.
ALTRI MOTIVI DI APPREZZAMENTO Il territorio produce anche ottimo olio d’oliva, miele, salumi e ha una ricca tradizione culinaria e artigianale. Il borgo ha una buona ricettività turistica. Venosa è immersa in un’area ricca di bellezze naturali e di testimonianze archeologiche.
Acquisti ARTIGIANI D’ARTE Nicola Di Vietri Art Studio scultore d’arte, largo Orientale 1, tel. 0972 32122. Muscatiello Ceramiche tel. 0972 36122. Ceramiche artistiche Dell’Arso loc. Vignali, tel. 0972 37047.
VARIE
Festa della SS. Trinità, giugno: due giorni di festa religiosa intrisa di forte devozione, affiancata da una storica fiera.
divertimento in piazza, tra musica e assaggi di vini e prodotti locali, un convegno sulla viticoltura.
MUSEI E GALLERIE D’ARTE Museo Archeologico Nazionale: inaugurato nel ‘91, si trova nella galleria seminterrata del Castello Del Balzo. Orari: 9-19 tutti i giorni, il martedì solo pomeriggio. Parco Archeologico e Incompiuta, 9-19 tutti i giorni, martedì solo pomeriggio.
Festa di S. Rocco, il Patrono, 16-18 agosto: una suggestiva cerimonia religiosa con processione in onore del Santo, spettacoli musicali, luminarie, fuochi pirotecnici.
Biblioteca Civica: dedicata a Monsignor Rocco Briscese, si trova nel Castello (tel. 0972 35280) e ha una dotazione libraria di oltre 14 mila volumi. Lun.- ven. 8.30-13.30, mart. e giov. 16-18.
Festa della vendemmia, ottobre: Città del Vino, Venosa onora la sua tradizione con questo appuntamento che affianca ai momenti di
DIVERTIMENTI Tennis, calcetto, equitazione, pesca, biliardo, scuole di ballo.
Ristorazione
RISTORANTI TRATTORIE Cantina Cooperativa della Riforma Fondiaria Il Grifo loc. Vignali, via Fornaci, tel.0972 35891. tel. 0972 35188. Coop. Torre dei Graffiti Taverna Ducale Vico S. Domenico, piazza Municipio, tel. 0972 374741. tel. 0972 37100.
Ospitalità
ALBERGHI
AGRITURISMI
Hotel Orazio corso V. Emanuele 142, tel. 0972 31135.
La Maddalena str. Prov.le 18 Km.1, loc. La Maddalena, tel. 0972 32735.
Il Guiscardo via Accademia dei Rinascenti 106, tel. 0972 32362.
Al Frantoio via Roma, 211, tel. 0972 36925.
Villa Del Sorriso via Appia 135, tel. 0972 35975.
S. Maria della Scala corso Garibaldi 59, tel. 0972 35331.
Casa residenziale Il Colle dell’Eremo loc. Montalto, tel. 0972 374757.
BASILICATA
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Carpe Diem Contrada Boreano, tel. 0972 35985. SOSTA CAMPER In zona Bosco Monte.
Villa Cistercensi loc. Monte, via S. Giorgio, tel. 0972 32724.
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Locorotondo COMUNE DI LOCOROTONDO (PROVINCIA DI BARI) ALTITUDINE
m. 410 s.l.m. ABITANTI
14040 (850 nel borgo). PATRONO
INFORMAZIONI TURISTICHE
Il bianco balcone sulla Murgia dei trulli
Pro-Loco, piazza Vittorio Emanuele II 27, tel. 080 4313099.
Lo Spirito del Luogo
COME SI RAGGIUNGE
Il nome
In auto: A14 Bologna–Taranto uscita Bari Nord, SS 16 direzione Brindisi–Lecce, immettersi sulla SS 172 direzione Fasano-Locorotondo. In treno: Stazione FS di Fasano (13 Km), poi pullman. Da Bari e Taranto anche con Ferrovie Sud-Est, fino a Locorotondo. DISTANZE IN KM
Lecce 108, Brindisi 70, Bari 70, Taranto 35. INTERNET
www.comune.locorotondo.ba.it
Proviene dal tardo latino Locus Rotundus, luogo rotondo. Già nella prima metà del XIII secolo, in ragione del suo accrescersi alla sommità di un colle racchiuso nella sua cinta muraria, il borgo assume quella forma circolare che gli ha dato il nome e che appare anche nella cartografia dei secoli successivi.
