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Mensile di informazione e di approfondimento

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ANNO 13- GENNAIO 2015- N. 1 - Mensile

EDITORIALE

Buon anno

Buon Anno. Buon Anno ai nostri Lettori, ai nostri Sostenitori, a tutti i Giudicariesi, a quelli che ci vogliono bene (molti) e a quelli a cui diamo fastidio (pochi). E’ finito un altro anno. Gioie, dolori, traguardi, vittorie, sconfitte: in casa propria ognuno tirerà le somme. E’ stato più faticoso del solito il percorso per giungere a al nuovo anno. E per molti l’anno che abbiamo salutato è stato un anno triste. Troppe persone, anche in Giudicarie, hanno sofferto per una crisi che non demorde. E per chi soffre non c’è panettone che tenga, non ci sono luminarie, dolciumi e spumanti che possano alleviarne l’ansia e le preoccupazioni. Può aiutare qualche sorriso in più, un saluto, un abbraccio, e un po’ di sana solidarietà. Quella solidarietà che non si sa se fa più bene a chi la riceve o a chi la fa. E quando parliamo di Giudicariesi non intendiamo solo quelli con tanto di “pedigree”, che vantano nascita, tradizioni e via dicendo. Sono tra noi sempre più persone costrette a lasciare i loro Paesi per fame, guerra o persecuzioni. Farsi accecare dall’egoismo è facile. Ma è sbagliato. Lo insegna la storia: le migrazioni sono vecchie quanto l’uomo. Credersi tanto più bravi e intelligenti per il solo luogo di nascita è un pregiudizio da retrogadi. Con l’anno nuovo prendiamo la palla al balzo e, sull’onda dei buoni propositi, cerchiamo di cambiare anche il nostro stile, il nostro modo di essere. È l’occasione buona, riconoscere i propri errori, i propri pregiudizi ci farà diventare persone diverse. Impegniamoci a cambiare le cattive abitudini, buttiamo via i rancori, i fastidi, le invidie, i risentimenti, le rivalità, le gelosie, liberiamoci da tutti quei fardelli inutili che ci hanno condizionato e riempito, per troppo tempo la mente e il cuore, ed abituiamoci a ragionare e a riflettere con comprensione e serenità: Il 2015 sarà allora tutto un altro anno. Auguri! (a.a.)

Giudicarie a 20 comuni nel 2016? Se tutti i progetti di fusione in campo andranno in porto saranno dimezzati rispetto a soli 2 anni fa

Alle Pagine 4 e 5

Gestire un mondo fuori controllo di Paolo Magagnotti L’anno appena trascorso ha lasciato in Europa e nel mondo fatti ed eventi di grave preoccupazione e qualche speranza. Non è esagerato temere che l’Unione Europea nel Vecchio continente e le Nazioni Unite a livello globale non riescano più ad avere sotto controllo situazioni che ci illudevamo fossero stabilizzate o comunque più facilmente gestibili.

Stanziati oltre 16 milioni per completare la rete

Comunità, maxi-piano perle ciclabili Montagne

A pagina 8

A pagina 6

Un giorno di ordinaria mammografia

Primi esami fuori sede per le giudicariesi

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Quote rosa... nel verde

Debora, prima donna custode forestale A PAGINA 17

SPORT Europei, super-Crippa Oro nella corsa campestre A pag. 30 CULTURA Alla fine del mondo Il nuovo libro di Enrico Gasperi A pag. 36 ECONOMIA Il laghetto di Montagnoli salva la stagione a Campiglio. A pag. 18

3TRE, in 12mila sul Canalone Miramonti applaudono l’oro di Neureuther A pag. 18

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Quattro temi per il 2015 in Giudicarie

Ospedale, economia, viabilità, comuni ALLE PAGINE 10 E 11

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A cura della REDAZIONE

Rassegna Stampa

GENNAIO 2015

RASSEGNA STAMPA DICEMBRE 2014

DALLE GIUDICARIE DALLAPROVINCIA Giudicarie - Scuola, iscrizioni entro il 16 febbraio 2015 – È fissato per il 16 febbraio il termine per la presentazione delle domande di iscrizione per l’anno 2015/2016 alle istituzioni scolastiche del primo ciclo e del secondo ciclo di istruzione e formazione professionale. Entro il 31 agosto 2015 scade il termine per la presentazione delle domande di iscrizione ai corsi per adulti presso le istituzioni scolastiche del secondo ciclo di istruzione. L’iscrizione è obbligatoria per tutti i ragazzi che si iscrivono alla classe prima, viene invece effettuata d’ufficio, salvo variazioni, per gli anni successivi. Come lo scorso anno è prevista la procedura di iscrizione on line, con la possibilità comunque per i genitori di recarsi presso la scuola per la compilazione telematica o cartacea, con il supporto del personale di segreteria. Val Rendena - 800 chiavette non ritirate nei centri turistici di Pinzolo e Madonna di Campiglio. 60 euro di tassa all’anno a chi non la ritira - Lotta a zero svuotamenti e 60 euro in bolletta, ogni anno, a chi non ritira la chiavetta. In Giudicarie, il passaggio alla tariffa puntuale necessita di provvedimenti drastici, anche per dare uniformità al servizio e rendere equa la ripartizione dei costi. Per questo una delle ultime decisioni avallate dalla Conferenza dei sindaci sono controlli più rigorosi e tolleranza zero contro chi non ha svuotamenti in chiavetta. Alberghi e attività dovranno dimostrare dove in alternativa smaltiscono il residuo. Mentre a fronte di circa 800 “chiavette”, non ancora ritirate a Pinzolo e Madonna di Campiglio, è stato deliberato di aggiungere in bolletta il costo di 60 euro, fintanto che i proprietari non provvederanno al loro ritiro. Tione - 137 i nati. Bebè ai minimi storici. Nascite a picco nel 2014 - Centonovantotto nel 2012, 178 nel 2013, 137 nel 2014. Non accenna a diminuire il trend negativo del punto nascite dell’ospedale di Tione. Che, al 31 dicembre, ha fatto registrare esattamente 41 nascite in meno dell’anno precedente. Il punto più basso mai registrato nel reparto di ostetricia e ginecologia di Tione. Dai primi mesi del 2014, candidato alla chiusura, appunto per i numeri di nascituri troppo bassi rispetto agli standard nazionali ed europei che prevedono un minimo di 500 unità. Lo scorso anno i bebè registrati erano stati il 10% in meno rispetto a un già avaro 2012. Quest’anno, il numero si è attestato a 137 nascite (82 maschietti e 55 femminucce). In termini percentuali, esattamente il 23% in meno a paragone del 2014. L’ultimo nato risale alle 22,25 del 30 dicembre. E’ un maschietto di Tione. Val di Breguzzo - Incendio nella notte in località Limes - A fianco del rifugio è andata in fiamme la casa da Mont di Emilio Todeschini. Sul posto allertati da un passante i Vigili del fuoco di Bondo e Breguzzo guidati dal Comandante Ezio Valenti, insieme ai corpi di Tione e ai vigili del Fuoco di Trento che hanno lavorato per alcune ore per riuscire a domare le fiamme. Giudicarie - Telelaser anti furbetti RCA. Lo hanno adottato la polizia locale Giudicarie Valle del Chiese - C’è una categoria che spopola a livello nazionale: più di 3.000.000 di automo-

bilisti circolano per le strade italiane sprovvisti di copertura assicurativa. Un pericolo per gli altri automobilisti, e un danno per la collettività. Che, in caso di incidenti, deve sopportare costi sociali molto pesanti. In Giudicarie il fenomeno ha conotati molto più ridotti. Ma, anche qui, i “portoghesi” del tagliando fasullo o contraffatto stanno facendo sempre più proseliti. Negli ultimi due anni la Polizia Locale delle Giudicarie ha “pizzicato” 32 automobilisti senza assicurazione. Una decina: 12 per l’esattezza, sono caduti anche nelle grinfie della Polizia Locale della Valle del Chiese. Per evitare che la “moda” dilaghi, i comandanti dei due Corpi, Carlo Marchiori (Tione) e Stefano Bertuzzi (Storo) hanno deciso di dotare i loro vigili di uno strumento che permette di identificare in tempo reale chi trasgredisce alle norme, anche in campo assicurativo. Esteriori - Grande successo per i mercatini di Rango - Il borgo è stato animato da musiche, luci e colori portando migliaia di persone a visitare le vecchie corti di un tempo per gustarne i profumi e le arie delle Festività. Nella domenica inaugurale, dicono i dati ufficiali, Rango è stata presa di mira da 35 mila persone. Una folla enorme che ha pigliato alla sprovvista gli stessi organizzatori. Un successo davvero fuori di misura con turisti provenienti da tutte le città d’Italia. Compreso Roma e Napoli. Valle del Chiese - Arrestato per droga giovane di Darzo. Trovati nella sua abitazione 350 grammi di marijuana - Era da un po’ di tempo che i militari della Stazione di Storo tenevano d’occhio i movimenti di Z.R., 32enne di Darzo, che si muoveva tra la propria abitazione e le varie piazze dei comuni delle Giudicarie in cerca di giovani “acquirenti”. I militari hanno deciso di intervenire nell’abitazione del giovane, che, alla loro vista, ha tentato di disfarsi di un involucro in cellophane gettandolo nella stufa. Il gesto repentino non è sfuggito ai militari che, recuperato il tutto, hanno potuto appurare che conteneva una discreta quantità di marijuana. Dalla perquisizione di tutta l’abitazione, sono emersi 350 grammi di sostanza stupefacente dello stesso genere. Giudicarie - Dall’Adamello al Lago d’Idro con la bicicletta. Al via il progetto di completamento delle piste ciclabili coordinato dalla Comunità delle Giudicarie - Collegare i tratti di pista ciclopedonale esistenti nelle Giudicarie, finora spezzettati e non in grado di dare continuità ai percorsi lungo le nostre vallate. Proporre un unico tracciato che idealmente consenta di percorrerle per esplorare il territorio e conoscerlo in maniera più diretta e “dolce”. In sintesi, creare un sistema di ciclabili che percorra tutte le Giudicarie, anche per accedere alle zone dei laghi di Garda e di Idro, per valorizzare il territorio e costruire una nuova offerta turistica per le famiglie e gli appassionati delle due ruote. Questi gli obiettivi dell’Accordo di programma per il completamento delle piste ciclabili delle Giudicarie approvato dall’Assemblea della Comunità. Sono 7,250 milioni di euro le risorse messe a bilancio dalla Comunità nei prossimi tre anni, ai quali si aggiungono i 4 milioni di euro stanziati dai Bim del Sarca e del Chiese.

I cattivi pensieri

di Eta Zeta

Dopo la defenestrazione di Ornello Binelli, ex presidente della Coop Family di Pinzolo, chi glielo spiega ai duemila e briscola soci che sono stati promossi al ruolo di “scendiletto”? Caro don Guetti, è proprio vero: oltre alle stagioni, non esiste più la Cooperazione di una volta! Perché si fanno le fusioni? La risposta è ovvia: “Per unire i servizi, in funzione del risparmio”. Allora qualcuno dovrebbe spiegare come mai - nonostante Cimego disponga di una caserma dei Vigili del Fuoco (ancora da finire) ma milionaria - altre caserme sono previste a Condino (1.357.144 euro) e Castel Condino. Di quest’ultima, il finanziamento è arrivato il giorno dopo il fallimento del referendum. Poi s’arrabbiano se paragoni la Provincia a Tafazzi!

Trentino – 6 nuovi treni regionali – Firmato il nuovo contratto, a valere dal gennaio 2016 ma con benefici economici già da gennaio 2015, fra la Provincia autonoma di Trento e Trenitalia per il servizio ferroviario regionale. Grazie a questa operazione vi sarà l’acquisto di sei nuovi treni e la copertura finanziaria per migliorare, senza aumentare le tariffe, i trasporti pubblici, sia quelli in house che quelli privati e per sistemare le barriere antirumore nella città di Trento. Con i nuovi treni più del 70% delle corse sul fondovalle lungo la linea del Brennero (la competenza provinciale va da Trento a Verona) avverranno con mezzi nuovi e considerato che Bolzano sta facendo un’operazione analoga, entro 5 anni si potranno avere il 100% di nuovi treni per servire questa tratta. Provincia – Sgravi Irap e addizionale Irpef - La Giunta provinciale ha approvato lo schema di convenzione per la gestione dell’Irap e dell’addizionale regionale all’Irpef, che verrà sottofirmata con l’Agenzia delle Entrate. La Convenzione consente alla Provincia di esercitare i poteri di indirizzo e di controllo delle attività di gestione delle imposte, garantendo in tal modo di tenere conto della peculiarità della realtà economica locale, attivando così le misure della Finanziaria provinciale 2015 contenti sgravi complessivi per 350 milioni di euro. Euregio – Primo bando per la ricerca scientifica

- È stato pubblicato a fine dicembre sulla homepage dell’Euregio Trentino-Alto Adige-Tirolo il primo bando relativo al Fondo Euregio per la ricerca scientifica, che con una dotazione di un milione di euro, mira a sostenere in primo luogo progetti pluriennali congiunti che coinvolgano tutti e tre i territori. Il bando è rivolto a tutte le istituzioni di ricerca dei tre territori, a cui è richiesto di realizzare un progetto congiunto nell’ambito della ricerca di base. La durata prevista è compresa tra i due e i tre anni, il relativo importo va da un minimo di 250.000 a un massimo di 500.000 euro. La segnalazione dei progetti da finanziare viene formulata dal Comitato scientifico dell’Euregio in base alla valutazione internazionale effettuata tramite il FWF-Fondo austriaco per la promozione della ricerca scientifica. Il criterio principale per la selezione è quello dell’eccellenza. Il bando si chiude venerdì 27 febbraio. Trentino – Tito Boeri presidente dell’Inps - “Un annuncio che accogliamo con grande soddisfazione ed al quale facciamo subito eco porgendo al professor Boeri i nostri più sinceri auguri di buon lavoro”. Così il presidente della Provincia autonoma di Trento, Ugo Rossi ha commentato la notizia che giunge dal Consiglio dei ministri dove a fine dicembre si è proceduto a designare il presidente dell’INPS. Tito Boeri, milanese, è docente universitario e presidente del Festival del-

l’Economia di Trento. Trento – Presentato il festival dell’economia 2015 - “Mobilità sociale”: sarà questo il tema del Festival dell’Economia di Trento che il prossimo anno giungerà allo storico traguardo della decima edizione. In programma dal 29 maggio al 2 giugno, il Festival proporrà dunque una riflessione approfondita su un argomento strategico e di grande attualità. Tra gli ospiti che arriveranno in Trentino, hanno già confermato la loro presenza Joseph Stiglitz, Paul Krugman, Thomas Piketty e Heike Solga. Provincia – Finlandesi a Trento per “studiare” gli ammortizzatori - Una delegazione del Governo della Finlandia è stata il 18 e 19 dicembre a Trento per conoscere nei dettagli il progetto realizzato da Agenzia del lavoro per il reinserimento e la riqualificazione dei disoccupati del settore dell’edilizia. In Finlandia la crisi occupazionale più importante si chiama Nokia e investe il settore delle telecomunicazioni. “Il nostro governo – ha detto il capo delegazione, Antto Korhonen - chiese alla Commissione europea di conoscere alcune best practice di interventi per crisi settoriali e da Bruxelles è arrivata la segnalazione del Trentino e, in particolare, del progetto comunitario riservato al settore dell’edilizia. È un’esperienza molto interessante che ci ha fornito spunti meritevoli di attenzione”.

Rovereto – I rintocchi della Campana della Pace all’Angelus - Non poteva aprirsi in maniera più solenne l’anno in cui si festeggia il novantesimo anniversario del primo suono di Maria Dolens che con i suoi cento rintocchi, ogni sera, trasmette il suo messaggio di pace e fratellanza universale. Sono stati proprio i rintocchi della Campana dei Caduti di Rovereto, durante l’Angelus del prossimo primo gennaio, a sottolineare il messaggio di pace lanciato da Papa Francesco in occasione della 48° Giornata Mondiale della La Campana “Maria Dolens” a Rovereto Pace. Il Santo Padre ha invitato i fedeli ad ascoltare il suono di Maria Dolens attraverso i maxi schermi posti in piazza San Pietro e attraverso i collegamenti televisivi della Rai e del Centro Televisivo Vaticano. Al termine dell’Angelus Papa Francesco ha fatto un riferimento alle celebrazioni per ricordare il centenario della Prima Grande Guerra. È in questo contesto che si inserisce l’iniziativa di far echeggiare di fronte al mondo intero il messaggio di pace della Campana fusa con il bronzo offerto delle nazioni che hanno preso parte al conflitto. La Campana dei Caduti è stata ideata dal sacerdote roveretano don Antonio Rossaro, per onorare i Caduti di tutte le guerre e per invocare pace e fratellanza fra i popoli del mondo intero. Venne fusa a Trento il 30 ottobre 1924 col bronzo dei cannoni offerto dalle nazioni partecipanti al primo conflitto mondiale. Maria Dolens, oltre ad essere il simbolo della tragedia della Grande Guerra, incarna con i suoi cento rintocchi il messaggio di Pace: mai più la guerra!


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Primo Piano

GENNAIO 2015

Per un pugno di voti. Castel Condino e Malosco, con il loro voto contrario, hanno di fatto impedito la creazione dei comuni di Borgo Chiese e Alta Anaunia. Detto di Malosco, dove la differenza fra il sì ed il no, è stata risicatissima, 3 voti, più complessa è la vicenda di Castel Condino. Nel comune chiesano da tempo si riscontravano diffidenze, se non proprio malumori, fra i cittadini in merito alla fusione con Condino, Cimego e Brione. Una questione di campanilismo? Forse sì, ma anche – spiegano i ben informati – la poca convizione in primis degli amministratori del piccolo borgo che da una parte hanno votato la fusione in consiglio comunale ma poi non avrebbero sostenuto questa decisione nei confronti dei cittadini con un’adeguata campagna di sensibilizzazione. Una diffidenza che in molti hanno colto anche, ad esempio, nelle parole di Daniele Tarolli, assessore della Comunità di valle, che, intervistato due giorni prima del referendum dalle telecamere del Tg3 regionale, ha reso ben l’idea della poca voglia dei castellani di fondersi con gli altri tre comuni. Di fatto, poi, le urne hanno fatto segnare a Castel Condino una vittoria del no con 88 voti contro i e 72 sì. Risultati e conseguenze. Di fatto il voto di Castel Con-

Tornata elettorale agrodolce Fusioni: Castel Condino fa saltare Borgo Chiese. Ok a Pieve di Bono di Roberto Bertolini È stata una tornata di votazioni dal sapore agrodolce quella di domenica 14 dicembre. Il giorno che doveva essere di conferma del trend che sta portando tanti comuni in Trentino a fondersi, proponendo tre fusioni, ha fatto infatti registrare due stop che, per pochi voti, hanno fatto saltare il progetto aggrega-

tivo in due realtà. In generale, però, prendendo in considerazione il totale dei voti e la buona partecipazione, si può affermare tranquillamente che la popolazione trentina risponde a queste sollecitazioni e ritiene sia giusto diminuire la frammentazione amministrativa in Trentino.

Castel Condino

dino ha fatto saltare il progetto di fusione tra Condino, Brione e Cimego. Per la cronaca, negli altri tre comuni il voto era stato ampiamente positivo per l’aggregazione: a Condino 578 i favorevoli e 153 i contrari, a Cimego 150 i sì e 90 i no, mentre a Brione i sì sono stati 72 a fronte di 10 no. Risultati confortanti

per le tre amministrazioni, con il voto che ha fatto registrare una buona partecipazione e una sostanziale condivisione del percorso fatto dai sindaci: a Condino, in particolare, è da rimarcare il computo finale, perché ottenuto in presenza di un forte comitato del “no”, nato perché in contrasto con la

scelta del nome del nascituro comune in Borgo Chiese. Su queste premesse le tre amministrazioni potranno riproporre un progetto di fusione a 3 ai rispettivi consigli comunale ed approvarla entro il 10 marzo. In questo caso ci potrebbe essere un referedum-bis a fine giugno. Una possibilità che ad oggi

non è ancora una certezza, ma che le amministrazioni stanno valutando. Per i sindaci Giorgio Butterini, Carlo Bertini e Cristina Faccini, comunque, le urne hanno dato segnali positivi nel proprio comune, confermando le scelte perseguite dai consigli comunali. Una buona base per ripartire.

Per Castel Condino, invece, ci saranno elezioni amministrative a maggio con l’obbligo di mettere in campo gestioni associate di servizi con un’entità comunale di ambito superiore almeno ai 2.000 abitanti, e dunque si profila un gestione associata probabilmente con Storo. Inoltre il comune dovrà salutare la possibilità di ottenere i fondi aggiuntivi previsti in caso di fusione e prepararsi – da solo – a gestire le ristrettezze di bilancio in vista nella prossima legislatura. Note positive. Segnali di diverso tenore arrivano invece pochi km più a nord con la fusione tra Pieve di Bono e Prezzo che ha avuto il benestare da parte dei cittadini; nel comune maggiore ha votato il 48,57% degli aventi diritto con 490 sì, 16 no e 4 schede bianche, mentre a Prezzo, si è recato alle urne il 75% degli aventi diritto: 103 i si e solo 12 i no. Qui però la situazione era più fluida, visto che da tempo i due comuni mettono in campo una gestione condivisa di tante funzioni e dunque lo spirito di collaborazione era rodato e in un certo senso dato per scontato. Anche questo – ha sottolineato il sindaco di Pieve di Bono Attilio Maestri – ossia il dare per certa la fusione, ha contribuito a tenere il dato della partecipazione a Pieve sotto il 50%.

«Ha vinto la paura del cambiamento, ma occorre ripartire e dare nuovo slancio alle aggregazioni»

Stop and go perla fusione nella Busa di Condino Tre comunità su quattro la volevano, ma la matematica non è un’opinione e la fusione portata al referendum domenica 14 dicembre per arrivare dai comuni di Brione, Castel Condino, Cimego e Condino alla costituzione del comune unico di Borgo Chiese non è passata. Sedici voti contrari al progetto espressi a Castel Condino (su ottantotto totali, nonostante i locali settantadue a favore) hanno infatti fatto la differenza e la fusione è stata affossata. Tuttavia il fatto che il quorum dei votanti necessario sia stato abbondantemente superato (del 90,61 % a Castel Condino, 74,85% a Cimego, 72,57 % a Brione e 63,60 % a Condino), come che la percentuale dei sì nella maggioranza dei comuni coinvolti sia stata elevata (i sì hanno toccato l’87,80% a Brione, il 79,07% a Condino, il 62,50 a Cimego e il 45,00% a Castel Condino), ha in qualche modo confermato gli amministratori proponenti il progetto della bontà della strada intrapresa. Così afferma infatti a bocce ferme il sindaco di Cimego Carlo Bertini: “Sottolineo la grande partecipazione popolare, è un segnale molto positivo; di questi tempi in genere l’elettorato non è che vada molto volentieri a votare. Nei tre comuni dove sono passati i sì, sono passati inoltre a larghissima maggioranza, per cui la volontà dei nostri cittadini è molto chiara. Come amministratori abbiamo avuto un supporto

importante per andare avanti su questa strada: le nostre tre amministrazioni hanno il dovere di riproporre la fusione. Dispiace per Castel Condino, dove pur avendo battagliato fino alla fine, in conclusione hanno vinto i no. Il verdetto popolare va sempre rispettato, ma gli amministratori devono fare le proprie valutazioni, quando alla fine i propri cittadini votano in maniera contraria alle decisioni del consiglio comunale. Il risultato finale generale suggerisce comunque che occorre intervenire anche a livello legislativo, per lo meno per dare la possibilità ai comuni dove il sì è passato di non tornare un’altra volta a referendum”. Più o meno dello stesso tono il commento, tra tutto sommato il sereno e il deciso, del sindaco di Condino, località che doveva essere capoluogo del nuovo comune, Giorgio Butterini: “Accolgo con estrema serenità un esito, per la verità, molto scontato. Sin dal giorno in cui avvenne il primo incontro tra sindaci, ebbi una puntuale percezione del risultato. E non mi sono sbagliato. È evidente che un processo delicato come la fusione, per essere compreso e deciso dalla popolazione, necessità dell’apporto convinto e soprattutto attivo delle amministrazioni comunali. Laddove la fusione è vissuta dalla maggioranza dei cittadini ed evidentemente anche da alcuni amministratori come una lacerazione è giusto e opportuno che venga

respinta. Rimane il rimpianto per non aver potuto escludere aprioristicamente l’unica comunità palesemente contraria perché, lo ripeto, la sensazione era quella di un percorso molto complicato (per non dire preliminarmente compromesso); d’altra parte, al cospetto di un pronunciamento ufficiale del consiglio comunale, sarebbe stato istituzionalmente inopportuno non offrire anche agli abitanti di Castel Condino questa possibilità. Confortano i risultati di Condino, Brione e Cimego, anche alla luce delle dinamiche politiche interne e, in particolare nel mio paese, al cospetto della vigorosa campagna di voto contrario da parte del “comitato del no”. Ora è giusto prendersi un adeguato spazio di riflessione e valutare tra alcune settimane eventuali ulteriori convocazioni referendarie, rafforzati, è evidente, da un “sondaggio” come quello di domenica che ha espresso una volontà chiara da parte di Condinesi, Brione e Cimeghesi”. La sindaco di Brione Cristina Faccini, il più piccolo dei municipi andati a referendum domenica scorsa (126 abitanti), dove tuttavia l’affluenza alle tornate elettorali è sempre stata altissima, non può non nascondere la propria soddisfazione per l’accoglienza del progetto nella propria comunità: “Sono soddisfatta del risultato ottenuto a Brione: fa piacere che la popolazione condivida il parere dell’amministrazione. Il

risultato generale in realtà non è stato una sorpresa perché ne avevamo avuto sentore. Tutto sommato anche se si vinceva di pochi voti non si partiva bene. Invece se c’è da discutere per un nuovo referendum io sarei disposta: nel mio e negli altri due comuni i risultati sono stati più che positivi. Prima però voglio preventivamente parlarne con il mio consiglio e con gli altri amministratori della zona”. Il vicesindaco infine di Castel Condino Gianni Bagozzi, referente della comunità che ha la responsabilità di aver fatto pesare il proprio no, nonostante personalmente abbia sostenuto il progetto di fusione, così conclude: “Personalmente sono un po’ deluso dal risultato, ma la popolazione si è espressa e bisogna prendere atto di quello che è stato deciso. Certo che l’occasione è stata persa; ora abbiamo perso i contributi e dovremo andare a gestione associata dei servizi. Spero tutto sommato che la scelta fatta dalla popolazione alla fine sia stata corretta, anche se la paura ora è quella di rimanere isolati tra due diverse fusioni”. Di fatto il film che lo scorso sabato 14 dicembre si è svolto sotto gli occhi della popolazione locale è stato quello della paura verso il cambiamento. Un cambiamento in realtà non più procrastinabile e che di fatto sta generalmente avvenendo in tutto il Trentino, come nelle Giudicarie, dove le fusioni

sono ormai all’ordine del giorno. Chi non si fonde con i comuni vicini è obtorto collo obbligato dalla recente riforma degli enti locali a passare alla gestione associata dei servizi con un grande comune vicino o con la Comunità. La scelta non è tra il presente o qualcosa di diverso, ma tra due diverse possibilità future. Non lasciare che altri decidano per sé (ricordiamoci del “potere sostitutivo della Provincia” contenuto nella stessa Riforma degli enti locali), ma diventare responsabili “in proprio” del proprio futuro (scegliendo preventivamente con chi accompagnarsi istituzionalmente), è in questo momento la cosa più responsabile da fare per tutelare le proprie comunità e l’unica strada da percorrere per unire le forze e pesare a livello locale e provinciale Come detto, ogni comunità dopo aver fatto i propri ragionamenti in tutta libertà, ha davanti due diverse opportunità: imboccare decisamente la strada della fusione o scegliere da subito se ritirarsi dalla partita, optando per la gestione associata dei servizi. Non è più tempo di tergiversare. Per il bene della propria e delle comunità vicine. . Mariachiara Rizzonelli


Primo Piano

Giudicarie a 20 comuni nel 2016?

