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GENNAIO 2023

PAG. 9 Caro Mario, un grazie di cuore da parte nostra e di tutti i giudicariesi di una vita e per il tuo esempio che ci hai lasciato Maestro di vita

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Mario Antolini Muson, nasce a Tione (Tn) il 19 giugno del 1920, dove risiede, vive e lavora, accompagnato dall’affetto dei 2 figli e delle 4 nipoti. Coniugato con Gina e vedovo dal 2010. In pensione dal 1980.

Formazione scolastica

- dal 1932 al 1935, ha frequentato la Scuola Professionale Salesiana a Milano: divenendo tipografo compositore. - dal 1936 al 1939 – frequenta per 3 anni il Ginnasio a Ivrea ed 1 a Chieri (To) (aspirandato salesiano non parificato) - dal 1939 al 1947 - è Missionario religioso salesiano in Giappone, dove, dal 1939 al 1942: frequenta il Liceo allo Studentato salesiano di Tokyo (privato); dal 1943 al 1945, è in missione a Miyakonojò, nel Kyushu, dove subirà 5 mesi di prigionia alle falde del vulcano spento Aso (il vulcano dal cratere più ampio del mondo) fino dopo lo scoppio nel 1945 della seconda bomba atomica a Nagasaki ad 80 chilometri circa, dal campo di concentramento; dal 1945 al 47: sarà a Tokyo per il primo anno di studi teologici. - nel maggio del 1947 - ritorna in Italia e rientra a casa perché non ritenuto idoneo alla vita religiosa e rientra in famiglia dove è chiamato a fare il tipografo compositore nella tipografia del padre a Tione. - nel 1949, durante il lavoro di tipografo: come privatista consegue il diploma di maestro elementare all’Istituto Magistrale a Trento. - dal 1949 al 1953 – si iscrive all’Istituto Orientale di Napoli (frequentato a mesi alterni durante il lavoro di tipografo), conseguendo nel dicembre 1953 la laurea in Lingue, Letterature, Istituzioni Orientali, Gruppo Estremo Oriente, Sezione Giapponese.

Insegnamento

- nel 1954 - Vince il Concorso magistrale con assunzione in ruolo, si dedicherà con grande impegno all’attività di insegnamento fino al 1980. - È stato membro del Consiglio provinciale dell’Associazione Italiana Maestri Cattolici. Sollecitò e organizzò; conferenze, relazioni, incontri pedagogico-didattici in provincia e fuori. - Sarà fortemente impegnato nello studio e nell’aggiornamento della “Scuola a tempo pieno”. - È stato Redattore unico per dieci anni della rivista magistrale trentina dell’Associazione Italiana Maestri Cattolici “Scuola e Vita” - Sarà poi docente dell’Università della Terza Età e del Tempo Disponibile nelle diverse sedi delle Giudicarie. - Collaborerà come docente al Centro Professionale dell’Università Popolare Trentina (CFP-UPT ) e presso altri Enti: terrà numerose ore di docenza a diversi corsi serali per lavoratori a Tione nelle discipline: italiano, geografia locale, grafica tipografica, a Rovereto nelle materie: italiano e grafica tipografica. Sarà Direttore e relatore di un corso promosso dall’U.P.T. su: “Storia e geografia delle Giudicarie”. Terrà ancora lezioni di “Editoria” a corsi finanziati dall’U.E. / Lezioni di “Geografia delle Giudicarie”, di “Dialetto”, di “Ambiente storico” e di “universalità”.

Intenso e molto significativo si rivela anche il suo impegno nel sociale

- dal 1947 al 1955, è dirigente per le Giudicarie dei Giovani di Azione Cattolica. - dal 1953 al ‘55, è segretario del Consorzio dei Comuni Giudicariesi. In quel periodo direttamente coinvolto nella compilazione della Legge istitutiva dei Consorzi Bim e nel loro costituirsi in Giudicarie (Regolamento compreso). - dal 1954 al ‘55, segretario di zona giudicariese dell’Unione Contadini, impegnato nella prima istituzione della Mutua Contadini (fino ad allora privi di assistenza sanitaria). - per 8 anni, di cui 4 in minoranza dal 1956 al 1960, è consigliere comunale a Tione e per 4 vicesindaco e assessore alla cultura (1966-70). - È stato tra i fondatori della sezione tionese del Soccorso Alpino. - Segretario per vari periodi dell’Avis, della Pro Loco e dell’Asilo Infantile di Tione. - Socio fondatore dell’Associazione culturale “Centro Studi Judicaria” di Tione.

Attività come pubblicista ed editoria

- dal 1948 - Corrispondente dalle Giudicarie per i mass-media regionali. - tra il 1960 e il 1980 - Sarà addetto in vari Uffici Stampa: Azienda turistica di Madonna di Campiglio e di Pinzolo. / Mostra dell’Artigianato di Rovereto. / Manifestazioni varie (VV.F.V., Consorzi Turistici, ecc.). - dal 1980 iscritto all’Albo dei Giornalisti come Pubblicista - corrispondente di prestigiosi mass-media: Popolo Tridentino poi l’Adige. / Alto Adige poi Trentino. / Vita Trentina. / Ansa. / Corriere della Sera - Domenica del Corriere. / Gazzetta dello Sport. / Giornale di Brescia. / RAI-TV. / TVA. / TCA. / RTTR. / Radio Dolomiti. / Radio Studio Sette. / Novaradio. / Radio Manuela. / Radio Tg8, / TV Tg8. / TelePace. - corrispondente e collaboratore per altre ”testate” come il Giornale delle Giudicarie. - La sua attività editoriale è pari, se non superiore alla sua attività pubblicistica. Infatti molti e prestigiosi volumi che interessano le Giudicarie e non solo portano la sua firma, che compare anche in parecchi testi in qualità di coautore o collaboratore.

Mario Antolini Muson, ha rappresentato un pilastro di storia, per l’esperienza di vita vissuta, ma soprattutto, per la sua intelligenza, la sua sensibilità, la sua cultura, la sua saggezza e la sua eleganza, che hanno fatto di lui un uomo moderno, pronto a raccogliere ed affrontare le nuove sfide che il nostro tempo ci propone quotidianamente.

Un uomo, che nonostante l’attaccamento e l’amore che provava per la sua famiglia ed il suo territorio, in tempi non sospetti, aveva intuito l’importanza e la necessità di confrontarsi con popoli e culture, più o meno lontani. Un esempio di rettitudine morale e di vita che sono per noi tutti stimolo e forza per continuare la ricerca di un futuro migliore.

Come ti formo il ragazzo. La scelta degli istituti secondari delle Giudicarie

Gennaio è il mese che apre un anno nuovo e in fieri a tutte le possibilità di svolte e cambiamenti, possibilmente in positivo, nella vita di ognuno. Ciò vale tanto di più per i ragazzi che entro questo mese devono scegliere il nuovo istituto di Istruzione superiore o scuola professionale che dal prossimo autunno intendono frequentare. Una decisione non sempre semplice alla quale vogliamo venire incontro trattando dell’offerta formativa presente sul territorio delle Giudicarie attraverso le informazioni condivise dai docenti dedicati all’orientamento in entrata dei vari istituti. Tione ne ospita tre: L’Istituto di Istruzione “Lorenzo Guetti” e i Centri di Formazione Professionale “Enaip” e “Upt”. Quali sono gli indirizzi scolastici che questi offrono? “I nostri sono percorsi quinquennali. Si concludono con un diploma che permette di accedere a tutte le facoltà universitarie e corsi postdiploma; gli indirizzi tecnici consentono anche un immediato impiego nei multiformi settori della produzione e dei servizi. Il Guetti completa poi l’offerta formativa con i due Corsi serali per adulti Amministrazione Finanza e Marketing e Informatica e Telecomunicazioni”, risponde la professoressa Giovanna Binelli dall’Istituto di Istruzione “Guetti”. Le chiediamo: di quali competenze ha bisogno il territorio delle Giudicarie? “Servono giovani appassionati, professionalità diverse - risponde Binelli - quella dell’artigiano e dell’ingegnere green, del cuoco, del meccanico e del manager di piccola-grande azienda, del medico e dell’insegnante, ma accanto ad una competenza specifica nelle cosiddette discipline STEM (le scienze, la tecnologia, la fisica e la matematica) ritengo che le nostre Giudicarie abbiano bisogno anche di “saperi inutili ”, la lettura, lo studio, la bellezza, non immediatamente spendibili ai fini pratici, ma funzionali a formare quella capacità critica che permette di diventare cittadini “buoni”, in grado di guidare, valorizzare e tutelare il territorio”. Le fa eco la professoressa Marzia Salvaterra, dell’UPT di Tione, che specifica come “attualmente le competenze informatiche e linguistiche sono considerate un prerequisito. Problem solving, capacità di lavorare e gestire un gruppo ovvero competenze trasversali non facilmente trasmissibili con la formazione tradizionale. Lavorando nei laboratori di Simulimpresa che replica i comparti di una vera azienda, o in quello di visual merchandising, che replica un ambiente commerciale, gli studenti non si limitano a mettere in pratica quanto appreso in teoria, ma si trovano a doverlo fare collaborando con i ‘colleghi’, restando ‘nei tempi’ e trovando compromessi e soluzioni in modo creativo, efficace ed autonomo”. Salvaterra ricorda ancora come tra le materie caratterizzanti la scuola vi siano il Laboratorio Attegtri (secondo anno) e delle regole e dei valori (terzo anno), che mirano ad una consapevolezza delle proprie capacità relazionali a livello personale, comunitario e professionale. Salendo negli anni i vari indirizzi (ricordati sotto) danno la possibilità di conseguire la maturità,

Tecnico. Anche la professoressa Alice Nicolini, referente per l’orientamento presso l’Enaip di Tione, ricorda la possibilità di frequentare un quarto anno e di conseguire il diploma professionale di tecnico (i quarti anni sono in alternanza scuola-lavoro). Con il quinto anno CAPES è possibile ancora continuare gli studi per ottenere il Diploma di Stato ad indirizzo “Servizi per l’enogastronomia e Ospitalità Alberghiera” che consente l’accesso all’Università e all’Alta Formazione Professionale (per i diplomati nel settore Industria e Artigianato quinto anno CAPES, presso il CFP di Villazzano e Artigianelli di Trento). “A partire dai primi mesi di quest’anno ENAIP Trentino attraverso il nostro CFP, in collaborazione con BM Group, Innova Srl e Girardini Srl, attuerà ancora un percorso pilota di Istruzione e Formazione Tecnica Superiore (IFTS) Robotica Industriale centrato sui temi della robotica, meccatronica e automazione”, conclude Nicolini (cfr “Il Giornale delle Giudicarie” di dicembre). Quale augurio vogliamo quindi fare a questi studenti? Se la professoressa Binelli dal Guetti invita i ragazzi a “non scoraggiarsi, mirare all’obiettivo sempre e comunque, non lasciarsi schiacciare dagli ostacoli, trovare un senso ogni giorno al “venire a scuola”, la professoressa Nicolini dalle Enaip li invita a “Seguire le proprie inclinazioni, valorizzare i propri talenti, anche pratici e non farsi condizionare da pregiudizi o preconcetti altrui”. La professoressa Salvaterra per parte propria da Upt li sprona infine con un bel “Pensate a cosa vi piace fare e cercate di partecipare alle scuole aperte per poter scegliere in modo consapevole. A tal proposito…Prenotatevi per sabato 14 gennaio dalle 9.30 alle 12.30. Vi aspettiamo!”

di Mariachiara Rizzonelli

E’ il mese delle iscrizioni alle scuole superiori, a Tione sono tre le scuole disponibili. Ecco le novità.

C’è un commissario per la variante di Ponte Arche

La Variante di Ponte Arche, una di quelle questioni note da anni. Negli ultimi tempi alcuni avvenimenti hanno smosso la situazione, come la nomina del commissario per i lavori. La Provincia Autonoma di Trento ne ha comunicato il nome lo scorso 22 dicembre, quello dell’ingegner Guido Moutier di Lucca. L’opera della S-478, per 67,2 milioni di euro, dovrà essere terminata entro il 2028. “Importi e scadenze - avverte fin da subito il vicepresidente della Provincia Mario Tonina - che potrebbero subire delle variazioni. L’importante è che dall’inizio del nuovo anno si andrà concretamente verso il progetto definitivo e l’appalto dei lavori”. Un’opera strategica, un’opera costosa, un’opera che si inserisce in un piano di sviluppo destinato non solo al centro termale di Ponte Arche, ma all’intero circondario. “La Provincia ha stanziato 24 milioni per la riqualifica delle Terme di Comano, investimento che avrà senso nel momento in cui anche la viabilità in paese verrà migliorata per una maggiore sicurezza e una migliore vivibilità.” A parlare è il vicepresidente della Provincia, assessore all’Ambiente e all’Urbanistica Mario Tonina: “Di rilevanza è l’appalto dei lavori a Ponte Pià, attesi da più di vent’anni, per cui sono stati stanziati 20 milioni di euro ed altri 27 in aggiunta. Sarà la base di partenza per ragionare anche su un collegamento ciclopedonale con la Busa di Tione. Un passo avanti per il turismo legato al ciclismo e la sicurezza stradale anche con il completamento dei lavori sul tratto di ciclabile che sale da Sarche. Per quanto riguarda i collegamenti con il Ballino ci sono state segnalazioni dall’amministrazione comunale di Fiavé, ma al momento non ci sono le risorse.” I riflettori sulla questione della Variante di Ponte Arche sono stati riportati alla luce in particolar modo nel corso degli ultimi due anni dall’Associazione Fare Un Paese, che attraverso un percorso condiviso di comunità e consulenti tecnici turistici, è arrivata ad individuare nel traffico e nell’inquinamento dei mezzi pesanti che attraversano quotidianamente Ponte Arche – 10mila mezzi al giorno nei periodi di punta – uno dei principali ostacoli allo sviluppo del paese e di una valle green. Si tratta di un’alternativa al tratto che oggi attraversa il paese e in particolar modo la centralissima via Cesare Battisti dove si trovano negozi ed alberghi, è questo uno dei provvedimenti chiamati a gran voce. Ecco che a dicembre 2021 la giunta provinciale stanzia 67 milioni per la realizzazione dell’opera e promette di avere il nome del Commissario entro fine 2022. L’ingegner Guido Moutier riceverà un compenso di 40 mila euro l’anno per un totale di 659 mila euro a fine lavori, IVA ed oneri compresi. La sua figura sarà indispensabile per seguire i lavori con particolare attenzione e soprattutto ridurre le tempistiche di alcuni passaggi burocratici, che in ogni caso comportano e meritano opere di questo calibro. “Speriamo che la popolazione continui ad essere coinvolta nel corso delle varie fasi – il commento della presidente di Fare un Paese Michela Alimonta – che sia un processo condiviso e che le tempistiche siano rispettate.Penso che oggi si vada nella direzione auspicata negli anni dalle amminstrazioni che si sono susseguite e spese, e da una comunità che ha sempre sostenuto la strategità dell’opera, per la vivibilità e la riqualifica turistica. La comunità sarà sicuramente resa partecipe, in modo particolare attraverso l’amministrazione comunale, ma anche in occasioni di confronto con il commissario. Sento che è una soddisfazione condivisa non solo dalla Provincia ma da parte di tutti, comunità e amministratori”. “Ci diciamo soddisfatti di quest’ulteriore passo - conferma il vicesindaco di Comano Terme Achille Onorati - l’opera avrà un impatto sull’intera vallata. Verranno ripresi in considerazione le proposte negli anni fino a definire il progetto definitivo. In linea di massima la variante dovrebbe svilupparsi grosso modo in galleria, partendo da zona ruderi ex Speranza in località Ponte dei Servi, tornando all’aperto centralmente per avere accesso e visibilità sulla valle, di nuovo in galleria nel tratto finale. È un’opera che ha delle sue complessità a livello geomorfologico, sia per la tipologia degli ammassi attraversati con presenza di un paleoalveo in materiale sciolto, che per la presenza di numerosi pozzi e sorgenti di acqua ipotermale. Il passaggio in galleria è quindi particolarmente oneroso, con problematiche infrastrutturali e paesaggistiche non indifferenti, compresi un innesto in entrata e in uscita, l’attraversamento di un fiume. La giunta provinciale dovrebbe essere presto ospite a Comano Terme per ulteriori aggiornamenti”.

di Martina Sebastiani

Il vicepresidente provinciale Mario Tonina: “Anche se importi e scadenze possono subire variazioni, l’importante è che da oggi si andrà concretamente verso il progetto defi nitivo e l’appalto dei lavori”.