La storia
IX-IV sec. a.C., numerosi reperti archeologici fanno pensare a una frequentazione antica del sito, sia collinare sia di fondovalle, ma non è provata l’origine greca. 1195, risale al tempo della dominazione sveva il primo documento in cui è citato il luogo detto Rotondo con la sua chiesa di S. Giorgio, quale feudo del monastero benedettino di S. Stefano, situato sulla vicina costa adriatica, nei pressi di Monopoli. Da allora e fino a tutto il Trecento, con gli Angioini in terra pugliese, Locorotondo assume la fisionomia di casale. XV sec., il possesso feudale passa dai monaci ai baroni: prima ai Del Balzo-Orsini, poi ai Loffredo (1486) e ai Carafa (1499), sotto i quali vengono eretti le mura e il castello, distrutti a metà Ottocento. XVI-XVIII sec., benché dotato di autonomia municipale, il paese continua a soffrire la presenza di feudatari, di provenienza napoletana o spagnola (Figueroa, Borrassa, Caracciolo), che si
succedono per altri tre secoli. Solo verso la metà del Cinquecento, con il riscatto delle terre circostanti e la conseguente formazione di un proprio territorio comunale (1566), si assiste a un timido miglioramento delle condizioni di vita, con un aumento di popolazione e la costruzione di nuovi edifici di culto. 1799, seppure per pochi giorni, Locorotondo viene coinvolta nel tumultuoso rivolgimento che segna il Meridione all’indomani della Rivoluzione Napoletana.
PUGLIA
San Giorgio Martire, 23 aprile. Compatrono: San Rocco, 16 agosto.
Il genius loci
Un’ombra intangibile in un soffio d’estate: come si fa a non amare un luogo come questo, la sua forma circolare, i vicoli che si incuneano stretti tra le case, ma niente hanno di angusto perché sono attraversati dalla luce, bianca, accecante? Le case che profumano di calce, poggiate sulla splendida pavimentazione in pietra locale (le chianche), hanno un’altra particolarità: i loro tetti spioventi le due falde fatte di lastre di pietra calcarea, chiamate cummerse sembrano nordici ma hanno origine tutta locale, che viene dal bisogno di racchiudere volte a botte dal profilo molto rialzato. Le cummerse coprono qui tutte le case e danno dall’alto la fiabesca impressione di una sorta di villaggio di Hansel e Gretel, ma mediterraneo. E miracolosamente non c’è traccia di degrado: le
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stradelle sono sempre pulite, spuntano gerani sui balconcini di ferro battuto e, in campagna, crescono papaveri accanto ai muretti a secco, ai coni dei trulli, ai verdeggianti campi di grano. .