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Dal 1° gennaio

San Lorenzo-Dorsino e Valdaone ora sono “veri” comuni

Se tutti i progetti di fusione in campo andranno in porto sarà dimezzato il numero degli enti locali rispetto a soli due anni fa. La situazione nei vari ambiti Il risultato negativo di Borgo Chiese non ferma la corsa alle fusioni. Troppo importanti gli interessi in ballo, in primis risorse e la possibilità concreta di fare quadrare i bilanci. Dopo l’approvazione delle due leggi di riforma istituzionale, quella provinciale su comunità e gestioni associate e quella regionale sull’assetto dei In questo scenario ecco che vi sono continue accelerazioni, soprattutto per cogliere l’opportunità di deliberare la fusione nei consigli comunali entro il 10 marzo, “congelare” la tornata elettorale del maggio 2015, votare il referendum confermativo della fusione a giugno 2015 e – se tutto va bene – partire con i nuovi assetti comunali a inizio 2016, dopo un breve periodo di commissariamento. Questa è la road map che stanno perseguendo attualmente circa 50 comuni in tutto il Trentino, 15 solo nelle Giudicarie. Con cinque progetti di fusione che stanno vedendo la luce, alcuni già ben avviati. A partire da quello tra Ragoli, Montagne e Preore. Realtà che condividono da sempre l’appartenenza alle Regole Spinale-Manèz e che, proprio partendo da questa comune radice storico-culturale, hanno messo in campo un progetto di fusione che ha concrete possibilità di affermarsi. Il percorso è partito dai sindaci Matteo Leonardi, Michela Simoni e Paolo Paletti, si è esteso alle giunte e ha trovato la condivisione informale da parte dei consiglieri comunali; nelle settimane scorse vi sono stati poi degli incontri con la popolazione e tutto fa ritenere che vi sarà il

semaforo verde dai consigli comunali entro il 10 marzo. Così, dall’altra parte del Sarca i comuni di Bolbeno e Zuclo, che hanno scelto di provare il percorso di aggregazione formalizzando così una collaborazione ed una gestione condivisa di funzioni e servizi che di fatto dura da più di 20 anni e che si è rafforzata nel tempo. Dopo vari contatti fra i sindaci Diego Chiodega e Paolo Artini e le due giunte, il 16 dicembre si sono incontrati a Zuclo i membri dei due consigli comunali ed i dipendenti dei due enti per una prima serata informativa alla quale hanno partecipato anche il consigliere provinciale Mario Tonina e il presidente del Consiglio delle Autonomie Paride Gianmoena. Nelle prossime settimane vi saranno incontri con i cittadini. Poco distante Villa Rendena, Vigo e Darè stanno intensificando gli incontri per mettere in campo il loro progetto di fusione. Con la presenza di Villa, comune più popoloso, gli amministratori intendono superare quei campanilismi e quelle divisioni che circa un anno fa avevano fatto naufragare il progetto di aggregazione tra Darè e Vigo, comuni praticamente uniti anche a livello urbanistico ed insediativo. L’8 gennaio in pro-

comuni, resta infatti ben poco margine di manovra per i piccoli comuni. O fondersi, oppure passare la prossima legislatura a dibattersi entro ristrettezze di bilancio che, per riuscire a “sfangare” la parte corrente, porteranno a scelte obbligate: alzare le aliquote delle tasse locali. gramma una riunione che potrebbe essere decisiva sul proseguo della vicenda. Sempre in Val Rendena, registrato il no secco del sindaco di Pelugo Stefano Galli ad ogni idea di fusione ed il “vedremo nella prossima legislatura” del primo cittadino di Spiazzo Michele Ongari, si lavora invece nell’alta valle a nuove aggregazioni. In particolare fra Strembo-Bocenago e Caderzone Terme. I tre comuni arrivano insieme ai 1.600 abitanti, Più difficile che avvenga entro il 10 marzo quella fra Carisolo-Giustino e Massimeno che, in ogni caso, viene percepita dagli amministratori come unica possibilità di sottrarsi all’inevitabile egemonia del comune maggiore, un po’ come accade nella Busa per Tione. La base sono le dimensioni più o meno omogenee (Carisolo 950 ab., Giustino 744 e Massimeno 126, comunque distanti dai 3.000 di Pinzolo) e la territorialità catastale di alcune località come Val Genova e Val Nambrone. Partita bene e ora un po’ arenata è invece la fusione tra Roncone-Bondo-Breguzzo e Lardaro. Da ottobre in poi si sono succeduti incontri del gruppo di lavoro formato da sindaci ed un delegato di ogni singola

giunta, delle giunte stesse e dei consiglieri comunali alla presenza del direttore del Consorzio dei comuni trentini che ha illustrato gli aspetti tecnici dell’iter aggregativo. Condivisione e convinzione da parte dei consigli di Roncone e Bondo, qualche difficoltà c’è in seno a quello di Breguzzo, dove fra i consiglieri di maggioranza vi sono dubbi e distinguo e a Lardaro, fra tutte l’amministrazione un po’ più fredda rispetto alla fusione. Niente da fare entro il 10 marzo anche per StoroBondone. La lettera di intenti del sindaco Vigilio Giovanelli di qualche mese fa non ha per ora sortito effetti, ma va anche considerata la scomparsa del sindaco di Bondone Graziano Scalmazzini e le seguenti elezioni di novembre che inevitabilmente hanno congelato l’attività straordinaria per il comune chiesano. Ormai si vedrà dopo le elezioni amministrative di maggio. Tanta carne al fuoco, dunque. Progetti e idee che – se andassero a segno tutti – ci presenterebbero le Giudicarie nel 2016 con soli 20 comuni, in luogo dei 40 di soli tre anni fa. La metà esatta. Più probabilmente si arriverà a 24-25. Comunque qualcosa di impensabile solo qualche tempo fa.

Veduta di San Lorenzo Dorsino

E’ stato un capodanno particolare, dal punto di vista amministrativo, per le Giudicarie. Allo scoccare del 2015 sono nati ufficialmente i comuni di San Lorenzo Dorsino e Valdaone, sorti dall’esito positivo dei quesiti referendari sottoposti alle popolazioni interessate il 13 aprile dell’anno scorso. Il Comune nelle Esteriori (generato dall’unione di San Lorenzo in Banale e Dorsino) conta quasi 1600 abitanti e torna ad essere amministrato da un unico ente dopo 61 anni: tra il 1927 ed il 1954, per opera di un Regio Decreto, i due centri erano infatti uniti. Il neonato Comune in Val del Chiese (creato dall’accorpamento di Daone, Praso e Bersone) è costituito invece da oltre 1200 anime, diventando, con i suoi 177 km quadrati, il comune della PAT con la maggiore estensione territoriale, più di Peio e Trento. A partire dal primo gennaio sono decaduti i consigli e le giunte che reggevano in precedenza i due abitati. Al loro posto sono stati nominati i due commissari straordinari che resteranno in carica fino alle elezioni previste a maggio: si tratta di Severino Papaleoni (per San Lorenzo Dorsino) e di Maurizio Polla (per Valdaone). Le Giudicarie scendono ufficialmente da 39 a 36 comuni, anche se potrebbero diminuire ancora, a fronte delle proposte di fusione caldeggiate nelle valli. Siamo ovviamente nel campo delle ipotesi, poiché eventuali referendum potrebbero dare esito negativo, come avvenuto poche settimane fa per il respinto tentativo di accorpamento tra Condino, Castel Condino, Cimego e Brione nel Comune di Borgo Chiese. Campanilismo o mancata chiarezza da parte dei portacolori delle fusioni ad ogni costo? Premettendo che “in medio stat virtus”, ovvero entrambi gli aspetti devono essere presi in considerazione, è davvero necessario che gli amministratori provinciali affrontino il tema con grande oculatezza, per sgomberare il campo da equivoci e demagogia, in ognuno dei sensi. E magari evitare di creare ulteriore confusione sulla divisione amministrativa del Trentino, possibilmente facendo luce anche sul ruolo di enti intermedi tra la Provincia e i Comuni. Francesco Brunelli


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Politica

GENNAIO 2015

Nella Finanziaria sgravi fiscali per 339 milioni per le aziende. Ora si apre la partita del terzo Statuto di autonomia

Provincia: bilancio a 4 miliardi e 397 milioni

Finanziaria, 339 milioni per imprese e cittadini. Per quanto riguarda invece la manovra Finanziaria gli obiettivi fondamentali sono aumentare la crescita economica, mantenere la coesione sociale, aprire ancora maggiormente il sistema trentino. Fra le scelte di campo quelle sul versante fiscale, gli investimenti nella scuola - con il Progetto trilinguismo ma anche con un sempre più forte impegno nel rapporto scuola-lavoro - e nell’innovazione. Dal punto di vista del sostegno alla ripresa economica vi sono diversi punti qualificanti, con sgravi complessivi di 339 milioni di euro imprese e cittadini. “E’ una Finanziaria nel segno della discontinuità e del rilancio – ha detto in Aula il presidente Ugo Rossi - e sul terreno fiscale questo salta immediatamente agli occhi. È un dato concreto che dà respiro ai cittadini ma accresce anche la competitività del nostro territorio».

Il bilancio 2015 della Provincia, approvato nelle sessioni di Consiglio provinciale del 18 e 19 dicembre con 23 sì e 11 no, chiude a quota 4 miliardi 397 milioni di euro. Ma le risorse realmente disponibili, visti gli impegni finanziari già presi negli anni scorsi, sono di 3 miliardi 970 milioni. Un ammontare complessivo in calo rispetto al 2014

quando bilancio vennero messi 4 miliardi 517 milioni, la cifra realmente disponibile era di 4 miliardi 143 milioni di euro. Le spese correnti 2015 sono di 2 miliardi 810 milioni (pari al 63,9% dell’intero bilancio), contro i 2 miliardi 839 milioni (62,9%). La spesa per investimenti è di 1 miliardo e 160 milioni nel 2015 (26,4%), contro un miliardo e 304 milioni del 2014 (29,9%).

L’Imis sostituisce Imu e Tasi Con la Finanziaria provinciale è stato inoltre introdotto un nuovo tributo di natura immobiliare, ribattezzato “imposta semplice”, che assorbirà l’IMU e la TASI e così chiamata Il gettito fiscale 2015, relativo ai tributi propri provinciali, Irap, Tassa automobilistica e imposta sulle assicurazioni Rc auto, Ipt-Imposta provinciale di trascrizione, addizionale Irpef, Tributo speciale per i rifiuti solidi, è di 347 milioni di euro. Il gettito massimo che la legge avrebbe consentito, per l’insieme

perché semplificherà la vita di cittadini e imprese che non dovranno più calcolare da soli gli importi dovuti (cosa che può produrre errori che poi si pagano) dato che saranno dei tributi in questione, sarebbe stato pari a 686 milioni di euro. Conseguentemente il minor carico fiscale per imprese e cittadini è di 339 milioni. Le agevolazioni introdotte comprendono, oltre ad uno sgravio Irap di 256 milioni di euro rispetto alla tariffa massima applicabile (4,82%), la riduzione al 9%

i Comuni a garantire che la cifra calcolata sia corretta, sgravando quindi il contribuente di qualsiasi altra responsabilità se non quella di fare il versamento. dell’imposta sull’Rc auto (rispetto al 16%) e la riduzione del 20% della tassa automobilistica per i veicoli superiori a euro 5. Tassa sul turismo. Con la votazione dell’articolo 65 si introduce la tassa di soggiorno, uno dei nodi contro i quali le minoranze

Nei prossimi giorni il Consorio dei comuni elaborerà il regolamento di attuazione e poi toccherà ai vari comuni recepirlo e attivarsi in questa direzione. si sono battute fino all’ultimo e uno degli articoli sui quali ci si è maggiormente soffermati, nonostante la mediazione raggiunta. La Giunta, come preannunciato, ha poi emendato il testo prevedendo che il regolamento di attuazione possa stabilire un numero massimo di notti consecutive di

soggiorno (comunque non inferiore a 10) per le quali è dovuta l’imposta. Con l’articolo 21, si introduce invece un meccanismo di estinzione anticipata dei mutui dei comuni, con la Provincia che per tre anni anticiperà le somme delle rate e degli interessi, di fatto consentendo ai comuni più in difficoltà di avere maggiore disponibilità di bilancio e – come ha sottolineato l’assessore Daldoss - incrementare gli investimenti in un momento di difficoltà delle piccole imprese. Sgravi per i pensionati. Un errore di votazione della maggioranza ha richiesto un accordo con le opposizioni Consigliari che ha portato alla fine a concordare con le minoranze un emendamento che dispone ulteriori riduzioni della pressione fiscale a vantaggio dei pensionati. A questi ultimi verranno riconosciuti sgravi sull’addizionale Irpef per un totale di sei milioni di euro.

Gestire un mondo fuori controllo L’EDITORIALE DI PAOLO MAGAGNOTTI

Continua dalla Prima L’ingigantirsi del fenomeno migratorio che riversa disperati sull’Europa con primo tragico approdo in Italia, lo svanire come in un sogno della primavera araba, lo scatenarsi di un islamismo irrefrenabile e di crescente intolleranza religiosa con un ISIS che attira adepti da ovunque, emergenti potenze economiche orientali che in Africa stanno risucchiando enormi quantità di materie prime e con una strategia silenziosa mettono radici in tutti gli angoli del Pianeta, minacce alla vita umana che con ebola fanno tremare il mondo sono solo alcune delle emergenze che hanno gettato nuove ombre sulle capacità umane di gestire gli eventi. A tutto questo possiamo aggiungere le decine di conflitti in varie parti del mondo che l’Organizzazione delle Nazioni Unite, schiacciata dal peso di proprie regole vetuste e con una debole coesione interna fra le nazio-

ni non riesce a contenere. Abbiamo inoltre un crescente divario fra ricchezza e povertà, con poveri che pur sentendosi capiti ed interpretati da Papa Francesco, non potranno rimanere silenti per sempre. Nel nostro caro Vecchio continente la crisi ucraina ha rappresentato e costituisce una minaccia alla stabilità continentale, con altri focolai ex sovietici che, dalla Moldavia alla Georgia, possono riprender forza con fiamme pericolose ed incontrollabili. Non possiamo poi dimenticare il crescente numero di menti fuori controllo con stragi di bambini oltreoceano ed atti efferati anche nel nostro Paese. E che dire della ancora ansante ripresa economica in varie parti, anche se, come negli Stati Uniti, registriamo qualche andamento incoraggiante. Sul piano internazionale dobbiamo tuttavia cogliere anche positivi se-

gnali di distensione. Pensiamo, ad esempio alla ripresa di rapporti fra Stati Uniti e Cuba e all’apparente mano tesa alla Corea del Sud da parte del terribile dittatore nordcoreano. Vogliamo sperare che si tratti di segnali che, pur senza eccessive illusioni, possano essere catturati e interiorizzati in altri contesti di tensione fra popoli. In Europa abbiamo avuto lo scorso maggio le elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo che hanno segnato purtroppo l’affermarsi di forze politiche euroscettiche o che auspicano addirittura una fine Titanic del grande Progetto europeo, con un rinvigorire di nazionalismi egoistici e negatori di quel principio di solidarietà senza il quale nessun progresso europeo sarà possibile. Dobbiamo tuttavia registrare in termini positivi il fatto che le maggiori forze politiche presenti in Parlamento abbiano deciso, speriamo in termini sempre più saldi duraturi durante l’intera

legislatura, di unire le loro forze per consolidare e far avanzare la grande idea di unità europea. Nel 2014 abbiamo avuto la ricorrenza di due eventi tragici e di due eventi di forte segno positivo e forieri di speranza per il futuro europeo. Abbiamo ricordato i 100 anni dell’inizio della Grande guerra e, purtroppo in tono molto minore, i 75 anni dell’inizio del secondo conflitto mondiale. Nello stesso anno vi è stata anche la ricorrenza dei 25 anni della caduta del Muro di Berlino e dei 10 anni dello storico allargamento dell’Unione Europea ad Est. Pensando a questi fatti dovremmo riflettere frequentemente sul grande valore della pace, un valore che probabilmente troppo spesso viene dato per scontato. Ci hanno sempre detto fin dalle elementari e spesso diciamo ora che la storia è Maestra di vita, ma frequentemente si ha purtroppo l’impressione che questa Maestra insegni in aule distratte o vuote.

Le brevi riflessioni di cui sopra mi portano a ritenere che gli Stati nazionali, che talvolta sembrano condizionati dalla nostalgia per l’ordine internazionale sancito dalla Pace di Vestfalia del 1648, debbano essere responsabilmente più coscienti dei loro limiti in un mondo che cambia a ritmi sempre più accelerati. Solo un’Unione Europea con maggiori poteri reali ad esse trasferiti dai suoi Stati membri, per quanto riguarda il Vecchio Continente, ed un’Organizzazione delle Nazioni Unite libera da veti e senza lacci dei governi nazionali a livello globale potranno offrire maggiori garanzie nel gestire, per quanto possibile, il sempre più complesso intreccio di sfide che il futuro ci riserverà. Quello che si deve evitare è tuttavia cedere alla rassegnazione ed allo sconforto. L’uomo, quando vuole, può anche avere successo nelle imprese più difficili.


Attualità

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Nel bilancio del Parco naturale spazio anche a ricerca ed educazione ambientale dei giovani

Il Pnab conferma gli investimenti sulla mobilità sostenibile

Nel 2015 il Pnab prosegue il suo cammino all’insegna della continuità, confermando l’impegno su Ricerca, Educazione ambientale e Sostenibilità: l’obiettivo è coinvolgere 11mila alunni, mentre per il 2015 rimangono ancora predominanti il capitolo degli interventi di manutenzione di viabilità, sentieristica e strutture (139.200 euro), la mobilità alternativa e i servizi navetta (270mila euro) in Val Genova, Val di Tovel e Vallesinella, i servizi dei trenini (80mila euro) e la gestione dei parcheggi (200mila euro). Rimangono nelle intenzioni, ma in cerca di finanziamento progetti come il nuovo parcheggio a Zeledria, a Bocenago e la riqualificazione di quello di Vallesinella sul territorio delle Regole di Spinale e Manez. In Val Genova attendono sistemazione il ponte Gabbiolo e il sentiero della Grande Guerra, oltre ai lavori alla Scala di Bò. Cambiando ambito, in Val Algone è previsto un nuovo punto informativo, la sistemazione del parcheggio e la deviazio-

Tempo di conteggi e sguardi 128mila euro; 55mila euro di Denise Rocca al futuro per il Parco Natuhanno sostenuto il capitorale Adamello Brenta, che ha approvato nel corso lo Ricerca scientifica e Monitoraggi; 14mila euro dell’ultimo Comitato il Pag 2015 e i bilanci. Dal è l’investimento sul Progetto Qualità del marchio punto di vista economico diminuiscono i trasferi- parco; mentre il capitolo più corposo, con 1.247.000 menti provinciali sulle spese correnti (-1,96%) e su- euro, è quello della Mobilità Sostenibile dove si trogli investimenti (-2,61%), ma di fatto la flessione di vano radunate tutte le iniziative e gli investimenti bilancio è ridotta. finalizzati al mantenimento dei tracciati sentieristiContinuano le linee guida che già in questi anni il ci, del Dolomiti Brenta Bike e Trek e della mobilità Parco ha portato avanti: alla Conservazione del- sostenibile in senso stretto (Val Genova. Vallesinella Biodiversità e del paesaggio sono stati dedicati la, Ritort e Val di Tovel, Valbiole di Molveno).

Antonio Caola, presidente del Pnab

Auguri per un Buon 2015!

ne della strada per valorizzare la chiesetta. Aumenta quest’anno la comunicazione con un notiziario dedicato ai grandi carnivori arrivato nelle case giudicariesi poco prima di fine anno. L’orso ne è il protagonista, dopo la vicenda Daniza e il contraccolpo che il progetto Life Ursus ha subito in seguito al clamore mediatico e al cancan suscitato. Se servirà a informare e placare gli animi, lo dirà solo il tempo. Intanto sul Brenta è stato avvistato e ripreso anche un lupo, e il presidente Antonio Caola ha sottolineato che «il Parco non ha mai rilasciato lupi, è una specie che sta arrivando da sola». Parlando di fauna, continuano i monitoraggi, il progetto Galliformi e il progetto Stambecco. Fra le novità del 2015 i «Ring» del Brenta e dell’Adamello trentino-lombardo: si tratta di pacchetti da 1 a 3 giorni con anelli automobilistici attorno ai due massicci montuosi, per valorizzare le strutture a «qualità Parco», le case del Parco e le particolarità culturali del territorio.

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Attualità

GENNAIO 2015

Un giorno di ordinaria mammografia 4 storie di donne giudicariesi “in trasferta” a Trento per lo screening al seno di Ettore Zini Un giorno di “ordinaria” mammografia. Venerdì 19 dicembre. È la prima volta che le donne giudicariesi si recano a Trento per lo screening al seno. Finora l’esame veniva eseguito negli ospedali periferici. Ma, una recente decisione dell’assessore alla sanità Donata Borgonovo Re, ha concentrato questi esami nel Capoluogo. Ci sono da risparmiare 200 mila euro per ospedale. Tanto costa una moderna attrezzatura per questo test. E, anche qui, la soluzione più facile è Il 19 dicembre negli ambulatori deputati allo screening mammografico nella palazzina C, in fondo a via Milano, oltre alle interessate, c’erano gli accompagnatori. Nel caso specifico: un marito, un figlio, una figlia con un bimbo di sei mesi, un’altra figlia. Quattro signore, tutte giudicariesi e sopra la sessantina, più un’anziana della valle di Non, hanno dovuto scomodare i familiari per recarsi negli ambulatori indicati per il test. Per rompere l’ansia, in attesa che l’infermiera le inviti a entrare, ci si scambiano le impressioni sulla trasferta che si arricchisce di particolari, non appena le donne scoprono che provengono dalla stessa valle. L’argomento, manco a dirlo, sono le peripezie della giornata. Con un unico denominatore: tutte l’avrebbero preferita nel più comodo e familiare ospedale di Tione. Daremo loro nomi fittizi. Anche se dialoghi e lamentele sono reali. Giovanna viene da Strembo. Ha dovuto scomodare la giovane figlia neomamma, che per accompagnarla ha dovuto portarsi appresso il bambino di sei mesi che sta ancora alattan-

do. D’altra parte, con i mezzi pubblici che dalla Rendena scendono a Trento, proprio non ci sarebbe riuscita. Lucia è di Storo. Sessant’anni dichiarati. Si è fatta portare dall’anziano marito, poiché il figlio doveva essere al lavoro a Verona e non poteva accompagnarla. Lei, fino a Tione sarebbe arrivata in auto da sola. Ma affrontare il traffico della città, proprio non se la sentiva. Per fortuna c’era il marito che - a fatica - in quanto poco pratico della città ha potuto comunque portarla fino lì. Angela viene da Campiglio. E’ venuta con la figlia. Che però ha dovuto prendere un giorno di ferie per dedicarlo alla mamma. E ha dovuto pure prendere una baby sitter per il bimbo piccolo, almeno dal risveglio sino all’ora del nido. Anche la signora quasi settantenne ha la patente. Ma il viaggio è lungo. E con la chiusura della strada a Ponte Pià, interrotta per lavori, e la deviazione sulla provinciale del Lisano, il viaggio è durato due ore esatte. Curve, controcurve e rallentamenti hanno favorito anche una pesante nausea. “Ma cosa potevo fare – dice

tagliare. Le forbici sono lo strumento più immediato per economizzare. Chi vuole sottoporsi a quest’esame, quindi, d’ora in poi deve recarsi a Trento. La trasferta è inevitabile. Come lo è il disagio. Ineluttabile, per le persone che vengono da una periferia mal servita dai trasporti pubblici e distante dalla città anche 70 o 80 chilometri. Per chi non ha l’automobile, o è poco avvezzo a districarsi nel traffico cittadino, poi, i disagi aumentano. - da Campiglio scendono a Trento solo tre corriere al giorno. E poi, dalla stazione di Trento come avrei potuto raggiungere l’ambulatorio della mammografia all’altro capo della città?”. Valeria arriva da Tione. È arrivata con il figlio, che ha mille impegni. Passerà a riprenderla appena sarà riuscito a liberarsi. “Mamma, abbi pazienza - le ha detto - ma oggi ho una giornata complicata. Quindi devi avere pazienza”. E la signora, terminata la mammografia, è rimasta in attesa che tornassero a prenderla. “Mi spiace di essere di peso a mio figlio. Ma da sola proprio non ci sarei arrivata”. In sala d’aspetto c’è anche una signora di Cles. È la più anziana. Ascolta, e scuote la testa “Stavamo meglio quando c’erano meno soldi”, dice in marcato dialetto noneso. “Questo servizio l’USL lo faceva anche a Cles. Fin lì potevo arrivare da sola, senza dover dipendere dai figli o dalla nuora, che devono perdere un’intera giornata di lavoro”. Nel pomeriggio la scena si ripete. La sala d’aspetto si riempie ancora di pazienti giudicariesi. C’è chi viene

da Daone, da Breguzzo, da Tione e dalla Val Rendena. Nell’ambulatorio la lamentela è sempre la stessa. E’ la storia di una giornata di ordinaria mammografia. Che avrebbe avuto degli accenti diversi se non ci fosse stata quella disposizione indigesta. Che pare fatta apposta per complicare la vita delle donne delle valli.

L’ospedale Santa Chiara di Trento

Incidere solo sui costi non è sempre la soluzione migliore Che dire di fronte ai disagi delle periferie. La mammografia è un controllo preventivo che si fa di solito ogni due o tre anni. Oggi le donne trentine vi aderiscono in massa. La media è dell’86%. Ma siamo certi che obbligandole a recarsi a Trento, anche in futuro ci sarà lo stesso tipo di risposta? L’obiettivo, hanno sempre sostenuto li responsabili della Sanità trentina, è di garantire - a tutti - uguali livelli di assistenza. Ma, in questo caso è più che evidente la disparità tra centro e periferia. L’assessore Borgonovo, di cui apprezziamo serietà e scrupolo, sembra aver preso però troppo sul serio il suo ruolo. Risparmio e razionalizzazione dei costi, non sempre corrispondono alle scelte più opportune. Oggi, come capita nelle aziende private, troppi manager fanno della parsimonia il toccasana di tutti i mali. Anche perché, di solito, non vengono pagati per quello che producono, ma per gli stipendi che tagliano. Nel nostro caso varrebbe davvero la pena prendere carta e penna e sommare tutti i costi che gli utenti delle valli devono sostenere per vedersi garantito un servizio sacrosanto, come il diritto alla salute. Vale per tutti i servizi ospedalieri. Punto nascite compreso. A maggior ragione, vale per l’accentramento di uno screening al seno che non tiene conto delle spese accessorie che le pazienti devono accollarsi per tenere sotto controllo il loro livello di salute. La lista è lunga. E non si ferma ai chilometri in più che si è obbligati a percorrere. Ci sono le ore messe a disposizione dai familiari, le giornate di lavoro perse da chi si sobbarca l’onere di accompagnarle al test, i costi vivi delle trasferte, le scomodità patite, e via dicendo. C’è da chiedersi se tutte queste voci sono state inserite nel bilancio costi-benefici. E cosa ancor più importante, se davvero, la Giunta Provinciale è capace di guardare nel pozzo senza fondo dei suoi sperperi, da poter affermare, con assoluta convinzione, che quei tagli sono assolutamente indispensabili. Basterebbe una caserma dei vigili del fuoco in meno, la rinuncia a qualche marciapiede (inutile) in più, o il rifiuto a finanziare illuminazioni pubbliche utili solo a far luce a qualche gatto in amore, per tappezzare di apparecchiature mammografiche non solo gli ospedali, ma tutti gli ambulatori dei medici di base. Oggi, le moderne tecnologie consentono di diagnosticare a distanza esami realizzati in altre strutture. Quindi, dotando di macchinari evoluti anche gli ospedali periferici - che, lo ricordiamo, sono solo cinque, e non mille (Tione, Cles, Cavalese, Arco e Borgo) - sarebbe possibile offrire un servizio di qualità, a minori costi a tutta la collettività. In quanto a percorrere le distanze fisiche, tra valli e centro, sarebbero i dati in rete. E non le signore con al seguito parte della famiglia. (e.z.)


Attualità Così l’assessore Mauro Gilmozzi, a Tione, in un’improvvisata conferenza stampa per rassicurare i Giudicariesi che “l’inconveniente” gallerie di Ponte Pià è all’attenzione della Giunta provinciale che, il mese scorso, con un provvedimento di “somma urgenza” ha stanziato 700 mila euro, per tamponare la situazione di pericolo creatasi lungo l’asse viario Tione-Trento. Non è la prima volta che quel tratto di strada, lungo la Statale 237 del Caffaro, crea problemi ai collegamenti viari. Lo scorso anno, una slavina di migliaia di metri cubi di neve ne aveva indotto la chiusura con la deviazione del traffico verso il passo del Durone e la provinciale del lago di Loppio, in quanto anche la S.P. del Lisano era chiusa per frane e smottamenti. Alcuni anni fa, pochi metri più in là, un’altra rovinosa caduta di neve aveva sfondato i paravalanghe e invaso la carreggiata. Ai primi di dicembre, a creare disagi e a mandare su tutte le furie gli automobilisti è stata l’acqua copiosa che filtra all’interno delle gallerie, che ha provocato il black-out del sistema di illuminazione e reso invisibili i catarifrangenti dei guard-rail. Dopo un servizio televisivo trasmesso sul Terzo canale della Rai - dove il veterinario Luciano Azzolini diceva peste e corna della Provincia per la precarietà dei collegamenti con Trento - l’assessore Gilmozzi, accompagnato dall’ingegner Raffaele De Col, è venuto di persona nella sede della Comunità di Valle, per garantire la tempestività degli interventi. “E’ un problema che era già all’attenzione del Servizio Strade – ha spiegato il responsabile della viabilità – ma la procedura d’urgenza permetterà di essere più tempestivi”. In primo luogo, ha chiarito l’assessore, bisogna intervenire per riattivare la funzionalità dei corpi illuminanti all’interno delle gallerie. Poi, con un progetto di protezione che riguarderà i tratti più problematici, si provvederà alla sistemazione definitiva dell’intero tratto. Tempi? Tre, al massimo quattro mesi. Molto dipenderà dalle condizioni atmosferiche, poichè d’inverno le temperature sono destinate a scendere. E, proprio il gelo, potrebbe essere uno degli ostacoli maggiori. Non solo per chi deve intervenire. Ma, anche per gli automobilisti. In quanto le infiltrazioni potrebbero aumentare la problematicità del fondo stradale. Le assicurazioni dell’assessore che, pur non nascondendo l’ormai cronica scarsità di risorse, ha ribadito la piena disponibilità della Provincia a risolvere lo spinoso problema dei collegamenti viari tra Trento e le Giudicarie, sono state

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Ponte Pià, i problemi della statale affidati alla “somma urgenza” La provincia stanzia 700 mila euro per tamponare il pericolo creatosi alle gallerie. Ma non basta

“P

di Ettore Zini

er prima cosa bisogna ridurre il getto d’acqua che ha mandato in tilt l’illuminazione e sporca i catarifrangenti. Subito dopo verrà realizzata una calotta di protezione, per evitare che le infiltrazioni possano perpetuare il problema”.