GENNAIO 2023

PAG. 13 Casa Sembenotti, la soluzione è ancora solo su carta

Franco Bazzoli, sindaco di Sella Giudicarie, chiede l’allargamento della strettoia di Breguzzo, con l’abbattimento di Casa Sembenotti, da cui va tolto il vincolo storico. La notizia è dell’aprile del 2017, quando a Tione, Parco Saletti, l’allora assessore provinciale Carlo Daldoss aveva inventato il percorso partecipato per la scelta di alcuni progetti da mettere nel Fondo strategico. “Tenendo conto della direttrice di marcia Tione-Brescia, la statale è caratterizzata da una curva destrorsa a corto raggio con visuale preclusa da Casa Sembenotti. Il valore testimoniale dell’immobile, definito non eccezionale dal punto di vista artistico e architettonico, lo stato di degrado strutturale e la collocazione estremamente pericolosa sia per la pedonabilità che per il transito veicolare, in particolar modo per quello pesante, giustificherebbero, per motivi di sicurezza, la demolizione di tale edificio, la cui presenza determina innumerevoli ingorghi ed incidenti. Ciò consentirebbe la rettifica della carreggiata stradale, evitando altresì che ulteriori urti contro le murature perimetrali possano far crollare anche solo parzialmente l’edificio”. Così scriveva Mario Tonina, allora semplice consigliere provinciale, in un’interrogazione del maggio 2017. “Casa Sembenotti: situazione sbloccata; a breve una soluzione definitiva”. Ottimismo di Franco Bazzoli a metà giugno 2017. “Lunedì c’è stato l’ennesimo incidente. Due camion si sono incontrati e uno ha abbattuto le barriere di sicurezza che avevamo installato da appena sette mesi. Installate perché abbattute da un altro camion”. Così si sfogava il primo cittadino di Sella Giudicarie il 24 settembre del 2019 di fronte all’ennesimo incidente nella strettoia di Breguzzo. Giugno 2021. la Giunta provinciale di Trento delibera di cedere dodici milioni di metri cubi d’acqua aggiuntivi del lago d’Idro ai contadini della bassa Bresciana e dell’alto Mantovano nell’ambito di un accordo con la Regione Lombardia, che in cambio elargirà un milione di euro da utilizzare per la sistemazione del tratto di statale del Caffaro nell’abitato di Breguzzo. Ecco alcune testimonianze per dire come vanno le cose. Si parla, si scrive, si chiede, ci si incontra. E poi? Si aspetta. Abbiamo citato questi documenti a partire da cinque anni fa, e ora possiamo raccontare cosa accade attualmente. Dicembre 2022. Una delegazione autorevole, composta dal vicepresidente della Provincia Mario Tonina, dall’assessore all’istruzione Mirko Bisesti, dal soprintendente ai beni culturali Franco Marzatico e da Franco Bazzoli, sindaco di Sella Giudicarie, è arrivata in sopralluogo davanti all’edificio della sofferenza. Al termine gli ospiti della Provincia avrebbero detto di essere pronti. Non resta che sperare.

Casa Sembenotti

L’edificio che sta a lato della statale, così vicino da creare problemi alla circolazione, ha una peculiarità: è portatore di una rilevanza storico-artistica perché conserva degli affreschi (c’è chi dice uno e chi di più, c’è chi dice in buone condizioni e chi lo fa passare fra gli invisibili). La storia dice che quella casa è appartenuta ad un Ciolli, noto irredentista. Parola d’ordine: salvare l’affresco. Sembra che un accordo si sia trovato per salvare capra e cavoli: salvare l’affresco ed allargare la strada. Miracoli? No, perché l’affresco è interno alla casa, per cui la parte più vicina alla carreggiata probabilmente si potrà abbattere. Diciamo probabilmente.

Le strade lastricate di buone intenzioni

Non c’è dubbio: la viabilità giudicariese è una corda con tanti nodi che non sono mai stati sciolti dalla politica trentina. Sì, ci sono stati interventi, poco più che rattoppi, ma un disegno complessivo manca. E dire che se ci si guarda indietro di una ventina d’anni si ricordano progetti (sia pure informali, diciamo non esecutivi) redatti dagli uffici provinciali per rendere più percorribili sia la Rendena che il Chiese. All’atto pratico abbiamo il Corè a tre corsie, la variante di Pieve di Bono e le gallerie del Limarò. Ma se stai ad ascoltare gli amministratori locali ti diranno che fra il dire e il fare c’è stato di mezzo... altro che mare! In compenso ci hanno riempito di rotatorie, alcune delle quali (vedi l’ultima realizzata all’imbocco di Cologna, a trecento metri da quella della variante che scavalca Creto, Strada e Agrone) paiono (senza volerla buttare in vacca) degli inni all’inutilità ed allo spreco. Ora pare che qualche nodo venga sciolto. Sono stati messi sul tavolo i finanziamenti ultra milionari (e pure ultra attesi) per la tangenziale di Pinzolo, per le gallerie di Ponte Pià e (ultima ad aggiungersi) per la variante di Ponte Arche. Sono certamente tre nodi importanti. Ora si tratta solo di capire le tempistiche di realizzazione.

I nodi fuori dal territorio

Ci sono un paio di spine che pungono gli automobilisti che vanno e che vengono dalle Giudicarie. Prima: statale del Caffaro in Lombardia. Nel 2008 i presidenti delle Province di Trento e di Brescia firmarono un protocollo d’intesa che prevedeva un investimento grosso (un’ottantina di milioni) per la Ponte Re-Idro) spartito a metà fra Trento e Brescia. Sono passati gli anni e i prezzi sono saliti, mentre i soldi sono scesi. Risultato: siamo nel 2023 e non è ancora stato smosso un sasso. In compenso il tratto di variante è stato drasticamente ridotto: da Ponte Re (là dove finisce la variante che sale da Brescia) a Vestone nord si passa ancora per i paesi di Nozza e Vestone, mentre il tratto appaltato è da Vestone nord a Idro, scavalcando Lavenone: tre chilometri con gallerie e ponti, per un costo di 60 milioni. Erano 55, ma l’impresa Collini, che dopo un ricorso ha vinto l’appalto, ha chiesto un’aggiunta, visti gli aumenti dei costi. Seconda spina: SarcheTrento. E’ stretta e trafficata. Potrebbe (anzi, dovrebbe) essere allargata, con qualche raddrizzamento di curva, e lo spazio ci sarebbe, ma non si fa nulla. Se becchi un camion a Sarche te lo porti fino al Bus de Vela, quando la strada diventa a quattro corsie, ma sei già a Trento. Ci sono tratti tortuosi che necessitano di interventi di sistemazione: basti dare un’occhiata al guard-rail in corrispondenza del bar Palloncino Rosso (a noi nostalgici di un tempo andato piace ricordare come lo chiamavano un tempo: bar Mudanda), a Vigolo Baselga, guard-rail accarezzato più volte dai camion. Chi passa di là si pone spesso una domanda: ma gli assessori e i consiglieri provinciali delle Giudicarie e dell’alto Garda, che transitano quotidianamente da quei posti, non sentiranno il bisogno di sistemare le cose?

di Giuliano Beltrami

Dal 2017 viene annunciato l’abbattimento della struttura, per problemi legati a viabilità e sicurezza, ma non è ancora accaduto nulla. L’ultimo sopralluogo provinciale poche settimane fa.

L’Agenzia provinciale per gli appalti e i contratti ha aperto oggi le buste per l’affidamento dell’appalto integrato per la progettazione e realizzazione della variante di Pinzolo (importo a base d’asta di 89.775.188,50 euro), registrando la presenza di un’offerta. Sono invece tre le offerte complessivamente pervenute, sempre nell’ambito delle opere relative al miglioramento della viabilità nel Trentino occidentale, per la rettifica e adeguamento della galleria di “Ponte Pià” sulla SS 237 del Caffaro. L’importo a base di gara è di 34.414.482,49 euro. La circonvallazione di Pinzolo è un intervento determinante per la val Rendena e in generale per l’intero Trentino. Consentirà di migliorare la mobilità in tutta la valle e non solo, un’area di primaria importanza a livello economico e turistico. Oggetto della gara è l’Unità funzionale 1 che interessa la tratta compresa dal depuratore in località Martalac fino a monte dell’abitato di Carisolo in prossimità dell’attuale CRZ. Prevista una procedura aperta sopra soglia comunitaria con il criterio di aggiudicazione dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Analogo criterio per i lavori riguardanti l’opera S-174, ovvero la rettifica e adeguamento della galleria di Ponte Pià, nel tratto compreso tra il km 94,576 e 96,577 della statale 237 del Caffaro, lotto 1. Mentre sono stati invece già aggiudicati i lavori delle opere di difesa - lotto 2, nell’ambito del medesimo intervento dell’opera S-174, galleria di Ponte Pià.

Variante di Pinzolo, è arrivata un’offerta

Anche i lavori alla galleria di Ponte Pià sono andati in gara e sono tre le aziende che hanno mandato la loro proposta per accaparrarsi il cantiere. Ora partono i controlli sulle offerte e il lavoro della commissione giudicatrice per arrivare all’assegnazione dei lavori.

Compie quarant’anni la Scuola Musicale Giudicarie

Colpi di cannone, fragore di missili e rombo di droni sono le “note musicali” che hanno accompagnato le cerimonie di Natale degli ucraini nella terribile guerra voluta per annientare la loro Nazione. Altre note, di vicinanza, conforto e solidarietà, sono peraltro giunte idealmente ai loro cuori: le note dolci e nobili della musica emesse come messaggio di pace e concordia in tutto il mondo. Musica promossa e insegnata come grande valore universale nelle più svariate realtà della Terra, dalle grandi metropoli ai più contenuti ambiti territoriali, come le nostre meravigliose Giudicarie. Qui, fra le nostre splendide montagne, opera da quarant’anni una prestigiosa scuola per la promozione e la diffusione della musica la quale forma moltissimi giovani che con i più disparati strumenti musicali liberano dal pentagramma melodie che ci accompagnano in vari momenti della nostra vita. La “Scuola Musicale Giudicarie”, fondata nel 1983 nella forma di associazione culturale da un gruppo di muisicofili con la regia di Lino Salvaterra, Gianni Salvi e Basilio Mosca, nel corso degli anni è cresciuta fino a divenire un grande patrimonio culturale e sociale della comunità giudicariese. L’iniziativa ha pure testimoniato molta sensibilità nel dare risposta al generarsi negli anni Ottanta di un movimento a livello nazionale per rapporto all’educazione musicale che ha interessato anche il nostro Trentino. Un crescendo di interesse e partecipazione ha accompagnato fin da subito vita e attività della Scuola, della quale nel 1987 la Provincia autonoma di Trento ha riconosciuto il valore formativo iscrivendola nel “Registro delle Scuole Musicali” nell’ambito di una istituzionalizzazione delle scuole di musica avvenuta nello stesso anno. Si è trattato di un riconoscimento con significativa motivazione, che ha portato la Scuola a darsi una più avanzata struttura organizzativa e avviare un’ organica assumere di personale docente; venne pure deciso l’allargamento dell’offerta di corsi musicali, soprattutto strumentali. Un capitolo particolare è rappresentato dalle bande musicali, di cui le Giudicarie vantano una tradizione unica, con componenti inizialmente entrati nei complessi senza particolare educazione musicale e che vi rimanevano fino ad età molto avanzata. Con l’inizio della formazione di molti giovani presso la Scuola il livello musicale per questi strumenti a fiato in quella che può essere considerata con orgoglio la “valle delle bande” ha registrato un rimarchevole e vistoso miglioramento; all’inizio del Duemila la Scuola Musicale Giudicarie è riconosciuta referente per la formazione bandistica del territorio sulla base di una convenzione con la “Federazione dei Corpi Bandistici del Trentino”. Considerando il rapporto simbiotico fra musica e coralità vi è pure un’interazione con la “Federazione Cori del Trentino. Ora, la Scuola, punto di eccellenza nel panorama dell’educazione musicale in Trentino, si regge giuridicamente sulla base di una Cooperativa produzione/lavoro avente soci lavoratori e soci sovventori, con i Comuni del territorio che ne costituiscono l’anima. Una serie di progetti specifici, fa cui uno rivolto alle scuole dell’infanzia e altri coinvolgenti anche realtà europee integrano il quadro formativo di base. Gli ultimi dati sulla frequenza registrano la partecipazione di 635 allievi, di cui 315 seguono lezioni di banda. Nella ricorrenza, quest’anno, dei quarant’anni di vita della Scuola, un particolare evento unirà tutti coloro che l’hanno frequentata fin dalla sua fondazione. Vi sarà inoltre la partecipazione ad avvenimenti nell’ambito dell’”Euregio Tirolo-Sudtirolo-Trentino” e l’attivazione di cooperazioni oltre confine. Recentemente, il venire a conoscenza di un grave fatto di cui si sta ora occupando la Magistratura, ha inferto purtroppo una grave ferita alla Scuola, e con essa all’intera comunità giudicariese. Nelle Giudicarie, tuttavia, niente potrà far venir meno, a livello sia istituzionale sia sociale, la volontà e la forza per garantire continuità, nel segno di un costante miglioramento in termini di qualità e prestigio, ad una perla comunitaria che si è già iscritta fra le componenti identitarie di questa meravigliosa terra fra i monti. La Scuola Musicale Giudicarie continuerà a intercettare e raccogliere istanze culturali locali per formare persone nell’ ”arte delle muse”; quell’arte che più di ogni altro atto umano è linguaggio e messaggio universale di unità e fratellanza fra i popoli. Una Scuola che è e continuerà ad essere pure prezioso strumento di aggregazione sociale di rilevante valenza per meglio vivere e operare nelle vallate giudicariesi.

di Paolo Magagnotti

Dall’idea di alcuni musicofi li giudicariesi a una realtà di educazione musicale divenuta orgoglio e identità comunitaria ed eccellenza provinciale con proiezione europea. Una scuola che oltre alla formazione nella bella musica è prezioso fattore di aggregazione sociale.