Da vedere
La bianca Locorotondo è il più bel balcone della Murgia dei Trulli. Dal suo belvedere si ammira un territorio che è a tratti emozionante: un mosaico di piccoli vigneti segnati da muretti a secco, macchie di bosco mediterraneo e argentei uliveti che circondano antiche masserie, migliaia di trulli sparsi nelle
contrade. In più, il piccolo nucleo antico di Locorotondo, racchiuso nella sua perfezione circolare di pietre e calcine, un tempo segnato dalle mura, sembra sospeso tra sogno e realtà: il bianco della calce avvolge ogni cosa, fa da abbagliante sfondo alle architetture barocche in pietra locale, esalta le macchie di colore intenso dei balconi fioriti. I caratteristici tetti aguzzi fatti di grigie “chiancarelle” di pietra, le cummerse, fanno svettare in alto le facciate delle case, che all’interno presentano ambienti dalle tipiche volte a stella. Nel borgo storico non ci sono particolari emergenze architettoniche, ma tutto è grazioso e intimo, e un senso di ordine, di rispetto, di matura civiltà contorna i piccoli scrigni di fede e arte. Dalla piazza Vittorio Emanuele, dove due grandi pilastri ottocenteschi individuano l’antica Porta Napoli, si snoda il percorso lungo il quale si trovano il palazzetto del Comune ora Biblioteca Comunale (fine Settecento), il barocco Palazzo Morelli, con lo splendido portale e i balconcini con ringhiere in ferro battuto a petto d’oca e, più avanti, la Chiesa Madre. Dedicata a San Giorgio, la chiesa, eretta tra il 1790 e il 1825 sul sito
di altri tre precedenti edifici dedicati allo stesso santo, ha una facciata in stile neocinquecentesco e una pianta articolata, a croce greca. All’interno conserva 42 formelle lapidee a bassorilievo di fine Cinquecento, con storie del Nuovo e Vecchio Testamento, alcuni altari barocchi a intarsi marmorei policromi (1764) e una serie di tele del napoletano Gennaro Maldarelli (1838-41). Nella cripta si osservano resti di sepolture ottocentesche e un tesoretto di argenti e reliquiari. Accanto alla Chiesa Madre si trova l’ottocentesca chiesetta dell’Annunziata, sorta su un oratorio del 1633, che conserva all’interno alcune statue di legno e cartapesta. Più rilevante è la Chiesa della Madonna della Greca, sulla cui origine non si hanno notizie certe. Il primo documento che la cita risale al 1520, sebbene una serie di elementi architettonici, come la volta a semibotte, facciano pensare a una fondazione più antica (XII-XIII sec.). Ha un impianto a tre navate con le basi e i capitelli delle colonne ornati di motivi medievali. Proviene da un’antica cappella della Chiesa Madre il ricco apparato scultoreo in pietra, tra cui spiccano il polittico dell’altare maggiore e il gruppo scultoreo di San Giorgio (1559). Originale è la piccola Chiesa di San Nicola (1660) con la sua copertura in chiancarelle, tipica dei trulli. All’interno presenta le volte affrescate e un antico bassorilievo in pietra della Crocifissione.La chiesetta dell’Ospedale, infine, situata fuori del centro storico, viene fatta risalire alla metà del Cinquecento. Ha una graziosa abside impreziosita dai resti di un affresco raffigurante una supplica rivolta al Cristo.
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Piaceri e Sapori IL PRODOTTO DEL BORGO La secolare vocazione vitivinicola del borgo ha favorito la produzione di vini bianchi di elevata qualità, come il famoso Bianco Locorotondo Doc: fresco, leggero, asciutto, dal bouquet delicato, ideale per gli antipasti, ottimo con crostacei e pesci.
pecorino e prezzemolo tritato, servita in brodo di tacchino; le focacce paesane da forno, e naturalmente le orecchiette, la pasta fresca più conosciuta della cucina pugliese.
ALTRI MOTIVI DI APPREZZAMENTO I dintorni di Locorotondo sono splendidi. Il paese vanta un territorio rurale estremamente IL PIATTO DEL BORGO popolato, dove nella maggior parte delle 138 contrade si Gnumerèdde suffuchète sono ripete lo schema involtini di trippa d’agnello, dell’agglomerato di case e trulli legati con le budella che condividono uno spazio dell’animale e cotti a lungo in comune, detto jazzile, che tegami di terracotta. permette alla gente di vivere in Tradizionali anche le fave piacevole unità di vicinato. Fra bianche secche, cotte nella macchie di lecci, resti di “pignata” e battute con aggiunta d’olio di oliva: ne esce antiche boscaglie, orti, vigneti, distese di ulivi, muretti a secco una squisita purea bianca, da servire con cicorie di campo (il e maestosi alberi di fragno, sorgono trulli, masserie e vero nome di questo chiesette rurali, spesso dirute, antichissimo piatto è “macco sempre con la tipica copertura con verdure”). E ancora: la carne al fornello, cotta in forni a cummerse. Il trullo più antico a carbone al riverbero del fuoco di Puglia, risalente al 1559 data incisa sull’architrave della vivo; il tridd, pasta fatta a porta - si trova in una di mano a base di semola di queste affascinanti contrade, grano duro e uova, un po’ di
Acquisti
RISTORANTI
Agostino Leo via Scodalupi 13, lavorazioni in ferro battuto.