L’imbocco delle Gallerie di Ponte Pià

precedute da un sopraluogo assieme alla presidente della Comunità di Valle Patrizia Ballardini, all’assessore alla viabilità Gianpaolo Vaia e al consigliere provinciale Mario Tonina. Tutti concordi sulla necessità di intervenire con tempestività su quello specifico troncone. Tra l’altro, lo ha ricordato la presidente Ballardini, inserito nel protocollo Mobilità delle Giudicarie, sottoscritto nel settembre

dello scorso anno da tutti i sindaci, dove dovrebbe passare anche la ciclabile di collegamento Terme di Comano-Busa di Tione. Per migliorare la sicurezza viaria su quei quattro chilometri di strada che costeggiano il lago artificiale di Ponte Pià, dunque, tutti d’accordo di affidarsi alla somma urgenza per tamponare al meglio i disagi che, con cadenza periodica, mettono in crisi la statale. Solo qualche

Sì alla Lavenone-Idro. I soldi ci sono La Lavenone-Idro, di cui ci siamo occupati nel numero precedente, rientra nel bilancio pluriennale della Provincia di Trento. Solo il mese scorso, nella presentazione del bilancio annuale, quel tratto di strada in provincia di Brescia funzionale al collegamento viario tra Brescia e Madonna di Campiglio, non rientrava più nei finanziamenti della Provincia. Come altre varianti, la strada al 50% a carico della provincia di Trento, era stata stralciata per mancanza di finanziamenti. Ora, grazie a un ordine del giorno, presentato dai consiglieri Mario Tonina, Pietro de Godenz e Giampiero Passamani, lo stralcio è rientrato nelle previsioni della Pat. Il Consiglio provinciale si è impegnato, nero su bianco, a reperire quei 28,8 chilometro più avanti, dopo le Terme di Comano, sempre sulla Statale 237 del Caffaro, quasi all’imbocco della prima galleria del Limarò, c’è un altro punto che non lascia tranquilli gli automobilisti. E’ lo spezzone di strada che passa sotto gli strapiombi della montagna che costeggia la Tione-Trento. Le reti e i paravalanghe installati per evitare che sassi e macigni si abbattano sulla carreggiata, non sempre riescono a com-

milioni necessari a completare il percorso. Con delibera della Giunta provinciale del 6 settembre 2013 era stato approvato il protocollo d’intesa preliminare con la Comunità delle Giudicarie, contenente le linee guida per la predisposizione del Piano stralcio della mobilità, in cui veniva ribadita l’importanza strategica di quel tratto di strada della Valsabbia. Ora, con l’inserimento del provvedimento nelle pieghe del bilancio provinciale, di cui il consigliere Mario Tonina si è detto particolarmente soddisfatto, torna la certezza che per la Lavenone-Idro, strada in territorio bresciano, ma quasi a totale vantaggio dei collegamenti con il Trentino, c’è solo da attendere l’inizio dei lavori. (e.z.)

piere fino in fondo il loro dovere. E’ accaduto nell’autunno scorso, con una pietra grossa come una Cinquecento che si è conficcata nell’asfalto. E la stessa cosa si è ripetuta un paio di mesi or sono, con un altro macigno che è rovinato sulla statale, creando il panico tra gli automobilisti in transito. Per pura fortuna, in nessuno dei due casi, le pietre hanno centrato gli automezzi. Tutte e due le volte ci sarebbe

potuto scappare il morto. La buona sorte ha voluto che, proprio in quel momento, sotto non transitasse nessun veicolo. Ora che la Provincia in casi come questi si affidi solo a interventi sporadici e non risolutivi, lascia quanto meno perplessi. In quanto qui, non si tratta di garantire il passaggio più o meno agevole. Ma l’incolumità delle persone lungo una delle strade più trafficate del Trentino.

La vera portata del problema dell’asse viario Trento-Tione

Meglio una viabilità agevole o sicura? Strano, ma vero. Da decenni il vero problema della statale per Trento è la sicurezza. Ma, né la Provincia di Trento, né la politica locale se ne preoccupano. Tant’è vero che la Comunità di Valle - e con lei quasi tutti i sindaci giudicariesi - sono più interessati a interconnettere le reti ciclabile del territorio, che non a puntare i piedi per una viabilità priva di rischi per i cittadini. Abbiamo scritto “quasi” tutti i sindaci, perché ,durante l’approvazione A loro avviso “prioritaria”, rispetto agli interventi destinati agli amanti delle due ruote. Si tratta dei primi cittadini di Ragoli e Montagne di cui abbiamo già fatto menzione nell’articolo dedicato al Bilancio della Comunità. Tutti e due si sono astenuti dal votare il bilancio, proprio per evidenziare la necessità di mettere mano con forza e determinazione alla viabilità primaria, per ovvie ragioni di sicurezza. E’ da anni che i tecnici dell’Anas e gli addetti del Servizio Strade della Provincia conoscono i problemi dei tronconi stradali che precedono le gallerie. Sia di Ponte Pià. Che del Limarò. Nei pressi del lago artificiale dell’Enel, la strada è soggetta a slavine e smottamenti. E a poco servono reti e barriere paraneve. Dopo le Terme di Comano, invece, dal costone si staccano sassi, quando va bene, grandi come carriole. Il vero miracolo è che finora nessuno s’è fatto del male. Ora, in pre-

dell’ultimo Bilancio dell’Ente intermedio - dove spiccano più di 12,5 milioni destinati ai collegamenti delle ciclopedonali da valle a valle (il finanziamento comprende anche la Comano TermeRagoli, arteria destinata ai biker e agli amanti delle due ruote progettata lungo la vecchia strada della Scaletta, sulla sponda opposta del lago artificiale di Ponte Pià) - la voce di due di loro si è levata a favore del miglioramento della rete stradale.

senza di una rete viaria ad alto tasso di rischiosità, è possibile che la Provincia sia rimasta fino ad oggi con le mani in mano, finanziando solo interventi sporadici e non risolutivi? Ed è possibile che finora la voce della politica giudicariese sia stata talmente roca da non riuscire a farsi sentire nei palazzi della Provincia? Va bene intervenire sulle infiltrazioni d’acqua in galleria. Va bene mettere delle reti di protezione. Vanno bene anche le piste ciclabili, ammesso che siano davvero i toccasana della nostra poco incisiva politica turistica. Ma, tenuto conto della situazione esistente, non sarebbe opportuno optare per interventi strutturali di una certa entità? Ben hanno fatto quindi i due primi cittadini a farsi interpreti di una tematica così seria, da sempre presa sotto gamba dai responsabili della bretella di collegamento con Brescia e le piste sciistiche dell’Alta Rendena. Nella maggior parte di paesi, la sicurezza stra-

dale viene prima di qualsiasi circonvallazione o ciclabile che dir si voglia. Nel febbraio scorso, subito dopo la slavina che ha costretto a scomode deviazioni, la Comunità di Valle si era detta disposta a mettere a disposizione 2 milioni di euro, per sollecitare la Provincia a intervenire strutturalmente. Visto che i responsabili della Pat - a cui compete manutenzione e sicurezza delle strade -hanno fatto le orecchie da mercante (la scusa è la mancanza di fondi), anche dal bilancio della Comunità quel finanziamento è scomparso. Il problema, dunque, resta. Nonostante anche un cieco si renda conto che, prima o poi, l’argomento tornerà di preponderante attualità. Non sarebbe quindi il caso che i giudicariesi mettessero la Provincia con le spalle al muro per reclamare, una volta per tutte, una rete viaria capace di far dormire sonni tranquilli a tutti gli abitanti della valle? (e.z.)


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GENNAIO 2015

di Roberto Bertolini Non è stato un anno di legislatura semplice. Mario Tonina, consigliere provinciale giudicariese in quota UpT lo riconosce ed, anzi, è sempre stato il primo a sostenere che la maggioranza provinciale avesse bisogno di fermarsi un attimo e attraverso un momento di incontro e di riflessione fare il punto sul grado di coesione interno e sui prossimi obiettivi per rilanciarne con convinzione il progetto. «Si tratta - spiega – di dinamiche determinanti dell’azione politica. Ho sempre sostenuto che questa legislatura è nata in un contesto economico del tutto peculiare che acuisce i riflessi di ciascuna decisione politica e dunque che richiede una condivisione e una riflessione ulteriore specie su alcune tematiche». Si riferisce in particolare alla Sanità? Certamente sì, ma non solo. La vicenda della gestione dell’ospedale di Tione, come di tutti quelli territoriali, pone sicuramente qualche interrogativo sull’azione dell’Assessora competente, soprattutto a livello di coinvolgimento e di condivisione del Consiglio provinciale e dei territori su decisioni tanto importanti. Di che cosa ha bisogno, dunque, la politica trentina? Sono convinto che ora più che mai ci sia bisogno di un continuo e trasparente confronto sia con tutte le categorie sociali ed economiche, che con gli enti locali e più in generale con i cittadini Trentini per far fronte alla difficile situazione che siamo chiamati ad affrontare. Serve rilanciare il progetto che ci ha fin qui distinti senza immaginare scenari diversi da quelli condivisi con l’elettorato nel 2013. Solo

così si potrà rafforzare la coalizione. Ho più volte manifestato questo convincimento al presidente Rossi e – ad esempio sulla Finanziaria 2015 – questo è stato fatto. A fine dicembre è stata appunto approvata la Finanziaria provinciale, come la giudica? La premessa obbligatoria è che ci troviamo in un momento di incertezza economica e di contrazione delle risorse dovuta alle richieste sempre più pressanti da parte di Roma. Ho sostenuto questa manovra convintamente perché mi riconosco nell’obiettivo strategico di fondo. In questo contesto penso che la Finanziaria abbia saputo dare segnali forti che vanno nella giusta direzione, grazie a sgravi totali per circa 340 milioni di euro per le attività produttive che hanno lo scopo di allentare la pressione fiscale permettendo alle

Politica

Ospedale, economia, via quattro temi cal

Ma anche Finanziaria provinciale e tenuta della mag

nostre aziende di cogliere la ripresa che, si spera, dovrebbe esserci nel 2015. In questo senso gli ulteriori sgravi Irap, il credito d’imposta come positivo strumento di agevolazione fiscale, le iniziative per coinvolgere il privato negli investimenti pubblici e la dismissione di patrimonio pubblico inutilizzato, vanno

Ospedale «un valore da difendere»

Penso sia la tematica più delicata da affrontare. Inutile dire che la gestione dell’intera questione da parte dell’Assessora competente non ci ha soddisfatto, perché ad oggi manca un progetto complessivo di riorganizzazione della Sanità. Penso che a livello di Comunità delle Giudicarie dobbiamo procedere con la consapevolezza che abbiamo dimostrato con la raccolta firme ed essere fermi nel chiedere una sanità di qualità a Tione, che ovviamente non può essere onnicomprensiva, ma certamente professionale e con strutture adegua-

te. Sono convinto che gli standard di qualità debbano essere rispettati anche in periferia, dobbiamo avere un reparto di Pronto Soccorso qualificato, così come Ortopedia, Medicina e i sevizi di diagnostica per far sì che l’ospedale di Tione sia davvero un punto di riferimento per i Giudicariesi. In un’ottica di riordino complessivo, va ripensata la realizzazione del NOT di Trento chiedendoci se serve davvero un terzo ospedale rispetto a Rovereto e a Trento o se invece non valga la pena potenziare gli ospedali territoriali esistenti.

nella direzione giusta per stimolare la crescita e la ripresa in Trentino. Da sempre sostiene anche la necessità di un maggiore dialogo tra politica e cittadini. In che termini? Penso che dovere e responsabilità della politica siano quelli di procedere con una corretta azione di informazione, capacità di ascolto e di dialogo, ognuno deve impegnarsi a dare delle risposte e lo deve fare anche facendo conoscere esattamente l’attuale situazione, dicendo fino in fondo la verità, che deve partire dalla conoscenza della realtà economica e sociale e da una condivisione maggiore con i cittadini delle principali tematiche, senza reticenze. Questi sono i requisiti per essere seri e credibili! Solo partendo da ciò si può poi proporre una visione che giustamente deve essere impostata alla fiducia e all’ottimismo. Su tutto resta sempre l’esempio del passato, quando il Trentino, grazie all’Autonomia, alla cooperazione, alle sue risorse sociali, ha saputo superare momenti anche più difficili di questo. Serve quindi recuperare un

dialogo costruttivo con la comunità. Primo anno di legislatura. Il Consigliere provinciale può incidere sull’agenda politica? Sì, gli strumenti ci sono. Vanno colti e promossi attraverso il dialogo costante con la Giunta e con i colleghi. Recentemente ho proposto e condiviso con l’esecutivo provinciale un importante Ordine del Giorno che impegna la Provincia a confermare i 28,8 milioni di euro del fondo ODI, per i comuni di confine, a favore della viabilità “Del Caffaro”,nel tratto Lavenone – Idro, in sinergia con la Provincia di Brescia, per migliorare il collegamento

con la Lombardia. Poi, sempre fra i più recenti, attraverso un emendamento ho proposto una deduzione IMIS, da 1000 euro per quei fabbricati definiti e riconosciuti come strumentali all’attività agricola, per sostenere l’agricoltura di montagna; un sostegno a favore del comparto apistico, riconoscendo l’importanza di quel settore non solo per l’agricoltura, ma anche per la conservazione della biodiversità vegetale, e quindi, dell’ambiente nel suo insieme. Infine l’istituzione di un fondo di solidarietà comunale per perequare le spese sostenute dai comuni a favore dei soggetti per i quali si rende necessario il ricovero presso le case di riposo. Dunque se si vuole si può incidere. Il dialogo con la gente, comunque, resta fondamentale. Per questo confermo anche per il 2015 gli sportelli informativi per l’incontro con i cittadini: il primo venerdì di ogni mese dalle 8.00 alle 9.30 a Comano Terme presso il municipio e a Pinzolo presso la Casa della Cultura e del Sociale dalle 10.30 alle 12.00, mentre il secondo venerdì del mese dalle 8.30 alle 10.00 a Tione presso la Comunità di Valle e dalle 10.30 alle 12.00 a Storo presso il municipio. Inoltre chiunque volesse un appuntamento mi può contattare al numero di cellulare 3357182093. Infine, si può consultare la mia attività sul sito: www.unioneperiltrentino.it - Gruppo consiliare Parliamo di Giudicarie: 4 tematiche centrali per il 2015? Certamente direi al primo posto l’ospedale di Tione, poi l’economia, la viabilità e il riassetto degli enti locali.


Politica

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bilità, riorganizzazione dei comuni: ldi per il 2015 Giudicariese

g gioranza: un anno di legislatura commentato con il Consigliere provinciale Mario Tonina

Rilancio dell’economia - 2015, l’anno della ripresa? Si tratta della tematica più sentita da tutti, perché tocca da vicino il delicato tema dell’occupazione. In questo senso la Finanziaria dà alcune risposte alle nostre aziende, attraverso sgravi fiscali. Occorre però favorire la ripresa economica adattando le misure alle specificità delle nostre valli, coinvolgendo maggiormente il settore privato attraverso gli strumenti che l’Autonomia ci propone, ma anche attraverso misure “dedicate”. Pensiamo al già citato Ordine del Giorno sulla viabilità nel Chiese,

che ha l’obiettivo di aumentare la competitività delle aziende di quella Valle, realtà industriali ed artigianali che in questo momento soffrono. Il turismo rimane di certo un punto di riferimento per le nostre zone, dalla Rendena alle Giudicarie Esteriori, ma anche quello “diffuso” delle altre zone, in sinergia con un’ agricoltura che sta diventando sempre più attrattiva per tanti giovani e che può dare risposte, soprattutto se punta su eccellenze territoriali e qualità.

Viabilità – Pochi fondi, due priorità concessionario

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Va detto che non sono tempi semplici per la viabilità, poiché la Provincia ha ritenuto – nell’ambito della spending review imposta da Roma – di non fare pesare il calo delle risorse in modo eccessivo su settori delicati come per la sanità, il sociale e l’istruzione; dunque è stato inevitabilmente penalizzato il fondo per i lavori pubblici, con meno risorse rispetto ad alcuni anni fa. Va detto che nelle scorse legislature molto è già stato fatto in questo senso. Le Giudicarie, però, hanno ancora alcune criticità da questo punto di vista. Per la viabilità verso Brescia con la conferma del fondo ODI con 28,8 milioni di euro (più 28,8 da parte della Provincia di Brescia) si può ipotizzare che nei prossimi anni si potrà migliorare questa importante via di comunicazione. In primavera partirà il cantiere della circonvallazione di Pieve di Bono. Per le circonvallazioni di Pinzolo e Comano Terme, pur rimanendo tra le priorità, i tempi si allungheranno. Sarà mia cura cercare, nel limite delle risorse disponibili, di far migliorare la situazione esistente.

La Statale del Caffaro a Ponte Pià nell’inverno 2013

Riassetto degli enti locali – 2015-2020 legislatura strategica Sono sempre stato un sostenitore della necessità di aggregare i comuni trentini, che oggettivamente sono troppi. Ora anche fra i cittadini si è diffusa questa consapevolezza, lo confermano i referendum, nonostante ci siano stati due risultati negativi, ma per questione di pochi voti. Ora, con le due leggi di riforma istituzionale, recentemente approvate dal Consiglio provinciale e regionale rispettivamente su Comunità di Valle e comuni, vi sono tutte le condizioni per pensare a nuove aggregazioni, creando comuni di maggiori dimen-

sioni capaci di garantire servizi efficienti e di qualità ai cittadini e di ridurre progressivamente i costi. Penso alle Giudicarie, che solo tre anni fa contavano 40 comuni e che nel 2016 potrebbero averne circa la metà. Un cambio epocale, anche a livello di mentalità. Ci tengo a sottolineare che nuovi comuni più grandi non significano perdita dell’identità, quella deve rimanere intatta nelle singole comunità, significa invece essere più autorevoli e contare di più politicamente anche nei confronti di Trento.


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Attualità

GENNAIO 2015

Comunità,assembleaok subilancioemozionesullasanità Numero legale raggiunto per una delle ultime assemblee con l’attuale assetto Patrizia Ballardini

Non è stato così nell’ultima riunione pre-natalizia, dove all’appello, contrariamente alle sedute precedenti, si sono presentati 76 consiglieri su 99. Un numero più che sufficiente per assicurare il sì al bilancio, il sì ai piani stralcio delle aree produttive e del commercio, il sì all’accordo di programma per le piste ciclabili. E il sì anche alla mozione sugli ospedali di Valle. Con tutti i punti all’ordine del giorno, passati a larga maggioranza, dando il segno che, quando l’assemblea della Comunità vuole, sa ancora esserci. Per tutta la giornata le linee telefoniche sono diventate roventi per sollecitare i delegati a non mancare all’appuntamento. Ma, alla fine i presenti erano di gran lunga al di sopra del risicato numero legale delle volte precedenti. Un risultato che non si vedeva dalle sedute insediative. L’avvio dei lavori è arrivato con la puntualità di un orologio svizzero. Senza dover attendere l’ora canonica concessa dal regolamento ai ritardatari. I dissidenti, è vero, non sono mancati. Qualche distinguo, e con buona ragione, c’è pure stato. Come quello dei sindaci di Ragoli e Montagne su argomenti come per le ciclabili da 12 milioni di euro, la cui realizzazione – secondo Matteo Leonardi e Michela Simoni – non dovrebbe avere priorità rispetto alla viabilità primaria. Ma, alla fine il bilancio è passato con le sole due astensioni annunciate dai due primi cittadini. Sul peso dato alla rete di piste, destinate a biker e affini, in chiave meramente economica, c’è da registrare l’intervento del capogruppo dell’UPT Marcello Mosca, secondo cui, i progetti – lo ha ribadito più volte – dovranno essere suddivisi in piccoli lotti, per dare fiato alle imprese locali. Subito dopo è passata la chilometrica mozione concordata con tutti i gruppi presenti sulla sanità provinciale, cancellando il brutto ricordo delle tre sedute precedenti, con la maggioranza sempre appesa per il rotto della cuffia di numero legale. Basta

Fare la cronaca dell’ultima assemblea 2014 della Comunità di valle, senza ricordare la disaffezione che, strada facendo, ha caratterizzato la vita di questo Ente, sarebbe commettere un peccato di omissione. Chi ha seguito, di volta in volta, le molteplici riunioni indette a Tione, in via Padre Cipriano Gnesotti, sa quali difficoltà ha incontrato sistematicamente la giunta Ballardini per avere il numero legale. Molti delegati - passati gli entusiasmi della ricordare l’improvviso abbandono da parte di quattro membri della maggioranza Pd, con l’ex capogruppo Ilaria Pedrini, in testa che, solo una settimana prima,

aveva fatto saltare la seduta. Come vanno ricordate altre analoghe assemblee, motivo dominante dell’intera legislatura, con la maggioranza mai sicura di

prima ora, dimostrando una disaffezione politica e un menefreghismo difficilmente giustificabile hanno disertato le riunioni assembleari, inducendo l’esecutivo a veri e propri numeri di equilibrismo per la gestione dell’Ente. Bisogna comunque dare atto alla disponibilità delle minoranze che hanno saputo recitare un ruolo di opposizione costruttiva, capace di garantire in molte occasioni il numero legale anche quando sarebbe stato fin troppo facile far saltare l’assemblea. riuscire a portare a termine i punti prefissati, in quanto, mancavano costantemente all’appello quasi metà dei delegati. Durante i lavori del 12 dicembre, però, non

è accaduto nulla di tutto ciò. Anche perché sarebbe stato davvero disdicevole non riuscire a chiudere in bellezza quella che potrebbe essere l’ultima as-

PianostralciosulCommercio. Il“Si”dallaComunitàdiValle

C’è anche l’avvallo del nuovo piano stralcio delle grandi superfici di vendita nell’ultima assemblea della Comunità delle Giudicarie. Con la sua approvazione, viene detto basta alle grandi aree destinate al commercio. In pratica la pianta commerciale dell’intero bacino comprensoriale rimarrà immutata. Con supermercati che al massimo potranno raggiungere gli 800 metri. Dopo il parere della Conferenza dei sindaci, che aveva deliberato di circoscrivere allo stato attuale le grandi strutture commerciali, anche l’Assemblea ha sancito lo ‘stop’ a nuovi ampliamenti. Pure le minoranze di Lega e Start hanno concordato sul principio di fondo. Ma si sono astenute, rilevando le limitate competenze della Comunità rispetto al tema specifico, anche in base alla normativa europea. Capisaldi della nuova programmazione: il censimento dell’esistente, con riferimento all’intera offerta commerciale delle Giudicarie (negozi di vicinato, piccole e medie strutture di vendita, grandi superfici e centri commerciali); le schede di ciascuna grande struttura di vendita o centro commerciale già presente in valle; la carta di piano (redatta in base alla normativa provinciale) relativa alle sole grandi strutture e centri commerciali; le norme di attuazione, che confermano le indicazioni previste dalla L.P. 1/2008. Nonché tutta la normativa vigente sul commercio di carattere provinciale. A cui è stata inserita una norma relativa

La Giunta della Comunità

all’obbligo di “piano attuativo” per gli ampliamenti eccedenti la soglia delle grandi strutture di vendita. In questo caso l’imprenditore è obbligato a sottostare a una convenzione che dà benefici specifici all’Amministrazione Comunale di competenza. Con questa delibera, si apre la fase dedicata alle osservazioni. E si sancisce l’impossibilità di aprire a nuove grandi superfici commerciali, mettendo in pratica quello che una ricerca ad hoc del Politecnico di Torino aveva già evidenziato. Vale a dire, la forte saturazione del commercio locale. E la mancanza di margini per spalancare le porte a nuovi centri commerciali. Ne consegue che anche per le uniche tre domande

depositate, il limite si ferma a quota 800. Più ovviamente, come nel caso del supermercato Poli-Amort di Spiazzo, la possibilità di aggiungere alle metrature esistenti il 20% in più, concesso per legge. Con questa decisione, ritenuta dalla maggioranza salomonica, si ridimensionano così le polemiche suscitate da chi, in tema di distribuzione, avrebbe voluto il “liberi tutti”, spalancando così le porte di un mercato già commercialmente saturo. La decisione dissipa dunque ogni dubbio sull’arrivo in Giudicarie dei colossi della grande distribuzione che avrebbero potuto dare ulteriore filo da torcere soprattutto alle piccole e alle medie imprese. (e.z.)

semblea del quinquennio. Grazie ai pressanti solleciti fatti anche ai delegati meno motivati, la seduta è filata liscia come l’olio, mettendo al sicuro anche le modifiche al regolamento Tari 2015, e la ratifica di una deliberazione di Giunta per la realizzazione di un CRM al servizio di Bondo, Breguzzo, Roncone e Lardaro. Il nocciolo della serata, però, era il bilancio 2015. Senza la cui approvazione, per la Comunità sarebbe stata la paralisi. I suoi 40.768.957 di euro, con 19.954.754 di spese correnti: 16.224.207 in conto capitale, 3.060.000 per rimborso prestiti e 1.530.000 per servizi per conto terzi, sono passati a grande maggioranza di voti, con annessi gli interventi straordinari spalmati sul bilancio pluriennale 2015-2017. Tra cui: 12.250.000 (4 milioni dei Bim e 1 della Provincia) per il completamento delle piste ciclabili, 700 mila per il progetto integrativo all’Intervento “19”, 80.000 per i tirocini estivi di Training for Job, 100 mila per l’associazione Piovanelli, 300 mila per la ristrutturazione dell’ex catasto e 221.256 per i ramali del metano dei comuni di Breguzzo e di Zuclo. La discussione più interessante, però, si è sviluppata sulla mozione sottoscritta dai capigruppo Marcello Mosca (UPT), Giuseppe Corradini (Start2), Giuseppe Cervi (Lega),Mariachiara Rizzonelli (Gruppo Civico), Giorgio Bontempelli (PATT), Walter Facchinelli (PD), sul “Piano della Salute della Provincia e la valorizzazione degli ospedali periferici”. Su quest’argomento - particolarmente sentito da tutte le forze presenti - gli irriducibili Ilaria Pedrini, Anna Pironi, Vincenzo Zubani, Marisa Marini e Ivo Butterini si sono astenuti. Mentre l’assemblea, anche per rimarcare l’inopportunità di dare, comunque, sostegno a qualsiasi tentativo di impoverire la periferia a vantaggio della città, ha dato il suo avvallo senza alcuna esitazione. Ettore Zini


Attualità Perché se i capoluoghi non comprendono quanto è importante la relazione con la più piccola ed estrema delle nostre comunità, ed emani leggi, norme e regolamenti (non ho usato il termine contributi) che permetta di vivere dignitosamente in questi luoghi soprattutto anche in periodi di crisi, anzi di farne poli di vita alternativa alla crisi industriale e commerciale, le condizioni economiche della periferia sono destinate drammaticamente a farsi sempre più difficili. Affermava Carl Schmit nelle Categorie del politico che la legge e la norma devono essere fatte in modo che inglobino anche l’eccezione. Da noi oggi l’eccezione è la piccola comunità più periferica che via via ha visto scomparire la scuola, l’asilo, l’ufficio postale, la cabina telefonica, il prete, il bar, il negozio in piazza, il meccanico, il piccolo falegname, lo scapolino. Per far qualcosa si deve scendere giù in fondo alla valle. Una condizione di eccezione che però ormai in Trentino, il politico fa finta di non accorgersene, sta diventando la regola. Sulla scia della razionalizzazione negli anni Novanta si giravano i paesi a convincere che era meglio concentrare i servizi al centro. Ma nel frattempo i dipendenti anche del più piccolo comune triplicavano, venivano fatte aree industriali e artigianali in ogni luogo, eretti capannoni a fianco di boschi millenari. La crisi del 92 sembrava finita. E nascevano nuovi progetti come quello della Comunitò, che sotto il velo di un accattivante ricordo della vita passata, aveva le forme invece di una piccola provincia all’interno di una provincia ancora più grande, all’interno di una regione ancora più grande con tutti i problemi che si hanno al centro. L’autonomia appariva sempre più un modello di duplicazione di se stesso secondo il principio statale fino al più

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Comunità eAutonomia Trovare l’equilibrio tra centro e periferia è la chiave nella gestione di questo delicato momento istituzionale di Marco Zulberti

La concomitanza del dibattito sull’autonomia trentina, sulla preparazione del terzo statuto, la riforma della Comunità e la delusione per il fallimento della fusione tra i comuni ci permette di considerare aperta una nuova fase nella storia politica ed economica trentina. Il “fare spallucce” e non comprendere quanto sia importanbasso degli strati del governo. Questo è stato il tradimento della Comunità rispetto alle attese, non era per niente un autonomia dall’autonomia, come le Regole di Spinale o Manez, o della Magnifica Comunità, rispetto a Trento. Di fronte a questa specie di strozzatura istituzionale della storia la crisi oggi offre al Trentino una magnifica opportunità per mostrare al mondo quanto siamo veramente degni

eredi dell’Aquila di San Venceslao, e formare una sorta di “Stati generali” tra Trento e Bolzano per fare un drastico cambiamento in questo modello amministrativo che fortunatamente non si è schiantato contro un muro, ma piuttosto arenato nelle sabbie mobili delle migliaia e migliaia di norme emanate continuamente al centro. Sono queste norme urbanistiche, edilizie, fiscali, artigianali, agricole, che

te oggi il dibattito che si è innescato sulla politica, anche da chi sta fuori dalla politica, sull’importanza della relazione tra valli laterali e valle dei capoluoghi, tra il monte e il piano, tra il piccolo paese e la cittadina, può far perdere molti anni di crescita e benessere alla nostra popolazione.

stanno frenando la montagna e soprattutto le comunità che vivono nei paesi periferici che soffrono più di tutti non solo i costi dei trasporti e dell’energia, ma anche quelli di un amministrazione che è affamata di soldi per mantenere gli elefantiaci apparati centrali. E se la gente dicesse: “basta”? Al centro cosa succede? A questi apparati chi va a raccontare che in montagna non c’è più nessuno da

strizzare? Molti diranno impossibile, ma nel 900 la gente delle Giudicarie scese a Bovegno per rapinare i tesori del tempio al punto che le Giudicarie vennero cedute da Brescia al Trentino e nel 1772 la gente disperata diede fuoco al Dazio di Tempesta. La rivolta di Gugliemo Tell non fu molto diversa. Quando nel 1853 fu terminata la Ferrovia del Brennero migliaia di carrettieri delle valli laterali

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andarono in rovina. L’emigrazione forse non casualmente si origina dopo il 1859 e lo stacco dal Lombardo Veneto. Ho qui sulla scrivania decine di libri che parlano di questi eventi. La successiva introduzione dell’automobile e il turismo hanno portato un benessere senza uguali, ma solo in certe aree ristrette e oggi s’intravedono segni di fortissimo declino. Per concludere, la vita in montagna e nelle piccole comunità, non può sopportare ulteriori impoverimenti in nome di un risparmio che poi va ad alimentare un modello di spessa basato ancora sugli interventi pubblici. La montagna deve necessariamente far riflettere gli economisti come stato di eccezione fiscale che non può reggere a lungo il confronto con il mercato ne globale, ne regionale delle città capoluogo. Per questo l’Autonomia deve diventare strumento principe del cambiamento partendo dalla comunità più remota, consci che su molti temi come sanità e istruzione siamo nel 21° secolo.

