Giudi iudicarie
il
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FEBBRAIO 2015 - pag.
Mensile di informazione e di approfondimento
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ANNO 13- FEBBRAIO 2015- N. 2 - Mensile
EDITORIALE
Ospedali di vallata, presidio importante del territorio
10 maggio, alle urne in soli 15 comuni? Se i consigli daranno l’ok alle fusioni entro il 10 marzo sarà una tornata “dimezzata”
A pagina 6
di Franco De Battaglia* Quando l’imperatrice Maria Teresa, dopo la metà del Settecento, avviò le riforme che stanno ancora alla base della civile vivibilità del Trentino, non fece tanto leggi e regolamenti, ma iniziò a preparare persone e professioni, radicandole (questo fu il suo segreto) sul territorio. Sono i sistemi clientelari, e «borbonici» che accentrano mansioni e professioni nelle «capitali», presso le corti di chi comanda o è più ricco. Una buona amministrazione ha i suoi funzionari sui fronti della socialità, non nei palazzi dove si fa carriera. La prassi asburgica era che «capitani distrettuali», i giudici, i medici, gli insegnanti risiedessero dove operavano (diciamo a Cles, a Tione, Malé, Cavalese, Borgo...). Continua a pagina 10
Ristrutturiamo l’Autonomia di Paolo Magagnotti Parliamo ancora di autonomia. Questa nostra autonomia speciale che da qualche mese è oggetto di riflessioni ed interventi quotidiani ed iniziative politico-istituzionali nella prospettiva di riformare l’attuale statuto che la regge. Continua a pagina 11
ATione e aStoro dal 12 al 17 febbraio il Gran Carnevale
Da Parigi un messaggio preoccupante di Adelino Amistadi
Stanziati oltre 16 milioni per completare la rete
Comunità, maxi-piano perle ciclabili A pagina 8
“Farelasceltagiusta” Francesca Gino, da Tione a Harvard A PAGINA 13
Nei comuni giudicariesi
Fusioni, giorni decisivi A LLE PAGINE 4 E 5
ALLE PAGINE 20-21-22-23
LIBRI “Un battito di cuore” svela le Esteriori A pag. 13 CULTURA Il Bosco Arte Stenico prepara i suoi “Mostri” A pag. 16 SPORT “Sognando Beckham” in salsa giudicariese A pag. 34
Di solito non ci occupiamo di avvenimenti al di fuori dei nostri confini, ma di fronte alla strage di Parigi, di fronte alla spietata violenza dei terroristi jihadisti, non possiamo tutti insieme non essere partecipi di un avvenimento che segnerà la nostra vita personale e comunitaria per chissà quanti anni. Quando succedono queste cose è difficile controllare la rabbia, l’indignazione e, magari, il desiderio di vendetta. Continua a pagina 8
Al via la riforma di Daldoss
Urbanistica più semplice A PAGINA 7
Sanità, ennesima “tegola”
Pronto soccorso, siete su “Scherzi a parte” A PAGINA 9
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Rassegna Stampa
FEBBRAIO 2015
RASSEGNA STAMPA GENNAIO 2014
A cura della REDAZIONE
DALLE GIUDICARIE DALLAPROVINCIA Val Rendena - Laura Pirovano argento ai giochi olimpici della Giìoventù - Lo aveva promesso. E le promesse è una che le mantiene. «Nel gigante farò un buon risultato». Ed eccola sul podio, sul secondo gradino del podio con una medalgia d’argento al collo al Festival Olimpico della Gioventù Europea. Lei Laura Pirovano, atleta di Spiazzo cresciuta agonisticamente sulle nevi di Madonna di Campiglio ha agguantato un altro risultato prestigioso che conferma le sue qualità e il suo impegno. Partita con il pettorale numero 15 è riuscita a piazzarsi seconda nella prima manche del Gigante di Malbun a soli 30 centesimi dalla francese Romane Geraci. Posizione che ha poi mantenuto con un ottima seconda manche.
Il notevole e prezioso materiale è accolto, in funzionali armadi vetrati, al piano seminterrato della sede di Ragoli della Comunità. Il figlio di Paolo Scalfi, Rudi, volontariamente, si è assunto l’incarico di riordinare e sistemare i testi e la copiosa documentazione.
Val Rendena - Niente impianti a Serodoli fino al 2018 - Lo ha detto l’assessore Daldoss in Terza commissione del Consiglio provinciale. Contro il progetto di nuovi impianti di risalita e il loro ampliamento in tutto il trentino l’Osservatorio spontaneo sul rispetto per l’ambiente ha raccolto 5616 firme. Per quanto riguarda Serodoli l’assessore all’urbanistica ha ribadito che la vicenda è chiusa: “Se ne riparlerà dopo il 2018”
Esteriori - 2014 un annata record per il Castello di Stenico. Il maniero giudicariese chiude l’anno con un +9% di presenze - Si conclude in modo più che positivo la stagione 2014 per i castelli provinciali trentini, con oltre 325 mila presenze totali registrate dal Castello del Buonconsiglio e dalle sedi distaccate del Castello di Stenico, Castel Thun, Castel Beseno e Castel Caldes (quest’ultimo è ancora in restauro ma ha ospitato, da agosto a ottobre 2014, la mostra dedicata a Paolo Vallorz). L’incremento complessivo rispetto al 2013 è stato di circa il 20%. L’anno appena trascorso si è infatti concluso con 326.793 presenze contro le 269.388 del 2013. Ottima annata anche per il Castello di Stenico (+ 9%) che, con le sue 22 mila presenze, ha avuto un incremento di oltre 2000 visitatori.
Ragoli - L’archivio storico di Paolo Scalfi Baito rivive grazie al figlio Rudi presso la Comunità delle Regole Spinale e Manez - Materiale storico, in particolare di microstoria e di archeologia. Più in dettaglio: 2.400 libri ed opuscoli di storia, di archeologia, di toponomastica e di scienze naturale; 70 faldoni di ricerche storiche sul Trentino, sulle Giudicarie e sui nostri paesi; più di 1.000 fotografie con oltre cento mappe e carte topografiche, a cui si aggiungono tre raccolte complete delle riviste del Centro Studi Trentini di scienze storiche e di scienze naturali, e di Judicaria. E’ il compendio del materiale dell’archivio storico “Paolo Scalfi Baito”, lasciato ai familiari dal congiunto che a loro volta ne hanno fatto dono alla Comunità delle Regole di Spinale e Manez.
Roncone - Incidente stradale: giovane esce di strada nel giorno del suo compleanno. Rischia la vita - Ha lasciato tutti sgomenti. Doveva essere una festa. Una festa di compleanno. Per i suoi 21 anni. Invece per Paolo, e i suoi amici, Daniel e Federica si è trasformata in una tragica serata. L’auto che procedeva verso Storo per cause ancora da accertare è sbandata ed è uscita di strada andando giù per la scarpata, fino a fermarsi capottata nel prato sottostante. Agli occhi dei soccorritori una scena drammatica e un intervento molto impegnativo che ha impegnato vigili del Fuoco e personale sanitario nella difficile operazione di recupero dei feriti e nel trasporto in ospedale. Ora Paolo è in condizioni disperate, e sta lottando per la vita.
I cattivi pensieri
di Eta Zeta
Ma davvero l’Azienda sanitaria non ci reputa – come dice la canzone Generale di De Gregori – “venuti al mondo come conigli?” E allora perché vorrebbe piazzare una “conigliera” davanti al nostro ospedale? Che strano modo di tenerci in considerazione! *** Se le sono fatte. Cotte. E mangiate. Alle Comunarie di Tione a votare sono andati in 164. Il 6% dei 2.718 elettori. “E’ un bellissimo risultato” – ha detto il candidato in pectore a sindaco Alessandro Rognoni (91 preferenze, il 3,35%). Se alle elezioni (vere) raddoppia i voti, torna a casa ancora prima di partire. *** LA SAI L’ULTIMA… presa per i fondelli? L’ospedale di Tione diventerà centro specializzato per la cura di flebiti e vene varicose. Avevamo chiesto ORTOPEDIA e TRAUMATOLOGIA. Ma, evidentemente, secondo BORGONOVO & C. chi va sulle piste da sci ha più probabilità che gli si gonfino le vene che non gli si rompa una gamba. Ma, vuoi vedere che l’hanno fatto ancora per noi? D’altronde, a forza di andare avanti e indietro da Trento o Rovereto per mettere al mondo i figli, fare mammografie, tac, radiografie, operazioni e cure di ogni tipo, ALTRO che le vene varicose ti si gonfiano…
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Provincia – Trentino, tiene l’occupazione - In Trentino l’occupazione tiene, anche se la disoccupazione giovanile è in crescita; il Pil cala per effetto della crisi e delle dinamiche demografiche, in linea con il resto del Nord-Est; la distribuzione del reddito rimane stabile, con una lieve crescita dei redditi da lavoro dipendente e da pensione ed un calo dei profitti da impresa e del reddito da lavoro autonomo; calano anche le iscrizioni dei giovani trentini all’università, considerando sia l’ateneo trentino sia quelli esterni. Questo emerge dal Rapporto sulla situazione economica e sociale del Trentino 2014 (con dati riferiti agli anni immediatamente precedenti) elaborato dall’Irvapp, l’Istituto per la ricerca valutativa sulle politiche pubbliche della Fbk. Un Trentino che “tiene” sul versante del sociale e dell’equità complessiva del sistema, e che deve “spingere” di più sulla crescita economica e l’imprenditorialità.
Trento – Ritrovarsi alla Whirpool, dopo lo shock della chiusura - Ritrovarsi alla Whirlpool: questa l’iniziativa lanciata da un gruppo di lavoratori occupati dello “storico” stabilimento di Spini di Gardolo negli oltre 40 anni. Un invito raccolto a metà gennaio da circa 500 persone ritrovatesi nella sala mensa dello stabilimento, assieme anche a numerose autorità, fra cui il vicepresidente e assessore allo sviluppo economico e lavoro della Provincia autonoma di Tren-
Provincia – Scolarità, bene il Trentino - Gli indici di scolarità media in Trentino rimangono alti; secondo le statistiche la quota di giovani che ha abbandonato anzitempo gli studi nel 2012 è del 12%, più bassa della media italiana (17,6%), del Nord Est (14,7) e anche di Bolzano (19,5). La situazione si complica al passaggio all’università: il dato 2012 registra un ulteriore sensibile calo delle iscrizioni rispetto all’anno di riferimento, in questo caso il 2003; si è passati quindi in 10 anni da una percentuale del 69% (ma nel 2004 era salita ad oltre il 71%) ad una percentuale attorno al 60%.
to Alessandro Olivi e il presidente del Consiglio provinciale Bruno Dorigatti. «Non cediamo all’amarcord, ma futuro - ha detto Olivi - impegniamoci per portare nuove imprese e nuovo lavoro in questo sito. Difficilmente in questo spazio troverà posto una unica attività, avremo piuttosto in coabitazione due o più comparti produttivi». Un team è al lavoro per individuare le attività sostitutive da insediare a Spini, poi vi sono iniziative - cofinanziate anche dall’Unione europea con 3,5 milioni di euro - per la riqualificazione e il reinserimento dei lavoratori. Dopo la sottoscrizione degli accordi tra Provincia, Whirlpool e sindacati, nel giugno 2013, l’Agenzia del Lavoro ha iniziato a farsi carico dei lavoratori Whirpool (454) le dell’indotto (154), per un totale di 5-600 lavoratori.
Trentino – Il telelavoro della provincia come modello L’Università Bocconi di Milano ha iniziato a inizio gennaio ad analizzare il progetto “TelePat”, per presentarlo come best practice italiana all’interno del progetto di ricerca LIPSE finanziato dall’Unione Europea sull’innovazione sociale nel settore pubblico. Un riconoscimento importante, che si aggiunge al premio “Smart Working Awards 2014”, assegnato alla Provincia autonoma di Trento lo scorso mese di ottobre durante il Convegno promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano proprio per il progetto sul telelavoro. Ad oggi sono 48 le strutture provinciali coinvolte per 240 postazioni di telelavoro attive, distinte in tre diverse modalità: 117 telelavoratori domiciliari, 94 in telecentro e 29 dirigenti/direttori in modalità “telelavoro mobile”.
zione volontaria per conto dei lavoratori che aderiscono alla staffetta generazionale. Rovereto – Investimenti nel Polo della meccatronica - Ducati Energia sceglie di investire in Trentino potenziando la propria presenza nel Polo della Meccatronica. Nuova e più ampia sede per il Centro Ricerche Ducati attivo a Rovereto dal 2006, ma soprattutto un innovativo progetto che la multinazionale ha deciso di affidare proprio all’unità di ricerca trentina e
Olivi alla Whirpool
Pubblica amministrazione – Staffetta generazionale, Rossi procede - Prosegue il progetto di staffetta generazionale, intervento innovativo avviato in Trentino nel 2013, per coniugare l’accompagnamento alla pensione dei lavoratori prossimi al pensionamento con l’ingresso di giovani, compresi fra i 18 e i 35 anni, nel mondo del lavoro. A metà gennaio è stata siglata la convenzione fra la Provincia e l’Inps - presenti il vicepresidente e assessore allo sviluppo economico e lavoro Alessandro Olivi e il direttore regionale dell’Istituto Marco Zanotelli - che consente alla Provincia di versare direttamente all’Istituto la contribu-
riguarda la prototipazione di sistemi di segnalamento ferroviario di nuova generazione. Il progetto, nel quale Ducati Energia investirà 5,7 milioni di euro nei prossimi tre anni, potrà contare sui contributi alla ricerca applicata garantiti dal sistema di incentivi varato dalla Provincia autonoma di Trento. Ducati assumerà altre tre persone, in aggiunta ai 17 ricercatori già occupati a Rovereto, arrivando quindi a 20 addetti, ma soprattutto garantirà un indotto in termini di fatturato per altre aziende del territorio stimato fino a 9 milioni di euro. Trentino – In crescita i visitatori dei castelli - Oltre 325mila le presenze registrate nel 2014 nei cinque castelli provinciali. Segno molto positivo per il Castello del Buonconsiglio (+ 25%) e per Castel di Beseno (+ 14%), bene anche Castel Thun (+ 8%), il Castello di Stenico (+ 9%) e il “nuovo” Castel Caldes. L’incremento complessivo rispetto al 2013 è stato di circa il 20% con 326.793 presenze contro le 269.388 del 2013. Ottimo il numero registrato al Castello del Buonconsiglio che, grazie anche alla mostra dedicata a Dosso Dossi, è stato visitato da oltre 171mila persone ed ha fatto segnare un + 25% rispetto al 2013. Molto visitato nel 2014 è stato anche Castel Beseno, con oltre 46mila presenze e un + 14% rispetto all’anno precedente. Si migliora anche il Castello di Stenico (+ 9%) che, con le sue 22mila presenze, ha visto un buon “piazzamento”.
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Primo Piano
FEBBRAIO 2015
Quanti sono innanzitutto i comuni attualmente impegnati in un percorso di fusione? Sono fra i 60 e i 70, ovviamente con diversi gradi di convinzione e di reale possibilità di portarla a compimento. Comunque, si tratta di un movimento consistente, se pensiamo che rappresenta un terzo circa del totale dei comuni trentini. A che punto siamo arrivati? Come dicevo vi sono processi di fusione più o meno avanzati. In alcuni comuni è già stato esperito un ampio confronto fra i consiglieri e con i cittadini e in questi casi il Consorzio dei comuni sta fornendo un supporto informatico per aiutare gli amministratori a realizzare il proprio progetto di fusione dal punto di vista tecnico. Altri sono più indietro, e in questo senso le prossime due settimane saranno determinanti. Poi arriverà il fatidico 10 marzo. Sì, entro questa data i consigli comunali dovranno deliberare il proprio sì per dare corso al referendum per la fusione. Per questa delibera non occorre disporre del progetto di fusione completo, ma è necessario indicare il nome del nuovo comune, quella che sarà la sede legale (quella che viene indicata sui documenti legali, sarà comunque possibile per i comuni mantenere altre sedi), uno schema di massima sui tratti principali della fusione e uno schema del disegno di legge regionale per dare corso al processo di fusione. A corredo e a sostegno della deliberazione del consiglio comunale occorre il 15% delle firme degli elettori di ciascun comune. La parola spetterà poi ai cittadini. Sì, determinante sarà la volontà dei cittadini. Perché la fusione avvenga sarà necessario che il referendum raggiunga il quorum del 40% previsto dalla legge e la maggioranza di voti favorevoli. Dunque la scelta dei consigli che promuovono la fusione è proprio quella di “fare scegliere” i cittadini. Certamente sì. Anzi direi che la scelta dei consigli comunali che deliberano in favore del referendum è una dimostrazione di grande responsabilità che valorizza la democrazia ed il ruolo dei cittadini. Viceversa, il consiglio comunale che non promuove il referendum di fatto toglie la scelta ai cittadini e questo in alcune località del Trentino è stato anche causa di qualche polemica.
Entro il 10 marzo. Il percorso dei comuni verso le fusioni
Alessandro Ceschi, direttore del Consorzio dei comuni trentini, ci spiega tempistiche, opportunità e effettivi risparmi delle aggregazioni di Roberto Bertolini Oggi si parla molto di fusioni. Tra articoli di giornale e serate a tema, vengono spesso citati aspetti tecnici di una normativa sugli enti locali, recentemente riformata a livello provinciale e regionale, che presenta diversi aspetti di complessità. Per fare chiarezza su questo
processo, per certi versi storico, sentiamo Alessandro Ceschi, direttore del Consorzio dei comuni trentini e uno dei massimi esperti regionali di questa materia, in questi giorni impegnato in numerosi incontri sul territorio, proprio per spiegare pro e contro delle fusioni.
Alessandro Ceschi, direttore del Consorzio dei comuni trentini
Enti locali, il senso di una riforma La provincia ha inteso con i provvedimenti legislativi dimezzare il numero dei comuni, ritenuto eccessivo (210 contro i 117 dell’Alto Adige, a parità di popolazione). L’idea è di migliorare i servizi ai cittadini, razionalizzare le risorse, contenere la spesa corrente (costi di funzionamento dei comuni, es. personale) per aumentare la spesa per investimenti per fare crescere l’economia. L’obiettivo è quello di conseguire entro il 2018 una riduzione della spesa corrente pari a 200 milioni di euro l’anno. Abbassando la spesa corrente è possibile liberare risorse ad esempio per abbassare le imposte a famiglie e imprese.
(come ad esempio ad Imer, nel Primiero, dove il consiglio comunale ha detto no alla fusione, togliendo ai cittadini la possibilità di esprimersi sulla fusione con altri 4 comuni, dando corso a diversi malumori nella popolazione, ndr.). E dopo la deliberazione del consiglio che succede? La Regione dovrà indire una data per i referendum, entro luglio, e oggettivamente potrebbe tenersi in una domenica di giugno. In caso di esito positivo il consiglio, la giunta ed il sindaco restano in carica fino al 31 dicembre 2015, poi dal 1° gennaio 2016 vi sarà un commissario che porterà il nuovo comune alle elezioni a maggio del 2016. In caso di esito negativo del referendum, i comuni andranno invece a elezioni con i vecchi assetti presumibilmente ad ottobre del 2015. Che accade invece ai comuni che “stanno fermi”, nel senso che non stanno promuovendo nessuna fusione? I comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti, a partire dal 1° gennaio 2016 dovranno mettere in campo le gestioni associate dei servizi su tutte le funzioni (anagrafe, ufficio tecnico, ragioneria, operai ecc. ecc.) con altri comuni, appoggiandosi su ambiti territoriali individuati dalla Giunta provinciale. I consigli comunali ed sindaci restano, ma il comune è “svuotato” delle sue funzioni a favore delle gestio-
ni associate, che sarebbero centralizzate nel comune maggiore, così come alcuni organi quali ad esempio la Commissione edilizia. Dunque la fusione è l’unico mezzo per evitare le gestioni associate. Sì, la norma prevede appunto delle deroghe alle gestioni associate per quei comuni che abbiano dato corso entro il maggio 2015 (data delle elezioni amministrative) a processi di fusione; invece, per chi
intendesse avviarle dopo il maggio del 2015 occorrono come requisito minimo almeno 3 comuni o 2.000 abitanti. Non è finita: questo dovrà avvenire prima dell’individuazione da parte della giunta provinciale degli ambiti delle gestioni associate. In caso contrario il nuovo comune nato dalla fusione dovrà comunque far parte della gestione associata. Quali sono i veri risparmi di questa operazione?
Si tratta di un ragionamento ampio e di prospettiva. Sicuramente di tre livelli: il primo è di tipo organizzativo, ossia legato alla normativa del blocco del turn over (2 assunzioni ogni 5 pensionamenti, in vigore dal 2009 in provincia) che per i piccoli comuni non consentirà nel prossimo futuro di erogare servizi importanti. Poi, sempre a livello organizzativo, una pianta organica realizzata con una fusione permette un utilizzo
migliore del personale, la possibilità di specializzazione e dunque la minore necessità di consulenze e convenzioni esterne. A livello economico consentirà in primis di risparmiare sui costi degli organi politici, come consigli, giunte e sindaci. In alcune realtà che stiamo seguendo si arriva solo con questi ai 100.000 euro l’anno. Poi economie di scala, risparmi su acquisti e su licenze di software. A livello politico avremo comuni più ampi, capaci di scelte più rapide ad esempio in materia di governo del territorio, visto che ci sarà un solo ente responsabile a differenza di oggi. Quali i vantaggi diretti per i comuni? I comuni che deliberano il referendum in consiglio entro marzo e riescono a fare la conseguente fusione avranno diritto ad un regime di contributi per 20 anni. Questi contributi prevedono 67.000 euro a comune una tantum, più un contributo annuo da determinare in relazione al numero dei comuni coinvolti nella fusione e alla loro spesa corrente e possono arrivare ad un massimo di 250.000 euro l’anno. Inoltre questi comuni possono godere del blocco della riduzione del fondo perequativo a cui andranno invece incontro gli altri comuni a partire dall’anno prossimo. E chi volesse fare una fusione dopo le elezioni di maggio? Dal punto di vista economico c’è una grande differenza. Di fatto avranno la metà dei contributi.
Chi non ci sta – Verso le gestioni associate
A Carisolo niente fusione Contrariamente a quanto riportato dal Giornale delle Giudicarie nel numero di gennaio per quanto riguarda Carisolo-Giustino-Massimeno non ci sarà nessuna fusione, quantomeno prima della data del 10 marzo. A spiegarcelo è direttamente il sindaco di Carisolo, Arturo Povinelli: «Ci siamo trovati per una riunione informativa con i consiglieri – spiega – ma dopo quell’incontro abbiamo preferito proseguire separati e dare vita, dal 1° gennaio 2016 alle gestioni associate. Pensiamo che la presenza dei piccoli comuni possa garantire la vicinanza con la popolazione
ed essere comunque un modello sostenibile e ce ne
faremo carico. Non sempre vale il motto “grande è
Arturo Povinelli, sindaco di Carisolo
bello”, anzi le piccole dimensioni aiutano la partecipazione della gente e il loro senso di comunità. Non invidio certo comuni più grandi come Pinzolo in cui, a inizio dei consigli comunali, ci vogliono 40 minuti solo per approvare il verbale della seduta precedente». «Carisolo – spiega Povinelli – è un comune di quasi 1.000 abitanti che ha i conti a posto e un numero di dipendenti adeguato e non certo sovrabbondante, dunque con costi di gestione contenuti. Per questo non riteniamo necessario mettere in campo le fusioni».
Primo Piano
Fusioni, si delineano le posizioni
Dal Chiese alla Rendena, passando per la Busa. Ecco tutti quelli che “ci provano” Man mano che ci si avvicina alla data fatidica del 10 marzo (data utile per i consigli per deliberare il refeCominciamo in Val Rendena. Caderzone Terme, Bocenago e Strembo procedono abbastanza spediti verso il referendum. Negli ultimi giorni di gennaio vi sono stati diversi incontri con la popolazione, tutti abbastanza partecipati. «In queste serate abbiamo percepito – spiega Walter Ferrazza, sindaco di Bocenago – la volontà della gente di andare in questa direzione. Fra l’altro abbiamo consegnato dei piccoli questionari per capire l’orientamento della popolazione ed aumentare al massimo la partecipazione. Ci interessa che la gente sia bene informata e documentata sulla fusione e sulle gestioni associate e abbiamo voluto parlare dei pro e contro di entrambe le soluzioni con la massima trasparenza e lealtà». Nelle prime due settimane di febbraio sarà redatto il progetto di fusione che determinerà sede, nome, modalità di gestione del comune unico e sarà poi sottoposto ai consigli comunali. Dibattito sul nome, anche questo tra i quesiti del questionario informale. Salgono le quotazioni di Terme di Rendena. «Spero si possa fare questa fusione – spiega Ferrazza – sento che c’è un buon fermento fra i cittadini. Di certo dovrà garantire migliori servizi per i cittadini.
rendum) si delineano le posizioni dei comuni rispetto alle ipotesi di fusione.
Se il referendum dicesse no alla fusione, preannuncio che mi opporrò con tutte le forze alle gestioni associate, impraticabili in Val Rendena per come sono impostate. Anche con un ricorso alla Corte Costituzionale e un’impugnativa della legge al Tar.» A Breguzzo-Bondo-Roncone-Lardaro la fusione sembra avere ripreso slancio dopo un periodo di piccole frenate e dubbi in alcuni gruppi comunali. Oggi le tappe sembrano più definite e febbraio dovrà essere il mese-chiave. Negli ultimi giorni di gennaio, su richiesta di Roncone vi è stata una prima votazione nei vari consiglio comunali di una mozione di intenti. Un modo per testare i reali numeri a sostegno dei referendum nei singoli consigli. Unanimità a Bondo e Lardaro, un astenuto (Celeste Bazzoli) a Roncone e prima votazione senza numero legale a Breguzzo. Necessario il bis per i comune guidato da Antonello Ferrari. Nei prossimi giorni vi saranno incontri con i cittadini per spiegare la fusione, con il direttore del Consorzio dei comuni Ceschi. Per il nome si pensa ad Alta Giudicarie.
La sera dell’8 gennaio verrà certamente ricordata negli anni a venire nei tre paesi della bassa Rendena. L’aula magna della scuola elementare di Darè era stracolma di gente attenta, curiosa e interessata. Al tavolo le autorità sono numerose, a partire dall’assessore provinciale Carlo Daldoss.Accanto a lui Paride Gianmoena (presidente del consorzio dei comuni trentini), Mario Tonina (consigliere provinciale), Alessandro Ceschi (direttore del consorzio dei comuni), Ezio Loranzi, Emanuele Bernardi e Bruna Collini (rispettivamente sindaci di Vigo, Darè e Villa Rendena). I discorsi introduttivi servono per illustrare il cammino percorso nelle ultime settimane. L’ipotesi, si spiega, viene in un primo momento portata avanti per i 5 paesi del fondovalle, ma ben presto le giunte di Spiazzo e Pelugo decidono di smarcarsi. La legge provinciale fissa il termine ultimo per la presentazione delle proposte di referendum per la fusione al 10 marzo. Bernardi conclude il suo esauriente intervento prospettando la certezza di un notevole aumento dei costi comunali associato alla diminuzione dei trasferimenti dalla provincia nel futuro immediato. Di qui la necessità di fare fronte compatto: i paesi della bassa Rendena presentano affinità economica, sociale, culturale; condi-
Il tavolo dei relatori nella serata a Darè
A Zuclo e Bolbeno la prima metà di gennaio è stata determinante per dare una spinta decisiva alla fusione. Il 19 e 21 gennaio si sono svolte rispettivamente a Zuclo e Bolbeno due partecipate assemblee con la popolazione, con la presenza dei sindaci, giunte consigli e del consigliere provinciale Mario Tonina, dopo quella del 16 dicembre tra i due consigli. Buono il grado di adesione della popolazione alla proposta; a Zuclo in particolare la serata ha registrato anche tre interventi decisamente contrari all’idea in un clima complessivamente favorevole. Su tutto, però, ha prevalso l’idea di dare voce ai cittadini attraverso lo strumento del referendum. Così anche a Bolbeno dove i commenti all’idea sono stati generalmente positivi. La sensazione è che nelle prossime sessioni di consiglio le due assemblee comunali potrebbero deliberare il
progetto di fusione, per poi andare a referendum una domenica di maggio o di giugno. Dubbi per quanto riguarda il nome, si potrebbe fare la somma dei due attuali, ma si cerca qualcosa di nuovo. Quesito aperto ai cittadini, chi ha idee le faccia pervenire ai comuni. Infine Condino-CimegoBrione ci riprovano. Questa volta in tre, dopo che nella sessione referendaria del 14 dicembre la fusione fu affossata dal voto di Castel Condino, a fronte di risultati decisamente positivi negli altri tre comuni. «Proprio questa constatazione – spiega Carlo Bertini, sindaco di Cimego – ci conferma che i nostri cittadini volevano la fusione, dunque ci sembra giusto riproporla, questa volta a tre comuni». Dunque stesso percorso degli altri, entro il 10 marzo delibera di consiglio comunale e poi referendum.