La Taverna del Duca via Papatodero 3, tel. 080 4313007, orecchiette al sugo di braciolette d’asino, n’grippata di fave con cicorie campestri, riconoscimento Il Gambero Rosso.
VARIE Cantina del Locorotondo via Madonna della Catena 99, tel. 080 4311644, www.locorotondo.com vino bianco Locorotondo Doc, dal bouquet inconfondibile; ottimi vini locali, le grappe e l’olio. Profumo di Terra via V. Veneto 138, tel. 080 4313298, olio extravergine d’oliva, www.profumoditerra.it Il Tempo Ritrovato piazza Vittorio Emanuele 20, www.iltemporitrovato.net tel. 080 4313201, ricami, filet, tombolo, chiacchierino.
EVENTI Festa patronale di S. Giorgio, 22-23 aprile: la cerimonia del dono suggella la devozione popolare al santo, il cui culto fu introdotto nella Murgia dai Longobardi; l’odierna festa risale almeno al Seicento. Locus Festival: rassegna estiva di musica con concerti negli angoli più suggestivi del borgo. Sagra delle Gnumerèdde Suffuchète, prima domenica d’agosto: gli involtini di trippa
Trattoria Centro Storico via Eroi di Dogali 6, tel. 080 4315473, orecchiette con cime di rapa, involtini di trippa d’agnello, riconoscimento Il Gambero Rosso. La Braceria via C. Battisti 28, tel. 080 4317282, carne alla brace. U Curdunn via Dura 19, nei pressi della Chiesa Madre, i sapori della cucina tipica pugliese. L’Affresco via Nardelli 25, tel. 080 4316848.
sono generosamente innaffiati con il Locorotondo della Cantina Sociale. Festa di San Rocco, 14-17 agosto: la fiera in onore del compatrono si conclude con una spettacolare gara di fuochi pirotecnici sulla Valle d’Itria; le prime ore del giorno 16 ha luogo la Diana, il corteo musicale che sveglia i cittadini e li predispone al giorno di festa.
MUSEI E GALLERIE D’ARTE Mostra Archeologica: nei locali della Biblioteca Comunale sono esposti reperti risalenti al Neolitico e all’Età del Ferro. DIVERTIMENTI Si può frequentare il club Mavù, residenza d’arte e musica all’interno della masseria ottocentesca di Contrada Mavugliola, mentre per gli sportivi c’è un centro attrezzato in contrada Caramia.
Ospitalità
Ristorazione
ARTIGIANI D’ARTE
Artigian Metal piazza Marconi, lavorazioni in ferro battuto.
Marziolla. In località Lamie Affascinate i vigneti spiccano sullo sfondo di antichi trulli e cummerse, e meritano una visita anche le contrade Crocefisso e Serralta, sempre per i loro trulli e le costruzioni a cummersa. A Pozzomasiello si erge splendida fra gli alberi una masseria, in fondo al passaturo che in tarda primavera occhieggia di mille papaveri rossi.
PUGLIA
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C’era Una Volta via Vittorio Veneto 110. Ai Tre Santi via Dott. Guarnieri, tel. 340 5237052. Refugium Peccatorum via Dott. Recchia 44, tel. 080 4312008. Ecco Qui Food & Winery corso XX Settembre, tel. 080 4311071. L’Archetto via Cavour 19, tel. 338 8964361.
ALBERGHI
BED & BREAKFAST
Al Casale via Gorizia 39, tel. 080 4316756, 080 4311377.
Masseria Grofoleo C.da Grofoleo 52, tel. 080 4315842, 337 831306.
Il Palmento C.da Cupa 161, tel. 080 4383404, 080 4383397, albergo residenziale a trulli, con piscina, nello splendido paesaggio della Valle d’Itria.