Cavezzo. Inaugurato il polo scolastico integrato Domenica 14 dicembre è stato consegnato alla Comunità di Cavezzo il polo scolastico che raggruppa le scuole elementari e medie, insieme a spazi ricreativi aperti. La costruzione della scuola media, terminata in soli 40 giorni nel 2012, grazie all’intervento della Comunità delle Giudicarie, il polo è stato completato con le scuole elementari, insieme a spazi ricreativi e di connessione con la cittadina. L’ultima parte è stata costruita con i 3 milioni di euro raccolti dal Corriere della Sera e da TG La7 con la campagna “Un aiuto subito”.

Si tratta dell’ultimo importante tassello di un polo scolastico all’avanguardia (circa 600 studenti della scuola primaria di primo e secondo grado) legato da un disegno architettonico capace di trasmettere, come affermato dall’architetto Renzo Piano ispiratore del progetto realizzato dallo studio Carlo Ratti Associati di Torino,“un segnale di speranza, solidarietà e aggregazione”. La parte inaugurata si chiama “Learning Garden”, il giardino della conoscenza, ed è una sorta di cerniera architettonica tra la scuola elementare e quella media,

che furono costruite subito dopo il terremoto del maggio 2012 grazie alla mobilitazione della Comunità delle Giudicarie del Trentino, tramite il Comitato “Insieme, una scuola per Cavezzo” (scuola media) e dalla Regione Emilia Romagna.

Un tessuto connettivo, hanno spiegato gli architetti all’inaugurazione, in cui si possono svolgere molteplici attività e la cui colonna vertebrale è formata da una piazza esterna, una interna e dall’aula magna, oltre che da una serie di corti e dalla palestra. All’inaugurazione del Centro Scolastico erano presenti il direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli e il vicedirettore Giangiacomo Schiavi, nonché il direttore del TG La7 Enrico Mentana e per la Comunità delle Giudicarie, l’assessore alla salute Luigi Olivieri.


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Il Saltaro delle Giudicarie

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Ma è anche un bilancio difficile da dire e da fare, si inventano le metodologie più strane, con internet, con twitter, con consultazioni on line, con...con...tutti strampalati metodi della modernità che poi falliscono come l’ultimo voluto dalla solita Borgonovo Re, assessora alle buone maniere, sull’organizzazione sanitaria, a cui non ha risposto nessuno o giù di lì. Così, lassù nell’empireo, di fronte a discordanti pareri su come stanno le cose in Trentino, perplessi sul chiacchiericcio che vi giunge dalle più disparate parrocchie quasi sempre interessate, ha deciso d’incaricare i Saltari provinciali, truppe specializzate a custodia del convivere civile, perché facciano a loro una volta un’indagine per verificare dal vivo, metodo antico, come sia l’umore della gente, della gente comune, della gente in trincea, non dei soliti salottieri che te la raccontano come vogliono. Il vostro Saltaro, preso e consapevole dall’oneroso incarico, affiancato dal suo amico Abele, luce dei suoi occhi ormai spenti, ha deciso di affrontare le Giudicarie nei luoghi più consoni al dialogo, alle dispute schiette ed alle polemiche coraggiose. Le osterie sono ancor oggi arene per il pubblico dibattito, libero, vocioso e responsabile ed a quelle hanno deciso di attingere per la loro indagine conoscitiva. L’impegno è riportare le considerazioni ascoltate, corrette da imprecazioni imprevedibili, parolacce e giaculatorie irripetibili, ne faremo il sunto rispettandone i concetti, il loro senso e lo spirito dei loro sentimenti. Osteria di Tione con l’oste cisposo ed avventori d’ogni parte delle Giudicarie, rosolati al punto giusto, convenuti a Tione per il mercato dei “Termen”. (tralasciamo le imprecazioni sul calcio, fuori tema e non pubblicabili) - Il calcio è come la politica: fa schifo. Va tutto a... (omissis), tutti i giorni una di nuove, tanti corrotti, porca vacca, tutti, dalla Sicilia a Milano, come possiamo pensare di cavarcela... - Anche a Trento non è che le cose vadano meglio...è un casino, tutti che vanno per la loro strada, ormai comandano i funzionari, i politici contano come il due di coppe... - E così siamo in mano ai burocrati, alle loro regole, ma più che altro alle loro voglie...il bello è che volevano diminuire di poco il loro stipendio, porca...(omissis), quasi quasi si mangiavano il Presidente che ha subito fatto marcia indietro... - Già, se almeno facessero bene il loro mestiere, se hai una pratica in Provincia, non te la cavi più...se non hai qualche santo protettore! E tutti a dar la colpa a

IL SALTARO DELLE GIUDICARIE

“Senonlecchi,nonmangi!” È questa la regola non scritta della politica. Dobbiamo rassegnarci? La fine d’anno è tempo di bilanci. Roba oscura, per professionisti dell’imbroglio, di solito vanno tutti bene salvo poi veder fallire le imprese all’improvviso. Il bilancio politico poi è strabiliante. Per i politici va ancora meglio: “Siamo ottimisti, stiamo uscendo dalla crisi, abbiamo fatto...abbiamo fatto...dovremo fare..ecc.ecc.” con tanto di sorrisi e buonanotte. Rossi... Povero presidente Rossi, è un po’ come Renzi, lui vorrebbe anche fare bene, ma gli si gettano tutti contro, tutti a difendere interessi loro, elettorali e non, e così andiamo in malora... - L’è la Provincia che è mal impostata da decenni, non la puoi cambiare in pochi giorni, il Rossi se l’è trovata senza soldi e piena di debiti, se poi hai anche quelli che ti dovrebbero sostenere che ti rompono i ...(omissis), allora sarà dura metterci rimedio... - Si, hai ragione, da troppo tempo le porte della Provincia erano sbarrate, chiuse, semichiuse, aperte, spalancate, a seconda della categoria o della “ghenga” a cui appartenevi...c’erano gli “sgherri” sulle porte che ti allontanavano se non eri della parte giusta... - Speriamo che le cose cambino...adesso il Palazzo s’è aperto...non del tutto, ma meglio di prima...ormai la Provincia era diventata una cosa impossibile per un cittadino normale, altro che matrigna, era anche suocera, ‘na carampana che voleva insegnarti anche a ...(omissis), adesso che non ce n’è più per nessuno, che siamo lustri come le canne dell’organo, sarà meglio che pensino qualcosa... - Basta guardare l’Urbanistica, ho dovuto rifare una tettoia per il fieno, mi han fatto andar fuori da matto... Non ti dico per la concimaia...ho l’impressione che non ci capiscano più niente neanche i provinciali e allora, per non sbagliare, ti dicono sempre di no...però per Campiglio chiudono occhi e orecchie, lì fanno quel che vogliono, da noi se allarghi una finestra di dieci centimetri, te la fanno chiudere... - E la sanità? Non parliamo di quella Borgonovo Re, l’assessora, che è venuta a Tione a darci ordini: “Il reparto maternità sarà chiuso...” ha detto, con una arroganza che non è della nostra gente, ma da dove viene quella? - L’è il nuovo del Pd che avanza, di quelle che sanno

tutto, capiscono tutto, sono le più belle (?), le più brave, quelle che sono scese dal cielo per raccontarla a noi, poveri montanari ignoranti, per fregarci...ecco io non la posso soffrire...e pensare che ha ancora qui in Giudicarie qualche disertore che ubbidisce ai suoi ordini... - È la nostra Bindi, sai chi è la Bindi? Le assomiglia moltissimo nel metodo e nel merito...e pensare che in Giudicarie ha preso un sacco di voti, orpo!, l’avevano presentata una donna pia, quella vicina alla gente, mi vergogno un po’, ma l’ho votata anch’io...colpa della suocera, che mi ha detto che se non la voto vado all’inferno, la prossima volta sceglierò d’andare all’inferno! - Ma va la...non ne ha colpa, cosa ne sa lei di sanità, l’è in mano ai medici, sono quelli che dirigono la baracca... ormai sono i padroni, sono i più pagati di tutta l’alta Italia e, in Trentino, dettano le regole...ospedale nuovo, servizi a Trento, chiusura in prospettiva degli ospedali periferici che resteranno “pronto soccorso”, che vada bene, e chi si muove più, vivranno da nababbi... - Saremo noi a non vivere più, sono tutti disagi che si aggiungono a quelli che già abbiamo...per noi, trasferirsi a Trento per la mammografia, per la maternità e per chissà quale altra scoperta, sarà un costo in più, non so quanti saranno in grado di farcela...e poi quelli di Trento protestano per 1 euro di ticket, provi a calcolare l’assessora che sa tutto,

In verità gli unici bilanci che vanno sempre bene sono i loro personali, con i privilegi di ieri e con quelli di oggi che sono ancora tanti. Ma il bilancio sociale, quello che interessa la gente comune: come stanno andando le cose, la crisi, il lavoro, la fine del mese, i giovani e gli anziani, la qualità della vita nelle valli, le speranze disattese, questi sono i veri parametri di un bilancio serio e credibile.

quanto costerà alle nostre famiglie le trasferte in città che ci costringe a fare, ma a lei che gliene frega...niente! - Anzi, ne saranno lieti i suoi concittadini di città, più gente gira a Trento, più guadagnano i commercianti, i centri commerciali, i ristoranti, gli artigiani: per risolvere i problemi di Trento, mandano in malora noi...porca..(omissis) sarebbero tutti da buttare nel..(omissis) - Con il Muse è diventato palese il loro disegno: alla Provincia interessa l’asta dell’Adige con Trento e Rovereto, Riva, la val di Non, la val di Fiemme, tutta gente che già sta bene, gli altri sono appendici come la cistifellea, che si potrebbe anche farne a meno. - Eh..si, è un progetto a cui sono tutti coinvolti da almeno dieci anni: i politici illuminati e salottieri, le banche, i grandi industriali, i poteri forti insomma, compresa la banca del Vescovo e la Massoneria...quelli del Muse, del quartiere delle Albere, della Biblioteca da quasi cinquanta milioni, quelli che volevano sotterrare la ferrovia in città perché non disturbasse il loro sonno, quelli di Metroland, che volevano portarci tutti a Trento ad elemosinare... quelli del trenino cittadino su cui andare a spasso gratuitamente... - Porca vacca, non ci avevo mai pensato...ma è proprio vero, quelli ce la fanno sotto il naso e noi neanche ce ne accorgiamo...toh...anche la massoneria? Cos’è? una

malattia infettiva? Io non l’ho mai sentita nominare... però, che facce di bronzo! - E l’Edilizia, in crisi anche quella, con tutto il loro predicare, neanche sanno difendere le nostre imprese ed i nostri artigiani... se c’è un appalto stai sicuro che va a finire a ditte giù per l’Italia, che poi regolarmente, quasi sempre ci fregano, mai che sappiano favorire le nostre imprese, onestamente, s’intende, almeno avrebbero più lavoro e meno problemi per i loro operai, eh..no! Troppo facile, i nostri funzionari strapagati se ne lavano le mani, non si può, lo vieta l’Europa.....e giù un sacco di baggianate, saranno anche vere, ma in Alto Adige, in Val d’Aosta, in Sicilia, di appalti non ne scappa neanche uno...sarà che lì sono meno onesti? O più furbi e più capaci? - Ormai è tutto così...si va avanti nel disinteresse generale, ai funzionari basta salvare il “culo”, il resto che il mondo si arrangi...e il mondo siamo noi...porco... (omissis), mi verrebbe d’andare in Provincia e spaccare tutto... - Rossi non fa parte dei salotti buoni, è uomo di periferia, cambierà di sicuro, anche se mi sembra in soggezione, impacciato...i compagni di viaggio lo stanno facendo diventare matto... senza contare che anche qualcuno dei suoi non brilla di molto buon senso... - Se non altro s’è liberato di quei politicanti e di quei “faccendieri” che vivevano a Palazzo da decenni, tutti

disponibili ad ossequiare pur di averne vantaggi... quando andavo in Provincia mi veniva da vomitare... - Non esagerare, è stata fatta piazza pulita, sembra, ma non ci sperare, fra un po’ torneranno, noi trentini ce l’abbiamo nel sangue, trionferanno i voltagabbana, ci ritroveremo con gli stessi viscidi personaggi che cercheranno di riposizionarsi...siamo stati abituati così...”se non lecchi non mangi!” diceva il vecchio Orlando che di leccaggio se intendeva e non poco. - E allora? Noi continuiamo a lamentarci, ad incazzarci, ma non è che cambierà molto...però almeno un paio di Giudicariesi si stanno battendo, bisogna riconoscerlo, il Mario Tonina che è uno dei più caparbi nel difendere i nostri diritti, ho letto che ha ottenuto anche l’impegno di finanziamento della strada verso Brescia, e il Gigi Olivieri, che sull’ospedale ha fatto una battaglia titanica, assieme al Mario, sfidando tutto e tutti, persino il suo partito, sarà anche birichino, ma in quanto a impegno è davvero encomiabile. - Eh..si, ma sono soli... troppo soli...i sindaci sono tiepidi, senza palle, sulla Comunità di Valle è meglio stendere un velo pietoso... come Giudicarie siamo ridotti male, cosa vuoi che facciano da soli! - Già, siamo messi male, poi, per di più, andiamo sempre meno in chiesa e allora anche i nostri S.S. Protettori ci snobbano, non possiamo neanche prendercela con il Cielo. Se non ci svegliamo saranno guai...i nostri figli dovranno tornare ad emigrare... che non sia mai...mi sento come Garibaldi: Giudicariesi tutti, all’attacco!!!! Sgomenti da tanto ardimento, col pericolo d’essere coinvolti, noi, poveri messaggeri del cielo, abbiamo lasciato l’arengo della saggezza giudicariese per rifugiarci nell’oasi del nostro pensiero, a raccogliere, ordinare e riassumere quanto pronunciato dalla parte più equilibrata e virtuosa della nostra comunità. “In vino veritas”, e tutto quel che s’è detto in quell’osteria è sacrosanta verità.


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Nelle prossime settimane gazebi nei principali comuni della regione

Raccolta firme anti-vitalizi Le Acli trentine ed altoatesine in piazza per sostenere un disegno di legge che riforma la normativa L’iniziativa – come ha avuto modo di spiegare lo stesso Gardumi - nasce dalla volontà delle Acli di passare dalla protesta alla proposta, individuando nella legge di iniziativa popolare lo strumento corretto per promuovere una normativa che sia giusta, equa ed all’insegna dell’eguaglianza. Il disegno di legge popolare – preferito dalle Acli rispetto al referendum che è solo abolitivo proprio perché dà la possibilità di essere propositivi - prevede otto articoli, che assegnano ai consiglieri regionali uno stipendio mensile di 8.500 euro lordi (1.300 in meno di quelli attuali), così come i rimborsi spese che potranno avere una soglia massima di 900 euro. Ma, in particolare, la proposta va ad incidere sui trattamenti pensionistici, divenuti nei mesi scorsi il vero e proprio ogget-

Che la nuova legge sui vitalizi non fosse piaciuta alle Acli trentine lo si era capito poco dopo la sua approvazione, ad agosto, quando il presidente Fausto Gardumi la bollò con la parola “vergogna”, lanciando poco dopo una controproposta di legge popolare di riforma. Poi seguì l’elaborazione del nuovo testo, perfezionato a novembre: ora le Acli trentine ed altoatesine sono impegnate nella raccolta di firme a to del contendere, svincolando il trattamento dall’attività di consigliere che, una volta terminato il mandato, ritorna ad essere un lavoratore comune assoggettato al proprio regime pensionistico. L’idea di fondo, inoltre, è quella della restituzione integrale di tutti i “privilegi” pensionistici maturati dai politici trentini sinora e non solo il 29% richiesto dalla legge regionale ed oggetto del contendere anche nell’ultimo periodo. Proprio negli scorsi giorni la presidente del Consiglio regionale Chiara Avanzo ha

sostegno della legge ad iniziativa popolare. «In questo periodo caratterizzato da una crisi che non lascia tregua e delle conseguenti difficoltà per le famiglie, ci aspettavamo un segnale dalla politica che purtroppo non è arrivato - spiega Gardumi - da qui la decisione di proseguire sulla strada di una proposta legislativa che tolga i privilegi ai politici e restituisca il protagonismo partecipativo ai cittadini».

Il presidente delle Acli trentine Fausto Gardum

notificato ai consiglieri che debbono ancora restituire la parte di vitalizi richiesta dalla nuova legge la possibilità di pignoramento dei beni qualora questo non avvenisse. L’obiettivo attuale delle Acli trentine è di portare a sostegno del disegno di legge popolare decine di migliaia di firme (ne sono richieste, perché il ddl sia proponibile, almeno 4.000), anche per dare un senso plastico dell’adesione dei cittadini trentini a questa iniziativa. Da gennaio, ci saranno dunque per gli attivisti delle Acli, 6 mesi di tempo per raccogliere le firme, per le quali saranno attivati i 70 circoli provinciali e vi saranno gazebi nelle piazze dei principali comuni trentini. Così sarà fatto anche in Alto-Adige, essendo la tematica comune.


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Attualità

GENNAIO 2015 …. nuovi interrogativi sul futuro prossimo della nazione

2015... Italia allo sbaraglio Non è che il Premier ce l’abbia facile, lo si è visto al Senato, quando la legge ha rischiato di saltare. L’ha salvato l’intervento di 18 senatori di FI, prontamente richiamati in aula, a conferma che il tanto famigerato Patto del Nazareno, per fortuna, sembra tenere. Così la discussione generale è stata programmata per il 7 gennaio, nel rispetto dei tempi previsti. Nel frattempo avanzano al galoppo altri gravosi impegni che ci daranno la vera caratura politica del Matteo di Firenze. L’evento più importante che condizionerà la politica italiana dei prossimi anni sarà l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica. La corsa al Quirinale, con il presidente Napolitano dimissionario, rischia, nei prossimi mesi, di avvelenare ogni pozzo del buon senso politico. Potrebbe causare ripercussioni letali per l’intera governabilità nazionale. Renzi, ovviamente, non si sbilancia, non “baffa”, non lascia trapelare nomi. La scelta appare difficile, dovrà dialogare con tutto l’arco costituzionale, non potrà chiudersi nel solo recinto del PD, ormai anch’esso inaffidabile. Renzi sembra puntare alla quarta elezione, quando l’elezione del Presidente della repubblica scenderà a soli 505 voti. Allora le cose saranno più facili, ben sapendo che il Berlusca, nonostante i mugugni, gli rimarrà fedele. Con Pd, Fi, Ncd, Autonomie varie e Scelta Civica, i conti torneranno alla grande. C’è un margine molto ampio per assorbire dissensi e manovre di franchi tiratori, soprattutto nel Pd, probabilmente inutili. Si tratta solo di trovare la figura giusta, che non indispettisca troppo il Cavaliere (Prodi proprio no!), che manifesti un forte segnale di rinnovamento (le donne sembrano in pole position), che conosca bene la

di Adelino Amistadi Abbiamo iniziato l’anno nuovo fra spumante e panettoni. Forse per dimenticare la crisi che ci tormenta, forse per concederci una tregua, una brevissima tregua dall’ansia che ci perseguita. Quel che è certo che anche il 2015 sarà un anno duro, pieno di ostacoli. Due sono le situazioni che dobbiamo monitorare: una riguarda la maggioranza di Renzi

che dovrà tener fede alle mille promesse fatte e l’altra, sul versante opposto, quel che sta succedendo nella destra italiana. Sulla strada di Renzi c’è, innanzi tutto, la nuova legge elettorale, il cosiddetto “Italicum” 0.1.2.3, ancora non si capisce molto, che comunque rimane la madre di tutte le riforme, uno dei perni strategici dell’azione del Governo Renzi.

Napolitano, nel suo ultimo discorso da Presidente

macchina amministrativa del Paese (Riccardo Muti?), e non sarà facile, in questo contesto non ci sono previsioni che tengano. Si può solo auspicare che venga scelta una figura capace di raccogliere larghi consensi, non solo nella maggioranza, ma, soprattutto, nell’opposizione. Una figura che sia in grado di rappresentare una nuova Italia alla quale tutti aspiriamo. La partita comunque resta tutta da giocare. Giorgio Napolitano uscirà di scena nelle prossime settimane, con il carisma di una grande dignità personale e politica. I suoi anni sono stati difficili e convulsi, e spesso è dovuto intervenire anche oltre le sue prerogative. Per fortuna nostra e dell’Italia. Senza la sua presenza il Paese avrebbe sicuramente vissuto una crisi ancor più profonda e drammatica. E’ stato uno degli ultimi grandi servitori dello

Stato. Ne sentiremo comunque la mancanza. Per Renzi questa sarà la prova della sua capacità politica, la misura del suo carisma, un sostegno per completare la “rottamazione” promessa soprattutto nel suo partito, propedeutica ad ogni riforma. Dall’altra, nella landa desolata della destra, orfana del miglior Berlusconi, assistiamo a continue incomprensioni, per non dire contrasti anche pesanti. Fitto non ne può più del suo mentore, Gasparri non sa più che pesci pigliare, l’unico che tiene il filo è il Brunetta che continua nel suo goffo protagonismo senza grandi prospettive. Berlusconi risulta ancora l’ancoraggio per una barca sempre più alla deriva, ma è sommessamente (e più!) contestato dalla sua ciurma. Per fortuna, per loro, s’intende, sembra venire avanti con grande lena e alterigia un nuovo lea-

der che ha come obiettivo quello di inglobare tutta la destra nel suo nuovo Partito “Noi con Salvini!”, un nome che è tutto dire. L’uomo sa il fatto suo. È cresciuto alla corte del “boss” Bossi e famiglia, era uno dei più scalmanati nell’urlare (previdente!) “Roma ladrona”, “Roma fai schifo”. Era con l’Umberto quando si sbraitava a squarciagola: “mai più con il mafioso...” alludendo alla prima esperienza con il Berlusca, salvo poi riaccompagnarlo al governo dove gli sono stati fedeli servitori votando ogni sua legge, comprese quelle “ad personam”, a dir poco vergognose. Oggi il Matteo Salvini, imitando neanche simpaticamente Beppe Grillo, segue semplicemente le orme del Capo, ormai stanco e frustrato, pronto a rinnegare tutto il suo passato pur di arrivare ad una potrona. Così ha messo a riposo non solo l’Umberto Bossi, ma anche l’Alberto di Giussano, protettore della Lega, il suo spadone, ha eclissato definitivamente “il sole delle Alpi”, ha buttato nel Po ampolle e cianfrusaglie varie che servivano per celebrare il dio Padano, alla base dell’ideologia (?) leghista, e ha deciso di fondare un partito, nuovo e moderno. E così il neo capo tribù, ex celtico, ex padano, ha smesso le corna storiche, e ha deciso di unire tutte le persone desiderose di trovare un posto al sole, che poi siano “polentone”, “romane” o “terrone”, poco importa. Ci ritroveremo con un altro partito che avrà fra i suoi sostenitori di tutto e di più: leghisti storici, forzaitalioti delusi, fratelli e fratellastri d’Italia, grillini espul-

si o fuggiaschi, compresi “fascisti” in sonno o più o meno attivi. Un partito alla “Le Pen”, alla francese, tanto per capirci. O alla “Putin”, lo zar russo a cui ha chiesto consigli. Con grave smacco per il buon Grillo che si vede così scopiazzato nel grugno, nel metodo e nel merito, cioè nel vuoto poltico, così poco utile, in questo momento all’Italia. E con grande preoccupazione di Berlusconi che non vorrebbe mai il suo partito, la sua storica e gloriosa “Forza Italia, inglobato nei rancorosi cunicoli del nuovo baraccone del potere salviniano. Il nuovo partito appare come un vero e proprio “pastone” che non porterà ad alcun risultato, se non per coloro che riusciranno ad acchiappare qualche poltrona. Il tutto a dimostrazione che l’Italia è afflitta dai soliti

mali atavici: propensione alla corruzione, voltagabbanismo e memoria corta, oltre al solito opportunismo che ci distingue: un’Italia fatta così, ha pochissimi margini per cavarsela. Così com’è si trascinerà, fra urla, scenate e scempiaggini, per generazioni e generazioni. D’altronde ci siamo tenuti il Berlusca e le sue “escort” insieme alla sacra famiglia Bossi, di cui abbiamo pagato balconi, false lauree, mutande verdi e quant’altro per vent’anni, ora è difficile respingere il loro “pupillo” che ci viene a insegnare il nuovo catechismo universale. Questo è, più o meno, il panorama politico che ci aspetta nel nuovo anno, alla crisi economica che non accenna a diminuire, ma che viene combattuta con coraggio, seppur con scarsi risultati, quest’anno aggiungeremo le scenate del nuovo Salvini, illuminato dal “sole della terronia”, che con il sodale Grillo diffonderanno “urbi et orbi” il nuovo modo di essere italiani. E poi ci lamentiamo se i grandi Paesi Europei ci prendono in giro ad ogni occasione. Buon anno! E che Dio ce la mandi buona...

Lavori pubblici, importante accordo Pat-Comuni-Ordini professionali Importante accordo quello raggiunto il 17 dicembre tra Provincia, Comuni ed Ordini professionali sulla semplificazione delle procedure di affidamento di contratti pubblici dei servizi relativi all’architettura ed all’ingegneria. Il protocollo - siglato dall’assessore provinciale ai lavori pubblici Mauro Gilmozzi presso la sede del Consiglio delle autonomie con i rappresentanti dei comuni e degli ordini professionali - arriva al termine di un importante confronto su una tematica che incide profondamente sull’economia trentina e soprattutto sul settore edile. Proprio l’Ordine degli Ingegneri della provincia di Trento è da tempo in prima linea per chiedere all’ente pubblico maggiore chiarezza del quadro normativo e regole certe per le procedure di affidamento degli incarichi di progettazione negli appalti pubblici, sia a livello provinciale che comunale, a fronte di uno scenario che vede sovrapporsi normative statali, provinciali ed europee che generano incertezza applicativa e rappresentano un freno all’economia. «Un accordo importante – spiega Antonio Armani, presidente dell’Ordine degli ingegneri della provincia di Trento - che semplifica il panorama dei lavori pubblici, valorizzando il lavoro dei professionisti e consentendo anche ai più giovani un accesso maggiore al mercato».


Il personaggio

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Debora Rambaldini, 27 anni di Carisolo, è la prima custode forestale donna in Trentino

Un tocco “rosa” ... nel verde

Ma a quattordici anni quando era tempo di decidere le scuole superiori, è sembrato impegnativo andare fino a San Michele per studiare forestale allora Debora ha messo per un po’ il suo sogno nel cassetto ed è rimasta a Tione a frequentare ragioneria, strada sicura verso un diploma. Ma fra numeri e fatture, nel cuore le sono rimaste comunque le passeggiate per i boschi e i giri sci ai piedi. Ci ha provato un anno a lavorare in uno studio di commercialisti e seguire ligia quella via tracciata verso un lavoro da impiegata contabile, ma scrivania e fogli excel non facevano per lei.

“Ho capito in fretta che stare chiusa e seduta tutto il giorno non era proprio la mia via” conferma oggi con un gran sorriso e una certa abbronzatura in viso che fa sospettare che di tempo fra le pareti di un ufficio ne passi davvero poco. E allora sbirciando dentro quel cassettino dove aveva rinchiuso il suo sogno di bambina ha deciso di

di Denise Rocca

C’è voluto un po’ e non è stato semplice, ma un sogno realizzato vale ben un cammino travagliato: così oggi dopo qualche patema d’animo e la gavetta Debora Rambaldini, classe 1987, di Carisolo, è una raggiante custode forestale in servizio al Consorzio di Vigilanza Boschiva Alta Val Rendena. Una delle

sei custodi donne trentine, la sola e la prima nelle Valli Giudicarie. L’idea di andar per boschi di professione ce l’aveva fin da bambina, complici genitori di Carisolo e una casa in montagna dove ha trascorso estati intere e fine settimana. piccoli di camoscio in crescita. “Due anni di studio – racconta oggi – il sacrificio delle levatacce, ma una gran soddisfazione perchè sono andata sempre da sola e vedere gli animali, ho imparato tantissimo e il lavoro è stato anche riconosciuto e apprezzato”.

Debora Rambaldini

iscriversi all’università di Padova: Scienze Forestali e Ambientali. La città non l’ha mai amata particolarmente - “non vedevo l’ora di tornare a Carisolo” racconta – e poi lei è una che

ama girovagare in silenzio per monti “perchè il bosco ha la sua essenza e per coglierla bisogna stare calmi come calmo e silenzioso è il bosco”. Debora poi le ore piccole, se non alle feste

universitarie, le ha fatte comunque quando è arrivato il momento della tesi: un mese e mezzo di sveglie alle 4 del mattino per andare a giorni alterni in Val d’Ambiez e in Val Nambrone a monitorare

I camosci sono poi il suo animale preferito, “una tempra straordinaria e se si pensa ai sacrifici che sanno fare gli animali per i loro piccoli – racconta la giovane - penso che qualcosa da imparare da loro ci sia anche per noi esseri umani”. Una passione per il mondo animale che è emersa in fretta nel lavoro: prima di diventare custode forestale ha passato 7 anni al Parco Adamello Brenta come accompagnatrice di turisti alla

scoperta dei boschi e il suo forte era proprio la fauna. È pure un lavoro divertente, chè come sempre a contatto con le persone una risata ci scappa: per dire, qualche turista le ha chiesto perfino quando vengono spente le cascate del Nardis. Buonumore e gentilezza, per la custode forestale non significano però mancanza di autorevolezza: inevitabile in un mondo tradizionalmente maschile temere di essere presi sotto gamba per una rappresentante del gentil sesso: “la voglia di imparare è stata penso la chiave giusta per essere trattata in maniera equa dai miei colleghi – spiega però una radiosa Debora - che mai mi hanno fatto pesare il mio essere donna e anche con le persone che incontro se c’e’ un attimo di stupore a vedermi passa subito. Oggi per me essere una custode forestale è un sogno che si realizza e non potrei essere piu felice”. Voilà: sotto i colpi di un sorriso e di una certa grazia e applicazione nel fare le cose, è crollato uno stereotipo.