La Banda musicale di Pieve di Bono

La Banda Sociale di Tione

di Paolo Magagnotti

Il “passaggio di consegne” da un anno all’altro lascia sempre cose buone e meno buone, talvolta anche molto brutte. Accogliamo con soddisfazione l’eredità positiva, cercando di farne tesoro e buon uso, e ci impegniamo ad affrontare i lasciti negativi per metterci sulla via della normalità. Certo, valutare un fatto positivo o negativo può essere soggettivo; vi sono tuttavia situazioni che ben difficilmente possono consentire opzioni. Di fronte alla tragedia della guerra in Ucraina solo la Russia di Putin può vedere qualcosa di positivo; solo la guida suprema iraniana Khamenei con il presidente Raise e il mondo che li sostiene può valutare negativamente la rivolta di milioni di ragazze che unitamente a loro coetanei rischiano la vita perché vogliono por fine a disumane norme che le impongono di coprire la bellezza dei loro volti e dei loro capelli; solo chi vuole distruggere il più grande progetto di unità dei popoli europei mai visto nella storia può gioire nel sapere che vi sono parlamentari europei che nelle loro case oltre frigo con alimenti per i bisogni quotidiani conservano valigie di centinaia di migliaia di euro ottenuti per sostenere chi calpesta i diritti umani può gioire. E fermiamoci qui. La guerra in Ucraina - penso che tutti coloro che vogliono capire lo abbiano capito - non è evidentemente “un’operazione speciale” per conquistare alcuni territori; vi è alla base una strategia ben precisa per modificare gli equilibri geopolitici a livello mondiale nella quale il territorio ucraino doveva essere solamente una base militare per andare oltre i confini ucraini e minare il progetto europeo, nella speranza di avere alleanze orientali per muoversi nel più esteso mondo occidentale. Non possono evidentemente essere estranei alle valutazioni certi limiti verificatisi all’interno del paese occupato, ma nulla avrebbe potuto impedire il sorgere di pretesti per l’invasione. L’Unione europea si è dimostrata significativamente unita, ma debole. Una debolezza che sarebbe ingeneroso imputare solo alle istituzioni europee; semmai l’incapacità di un’azione più incisiva, anche a livello di prevenzione, è da imputarsi agli Stati membri che non hanno sino ad ora voluto cedere all’intero sistema unitario europeo i poteri necessari affinché lo stesso possa esercitare una vera, concreta e incisiva azione sul piano della politica estera e di difesa. Ora, di fronte ai pericoli minacciosi se ne parla; perfino la Francia riconsidera il piano per una comunità europea di difesa voluta con tanto coraggio e molta lungimiranza soprattutto da Alcide De Gasperi e che lei stessa ha fatto fallire. Che fare, come proposito impegno per l’anno appena iniziato? Ognuno di noi, credo, deve cercar di conoscere il più possibile storia e attualità del progetto di unità europea e rendersi conto di una crescente interdipendenza che impone un suo robusto rafforzamento affinché, al di là, evidentemente, del soddisfacimento di esigenze interne, possa rapportarsi con maggiore peso e incisività sul piano internazionale per contribuire a garantire stabilità e pace a livello mondiale; pace e stabilità che contribuisce naturalmente ad apportare benefici anche tutti i popoli dell’Unione. Una maggiore consapevolezza da parte dei cittadini di tale contesto e di questi scenari deve poi portare ad azioni che nel percorrere canali istituzionali portino la politica che deve decidere a scelte di coraggio e responsabilità che superino un’anacronistica concezione e visione nazionale e le miope valutazioni elettorali. Se di ciò siamo convinti, non rassegniamoci, pensando che “tanto fanno quello che vogliono”. “Il voto [può] essere più forte di un proiettile” diceva Abraham Lincoln, primo presidente degli Stati Uniti ad essere assassinato. Ognuno deve sapere che chiunque può essere una goccia per un mare grande. La solidarietà che si manifesta in varie parti del mondo a sostegno degli iraniani che lottano per vivere con la dignità di esseri umani è certamente un fatto meraviglioso; lo si fa e lo si deve continuare a fare per rispetto e omaggio nei confronti di quei giovani brutalmente uccisi e per manifestare vicinanza a tutti coloro che continuano a lottare. Non è indubbiamente facile confrontarsi con reali o presunte convinzioni religiose così radicali come quelle che si verificano nell’Islam iraniano. E’tuttavia certo - o comunque molto probabile – che, al di là del peso degli Stati Uniti, anche un’Unione europea più unita e forte potrebbe esercitare una maggiore influenza positiva, ben al di là della convocazione di un ambasciatore dell’Iran da parte di un ministro degli esteri di un Paese membro dell’Unione.

La grave ferita inferta, non solo al Parlamento europeo, ma all’intero sistema di unità europea, con le notizie da Bruxelles che hanno scioccato tutti noi che crediamo in un’autentica democrazia che pone fra i suoi pilastri il rispetto della legge e la tutela dei diritti umani, deve evidentemente farci riflettere e sperare che tale fatto non faccia venire meno oltre certi limiti la fiducia dei cittadini nei confronti delle unità europea. Personalmente sono stato colpito in modo particolarmente profondo se penso che le molte volte che mi sono trovato all’interno delle sedi del Parlamento europeo, sia a Bruxelles sia a Strasburgo, mi sono sempre rapportato con il massimo rispetto nei confronti della Casa della democrazia europea. Non dobbiamo tuttavia scoraggiarci. La forza dei principi e dei valori che nel Secondo dopoguerra hanno portato i padri fondatori ad avviare il meraviglioso processo di integrazione europea potranno essere feriti, ma conserveranno sempre l’energia per riprese verso quegli orizzonti degli stessi padri si erano posti. Siamo certamente in tempi, contesti sociali, politici ed economici diversi ed in continuo mutamento. Tuttavia, se tutti noi ci rendiamo coscienti che è necessario costruire attorno e su valori e principi senza tempo, ogni curva verso una vera unità europea e un mondo migliore potrà essere superata. Questa - ribadisco quanto detto sopra - è la mia ferma convinzione, sulla base della quale continuerò ad alimentare la mia passione europea. Questa è la mia speranza, questo è il mio augurio per l’anno nuovo.

GENNAIO 2023

PAG. 15 Credere in valori e principi senza tempo

Costruire unità dei popoli operando sulla base di valori e principi senza tempo che anche se feriti hanno sempre la forza di riprendersi per superare le curve di una via verso la pace nella libertà.

PAG. 16 GENNAIO 2023 Rubrica Salute

Il nostro destino dipende da molteplici fattori ambientali

“...Scoprire la possibilità di vivere in modo diverso è una possibilità quotidianamente disattesa, ignorata o ritenuta inesistente. Il non vedere, non cercare e dunque sopprimere tale possibilità è parte integrante del vivere umano e causa primaria del perpetuarsi degli errori”. (Z. Bauman) Finora ogni volta che abbiamo parlato di fattori ambientali potenzialmente evitabili, causa di malattie, ne abbiamo discusso in maniera semplificata facendo sempre riferimento all’enunciato: “una causa un effetto”. Ma da qualche tempo l’approccio alla visione globale è cambiata, perché si è fatto strada il convincimento che i fattori ambientali possono agire e agiscono quasi sempre in maniera sinergica fra di loro e che quindi la situazione clinica di adattamento ambientale, di sviluppo fisiologico o di malattia che viene a crearsi è il risultato di molteplici cause. Fin dall’epoca del concepimento i fattori ambientali influenzano il destino dell’individuo. Il concetto di Esposoma, che fa riferimento a tutti i fattori ambientali e le conseguenti risposte biologiche, è stato per la prima volta coniato da Christopher Wild nel 2005 e vuole esprimere l’insieme delle esposizioni a cui siamo perennemente soggetti nel corso della vita. La promozione della ricerca scientifica nell’ambito dell’Esposoma ha già dato i suoi suggerimenti operativi nel corso del primo congresso mondiale tenutosi ad Atlanta (USA) nel giugno del 2016. E’ chiaro che la lettura del rischio potenziale di ammalarsi emerge in maniera completamente differente con un approccio scientifico di questo tipo e che la sua valutazione ne risulta particolarmente difficile. Bisogna tener conto quindi dell’ambiente “esterno in senso lato”, se si fa riferimento al clima, all’inquinamento, alla temperatura, all’esposizione solare, al tipo di lavoro, etc. L’ambiente “esterno individuale specifico” se si fa riferimento allo stile di vita, al fumo, all’alimentazione, alle ore di sonno, alle relazioni sociali, all’abitazione, etc. E da ultimo a quello che si definisce “situazione ambientale interna” che fa riferimento al corredo genetico di ognuno, che determina l’espressività funzionale dei nostri organi interni e che può essere compromessa da influenze negative dei primi due sistemi ambientali. Un approccio sistematico di questo tipo cambia completamente la visione di insieme dei problemi della salute degli individui. Non è più possibile con-

centrarsi solo su un singolo fattore come causa di malattia ma emergono associazioni sconosciute che si condizionano fra loro. Esempio : non posso più consigliare di smettere di fumare per il rischio di malattie polmonari, se poi non ho le altre informazioni dovute, relative all’inquinamento atmosferico, all’ambiente di lavoro, all’abitazione, allo stile di vita, all’alimentazione, alle ore di sonno, solo per citare alcune variabili che interagiscono fra loro e che riguardano il mio paziente. L’approccio epidemiologico tradizionale non è più proponibile perché non si possono assolutamente ignorare i fattori che finora sono stati validati sempre singolarmente seguendo l’assioma : una causa un effetto. Se finora tutti gli studi di epidemiologia si sono orientati in modo tradizionale dando importanza ai fattori noti di rischio, esempi : fumo associato al tumore polmonare, consumo di carni processate rischio di tumore del colon; d’ora in poi introducendo il concetto di Esposoma la valutazione epidemiologica diventa molto più complessa e difficile. La valutazione si estende per forza a tutta la durata della vita perché di sicuro le traiettorie

di rischio individuale non possono essere limitate nel tempo. Ma le opportunità di studio diventano infinite e importanti perché abbiamo a disposizione tecnologie innovative impensabili solo qualche anno fa : l’uso degli smartphone e le applicazioni ad essi collegate per la misurazioni delle variabili dell’ambiente e dei parametri individuali e le tecnologie di laboratorio per la verifica di parametri biologici precedentemente ignoti legati al metabolismo di ognuno. Pensiamo ai gemelli monocoriali dotati dello stesso corredo cromosomico e che quindi dovrebbero avere lo stesso destino di salute e che per effetto degli influssi ambientali sia generici che di prossimità vivono e si ammalano in maniera completamente differente. In un futuro non tanto prossimo, ma già urgente perché ci comunica messaggi chiari e violenti, ogni volta che dovremo valutare e decidere della patologia dei nostri pazienti dovremo tener conto dei nuovi concetti di valutazione generale non potendo più ignorare i messaggi e le conferme scientifiche che ci vengono dall’ambiente e dagli studi conseguenti. Dovremo far riferimento alle esposizioni multiple: leggi agenti atmosferici, alte temperature, rumore urbano. Agenti inquinanti: leggi chimici, additivi alimentari, microplastica, metalli pesanti. Contesto psico sociale : fattori economici, ambiente urbano, fattori culturali, stile di vita, alimentazione, sport, svaghi. Gli effetti sula salute sono a breve termine, a lungo termine, quali classi sociali o di età sono più vulnerabili ? La maggior parte delle informazioni ci mancano, ma sappiamo che ne abbiamo bisogno. Le decisioni governative acquisteranno sempre maggiore importanza per supportare gli studi fra l’ambiente e la traiettoria di vita degli individui. In Europa sono già attive diverse iniziative scientifiche che studiano il rapporto fra l’Esposoma e la salute umana a partire dal periodo prenatale. Molte malattie complesse come il diabete, le allergie, l’obesità, alcune malattie neurologiche possono e potranno giovarsi degli studi di relazione fra l’ambiente e i fattori genetici. Gli insulti ambientali portati agli individui sono simultanei e derivano da fonti variabili e diverse di cui ignoriamo molte volte i meccanismi biologici che ne provocano i danni e danno esito alle malattie. Sono necessari nuovi strumenti di indagine per acquisire dati significativi che ci permettano di decidere di protocolli efficaci di prevenzione, diagnosi e cura. La sfida che ci attende è importante e presuppone un approccio dinamico al problema. Le risposte possono derivare solo dalla valutazione nel tempo, che non può essere breve ma che riguarda tutta la vita di un individuo, fra le interazioni delle molteplici variabili ambientali e la natura mutabile della nostra vita. Ogni comportamento può avere la sua importanza perché può essere motivo di incontro con una causa nociva per la salute. Non abbiamo mai respirato aria così satura di CO2 con tutte le ricadute possibili sulla salute che oggi ignoriamo. Ed è il risultato di tanti comportamenti ambientali scorretti che si sommano giornalmente da tempo.

di Gianni Ambrosini - oncologo

La difesa della salute non può prescindere dall’Esposoma, termine coniato nel 2005 che indica tutti i fattori ambientali e le conseguenti risposte biologiche.