CASE E APPARTAMENTI PER VACANZE
AGRITURISMI Masseria Aprile C.da Grofoleo 53, tel. 080 4311205, cell. 335 7883327. Valle dei Trulli via Madonna della Catena 99, tel. 080 4310098. Il Ciliegeto C.da Cerrosa 70, tel. 080 4317911, cell. 339 1112676.
Sotto le Cummerse residence in case sparse nel centro storico di Locorotondo, tel. 080 4313298 cell. 335 7735232, mini appartamenti dotati di ogni confort arredati in arte povera con la semplice architettura interna delle cummerse. Truddhi Case e Cucina di Puglia C.da Trito 292, tel. 080 4431326. Trulli Convertini SP 227 Sallonica 38, tel. 080 4383230 333 3204502 www.travelsouthernitaly.com
La Bottega di Alfredo via Eroi di Dogali11: enoteca, prodotti tipici. Arte e Fantasia via Cisternino 96, tel. 328 7628466.
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Savoca COMUNE DI SAVOCA SOLO CENTRO STORICO (PROVINCIA DI MESSINA) ALTITUDINE
m. 303 s.l.m. ABITANTI
1742 (156 nel borgo). PATRONO
Santa Lucia, seconda domenica di agosto. INFORMAZIONI TURISTICHE
Ufficio Turistico, Piazza G. D’Annunzio, tel. 0942 761125, comune.savoca@tiscali.it COME SI RAGGIUNGE
In auto: A18 Catania - Messina, uscita Roccalumera, proseguire su SS 114 per Santa Teresa di Riva, quindi bivio per Savoca. Dal litorale, SS 114 Giardini Taormina direzione Messina, uscire a Santa Teresa di Riva, poi bivio per Savoca. In treno: Linea Messina Catania, stazione Santa Teresa di Riva. In aereo: Aeroporto Catania Fontanarossa. DISTANZE IN KM
Catania 77, Messina 39, Taormina 20. INTERNET
www.comunedisavoca.it turismo.comune.savoca.me.it
Il paese dalle sette facce Lo Spirito del Luogo Il nome
Il toponimo sembra derivare dalla pianta del sambuco (savucu in dialetto) che un tempo proliferava spontanea nella zona. Un ramoscello di sambuco è raffigurato nello stemma medievale del paese.
La storia
1134, il re normanno Ruggero II fonda la baronia di Savoca unendo sotto la sua giurisdizione molti villaggi d’origine saracena; il territorio è affidato pro tempore all’Archimandrita del monastero del Santissimo Salvadore di Messina, che resterà barone di Savoca per molti secoli. 1282, Savoca partecipa alla rivolta dei Vespri Siciliani e, in seguito, alla quinta Crociata. 1308, nelle tre principali chiese di Savoca si officia secondo il rito cristiano d’Oriente dei monasteri basiliani. 1351, il castello di Savoca assume rilevanza strategica nella turbolenta storia dell’epoca; l’Archimandrita vi soggiorna quasi stabilmente con la sua corte e da qui amministra i beni che possiede in Val Demone; nel 1408 è documentata la presenza ebraica: i circa trecento giudei hanno una sinagoga vicino al palazzo della Curia. 1440, il censimento fa registrare 5145 abitanti (nello stesso anno Catania non supera i 30mila). 1580, una guarnigione spagnola presidia il litorale. 1676, il 3 novembre i notabili di Savoca firmano con il
comandante dell’armata francese venuta in soccorso dei messinesi, ribellatisi al dominio spagnolo, una “vantaggiosa e onorevole capitolazione” che prevede diverse concessioni, con principi di democrazia e giustizia sociale. 1812, cessa di esistere la baronia di Savoca; a seguito dell’abolizione del feudalesimo e dell’entrata in vigore del nuovo ordinamento Borbonico, il paese diventa capoluogo di circondario e sede di uffici giudiziari. 1948, Savoca riacquista l’autonomia comunale perduta nel 1928.