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A metà febbraio in consiglio comunale
A Ragoli, Preore e Montagne la fusione procede spedita di Umberto Fedrizzi
Tra i vari progetti di fusione che vedono protagonisti numerosi comuni delle Giudicarie, uno dei meglio avviati e definiti è quello che punta all’unificazione di Ragoli, Preore e Montagne; un processo che, come sottolineato dai sindaci dei tre paesi, appare quasi naturale vista la vicinanza non solo geografica, ma anche sociale ed istituzionale (si pensi ad esempio alla presenza della “Regole Spinale e Manez”) che esiste tra queste comunità. Per quanto riguarda il lavoro pratico, che finora non è stato accompagnato da atti formali (se si esclude l’affidamento al Consorzio dei Comuni dell’incarico di redarre il progetto di fusione, avvenuto lo scorso autunno), è importante ricordare che, tra fine novembre 2014 e gennaio 2015, ciascuna delle tre amministrazioni ha organizzato un incontro con i propri censiti. È stata questa l’occasione non solo per esporre il progetto di fusione e le possibili ipotesi sul futuro dei paesi, ma anche per ascoltare le domande della popolazione su questioni spinose come gli usi civici o il nome e la sede del nuovo comune. A seguito di questi incontri (fondamentali perché permettono di condividere con gli abitanti un percorso che in primis deve essere supportato proprio da loro), vi sono state delle riunioni tra le giunte dei tre comuni, all’interno delle quali si è discusso più nello specifico di alcuni “nodi operativi” che riguardano il processo di fusione. Verso la fine di febbraio verrà poi compiuto un passo decisivo in vista della realizzazione definitiva di questo progetto. All’interno di ciascun consiglio comunale, verrà infatti approvata la delibera di fusione che dovrà, in un secondo momento, essere presentata alla Provincia unitamente alla richiesta di indizione del referendum e alla raccolta firme (che dovranno esprimere la volontà del 15% degli elettori di ciascun paese coinvolto) a sostegno del processo. Prima della delibera di consiglio, è intenzione delle amministrazioni invitare le tre comunità alla partecipazione ad un unico incontro, durante il quale verranno svelati in anteprima nome e sede del futuro comune. Proprio per quanto concerne il nome, gli stessi cittadini sono stati invitati, negli ultimi tempi, a formulare le loro proposte che, seppur non moltissime, sono state utili alle amministrazioni per prendere la decisione definitiva. Se l’iter sopra descritto dovesse andare in porto nei tempi stabiliti, già tra maggio e luglio di quest’anno potrebbe essere indetto il referendum sulla fusione. A quel punto sarà onere ed onore dei cittadini scegliere il destino di queste tre storiche comunità.
Vigo, Darè e Villa Rendena puntano al referendum e al comune unico
Verso “Ville in Rendena” di Enrico Gasperi
vidono la montagna; piccolo è bello, ma non più economico. Lo spauracchio è l’aumento consistente delle tasse: per mantenere lo stesso livello dei servizi, fondamentale diventa il referendum che, nel caso di esito positivo, porterebbe anche in dote un sostanzioso contributo provinciale per vent’anni. L’alternativa è la certezza di ridurre i servizi e mettere le mani nelle tasche dei censiti. Per un buon italiano una ragione sufficiente, ma dalla sala emergono brusii di diffidenza. Anche se gli orticelli sono piccoli, il “terrore” è perdere identità e tradizioni, ma Bernardi rassicura: i toponimi rimarranno immutati e le vecchie e nuove Asuc potranno assorbire e gestire le proprietà dei singoli attuali paesi Bruna Collini ribadisce i medesimi concetti, valorizzando però la deroga dei privilegi di legge anche se la fusione riguarda tre piccolissimi paesi
che in tutto fanno solo 1800 abitanti. Dopo l’intervento dell’ultimo sindaco Ezio Loranzi tocca all’assessore Daldoss. Con precisione e competenza illustra i patti finanziari con il governo centrale (riduzione di un miliardo complessivo di risorse entro il 2018), spiega gli obblighi di gestioni associate e la necessità di superare questo scoglio attraverso microfusioni “facilitate”. Parla con chiarezza e ci mette il cuore: in questi tempi complicati a stare assieme si fanno le cose meglio, si può lasciare alle generazioni future un miglior livello di organizzazione dei servizi sociali, di efficienza dell’amministrazione Si tratta di svolte decisive, non vi è alcun obbligo dall’alto, solo grande senso di responsabilità di tutti, provincia, comuni e cittadini. L’intervento può essere riassunto nella frase finale: “I tempi sono cambiati e le persone intelligenti hanno due modi di affron-
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tarli: in maniera attiva, governandoli, oppure in modo passivo, subendoli” Tocca quindi a Tonina: porta la sua esperienza diretta di amministratore orgoglioso che ha realizzato una delle prime fusioni ben riuscite del trentino (Comano Terme, risultato di due comuni e 19 frazioni) e avvalora le parole dei precedenti interventi, con ampie garanzie sulla permanenza dell’identità, che resta nei toponimi, nelle associazioni, nelle asuc e nel volontariato. Su questi temi anche Gianmoena e Ceschi danno ulteriori conferme e rassicurazioni e invitano anche a guardare con interesse i vantaggi di unioni di forze, di persone, di risorse. Dalla sala emergono preoccupazioni sulle differenze tra i bilanci dei comuni. C’è chi teme che le aliquote Imu vengano pareggiate in alto (ma è certo che in caso di mancata fusione schizzeranno ai massimi e probabilmente
ancora non basterà, la secca osservazione di Daldoss). Si scopre anche che in passato, per ragioni di stretto campanilismo, si è persa l’occasione di una prima unione che avrebbe portato ben pochi disagi e molti vantaggi, ma a volte i tempi hanno esigenza di maturare, come sottolinea dalla sala un ex amministratore. Il nome e la sede sono certamente questioni banali e poco rilevanti, ma un brusio accompagna la proposta dal tavolo di “Ville in Rendena”, che a molti ricorda la campagna di una nota agenzia immobiliare. Dalla sala viene proposto San Valentino, la valle e la montagna cui accennava Bernardi a inizio serata, una chiesa che serve comunemente tutti da quasi dieci secoli, un santo mite e fortunato che invita a volersi bene. Proposta avallata da oltre un centinaio dei presenti che chiedono la possibilità di una consultazione su una rosa di nomi. Il clima si fa frizzante e positivo e si chiude con la provocazione finale di Daldoss, che vede questa operazione come una prima tappa verso ulteriori fusioni, magari a livello di intera valle Rendena: secondo la nuova normativa l’ipotetico comune assumerebbe e assorbirebbe contestualmente anche le competenze della comunità di valle.
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Politica
FEBBRAIO 2015 Il toto-sindaco
Maggio, alle urne in soli 15 comuni? Se ci sarà l’ok dei consigli entro il 10 marzo, la prossima sarà una tornata elettorale “dimezzata”. Pinzolo, grande bagarre. Storo, Giovanelli si ricandida? Comano Terme, Bombarda preme. Tione, “Comunarie” flop Ecco allora che il toto-sindaco quest’anno sarà per ora un po’ più “povero” del solito, mancando tanti comuni all’appello, anche se quelli principali ci sono, eccome. Storo. Partendo da Storo, che – nonostante il recente incontro tra il sindaco Giovanelli e l’omologo Cimarolli - ben difficilmente riuscirà a intavolare una fusione in così poco tempo. Ecco allora che la bagarre elettorale è già partita, con l’avvocato Luca Turinelli che ha rotto gli indugi dicendosi disponibile a convogliare attorno alla sua persona uno schieramento variegato, partendo da parte della sua attuale area consigliare di minoranza e corteggiando anche alcuni pezzi della maggioranza di Giovanelli, in particolare l’area Patt di Loretta Cavalli. Poi c’è ovviamente Vigilio Giovanelli, sindaco in carica e recordman di preferenze che, se in primo tempo aveva fatto trapelare di essere pronto a lasciare, ora forse sta ripensando ad un nuovo impegno da primo cittadino. Il panorama politico, però, è molto frammentato (nella scorsa tornata vi furono addirittura 11 liste) e resta da vedere cosa farà il Pd: nel 2010 il partito sostenne al primo turno Salvatore Moneghini e si fermò al 13,27, poi al ballottaggio appoggiò Giovanelli ed ebbe come vicesindaco Giusi Tonini. Nelle elezioni europee del 2014, il Pd però ha raggiunto il 42% in paese e dunque
Partiamo con il dire che siamo nel campo delle ipotesi, poiché, al momento di andare in stampa con il Giornale delle Giudicarie non c’è ancora nulla di ufficiale. Ma, se tutti i progetti di fusione fra i comuni giudicariesi attualmente in discussione dovessero essere ratificate dai rispettivi consigli comunali, quella di maggio
sarebbe una tornata elettorale “dimezzata”, con solo 15 comuni giudicariesi chiamati alle urne. Le prossime 3-4 settimane saranno la cartina tornasole: infatti i consigli dovranno votare le proposte di fusione entro il 10 marzo, congelando le elezioni e rinviando la scelta ai cittadini con il referendum di giugno/luglio. Cereghini e Bonomi. Già, Bonomi. Il sindaco in carica non ha ancora sciolto le riserve circa una sua ricandidatura, che oggi è al 50 e 50. Con lui c’è la giunta e la possibilità di proporre in alternativa al suo, un nome sempre all’interno dell’esecutivo. Su tutto, da definire la posizione del Patt, vera mina vagante a Pinzolo.
i democratici storesi potrebbero far valere questa affermazione (tenendo comunque conto che le dinamiche elettorali non sono assolutamente sovrapponibili) proponendo proprio Moneghini o Tonini come primo cittadino. Scalda i motori anche una lista del Movimento 5 Stelle che fa riferimento ad Angelo Melzani. Tione. A Tione in queste settimane si è vissuta una situazione anche un po’ surreale. A fronte di un sindaco in carica, Mattia Gottardi, confermato dalle liste che lo sostengono e pronto a ricandidarsi, c’è molto fermento nelle minoranze tionesi. Così tanto da aver indetto delle similprimarie, chiamate “Comunarie”. E fin qui, nulla di strano, anzi un esercizio di democrazia. Ciò che è perlomeno singolare è che il “Laboratorio per l’alternativa”, così è denominata l’associazione degli antagonisti di Gottardi, ha voluto sino all’ultimo coinvolgere anche l’attuale sindaco nelle primarie, il quale naturalmente ha declinato l’invito. Presentate con molta enfasi dal “Laboratorio per l’alternativa”, le Comunarie si sono svolte domenica 25 gennaio. Risultato? Non esaltante dal punto di
vista della partecipazione, con soli 164 votanti su 2.800 aventi diritto a Tione, praticamente neanche il 6% degli elettori. Per la cronaca Alessandro Rognoni ha totalizzato 91 voti e dunque sarà il candidato sindaco che sfiderà Mattia Gottardi. Ci si chiede, però dove siano finiti gli “oltre 800 votanti online” e i “463 firmatari” per le Comunarie, decantati dal “Laboratorio”. Il panorama dovrebbe essere dunque quello che opporrà da una parte il sindaco Gottardi con liste civiche a sostegno; dall’altra Alessandro Rognoni, renziano della prima ora e impiegato di banca sostenuto da una civica che potrebbe però essere una lista di partito firmata Pd.
Pinzolo. Situazione ingarbugliata a Pinzolo. Partiamo con i dati certi. Ci sarà come candidato sindaco Michele Cereghini, classe ‘74, ingegnere, un passato da ottimo giocatore di hockey, che già da diversi mesi è uscito allo scoperto coagulando attorno alla sua figura alcune forze civiche di Pinzolo, ed alcuni nomi noti della comunità, come Tomaso Bruti, Augusto Gallucci, Roberto Failoni e, a Campiglio, Diego Valentini. Sempre nella stazione sciistica sta nascendo una lista solo di campigliani a sostegno di Cereghini. Anche Gigi Olivieri è con lui, mentre invece Mauro Mancina sembra molto defilato. Di certo c’è anche chi da pochi giorni ha fatto la sua apparizione, per ora virtuale, la Civica PMC (PinzoloMavignola-Campiglio) che per ora si è presentata su Facebook con uno slogan abbastanza chiaro che invita all’equidistanza “Lontani dalle politiche di Bonomi e Cereghini per costruire il futuro partendo dai giovani!” e attraverso una lettera che bolla la coalizione di Cereghini come “troppo eterogenea” e si definisce un “piccolo cantiere di idee”. Dunque corsa da soli. Oppure, come sembra sia nelle intenzioni di Marco Collini, anima del gruppo, determinare con la propria presenza il ballottaggio e poi porsi come l’ago della bilancia in caso di sfida tra
Comano Terme. A Comano si decide il dopo Livio Caldera. Da molti invocato, Luca Martinelli, artigiano e vice-presidente della Cassa Rurale Giudicarie-Valsabbia-Paganella sembra non sarà della partita perché lui stesso ha declinato per motivi professionali. Si sta muovendo invece l’ex-consigliere provinciale Roberto Bombarda, che cerca di raccogliere intorno a sé i suoi sostenitori ai tempi dei Verdi e alcuni consiglieri dell’attuale maggioranza. Maggioranza che, però, sta valutando anche i nomi di Sandro Flaim, dirigente provinciale ed ex-presidente dei cacciatori trentini e Rosanna Parisi, funzionaria dell’agenzia del lavoro e già presidente della locale Apt: decisive per la scelta le prossime due settimane. Non filtra nulla, invece, dalle fila della minoranza “Il Ponte” di Gian Marco Trentini, che sembra non si riproporrà. Gli altri paesi. Di fatto in Valle del Chiese oltre a Storo andrà alle urne certamente il nuovo comune di Valdaone dove si dà per probabile la candidatura di Ketty Pellizzari, classe ‘73, fino al 31 dicembre vicesindaco di Daone (ora commissariato dopo la fusione) che riceve l’eredità amministrativa di Ugo Pellizzari. In Rendena restano fuori dai giochi per le fusioni Pelugo, dove si ricandiderà quasi certamente Stefano Galli, sindaco in carica, con la sua lista Comunità Reale, mentre nella lista di minoranza, Lista 1,
che comprende anche l’exsindaco Campidelli i giochi sono ancora da fare, e Spiazzo molto probabile ricandidatura di Ongari e della giunta attuale, dall’altra parte nonostante le diverse richieste di essere di nuovo capolista, difficile un ritorno dell’ex-sindaco Emanuele Bonafini e dunque ruoli da definire. Poi Carisolo, dove ci sarà di certo il sindaco Arturo Povinelli confermando gran parte della maggioranza con qualche nuovo innesto, mentre anche la minoranza consigliare che sostenne Dario Polli si sta muovendo. A Giustino Luigi Tisi può tentare il tris, dopo due legislature alla guida del comune, l’ultima con lista unica; a Massimeno possibile riedizione della sfida del 2010 che sorrise a Enrico Beltrami, nei confronti di Angela Ferrazza. Nelle Esteriori partiamo da Stenico, dove è certa la ricandidatura di Monica Mattevi, attuale sindaco: tra le minoranze ancora da definire il candidato sindaco nella lista “Insieme” di Lino Scaravonati che nel 2010 si fermò al 28% e della lista di Rodolfo Sicheri “Il comune di tutti”. Nel nuovo comune di San Lorenzo-Dorsino, la maggioranza uscente nel comune più popoloso potrebbe puntare sul vicesindaco uscente Stefano Bonetti, il più votato nella scorsa tornata o su un’altra figura di un giovane. Occorre vedere però come si interfaccerà con le due liste presenti a Dorsino, quella del sindaco Giorgio Libera e quella di Omar Appoloni. Dietro le quinte sta lavorando anche l’ex-sindaco Walter Berghi alla costituzione di una lista “trasversale”. A Fiavè certa la candidatura del sindaco Nicoletta Aloisi, mentre nelle file dell’attuale minoranza c’è fermento e si valutano più candidature, fra cui quella di Enzo Caresani, libero professionista e Comandante dei locali Vigili del fuoco volontari. Nel Bleggio Superiore, infine, a sfidare il sindaco Alberto Iori sarà molto probabilmente Massimo Caldera, molto attivo nella costituzione di una nuova lista.
Attualità
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L’Assessore Daldoss promette semplificazione e attenzione al territorio
Urbanistica provinciale: ecco la nuova riforma Regole più chiare. La proposta prevede l’accorpamento delle disposizioni in un regolamento unitario provinciale che prevarrà sui regolamenti comunali. Non sarà quindi necessario che ogni Comune modifichi il proprio regolamento per adeguarsi alle mutate norme provinciali. Da questo punto di vista ci saranno norme uniformi su tutta la Provincia, si spera più chiare e semplici - cosa tuttavia non scontata, che dovrà essere attentamente verificata - ma potrebbe anche esserci il rischio che le norme provinciali vengano individuate tenendo conto delle esigenze dei centri urbani e che l’applicazione nei piccoli comuni e alle zone di montagna possa presentare qualche problema. Stop al consumo di suolo, recupero dei centri storici. La proposta di riforma prevede inoltre di bloccare il consumo di nuovo suolo agricolo a fini di edificazione, di limitarlo alla realizzazione delle prima casa di abitazione e di favorire la riqualificazione degli edifici esistenti prevedendo minori oneri di urbanizzazione e possibilità di demolizioni e ampliamenti di volume. In centro storico, secondo questa proposta, sarà possibile sopraelevare di un metro quasi tutti gli edifici, qualora necessario per realizzare nuovi alloggi in mansarda e ciò superando tutte le norme Comunali. Sempre per favorire la semplificazione e la responsabilizzazione dei vari Enti interessati, il Piano Territoriale di Comunità avrà effetti diretti e non sarà necessario per i Comuni recepirne i contenuti con riferimento alle previsioni relative alle
In pochi anni, dal 2008 anno occupazionali. L’Assessore di Enzo Ballardini della sua approvazione ad Daldoss, ad un anno dal suo oggi, la legge provinciale sull’urbanistica è stata og- insediamento, ha presentato pochi giorni fa le linee getto di numerose modifiche e considerando anche principali della riforma complessiva della legge urla miriade di regolamenti di attuazione, delle norme banistica provinciale, destinata ad introdurre rilecontenute nei Piani di Comunità e nei Piani Regola- vanti modifiche. Il principale obiettivo indicato sarà tori dei Comuni, ci troviamo davanti ad una intrica- quello della semplificazione; in un settore dove nel ta giungla burocratica. Questa situazione si inseri- tempo si sono stratificate decine e decine di norme, sce in un contesto di crisi economica, in particolare questa è diventata un’esigenza improrogabile. Non del settore delle costruzioni, che crea grosse preoc- è la prima volta che si parla di semplificazione e specupazioni per le pesanti ricadute anche in termini riamo che questa sia la volta buona.
L’assessore provinciale Carlo Daldoss
attrezzature pubbliche, aree produttive e aree commerciali. Semplificazione e demolizione edifici “incongrui”. Per quanto riguarda le autorizzazioni le norme dovrebbero essere più semplici, verrà introdotto il “permesso di costruire” al posto delle concessioni edilizie e la SCIA (segnalazione certificata di inizio attività) che varrà per tutti gli altri casi. La proposta di Daldoss introduce un’altra novità importante, prevedendo la demolizione dei cosiddetti manufatti “incongrui”. Verranno infatti incentivate le demolizioni di edifici e ca-
pannoni dismessi e degradati ricorrendo a premi in termini di bonus volumetrici e crediti edilizi. Prevista la demolizione obbligatoria in casi eclatanti di immobili definiti “ecomostri” attraverso una ricognizione su tutto il territorio provinciale.
le seconde case per tempo libero e vacanze, nota come legge Gilmozzi, la proposta fino ad ora non introduce alcuna modifica, anche se le richieste per una maggiore liberalizzazione sono giunte da molte parti. Questa proposta è stata presentata dall’Assessore Daldoss agli amministratori e agli operatori del settore per ottenerne pareri e suggerimenti. Nei prossimi mesi con gli elementi che verranno avanzati, verrà predisposto il disegno di legge che probabilmente verrà portato all’attenzione del Consiglio provinciale entro l’estate. Nei prossimi mesi sarà possibile verificare se i principi ispiratori della riforma verranno tradotti effettivamente in norme concrete che possano permettere di fare chiarezza in una normativa complessa e intrigata. Da solo questo non sarà sufficiente per contrastare la crisi del settore, ma potrebbe rappresentare un segnale positivo in attesa che gli indicatori economici tornino ad essere favorevoli.
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Aree produttive. Per quanto riguarda le aree produttive è previsto un ampliamento della possibilità edificatoria anche per servizi ed impianti di interesse collettivo, strutture di servizio, zone per la logistica, mense, pubblici esercizi e sportelli bancari, fino ad ora non possibile. Per quanto riguarda la limitazione introdotta da alcuni anni per la realizzazione del-
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Attualità
FEBBRAIO 2015 Il centro sta cannibalizzando la periferia. Che, a volte, se lo merita pure...
Le politiche inutili della periferia E al tempo stesso generato benefici immediati a ditte appaltatrici, ingegneri, architetti e progettisti e all’intero indotto del comparto edile. Opere di impatto immediato per le comunità. Che in prospettiva, però, non servono a dare fiato asfittiche economie dei piccoli centri di periferia. In special modo per quelli per cui il turismo è solo un complemento marginale. E dove sarebbe utile usare l’invettiva, perché il sistema economico locale possa avere degli appigli di crescita. Del resto, cosa c’è di più inutile di un bel marciapiede vuoto, dove non c’è nessuno che vi cammina? Cosa c’è di più irrazionale di costose processioni di corpi illuminanti che fanno luce su strade desolatamente deserte per 365 giorni (e notti) l’anno? Cosa c’è di più irragionevole di un faraonico palazzo municipale pieno di stanze e stanzette vuote e improbabili auditorium, utilizzati all’uno per cento delle loro potenzialità? Purtroppo, mentre la città ha puntato su poli museali di grande appeal sul turismo e sulla periferia. Mentre le aziende di soggiorno dell’Asta dell’Adige hanno inventato e tenuto a battesimo manifestazioni, mercati e mercatini in grado di calamitare le masse, per dare agio alle proprie strutture ricettive, ai propri bar, ai propri ristoran-
di Ettore Zini Probabilmente, se potesse, trasferirebbe in città anche le piste da sci. E’ strabiliante come il Centro stia gradualmente cannibalizzando la periferia. Un fenomeno sempre più accentuato negli anni, di cui i paesi periferici fanno finta di non accorgersi. Lo dimostra il fatto che, mentre Trento ha radicalmente aumentato i suoi sforzi per risucchiare sempre più utenti dalle Valli, i comuni di Provincia sono rimasti immarcescibilmente legati a copioni fine a se stessi. A programmi statici: poco adatti a fare da volano alle
proprie economie. Se andiamo a scorrere i proclami elettorali dei nostri amministratori, almeno il 70% delle opere annunciate e messe in cantiere durante la legislatura si riducono a iniziative strutturali di abbellimento di strade, marciapiedi, palazzi comunali, arredi urbani, parchi giochi per bambini, impianti di illuminazione, caserme per i vigili del fuoco, palestre, piscine e via dicendo. Strutture indubbiamente utili. Che, negli anni, hanno contribuito a migliorare estetica e funzionalità dei centri urbani. bastanza facile rapportando costi e benefici, comprendere come la maggior parte delle nostre amministrazioni si siano avventurate in opere che negli anni a venire, anche in vista dei processi di fusione in atto, si riveleranno sbagliate, o comunque superflue.
Ponte a Caderzone Terme
ti, ai propri negozi, ai propri centri commerciali, quasi tutti i comuni dell’hinterland trentino si sono adoperati, per lo più, in opere scarsamente utili allo sviluppo economico delle proprie comunità. Investimenti improduttivi: denari infruttuosi per la vita delle comunità locali. Contributi
chiesti e mal utilizzati, in una visione prospettica di cortissimo termine. E’ il caso di arredi urbani, che avrebbero dovuto costituire un richiamo turistico sicuro. Ma che alla fine si sono rivelate dispendiose e deludenti. Gli esempi? Non mancano. Tutti legati a momenti
economici più spensierati. A personalissimi canoni del bello. A politiche superate. Inadatte, a dare prospettive future alle nuove generazioni. Basta dare uno sguardo gli interventi più significativi di molti comuni giudicariesi, per comprendere quanto stiamo dicendo. Come è ab-
In vista delle prossime elezioni, quindi, può essere di grande aiuto fare una serie di riflessioni in materia. Per mettere i nuovi amministratori nelle condizioni di puntare su programmi concreti. Capaci di utilizzare le risorse non solo in funzione del bello, del pratico o più semplicemente del ritorno in termini di immagine e di voti. In quest’ottica sarebbe davvero importante guardare ad altre realtà, molto più pragmatiche delle nostre. L’Alto Adige, per esempio. Dove ogni spesa, ogni utilizzo di denaro pubblico deve avere delle solide motivazioni. Che senso ha del resto disporre di uffici turistici megagalattici, e non avere il turismo? Che senso ha spendere migliaia
di euro per ristrutturare le malghe di montagna se l’economia contadina della zona è estinta? Che senso ha investire milioni di euro per palestre o piscine di cui non sono ben chiari i piani di utilizzo? Che senso ha disporre di mega strutture per convegni e dibattiti se, buona parte degli auditorium o delle sale conferenza di cui disponiamo rimangono desolatamente vuote per 365 giorni l’anno? Una legge ferrea dell’economia dice che un investimento per essere tale, deve rendere. Ben vengano quindi recuperi di strutture e pascoli di montagna, ma solo se accompagnati da nuove politiche di utilizzo rivolte soprattutto ai giovani. Ben vengano mega strutture per il turismo o le attività di contorno. Solo però dopo aver soppesato e predisposto misurati piani impiego. Mai come ora il futuro delle nuove generazioni è incerto e pieno di ostacoli. Il minimo che possono fare i nostri amministratori pubblici è non sprecare le risorse. Ma, utilizzare quello che c’è, non per lastricare d’oro strade e marciapiedi e attività consimili. Ma produrre iniziative e progetti capaci di offrire un ritorno economico alla periferia. La Città, molto intelligentemente lo ha fatto a nostro danno. Possibile che non si sia in grado di inventare qualcosa in grado di invertire i ruoli?