Si fa presto ad abbattere un albero, ma per farne crescere uno nuovo ci vogliono anni, magari col rischio che cresca storto e malfatto. Con la Regione Trentino-Alto Adige è la stessa cosa: c’è chi vorrebbe darle il colpo di grazia, inventando non ben chiari Comitati di indirizzo che dovrebbero sostituirla. Il dibattito sui destini dell’ente Regione si è riacceso in questi giorni post natalizi, dopo alcune dichiarazioni di esponenti politici non certo di secondo rango: il professore universitario e costituzionalista Roberto Toniatti, l’ex Obmann della SVP Siegfried Brugger, Mario Raffaeli ex parlamentare socialista, ora con la casacca di Calenda. Che cosa dicono in sostanza? Siccome la Regione ormai conta poco quanto a ruolo e competenze, diamole un taglio. Teniamo le due Province, che a quel punto acquisirebbero qualche altra competenza in tema di coordinamento, e semmai, per favorire dialogo e rapporti tra tedeschi ed italiani, creiamo un Comitato informale, che su temi d’interesse generale (ambiente, viabilità, trasporti ecc.) dia delle indicazioni e suggerisca soluzioni comuni, senza però avere alcune potestà legislativa. In altre parole: suicidio assistito. Toniatti, Brugger e Raffaeli scelgono in definitiva la strada più spiccia per risolvere i problemi di una Regione, che obiettivamente ha perso via via autorevolezza e competenze. Ma cui prodest ? Facciamo un breve excursus senza addentrarci nella storia. La Regione nasce nel dopoguerra per intuizione e volere di quel grande che fu Alcide Degasperi. Degasperi capì che, anche per contenere le spinte e rivendicazioni dei cittadini sudtirolesi di lingua tedesca bisogna creare una serie di garanzie entro una cornice territoriale ben chiara. Evidentemente De Gasperi aveva anche una visione europea nei rapporti fra diversi gruppi linguistici di Trentino a Alto-Adige. Le garanzie vennero predisposte nell’accordo Degasperi-Gruber, firmato a Parigi il 5 settembre 1946, nel quale c’è un passaggio essenziale. Parlando di autonomia speciale si affermava: Il quadro nel quale detta autonomia sarà applicata sarà determinato, consultando anche elementi locali rappresentanti la popolazione di lingua tedesca”. Ne risultò, nell’attuazione dell’Accordo, la Regione TrentinoAlto Adige. Il Trentino, secondo l’intuizione di Degasperi, veniva pure ad avere un ruolo interlocutore privilegiato dei tedeschi dell’Alto Adige ed essere nel contempo garante degli italiani che vivevano in Alto Adige. Compiti che giustificavano un’autonomia speciale anche per il Trentino, che altrimenti sarebbe stata vacillante non avendo il Trentino quelle caratteristiche mistilingue che potevano determinare – come in Alto Adige – la presenza di una autonomia particolare. Quindi, checché ne dicano quei quattro persi che vanno a cercare le radici dell’autonomia nella storia dei principi vescovi, l’autonomia del Trentino, quella del dopoguerra, è legata a doppio filo ed è giustificata dal ruolo che essa può avere nel dialogo con i tedeschi. In altre parole se il Trentino ha un’autonomia speciale lo deve innanzitutto a Degasperi ma anche ai tedeschi, che alla fine accettarono la soluzione loro prospettata dall’accordo Degasperi-Gruber. Il Trentino per sé stesso, per le sue caratteristiche storiche, linguistiche, etniche e sociali non meriterebbe probabilmente di avere un trattamento privilegiato rispetto a tante altre province italiane. Poi la Regione ha avuto il suo percorso, il Trentino con la presidenza Odorizzi ha fatto errori favorendo il rigurgito delle rivendicazioni politicoamministrative dei tedeschi. Di qui lo smantellamento delle competenze, passate alle due Province, il secondo Statuto di autonomia e la situazione attuale, che sembra ormai consolidata ed abbastanza tranquilla. Certo con questo iter la Regione come ente è rimasta in canottiera. Qualche competenza di indirizzo, dei contributi da distribuire e poco più. Di qui l’idea di chiuderla. Noi pensiamo sia sbagliato sopprimerla e comunque non sia nell’interesse del Trentino. Se vien meno la cornice regionale, già prevista da Degasperi, il Trentino perderebbe la ragione principe della sua autonomia. A quel punto qualcuno a Roma o in qualche altra Provincia potrebbe chiedere che giustificazioni ha il Trentino per assommare competenze e quattrini che altre Province si sognano. E magari lo Stato potrebbe riprendersi un po’ di compiti e soldi ora gestiti dalla Provincia. Non solo: venendo meno collegamento e dialogo con i tedeschi il Trentino verrebbe trascinato nella scia del Veneto e della Lombardia, due Regioni che pur non avendo le competenze del Trentino, hanno idee ed una classe politica in grado di annullare in breve tempo quella trentina. Ma converrebbe ai trentini finire nel “giro” lombardoveneto? No, perché a quel punto i lombardo- veneto non ci penserebbero due volte a pretendere pari dignità ovvero a togliere i motivi della specificità autonomistica trentina. Probabilmente la morte della Regione qualche problema lo porterebbe anche alla provincia di Bolzano. Tolto il sottile collegamento con il Trentino, ovvero la Regione, di fatto la minoranza italiana dell’Alto Adige si sentirebbe ulteriormente “compressa” e potrebbe avviare rivendicazioni e richieste di maggior tutela, proprio come fecero i tedeschi qualche decina di anni fa. Tagliato quindi ogni collegamento istituzionale col Trentino e…. con l’Italia nel Sudtirolo potrebbero svegliarsi sirene pantirolesi, comunque sempre un po’ rischiose. Dicono i tre politici sopra citati: al posto della Regione creiamo un Comitato di indirizzo. Quindi si chiuderebbe la Regione, anche per risparmiare – diciamolo pure – ma si metterebbe in piedi un altro carrozzone, tipo Euregio, che comunque costerà, reciterà i propri teatrini con raccomandazioni sul che fare per il futuro dei territori, ma che non effetti non avrà alcun potere né di condizionamento, né di guida. Tanto vale farne a meno: di consulenti in questa nostra patria ne abbiamo già abbastanza. In questo dibattito c’è comunque una voce che manca: quella del Trentino e della politica trentina, che ieri come oggi sembra guardare con una certa sufficienza al tema Regione, forse non rendendosi conto delle conseguenze che avrebbe l’assenza della Regione, per i motivi brevemente illustrati sopra. Già in questi anni l’assenza di dialogo e di idee da parte trentina ha portato qualche svantaggio per i trentini: pensiamo alla facoltà di medicina, che poteva essere occasione per avviare un dialogo concreto con Bolzano e Innsbruck, pensiamo all’aeroporto di fatto delegato ai bolzanini, idem per le fiere con un centro fieristico che a Bolzano è cresciuto (oltre 20 fiere all’anno contro le 3/4 di Riva del Garda) e per altre opportunità in campo economico. Del resto basta guardare il Pil delle due Province. Lo sforzo del Trentino in questo momento dovrebbe essere dunque quello di trovare nuove ragioni a sostegno della Regione, salvaguardando la sua specificità e le sue competenze, accentuando il ruolo di “cappello e protezione” che essa può avere anche per il Trentino. Questo sforzo dovrebbe ipotizzare anche nuovi compiti e competenze legislative da far gestire parzialmente o totalmente dalla Regione, magari liberando così la Provincia in alcuni settori da intasamenti e scarsa funzionalità, che sono sotto gli occhi di tutti. E’una sfida da giocare, augurandoci che i partiti, quelli di governo e di opposizioni, possano dedicarci un po’ di pensiero.

Riflettere con serietà e responsabilità sulla Regione

di Ettore Zampiccoli

Alle Regione Trentino-Alto Adige la politica ha fatto perdere competenze, potere, dignità e utili potenzialità per un costruttivo rapporto di collaborazione nell’interesse delle due comunità provinciali.

Il Giornale delle Giudicarie

mensile di informazione e approfondimento Anno 21Gennaio 2023 Editore: Associazione “Il Giornale delle Giudicarie” via Circonvallazione, 74 - 38079 Tione di Trento Tel: 0465 349020 Presidente: Oreste Bottaro Direttore responsabile: Paolo Magagnotti Coordinatore di Redazione: Denise Rocca Comitato di redazione: Elio Collizzolli, Matteo Ciaghi, Denise Rocca Hanno collaborato: Gianni Ambrosini, Achille Amistadi, Adelino Amistadi, Virginio Amistadi, Matilde Armani, Enzo Ballardini, Giuliano Beltrami,Alberto Carli, Massimo Ceccherini Podio, Chiara Garroni,Marco Maestri, Mariachiara Rizzonelli, Martina Sebastiani, Alessandro Togni, Ettore Zampiccoli, gli studenti dell’Istituto Guetti Per la pubblicità 3356628973 - 338 9357093 o scrivere a sponsorgdg@yahoo.it Il giornale è aperto a tutti. Per collaborare si può contattare la redazione (3286821545) o scrivere a: redazionegdg@yahoo.it Direzione, redazione via Circonvallazione, 74 - 38079 - Tione di Trento Stampato il 4 gennaio 2023 da Athesia - Bolzano Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 1129

PAG. 18 GENNAIO 2023

Cooperando Completato l’iter di riforma del “Progettone”

di Alberto Carli

Coro Monte Iron in festa per il 40° compleanno

GENNAIO 2023

PAG. 19 La “Blegette”, una nuova noce sull’altopiano

di Martina Sebastiani

Lo scorso dicembre ci ha lasciato Mario Antolini “Muson”, alla veneranda età di 102 anni. Grazie alla collaborazione con Il Giornale delle Giudicarie era possibile incontrarlo di persona nei momenti di ritrovo conviviali dell’associazione, a cui lui sempre partecipava. Una presenza gentile e garbata, sempre ben disposto ad ascoltare, sorridente, con quell’umiltà di chi si rende conto di avere sempre qualche cosa da imparare e la saggezza di sapere quando è necessario impararlo. Uno degli ultimi contributi di Mario Antolini “Muson” è da riferirsi alla lettera scritta nell’ambito di un progetto della Fondazione Don Lorenzo Guetti, realizzato in occasione di “Coopera”, l’evento sulla cultura cooperativa che si è svolto lo scorso ottobre tra le Giudicarie e l’Alto Garda. Un progetto dal titolo “La comunità che vorrei”, per il quale sono stati raccolti 40 contributi da parte di altrettante persone giudicariesi, che hanno offerto il loro punto di vista, il loro sguardo sul presente e sul futuro del nostro territorio. Mario Antolini non ha fatto mancare la sua presenza, anzi, ha per quell’occasione dato uno straordinario contributo di riflessione sul e per il futuro del nostre comunità e della cooperazione. Una lettera con l’obiettivo di interrogare e stimolare la capacità che da sempre i giudicariesi hanno nel prendersi cura del loro territorio e del loro destino. Scrive “Muson”: “Per quel che ne posso pensare da vecchio giudicariese e per quel poco che ho studiato e sperimentato, e in particolar modo ricordando emotivamente e storicamente il glorioso ed operativo passato, sono convinto che la Cooperazione abbia enormi capacità, economiche e sociali, da poter attuare a favore di tante persone che ancora presentano sacche di povertà e di esigenze socio-economiche come all’epoca di don Guetti, ma unicamente se riuscirà a vivacizzare le migliaia di “soci” da rendere “operativi e presenti” nella società come linfa vitale in un costante sgorgare di sorgenti di acqua fresca e pura dalle viscere della società. Gli addetti ai lavori - dirigenti e dipendenti - dovrebbero immedesimarsi dello spirito e della mentalità di don Guetti alla base del loro operare nelle istituzioni cooperative che non devono diventare soltanto sedi di lavoro e di guadagno, come qualsiasi altra banca o bottega od organizzazione di volontariato, bensì un gruppo di persone convinte di operare in aiuto ed a beneficio di chi ne ha reale bisogno. La Cooperazione deve essere fatta da persone alla don Guetti - in senso razionale ed oggettivo (e non solo emotivamente ed a parole) - che “sentono e fanno sentire” di vivere l’essenza della cooperazione, che ragionano ed operano in maniera “diversa” da quella dei banchieri, dei bottegai e degli affannati a “far soldi”. In Cooperazione si dovrebbe sentire che si respira “aria buona e salutare” come nelle stazioni termali, dove ci si può sentire meglio in sereno relax … I Soci siano costantemente muniti di materiale informativo ma strettamente formativo e conoscitivo, aggiornato tempestivamente; siano obbligati a frequentare corsi periodici prefissati di loco in loco di informazione/formazione; non vengano sollecitati con regalie di alcun genere se non da eventuali pubblicazioni; paghino la multa se non si presentano alle assemblee previste dai regolamenti”. Insomma, un monito ad occuparsi della base sociale per non perdere di vista il lascito dei nostri predecessori e quello che dobbiamo lasciare noi alle nuove generazioni. Il testo integrale del contributo di Mario Antolini “Muson” cosi come quello degli altri 39 contributi, sono disponibili gratuitamente sul sito della Fondazione Don Guetti www.fondazioneguetti.org all’interno della sezione dedicata alle giornate dell’evento “Coopera”.

Sguardi cooperativi: Mario Antolini “Musón”

di Alberto Carli Uno degli ultimi scritti pubblicati da Mario Antolini nel progetto “La comunità che vorrei”, della Fondazione Lorenzo Guetti

L’EDITORIALE di Adelino Amistadi

Continua dalla Prima

Bisogna fare i passi uno alla volta e non avere fretta, il cambiamento necessità di tempo e di prudenza, per esempio diminuendo le sigarette una la giorno e non nascondendo il pacchetto sotto il divano, oppure, nelle relazioni interpersonali, avvicinandosi un passo alla volta alla persona con la quale vorreste cambiare le cose. La vita è fatta di tante vittorie, più o meno grandi, ma anche di tante cose che non sono andate come speravamo: un esame, una promozione, un amore finito, un divorzio, una rottura con il figlio. Nonostante le aspettative, la vita ci sorprende ogni anno mettendoci alla prova. Ma la forza di tutti noi è quella di impegnarci nel vedere sempre il bicchiere mezzo pieno: invece di lasciarci influenzare dalle esperienze dolorose, bisogna prendere il “buono” delle cose e rimanere fiduciosi in ciò che ci riserverà il futuro. Bisogna trasformare le dure prove della vita in occasioni di rilancio personali ed utili per scoprire i propri limiti, per capire cosa ha funzionato e cosa no. Una persona forte la si vede da quanto è forte la sua determinazione davanti agli ostacoli. “Non ci riesco”, “non ne sono capace” “non è possibile che ce la faccia” sono tutte frasi che, spesso, diciamo a noi stessi e che facilitano il nostro fallimento. Al contrario, se invece consideriamo le situazioni come prove dalle quali imparare e soprattutto se riusciamo a guardare sempre il lato positivo di ogni circostanza che ci capita, scopriremo in noi grandi risorse. E’ poi chiaro che ognuno di noi ha a che fare con il resto della società che lo circonda, con la politica, con le vicende internazionali, e non sono pochi i momenti d’ansia che possono condizionare le nostre vita. Buon anno di serenità e di pace! Ma le grandi emergenze che stiamo attraversando non ci permettono sonni tranquilli. Pensiamo alla guerra in Ucraina, ai tanti morti, anche tra i russi, che prigionieri della folle idea che con le armi, e non con il dialogo, si raggiunga una civile convivenza. E’ una guerra senza cuore, all’insegna degli interessi internazionali, mantenuta accesa per conseguire il folle disegno di conquista di territori in cui domina il desiderio di libertà e di autonomia di un popolo aggredito. L’anno appena iniziato sarà quello giusto per giungere ad un cessate il fuoco e ad una pace definitiva? É quello che auspichiamo. Nel frattempo in Iran il popolo cerca di togliere il velo alla dittatura. Non hanno paura della cruenta repressione in atto. Succede in Iran, succede in Afghanistan e chissà se presto non succederà anche in Russia. Donne che sfidano regimi oppressivi, teocratici in Iran, gestiti da fanatici talebani come in Afghanistan, o assetati di guerre imperialistiche in Russia. A Teheran e a Kabul difendono i loro diritti, portare il velo in malo modo è sufficiente per essere arrestata e fucilata. Ogni giorno arrivano notizie di eroiche donne uccise, dopo esser state violentate e torturate. A Mosca le donne madri non vogliono mandare i loro figli e mariti a morire in guerra. Che brutto mondo! Ma il virus del male sembra aver colpito anche la civilissima Europa. La corruzione è arrivata purtroppo anche nel cuore dell’Europa con il compito di condizionare l’orientamento di un Parlamento di 27 Paesi a vantaggio di Stati terzi dove i valori e i principi della civiltà europea sono calpestati, significa che siamo a un passo dal baratro. Il Qatargate è la notte della politica europea. Oltre 50 Parlamentari Europei, e per di più quasi tutti italiani, di marca socialista, sembra si siano venduti per valigie di soldi in contanti ai grandi poteri economici del petrolio che tutto pensano di potersi comprare, compresa la democrazia, la libertà, i diritti. Il grave avvenimento è stato descritto come lo “scandalo più grande della storia del Parlamento europeo”. Secondo le indagini ancora in corso in Belgio, il Qatar, il paese del mondiale di calcio, avrebbe influenzato le decisioni economiche e politiche del Parlamento europeo, versando soldi e regali “importanti” ad alcune figure che ricoprivano ruoli di prestigio all’interno della Comunità Europea. Ma non è finita, ogni giorno scoprono nuovi personaggi e nuove corruzioni e l’indagine si sta allargando a tutta l’Europa. Non che le cose in Italia vadano meglio. Pensiamo alla sanità malata (?) che obbliga un paziente a fare mesi di attesa per un esame diagnostico, mentre a chi ha soldi occorrono poche ore per risolvere il problema presso una struttura privata. Il pubblico si è arreso, il privato si arricchisce sempre di più. Gli stessi medici a volte corrono verso chi dà di più. Un esempio di malfunzionamento della nostra politica. Essa purtroppo non si preoccupa più dei bisogni della comunità. E’ una politica vecchia, nei metodi e nelle azioni, distante dal cittadini e dai suoi bisogni, alla continua ricerca di identità. Come sono lontani i tempi in cui si ragionava nell’esclusivo interesse del paese. Pensiamo solo alle stagioni dei diritti e dei doveri: oggi esistono solo i diritti, i doveri sono sotto il tappeto di casa. Pensiamo alle disuguaglianze sociali, ai poveri che sono terribilmente in crescita con la loro vita grama che spesso li porta a morire sotto i portici (anche a Trento) con il corpo ricoperto di cartoni. Nei confronti di queste realtà c’è molta indifferenza, disattenzione, né è sufficiente il grande sforzo delle associazioni di volontari, della Chiesa, per affrontare una piaga cosi tragica. In questa giornata d’inizio d’anno, in questa giornata di riflessione è giusto pensare che ci aspetta un anno nuovo in cui vorremo che le nefandezze che abbiamo raccontato scomparissero del tutto, o almeno in parte, o solo alcune, o forse solo poche cose, l’importante è affrontare il nuovo anno con coraggio, con forza, senza illusioni ma fortemente legati alla realtà con l’impegno di cercare di migliorarla sempre, con costanza e convinzione. Da veri eroi. Possiamo essere gli eroi, i protagonisti della nostra vita che ci aspetta oppure sederci sul sofà ed aspettare che passi. A noi la scelta.