Il genius loci
Camminando su blocchi di pietra lavica, per capire il mistero di questo posto basta alzare lo sguardo verso ciò che resta del castello dei Pentefur, i mitici fondatori di Savoca, una comunità forse d’origine fenicia che si stanziò, in epoca imprecisata, sul colle che ancora ne porta il nome. S’intuisce che le pietre millenarie, i conventi, le piante, il vento, il mutevole paesaggio, persino il silenzio e i morti imbalsamati nelle catacombe, hanno una voce: raccontano storie affascinanti che emergono dal polveroso passato. Come quella dell’origine normanno-saracena del borgo, che non prenderebbe nome dalla pianta di sambuco – come credono i più – ma dall’arabo sabak, che significa unire, perché i saraceni avrebbero riunito in un unico mandamento i castelli della zona. Comunque sia, aveva
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I Borghi più belli d’Italia
Da vedere
Nel 1962 Leonardo Sciascia descrisse un centro storico in rovina. Oggi il borgo ci accoglie con le strade lastricate con blocchi di basalto di pietra lavica, le case restaurate con i tetti di coppi siciliani, i portali e le finestre in pietra locale, gli eleganti prospetti che propongono i colori dell’antica Savoca, rendendo attuale l’elogio di uno storico del Settecento, Vito Amico: “Presentano leggiadria gli edifici dei cittadini, ma ineguali sono le vie giusta l’indole del declive terreno”. Se osserviamo la conformazione urbanistica, vediamo che le abitazioni sono raramente contigue, ma più spesso separate da strapiombi, spezzate dalla roccia, dove cresce spontanea la pianta del sambuco, a ricordarci il nome del paese. Ruderi, vicoli e cisterne scavate nella roccia conferiscono al luogo un fascino particolare, tanto più che è dominato dal castello Pentefur, forse costruito dagli arabi e poi ampliato dai normanni, ma che porta anche l’eco dei misteriosi fondatori aborigeni.
Chiesa di San Nicolò
Itinera
Nel medioevo Savoca era una città murata chiusa da due porte, una delle quali esistente. Dalla trecentesca Porta della Città, costituita da un arco a sesto acuto in pietra locale, si accede al centro storico, dove subito s’incontrano l’antico Municipio e il Palazzo Archimandritale, di cui rimangono poche vestigia. Qui vicino si trovava la sinagoga ebraica, documentata fino al 1470. La Chiesa di San Michele, di epoca anteriore al 1250, era anche il luogo di culto del castello, caro agli Archimandriti. Sul prospetto spiccano due bellissimi portali in stile gotico-siculo con archi in pietra arenaria: l’interno, a navata unica, parzialmente rifatto in stile barocco, contiene diverse opere d’arte, tombe gentilizie e affreschi. Il non credente che si convertiva al cristianesimo, secondo una documentata tradizione, doveva scalare a “ginocchioni”, in atto di penitenza, i suoi sette gradini, per poi ricevere il battesimo. La Chiesa di San Nicolò, impropriamente detta di Santa Lucia poiché custodisce la statua della patrona di Savoca (quella di San Nicolò è stata venduta), risale all'inizio del
XIII secolo e apparteneva anch’essa all'Archimandrita. Costruita su un massiccio spuntone di roccia, sembra protesa sul vuoto. Un tempo vi officiavano i cappellani greci, oggi si presenta a tre navate e con un vago aspetto di fortezza dominante la valle sottostante. È stata uno dei famosi set del Padrino insieme al Bar Vitelli, ospitato a Palazzo Trimarchi, edificio di architettura settecentesca. Ma il più importante monumento di Savoca è la Chiesa Madre del XII secolo, alla cui giurisdizione erano soggette tutte le altre chiese, urbane e rurali, del territorio. È a tre navate con capitelli in stile romanico. La costruzione originaria ci porta al periodo normanno. Nei suoi sotterranei si mummificavano i cadaveri e ancora oggi esistono i locali in cui si praticava l’empirico procedimento. Qui c’era la cattedra dell’Archimandrita: sul soglio ligneo, che si conserva ancora, è effigiato lo stemma archimandritale. Recentemente sono affiorati affreschi murali tardo-medievali riconducibili all’iconografia bizantina: un dipinto raffigura San Giovanni Crisostomo, il padre della chiesa cristiana d’Oriente. Accanto alla chiesa Madre si nota una costruzione tardomedievale con finestra a bifora cinquecentesca. Immancabile la visita alle catacombe, dove fino al 1876 si mummificavano i cadaveri secondo l’uso egizio. I resti mortali dei notabili locali, dei patrizi e degli abati, vestiti con abiti del primo Ottocento, sono visibili nelle nicchie della cripta del Convento dei Cappuccini, fondato nel 1574. Da visitare infine il Monte Calvario, antico eremo che nel 1736 i gesuiti trasformarono in chiesa. Qui si trova il percorso della Via Crucis, le cui stazioni sono parzialmente scavate nella roccia.
