Le buone azioni che contano Le buone azioni per la crescita del nostro territorio
Le buone azioni che danno valore al tuo futuro
Giudi iudicarie
il
iornale delle
GENNAIO 2018 - pag.
Mensile di informazione e di approfondimento
www.giornaledellegiudic a r i e . i t
ANNO 16 - GENNAIO 2018 - N. 1 - MENSILE
EDITORIALE
Che Dio aiuti l’Italia di Adelino Amistadi
Ormai siamo in piena campagna elettorale; andremo a votare per il rinnovo del Parlamento il prossimo 4 marzo, ma già imperversano sondaggi e dibattiti d’ogni tipo. Quel che già è una certezza è l’esito che appare del tutto incerto: nessuno dei tre schieramenti in lizza (centro-sinistra, centro-destra e M5stelle) potrà ottenere, da solo, la maggioranza che permetterebbe la nomina di un governo autosufficiente. Sul come potranno andare le cose dopo il voto, nessuno si pronuncia. Tutti si dicono certi che governeranno senza l’aiuto di nessuno, ma la cosa non regge. Dopo il voto ci troveremo nei guai. Ho l’impressione che le forze politiche in campo stiano bleffando e questo è ancora più grave. Se i partiti non se ne rendono conto, la cosa per il nostro Paese si farà tragica. Ormai è chiaro da molto: l’ingovernabilità è la madre di tutti i problemi. Gran parte delle difficoltà che oggi viviamo sono dovute oltre che alla scarsa responsabilità civile dei nostri politici, soprattutto al non essere capaci di garantire maggioranze consistenti ed efficaci per poter affrontare i nostri problemi con qualche possibilità di riuscita. Siamo ormai gli unici in Europa che non hanno risolto il problema della governabilità ed è questo uno dei motivi della nostra debolezza politica ed economica. Ma proviamo a chiudere gli occhi e fare qualche ipotesi. La prima è che si realizzi un’intesa Renzi-Berlusconi, cioè fra Pd e Forza Italia, per dar vita ad una grande “coalizione”, tipo il Patto del Nazareno. A pagina 8
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Le buone azioni che contano
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Le buone azioni che danno valore al tuo futuro �������������������
FONDATO NEL 2002 - Distribuito da
Centrali idroelettriche, la competenza torna in Provincia A pag. 4
Una foresteria aTrento perle partorienti delle valli
A pagina 6 Politica
Un’autonomiaparitaria A PAGINA 8
Arte
Haili, il Bernini della Rendena A PAGINA 12
SALUTE Sole, M a dnemico onna di Campiglio amico Pag. 24
OREN ORE ORENZETTI
SOCIETÀ Le vacanze dei giudicariesi Pag. 12 ARTE Romaniche Giudicarie S K I Pag. R E N T I N22 G & SKI SERVICE A
EUROPA
Buon anno Europa di Paolo Magagnotti L’Europa scricchiola. Le solide fondamenta dell’Unione europea poste dai padri fondatori, fra cui il nostro Alcide De Gasperi, subiscono da un po’ di tempo scosse generate da epicentri sviluppatisi un po’ qua e un po’là nel Continente. La principale preoccupazione non è costituita da quel pezzo di Oltremanica che è in via di definitivo distacco dal nucleo europeo centrale, ma da chi dall’interno non vuole rispettare principi e regole. A pagina 10
Cultu
Ch
Madonna di Campiglio
A PAGINA 14
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Rassegna Stampa
GENNAIO 2018
A cura della REDAZIONE
RASSEGNA STAMPA DICEMBRE 2017
DALLE GIUDICARIE DALLAPROVINCIA
Debora Andreolli
Pinzolo - Il Coro presanella festeggia i suoi primi 70 anni - Il Coro Presanella ha raggiunto quest’anno il 70esimo anniversario della sua fondazione. Al PalaDolomiti di Pinzolo una grande festa con la popolazione ha ricordato chi in questi 70 anni ha contributo alla crescita ed alla valorizzazione del Coro che, negli ultimi anni, ha evoluto notevolmente la sua organizzazione. A fianco della storica sezione maschile, composta da 32 coristi, diretta dal Maestro Massimo Caola e dal Vice Maestro Alessandro Collini, sono sorte - sotto la direzione della Maestra Laura Crescini - la sezione a voci bianche “Fringuelli del Brenta”, composta da 16 bambine e bambini fra i 6 e i 15 anni di età, e il “Presanella Youth Choir”, composta da 10 ragazze comprese fra i 15 anni e i 30 anni. Madonna di Campiglio Hirscher conquista Campiglio con una prodezza alla Tomba. Grande folla sul Canalone Miramonti - Quattro atleti in sette centesimi di secondo, emozioni incredibili, diciassettemila spettatori spalmati lungo il Canalone Miramonti e il vincitore che tutti aspettavano: Marcel Hirscher con la seconda affermazione in carriera a Campiglio ribadisce che è lui il re dei pali stretti quest’anno, secondo slalom vinto su tre disputati in stagione, leader di Coppa del Mondo assoluto e di specialità, 49 vittorie in Coppa (di cui 22 in slalom), il migliore quest’anno e sicuramente uno dei migliori di sempre. Questa in sintesi il successo dell’edizione 2017 della mitica 3Tre a Madonna di Campiglio. Tione - Quando le lettere viaggiano a 12 m all’ora... Si susseguono le segnalazioni di disservizi nella consegna delle lettere in quel di Tione. Tra queste molto curiosa quella di Stefano Marchiori che scriveva: «Complimenti a Poste Italiane spa che oggi mi ha recapitato una lettera partita da Tione il 24 novembre. Per fare 4 km ha impiegato 13 giorni alla fantastica velocità di 12 metri all’ora! Neanche le lumache». La lettera conteneva l’invito ad un incontro pubblico che si è tenuto il 4 dicembre... e Marchiori ha ricevuto la lettera il 7 dicembre. Incendio a San Lorenzo in Banale. A fuoco la casa Itea - Attimi di apprensione a San Lorenzo in Banale, dove ha preso fuoco il sottotetto della casa ITEA in via del Teatro,
nel centro del paese. L’incendio - che in un primo momento sembrava sviluppatosi per la combustione di una canna fumaria - pare essersi sprigionato a causa di un corto circuito. Condino- Chiude una stalla storica. Donato Galante dopo 50 anni di attività getta la spugna - Nel 2002 a Cavalese l’allevatore condinese Donato Galante aveva vinto il primo premio nel concorso formaggi di malga. Non c’era manifestazione casearia dove i suoi formaggi non andassero per la maggiore. Era una produzione doc che già aveva mercato molto prima di es-
sere stagionata. Ora, però, dopo mezzo secolo di lavoro in stalla Donato ha deciso di gettare la spugna e vendere così le proprie bovine da latte (20) alla Federazione provinciale degli allevatori di via delle Bettine. “Una decisione sofferta ma oramai inderogabile considerato che non avevo un successore ma anche perché le mie condizioni fisiche sono un po’ malandate. Qualche problema nel camminare e stare su con le gambe”. Con la chiusura di quella azienda contadina anche la valle del Chiese perde un suo riferimento storico dove il grosso dell’attività veniva praticato a mano.
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Collegamento ciclopedonale Sarche-Giudicarie: dal Ministero arrivano oltre 225 mila euro Ammontano a 225.749 euro le risorse assegnate alla Provincia dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per la realizzazione del collegamento della pista ciclopedonale delle Giudicarie con quella della Valle dei Laghi in prossimità dell’abitato di Sarche, che avrà un costo complessivo di 850.000 euro. Si tratta di una quota delle risorse ottenute dalle revoche dei finanziamenti di alcuni interventi non realizzati sull’intero territorio italiano, che lo Stato ha destinato alle Regioni e alle Province autonome. La Giunta trentina ha approvato uno schema di Convenzione con il Ministero, che disciplina l’assegnazione del finanziamento. L’intervento previsto realizza un percorso ciclopedonale in sede esclusiva che collega il percorso ciclopedonale in sede propria Torbole – Sarche con il tratto che inizia al 5 tornante della SS 237 e, sempre in sede propria si avvicina Ponte Arche, liberando la carreggiata stradale, nel tratto dei tornati a ridosso dell’abitato di Sarche, dal traffico di pedoni e ciclisti che in questo modo possono percorre in sicurezza un lungo tratto di strada per arrivare fino a Ponte Arche. L’inizio dei lavori è previsto nel giugno del 2019. Accordo Latte Trento Trentinalatte Un nuovo passaggio nel percorso di riorganizzazione della filiera produttiva e commerciale trentina del latte e suoi derivati. Ne sono protagonisti il consorzio Latte Trento e Trentinalatte Spa, che lunedì 11 dicembre hanno firmato un accordo di collaborazione finalizzato alla creazione di nuovi prodotti. L’accordo, in particolare, prevede la cessione da parte di Latte Trento a favore di Trentinalatte di circa 2,8 milioni di litri all’anno di latte MQT (Marchio Qualità Trentino) e la produzione in conto lavoro di latte UHT, caciotte e altri formaggi a marchio Tren-
tinalatte. L’azienda di Roverè della Luna produrrà invece in conto lavoro per Latte Trento due nuove linee di yogurt a marchio Latte Trento, da latte MQT fornito dalla stessa Latte Trento: una linea con nuovo vasetto da 125 grammi (venduto in confezione singola) rivestito in materiale cartaceo, nuova ricetta e nuova grafica; una seconda linea con cluster “bipack” 125 g x 2 con nuova veste grafica, vasetti bianchi e marchio Latte Trento. Parità di genere: partito il progetto europeo DeeDiversity Quante volte sentiamo dire frasi del tipo: “questo è un lavoro da femminuccia o, viceversa, è un lavoro da maschi” luoghi comuni che possono causare molti problemi nel percorso di formazione e nella carriera di una persona. Contrastare fin dall’età prescolare questi stereotipi di genere, costruendo e testando un modello di formazione rivolto ad insegnanti, educatori ed educatrici nella fascia 0-6 anni, è l’obiettivo del progetto europeo DeeDiversity, Equality and inclusion in pre-primary Education and care, che fa parte del Programma Erasmus+. Il progetto, finalizzato a creare un “clima” educativo orientato all’inclusione e sensibile alle tematiche delle pari opportunità, è partito questa mattina a Trento con una prima riunione a cui hanno partecipato i vari soggetti coinvolti. Il budget totale ammonta a € 320.879 cofinanziato al 100% dall’Unione europea. Ski family: i figli sciano gratis con lo skipass di mamma e papà Riparte anche quest’anno, per l’ottava edizione, Ski family il progetto pensato per le famiglie residenti ed ospiti in Trentino che prevede l’accesso gratuito per tutti i figli minorenni agli impianti di risalita al costo degli skipass di mamma o papà. Sono 7 anche quest’anno le stazioni sciistiche trentine - Pinzolo, Lavarone, Nuova Panarotta, Lagorai, Alti-
piani val di Non, Trento e Pejo - che aderiscono all’iniziativa e oltre 50 gli esercenti che offrono alle famiglie ristorazione, noleggio e pernottamento a prezzi vantaggiosi. Per i residenti in Trentino, Alto Adige e Tirolo è possibile ottenere il voucher Ski family se prima la famiglia ha attivato la “Euregio Family Pass” (ex Family card), la carta che fa risparmiare la famiglia. Maggiori informazioni sono disponibili su www. ski.familyintrentino.it. Autostrada viaggiante: 6 milioni di euro all’anno da Trentino e Alto Adige per incentivare il trasporto merci su ferrovia le Province autonome di Trento e Bolzano hanno stanziato, per tre anni, 3 milioni di euro ciascuna per incentivare il passaggio delle merci dall’autostrada alla ferrovia. I relativi incentivi tariffari renderanno più conveniente adottare la Ro.La per il trasporto delle merci attraverso il Brennero. Siglato oggi anche un protocollo d’intesa fra Rfi-Rete ferroviaria italiana e Interbrennero spa, alla presenza del ministro Graziano Delrio e del presidente della Provincia autonoma di Trento Ugo Rossi, riguardante il potenziamento dell’impianto di Trento Roncafort. Il protocollo impegna i soggetti firmatari ad istituire un gruppo di lavoro congiunto per approfondire le misure necessarie a potenziare il sistema Ro.La nell’area della stazione di Trento Roncafort. In particolare, si prevede la destinazione di due binari dell’attuale fascio di Roncafort all’autostrada viaggiante. Il tutto si inquadra nel contesto del corridoio europeo TEN – T Core Scandinavia–Mediterraneo, cruciale per l’economia europea ed italiana, di cui il progetto più importante è la galleria di base del Brennero che, una volta in esercizio, riverserà sull’intero percorso ferroviario un ingente traffico merci.
Giornale delle Giudicarie, distribuito dalla Cooperativa Lavoro Da gennaio dello scorso anno il Giornale delle Giudicarie viene distribuito dalla Cooperativa sociale Lavoro, con sede in località Copera a Zuclo. Per segnalare critiche, suggerimenti, disguidi nella spedizione è possibile chiamare il numero della cooperativa: 0465-326420 oppure quello del Giornale delle Giudicarie, 0465322934, oppure via mail all’indirizzo: redazionegdg@yahoo.it.
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TIONE DI TRENTO—Via Filzi BOLBENO COLTURA MONTAGNE PREORE RAGOLI
TIONE—Via 3 Novembre ZUCLO Salumificio SAONE Eurospin TIONE Emporio TIONE CIMEGO
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Economia
GENNAIO 2018
Più del 60% della produzione energetica trentina è in Giudicarie
Concessioni idroelettriche: la competenza torna alla Provincia In concreto la norma, precedentemente concordata con la Giunta provinciale e poi inserita nella finanziaria statale, consentirà alla Provincia di regolamentare le modalità ed i criteri per l’assegnazione delle concessioni idroelettriche che per il Trentino rappresentano una risorsa straordinaria in termini di energia prodotta e di ricavi ottenuti. Per le Giudicarie questo risultato è particolarmente importante in quanto proprio sul nostro territorio viene prodotta oltre il 60% dell’energia dell’intero Trentino. L’accordo ribadisce inoltre per gli attuali concessionari ( principalmente Dolomiti Energia la società provinciale pubblico privata costituita dalla Provincia, dai Comuni di Trento e Rovereto e da altri soggetti pubblici e privati) l’obbligo di cessione alla Provincia di una parte di energia che potrà essere destinata a categorie di utenti o per misure di compensazione ambientale. E’ stato inoltre stabilito che le concessioni in scadenza prima del 2022 saranno prorogate fino a tale data per consentire la preparazione dei bandi di gara in base alla disciplina provinciale. Infine è stato fissato anche il principio secondo il quale l’Autorità per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico dovrà previamente consultare le due Province sugli atti concernenti il servizio idrico, al fine di tutelare le competenze provinciali in questa materia. Le Giudicarie possono beneficiare di cospicue entrate derivate dalla produzione idroelettrica. Oltre ai sovraccanoni idroelettrici che vengono versati ai Consorzi Bim del Sarca e del Chiese e che poi servono a finanziare investimenti dei Comuni, dal 2010 vengono versati ai Comuni i canoni aggiuntivi frutto di un accordo tra la Provincia ed il Consiglio delle Autonomie collegato alla proroga delle attuali concessioni idroelettriche. L’accordo sottoscritto a Praso dall’allora Presidente Lorenzo Dellai e dal Presidente del Consiglio delle Autonomie, il compianto Renzo Anderle, aveva visto come promotori più attivi i Sindaci giudicariesi, i Presidenti dei due BIM ed il Consigliere provinciale Adelino Amistadi. La scadenza iniziale
E
di Enzo Ballardini
’ arrivato verso la fine della legislatura provinciale il raggiungimento di uno degli obiettivi più importati per la nostra autonomia, ovvero la ri-attribuzione della competenza sulle concessioni idroelettriche, settore che era provinciale fino ad alcuni anni fa ma che lo Stato aveva riassorbito nei propri poteri. “Si tratta di un risultato storico per la nostra Autonomia, un ulteriore di tutte le grandi concessioni idroelettriche trentine era fissata tra gli anni 2009 e 2012 e successivamente è stata prorogata di dieci agli stessi concessionari con l’obbligo di versare, in base all’accordo sopra citato, questi nuovi canoni aggiuntivi. I canoni hanno l’obiettivo di aumentare i servizi per le popolazioni che negli anni hanno subito evidenti penalizzazioni per lo sfruttamento idroelettrico sul proprio territorio. Per le Giudicarie si è trattato di una somma considerevole: 7,3 milioni di euro annui per i Comuni del BIM del Sarca e 5,3 milioni annui per il BIM del Chiese. A ciò si aggiunge oltre 2 milioni di € di canoni aggiuntivi annui destinati alla Comunità delle Giudicarie. Il totale per i dieci anni ammonta ad € 145 milioni. E’ evidente quindi l’importanza per il Trentino ma soprattutto per le Giudicarie di questa partita. Già la proroga delle attuali concessioni al 2014 consentirà di avere canoni aggiuntivi per ulteriori due o tre anni. Poi ci
sarà la partita della gara per le nuove concessioni, dal 2015 in poi, con la definizione dei nuovi canoni a favore della Provincia e delle comunità locali. Con questa nuova legge, approvata dal parlamento prima di Natale, ci sarà una pioggia di utili aggiuntivi, anche per le casse delle multiutility trentine che gestiscono le 18 concessioni che scadono prima del 2022 e che verranno prorogate per altri 4 anni, dal 2019 al 2022. Si tratta di decine di milioni di euro, se si considerano i dati degli ultimi bilanci,
passo avanti in termini di sviluppo e crescita del nostro sistema che ci permetterà di proporre politiche innovative in un ambito molto significativo per quanto riguarda lo sviluppo del sistema economico e il rispetto dell’ambiente” con queste parole il presidente della Provincia autonoma di Trento Ugo Rossi ha commentato il raggiungimento di questo importante obiettivo.
che andranno a rimpinguare non solo le casse delle società concessionarie ma anche quelle dei soci pubblici e privati. Partiamo dalla prima concessione in scadenza, quella di Santa Giustina a Taio. Qui, sul fronte della concessionaria, la società che ha in mano la gestione è Dee, del gruppo Dolomiti Energia. Per Dee, che avrebbe dovuto affrontare la gara prima della scadenza, a fine 2018, i 4 anni di proroga della concessione che la Provincia potrà assegnare per preparare il bando di gara, le
entrate ipotetiche sono pari a circa 15 milioni di euro. Anche altre centrali gestite dal gruppo De tramite Hde, come Santa Massenza o Torbole, Ala e Avio, Pra la Stua e Val Noana, poranno essere prorogate fino a fine 2022. In questo caso, la scadenza è al 2020 e ci sarebbero due anni di proroga come per quella di Moline-Schener gestita invece da Primiero Energia. Per Hydro Dolomiti Energia due anni di concessione possono valere una bella fetta dei 32 milioni di euro di utili realizzati nel 2016. Riguardo all’approvazione della legge di bilancio esultano i senatori altoatesini e trentini, in testa Karl Zeller primo firmatario dell’emendamento e poi Vittorio Fravezzi (Upt) e Franco Panizza (Patt) per l’importante competenza ottenuta. Una vittoria importante di una battaglia che certamente non finirà qui. I tentativi da parte dello Stato e delle multinazionali di mettere le mani su questa fondamentale risorsa energetica proseguiranno anche in futuro
e sarà necessario prestare la massima attenzione da parte delle autorità provinciali e dagli amministratori locali. Avere la gestione delle concessioni è sì importante per le entrate economiche, ma è fondamentale per una gestione corretta delle risorse ambientati. Non sono passati molti mesi da quando gli amministratori locali, in testa il presidente della Comunità delle Giudicarie Giorgio Butterini, i due presidenti dei BIM del Sarca e del Chiese, Gianfranco Pederzolli e Severino Papaleoni, il presidente del parco Adamello Brenta Josef Mase e i sindaci dei comuni giudicariesi, sostenuti e spronati dalle associazioni di pescatori e dall’opinione pubblica, si sono opposti fermamente alla proposta provinciale di ridurre i deflussi minimi di acqua nei nostri fiumi. In questo caso si è ottenuta una vittoria anche con il sacrificio di una riduzione dei sovracanoni. Queste rivendicazioni sarebbero inutili in presenza di una competenza statale e con l’attribuzione delle concessioni a società multinazionali slegate dalla realtà locale, con l’obiettivo di sfruttare la risorsa idroelettrica e fare utili per i propri soci, mentre potranno essere attivate con questa nuova competenza attribuita alla Provincia di Trento.