Vivere ai confini della civiltà “Fino alla fine del mondo”, il sesto libro del rendenese Enrico Gasperi ci porta in un viaggio nella landa più remota della terra

Se gli parlate di persona, vi investirà con un fiume di parole e altrettanti discorsi iniziati e lasciati a metà a formare una ingarbugliata matassa, se leggete un suo libro arriverete in fondo in men che non si dica e alla fine avrete pure imparato qualcosa di nuovo. In barba ai dettami del marketing di settore che non vogliono lunghe parentesi descrittive sui, dentro “Fino alla Fine del Mondo” ci troverete interessanti parentesi sull’isola di Tristan. Solo in quattro oltre a Gasperi, si sono decisi a scrivere di questa forza della natura che continua, inesorabile, ad esistere, nonostante la modernità galoppante e una contemporaneità che in tutto il resto del mondo non lascia nemmeno il tempo di provare a sfuggirgli. Quattro autori, fra cui Edgar Allan Poe e Jules Verne dopo aver letto il romanzo di Poe, e nessuno di loro ha mai messo piede a Tristan da Cunha. Nemmeno Gasperi, se per

di Denise Rocca

Si chiama “Fino alla fine del Mondo”, e oltre ad essere un romanzo con un mistero del quale invariabilmente – accade con tutti i misteri – si è portati a volerne scoprire la soluzione, parla di un’isola sperduta nell’Atlantico e della vita, a tratti surreale ma così meravigliosamente normale, che vi tengono i suoi 259 abitanti. L’isola esiste, naturalmente: si chiama Tristan

da Cunha, e secondo il Guinness dei Primati è l’isola abitata più inaccessibile del pianeta. L’autore è Enrico Gasperi, di cui questo è il sesto romanzo – gli altri cinque, potete scoprirli sul suo sito web www.enricogasperi.it – ma non è a differenza dei precedenti un giallo storico, e nemmeno un’opera teatrale, altro genere nel quale si è cimentato. - quindi si devono aspettare i pescherecci di passaggio. Indi per cui gli abitanti di Tristan sono o persone molto tranquille o molto organizzate. Non ci sono ancora laureati fra i 259 abitanti, anche se due ragazze stanno in questo momento frequentando delle specializzazioni a Città del Capo, quindi non è detto che una festa di laurea non si organizzi nei prossimi anni. Fino al 1942 non esisteva il denaro a Tristan, va da sé capire gli sguardi stupiti dei locali quando furono pagati dagli inglesi in sterline: roba che non si mangia, brucia in fretta e nemmeno tanto bene. Quindi, gente concreta, stampigliarono sopra le banconote il con-

caso ve lo state chiedendo. Ma ha mandato un sacco di email, letto un sacco di libri, e stretto legami a distanza tanto che a leggere il libro ne esce una descrizione vivida e reale delle condizioni di vita e delle vicende storiche si questo peculiare luogo. Intanto i suoi abitanti godono di una salute di ferro, nonostante da parecchi decenni si sposino e figlino fra di loro – sono solo 7 i cognomi sull’isola, due dei quali italiani – vivono con un piccolo ospedale che aprono solo in caso di emergenze, e l’università più vicina è a Citta del Capo, a 7 giorni di navigazione dall’isola. Non c’è un porto, però a Tristan – men che meno un aeroporto La copertina del libro

trovalore in patate, così a tutti risultò finalmente chiaro a cosa servivano i pezzi di carta. Già Tristan di per sé è una scoperta interessante, della quale ringraziare Gasperi, ma il suo romanzo ha anche una trama avvincente che si sviluppa attorno a personaggi reali che nella penna dell’autore diventano immaginari e viceversa, tristaniani o trentini che siano: c’è frate Framezio Rogger – un chiaro omaggio a Igino Rogger – e Andrea Novembre, protagonista, che finisce nella Chiesa di Santa Maria Antica di Madonna di Campiglio prima di intraprendere il viaggio verso la sperduta Tristan da Cunha nel corso del quale, come ogni viaggio che si rispetti, incontra una fascinosa biologa, un diplomatico portoghese, un meteorologo sudafricano e due studentesse tristaniane (decisamente ispirate alle due reali). E qualche omicidio da risolvere.


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Economia

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Il laghetto di Montagnoli salva la stagione a Campiglio Grazie all’innevamento artificiale (e al nuovo bacino di Montagnoli) le Funivie Campiglio hanno registrato ottimi numeri

I Francesco Bosco

“La stagione si sta salvando – dice sicuro Francesco Bosco – grazie al nuovo bacino per lo stoccaggio dell’acqua costruito in area Montagnoli”. Sei mesi per realizzarlo. Il primo maggio 2014 sono stati portati via 50.000 metri cubi di neve per procedere al taglio del bosco, in breve sostituito dal lago artificiale. L’impianto per l’innevamento programmato delle piste campigliane, migliorato e potenziato, collegato al lago, è stato acceso il 20 novembre scorso, ha funzionato ad intermittenza fino a poco prima di Natale, poi a pieno ritmo, appena l’abbassamento delle temperature lo ha permesso. “Cannoni spara-neve” sempre accesi, di giorno e di notte, snowmakers e gattisti al lavoro 24 ore sue 24. In pochi giorni tantissime piste accessibili e innevate molto bene, tenendo conto che in quota la neve naturale c’è e in abbondanza. I numeri che Bosco fornisce sul consumo di acqua e la produ-

zione di neve sono da capogiro. Da inizio stagione, i litri usciti dal lago sono stati 270 milioni che hanno permesso di produrre 675mila metri cubi di neve. “Per farsi un’idea della quantità – afferma il direttore generale – avremo potuto riempire 2.700 appartamenti di 100 metri quadrati ciascuno. In questi giorni di vacanza – prosegue - stiamo così garantendo 50 chilometri su 60 di piste ottimamente innevate solo a Campiglio, tutte le quattro aree (5 Laghi, Pradalago, Grostè e Spinale) attive, aperti quasi tutti gli impianti tranne alcuni secondari e accessibili pure i collegamenti sci ai piedi con Pinzolo e Folgarida-Marilleva. Oltre 120 su 150 chilometri di piste a disposizione degli sciatori se ci riferiamo a tutta la Skiarea, dal Doss del Sabion alla Val di Sole”. Il lago artificiale Montagnoli è a est, ma l’acqua arriva da ovest, dalla zona 5 Laghi. Poi, nella piana di Nambino, viene convogliata e spinta, in pressione, sull’altra parte della mon-

n questo strano inverno, iniziato con la nevicata in quota di novembre che aveva permesso di aprire piste e impianti del Grostè ancora il 22, battendo sul tempo tutte le altre stazioni invernali dell’arco alpino italiano, solo l’aumentata capacità, da parte delle Funivie Madonna di Campiglio, di

produrre neve programmata sta salvando la stagione invernale. Senza la costruzione del discusso bacino per lo stoccaggio dell’acqua in località Montagnoli, il difficile avvio dell’inverno 2014/2015 sarebbe stato ulteriormente compromesso.

Il bacino in località Montagnoli

tagna. “Grazie al lago – spiega il direttore generale di Funivie Madonna di Campiglio - abbiamo a disposizione 30.000 metri cubi di acqua al giorno. L’anno scorso, questo quantitativo era il massimo stoccaggio sul quale potevamo contare quando erano colme d’acqua tutte le vasche di raccolta compreso il laghetto di Madonna di Campiglio paese. Dodici mesi fa, dopo una not-

te, ci saremo dovuti fermare e avremo potuto presentare agli sciatori solo il Grostè e una parte dello Spinale. Il lavoro delle maestranze (complessivamente 170) è stato enorme, ma stiamo registrando un ottimo dicembre con presenze importanti: 6.800 primi ingressi al giorno di media tra il 13 e il 20 dicembre, saliti a 12.500 dopo Natale. Il sistema neve delle Funivie Madonna di

Campiglio sta salvando l’economia e soprattutto l’occupazione della Val Rendena in questo inverno finora avaro di neve. A questo proposito – precisa Francesco Bosco - la politica provinciale ha avuto coraggio nel seguirci su Montagnoli senza farsi condizionare dalle polemiche. Il lago è bellissimo, sento i commenti della gente che si ferma ad osservarlo e sono tutti

positivi”. E, poi, il “Bosco-pensiero”. “Non esiste un’alternativa allo sci. Le stazioni turistiche invernali che oggi non hanno neve sono in profonda crisi”. Ma l’ambiente e la natura, in tutti questi numeri, ce l’hanno un ruolo? “Senza ambiente non si fa turismo – ammette Bosco ma io dico che dove ci sono gli impianti di risalita l’ambiente è curato. Sono finiti i tempi delle vacche grasse e della filosofia spicciola. Bisogna pensare all’occupazione. Senza lo sci e senza il turismo le valli si spopolerebbero. Non capisco l’autolesionismo di certa parte della politica provinciale che segue filosofie di pensiero che non hanno nulla a che fare con la realtà. C’è bisogno di lavorare. Noi, come Funivie di Campiglio, negli ultimi cinque anni abbiamo investito 30 milioni di euro. Soldi che sono nostri, delle Funivie. Vogliamo che lo sforzo fatto ci venga riconosciuto”. Alberta Voltolini

Un grande pubblico consacra un nuovo successo per la 3Tre

Germania vittoriosa a Madonna di Campiglio Oltre 12.000 spettatori per il decimo successo in Coppa del Mondo di Neureuther . Ottimo lavoro degli organizzatori La 61ª edizione della 3Tre, tenutasi il 22 dicembre scorso a Madonna di Campiglio, ha confermato le più rosee aspettative con uno straordinario spettacolo di pubblico. Oltre 12.000 spettatori hanno incorniciato il trionfo di Felix Neureuther nella “classica” italiana dello sci alpino. Il trentenne tedesco ha centrato la sua decima vittoria di Coppa del Mondo in carriera con un margine di 0.82 centesimi di secondo su un altro tedesco, Fritz Dopfer, mentre lo svedese Jens Biggmark (+0.86) è andato a completare il podio. La supremazia di Felix Neureuther è apparsa evidente già nella prima manche, anche considerando che il principale favorito, l’austriaco Marcel Hirscher, è subito sembrato non a suo agio, nonostante il

percorso fosse stato tracciato dal suo allenatore Mike Pricher. “Il tracciato della prima manche era veramente stretto e molto impegnativo, ma considerata la temperatura, la pista e la neve erano in condizioni davvero buone, e non ne hanno risentito in maniera così significativa. Qui a Madonna di Campiglio hanno fatto uno splendido lavoro. Gareggiare in mezzo a due ali di folla fantastica è stato emozionante – ha detto il vincitore Neureuther – qui si respira sempre un’atmosfera particolare, e proprio qui portai a casa i primi punti in Coppa del Mondo. Per la Germania è stata davvero una notte speciale, e vogliamo dedicare questo risultato a Stefan Luitz, che se non si fosse infortunato avrebbe potuto essere fra i migliori a

L’arrivo della 3Tre

sua volta”. Notevole anche il risultato della squadra svedese, con tre uomini tra i primi dieci nell’edizione che segnava il 40° anniversario della prima vittoria di Ingemar Stenmark, proprio a Campiglio. Non altrettanto bene è andata per i colori italiani. Dopo una buona prima manche, conclusa con il sesto miglior tempo, Stefano Gross è scivolato fuori della top 10 (11°, +1.81) ma è stato comunque il migliore degli azzurri. Segnali incoraggianti da Giuliano Razzoli, protagonista nella seconda manche di una bella rimonta che lo ha portato fino alla 13ª posizione.


Porto Franco

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I risparmi si fanno tagliando e non tassando

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La Giunta provinciale pensa ai ticket e spending review sulla sanità anziché usare la scure con gli enti inutili Roma tira il frena, taglia le risorse, il bilancio 2015 e sicuramente quelli degli anni successivi cala. Si parla per il 2015 di un taglio di 120 milioni. Tanti, pochi? Visti le arie che tirano e considerando che il bilancio della Provincia corre attorno ai 4 miliardi e mezzo si potrebbe concludere che poteva andar peggio. Ok, ma questi soldi che mancano dove andiamo a prenderli? Ebbene la prima, grande idea maturata dalla Giunta provinciale è stata quella di introdurre ticket e altri risparmi sulla sanità: un euro sulle ricette, qualcosa in più sulle visite specialistiche, un aumento delle rette per le case per anziani, risparmi sul personale ecc. C’è da restare basiti e chiedersi se in piazza Dante sia rimasto un barlume di pudore. Certo che bisogna tagliare ma c’è un campo enorme e smisurato all’interno del quale si potrebbero ricuperare risorse applicando una seria spending review. Non vogliamo affrontare qui il grande tema delle Società partecipate dalla Provincia, che sarebbe ampio e dove, quasi certamente, ci potrebbe essere spazio per risparmiare un po’ ma ci limitiamo ad indicare qualche soggetto pubblico o parapubblico, chiedendo al presidente Rossi se abbia un senso tenerlo

di Ettore Zampiccoli Sotto la naja ad ogni ordine segue un contrordine. E’ una vecchia battuta che in Trentino sta diventando una curiosa e pittoresca realtà. Parliamo del governo provinciale: da qualche mese, appunto, ad ogni annuncio segue esattamente il contrario, tra correzioni di rotta, smentite, polemiche e beghe nella grande famiglia della maggioranza. Così è andata per i punti nascita, per il nuovo ospedale di Trento, per la bretella Loppio-Riva, per alcune nomine ancora in piedi. Ci riferiamo ad esempio all’Osservatorio dei Balcani, delizioso tributo pagato a suo tempo alla demagogia di una certa sinistra trentina. È un ente che passa il tempo a monitorare i cambiamenti socio-economici-politici dell’area dei Balcani (sì avete letto bene, proprio i Balcani, che come tutti sanno col Trentino ci azzeccano molto). E’ un ente importante ed essenziale per la politica dell’Est europeo e dell’area mediterranea? Se l’Onu, Putin o Obama, prima di assumere le decisioni strategiche per quell’area, consultassero l’Osservatorio dei Balcani dovremmo essere fieri e rispondere sì. Ma non è così. Diciamo che per documentarsi sui cambiamenti dei Balcani ente mantiene 12 dipendenti fissi e 56 corrispondenti/ giornalisti sparsi in tutto il mondo e che alla Provincia – stando almeno ai risultati di qualche interrogazione – costa più o meno un milione di euro all’anno. Poi c’è l’Ahref, altra gra-

in enti pubblici, l’ultimo della serie il caso clamoroso della Fondazione Mach, laddove il presidente Rossi propone un candidato che – a parere della commissione consiliare competente – addirittura non ha i requisiti. Cose da Repubblica delle Banane. Eppure così è diventato il Trentino, quasi nave senza nocchier in gran tempesta. E la tempesta è anche quella finanziaria che arriva da Roma, complice la crisi.

La sede del Centro di formazione solidarietà internazionale

ziosa eredità lasciata da Dellai. A suo tempo l’Ordine dei giornalisti aveva parlato di una “fondazione nebulosa e poco chiara nel progetto”. Per quanto si può capire dal sito la Fondazione Ahref dovrebbe occuparsi di informazione, giornalismo e nuovi scenari aperti dal web. Qualche consigliere provinciale tempo fa ha chiesto che cosa abbia fatto di concreto Ahref. Non ha avuto risposte chiare e pochi finora hanno capito cosa effettivamente stia combinando, al di là delle paginate sul web. La dirige un giovane trentino che sul sito della Fondazione così si presenta: “Michele Kettermaier è direttore generale della Fondazione Ahref. Ha imparato a usare il pc non sulla tastiera ma smanettando sul registratore audio per caricare il software del suo primo ZX Spectrum 16K nel 1984. Dopo aver studiato, poco, e girato, tanto, il mondo, dove ha imparato un sacco di cose vivendo con la gente tra slum e favelas, ha fondato e creato con altri soci negl’anni ‘90 diverse cose che adesso sono molto cool ma che allora non se le filava nessuno come le prime webtv e le prime piattaforme di social network». Non solo. Nello stesso sito sotto la voce “chi siamo” vengono pubblicate le fotografie dei collaboratori di Ahref quando erano ancora bambini. Sì proprio così, andate a vedere se volete divertirvi. Ognuno dei dipendenti o collaboratori (sono una decina in tutto) si presenta

col suo bel visino di quando aveva 8 o 10 anni. E si legge a proposito: «Perché ci presentiamo così? Un po’ per gioco. Un po’ perché l’età che va dagli otto ai dodici anni è il periodo in cui la nostra personalità è costantemente in sviluppo, il momento in cui prende corpo il nostro lato istintivo. È a questa età che i bambini iniziano a prendere in considerazione le opinioni degli altri, che nasce la nostra propensione a fare Rete”. Insomma una Fondazione nata quasi per gioco. Solo che questo giocattolino sarebbe costato alla Provincia solo nella fase di avvio 900 mila euro e non si sa quanto costi oggi alla Fondazione FBK, che è uno dei soci principale. Poi veniamo ad un altro Soggetto, sicuramente più serio ma non per questo meno discutibile. Parliamo di TSM, la Trentino School Management, che si occupa di formazione. Formazione ed aggiornamento di personale pubblico, soprattutto, senza esimersi dall’affrontare temi più impegnativi, come lo studio della riorganizzazione dell’apparato burocratico della Provincia (vedi delibere del 2011 e 2012). È

un Soggetto che deve essere molto caro all’assessore Gilmozzi, che non esita ad attribuirgli grossi finanziamenti. Ad esempio, oltre ai finanziamenti ordinari, nel 2011 la Provincia aveva stanziato 250 mila euro per studiare un progetto di riorganizzazione dell’apparato pubblico provinciale. L’anno successivo altri 400 mila euro, ma poi per ragioni un po’ misteriose la delibera era stata ritirata. Dei fondi assegnati a tale scopo una parte era poi transitata alla Deloitte, una società molto brava – a quanto pare – a raccogliere consulenze: solo 7 milioni da Trento Rise, capitolo sul quale è aperta un’inchiesta della Procura della Repubblica. È un ente ricco di fantasia questa TSM. In questi anni ha partorito la nascita della Scuola per il governo del paesaggio, un branca che – per quanto si sa – organizza soprattutto corsi di alta qualificazione e master sul paesaggio. Per l’ultimo corso, tuttora in corso – scusate la ripetizione – Gilmozzi non ha esitato ad intervenire con 25 mila euro, mica bruscolini. La TSM si occupa anche di turismo con iniziative di sicuro interesse. Poi collabora con i sindacati, partecipa alle spese per master universitari ecc. ecc. Ma una parte o il tutto delle attività svolta da questa macchina burocratica (costa quasi un milione e mezzo all’anno) non potrebbe essere svolte da altri Soggetti qualificati già presenti sul territorio (Università, l’Accademia d’impresa ecc.)? Forse si potrebbe risparmiare un bel po’. Non parliamo

poi dell’Accademia della montagna, altrimenti sembra che ce l’abbiamo con l’ex assessore Iva Berasi, che invece pure ci è simpatica. Se poi si volesse risparmiare c’è la grande prateria della Solidarietà Internazionale. Luca Marognoli, che non è un giornalista polemico o fazioso, ha parlato tempo sul Il Trentino fa del “Grande calderone della Solidarietà”. Quasi un milione per tener in piedi un Centro per la formazione alla solidarietà internazionale, soldi per qualche comunità di giovani perfino in Cina, soldi per insegnare ai palestinesi a produrre formaggio, soldi a palate alla Romania, alla Serbia, all’Africa. Peccato che poi parte di questi interventi-parliamo di quelli in Africa- siano finiti nel mirino dei giudici. E ancora soldi a palate per i progetti in Argentina e nel Chaco con risultati discutibili e tali che ora ci sta indagando anche la Corte dei conti, parlando di sprechi dell’ordine di milioni. Si dice che la Solidarietà internazionale costi ai trentini qualcosa come tredici milioni all’anno. Non sarebbe il caso di usare almeno una parte di questi soldi per darli ai trentini che non arrivano a fine mese, che non hanno le case Itea e pagano i biglietti sugli autobus? Non sarebbe il caso, caro presidente Rossi, di metterci mano e rovesciare questo settore come un calzino, mandando a casa quelli che in questi hanno distribuito senza grandi controlli soldi a destra (pochi) ed a sinistra (molti). Se il presidente Rossi, che in campagna elettorale aveva promesso la discontinuità mettesse insieme tutti i soldi buttati per questi quattro o cinque casi segnalati potrebbe evitare di applicare ai trentini i tickets e forse anche l’imposta di soggiorno. O no?


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Attualità

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Il commento

Il Piano di Dellai? “Vampirizzare” il Pd Lorenzo Dellai

Egli lo vuole anche «unito, plurale, nuovo, glocale e innovativo nelle sue forme e nei suoi rapporti nazionali, che non appalti ad altri il valore della territorialità e dell’autonomia?». Però! E, se qualcuno non avesse ancora capito, l’ex presidente aggiunge che occorre «pensare di organizzare un campo democratico plurale anche se unito, nazionale ed europeo anche se non centralista; rispettoso ed anche convinto del ruolo delle leadership: ma ancora ostinatamente democratico; non nostalgico delle ideologie ma non per questo pragmatista e post-valoriale». Chiaro? È lo stesso centro-sinistra (questa volta con il trattino) che l’ex presidente ha gestito nel suo lungo periodo di governo. L’abbiamo dimenticato? Un governo durato vent’anni e più, durante il quale è sempre apparso faticoso trovare un riscontro tra gli annunci dei principi, come quelli ricordati sopra, e i comportamenti politici di Dellai che molti, pare, vogliano già dimenticare nella speranza di nuove albe. Forse qualcuno dovrebbe allora ricordare all’ex governatore che egli ha gestito questa terra con poteri quasi

assoluti. E, forse, dico forse, se il centrosinistra si trova oggi in una condizione di difficoltà una qualche responsabilità ce l’ha, forse, dico forse, anche lui! Soprattutto lui. A titolo di mera cronaca ricordiamo che nelle ultime elezioni politiche, nella sua penultima capriola politica, Dellai ha investito sul duo Monti-Montezemolo in concorrenza con il Pd di Bersani: in quella occasione Dellai diceva di far riferimento a un partito di centro che guarda a sinistra di degasperiana memoria. Oggi questa esperienza, l’ennesima, è stata brutalmente accantonata nel segno, appunto, del nuovo. Ecco, appunto: Dellai rincorre sempre il «nuovo» e mai vi approda? Il buon senso, e non solo, vorrebbe allora che chi ha governato così a lungo si astenesse dal dare giudizi e pagelle, si astenesse dal dire qual è lo «spirito giusto» che dovrebbe animare la coalizione. È fin troppo chiaro che non è affatto simpatico per il nuovo presidente della Provincia sentirsi tirare le orecchie in pubblico e pure nei privati conversari che divengono poi anch’essi pubblici col passa parola. Non è bello anche perché

di Luciano Pierangelo Giovanetti ha ragione. L’ex presidente Lorenzo Dellai è talmente preoccupato dello stato di salute della coalizione di centrosinistra autonomista che ha deciso di farne una nuova, almeno per quanto riguarda il centrosinistra. Così sabato scorso ha lanciato la sua Opa (vuol dire Offerta Pubblica d’Acquisto!) nel tentativo di essere ancora Rossi e la sua Giunta devono fare i conti, non solo con una consistente diminuzione delle risorse, ma anche con alcune scelte operate in passato dallo stesso Dellai. Alla fine degli anni 80 l’ex presidente Malossini fu messo in croce per l’ammontare delle spese di progettazione per la cosiddetta «metropolitana di superficie». Tutti, invece, pare abbiano già dimenticato i costi progettuali sostenuti per Metroland, senza dimenticare altre scelte discutibili come la proliferazione della Agenzie, delle società legate alla ricerca, le riforma istituzionale con le comunità di valle, la Protonterapia e quant’altro. Soprattutto Dellai si porta appresso una responsabilità politica i cui effetti oggi tutti paghiamo a caro prezzo. Sarebbe un errore dimenticarlo soprattutto per i suoi nuovi o vecchi amici. La sua responsabilità non sta nella quantità di partiti che ha inventato e poi rottamato in base alle proprie personali convenienze. No. Il problema è che in questi decenni non ha saputo costruire un partito vero pur avendo alle spalle gran parte dell’eredità politica democristiana che nel Trentino (lo si

dica qualche volta!) tranne qualche episodio finito nelle aule giudiziarie, non è stata mai posta in discussione. Anzi. Sì, Dellai non è riuscito a strutturare un partito normale con i suoi organi, le sue regole, le sue articolazioni territoriali, i suoi congressi ecc. Un partito che sapesse opporsi, in nome della sua autonomia, anche alle imprecazioni, ai pugni sul tavolo e alle porte sbattute del suo capo. Non un partito personale, ma un partito come quello che la Costituzione prevede all’articolo 49 con alla base un minimo di democrazia interna. Oggi non c’è bisogno di un centrosinistra nuovo, c’è bisogno invece che i partiti che compongono l’attuale alleanza di governo provinciale ritrovino, nelle modalità che ritengono più opportune, il senso di un percorso, il gusto dell’elaborazione politica e un rapporto più partecipato con la loro base che non sia fatto di soli spot da tre minuti a testa. È importante che ciascuna forza politica voglia più bene all’alleanza di cui fa parte, la consideri un bene prezioso, senza cadere nei tatticismi e nelle gelosie personali. Oc-

Azzolini*

una volta lui il «nuovo» punto di riferimento del centrosinistra trentino inglobando, come afferma Giovanetti, il Pd o buona parte di esso. L’attenta Luisa Patruno, nel suo servizio sull’assemblea di sabato scorso, scrive che Dellai vuole un centrosinistra (senza trattino) nuovo per «il senso e lo spirito». Non basta. corre essere consapevoli che le alleanze vanno preservate dalle incursioni e vanno curate quotidianamente in modo che l’apporto del singolo partito si coniughi nel valore politico e strategico dell’alleanza. Oggi l’autonomia di questa terra può avere una prospettiva solo nella misura in cui ci sono forze politiche strutturate ed una alleanza che sappia individuare delle politiche efficaci per far fronte alla crisi e, soprattutto, sia in grado di declinare positivamente il suo rapporto con i partiti e con le istituzioni nazionali. E’ questo un tema non di poco conto, ma non è la prima volta che il Trentino si trova a doverlo affrontare nella consapevolezza che il sistema autonomistico, fortemente criticato, ha bisogno del sostegno dei grandi partiti nazionali. Senza un loro apporto la sorte è segnata. C’è da augurarsi che Pd, Patt e Upt sappiano reciprocamente ascoltarsi e ritrovare la necessaria armonia interna, pur nell’ambito di un confronto che non può non essere fisiologico. Il presidente Rossi lasci che le quotidiane punzecchiature dellaiane scivolino via come l’acqua

sui vetri e cerchi, invece, di trovare quel «minimo comun denominatore» tra le diverse forze, condizione indispensabile per far camminare e crescere la maggioranza che lo sostiene. Sarebbe, forse, sufficiente questa consapevolezza per consigliare Dellai di ritagliarsi uno spazio di padre nobile, non di «dominus», e non farsi prendere dalla smania di un nuovo ricercato protagonismo fine a se stesso. I più maliziosi (o i più accorti?) sostengono, invece, che l’Opa che Dellai ha lanciato nei confronti del Pd abbia un’altra ragione. Se fra qualche settimana Renzi decidesse di accelerare i tempi della crisi e ci mandasse tutti al voto anticipato, Lorenzo Dellai con chi si candiderebbe? Domanda retorica, ovviamente. Può il Pd, che è pur sempre il primo partito nazionale e che in Trentino non è, per sua fortuna, dopo la convinta adesione di ieri al progetto Dellai, solo Luigi Olivieri, tollerare o accettare tutto questo? * editoriale pubblicato sul quotidiano l’Adige di sabato 13 dicembre 2014

Adulti, il “Don Guetti” amplia l’offerta formativa L’Istituto d’Istruzione Lorenzo Guetti è stato riconosciuto a partire dal 2013-14 Centro per l’Educazione degli Adulti (EdA) delle Giudicarie. Si è ampliata così l’offerta formativa locale nei confronti di chi, pur non essendo più in età adolescenziale, desidera rimettersi in gioco, tornare sui banchi di scuola e apprendere nuove e ulteriori competenze didattiche, per accrescere il proprio bagaglio culturale e professionale. 631 le persone adulte, italiane e straniere hanno frequentato lo scorso anno il Centro EdA nelle sue diverse proposte: corsi e laboratori finalizzati al conseguimento della licenza media e all’insegnamento

dell’italiano come L2 nei diversi livelli; corsi serali (Amministrazione, Finanza e Marketing; Costruzioni, Ambiente e Territorio) per il conseguimento del diploma superiore; corsi liberi e culturali in orario serale. La didattica delle prime due proposte ha tenuto conto di esigenze specifiche quali la flessibilità, una programmazione modulare, il riconoscimento di crediti formativi e la massima personalizzazione dei percorsi. A metà settembre sono partiti i corsi per il conseguimento della terza media e ha ripreso a funzionare il laboratorio di Italiano come lingua seconda. Le iscrizioni sono sem-

pre aperte; per informazioni si può contattare la Segreteria della Scuola aperta tutti i giorni dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 13.00, il martedì e il giovedì anche dalle 14.00 alle 19.00, il venerdì anche dalle 14.00 alle 20.00, telefono 0465 – 321735, mail: eda@guetti.tn.it Una proposta che da qualche anno implementa l’offerta formativa del Guetti sono i Corsi liberi serali per adulti, frequentati da Giudicariesi che vogliono approfondire le proprie conoscenze e competenze tramite brevi proposte di 18 o 10 ore a pagamento di Informatica con novità per l’anno 2014-15 con computer con Windows 8 e propo-

ste per implementare le conoscenze su internet, posta elettronica, gestione documenti con programmi Windows Office ecc.. Poi le lingue straniere: inglese (base, pre-intermedio, intermedio, conv.intermedio, conv.avanzato), francese base e intermedio, russo pre-intermedio, tedesco pre-intermedio, spagnolo intermedio B1. E ancora disegno in bianco e nero (e pastelli colorati), fotografia avanzato (utilizzo della fotocamera Reflex), dal libro al film opere a confronto (Shakespeare, Swift, Defoe, Hawtorne, Austen, Shelley, Orwell). Oppure Corsi culturali gratuiti, proposte di 8 ore, come: Crisi e creatività: come la crisi trasforma

i valori, gli affetti e le relazioni. In famiglia e in comunità; banca tradizionale e banca online: comportamenti e aspettative dei clienti; cane-uomo: conoscersi per capirsi; donne del XX sec: Simone Weil, Sophie Scholl, Chiara Lubich; artisti contemporanei delle Giudicarie: Gianluigi Rocca e Sergio Trenti. La scadenza per le iscrizione al 2° quadrimestre è fissata per mercoledì 21 gennaio (corsi 18 ore) e mercoledì 18 febbraio (corsi 10 ore e corsi culturali). Per maggiori informazioni si può contattare la Segreteria della Scuola aperta tutti i giorni dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 13, oppure sul sito web http:// www.guetti.tn.it.