Da Parigi un messaggio preoccupante L’EDITORIALE di Adelino Amistadi
Continua dalla Prima Ma la civiltà millenaria di cui ci vantiamo ci impone una reazione meditata e ragionata. Calma e sangue freddo. Siamo un po’ tutti pervasi da paura, abbiamo bisogno di sicurezze, ci sentiamo coinvolti quanto i francesi in una guerra che non è guerra, ma forse qualcosa di peggio: è terrorismo. Non entro nel merito delle motivazioni apportate per giustificare la loro barbarie, non hanno senso, quelli sono solo terroristi che usano l’Islam e la religione per inseguire i loro deliri, i loro sogni di conquistare il mondo. Lungi da me la tentazione di sostenere che tutti gli islamici siano terroristi, quelli che lo sono devono essere combattuti con fermezza e determinazione, senza pensare ad iniziative precipitose ed irrazionali che potrebbero peggiorare le cose. Bisogna prendere atto che la quasi totalità del terrorismo mondiale, oggi, si basa, a torto o a ragione, su quella religione pro-
Le autorità alla manifestazione post attentato a Parigi
fessata da più di 1 miliardo e mezzo di persone. Qualche anno fa, con la morte di Bin Laden, si credeva forse di aver risolto il problema del terrorismo islamico. Da quel giorno invece la cancrena si è sviluppata e continua a crescere sin davanti alle nostre case. Quando s’impostava in Europa, ed in Italia in particolare, la linea di accoglienza degli immigrati, ci fu qualcuno, soprattutto negli ambienti ecclesiali,
che ci aveva avvertito quanto potesse essere difficile l’integrazione con il mondo islamico. Ma i nostri politici, faciloni o i indolenti, o tutti e due, non hanno dato importanza a questi avvertimenti. Si diceva allora: benvenuti i migranti che vengono per vivere in mezzo a noi, convivere con noi in un clima di reciproco rispetto. Ma quando alcuni Imam cominciarono a predicare nelle Moschee di Milano, Torino, e Genova che in Italia i bravi
mussulmani dovevano combattere il nostro modo di vivere, e trattarci da infedeli, e stare separati da noi, allora comprendemmo che le cose non stavano come avevamo sperato: si ritenevano portatori di una civiltà superiore, da non confondere con la nostra che era tutta da gettare. Venivano per lavorare, guadagnare, ma con nessuna volgia di integrarsi. Quanto è successo in Francia conferma questi miei ragionamenti. Infatti, a suo tempo, furono in pochi a manifestare per l’attacco alle Due Torri, così come oggi sono pochi e flebili le loro voci nel condannare pubblicamente la strage parigina. Di fronte a quanto sta succedendo anche la strategia dei paesi europei nei confronti dei migranti si trova in grosse difficoltà. Le strade da percorrere non sono molte. Messa da parte l’insipienza della Lega e del suo leader Salvini che coglie la palla al balzo per la sua campagna elettorale facendo di ogni erba un fascio, non è predicando
l’odio che si fermerà il terrorismo. Nè avviando nuove campagne militari: le guerre combattute dagli occidentali negli ultimi anni ci hanno messo in guai ancora peggiori. Hanno avuto il solo risultato di moltiplicare i terroristi. L’unica risposta è insistere nell’integrazione. Quella vera. Intransigente, rigorosa, fondata sul reciproco rispetto. L’Occidente deve dare risposte forti, senza ambiguità, il lato oscuro dell’Islam va isolato e combattuto senza mollezze né tolleranze dal gusto ideologico d’altri tempi. Nella nostra società ci può essere posto solo per i mussulmani che accettano le nostre leggi, scritte e non, le nostre usanze, le nostre tradizioni. E questo vale per tutti i migranti di qualsiasi religione, ma vale ancora di più per quella che troppe volte s’è dimostrata l’alibi perfetto per diffondere il terrorismo in Europa e nel mondo. Questa è la mia opinione, sarebbe interessante sentire anche la vostra.
Sanità C’era da rimediare a un Pronto Soccorso provvisorio. Che, secondo i progetti iniziali, non avrebbe dovuto essere lì, in quanto soluzione transitoria in vista della ristrutturazione del vecchio punto di prima accoglienza. E, che ti fanno i soloni dell’azienda sanitaria di Trento? Invece di predisporre una soluzione progettuale adeguata, formulano una proposta impossibile da prendere in considerazione. Basta osservare il rendering. Vale dire la soluzione prospettica, di quegli elaborati progettuali, per capire quanto siano pertinenti le osservazioni della Commissione. Piazzare un prefabbricato di traverso all’ingresso del nosocomio e creare un tunnel all’interno di “un cul de sac” tra i due ospedali, per il carico e scarico delle autoambulanze, non solo è un affronto alle più elementari norma paesaggistiche, ma pone seri problemi a sicurezza e transito delle squadre di soccorso. Senza, al tempo stesso, dare una risposta accettabile al problema. L’aveva già anticipato il sindaco Mattia Gottardi. “Quella struttura potrebbe essere troppo impattante. Bisognerà fare le opportune valutazioni”. Il giudizio del primo cittadino di Tione è stato puntualmente confermato dalla commissione edilizia. Che, dopo la presentazione del progetto, ha di fatto, bloccato l’iter per la messa a norma del Pronto soccorso dell’ospedale tionese. “Dopo un approfondito esame – scrive la CEC – si rileva che il progetto presenta rilevanti problematicità dal punto di vista paesaggistico, poichè la struttura non s’inserisce nel contesto, crea forti contrasti di tipo architettonico con le strutture ivi presenti, alterando i rapporti stilistici e volumetrici”. I rilievi mossi dalla Commissione non si limitano solo ad appunti estetici. Ma, sono funzionalità e sicurezza le motivazioni principali del diniego: “Sembra inopportuno collocare la nuova struttura di fronte all’ingresso principale dell’ospedale, sia in relazione alle vie di evacuazione del personale e dell’utenza, sia per l’accesso e il posizionamento dei mezzi di emergenza e soccorso. Si decide, pertanto, di sospendere la pratica in attesa di un confronto con l’APSS”. È un aut aut a tutto tondo quella della CEC del comune, che ha rimesso in discussione l’intero progetto e, solo dopo questa so-
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Pronto soccorso, siete su “Scherzi a parte”
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Proposta tecnicamente irricevibile quella dell’Azienda sanitaria. Occorre rivedere il progetto di Ettore Zini A guardare la prima proposta per la messa a norma del nuovo Pronto soccorso di Tione, si ha l’impressione di essere su “Scherzi a parte”. Com’è possibile che un’Azienda sanitaria, dopo aver investito quasi quaranta miliardi delle vecchie lire per rendere più efficiente un ospedale, abbia l’ardire e la faccia tosta di fare certe proposte. Vi lenne bocciatura, i responsabili dell’Azienda si sono degnati di rivedere le loro posizioni. Di cui però non sono noti i dettagli. L’assessore Borgonovo Re in persona ha comunque garantito che l’Azienda rivedrà il progetto, e non farà il muro contro muro temuto negli uffici comunali di Tione. In attesa di valutare le nuove proposte che, si spera, siano meno impattanti e più razionali della prima sarà importante valutare quanto emergerà dal prossimo Consiglio della Salute, in programma proprio mentre il nostro giornale sta andando in pagina. E dove, almeno stan-
siete resi conto di quanta superficialità, di quanto dilettantismo, di quanta strafottenza, di quanto menefreghismo c’è in quel progetto che giustamente la Commissione Edilizia di Tione ha bocciato con forza, rimarcando come una bruttura del genere sia un affronto all’ospedale e al paese che lo ospita.
Ospedale di Tione, il rendering del Pronto Soccorso
do alle anticipazioni, saranno fatte importanti osservazioni al Piano provinciale per la salute, i cui contenuti saranno discussi nel dettaglio alla presenza del presidente della Provincia Ugo Rossi. Ma una forte presa di posizione è prevista anche in merito alle dinamiche di utilizzo del “nuovo” pronto soccorso, i cui progetti non hanno ancora ottenuto il visto della Commissione Edilizia di Tione di cui alcuni suoi membri non riescono a capacitarsi del perché per ovviare alla mancanza di una camera calda per il trasporto degli infermi, non si utilizzino i percorsi del vecchio Pronto soccorso, la cui distanza da coprire è esattamente la stessa del nuovo progetto. E lì, esisterebbe già una struttura climatizzata per evitare ai pazienti in arrivo e in partenza di essere esposti ai rigori del freddo.
Radiologia, Tonina interroga la Borgonovo Re Non solo pronto soccorso. A inquietare sull’ospedale di Tione è anche la questione radiologia, che presenta problemi in relazione ad un’evidente carenza di personale medico Una situazione di indubbio disagio, che ha spinto il consigliere provinciale Mario Tonina a presentare una question time in Consiglio provinciale, rivolto all’assessore alla sanità Donata Borgonovo Re. «Tenuto conto che le indagini di radiologia sono esami di primo livello La risposta dell’assessora Borgonovo Re, che rispondeva anche ad analoga interrogazione del consigliere Maurizio Fugatti della Lega Nord è stata laconica: “L’emergenza in questione è dovuta ad una sostituzione di personale in seno all’ospedale di Rovereto, rappresenta una momentanea difficoltà ed è destinata a chiudersi il 19 gennaio. Il Trentino – ha detto l’assessora – rappresenta un modello in tema di telerefertazioni”. Ma rimane alta la preoccupazione del consigliere provinciale Tonina nei confronti dell’Unità Operativa di Radiologia sia per la carenza di organi-
nella diagnostica di base – ha detto Tonina - chiedo all’Assessora competente come mai solo la Radiologia di Tione ha in organico due radiologi, ora che si fanno più di 30.000 esami mentre fino al 2005 - con molti meno esami - l’organico era di tre, analogamente alle altre Radiologie provinciali, e come è possibile programmare adeguate liste di prenotazione con le attese che sono a 3-4 mesi, se non si sa su quanti medici si potrà contare?”.
co che per la presenza di apparecchiature ad alta tecnolgia che proprio per la scarsità di personale sono poco utilizzate “un paradosso, se pensiamo che da una parte si investono ingenti risorse e dall’altra non abbiamo i medici per utilizzarle al meglio. Manca completamente una vision sul futuro degli ospedali territoriali e soprattutto una condivisione con i territori. Ho saputo che nella recente riunione del Consiglio per la salute è stato detto dal direttore dell’ospedale di Tione V. Cutrupi che Tione diventerà un polo trentino di eccellenza per la flebologia! Anche questa scelta
non è mai stata presentata né al territorio né alla maggioranza provinciale. Sarà mia cura approfondire questa proposta che francamente mi pare impropria”. Viste le numerose problematiche legate al riordino della rete ospedaliera trentina, il gruppo consiliare UpT ha promosso un incontro sul tema del futuro degli ospedali di montagna, previsto per il 9 febbraio 2015 a Trento, al quale parteciperanno diversi rappresentanti di tutto l’arco alpino, per discutere e cercare di trovare delle soluzioni alle problematiche comuni.
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Sanità
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Anche dalla Consulta della Salute, pollice verso sui piccoli ospedali Gli ospedali sparsi nelle valli andranno ridimensionati a favore di un’unica struttura di eccellenza centrale
L’appello, quasi un diktat, è arrivato nei giorni scorsi in occasione della presentazione delle proposte della Consulta, in vista della preparazione del Piano della Salute. Provincie e Azienda Sanitaria vogliono dei pareri sulla futura programmazione decennale? Ed ecco il dossier presentato dalle 45 associazioni. Uno straripante volume di cento pagine dove in sostanza si consiglia di azzerare o riconvertire tutte le strutture sanitarie periferiche, a vantaggio di un unico polo ospedaliero, localizzato a metà strada tra Trento e Rovereto. Secondo questo organismo, dunque, gli “ospedalini” sparsi nelle valli andranno ridimensionati e ripensati a favore di un’unica struttura di eccellenza a disposizione di tutto il Trentino. “Poiché non è possibile – si legge nella voluminosa proposta – affidarsi a professionisti che non hanno un sufficiente volume di lavoro, quindi di esperienza, per quanto concerne prestazioni specialistiche. Soprattutto, nei punti nascita”. Tra le voci più autorevoli, quella dell’ex primario di dermatologia Ma-
di Ettore Zini Come se non bastasse, adesso ci si mette anche la Consulta della Salute. Già la vita degli Ospedali periferici è dura. Reparti e servizi sono messi ogni giorno in discussione dall’Azienda Sanitaria Provinciale a corto di risorse e quindi smaniosa di mettere mano alle forbici a danno delle piccole realtà valligiane. Ora, anche la Consulta della Salute che riunisce 45 associazioni impegnate rio Cristofolini: “Nove reparti di chirurgia per 500 mila abitanti sono una follia. I volumi non sono sufficienti. Quindi, basta perdere tempo con il Not”. La strada è per una struttura unica al servizio di tutto il Trentino. Ecco che, per la periferia, è bell’e pronto un altro piatto al fiele. Per cui, in perfetta sintonia con la linea già sposata dai vertici provinciali, ospedali come quelli di Tione, Borgo, Cavalese, ma anche Arco e Cles, dovrebbero essere oggetto di ridimensionamenti radicali, per permettere di concentrare tutti i servizi in centro. Lasciando alle valli la sola attività del primo intervento. Si materializzerebbe così quel cerchio, o meglio quel cappio al collo, che da tempo le realtà periferiche sentono stringere attorno ai loro servizi sanitari. Una linea che fa leva su qualità ed
nel campo di sanità, salute e assistenza, sposa la linea della Provincia e dell’assessore Borgonovo Re:”Gli ospedali di Valle? Vanno riconvertiti e ridimensionati. Non tanto per i costi, che pure hanno la loro importanza, quanto per non correre il rischio di finire tra le mani di specialisti che non hanno sufficiente esperienza. Sia nelle sale operatorie, che negli esami specialistici”. le convinzioni dei vertici della politica trentina. Già molto predisposti verso un’impostazione di questo tipo.
L’assessore Donata Borgonovo Re
efficienza della cura, che i rappresentanti delle valli, nonostante i loro sforzi, faranno sempre più
fatica a controbattere. Le reazioni non si sono fatte attendere. Il documento della Consulta rafforza
Il primo a far sentire la sua voce, è stato l’assessore Luigi Olivieri. Manco a dirlo, determinato avversario del depauperamento delle strutture di periferia, a vantaggio del Centro. Se c’è una persona che ha avversato lo smantellamento dell’ospedale di Tione, è proprio il responsabile della salute della Comunità delle Giudicarie. Ovvio che quest’ennesimo boccone amaro gli sia riuscito indigesto. “ Venite a spiegarlo nei nostri paesi”. E’ stata la prima risposta a caldo, dove non ha fatto mistero che ormai esiste una frattura tra le esigenze di sanità e salute delle persone che vivono nell’asta dell’Adige e quelle delle altre zone del Trentino.
L’EDITORIALE di Franco de Battaglia*
Ospedali di vallata, presidio del territorio Continua dalla Prima Le periferie non andavano sguarnite di servizi e di classe dirigente. Questa visione è stata poi ripresa dall’Autonomia con il Pup kessleriano del 1967, che andò concorrente rispetto alla megalopoli atesina (un’unica linea urbanizzata da Rovereto a Bolzano) che molte forze economiche auspicavano. Venne scelto invece di presidiare i territori con la «città diffusa». Maria Teresa istituì accademie e scuole magistrali e in quattro anni (che tanti bastano) ebbe pronti maestri, ufficiali, medici, chimici da inviare sul territorio, e anche preti, perché i parroci erano pagati dal governo, ma dovevano uscire dalle «curie» e dai conventi e abitare i paesi, un parroco ogni 700 abitanti. Non occorreva che fossero «santi», dovevano essere capaci di ascoltare, insegnare e aiutare. Di qui, anche nel Trentino, nacque la Cooperazione. La lezione da trarre è che le riforme vere si fanno investendo sulle professionalità e sulle presenze, non tagliando i costi, bloccando i «turn over» (un autentico suicidio per le istituzioni, perché i giovani
imparano e si formano il carattere lavorando «insieme») non teorizzando pendolarismi logoranti. I quali portano chi vi è costretto a cercare di andarsene al più presto e chi li subisce a perdere il rapporto di fiducia essenziale nei confronti di chi esercita una professione, in ospedale come a scuola. Se ad ogni visita trovo un medico diverso, che pur applica i medesimi «protocolli», cerco un ospedale «stabile» fuori provincia, non faccio mica il «totomedico» a Trento. Non sappiamo cosa accadrà degli ospedali periferici. Apprezzando la piena onestà intellettuale (non solo) dell’assessore Borgonovo Re non dubitiamo della lealtà dei suoi sforzi a fronte di una situazione difficile. La bozza di piano sanitario, peraltro, è ancora abbastanza incompleta per prestarsi a vistose modifiche. Tre cose ci sembra di poter rilevare. La prima è che se il Trentino dovesse seguire i parametri nazionali, potrebbe subito gettare alle ortiche la sua storia e la sua autonomia. Il «parametro» globale di una terra con 500 mila abitanti è di essere una periferia suburbana, il classico sobborgo di Milano. Per fortuna non è così.
La seconda è la carenza di conoscenza psicologica delle valli trentine, sempre a rischio diaspora. Se si chiude o si ridimensiona Tione, o Cavalese, o Borgo? la gente non verrà a Trento, già superaffollato, con professionisti bravissimi e dedicati, ma quasi impossibilitati a contatti umani, ma andrà a Bolzano, a Merano, a Brescia, a Verona, a Pavia, come già sta andando. La terza è che occorrerebbe ripartire dalla valorizzazione professionale («Ridateci i primari», non «direttori di carte, turni e spese») motivando anche realtà periferiche dove un giovane può imparare senza essere ridotto a quegli umilianti orari impiegatizi, imposti anche ai medici di base che il venerdì staccano. Occorre incentivare la passione di servizio in chi sceglie la professione medica, non frustrarla. O davvero bisogna andare con «Medici senza frontiere» per sentirsi realizzati? Vorrà dire che se chiuderanno gli ospedali le valli «importeranno» qualche ospedale da campo dalle zone più disagiate! * articolo pubblicato sul quotidiano l’Adige del 21 gennaio 2015
L’avvocato Olivieri ha ribadito che la battaglia a sostegno dell’ospedale di Tione continua. Il primo atto sarà il Consiglio della Salute, dove sono stati invitati il presidente Rossi e l’assessore Borgonovo Re. “Queste cose – ha detto Olivieri – vanno spiegate nelle valli, dove appaiono fin troppo chiare tutte le contraddizioni del Piano provinciale per la sanità”. “L’obiettivo delle riflessioni e degli interventi – ha proseguito l’assessore, sintetizzando una linea sottoscritta da tutti i dirigenti della Comunità – non è quello di mantenere lo status quo. Nè di pensare a un servizio ospedaliero verso logiche consolidate, anche perché siamo perfettamente consci che, in questi ultimi anni, il contesto è cambiato. Obiettivo comune, a tutti i territori, è invece quello di garantire la qualità e la sicurezza delle prestazioni sanitarie a favore di tutti i cittadini della Provincia, con parità di trattamento tra i residenti nelle città e i residenti nelle valli”. Il riferimento è chiaramente alle altre vallate, titolari di strutture periferiche come Non, Sole, Fiemme, Fassa e Borgo che hanno fatto fronte compatto per resistere alle crescenti pressioni della Provincia. Ventitremila firme in Giudicarie per Tione, 14 mila in Valsugana per Borgo, 16 mila in val di Fiemme per Cavalese, non hanno dato i risultati sperati. Invece di una sanità rafforzata sui territori più disagiati, di cui, checché se ne dica, l’artefice maggiore è la carenza di fondi e risorse, si fa strada una politica che va esattamente nella direzione contraria a quella voluta dalla periferia. L’ultima stoccata è arrivata dalla Consulta. Nei giorni scorsi l’assessore Donata Borgonovo Re, nonostante l’invito, ha preferito non assistere all’incontro di Tione con il Comitato della Salute. Verrà in aprile per un confronto a tu per tu con la popolazione. Dobbiamo attenderci notizie non buone.
Politica
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L’INTERVENTO
Ristrutturiamol’Autonomiaanche superando i Patti di Parigi del ‘46 Sappiamo pure che l’attuale autonomia si basa sullo “Statuto speciale per il Trentino- Alto Adige” approvato originariamente con legge costituzionale n. 5 del 28 febbraio 1948 e successivamente più volte modificato, con la revisione più incisiva avvenuta all’inizio degli anni Settanta con il robusto trasferimento di competenze dalla Regione alle due Province autonome di Trento Bolzano. Di per sé si deve sottolineare che non si tratta solo di Province autonome ma anche di Regione autonoma; infatti l’articolo dello statuto recita che “Il Trentino-Alto Adige, comprendente il territorio delle Province di Trento e di Bolzano, è costituito in Regione autonoma”. Il titolo dello statuto porta immediatamente l’attenzione sul fatto
Accordo Degasperi Gruber
di Paolo Magnagnotti Continua dalla Prima Siamo certamente tutti coscienti che ci troviamo in una fase di cambiamenti a livello nazionale ed epocali mutamenti sul piano globale. Non è pertanto da meravigliarsi se anche l’assetto della nostra autonomia richiede variazioni. Il principio, il concetto e la pratica dell’autonomia nella nostra terra non sono certamente questioni recenti ma che si parla di Trentino e di Alto Adige, con quest’ultimo conosciuto anche nella dizione Sudtirolo in italiano e Südtirol in tedesco. Ci troviamo pertanto di fronte ad un’autonomia a dimensione regionale, con al suo interno due Province, alle quali “sono attribuite forme e condizioni particolari di autonomia”; un’autonomia provinciale che, come tutti sappiamo, è piuttosto forte, soprattutto rispetto ad una Regione che
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in termini di poteri reali è stata ormai “denudata”. È a tutti noto che all’interno della regione abbiamo nel Sudtirolo due terzi della popolazione di madrelingua tedesca, mentre nell’area dolomitica delle due province vi sono i ladini e nel Trentino abbiamo le due piccole isole linguistiche germanofone della Val dei Mocheni e di Luserna. E’ la presenza del gruppo linguistico tedesco sudtirolese, minoranza all’interno del territorio nazionale e maggioranza nella provincia di Bolzano, che caratterizza in primo luogo la nostra specialità ed alla quale è legata la nascita della nostra autonomia. Dovendo affrontare la revisione dello statuto di autonomia ogni ragionamento non può evidentemente prescindere da significato ruolo della componente di lingua tedesca. In merito il dibattito in corso a livello politico-istituzionale deve in primo luogo tenere necessariamente in considerazione tale realtà, nella speranza che l’esito sia tale da valorizzare al massimo e nell’interesse di tutti i gruppi linguistici un quadro di convivenza dal quale dobbiamo ricavare motivazioni ed energia per la crescita complessiva in termini europei dell’intera comunità multilingue. In merito va fatta anche qui una precisazione storica. Lo statuto speciale del 1948 ha costituito attuazione dello storico accordo sottoscritto a Parigi il 5 settembre 1946, in margine alla Conferenza di Pace, dal presidente del Consiglio italiano e ministro degli esteri Alcide De Gasperi e dal ministro degli esteri austriaco Karl Gruber, trattato entrato nella storia, appunto, come “Accordo De Gasperi-Gruber”. L’interpretazione e l’attuazione di tale Accordo ha costituito oggetto di montagne di pubblicazioni, soprattutto in riferimento al controverso “quadro” di applicazione dell’autonomia, ossia, Trentino e Sudtirolo o solamente Sudtirolo. Il maggior partito di lingua tedesca della provincia di Bolzano ha sempre ritenuto - come è
risalgono lungo i secoli, anche se evidentemente la gestione dell’autogoverno ha avuto via via caratteristiche e connotazioni diverse riferite alle varie epoche che ne hanno plasmato forma ed esercizio. Se vogliamo possiamo anche riferire sprazzi di autonomia al 1027, anno in cui Corrado II il Salico istituì col suo diploma il nostro Principato Vescovile. vero - l’Accordo di Parigi uno strumento promosso solo per la tutela del gruppo linguistico tedesco del Sudtirolo e non per dare un’autonomia ai trentini. De Gasperi prospettava l’eventuale inclusione del Trentino nel “quadro” dell’autonomia in termini funzionali al gruppo linguistico tedesco, anche se evidentemente allo Statista erano ben presenti le aspirazioni autonomistiche trentine che l’Austria non aveva soddisfatto. Più che altro, tuttavia, per le lungimiranti visioni degasperiane la convivenza fra gruppi linguistici diversi doveva costituire un valore e una grande occasione di crescita comune in ottica europea. Così si espresse a Parigi De Gasperi due giorni dopo la firma dell’Accordo: “Noi crediamo di aver dato un esempio di buona volontà e di probità politica… L’esperimento di una minoranza libera e garantita costerà qualche sacrificio anche all’orgoglio italiano, ma esso è fatto per la fraternità dei popoli”. Ed è lo stesso cofirmatario Gruber che in una dichiarazione rilasciatami per una pubblicazione della Regione che curai nel trentesimo della firma dei Patti di Parigi afferma: “Il presidente del Consiglio dei ministri Alcide De Gasperi ha definito sia l’accordo sia le istituzioni autonomistiche stesse come segno precursore di autentica concezione europea. A questa linea ho dato di tutto cuore la mia adesione”. I maggiorenti della Südtiroler Volkspartei (SVP) accettarono lo statuto del ‘48 solamente perché nel testo venne inserito il noto articolo 14, in base al quale, come previsto peraltro anche nell’attuale statuto all’attivo 18,”La Regione esercita normalmente le funzioni amministrative delegandole alle Province…”. Il fatto che i trentini, cedendo anche a pressioni di rappresentanti del gruppo linguistico italiano dell’Alto Adige, ed il governo centrale non abbiano capito o voluto capire l’esigenza di dare coerente attuazione agli impegni ci porta verso altre considerazioni. Ho voluto richiamare alcuni
elementi che hanno accompagnato l’origine dell’autonomia speciale che dal punto di vista normativo ora abbiamo, per esprimere la convinzione che, pur a distanza di decenni dai tempi dell’Accordo di Parigi ed in un contesto sociale e politico completamente diverso, lo spirito e la visione di lungo respiro con cui due “galantuomini”, come li definì l’ambasciatore Nicolò Carandini che seguì da vicino le trattative di quel tempo, dovrebbero ispirare ancora oggi la “ristrutturazione” della nostra autonomia speciale, tenendo anche presente il nuovo clima di collaborazione instaurato fra le comunità al di qua e al di là del Brennero. Prima di pensare a competenze e rapporti con lo Stato centrale è necessario fissare di comune accordo fra rappresentanti dei gruppi linguistici diversi di questa terra una piattaforma comune da cui procedere verso il futuro. Certo è che pensare, come è stato detto anche recentemente da consiglieri regionali, alla riacquisizione in capo a questa Regione di competenze che in passato sono state trasferite dalla stessa alle Province mi sembra un esercizio di fantascienza. Il fatto che da parte del gruppo linguistico tedesco, nonostante aperture da parte della nuova presidenza del governo provinciale sudtirolese, non siano state ancora rimosse molte remore nei confronti dell’Accordo di Parigi, soprattutto verso lo Statista Trentino, ci suggerisce la possibilità di considerare nuove vie comuni prescindendo da ciò che ingiustamente ed ingenerosamente può venir considerato peccato originale . Fondamentale è che si viaggi assieme, creando sinergie utili per tutti. Fra il 2002 e il 2003 i quotidiani “Trentino” e “Alto Adige” pubblicarono una serie di articoli sulle prospettive dell’autonomia che firmai unitamente al collega di lingua tedesca del Sudtirolo Hansjörg Kucera, nota e stimata figura di giornalista di lingua tedesca in provincia di Bolzano. Riporto qui una conclusione cui di comune accordo siamo
giunti pubblicata il 9 maggio 2003 e di cui ancora oggi condivido spirito e strategia. Questo il testo: “Giunti a questo punto è da considerare seriamente la prospettiva di un’archiviazione della Regione nata nel 1948, per costruire contestualmente una nuova intesa di collaborazione istituzionale fra Trento e Bolzano che parta da basi completamente nuove; una nuova realtà istituzionale che interessi le due comunità provinciali, senza escludere la possibilità di attribuirle un nome nuovo, magari ricuperato dalla storia che ha interessato comuni esperienze positive tra trentini e tirolesi o frutto di nuova creatività. Quello che conta, serve ed è necessario è una dimensione dell’autonomia che interessi tutte le comunità presenti nell’attuale regione. Una dimensione che sotto il profilo politico possa anche togliere ai trentini - semmai ve ne fosse realmente bisogno - la preoccupazione di un indebolimento marginalizzate della loro autonomia; preoccupazione per la quale sembra legittimo attendere sensibilità ed attenzione da parte sudtirolese”. Considerando l’evoluzione sociale, politica ed in termini di maturazione nella normativa europea che abbiamo avuto dal 2003 ad oggi, riflettiamo pure sul rapporto che, al di là dell’attuale operatività dell’Euroregione, possiamo avere con il Tirolo austriaco. Determinante per il successo di progetti futuri sarà tuttavia la creazione di un tessuto sociale in una dimensione che coinvolga tutte le realtà interessate. È necessario mettere da parte l’effimera convinzione che questi rapporti fra Trento e Bolzano, od includendo anche il Tirolo, possano reggersi sulla base dell’amicizia fra leader politici. I “legami”, per durare nel tempo ed essere garanzia di stabilità, devono essere istituzionali; l’amicizia può servire semmai a produrre rapporti umani funzionali al generarsi di tessuto sociale; una realtà di cui fino ad ora non si vedono interessanti espressioni. Se avessimo dei dubbi, attingiamo alle riflessioni di chi con le sue intuizioni portò nel Secondo dopoguerra all’accensione di quella scintilla che determinò l’avvio e la crescita di quel processo che ora viviamo nell’Unione Europea. Così la pensava Jean Monnet: “Nulla è possibile senza gli uomini, niente è duraturo senza le istituzioni”.