InTrentino nasce il Real: Reddito di attivazione al lavoro Si chiama Real, ovvero Reddito di attivazione al lavoro, ed è in vigore dal 1° gennaio del 2018. L’obiettivo provinciale è preciso: incentivare le persone disoccupate ad attivarsi, con il sostegno della rete dei servizi per l’impiego, al fine di accedere ad un nuovo impiego, scoraggiando comportamenti troppo passivi e attendisti e puntando soprattutto alla fascia più esposta al rischio della disoccupazione di lungo periodo. I dati recenti dicono infatti che oltre il 67% dei disoccupati tra i 40 e 49 anni e oltre il 70% dei disoccupati over 50 è disoccupato da più di dodici mesi.
“Un Real è una sfida ambiziosa e coraggiosa - sottolinea il vicepresidente provinciale Alessandro Olivi - che segna un cambio di passo rispetto al passato. Il reddito di attivazione operativo in Trentino dal 2014 cambia la sua logica. Dalla tutela passiva con cui di fatto estendevamo gli effetti degli ammortizzatori statali passiamo ora ad uno strumento di politica attiva che vuole stimolare le persone ad attivarsi per intercettare le opportunità che si stanno venendo a creare nel mercato del lavoro. Lo facciamo in due modi: mettendo a disposizione dei disoccupati una serie di servizi per facilitare la loro ricollocazione, e, per
la prima volta, dopo avere sostenuto le imprese che assumevano e la rete delle agenzie per l’occupazione, premiando anche l’impegno e la costanza di coloro che si sono messo in gioco per accedere ad un nuovo impiego. Ad essi riconosceremo quindi una premialità di circa 3.000 euro, condizionata naturalmente ad un reimpiego effettivo e per un congruo periodo di tempo. Questa scelta, che partirà fra qualche giorno, è anche una risposta concreta e tempestiva alle riflessioni proposte dai sindacati in questa chiusura di 2017 per passare ad una fase più centrata sulle politiche attive per il lavoro”. Il Real si rivolge in-
nanzitutto a fasce di età in cui si registra un’elevata percentuale di disoccupati di lungo periodo, ovvero ai disoccupati residenti in Trentino con un’età di almeno quarant’anni. Si tratta di disoccupati deboli i quali sono fuoriusciti dal mercato del lavoro da più di 5 mesi. La sfida è quella di far sì che una quota crescente di queste persone trovi un impiego prima del giro di boa dei 12 mesi e quindi di cadere nella disoccupazione di lungo periodo. Si compone di due quote: una prima quota che consiste in un pacchetto di servizi (voucher formativi, per l’accesso ai servizi per l’impiego erogati dalla rete provinciale, o vou-
cher per la conciliazione lavoro-famiglia); una seconda quota che consiste in una somma di denaro di un importo compreso di un minimo di 2.000 euro ed un massimo di 3.000 euro, a titolo di premialità, qualora il disoccupato si rioccupi entro un congruo periodo di tempo (trascorsi 5 mesi di disoccupazione ed entro la fine degli 11 mesi). Il premio è condizionato all’effettivo reimpiego del lavoratore per un periodo di almeno 90 giorni in caso di lavoro subordinato o con entrate di almeno 3.000 euro in caso di lavoro autonomo, in un periodo di tempo non superiore a 9 mesi.
Politica
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Maggiori risorse per 11.450.000 euro
Approvati gli investimenti in viabilità dei prossimi 4 anni In totale destinati 326.198.000 euro per il territorio provinciale
Partendo dalle Giudicarie, nella delibera sono inclusi i 6.000.000 di euro quale quota di compartecipazione finanziaria a carico della Provincia autonoma di Trento, destinato all’attuazione dell’”Accordo di programma per la viabilità provinciale nel territorio della Comunità delle Giudicarie”. Altri 2.000.000 di euro, sempre in forma di integrazione alla quota di compartecipazione finanziaria a carico della Provincia sono destinati al completamento degli interventi previsti nella “Convenzione tra la Provincia Autonoma di Trento, la Regione Veneto e Provincia di Belluno per la realizzazione degli interventi di miglioramento e messa in sicurezza della S.S. 50 del “ Grappa e Passo Rolle”. Arriva a 450.000 euro, la quota di compartecipazione della Provincia che va ad aggiungersi all’importo di 1.000.000 di euro messo a disposizione dal parte del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, di cui la Provincia Autonoma di Trento risulta tra i beneficiari per il finanziamento del Programma Sperimentale nazionale di mobilità sostenibile casa-scuola e casa-lavoro con il progetto denominato “Trentino pedala” per la mobilità sostenibile: è prevista, in particolare, l’installazione di 31 nuove ciclostazioni, di ulteriori 124 biciclette a pedalata assistita e di ulteriori 80 biciclette tradizionali city bike (i Comuni interessati sono: Aldeno, Besenello, Calliano, Isera, Lavis, Nave San Rocco, Nogaredo, Nomi, Mori, Pomarolo, Rovereto, Trento, Villalagarina e Volano). Per la Comunità Alto Garda e Ledro arrivano 3.000.000 di euro che sono destinati a costruire un’unità funzionale connessa alla realizzazione della “Ciclovia del Garda”. Passando alla voce della sicurezza stradale, sono stati programmati una serie id nuovi interventi che riguardano anche le Giudicarie, in particolare la Valle del Chiese:
Maggiori risorse per 11.450.000 euro ed un importo complessivo che ora supera i 326.198.000 euro: è il risultato del “settimo aggiornamento del piano degli investimenti per la viabilità 2014 –2018”, approvato dalla Giunta provinciale su proposta dell’assessore alle infrastrutture e mobilità Mauro Gilmozzi. Il piano è stato adeguato agli stanziamenti previsti con la
500.000 euro vanno alla messa in sicurezza della S.S. 237 a sud di Cologna nel Comune di Pieve di Bono – Prezzo, mentre 800.000 euro servono alla messa in sicurezza dell’attraversamento dell’abitato di Breguzzo. Sempre alla voce sicurezza il piano viabilità riprogramma l’intervento relativo alla realizzazione della “Rota-
manovra di “Bilancio di previsione della Provincia autonoma di Trento per gli esercizi finanziari 2018 – 2020”. Per oltre 304.594.000 euro è finanziato direttamente dalla Provincia, per 10.000.000 di euro con le risorse previste per il ricorso al mercato finanziario e per oltre 11.603.000 euro tramite cessione di immobili. Ecco le maggiori novità al piano.
toria all’incrocio con via Castelbarco a Sabbionara d’Avio e marciapiede”, finanziato e realizzato interamente dal comune di Avio, in quanto intervento che ricade parzialmente sulla viabilità provinciale. Infine, vengono aggiornati i costi di alcuni interventi già programmati, a seguito dell’avanzamento della fase progettuale, mediante l’utilizzo delle risorse già disponibili alla voce “accantonamento”. Tra questi l’intervento relativo alla realizzazione di un nuovo collegamento tra la rotatoria in via Cané a Mezzocorona e la rotatoria nei pressi del casello A22, per il quale si è provveduto a vincolare l’importo a carico della Provincia per 300.000 euro, in attesa della definizione con A22 dell’accordo per la ripartizione delle competenze e della relativa compartecipazione finanziaria. Viene prevista la sistemazione dello svincolo a Nogaré sulla S.P. 83 di Piné, con un aumento di 700.000
euro, che ridetermina il costo dell’intervento in 1.700.000 euro complessivi, infine sono assegnati per la messa in sicurezza del tratto adiacente l’intersezione con la S.P. 18 (bivio Terlago), con un aumento di 700.000 euro, che ridetermina il costo complessivo dell’intervento in 1.500.000 euro.
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Sanità
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Una foresteria ostetrica a Trento per le partorienti delle valli Si tratta di un appartamento in Viale dei Tigli a disposizione nell’imminenza del parto
Oggi questo luogo di appoggio è stato creato da una convenzione fra l’Azienda sanitaria e il Collegio delle ostetriche di Trento con l’approvazione della delibera 500 del 12 dicembre scorso. Il Progetto Foresteria Ostetrica è strutturato in modo da fornire alle coppie residenti fuori città un supporto logistico che permetta di attendere la spontanea insorgenza del travaglio in un clima familiare diminuendo lo stress e l’ansia del trasferimento al momento del travaglio. Non si tratta di una struttura ospedaliera, quindi non è garantita la presenza di personale specifico, ma è un appartamento a disposizione della coppia per le ore immediatamente precedenti al parto che risponde all’esigenza logistica di essere vicini all’ospedale e non sobbarcarsi spostamenti lunghi o difficoltosi in caso
Chiuso il punto nascite di Tione, fra le richieste degli amministratori locali era stata avanzata anche quella di avere un centro dove le partorienti che provengono dalle vallate lontane dal capoluogo potessero rimanere in prossimità del parto o nel caso in cui, non infrequente, recatesi in ospedale per un sentore di contrazioni venissero invece reinviate a
casa perché non è ancora il momento del parto. Per chi viene da fuori valle significa percorrere chilometri e impiegare almeno mezza giornata in un avanti e indietro che non giova alla tranquillità delle partorienti e spesso si trasforma in un dover risalire in auto poche ore dopo quando il momento del parto è invece arrivato e ripercorrere tutta la trafila.
di maltempo. “Mi sembra che la risposta alla necessità che avevamo avanzato in sede di perfezionamento dell’accordo sull’ospedale di Tione con la Provincia e l’Azienda sia coerente – commenta il presidente della Comunità delle Giudicarie Giorgio Butterini -, basica nella sua conformazione ma non si trattava di offrire un surrogato di servizio maternità quanto colmare dove possibile il problema della distanza, quindi offre un’opportunità in più alle coppie di affrontare con più serenità il momento del parto”. Vediamo nello specifico le caratteristiche della struttura. Sede della Foresteria La struttura messa a disposizione dall’APSS per il “Progetto Foresteria Ostetrica” è in Viale Dei dei Tigli n° 18 a Trento. La gestione logistica della struttura è in capo all’APSS che provvederà alla pulizia giornaliera e al rigoverno delle camere. La struttura è dotata di uso di cucina, eventuali alimenti come gli effetti personali e gli asciugamani sono a carico degli ospiti. Al termine l’utente comunicherà la cessazione dell’uso al numero di telefono indicato nel regolamento di accesso affinché possa essere effettuato il ripristino della struttura. La struttura non è una
struttura sanitaria, pertanto non è prevista una guardia ostetrica. L’utenza convogliata presso l’appartamento non dovrà avere esigenze cliniche che richiedano assistenza ostetrica o, più in generale, di carattere sanitario. Se l’assistenza ostetrica fosse espressamente richiesta dalla donna/coppia, il Collegio fornirà una lista di libere professioniste presenti sul territorio, disponibili ad eventuali consulenze in loco, a pagamento con regolare tariffa secondo la normativa vigente. Destinatarie Donne in gravidanza che presentano condizioni cli-
niche che pongono l’indicazione ad una permanenza in vicinanza di un presidio ospedaliero per poter eseguire accertamenti o interventi precoci. Donne a termine di gravidanza in prodromi di travaglio che per condizioni familiari o meteorologiche hanno la necessità di avvicinarsi al luogo del parto. Al fine di promuovere un clima familiare è consentito l’accesso anche di un accompagnatore. Criteri d’accesso Le donne potranno richiedere la possibilità di avere assegnata la stanza su indicazione o dell’ostetrica del Percorso Nascita o dei Sanitari dell’ospedale Santa Chiara che attiveranno la chiamata. Il soggiorno dovrà essere limitato nel tempo (indicativamente non superiore ai tre giorni), resta comunque possibile l’ipotesi di un prolungamento del soggiorno su specifico bisogno presentato. La segreteria del Collegio, al fine di facilitare la gestione complessiva, si impegnerà, tramite propri delegati, ad accogliere le utenti che telefoneranno ad un numero dell’Azienda sanitaria dedicato. Il recapito telefonico sarà prioritariamente ad uso dell’Ostetricfam coop giudicariea del percorso Nascita e del Pronto Soccorso Ostetrico dell’Ospedale Santa Chiara che provvederanno alla chiamata per l’attribuzione della stanza da parete della segretaria. La segreteria del Collegio assegnerà la camera e fornirà il codice di accesso all’appartamento.
Politica
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Verso Roma: Dellai per Civica Popolare sostenuto sul territorio dall’Upt
L’intreccio delle doppie elezioni per il Trentino Provinciali: l’ipotesi Olivi e Mellarini a Roma apre le porte al Rossi bis
Sono diversi i punti in discussione sul tavolo della politica e – come detto – si intersecano elezioni nazionali e locali. In primis: chi saranno i candidati? Quanti/quali assessori della giunta provinciale saranno candidati? Questo fatto influirà su un possibile Rossi/bis? Quanto vale la nuova creatura politica nazionale di centro alla nascita della quale ha contribuito anche Lorenzo Dellai? Quale sarà, alle politiche e alle provinciali, il ruolo e lo spazio dei sindaci civici di Francesco Valduga? Proviamo a dare alcune risposte. Capitolo candidati: nei primi giorni del 2018 le forze politiche si stanno trovando per definire in primo luogo le “regole di ingaggio”, come individuare le candidature sui collegi uninominali (in provincia di Trento sono 3 per la Camera e 3 per il Senato) e sui listini proporzionali (5 seggi in tutta la Regione); poi seguiranno i nomi. Nel centrosinistra autonomista ci sono attualmente più potenziali candidati che posti effettivi e allora qualcuno dovrà giocoforza passare la mano. Franco Panizza punta alla riconferma in Senato sul seggio di Trento e – pare – l’avrà: seggio di Trento (ma alla Camera) che piace anche a Lorenzo Dellai, che però dovrebbe candidarsi capolista sul proporzionale del suo nuovo partito Civica popolare (che sarà sostenuto in Trentino dall’Upt). Tra gli assessori in giunta cresce l’ipotesi Alessandro Olivi alla Camera sul seggio Rovereto-Garda-Giudicarie, con l’altro assessore Tiziano Mellarini al Senato sempre sullo stesso collegio. Se ciò avvenisse sarebbe un implicito lasciapassare alla candidatura di Ugo Rossi per la presidenzabis della Provincia: qualora eletti al posti di Olivi e Mellarini subentrerebbero in giunta provinciale con grande probabilità Giampiero Passamani (Upt) e Alessio Manica (Pd). Per quanto riguarda il centrodestra prendono quota i
Con l’atto di scioglimento delle Camere del 28 dicembre il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha di fatto ufficializzato la data delle elezioni politiche: il 4 marzo prossimo sarà uno snodo importantissimo che testerà il nuovo meccanismo elettorale (il cosiddetto Rosatellumbis) e sul quale aleggia lo spettro di maggioranze difficilmente identificabili.
nomi di Walter Kaswalder per il collegio della Valsugana, di Maurizio Fugatti capolista Lega sul proporzionale, di Roberto de Laurentis per il seggio senatoriale di Rovereto-Garda-Giudicarie: un pensiero sulla Camera, collegio Trento, lo sta facendo anche il consigliere Giacomo Bezzi, per un eventuale ritorno a Roma. Da vedere nella Lega se l’uscente senatore Sergio Divina, in rapporti difficili con il segretario Fugatti, troverà ancora spazio. Fra i 5 Stelle, appare certa sul proporzionale la ricandidatura dell’uscente Fraccaro, mentre il consigliere
Degasperi dovrebbe rimanere a Trento ed essere candidato presidente alle prossime provinciali; sulle altre candidature deciderà la “rete” nelle prossime settimane. Si diceva poco sopra della nuova creatura politica di Dellai: dopo una fase calda di incontri e di riunioni romane, ha visto la luce a fine anno Civica popolare, soggetto di derivazione centrista che sarà in coalizione con il Partito Democratico alle prossime elezioni del 4 marzo. Protagonisti con Dellai saranno Pierferdinando Casini, Gianpiero D’Alia (già ministro nel governo Letta), Giuseppe
Si tratta della prima tessera di un domino che ha dato il là negli schieramenti politici, anche in Trentino, a riunioni ed incontri per definire strategie e candidati per l’appuntamento elettorale con un occhio anche alle elezioni provinciali dell’ottobre 2018, che – quantomeno nella scelta di nomi e assetti – saranno eccome influenzate da quelle politiche del 4 marzo.
De Mita (deputato e nipote del più noto Ciriaco), Bruno Tabacci e soprattutto la ministra della salute Beatrice Lorenzin, che sarà la leader del gruppo che riunisce deputati di Democrazia solidale, Alleanza popolare, ex-Udc e vari orfani di un partito centrista di riferimento. L’obiettivo – nelle parole di Dellai – è proprio quello di dare un punto di riferimento a quell’area di centro che dal crollo della Democrazia Cristiana in poi ha subito tante diaspore e altrettanti (e spesso poco efficaci) tentativi di ricostituzione. Anche in questa elezione ci sarà più di
un tentativo: sulla sponda del centrodestra già scaldano i motori i centristi di Noi per l’Italia con exUdc come Cesa, ex-sindaci di belle speranze come Flavio Tosi, acchiappavoti come Raffaele Fitto, ex- Ap come Maurizio Lupi, Roberto Formigoni, il redivivo Clemente Mastella e il depositario del simbolo della Dc Gianfranco Rotondi. Non per nulla, la nuova formazione ha tutta l’intenzione di utilizzare nel simbolo il glorioso Scudo Crociato che – si dice – da solo vale circa il 2%. A proposito di revival dei simboli, Dellai ha portato in dote a Civica
popolare il fiore stilizzato della “Margherita”, della sua prima esperienza da presidente della Provincia, nel 1998. Un simbolo che - secondo l’ex- presidente della Pat – rimanda ad un’idea e ad un’esperienza costruttiva di civismo che nasce in Trentino, di cui la politica italiana ha estremo bisogno. Basterà per arrivare al fatidico 3% a livello nazionale, soglia di sbarramento che può segnare il successo o il fallimento di un progetto politico? E, parlando di civismo, come non accennare alle vicende dei sindaci civici capitanati da Francesco Valduga? Qualche settimana fa il gruppo ha eletto coordinatore Mattia Gottardi, sindaco di Tione, con il mandato di rappresentare le istanze dei civici e di guidare i primi passi di questo movimento in raccordo col leader Valduga. Un movimento che – ci tengono a sottolineare i componenti – non è un partito, non è né di destra né di sinistra, si pone come elemento concreto “del fare” contro ogni populismo. Un identikit che sottolinea comnque l’anima “di governo” della compagine valdughiana, e non potrebbe essere altrimenti, trattandosi di sindaci. Possibile (probabile) scenario: passata la buriana delle candidature per le politiche (attorno al 15-16 gennaio i partiti avranno già le quasi certezze sui nomi) i civici si siederanno attorno al tavolo “costituente” dell’Unione per il Trentino già da tempo aperto a riflessioni ed evoluzioni di vario tipo e assieme si discuterà su tempi e modi di una nuova aggregazione (o comunque di un ampio restyling del partito) che dovrebbe presentarsi entro aprile ed essere competitiva per le prossime provinciali di ottobre. Nella nuova Upt, “versione 2018” ci saranno (dovrebbero esserci) forti richiami allo spirito civico della “prima” Margherita e all’anima popolare di questo soggetto. (R.G.)