Buon Anno

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e un ringraziamento a chi ci segue e a chi ci sostiene

SPONSOR 2014

ACI Tione ACI Pinzolo Agenzia Viaggi Eridio - Storo Agenzia Ballardini - Tione di Trento Agnoli Luigi - Tione di Trento Agraria 2000 - Tione Agritur il Favo - Villa Rendena Alpi Legno - Tiarno di Sopra Alpha /Beta - Ponte Arche Alte Quote - S. A. di Mavignola Apt Madonna di Campiglio - Pinzolo-Val Rendena Apt Terme di Comano Armani Remigio - Lardaro Ascoop – Tione di Trento Asm Tione Atesina Gas – Lavis Autorendena - Villa Rendena Avis Giudicarie Bailo - Stenico Banca Valsabbina - Storo Bauer Benetton 012 - Pinzolo Benetton - Tione BIM del Chiese BIM del Sarca Bios - Pieve di Bono BM Elettronica - Cimego Botteri Carni - Strembo Castello del Buon Consiglio Pat Capelli - Condino Carnevale di Storo Carnevale di Tione Cartiere di Carmignano – Condino Casanova Abbigliamento - Breguzzo Cassa Rurale Adamello Brenta – Tione di Trento Centro Studi Judicaria - Tione Ceresa Geometra Egidio Civico 09 - Pinzolo Colorificio Failoni - Tione di Trento Commercianti Tione Ucas - Commercianti di Pinzolo Comune di Tione di Trento Comunità delle Giudicarie - Tione Conad Consorzio per il Turismo Giudicarie Centrali Consorzio Turistico Valle del Chiese Costruzione Valentini Immobiliare Adamello Cunaccia Bruno - Strembo Dentisti in Croazia Ecofiera di Montagna - Tione Ecomuseo della Valle del Chiese - Condino Edilmarmi - Tione Ediltione – Tione di Trento

Elettromedia - Zuclo Emilio Cozzio & C. – Spiazzo Rendena Famiglia Cooperativa Giudicarie Federazione Allevatori Trento Festa dell’Agricoltura Dasindo Ferramenta Fedrizzi - Ponte Arche Foi Carpenteria - Bondone Foi Serramenti Geometra Amico, collegio geometri TN Gelateria Basin - Pieve di Bono Gyform - Vigo Rendena Ghezzi Mobili - Bondo Hella Brunico - Bolzano Idea Guida - Tione Ille Prefabbricati - Pieve di bono Imp. Valentini Sergio - Iavrè Iniziative Sviluppo Spa Iniziative Am - Caderzone Istituto Scuole Superiori l. Guetti Itas Assicurazioni Centro studi Judicaria Lata - Comano Terme La Valsabbina 1898 – Banca di Storo Lavori in Corso - Roncone La Cassa Rurale Giudicarie Paganella Valsabbia Legno Case spa - Condino Masè Termoimpianti – Strembo

Martinelli Impianti Elettrici - Ponte Arche Mazzacchi Gomme – Condino Mazzotti Romualdo – Tione di Trento Mercatì de l’or Mobili Bonenti - Bondo Mobilificio Taffelli - Pieve di Bono Moda Emmezeta- Zuclo Monfredini Fausto – Tione di Trento Monfredini Livio e Rudy Nardis Sport Pinzolo Officina Pollini/Chiodega - Madonna di Campiglio Ottica Ghirardini - Tione di Trento Ottica Oliana- Tione di Trento Onorati Calcestruzzi – Bleggio Inferiore Panificatori del Trentino Paissan & Partners Trento Pasticceria Dolce Peccato - Storo Pat/Ass. all’Agricoltura, Commercio e Turismo Pat/Ass. alla Cultura Pederzolli Mattia Piscina San Lorenzo in Banale Pistoria Val Rendena – Caderzone Terme Pittori Giardini Moreno Plastigomma - Tione di Trento Prefab - Bolzano Pretti e Scalfi

Massimo dr. Passafiume Dentista - Strembo

Pro Loco Bolbeno

Pro Loco di Preore Punto 3 di Alessandro Togni - Tione di Trento MV Quality - Pergine Valsugana Rifugio Agostini Rifugio Brentei Rifugio Carè Alto Rifugio Casinei Rifugio Mandron Rifugio Val di Fumo Rifugio Trivena - Breguzzo Rifugio Stoppani al Grostè Rifugio Stella Alpina Ristorante Alpino - Breguzzo Ristorante al Sole - Saone Ristorante la Contea - Bolbeno Ristorante Mildas - Pinzolo Ristorante Passo Durone Salumificio Parisi Scaia Gioiellerie - Tione/Pinzolo Scaia Ottica - Tione Scaia Alimentari - Prezzo Scuola del Legno di Praso Sirianni Abbigliamento - Tione di Trento Sirianni Floricoltura - Tione Sogap Servizi Ambientali – Preore Speed Rock Sport Division - Tione/Storo Stedile Gioielleria - Madonna di Campiglio Steldo materiali edili - Tione di Trento Studio dentistico dr. Zeni - Sarche Studio Busatti Breguzzo Studio OPdontoiatrico dr- Bonetti - Ponte Arche Studio Simeoni Osvaldo Studio tecnico Gnutti Tardivo e Poli arredamenti - Pinzolo Terme di Comano Tomasini Auto – Zuclo Trentino Sviluppo Spa - Rovereto Trekking dell’Adamello Troticoltori Trentini Ufficio Stampa Pat UPT Tione Viaggi Paoli – Tione di Trento Viviani Carrozzeria Tione 24h Val Rendena MTB - Strembo


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Cooperando

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Ancora oggi, il ruolo delle cooperative è rilevante ed il loro numero non tende a diminuire sotto i colpi della competitività e della globalizzazione, anzi tende a crescere; esse sono state capaci di ripensarsi e rafforzarsi in linea con i propri principi e con le caratteristiche del mercato. La forza della cooperazione risiede infatti nella sua capacità di valorizzare le risorse economiche ed umane a disposizione del territorio. In questo quadro, il tema delle competenze e della specializzazione riveste un ruolo di grandissima importanza e attualità. Pensiamo infatti che in Italia quasi 12 milioni di lavoratori saranno sostituiti da algoritmi nei prossimi vent’anni: la transizione verso quella che viene definita la “seconda era delle macchine” potrebbe far perdere il posto di lavoro alla metà degli occupati nel nostro Paese. Il dato emerge da una ricerca condotta dai ricercatori di Oxford, impegnati in uno studio sull’impatto delle tecnologie nel mondo del lavoro. Secondo i ricercatori “la probabilità di automazione è determinata dal contenuto routinario di ogni occupazione”, ovvero da quanta parte di un lavoro consiste nel ripetere procedure iperdefinite che possono essere facilmente realizzate da macchine guidate da algoritmi. In questo scenario si mette in moto una vera e propria gara tra macchine e persone: serve capire in

Rivoluzione del capitale umano: per la cooperazione missione e-skill In Italia nel 2020 76mila figure ad alta competenza tecnologica resteranno “scoperte” di Alberto Carli

L

a cooperazione ha rivestito e riveste un ruolo importante sotto molti profili, anche in coerenza con il fatto che essa interessa diversi settori di attività: quello agricolo e della lavorazione e vendita dei prodotti dell‟allevamento e dell‟agricoltura, quello del credito, quello della vendita al dettaglio di prodotti alimentari,

quello dell‟educazione, dei servizi socio-sanitari e dell’inserimento lavorativo, ma anche molti altri settori in cui il coordinamento di lavoratori e produttori ed il controllo da parte degli stessi dell’organizzazione ha permesso l’ottimizzazione delle risorse locali e il soddisfacimento di molti bisogni dei residenti.

E-skill - banda larga

cosa le persone siano davvero insostituibili e definire politiche del lavoro e della formazione che aprano una

nuova stagione di occupazione ad alto contenuto innovativo, privilegiando la formazione di qualità,

anticipando le richieste del mercato del lavoro e sfruttando sempre meglio i fondi destinati a questo setto-

re. Non è un caso che ogni cinque o sei anni emergano almeno una decina di nuove professioni prima sconosciute, che surclassano le precedenti e che sono centrate su nuove competenze e nuovi ruoli operativi. Nei primi anni Duemila è stata la volta degli esperti di marketing online e dei programmatori, oggi la rivoluzione dei mestieri continua e si parla di social media manager, digital strategist, sviluppatore di App, ecc. Figure queste ultime emergenti, che operano ai margini di funzioni come il marketing, la comunicazione o l’IT. Il Trentino già da anni ha

capito l’importanza di investire sulla formazione e ha messo in campo l’artiglieria pesante per vincere la sfida degli e-skill. A partire dalla scuola, fino agli investimenti infrastrutturali come la banda larga. Si è iniziato bene ma vanno fatti velocemente passi ulteriori. Serve, anche dentro la cooperazione, una strategia di investimenti nel capitale umano. Una politica dell’innovazione che punti sulle nuove tecnologie e al pari sulle nuove competenze. Una formazione continua, in aula ma anche a distanza, che agisca in questa direzione, permettendo ai cooperatori di capire come, di conseguenza, il ruolo delle cooperative si stia evolvendo e debba mutare e quali siano le modalità di gestione più efficienti per affrontare questi cambiamenti.

Pesca in Giudicarie 2015, novità a 360° Tante le offerte e le iniziative presentate all’Assemblea presso il Centro Studi Judicaria di Aldo Gottardi

Si prospetta un anno ricco di novità per la pesca nelle Valli Giudicarie e Rendena. Obiettivi importanti quali una prospettiva di crescita ambiziosa e ben pianificata sono stati infatti i temi principali durante la presentazione della stagione di pesca 2015 avvenuta il 27 novembre scorso in una affollatissima sala del Centro Studi Judicaria di Tione. Dopo anni di crescita e perfezionamento, che l’ha portato a rappresentare l’eccellenza a livello nazionale e non solo, il nostro patrimonio ittico fluviale si sta preparando ora a fare un ulteriore salto di qualità per proporsi sul piano dell’offerta turistica mondiale. Una concertazione tra l’Associazione Pescatori Alto Sarca e Consorzio Per il Turismo Giudicarie Centrali può rendere possibile questo progetto che durante l’incontro è stato mostrato al pubblico, presentato ed esposto in tutti i

suoi punti e caratteristiche. Importante è il piano di marketing e pubblicitario per la pesca nelle nostre Valli, per i quali sono state predisposti e mostrati in anteprima al pubblico tre filmati, uno per ogni ambito fluviale (Val Rendena, Giudicarie Centrali e Comano Valle Salus), che saranno poi uniti in un unico “spot”affiancato anche da un depliant turistico in italiano e inglese. Interessanti anche le proposte di marketing che potrebbero collegarsi al progetto presentato in sede da “Trentino Fishing” ovvero una piattaforma turistica per la quale si predisporrebbero pacchetti mirati a tutti i tipi di utenza, unendo l’attività sportiva con la sistemazione in strutture alberghiere del territorio Passando a parti più tecniche, sono stati analizzati gli andamenti nel corso degli anni sul rilascio permessi e sulle adesioni all’Associazione, che hanno

rilevato un trend più che positivo grazie anche alla varietà delle offerte e alle eccellenze raggiunte in quest’ambito. L’Associazione Pescatori Alto Sarca nella figura del Presidente Emilio Fedrizzi

può contare anni di esperienza nella gestione del patrimonio fluviale. Tra queste eccellenze vanno ricordate le zone No Kill e le zone Big Fish, molto apprezzate da turisti e locali.

In collaborazione con il Consorzio Turistico, novità anche per quanto riguarda le aree fluviali. Ne sono un esempio la creazione di piazzole appositamente studiate per consentire la pesca anche ad anziani o disabili, oppure l’installazione di webcam lungo il fiume Sarca e Chiese, per consentire a chiunque di osservarne le condizioni in tempo reale, oppure novità molto tecniche come la creazione di applicazioni per cellulari dedicate alla pesca, aggiornamento ed evoluzione del sito web e l’implementazione del sistema di vendita dei permessi online. A conclusione dell’incontro, è stato svelato quello che sarà il nuovo logo distintivo per i rivenditori autorizzati di permessi pesca e per le strutture convenzionate, che andrà ad essere il “biglietto da visita” della pesca nei nostri fiumi. Che sarà presentato prossimamente al pubblico.


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Attualità

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Due sculture lignee al posto di quelle trafugate 44 anni fa. Uno dei più preziosi altari della Pieve di Condino, grazie ai giovani, torna ai vecchi splendori

Condino, l’Altare torna alle origini La sorpresa è frutto dell’amore per la propria chiesa di alcuni giovani condinesi che, da tempo, sognavano di restituire a quell’altare, legato alla presenza della confraternita dei Battuti, i due angioletti lignei che reggevano il reliquario. Il furto, avvenuto in una buia notte di 44 anni fa, ha spogliato l’altare di pezzi rari quali: la Pietà lignea opera di Stefano Lamberti fatta risalire al 1530, una tavoletta dipinta raffigurante l’Ultima Cena attribuita alla scuola del Romanino, e i due angioletti che sostenevano l’urna, opera di un intagliatore lombardo del secolo XVI. Mentre la Pietà e il dipinto dell’Ultima Cena, sono stati ritrovati a Stoccarda dall’Interpol tedesca, nel marzo del 1982 e, riconsegnati alla comunità di Condino il 5 ottobre del 1987 durante una solenne funzione religiosa officiata dall’allora decano don Tullio Rosa (ora sono

P

di Ettore Zini er gli abitanti di Consull’altare della Scola o deldino quello di quest’anno è stato un Natale la Pietà, i due angioletti che, fino al 9 settembre del speciale. Durante il tradizionale Concerto 1970, sorreggevano l’elegante scrigno policromo natalizio del Corpo Bandistico G. Verdi nell’Ar- dove sono conservate le reliquie di sei martiri. Non cipretale dedicata a Santa Maria Assunta - bene quelli veri, sottratti dalla chiesa ad opera di ladri. artistico di interesse nazionale - hanno ritrovato Ma la copia esatta degli originali. Dopo tante insistenze, arriva il nulla osta. Viene contattato Egidio Petri, uno dei miglior scultori trentini in materia. E vengono riprodotte le due statuette che facevano bella mostra sull’altare più prezioso di tutta la Pieve. Prove certosine e il rigoroso rifacimento dei due pezzi, sono seguite attentamente dai committenti, fino alla posa definitiva. Alla vigilia di Natale di quest’anno l’inaugurazione. Durante il tradizionale concerto

natalizio del locale Corpo bandistico (uno degli appuntamenti natalizi più seguiti di tutta la valle) le due statuette sono riapparse come per miracolo sul vecchio altare. La doratura, in lamina d’oro, è stata eseguita da maestri della tradizione lignea dell’Alto Adige. Dopo tanti anni, sull’ancona dell’altare della Pietà, grazie a dei giovani del paese, a reggere l’urna lignea con le reliquie dei santi Geminiano, Epimato, Innocenzo, Valentino, Leo e Felicissima, non c’erano più due colonne posticce. Ma due angeli. Che riproducono quelle opere d’arte di grande valore, in tutta la loro originaria bellezza.

Il Giornale delle Giudicarie

mensile di informazione e approfondimento Sculture lignee dopo il restauro

custoditi nel caveau della Cassa Rurale di Tione),

delle due statuette non s’è trovata più traccia. Ecco

Sculture lignee prima del restauro

che qui entrano in scena alcuni giovani del paese con Claudio Rosa in testa, che con la collaborazione della Filodrammatica “El Grotel”, racimolano i fondi per realizzare le copie dei due angioletti trafugati. E’ un’impresa improba. Intanto perché ci sono da ottenere i permessi della Curia. Poi ci sono da affrontare le resistenze della Soprintendenza ai beni storico-artistici e culturali della Pat. Per quel gruppo di volenterosi e i ragazzi della filodrammatica c’è da fare la spola tra Condino e Trento un sacco di volte. Inizialmente nessuno vuol dare il via libera all’iniziativa. Poi, il miracolo.

Anno 13 n° 1 gennaio 2015 Editore: Associazione “Il Giornale delle Giudicarie” via Circonvallazione, 74 - 38079 Tione di Trento Direttore responsabile: Paolo Magagnotti Caporedattore: Roberto Bertolini Comitato di redazione: Elio Collizzolli, Matteo Ciaghi, Aldo Gottardi, Denise Rocca Hanno collaborato: Adelino Amistadi, Mario Antolini Musòn, Enzo Ballardini, Claudia Brunelli, Francesco Brunelli, Alberto Carli, Arianna Foglio, Elisa Pasquazzo, Alessandro Togni, Alberta Voltolini, Ettore Zampiccoli, Ettore Zini, Marco Zulberti Per la pubblicità 3356628973 o scrivere a sponsorgdg@yahoo.it Il giornale è aperto a tutti. Per collaborare si può contattare la redazione (3335988772) o scrivere a: redazionegdg@yahoo.it Direzione, redazione via Circonvallazione, 74 - 38079 - Tione di Trento Stampato il 5 gennaio 2015 da Sie Spa - Trento Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 1129


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Associazioni/Rubrica legale

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Cinque lustri a servizio degli infermi

Motivo dell’insolita presenza era la celebrazione del 25° anniversario della fondazione dell’Associazione. Nel 1989 infatti l’attività di Soccorso e Trasporto infermi, inizialmente gestita dal locale Corpo dei Vigili del Fuoco, divenne una specifica ed autonoma associazione con un suo proprio statuto. Il primo presidente fu Pietro Maturi: egli guidò la compagine dei primi 30 operatori nell’esordio abbastanza difficoltoso e offuscato dai dubbi sull’opportunità e tenuta di tale struttura. L’attuale direttore sanitario e uno dei soci fondatori, dottor Augusto Gallucci, testimonia con i suoi ricordi come l’impegno dei “pionieri” abbia poi condotto il Servizio ad uno sviluppo lusinghiero, sia nel

I fedeli che, sabato 20 dicembre 2014, si sono recati alla parrocchiale di Pinzolo per assistere alla s. Messa hanno avuto la sorpresa di trovarsi fianco

numero degli interventi sia in quello dei successivi aderenti. Attualmente i volontari sono 75 e si suddividono

nell’attività di emergenza e di trasporti programmati, coprendo con equipaggi di 2 volontari l’intero arco della giornata. Anche

Il S.T.I. di Pinzolo ha recentemente festeggiato 25 anni di attività a favore della comunità dell’alta Val Rendena

a fianco con il folto gruppo, in divisa completa, dei volontari de Servizio Trasporto Infermi di Pinzolo – Alta Rendena. il parco macchine ha subìto un netto e sostanziale incremento: dalla prima vecchia ambulanza, assegnata nel 1989 in comodato d’uso dal Comune di Pinzolo, si è passati alle tre attuali, allestite per il soccorso d’urgenza e convenzionate con Trentino Emergenza 118, un PMA (Presidio Medico Avanzato) ed un’auto sanitaria che, nel periodo estivo e natalizio, affianca il normale equipaggio svolgendo servizio con un infermiere professionale ed un volontario. Il territorio di competenza comprende i comuni di Strembo, Caderzone Terme, Giustino, Massimeno, Carisolo, Pinzolo e

Bocenago. Dal 1997 le attività dell’Associazione si sono arricchite di una nuova iniziativa: per ricordare la scomparsa di uno dei volontari, deceduto in un incidente, si pensò di dedicargli una manifestazione sportiva, allargando la partecipazione a tutte le associazioni italiane di soccorso. Fu così organizzato il “Campionato Italiano di Sci per Operatori Trasporto Infermi” che quest’anno ha raggiunto la diciassettesima edizione. Dal 2004, anno della sua scomparsa, il trofeo è intitolato al presidente Pietro Maturi. Nel corso della serata sono stati ricordati i nomi dei fonda-

tori di cui 7 sono tuttora in servizio: sono il dottor Augusto Gallucci, Luciano Caola Filizot, Mario Binelli, Luciano Collini, Arturo Collini, Luigi Maturi e Antonio Caola. A chiudere la cerimonia le parole di saluto rivolte dal Presidente Tiziano Bonenti a tutti gli operatori: “A tutti voi dedico queste mie parole di ringraziamento per la generosità e la dedizione al servizio in tutti questi anni di volontariato. In questi 25 anni siamo riusciti nell’intento di offrire a tante persone il nostro aiuto, in solidarietà e azione: condivido con voi la soddisfazione e l’onore della nostra appartenenza allo STI di Pinzolo. Grazie, Volontari, per quello che fate!”

RUBRICA LEGALE

Locazione di immobili: cosa c’è da sapere Focus su un contratto diffusissimo: diritti e doveri

Il locatore ha l’obbligo di: consegnare la cosa in buono stato di manutenzione; mantenere il bene in buon uso (es.. provvedendo alle riparazioni); garantire il pacifico godimento del conduttore, per l’ipotesi che un terzo pretenda di avere diritti sulla cosa (es. una servitù di passaggio). Il conduttore ha l’obbligo di: prendere in consegna la cosa; servirsene per l’uso stabilito osservando la diligenza del buon padre di famiglia; corrispondere il canone stabilito; restituire, alla scadenza, la cosa nello stato in cui l’aveva ricevuta. Cosa accade se il conduttore non rispetta l’obbligo di pagare il canone? Come può tutelarsi il proprietario? Al proprietario è data la possibilità di tutelarsi in via giudiziale qualora il conduttore non provveda a pagare regolarmente il canone pattuito. Lo strumento giu-

La locazione è il contratto con il quale una parte si obbliga a far godere all’altra una cosa mobile o immobile per un dato tempo verso un determinato corrispettivo. È quindi un contratto consensuale che produce effetti obbligatori tra le parti. La forma (e quindi se il contratto va fatto con atto pubblico oppure atto privato) è libera, nel senso che le parti possono decidere se rivolgersi ad un Notaio o meno, salvo che per i contratrisdizionale previsto ad hoc è lo sfratto per morosità. Si tratta di un procedimento più celere rispetto ai consueti procedimenti di merito in ambito civile che permette in tempi ragionevolmente brevi di ottenere la condanna dell’inquilino, non solo a lasciare libero l’appartamento locato, ma anche a versare i canoni scaduti e da scadere sino all’effettivo rilascio, oltre alle spese legali sostenute per il procedimento e gli interessi nel frattempo maturati. La legge prevede la possibilità di ricorrere a tale strumento anche laddove vi sia stata la mancata corre-

sponsione anche di un solo canone; invece quando trattasi di spese condominiali è necessario che l’importo non pagato di tali spese corrisponda alla somma di almeno due canoni. Il procedimento si sviluppa con un primo atto che viene inviato al conduttore moroso con il quale si intima il pagamento e lo si invita a presenziare davanti al Giudice competente ad un’udienza stabilita. In tale udienza il Giudice valuterà le posizioni delle parti e deciderà il da farsi. Se il conduttore non si presenta il giudice riterrà tale comportamento come

ti di locazione di beni immobili di durata superiore ai nove anni. Quanto alla durata, la locazione non può eccedere i trent’anni: si riduce a tale tempo quello eventualmente superiore convenuto tra le parti. Se il proprietario aliena (es vende) il bene locato, l’acquirente è tenuto a rispettare il contratto di locazione, purché esso risulti avere data certa anteriore alla cessione stessa del bene. un’ammissione rispetto al debito maturato e provvederà a emettere il provvedimento predetto con cui condannerà l’inquilino a lasciare l’immobile entro una data indicata dallo stesso giudicante oltre al pagamento delle spese di giudizio ed i canoni di locazione. L’inquilino potrà presenziare all’udienza spiegando le proprie eventuali ragioni difensive e, eventualmente, chiedere di “purgare la mora” e quindi pagare gli importi in sofferenza (comprensivi di capitale spese legali e interessi). In questo caso il giudice

concederà un termine di pochi giorni per provvedere e, in considerazione del venir meno della morosità, non potrà essere emesso il provvedimento di rilascio richiesto. La purgazione della mora non può avvenire solo tre volte nel quadriennio. Una volta ottenuto il provvedimento di rilascio esso dovrà essere notificato al conduttore con il relativo precetto (per il pagamento delle spese e dei canoni) con il quale si avvertirà che in caso di mancata ottemperanza all’ordine del giudice si procederà all’esecuzione forzata.

Se nonostante tale invito il conduttore non rilascia l’immobile sarà possibile procedere alla notifica di un atto ulteriore, questa volta redatto dall’Ufficiale Giudiziario, il quale indicherà giorno e ora i n cui si recherà presso il debitore per procedere al rilascio forzato del bene locato. La procedura non è priva di imprevisti né di spese ma, essenzialmente, seguendo l’iter previsto dalla legge sarà possibile riottenere coattivamente il proprio immobile e, se il conduttore non è del tutto indigente, sarà possibile agire esecutivamente anche per recuperare, oltre ai canoni ed agli interessi maturati, anche le spese legali anticipate al proprio difensore. Avv. Francesca Zanoni – Ponte Arche (TN) https:// avvocatofrancescazanoni. wordpress.com/


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Incipit e Interlabor: due opportunità concrete peraccedere al mondo del lavoro La ricerca ha comportato la verifica dei percorsi compiuti dai 127 ragazzi che hanno partecipato alle prime 4 edizioni del progetto Incipit e dei 15 giovani che hanno aderito alle 2 edizioni del progetto Interlabor. Per quanto riguarda Incipit, il progetto è stato promosso a partire dal 2006 con l’obiettivo di incentivare le aziende della zona all’innovazione mediante ricerche svolte da laureandi e neo laureati. Dalle interviste somministrate ai partecipanti delle prime 4 edizioni sono emerse interessanti conferme: complessivamente il 94% degli intervistati ha trovato lavoro dopo l’esperienza di Incipit, e di questi oltre l’85% entro il primo anno dalla conclusione del progetto. Ben 27 dei 106 intervistati hanno continuato ad intrattenere rapporti di collaborazione con le aziende e con gli enti partner del progetto; per 19 la collaborazione è diventata addirittura continuativa. Oltre il 95% degli intervistati ha confermato che l’esperienza di Incipit è stata utile ad incrementare le proprie competenze per il successivo accesso al mondo del lavoro. Nello specifico le interviste hanno fatto emergere l’aumento prevalente delle competenze relazionali ed organizzative, oltre alle competenze pratiche, gestionali e di flessibilità. Ancora più evidenti i risultati del progetto Interlabor, con il quale la Cassa Rurale promuove stage all’estero presso sedi operative

Con una tesi di laurea intervistati tutti i giovani partecipanti ai progetti di mutualità innovativa promossi dalla Cassa Rurale Giudicarie Valsabbia Paganella

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imona Foglio di Darzo si è brillantemente laureata all’Università Cattolica di Brescia (Facoltà di Scienze della Formazione – Corso di Laurea in Scienze dell’educazione e della formazione) con una tesi dal titolo “I progetti di mutualità innovativa della Cassa Rurale Giudicarie Valsab-

bia Paganella: indagine sulle opportunità connesse ai progetti Incipit e Interlabor”. La neolaureata ha svolto una ricerca sui progetti Incipit e Interlabor promossi dalla Cassa Rurale che ha sede a Darzo e Ponte Arche, per verificarne i risultati in termini di opportunità per l’accesso al mondo del lavoro.

Andrea Armanini e Luca Martinelli, presidente e vice de La Cassa Rurale

di aziende proprie clienti. Con questo progetto 15 ragazzi hanno potuto fare esperienze in Cina, Russia, Slovacchia, Germania, Inghilterra, Cuba, Emirati Arabi. Tutti e 15 i partecipanti hanno trovato occupazione dopo l’esperienza, ad eccezione di coloro che hanno proseguito gli studi. 7 partecipanti hanno proseguito la collaborazione con l’azienda nella quale hanno svolto il tirocinio, grazie alle competenze acquisite, fra cui emergono quelle relazionali, organizzative e gestionali.