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Attualità
FEBBRAIO 2015 La polemica
Albergatori guide alpine? Al Guetti dicono “no” Ferma presa di posizione degli studenti del Liceo della montagna contro la legge provinciale che abilita i gestori di strutture ricettive a fare gli accompagnatori
In particolare si parla delle modifiche alla l.p.7 del 2002 con un articolo della l.p.11 del 2014. Cioè quella norma che permette al gestore di una struttura alberghiera e ai suoi famigliari di svolgere quella che di fatto è la funzione di Accompagnatori di Montagna per la propria clientela. Il problema è nella professionalità, naturalmente. E la protesta per la decisione arriva da chi compie un percorso di studi per poter svolgere quel ruolo. Il Liceo della Montagna affian-
C’è sconcerto al Liceo presidente della Provincia di Denise Rocca Scientifico per le ProfessioUgo Rossi e all’assessore ni del Turismo di Montagna dell’Istituto Guetti di Tio- al turismo Michele Dallapiccola per difendere la propria ne, offerta unica in Italia, dove si è deciso di scrivere al specificità didattica e le professionalità che ne derivano. ca al curricolo del Liceo Scientifico tradizionale le attività tecnico-pratiche di sci alpino, snowboard, sci di fondo, attività alpinistica e uscite sul territorio, per l’apprendimento delle discipline professionali della montagna. I ragazzi iscritti al percorso, che è impegnativo per loro ma anche dal punto di vista economico per le famiglie, sia locali
che fuori regione, sognano di diventare Guide Alpine e maestri di sci e snowboard, e anche Accompagnatori di Montagna. Tutti percorsi che richiedono a loro ore di studio specifiche e attività sul campo, per accedere agli esami o ai tirocini necessari per esercitare la professione. In particolare, scrivono dal liceo: “l’attività per
Accompagnatore di Media Montagna comprende uscite sul territorio e lezioni sui diversi aspetti naturalistici a partire dalla classe seconda e sono obbligatorie per tutti gli studenti. Solo questo percorso consente agli studenti di essere ammessi all’esame finale per il conseguimento dell’abilitazione di Accompagnatore di Media Montagna, nuova
figura professionale prevista dalla Legge Provinciale n°22 del 31 ottobre 2012”. E la norma pare ora buttare tutto questo al vento, oltre a contrastare, secondo il liceo, con le intenzioni che diedero vita al Liceo della Montagna di fornire una sempre maggior professionalizzazione da parte di coloro che operano nel settore delle Guide Alpine o
Accompagnatori di Media Montagna anche al fine di valorizzare al meglio le caratteristiche di un territorio che rappresenta un’offerta turistica. La richiesta alla Giunta Provinciale è quindi la seguente: “che si faccia promotrice presso il Consiglio Provinciale affinchè venga modificata la normativa e sia demandata solo alle figure professionali specifiche la possibilità di svolgere le funzioni oggi inopportunamente estese anche ai gestori o famigliari di strutture alberghiere”.
Turismo, +3,4 le presenze e + 2,6 gli arrivi Per l’ambito Madonna di Campiglio-Pinzolo-Val Rendena il 2014 archiviato positivamente I segnali c’erano e le statistiche alberghiere degli arrivi e delle presenze l’hanno ora confermato. Dicembre è stato, per Madonna di Campiglio-Pinzolo-Val Rendena, dal punto di vista degli arrivi e delle presenze, positivo, contribuendo ad archiviare il 2014 con un segno più. L’ambito ha chiuso il mese di dicembre, il migliore degli ultimi anni, con un +15 ,8% negli arrivi e un +12,6% nelle presenze. Numeri che hanno influenzato positivamente anche l’andamento complessivo dell’anno da poco concluso: +2,6% negli arrivi e +3,4% nelle presenze, nonostante le difficoltà della scorsa estate caratterizzata dalle pessime condizioni meteorologiche. DICEMBRE 2014. Nel mese di dicembre, a Madonna di Campiglio, Pinzolo e Val Rendena, gli arrivi sono stati 30.577 con un aumento, rispetto allo stesso mese del 2013, del +15,8%, mentre le presenze sono cresciute del +12,6% raggiungendo la cifra di 119.555. Gli arrivi dei turisti italiani sono cresciuti del +15,8% arrivando ad un totale di 23.570 mentre le presenze,
complessivamente 82.437, hanno segnato un +9,4% rispetto all’anno passato. Gli arrivi dall’estero (7.007) hanno mostrato un +15,9% e le presenze (37.118) un +20,5% rispetto al 2013. Madonna di Campiglio ha registrato un +15,4% negli arrivi e un +14,2% nelle presenze. Gli arrivi nazionali sono cresciuti del +15,4%, le presenze del +12,0%, gli arrivi stranieri sono invece aumentati del +15,6% e le presenze del +19,3%. In totale, nella “Perla delle Dolomiti”, sono arrivati 22.167 ospiti che hanno generato 90.791 presenze (61.674 italiane, 29.117 straniere). Positiva anche l’alta valle (Pinzolo, Carisolo e Giustino) con un +15,4% negli arrivi (in totale 7.346) e un +7,0% nelle presenze (complessivamente 26.522). Pur con numeri generali contenuti dovuti ad una minore presenza di strutture alberghiere, significativamente favorevoli sono anche le percentuali alberghiere della parte di Val Rendena da Caderzone Terme a Villa Rendena che ha segnalato un +28,2% negli arrivi (in totale 1.064) e un +17,3% nelle presenze (complessivamente 2.242).
tenuta del settore. Sottolineo inoltre l’importanza della qualità dell’offerta turistica di destinazione, capace di attirare sia la tradizionale clientela italiana che nuovi ospiti di oltre 50 diverse nazionalità”.
ANNO 2014. Da gennaio a dicembre 2014, tutto l’ambito Madonna di Campiglio-Pinzolo-Val Rendena ha registrato un +2,6% negli arrivi (198.098 turisti) e un +3,4% nelle presenze alberghiere che hanno raggiunto quasi il milione (952.512; 644.237 presenze da ospiti italiani e 308.275 da ospiti stranieri). A Madonna di Campiglio gli arrivi sono stati 133.628 (+1,7%), le presenze 652.207 (+4,4%), con gli arrivi italiani in calo del -1,7% e le presenze del -0,9%, mentre gli arrivi stranieri sono
aumentati del +10,0% e le presenze del +15,3%. A Pinzolo, Carisolo e Giustino gli arrivi sono saliti del +4,3% e le presenze del +1,6%. Da Caderzone Terme a Villa Rendena è invece da segnalare un +6,5% negli arrivi, ma un -3,4% nelle presenze. Sempre in riferimento all’ambito nel suo complesso, gli arrivi nazionali sono stati stabili (+0,2%) con una leggera flessione delle presenze (-1,2%), mentre gli arrivi stranieri sono aumentati del +9,8% e le presenze +14,4%. “Il 2014 è stato un anno particolarmente difficile –
spiega il presidente dell’Azienda per il Turismo Madonna di Campiglio Pinzolo Val Rendena Marco Masè – sia per le condizioni atmosferiche estive (e in parte invernali) che per la congiuntura economica nazionale e di alcuni mercati esteri. Visto il contesto, i dati statistici di arrivi e presenze rilevati possono essere considerati positivi. Tale performance è stata ottenuta grazie alla costante attività promozionale dell’Azienda per il Turismo e ad una attenta politica commerciale del ricettivo che, pur avendone condizionato la redditività, ha altresì garantito la
“Questa prima parte della stagione invernale – aggiunge il direttore dell’Azienda per il Turismo Giancarlo Cescatti – ha evidenziato un’inversione di tendenza, in positivo, del mercato nazionale nel quale abbiamo sempre creduto. Il calo previsto dei russi è invece stato compensato dalla crescita di altri mercati esteri che abbiamo presidiato con importanti campagne promozionali. I risultati premiano la qualità del prodotto invernale che il territorio offre e il grande lavoro promozionale, commerciale, nell’ambito degli eventi e della comunicazione, svolto da tutto il sistema turistico di Madonna di Campiglio, Pinzolo e Val Rendena e dalla nostra Apt in collaborazione con Skirama e Trentino Marketing. La stagione è comunque ancora lunga ed è presto per tracciare analisi e valutazioni complessive”.
Il personaggio ePsychology Today. Ed è autrice di un libro dal titolo non perfettamente traducibile: “Sidetracked”(Sperling & Kupfer), letteralmente “deragliati” ma tradotto in italiano con il più comprensibile “La scelta giusta: come contrastare i fattori che influenzano le nostre decisioni”. Perché Francesca Gino nella sua vita di ricercatrice si occupa di studiare la capacità di giudizio e i processi decisionali, l’influenza sociale, etica e la creatività. Lettura divulgativa basata su dati ed esperimenti, che torna utile alle aziende ma anche alla gente comune impegnata coi buoni propositi per il nuovo anno dalla dieta al ritagliarsi finalmente un po’ di tempo libero per coltivare la passione di una vita. “Nel libro – spiega Francesca cerco di capire quale sono i fattori che in modo sistematico intervengono nel “deragliare” le nostre decisioni, per renderci più consapevoli di quali sono questi fattori e do qualche suggerimento su come contrastarli per raggiungere i nostri obiettivi. La nota positiva è che si possono identificare in modo preciso, la nota negativa è che quando intervengono non ce ne accorgiamo”. Francesca ne indica diversi, esterni a noi o legati alle nostre debolezze e imperfezioni umane. E uno, a leggerlo, non giunge affatto nuovo. Per spiegarlo l’autrice usa un esempio molto chiaro: nel 1997 U.S. News and World report chiese a un migliaio di americani di indicare chi secondo loro avesse maggiori probabilità di andare in paradiso, e alla domanda gli intervistati indicarono in ordine crescente Bill Clinton (52%), Michael Jordan (65%), e Madre Teresa (79%,
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“Fare la scelta giusta”
sull’obiettivo di apprendere. “A fine stagione – racconta decisero di modificare il 60% delle componenti individuali della motocicletta da gara senza fare test, basandosi solo ciò che credevano fosse corretto fare. Il risultato è che l’anno dopo fu un disastro”.
Francesca Gino, tionese di origine e docente ad Harvard, ci racconta il suo libro tra economia e psicologia di Denise Rocca
Nata in Giudicarie, laureata a Trento, oggi Francesca Gino è professore ordinario alla Harvard Business School, in Massachussets, negli Stati Uniti. Sì Harvard, proprio quella famosa. I complimenti sono d’obbligo per la trentasettenne di Tione: un dottorato avviato alla S.Anna di Pisa per pas-
sare poi al secondo anno ad Harvard, il Phd e diversi anni di insegnamento e ricerca in prestigiose università americane. I suoi studi, incentrati su sono ampiamente citati dai media e comparsi su testate prestigiose come l’Economist, il Financial Times, il New York Times, Newsweek, Scientific American
Francesca Gino (a destra) con l’assessore provinciale Olivi
nemmeno poi così alto considerando il personaggio). Ma il candidato che di gran lunga per onestà e generosità più aveva probabilità di andare in paradiso erano loro stessi, naturalmente: gli interpellati hanno infatti dato a se stessi percentuali molto più alte di Madre Teresa, arrivano all’’87 per cento. Insomma, ci sopravvalutiamo. E questa percezione eccessivamente positiva ci dà un eccessivo livello di sicurezza che porta a prendere decisioni non sulla base di dati e osservazioni ma sulla scorta delle proprie intuizioni, anche quando non sono suffragate da nessuna
prova, o ancor peggio quando i dati le smentiscono. Emblematico un altro caso studiato dalla professoressa Gino ad inizio anni 2000, quello della Ducati. In quegli anni il brand italiano decise di entrare nel campionato di moto GP, quando fino ad allora avevano avuto tanto successo in altre categorie motociclistiche, come il Superbike. L’intenzione, secondo le interviste condotte da Francesca Gino, era quella di passare il primo anno cercando di imparare quanto più possibile. “Fin qui tutto bene, le decisioni e i fatti coincidevano – prosegue l’autri-
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ce - avevano predisposto un sacco di tecnologia per raccogliere dati e misurazioni sulle moto per poi utilizzare quel know how l’anno successivo”. Nella prima stagione, sorprendentemente, iniziarono invece a vincere moltissimo, molto oltre le aspettative. E il successo, ha dato loro alla testa, diremmo noi gente comune. Ma esiste una spiegazione scientifica: che riguarda lo spostamento della loro attenzione sull’idea di vincere, invece che
Saremo sbruffoni e un po’ troppo sicuri di noi stessi, ma dal libro esce pure qualche conclusione molto rassicurante: il valore della gentilezza, per esempio. “In un esperimento sulla gratitudine - spiega Francesca Gino - ho chiesto a 57 studenti di inviare via email a uno studente fittizio, Eric, un commento sul suo curriculum. A metà degli studenti Eric rispondeva “Ho ricevuto il tuo commento”. All’altra metà scriveva lo stesso ma aggiungeva un “Grazie davvero! Ti sono molto grato”. Ebbene, gli studiosi hanno rilevato che il 55 per cento di coloro che era stato ringraziato mostrava, in un esperimento successivo, un desiderio di aiutare gli altri più che doppio rispetto a chi non era stato ringraziato”. Cioè a un sorriso, rispondiamo con un sorriso (di solito).
Un momento della serata divulgativa
Alla scoperta dell’identità delle Esteriori Nel libro “Un battito di cuore”, Vittorio Parisi racconta un legame genuino con questo territorio
Denominatore comune con gli altri lavori di Parisi è sicuramente la profonda passione che lo lega al suo territorio, le Giudicarie Esteriori. Il racconto (che si dipana nelle pagine del volume) vede come protagonista Lia, nata in uno dei trentaquattro borghi racchiusi in questa porzione di territorio, la più orientale della Comunità delle Giudicarie. Come Parisi anticipa nell’introduzione al racconto vero e proprio, la stessa Lia, dal terrazzo di casa propria, ammira ogni giorno la propria vallata, restando incantata per lo spettacolo che la natura le offre in maniera spontanea e gratuita. Essa resta estasiata da ogni aspetto paesaggistico e naturale, come il
“E
di Francesco Brunelli
ro nuvola bianca che volteggiavo nel cielo creando fantastiche figure”: sono queste le righe, pubblicate in un’ultima di copertina, che Vittorio Parisi ha scelto per dare uno stralcio del racconto contenuto all’interno del suo nuovo libro, intitolato sole che ogni alba fa capolino dal monte Gaggia, riscaldando e rinvigorendo i pendii cosparsi di boschi e campi, dando un aspetto più accogliente e meno accidentato alla natura delle Esteriori. Nella sua riflessione non può esimersi dal rivivere anche l’aspetto storico delle Valli, arricchendosi con la testimonianza lasciatale da castelli, villaggi, palafitte e da altri elementi costituenti il prezioso insieme di architettura rustica rurale.
Nell’introduzione, inoltre, l’autore dà una breve ma precisissima descrizione dello sviluppo e della conformazione geografica del territorio interessato, dipingendolo con un’aura di fascino romantico ed incantato. Parisi definisce le Esteriori “un’anfiteatro” chiuso da un’alta cerchia di monti, oppure “un’oasi” nelle Alpi, o ancora “una cattedrale” della natura. Particolare rilievo trova anche la presenza di fiumi e torrenti che solcano il territorio; su tutti
“Un battito di cuore”. Lo stimato scrittore di Villa Banale, frazione del Comune di Stenico, dopo “Ricordi del me temp”, “Il Canyon del Limarò” e “Frammenti di storia villese”, opere di qualche anno fa, è tornato dunque a pubblicare uno scritto, stampato da pochi mesi. riceve una particolare menzione il Sarca (propriamente andrebbe usato l’articolo femminile la) e il canyon del Limarò che origina. Vi è anche una breve descrizione di Ponte Arche, il comune più “giovane” delle Giudicarie Esteriori, sorto solo nel 1852 su un preesistente ponte di origine medievale, a compimento dei lavori per la costruzione della strada che collega Sarche, Tione e Pinzolo. Qua sorgono le celebri terme, già note in epoca romana.
L’opera merita quindi grandissima attenzione, in quanto svela interessanti particolari ignoti anche agli stessi abitanti del Giudicarie Esteriori. E poi, vista l’ampiezza del territorio della nostra Comunità, è affascinante arricchire il bagaglio culturale di ciascuno di noi venendo a conoscenza anche della storia delle zone “di periferia” delle Giudicarie. E Vittorio Parisi ce ne offre la possibilità con questa grande opera.
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Il Saltaro delle Giudicarie
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Mai come in questo momento difficile ci vorrebbe un presidente “staifo”, un uomo o una donna autorevoli e competenti (ben detto!), riconosciuti ed apprezzati nel mondo (giusto!), ma sopratutto qualcuno che riesca a farci amare l’Italia (parole di Renzi). Non ci serve un arbitro con cui inveire, no, oggi occorre una guida credibile, un bravo maestro di educazione civica, convintamente italiano, forte e vincente, siamo in una fase storica in cui bisogna insistere su riforme energiche, talvolta impopolari, ma necessarie per risollevarci. Dev’essere un personaggio al di sopra delle parti, uomo o donna, politico o tecnico, non ha importanza, purché sia una bandiera e non il patrocinatore di interessi elettorali. Di professori o vecchi arnesi è già pieno il Parlamento. Vogliamo qualcuno a cui voler subito bene. Si, subito, perché il tempo stringe e la fine di questa orribile crisi non è così vicina. Al Quirinale ci vorrebbe un “Papa Francesco” ( e giù applausi...), magari donna, una buona madre di famiglia che sappia dare l’esempio, insegni agli Italiani a studiare e a comportarsi bene. I nomi degli aspiranti che sono in gara sono innumerevoli, di buoni, di bravi e di facce di bronzo che dovrebbero starsene nascosti, se avessero un minimo di ritegno. Lasciamo stare Monti che ormai è una mummia vaticana di quelle autentiche, però. Con il suo rigore ha sbagliato la porta. Men che meno l’imperterrito Casini, che ha sbagliato carriera, poteva fare il Cardinale, ma gli piacevano troppo le donne, così s’è ritrovato con quattro brocchi e poco più. Persino il nostro sen. Tarolli l’ha abbandonato, il
Quirinal-papabili.... da schianto! IL SALTARO DELLE GIUDICARIE
S
ono suonate le campane a martello di tutt’Italia, l’Empireo è in subbuglio, è stato convocato d’urgenza il gran consiglio dei Santi Protettori della nostra Patria. Si dovrà parlare dell’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, figura fondamentale per il proseguo della politica e per la rappresentanza italiana in casa, in Europa e nel Mondo. Non è una cosa da poco, la scelta dev’essere accurata, possibilmente assistita dallo Spirito Santo, è un evento
che è tutto dire. Ci sarebbe il Brunetta, il piccolo grande genio berlusconiano, la testa ce l’avrebbe, eccome, ma con i corazzieri come si metterebbe, andrebbe a finire nelle loro tasche senza che se ne accorgano. No...meglio la Santanchè, rimodellata nelle forme, così com’è è un po’ troppo sbracata, purché lasci a casa il suo compagno, quel Sallusti, che sembra lo iettatore di Bonolis. Ci sarebbe la Biancofiore, bolzanina, nostra corregionale, ma quando parla sbraita e non ne dice una di giuste neanche a morire, vive in un altro mondo, lasciamola in pace. I papabili del Pd sono i più pesanti in tutti i sensi: Giuliano Amato per primo, ma lo dicono a rischio, con un topicida te lo tolgono di mezzo in quattro e quattr’otto. Meglio Bersani, anche se tutti sanno quanto sia sfigato, non ne indovina una, è un perdente nato, non ce la farà e non è neanche un grande
che avviene ogni sette anni, non è cosa di tutti i giorni. La movimentazione è totale, sono migliaia e migliaia gli interessati venuti da ogni Regione, compresi i nostri trentini che non sono pochi, capeggiati da San Vigilio. Noi, vecchi Saltari dell’Impero, ne siamo i contorni sbiaditi, quassù contiamo poco o niente, ci son ben altri personaggi che han fatto la storia. Raccolgo per voi le considerazioni che ritengo più sagge e le riporto, così come le ho sentite.
Napolitano, nel giorno del suo addio al Quirinale
male. Veltroni è un pappamolla, dicono, poi è malato d’Africa, e di africani in Italia ce ne sono anche troppi. Allora Fassina, no, quello no, darebbe in mano il Governo a Landini della Fiom e tutto andrebbe definitivamente a rotoli. La Bindi? Che Dio ce ne scampi...quella è tutta vanagloria, invidia, accidia, saccenza e supponenza, almeno così appare in televisione, non conosce l’umiltà, virtù basilare per chi si professa Cattolica. D’Alema? “il Baffino” nostalgico del Baffone sovietico è la versione laica della Bindi, intelligente, non c’è che dire, ma sinora l’ha dimostrato poco, continui a fare il barcaiolo di lusso che è la cosa che gli riesce alla grande. Ci sarebbe Fassino, ma smunto e scarnito com’è, darebbe una pessima immagine degli Italiani: vabbé che siamo agli sgoccioli, che non arriviamo alla fine del mese, ma non siamo ancora nelle sue condizioni. Allora puntiamo su Gianfranco Fini, da un po’ di tempo è sparito, con lui c’è il rischio che porti la residenza del Presidente a Montecarlo, magari vendendo il palazzo del Quirinale. No...no...non ci siamo. Sono esclusi Grillo, Salvini, la Russa e Vendo-
la. Facciamo mente locale e guardiamoli in faccia. Bene ha fatto l’Europa ad ingaggiarli per bloccare i navigli, carichi di povera gente, che tentano di giungere sulle nostre coste. Sembra che l’Europa abbia intenzione di issare i nostri sulle motonavi della nostra Marina, come i Dogi sul Bucintoro, per andare incontro ai barconi. Appena saranno visti e riconosciuti dai migranti, è certo che ci sarà un fuggi fuggi generale, i più salteranno in mare e torneranno a nuoto da dove sono partiti, nessuno di loro vorrà avere a che fare con i nostri intrepidi parlamentari, troppo ghignosi per i loro gusti, eccetto il Vendola, che sarebbe anche troppo dolce. Lui ha tutta una sensibilità particolare. Resterebbero due personaggi di spicco con qualche probabilità in più: Sergio Mattarella, giudice, con il fratello ucciso dalla mafia, severo e capace, e la signora Finocchiaro, parlamentare siciliana rigorosa, che sembra riscuotere qualche simpatia in più. I convenuti al gran Consesso sembrano smarriti, non trovano il bandolo, usano linguaggi contenuti, ma schietti e sinceri, ohibò!...alla fine non sanno
che pesci pigliare, che pesci consigliare. Allora danno spazio alle Regioni, che trovino loro, l’uomo o la donna a sorpresa. Riprende la bagarre, con la Sicilia che propone Totò Riina, il mafioso, è pur sempre un buon cristiano, poi a Roma, Mafia-Capitale, si troverebbe a suo agio e sistemerebbe lui le cose nel migliore dei modi. La proposta non viene presa sul serio. Verso alla fine tocca alla nostra Regione: Ci sarebbe Dellai, conosciuto in tutto il mondo per le sue aperture mentali e politiche, ha l’appoggio di Rutelli, e di Fravezzi che sono il nuovo che avanza nel centro politico italiano. Rutelli a dir il vero è un po’ stantio, ma non facciamo troppo gli scrupolosi. Dellai sarebbe una bella figura per tutti, illuminato, sa raccontartela che è un piacere, ti riempie di sogni e miraggi (Metroland, Not, ecc. ecc...) da far innamorare anche i vigili urbani di Roma a cui dedicherebbe particolare attenzione, poi si troverebbe in mezzo al debito pubblico sempre in crescendo, materia che conosce a perfezione. Ma no, non va bene...non ha ancora una precisa posizione politica, ne ha cambiate parecchie, da un po’
di tempo ha la testa confusa. Non lo vuole il Pd trentino che punta a ben altro personaggio eccellente. Di personaggi eccellenti ci sarebbe stata la Margherita Cogo, virtuosa, politica di classe, ma quella è sparita. Allora si è passati ad altra altrettanto virtuosa, sembra che stiano facendo forti pressioni in quel di Roma sul nome dell’attuale assessora alla sanità trentina, la signora Borgonovo Re, e chi non la conosce... sta lavorando bene, esperta di territorio (di Trento s’intende!), vicina alla gente (di Trento, naturalmente!), rappresenterebbe al meglio la nostra autonomia (?), la nostra capacità di autogoverno (?), il decentramento (?), tutta tesa a garantire la qualità della vita alla nostra terra (di Trento, ovvio!), una donna dal grande futuro (brrr!). Niente da fare, fischi e urlacci da ogni parte. Sembra che abbia qualche conto in sospeso con le periferie e con le valli del Trentino e con la nostra in particolare; peccato, ce la saremmo tolta di mezzo, finalmente! Il sen. Panizza sembra non rientrare nei parametri estetici del Quirinale, vuol scambiare i corazzieri con i suoi “Schützen”, più folcloristici e più a misura d’uomo. Men che meno il pattino Ottobre che dovrebbe girare un giorno con la coppola calabrese e un giorno con i cappelli piumati tirolesi e questo non è previsto nel protocollo del Quirinale. Il consesso s’è infine chiuso lasciando le cose nelle mani del buon Dio. Non c’è stata concordanza, intanto il tempo scorre inesorabile e proprio nel mentre uscirà il nostro giornale saremo in piena “bagarre”, ne sentiremo di tutti i colori, e non faremo in tempo a raccontarvi com’è andata. Ci hanno dato l’occasione di giocare al lotto, abbiamo puntato, vedremo chi avrà indovinato..., il vostro Saltaro spera nella sorpresa all’ultimo giorno, qualche personaggio, magari non previsto, ma che si dimostrerà il migliore dei Presidenti. Per il bene dell’Italia.