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Politica
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Il primo dicembre la legge sulla doppia preferenza
L’autonomia è, se è paritaria Un territorio che si pone obiettivi così alti, in termini di convivenza sociale, ha temporeggiato a lungo prima di decidersi a dire che considera ugualmente importanti tanto in famiglia che nella società, le donne e gli uomini. E la Legge approvata il primo dicembre scorso, sulla doppia preferenza di genere, risponde al principio di parità. L’obiettivo di una società paritaria è ancora oggi ostaggio di presunti archetipi, luoghi comuni e pigrizia nel modificare il proprio modo di porsi. E i dati sono lì a documentarcelo: 12,5% in meno di occupazione femminile (tasso di occupazione maschile e femminile 2016, rispettivamente al 78,9% e 66,4%), solo il 20% le donne dirigenti nella di pubblica amministrazione. Nelle imprese private solo il 3% è presidente o presidente onorario. Le amministratrici delegate sono ancora solo il 2,5%. Fino al 2008 le donne negli organi di amministrazione e controllo delle società quotate erano il 5,9% del totale. Qualcuno dice che evidentemente le donne non hanno un lavoro, guadagnano meno, faticano ad affermarsi e a raggiungere i vertici perché non meritano. Ma i dati ci dicono che il 60% dei laureati sono donne e
di Donatella Conzatti L’Autonomia è un modo di essere e di vivere, prima ancora di essere luogo geografico e Istituzioni. Un modo di essere connotato da aggettivi che abbiasono laureate con performance migliori. Le normative locali e nazionali sono quindi state modificate, in assenza di un moto veloce e spontaneo della società, per permettere anche a questi talenti di emergere. E gli studi che ne sono conseguiti hanno portato alla luce risultati positivi. “Valore D” e la “Bocconi”, ci hanno dimostrato che le aziende in cui nel luoghi decisionali c’è presenza di donne e uomini, risultano amministrate meglio: migliori indici di redditività, gestione finanziariamente più oculata, minori tassi di evasione. E’ oggettivo che quando il confronto è plurale, le decisioni assunte portano a sistemi che funzionano meglio. Perché tengono presenti punti di vista diversi. Perché si preoccupano di settori e situazioni che con il monopensiero sfuggono. Tra i luoghi in cui si assumono decisioni importanti e che investono la vita di ogni singola persona, ci sono le Istituzioni. Le Istituzioni per poter esprimere tutto il loro potenziale, dovrebbe avere un dibattito ampio, un pensiero plurale che sappia fare sintesi di
Continua dalla Prima Poco contano le affermazioni dell’oggi che escludono questa possibilità. La stessa cosa sta accadendo anche in Germania dove i socialisti dopo aver proclamato ai quattro venti “Mai con la Merkel!”, ora sembrano disponibili, proprio in nome della governabilità, a ritornare sui propri passi. Berlusconi di certo non avrebbe scrupoli se gli convenisse. La seconda ipotesi, se non si riuscisse a trovare nessun accordo, potrebbe essere costituita da “un governo del Presidente”, un governo tecnico, tanto per capirci, che, privo di una propria maggioranza, sia emanazione diretta del capo dello Stato e raccolga di volta in volta i voti necessari. C’è poi una terza ipotesi addirittura proposta da Berlusconi: che continui il governo Gentiloni fino ad ulteriore ritorno alle urne verso l’estate. E, visto la burrascosa campagna elettorale a cui stiamo assistendo sarebbe come dire: tanto rumore per nulla. Sarebbe comunque una batosta incredibile per la credibilità già ai minimi livelli della nostra classe politica. Una soluzione questa che avrebbe conseguenze gravissime soprattutto in campo
necessità diverse. Nelle Istituzioni invece la pluralità non è compiuta. I dati ci dicono che il pensiero maschile è sovrarappresentato mentre quello femminile è autorevole ma poco rappresentato. Nella nostra Regione per quanto riguarda il Trentino, le donne nei Consigli sono al 17,14%, rispetto alla Provincia di Bolzano che, invece, si attesta al 28,57%. Le assessore in Provincia di Trento raggiungono la percentuale del 14,29%, mentre in Provincia di Bolzano invece si posizionano al 28,57%. E non è così da oggi. Anzi, in passato era molto peggio. Dal 1948 ad oggi in provincia sono state elette solo 23 donne su 525 seggi assegnati. Il 4,38%.
mo sentito sin da bambini: innovativo, responsabile, che mette al centro il valore della persona. Di tutte le persone.
C’è da chiedersi se questa sia l’avanguardia di una comunità che si pone, e in alcuni ambiti a ragione, come modello nazionale. Sulla base di questi dati e ragionamenti in moltissime e molti abbiamo lavorato perché anche la nostra Provincia si ponesse in atteggiamento disponibile verso i principi costituzionali e statutari ai quali aderisce. Da quasi 70 anni l’art. 51 della Costituzione afferma che “tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza”. Da 45 anni il Secondo Statuto d’Autonomia all’art. 47 prevede che “al fine di conseguire l’equilibrio della rappresentanza dei sessi, la medesima legge promuo-
ve condizioni di parità per l’accesso alle consultazioni elettorali”. Dopo una larghissima mobilitazione civile portata avanti da Comitati di cittadini, intellettuali, Sindacati, Associazioni datoriali, ACLI, Cooperazione, a maggio 2017 il Consiglio provinciale di Trento archiviava, nello sconforto generale, una proposta di Legge bipartisan e addirittura prevista nel programma di legislatura della maggioranza di governo. Il 1’ dicembre 2017, solo grazie all’intelligenza di chi non ha mai smesso di crederci, questa legge che prevede la parità di accesso alle cariche elettive politiche è stata approvata. E, fatta salva, la sorpresa di un improbabile e costoso referendum, sarà applicata alle elezioni provinciali di ottobre 2018. La verità è che la montagna ha partorito il topolino. Uno sforzo immenso per una conquista normale. Perché a tutti, tranne che a certe nomenclature politiche, appare normale che donne e uomini possano candidare al 50%, che possano avere
le stesse possibilità di diffondere il proprio pensiero attraverso i media, che possano chiedere il voto con pari dignità. Ciò che resta ancora il vero traguardo straordinario sarà ottenere davvero la parità nelle Istituzioni. Con l’obiettivo di rispecchiare una società paritaria, plurale che sa confrontarsi pienamente. Questa legge, che ritengo una affermazione di principio importantissima, di fatto stabilisce lo stesso nastro di partenza per uomini e donne e, giustamente, nessuna garanzia di risultato. Il risultato dovrà essere costruito con impegno da ogni sinolo candidato e da ogni singola candidata. Ai partiti ora l’obbligo di scegliere e formare una classe dirigente paritaria per un’Autonomia all’altezza delle sfide che la attendono. E questo compito i partiti lo devono sentire forte per le provinciali di ottobre ma anche e soprattutto per le elezioni nazionali di marzo. Non sfugge infatti a nessuno che nelle ultime 6 elezioni politiche abbiamo eletto circa 60 parlamentari di cui solo 3 donne. E nessuna Senatrice. Agli elettori ora la libertà di scegliere con il voto, le donne e gli uomini che meritano fiducia.
L’EDITORIALE di Adelino Amistadi
Che Dio aiuti l’Italia economico proprio nel momento in cui le cose sembrano tornare a farci sperare in una possibile ripresa. La questione della governabilità mi sembra uscire da questo bailamme come il principale problema sul quale tutte le forze politiche dovrebbero confrontarsi e dire, finalmente, agli Italiani come uscirne, come intendono realisticamente affrontarlo invece che insistere, come sta accadendo, in sbruffonate ed incredibili smargiassate. A questo punto, un pensiero modesto e senza pretese lo vorrei dedicare all’occasione persa, l’anno scorso, di mettere rimedio per sempre a quanto continuerà ad essere un punto di estrema debolezza della nostra politica. Vi riporto al refendum del 2016 e ai boriosi vincitori del NO, è grazie a loro che continueremo a mantenere a
suon di milioni i 320 senatori e che la governabilità continua ad essere impossibile. Il bello è che i vincitori del NO avevano assi-
curato che in pochi mesi avrebbero votato una legge elettorale perfetta. A distanza di un anno niente di niente. Nulla. E come
sempre, adesso ci inondano di mille euro a destra e a manca, dentiere, stipendi garantiti, tutte consapevoli bugie, perché è a conoscenza di tutti che le casse dello Stato sono al lumicino. Ma per fortuna questi giochetti non funzionano più, gli elettori non sono idioti come i nostri politici continuano a pensare, ne hanno piene le tasche di prese in giro e falsità istituzionalizzate, io credo che gli elettori sappiano scegliere con intelligenza, che negli Italiani rimane vivace e lungimirante. Arrivare ad avere degli sfascisti e o degli sfasati, solo perché alcuni giornali e TV si sono schierati, talora in modo vergognoso, non è il massimo per una Nazione che vuole guardare avanti. Che Dio aiuti l’Italia…BUON ANNO!!!!
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Europa
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Buon anno Europa di Paolo Magagnotti Il pericolo “suicida“ è costituito da quegli Stati membri con rappresentanti governativi, parlamentari o di partito impegnati nell’illudere i loro cittadini che la sovranità nazionale e non una dimensione politica europea sia principio è strumento per garantire un futuro di benessere e sicurezza. Lo fanno per generare consenso elettorale o per congenita miopia politica. Con somma irresponsabilità si vuol convincere i cittadini che le regole europee sono lacci che legano al palo potenzialità e capacità nazionali; e con le stesse argomentazioni si attribuiscono a Bruxelles responsabilità le quali spesso altro non sono che errori e inefficienze nazionali che si vogliono coprire agli elettori. I quattro Paesi del Visegrad (Ungheria, Polonia, Repubblica ceca e Slovacchia) hanno di fatto stretto un’alleanza per “sfruttare” l’Unione europea nel pretendere robusti aiuti finanziari, rifiutando clamorosamente i rifugiati e calpestando quel principio fondamentale del processo di integrazione europea che è la solidarietà. Questo gruppo ha da poco nel governo di Vienna un nuovo alleato, vicino territorialmente oltre che politicamente. Il governo viennese di quel Sebastian Kurz che quando era ministro federale per
L’Europa scricchiola. Le solide fondamenta dell’Unione europea poste dai padri fondatori, fra cui il nostro Alcide De Gasperi, subiscono da un po’ di tempo scosse generate da epicentri sviluppatisi un po’ qua e un po’ là nel Continente. La principale preoccupazione non è costituita da quel pezzo di
ottenere consensi elettorali minacciava di inviare al Brennero l’esercito per bloccare inesistenti migranti. Evidentemente gli epicentri delle scosse sulle istituzioni di Bruxelles non vengono solo da est. Non può non preoccupare il contagio che potrebbe produrre il separatismo catalano. Interrogativi
preoccupanti pone il crescente populismo che recentemente ha scosso anche la potente Germania e che purtroppo fa pure parte del bagaglio elettorale di movimenti e partiti italiani in previsione delle elezioni nazionali del prossimo 4 marzo. Mi auguro che prima del voto tanti italiani si rendano
Oltremanica che è in via di definitivo distacco dal nucleo europeo centrale, ma da chi dall’interno non vuole rispettare principi e regole; da chi guarda al futuro con occhiali da sole talmente oscuri che non consentono di vedere in distanza, talvolta non oltre la punta dei piedi.
conto delle molte “fake news” sull’Unione europea sbandierate da irresponsabili politici che fra le varie provocazioni in malafede promettono che con l’uscita dall’Euro e il ritorno alla Lira l’economia italiana si metterebbe in corsa. In corsa sì: verso un disastro economico e un grave impoverimento
sociale del Paese. Certamente l’esperienza e il mutare dei tempi richiedono modifiche anche alla struttura istituzionale dell’Unione, ma principi e valori di fondo debbono rimanere immutati. Solo un’Unione europea unita, coesa è forte potrà darci speranze, soprattutto per le nuove generazioni.
30-31 gennaio 2018
Orario Continuato
Ore 8.30 - 18.30
TIONE - via 3 novembre, 7 - Tel. 0465 321991
Gli scricchiolii e le fibrillazioni all’interno dell’Unione certamente preoccupano, ma non devono assolutamente scoraggiare. Sono convinto che abbiamo e si formeranno le forze necessarie per sostenere e rilanciare l’unità europea. Nel 2019 vi saranno le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, un’Istituzione purtroppo ancora poco sentita e distante dalla gente. Nel 2018 partiti e forze europeiste inizieranno ad organizzarsi in previsione dell’appuntamento elettorale. Non ho fiducia nel fatto che i politici che vogliono indebolire se non addirittura demolire il Progetto europeo cambino idea, rinunciando a convenienze elettorali. Quello che mi auguro è che vi sia il maggior numero possibile di cittadini che si interessano a che cosa è, che fa e che potrà fare un’Europa unita. Sono certo che una riflessione attenta su tutto questo non potrà che portare consenso a sostegno a un Progetto che dopo due guerre mondiali scoppiate in meno di trent’anni nel cuore del Vecchio continente ha garantito all’Europa pace e sviluppo; un Progetto senza alternative realistiche per un nostro futuro capace di reggere agli eventi mondiali. E’ questo il mio augurio per l’anno appena iniziato.
Attualità
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Parco Adamello Brenta: un nuovo direttore da Paneveggio Trotter: “Importante ricostruire la motivazione del gruppo”
Benvenuto e naturalmente buon lavoro. Qual è la prima impressione? Cosa porta con sé dell’esperienza maturata in oltre vent’anni di servizio presso il Parco di Paneveggio, magari di pratico e applicabile fin da subito? Sono molto contento e carico. Ho rilevato un’ottima professionalità nelle persone che lavorano e che ho conosciuto. Dalla mia pratica lavorativa vorrei mutuare l’organizzazione degli uffici: la qualità del lavoro è simile a quella del Parco da cui provengo. Forse qui c’è una minore propensione al lavoro di squadra, inteso soprattutto nei rapporti e nei collegamenti tra i vari servizi. Quali nuove sfide si aspetta di trovare? Non parlerei di sfide. Ovviamente devo trovare le intese ottimali in base alle indicazioni date da Giunta e Presidente. Dopo la precedente esperienza poco positiva, credo sia importante ricostruire la motivazione del gruppo, ridare una spinta all’ente che si è un po’ fermato, non per motivi dipendenti dalla volontà degli organi di indirizzo né dalla struttura. Come? Primo: analizzare in modo approfondito la situazione interna, le risorse e la programmazione, ottimizzare le risorse economiche esistenti, darsi obiettivi a medio lungo. Secondo: considerare in modo obiettivo il rapporto dell’ente con il territorio; all’interno del comitato di gestione ci sono varie anime, portatori di interesse (rappresentanti associazioni ambientaliste, turistiche, imprenditoriali, provincia), è necessario cercare un collegamento più diretto con il tessuto sociale economico e naturale in cui il Parco è calato, individuare modalità più efficaci per tenere vivo il rapporto con il territorio. Non la spaventa passare da un ruolo puramente amministrativo ad uno gestionale come quello che ha ora? Anzi! È anche vero che il mio ruolo a Paneveggio era riferito all’amministrazione, ma partecipavo attivamente alla vita dell’ente per il forte legame esistente tra i servizi e avevo costanti e ottimi contatti con il comitato di gestione ed esecutivo. Ora è più impegnativo, le responsabilità sono diverse,
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di Enrico Gasperi
l Parco Naturale Adamello Brenta ha di nuovo un vertice operativo. È Cristiano Trotter, 53 anni, trentino, una laurea in giurisprudenza. Dal ’99 è stato Direttore dell’ufficio amministrativo del Parco Naturale Paneveggio-Pale di San Martino (ente presso il quale ha lavorato per 26 anni). Trotter ha preso possesso del nuovo ufficio il primo dicembre, dopo i lunghi mesi d’interregno durante i quali il Parco è stato retto dal Sostituto Direttore, Massimo Corradi, responsabile dell’Ufficio Tecnico Ambientale. Al neodirettore spetterà un compito importante, impegnativo e in cui sono riposte grandi aspettative.
ma onestamente non mi sento spaventato. Sulla questione delle risorse economiche quali azioni concrete verranno messe in campo? I trasferimenti della provincia si sono dimezzati in dieci anni. Ogni anno l’ente (questo parco in particolare) ha comunque disponibilità finanziarie date da avanzi di amministrazione importanti (1,5 mln lo scorso anno); dobbiamo razionalizzare ulteriormente la spesa, verificare se ci sono ulteriori margini, ottimizzare le risorse esistenti, impiegarle cioè qualitativamente e quantitativamente in maniera più efficiente. Una curiosità sulla bocca di tutti, dopo gli strali lanciati dal precedente Direttore: ma davvero è stato assunto un operaio all’ufficio stampa? A me non risulta assolutamente ci siano in questo momento (sono qui da inizio dicembre) operai assunti nell’ufficio stampa né nell’ambito della comunicazione. Ha qualche altra accusa specifica dell’ex direttore
cui si sente di rispondere fin da subito per tranquillizzare gli animi? Assolutamente no. Detto che non sono io quello che deve rispondere, preferisco in ogni caso non entrare nel merito. Non giudico le dichiarazioni
Il Parco Naturale Adamello Brenta è l’area protetta più estesa del Trentino (620 kmq) e comprende un territorio molto ampio ed eterogeneo, sotto il profilo geografico e socio-economico, che va dalla Val Rendena all’Altopiano della Paganella, dalla Val di Non alla Val del Chiese, dalla Val di Sole al Banale. Nel 2018 compirà 30 anni e, grazie alla sua storia, è oggi uno dei parchi più riconosciuti a livello italiano ed europeo. A settembre 2018 Madonna di Campiglio ospiterà uno dei più importanti congressi di geologia del mondo, l’8° Conferenza internazionale dei Geoparchi mondiali, con la partecipazione di un migliaio di tecnici e per la cui organizzazione la struttura del Parco sta lavorando a pieno ritmo.
dell’ex direttore. Il mio ruolo è tecnico e non spetta a me controbattere. Ieri (28 dicembre) si è riunito il comitato di gestione. Non mi pare ci fossero questioni di grande interesse per il nostro pubblico, se non forse la discussione circa la nuova pista che dal Doss scenderà in Valagola… Si. Abbiamo parlato anche del protocollo d’intesa per nuova pista che scenderà dal versante nord della montagna di Pinzolo. La Provincia in sede di autorizzazione della Dia ha introdotto nel verbale definitivo di valutazione la necessità che venga stipulata una convenzione tra il Parco e la Provincia stessa per una serie di misure di tutela e di conservazione, in modo da attutire gli impatti collegati alla realizzazione della pista. Le misure individuate dalla PAT con il Parco saranno relative a una serie di ambiti, quali contenere fortemente l’accesso veicolare, non aumentare i parcheggi, limitare o vietare la battitura meccanica del manto nevoso fuori dalla pista, ridurre al minimo i tracciati sci alpinistici connessi (individuati e limitati), vietare fuoripista e freeride nell’area, vietare il potenziamento della viabilità esistente (strade e sentieri). A questo “pacchetto” sarà subordinato il parere positivo per la realizzazione della nuova pista.