Un anno nuovo che impone a tutti scelte responsabili

Storia di un’Autonomia, il principato vescovile di Trento

Nel 2022 ricorrevano cinquant’anni dall’approvazione del secondo Statuto speciale d’autonomia della Regione Trentino AltoAdige e delle Province Autonome di Trento e Bolzano, entrato in vigore nel 1972. È stata l’occasione per rievocare i fondamenti storici, politici e giuridici dell’autonomia che trovò la sua prima attuazione con lo Statuto del 1948, in seguito all’accordo Degasperi-Gruber (1946) ratificato dal trattato di Parigi (1947). Si sono svolti convegni e sulla stampa numerosi sono stati gli interventi rievocativi e di approfondimento; gran parte si sono incentrati sul fondamentale accordo del 1946. Non intendo entrare nel merito di questo dibattito, ma più semplicemente evidenziare i presupposti storici dell’autonomia. Il quesito al quale mi propongo di rispondere è se il Trentino gode di un’autonomia speciale in virtù di un riferimento regionale etnico e linguistico – presenza di minoranze tedescofone e ladine – o se, oltre a questo, vi sono ragioni più propriamente legate al territorio e alla specificità trentina. Le radici autentiche e le giustificazioni della nostra autonomia stanno nel principato vescovile di Trento, che ebbe lunga vita dal 1027 al 1803: quasi 800 anni di storia che tratteggiano e definiscono un’identità che sarebbe riduttivo riferire solo a questioni etniche e di lingua. La storia del principato vescovile ebbe inizio nel 1027 quando L’imperatore Corrado II il Salico assegnò in piena proprietà (non come feudo revocabile) al vescovo Udalrico II i comitati di Trento (territori dell’attuale Trentino, escluse Fassa, Bassa Valsugana, Tesino e Primiero), di Bolzano e della Venosta. Nello stesso anno assegnò il Norico (Val d’Isarco e Valle dell’Inn) al vescovo di Bressanone. Furono così di fatto costituiti due principati vescovili che garantivano all’imperatore di tenere aperta e custodita la strada d’accesso dalla Germania all’Italia, per il controllo dei vari i feudatari italiani che periodicamente minacciavano la sua autorità. I due principati avevano piena autorità e rivestivano nell’organizzazione medievale un ruolo di primo piano, immediatamente soggetti solo all’imperatore non essendo ereditari, come avveniva invece per il feudi laici. La storia plurisecolare del principato vescovile di Trento, della sua continuità statuale e territoriale, sta a dimostrare la realtà politica di un ente dotato di poteri amplissimi. Per la loro natura “religiosa”, rimanevano pur sempre privi di un vero e proprio esercito. Il vescovo quindi nominava un suo feudatario laico come protettore, per le cause militari e anche civili. Dal XII secolo questa funzione di protezione, l’avvocazia, venne attribuita ai conti del Tirolo. La contea del Tirolo era nata come feudo del principato vescovile; ciononostante I conti del Tirolo approfittarono del loro ruolo di protettori e della loro forza militare, per creare costanti interferenze al principato, dando vita, direttamente o indirettamente, ad azioni destabilizzanti, sia sostenendo ribellioni contro il principe vescovo, sia minando l’integrità territoriale, talvolta con la complicità o la connivenza di altri feudatari. L’obiettivo era evidentemente quello di allargare i loro possedimenti a scapito del principato; in questo modo riuscirono ad ottenere ulteriori diritti feudali con la stipula di vari accordi (secoli XIII e XIV). Nel 1363 in seguito a successioni dinastiche la contea del Tirolo passò agli Asburgo, duchi d’Austria. Risalgono a questo periodo (1363-1365) le cosiddette “compattate”, accordi sottoscritti e rinnovati nei secoli successivi, che stabilirono una serie di obblighi a carico del principato in cambio della protezione tirolese. Nel 1508 Massimiliano I d’Asburgo venne nominato imperatore del sacro romano impero germanico. Quindi i titoli di conte del Tirolo e imperatore furono da quel momento in capo agli Asburgo. Nel 1511 Massimiliano I, come conte del Tirolo, promulgò il “Landlibell”, con il quale, mentre riconosceva la sovranità dei due principati vescovili, si assumeva la difesa comune e l’intera gestione militare, ma in generale steorale, in cambio di un impegno contributivo regolare e permanente. Nei secoli XVI, XVII si succederanno vertenze tra principato e contea del Tirolo derivanti dagli obblighi, soprattutto fiscali, che le “compattate”, il “Landibell” e altri trattati successivi imponevano al principato vescovile a favore dei conti del Tirolo. Fondamentale è la figura del vescovo Bernardo Cles che agli inizi del XVI secolo avrà cura di garantire l’autorità del principato, l’inoppugnabile esistenza giuridica, quale intesa nella sua configurazione originale, pur in cambio di nuove concessioni, anche territoriali, a favore dei conti del Tirolo o dell’impero. Con lui il principato entrò fortemente nell’orbita asburgica, ma continuò ad essere de iure e de facto un principato. Nel XVIII secolo nel principato furono introdotti molti provvedimenti imperiali, pure positivi e innovativi, ma con conseguente, ulteriore indebolimento della sua autonomia, seppure il vescovo in più occasioni si preoccupasse di salvaguardare la sovranità del principato, tentando di opporsi alle imposizioni imperiali, (gravami fiscali, leva obbligatoria…). Nel 1803, nel pieno delle guerre napoleoniche, cessò definitivamente il potere temporale dei vescovi e con esso il principato vescovile di Trento e la sua travagliata autonomia pluricentenaria. Il suo territorio venne annesso all’Austria e inglobato nella provincia del Tirolo. La storia del principato vescovile è stata anche una importante testimonianza di autonomia diffusa nel territorio. Le comunità e la popolazione vissero l’esperienza delle realtà comunali, degli statuti e delle carte di regola votati in libere assemblee che ogni principe vescovo all’insediamento era tenuto a confermare. In questo contesto vanno menzionate le rivolte, che interessarono le valli del principato, in particolare due in Giudicarie: 1579, “guerra delle noci”; 1768, assalto al dazio di Tempesta. Non sono rivolte contro il principe vescovo, ma testimoniano la ribellione di una popolazione minacciata nei suoi privilegi autonomistici da ordinamenti monetari, tassazioni e dazi imposti con i vari patti al principato vescovile. Per concludere è opportuno ricordare che nel corso del XIX secolo i deputati trentini eletti alla dieta tirolese di Innsbruck e al parlamento di Vienna inoltrarono in varie occasioni proposte di autonomia e pure di separazione dal Tirolo e analoghe petizioni i comuni trentini rivolsero direttamente all’imperatore. Iniziative e richieste furono sempre respinte. Su queste istanze autonomistiche si innestarono anche rivendicazioni irredentistiche. Quando Degasperi affrontò la questione dell’autonomia della regione Trentino-Alto Adige aveva ben presente sia la situazione etnica e linguistica dell’intero territorio, sia le specificità storiche e culturali del Trentino, legate ad una storia plurisecolare di autonomia principesca e comunale. Solo la sensibilità di Degasperi, già deputato alla dieta del Tirolo nel periodo dell’impero austriaco e memore delle istanze avanzate dal territorio trentino rispetto al centralismo imperiale austriaco, poteva conoscere e difendere questa eredità storica sconosciuta all’Italia e tanto più maldestramente rinnegata dalla propaganda fascista, che aveva mirato ad evidenziare solo i tratti nazionalistici dell’irredentismo, piuttosto che a riconoscere che anch’esso era ispirato da volontà di autonomia.

di Raffaele Armani

I cinquant’anni dall’approvazione del secondo Statuto speciale d’Autonomia sono l’occasione per ritrovare le origini storiche e politiche della peculiarità di autogoverno.

Riassumendo e sintetizzando si potrebbe concludere con un’affermazione esasperata, riduttiva e forse provocatoria, ma estremamente significativa. La storia del Trentino è: -dal 1027 al 1803 una storia di autonomia del principato vescovile di Trento; -dal 1803 al 1918 una storia austriaca di autonomia negata; -dal 1918 al 1946 una storia italiana di autonomia negata; -dal 1947 ad oggi una storia di autonomia in (ri)costruzione.

GENNAIO 2023

PAG. 23 Esteriori, nasce un Tavolo per confrontarsi sul turismo

di Martina Sebastiani

Una task force per fronteggiare la crisi dell’alberghiero e dare una direzione al futuro turistico di Ponte Arche e dintorni.

A Comano si è riunito a dicembre, per la prima volta, il Tavolo di confronto tra gli operatori turistici guidato dall’Apt. Prossimo incontro e prime strategie condivise da metà gennaio. L’azienda turistica Garda Dolomiti, a un anno di distanza dall’inclusione dei territori di Comano, fa il punto della situazione e riflette sul futuro del turismo locale. Il presidente dell’Apt Silvio Rigatti, lo scorso 15 novembre, ha riunito per questo amministrazioni, enti del territorio e operatori di settore nella Sala consigliare di Stenico. Il principale risvolto concreto è l’istituzione di un tavolo di confronto permanente attorno cui sedersi periodicamente. Il primo incontro del 12 dicembre è andato bene, tutti d’accordo sul creare una task force guidata dall’Apt che cerchi delle soluzioni al problema. Prossimo appuntamento per delle strategie condivise a metà gennaio. Sì, perchè da un po’ di anni, e riconfermata nel corso dell’ultima stagione turistica, il territorio vive alcune criticità. Il tavolo ha lo scopo di mettere in dialogo i vari protagonisti del mondo dell’accoglienza. Saper fare sistema, a detta di tutti quella sera in sala, è il primo passo verso la ripresa. Quali le criticità? Ci sono cali importanti nel settore alberghiero: a settembre 2022 vengono contati circa 29mila arrivi e 132mila presenze, dati positivi rispetto al 2021. Non si può dire altrettanto di un confronto col 2019 pre-pandemia, dove l’alberghiero segna un calo -6,9% negli arrivi e -16% nelle presenze. E’ l’extralberghiero certificato a guadagnare invece campo, rispettivamente +0,9% e +3,7%. La crisi coinvolge perlopiù gli storici albergatori e imprenditori di Ponte Arche. Si parla negli ultimi anni di Italia, Cervo, Villa Lutti, di recente anche l’Hotel Cattoni. Scompiglio in quello che è il centro turistico principale della valle. Un turismo che si rifà all’attività delle Terme di Comano. Ed è qui che spicca, al contrario, il Grand Hotel delle Terme che di fatto vanta quest’anno fatturati record. Il presidente Roberto Filippi si dice estremamente soddisfatto sia di comparti alberghiero che cosmetico, e non dichiara particolari difficoltà nemmeno nel comparto termale. Via di caccia alle streghe: viene accusata l’Amministrazione comunale di Comano Terme per non fornire i servizi che rendono attrattiva la località, accusato l’albergatore e l’imprenditore che nel tempo non hanno saputo investire e reinventare la propria offerta, accusato anche il tipo di turismo legato solamente al termalismo della pelle. In compenso, la riforma delle Apt che ha visto l’arrivo di Garda Dolomiti non sembra vista così di malumore. Flussi turistici dal Ballino, è vero, non se ne sono visti molti, e applicare la tradizionale Garda Guest Card ha creato qualche difficoltà, ma tutto sommato si ritiene il tutto parte della transizione. Cosa dice invece l’Apt Garda Dolomiti dopo un primo anno di lavoro? Oltre ai dati relativi a Ponte Arche, ben chiari, fanno notare un aumento delle presenze straniere di +8,6%, che corrisponde grosso modo a una clientela di singoli privati che danno credito all’extralberghiero. Insieme, diminuisce il soggiorno medio del turista italiano a meno di 5 giorni. Cala quindi la clientela termale a fronte di una crescita della componente turistica con soggiorni brevi e prenotazioni last minute. Non solo, l’interesse del turista è rivolto al territorio. E il territorio sotto Garda Dolomiti, da ricordare, comprende i comuni di Comano Terme ma anche Bleggio Superiore, Fiavé e Stenico. Quale la direzione che propone Rigatti? Quella di uno Slow Tourism, che rispetti l’identità e le tradizioni del territorio, i suoi ritmi lenti tra natura e relax. Il benessere è ancora al centro del turismo di Comano, ma si tratterebbe di un benessere a 360 grandi, che valorizzi sport ed esperienze outdoor. Si punta nel concreto a migliorare da una parte la prima accoglienza, si parla non solo di personale – quest’anno i tassi di occupazione erano preoccupanti – ma di personale qualificato, anche a livello linguistico. Non a caso il turismo sul Garda, si sa, lavora coi flussi del mondo tedesco. Dall’altra sulla valorizzazione del vivere il territorio in modo salutare: via a biciclette ed e-bike con opportune infrastrutture e segnalettica, manutenzione dei sentieri con la squadra dei Garda Rangers, la Guest Card - promuove tanto il Parco Archeo Natura di Fiavé che il Bosco Arte Stenico, tanto gli sconti alle Terme che 9 produttori locali. In questo senso, e se si guarda avanti, si spera, in zona, in risvolti positivi. La Giunta provinciale si riunirà a breve a Comano Terme, per dare aggiornamenti sulla questione collegamenti ciclopedonali con Ballino, Sarche e Tione, lavori di Ponte Pià, oltre a svelare il nome del Commissario per l’attesa variante di Ponte Arche per traffico e inquinamento.

Papa emerito, il cordoglio del Trentino per la sua scomparsa

Maurizio Fugatti a nome della giunta e della comunità trentina, per la morte di Joseph Ratzinger, le cui condizioni si erano aggravate nei giorni scorsi. “La sua - aggiunge Fugatti - è stata una presenza importante, seppur breve. Nelle sue origini sta anche un significato per noi ancora più profondo, stimolo per l’impegno ed il dialogo che nei secoli ha scolpito la nostra stessa identità di terra crocevia dell’Europa”.

di Virginio Amistadi

Giudicarie in numeri

Qualità della vita: come vengono calcolate le classifiche

ll concetto di qualità della vita non è un valore assoluto ma dipende dalle diverse scelte metodologiche e dalle diverse prospettive teoriche dei ricercatori.