SICILIA
ragione Leonardo Sciascia a dar credito al detto popolare secondo cui Savoca ha sette facce: Supra na rocca Sauca sta, setti facci sempri fa. Infatti, da qualsiasi parte si guardi, l’orizzonte offre scenari sempre nuovi: dall’azzurro del mar Ionio all’aspra costa calabra, dai verdi monti Peloritani all’Etna maestoso, dalle cisterne scavate nella roccia alle case separate da strapiombi dove attecchiscono il cappero e la ginestra. Sette panorami, potremmo dire, tutti diversi.
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Savoca
Piaceri e Sapori IL PRODOTTO DEL BORGO Solo qui, la famosa granita siciliana al limone è servita con la zuccarata, il biscotto locale. Savoca, poi, fa uno speciale pane cunzatu (condito con olio di oliva, peperoncino e origano) e a cuzzola, pasta fresca a lievitazione naturale, fritta in olio di oliva e arrostita sul carbone. Passando all’arte pasticcera, come non ricordare la torta al limone, le paste secche alla mandorla e i cannulicchi in cialda croccante farciti con cioccolata, crema pasticcera e al limone?
ALTRI MOTIVI DI APPREZZAMENTO Il luogo si fa apprezzare per gli itinerari naturalistici. Il primo arriva sin dentro la pineta comunale, con un percorso di trekking che parte dalla marina e costeggia, tra il canto degli uccelli e lo scorrere dei ruscelli, la sede comprensoriale del Corpo forestale della Regione, ricca di specie vegetali autoctone (nel sottobosco fioriscono i gigli).
Passione di Cristo
EVENTI Passione di Cristo, domenica delle Palme e vigilia di Pasqua: rappresentazione vivente della Passione nell’incantevole scenario del Monte Calvario (XIV secolo); un centinaio Il percorso del mito, invece, è d’attori in costumi d’epoca collegato al Museo Comunale e segue il percorso scavato nella si snoda, a partire dal Pizzo di roccia, che termina con la Cucco, tra viottoli, antiche crocifissione di Cristo. trazzere e colline dove abbondano i segni della civiltà Santa Lucia, seconda contadina: casolari di pietra, aie, domenica d’agosto: palmenti, recinti e pagliai dei IL PIATTO DEL BORGO rappresentazione vivente del pastori. martirio della santa patrona di Le tagliatelle di pasta fresca Il percorso storico, consiste Savoca, con costumi d’epoca. fatte a mano, condite con Protagonisti sono Lucia, nelle visite guidate ai finocchietto selvatico e interpretata da una bambina in ragù di maiale, sono la prima monumenti, alle chiese e ai musei del centro storico, abito bianco, e ‘u diavulazzu, delizia che offre Savoca. tenendo sotto osservazione le in scena già dall'apertura della In alternativa, i maccarruna “sette facce di Savoca”, i sette festa il sabato pomeriggio, che (maccheroni di pasta fresca diversi punti panoramici del indossa un abito rosso e porta con le cotiche di maiale, borgo medievale. sul viso una maschera lignea solo in estate sostituite dalle del Quattrocento. melanzane) e, tra i secondi, Esiste infine il percorso Savoca Sapori, terzo fine la tagghiata, una grigliata ciclabile che dalla spiaggia settimana di novembre: mostra di carni suine e ovine ionica conduce alla chiesa mercato dell’enogastronomia e di produzione locale, “tagliate” normanna dei Santi Pietro e dell’artigianato locali, con con maestria dai macellai Paolo di Agrò, uno dei gioielli della Valle d’Agrò. degustazione di prodotti tipici. architettonici della Sicilia.