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Arte
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Lorenzo Haili (1643-1702), il Bernini della Val Rendena Da Fisto a Parma, sulle orme del più talentuoso dei fratelli Tutt’altra estrazione quella dello scultore/intagliatore di Fisto, che parte dalla bottega paterna appena ventenne assieme ai fratelli Antonio, Andrea, Angelo e Maria, per attestarsi a Mantova intorno al 1664. Il padre Valentino Haili, dal cognome non propriamente rendenero, era giunto dalle parti di Spiazzo dalla Germania meridionale, sulla scia delle numerose maestranze approdate nel principato vescovile tridentino in seguito alla commesse dovute al radicale rinnovamento delle architetture e degli arredi sacri, dopo il Concilio di Trento. A Fisto mette su bottega e famiglia, sposando un’Antonia de Ches. E’ documentato come “fabrolignario” (marangone/carpentiere) a partire dal secondo decennio del seicento. I figli, però, scelgono la via della pianura, attratti dalla città virgiliana, già da tempo meta privilegiata di tanti emigrati rendenesi, particolarmente abili nella lavorazione del legno e nelle attività portuali, a tal punto di insediarvi una piccola comunità e dotarsi di un proprio altare nella chiesa di San Martino, nel centro storico di Mantova. Nell’antico quartiere di San Giacomo, Antonio, il più vecchio dei fratelli Haili, dirige la bottega familiare dove troviamo pure Giovanni Battista Pollana, intagliatore ronconese, iscritto nei libri matricola dell’arte dei marangoni di Mantova nel 1673 come “garzon di Antonio Alli”. Lorenzo perfeziona il suo apprendistato tra Cremona e Mantova, aggiornando il suo stile al nuovo verbo barocco che si è diffuso anche in Lombardia, divenendone uno dei più brillanti propugnatori; della sua famiglia è certamente il più talentuoso: ne da prova con la sua prima opera importante, l’altare del Crocifisso nella chiesa di Sant’Antonio a Borgo Val Di Taro (1676), nei territori ducali parmensi, che lo fa conoscere ed apprezzare al di fuori dell’ambito mantovano, fino ad aprirgli le porte della corte munifica di Ranuccio II Farnese, duca di Parma e Piacenza, al cui servizio rimarrà per cinque anni (1677-1681). Prima della partenza per Parma viene chiamato dai Gonzaga a un incarico
di Giacomo Bonazza
Gian Lorenzo l’uno, Lorenzo l’altro: non basta, è evidente, una fortuita assonanza nominale per dar vita ad un confronto che sembra fin dall’inizio inesorabilmente sbilanciato a favore del primo sul piano della qualità artistica e della notorietà. Eppure l’accostamento non è poi così peregrino, una volta indagata con
dovizia l’opera del “nostro” Lorenzo, che si situa cronologicamente nella seconda metà del seicento, al tempo dei fasti barocchi, parallela a quella del ben più celebre “ Cavalier Gio. Lorenzo Bernino”, stella luminosissima, quanto febbrilmente inquieta, del firmamento barocco romano.
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1. Annunciazione Pinacoteca Nazionale, Parma 2. Il ciclope Collezioni provinciali, Trento 3.San Domenico Basilica Madonna della Steccata, Parma 4. Santa Rosa da Lima Basilica della Madonna della Steccata, Parma
2 presso la chiesa palatina di Santa Barbara inserita nel complesso del Palazzo Ducale. Del soggiorno farnesiano rimangono alcune tra le opere più significative di Lorenzo Haili, pur quantitativamente ridotte, che ba-
stano a delinearne la grande perizia tecnica e l’afflato artistico. Prime fra tutte il “San Domenico” e la “Santa Rosa da Lima”, presso la basilica di Santa Maria della Steccata, due splendide statue lignee provenienti
da una chiesa domenicana soppressa, dove espressione e movimento sono un tutt’uno, secondo la lezione della teatralità barocca. Il volto estatico della santa domenicana, che sbuca dal saio fluttuante, richiama subito i volti “berniniani” della Santa Teresa d’Avila di Santa Maria della Vittoria e della Beata Ludovica Albertoni di San Francesco a Ripa a Roma. Non è improbabile, a tal proposito, un viaggio nell’Urbe dello scultore giudicariese, sotto la protezione di Ranuccio II, ad abbeverarsi alle sorgenti della nuova arte e dei suoi modelli più alti. In questo contesto il meraviglioso “Crocifisso”, oggi conservato nella chiesa di Santa
Caterina a Parma, donato nel 1684 dal duca Farnese ai Capuccini della città, dove l’Haili trasforma in scultura il prototipo pittorico di Guido Reni, mischiando stilemi classici a fremiti espressionistici. Il gioiello della produzione parmense resta, comunque, il gruppo dell’“Annunciazione”, pezzo pregiato delle collezioni della Galleria Nazionale di Parma, nell’antico palazzo della Pilotta, dove la narrazione scultorea raggiunge esiti davvero magistrali, per non dire commoventi: l’angelo annunziante e una Madonna giovinetta colti nell’attimo decisivo di un dramma che li supera, resi stupendamente vivi nella materia legno. Un auten-
tico capolavoro che non teme confronti con altre “Annunciazioni”più famose della storia dell’arte. E’ sintomatico che proprio quest’opera sia stata di recente protagonista della conversazione “Le belle forme del legno”, a cura di Nicoletta Agazzi, funzionaria storica dell’arte della Galleria Nazionale, incentrata sui pregevoli manufatti lignei esposti nel museo. A conclusione di questo sintetico excursus nell’opera di Lorenzo Haili, che mutua dagli studi ben più approfonditi e puntuali di Domizio Cattoi, conservatore del Museo Diocesano Tridentino, non si possono non segnalare almeno altri due lavori di capitale importanza ascritti all’intagliatore di Fisto, tralasciando gli interventi presso la Rocca di Soragna e una possibile presenza presso la giunta albertiana del castello del Buoncosiglio di Trento: il magnifico coro della distrutta chiesa domenicana di Mantova (1690), reinstallato in due chiese diverse, un tripudio di cesello ligneo portato a termine con l’apporto “di lui scolari” e gli stalli del coro dell’Inviolata di Riva del Garda ad impreziosire una delle maggiori espressioni del barocco trentino. I rendeneri che ogni anno, da San Martino, scendono a Mantova per rinnovare il legame storico con quella città, hanno da oggi un motivo in più, di tipo artistico, per proseguire in questo scambio, ancor più giustificato dalle “belle forme del legno” del loro conterraneo Lorenzo Haili.
Economia Anche la famiglia più povera che viveva nelle nostre montagne, compresa la vedova più misera, possedeva almeno tre capre, un orto, due galline e un piccolo campo per le patate. Era sempre tempo di crisi, era sempre tempo di mercatini e sempre tempo di produrre qualche bene da scambiare al mercato. Le libere attività umane, erano veramente libere, e non sottoposte alle migliaia di norme attuali. In questa prospettiva storica accostando queste parole come crisi, mercatini e prodotti locali, possiamo comprendere quale destrutturazione ha subito la filiera economica locale negli ultimi cinquant’anni, iInvasa dalla grande distribuzione e dei prodotti d’importazione. I vecchi fabbri, falegnami, allevatori, hanno chiuso le loro botteghe, abbandonato i loro attrezzi, per diventare bidelli, dipendenti pubblici, per entrare nelle fabbriche, o i più fortunati dipendenti bancari. Oggi questi fattori non sono più sommabili tra loro, ma in contrasto l’uno contro l’altro, generando questo senso di spaesamento e di deserto economico, di assenza di un coordinamento che fino a ieri si era formato in modo quasi naturale. Per uscire dalla crisi dunque forse è necessario riflettere proprio su questa immagine del “mercatino” che rievoca quasi poeticamente un
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Prodotti locali ai mercatini per combattere la crisi
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La simbologia di montanari impiegati pubblici e uova comperate in Cina
L
e pagine dei quotiquello di essere il luogo (il di Marco Zulberti diani locali sono in mercato è anche uno spazio questi giorni pieni di parole come crisi, mer- ben determinato da orari dove avvengono scambi in catini, prodotti locali, fondi per gli agricol- base alla legge della domanda e dell’offerta), dove gli tori, affrontate in ambiti apparentemente separati ma artigiani, gli agricoltori, gli allevatori vendevano i loro che appartengono ad un unico grande quadro econo- prodotti che permetteva loro di aggiungere un piccolo mico locale oggi smontato a pezzi. Il ruolo storico dei reddito in denaro a quell’economia agricola e pastorale mercati e delle fiere sul nostro territorio regionale era di sussistenza che praticava ogni famiglia. mondo povero, umano, ma che andava avanti. E’ quindi forse giunto il momento di riprogettare il nostro mercato economico locale rigettando le mille regole economiche, fiscali, sanitarie, di sicurezza, che sono state imposte dalle lobby alle filiere corte? L’impressione che qualcosa di epocale sia avvenuto in questo anni e che si debba intervenire ripensando il funzionamento dei settori primari nel loro rapporto con i mercati è alimentata proprio da quell’immobilismo a cui ci ha condotto la classe
“Un’ottima partenza”; con queste poche parole i vertici della Pro Loco di Bolbeno, da oltre 50 anni ente gestore del famoso e glorioso impianto sciistico, esprimono la soddisfazione che aleggia tra tutti gli operatori che operano presso la rinomata Skiarea. Fin dalla data di apertura del 7 dicembre sono state davvero molte le persone accorse sia per sciare sia per divertirsi con bob e slittini, sfruttando magari le serate di apertura dell’impianto, tutti i mercoledì e venerdì dalle 18.30 alle 21.00. Un vero e proprio assalto si sta registrando durante le vacanze di Natale, durante le quali ai “valliggiani” si stanno aggiungendo anche migliaia di turisti, ormai abituati a trovare nel piccolo centro giudicariese un ambiente ideale per la pratica dello sci, in particolare per i più giovani. La fiaccolata del 30 dicembre, con oltre 1.000 persone presenti è stata una vera e propria festa di emozioni con i fuochi d’artificio che hanno concluso una serata splendida, riuscitissima sotto ogni punto di vista. Un inizio dunque coni fiocchi per il miracoloso centro sciistico, la cui attività non conosce sosta visto che sono ben 4 gli appuntamenti da non perdere in programma nel mese di gennaio: si va dal 23^ Memorial Mario Marchetti in programma il 7 gennaio, fino al Trofeo Alpini di Zuclo - Bolbeno del 28 gennaio, passando anche per la quarta edizione di “Bande sulla neve” e per la seconda edizione del Trofeo Cac-
amministrativa e politica in questi anni che riponeva solo nella fiducia la speranza per una nuova ripresa. Avere fi-
ducia nella sola fiducia senza ripensare al grande meccanismo dei mercati e delle produzioni globali e dal loro ruolo
distruttivo delle filiere locali è un errore che si deve evitare. Storicamente ogni crisi economica è scaturita in una nuova ripresa con l’emergere di un nuovo mondo, sia sotto il profilo commerciale dei mercati, produttivo delle imprese, che scientifico e tecnico dei prodotti e dei modi di vita delle comunità, delle famiglie dei singoli individui. Ricomponendo le tre parole alla rovescia si può infatti immaginare come i prodotti locali venduti nei mercatini possano aiutare a comprende e combattere la crisi, parten-
do da nuovi principi che regolano la filiera corta locale oggi scomparsa, di quando si comprava il latte al caseificio, il pane al panificio, le galline dal contadino, le uova dal vicino, il cantiere del tetto dal falegname del paese. E’ un estremo romantico quello che ispira la mia rievocazione della nostra antica filiera corta ma il fatto che noi montanari siamo diventati tutti impiegati d’ufficio e compriamo le uova dalla Cina mi sembra velatamente avvisarci sull’insostenibilità nel lungo termine dell’attuale sistema commerciale e produttivo e sulla necessità di pensare a riorganizzare l’antica struttura produttiva agricola rurale per ridare vita a paesi muti dove ognuno di noi sosta per ore davanti a un televisore, a un pc o a un tablet.
Tanti gli appuntamenti in calendario per gennaio
Entusiasmo alle stelle al Centro sci Bolbeno Continuano le aperture serali del mercoledì e venerdì ciatori del Trentino in programma il 14 gennaio. Ultima annotazione, non certo per ordine di importanza, riguarda il trend delle iscrizioni all’ormai famoso corso di avviamento allo sci che ha portato lo Sci Club Bolbeno tra le primissime posizioni in Italia quanto a numero di tesserati. Fonti del sodalizio riferiscono di un ottimo trend di iscrizioni, certamente anche aiutato dal mantenimento a soli 60 € della tariffa d’iscrizione e dall’introduzione del corso denominato “Piccole Volpi” rivolto a quei bambini dagli 8 anni in su con alle spalle almeno due corsi sci. Per chi non lo avesse già fatto, si ricorda che le iscrizioni sono ancora aperte e per maggiori informazioni si consiglia di visitare il siti www.sciclubbolbeno.it dove è possibile anche effettuare l’iscrizione on-line. Roberto Marchetti
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Ambiente
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L’ultima conferenza dei Servizi provinciale ha dato il via libera, nonostante le posizioni contrarie di comune e Comitato Salvarnò
Centralina sull’Arnò a un passo dall’autorizzazione Intanto il Parco Adamello Brenta è chiamato a deliberare sulla proposta di valorizzazione ambientale dell’alta Val di Breguzzo presentata dal comune Poi sono arrivate la fusione e, di conseguenza, la nascita di Sella Giudicarie che, è storia recente, ha approvato all’unanimità nell’ultimo consiglio comunale una serie di azioni legate ad una visione di sviluppo della Val di Breguzzo improntata al turismo lento e alla salvaguardia ambientale. Va da sé, che lo sfruttamento idroelettrico e i progetti comunali per una valorizzazione sostenibile hanno poco a che spartire. In sostanza, in un articolata richiesta di diverse pagine, il comune avanza alla giunta del Parco la richiesta di ampliamento dell’area del Parco in Val di Breguzzo, la rinaturalizzazione del torrente Arnò nel tratto che va dalla confluenza con il Roldone fino al
E’ iniziata molti anni fa la lunga battaglia fra il privato, che vuole costruire una centralina per lo sfruttamento idroelettrico del fiume Arnò, sul territorio degli allora comuni di Breguzzo e Bondo, oggi Sella Giudicarie, e il Comitato Salvarnò che, invece, cerca di bloccarne l’azione. Quando ancora esisteva il comune di Breguzzo, la questione della centralina fu l’ultima goccia che fece andare in crisi la maggioranza in carica: saltò il consiglio comunale e si commissariò il comune. Ponte Pianone. Inoltre un progetto di valorizzazione dell’area fra il Breg Park e il Ponte Pianone con al realizzazione di una serie di percorsi sensoriali ed esperienziali, per famiglie e aperti a tutti, ad integrazione dell’offerta turistica esistente in loco. Fra le altre cose, si propongono la realizzazione di un percorso che congiunga il Breg Park con al zona antistante la centrale idroelettrica in
località Dispensa, fino poi al Ponte Pianone con strutture ludiche che spieghino l’ambiente e i temi naturalistici; un percorso fra località Dispensa e la casa di proprietà di Dolomiti Energia Holding Spa nel quale esplorare l’importanza e la valenza dell’elemento acqua; un’esposizione museale dedicata all’acqua con uno spazio laboratoriale dove proporre attività didattiche. Il progetto di am-
c_m360-30/11/2017-0011006/P - Allegato Utente 4 (A04)
pliamento, valorizzazione del fiume e delle sue aree
limitrofe è stato mandato al Parco Adamello Brenta
che dovrà valutare la proposta. (R.G)
La voce del Comitato Salvarnò Un gruppo di cittadini si è riunito nel Comitato Salvarnò per la salvaguardia del fiume. Il Comitato, oltre a portare le sue motivazioni contro lo sfruttamento idroelettrico del fiume, ha messo in campo una serie di iniziative, negli anni, per sensibilizzare al tema, partecipando a Maniflu, iniziativa del Bim del Sarca, con due progetti sul fiume, un concorso di pittura per valorizzare il legame affettivo ed emotivo che la gente del luogo ha con il suo torrente, organizzando passeggiate con esperti naturalisti del muse, ripristinando il sentiero della miniera sull’Arnò e, infine, partecipando al Comitato permanente provinciale per la salvaguardia delle acque del Trentino che si è ricostituito recentemente. Facciamo qualche domanda a Giovanna Molinari, portavoce del Comitato.
Spieghiamo gli albori di questa storia della centralina sull’Arnò Tutto è legato ad un periodo abbastanza incerto dei nostri comuni. E’ stata una cosa partita malissimo con l’allora comune di Breguzzo con una maggioranza spaccata che poi ha segnato la morte del consiglio comunale. All’iniziativa del privato di sfruttare il fiume abbiamo cercato di porre un freno con la costituzione del comitato. Si sono susseguiti diversi passaggi e anche un parere negativo di Appa sulla centralina. Ora però siamo ad un passo dalle autorizzazioni. Cos’è successo? La prima conferenza dei servizi del settembre 2014 aveva rifiutato tutte le richieste di concessione sull’Arnò, sia in parte alta che in parte bassa. Nell’aprile 2015 il privato ha proposto una variazione di conduzio-
La porta di Mattia a Praga
ne di impianto, ovvero il fermo impianto in occasione di eventi meteorologici che portino ad afflussi eccezionali, e davanti a questo l’Appa ha cambiato idea, concedendo il permesso di procedere. Il 13 luglio sono arrivate due delibere della Provincia favorevoli alla concessione nella parte alta del fiume.
Arriviamo alla conferenza servizi di settembre che ha dato il via libera Non so come la Provincia abbia potuto permettere la prosecuzione dell’iter con tutte le controdeduzioni e i problemi evidenziati da noi e dall’amministrazione comunale. Peraltro, i tempi sono quanto meno discutibili: il 22 agosto 2017 è stato depositato dal privato il
progetto per la consultazione preliminare all’ufficio valutazioni ambientali. E’ stato comunicato al comune il 30 agosto e avevamo tempo solo fino al 17 settembre per controdeduzioni. In quindici giorni non si possono fare i salti mortali. Inoltre, una contraddizione è evidente. Con la deliberazione della Giunta provinciale n. 233 del 16
febbraio 2015 riguardante il nuovo P.G.U.A.P. la Provincia stessa ha inserito l’Arnò, dalle sorgenti alla confluenza con il torrente Roldone, nel Registro delle Aree Protette, il R.A.P., dove si legge testualmente la questa definizione: ”area designata per la protezione degli habitat e delle specie, nella quale mantenere o migliorare lo stato delle acque è importante per la loro protezione”. Lo proteggiamo, e poi si va a dare l’autorizzazione per lo sfruttamento idroelettrico? Non ha senso. L’elemento naturale che sta al centro dell’inestimabile patrimonio ambientale che abbiamo ereditato dalle generazioni che ci hanno preceduto è il nostro torrente Arnò, che ha anche un legame anche affettivo e culturale con la popolazione che non va messo in subordine rispetto ad un potenziale valore economico per un singolo privato.
Buon Anno!
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Si parte il 10 novembre con “Meraviglia” di Francesco Vidotto
Libri e chiacchiere con “Pagine d’Autunno”dellabibliotecadiTione di Francesca Cristoforetti Pagine d’Autunno è a tutti gli effetti una seria – ma serenamente familiare - rassegna culturale nata principalmente con lo scopo di promuovere libri di autori, in particolare locali, dando spazio sia a quelli già affermati che in cerca di una nicchia di pubblico. Anche per questa terza edizione verranno proposti tre nuovi libri, presentati dagli autori stessi in date diverse. Gli incontri con l’autore da segnarsi sul calenda-
Nuovi appuntamenti in programma per l’edizione 2017 di “Pagine d’Autunno”, evento organizzato dalla Biblioteca comunale di Tione che si riconferma per il terzo anno consecutivo a partire dal 2015 uno degli appuntamenti informali e leggeri che, abbinando una chiacchierata che sa essere sempre intima con gli autori, la cui presenza è di indiscutibile fascino per ogni lettore, e i musicisti della Scuola Musicale delle Giudicarie che spesso improvvisano la colonna sonora adatta alla serata, fanno parte del panorama culturale dell’autunno giudicariese. rio sono quindi: venerdì 10 novembre con la presentazione di Meraviglia (Mondadori) di Francesco Vidotto, giovedì 16 novembre con Fantasie di Stefania Riccadonna e giovedì 23 novembre con MDC Marco da Caderzo-
ne di Enrico Gasperi. Tutti gli incontri si terranno nella Sala riunioni del Municipio di Tione, sempre alle ore 20:30. Negli anni scorsi si è riso, e parecchio, con il giovane Giacomo Mazzariol che ha parlato del suo rappor-
to con il fratello down, si è ritrovata la verve di Gabriele Biancardi (sì, il Gabriele di Radio Dolomiti) al suo primo libro tratto da una storia vera, ma anche la delicatezza del libro fra musica e amore di Paolo Ghezzi e
della moglie Emanuela Artini sulla storia della figlia Alessia, e ancora il tema del bullismo con Marino Buzzi. Tante sto-
rie, tanti modi di leggere e pensare, che hanno preso vita nell’interazione con il pubblico.