In questo numero riprendiamo i dati relativi alla seconda edizione di “Qualità della vita: bambini, giovani e anziani”- disponibile alla lettura integrale all’indirizzo https://lab24. ilsole24ore.com/qualita-della-vita-generazioni/ - per una lettura più approfondita che ci permetta di comprendere meglio i criteri sottostanti alla formulazione delle diverse classifiche. L’indagine svolta dal Sole 24 Ore oltre ad essere interessante per l’attenzione posta alle diverse fasi della vita, si presta ad un approfondimento metodologico grazie al fatto di essere basata su un numero limitato di indicatori ben comprensibili. Come accennato nello scorso numero, la classifica delle province italiane di questa indagine viene calcolata ogni anno utilizzando 12 indicatori statistici per ciascuno degli ambititi di analisi (Bambini, Giovani, Anziani). Per ogni singolo indicatore viene assegnato il punteggio 1000 alla città capoluogo che evidenzia l’andamento migliore e il valore 0 a quella che evidenzia il valore peggiore. Nel mezzo, tutte le città ottengono un punteggio proporzionale intermedio tra 0 e 1000. La media dei punteggi ottenuti su tutti gli indicatori determina la posizione assegnata in classifica generale. Questo semplice meccanismo ci fa comprendere in primo luogo che il concetto di qualità della vita non è un valore assoluto ma dipende dalle diverse scelte metodologiche e dalle diverse prospettive teoriche dei ricercatori nell’individuare gli indicatori ritenuti più significativi e in secondo luogo che gli indicatori utilizzati sono solitamente gli stessi per le grandi aree metropolitane e per le zone meno densamente popolate. Non sempre riescono a rappresentare correttamente le diverse specificità territoriali. L’individuazione di indicatori statistici stabili e forniti da fonti certificate, oltre alla creazione di classifiche dall’interesse relativo, permette di valutare punti di forza e di debolezza di ciascun territorio rispetto a variabili che seppure parzialmente rappresentative del concetto di qualità della vita permettono di individuare preziose tracce di lavoro migliorative. Riportiamo di seguito gli indicatori utilizzati dall’indagine del Sole 24 ore con le relative fonti:

Indicatori qualità della vita - Bambini 0-14 anni

1. Tasso di fecondità - Numero medio di figli per donna - 2021 (dati provvisori) - Istat 2. Giardini scolastici - Mq per bambino 0-14 anni nel comune capoluogo - 2020 - Istat 3. Verde attrezzato - Mq per bambino 0-14 anni nel comune capoluogo - 2020 - Istat 4. Indice sport e bambini - “Praticanti sport agonistico 6-14 anni - scuole e risultati” - 2021 - PtsClas 5. Scuole accessibili - In % sul totale - 2020 - Istat 6. Spazio abitativo - Mq medi per unità del settore residenziale - a maggio 2022 - Scenari Immobiliari 7. Delitti denunciati a danno di minori - “Infanticidi - corruzione - atti sessuali e pornografia - Ogni 10mila minori” - 2020 - Elab su dati Dipartimento di pubblica sicurezza del ministero dell’Interno 8. Asili nido - posti autorizzati - per 100 bambini di 0-2 anni - 2019/2020 - Istat 9. Pediatri - Professionisti attivi ogni mille residenti 0-14 anni - a maggio 2022 - Iqvia 10. Edifici scolastici con la palestra - In % sul totale - 2020/2021 - elab. su dati Miur 11. Studenti per classe - “Scuola statale primaria - secondaria di primo e secondo grado” - 2020/2021 - elab. su dati Miur 12. Edifici scolastici con la mensa - In % sul totale - 2020/2021 - elab. su dati Miur

Indicatori qualità della vita - Giovani 18-35 anni

1. Quoziente di nuzialità - Matrimoni celebrati ogni mille residenti - 2021 (dati provvisori) - Istat 2. Età media al parto - “Età media al primo parto delle madri - in anni” - 2021 (dati provvisori) - Istat 3. Saldo migratorio totale - Diff. iscritti e cancellati dai registri anagrafici. Ogni mille abitanti - 2021 - Istat 4. Aree sportive - Mq per residente 18-35 anni nel comune capoluogo - 2020 - Istat 5. Amministratori comunali under 40 - In % sul totale - 2020 - Istat 6. Canone di locazione - Incidenza % sul reddito medio (zona semicentrale) - a maggio 2022 - Scenari immobiliari / statistiche del Mef 7. Gap affitti tra centro e periferia - Differenza per canone medio di un bilocale nel comune capoluogo. In % - a maggio 2022 - Scenari Immobiliari 8. Imprenditorialità giovanile - Imprese con titolare under 35. In % su imprese registrate - al 31 marzo 2022 - Infocamere 9. Bar e discoteche - Ogni 10mila abitanti tra 18 e 35 anni - al 31 marzo 2022 - Infocamere 10. Imprese che fanno eCommerce - In % su imprese registrate - al 31 marzo 2022 - Infocamere 11. Laureati - In % su popolazione 25-39 anni - 2020 - Istat 12. Disoccupazione giovanile - In % su popolazione 15-34 anni - 2021 – Istat

Indicatori qualità della vita – Anziani over 65 anni

1. Speranza di vita a 65 anni - Numero medio di anni da vivere - 2021 (dati provvisori) - Istat 2. Orti urbani - Mq per residente di 65 anni e oltre nel comune capoluogo - 2020 - Istat 3. Esposti per inquinamento acustico - “Presentati dai cittadini - ogni 100mila abitanti” - 2020 - Istat 4. Assistenza domiciliare - Spesa degli enti pubblici per abitante di 65 anni e più - 2021 - Centro Studi Tagliacarne su dati Siope 5. Trasporto anziani e disabili - Spesa degli enti pubblici per abitante di 65 anni e più - 2021 - Centro Studi Tagliacarne su dati Siope 6. Biblioteche - Ogni 10mila residenti con 65 anni e oltre - 2020 - Istat 7. Indici di dipendenza degli anziani - Residenti 65 anni e più ogni 100 in età attiva (1564 anni) - 2022 (dati provvisori) - Istat 8. Geriatri - Professionisti attivi ogni 10mila residenti con 65 anni e oltre - a maggio 2022 - Iqvia 9. Consumo farmaci malattie croniche - “Unità minime farmacologiche pro capite (ipertensione - diabete - asmaBpco)” - 2021 - Iqvia 10. Consumo farmaci depressione - Unità minime farmacologiche pro capite - 2021 - Iqvia 11. Medici specialisti - Professionisti attivi ogni 10mila abitanti - 2020 - Istat 12. Infermieri - Numero ogni 100mila abitanti di 15 anni e oltre - a maggio 2022 - Fnopi/Istat Per passare ai numeri, riportiamo in versione integrale i risultati ottenuti dalla provincia di Trento non rispetto alla classifica generale ma rispetto alla classifica di ogni indicatore per Bambini, Giovani e Anziani.

Indicatore QUALITÀ DELLA VITA: PUNTEGGIO INDICATORI | BAMBINI 0-10 ANNI Prima posizione Provincia di Trento

Provincia Punteggio Valore indicatore Posizione Punteggio Valore indicatore

1. Tasso di fecondità 2. Giardini scolastici 3. Verde attrezzato Bolzano 1000 1,7 3 623,4 1,4 Sud Sardegna 1000 29,6 40 476 14,1 Gorizia 1000 314,7 60 56,6 18

4. Indice sport e bambini 5. Scuole accessibili

Lecco 1000 2,2 2 769,4 1,8 Aosta 1000 63,2 46 400,9 36 6. Spazio abitativo Nuoro 1000 112,3 26 535,9 83,2 7. Delitti denunciati a danno di minori Siena 1000 0 82 785,3 2,1 8. Asili nido - posti autorizzati Trieste 1000 59,3 13 521,9 33,7 9. Pediatri Cagliari 1000 4,6 81 172,3 1,8 10. Edifici scolastici con la palestra Prato 1000 69,9 51 425,9 35,6 11. Studenti per classe Sud Sardegna 1000 15,3 52 443,1 19,1 12. Edifici scolastici con la mensa Aosta 1000 70,8 45 439,4 34 Fonte: Qualità della vita: bambini, giovani e anziani 2022 – Sole 24 Ore

Indicatore QUALITÀ DELLA VITA: PUNTEGGIO INDICATORI | GIOVANI 18-35 ANNI Prima posizione Provincia di Trento

Provincia Punteggio Valore indicatore Posizione Punteggio Valore indicatore

1. Quoziente di nuzialità 2. Età media al parto Agrigento 1000 5,4 94 117,6 2,4 Siracusa 1000 30,7 52 346,2 32,4

3. Saldo migratorio totale

Trieste 1000 9,7 36 635 2,4 4. Aree sportive Ferrara 1000 50,4 32 292,7 14,8 5. Amministratori comunali under 40 Prato 1000 42 6 824,1 36,9 6. Canone di locazione Rieti 1000 9,7 93 607,7 32,4 7. Gap affitti tra centro e periferia Livorno 1000 37,8 11 880,2 95,6 8. Imprenditorialità giovanile Vibo Valentia 1000 0,1 29 528,1 0,1 9. Bar e discoteche Savona 1000 339 62 237,2 145,9 10. Imprese che fanno eCommerce Napoli 1000 0,9 63 412,6 0,5 11. Laureati Ascoli Piceno 1000 42,5 17 687,5 33,5 12. Disoccupazione giovanile Bergamo 1000 4,9 10 909,3 8,3 Fonte: Qualità della vita: bambini, giovani e anziani 2022 – Sole 24 Ore

Indicatore QUALITÀ DELLA VITA: PUNTEGGIO INDICATORI | ANZIANI OVER ANNI Prima posizione Provincia di Trento

Provincia Punteggio Valore indicatore

Posizione Punteggio Valore indicatore

1. Speranza di vita a 65 anni Cagliari 1000 21,7 2 900 21,4 2. Orti urbani Fermo 1000 3,5 17 361,4 1,3 3. Esposti per inquinamento acustico Cremona 1000 0 80 918,7 15

4. Assistenza domiciliare Oristano 1000 144,4 6 485,3 70,1 5. Trasporto anziani e disabili Venezia 1000 36,3 102 0,8 0 6. Biblioteche Bolzano 1000 25,7 5 477,3 12,8 7. Indici di dipendenza degli anziani Caserta 1000 28,2 25 640,2 35,9 8. Geriatri Cremona 1000 8,2 53 312,6 2,9 9. Consumo di farmaci per malattie croniche

Lo storico Hotel Cattoni all’asta

Pioniere del turismo di valle, è la manifestazione evidente delle diffi coltà che stanno investendo il settore e in particolare Ponte Arche.

Amaro in bocca a fine anno a Ponte Arche per il duro colpo inferto alla comunità con il fallimento della società proprietaria dei Cattoni. Si parla di una delle attività fondatrici della storia del paese, si parla della storia di una famiglia che da ben quattro generazioni si impegna nell’accoglienza locale. Diversamente da quanto si potrebbe pensare oggi, a soli 150 anni di distanza, Ponte Arche quasi non esisteva proprio. Si è sviluppato a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, a seguito dello stravolgimento nella viabilità portato dalla statale del Caffaro sull’asse Trento-Sarche-Tione-Brescia, e gli investimenti sui Bagni delle Terme di Comano. Osterie e trattorie sono velocemente iniziate a spuntare come aree di sosta. Con altre attività hanno contribuito a costituire quel centro, attorno al più storico ponte delle Tre Arche collegamento tra Bleggio e Banale, che sarebbe diventato principale fulcro turistico delle Giudicarie Esteriori. Nel corso dell’ultimo secolo la crescita è stata esponenziale. Tra le principali strutture ricettive si ricordano l’albergo Opinione, l’abergo ristorante Italia ex Malacarne, l’albergo Argentino poi Posta, l’osteria Tomasi e anche l’osteria Alla Torre della famiglia Cattoni. Ad oggi però il settore si diciara, come ormai noto, in 2 crisi. Negli ultimi anni diverse strutture si sono ritrovate a chiudere i battenti. Le problematiche vengono spesso ricondotte alla realtà turistica del termalismo e all’attrattività della località. Dinamiche complesse. I dati relativi all’ultima stagione estiva, in ogni caso, segnano un calo in presenze e arrivi del settore alberghiero – non dell’extralberghiero che segna al contrario una crescita - la diminuzione della durata dei soggiorni del turista e della propensione alla spesa. In un contesto di difficoltà, l’attività che oggi va in fallimento è quella della società dell’Hotel Cattoni Holiday. La notizia stupisce in particolare anche 3 per la sua storia recente, quella di una struttura che è stata location per ricevimenti di matrimoni, erogatore in zona di servizi come palestra e piscina, una struttura insomma che ha cercato negli anni di rinnovare la propria offerta. Negli ultimi anni l’attività è finita in una spirale negativa, sino a quando la società non è stata dichiarata fallita. La struttura è ancora aperta e in affitto tramite una società comunque vicina alla famiglia Cattoni, l’hotel è quindi pienamente operativo. L’immobile andrà all’asta nella mattinata del prossimo 13 febbraio, con base 3,5milioni e rilanci minimi di 5mila euro. Se l’asta dovesse andare deserta, verrà replicata a giugno. (M.S.)