Attualità
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L’analisi
Capitali che soggiogano le masse Mai come oggi le speculazioni finanziarie hanno ricadute dirette sulla vita quotidiana di tutti i cittadini Il concomitante crollo delle quotazioni del petrolio WTI, sospettato di essere stato manipolato al rialzo per anni con i derivati per renderne vantaggiosa l’estrazione in alcuni giacimenti, invece ha fatto scendere i prezzi dei prodotti petroliferi nei paesi occidentali rendendo ancora più evidente il collegamento con le masse. Ma questa relazione è ancora più evidente osservando quanto successo solo nel dicembre del 2012 quando la BOJ, la banca centrale giapponese, decise di immettere liquidità senza limiti nel sistema provocando da una parte il crollo dello yen del 30%, e dall’altra riavviando l’export dopo il rallentamento seguito al dramma del terremoto del 2011 e della crisi nucleare di Fukushima. Il collegamento tra la finanza e i redditi dei cittadini non è mai stato così eviden-
L
di Marco Zulberti
e file di persone davanti agli uffici dei cambiavalute svizzeri e la preoccupazione dei benzinai elvetici per il crollo del cambio tra l’euro e il franco svizzero sono solo l’ultima sequenza di una crisi finanziaria che è sempre più cortocircuitata con la crisi economica degli strati più allargati della popolazione a causa delle decisioni ormai “vitali” che sono prese nelle stanze dei bottoni di tutte le banche centrali. Le decisioni della SBN, la banca nazionale svizzera
che ha tolto il tetto del cambio con l’euro provocando l’ennesimo rafforzamento del franco svizzero, seguono di poco quelle della Banca Nazionale Russa, che ha alzato al 17% il tasso di sconto, cercando di bloccare la speculazione contro il rublo crollato del 60% nei confronti del dollaro americano. Anche in questo caso le conseguenze sono state quelle di far cadere in recessione il ciclo dell’economia russa, già cronicamente caratterizzata da un alto tasso di disoccupazione e da redditi bassi.
te come in questi anni in cui i cittadini, e i commentatori dei media, cercano nelle mezze frasi della Yellen o di Draghi, commentandone anche le virgole e i punti, di comprendere come sarà l’economia di domani. Il progressivo trasferimento dal ruolo politico a quello finanziario del governo economico delle società è dovuto alla dipendenza delle economie di scala da una parte dalle materie prime come il petrolio, le cui quotazioni sono affidate ai mercati delle merci, e dall’altra alle spese statali con il peso
Toninachiedesostegnopergliapicoltori
Durante la seduta della Seconda Commissione consigliare del 16 gennaio è stato affrontato anche questo punto. Come è noto le avverse condizioni climatiche dell’estate scorsa hanno reso l’attività di questi importanti insetti impollinatori discontinua e difficoltosa e ciò costituisce un vero allarme ambientale. Senza impollinazione rischia di saltare l’intera agricoltura. In tal senso Tonina ha chiesto all’assessore Dallapiccola maggiore attenzione a questo settore e ha chiesto notizie in merito allo stato di attuazione della mozione che aveva presentato in materia di sostegno agli apicoltori in Consiglio provinciale lo scorso anno e che era stata approvata all’unanimità. “Sono sempre più convinto che occorre individuare – sostiene il consigliere giudicariese - strategie di medio e lungo periodo soprattutto considerando le rilevanti connessioni di questo importante comparto con il mondo agricolo
nonché ambientale». La mozione che era stata presentata nel luglio del 2014 richiedeva tre interventi: l’istituzione della commissione apistica provinciale, l’attivazione di una campagna di informazione e formazione degli apicoltori, e soprattutto il sostegno all’acquisto di prodotti per il nutrimento delle api. L’assessore Dallapiccola mentre ha assicurato i primi due punti, ha negato il sostegno economico per acquistare i prodotti necessari al nutrimento delle api richiesto, nonostante a tal
proposito fosse stato anche presentato un Ordine del Giorno sempre dal consigliere Tonina approvato dal Consiglio all’unanimità in occasione della finanziaria. “Sono molto deluso da questo scarso interesse nel confronto del settore apistico provinciale” aggiunge Tonina “ci aspettavamo una risposta diversa da parte della Giunta nei confronti dei circa 1.200 apicoltori del Trentino, molti dei quali hobbisti. Se ci fosse stata la volontà e si fosse davvero capito il problema sono certo che si poteva trovare il modo per aiutare questo importante comparto. È
risaputo” ha ribadito Tonina “che le api sono organismi fondamentali per la conservazione degli ecosistemi e la loro attività di impollinazione è fondamentale non solo per l’agricoltura, ma anche per la conservazione della biodiversità vegetale. Va ricordato che oggi le api senza l’azione degli apicoltori, sia professionisti che hobbisti, non sono più in grado di sopravvivere. Sostenere l’apicoltura diventa, quindi, basilare sia per la salvaguardia dell’ambiente, che per il mantenimento di un’attività imprenditoriale importante per il Trentino”.
del relativo indebitamento. Questa doppia azione si manifesta in modo evidente negli anni Settanta con la guerra del Kippur e il seguente rialzo del petrolio da 3 a 20 dollari, mentre la guerra in Vietnam fa esplodere la spesa pubblica, con i tassi che salirono al 15% nei primi anni ottanta. Da quel momento si è aperta una forbice tra la rendite da capitale e i salari, tra gli indici di disoccupazione e i debiti, che non si è più fermata. Paradossalmente oggi lo stato e il benessere delle masse, come nell’ottocento che precedeva i moti del 1848, attraverso le imposte è stato svenduto ai mercati senza regole dove la speculazione è libera di agire su elementi vitali come le valute e le merci, sottomettendo di fatto gli interessi degli stati nazionali all’avidità dei capitali privati.
Terme, ecco le linee guida Sempre in occasione della Seconda Commissione è stato dato finalmente il via libera alle linee guida per lo sviluppo del settore termale trentino. Nel suo intervento Tonina si è detto rammaricato per la tardiva partenza: “queste linee guida dovevano arrivare prima perché la legge provinciale risale a quattro anni fa e ciò vuol dire avere perso tempo prezioso nello sviluppo di un settore che può diventare sempre più importante per l’economia e il turismo provinciali”. Secondo il cons. giudicariese “l’attività delle aziende termali è fortemente legata al territorio in cui operano e proprio per questo andrebbe rafforzato il collegamento con i tanti soggetti che lavorano sul territorio stesso: sia in ambito pubblico che privato. L’opportunità di sviluppare sinergie tra i diversi soggetti appare di tutta evidenza anche ai fini di una valorizzazione complessiva delle aree termali. Infine vanno individuati con precisione gli interventi da attuare per rendere operative le linee guida per lo sviluppo del settore termale anche definendo i tempi di attuazione e le modalità di verifica dell’efficacia delle azioni attuate per una concreta applicazione della legge sul termalismo”.
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Attualità
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L’Auser giudicariese chiede più attenzione
«I comuni ci stiano più vicini». E’ l’appello della associazione che aiuta quotidianamente 200 anziani di tutte le Giudicarie Tanti chilometri quelli percorsi dai 32 volontari dell’associazione che si rivolge agli anziani e offre loro una serie di servizi che vanno dalla consegna a domicilio della spesa, il ritiro della pensione o il disbrigo di pratiche burocratiche fino all’accompagnamento in auto a visite specialistiche e sessioni di cura negli ospedali centrali di Trento e Rovereto. Un tragitto quest’ultimo che dalle vaste Giudicarie non è affatto breve: “per una cataratta o una visita – quantifica la presidente Mirella Carrella – si impiega mezza giornata, perché gli anziani necessitano dei loro tempi per prepararsi e muoversi e gli ospedali sono lontani. Uno spostamento particolarmente stancante e anche il valore del dialogo e del rapporto umano che i nostri volontari riescono ad instaurare è di grande importanza”. Uno sgravio non indifferente per i famigliari, i cui permessi dal lavoro e giorni di
di Denise Rocca
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anno iniziato tre anni fa, ospitati su una scrivania della Cigl, sono passati poi lo scorso anno nella nuova sede concessa dal comune di Tione nella casa delle associazioni, gradita e salutata con una grande festa lo scorso autunno. Fra un cambio sede,
ferie non sono certo infiniti. Così si spiega il continuo crescere delle richieste di assistenza che arrivano all’’Auser: fondata nel 2011, la sezione giudicariese solo lo scorso anno aiutava 181 anziani, aveva effettuato 65mila chilometri ed erano 22 i volontari impegnati nell’attività. Numeri che erano già cresciuti in maniera esponenziale rispetto agli inizi, e continuano a salire: oggi i volontari sono 32, che servono 245 soci e hanno effettuato già 48mila chilometri di servizio. La difficoltà è quella del reperimento delle risorse: “Siamo sempre in attesa che i comuni si accorgano della nostra attività – lancia un appello la presidente Carrella - e li invitiamo a darci una mano per poter andare avanti. Non per il
volontario che presta il suo tempo gratuitamente, ma per il rimborso benzina, visto che assicuriamo un servizio per gli anziani di tutta la valle da Campiglio a Storo e dei 39 comuni solo una decina ha risposto alla nostra richiesta di finanziamento per coprire i costi vivi del carburante”. L’energica presidente
una trentina di volontari che vanno e vengono – l’appello a chi può generosamente prestare il suo tempo, soprattutto in Val Rendena, è sempre aperto - continua ad espandersi l’opera di volontariato della sezione Auser delle Giudicarie. dell’Auser giudicariese continua instancabile a bussare alla porta dei comuni, fatti alla mano: “Le case di riposo di S.Croce, Roncone, Pinzolo, Condino, Spiazzo, Strada e Casa Rusca a Ragoli – rincara - si appoggiano tutte a noi, ma non tutti questi comuni contribuiscono al nostro lavoro. Sono molto più
Il Bosco arte Stenico preparaisuoi“mostri” Il pullmino utilizzato per il trasporto anziani
Prove di fusione anche pergli Sci Club Primi contatti da parte degli esponenti di quattro realtà giudicariesi Sull’onda dell’entusiasmo per i numerosi progetti di unione in corso tra i paesi, anche nel movimento sciistico giudicariese ha iniziato a soffiare il vento della novità. In una nebbiosa serata novembrina è avvenuto il primo storico incontro congiunto tra tutte le realtà della zona. Attorno a un tavolo si sono confrontati i presidenti dello Sci Club Bolbeno Michele Ballardini, dello Sporting Campiglio Roberto Papa, del Val Rendena Sci Club Giulio Biasizzo e la vice presidente dell’Agonistica Campiglio Wilma Gatta. Gli argomenti in agenda erano numerosi, ma tutti tesi al confronto onesto e al tentativo di arrivare a un unico obiettivo: trovare sinergie in grado di aumentare la qualità dell’organizzazione, il livello competitivo degli atleti e ottimizzare i costi dei sodalizi. Detto in questi termini sembra una cosa semplice. In realtà il cammino si presenta lungo e irto di ostacoli. Ma si sono trovati fin da subito parecchi punti di incontro ed è nato, soprattutto, un notevole desiderio di partecipare tutti assieme a quello che potrebbe rivelarsi un esperimento di successo, destinato a portare nella zona una realtà di grande livello, dai grandi mezzi organizzativi e in grado di
avvicinare un numero sempre più esteso di ragazzi a questa pratica entusiasmante. Il passo successivo, sicuramente molto ambizioso, che viene deciso nella riunione, è quello di coinvolgere, in un incontro successivo, tutti gli sci club della circoscrizione A, che comprende anche le valli di Non e Sole, per poter avviare a un livello ancora più esteso un progetto di strategie comuni. La cosa si concretizza a dicembre, undici sci club si confrontano, le idee si moltiplicano e già si affacciano sponsor di grande livello che vedono
generosi i nostri assistiti che cercano sempre di contribuire alle spese vive”. Le amministrazioni contribuiscono con cifre estremamente variabili: generoso Pinzolo che mette oltre un migliaio di euro, ma molti altri si limitano a poche decine di euro oppure a fare orecchie da mercante, nonostante i nu-
meri siano inconfutabili. Intanto una boccata d’aria fresca potrebbe arrivare dall’iniziativa indetta dai supermercati Poli: 200mila euro da destinare alla beneficenza per venti associazioni, scelte su 140 candidature provenienti da entrambe le provincie. I fondi saranno destinati alle venti selezionate - fra le giudicariesi anche Auser e Lilt - in proporzione ai bollini che i clienti decideranno di assegnare loro invece di destinarli ai premi in palio tipici delle raccolte punti.
con enorme interesse il potenziale di un’operazione di tale dimensione. Visto l’ambiente di svolgimento dell’attività sciatoria, si tratterebbe del primo caso, ben riuscito, di “fusione fredda”. E intanto, se anche qualche “vecchietto” desidera mettersi alla prova con i pali, parte un progetto “Master” aperto a tutti con allenamenti il venerdì sera (dalle 19 alle 21) a Bolbeno e il sabato mattina (dalle 9 alle 12) al Doss del Sabion. Enrico Gasperi
Peril 2015 i promotori stanno organizzando un nuovo percorso tematico L’estate è ancora lontana, ma per gli artisti è già tempo di mettersi al lavoro: è uscito il nuovo bando per BoscoArteStenico, la manifestazione di arte nella natura che il fotografo Maurizio Corradi, l’artista-artigiano Paolo Dalponte e la docente di Storia dell’Arte Elisabetta Doniselli hanno avuto la felice intuizione di ideare due anni fa. Il tema dell’edizione 2015 del Bas sarà “mostri”: “il bosco – spiegano gli organizzatori – è anche un luogo dove i nostri pensieri possono prendere strane forme, dove le nostre paure e fantasie, con l’aiuto delle luci e delle ombre del sottobosco, possono materializzarsi in bizzarre e misteriose creature”. Mostri, quindi, come nelle fiabe e in letteratura: chimere, golem, idre, giganti e nanerottoli, ogni suggestione è buona e la fantasia degli aspiranti a formare la nuova squadra di creativi del Bas è stata ben stuzzicata, almeno a giudicare dai primi bozzetti arrivati alla commissione. Un tema che come è nella tradizionale formula del concorso giudicariese gli artisti potranno decidere di svolgere o in una serie di sculture classiche a partire da un ceppo, o nelle forme di installazioni dal gusto più contemporaneo. E un tema che ha molto di figurativo ma anche altrettanto di filosofico: “Queste creature nella loro mostruosa presenza immaginaria - aggiungono i tre creatori di Bas - così come nella loro inconsistenza fisica, rivelano l’origine tutta mentale della loro esistenza, oggi come ieri in forme sempre diverse e spettacolari”. Il bosco che era “rifugio” nel tema della prima edizione, ospitava e innescava “equilibri” nella seconda, in questo terzo anno della manifestazione a fianco della sua tradizionale immagine di luogo deputato al relax e all’incontro con le varie forme della natura, diventa anche luogo dove coltivare la fantasia e lasciare libera la creatività di generare figure mostruose e affascinanti, che escono da un mondo onirico e inconscio. Il termine ultimo per la presentazione dei bozzetti è il 31 gennaio, ma c’è posto anche per i bambini, sempre più al centro dell’operato del Bas, che sono chiamati quest’anno a trovare il nome all’orso mascotte, i più piccoli, e gli adolescenti a crearne la grafica, con un bando europeo che uscirà fra poche settimane. Doppio bando quindi per la manifestazione artistica delle Giudicarie Esteriori che per mascotte ha un orso, naturalmente, e non poteva che essere così dalla visita del plantigrado immortalata dai suggestivi scatti di Corradi che stava manutenendo il sentiero e non se l’è fatto sfuggire, tirando fuori subito la sua macchina fotografica. (d.r.)
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Cooperando
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L’importanza di alternare Scuola e Lavoro Sapersi orientare al termine del percorso scolastico di Alberto Carli
L
’alternanza tra la formazione a scuola e l’inserimento nel mondo del lavoro è, di fatto, una metodologia didattica innovativa del sistema dell’istruzione e della formazione, una strategia efficace per l’orientamento, la motivazione, l’approfondimento di alcuni contenuti dato che l’esperienza nella scuola di uno studente appare spesso separata dall’esperienza di ciò che significa lavoro. La CoopeAccanto a questi percorsi, è avviata da qualche anno la simulazione d’impresa, che consiste in esperienze di Associazione cooperativa scolastica (ACS). Una serie di attività che prevedono quindi interventi di esperti in classe, approfondimenti inerenti gli elementi distintivi delle imprese cooperative, uscite didattiche ed eventuali tirocini formativi presso imprese cooperative, nonché la costituzione e gestione di Associazioni Cooperative Scolastiche. Al nuovo liceo Tecnico Economico dell’Arcivescovile di Trento, ad esempio, si sperimenta la modalità gestionale cooperativa attraverso la creazione di una associazione cooperativa scolastica il cui ”utile” generato servirà per fare beneficenza e finanziare
le gite. Si chiama ‘ManiunITE’ la cooperativa che si occuperà dell’organizzazione di eventi ricreativi per gli studenti, tra i quali tornei sportivi e piccole manifestazioni musicali. L’entusiasmo è forte, perché attraverso questo strumento concreto gli studenti potranno capire attraverso la sperimentazione come funziona la gestione di una cooperativa, con la definizione di un progetto, la divisione dei compiti, l’assegnazione di ruoli e responsabilità e l’elezione degli organi di governo e controllo. Il Collegio Arcivescovile ha voluto caratterizzare in modo innovativo questo nuovo indirizzo di studio puntando su una forte partnership con il mondo della cooperazione, una realtà che non solo è parte integrante dell’economia
trentina, ma veicola anche valori che ben si integrano con il progetto formativo della scuola. In Giudicarie, con il progetto Training for Job, che è partito nel 2013 e proseguirà anche quest’anno, oltre 300 ragazzi hanno intrapreso, durante il periodo estivo, un tirocinio lavorativo presso Aziende o Enti pubblici, un’iniziativa di sistema promossa dalla Comunità delle Giudicarie e resa possibile grazie alla collaborazione tra la Comunità, Agenzia del Lavoro, Piani Giovani delle Giudicarie (Rendena, Chiese, Busa ed Esteriori) e gli Istituti scolastici (Enaip, Upt ed anche Guetti). Nell’ambito della cooperazione sociale sono anche disponibili proposte formative e progetti di inserimento lavorativo (come ad esempio la
razione ritiene questo tema di strategica importanza e con il macro-progetto “Cooperazione, Scuola, Lavoro” prevede l’attivazione di percorsi formativi di durata annuale o pluriennale che rientrano in appositi protocolli di collaborazione tra Istituti Scolastici e Cooperazione Trentina, caratterizzati da un’articolata programmazione didattica e da obiettivi disciplinari.
Liceo Tecnico economico dell’Arcivescovile
Bottega dei mestieri o E… state lavorando, ecc.) proposti dalla cooperativa l’Ancora di Tione. Certo è che l’alternanza scuola – lavoro si fonda sull’intreccio tra le scelte educative della scuola, le aspettative delle aziende del
territorio in termini di fabbisogni professionali, le personali esigenze formative degli studenti, che chiamano in causa caratteristiche cognitive personali, motivazione ad apprendere, orientamento al lavoro e alle professioni.
Pertanto due sono le questioni fondamentali per la riuscita dei progetti e il raggiungimento dell’obiettivo finale che è creare lavoro: la prima è circoscritta alla scuola, alla quale è richiesto un maggiore impegno progettuale, perché l’alternanza investe direttamente i curricoli, la flessibilità dell’orario, i modelli organizzativi della scuola stessa. La seconda è di carattere politico, e riguarda l’esigenza di fare in modo che le Giudicarie acquisiscano un ruolo forte nei confronti della Provincia, affinché quest’ultima garantisca gli investimenti infrastrutturali e di sostegno alle imprese territoriali, atti a tutelare il presidio e la crescita economica e sociale delle periferie, contrastando la tendenza all’accentramento.
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Attualità
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Ultimi ritocchi al Centro acquatico di Valle
A Condino c’è attesa per l’inaugurazione della struttura alimentata con il teleriscaldamento gratuito della Cartiera di Roberto Bertolini Ci spiega la filosofia dell’opera? Il centro, che si ispira agli impianti termali altoatesini, è concepito per rispondere ai più svariati tipi di utenza. Gli spazi acqua attualmente sono quattro: una piscina sportiva per il nuoto da 25 metri, affiancata da uno comparto riservato allo spinning, alla ginnastica e alla riabilitazione; un vasca riservata ai bambini in tenerissima età, caratterizzata dalla presenza di vari livelli di acqua; un enorme idromassaggio, che può regalare ai frequentatori anche un po’ di intimità; un innovativo settore ludico con lo scivolo, il river, getti, spruzzi e cascate d’acqua, dove adulti e piccini potranno trascorrere ore di totale relax e divertimento. Naturalmente all’interno della struttura si troveranno anche un bar e un’imponente
È ormai prossimo al completamento il Centro acquatico di Valle, costruito a Condino. La struttura, che figura tra le opere pianificate nel contesto del Patto territoriale della Valle del Chiese, ha richiesto un investimento che sfiora i quattro milioni di euro. A parlarcene, con un pizzico di orgoglio, è il sindaco di Condino, Giorgio Butterini, che, per sua stessa ammissione, ha seguito in maniera quasi maniacale tutte le fasi di progettazione
e realizzazione con presenze in cantiere praticamente quotidiane. «Il centro acquatico di Valle – spiega - rappresenta un’opera di rilevanza strategica per gli abitanti del territorio, ma anche per i turisti che qui soggiornano o che transitano lungo l’asse viabilistico che conduce a Madonna di Campiglio, Pinzolo, Comano; si tratta di un autentico valore aggiunto rispetto alla qualità della vita di chi anima il territorio».
Il Centro acquatico di Condino
L’interno della piscina
Uno dei giochi d’acqua
hall di ingresso, dove non mancheranno spazi commerciali e che, di fatto, integra il Cento acquatico con l’esistente Centro polifunzionale. Sono previsti lavori anche negli spazi attorno alla struttura? Sì, l’Amministrazione comunale ha recentemente stanziato ulteriori fondi per la sistemazione di tutte le aree pertinenziali, parzialmente destinate a parcheggio e giardini, e per la realizzazione di un’ulteriore vasca relax esterna; infine, nell’arco di poche settimane inizieranno i lavori di realizzazione di un campo da calcio in erba sintetica, la sistemazione dei campi da tennis, sul cui fondo verrà posato sempre un manto in erba sintetica e la valorizzazione del parco giochi alla Pieve, che verrà arricchito con nuove attrazioni e arredi: tali spazi sportivi e ricreativi sono limitrofi al Centro acquatico e sostanzialmente completano il polo sportivo ricreativo. Ricordo anche che l’infrastruttura in costruzione ospita una superficie di circa 300 metri quadri, attualmente al grezzo, che in prospettiva verrà adibita a centro benessere e palestra per il fitness”. A questo punto la domanda è d’obbligo: quando l’inaugurazione? Per l’utilizzo a regime serviranno alcuni mesi. Il Centro è di fatto quasi concluso e pronto per l’utilizzo, tuttavia stiamo lavorando per definire al meglio le modalità di gestione, questione tutt’altro che banale. Non possiamo infine prescindere dalla rete di teleriscaldamento opera da circa 3 milioni di euro, realizzata sempre dal Comune e i cui lavori sono comunque giunti alla fase conclusiva. Colgo infatti l’occasione per ricordare che se oggi esiste un’infrastruttura così importante in Valle lo si deve anche alla Cartiera di Carmignano, che ha messo a disposizione del Comune energia termica gratuita, condizione fondamentale per rendere sostenibile la gestione di un impianto così imponente e ambizioso.
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Attualità
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Dal 12 al 17 febbraio Tione diventa capitale delle maschere e della festa
Tanto divertimento al Gran Carnevale giudicariese I
l simbolo – quello dell’indimenticato Tato Mato con l’inseparabile fisarmonica – è quello da tanti anni, ma il Gran Carnevale Giudicariese a Tione sa sempre proporre qualcosa di nuovo. Questa la ricetta di una manifestazione di
Anche per il 2015 il copione, messo in campo dal gruppo di volontari del Comitato Carnevale Giudicariese presieduto da Cesare Antolini – propone tante opportunità di divertimento, dedicate in primis ai più piccoli ma che sanno cogliere apprezzamento anche tra i grandi. D’altronde il Gran Carnevale raccoglie il testimone di un’ampia gamma di numerose iniziative carnevalesche delle borgate giudicariesi. Che si portano dietro tradizioni da tempo immemore, come ad esempio quella della “polenta e salam”in piazza, abitudini che nemmeno le due Guerre Mondiali riuscirono a scalfire, nonostante la gravità e la drammaticità di quei momenti. Anzi, forse, proprio per esorcizzare i tanti lutti degli eventi bellici, negli anni successivi ai conflitti il carnevale ripartì con sempre maggiore brio. La voglia di voltare pagina, dimenticando seppure per pochi giorni le difficoltà
storiche di quei momenti, diedero così maggiore impulso ai carnevali che poi, attraverso i decenni, i cambiamenti di costumi e mode, sono arrivati fino ai giorni nostri mantenendo intatto il fascino di queste mascherate. In mezzo si è passati dalle maschere classiche della tradizione italiana, dai tanti arlecchini di alcuni decenni fa, ai grandi classici come zorro e superman, alle nuove mode come i punk, i gormiti e i teletubbies. Ma i giovani sono ancora affezionati al Carnevale. Lo testimoniano anche i carri allegorici, che negli ultimi due-tre anni stanno mettendo in luce nuova creatività e partecipazione. Ecco allora che il Gran Carnevale Giudicariese, che negli anni ‘70 traslocò da Piazza Brevine a Piazza Cesare Battisti per il crescente numero di spettatori, divenendo veramente “giudicariese” è, assieme, sempre vecchio
successo che – meteorologia a parte – sa sempre coinvolgere centinaia di persone, di tutte le fasce d’età, per momenti di aggregazione davvero genuini. Sempre nel segno della festa più pazza dell’anno.
Il Comitato Carnevale e i polentèr
e sempre nuovo. Si comincia sabato 14 febbraio l’appuntamento è con il “Carnevale dei Popi e dei Putei”, giunto alla XIX edizione che propone una sfilata dove i veri protagonisti sono i bambini e i ragazzi in maschera, con partenza da Piazza Brevine ed arrivo al Centro tennis, dove si terrà la premiazione e verranno distribuiti giochi e regali
ai giovani partecipanti. A riscaldare il pomeriggio, thè e grostoi per tutti. Il clou dell’evento è atteso ovviamente per martedì grasso, 17 febbraio dalle ore 13.30 in poi, quando Piazza Cesare Battisti a Tione diverrà come un piccolo stadio di calcio, racchiuso intorno alle transenne all’interno delle quali sfileranno i carri allegorici e i gruppi
mascherati. Spazio dunque alla satira e ai frizzi e lazzi delle maschere. Qui sarà poi distribuita polenta e salam. In serata la festa si sposta alla discoteca Absolute, con la serata danzante finale con musica e divertimento e, verso la mezzanotte, le attese premiazioni dei carri. Infine, come avviene da sette anni, nei giorni dal
giovedì al martedì grasso, nei locali della zona sarà servito un menù a tema, sempre legato all’arte del mangiare tradizionale carnevalesco. Quest’anno tocca al menù dello spazzacamino, una scelta – dicono dal Comitato – simbolica e di buon auspicio per “spazzare via” i cattivi pensieri, le preoccupazioni e la crisi economica.
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Attualità
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Si inizia sabato 14 presso il Teatro Tenda in località “Piane”, dove le Sub Sistah, tre ragazze italiane, affascinanti e seducenti, Dr. Space e Brio direttamente dal Circus Beat Club e il “resident” David Monfrì, vi faranno impazzire. Diamo poi spazio alla creatività dei bambini, domenica 15, con il Carnevale dei ragazzi - Giornata “No Alcool”: un intero pomeriggio all’insegna di sfilate in maschera per le vie di Storo, musica, giochi, animazione e tanto divertimento al tendone davanti alla Caserma dei Vigili del Fuoco. Alle 20.30 apriamo le danze con una serata di ballo liscio con l’orchestra Claudio Amadori. Arriviamo poi al tanto atteso martedì “grasso”. Mattinata dedicata interamente ai bambini della scuola materna, che dalle ore 10.30 animeranno le vie del centro storico con le loro colorate mascherine. A partire dalle 14.00 l’esibizione dei carri allegorici e dei gruppi mascherati locali, i quali si contenderanno il trofeo “Mati Quadrati”. La sfilata si concluderà alle 17.00 presso il tendone, dove sarà servita polenta carbonera e spiedo a volontà. Come ogni anno, la festa proseguirà al Teatro Tenda in località “Piane”, dove ci si scatenerà con i Fabio Supernova, Simone
A Storo è di scena il 48° Gran Carnevale
Anche quest’anno attese migliaia di persone all’evento. Fra maschere, musica e divertimento
M
di Beatrice Mezzi – Pro loco Storo M2
aschere, musica e divertimento: tutto è pronto per l’immancabile appuntamento che gli amanti dei costumi e dei travestimenti non possono assolutamente perdere. Proprio così, stiamo parlando del Gran Carnevale di Storo, l’ospite più atteso nella nostra Valle da ormai 48 anni. Un evento dai numeri sempre più grandi,
tant’è che la scorsa edizione è arrivata a contare circa cento volontari, mille figuranti e cinquemila presenze, sia il pomeriggio durante la sfilata, sia la sera durante il Gran Ballo Mascherato. Anche quest’anno il programma prevede quattro giornate di festa, dal 14 al 21 febbraio, dedicate a giovani, giovanissimi e meno giovani.
Bazzani, Fabio Monfredini ed Alex the Voice. Sabato 21 il GRAN finale. Dalle 14.00 grande festa con i carri allegorici e i gruppi mascherati provenienti da tutte le Giudicarie: in palio, il trofeo “Gran Carnevale” e il trofeo “Hermann”. La sera mega-festa esplosiva nel Teatro Tenda in località “Piane” con una delle migliori Cover Band del momento, gli Exes. A seguire, Eddy Dj, Lady Halen, Carl G, Alberto Ruffo e per finire il “resident” David Monfrì. Per l’occasione sarà attivo un servizio Bus Navetta da Tione, Vestone e Bezzecca. Cosa aspettate? Tenetevi liberi il 14, 15, 17 e 21 febbraio. Non vorrete perdervi questo “Carnevale da Mati”!
