4 minute read
A PAG
PAG. 8 GENNAIO 2023
Personaggi Caro Mario, un grazie di cuore da parte per l’impegnodi una vita e per il tuo esempio che ci hai lasciato
Advertisement
Caro Mario, ci hai lasciato alla bella età di 102 anni e già sentiamo un vuoto incolmabile, ma nel contempo rimane con noi indelebile il tuo ricordo di un fulgido esempio di attaccamento alle Giudicarie e al loro futuro. Da anni dalle pagine del “Giornale delle Giudicarie” nella tua rubrica “Parlando giudicariese” hai trattato da tutti i punti di vista della difficoltà ma anche della bellezza di vivere di queste Valli periferiche ma ricche di storia, cultura, ambiente, comunità. Il tuo motto era “facciamo grop”, ovvero stringiamoci, stiamo insieme, collaboriamo, aiutiamo i giovani a crescere. Nell’ultimo tuo articolo sul numero di ottobre dal titolo “Giudicarie proiettate in avanti grazie all’impegno dei giovanissimi” parlavi proprio dei giovani e l’ultima frase dell’articolo racchiude il tuo augurio più vero: “Ai giovanissimi ed ai giovani che si danno da fare per farci vivere al meglio possibile le nostre “comunità”, un grazie di cuore a nome di tutti i Giudicariesi”. Ma alcune righe prima ci hai lasciato un compito importante: “Mi sento di esprimere un sentito auspicio che tutta la gente, adulta e anziana, sia disponibile a dar loro una mano affinché tanto entusiasmo e tanto impegno realizzino davvero un presente maggiormente consono ed un avvenire migliore”. Un grazie di cuore da parte nostra e di tutti i Giudicariesi per l’impegno di una vita e per il tuo esempio che ci hai lasciato. Il “Giornale delle Giudicarie” si impegnerà accanto a tutti i Giudicariesi affinché il tuo auspicio possa portare davvero ad un avvenire migliore per tutti.
di Oreste Bottaro
Caro Mario, ci hai appena lasciato e già sentiamo un vuoto incolmabile, ma nel contempo rimane con noi indelebile il tuo ricordo di un fulgido esempio di attaccamento alle Giudicarie e al loro futuro.
Caro Mario, te ne sei andato di sorpresa, anche se parlare di sorpresa per qualcuno che aveva superato abbondantemente il secolo di vita può apparire quanto meno curioso. Eppure è così, a tutti noi sembravi eterno per quel tuo sguardo sempre fiduciosamente puntato sul futuro, sui libri da scrivere, sugli articoli di cui occuparti, sulle cose ancora da fare per “far gròp” e far crescere le tue amate Giudicarie. Ogni mese arrivava puntualissimo un contributo storico e di riflessione che i nostri lettori leggevano con grande piacere, e arrivava sempre con in rosso, in alto, scritto “a piacere e discrezione della redazione, tagliate o cestinate liberamente”: il decano dei giornalisti trentini, oltre un secolo di vita ed esperienze alle spalle, che mai ha dato per scontato che il suo pensiero fosse ancora attuale o dovesse essere pubblicato per forza. E sorridevamo, spesso davanti ad un pranzo, dei tanti che invece confondono un giornale con la gratificazione del proprio ego, un pensiero personale con una riflessione che merita di diventare editoriale. Eterno ci sembravi, per quella capacità unica di avere fiducia nel futuro e nei giovani, in tutti i giovani, di costruire un futuro migliore dei loro padri: se c’era critica da fare era agli insegnanti, non agli studenti, alla mancanza di guida dei genitori, non dei figli, all’incapacità di offrire opportunità di un governo o di un’amministrazione, non ai giovani scoraggiati. “Bisogna darghe vergot a sti putei e putele”. E la tua porta era sempre aperta: per Pro loco, cori, oratori, scout, scuole. Tutti erano i benvenuti, prima nella mansarda e poi a Saone. Un dono raro, il tuo, quello di saper stare con tutti e far sentire tutti i benvenuti - “per quel che i g’ha denter” - senza mai dare importanza alla provenienza, al ceto sociale, al successo riconosciuto pubblicamente. Il valore di una persona, semplicemente, spoglia di quelle categorizzazioni e giudizi che la società attribuisce, a torto o ragione. Una persona e basta, con le opportunità che la vita le ha riservato. E tanto ti bastava per offrire una porta aperta, una chiacchierata franca, consigli, libri e disponibilità a mettere la tua penna al servizio. Mancherà la tenerezza con la quale accoglievi chi veniva a cercarti e la gioia di rimettere piede in una scuola a parlare con gli allievi, fosse anche solo per un paio d’ore di incontro. Mancherà la semplicità profonda con la quale permettevi a tutti di essere se stessi, ognuno importante nel suo mondo, senza gerarchie, imposizioni, giudizi. Mancherà la gioia di rivederci di persona e di restare in contatto grazie a Facebook e email: sei probabilmente l’unico al mondo a non aver mai ricevuto offese gratuite, insulti inutili, sbeffeggiature online, l’unico a non aver mai vissuto la violenza e l’ignoranza che i social sanno portare con sé elevandole all’ennesima potenza. Perfino in questo, ultranovantenne quando questa novità ti si è presentata e l’hai accolta, sei stato speciale, a piegare al tuo modo di essere qualcosa che nemmeno i giovani nati con la tecnologia in tasca sanno dominare. E anche qui abbiamo visto la grandezza di un intelletto che ha usato la macchina al meglio, senza farsi usare o diventarne vittima patetica, ma tirando fuori il buono che c’era. Mancheranno i tuoi scritti, le parole, le memorie che si intrecciavano con i fatti storici del Novecento senza darci mai l’impressione che la storia fosse passata senza lasciare segno o vederti impegnato in qualche modo. Buon viaggio Mario, per noi è stato illuminante conoscerti.