Intervista al Presidente Andrea Armanini ed al Vicepresidente Luca Martinelli della Cassa Rurale Giudicarie Valsabbia Paganella

«La conferma della nostra strategia e del valore concreto delle sue azioni»

In un periodo in cui si sente parlare solo di crisi e di disoccupazione, con i dati di quella giovanile molto preoccupanti, abbiamo intervistato i vertici della Cassa Rurale Giudicarie Valsabbia Paganella per commentare i dati della tesi di laurea che ha indagato i risultati dei progetti Incipit e Interlabor, promossi dalla Cassa Rurale a partire dal 2006. Quando sono stati avviati questi progetti? Come valutate i risultati della ricerca? La ricerca ci dà grande soddisfazione perché conferma la validità e l’efficacia delle scelte e degli investimenti portati avanti anche in momenti in cui poteva essere più facile “risparmiare”. Riteniamo che aver dato l’opportunità a 127 giovani provenienti dal nostro territorio di fare un’esperienza qualificante delle proprie competenze sia un’azione concreta per andare oltre la crisi. Un investimento di cui beneficeranno in futuro la nostra economia e le nostre comunità.

I progetti di mutualità innovativa che la nostra Cassa Rurale promuove sono molti, ma Incipit ed Interlabor sono stati i primi due, elaborati strategicamente dalla Cassa 9 anni fa. L’idea di fondo era e rimane quella di proporre concrete opportunità ai nostri giovani per strutturare competenze utili all’accesso al mondo del lavoro, ma anche alle nostre aziende stimolandole alla ricerca ed allo sviluppo.

Come state proseguendo? Nell’estate 2014 è stata avviata la 5^ edizione di Incipit, a cui stanno partecipando 35 aziende partner e 42 giovani ricercatori. Nelle prossime settimane verrà aperto il 3^ bando di Interlabor con almeno 10 posti di stage all’estero. Per il 2015 abbiamo confermato tutte le iniziative degli scorsi anni (Casa Londra, Casa Berlino, Progetto orientamento e Start You Up), e sarà avviato per la prima volta Casa Barcellona con un rinforzo del budget a disposizione. Siamo quindi fermamente con-

vinti di questa strategia, che vediamo come una modalità concreta di fare cooperazione in chiave moderna e innovativa. Qualche obiettivo futuro? Certamente continueremo ad investire cercando una maggiore condivisione da parte delle aziende e delle istituzioni affinché si possa, anche concertando le azioni, produrre opportunità concrete che ci aiutino a superare un momento di difficoltà, che è sì economica, ma pure culturale.


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Società

GENNAIO 2015

La scuola materna Don Giovanni Failoni di Tione fa il bilancio di un anno di attività del nuovo Ente gestore

Un’asilo “a misura” di famiglie La scuola materna Don Giovanni Failoni (anche il nome è cambiato, in luogo del più datato “Umberto I”), che è ospitata nello storico edificio di Piazza Cesare Battisti, è attualmente gestita da Co.e.si, (Comunità Educative Scuola Infanzia) un’associazione senza scopo di lucro, formata da Enti gestori di Scuole equiparate dell’infanzia del Trentino, costituita nel 2009. Presidente dell’Ente gestore della scuola materna tionese è, dal dicembre 2013, Maria Rita Alterio, già docente dell’Istituto comprensivo di Tione e poi dirigente scolastica dell’I.C. Giudicarie Esteriori, che, alla testa di un direttivo completamente rinnovato, ha avuto mandato di rilanciare l’azione dello storico asilo tionese, dopo alcune criticità che l’avevano interessato negli ultimi tempi. «Un impegno molto intenso - spiega la presidente Alterio - che ci ha occupato a tempo pieno in questo primo anno di attività. Alla fine di questo 2014, tracciando un bilancio, possiamo però essere di certo soddisfatte del lavoro svolto e dei risultati ottenuti». Su quali elementi avete puntato per questo nuovo corso della scuola materna di Tione? Innanzitutto abbiamo da subito ricercato un maggiore coinvolgimento da parte dei genitori nella gestione dell’asilo, lungo due direttrici. La prima, dal punto di vista della partecipazione alla definizione dei percorsi educativi-didattici, ascoltando le loro aspettative, proposte ed esigenze; la seconda, condividendo con loro la gestione della struttura dell’asilo, in termini di

T

rascorso un anno dal rinnovo dell’Ente gestore della scuola materna di Tione, è tempo di stilare un bilancio di questa nuova avventura. L’occasione è stata quella dell’approvazione del bilancio annuale, con l’assemblea ordinaria del 16 dicembre, nel corso della quale sono state presentate le iniziative messe in campo

e quelle “in rampa di lancio”, per una realtà che si segnala come molto attiva e peculiare nel panorama delle scuole materne giudicariesi. Innanzitutto per le dimensioni: sono 111 i bambini attualmente seguiti (saranno 121 da metà gennaio), divisi in 5 sezioni, con 13 insegnanti e un personale d’appoggio che conta 8 unità, fra cui due cuoche.

. La presidente dell’Ente gestore Maria Rita Alterio

organizzazione interna dei ruoli, e anche di manutenzione vera e propria della struttura. Nel senso? Manutenzione nel senso che i genitori hanno partecipato direttamente al miglioramento della struttura, ciascuno mettendo la propria disponibilità di tempo e di conoscenze. Ad esempio sono stati così rinnovati gli interni, la zona esterna di gioco, la sala mensa. Un modo per collaborare, vivere direttamente l’ambiente dove i propri bambini passano una parte importante della giornata e, per l’ente, risparmiare. Già, perché occorre dire che la scuola materna non è di proprietà del comune. Sì, occorre chiarire questo passaggio, poiché molti ancora pensano che l’asilo sia gestito direttamente dal comune di Tione. In realtà si tratta di un ente privato, gestito da Coesi, con la provincia che paga le spese del personale, ma che per il resto si appoggia solamente sulla propria capacità di

I genitori impegnati nei lavori di restauro dell’area giochi

autofinanziamento. Chiaramente l’interessamento e l’intervento del comune, ove è possibile, è costante e immediato di fronte a nostre eventuali richieste. Dunque ci autofinanziamo attraverso principalmente le quote-mensa delle fa-

miglie. Certo, per cercare di contenere le spese e gravare il meno possibile sui genitori, organizziamo piccoli eventi, quali lotterie, Mercatino di Natale…, nei quali i genitori hanno sempre una importante parte attiva; ma puntiamo anche sulla sensibilizzazione al pagamento della quota sociale, la sottoscrizione del 5 per mille in occasione degli adempimenti fiscali, e anche su eventuali donazioni da parte di enti e privati, che riconoscano l’importanza dell’attività educativo-didattica delle nuove generazioni portata avanti dalla scuola materna. Quindi genitori protagonisti.. Certamente, grazie alla loro disponibilità abbiamo oggi una struttura accogliente e adatta ad ospitare al meglio i bambini ed una buona partecipazione alle proposte della scuola. A loro va di certo un forte ringrazia-

mento per come si sentono parte di questo ente. Parliamo della parte didattica. Anche qui si parla di un anno di forti novità. Sì, parlando del progetto pedagogico abbiamo ritenuto di proporre qualcosa di nuovo rispetto a quello esistente, che era un po’da-

tato. Le insegnanti, con la collaborazione di alcuni genitori, hanno riformulato il progetto alla luce delle nuove istanze educative e didattiche e ne è scaturito un documento ricco di indicazioni ed orientamenti ,che hanno poi dato il via al progetto didattico, veramente innovativo, di questo anno scolastico “Una finestra aperta sul paese”, incentrato sulla conoscenza del territorio e su numerose attività sia in classe che all’esterno. Le insegnanti hanno previsto visite a strutture culturali, sociali e commerciali del paese per una prima conoscenza del proprio comune, hanno organizzato la visita a manifestazioni di ambito locale per focalizzare l’attenzione dei bambini sul cultura e tradizione locale. Inoltre, su proposta del comitato di gestione, sono stati attivati progetti di educazione motoria e musicale, con la collaborazione di esperti esterni, per arricchire l’offerta formativa dei nostri bimbi . Un dialogo dunque che continua, quello fra scuola materna e famiglie. Sì e che oggi si può avvalere di un ulteriore strumento, realizzato in sinergia con gli studenti del Centro di formazione professionale Upt di Tione, che è il sito internet della scuola materna, www.scuolamaternatione.it dove è possibile trovare avvisi, informazioni e indirizzi utili. Insegnanti e studenti del Cfp-Upt hanno sviluppato un progetto didattico specifico che ha ci ha permesso di essere sul web ed di raggiungere questo importante obiettivo: genitori e scuola ora possono dialogare in tempo reale (r.b.)


La Val del Chiese ricorda la Grande Guerra CIMEGO

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Per il centenario in programma tante iniziative dall’8 al 10 agosto nello scenario dei Forti


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Sport

GENNAIO 2015

Uno sciatore.. per tutte le stagioni

Il 21enne Mauro Battocchi protagonista dello sci d’erba internazionale Questo sport lo pratichi fin da bambino? Nell’estate del 2009 ho provato questo sport per la prima volta sulle Alpi del Cermis. Uno sport per me nuovo: lo sci d erba. In quell’evento, una garetta “di propaganda”, c’era l’allenatore della nazionale Roberto Parisi, che osservandomi mi ha detto che me la cavavo molto bene e mi ha proposto per la stagione successiva di far parte della squadra nazionale. Hai scelto tu questo sport o è uno sport “di famiglia”? Io facevo gia l’atleta di sci alpino e questo sport è arrivato un po’ all’improvviso, provandolo e subito mettendomi a fare allenamenti e gare, appassionandomi e facendo vedere subito dei buoni risultati. Senti di aver sacrificato qualcosa per raggiungere i I corsi sono strutturati in lezioni teoriche dedicate alla presentazione dei contenuti del corso, dei materiali, neve, valanghe, valutazione del rischio e, per il solo corso avanzato, delle manovre di corda su roccia, oltre che una serie di lezioni pratiche svolte durante uscite lungo itinerari di scialpinismo nei gruppi Adamello – Presanella, Dolomiti di Brenta e gruppi limitrofi. In particolare il corso base prevede lezioni teoriche e pratiche relative a: tecnica di salita e di discesa, topografia ed orientamento, utilizzo degli strumenti di autosoccorso A.R.T.VA. pala e sonda, scelta del tracciato di salita e di discesa, valutazione dei rischi ed osservazione del manto nevoso per la previsione del grado di pericolo localizzato, lettura del bollettino neve, nivologia (neve e valanghe), pratiche di autosoccorso in groppo oltre che principi di alimentazione e preparazione fisica. Il 30° corso SA1 viene dedicato dalla Scuola a Laura Masè Maganzin a poco più di un anno dalla sua scomparsa per la grande passione e il grande amore che aveva per le sue montagne e per la gioia che provava e che condivideva con tutti nel disegnare quattro serpentine in neve fresca dopo una lunga salita verso la cima. Negli anni in cui ha accolto montanari e alpinisti nel “loro” rifugio, Lei e Lucio, al Rifugio Segantini in Val Amola, hanno diffuso questo grande innamoramento per i loro monti. Il corso sarà

Mauro Battocchi in aione fra i pali stretti

di Aldo Gottardi L’appuntamento con le Promesse Sportive giudicariesi continua, e dopo avervi parlato di corsa in montagna e nuoto, in questo numero parleremo di sci. Ma non lo sci “classico” praticato su pendii innevati. Parleremo stavolta di sci d’erba. Uno sport relativamente giovane, nato in funzione di allenamento per gli sciatori durante i periodi “senza neve”, e diventato ben presto disciplina a sè stante, contando sempre più partecipazioni a livello internatuoi obiettivi? Come in tutti gli sport se si vuole un risultato finale bisogna metterci sacrificio, allenarsi, tenere duro, avere delle sconfitte, delusioni e vittorie e sempre andare avanti a testa alta. Qual’è il risultato che ti ha dato maggiori soddisfazioni? Nel mio primo anno di sci d’erba non ho avuto molte soddisfazioni. Non son riuscito bene a trovare quello che volevo. Ma già nel secon-

zionale. E uno dei migliori interpreti di questa specialità, che in pochi anni ha scalato velocemente le classifiche proclamandosi vincitore nel supergigante dei Mondiali Junior, è il tionese Matteo Battocchi. Classe 1993, Matteo ha già alle spalle un ricco palmares nello sci “convenzionale” e da pochi anni ha intrapreso questa variazione sul tema, che gli sta procurando ottime soddisfazioni. Ecco la sua storia.

Mauro Battocchi con la maglia della nazionale

do anno ho trovato il giusto ritmo arrivando secondo ai Mondiali Junior di slalom speciale e piazzandomi bene nelle Coppe del Mondo e FIS. Nel terzo anno son riuscito sempre a confermarmi con due medaglie di bronzo in slalom speciale e super combinata sempre ai Mondiali Junior. Invece il quarto anno, con più esperienza e sacrifici, son riuscito a fare il mio miglior piazzamento in Coppa

del Mondo (un decimo posto) e soprattutto la vittoria nel supergigante dei Mondiali Junior dedicata al mio fratello scomparso quest anno.. .. e riguardo all’ultimo risultato cosa ci vuoi dire? Il risultato piu bello e entusiasmante è stato la vittoria in supergigante ai Mondiali Junior che ho dedicato a mio fratello scomparso quest anno per una malattia.. Cosa consigli a chi voglia avvicinarsi al tuo sport? Questo sport è molto bello, e a me ha dato tantissime belle soddisfazioni. Ma soprattutto è uno sport che sta crescendo, tanti bambini si stanno lanciando in discesa dai prati con queste rotelle! Assomiglia tantissimo allo sci invernale, e potrebbe essere una nuova strada da intraprendere per chi scia già sulla neve.

Corso 2015 - SA1 “Laura Masè Maganzini”

A scuola di scialpinismo con le SAT della Val Rendena La Scuola di Scialpinismo “Val Rendena” organizza il 30° corso di scialpinismo dedicato a “Laura Masè Maganzini” che si terrà dal 1 febbraio al 22 marzo 2015. La scuola delle sezioni CAI-SAT di Tione, Carè Alto, Val Genova e Pinzolo organizza da più di vent’anni corsi specifici, dedicati ai soci CAI-SAT, per diffondere la pratica dello scialpinismo e la cultura della sicurezza in tutte le situazioni ed i contesti tipici dell’ambiente scialpinistico. diretto da Carmelo Genetin (ISA) con vicedirettore Marco Bosetti (ISA) ed è organizzato con il sostegno di Cassa Rurale Spiazzo e Javrè, Rifugio Dante Ongari al Carè Alto, Rifugio Telegrafo al Monte Baldo, Avalange Training Center Madonna di Campiglio e ApT Madonna di Campiglio - Pinzolo - Val Rendena. La quota di iscrizione è di 180,00€, il termine per le iscrizioni è il 6 febbraio 2015 e le iscrizioni vanno inviate all’Azienda per il Turismo “Madonna di Campiglio - Pinzolo - Val Rendena” all’ufficio di Pinzolo Tel. 0465.501007 Fax 0465.502778. La Scuola Scialpinismo “Val Rendena”, inoltre, in collaborazione con le sezioni SAT di Tione, Carè Alto, Val Genova e Pinzolo, allarga l’invito alle

serate didattiche alla partecipazione gratuita per tutti i soci:

Ogni anno l’appuntamento si rinnova con l’organizzazione di corsi base (Scialpinismo 1 – SA1) dedicati ai principianti per apprendere la pratica dello sci alpinismo e la ricerca della sicurezza in ogni condizione, affinché l’allievo possa diventare autonomo su terreno facile ed all’interno di gruppi organizzati, e di corsi avanzati (Scialpinismo 2 – SA2) dedicati a persone più esperte con la prerogativa di essere corsi di approfondimento. • sabato 1 febbraio 2015 – ore 17.00 - serata di apertura e presentazione del corso, le-

zione su equipaggiamento ed attrezzature per lo scialpinismo;

sabato 7 febbraio 2015 – ore 20.30 - panoramica introduttiva sugli elementi della sicurezza per la frequentazione della montagna in inverno; • sabato 21 febbraio 2015 – ore 20.30 - elementi di nivologia, valanghe, lettura bollettino, muoversi su terreno innevato, segnali di allarme, dinamiche di gruppo.

Cross, gioia europea per Crippa Yeman Crippa sempre più protagonista nel mondo dell’atletica internazionale. Il diciannovenne di Montagne ha infatti conquistato l’oro ai Campionati europei juniores di Cross che si sono svolti il 14 dicembre a Samokov, in Bulgaria. Un successo importante e meritato – il primo italiano a vincere a distanza di otto anni da Andrea Lalli a Legnano 2006 - che conferma una volta in più le grandi potenzialità del ragazzo nella corsa campestre, una disciplina dura ed impegnativa, resa in questo caso ancor più ostica da un percorso molto fangoso. «È così – conferma Yeman alla Tv a fine gara – il percorso non mi piaceva molto ed era particolarmente difficile,

Yeman Crippa

tanto che al penultimo giro mi sembrava di essere in difficoltà. Poi ho trovato energie e cuore per vincere e questo mi ha reso contentissimo, devo ringraziare il mio allenatore Massimo Pegoretti». La gara rispecchia queste sensazioni:

al penultimo giro il russo Novikov ha preso qualche metro di vantaggio su Yeman, salvo poi sbagliare l’ingresso dell’ultimo giro: è qui che il ragazzo di Montagne ha trovato nuove energie e concentrazione per cogliere un grande risultato. Un primo posto che certifica anche la crescita di questo atleta, dopo il 32° ed il 7° posto nelle rassegne continentali del 2012 e del 2013 e dopo un’annata certamente positiva. Bene anche l’intera squadra italiana che ha colto anche il terzo posto di Said Ettaqy, il quinto di Yohanes Chiappinelli e il nono di Alessandro Giacobazzi, cogliendo dunque la vittoria di team davanti a Spagna e Turchia.


Attualità

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Inaugurato a bolbeno l’impianto di illuminazione. Due giorni alla settimana sarà possibile sciare sotto le stelle

Lo sci in notturna, marcia in più di Denise Rocca

Scese le temperature in questo inverno con poca neve, il potente impianto di innevamento artificiale in dotazione alla pista ha ovviato alle scarse precipitazioni e sul piccolo pendio giudicariese ad appena 600 m di altitudine si scia e slitta a pieno regime da una decina di giorni. Il 1963 fu l’anno della svolta per Bolbeno, quando arrivò il primo skilift a rendere la pista accessibile anche ai meno esperti della disciplina e si iniziò ad insegnare sistematicamente lo sci alpino avviando l’attività alle “Coste” come la conosciamo noi oggi. Il nuovo impianto di illuminazione, concluso nella primavera di quest’anno, non sarà una rivoluzione di quella portata, ma le speranze e le aspettative degli addetti ai lavori e dell’amministrazione sono importanti. L’illuminazione notturna è stata finanziata dalla Provincia sul Fondo territoriale con una copertura del 95% sui 300mila euro di spesa previsti. “E’ un’opportunità in più per i ragazzi dell’agonismo

E anche quest’anno è arrivata una novità per l’impianto sciistico di Bolbeno che passo passo continua il suo cammino. Una gara di sci di giovani atleti del circuito Fisi ha inaugurato il nuovo impianto di illuminazione notturna della pista alle “Coste” di Bolbeno che consente al piccolo impianto sciistico giudicariese un’apertura straordinaria dalle 18.30 alle 21 i mercoledì e venerdi. All’inaugurazione ufficiale – spiega il primo cittadino di Bolbeno Diego Chiodega – che possono sgravare i pomeriggi per qualche allenamento, e per l’uso della pista che può proseguire

anche in orari dopolavoro”. La pista rimarrà quindi aperta per il resto della stagione invernale anche il mercoledì e il venerdì dalle 18.30 alle 21, e la Pro

delle 13 torri faro che illuminano i 450 metri di pista sono intervenute le autorità locali e provinciali – LorenzoDellai, la cui giunta finanziò il progetto, il consigliere giudicariese Mario Tonina, e l’assessore al turismo Michele Dallapiccola – lo scorso 4 gennaio. Anche se già il giorno prima quasi 200 persone, ciaspole ai piedi, avevano risalito la pista illuminata, inaugurandola nei fatti. loco promette già eventi e manifestazioni per lanciare l’orario prolungato. Anche l’impianto di illuminazione, come altre migliorie che negli anni

hanno interessato la pista di Bolbeno, è stato oggetto di quache recriminazione: l’argomento è quello della destinazione del denaro pubblico, rafforzato dal periodo economico poco favorevole. La risposta della Pro loco, in prima linea per l’organizzazione delle attività della pista e la sua gestione, è sempre

la stessa: “i volontari che ci lavorano sono tantissimi – spiega Roberto Marchetti, presidente della Pro loco bolbenese – oltre cinquanta comuni, alcuni anche non trentini, hanno stretto convenzioni e arrivano sci club anche dalla Valsabbia, da Malcesine e Brentonico per sciare da noi. Per un paesino piccolo come Bolbeno è un’opportunità e una ricchezza che non va solo monetizzata, ci sono tanti posti di lavoro creati dall’’impianto, oltretutto e un indotto che investe tutta la Busa di Tione. E questo è un orgoglio”.

80 anni di passione Biancoverde

Vecchie glorie biancoverdi

Il 7 Dicembre porta in dote i festeggiamenti per gli 80 anni della Settaurense. Storico sodalizio della valle del Chiese, fondato nel 1934 dal podestà Silvio Bernardi, la società ha portato a Storo il grande calcio, raggiungendo l’apice negli anni ‘90 con gli anni fra i Dilettanti, arrivati ad un passo dalla promozione in serie C2. Una storia sportiva di prestigio per il paese di Storo che – negli anni d’oro – si era stretto tutto attorno alla Settaurense dei grandi giocatori, così come, in un sabato di dicembre tanti campioni del passato si sono ritrovati al campo Grilli per una rimpatriata a base di polenta carbonera. Senza scordare il calcio, con un’amichevole fra la squadra attuale e alcuni tra i più noti della vecchia guardia (non tanto vecchia, visto che ha vinto per 4-3), come Boris Volani, i fratelli Beppe e Paolo Leotti, Germano Ciech, Gilberto Sbarberi, Marco Zaninelli e Ricky Giovanelli. Tra i presidenti dei tempi andati, sono stati ricordati Battista Maccani, Domenico Ribaga, Giuseppe Scaglia, Franco Grassi, Settimo Malcotti, Giulio Mezzi, Eugenio Berti e naturalmente Angelo Ferretti, protagonista dell’epopea in Serie D e infine Domenico Scarpari. Oggi alla guida del sodalizio, che milita in Prima categoria, c’è Marco Pellizzari, mentre in panchina siede Nicola Giovanelli.


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Centenario Grande Guerra

GENNAIO 2015

Il soldato tedesco malediceva il militarismo che lo aveva fatto precipitare in quell’orrore; il soldato britannico si voltava ad osservare le retrovie delle sue linee e vedeva la malvagità di un diplomazia segreta che giocava con le vite di più umili in modo che la guerra potesse prosperare su di loro senza che lo sapessero o lo accettassero: la malvagità di governanti che odiavano il militarismo tedesco per la sua stessa potenza; e la malvagità di una follia della mente degli uomini che ava loro insegnato a considerare la guerra un’avventura gloriosa». (In: “Niall Ferguson, “Il Grido dei Morti”, 2014). Questo era lo stato d’animo di chi la guerra la stava vivendo sulla propria pelle, mentre invece gli storici hanno lasciato scritto solo ciò che stava avvenendo nei fatti. Ma già nel 1915 la “Triplice intesa” aveva proposto all’Italia, in cambio della sua desiderata entrata in guerra con gli Alleati, ampliamenti territoriali a scapito di Vienna e una posizione di dominio nell’Adriatico; nello stesso anno 1915 l’Italia rifiutava le inferiori proposte dei governi di Vienna e di Berlino e - dopo la proclamazione delle propria neutralità del 3 agosto 1914 - si preparava a denunciare la “Triplice alleanza” per en-

1914-1918 – Mese per mese

1915 - Si moltiplicano i “fronti”, aumentano le vittime Il conflitto si va estendendo anche oltre l’Europa di Mario Antolini Muson

Ormai da quasi sei mesi il «terribile scalco di carne umana» - come lo aveva definito Philip Gibbs, corrispondente di guerra inglese - stava scompargendo di vittime soprattutto l’Europa «mentre i vecchi ne ordinavano il sacrificio ed i profittatori si arricchivano e le fiamme dell’odio erano attizzate ai banchetti patriottici e alle riunioni di redazione. La civiltà trare in guerra nel conflitto contro l’Austria. Ecco, invece, come risulta dai libri, la sequenza delle battaglie, con vittorie e sconfitte, nel succedersi degli avvenimenti bellici del mese di gennaio nell’anno 1915, cent’anni fa. Il 17 gennaio si ha la sconfitta ottomana nella battaglia di Sarıkamış, sul fronte del Caucaso, che si trasforma in una disfatta quando gli Ottomani cercano di ritirarsi attraverso le montagne innevate. Il 19

moderna stava naufragando sue quei campi spazzati dal fuoco. Stava attuandosi un mostruoso massacro di esseri umani che pregavano lo stesso Dio, amavano gli stessi piaceri della vita e no si odiavano l’un l’altro se non quando infiammati e sospinti dai loro governanti, dai loro filosofi e dai loro giornali.

Battaglia di Bolimow

gennaio inizia la Campagna dell’Africa orientale:

i Tedeschi vincono la battaglia di Jassin contro gli

Anglo-Indiani, ma le alte perdite riportate spingono il comandante Paul Emil von Lettow-Vorbeck ad abbandonare le tattiche convenzionali per concentrarsi sulla guerriglia. Nel contempo avviene il primo raid dei dirigibili Zeppelin tedeschi sull’Inghilterra, bombardata la cittadina di Great Yarmouth e alcuni villaggi vicini. Segue il 24 gennaio la battaglia di Dogger Bank: una squadra navale britannica infligge perdite

e obbliga alla ritirata una formazione tedesca. Col 26 gennaio inizia l’offensiva di Suez: attacco ottomano al canale di Suez, respinto dai Britannici il 4 febbraio seguente. Contemporaneamente si apre la campagna del Sinai e della Palestina. Infine il 31 gennaio ha inizi la battaglia di Bolimów sul fronte orientale tra Tedeschi e Russi: i Tedeschi utilizzano per la prima volta armi chimiche, ma lo scontro si conclude il 5 febbraio seguente con una situazione di stallo. E non siamo che al sesto mese di guerra: quanti e quali mesi seguiranno ancora, mentre le sofferenze, le ansie ed i disagi stavano crescendo ovunque, in Europa ed anche oltre i confini del vecchio continente!