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Provincia Autonoma di Trento
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L’Unione distrettuale della Val di Fiemme “sbanca” Campiglio Ai Campionati nazionali di sci dei Vigili del fuoco, successo fiemmese, poi Sondrio e terza Fassa Dopo la giornata d’apertura con la sfilata per le vie di Madonna di Campiglio, il saluto delle autorità, l’alzabandiera e l’accensione del tripode in Piazza Sissi, spazio alle gare, con snowboard, slalom gigante alle piste della Cima Grostè e Corna Rossa e la spettacolare prova di scialpinismo in notturna, in mezzo ad una fitta nevicata, con partenza dal centro di Madonna di Campiglio e arrivo al Monte Spinale. Infine, si sono svolte le gare di sci nordico alla
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i sono conclusi alla grande il 31° Campionato Italiano Vigili del Fuoco di sci alpino e nordico, il 2° di snowboard e il 1° di scialpinismo, tenutisi nella tre giorni dal 15 al 17 gennaio sulle piste di Madonna di Campiglio e organizzati dalla Federazione dei Corpi pista Malghette a Campo Carlo Magno. La società che ha trionfato alla fine della tre-giorni, ottenendo più punti di tutte grazie alla somma dei risultati nelle diverse discipline, è stata appunto l’Unione Distrettuale della Val di
Fiemme, che ha preceduto il Comando Provinciale di Sondrio e l’Unione Distrettuale della Val di Fassa, giunte rispettivamente al secondo e terzo posto. Complessivamente la manifestazione ha avuto un grande successo di numeri e
La squadra vincitrice - Unione distrettuale valle di Fiemme
dei Vigili del fuoco volontari della Provincia di Trento in collaborazione con l’Unione dei Corpi Vigili del fuoco volontari delle Giudicarie e il Corpo dei Vigili del fuoco volontari di Madonna di Campiglio, con Liquigas in qualità di main sponsor. di pubblico, con oltre 1.200 atleti (fra Vigili del Fuoco volontari e permanenti) provenienti da tutta Italia e molti sostenitori che hanno seguito le gare. Presente l’assessore provinciale alla Cultura, Sport, Cooperazione e alla Protezione Civile Tiziano Mellarini, che ha rivolto i complimenti ai Vigili del Fuoco presenti e la riconoscenza per il loro importante ruolo: «Sono stati tre giorni di sport, aggregazione e cooperazione di grande significato tra tutti i Vigili del Fuoco italiani». «A tutti i partecipanti faccio i complimenti perché sono persone straordinarie che ogni giorno si rendono utili all’intero paese italiano - ha commentato nella cerimonia di chiusura il Presidente della Federazione dei Corpi di Vigili del Fuoco Volontari, Alberto Flaim – È motivo di orgoglio per aver potuto organizzare questi Campionati qui a Madonna di Campiglio e ci tengo a ringraziare
le tantissime persone che hanno fatto sì che questo evento potesse svolgersi al meglio».
Nella cerimonia di chiusura presenti numerose autorità tra cui il Capo del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco Gioacchino Giomi, il Comandante del Corpo Vigili del fuoco Volontari di Madonna di Campiglio Franco Luconi Bisti e l’Amministratore Delegato di Liquigas Andrea Arzà.
L’assessore provinciale alla Protezione civile Tiziano Mellarini alle premiazioni
Il Giornale delle Giudicarie
mensile di informazione e approfondimento Anno 13 n°2 Febbraio 2015 Editore: Associazione “Il Giornale delle Giudicarie” via Circonvallazione, 74 - 38079 Tione di Trento Direttore responsabile: Paolo Magagnotti Caporedattore: Roberto Bertolini Comitato di redazione: Elio Collizzolli, Matteo Ciaghi, Aldo Gottardi, Denise Rocca Hanno collaborato: Adelino Amistadi, Mario Antolini Musòn, Enzo Ballardini, Claudia Brunelli, Francesco Brunelli, Alberto Carli, Arianna Foglio, Umberto Fedrizzi , Enrico Gasperi, Elisa Pasquazzo, Alessandro Togni, Alberta Voltolini, Ettore Zampiccoli, Ettore Zini, Marco Zulberti Per la pubblicità 3356628973 o scrivere a sponsorgdg@yahoo.it Il giornale è aperto a tutti. Per collaborare si può contattare la redazione (3335988772) o scrivere a: redazionegdg@yahoo.it Direzione, redazione via Circonvallazione, 74 - 38079 - Tione di Trento Stampato il 30 gennaio 2015 da Sie Spa - Trento
Le squadre premiate
Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 1129
Attualità
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A Tione, presso il centro di formazione professionale Upt, è stata costituita l’Associazione Cooperativa scolastica
È nata “Sapori del Brenta coop” L’azienda madrina della neoCooperativa scolastica è la Famiglia Cooperativa delle Giudicarie, rappresentata dal direttore Oreste Bonenti e dal responsabile delle Filiali Costantino Levri, che svolgerà un ruolo fondamentale di supporto all’azienda scolastica simulata che promuoverà e commercializzerà i prodotti tipici del territorio. A tenere a battesimo la nuova Cooperativa scolastica “Sapori del Brenta”, erano presenti il direttore del Centro CFP-UPT Scuola delle professioni per il Terziario di Tione Claudio Nicolussi, le insegnanti coinvolte nel Progetto Amalia Paletti e Antonella Flor, il presidente provinciale CFP-UPT Ivo Tarolli, il presidente del Centro professionale di
Alla Scuola delle professioni per il Terziario CFP_ UPT di Tione, il 27 gennaio scorso è la nata ufficialmente l’Associazione Cooperativa scolastica “Sapori del Brenta coop”. Questo Progetto scolastico, nasce dalla metodologia della Simulimpresa, che si basa su
Tione Walter Facchinelli, i rappresentanti della Cassa Rurale Adamello Brenta Marco Mariotti direttore e Paolo Bronzini, Rosanna Parisi dell’Agenzia del Lavoro Tione e Cinzia Parisi
dell’Associazione Artigiani delle Giudicarie. La Cooperativa scolastica ha un proprio atto fondativo, ufficialmente sottoscritto da Oreste Bonenti e Amalia Paletti e applaudito dai presenti.
una didattica operativa, sperimentata prima e consolidata poi dagli studenti della III classe “Operatori ai Servizi di Impresa”, per acquisire competenze tecnico-commerciali e guardare con maggior fiducia e professionalità al mondo del lavoro.
La “Sapori del Brenta coop” è dotata di un proprio statuto che ricalca i valori fondanti della Cooperazione Trentina spiegati ai ragazzi dalla Federazione Trentina della Coopera-
tive e illustrati da Marco Mariotti. Il Consiglio d’amministrazione della Cooperativa scolastica è formato dalla presidente Genny Tasin, dalla sua vice Daniela Or-
tiz e dai consiglieri Debora Bazzoli, Valentina Nicolini e Sara Caprio. Segretari sono Valentina Pasi e Anna Franceschetti, Cassieri Veronica Canciani e Gabriele Sottovia, Documentaristi Omar Caola, Giuliano Frigo e Francesco Gasperi. Il Collegio sindacale è formato da Daniel Zanoni, Nicola Tanaglio e Fabio Natale. La Cooperativa scolastica “Sapori del Brenta coop” si sta organizzando per commercializzare, in modo simulato, i prodotti tipi delle Giudicarie che vanno dai salami di Bolbeno alla ciuiga di San Lorenzo, alla Farina di Storo e porterà questi e altre specialità locali alla Fiera internazionale delle imprese simulate a Praga dal 16 al 20 marzo 2015.
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Rubrica legale/Associazioni
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Un contratto molto diffuso
Preliminare di vendita. Che succede se non c’è adempimento? Il passaggio di proprietà avverrà solo una volta concluso il contratto definitivo. Se una parte, concluso il preliminare, si sottrae all’obbligo di stipulare il contratto definitivo, l’altra parte potrà: - chiedere la risoluzione del contratto per inadempimento e ottenere il risarcimento di eventuali danni patiti; - oppure ricorrere alla c.d. esecuzione forzata in forma specifica. La legge prevede infatti che “se colui che è obbligato a concludere un contratto non adempie all’obbligazione, l’altra parte, qualora sia possibile e non sia escluso dal titolo, può ottenere una sentenza che produca gli stessi effetti del contratto non concluso” (art. 2932 c.c.)
C
on il contratto preliminare di compravendita immobiliare le parti si impegnano a stipulare un successivo e futuro contratto, denominato contratto definitivo. Per entrambe le parti (promissario acquirente e promittente venditore) nasce quindi l’obbligo di concludere il c.d. contratto Al tal fine è necessario che venga investito della questione il Giudice che potrà emettere una sentenza diretta a dare esecuzione a quell’obbligo di stipulare il contratto definitivo nonostante l’opposizione della controparte. La sentenza determinerà il venire in essere degli effetti del contratto definitivo (trasferimento di proprietà, pagamento del corrispettivo ecc..), così come indicati nel contratto preliminare. È per tale ragione che si potrà pretendere tale esecuzione solo laddove tutti
gli elementi essenziali del contratto definitivo siano contenuti nel contratto preliminare. Questo rimedio, però, è esperibile solo in taluni casi; è di fatto escluso, o meglio del tutto inutile, quando il contratto abbia come oggetto una prestazione di fare. Il creditore di una prestazione di fare non può in alcun modo costringere l’altro, nemmeno con una sentenza, a porre in essere una determinata azione in suo favore. Al più potrà ottenere che sia un terzo a porla in essere a spese del debitore.
definitivo. È necessario che il contratto preliminare contenga tutti gli elementi necessari della compravendita; quindi deve indicare l’impegno delle parti a vendere/acquistare un determinato bene alle condizioni ed al prezzo pattuito e specificatamente indicati nell’accordo. In questi casi sarà più conveniente procedere per la risoluzione del preliminare con richiesta di risarcimento del danno. L’esecuzione in forma specifica, invece, risulta particolarmente efficace in caso di compravendita immobiliare; in questi casi, infatti, sarà possibile ad esempio per il promittente acquirente ottenere una sentenza costitutiva che produrrà gli effetti traslativi (di passaggio di proprietà) del contratto e così egli diverrà, per ordine del giudice, proprietario del bene oggetto del preliminare di vendita, a fronte
del versamento del prezzo pattuito. Per poter ottenere la sentenza predetta è necessario che venga fatto un formale invito al rogito con la diponibilità al pagamento del prezzo di acquisto. Una volta disatteso tale invito, sarà possibile procedere giudizialmente come detto. Se il bene promesso in vendita presenta vizi o difformità rispetto a quanto promosso con il preliminare, ed il promissario acquirente intende procedere con la richiesta di esecuzione in forma spe-
cifica potrà chiedere che il giudice disponga l’esecuzione del contratto come pattuito ed ottenere la proprietà del bene promesso in vendita e al contempo richiedere ed ottenere che la sentenza diminuisca il prezzo di acquisto in relazione ai vizi accertati, ovvero condanni il promittente venditore ad eliminali a proprie spese. In definitiva è bene non sottovalutare mai la forte valenza di una promessa di acquisto o vendita che, seppure riferita ad una mera intenzione futura vincola fortemente le parti, salvo eccezioni, a mantenere la parola data. Avv. Francesca Zanoni. Ponte Arche – Comano (TN) https://avvocatofrancescazanoni.wordpress.com/
A pesca in Alto Sarca Il 22 febbraio apre la stagione: molte le novità per il 2015
Come ormai consuetudine l’ultima domenica di febbraio ci sarà la tanto attesa apertura della stagione alieutica: quest’anno la data fatidica sarà il giorno 22. Presto, quindi, si aprirà il tesseramento e i soci
potranno recarsi presso l’ufficio pesca a Tione per fare il libretto per la stagione 2015, che gli permetterà di recarsi a pescare sugli oltre 300 km di acque in concessione all’Associazione Pescatori Alto Sarca. Il libretto socio da inoltre diritto a quattro uscite nelle Riserve e a 10 uscite nelle altre zone di pesca del Trentino, richiedendo i permessi di interscambio rilasciati dalle varie Associazioni Pescatori Trentine, sempre presso l’ufficio pesca di Tione. Il libretto socio, dalla scorsa stagione, può essere effettuato anche da chi non è residente nelle Valli Giudicarie, nella tipologia “Socio Esterno”. Tale libretto è sempre più richiesto grazie alla pescosità dei fiumi e alla buona qualità delle acque. La bellezza e la varietà degli ambienti acquatici, infatti, rivestono una grande importanza nell’economia locale sia dal punto di vista ambientale che turistico e, per questo, l’Associazione presta una particolare atten-
zione alla conservazione di questo patrimonio ittico. Infatti viene effettuato una costante e continua opera di tutela ambientale e di ripopolamento con specie autoctone e di qualità quali la trota marmorata e la fario di torrente. Questo perché l’Associazione parte dal concetto che la pesca sia svago ma anche cattura e si è quindi mossa, nel corso degli anni, per razionalizzare la coltivazione delle acque in concessione. Esistono tratti a semina di materiale adulto pronta pesca dove anziani e giovani possono divertirsi; esistono tratti a no-kill dove magnifiche trote per taglia e livrea aspettano solo di dare un po’ di adrenalina a chi le cattura; esistono tratti a semina di materiale subadulto dove è possibile catturare pesci fantastici ed esistono zone a semina nulla, dove nel corso degli anni si sono stabilite popolazioni dominate da trote selvatiche. Per ultimi ma non per impor-
tanza possiamo pescare in una ventina di laghi di alta montagna. Per abbattere i costi di semina e avere sempre materiale sano, controllato e di sicura provenienza, l’Associazione Pescatori Alto Sarca ha a disposizione due incubatoi sociali per la riproduzione della marmorata. Da non dimenticare le zone particolari adibite a Riserve tra le quali per questa stagione ce ne saranno due nuove: una in val Brenta chiamata Riserva “Rio Vallesinella” e una presso Vigo Rendena denominata “Maroc del Ghiro”, dove sarà possibile confrontarsi con trote di taglia in sfide davvero emozionanti. Vista l’importanza della pesca nelle Valli giudicarie e dato il notevole aumento dei permessi nella scorsa stagione 2014 la Comunità di Valle delle Giudicarie ha messo a disposizione delle risorse per lo sviluppo di un progetto dedicato appunto alla PESCA in Alto Sarca
e sul fiume Chiese di cui è referente il Consorzio per il Turismo Giudicarie Centrali. Il progetto si sviluppa tramite numerose novità, tra cui, le principali sono: il posizionamento di alcune webcam, che permetteranno di vedere in tempo reale le condizioni del fiume direttamente da casa; alcune piattaforme che verranno posizionate in luoghi strategici del fiume e che permetteranno anche a chi diversamente abile, anziano o ai bambini di approcciarsi alla pesca in completa sicurezza; un sito internet responsive, la creazione di una app e un gestionale tutto nuovo con cui relazionarsi con soci ed ospiti in modo veloce e sistematico; il posizionamento di alcune bacheche con indicazioni sulle zone di pesca e tante altre innovazioni che permetteranno un avvicinamento al fiume da parte dei più.
Attualità
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Risparmiare nel tempo dei tassi a zero La consulenza della Cassa Rurale per supportare scelte di investimento consapevoli
Una scelta che non viene facilitata dal confronto col passato, quando i tassi di interesse italiani avevano un altro tipo di rendita. È logico che il risparmiatore, soprattutto se poco esperto, possa avvertire un certo disorientamento. La nostra mente, inoltre, fatica a pensare ai cosiddetti rendimenti reali, che sono quelli che tengono conto dell’erosione dell’interesse determinata dall’inflazione. Chi rimpiange i tempi in cui i titoli di stato rendevano tassi a due cifre, forse non ricorda che l’aumento annuo dei prezzi si portava via il valore di quasi tutti gli interessi incassati. Si rischia di assistere poi ad un fenomeno preoccupante. La ricerca di rendimenti più elevati spinge anche il risparmiatore più prudente a compiere scelte poco ponderate, che rischiano di risultare dannose. Anche il cosiddetto “fai da te” può rappresentare una grossa insidia. Troppo spesso l’investitore, infatti, commette alcuni errori. Prende decisioni impulsive, si lascia influenzare dai “consigli degli amici”, confonde abilità e fortuna e si fida
U
n tema su cui la Cassa Rurale si sta interrogando è cosa significhi per i propri Soci e clienti investire in un’epoca in cui i tassi sono vicini allo zero. Le scelte che i risparmiatori si trovano a compiere in questo periodo storico, infatti, possono essere
davvero complicate. Cosa preferire, ad esempio, tra un rendimento di un titolo di stato che rimborserà il capitale tra un anno ad un tasso lordo dello 0,10% (ad es. BOT annuale) e un altro che per garantire almeno un 1,7% di interesse ci costringe ad aspettare il rimborso per dieci anni (ad es. BTP decennale)?
Un percorso formativo gratuito per i Soci
Conoscere e amministrare una Cassa Rurale Approfondire la conoscenza della Cassa Rurale, capire cosa la differenzia dalle altre banche e comprendere il ruolo che assume nello sviluppo economico, culturale e sociale del territorio in cui opera. Questi i principali obiettivi del percorso formativo che la Cassa Rurale ha organizzato per i propri soci. Un’iniziativa, gratuita, che
ha preso il via nei giorni scorsi e che porterà i partecipanti ad analizzare alcuni degli aspetti più significativi della Cassa Rurale e ad acquisire una conoscenza di base delle aree distintive dell’essere impresa cooperativa. Un’occasione di crescita culturale pensata anche per consolidare il legame tra la Cassa Rurale ed i propri soci.
Il percorso toccherà vari temi. Le principali normative che regolano l’attività creditizia e gli assetti organizzativi adottati dalla Cassa Rurale; l’attività bancaria con particolare attenzione alla raccolta e agli impieghi. Ma anche il funzionamento, il ruolo e le responsabilità del Consiglio d’Amministrazione. La partecipazione a questo corso, infatti, consentirà ai soci che
non sono in possesso di uno dei requisiti stabiliti dall’articolo 4 del Regolamento Elettorale, di
presentare comunque la propria candidatura per rivestire il ruolo di amministratore o di sindaco.
della sua intuizione basata magari su un’esperienza pregressa e lascia il passato influenzi la sua decisione di oggi, non tiene sufficientemente in considerazione i benefici della diversificazione. Questo ha indotto la Cassa Rurale ad assumere responsabilmente un ruolo consulenziale per indirizzare i propri Soci e clienti verso soluzioni di investimento che tutelino il patrimonio e realizzino rendimenti appaganti. La soluzione individuata è quella delle gestioni patrimoniali che consentono di investire in un mix di attività: titoli di stato, obbligazioni, azioni, fondi comuni, valute estere, ecc., individuate e selezionate a livello globale dagli esperti di Cassa Centrale Banca. La correlazione tra tutte queste componenti (in cui un’eventuale perdita può essere compensata da altrettanti guadagni), consente di diminuire i rischi e permette di ottenere risultati con una valorizzazione della diversificazione e quindi una maggiore tutela del patrimonio investito.
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Società
FEBBRAIO 2015 La parola ad Oreste Bottaro titolare della ditta Innova di Pieve di Bono
Vogliamo uscire dalla crisi? … non rimane allora che rimboccarsi le maniche e darsi da fare ! E’ il momento di lavorare molto di più e di progettare molto di più. Dobbiamo dedicare più tempo per ogni attività lavorativa eseguendola con più cura del solito e cercando di migliorare lo stato delle cose. Inevitabilmente, questo comporta parziali rinunce a molte attività che esulano dalla nostra attività professionale. Il tempo deve essere in gran parte, usato per costruire o pensare come e cosa realizzare di utile per la comunità (e quindi per tutti noi). Non riusciremo mai ad uscire vincenti da questa crisi se non cambiamo passo, se volgiamo mantenere rendite di posizione ed approfittare di leggi fatte in tempi diversi da quello che stiamo vivendo. Il cambiamento non si vede ancora. Ci sono, per esempio, forti resistenze a capire che le normative del lavoro devono cambiare in modo più coerente con l’esigenza di efficienza e meritocrazia. C’è ancora chi difende rendite e privilegi di chi vive alle spalle della comunità con mille espedienti. Tutto quello che abbiamo in termini di progresso e benessere deriva dal lavoro, e le più belle conquiste dell’umanità in tutti i campi (dalla tecnologia alla medicina, delle arti, all’ordinamento sociale e politico)
“N
on pretendiamo che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi può essere una grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E’ nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere superato. Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e disagi, inibisce il proprio talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi è l’incompetenza. Il più grande inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel derivano da un durissimo impegno di molti uomini che hanno sacrificato gran parte della loro vita per migliorare l’esistenza di ognuno di noi. Guai a perdere questa fondamentale correlazione: lavoro/progresso. In pochi anni l’umanità farebbe un enorme balzo indietro o cercherebbe scorciatoie devastanti come i totalitarismi che offrono sempre facili formule. Possiamo anche rifugiarci nella utopia di una civiltà dove il lavoro è in secondo piano ma dobbiamo poi, in coerenza, accettare una esistenza completamente diversa dalla attuale, molto più simile a quella di secoli fa. Prendiamoci quindi a carico questo pesante ma stimolante fardello e mettiamoci nell’ordine d’idee che dobbiamo lavorare qualche sabato e domenica in più, che non possiamo “staccare il cervello ” alle 5 del pomeriggio e che dobbiamo anche perdere qualche notte di sonno per pensare a come risolvere problemi e trovare nuove soluzioni. Tendiamo, in molti casi in-
cercare soluzioni e vie di uscita ai propri problemi. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c’è merito. E’ nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo.Invece, lavoriamo duro. L’unico pericolo della crisi è la tragedia che può conseguire al non voler lottare per superarla.” Albert Einstein risorse non sarà nemmeno solidale.
vece, a ricercare formule magiche o peggio, ad accusare sempre gli altri (politici in primis) perdonando noi stessi. Attendiamo inerti “l’uomo della provvidenza”. Non capiamo che in questo momento chi può aiutarci è un sistema di governo che ci metta davanti la dura realtà senza scorciatoie di sorta, un ordinamento sociale che costringe ognuno all’impegno personale ed esclude chi non fa il proprio dovere sino in fondo o chi approfitta di privilegi. Ogni uomo o donna sani ed attivi (immigrati e carcerati compresi !) deve dare il proprio contributo alla col-
lettività. Pensiamo ad esempio, quanto lavoro per la conservazione dell’ambiente (pulizia di luoghi devastati dalla sporcizia, di fiumi invasi da detriti, di boschi incolti e selvaggi ecc.) può essere svolto dalle centinaia di migliaia di immigrati lasciati ad oziare ammassati in strutture fatiscenti. Non sarebbe più dignitoso per loro lavorare (tra l’altro con lo stesso costo per la collettività), anche con fatica, costruendosi la possibilità di un futuro, ? La solidarietà si può esercitare se si creano le risorse per renderla concreta. Una società che non crea
Le Nazioni che meno hanno subito o che stanno uscendo da questa crisi sono quelle dove ognuno pensa prima al proprio impegno personale nei confronti della collettività, esercitato attraverso i doveri, prima di pensare ai propri diritti. Nel nostro Paese invece non c’è mai fine alle rivendicazioni, tralasciando ciò che deve essere fatto prima di “riscuotere” la propria parte. Seguiamo quindi gli esempi dei paesi più virtuosi. Ammiriamo i paesi del nord Europa (e recentemente anche gli Stati Uniti che stanno ripartendo con un forte sviluppo) perché la loro situazione è migliore della nostra ma non abbiamo l’umiltà di prendere esempio dalle loro leggi e regolamenti (per il lavoro, per l’ambiente, per la ricerca e sviluppo, per l’ordinamento politico, per la giustizia ecc.). Ricerchiamo alchimie che oltre a richiedere tempi e discussioni infinite, non danno garanzie di ri-
sultati. Quante nuove possibilità si potrebbero aprire se sostituissimo regole obsolete e inefficienti con leggi che potremmo importare da esempi di eccellenza. Quanti di noi conoscono: la legge sul lavoro adottata in Danimarca (dove non esiste praticamente, disoccupazione) la legge elettorale Tedesca, Francese o Inglese (dove i governi durano per le intere legislature), le regole sulla tutela ambientale ed urbanistica di Austria o Svizzera (dove il territorio e le città sono puliti ed ordinati). Sarebbe buona cosa che imparassimo con umiltà dai più bravi ed applicassimo con rigore quanto appreso, eviteremmo sicuramente anche molti errori a volte anche tragici. La politica, come un buon padre di famiglia, deve essere anche dura quando serve e se adottare leggi rigorose ed efficienti porta malcontento ed impopolarità, bisogna comunque farlo se si ha a cuore il proprio servizio. E’ per questo che dovremmo sospettare di chi promette facili e indolori soluzioni ma apprezzare chi ci dice che nulla di positivo può essere realizzato, tornando ad Einstein che non era certo un reazionario, senza duro impegno e lavoro. Oreste Bottaro imprenditore
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Attualità
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La Winter Marathon affascina Campiglio Alberto Aliverti e Alberto Maffi sono i vincitori dell’edizione 2015
Il duo è stato autore di una gara senza sbavature con la quale ha conquistato il posto più alto sul gradino del podio precedendo di poche penalità (260) l’esperto duo Margiotta-Perno su Volvo 1800S del 1965 – già primi a Campiglio nel 2013 e terzi lo scorso anno – che a loro volta con 272 centesimi hanno prevalso di due sole lunghezze i piacentini Fontanella-Malta in gara su Porsche 356 A Coupé del 1955. Da segnalare i molti ritiri per problemi meccanici, a testimonianza della difficoltà e dell’impegno che le vetture hanno dovuto sostenere per tutti i 427 km del percorso: 83 alla fine gli equipaggi classificati sui 120 iscritti. Soddisfazione al traguardo per l’ex pilota di Formula 1 Ivan Capelli in gara con il numero 1 su Volvo PV544 del 1965 della squadra ufficiale Volvo. Alla sua terza edizione il nuo-
Hanno sfidato il freddo dell’inverno e undici passi dolomitici, dalle Dolomiti occidentali a quelle orientali con partenza e arrivo a Madonna di Campiglio passando per Canazei. I 120 equipaggi iscritti alla 27ª edizione della Winter Marathon hanno animato un lungo week-end, dal 22 al 25 gennaio 2015, sfoggianvo Presidente dell’Automobile Club Milano ha chiuso la sua prestazione, navigato da Guido Urbini, con un ottimo 68° posto. Ad aggiudicarsi il Trofeo Apt è stata, invece, la coppia Benetti/Battagliola su Porshe Speedster 356 del 1954. Anche quest’anno, l’Azienda per il Turismo Madonna di Campiglio Pinzolo Val Rendena ha sostenuto l’organizzazione dell’evento curato dal patron Roberto Vesco e dal suo staff fornendo i premi per i vincitori e servizi vari, tra i quali supporto alla comunicazione esterna nei mesi pre-gara. Articoli pubblicati su “Gazzetta
dello Sport”, “Corriere Motori”, “Marco Polo” “Sciare-
do la bellezza di automobili dal fascino senza tempo. Agonisticamente parlando, la gara è stata vinta da Alberto Aliverti e Alberto Maffi, portacolori della scuderia Franciacorta Motori, freschi vincitori del titolo italiano 2014 nella categoria Top, su Lancia Aprilia del 1940. Mag” e altri hanno valorizzato l’evento sportivo sul territorio
nazionale. Per il terzo anno consecutivo, inoltre, l’evento
è stato trasmesso in diretta sul sito wintermarathon.tv. Ottimo il successo in termini di ascolti, completato dai numerosissimi “click” al sito ufficiale wintermarathon.it e sui social network Facebook, Twitter e Instagram letteralmente presi d’assalto con l’hashtag #WinterMarathon2015.Un po’ di numeri: la pagina wintermarathon.tv durante i 3 giorni di gara ha avuto più di 10.000 visite che si aggiungono alle oltre 8.500 del sito internet wintermarathon.it e alle 3.500 che si sono collegate alla pagina dello streaming attraverso il sito o tramite Facebook, con la maggior parte dei contatti dall’Italia e dall’Europa in generale. Curiosità: qualcuno ha seguito le fasi di gara in diretta anche da Cina e Mozambico, Indonesia, India, Giappone, Filippine, Peru, Palestina, Qatar e Kosovo.