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Emanuele Mussi Il medium della memoria

La ricerca stilistica ed espressiva di Emanuele Mussi muove fra dinamiche ascrivibili alle diverse discipline del conoscere attraverso la facoltà dello sguardo. Tutto pare riemergere nella sua “imagerie manierista” come se il flusso del tempo, nella sua potenza di trasformazione, non fosse stato in grado di acquietare le scintille percettive della mente, come se la sua progressione risultasse ininfluente alla manifestazione visiva dei momenti della storia passata, per una risultante mnemonica ancora rilucente, precisa e dettagliata. Abitano nella mente di questo artista eclettico, fra letteratura, disegno, pittura e scultura, le stille osservabili di un agire contadino e montanaro che tutti noi suoi conterranei riconosciamo come prossimo alla storia fatta di cultura e tradizione dell’Alpe, intrisa di messaggi sentimentali e di nostalgie, luogo della profondità delle radici che, a dispetto di una contemporaneità in deviazione, ancora sono capaci di alimentare il nostro spirito. Una iconografia ispirata dalla Natura, dove l’artista con spontanea disposizione d’animo accoglie le soluzioni sceniche della montagna e dei suoi abitanti animali, dove come in una visionarietà di realismo, riusciamo a distinguere e conoscere le energie della vita. Uno spazio composto nella naturalezza degli eventi, dentro al quale non di rado incontriamo partecipe la figura umana, anch’essa parte della totalità. La scultura di Emanuele Mussi è materia importante, esplicata nella tensione più classica della “sottrazione”, nello sforzo di restituire compiutezza estetica attraverso la liberazione dalle eccedenze del legno… Come Michelangelo affermava, “Ogni blocco di pietra ha una statua dentro di sé, ed è compito dello scultore scoprirla”, anche Emanuele Mussi si occupa di togliere parte del legno (la sua materia prediletta) per avvicinarsi allo svelamento di immagini nascoste, in una sorta di indagine “connotativa” che possa verificare gli insiemi storici e affettivi. Una tecnica ed un trattamento ai quali l’artista sa dedicare qualità d’istinto manuale, ma dove anche si riconoscono le tensioni del sapere per una plastica sviluppata che dipanandosi da un nucleo centrale, è altresì capace di aprire a forme che impegnano lo spazio, sia definendo parti materiali, ma anche coinvolgendo porzioni di vuoto, in un dialogo evocativo e teatrale di grande espressività. Non di rado troviamo nelle soluzioni di bassorilievo tutte le implicazioni prospettiche della cultura rinascimentale e, in assenza di dissolvenze e degradazioni, ecco la risoluzione degli “in scurto donatelliani”, intesi come strategia compositiva, come lente a grandangolo, capace di espandere le porzioni di spazio osservabile. La stilistica è severa ed il legno trattato con cere e patine ambrate, ancora di più sembra assumere proprietà dell’antico, disporre per sedimentazioni emozionali prossime ad una magniloquenza morale e silenziosa. E tuttavia i temi appaiono nel loro carattere semplice, talvolta festoso e popolare… Quadri di un’epoca dove la povertà nulla toglieva alla dignità degli umani, dove tutte le cose venivano considerate nella loro essenza più interiore, nella funzione, nell’intrinseco valore. Le scene sono variamente attrezzate di intrecci vegetali e animali mentre il respiro della Terra diviene parte integrante di questo mondo invaso di travolgente naturalismo capace di sorprendere il nostro sguardo e gratificare per la splendida sincerità che ci comunica. Una scultura dove troviamo scheggiate le superfici dei corpi, priva di leziosità e levigature insistite, evoluta nell’intenzione di trascurare la perfezione, per una più vibrante documentazione dell’essere natura, nella complessità dei segni, nei tratti primitivi di origine romanica, nella percezione che dietro questa pelle elaborata di sapore nordico, si possa avvertire il pulsare della vita. E la pittura? Anch’essa appartiene al metodo della comunicazione sentimentale, pure mantenendosi dentro pratiche documentaristiche, mentre si avviluppa alla maniera di Albrecht Dürer come sopra “appunti di viaggio”, cercando di trascrivere e trattenere atmosfere di una natura invariabilmente pronta a regalare suggestioni e pensieri. In talune versioni le immagini si aprono come veri e propri “imprinting” dell’esistenza, suggeriscono stati del ricordo attraverso “ritratti di paesaggio”, accadimenti verosimili, storie di umanità quotidiana restituita nella sintassi dell’illustrazione; altre opere (sempre realizzate con tecniche d’acqua e di luce) favoriscono una ulteriore risoluzione emotiva e fantastica inducendo disposizioni super evocative. L’acquerello su carta, peraltro, muovendo per gesti pittorici veloci, per dilavazioni, atti a manifestare una sostanza dal carattere sospeso e sfuggevole, appare come la tecnica preferita da Emanuele Mussi; è nella sua disposizione all’Impressionismo dove scorgiamo la sua inclinazione non propriamente realista. Le radure boschive in particolare sono modelli espressivi dentro i quali non troviamo solo aspetti denotativi, ma anche dove si rivelano attraverso le macchie, i significanti meno evidenti, per uno stratagemma che conduce nel territorio di una intima contemplazione. Si tratta quindi della trasposizione pittorica di uno stato della mente, la sintesi adesso divenuta visibile di una trasognata liricità che l’autore custodisce nell’anima più recondita, l’idillio romantico fatto di “pulviscolo bagnato”, ora assurto ad opera d’arte. Grazie Emanuele Mussi, con l’arte e nell’arte, custode di sentimenti remoti.

di Alessandro Togni Con la mostra n°17 di Judicaria Arte, il Centro Studi Judicaria e il Comune di Sella Giudicarie hanno voluto rendere omaggio all’artista e al documentarista storico Emanuele Mussi, con una doppia esposizione dedicata in particolare alla produzione scultorea, ma anche all’indagine fi gurativa “inedita”, espressa con la tecnica dell’acquerello.

EMANUELE MUSSI

Emanuele Mussi, nasce a Roncone il 5 febbraio 1931, si diploma presso l’Istituto Magistrale “Antonio Rosmini” di Trento. Frequenta il corso per Ufficiali di Complemento e presta servizio militare come sottotenente degli alpini. Dopo il congedo insegna nelle scuole elementari della Valle del Chiese fino al pensionamento, avvenuto nel 1983. Svolge attività sociale, per un certo periodo come Presidente del locale Circolo Acli e come capogruppo degli alpini. É Amministratore comunale di Roncone per trentacinque anni con incarichi di assessore dal 1956 al 1975 e di vicesindaco dal 1980 al 1995. Da pensionato si dedica al disegno e alla pittura, particolarmente alla scultura lignea, anche come docente alla Scuola del Legno di Praso e alla ricerca storica locale, disciplina alla quale conferisce valore divulgativo attraverso numerose ed apprezzate pubblicazioni. Con la mostra n°17 di Judicaria Arte, il Centro Studi Judicaria e il Comune di Sella Giudicarie hanno inteso rendere omaggio all’artista e al documentarista storico Emanuele Mussi, attraverso una doppia esposizione dedicata in particolare alla produzione scultorea, ma anche all’indagine figurativa “inedita”, espressa con la tecnica dell’acquerello. Le due mostre allestite in contemporanea, l’una presso le Sale Expo del Centro Studi Judicaria, l’altra nella Chiesa della Disciplina di Roncone/Sella Giudicarie, strutturate in forma antologica, con sezioni tematiche, hanno raccolto 90 opere fra pittura e scultura.

Care lettrici e cari lettori, nell’augurarvi un anno sereno, questa volta abbiamo pensato di pescare nella memoria i tempi che furono, quando le mezze stagioni esistevano ed esistevano pure le vere stagioni: quando in primavera cominciavano i primi timidi tepori e in autunno le giornate si accorciavano, ma la temperatura scendeva pian piano. E quando l’inverno per i trentini significava neve anche in fondovalle. Ecco, la neve. Oggi è un patrimonio che riguarda soprattutto le montagne, quando scende dal cielo. Può capitare un inverno come quello fra il 2021 ed il 2022 in cui la neve si dimentica di imbiancare il paesaggio perfino sopra i 1.500 metri di altezza. Allora va bene ugualmente per le piste, perché ci sono i “cannoni della pace”, che sparano neve artificiale. Però il paesaggio è malinconico. Le piste sembrano grandi strade che scendono dal crinale in mezzo al brullo. Malinconia!

Brevine sotto la neve (1909) Brevine sotto la neve (1909) Tione sotto la neve (1909)

Ragazzi, non è più l’atmosfera di una volta!

Oggi lo sci è diventato un’industria fiorente e capace di accogliere ogni giorno sugli impianti migliaia di turisti provenienti da mezzo mondo. E perfino i valligiani se vogliono sciare devono caricarsi in macchina sci, scarponi, guanti e tute per arrivare là dove partono le piste, fare la coda, prendere la seggiovia e finalmente gettarsi lungo il declivio. Ci fu un tempo in cui la neve incanutiva anche le vie e le campagne del fondovalle. Era un tempo in cui lo sci era patrimonio dei “siori” che salivano a Campiglio da Milano. In quel tempo quando nevicava la gioia dei bambini esplodeva incontenibile. Tutti in piazza a giocare a palle di neve, oppure si affrontavano le strade del paese in discesa per picchiate con lo slittino. Diciamo che i più fortunati avevano lo slittino o il bob. Altri si arrangiavano con un carretto improvvisato che aveva sotto due specie di sci. E ci si lanciava in due o in tre sulla stessa slitta, felici come chi poteva finalmente liberarsi dai compiti. A casa si tornava mal volentieri quando si sentiva la mamma chiamare a gran voce il proprio nome e il cielo si era fatto scuro. Vuoi non provare nostalgia per i gridolini dei ragazzini spensierati che scendevano sparati lungo le strade del paese? D’altra parte erano tempi in cui di macchine nei nostri villaggi ne viaggiavano poche. La possedevano il maestro, il parroco, il medico, il bottegaio e pochi altri. E non stiamo parlando dell’anteguerra. Non sulla strada principale, ma in qualche stradina ripida, c’era perfino chi si prendeva la briga di gettare qualche secchio d’acqua alla sera per trovare il ghiaccio al mattino, che ti permetteva di scendere come un siluro. Oggi non si può più. Per slittare bisogna andare sulle piste appositamente create. E comunque lo sci ha preso il posto delle slitte: sci, snowboard, pelli di foca... La neve è diventata pure un prodotto difficile da trovare, tant’è che ormai ci si ingegna perfino con i cannoni che producono neve anche con una temperatura sopra lo zero. Ragazzi, non è più l’atmosfera di una volta!

PAG. 28 GENNAIO 2023

Scuola Un Natale speciale, senza Covid, e siamo subito in famiglia

Durante il periodo natalizio, pieno di magia e ottimismo, ci vengono regalate tante cose, dall’ultimo modello di telefono ai cioccolatini del calendario dell’avvento, invece a noi studenti del Guetti è stata regalata, dopo tanto tempo, la possibilità di sentirci finalmente come una grande famiglia che, dopo tanti anni, si è finalmente di nuovo riunita. Il primo Natale nella nostra scuola senza le restrizioni dovute al Covid è stato speciale, perché ha riportato negli studenti la voglia di sentirsi a casa anche tra quelle mura. Decorando le pareti delle proprie classi, i corrimano, i corridoi e le finestre, lo spirito natalizio è ritornato dopo anni di assenza per renderci tutti più buoni e speranzosi, con una nuova consapevolezza del significato di questa festività. I rappresentanti dell’istituto, per ampliare lo spirito natalizio e anche per rendere più divertente lo stare a scuola prima delle vacanze natalizie, hanno lanciato una sfida: un concorso di abbellimento delle nostre aule, con premio un pandoro per le classi vincitrici di biennio e triennio. Tutti si sono impegnati, ma la giuria del concorso è arrivata alla conclusione di premiare le classi 2LA e 5LB, che hanno dato prova di grande impegno ed entusiasmo ad addobbare con tanti segni natalizi le loro aule. Entrambe le classi sono rimaste molto sorprese della vittoria, ma la cosa più bella che hanno avuto come premio è il fatto di aver sentito davvero l’unità di classe e il desiderio di fare finalmente qualcosa insieme per la propria classe, ma anche per il resto della scuola e di sentirsi veramente una classe unita: c’è chi ha portato gli addobbi, chi il panettone e chi ha solo aiutato ad appendere tutto. Non solo le classi sono state riempite dalla gioia natalizia, infatti anche gli spazi comuni della scuola come le scale principali, l’aula insegnanti e le bidellerie sono stati adornati a tema natalizio, grazie anche a un‘altra iniziativa in cui ogni classe ha portato un addobbo per allietare gli spazi di tutti su cui doveva essere scritto il nome della classe e un messaggio per tutta la scuola. Ringraziamo tutti i docenti e studenti per aver reso indimenticabile questo nostro ultimo Natale al Guetti e speriamo che questa gioia e spirito natalizio riesca ad arrivare anche a voi lettori dalle nostre parole e dai nostri racconti.

Eloisa Tisi e Susanna Vaia

La neve al Guetti, i piaceri semplici di una giornata di scuola Gli auguri da noi sono in video (e ci si diverte!)

La cosa migliore per gli studenti, durante l’inverno, è assistere alla prima nevicata dai banchi di scuola, accompagnati dall’euforia di vedere la neve per la prima volta dopo mesi, unita alla preoccupazione di non riuscire a tornare a casa per via delle strade. Oltre ad essere ciò che caratterizza gli inverni nelle nostre valli, la neve è anche una grandissima fonte di distrazione, soprattutto durante le lezioni più noiose, durante le quali è facile perdersi ad ammirare i fiocchi che scendono e immaginare di essere già a casa a divertirsi con la neve. Questo aspetto, in particolare al Guetti, è molto sentito. Lo abbiamo notato con la prima nevicata di quest’anno, durante la quale alcuni studenti sono addirittura usciti a giocare a palle di neve durante la ricreazione. Altri invece si sono dedicati alla cura e alla sicurezza del nostro istituto, spalando le scale e il cortile della scuola, dimostrando anche grande riguardo e attenzione per gli spazi comuni e svolgendo un servizio significativo per tutte le persone che lavorano o studiano al Guetti. Grande spazio nei nostri cuori occupa poi la tradizione, che risale a molti anni fa, dell’albero nell’atrio, addobbato con delle bellissime palline blu e quest’anno, che ha segnato il ritorno a tutte le manifestazioni di festa e immagini natalizie nella nostra scuola, avevamo il timore di non vedere… Invece durante un pomeriggio delle scorse settimane il prof Tomasi, momentaneamente assente, è venuto a scuola a fare quello che ha fatto in tutti questi anni e abbiamo trovato il nostro albero luccicante e felice... Grazie prof. Tomasi! Per alcuni di noi questo sarà l’ultimo Natale al Guetti e siamo contenti di aver avuto l’occasione di percepirlo in modo così positivo, dopo quasi tre anni di restrizioni e distanziamenti.

Alba Pellizzari e Emma Da Pra

Anche quest’anno al Guetti è arrivato il Natale e con sé, oltre alla neve e alle decorazioni, ha portato anche la trasmissione di una tradizione: lo scambio degli auguri attraverso video girati dagli studenti e che manifestano sia il desiderio di far arrivare a tutti il nostro “Buon Natale”, ma anche di farlo con la voglia di ridere e divertirsi. Questa tradizione, nata grazie agli studenti, ha avuto il suo avvio già alcuni anni fa, infatti il video meno recente che abbiamo trovato in rete risale al dicembre del 2013. Sulle note di famose canzoni natalizie, si vedono alcuni studenti intenti a coinvolgere i compagni, i professori e gli altri operatori scolastici nella condivisione degli auguri e dello spirito natalizio. Avendo visto come questa iniziativa coinvolgesse positivamente tutti quanti, con il passare del tempo è stata sempre più sentita e accolta a braccia aperte, ed è arrivata quindi fino a noi. Sopravvivendo alla più terribile delle prove, il Covid, dall’anno scorso i rappresentanti d’istituto hanno deciso di riproporla e in questi due anni abbiamo potuto osservare come, nonostante i numerosi cambiamenti, questa iniziativa sia sempre piena di spensieratezza e divertimento. Sebbene siano dei video molto semplici, racchiudono al loro interno un messaggio molto importante, ovvero che il desiderio degli auguri porti all’unione e a un senso di fratellanza. Questa sensazione di continuità sta anche nel fatto che, anche se gli anni passano, questi video manifestano sempre un senso di familiarità e appartenenza. Il rivedere insieme gli auguri, spesso cantati, o comunque sempre fatti in un clima di allegria, ci comunica che, così com’ è bello condividere gli auguri con le persone che ci stanno a cuore, è bello condividerli con compagni di scuola, insegnanti e personale Ata, anche perché ci fanno sentire tutti parte di una comunità, ed è appunto per questo che, sebbene in ritardo, auguriamo a tutta la nostra comunità fuori da scuola un buon 2023.