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Farmacia Zontini Fercasa Tione Funivie Pinzolo Spa Gea Studio Dentistico Tione Geometra Buffi Geometra Amico, collegio geometri TN Giovanni Valerio - Strembo Girardini Srl Tione Giardini Moreno Pitture Idea Guida - Tione Ines Gioielli Innova Srl Itas Assicurazioni La Termoidraulica La Valsabbina 1898 – Banca di Storo La Cassa Rurale Giudicarie Paganella Valsabbia Lattonieri Federici - Tione Leonardi HP Lorenzetti abbigliamento sportivo - Madonna di Campiglio L’officina di Tagliaferri - Condino Martinelli Impianti Elettrici - Ponte Arche Mazzacchi Gomme – Condino Mobili Bonenti - Bondo Mobilificio Taffelli - Pieve di Bono Moneghini - Storo - Pinzolo Monfredini Livio e Rudy Nardis Sport Pinzolo Ottica Ghirardini - Tione di Trento Ottica Oliana- Tione di Trento Onorati Calcestruzzi – Bleggio Inferiore Panificatori del Trentino Pat/Ass. alla Cultura Pellizzari Giorgio impianti elettrici Piscina di Spiazzo Piscina di Condino Pistoria Val Rendena – Caderzone Terme Plastigomma - Tione di Trento Poker Onoranze Funebri
Pretti e Scalfi Prefa Italia - Bolzano Pro Loco Bolbeno Pro Loco Bocenago Pro Loco di Preore Pro Loco di Storo Pro Loco Zuclo Punto 3 di Alessandro Togni - Tione di Trento Rifugio Casinei Rifugio Trivena - Breguzzo Ristorante Alpino - Breguzzo Ristorante la Contea - Bolbeno Sav Storo Scorte Agrarie Scaia Gioiellerie - Tione/Pinzolo Scaia Ottica - Tione Scripta s.c. Scuola del Legno di Praso Sirianni Abbigliamento - Tione di Trento Sirianni Floricoltura - Tione Sogap Servizi Ambientali – Preore SportDivision Steldo materiali edili - Tione di Trento Studio Bonetti Tione Tecnisan - Tione Terme di Comano Terme Val Rendena Termodolomiti Tessilmonfrì Storo Tomasini Auto Tosi Serramenti Trentino Sviluppo Spa - Rovereto Troticoltori Trentini Astro Tutto per cani e gatti Ufficio Stampa Pat UPT Tione Viaggi Paoli – Tione di Trento Viviani Carrozzeria Tione
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Economia
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Le entrate provinciali stimate per il 2018 ammontano a 5.279 milioni di euro
Tasse, spese e investimenti per il nuovo governo provinciale di Marco Zulberti Scorrendo i vari capitolati si scopre come la stima sulle entrate del 2018 sia pari a 5.279 mln di euro ma che questa non deriva interamente dal prelievo fiscale come i principali giornali nazionali riportavano quando si stima un introito di 11.000 € per abitante. Solo il 78% per cento, infatti, deriva da tributi imposte e tasse per 4.129 mln, mentre il restante 22% pari a 1.150 mln, deriva da partite di giro (6.10%), attività finanziarie (6.25%), entrate in colto capitale (3.79%), extratributarie (3.13%) e trasferimenti correnti (+2.52%). Considerando che i lavoratori attivi Trentino sono circa 230.000, dipendenti e autonomi, sono circa 17.952 Euro a testa. Ma risulta sempre un’approssimazione statistica, se poi si scorrono i dati delle entrate correnti riguardanti sole le entrate tributarie, contributive e perequative per avere un quadro completo, fatte le debite proporzioni, delle entrate provinciali. Si passa dalle imposte sul reddito (Ex IRPEF) pari 1.448 Mln che rappresentano il 35%, a quelle sul valore aggiunto (IVA) pari a 742 mln (17%), al reddito delle società (ex IRPEG) pari a 255 mln (6.19%). Capitolo corposo, poi, quello delle imposte come quella regionale sulle attività produttive
Terminate le festività natalizie con l’anno vecchio si è chiusa anche la maratona fiscale che tra le scadenze IRPEF di fine novembre e i pagamenti delle bollette, delle assicurazioni e delle tasse sugli immobili del 18 dicembre, ci ha impegnato anche psicologicamente tra i pagamenti degli F24 on line e il ciclico angosciante recupero di password, token e code alle filiali delle banche. Ma
(IRAP) delle società pari a 184 Mln (3.16%), sulle quali con una crisi come quella in atto dovrebbe dovrebbe essere acceso un faro, la tassa di circolazione dei veicoli a motore (Bollo Auto) a 115 mln (2.79%), l’imposta di bollo pari a 88 Mln (2.13%), l’imposta di registro pari
a 45 mln (1.09%), l’imposta sul gas naturale 35 mln (0.85%), l’imposta sulle assicurazioni RC auto pari a 18 Mln (0.44%), l’imposta sulle locazioni immobili pari a 26 mln (0.63%). Buona ultima, infine, l’imposta di soggiorno sui cui si sono scritti fiumi di inchiostro
dove finiscono tutte queste tasse? Quante sono? Come vengono utilizzate? A queste domande, più che legittime, che attraversano tutte le nostre dure teste di montanari, cerchiamo di rispondere in questa seconda difficile lettura dei dati riportati dal decreto sul bilancio provinciale approvato nel mese di novembre.
e interventi dei vari amministratori locali, ultimo quello dell’assessore Dallapiccola che ha promesso di farla ricadere sul territorio. Ebbene di questa imposta è previsto per il 2018 un incasso di 17.2 mln pari allo 0.42%. Sono numeri risibili sui quali riflettere chiedendosi se
effettivamente servono al governo provinciale. Per completare vi è poi il capitolo delle accise a partire da quella sui tabacchi che rende al bilancio ben 68 mln (1.65%), a quella sull’energia elettrica pari a 28 Mln (0.68%), sull’alcool pari a 11 Mln (0.27%). Di fronte a questi numeri e all’avanzare della crisi economica a questo punto si può aprire un dibattito sulla base di una notevole mole di osservazioni sulla quale costruire significative proposte. Innanzitutto l’entità delle entrate straordinarie e dei trasferimenti che coprono un 22% delle entrate pari a ben 1.150 mln di euro. Queste sono destinate via via a scomparire. Come farà la provincia a non tagliare i servizi nei prossimi anni senza l’arrivo di nuove entrate? Una seconda domanda è rivolta all’IRAP che grava sulle imprese in un momento in cui tutto il mondo cerca di ridurre le imposte su chi deve e può tenere vivo il ciclo economico. E’ in grado la Provincia per stimolare le attività produttive di tagliare questa entrata pari a 184 mln togliendole forse all’eccesso di assistenza che si registra nei
dati delle uscite che avevamo osservato nell’articolo del mese scorso? E’ in grado la provincia di emanare una legge che abroghi il gioco d’azzardo rinunciando a 50 mln per salvare la popolazione trentina dalla “ludopatia” che colpisce una larga fascia della popolazione più debole? O l’imposta sulle assicurazioni auto? O l’addizionale IRPEF pari a 45 mln? Penso che il prossimo governo provinciale che sarà eletto a ottobre del 2018 dovrà affrontare una grande rivoluzione nei bilanci tagliando spese eccessive non produttive e tasse sulle attività produttive, al di là di quello che le corporazioni sindacali e la classe politica promettono ai loro tesserati e ai loro elettori. Il tempo duro della crisi impone, anche ad una provincia virtuosa come quella trentina, una severa svolta tra spese e investimenti. Pena l’entrare in una situazione di crisi perenne, dove le libere attività umane si riducono a fare la valigia per lidi lontani e a un mondo bloccato tra vecchi pensionati e dipendenti pubblici che attendo no l’assegno dello stato alla fine del mese.
Attualità
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N
el 2016 in Giudicarie sono stati giocati ben 16 milioni 333mila euro nelle 192 slot machine della valle. In tutto il Trentino 388 milioni: una montagna di soldi bruciati. In un articolo del mese scorso avevamo già affrontato l’argomento del gioco d’azzardo, mettendo in evidenza che il banco vince sempre, e che molta gente si sta rovinando, e rovina la vita a tutta la famiglia. Non c’è molto da aggiungere. Qui diamo spazio ai numeri, che spesso colpiscono più di tante parola. Aggregando i dati nei 4 ambiti delle Giudicarie, e considerando i totali delle giocate ed il numero di macchinette presenti, sempre nel 2016, questa è la situazione:
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In valle nel 2016 sono stati giocati 16.333.500 euro
I numeri folli delle slot Sono 192 le macchinette presenti sul territorio
ambito
€ giocati nelle slot
Numero slot
Val del Chiese Val Rendena Tione Giudicarie esteriori Totale
5.477.270 4.253.770 3.710.000 2.892.460 16.333.500
61 68 27 36 192
In questa tabella riportiamo i dati del Ministero delle Finanze, tratti dall’elenco provinciale che comprende 141 Comuni (in 36 non ci sono slot), e sono stati ordinati in base alle giocate pro capite per abitante. Tione è il primo
Posizione nel- COMUNE l’elenco Pat 12 Tione 23 Storo 24 Comano Terme 27 Pelugo 29 Giustino 32 Carisolo 33 Pinzolo 43 Strembo 44 Borgo Chiese 65 San Lorenzo Dorsino 66 Spiazzo 79 Bondone 82 Pieve di Bono 85 Porte di Rendena 90 Castel Condino 96 Sella Giudicarie 98 Caderzone Terme 112 Bleggio superiore 116 Bocenago 131 Stenico
in Giudicarie, ma il dodicesimo in Trentino, preceduto da San Michele all’Adige, Vigo di Fassa, Cavalese, Andalo, Campitello di Fassa, Sarnonico, Riva del Garda, Rovereto, Cles, Trento ed Arco. Chiara Garroni
Giocate 2016 % rispetto al Spesa totale Apparecchi per pro capite (€) 2015 in € 1000 abitanti 1021 +13,82 3.710.000 7,4 710 -3,92 3.320.000 7,1 706 +31,23 2.090.000 7,4 658 +26,30 264.000 7,5 591 +24,68 439.000 6,7 555 +9,90 537.000 5,2 555 +12,80 1.700.000 12,7 460 +28,49 257.000 5,4 458 -3,78 911.000 7,5 331 +6,09 525.000 4,4 328 +37,24 416.770 3,1 284 +18,33 191.000 4,5 273 -19,23 400.000 2 255 +41,67 462.000 3,3 229 52.000 0 204 +16,57 603.270 2 191 +7,91 130.000 2,9 136 -3,55 212.000 2,6 126 -26,32 48.000 5,2 56 -23,29 65.460 2,6
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Salute
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Innanzi tutto abbiamo bisogno di nutrirci, senza cibo possiamo sopravvivere solo per alcuni giorni. Introduciamo principi nutritivi vari che poi trasformiamo in composti più semplici per rinnovare le nostre strutture, per produrre energia, per mantenere le nostre funzioni vitali. Tutto quello che introduciamo come alimenti deve essere trasformato: così com’è non siamo capaci di utilizzarlo. Diciamo, con un termine tecnico, che deve essere “digerito”. Siamo in rapporto costante con l’ambiente esterno che ci fornisce tutto quello che ci serve e che ci condiziona nelle nostre scelte in termini edonistici e di convivialità. Ma quante volte ci siamo soffermati a pensare come e perché tutto questo avviene? Dobbiamo riconoscerlo. spesso mangiamo in fretta , “Senza tempo perché non abbiamo tempo”, mastichiamo qualcosa che qualcun altro ha cucinato per noi. Esiste invece un complesso sistema di comunicazione fra l’atto del mangiare e il nostro cervello, che è gestito da sostanze particolari chiamate ormoni che vengono liberate in base alla qualità, alla quantità e al tempo che impieghiamo nel mangiare. Perché questo complicato sistema di comunicazione sia operativo ci vogliono circa 20 minuti. Partiamo dalla bocca. Quante volte abbiamo sentito dire che la “la prima digestione incomincia in bocca”? Quello che ci sorprende di più è la lingua bella, rugosa, rosea e se è bianca diciamo che è sporca e ci preoccupiamo. Ma guardiamola meglio, sulla lingua ci sono le papille gustative, sono delle strutture nervose numerosissime, fino a 100.000, che ci fanno percepire i sapori (l’acido, l’amaro, il salato, il dolce e l’umami, termine giapponese che significa “saporito” come quello del glutammato delle carni). La combinazione del gusto che avverte la lingua con l’olfatto che sente il naso si trasforma
La nonna ce lo diceva sempre: e aveva ragione
Mangiare in fretta fa male: bocca e cervello in crisi di Gianni Ambrosini - oncologo
Non ho conosciuto i nonni ma le nonne si. Nonna Carmela era alta e severa e aveva un magnifico cavallo baio che cavalcava all’amazzone. Nonna Agnese era piccola e minuta e parlava sempre con la voce bassa. Nelle festività comandate ci voleva sempre da lei per il rito della torta di ricotta intorno al tavolo grande e la raccomandazione era in “sensazione retro–nasale” che è quella che comunichiamo al cervello nel momento in cui si mangia. La sensazione retro-nasale si genera nel momento in cui inghiottiamo il bolo alimentare; se mangiamo troppo in fretta la comunicazione non avviene perché saltiamo la digestione orale e il passaggio è troppo veloce. Semplicemente non c’è il tempo per assaporare! Sono le papille che informano il cervello sull’opportunità o meno di ingoiare quello che abbiamo in bocca. Ci piace il dolce ma non l’amaro che in genere si associa a qualcosa che ci fa male. I bambini sono molto sensibili al gusto del dolce, come pure in gravidanza aumenta il bisogno di sostanze ad alto valore energetico. In menopausa diminuisce la sensibilità alle sostanze dal gusto acido e amaro e aumenta il rischio di privilegiare il dolce. E ora facciamo la conoscenza con quelle sostanze che abbiamo chiamato ormoni e che hanno dei simpatici nomi di donna : la Leptina, la Grelina e la Colecistochinina. La Leptina si produce nelle cellule del grasso e inibisce la Grelina non facendoci avvertire i morsi della fame. Lavora anche con la tiroide in modo
che se saltiamo un pasto riduce la produzione ormonale della tiroide cosi che consumiamo di meno. Nelle persone obese, nonostante valori di Leptina molto elevati a volte non si riduce il senso di fame e questo perché si genera lo stesso meccanismo che si scatena nei diabetici: la resistenza all’Insulina. L’ormone c’è, ma non lavora. La Grelina viene prodotta dalle cellule dello stomaco e raggiunge due punti del cervello che si chiamano ipotalamo e nucleo arcuato, responsabili del senso di fame. La Colecistochinina viene prodotta nell’intestino e libera la bile e i succhi pancreatici oltre che essere responsabile del controllo dello svuo-
sempre la stessa : “Mangiate lentamente con la bocca chiusa, così crescete più in fretta”. E’ stato solo quando ero già grande e studente di Medicina che mi ha confidato: “Era il solo modo per tenervi fermi…”. Effettivamente, a mangiare piano non si cresce più in fretta ma sicuramente vi sono dei vantaggi che ora vedremo.
tamento dello stomaco. Per capirci, fa digerire i grassi e le proteine e permette allo stomaco di lavorare meglio in modo da far passare nel tempo giusto nell’intestino tenue le sostanze da assimilare. Ma non interferisce con i carboidrati: se mangiamo la pasta in bianco non la guarda nemmeno, ma se la condiamo col sugo dove ci sono grassi e proteine dà una mano anche lei. Quando il suo lavoro è finito ci pensa la Leptina a mantenere bloccata la voglia di mangiare, fino a che l’arrivo della Grelina prodotta dallo stomaco, che non ha più niente da fare perché si è svuotato, non fa iniziare di nuovo il ciclo della digestione. Se ci mettiamo a tavola perché è mezzogiorno e ci presentano un piatto di pasta ben cucinato magari ne man-
giamo un secondo perchè non avvertiamo il senso di ri-pienezza che è sotto il controllo della Colecistochinina. Ma se ci presentano l’arrosto o lo stufato ci saziamo prima e rifiutiamo di mangiarne ancora perché le proteine della carne “avvisano” la Colecistochinina che blocca lo svuotamento dello stomaco e fa prevalere il senso di ri-pienezza. Man mano che i grassi vengono depositati nel tessuto adiposo cala il livello della Leptina e quindi la Grelina non è più inibita e ricomincia nuovamente il ciclo. Bisogna ricordarsi che quando esageriamo con i carboidrati interviene anche l’Insulina che li aiuta ad entrare nelle cellule e a trasformarsi in grassi e di conseguenza accelera l’azione della Leptina che si riduce e
cede il passo alla Grelina. La Grelina ci fa venire fame, la Leptina la blocca. Quindi negli obesi il rischio di esagerare con i carboidrati è legato anche a questo meccanismo. Sembra complicato ma basta ricordarsi che uno ci fa venire fame, uno la fa passare e un altro decide se darci una mano a seconda che passino i grassi e le proteine o i carboidrati. Un aiutino lo dà anche una sostanza che si chiama Ptialina che in bocca scinde, sminuzza gli zuccheri e li fa diventare più facili da assimilare. Come ultimo, ci sono le ghiandole salivari: se guardate in bocca ci sono due puntini rossi sotto la lingua e due puntini rossi, uno per parte, sulle guance. E da li che esce la saliva che contiene altre sostanze che aiutano la prima digestione. A noi interessa la Mucina, un composto della saliva che rende il bolo alimentare più scivoloso una volta che l’abbiamo ben masticato. Per concludere, mangiare piano porta sicuramente a dei vantaggi: riduce la quantità di cibo che assumiamo, riduce il rischio di obesità, riduce il rischio dei picchi di Insulina e quindi il rischio di diabete, fa socializzare, combatte il fast food, fa apprezzare di più il cibo, riduce l’ansia, fa digerire meglio, riduce il rischio del reflusso esofageo, fa aumentare l’autostima e incide profondamente sul nostro stile di vita. E quindi non aveva tutti i torti, nonna Agnese, quando a noi bambini raccomandava: “Mangiate piano che crescete meglio”.