Centenario Grande Guerra

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La prima guerra mondiale mese per mese

Nelle Giudicarie e nelTrentino le ripercussioni di guerra col “nuovo anno 1915”

Di questo specifico aspetto, che purtroppo sarà l’amaro ritornello di tutti i quattro anni di guerra, ne troviamo il riflesso nel già citato “Diario” di Mons. Perli, il quale al 7 Gennaio scrive: «La farina di frumento oggi salì a 85 corone per quintale, la gialla a 52 e riesce ognor più difficile il trovarne. Il pubblico se ne allarma. / Il Papa riuscì ad ottenere dai belligeranti lo scambio e il relativo rimpatrio dei prigionieri di guerra ormai inabili alle armi. / Qualche ferito giunto qui in breve riposo è continuamente assediato dai conoscenti e da altri per aver notizie del campo e dei soldati. Raccontano il poco che videro coi propri occhi e il molto che soffersero specialmente la fame patita nelle lunghe marce verso Lublino, e nella loro ritirata frettolosa nella Galizia verso i Carpazi. Le lettere o meglio cartoline che arrivano dal campo ci narrano come i soldati accoccolati nelle trincee pregano tutti insieme, e tutti si raccomandano alle preghiere nostre. Sentono il bisogno di Dio, l’unico che possa soccorrerli. Ai soldati sul campo e negli ospitali fu approntato l’albero del Natale. Anche ai 28 feriti ricoverati qui si apprestarono vino e dolci. / In questi giorni è caduta qui una quantità di neve piuttosto straordinaria; il freddo però non supera i 6 gradi R.» Su quanto avvenuto in Giudicarie mons. Perli lascia scritto sul suo grosso volume di memorie: «15 gennaio. Zamboni Pietro detto Giamboncèl è stato gravemente ferito sul cam-

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agli scritti del già precedentemente citato Mognaschi si hanno precise notizie sul primo inverno di guerra. Scrive l’Autore: «Durante l’inverno 1914-1915 si sono avute forti nevicate che hanno provocato gravi danni ai coperti e molti schianti di piante nei boschi. Comunque i primi mesi di quest’anno, 1915, sono trascorsi con relativa calma. La principale preoccupazione delle autorità rimane l’agricoltura per cui si interviene tempesti-

po ai 14 ottobre 1914; viene ricoverato in ospitale di Przemyls dove morì ai 20 ottobre 1914. Era padre di sei figli. La imperial regia ufficialità militare di Tione raccolse corone 50 e le passò alla vedova. / Ai 13 m. c. alle ore 5½ di mattina un violento terremoto devastò paesi e borgate nel Lazio e nella Campania. Avezzano fu quasi distrutto. / Nei giorni 11-12-13-14 lo scrivente fu ad Innsbruck, Bressanone, Bolzano e Trento a visitare i soldati tionesi ivi residenti quali venuti dal

A TIONE 29 e 30 gennaio e 1 febbraio Orario Continuato

campo e quali in via di esservi mandati. Li trovai tutti di sufficiente buon umore. Portai loro i saluti e le notizie delle rispettive famiglie, regaletti e denaro. Abbiamo passato insieme una bellissima serata a Bolzano: erano 14 Tionesi e diversi altri nostri conoscenti. Ognuno aveva a raccontarmi le proprie avventure passate ed i propri timori d’essere di nuovo mandati al campo. La susseguente mattina celebrai la messa per loro ivi presenti, e fatta colazione ci siamo divisi coll’augurio di

vamente al fine di assicurare sufficienti derrate alimentari per l’esercito e per la popolazione. Nel gennaio 1915 l’Imperial Regio Ministero dell’Interno dirama da Vienna un pieghevole a stampa di quattro pagine dal titolo “Nutrimento della popolazione in tempo di guerra”. Partendo dal presupposto che “i nostri nemici vogliono vincerci colla fame” viene data una serie d suggerimenti alcuni dei quali, per la nostra gente, suonano amaramente ironici».

rivederci presto a Tione, ma in realtà col timore di non rivederci più!». Sempre toccanti particolari che considerati vissuti in tempo di guerra assumono una connotazione assai diversa; per di più a quei tempi. L’illustre decano qualche girono dopo annota: «19 Gennaio. L’Austria fin dall’apertura della presente guerra intensificò le sue fortificazioni militari ai confini italiani in modo formidabile, per lo più con trincee nel terreno e fin nel-

le rupi, costruendo nuove vie, baracche e funicolari. Brutti segni! Sta il fatto che i partiti radicali anticlericali iniziarono in Italia una vasta campagna di eccitamento alla guerra contro l’Austria, tanto che i nostri liberali attendono qui l’arrivo dell’Italia per la fine di febbraio 1915. Corsero laggiù a soffiare nel fuoco anche i nostri liberali-socialisti e leghisti: il dottor Battisti mena laggiù gran rumore colle sue pubbliche concioni sulle piazze». Segue in data «27 Gennaio. Oggi

- natalizio dell’imperatore Guglielmo di Germania - le autorità militari ordinarono un ufficio divino in chiesa coll’intervento della guarnigione e delle autorità civili locali!! / L’Intesa, a mezzo de’ suoi organi, dichiara di voler annientare l’Austria, e squartare la Germania. Intanto tutti gli Stati belligeranti raccolgono soldati e affilano le armi per cimentarsi con maggior accanimento nella prossima primavera. / Le autorità politiche prendono disposizioni per far coltivare tutta la possibile campagna nella primavera». A sua volta il gen. Tullio Marchetti annota: «Col procedere della guerra, il territorio giudicariese e trentino venne man mano spogliato dell’elemento valido maschile. Oltre alla prima e larga infornata di uomini dal luglio 1914 al maggio 1915, si fecero ben sette rassegne della leva in massa, l’ultima delle quali per le classi anziane dal 1872 al 1865! Pesava a molti l’essere soldato austriaco e fra costoro alcuni audaci, che prestavano servizio all’interno dello Stato asburgico, trovarono il modo di disertare durante il periodo della neutralità italiana». Qui si aprirebbe un altro specifico capito della prima Guerra Mondiale: quello relativo si “disertori” per l’Austria ritenuti invece “patrioti per l’Italia”. Di questa parte della storia sono ricche di particolari proprio le pagine del Marchetti. Mario Antolini Musón


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Cultura

GENNAIO 2015

Più che mai ora, in vista delle prossime fusioni di diversi comuni giudicariesi

Salvare i“paés”: un imperativo categorico È l’eredità maggiore che sentiamo nelle ossa, almeno noi vecchi: “Che bèla che l’èra la vita de paés!”… e ciascuno nel dirlo pensava soltanto a quella manciata di case che aveva attorno alla propria, e certamente mai né alla Pieve, né alla Communitas e tanto meno al Comune. Una denominazione - “ paés” che è rimasta intatta per secoli anche per i più piccoli agglomerati urbani, cosicché sono sempre stati e restano paés sia Bìnio che Brione, Massimeno come Ràngo, Sèo come Mavignóla, Bondone come Càres e via così per gli oltre 125 paesi delle Giudicarie. Adesso stanno ricomponendo i Comuni amministrativi attraverso la “fusione” dei Comuni, ma ogni Comune costituisce già un insieme di paesi. I piccoli agglomerati urbani, dispersi nel bacino del Chiese e della Sarca, già depauperati della scuola, dei piccoli negozi, della scuola, del prete, del-

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olto spesso mi soffermo a considerare il significato intrinseco di “paés”: ossia quel “gróp de cà” che gli antichi avi, appena entrati nelle nostre valli, sono riusciti a impiantare o lungo i corsi d’acqua o sui declivi della montagna. I Romani li avevano chiamati “vicus”; poi, all’interno delle Pievi,

le botteghe artigiane vengono ulteriormente persino relegati sempre più lontani dalla sede municipale (con tutti gli uffici di riferimento) e si troveranno con un pugno di mosche in mano con nessuna rappresentanza giuridica, scolastica e religiosa che dia ad ogni paese la parvenza di un Ente ufficialmente riconosciuto e con una propria voce che possa farsi sentire in “alto loco”. Persino le Asuc, che bene o male rappresentavano e rappresentano almeno i rispettivi territori dei 91 Comuni catastali giudicariesi, non sono mai state rese obbligatorie ed indipendenti dai Comuni amministrativi, cosicché abbiamo ciascun paese a se stante e del

tutto abbandonato a se stesso e tenuto vivo, almeno dove è possibile, unicamente dalle libere Associazioni di Volontariato che sono diventate l’ossatura portante di ogni comunità paesana e lasciate sole, persino anche finanziariamente, e senza un riconoscimento ufficiale di “diritto pubblico”. A mio modesto parere la Regione, prima, e la Provincia, poi, hanno perduto l’occasione propizia di salvare le piccole unità abitative nel non aver saputo o voluto“difendere”, ed anzi a non “aiutare”, le piccole realtà operative nei piccoli paesi, sia di montagna che di fondovalle, almeno quelli sotto i mille abitanti, con lasciare vivi

li chiamarono “ville”; negli anni Trenta del secolo ventesimo il regno d’Italia, nella riunificazione dei 16 Comuni amministrativi giudicariesi, lì definì “frazioni”. Ma nei nostri dialetti, ovunque, si passò dalla denominazione delle “ville” medioevali al vocabolo strapaesano di “paés”. ed esentasse i sarti, i falegnami, i “ferèr”, le osterie, le “boteghìne” con un po’ di tutto e cosette del genere. Ed anche nel non aver sostenuto (o addirittura nel non premiare) i rifugi ed i punti di ristoro nelle vallate ed ai valichi e tutta quella serie di modeste attività nate e vissute “a servizio dell’uomo” che le antiche generazioni erano riuscite ad installare ed distribuire lungo i difficili tracciati viari. Non dimenticherò mai l’insegnamento di mio padre (classe 1887, militare in guerra e poi podestà) che andando in gita in montagna, sia in macchina che a piedi, ci obbligava a fermarci a “prendere o a bere qualcosa” in tutti gli esercizi pubblici che

si trovavano in zone disagiate e lontane dai paesi; ci diceva: «Se non li teniamo in piedi, quando ne avremo davvero bisogno non ci saranno più». E nei rifugi senza gestore vi era sempre del cibo e si lasciavano i soldi nell’apposita cassetta! La gente bisogna aiutarla nel suo “darsi da fare” per gli altri, e non saltarle addosso con le tasse e con la burocrazia. L’odierno sistema di vita sociale e lavorativa è la morte delle nostre piccole comunità montane e l’amministrazione provinciale, nei suoi 68 anni di vita, ha avuto tra le mani tante possibilità per evitare che l’odierna situazione di impossibilità di impegnarsi nelle attività economiche in

Trentino, specie nelle Valli, si avverasse, lasciando disperdersi quella che era l’essenza stessa dei nostri valligiani, sia vachèr che emigranti: la “vóia de laoràr”! Ora si presenta l’arduo problema delle “fusioni” dei Comuni amministrativi. Che non divenga l’ultima mazzata sui singoli “paés” costretti od a spopolarsi del tutto od a perder per sempre le “vóia de star ensèma”. So che a Bìnio di Montagne, le poche persone presenti, stanno mantenendo l’usanza di trovarsi, almeno per poco tempo, tutti i giorni insieme in piazza: la “Vita de paés” che continua a vivere. È un augurio per tutti i 125 paés delle Sette Pievi. A chi di dovere, a chi cioè ha in mano le competenze appropriate, la richiesta “dal basso” di provvedere a dare “rappresentanza giuridica ufficiale” anche al più piccolo dei tanti bei “paés piciói de le Giudicarie”. Mario Antolini Muson

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Arte e cultura

GENNAIO 2015 La mostra di Gianluigi Rocca al Centro Studi Judicaria

Splendori nella superiore purezza della solitudine La restituzione della sovranità alla figurazione realistica sopra tutte le iconografie possibili, la ricercata essenza di un pensiero dai tratti sentimentali, una memoria magnetica applicata a rendere nuovamente percepibile la densità della materia, prima che gli effetti dell’allontanamento delle galassie non renda tutto improbabile ed inattuabile. La rappresentazione di Gianluigi Rocca dispone a favore dell’ordine attraverso la sequenzialità delle incidenze della conoscenza, dentro i confini della proiezione spaziale prospettica, nell’incredibile osservazione letteraria che il suo sguardo e successivamente il suo intuito e la sua mano, sanno codificare ed esprimere, agitando segni, colori e carte divenuti fratelli di una vita non solamente esteriore. Un dialogo in appartenenza mentre le annotazioni visive attraverso una movimentazione lenta e sospirata si appropriano della superficie manifestando il loro tratto sempre più comprensibile, sia per attitudine alla real-

di Alessandro Togni Cristallizzazioni, come si trattasse di una sostanza emozionale che, prossima ad attraversare le evoluzioni del tempo, si fosse soffermata a contemplare le bellezze della Natura al punto da rimanere prigioniera di un artificio ai nostri occhi ancora incomprensibile. Avvenne al passaggio di un momento infinitesimale, tà, sia per affinità culturale. Noi, abitanti delle montagne, esseri senzienti ai quali appartiene un lontanissimo imprinting disegnato da logiche asciutte e pervaso da oggetti di antica familiarità, siamo facilitati a percepire il fascino discreto della sua pittura, a ricevere con spirito accogliente il respiro solenne delle cose che la abitano in tranquillità. Sono oggetti umili di un passato non troppo lontano, utensili domestici dalla decisa funzionalità, ma anche frammenti di un “piccolo gioco” destinati a rendere maggiormente piacevole la casa e decorare stanze solitamente austere nella loro compostezza di chiesa. Simboli nobili del silenzio dentro i quali sentiamo convivere il fascino di una dignità assorta e rispettosa, ma anche la grandezza nella sintesi estrema della semplicità. Nella loro

statuaria “sensuale” quindi riconosciamo non solamente le intenzioni avite del mondo delle Alpi, ma anche la fissazione degli oggetti, quasi si trattasse di rendere significato alle cose dipinte, di attribuire loro un’anima, di consolidare il loro peso specifico, riflettendo sul fatto che qualsiasi cosa appartenente alla materia non solo viene percepita dai sensi ma, anche, viene interpretata con l’intelletto. L’oggetto dopo le cure e le attenzioni tese ad escludere quantità di possibile disordine volute dall’autore, ora si manifesta nella sua interezza ed in accordo con il fondale (palcoscenico naturale dentro il quale l’oggetto diviene soggetto) sembra riuscire a mantenere in “continuum” la sua esistenza lontana dalle tempeste. Oggetti fascinosamente ritratti come fossero

quando la materia estetica catturata da volontà antiche, forse proveniente da impulsi Rinascimentali, forse imbevuta di sangue bianco della determinazione Fiamminga, si ritrovò ad eludere ed allontanarsi dalle strategie espressive dell’astrazione, per approdare sopra gli altipiani, dentro le facoltà della precisione. dotati di pulsazione vitale, sottoposti ad inondazioni di luce diffusa di origine infinita, mentre provocano variazioni ed interazioni fra le parti, sempre accompagnati da ombre la cui persistenza appare inevitabile. Eppure mentre la nostra osservazione si muove alla ricerca delle innumerevoli quantità sentimentali, mentre vogliamo riassaporare le intensità delle storie precedenti ora immaginate, proprio durante queste nostre indagini del ricordo, ci sembra che tutto si stia abbandonando dentro una condensazione inerte e dove ad assalirci sembra il gusto solenne della malinconia. Una pura razionalità civile, la impressionante facoltà precisionistica, sembrano consegnare ora all’opera l’esclusività della visione di un momento divenuto stabile

ed immutabile nel trascorrere del tempo. Abbandonata l’azione ecco la rappresentazione dalle cadenze larghe come si trattasse di un movimento sinfonico grave; ciò che un tempo accadde ha trasferito a noi solamente le spoglie mute e mentre ai nostri occhi rimane nascosto il dramma di un esistenza sublime e passata, nell’opera compare esclusivamente l’incidenza postuma di una dolente “deposizione”. Il soggetto singolare e/o plurale deposto ed accolto dentro lo spazio bianco, la perfezione formale ammantata di cenere e le livree folgoranti di nitore neoclassico, lo sfumato ricco di sovrapposizioni sottili come membrane, l’agiatezza e il pregio, sono splendidamente rappresentati e sempre sostenuti nella raffinatezza. Ed ancora la vocazione inesorabile dell’artista alla ricerca di una

concentrazione memore non solamente delle cose attribuibili all’universo dei fenomeni ma anche ad avanzare ipotesi di comprensione delle teorie della psiche, delle sintassi interiori. Il punto di vista fisico non rimane mai univocamente posizionato ed in ogni osservazione si percepisce una sua diversa collocazione; lo sguardo quindi in tutte le opere traduce una sua specifica misura, oscillando ed emettendo in ogni caso i suoi raggi visivi verso le livide “nature immobili”, dentro una condizione ultrascientifica, in ricordo e rispetto degli insegnamenti Mongeiani e della geometria descrittiva. Una visione triedrica decisamente incline a reclamare disposizioni riconoscibili e classificabili, una strategia compositiva di sintesi dal carattere austero nello splendore di luoghi dove tuttavia non esistono esclusivamente le materialità opache ma anche e soprattutto le trasparenze nella sublimazione del reale e nella superiore purezza della solitudine.

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La posta

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LA POSTA

vilgiat@yahoo.it

Caro Adelino, siamo stupefatti che ancora una volta i nostri politici siano venuti in Giudicarie per prenderci in giro senza che nessuno muova un dito. Ci riferiamo alla vicenda del finanziamento della strada verso Brescia, una strada basilare per l’economia manifatturiera del Chiese e per turismo della Rendena. Dopo averla tolta dal piano di finanziamento della Provincia per i prossimi anni, a seguito delle proteste dei Sindaci, per calmare i legittimi bollori, ci hanno mandato l’Assessore di turno con la promessa che “sì, è stata tolta, ma promettiamo che cercheremo di trovare le risorse per finanziarla a breve... Di certo la finanzieremo

Il finanziamento per il completamento della statale c’è e non c’è

Viabilità per Brescia. Ancora rinunce per le Giudicarie? entro un paio d’anni.” Non ti sembra un’altra porcheria tipo quella dell’Ospedale? Anche in quell’occasione, dopo le sparate della Borgonovo Re, e le oltre 20.000 firme di protesta raccolte, s’era fatto marcia indietro promettendo che ci avrebbero ripensato. Poi, passata la tempesta, tutto è tornato come prima, la maternità dell’ospedale sarà chiusa e buona notte. Crediamo che farà la stessa fine anche la la strada bresciana, fra un po’ non se ne parlerà più e come dicevano una volta: “passato lo giorno, passato lo santo”, e noi ancora una volta rimarremo becchi e bastonati. Tu che ne dici? Gli amici del Bar

Caro amici, a malincuore non posso che concordare. Ormai in Provincia usano due pesi e due misure. I funzionari e i medici provinciali, fra i più pagati d’Italia, al solo accenno della volontà della Provincia di decurtare di pochi euro il loro stipendio che viaggia sui sei-sette mila euro al mese, hanno minacciato sfracelli e subito la Provincia si è ritirata in buon ordine riducendo ad una sciocchezza il prelievo previsto. Per la strada Mori-Riva, anch’essa estromessa dal piano di finanziamento, dopo le proteste di importanti personaggi della politica

e dei poteri forti, le risorse le hanno già trovate e stanno progettando, noi ci siamo accontentati della solita promessa, che si aggiunge alle altre. Nonostante il lodevole lavoro del consigliere Tonina che è riuscito con i colleghi dell’UpT ad inserire nel bilancio provinciale la strada in questione, è molto probabile che alla fine non se ne farà niente. Una vera presa in giro, come dite voi. Nient’altro. Così come per l’ospedale. La sensazione è che la Provincia continui con la cinica impostazione del decennio precedente: debole con i forti e forte

con i deboli, in particolare con le Giudicarie, considerato vero popolo bue della situazione. Intanto la sperequazione fra territori è diventata sistema e la disugualgianza sociale la norma. Pessimo modo di fare politica. Non è questo il modo di salvare l’Autonomia che può essere pretesa e difesa solo garantendo la tradizionale buona amministrazione del territorio che richiama come fondamento lo sviluppo armonico della propria terra e la qualità della vita degli abitanti che la occupano. Ha ragione il presidente Dorigatti che proprio in questi

giorni ha dichiarato che i politici trentini ancora non sono consapevoli della crisi, vanno avanti, come per il passato, a forza di sogni, proclami, promesse, con molte più fibrillazioni che proposte. Quello che mi fa rabbia è constatare la nostra impotenza, siamo diventati un popolo senza palle, senza orgoglio, condizionati, timorosi, guardinghi, quasi avessimo paura di inimicarsi qualcuno. Paura di che? Non abbiamo più niente da perdere, abbiamo già perso tutto. D’altronde quelli li abbiamo votati noi e chi è causa del suo mal...ecc.ecc. (a.a.)

Irresponsabile sperare che Renzi vada a casa Egr. Amistadi, seguo la politica, più per curiosità che altro, ma comincio a non capirci più niente. Renzi un giorno è su, l’altro è giù. Non è più quel rullo compressore che aveva promesso di essere. La sinistra del suo partito oggi lo giudica sprezzante, autoritario e dispotico. Non parliamo di Landini (Fiom) e della Camusso (Cgil), sindacalisti di sinistra che non vedono l’ora di mandarlo a casa. Con la crisi in atto e la situazione drammatica in cui ci troviamo, non capisco come ci sia qualcuno che ha come unico obiettivo quello di mandare a casa Renzi. Io proprio non lo capisco... Michele D.

Che il presidente Renzi venga disarcionato, allo stato delle cose, è più un desiderio dei suoi compagni di partito che una possibilità imminente. Oggi, di certo, il Governo guidato dall’ex sindaco di Firenze, non gode più dell’ampio consenso di qualche mese fa. L’immagine del Premier è meno brillante e la compagine da lui guidata è un po’ in difficoltà nel tradurre in fatti concreti le tante promesse annunciate. Ma la forza di Renzi sta tutta nella debolezza e nell’inconsistenza dei suoi avversari. Io sono della avviso che Renzi potrà piacere o meno, ma la politica italiana non offre altre alternative. La minoranza del suo partito è,

Maurizio Landini

a dir poco, impresentabile. A destra si arranca senza idee e senza schemi cercando un ruolo per il dopo Berlusconi. Lo stesso Cavaliere, conscio della

sua debolezza, preferisce stringere patti con Renzi piuttosto che sfidarlo e puntare alla sua caduta. L’altro Matteo (Salvini) è in forte crescita sul piano

elettorale, ma, proclami a parte e felpe colorate, non sembra essere il nuovo messia. Quanto ai nemici interni: Landini è un bravo “urlatore”, e Cuperlo cerca solo di ritagliarsi nel Pd un ruolo anti Renzi, ma né l’uno né l’altro possono rappresentare un’alternativa seria per Palazzo Chigi. Ecco perchè parlare della caduta di Renzi è fuori luogo. Ecco perchè le elezioni anticipate non mi sembrano cosi probabili e vicine. A meno che lo stesso Renzi non decida di prendere tutti in contropiede e far saltare il banco. A suo vantaggio, s’intende. Adelino Amistadi

Previsioni meteo da abolire

Caro Adelino, quest’anno abbiamo avuto un tempo strampalato. Ha piovuto tutta l’estate e quasi tutto l’inverno e adesso che serve la neve, ecco che ti fa un sole del tutto inutile. A casa nostra si vive nell’ansia delle previsioni meteo. Ad agosto per poter prenotare il mare, e oggi in attesa di poter andare a sciare, sempre a consultare giornali, Tv e bollettini vari, a me sembra una vera mania. Bisognerebbe abolire ogni previsione e si tornasse all’antico quando giorno per giorno si accettava quel che veniva...non ti sembra? Laura

Dopo l’ultima estate, i bollettini meteorologici son diventati l’argomento più discusso in ogni ritrovo, dal treno, alle sale d’aspetto, alle osterie, tutti a chiedersi cosa ci riserverà il tempo domani. Le previsioni sono ormai un appuntamento fisso della Tv, c’è chi ci campa e chi si inventa contorni d’ogni genere. La mania di prevedere il tempo sembra aver contagiato tutti. Un mio amico è rimasto alle classiche cipolle esposte ad inizio d’anno, ma ormai sono ricette antiche, oggi basta un clic e ti dicono giorno, ora e minu-

to, con che tempo avrai a che fare nei giorni a venire. Perfino le vacanze vengono prenotate secondo le previsioni. E questa è una grossa fregatura per il nostro turismo specie in stagioni come l’estate scorsa. Purtroppo, cara lettrice, il meteo e il clima sono diventati di famiglia con tutti i media che ci bombardano ad ogni ora con informazioni più o meno urlate. Non c’è niente da fare, facciamocene una ragione, non è un temporale che passa...teniamocele. Purtroppo. (a.a.)


La posta Scorrendo il testo la mia attenzione si è soffermata però in modo particolare sui seguenti passaggi «…in anni in cui si aboliscono le province e si tagliano i costi della politica, il Trentino Alto Adige va controcorrente: nel 2006 nascono le ‘comunità di valle’ - ente intermedio fra province autonome e comuni - e quando qualcuno pensa di risparmiare qualche soldo eliminando queste strutture di dubbia utilità con un referendum, il popolo dice ‘no’. Manca il quorum e i promotori della consultazione alzano bandiera bianca…». Il modo liquidatorio e sbrigativo usato per descrivere come «strutture di dubbia utilità» le comunità di valle mi ha fatto allora risuonare nella mente alcune discussioni che negli ultimi tempi anche noi giudicariesi facciamo a riguardo: «…a cosa servono queste comunità di valle?», «…ma che competenze hanno?…», «l’è tuta ‘na magnadora…». Forse tale modo di vedere la questione da parte di molti cittadini deriva anche dal fatto che i nostri amministratori non sono riusciti a dare un’idea chiara del ruolo e delle funzioni di questi nuovi enti i quali, fin dalla loro istituzione, sono apparsi in sostanza come una semplice riedizione dei vecchi comprensori. Confesso che anch’io non sarei in grado di dire, da profano, se alcune delle competenze della Comunità di Valle - ente «di mezzo» - potrebbero essere gestite in modo più efficiente dai Comuni o dalla Provincia. Nel periodo di crisi che stiamo vivendo, con la «fame di efficienza» che c’è, è evi-

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L’intervento su comuni, fusioni e aggregazioni

Grande è bello? Equazione da dimostrare Qualche giorno fa, durante le mie navigazioni sul web, mi sono imbattuto in un collegamento ad un titolo sul sito de L’Espresso che suonava così: «Trentino, privilegi e scandali della regione con il più basso tasso di disoccupazione». Incuriosito sono andato ad aprire la pagina per leggere il pezzo, pubblicato il 10 novembre 2014, a firma di Marzio Brusini e Ersilio Mattioni. Già il titolo lasciava presagire in modo piuttosto dente che si vada alla ricerca di qualsiasi sistema per ridurre gli sprechi sia a livello pubblico che privato. Per la soluzione dei problemi di efficienza nei sistemi organizzativi, quello che oggi sembra un approccio condiviso dai più sia riassumibile con l’equazione «maggiore dimensione = maggiore efficienza» in virtù dei vantaggi che portano le cosiddette «economie di scala» a chi è più strutturato. Questa impostazione fa spesso breccia nelle menti di chi deve prendere decisioni anche perché è più visibile all’osservatore esterno ed ha maggiori probabilità di portare a qualche risultato nel breve periodo. Secondo me però, al di fuori dell’ambito puramente industriale e nel lungo periodo, l’equazione è tutta da dimostrare e - quando assunta come criterio a livello politico - non è esen-

te da rischi in particolar modo per le comunità locali. La maggiore concentrazione tende infatti a creare élites operanti in strutture decisionali centralizzate, rendendo le istituzioni economiche meno «inclusive» per chi opera nelle aree marginali e periferiche, e limitando in queste ultime la capacità e le opportunità di sviluppo. E’ evidente che le scelte politiche sono quindi fondamentali per contrastare queste dinamiche nell’interesse delle comunità periferiche e ci sono amministratori che hanno scelto proprio di andare controcorrente. Un caso esemplare di «politiche di successo» in tal senso è proprio vicino a noi: l’Alto Adige. Negli anni ’60 a livello comunitario si era posto l’obiettivo di «razionalizzare» il settore agricolo. Per raggiungere tale fine il «piano Mansholt» - firma-

esplicito il contenuto dell’articolo. Non sono quindi restato sorpreso nel leggere dati e considerazioni che sono ormai ampiamente dibattute un po’ in tutte le sedi. Si comprende benissimo inoltre come anche le firme non notissime - essendo il risentimento verso le autonomie regionali un tema cool - ricorrano a questo argomento per ottenere un discreto apprezzamento (senza molti sforzi) da parte dei lettori. to dall’allora Commissario europeo per l’agricoltura e lo sviluppo rurale - prevedeva che entro il 1980 la popolazione agricola avrebbe dovuto scendere al 6% della popolazione attiva complessiva mentre la superficie agricola comunitaria sarebbe stata ridotta di almeno 5 milioni di ettari. Per l’attuazione del piano la Comunità Economica Europea ha quindi emanato una serie di norme e, in particolare, la «Direttiva del Consiglio del 17 aprile 1972 concernente l’incoraggiamento alla cessazione dell’attività agricola ed alla destinazione della superficie agricola utilizzata a scopi di miglioramento delle strutture (72/160/CEE)»; lo scopo del documento, anche in questo caso, è evidente dal titolo stesso. L’amministrazione altoatesina ha avuto però la lungimirante capacità in primo luogo di comprendere i

punti di forza del territorio. Quindi - in contrasto con gli indirizzi europei ed in contraddittorio con le istituzioni comunitarie - ha scelto di mettere in campo azioni che non solo non erano finalizzate a «incoraggiare la cessazione dell’attività agricola» ma, al contrario, a incentivare il mantenimento dei «masi» e delle micro attività legate al settore agricolo e, in generale, a sostenere una gestione localistica delle risorse economiche e commerciali. Questo ha permesso da un lato di sviluppare settori alternativi all’agricoltura rendendo il territorio particolarmente attraente per la domanda turistica internazionale, dall’altro di minimizzare i «rischi economici» e gli impatti occupazionali negativi che possono derivare dalla concentrazione di grossi complessi produttivi sul territorio. Il risultato di queste politi-

che locali è stato quello di portare i nostri vicini ad avere un tasso di disoccupazione a livelli «giapponesi» (nel 2013 il minore tra tutte le province italiane) ed un risultato in termini di Valore Aggiunto Lordo per dipendente al di sopra del livello medio europeo. Con queste mie considerazioni non voglio dire che in Trentino la situazione sia significativamente peggiore rispetto ad altre realtà nazionali o rispetto allo stesso Alto Adige. D’altra parte ho la sensazione che ci sia una diffusa inconsapevolezza, da parte di molti trentini, del ruolo di sistemi e istituzioni economico-finanziarie e sociali che - proprio perché legate al territorio - nel corso dei secoli e fino ad oggi hanno permesso alle nostre comunità di vivere e svilupparsi. Il rischio è che tale scarsa consapevolezza ci porti a sottovalutare le conseguenze di «razionalizzazioni» di certi comparti, soprattutto se calate dall’alto, che con tutta probabilità porterebbero a smantellare istituzioni e realtà della cui importanza ci accorgeremmo, purtroppo, nel momento in cui non esistessero più… Sandro Diprè

Riordino della rete ospedaliera Nella seduta della Giunta provinciale di venerdì 5 dicembre u.s. è stata approvata, su proposta dell’assessora alla salute e solidarietà sociale Donata Borgonovo Re, la deliberazione che fissa gli indirizzi per il riordino della rete ospedaliera. Provvedimento atteso da più parti per la valenza politica e programmatoria e per le legittime aspettative degli operatori sanitari e della popolazione trentina, rispetto ad alcune problematiche scottanti e relative scelte. Chi si aspettava una posizione chiara e definitiva circa ineludibili opzioni strategiche è rimasto deluso, almeno leggendo il comunicato stampa della provincia di illustrazione sommaria dei contenuti della delibera; in particolare la delicata partita del mantenimento o soppressione dei punti nascita è rimandata

“sine die” “a successivo provvedimento, a conclusione dei progetti sperimentali attualmente in corso riguardanti i servizi di assistenza alla nascita e dopo presentazione e discussione con i Territori”; come dire: si decide di non decidere. Inoltre, parlando della riorga-

nizzazione e riqualificazione della famosa rete ospedaliera, con il ricorso ai soliti “inglesismi” immaginifici (Hub & Spoke, letteralmente mozzo e raggi) incomprensibili ai più, si prospetta, leggendo tra le righe e se l’italica lingua ha ancora un senso, un destino preoccupante

per il presidio ospedaliero di Tione di Trento, che interessa direttamente in quanto scrivo dalle Giudicarie. Infatti, quando si parla delle strutture ospedaliere, cosiddette “spoke”(di base), come Borgo Valsugana, Cavalese e Tione, mentre per le prime due, con

un perfetto “copia ed incolla” si dice che, ciascun presidio, “deve divenire punto di riferimento provinciale per casistiche elettive e selezionate nel contesto dei Dipartimenti Medico, Chirurgico ed Ortopedico”, per il nosocomio che serve le Valli Giudicarie (già comprensive della Val Rendena), si afferma “in prospettiva diverrà punto di riferimento provinciale per definite casistiche elettive ecc. ecc. . A parte il fatto che voglio vedere come l’Azienda sanitaria convincerà gli abitanti di Trento a farsi operare in periferia, è palese il ridimensionamento del presidio ospedaliero di Tione e la sua subclassificazione, anche in confronto alle strutture analoghe di Borgo Valsugana e Cavalese. Ermanno Sartori


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