Anna Floriani e Sofia Surci

Le parole dell’Europa: accoglienza

Parlando di immigrazione il termine accoglienza è l’atto di ricevere una persona, accettarla e offrire assistenza e asilo ai migranti come, profughi e vittime di catastrofi naturali. Tra i principi fondanti dell’UE sono presenti i concetti di offrire libertà, sicurezza e giustizia senza frontiere interne, adottando al contempo misure adeguate alle frontiere esterne per regolamentare l’asilo e l’immigrazione. Nella sua storia l’Unione Europea ha cercato di regolare i flussi migratori per garantire il diritto d’asilo. Il primo trattato in ambito d’accoglienza è quello di Dublino nel 1990, in cui viene stabilito che lo stato di primo approdo del migrante è quello che si occuperà della sua accoglienza e della relativa richiesta d’asilo. Negli anni successivi l’UE ha sempre cercato di migliorare le politiche nell’ambito dell’accoglienza attraverso alcuni aggiornamenti del trattato di Dublino, regolamentando le politiche in materia di immigrazione attraverso il principio di solidarietà e di equa ripartizione della responsabilità tra gli Stati membri, anche sul piano finanziario (articolo 80 TFUE). Tutto questo è stato fatto per sviluppare una politica comune in materia di asilo, protezione sussidiaria e temporanea con lo scopo di offrire uno status adeguato a qualsiasi cittadino di un paese terzo che necessiti di protezione internazionale e a garantire il rispetto del principio di non respingimento. Nell’Unione Europea gli stati membri stanno continuando a definire una politica migratoria europea efficace, umanitaria e sicura, in seguito alla grande crisi migratoria del 2015 durante la quale, sotto la presidenza lussemburghese, ha attivato dei dispositivi integrati, cioè razionalizzare la condivisione di informazioni, agevolare la collaborazione e coordinare la risposta alle crisi a livello politico. Tuttora l’Europa sta lavorando nell’ambito dell’accoglienza dei rifugiati richiedenti asilo e su una migliore suddivisione negli stati membri. Per il futuro, gli obiettivi europei in questo ambito sono chiari e condivisi e puntano sostanzialmente ad alleviare la pressione sui sistemi nazionali di asilo e consentire agli sfollati di godere di diritti armonizzati in tutta l’UE. (www.consilium. europa.eu) Una porzione importante di questi sfollati, nel 2022, sono arrivati dall’Ucraina, stato per la quale l’Europa si è organizzata efficacemente per fornire un’accoglienza immediata (4/3/2022 direttiva sulla protezione temporanea). L’UE mira a instaurare un approccio equilibrato per gestire la migrazione regolare e contrastare l’immigrazione irregolare. Nei primi 10 mesi del 2022 in Italia sono sbarcati più di 70 mila migranti. Nonostante ciò, in Europa non è l’Italia a detenere il primato di rifugiati presenti sul territorio; è infatti nelle retrovie della graduatoria, che ha nelle prime posizioni Svezia, Austria, Germania e Norvegia con rispettivamente 23.8, 13.1, 11.7 e 11.2 rifugiati ogni mille abitanti.

La classe 4° LSM

Da poche settimane sono iniziati i lavori di demolizione e ricostruzione dell’edificio, di proprietà della Comunità delle Giudicarie, ubicato tra via Roma e via del Foro.

L’immobile, realizzato nel 1956 quale sede dell’Ufficio del Libro Fondiario di Tione, ha ospitato nel tempo varie funzioni pubbliche: dopo il trasferimento degli uffici del Catasto nella nuova sede, lo stabile ha accolto, prima i servizi comunali e poi la stazione dei Carabinieri, entrambi per un periodo di tempo limitato al rifacimento delle rispettive sedi; nel 2005 la struttura è stata acquisita dalla Provincia autonoma di Trento, che l’ha ceduta alla Comunità di Valle. Erano i tempi della riforma Dellai – Gilmozzi, quella che, almeno nelle intenzioni, investiva gli enti sovracomunali di un ruolo centrale in riferimento ai rispettivi ambiti. Questa prospettiva faticò però a concretizzarsi, tanto è vero che le medesime comunità furono oggetto di due ulteriori riforme, a firma dell’ex assessore agli Enti locali Carlo Daldoss e, recentemente, dell’Assessore Mattia Gottardi. Alla luce anche di simili cambiamenti, l’Amministrazione guidata da Giorgio Butterini ha compiuto una scelta molto concreta e ponderata, in considerazione delle oggettive esigenze dell’Ente, deputato alla gestione dei servizi di igiene ambientale, mense scolastiche e attività sociali. Proprio i servizi sociali, che impiegano complessivamente trenta risorse umane, movimentando circa 7 milioni di euro ogni anno, richiedevano spazi idonei alla conduzione di un’attività che sta diventando sempre più intensa e su cui ultimamente è stato incardinato anche Spazio argento, un nuovo servizio dedicato agli anziani. Il progetto, predisposto dal Servizio Tecnico della Comunità, diretto dall’ing. Fabrizio Maffei, con la collaborazione dell’arch. Barbara Dorna, prevede l’integrale demolizione del fabbricato esistente e la ricostruzione sullo stesso sedime, che viene mantenuto considerata l’attuale disposizione del lotto e le distanze dai confini. La progettazione del nuovo edificio, sviluppato su quattro piani (di cui uno interrato), consente dunque la definizione di spazi ottimali, coerenti con le vigenti normative in materia di comfort dei locali di lavoro, per le funzioni che lo stabile è chiamato ad ospitare. Buona parte delle superfici verrà riservata appunto al Servizio sociale, mentre le rimanenti saranno adibite ad archivio. L’ingresso principale all’edificio da via del Foro sarà sottolineato da una vetrata e da una pensilina, mentre l’accesso al piano terreno, senza barriere architettoniche, sarà garantito sfruttando le naturali pendenze del terreno lungo via del Foro e con semplici rampe di raccordo, che permetteranno anche di compensare le differenze altimetriche tra via del Foro e via Roma. L’importo complessivo dell’opera prevede un investimento di 2,5 milioni di Euro oltre ad 1,5 milioni di Euro per somme a disposizione comprensive degli arredi. L’appalto è stato suddiviso in diversi lotti, a seconda delle prestazioni richieste ed è stato naturalmente istruito in ottemperanze della normativa sugli appalti pubblici. La demolizione è stata affidata alla ditta Cunaccia Bruno, per un importo di € 167 mila oltre iva; le opere edili, ammontanti a 1.337 mila più iva, verranno eseguite dalla ditta Costruzioni Valentini; quelle elettriche dalla ditta Grisenti per un importo di € 334 mila più iva; gli impianti termoidraulica sono stati aggiudicati alla ditta Termolodolmiti per un importo di € 207 mila più iva; infine, le opere da carpentiere sono state assegnate alla ditta F.lli Ferrari per un importo di € 201 mila più iva. I lavori dovranno essere terminati per l’estate 2024.

Il Presidente Giorgio Butterini e l’Assessore alla politiche sociali Romina

Parolari sottolineano l’importanza dell’investimento, “progettato per aderire in modo funzionale alle esigenze di uno dei principali servizi dell’Ente, ma pensato anche nell’ottica di offrire ai cittadini le migliori opportunità. I bisogni di supporto e aiuto manifestati dalle persone sono profondamente mutati nel tempo, evidenziando situazioni sempre più complesse e a cui si cerca di fornire risposte tempestive e concrete. Un’ulteriore aspetto che va sottolineato è l’opportunità di recuperare un immobile, centrale rispetto all’abitato di Tione, divenuto ormai fatiscente: ciò contribuirà ad arricchire il centro giudicariese con una costruzione, realizzata in modo innovativo e che, architettonicamente, tende a conciliare la tradizione con le più moderne concezioni edificatorie ed estetiche”.

Una nuova sede per il Servizio sociale della Comunità

Avviati i lavori di demolizione e ricostruzione dell’edifi cio di Via Roma a Tione

tasse

Idee e strategie per una consapevole ed efficace gestione e pianificazione delle risorse economiche personali e familiari

SALA ASSEMBLEE COMUNITA’ DELLE GIUDICARIE VIA PADRE GNESOTTI, 2 TIONE di TRENTO

INFO: formazione@progetto92.net martedì 17 gennaio 2023, ore 20.30 NELLA CRISI LE OPPORTUNITA’

Leggere la crisi per costruire strategie a sostegno di persone e famiglie in difficoltà economiche.

con Francesco Terreri (giornalista de l’Adige e presidente dell’associazione

martedì 24 gennaio 2023, ore 20.30 UN BILANCIO DA QUADRARE

Strumenti e accorgimenti per la gestione sostenibile del budget familiare.

con Tania Giovannini

Incontro rivolto soprattutto a persone e famiglie.

martedì 31 gennaio 2023, ore 20.30 FUTURO INCERTO?

Il Bim del Chiese abbraccia il mondo educativo. Il Consorzio ha recentemente stipulato e sottoscritto tre importanti convenzioni con le scuole dell’infanzia della zona, gli Istituti Comprensivi del territorio e la Scuola Musicale delle Giudicarie. Tramite questi atti, di durata triennale (e dunque da intendersi in relazione agli anni scolastici 2022/2023, 2023/2024 e 2024/2025), si concretizza l’impegno a concedere un supporto economico-finanziario fi nalizzato ad assicurare, sostenere ed incentivare la programmazione di interventi di natura formativo-educativa. Per quanto riguarda le scuole dell’infanzia a ricevere il contributo saranno quelle di Bondone, Lodrone, Storo, Borgo Chiese, Pieve di BonoPrezzo, Valdaone, Roncone, Bondo e Breguzzo. Un intervento che si renderà necessario per realizzare progettualità didattiche, progetti culturali innovativi, investendo in arredi ed attrezzature utili al buon funzionamento didattico e amministrativo della scuola. Complessivamente verranno stanziati €105.000, corrispondenti a €35.000 annui, assegnati alle scuole aderenti secondo il criterio di riparto individuato nel numero delle sezioni attive nell’anno scolastico 2021/2022. Per quanto concerne, invece, la Scuola Musicale delle Giudicarie il fi nanziamento economico del Bim del Chiese sarà mirato al sostegno della politica tariffaria e al conseguente contenimento del costo di frequenza a benefi cio degli allievi. Nello specifi co, il contributo a sostegno del progetto musicale persegue la fi nalità di incentivare la realizzazione del progetto di “Musica Giocando” in favore delle scuole dell’infanzia non parifi cate presenti sul territorio consortile. Il progetto si pone la fi nalità di rendere disponibile a tutti i bambini frequentanti la scuola dell’infanzia un percorso continuativo di educazione al suono, alla musica ed al movimento, attraverso cui esprimersi con versatilità e spontaneità in attività che integrano il canto, il movimento, l’ascolto e la pratica con lo strumentario didattico. In totale la cifra ammonta a €84.000, ossia €28.000 annui. Infi ne, relativamente agli Istituti Comprensivi del territorio il Consorzio appoggerà l’Istituto Comprensivo del Chiese don Lorenzo Milani e l’Istituto Comprensivo di Tione garantendo gli adeguati mezzi fi nanziari per il potenziamento dell’offerta formativa organizzata secondo i criteri dell’effi cienza, economicità e del buon andamento. In particolare saranno €90.000 quelli in favore degli alunni frequentanti i plessi della primaria e secondaria, corrispondenti a €30.000 annui. Inoltre, il Consorzio BIM Chiese riconosce in favore dell’Istituto Comprensivo del Chiese un ulteriore contributo destinato sia al fi nanziamento integrativo dell’offerta formativa destinata agli studenti del territorio di competenza consortile, sia all’eventuale fi nanziamento di acquisto di arredi ed attrezzature in nome e per conto dei Comuni di Storo, Bondone, Castel Condino, Borgo Chiese, Valdaone e Pieve di Bono-Prezzo in misura di 1,00 Euro/ abitante corrispondenti all’importo di Euro 10.219,00. Mentre in favore dell’Istituto Comprensivo di Tione in nome e per conto del Comune di Sella Giudicarie in misura di 1,00 Euro/abitante corrispondenti all’importo di Euro 2.943. Il valore complessivo del fi nanziamento è quindi determinato nell’importo complessivo di € 129.486. «Un aspetto che mi preme evidenziare- ha detto il presidente del Bim del Chiese Claudio Cortella- afferisce alla rendicontazione. Abbiamo volutamente semplifi cato la fase di rendicontazione economica, ma richiesto di presentare a ciascun ente benefi ciario della convenzione una rendicontazione qualitativa, fondamentale per noi al fi ne di riscontrare il gradimento dei destinatari dell’intervento e l’effettività dell’intervento medesimo.».

Il sostegno del Bim del Chiese alle scuole

Il Consorzio ha recentemente stipulato e sottoscritto tre convenzioni con le scuole dell’infanzia della zona, gli Istituti Comprensivi del territorio e la Scuola Musicale delle Giudicarie.

GENNAIO 2023

PAG. 31 L’Azienda Agricola Bondaion inizia a farsi strada

L’Azienda agricola Bondaion è situata a Lardaro in località Bondaione, da cui prende il nome. Andrea e Silvia, due giovani ragazzi entrambi autoctoni della nostra valle hanno da poco (precisamente dal 2020) iniziato a produrre vino aggiungendo questi prodotti alle attività di allevamento che già svolgono con vacche e cavalli. Inizialmente è stato difficile capire quali vitigni sarebbero cresciuti meglio nei diversi appezzamenti dell’azienda (ora anche cantina) sparsi in vari punti del nostro territorio tra Storo, Daone e Lardaro che presentavano tra di loro caratteristiche climatiche e morfologiche molto diverse. Dopo diversi studi e ricerche la loro scelta è ricaduta su tre diverse varietà Solaris, Souvignier Gris e Termantis. Di recente uno dei loro vini, “El Losc 2020” ha raggiunto un grande traguardo ed è stato premiato presso l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige Fondazione Edmund Mach con la menzione d’onore per i vini PIWI nella categoria vini rossi. Ma cosa sono i vini PIWI? sono vini prodotti con metodologie sostenibili da vitigni con proprietà di resistenza, ad oggi PIWI è significa nuovo, innovativo e si afferma come marchio, questi vitigni sono sostenibili grazie alla loro elevata resistenza alla malattie fungine che permette quindi di utilizzare meno pesticidi e quindi di rispettare maggiormente l’ambiente che si coltiva e chi consuma il vino. Presso la Fondazione Mach i vini in gara erano ben 82 divisi in sei categorie (rossi, bianchi, orange, frizzanti, charmat e metodo classico), la giuria era composta da 30 esperti del settore qualificati e dai ragazzi del corso enotecnico dell’Istituto Agrario. Il vino rosso da loro presentato presso questa competizione, El Losc, prodotto con uve di Tremantis(Teroldego x Merzling) è per i ragazzi motivo di orgoglio in quanto sono stati loro i primi in assoluto a sperimentarlo all’interno del nostro territorio ed i primi nel 2020 a vinificarlo, sfida che all’inizio è sembrata difficile dato che nella nostra valle principalmente si coltivano uve bianche e non erano quindi disponibili molti studi per aiutare la coppia a capire come muoversi e quali sarebbero state le possibili problematiche. Gli obiettivi di questi giovani ragazzi sono chiari: vogliono produrre vino dalle ottime caratteristiche organolettiche ma anche rispettare l’ambiente guardando al futuro del nostro pianeta e optare quindi per una gestione più sostenibile sia della vigna che delle varie fasi della fermentazione e produzione del vino in modo da contribuire in prima persona a un domani più green.

di Gaia Pelanda Il vino di Bondaione premiato dalla Fondazione Mach

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