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sviluppo, valorizzazione e sostegno del territorio Iniziativa “Più bella la tua casa – più bello il tuo paese” contributi conto interessi per interventi di abbellimento urbano - IV tranche – scadenza: 29 maggio 2015 Bando risparmio energetico: contributi in conto capitale per collettori solari termici, generatori fotovoltaici e pompe di calore - scadenza: 10 aprile 2015 Borse di studio e premi di laurea magistrale a favore di studenti universitari residenti nella Valle del Chiese per l’ A.A. 2013/2014 – scadenza: 31 marzo 2015 Bando ripristino ambientale - Contributi relativi agli interventi per favorire e promuovere il recupero del territorio in Valle del Chiese – scadenza: 15 aprile 2015
Info: Consorzio B.I.M. del Chiese - Via O. Baratieri, 11- Condino (TN) Tel. 0465.621048 – Fax 621720 e-mail: bimchiese@bimchiese.tn.it – segreteria@bimchiese.tn.it pec: bimdelchiesecondino@legalmail.it sito: www.bimchiese.tn.it
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Attualità
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“Amico Geometra” si riconferma nel 2015 Settimo anno consecutivo per lo sportello informativo gratuito al cittadino su argomenti d’intervento del geometra con specifico riferimento all’ambito delle costruzioni, dell’ambiente, del territorio
Il calendario con cui si tiene lo sportello è fissato a cadenze pressoché mensili, con otto sessioni a Tione di Trento e due a Storo, nelle seguenti date: - 30 gennaio, 27 febbraio, 24 aprile, 29 maggio, 26 giugno, 24 luglio, 30 ottobre e 27 novembre presso la sede della Comunità di Valle a Tione di Trento; - 27 marzo e 25 settembre presso il municipio di Storo. L’esperienza degli anni precedenti, unitamente al gradimento riscosso, hanno motivato nuovamente il Collegio Provinciale Geometri e l’Associazione locale dei Geometri a riproporre il servizio e manifestare concretamente la vicinanza del geometra ai problemi della gente. Non a caso l’iniziativa è nata con la definizione di “AMICO GEOMETRA”, stante proprio il carattere confidenziale che da sempre contraddistingue i rapporti con gli utenti. In un periodo di grandi sconvolgimenti come quello che stiamo vivendo è stato ritenuto positivo garantire un supporto del tutto gratuito, di prima informazione al cittadino, sempre più affannato a districarsi tra mille problematiche. I canali delle informazioni, si sa, sono sempre più fitti e diversificati, l’internet in tal senso ha preso il sopravvento, e pur svolgendo un ruolo di assoluta importanza, non potrà mai risultare esaustivo rispetto alla complessità delle vicende di carattere tecnico che sempre più frequentemente si devono affrontare. E’ stato detto che l’attuale periodo di crisi economica sia il peggior periodo di crisi della storia recente, ma prima ancora pare di poter osservare che in realtà si tratti di un grande cambiamento. Un cambiamento davvero senza eguali che attraversa tutti i settori della vita civile e costituisce una sfida ancor maggiore per la figura professionale del geometra, assalita anche da rivalità sempre più aggressive di altre categorie professionali. Certamente stiamo vivendo un periodo complesso ma la figura del geometra, non vuole smentire la propria natura, consolidata nel tempo, con la partecipazione attiva alla scrittura di un rilevante scorcio della storia di sviluppo territoriale. Attraverso lo sportello al cittadino si ritiene di manifestare ulteriormente quel carattere di disponibilità ed immediatezza, che da sempre contraddistingue lo stile del geometra e che lo colloca come parte integrante delle NOSTRE FAMIGLIE. Infatti, il geometra è da sempre presente quando si deve formare una nuovo nucleo
di Maurizio Esposito L’iniziativa dell’Associazione Geometri della Comunità delle Giudicarie, volta ad offrire un servizio gratuito di prima informazione al cittadino su tematiche di natura tecnica, viene riconfermata anche per il presente anno 2015. Le modalità del servizio sono le medesime famigliare, accompagnando padri e figli nei vari passaggi di proprietà e/o divisione dei beni, oppure nell’assistenza per l’acquisto della prima casa o del terreno dove costruirne una nuova. Ultimamente è richiesto tra l’altro di interfacciarsi anche con aspetti fiscali, fornendo il necessario supporto tecnico in procedure di detrazioni per ristrutturazioni edilizie o per risparmi energetici. E’ bene ribadire che il servizio è comunque volto a sola consulenza di carattere informativo, fornendo al cittadino quegli elementi di giudizio aggiuntivi, utili a formare la migliore capacità decisionale. La Comunità delle Giudicarie, alla quale va il sentito ringraziamento per la concessione del locale per lo sportello, ha compreso lo spirito e le finalità del servizio citato, mostrando con ciò un gesto concreto di vicinanza alle esigenze della popolazione. Lo stesso ringraziamento deve esser rivolto al Comune di Storo che ha offerto analoga collaborazione per le due sessioni programmate presso il relativo municipio. Per quanto concerne l’andamento dell’anno scorso è stata notata una concentrazione degli accessi allo sportello, soprattutto nel periodo di pubblicazione degli articoli sulle riviste locali, in concomitanza quindi con la divulgazione capillare e temporanea dell’iniziativa. Gli aspetti che ci sono stati sottoposti con maggior frequenza nelle ultime sessioni riguardano rapporti di vicinato, interventi condominiali, detraibilità fiscale degli interventi edilizi, regolazioni di confini, lettura di documenti catastali e tavolari, pratiche contributive, divisioni, ecc.. La cosa che ha dato più soddisfazione nel corso dell’anno è stata sicuramente quella di contenere ed indirizzare a composizioni bonarie tutte quelle “mini” contese o liti embrionali, utilizzando al massimo il buon senso ed evitando accuratamente di contribuire ad esacerbare gli animi. Sempre più spesso si nota purtroppo una tendenza alla litigiosità, del tutto ingiustificata a fronte di analisi serene delle problematiche in gioco, il più delle volte risolvibili sul nascere, con convenienza per entrambe le parti. Purtroppo stiamo assistendo ad un degenerare dei rapporti che portano ad esasperazioni anche nel settore della nostra
attività, interessata da dispute di ogni genere: dai rapporti tra vicini, a mancati pagamenti (anche di onorari, ahinoi) per costume dilagante e per motivi il più delle volte pretestuosi. Anche la regolazione dei rapporti tra impresa esecutrice e committenza, con relativi aspetti economici, non sfugge alle incrementate difficoltà del momento. Il famoso buon senso e la correttezza nei rapporti sembrano molte volte spariti ma devono continuare ad ispi-
degli anni precedenti: si fissa un appuntamento con la segreteria del collegio dei Geometri di Trento al n. 0461 – 826796 e si può incontrare la terna di tecnici alla prima data disponibile, presso la sede della Comunità di Valle a Tione di Trento oppure presso il Comune di Storo. rare la nostra attività e costituire il caposaldo del vivere civile. Nelle nostre riunioni dell’Associazione capeggiano detti principi e sugli stessi ci stiamo impegnando a fondo, come dovrebbe peraltro essere scontato sia nel nostro ambito che in ogni altro contesto. L’etica e la morale, due parole che basterebbero a risolvere gran parte dei problemi dell’attualità, sono anche i valori fondanti della locale Associazione Geometri, pre-
sente da oltre trent’anni in Giudicarie. Per tornare allo sportello AMICO GEOMETRA, possiamo precisare che la formulazione del servizio, attraverso prenotazione, ha consentito di ottimizzare i tempi, mettendo a disposizione le terne di professionisti solamente lo stretto tempo necessario allo svolgimento degli appuntamenti, senza quindi dover impegnarsi in eventuali presenze infruttuose. In termini positivi è stata
valutata anche l’opportunità concessa all’utenza della valle del Chiese, di poter accedere al Servizio direttamente presso il Comune di Storo alle date previste, evitando spostamenti fino a Tione. In ciò tutto lo spirito di vicinanza dell’Associazione alle problematiche della gente. “La squadra” di tecnici impegnata nel servizio, a rotazione ed in assortimento di specializzazione e provenienza, può contare su circa 25 colleghi che hanno dato la disponibilità all’iniziativa ed il supporto all’attività dell’Associazione, impegnata comunque durante l’anno in continui aggiornamenti e confronti sulle più importanti tematiche della categoria.
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Centenario Grande Guerra
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Sui campi di battaglia questa la sequenza delle operazioni di guerra e dei fatti del mese. Il 4 febbraio 1915 la Germania dichiara le acque delle Isole britanniche zona di guerra sottomarina indiscriminata, mentre i Sudafricani reprimono la “ribellione Maritz”, ossia un tentativo insurrezionale messo in atto da Boeri anti-britannici sostenuti dai Tedeschi. Il 7 febbraio inizia la battaglia dei laghi Masuri sul fronte orientale, conclusasi il 22 febbraio seguente con una vittoria dei Tedeschi ai danni dei Russi. Il 19 febbraio inizia la “campagna dei Dardanelli”: una flotta Anglo-francese bombarda le difese dell’impero Ottomano dei Dardanelli nel tentativo di conquistare l’omonimo stretto ed aprirsi la via per la capitale Istanbul. Nel frattempo si intensificavano le battaglie in quella che fu definita “La Campagna del Caucaso”; i Russi, con l’impegnativa situazione del fronte orientale, non furono immediatamente in grado di sfruttare la vittoria e fino a marzo il fronte caucasico rimase stazionario; tuttavia alla ricerca di un capo espiatorio per la disfatta, gli Ottomani accusarono la minoranza degli Armeni, che viveva nelle regioni di confine di convivenza con
1914-1918 mese per mese - Febbraio 1915
Oltre l’Europa centrale la campagna dei Dardanelli Inizia pure la terrificante “zona di guerra sottomarina” di Mario Antolini Muson Il mese di febbraio del 1915 vede l’accrescersi dei numerosi fronti bellici dove si combatteva a tutto spiano; tutti i belligeranti stavano intensificando l’impiego di ogni risorsa a disposizione i Russi, sottoponendola a partire dal febbraio 1915 a deportazioni e massacri. Gli stessi intensi movimenti sempre del febbraio 1915 vengono anche così descritti e completati: l’offensiva dei Tedeschi prosegue con successo: hanno dichiarato zone di guerra le acque attorno alla Gran Bretagna e lì con i sottomarini colpiscono navi militari ma anche civili; un giorno hanno affondato 5 mercantili inglesi in cinque minuti; l’obbiettivo è evidente: isolare completamente gli Inglesi. Russi e Tedeschi si combat-
tono attorno ai laghi Masuri, con i Tedeschi che hanno
mentre, allo stesso tempo, stavano affiorando un po’ ovunque le prime voci di opposizione alla guerra specialmente nel Regno Unito, in Germania, in Francia, in Russia e non solo. preso la città polacca Augustow. Mentre in Francia,
sempre i Tedeschi, devono difendersi dalla truppe tran-
Le truppe verso i Dardanelli
salpine decise e riprendersi lo Champagne. Francesi e Inglesi sono molto attivi nello stretto dei Dardanelli: vogliono arrivare fino a Costantinopoli, che nel frattempo bombardano; i Turchi, terrorizzati, scappano in Asia prendendo d’assalto i piroscafi che collegano le due sponde del Bosforo. Da aggiungere che il lunedì 15 febbraio 1915, una nota di agenzia da Singapore segnalava il primo ammutinamento su vasta scala dall’inizio della guerra: i sodati Indiani si erano ribellati ed avevano ucciso 39 Europei. “I capi della rivolta – diceva il dispaccio – saranno fucilati. Fallisce per una soffiata la sollevazione generale in India dei militari sikh contro gli Inglesi”.
Centenario Grande Guerra
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Mesi duri, con molto freddo e intense nevicate accompagnano il primo inverno di conflitto nella nostra terra
Nelle Giudicarie fu un inverno di guerra Infatti era insistente la stessa voce dell’autorità di Vienna che addirittura aveva emanato un pieghevole a stampa dal titolo: “Nutrimento della popolazione in tempo di guerra” partendo dal presupposto che “i nostri nemici vogliono vincerci colla fame”. Si pensi che tra i suggerimenti dati alle popolazioni trentine vi era il comando di evitare gli eccessi e le intemperanze nel mangiare e nel bere, di non festeggiare particolari avvenimenti con banchetti e simposi, di non cibarsi di carne più volte al giorno. Si stava creando un clima di estrema austerità certamente nella convinzione – almeno nella alte sfere – che la guerra appena iniziata non sarebbe stata tanto breve quanto invece si era previsto al momento dello scoppio il 28 luglio 1948. Ed eccoci a rileggere quanto scritto da mons. Perli nel febbraio del 1913 sulle sue grandi pagine di registro col suo pennino intinto nell’inchiostro. «7 febbraio. Oggi per ordine del Pontefice, in tutte le chiese d’Europa, si tennero pubbliche preghiere dinanzi al Santissimo esposto in chiesa per impetrare da Dio la cessazione della guerra. Tione,
I
l febbraio del 1915 in Giudicarie stava lasciando le ferite di un inverno di guerra, ma anche di un inverno dalle forti nevicate che aveva lasciato gravi danni specie ai boschi ed alle cà’ da mónt. Dopo lo sciogliersi delle nevi gli abitanti - meglio dire “le abitanti” in quanto quasi tutti i giovani e gli uomini fino ai 42 anni erano stati richiamati e mandati in guerra -, dicevamo la gente rimasta nei
sia colla frequenza ai Sacramenti sia coll’adorazione del Santissimo, vi ha corrisposto generosamente. Le popolazioni, in previsione del futuro molto fosco, sono tristemente impressionate. / 9 febbraio. Da più di un mese continua
Credo che in questa rubrica della “Guerra 1914-18 mese per mese” de “il Giornale delle Giudicarie” sia più che opportuno iniziare anche a riferirci alla situazione dell’Italia, poiché, pur non essendo ancora in stato di guerra, è già indirettamente coinvolta poiché l’interrogativo di dovervi o non dovervi partecipare è già quotidianamente vissuto a tutti i livelli sociali, con evidenti riscontri anche nel Trentino e soprattutto nelle Giudicarie. Infatti, nel febbraio del 1915, in Italia, interventisti e neutralisti erano ormai nel pieno delle scelte storiche conseguenti al conflitto mondiale scoppiato nel 1914. Le contrapposte fazioni continuavano a discutere, ed in molte città si assisteva allo scontro tra le due parti opposte. A sorpresa, “la Stampa”, il giornale della Fiat, in quello stesso mese di febbraio si era schierato con i neutralisti; il “Il Resto del Carlino”, invece, appoggiava gli inteventisti. Sempre in febbraio la “Tribuna” pubblicava una lettera in cui Giolitti spiegava il proprio neutralismo, basato sulla convinzione che l’Italia potesse ottenere, con un’accorta politica diplomatica, gli stessi compensi territoriali che la partecipazione alla guerra avrebbe portato solo con enormi costi economici e umani. Il governo, inve-
a nevicare; oggi fioccò disperatamente tutto il giorno e il freddo intenso conserva tutta la neve caduta fin qui, che arriva a metri 1,80. Tutti i soldati stazionati qui (circa 500) e la popolazione lavorano a gettar nevi dai coperti delle
paesi si stava dandosi da fare per le riparazioni e il disbosco. Comunque la vita nei paesi godeva di una certa calma, ma sempre col pensiero a quanti erano lontani senza riuscire a dare notizie di sé. La principale preoccupazione era data dalle prospettive dell’agricoltura per la quale, in mancanza di forze lavorative, reclamava provvedimenti organizzativi di una certa rilevanza.
case, che minacciano rovina. Da Saone alle Arche la via è ingombrata da molte lavine. Domani tutti i soldati ebbero l’ordine di aprire la strada verso Trento, dal quale siamo completamente tagliati fuori. Breguzzo, Bondo e Roncone
devono sgomberare le nevi di lassù, e i paesi della Rendena egualmente. Ubbidiscono tutti a meraviglia perché è la “spada” che ordina; del certo ogni lavoratore piglia 4 corone al dì. Le famiglie dei richiamati pigliano dal Governo una sovvenzione che, fino al 1° febbraio corrente, importò pel solo Tirolo 12 milioni di corone. Le famiglie di qualche soldato, che quand’era qui tanto consumava in bagordi quanto guadagnava, benedicono la guerra. Anzi un povero padre di Javrè, che per proteggere il figlio in guerra teneva un lume acceso a Sant’Antonio, tornatosene dall’imperial regio Censo di Tione con un buon gruzzolo di denaro in tasca, spense tosto il lume perché Sant’Antonio non faccia sospendere la guerra troppo presto. 18 febbraio. Oggi la Germania inizia essa il blocco all’Inghilterra per mezzo dei
sottomarini. La notizia fra noi destò stupore, e nei Paesi dell’Intesa timore. 28 febbraio. Con oggi il Governo intende assumere esso il monopolio dei grani e delle farine. In aiuto dell’Austria, fin dall’ottobre ultimo scorso, venne la Germania; ed ora, fuori in Galizia-Bucovina e sui Carpazi, Germanici e Austriaci arrestano gli sforzi dei Russi verso l’Ungheria. Nella Polonia russa fa parlare molto di sè per abilità strategica il feldmaresciallo germanico Hindemburg. 28 febbraio: Ci arrivarono i certificati di morte dei soldati tionesi Bortolo Battocchi di Giovanni detto Bortolìn, di Zaccaria Cazzolli fu Dionisio detto Canàl e di Quintilio Salvaterra di Giuseppe Andreón: tutti Caduti in Galizia». Comincia la lunga fila dei Caduti al fronte. Mons. Perli non può che annotare quelli di Tione, ma l’elenco è appena cominciato e non finirà che dopo gli anni Venti, e sarà redatto in ogni anche più piccolo paese delle Giudicarie, del Trentino e di tutte le Nazioni e gli Stati in guerra: l’immensa e dolorosa carneficina non è che all’inizio. A cura di Mario Antolini Musón
Febbraio 1915, l’Italia ormai in balìa di neutrali e interventisti ce, trattava con l’Intesa e, si diceva, che avesse già firmato un patto di reciproco appoggio con la Romania nel caso di un’entrata in guerra. Il capo di Stato Maggiore dell’esercito, Luigi Cadorna, stanco di tanta incertezza, si dimetteva, ma il re lo aveva convinto a restare. Quello stesso periodo coincideva ai primi otto mesi dell’immane tragedia, e già ribolliva ovunque la polemica su chi la guerra non la voleva, su chi non ci voleva andare a combatterla, su chi si rendeva conto del disastro in corso. Ed i pro ed i contro cominciavano non solo ad animare chi stava già combattendo, ma anche a coinvolgere l’Italia, che, dopo la dichiarazione di neutralità del 3 agosto 1914 nell’ambito della “Triplice alleanza”, nei primi mesi del 1915 manifestava chiari segni di voler entrare in guerra per “spartirsi” l’opinato comune bottino dei vincitori. In un articolo di Marco Marzi (che si leg-
ge in Internet) viene chiarito come ormai la situazione italiana fosse già in chiara evidenza nazionale; scrive, infatti, il giornalista nell’articolo intitolato: “Un eccidio dimenticato. La manifestazione contro la guerra del 25 febbraio 1915 a Reggio Emilia”: «La sera del 25 febbraio, la città di Reggio Emilia fu sconvolta dalla prematura morte di due giovani lavoratori, Mario Baricchi e Fermo Angioletti, uccisi si a colpi di arma da fuoco dalle forze dell’ordine durante una manifestazione contro la guerra. Si tratta di una pagina drammatica della nostra storia, mai entrata tuttavia a far parte delle memoria collettiva». Ed ecco che proprio la stessa sera del 25 febbraio, alcune associazioni politiche e culturali “interventiste” decisero di organizzare un comizio a favore della guerra invitando a parlare Cesare Battisti, il quale, il 12 agosto 1914, aveva varcato il confine trentino/austroungarico ed era passato in Italia. Battisti, allo-
ra, si era schierato risolutamente a favore dell’intervento contro gli Imperi centrali nella speranza che la sua città, allora sotto controllo austriaco, potesse essere annessa all’Italia. Di questa situazione ne troviamo conferma anche con annotazioni del Marchetti (già precedentemente citato nei numeri precedenti) il quale, in riferimento alle Giudicarie, scrive: «All’aprirsi del 1915 la situazione politica nel Trentino assunse contorni meno evanescenti: il ceto colto presentì il vicino schierarsi dell’Italia contro gli Imperi Centrali, cosa ignorata dal grosso dei nostri convalligiani segregati dal mondo. Dinanzi alla nuova prospettiva, parecchi Giudicariesi, che non avevano ancora riparato in Italia, si accinsero a farlo: impresa non più agevole, come nel 1914, per la maggiore sorveglianza ai valichi montani. Però le Giudicarie, per la loro postura, offersero
agli abitanti, sino alla vigilia delle ostilità belliche, peculiari condizioni di fuga meno difficili di altre zone». Lo stesso gen. Marchetti, già in Italia e regolarmente inserito nell’esercito italiano, col 22 aprile 1915 era dirigente del centro informazioni militari di Brescia, e scrive: «Mi ricordo che giornalmente, a tutto il 24 maggio 1915, vi affluivano profughi dalle Giudicarie». Nelle sue pagine sono elencate numerose persone di volontari esuli che, in modi anche rocamboleschi e drammatici, lasciarono le Giudicarie come “disertori” per portarsi in territorio italiano; alcuni anche per arruolarsi nell’esercito italiano che, con il 24 maggio, combatterà contro l’esercito austroungarico nel quale erano presenti la gran parte dei combattenti Giudicariesi e Trentini: ancora una volta “fratelli” della stessa terra l’uno contro l’altro armati! A cura di Mario Antolini Musón
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Attualità
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...Sognando Beckham in salsa giudicariese
Storia di un gruppo di ragazze che vorrebbe diventare una squadra di calcio Sono la metà rosa di un pallone da calcio e sognano una squadra vera, tutta loro. Perchè ora giocano con i coetanei maschi, e loro sono solo alcune delle ragazze che giocano a calcio in Giudicarie, terra dove vedere le ragazze con un pallone fra i piedi non è una rarità: la bleggiana Alice Parisi, nazionale e in serie A è la più conosciuta – ma mai quanto lo sarebbe se fosse un maschio, naturalmente - ma ci sono anche le gemelle Martina e Greta Brunello di Carisolo che vanno ad allenarsi fino in Alto Adige e militano in serie B, la bleggiana Fabrizia Frieri, anche lei in serie B prima con il Clarentia e ora con l’Azzurra, entrambe squadre di Trento, e con loro un piccolo universo di calciatrici che crescono e si chiedono cosa faranno quando arriverà l’età per entrare Il condizionale è d’obbligo perché la notizia non è stata ancora confermata ufficialmente dal club presieduto dall’imprenditore italo-americano James Pallotta; tuttavia vari organi di informazione, compresi i più importanti quotidiani sportivi nazionali hanno affermato che l’evento dovrebbe svolgersi a fine luglio o ad inizio agosto, visto che la squadra allenata dal tecnico francese Rudi Garcia sarà impegnata in una tournee internazionale (da definire se si terrà negli USA o in Australia, le due mete più accreditate). Dopo Juventus e Inter dunque, il “Pineta” si tingerà di giallorosso per applaudire Totti e compagni. Oltre allo storico capitano giallorosso, calciomercato permettendo, tra le fila dei giallorossi ci saranno altre stelle di caratura internazionale come De Rossi, Pjanic, Strootman, Manolas. Uomini e giocatori ben diversi dai vari Conti, Voeller, Tancredi, Giannini, componenti della rosa 1989-1990, ma in grado di accendere l’entusiasmo dei tifosi, vista anche l’attuale posizione di classifica della “Lupa”, a poche lunghezze di distanza rispetto alla Juventus capolista. La Roma di quei primi anni Novanta, come quella di fine anni Ottanta non vinse molto (se si eccettua la Coppa Italia 1991, dovette attendere il 2001
di Denise Rocca Cambia il mondo e corre veloce, sempre di più, cosi poche cose fanno ancora davvero specie: cadono antiche barriere e cambiano gli stereotipi, così anche il grande mondo del calcio subisce i suoi cambiamenti. A indossain prima squadra, se quella squadra non esiste. Al momento, possono solo scegliere con grande impegno anche da parte dei genitori di entrare i qualche compagine nel capoluogo, o ancora più lontano. Perché una squadra femminile di calcio ad 11 in Giudicarie non c’è più da quando tre anni fa si è sciolto il Tione. C’è qualche squadra di calcetto, certo, ma non è la stessa cosa. “Tutto diverso – spiegano le giovani – più tecnico, spazi stretti, meno corsa, spazi e tempi diversi”. Inoltre, le ragazzine fino a 14 anni possono giocare nelle squadre maschili, ma poi non è loro permesso continuare in squadre miste, e moltissime appendono i tacchetti al
chiodo. A dare loro una possibilità vuole provarci però l’Unione Sportiva Alta Giudicarie: 5 squadre maschili, una bella collaborazione con la società sportiva di Pieve di Bono che permette a entrambe le società sportive di creare occasioni di sport per i ragazzi, e un grande progetto nel cassetto. Quello di una squadra ad 11 tutta al femminile, con dirigenza, allenatore e staff tutto in rosa. “Con il direttivo – spiega lo spumeggiante presidente Alberto Milanesi - si crede molto nella squadra di calcio a 11 femminile, soprattutto per le nostre ragazzine che hanno una passione e una voglia di giocare a pallone enorme: in anni di
re tacchetti e parastinchi, sfoggiando grinta da vendere dietro a capelli lunghi tenuti con un cerchietto non ci sono più solo i famosissimi astri del pallone mondiale, ma anche tante Carlotta, Marta, Anna, Ylenia, Silvia. allenamenti avranno fatto massimo due o tre assenze. Si meritano una squadra, tanto entusiasmo merita una possibilità di andare avanti”. L’appello è lanciato, alle aspiranti giocatrici basta contattare la società sportiva Alta Giudicarie e lasciare i recapiti entro fine gennaio: se i numeri ci saranno, la società si è già mossa per trovare gli sponsor e organizzare le lontane e impegnative trasferte che il campionato femminile richiede. Intanto le ragazzine del calcio continuano a giocare con i loro coetanei, amano lo spirito di squadra che si assume le responsabilità di un goal mancato e gioisce di una
bella vittoria, ammirano gli stessi campioni dei loro compagni maschi, perchè d’altronde “in Italia in tv il calcio femminile non c’e mai, ci piacerebbe fosse più popolare, come in America per esempio”. E non le si guardi solo con simpatia: non hanno nulla da invidiare ai loro coetanei, le ragazze del pallone corrono, scartano e soprattutto contrastano come e meglio dei colleghi maschi, parola di Iris Mosca, allenatrice di calcio: “nella crescita le ragazze sono spesso molto più coordinate dei maschi, quindi riescono ad applicarsi meglio nei movimenti e negli schemi. Se iniziano a giocare assieme, non
c’è di fatto una differenza sostanziale nell’abilità”. Anzi, c’è chi giura che vuoi per quello sguardo un po’ cosi che i ragazzini abituati a giocare solo fra maschi lanciano loro – “ma i nostri compagni di squadra invece ci considerano esattamente come loro” assicurano - vuoi perchè lo stereotipo un po’ pesa, le ragazzine del pallone non tirano mai indietro il piede nei contrasti e hanno grinta da vendere. “Anni di fatiche e botte e vinci casomai i mondiali” canta Ligabue, al mondo in rosa del pallone basta una squadra vera, tutta loro, ove anche alle più timide che faticano a superare lo stereotipo che le vuole piuttosto a giocare a pallavolo, trovino il loro spazio. Se ci dovesse essere qualche ragazza interessata... usaltagiudicarie@hotmail.it
La Roma verso Pinzolo. Dopo 26 anni Non è ancora ufficiale, ma i giallorossi dovrebbero sostituire l’Inter nel ritiro estivo al “Pineta” di Francesco Brunelli Era il luglio 1989 e la AS Roma, reduce da un deludente ottavo posto in Serie A, decideva di svolgere il proprio ritiro precampionato a Pinzolo. A distan-
za di 26 anni la società capitolina potrebbe tornare a preparare la stagione calcistica in Val Rendena, dopo l’abbandono dell’Inter. per tornare a festeggiare uno Scudetto), e il ritiro a Pinzolo fu vissuto in maniera mesta dalla tifoseria giallorossa, che non fece comunque mancare la sua presenza. Di quella squadra, guidata da Gigi Radice, si ricordano due amichevoli in terra trentina: lo 0-7 rifilato al Pinzolo del 27 luglio 1989 e la vittoria di misura sul Mantova di tre giorni dopo, decisa da un gol del difensore Comi in una partita decisamente sottotono. Ma i tempi sono cambiati e i vicecampioni d’Italia in carica godono di tutt’altra salute in questo periodo. C’è da scommettere che il ritiro avrà il medesimo successo di quelli dell’Inter, anche perché, oltre ad ottimi risultati
(seppur alternati a qualche calo fisiologico) la squadra giallorossa mette in pratica un bel gioco, moderno ed offensivo. La tradizione dei ritiri estivi verrà consolidata e portata avanti in quel di Pinzolo; il centro sportivo si è arricchito, nel corso degli anni di spazi ed attrezzi all’avanguardia per far sentire gli ospiti a casa propria, ricevendo una grande risposta dai tifosi in fatto di partecipazione e presenze. Con ogni probabilità, come tutti gli anni, anche in quest’occasione verrà selezionato un Top Team di calciatori trentini che avranno l’onore di rappresentare il meglio del calcio provinciale in un’amichevole contro la Roma. E non è da escludere che anche le squadre giovanili del club possano pensare di organizzare i ritiri con i possibili campioni del domani in Val Rendena.