Acquisti
Ristorazione
ARTIGIANI D’ARTE Salemi Enico via Chiesa Madre, tel. 339 3598454, lavorazione pietra, argilla, legno e bronzo. Salemi Carmelo via S. Michele, tel. 339 3598454, dipinti e icone. Wagner Siegmund Erwin via Mancusa, tel. 0942 761116, laboratorio di pittura. Brancato Anna Maria via S. Michele, tel. 0942 761034, laboratorio di pittura. Ucchino Antonino via Provinciale, tel. 333 3285621, laboratorio di scultura.
Ucchino Vincenzo via Contura inf., tel. 328 8723673, ebanista. Antichi Muri di Biagio Trimarchi via Provinciale, tel. 0942 750539. VARIE Dolcezze di Rumia loc. San Francesco di Paola, tel. 0942 757437. Souvenir del Borgo via Borgo, tel. 0942 761232. Azienda agricola Rizzo Teresa loc. San Francesco di Paola, tel. 0942 751296, produzione biologica di liquori di agrumi e olio extra vergine d’oliva.
Branca Alberto via Provinciale, Manuli Giuseppe tel. 349 7579068, via S. Biagio, loc. Romissa, ebanista e restauro mobili. tel. 0942 761241, olio extravergine d’oliva. Alessandro Claudio via Botte, Manuli Angelo tel. 339 4613288, via Rogani, bottega del restauro. tel. 0942 761056, frantoio per la lavorazione dell’olio d’oliva.
Premio Letterario Città di Savoca, agosto, biennale: concorso nazionale di poesie in lingua siciliana e italiana, prima edizione nel 2007.
MUSEI E GALLERIE D’ARTE Museo Comunale, via San Michele, tel. 0942 761006: dedicato alla civiltà contadina, ha di particolare i proverbi e le poesie poste accanto agli oggetti e agli attrezzi. Museo di Arte Sacra, via Chiesa Madre, tel. 0942 761125: oggetti e arredi sacri. Museo dell’Emigrazione, via dei Cappuccini, tel. 0942 761007: mostra fotografica sull’emigrazione nel comprensorio ionico.
DIVERTIMENTI Escursioni a cavallo, trekking, moto passeggiate (www.moripeloritani.it), tennis. Informazioni presso Ufficio Turistico, tel. 0942 761125.
Ospitalità
RISTORANTI
ALBERGHI
AGRITURISMI E B&B
La Pineta piazza G. D’annunzio, tel. 0942 761094.
Borgo San Rocco Resort Hotel Centro storico, tel. 0942 761234. info@borgosanrocco.com
Il Padrino via Borgo, tel.0942 794397. www.bebilpadrino.com
Del Parco via Pineta, tel. 0942 761067. Il Sambuco via Pineta, tel. 0942 761388, pane “cunzatu” condito. Valle D’Agro loc. Rina, tel. 0942 756973, stoccafisso “a ghiotta” in zuppa. S. Nicola loc. Contura superiore, tel. 360 674015.
Residence S. Rocco, via S. Rocco, tel.0942 761006-07.
Da Giulia via Borgo, tel. 0942 750712, www.bbgiulia.com Al pergolato loc. Botte, tel. 0942 751444, www.pergolato.com La maison de Domenico loc Rina, tel. 0942 792377, www.maisondedomenico.it S. Nicola loc. Contura superiore, tel. 360 674015. Teresa Rizzo loc. S. Francesco di Paola, tel. 0942 761296, braciole in foglia di limone.
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tesò se Ê quella di san lorenzo te saluto! che ne dici di capitan harlock? il prb che nn Ê per niente femminile... francescakomel@yahoo.com
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I Borghi più belli d’Italia
I Borghi più Belli d’Italia - Annuale - Anno 7 - Numero 1
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ASSOCIAZIONE NAZIONALE COMUNI ITALIANI
I Borghi più belli d’Italia
GUIDA
2010