Porto franco
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Agli albergatori le seconde case da gestire Fa discutere una proposta dell’assessore all’urbanistica Carlo Daldoss per risolvere il problema delle strutture inutilizzate tri. La proposta di Daldoss ha sollevato un bel dibattito nel quale, tra l’altro, si è fatta una certa confusione tra albergo diffuso e ospitalità diffusa. In realtà, la soluzione prospettata dall’assessore non si traduce in un albergo diffuso, che sarebbe qualificante per il Trentino, ma più semplicemente in una operazione di ospitalità diffusa che permetterà agli albergatori, di fatto, di diventare anche affitta-camere. Per capire meglio vediamo un attimo che cosa è l’albergo diffuso. Non ce ne sono molti in Italia, si parla di poco meno di un centinaio dislocati soprattutto al centro ed al sud. In Trentino questa formula non si è mai realizzata, grazie anche, così dicono gli esperti, ad una legge provinciale assai farraginosa che non entusiasma i possibili investitori. Ai di là di questo l’albergo diffuso è una struttura che accanto al nucleo centrale (reception, sale ricevimento, sale pranzo, eventuali servizi come palestra, fitness ecc.) dà la possibilità ai turisti di alloggiare in camere situate in edifici adeguatamente ristrutturati e poco distanti ( non più 200-300 metri ) dalla hall dell’albergo (chiamiamola così per intenderci), utilizzando quindi i servizi comuni. Per lo più si colloca in piccoli centri (mediamente di poco superiori ai mille abitanti), caratteristici per la tipologia residenziale e in grado di creare un contesto ambientale e di vacanza diverso dai soliti alberghi. L’esperienza insegna che l’albergo diffuso ha un senso se si integra con il borgo e ne diventa un riferimento quasi esclusivo. Non a caso ha anche risvolti urbanistici, che hanno permesso di recuperare positivamente il patrimonio abitativo del centro/paese interessato. Sarebbe assurdo pensare ad un albergo diffuso in un paese come Canazei e Campiglio, tra decine di alberghi tradizionali. Ha un senso invece collocarlo in un contesto residenziale limitato che, proprio attraverso la “diffusione” dell’ospitalità, si garantisce una ulteriore occasione di animazione del borgo. Già da questi pochi accenni si può ben comprendere che creare un albergo diffuso richiede investimenti robusti (recupero delle abitazioni vicine ecc. ) ed un marketing specifico e particolare. Esso,
di Ettore Zampiccoli Bene ha fatto l’assessore provinciale all’urbanistica Carlo Daldoss a sollevare il problema delle seconde case ad uso turistico presenti in Trentino. Si tratta di un numero enorme: 44 mila circa con una disponibilità di 200 mila posti letto, ovvero il doppio dei posti letto presenti negli alberghi. Sono case che una volta erano pienamente frequentate ma ora sono più o meno sotto utilizzate, se non addirittura abbandonate, per-
insomma, è tale se risponde a certe caratteristiche sia per la collocazione che per la qualità, che mediamente deve essere buona, sia per le aspettative di chi lo cerca. La soluzione prospettata dall’assessore e inserita con un emendamento nella prossima Finanziaria della Provincia non è dunque un albergo diffuso, ma semplicemente un hotel che fa anche l’affittacamere. E’ una soluzione valida? Ci sono una serie di rischi: abbassare gli standard qualitativi dell’hotel stesso, creare ospiti di serie A ( quelli che stanno in hotel ) e di serie B ( quelli sistemati nelle case sfitte ), deprimere la qualità complessiva della località, posto che – probabilmente – i costi degli alloggi gestiti dall’albergatore/affittacamere che dovranno essere decisamente schiacciati verso il basso. In questa disponibilità è chiaro l’intendimento generoso di qualche albergatore di dare un contributo a riportare sul mercato qualche seconda casa, ma quel che mi chiedo ancora è questo: gli alberghi in Trentino hanno un tasso di occupazione – cito a memoria – inferiore al 40% e ben al di sotto di quello dell’Alto Adige e del Tirolo. Ma se è così, non sarebbe più logico dedicarsi ad aumentare il livello di occupazione del proprio hotel anziché correr dietro agli affittacamere? E comunque, se così sarà, perché non permettere di avere una quota di alloggi esterni da affittare anche agli agritur o ai B&B se non ai ristoratori? Perché
vietare che un ristoratore possa avere qualche stanza di seconde case da affittare a suoi clienti? C’ è poi un’altra considerazione: non si può intervenire sul delicato rapporto numero di alberghi e qualità del turismo con un semplice e sbrigativo emendamento. I rischi di aprirsi ad incognite incontrollabili sono troppi. Sarebbe meglio fare un ragionamento complessivo e di strategia di medio e lungo periodo per chiedersi, tra l’altro, che tipo di turismo vogliamo tra cinque o dieci anni e quali leve attivare in vista dei possibili obiettivi. Mettere sul marcato turistico trentino anche una sola parte di quei duecento mila posti letto delle seconde case può diventare destabilizzante per l’intero settore, penalizzando la qualità degli alberghi e portando una formidabile concorrenza agli agritur e B&B, nonché agli affittacamere tradizionali. Tra l’altro, è noto e risaputo che i posti letto in Trentino già ora bastano e avanzano. Dopo di che, al di là della posizione di qualche albergatore, resta il problema enorme delle seconde case. Rimetterle nel circuito turistico non è semplice, né a buon prezzo, anche perché molte avranno necessità di interventi di ammodernamento. Oltretutto richiede da una parte la disponibilità del proprietario a metter a disposizione la casa o le stanze e dall’altra una organizzazione imprenditoriale agile che, prendendole in gestione, sia in grado poi di
ché sono cambiati gli stili della vacanza. L’assessore ha messo sul tavolo la questione ed ha anche lanciato una sua proposta. In sostanza, dice l’assessore: diamo agli albergatori la possibilità di prendersi carico e gestire una parte di queste seconde case. L’albergatore “venderebbe” quindi le sue stanze, quelle dell’hotel, ed anche dei posti letto di seconde case collocate fuori dall’hotel e sparse nel giro di uno o due chilome-
collocarle sul mercato. Forse i canali per tentare l’operazione, magari inizialmente ed a titolo sperimentale limitandola ad un territorio
ben definito, ci potrebbero essere: sono quelli del turismo liquido alla Airbnb, del turismo dei divani, di quella fascia, comunque in
espansione, di turisti che vogliono viaggiare molto ma a prezzi sempre più bassi. E’ questo il target che vogliono gli albergatori? Meglio che a gestire questa fascia di utenza siano comunque imprenditori autonomi proprio perché si tratta di un mercato particolare che nulla a che fare con quello classico degli hotel. Con una buona organizzazione, tanta buona volontà e con capacità di innovazione forse si potrebbe anche provare (a Roma si sono sperimentate situazioni positive in questo senso) senza peraltro farsi illusioni e nella consapevolezza che non si tratta di un turismo di chissà quale livello o qualità. In ogni caso se si vuole inseguire il turismo low cost liberissimi: la prateria è immensa. Basta però che poi non ci si lamenti della qualità del turismo e degli ospiti. Intanto auguri all’assessore, che si è fatto carico di una brutta gatta da pelare con un invito a ripensarci.
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Associazioni
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La rivoluzione “in rosa” dei vigili del fuoco Oggi le donne nei corpi provinciali sono il 5%, ma fra i giovani le allieve sono il 18% di Francesca Cristoforetti
Secondo i dati della Federazione dei Corpi Vigili del Fuoco Volontari del Trentino per le Giudicarie vengono contati 37 Corpi per 39 Comuni con un totale di circa 754 vigili/vigilesse e 184 allievi/ allieve. Complessivamente si parla di circa 28 vigilesse in servizio e circa 47 allieve giudicariesi. Su tutto il territorio provinciale le vigilesse in servizio rimangono circa 254 rispetto ai loro 5.257 colleghi uomini (circa il 5 per cento), ma visto il numero di allieve la percentuale è potenzialmente in aumento. Il divario tra i più giovani è infatti più ristretto rispetto alle vecchie generazioni: in tutta la provincia si contano circa 226 ragazze su circa 1.251 allievi totali, circa il 18 per cento. Percentuali ancora basse, ma numeri alti se si considera che i Vigili del Fuoco sono sempre stati composti da eroi e non da eroine. Il percorso comune per diventare vigile volontario avviene solitamente tramite la frequentazione obbligatoria e il superamento del corso di base, diviso in teoria e pratica,
Le donne sono entrate a far parte di molti mondi da sempre considerati prettamente maschili, quasi intoccabili per il genere femminile. “Da grande voglio fare l’astronauta” o “da grande voglio fare il pompiere” ormai non viene più detto soltanto dai maschietti, ma anche dalle bambine che di giocare solo con le bambole si a cui è possibile accedere soltanto con il compimento dei diciotto anni e con un certificato medico di idoneità. Prove fisiche e teoriche sono uguali per tutti, sia maschi che femmine, senza distinzione. Tutte le intervistate, dalle più giovani alle veterane, così come la maggior parte dei loro colleghi maschi, confermano di essere entrate però nei pompieri ben prima della maggiore età nella categoria degli Allievi che comprende i giovani dai 10 ai 17 anni. Sia nella sezione Allievi che nel Corpo vero e proprio le ragazze non si contraddistinguono dai colleghi maschi, proprio perché all’interno dei VV.F. spesso le differenze tra i sessi vengono appiattite. Parlando con alcune delle vigilesse e delle allieve, le loro attività e le loro mansioni sono esattamente uguali a qualsiasi vigile uomo, se non per la prestanza fisica diversa, più precisamente per la forza.
Alcune intervistate stanno ancora frequentando il corso di base, mentre altre sono già vigilesse a tutti gli effetti da anni. Le vigilesse in servizio sono presenti in circa 20 Corpi giudicariesi e non se ne trovano più di 3 o 4 per gruppo. Tante sono “uniche” in Corpi totalmente maschili, come ad esempio Elisa, 18 anni, unica vigilessa a
sono ormai stufate. Anche se siamo ben lontani dal poter parlare di parità dei sessi, è giusto notare i cambiamenti che avvengono in certi ambienti, come ad esempio nei Vigili del Fuoco, da sempre formati principalmente da una componente di sesso maschile.
Condino. Molte delle giudicariesi intervistate sono anche le prime donne ad aver rotto la barriera maschile: Francesca, 26 anni, prima vigilessa nel Corpo di Spiazzo; Nicole, 18 anni, a Daone; Virginia, 19 anni, a Bersone; Alice e Alessandra, entrambe 18enni, prime vigilesse a Tione. Queste ragazze sono solo l’inizio di una
lista che nel tempo diventerà sempre più lunga, visto il crescente numero di Allieve delle nuove generazioni. Il Corpo di Carisolo è quello che invece si aggiudica il primato della “rivoluzione in rosa” con ben tre vigilesse: Alessia, Katia e Valentina. Manovre di addestramento e interventi sono all’or-
dine del giorno anche per le ragazze, che senza discriminazione si cimentano in queste attività: dalla logistica e coordinamento interno alla guida dei camion, ormai le donne ricoprono qualsiasi ruolo al pari dei loro colleghi uomini. Non è stato facile per tutte essere accettate fin da subito: c’è chi ha sentito di aver “rotto il ghiaccio” come prima donna in un gruppo di soli uomini, mentre c’è chi si è integrata fin da subito senza sentire nessun tipo di differenza. Su un punto però sono tutte d’accordo: una volta dentro, nel Corpo ci si sente come in una grande famiglia, tutte vengono trattate alla pari e a tutte viene data la stessa importanza; qualsiasi differenza di genere scompare. L’orgoglio di portare il titolo di vigilessa traspare dalle voci di ognuna di loro: orgogliose non tanto di essere donne, quanto invece di poter essere Vigilesse del Fuoco. Qualcuna dice di essere cresciuta in caserma, altre che diventare pompiere è il coronamento di un sogno d’infanzia: forse i camion giocattolo rossi fiammanti non dovranno più essere regalati soltanto ai maschietti.
Politica
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I provvedimenti dell’ultima finanziaria provinciale
Far vivere la montagna Artigianato, mobilità, agricoltura, cooperative di tipo B, negozi multiservizi: “Servono sostegno e interventi calibrati” dice Mario Tonina
Sempre nello stesso atto politico, Tonina, ha chiesto di favorire l’acquisto, da parte delle aziende agricole e dei Consorzi Irrigui, della strumentazione di controllo dei parametri idrici delle colture e di prevedere forme di finanziamento dell’attività di assistenza da parte di tecnici agronomi sulla gestione dell’irrigazione. “Uno dei temi inerenti lo sviluppo sostenibile in agricoltura infatti” -sostiene Tonina - è proprio quello del risparmio e della tutela della risorsa idrica che, oltre ad essere di estrema attualità, è uno degli argomenti cardine della Politica Agricola Comunitaria e del Piano di Sviluppo Rurale anche in considerazione dei mutati scenari climatico-ambientali”. Un altro tema importante per l’agricoltura trentina, e in particolar modo per il sistema frutticolo, sul quale ha puntato il consigliere giudicariese è rappresentato dalla “necessità di una sempre più convinta aggregazione fra produttori per affrontare, in modo efficace, la competizione derivante dallo sce-
II consigliere giudicariese dell’UpT Mario Tonina ha presentato nell’ultima finanziaria provinciale di questa legislatura, alcuni importanti emendamenti e significativi ordini del giorno. Con un ordine del giorno riguardante “Azioni per lo nario internazionale e le sue sfide”. Per il consigliere provinciale UpT è “necessario quindi favorire processi di collaborazione tra le Organizzazioni di Produttori ortofrutticoli delle province di Trento e Bolzano per garantire maggiore competitività ad un settore strategico per la nostra Regione sia in termini di volumi della produzione che di qualità”. Altro tema che sta a cuore a Tonina è quello della necessità di riuscire a mantenere i negozi e gli esercizi situati nei centri periferici e di montagna. “La maggior parte dei negozi alimentari ed esercizi pubblici periferici di prima necessità operano - ricorda Tonina - come unico presidio commerciale dei Comuni e delle località montane, rappresentando un presidio insostituibile, oltre che uno strumento di servizio alla comunità e di relazione sociale”. Proprio
a questo proposito è stato chiesto di aumentare il sostegno economico riservato agli esercizi commerciali che svolgono attività di multiservizi nelle aree montane e periferiche. Un altro ordine del giorno è stato invece dedicato al settore dell’artigianato. Tonina parte dalla considerazione che: “Il mondo artigiano in generale, in tutto il Trentino, anche in zone particolarmente svantaggiate, garantisce, anch’esso un presidio di primaria importanza per il nostro territorio alpino,
sviluppo socio economico del territorio”, Tonina impegna la Giunta a destinare ulteriori risorse sia per garantire l’attivazione dei bandi Per che per rinnovare e attivare gli accordi di programma triennali delle Reti di Riserve.
contribuendo ad evitare lo spopolamento. Ma negli ultimi anni la crisi ha investito duramente anche le nostre imprese e nonostante alcuni incoraggianti segnali di ripresa, resta diffusa una generale incertezza di prospettive nel medio periodo”. Proprio per questo è stato chiesto di favorire azioni a sostegno delle imprese artigiane sia incentivando interventi per la nuova imprenditorialità, consapevoli del fatto che le nuove attività sono il futuro della nostra economia, sia intraprendendo delle part-
nership pubblico-private. A questo proposito, dato che l’intenzione da parte dell’assessorato competente è quella di garantire, nell’arco di un triennio, in ogni valle del Trentino collegamenti a cadenza oraria, ha chiesto che si possa prendere in considerazione una partnership pubblico-privata che permetta sia di raggiungere gli obiettivi di copertura del servizio di trasporto pubblico locale che di attivare significative economie di scala. Un terzo ordine del giorno riguarda la promozione delle attività della nuova Centrale Unica di Emergenza (CUE). Dal 6 giugno è entrato in vigore anche in Tentino il Numero Unico Europeo di emergenza 112 che ogni cittadino, in caso di bisogno, deve comporre per contattare la Centrale Unica. Il servizio garantisce dei vantaggi concreti per il cittadino
quali la riduzione dei tempi di attesa, la localizzazione della persona che chiede soccorso e l’accesso ad utenti diversamente abili grazie all’APP “Where are U”, che consente la localizzazione puntuale delle chiamante e il servizio multilingue che garantisce la traduzione simultanea in 14 lingue differenti. Nonostante sia stata realizzata una campagna informativa sul nuovo servizio, si è rilevata la necessità sia di incrementare ulteriormente e in modo sempre più capillare la comunicazione che di promuovere l’attività svolta dalla CUE anche nelle scuole al fine di garantire la massima efficienza ed efficacia nella gestione delle chiamate di soccorso. “Diffondere la cultura della sicurezza, fin dalla prima chiamata - sostiene Tonina - significherebbe non vanificare, in alcune situazioni di emergenza quei soccorsi che, a causa delle lunghe distanze da percorrere o del traffico, vengono effettuati troppo tardi comportando conseguenze a volte irreversibili”.
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Il Saltaro delle Giudicarie IL SALTARO DELLE GIUDICARIE
Caro parlamentare, ciao Dato che le Poste Italiane, come tante altre cose, non funzionano, ho consegnato questa mia al Saltaro della mia valle perché la diffonda dopo averne ricevuto la condiscendenza del cielo. Chissà se sapendo che anche lassù sono d’accordo sul mio scritto, qualcuno di voi non ci provi a meditare. Abbiamo più volte scritto e detto le stesse cose ad alcuni di voi, ma voi neanche avete risposto. Perché troppo occupati immagino, o perché considerate tutti noi, gente qualunque, dei poveri idioti, facilmente manovrabili in tempo d’elezioni, e del tutto inadeguati per il resto della legislatura. Illustre Parlamentare, io comune cittadino, devo lavorare 8 ore al giorno per 26 lunghissimi giorni, riuscendo a portare a casa 1.200 euro. Mentre lei lavora 4 ore al giorno per pochi giorni al mese
Caro parlamentare, ciao, sono un “comune cittadino”, ho deciso di scriverti questa lettera per raccontarti quella che in realtà è la vita di un Italiano medio, uno dei tanti uomini qualunque, che vive con 1200 euro al mese, e sono anche consapevole che le cose a me vadano anche bene dato che sono più di tre milioni gli Italiani che non hanno nemmeno un lavoro.