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Arte e cultura
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Tanti gli appuntamenti e le occasioni di fruizione di arte nelle Giudicarie, terra capace di esprimere grande vivacità culturale
Mostre d’arte, linguaggi e cultura a portata di mano Significa quantomeno che la “Kunstwollen” la “volontà d’arte di un popolo” persiste e rimane come essenza vitale, anche dentro un mondo spesso attraversato da inquietudini di origine materiale e distrazioni provenienti e distribuite in comunicazioni cariche di superficialità. Tutte le mostre testimoniano di questo spirito creativo ed attraverso indagini e variabili personali in ogni esposizione possiamo verificare strategie e linguaggi espliciti o nascosti, considerando necessariamente alcuni aspetti estetici riferibili alla “teoria dell’arte”, oppure epistemologici relativi alla “teoria del vero”, ed ancora etici per una totalizzante “teoria del bene”. L’arte insomma è stata, è ancora oggi e sarà anche in futuro una disciplina alla quale l’Umanità non potrà rinunciare. Fra le tante mostre allestite in dicembre e per il tempo di Natale ne indichiamo quattro: la collettiva dell’Associazione Artisti delle Giudicarie Esteriori tenuta a Ponte Arche presso il Turiterme Center, nelle sale gentilmente concesse dal Salumificio di Danilo Parisi & C di Madice/Bleggio Superiore; la collettiva nella nuova Home Gallery Brevine di Udalrico Gottardi a Tione di Trento; la “personale a due” di Lucia Bortolotti e Luigi Bosetti nel “Salotto d’Autore” a Ponte Arche; la personale di Pino Mele nelle sale del Comune di Strembo. AGE - ARTISTI GIUDICARIE ESTERIORI Le manifestazioni collettive quando sono pensate a tema libero ospitano opere d’arte a prescindere dalle questioni di forma o di contenuto, ma proprio per questa disposizione eclettica sono fra le occasioni di conoscenza più importanti ai fini dell’educazione visiva. Gli stili eterogenei, le derivazioni da esperienze e ricerche del passato, la compresenza di linguaggi figurativi e astratti, le tecniche prossime al concetto del classico e le composizioni invece che considerano la contemporaneità. Dentro le collettive sono possibili modi ed affinità, quanto lontananze e segni nella diversità. Da tempo l’Associazione AGE con le ricerche dei suoi aderenti ed attraverso le numerose presentazioni riesce a fare emergere il contenuto più intrinsecamente personale di ogni singolo artista,
di Alessandro Togni Non si può certo dire che negli ultimi tempi l’attività artistica in Giudicarie sia latitante o assente, anzi, a ben guardare le proposte sembrano rincorrersi ed assommarsi riuscendo a restituire al mondo delle manifestazioni “del visibile” una certa continuità, mentre i
contenuti vengono accolti positivamente non soltanto dagli esperti e dai fruitori più preparati, ma anche da un crescente pubblico al quale questo nutrimento iconografico pare interessare in maniera sempre maggiore. Bene!
Ruben Armanini
ma anche suggerisce quanto sia multidirezionale e soggettivo il percorso attuale dell’arte contemporanea. La mostra di pittura e scultura di Ponte Arche è quindi da considerare come una ulteriore tappa, utile a determinare relazioni fra gli artisti, ma soprattutto come “regalo” al pubblico per una occasione di verifica, per conoscere e codificare materiali comunicativi visivi che necessitano per la loro comprensione di capacità sensibili, percettive e di educazione. Hanno partecipato all’esposizione inaugurata sabato 20 dicembre 2014 gli artisti: Armanini Ruben; Azzolini Rosalinda; Bosetti Luigi; Caliari Clelia; Carli Rosella; Donati Bruna; Donati GianFranco; Donati Vigilio; Fusari Ada; Iori Fausto; Litterini Nadia; Marchetti Amedeo; Marchiori Modesto; Martinelli Lorenzo; Monelli Massimo; Oliana Nives; Orlandi Aldo; Orlandi Flavia; Parisi Loredana; Serafini Giuseppe; Tomasi Loretta; Trentini Giorgio; Trentini Massimo; Zanon Flavio. Per la giornata dell’otto marzo l’AGE sta preparando una esposizione analoga, ma a tema: “La Donna”. LUCIA BORTOLOTTI E LUIGI BOSETTI Proseguendo le attività d’arte il “Salotto d’Autore” di Via C. Battisti, 34 a Pon-
te Arche ha presentato, domenica 14 dicembre 2014, l’originale e insolita mostra fra pittura e fotografia dove le suggestive immagini di macchine e motori lasciavano spazio ed esplicita dedica anche al campione e pilota ufficiale della Lamborghini Mirko Bortolotti. Tutte le fotografie di Lucia Bortolotti (peraltro anche zia di Mirko) hanno indagato sulle azioni, sui rapporti fra naturale ed artificiale, quasi a voler sottolineare le dinamiche sentimentali esistenti fra organico e meccanico, per ribadire quanto le tensioni emozionali dell’automobilismo siano parte integrante della percezione contemporanea. Peraltro il tema dell’automobile in corsa, già osservato e perseguito ad inizio del XX secolo attraverso le sollecitazioni del Futurismo Italiano, viene trattato anche fra le pieghe della pittura di Luigi Bosetti, interessato a suggerire mitologie percettive di questi oggetti di culto mentre sfrecciano lungo strade rettilinee o saettano dentro traiettorie curve. I due autori ponendo in dialogo la fotografia (dal carattere maggiormente descrittivo) con la pittura (più evocativa) riescono ad indicare un mondo fra passato e presente per il quale entrambi nutrono passione e curiosità emotiva.
Lucia Bortolotti
Pino Mele
PINO MELE IL SALENTINO Una personale dalle proporzioni grandiose quella di Pino Mele, organizzata dalla Pro Loco, inaugurata sabato 20 dicembre 2014, ed ospitata presso le sale comunali di Strembo. Più di settanta opere originali, quasi tutte dipinte con olio su tela, per restituire a tutti i visitatori il fascino popolare della sua arte posta a confine fra pittura realista e materismo astrattizzante. Pino Mele vuole con la sua poetica indicare i non troppo nascosti sentimenti del paesaggio mediterraneo, riportarli alla nostra visione, per contrapporli alle diverse declinazioni del paesaggio alpino. Nelle sue opere troviamo motivi di incanto ed innocenza, sguardi discreti ed abbandoni nostalgici, ed anche pulsioni naturalistiche che si dipanano attraverso pluralità di segni e gruppi di macchie sensazionali. La Natura è la principale fonte ispiratrice ma non di meno anche le antropizzazioni diventano luoghi dentro i quali far precipitare i nostri occhi e le memorie del tempo passato. Talune volte l’autore risolve le immagini con tecniche prossime alla gestualità frettolosa, in altri casi viene a soccorrere una luministica in dissolvenza dove la cura del segno diviene più preziosa. Ed in questa duplice connotazione si espone la necessità dell’artista, la sua volontà di seguire quasi per istinto le necessità formali per dare rappresentazione non solamente attraverso la tecnica ma cercando soluzioni per esprimere la sua complicità e la partecipazione. Immagini di semplicità, per un ritorno alla naturalezza dei pensieri e delle azioni, mentre tutto appare benefico e salutare.
HOME GALLERY BREVINE: COLLETTIVA Un nuovo spazio espositivo è stato attivato già in occasione della bella festa rionale “’na Brevenada” e si trova in piazza Guido Boni a Tione di Trento. Si compone di due sale rese accoglienti ed attrezzate per ospitare manifestazioni d’arte. In dicembre, cinque artisti formalmente e concettualmente molto diversi fra loro hanno esposto le loro opere. Pierluigi Dalmaso di Ranzo di Vezzano, conosciuto ed apprezzato per i suoi sguardi al tempo passato ha consegnato una selezione delle sue opere recenti dalle quali si evince l’intenzione di perseguire modalità realistiche dove le suggestioni romantiche e i tratti riflessivi hanno spesso il sopravvento. Il paesaggio e le istantanee evocative hanno certamente definito il carattere dell’artista, che tuttavia ha ultimamente indirizzato le sue attenzioni verso la scelta di genere del ritratto fisiognomico e tipologico. Amedeo Marchetti di Bolbeno, riproponendo le immaginifiche scenografie invernali abitate da fate silenziose, uccellini a passeggio, ville di architettura signorile adagiate ai piedi delle Dolomiti, ha inevitabilmente accompagnato l’osservatore dentro il suo mondo di fiaba ed aperto al contenuto poetico del Natale. La pittura naif colma di sensibilità e sincerità pare davvero la scelta stilistica più confacente a questo artista immaginifico, riconosciuto a livello italiano ed internazionale, già vincitore a Varenna sul Lago di Como del Premio Lucia d’Oro nel 2002. Jarka Prasek di Villa Rendena, è artista capace e sen-
sibile in grado di restituire corpo alle sue opere siano esse di natura figurativa o astratta. La collezione consegnata in questa occasione si compone di ceramiche dove la materia e la strutturazione delle spazialità, così come dei segni, indica un’origine espressionista dove istintualità e controllo sembrano muovere al fine di un’opera dai tratti psicologici e di natura ancestrale. Alcune composizioni infine possiedono i caratteri di oggetti antichi rinvenuti. Lina Failoni di Bolzano ma originaria di Tione vuole riaffermare una pittura costruita sulle fuggevolezze e, mentre i paesaggi sembrano attraversati da un pulviscolo di sabbia sospesa, mentre le inquadrature mantengono una qualità piena di meditazione e suggestione eterea, il tempo appare rallentato, quasi immobile. Il gusto della solitudine, il distacco dal mondo diviene ineludibile quando osserviamo la ragazza esporsi dalla finestra, per godere delle aperte lontananze estive, mentre lei vive nell’ombra della sua stanza. Aldo Fabbro di Gorizia, con le sue personali inclinazione ad accogliere le discipline dell’antico, sembra voler riannodare i fili della storia in una sorta di edizione attualizzata delle scolastiche del Settecento. La sua è una pittura vera e sincera, pervasa di aloni di gentilezza, dove possiamo verificare tutti i flussi nostalgici e la “joie de vivre” tipica dei primi sentimenti del moderno restituiti dal tempo della ragione. La scena costruita dentro uno spazio colmo di leggiadria ospita due giovani vite mentre si stanno avvicinando. E’ l’alba di un prossimo amore dove le traboccanti rose e i limoni sembrano tradurre e rendere verosimili le logiche dei caratteri di questi prossimi e perduti adolescenti. Il colore è espansivo, caldo e gonfio di un aura mediterranea; naturalmente a breve la passione diverrà rosso fuoco.
Aldo Fabbro
Attualità
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A Matteo Battocchi il primo Trofeo “La Contea”
Grande sci a Bolbeno con Giorgio Rocca Spettacolare parallelo notturno sua pista Coste di Fabio Simoni Matteo Battocchi, atleta di Tione, cresciuto prima nelle file dello Sci Club Bolbeno e poi nello Sporting Club Madonna di Campiglio, vincitore, con la maglia della nazionale, della medaglia d’oro ai mondiali junior di sci d’erba, nell’estate scorsa, agonista Matteo ha battuto di un’inezia, uno dei favori, l’idolo di casa, l’emergente Pietro Franceschetti, promessa dello sci, con ottime probabilità di esordire in Coppa del Mondo già in questa stagione. L’atteso Giorgio Rocca, ospite d’onore della serata, vincitore in carriera di ben 11 gare della Coppa del Mondo e di una coppa di slalom speciale, si è dovuto accontentare del terzo posto, battendo nella finale terzo quarto posto una altro ex nazionale, Omar Longhi. Quella di venerdì sera 23 gennaio è stata una manifestazione entusiasmante, per tanti motivi: uno su tutti, il sano agonismo che ha contraddistinto tutte le 62 discese, di un gigante lungo circa 300 metri, disegnato con 12 porte distanti circa 15 metri. Agonismo che il folto pubblico presente a bordo e fondo pista, ha
ad alti livello nello sci alpino, ha vinto il parallelo in notturna disputatosi sulla pista Coste di Bolbeno, dedicando il successo al fratello Francesco, anche lui atleta di valore, scomparso poco più di un anno fa per una malattia difficilmente curabile.
Foto di gruppo dei 32 atleti - ph. Juri Corradi
sottolineato con un tifo da stadio. E’ stata una manifestazione avvincente, per la coreografia creata dall’impianto di illuminazione, per la presenza colorata di tante appassionati, per l’accompagnamento musicale e soprattutto per l’entusiasmo, l’apporto tecnico e folcloristico di Daniele Franchini, speaker della manifestazione. Anche un tocco fantastico ha caratterizzato la serata: lo spicchio di luna al primo
Foto Juri Corradi
Foto Juri Corradi
Mellarini: «Ottima “palestra di sci” per il giovani» Presente al Parallelo anche l’assessore provinciale allo sport Tiziano Mellarini, che ha evidenziato il valore dello sci come momento formativo, ben sottolineato dalla realtà della pista “Le Coste” di Bolbeno, che ogni anno avvia alla pratica di questa disciplina centinaia di giovani provenienti da tutte le giudicarie e dalla vicina provincia di Brescia. E che oggi, grazie all’impianto di illuminazione, mette a disposizione nuove opportunità per gli amanti dello sci, come ad esempio quella di praticare sci in notturna, due giorni la settimana oppure di ospitare belle competizioni come il parallelo di ieri sera. Alla fine, strette di mano e sorrisi tra i partecipanti, con i giovani felici di aver potuto confrontarsi con uno sciatore del calibro di Rocca. Soddisfatti anche gli organizzatori, ossia lo Sci Club e la Pro Loco di Bolbeno e il ristorantepub La Contea (al quale è intitolata questa gara) punto di aggregazione e di ristoro per chi frequenta questa pista.
Il podio - Foto Juri Corradi
quarto, in un cielo stellato e terso. Certo, in questo quadro entusiasta non vanno dimenticati le tante persone che volontariamente hanno curato l’organizzazione nei minimi dettagli. Il sindaco di Bolbeno, Diego Chiodega che ha fatto gli onori di casa, fra gli altri, ha voluto elogiare Davide Marchetti che è riuscito, con il suo vissuto da atleta, a far arrivare a Bolbeno i 31
atleti di alto livello. E parole di elogio ha avuto per Giorgio Rocca, che ha definito “bella persona”, disponibile e assiduamente partecipe. Un manifestazione che ripeteremo anche in futuro, hanno subito promesso con entusiasmo Roberto Marchetti e Michele Ballardini, rispettivamente presidente della Pro Loco e dello Sci club Bolbeno.
Diego Chiodega, Daniele Franchini, Giorgio Rocca, Tiziano Mellarini, Roberto Marchetti - Foto Juri Corradi
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I fatti di Parigi indicano un rischio forte per l’Europa. Dobbiamo essere più orgogliosi della nostra identità
LA POSTA
Rompere l’indifferenza per vincere il terrorismo
vilgiat@yahoo.it
Caro Amistadi, visto quello che è successo in Francia e prima ancora in Inghilterra con l’accettazione dell’islamizzazione, non capisco perchè anche qui da noi si voglia continuare sulla stessa strada, sapendo che ci ritroveremo nelle stesse condizioni. Quando una strada è sbagliata, l’insistere è diabolico. Sbagliano i Governi a seguirla e siamo stupidi noi ad accettarla... Francesco
La posta
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La cosa non è semplice. Avremmo noi la forza di rigettare in mare 1,5 milioni di mussulmani già residenti in Italia? Possiamo impedire agli immigrati di avere figli (quasi centomila all’anno)? Credo proprio di no. Riusciremo a frenare lo sbarco di altri poveri cristi? Forse. E allora? Integrazione? Secondo me non ci sono ricette pronte, si brancola ancora nel buio. Una cosa è certa, la volontà di integrazione
non va confusa né con la rassegnazione, né con la passiva accettazione. Comunque io penso che la vera integrazione passi attraverso il rispetto nei confronti di chi accoglie, nel rispetto delle nostre tradizioni, della nostra identità. Nessuno può pretendere che gli Italiani rinuncino ad essere se stessi in nome di un ambiguo concetto di tolleranza ver-
so tutti i migranti. Chi arriva in Italia avrà i diritti che gli spettano, ma non il diritto di cancellare la nostra cultura. L’Italia non può erigere barriere, ma neanche può accettare di annacquare la propria identità (compresi i Presepi nelle scuole) per non disturbare i nuovi venuti. La debolezza e l’infirgardaggine sono il peggior modo per contrastare i fanatismi di questo periodo e di quelli che verranno. (a.a.)
Marò, una situazione assurda Caro Adelino, non hai mai parlato della vicenda dei Marò tenuti prigionieri in India per fatti non ancora accertati. Nel nostro ambiente, che ben conosci, ogni tanto ne discutiamo, abbiamo l’impressione che i responsabili dell’India non sappiamo più cosa fare, spinti da eccessivo nazionalismo o da chissà cos’altro. Era meglio che quando ai due nostri connazionali fu concesso di rientrare Italia, non li avessimo restituiti. Non ti sembra che la cosa sia davvero surreale? Gli amici del Bar
Mi fa piacere che anche al bar si parli di cose serie. Non so che dirvi, ma resta il fatto che i nostri marò sono da 33 mesi trattenuti in india, salvo parentesi, e privati della loro libertà senza ancora essere stati sottoposti a processo. A questo punto la protervia indiana nei loro confronti ha raggiunto livelli scandalosi ed insopportabili. E’ evidente che siamo di fronte ad un sopruso e ad una arroganza inaccettabili, sia da parte del nostro Governo, sia da parte della comunità internazionale. La stessa Europa in questi giorni, meglio tardi che mai, ha intimato all’India di libera-
re i nostri due marinai, ma senza grandi risultati. In effetti quando i marò rientrarono alle loro famiglie per un breve periodo, si scatenò un dibattito tra chi sosteneva che i due non dovessero più rientrare in India, e chi invece riteneva doveroso rispettare i patti. Io ero fra costoro, ma visto come stanno andando le cose, forse, era meglio tenerceli. Adesso però occorre qualcuno che si assuma il coraggio di mettere la parola fine a questa assurda vicenda. Di tempo ne è passato anche troppo. Adelino Amistadi
Vigili assenteisti a Roma, vicenda penosa Sig. Amistadi, forse è trascorso un po’ di tempo e non se ne parla più, ma io sono rimasto scandalizzato di quanto è successo a Roma dove l’ultimo dell’anno ben l’83,5% dei vigili urbani sono rimasti a casa, non hanno preso servizio, adducendo le più svariate e fantasiose giustificazioni, in gran parte fasulle. Ma più ancora sono rimasto allibito dalla difesa che ne hanno fatto i sindacati, quasi che i vigili assenteisti avessero fatto bene a rimanere a casa. Robe dell’altro mondo.... Marco
Caro Marco, hai fatto bene a ricordarmi la vicenda, anche per me era finita nel dimenticatoio, anche se allora mi scandalizzò e non poco. In effetti quei dirigenti sindacali che hanno difeso gli assenteisti, hanno dimostrato di avere i paraocchi, chiusi nella loro cultura corporativa fuori dal tempo. A me è sembrato che i loro comportamenti non fossero dettati dalla volontà di difendere i diritti violati dei lavoratori, (ma quali diritti? Quelli di stare a casa quando si vuole?), ma dal tentativo di confermare piccoli e grandi vergognosi privilegi. Questo di-
mostra ancora una volta che nel sindacato si annidano posizioni che non accettano alcun cambiamento, tesi solo a difendere gli interessi dei loro affigliati, anche violando la legge e le regole del buonsenso. Purtroppo, nonostante il chiasso, alla fine resteranno tutti impuniti. Nel settore privato probabilmente gran parte di quei “furbetti” sarebbe stata licenziata, ma da noi continua imperterrita l’ingiusta “doppia legge” per chi lavora nel settore pubblico e per chi lavora nel privato. Questa è l’Italia. (a.a.)
La posta Lino è stato soprattutto un uomo di sport: fondatore ed indimenticato libero e capitano della squadra di calcio del Gs Javrè, sugli allori della 1 a categoria regionale negli anni 70. Lino era noto in tutto l’ambiente calcistico regionale per la sua grande intelligenza che esprimeva da autentico allenatore in campo, capace di richiamare costantemente il valore della preparazione e dell’allenamento e soprattutto il rispetto per tutti gli avversari. Primo giudicariese ad effettuare con pieno merito il corso per allenatore FIGC. Fondatore e socio appassionato della Bocciofila di Javrè, animò un’indimenticata stagione di iniziative che coinvolgevano la realtà sociale e sportiva della Val Rendena. Grande organizzatore di eventi: feste campestri, tornei di carte, sagre paesane e immemorabile l’appuntamento con la supersfida calcistica che raccoglieva a Javrè il meglio del calcio trentino. Altrettanto indimenticata la serie decennale dei “giochi senza campanile” che Lino con altri ideò e fece decollare quale singolare competizione agostana tra le
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Il ricordo degli amici
LinoValentini, un uomo perlo sport e l’amicizia
I
l 6 dicembre 2014, Javrè ha perso una figura emblemativa della comunità sociale e sportiva, molto nota nell’ambito giudicariese e provinciale. Lino Valentini era nato nel piccolo paese della Val Rendena il 10 giugno 1944, 5° di 6 fratelli di una famiglia di un artigiano. Perse il padre molto giovane e conobbe le difficili stagioni
del collegio di Sant’Ilario di Rovereto, dove compì il percorso della scuola dell’obbligo. Tornato in paese per diversi anni lavorò presso il negozio della locale Famiglia Cooperativa, dove assunse l’incarico di responsabile. Sposato con la signora Franca Fenice che lascia con due figli, Michela e Andrea.
comunità delle Giudicarie. Il suo impegno, con quello di tanti altri amici e appassionati, portò all’affermazione del Gruppo Sportivo Javrè, realtà che seppe distinguersi nell’ambito sportivo e culturale di quegli anni. Negli ultimi anni, in estate, Lino organizzava la “Festa dell’amicizia”: un ritrovo conviviale per quanti, sportivi e non, volevano ricordare coloro che, anno dopo anno, lasciavano per sempre lo sport per raggiungere la meta finale. Grande partecipazione alle esequie presso la chiesa di Javrè e molto toccante le note del silenzio, suonate dagli amici alpini, di cui Lino era stato orgoglioso compagno di cordata. I tuoi amici
Lino Valentini
La lettera di Mariapia Simoni sulla questione mammografie e la risposta di Ettore Zini
In merito a “Un giorno di ordinaria mammografia” Gentile Ettore Zini, Volevo fare delle critiche al suo articolo “un giorno di ordinaria mammografia” presente sull’ultimo numero di “Il Giornale delle Giudicarie”. Io, martedì 22 dicembre mi sono recata a Trento per lo screening al seno e mi sono trovata benissimo. La mia critica parte dal fatto che se a Tione non ci sono macchinari moderni, visto che i nostri politici non si sono preoccupati per niente sulla nostra salute, è nostro compito pensarci e andare dove meglio possiamo essere controllate. Inoltre, l’esame sostenuto a Trento è stato molto meno invasivo riespetto a Tione. La cosa che più mi ha offeso è stata come lei, Sign. Zini, ha giudicato le sessantenni: povere di spirito e sproviste di senso di orientamento. Io non guido e ho 60 anni, ma ho preso la corriera per Trento e alla stazione ho acquistato 2 biglietti urbani. Ho preso poi l’autobus numero 8 che mi ha portata prorio di fronte alla palazzina C dove viene effettuato l’esame di screening. Penso che, andare a Trento ogni 2 anni non sia un gran
sacrificio. Io parlo così perchè in famiglia ho avuto vari casi di cancro al seno e solo la prevenzione è riuscita a curarli quasi tutti. Per concludere, a mio parere sarebbe stato più opportuno spiegare nell’articolo come raggiundere il centro mammografico (all’avanguardia e molto più sicuro) piuttosto che fare una polemica sulle cose che ormai non ci sono più a Tione Cordiali Saluti Simoni Maria Pia
Carissima Maria Pia, mi permetto di farle notare che compito di un giornale non è indicare strade o piazze. Per questo basta un tom-tom o una cartina geografica. Compito di un giornale, o di un mensile come il nostro, è di informare e stimolare opinioni. Detto questo, sono dell’avviso che non necessariamente tutte le mele di un cesto debbano essere per forza gialle o rosse. Le diversità, soprattutto di opinioni, sono una ricchezza. E la ringrazio , di avermi portato una testimonianza diversa da quelle che avevo. L’impegno mio e del nostro giornale che, orgogliosamente, pecca di partigianeria per le nostre valli (e, chi, se non noi,
dovrebbe difendere i nostri servizi e quel poco di prerogative che ci sono rimaste?) è, però, di mettere in luce i torti che, da sempre, la periferia subisce a vantaggio della città. La lotta intrapresa a favore del nostro piccolo ospedale, sempre più povero e bistrattato, è - lo sappiamo benissimo - improba. E, ne siamo certi, ne usciremo scornati e impoveriti. Più poveri come servizi. Più poveri soprattutto come cittadini di periferia, incapaci in tanti anni di far valere le proprie ragioni. Di difendere un diritto sacrosanto, come quello della salute, nel contesto di un’Autonomia che ha sempre predicato l’uguaglianza tra i cittadini. Siano essi siano di città, che delle valli. E qui sta il punto. Specialmente alla luce dei tanti sperperi che la Provincia fa (e continua a fare), in settori di gran lunga meno importanti della sanità. Nel caso dello screening mammografico, di cui siamo i primi a riconoscere l’importanza della prevenzione, e per cui nessuno è così ingenuo dal non riconoscere che l’eccellenza è il futuro - che ci si venga a raccontare che 200 mila euro per dotare ogni ospedale periferico di una strumenti d’avanguardia (sono 5 in tutto) sono una cifra non spendibile - fa sorridere. Specialmente se pensiamo a quanti milioni ogni anno vengono but-
tati in opere pubbliche discutibili, lungi mille miglia da problematiche importanti come quelle che riguardano un bene prezioso come la salute dei cittadini. Non si angusti, signora Maria Pia, nonostante i nostri sforzi, quella di poter conservare qualche piccolo privilegio o qualche piccola comodità in periferia (basta leggere quello che ha detto la Consulta in questi giorni che vorrebbe riconvertire tutti gli ospedali periferici e concentrare tutto in un unico nosocomio trentino), sarà una battaglia che perderemo comunque. Soprattutto in campo sanitario. Il problema, dunque, non è se siamo o meno capaci di raggiungere la città senza l’aiuto di qualcuno. E buon per lei se, a diversità di altre persone, lo può fare con disinvoltura. Il problema è che, a forza di chinare il capo e dire “tanto ormai questi servizi a Tione non ci sono più”, ci troveremo in mutande senza nemmeno rendercene conto. Non ci tolga quindi la voglia di proseguire nella nostra azione di denuncia, e la soddisfazione di poter dire, domani: “Comunque ci abbiamo provato”. Magari anche solo con qualche - a volte incompleto, come lei lamenta - resoconto, teso a rappresentare il disagio della nostra gente. Ettore Zini
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FEBBRAIO 2015
PARTNERS
1° Trofeo Contea
VENERDÌ 23 GENNAIO 2015
CENTRO SCI BOLBENO ORE 19.00
CHE SPETTACOLO BOLBENO DI SERA!
Alla Proloco, allo Sci Club, ai volontari, a Giorgio Rocca ed a tutti i numerosi tifosi ed il pubblico presente... per aver reso l’evento emozionante!
grazie di cuore
VI ASPETTIAMO A BOLBENO tutti i MERCOLEDÌ e VENERDÌ SERA dalle 18:30 alle 21 per una serata di sci... illuminata!