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per 15.768 euro mensili. Io posso permettermi al massimo una panda di seconda mano, faccio fatica a pagare l’assicurazione, bollo e carburante e vado al lavoro in corriera. Mentre per lei si possono realizzare le condizioni di spostarsi in “auto blu” con autista. Illustre parlamentare, se le sto rubando troppo tempo non mi legga, capisco che deve pensare al bene del nostro Paese e non star a sentire le parole di un povero diavolo come me. Pensi che la settimana scorsa il mio medico curante mi ha diagnosticato dei problemi alla prostata, ho chiesto una visita specialistica che mi è stata data fra quattro mesi. Oh, naturalmente se avessi avuto i soldi per pagare di persona, l’avrei avuta il giorno dopo. A lei, che vale molto più di me, mi risulta che abbia l’assistenza gratuita ed immediata presso qualsiasi struttura, con benefici anche per moglie e figli. Beato lei… Illustre Parlamentare, senta questa, per maturare una pensione di 1.000 euro al mese, se mai la prenderò, dovrò lavorare per circa quarant’anni. Mentre lei, dopo 30 lunghissimi mesi di lavoro, avrà maturato una “mini” pensione che supera i 5.000 euro. Beato lei… Illustre Parlamentare, questa è grossa. Io ho dovuto accettare un posto di lavoro lontano da casa a 1.200 euro al mese, di cui 400 sono per l’affitto di un mono locale, mentre Lei, se lavora a più di 200 km da casa, usufruisce del rimborso spese affitto di 2.900 euro al mese, senza tener conto
dei benefit supplementari gratuiti: cellulari, lavaggio biancheria, trasporti aerei, pedaggi autostradali, assicurazione sulla vita, infortuni, ristorazione, accertamenti diagnostici, trasporti ferroviari, spese postali, tessere per cinema, palestre e piscine. Illustre Parlamentare, ma si rende conto della disparità del trattamento? Insieme a lei ci sono un altro migliaio di suoi colleghi che godono dello stesso trattamento. E siamo in crisi. Per uscire dalla crisi, avete fatti tagli alla sanità. Per uscire dalla crisi, avete fatto tagli alle scuole e alle università. Per uscire dalla crisi, avete tagliato fondi per la sicurezza. Per uscire dalla crisi avete tagliato servizi a favore dei cittadini: Ma quando deciderete di tagliare i vostri scandalosi e costosissimi privilegi? Così potrete finalmente abbassare le tasse che ormai stanno strangolando imprenditori, disoccupati, esodati e cassaintegrati… provateci e il cielo sarà compassionevole nei vostri confronti al momento opportuno, così mi è stato assicurato da chi conta nell’alto dei cieli. Sperando che anche questa non sia una delle solite lettere inutili, chiedo scusa per il disturbo, godetevi la vita e non dimenticate di riposare ogni tanto, per evitare lo stress e la fatica del lavoro di 4 ore al giorno per un paio o poco più giorni alla settimana. Un cittadino italiano stanco d’essere italiano
Attualità
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Paura del nuovo, destino segnato
La promessa di governo di forze importanti come i 5Stelle, la Lega Nord, la sinistra di Grasso, ma anche frange rilevanti di Pd e Forza Italia, è di cancellare leggi, abolire riforme, ripristinare istituti svuotati dal tempo, volgere la testa all’indietro invece di proporre soluzioni e risposte efficaci al cambiamento in corso. Così c’è chi vuole andare al governo per cancellare il Jobs Act, ma non dice come ricreare i 929 mila posti di lavoro che negli ultimi tre anni anche con questa legge sono stati in Italia creati. C’è chi vuole abolire la legge Fornero, ma non spiega con quali soldi pagare la pensione ai giovani, che la riforma ha invece garantito. C’è chi vuole fermare il gasdotto Tap o bloccare il risanamento dell’Ilva, senza dire come sostituire l’approvvigionamento energetico dell’Italia e come procurarsi l’acciaio (da solo vale un punto di Pil) per il secondo paese manufatturiero d’Europa. Una campagna elettorale tutta sulla paura del nuovo e sul rifiuto di innovare, come fossimo una società chiusa, una sorta di Albania dei tempi di Hoxha, che può chiudere gli occhi sul mondo e mettere la testa sotto la sabbia. Nel vuoto di classe dirigente in cui è piombato il Paese, che ha travolto quel poco di classe politica che avevamo ancora, nella più totale irresponsabilità delle élite intellettuali (e tra queste primeggiano nello sfascio gaudente e urlato giorna-
di Pierangelo Giovanetti* La settimana dopo Natale il presidente Mattarella scioglierà le camere e si andrà al voto il prossimo 4 marzo. I partiti sono ormai in piena campagna elettorale e, tra insulti e linciaggi personali, s’intravvedono barlumi di programmi su cosa ci attende nel dopo elezioni. C’è un aspetto impressionante che accomuna un po’ tutti gli schieramenti: non li e media televisivi), la gara è diventata quella di rincorrere il sentire comune, l’Italia del rancore, l’estremismo identitario e appagante, il moralismo politico che ha come obiettivo il «cambiare chi» e non il «cambiare cosa», dicendo come concretamente si vuole arrivarci e con cosa lo si vuole sostituire. La paura di innovare porta quindi a congelare tutto così com’è o a far marcia indietro, come se le lancette della storia potessero essere spostate a piacimento. Però sublima le masse, incanta l’opinione pubblica che sogna lo statalismo del reddito garantito per tutti, pagato dallo Stato, indorandolo come «reddito di cittadinanza» ma di fatto assistenzialismo allo stato puro. È la logica per cui non si fanno le Olimpiadi perché a fare magari si sbaglia ed è meglio stare fermi e dormire. È la filosofia per cui Roma sta dicendo no a tutto ed ha imboccato la strada paurosa dell’immobilismo, a differenza di Milano che ha invece ripreso a correre sulla scia dell’Expo, a creare lavoro, a inventare idee nuove e ad affrontare con intelligenza anche la sfortuna del sorteggio come s’è visto con l’Ema. È la logica del grillino Di
Maio che invece di regolare il lavoro domenicale e garantire meglio chi lavora, più semplicemente lo vuole vietare (come si farà con gli ospedali, la polizia, i trasporti?). È la logica con cui ex ministri come Pierluigi Bersani, che hanno portato avanti le liberalizzazioni in Italia a vantaggio dei consumatori, ora si propongono come gli alfieri delle controriforme, dell’abolizione delle leggi da loro votate, della negazione dei programmi con cui si sono presentati alle elezioni. Lisciare il pelo della gente che ha pagato lo scotto della crisi, la peggiore degli ultimi cento anni, facendo credere che le ricette di quarant’anni fa, debito pubblico a manetta svalutazione della lira e salari come variabile indipendente, siano quelle giuste per far rivivere l’età dell’oro. La stessa fola che raccontano quelli che, abbindolando i creduloni, sostengono che abolendo l’euro o facendo il referendum sulla moneta unica, si possa tornare ai «fasti» della liretta, quella che impoveriva i percettori di reddito fisso con l’inflazione oltre il 20%, e faceva credere di essere imprenditori a chi stava sul mercato solo con i contributi pubblici e svalutan-
solo la rincorsa delle paure della gente, esaltando l’odio dell’altro e la voglia di distruggere le persone odiate, ma soprattutto il desiderio di tornare indietro, di fermare la realtà, di cancellare l’oggi sostituendolo con la nostalgia, di mitizzare il passato per sfuggire il futuro, e le responsabilità di fronte al futuro. do la moneta. Del resto è la società italiana nel suo complesso che ha imboccato la strada del suicidio di massa rinchiudendosi nel passato (glorioso?), o al massimo galleggiando nel presente secondo la filosofia del «carpe diem», assai in voga oggigiorno. Per restare al nostro piccolo Trentino, se fior di associazioni come Italia Nostra per dirne una, ormai sacerdoti del culto dell’immobilismo e della paralisi, portano avanti campagne contro l’abbattimento degli ecomostri - vedi la Masera di Levicoperché non va toccato nulla, come non va messo in sicurezza l’abitato di Mori perché c’è da fare un muro di sostegno, o si lancia la campagna a sostegno di due orribili ciminiere, residuo di un cementificio raso al suolo, chiedendo ai contribuenti di pagare un costoso restauro invece di abbatterle semplicemente, vuol dire che ormai siamo
alla frutta, e non rimane che un grande futuro dietro le spalle. Persino un leader di governo, di un partito di governo come Matteo Renzi e il Pd, che ha preso in mano un Paese in piena crisi e con la disoccupazione tra le più alte d’Europa, e lo ha fatto ripartire, che ha realizzato leggi alcune buone altre meno buone ma le riforme le ha fatte e non s’è solo riempito la bocca, persino Renzi ha fiutato l’aria che tira e invece di rivendicare i successi ottenuti e indicare progetti concreti di governo futuro (semmai ci andrà ancora), s’è messo a speculare su ansie e paure della gente rincorrendo i populismi, sparando sulla Banca d’Italia tra una fermata di treno e l’altra, riesumando il pericolo fascista e puntando sul tricolore. L’autostrada maestra per schiantarsi contro il muro, visto che a soffiare sul populismo c’è chi è più bravo di lui. Intanto,
mentre i sindacati specie la Cgil alimentano la demagogia delle pensioni, la Banca d’Italia rende noto che a pagare la crisi sono stati i giovani e non gli anziani, e negli ultimi venti anni il reddito medio degli over 65 è aumentato di 19 punti mentre quello degli under 35 è sceso di quindici punti. Quindi il problema numero uno non sono le pensioni e i pensionati, ma i giovani, tagliati fuori da un welfare che pensa soltanto ai garantiti. Tra il 2003 e il 2015 il reddito medio da pensione è cresciuto, rispetto al reddito pro capite, del 13 per cento (fonte Osservatorio Università Cattolica), mentre tra i giovani è triplicata la povertà (passando dal 3,1% al 10%). Povertà che si è ridotta invece tra gli anziani (fonte Istat). Alla faccia della Camusso e di quanti vogliono abolire la legge Fornero. E se invece c’è un sindacalista intelligente come Marco Bentivogli che denuncia tale ipocrisia colpevole del sindacato, la polizia deve assegnargli la scorta per le minacce di morte al grido «servo dei padroni». Quando la cecità della sinistra genera mostri. *(Cortesia de l’Adige)
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Società
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Approvato il progetto definitivo del centro wellness di Borgo Chiese Percorsi caldi e freddi e una zona di relax totale per gli utenti Il progetto prevede un ingresso dal vano scala (esistente), che attraverso un foyer arricchito dalla copertura in legno a vista accompagna l’utente agli spogliatoi. Da qui si accede alla “piazza delle saune”: uno spazio sul quale si affacciano da un lato il percorso del caldo (bagno turco, bio-sauna a 40° e sauna finlandese a 90°) e il percorso delle acque fredde (docce e percorso kneipp). Questi due elementi sono quelli in grado di avviare quel processo di vasodilatazione e vasocostrizione che forse è il principale (e più noto) aspetto di benessere legato alle saune. Sulla piazza delle saune si affacciano anche la terrazza di raffrescamento (importantissima per abbattere la temperatura del corpo al termine di una sauna e ricavata al di sopra del volume di ingresso al plesso) e la zona relax che si affaccia sull’area piscine. La zona relax, in particolare, è strutturata a sua volta in una prima area più informale, con un’area di degustazione delle tisane, e alcune isole di relax sempre più ovattate che conducono ad una zona di riposo assoluto. Un percorso di benessere fisico e mentale, con attrezzature e spazi di relax dimensionati opportunamente
di Marco Maestri Il consiglio comunale di Borgo Chiese ha approvato quasi all’unanimità (un’astensione di un consigliere di opposizione) il progetto per la realizzazione di un nuovo centro wellness al primo piano di Aquaclub, che andrà a completare e implementare l’attrattiva dell’attuale polo acquatico di valle, che anche quest’anno ha registrato afflussi in linea e a tratti sopra le aspet-
per garantire un servizio dal livello qualitativo elevato. L’intervento si caratterizza verso l’esterno per la nuova terrazza di raffrescamento, delimitata da un parapetto - fioriera in grado di garantire il giusto livello di privacy, mentre verso le piscine alcuni volumi con
grandi vetrate creeranno momenti di affaccio e di contatto tra il nuovo centro benessere e la zona acquatica. «L’opera - commenta soddisfatto l’assessore ai lavori pubblici di Borgo Chiese Michele Poletti - avrà un costo di realizzazione complessivo di 1 milione
tative. Presenti alla seduta, oltre ai consiglieri, l’Arch. Claudio Cortella in qualità di progettista architettonico, l’Ing. Franco Panelatti, Presidente di Esco Bim e Comuni del Chiese, società in house alla quale sono state delegate la progettazione definitiva ed esecutiva, la direzione lavori e l’esecuzione del nuovo centro benessere, e il direttore di Aquaclub Egon Pardatscher.
di euro. Il nostro obiettivo è quello di realizzare una struttura che nel tempo trasmetta agli utenti, in particolare quelli del territorio, una vera e propria “cultura del benessere”, già molto diffusa in Alto Adige. Questo obiettivo lo si raggiungerà attraverso l’impiego di personale
formato e specializzato, lo svolgimento di attività specifiche quali l’Aufguss (gettate di vapore), nonché con attrezzature idonee e d’avanguardia». Nel corso della seduta consiliare è intervenuto anche il progettista Arch. Claudio Cortella spiegando che il progetto nasce
dalla volontà di costruire un percorso per il “benessere”, soprattutto per il fatto che la clientela è pubblica e non deve quindi fornire solo “svago”, ma anche un momento prezioso per la salute delle persone. «Sono molto soddisfatto – prosegue Poletti - del lavoro svolto dall’Arch. Cortella e dall’intero pool di progettisti. Da assessore competente ho chiesto da subito che le scelte tecniche e dei materiali fossero mirate ad aver minori costi possibili di gestione e manutenzione nel tempo e che si tenesse sempre presente la funzionalità degli spazi e delle attrezzature, a vantaggio degli utenti e del personale che vi andrà ad operare; sotto questo aspetto è stata fondamentale l’esperienza e la competenza del direttore Pardatscher. Sia Esco Bim in qualità di Committente che i progettisti hanno colto e sposato questa mia istanza ed hanno sapientemente lavorato in questo senso”. L’approvazione del progetto definitivo consente ora di procedere con la progettazione esecutiva. Lo step successivo sarà la gara d’appalto per l’esecuzione delle opere da parte di Esco Bim per poi partire concretamente con i lavori.
Ricerca, innovazione, imprese: due bandi per 6,4 milioni di euro
Aiuti alle imprese per attività di ricerca e sviluppo al centro anche oggi di due bandi approvati dalla Giunta provinciale. Il primo è l’avviso 6/2017 “Aiuti per la promozione della ricerca e sviluppo in ambito RIS3”, afferente al programma Fesr 2014-2020, che ha l’obiettivo di sostenere gli investimenti in progetti di ricerca e di sviluppo sperimentale per una spesa compresa tra € 300 mila e € 1,5 milioni, con il coinvolgimento - vincolante - di organismi di ricerca. A disposizione 4,4 milioni di euro. Il secondo è l’avviso
7/2017 “Aiuti per la promozione della ricerca e sviluppo”, con cui la Provincia autonoma mette a disposizione 2 milioni di euro, per progetti aventi una spesa compresa tra € 500 mila e € 1,5 milioni. Vediamo i dettagli. Il bando “Aiuti per la promozione della ricerca e sviluppo in ambito RIS3” si rivolge a imprese operanti nei vari ambiti della Smart Specialisation Strategy (qualità della vita, agrifood, energia/ambiente, meccatronica). Sarà valutata anche la qualità tecnico-scientifica dei progetti (innovatività del pro-
getto, rilevanza dei risultati sulla competitività del sistema produttivo, CV e capacità gestionale di progetti complessi dei proponenti), la rilevanza della partnership con organismi di ricerca, nonché la sostenibilità economico-finanziaria dell’iniziativa. La spesa prevista è compresa tra 300.000 e 1,5 milioni di euro e può riguardare: spese del personale con contratto di collaborazione e con contratto di lavoro dipendente (ai dipendenti si applicano le tariffe orarie standard); costi della ricerca contrattuale, delle competenze
tecniche e dei brevetti; costi degli strumenti e delle attrezzature; altri costi di esercizio diretti; spese generali (quota forfettaria pari al 15% delle spese di personale ammesse ad agevolazione). Il bando mette a disposizione 4,4 milioni di euro. Le imprese dovranno presentare domanda all’Agenzia provinciale per l’incentivazione delle attività economiche dal 29 dicembre 2017 al 19 aprile 2018. Il bando 7/2017 “Aiuti per la promozione della ricerca e sviluppo”, finanziato con fondi provinciali, ha l’obiettivo di sostenere
gli investimenti in progetti di ricerca e di sviluppo sperimentale per imprese aventi un’unità operativa sul territorio provinciale. Il coinvolgimento di organismi di ricerca nel progetto tramite ricerca contrattuale è un criterio di premialità così come la coerenza dell’attività del destinatario del finanziamento con la Smart Specialisation Strategy. Le imprese dovranno presentare domande all’Agenzia provinciale per l’incentivazione delle attività economiche (APIAE) dal 29 dicembre 2017 al 19 aprile 2018.
Attualità
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Carlo l’ha fondata nel 1968 e oggi l’azienda marcia con i tre figli Achille, Mauro e Piero
Onorati Srl: nella storia di un’azienda l’evoluzione del settore edile A Bono la prima cava. L’ultima novità la produzione di ciottoli per arredo urbano
Fra gli anni Settanta e Ottanta, Carlo prende in affitto una cava alle Moline di San lorenzo in Banale, dopo qualche tempo si stabilisce a Saone, nel comune di Tione, dove acquista da due proprietari diversi, Valentini e Fiora, quello che ancora oggi è uno dei siti della ditta, un impianto di frantumazione e lavaggio, dando inizio così ad una progressiva ed importante strutturazione dell’azienda. E qui, simbolicamente, inizia la storia di una ditta famigliare nella quale tutti e quattro i figli maschi di Carlo e Angiola si impegnano e prosperano. All’inizio degli anni Ottanta, con l’installazione del primo impianto di betonaggio, la Onorati fa il proprio ingresso nel settore del calcestruzzo preconfezionato ed è tra le prime in Trentino ad accreditarsi con la certificazione ISO 9002. Sui successi dal punto di vista lavorativo cala un’ombra, con la scomparsa in un incidente stradale, nel 1981, di Claudio Onorati, uno dei figli della coppia che al tempo aveva solo 14 anni. Nel 1996 la ditta vince l’asta per l’assegnazione di un importante lotto di materiale a Pietramurata: si tratta di cinque milioni di metri cubi. Onorati apre così nella località una delle più grandi cave
Ha aperto nei ruggenti anni Sessanta, era il 1968 per la precisione, la ditta Onorati Inerti Calcestruzzi e Scavi, con sede a Bono di Bleggio. Lì c’era la prima cava dalla quale il fondatore, Carlo Onorati, avviò quella che oggi è l’attività di famiglia. Carlo era un contadino, animali e terreni da coltivare la sua principale attività, ma anche uomo di una generazione che aveva imparato tante arti
della provincia dove si stabilizza con un secondo impianto di lavorazione inerti ed un secondo impianto di betonaggio. Successivamente, negli anni Duemila, arriva anche l’investimento nel settore del recupero dei rifiuti – divenuti un’opportunità di sviliuppo economico con l’emana-
zione della legge Ronchi - con due centri di riciclaggio di materiali da costruzione e demolizione rispettivamente a Saone e Pietramurata. Nel 2012 l’ampliamento in Valle del Chiese con un impianto di calcestruzzo all’interno dell’azienda Scavi Nord di Cimego per amplia-
e nella vita se la cavava in tanti mestieri. Quando su un suo terreno a Bono scoprì un giacimento di sabbia trasformò la cosa in un’attività imprenditoriale. A testimoniare gli inizi della ditta di famiglia una foto della moglie, Angiola, incinta di Piero il figlio più piccolo della famiglia Onorati: la foto è del 1969, e la ditta era stata avviata l’anno precedente.
re i territori serviti dall’azienda. Oggi Onorati opera da Ponte Caffaro fino alle porte di Trento
con tre impianti di calcestruzzo, due di frantumazione inerti e due di riciclaggio demolizioni.
L’ultima novità è l’impianto, installato a Pietramurata, adibito alla creazione di ciottoli colorati per arredo urbano e per pavimentazioni e lastricati. La storia dell’evoluzione della Onorati è l’evoluzione del settore edile: una volta un’impresa faceva sostanzialmente tutto, oggi invece le imprese edili comperano i materiali già preconfezionati e li posano, diventando assemblatrici. Il core business della Onorati ha seguito questa evoluzione ed è cambiato negli anni, passando dalla commercializzazione dell’inerte come principale attività alla produzione e commercializzazione di calcestruzzi preconfezionati. Oggi il mercato richiede calcestruzzi colorati: un laboratorio interno, dove lavora una nuova generazione di Onorati, Elena, ingegnere dei materiali, figlia di Achille, e con lei un laboratorista per la gestione della qualità oltre che di servizi e prodotti innovativi. “Negli ultimi quindici anni – spiegano in ditta - c’è stata una modernizzazione del commercio del calcestruzzo e servono sempre di più competenze e specializzazione. Il pressapochismo che una volta era di casa oggi non è più tollerabile o possibile quando la necessità è quella di fornire un prodotto garantito”. Attualmente, a portare avanti il progetto imprenditoriale di papà Carlo e la Onorati Srl sono i tre figli maschi: Achille, che si occupa della parte commerciale e dei rapporti con clienti e fornitori; Mauro, responsabile delle manutenzioni ai mezzi e agli impianti e dell’impianto di Saone; e Piero, che gestisce il parco mezzi e la produzione del calcestruzzo preconfezionato. Oltre ad Elena, anche Luca, altro nipote di Carlo Onorati, oggi lavora in ditta, a Saone, e l’impresa famigliare con forze fresche si assicura un futuro.
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Lavoro
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Nel mese di dicembre 2017 la rivoluzione. Le Aziende pubbliche di servizio alla persona di Storo, Condino e Pieve di Bono si sono messe assieme nel 2016 per lanciare una unica gara d’appalto per le pulizie. Lo hanno fatto in ossequio ad una consuetudine che le vede già collaborare da anni nella produzione dei pasti, affidata all’esterno. Risultato: è uscito un bando che superava i due milioni e mezzo a base d’asta, sufficiente per far venire l’acquolina in bocca ad alcuni grossi gruppi provenienti da fuori Trentino. E come volevasi dimostrare, proprio una grossa società extra provinciale ha vinto l’appalto. Si tratta di Copura, Cooperativa di Ravenna, che ha battuto la concorrenza, della quale facevano parte due sole aziende trentine. Le altre sono ditte appartenenti al firmamento delle aziende più grosse del nord Italia, da “Pulitori e affini” di Brescia, “Sodexo” e “Dusman” di Milano, “Euro & Promos” di Udine e via elencando. Tutto bene. Fino al primo dicembre, giorno in cui la vincitrice è entrata in pista. A quel punto sono cominciati i guai. Infatti le addette e gli addetti (una trentina in tutto fra le tre case di riposo) si sono visti tagliare pesantemente l’orario di lavoro. Mediamente dal 30 al 40%. Considerato che sono persone impiegate part time, il tutto si traduce in un taglio significativo agli stipendi. La polemica è deflagrata sui quotidiani, con gente che si lamentava perché “con 400 euro al mese non si può vivere”. D’altronde, considerati i ribassi praticati nella gara, non poteva che finire così. Inevitabilmente la questione è finita pure in politica: infatti sono fioccate in Provincia le interrogazioni delle forze di opposizione. In compenso, proprio dalle autorità provinciali si è avvertito quello che con termine abusato si definisce un “silenzio assordante”. Nessun commento. Una simile situazione si
Il caso dei servizi di pulizia delle Rsa della Valle del Chiese
Servizi centralizzati, il rischio dei super bandi per il lavoro Tagli medi fra il 30 e il 40% sulle ore dei dipendenti di Giuliano Beltrami C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d’antico. Può essere questa la sintesi poetica per una questione che di poetico non ha nulla. Il “nuovo” è lo stile inaugurato dalle case di riposo per l’appalto delle pulizie. E l’antico? La fregatura per i lavoratori. Partiamo dall’inizio. Nelle Giudicarie operano sei case ripercuoterà sulla qualità del servizio? E’ quanto paventano i lavoratori, nonché i parenti degli ospiti, considerato che un servizio svolto in un certo tempo fino a ieri viene svolto oggi in un tempo decisamente inferiore. C’è un’ultima domanda (se vogliamo piuttosto marginale rispetto alle ripercussioni sui posti di lavoro, ma da non sottovalutare in termini generali) da rivolgere ai politici: sanno dove andrà a finire l’Iva? La risposta è certa: non nelle casse della Provincia Autonoma di Trento. E qui si apre un altro capitolo. Il mega bando Estate calda, quella del 2017. E in pieno solleone la Provincia ha avuto un’alzata di ingegno degna di un Premio Nobel. Il dirigente del Servizio Enti locali ha partorito una determina per istruire un bando del valore di 95 milioni di euro per coprire il servizio di pulizia e sanificazione di tutti gli edifici pubblici provinciali: municipi, scuole, musei, case di riposo, biblioteche, università, sedi di agenzie funzionali.
Per rendere più “trasparente” la scelta ha deciso di dividere il Trentino in diciannove lotti logisticogeografici. Per esemplificare, un lotto comprende le case di riposo delle Giudicarie, dell’alto Garda e Ledro e della Valle dei Laghi, un altro lotto le sedi dei comuni giudicariesi e via articolando. Problema: le soglie di partecipazione all’asta da parte delle ditte interessate sono talmente alte che pochissime aziende trentine hanno potuto entrare. Così, quando martedì 12 dicembre si è chiuso il termine per la presentazione delle offerte, i funzionari dell’Apac (Agenzia pro-
di riposo, a Condino, Pieve di Bono, Pinzolo, Santa Croce di Bleggio, Spiazzo e Storo, oltre alla residenza assistita ospedaliera di Tione. Tutte, tranne Spiazzo, hanno esternalizzato il servizio delle pulizie. Esternalizzare significa affidare a ditte esterne (finora a Cooperative del territorio) il lavoro.
vinciale appalti e contratti, delegata a svolgere il ruolo di selezione) si sono trovati davanti qualcosa come quarantacinque ditte. Meridiani e paralleli dell’italico stivale erano tutti rappresentati: da Trapani a Napoli, da Enna a Bari, da Roma a Milano, da Udine a Parma, da Piacenza a Bolzano, da Modena a Bologna. E i trentini? Da segnalare il CLA (Consorzio Lavoro Ambiente della cooperazione), Miorelli e Pulinet (due aziende di peso) e come capofila niente altro. D’altronde, come si diceva, le soglie di entrata erano troppo alte. Sempre per esemplificare ripren-
diamo il lotto sulle case di riposo in cui sono state inserite le strutture giudicariesi: fatturato previsto poco sopra i sette milioni di euro; soglia di partecipazione sistemata al 70%, ossia attorno ai cinque milioni di fatturato specifico. Quale piccola e media impresa è in possesso di un simile passaporto? In tutto questo bailamme l’unica assente è la politica. E non si sente batter colpi. Per la verità qualcuno si è dato da fare. E’ il consigliere giudicariese Mario Tonina, che ha presentato un emendamento alla Finanziaria per facilitare l’intervento delle Cooperative sociali,
quelle realtà che hanno il merito di inserire persone svantaggiate (con problemi psichiatrici, fisici o relazionali) nel mondo del lavoro. In sostanza, secondo l’emendamento di Tonina (firmato anche da De Godenz, Passamani e Civico), dovrebbe sparire l’obbligatorietà ad aderire da parte delle stazioni appaltanti (Comuni, case di riposo, Provincia, università ed altri interessati agli appalti) al mega bando. Esiste una legge statale del 1991, la 381, che all’articolo 5 prevede per le Cooperative sociali la possibilità di andare in deroga alle norme sugli appalti, perché svolgono un servizio importante per la comunità: sono obbligate ad avere fra i propri lavoratori un minimo del 30% di persone in difficoltà. Ebbene, la Provincia recupera questa norma, così da consentire di scavalcare il mega bando. Ora sta ai sindaci, ai segretari comunali, ai direttori delle case di riposo ed ai funzionari provinciali cogliere la palla al balzo. Non per truccare le gare, ma semplicemente per consentire alle piccole imprese presenti sul territorio di vivere e per dare la possibilità alle persone più fragili delle nostre comunità di lavorare, senza sottoporsi alle forche caudine di selezioni e di appalti al massimo ribasso.
La ricetta
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Laura Sc Nel 2007 il primo impatto con il carcere messicano, da allora si dedica ai prigionieri e alle loro famiglie di Chiara Garroni
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Associazioni
GENNAIO 2018 Ornella Cominotti: “A far paura è solo il silenzio degli onesti”
Vite Intrecciate, una casa di solidarietà sociale a Giustino
Ciò provocò numerose polemiche, così riassumibili: in pochi anni l’ente pubblico dà il permesso di costruire un agritur in una zona che sarà interessata al passaggio di una nuova strada, poi lo acquista per 4,41 milioni di euro per farci passare la circonvallazione, e subito dopo accantona il progetto della nuova strada. L’allora sindaco Luigi Tisi buttò lì l’idea che, piuttosto che fare andare in rovina casa e stalla, sarebbe stato meglio darla in gestione gratuita. E così è stato. L’assessore Gilmozzi e la giunta provinciale nel 2015 hanno assegnato, per 5 anni, la struttura alla associazione di solidarietà sociale “Vite intrecciate”, che nel frattempo si era costituita e fatta avanti per la gestione del complesso in riva al fiume. Nella richiesta ufficiale ci si impegnava ad accogliere chi, dopo anni di volontariato, deve tornare in patria e non ha più riferimenti; dare la possibilità a famiglie con disabili di avere periodi di sollievo; accogliere ospiti senza fissa dimora per pasti e
“V
di Chiara Garroni
ite intrecciate”: si chiama così la casa di solidarietà sociale che sorge a Giustino, in riva al fiume Sarca, affidata due anni e mezzo fa alla omonima associazione, fondata da Paolo e Oriella Cominotti, i coniugi giudicariesi che tutti conoscono come l’anima della organizzazione Mato Grosso nella nostra valle. La struttura, un tempo agritur dai Camor, fu acquistata dalla Provincia nel 2013 perché l’area doveva essere utilizzata come campo base per i dormitori e le mense degli operai che avrebbero costruito la circonvallazione di Pinzolo. L’anno dopo il progetto della strada fu accantonato, per motivi di bilancio, e rimandato.
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scambi relazionali; ospitare ragazzi che vogliono vivere fuori dalla famiglia per fare esperienza di carità. L’inizio fu duro: muri scrostati, pavimenti e sanitari da sistemare, l’impianto elettrico da rifare, sia in casa che nella stalla. Ci hanno lavorato centinaia di ragazzi dell’Operazione Mato Grosso: “E tutto questo è diventato un momento bellissimo” racconta Oriella, che col marito Paolo è la spina dorsale di questa iniziativa. Accoglienza è la parola d’ordine, è lo stile di vita che si sono dati nel più puro spirito evangelico i coniugi Cominotti, la loro figlia Maria e la grande rete di volontari che gira attorno alla iniziativa. “Avevo fame… avevo sete…ero nudo…” per molti cristiani sono parole che al massimo sfociano in qualche donazione ogni tanto; per la casa “Vite intrecciate” sono la fatica di ogni giorno, il ricevere e distribuire generi alimentari, vestiti, fare da man-
giare, dare da dormire a chi non sa dove andare, a chi è in difficoltà, amare e curarsi di chi ne ha bisogno. Italiani e stranieri, non ci sono differenze, ma tutti devono collaborare. Si lavora tanto, tutti, secondo le proprie possibilità. Appena svegli si va in cappella, che è una stanza al piano terra con la presenza del Santissimo, ognuno prega, qualcuno propone letture e brani per meditare. Poi la colazione nella grande cucina, quindi la divisione del lavoro. Ci sono le bestie da accudire: mucche e vitelli, capre e pecore, maiali e conigli, galline e anatre e c’è anche un pony. Si taglia la legna, si fanno formaggi e burro, si coltiva l’orto, si fanno esiccare erbe per tisane, si confezionano marmellate e corniole sciroppate, si cucina, si accudiscono i bambini ed alcune maestre in pensione insegnano l’italiano agli stranieri, si accolgono scolaresche in visita, i ragazzi dell’Anffas di Tione una volta a setti-
mana. Anche quest’anno il giorno di Natale c’è stato il pranzo per tutti presso l’oratorio di Tione. Si fanno anche gite e feste, si accolgono campi di lavoro con volontari che aiutano, a volte famiglie, a volte singole persone o gruppi. Al momento vivono nella casa “Vite intrecciate” una quindicina di persone, fra cui 4 giovani volontari che hanno deciso di passare alcuni mesi della loro vita per aiutare chi ha bisogno. Una sorta di “missione” in val Rendena, dove non mancano i poveri del luogo. Una fitta rete di amici paga le bollette, e dona quello che serve. Il ricavato delle varie attività viene devoluto per sostenere le missioni del Mato Grosso in America latina. Non c’è alcun legame con i servizi sociali, ma ci sono buoni rapporti con tutti i sindaci della zona, con i parroci e i sacerdoti, con associazioni di volontariato, con singole persone che collaborano nei modi più vari, e ognuno trova il suo spazio. E’ stata una scelta decisa e chiara, un modo di “restituire tutto il bene ricevuto”, dicono Paolo e Oriella, che hanno preso davvero alla lettera le parole del Vangelo. “E’ un dovere accogliere gratuitamente chi non ha avuto niente, e siamo certi che è la condivisione che salverà le nostre valli”. Si augurano che soprattutto i giovani accolgano questo invito, e li sollecitano ad andare da loro per condividere un pezzetto di vita, in un “intreccio di gioia, fatica e speranza” che darà senso ed illuminerà tutta l’esistenza. Ci sono anche critiche al loro operato, e gli chiediamo se ne soffrono. “No - ci dice serena Oriella - non c’è amore senza dolore, piuttosto una cosa mi fa paura: il silenzio degli onesti”. Il mitico fondatore dell’Operazione Mato Grosso, il 93enne padre Ugo de Censi, dice che per cercare Dio bastano 4 cose: fare silenzio, fare fatica fisica, fare le cose bene e saper perdere e perdonare. Alla casa “Vite intrecciate” si fa tutto questo, tutti i giorni, verso tutti, con amore.
Cooperando Il dibattito attorno al nuovo statuto ha saputo incanalarsi verso un civile confronto, prima all’interno della commissione coordinata dal giudicariese Giuliano Beltrami, poi in consiglio di Amministrazione della Federazione con approvazione all’unanimità e successivamente negli incontri sul territorio, in cui sono state raccolte ulteriori osservazioni. Il testo unitario sottoposto all’assemblea è stato il risultato quindi di un lungo lavoro di mediazione. Molte le novità introdotte. La centralità della collaborazione tra cooperative entra ufficialmente nello statuto quale “strumento per la valorizzazione e per il rafforzamento della cooperazione trentina”. La Federazione in questo senso assume un ruolo centrale per il “rafforzamento e la coesione” del movimento cooperativo anche attraverso il rafforzamento degli strumenti di autocontrollo, assistendo ed accompagnando (cita testualmente lo statuto) le cooperative socie nella gestione della propria attività, attraverso strumenti di supporto strategico ed operativo, nonché controlli e verifiche di bilancio, anche a carattere certificativo. Tra le nuove attività inoltre, grande attenzione al ruolo della Federazione come centro di servizi per le associate, sia quelli già in essere come le
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Si rafforza il ruolo di centro servizi per le associate
Federcoop: approvato il nuovo statuto Il 7 dicembre il voto, un contrario e un astenuto di Alberto Carli Il 7 dicembre scorso, in una affollata sala della Cooperazione a Trento in Via Segantini, è stato approvato a larghissima maggioranza (1 contrario e 1 astenuto) il
nuovo statuto della Federazione Trentina della Cooperazione, un percorso per nulla scontato, partito da un momento di grave lacerazione interna del movimento.
paghe, la contabilità e l’assistenza fiscale ma anche a nuovi servizi che potranno spaziare dalla formazione, alla comunicazione via web e in generale alla valorizzazione delle opportunità offerte dalle nuove tecnologie. Un ruolo nuovo e importante, è e sarà sempre più anche quello di poter attuare iniziative nell’ambito delle politiche del lavoro, in accordo con istituzioni pubbliche e private. Lato governance, il nuovo consiglio sarà composto dal presidente e da 22 consiglieri. Saranno riservati quattro rappresentanti ciascuno ai settori
agricolo, credito e consumo; tre rappresentanti ai settori della produzione lavoro e servizi e tre a quello delle cooperative sociali e abitazione. I presidenti dell’associazione giovani cooperatori e associazione donne in cooperazione faranno parte del Consiglio come invitati permanenti, e quindi con possibilità di entrare nel merito delle questioni, ma senza diritto di voto. Il presidente e gli amministratori non potranno rimanere in carica nel medesimo ruolo (presidente o consigliere) per più di tre mandati pieni consecutivi (massimo tre esercizi
ognuno) e l’ammontare del compenso degli amministratori sarà deciso dall’Assemblea. Molta soddisfazione è stata espressa anche dal Presidente Fezzi per l’approvazione dello statuto. Fezzi ha ribadito il grande lavoro fatto per offrire ai soci tutti gli strumenti per mettere in comune le proprie esperienze, per crescere insieme, per cooperare tra di loro, nella convinzione che il futuro del movimento sia strettamente collegato alla capacità dei soci di collaborare. Il ruolo della Federazione è anche quello di aggregare, sviluppare progetti strategici, costruire alleanze, relazioni, opportunità. Su questa sfida ci giochiamo credibilità e reputazione.
Positivo il bilancio dell’edizione 2017
Anche Tione ha i suoi mercatini
Moltissimi i visitatori al Mercatino di Natale di Tione che si è concluso il 26 dicembre, con un picco durante il Ponte dell’Immacolata dal 7 al 10 dicembre. Numerose le visite di pullman organizzati da agenzie provenienti dalle province di Milano, Bergamo, Verona, Vicenza, Parma e Brescia che si sono complimentati con l’organizzazione e per l’ottima accoglienza ricevuta. Ogni giorno gruppi di musicisti itineranti vestiti a tema natalizio hanno allietato i visitatori con le loro piacevoli melodie e gruppi locali come i Knodel Bergmusikanten, la Bohmische Judicarien ed il Coro Brenta di Tione si sono esibiti sul nuovo e suggestivo anfiteatro recentemente inaugurato a completamento del Parco Ville, allestito a tema di Villaggio degli Elfi con i numerosissimi pupazzi Elfi sparsi ovunque. Giunto alla terza edizione, partendo dalle 16 casette iniziali disposte a cerchio in Piazza Cesare Battisti , si è giunti alle 30 casette di questa edizione, poste nel rinnovato Parco Ville, di cui 20 grandi occupate da operatori commerciali provenienti per lo più dal Trentino, ma anche dalle province di Milano, Vicenza, Mantova,
Bergamo, Treviso e Reggio Calabria e 10 casette più piccole a locazione di artigiani locali, che espongono manufatti molto originali quali decorazioni natalizie, oggetti in lana e legno, articoli da materiali di riciclo, dove il visitatore ha potuto sbizzarrirsi nell’acquisto dei regali di Natale. Non è mancata la neve, scesa il 10 dicembre, a coronamento dell’atmosfera natalizia, che ha contribuito a creare un attraente villaggio. Molto apprezzato è stato l’igloo riscaldato, dove l’Associazione l’Ancora ha organizzato l’animazione per i più piccini, che si sono dilettati a scrivere la letteri-
migliori. Ma l’animazione per i bambini non finisce qui. Infatti durante tutto il mercatino avevano la possibilità di farsi un giretto in sella ai pony Nutella e Stella con gli accompagnatori dell’Associazione Equilara. Inoltre, il giorno 9 dicembre i bimbi della scuola materna e delle scuole elementari si sono divertiti con pennelli e colori a colorare il loro Elfo assistiti dai volontari della Pro Loco di Tione, organizzatori dell’evento. Da non dimenticare la nuovissima casetta di legno costruita dalla
na a Babbo Natale, hanno trovato i truccabimbi e i si sono improvvisati pittori all’opera, partecipando ad una vera e propria rassegna con premiazioni finali dei disegni
ditta Abito Holz, dove sono state offerte degustazioni di prodotti locali provenienti dal mercatino come la polenta carbonera, la pizza di Natale, sfornata direttamen-
te dal forno in loco, i formaggi di malga, gli strauben, lo strudel trentino, il bulè di vino e di mela, la cioccolata calda, il the caldo e tanto altro ancora. Per completare l’atmosfera avvolgente del Natale non sono mancate le luminarie sugli alberi e l’imponente stella di Natale che illuminava l’intero Parco, rallegrando gli ospiti che numerosi sono venuti in visita al Mercatino. Novità di questa edizione è stato l’allestimento della pista di pattinaggio su ghiaccio, che sarà presente fino all’8 gennaio, luogo ideale per trascorrere qualche fresco momento spensierato tra amici o in famiglia. Tantissimi sono i pattinatori che si cimentano sulla pista di Tione e, soprattutto i più giovani, possono divertirsi liberamente, ma sempre in sicurezza. I più piccini possono imparare grazie all’aiuto di alcuni sostegni in plastica a forma di orsetto a cui appoggiarsi e scivolare in allegria. Tra luminarie, mercatini di Natale e pattinaggio Tione ha offerto, quindi, un vasto carnet di iniziative dedicate a grandi e piccini, permettendo di respirare un’avvolgente atmosfera natalizia.
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Rubrica Legale
GENNAIO 2018 L’avvocato risponde
Il testamento biologico è legge Buongiorno, lo scorso mese di dicembre, il Parlamento ha definitivamente approvato una legge di 8 articoli, denominata “Norme in materia di consenso informato e di dichiarazioni di volontà anticipate nei trattamenti sanitari” che è stata comunemente ribattezzata legge sul testamento biologico. L’articolo 1 stabilisce che nessun trattamento sanitario possa essere iniziato o proseguito senza il consenso «libero e informato» della persona interessata. La legge permette anche di stabilire in anticipo attraverso le Disposizioni anticipate di trattamento (DAT - che nel linguaggio comune è il cosiddetto “testamento biologico”) a quali esami, scelte terapeutiche o singoli trattamenti sanitari dare o non dare il proprio consenso. La legge parifica ai trat-
Buongiorno Avv. Gottardi, approfitto della sua disponibilità: in questo periodo sento un gran parlare del tamenti sanitari la nutrizione e l’idratazione artificiale. Quando la legge si riferisce al “consenso informato” lo disciplina stabilendo che è il diritto per il paziente «di conoscere le proprie condizioni di salute e di essere informato in modo completo, aggiornato e comprensibile riguardo alla diagnosi, alla prognosi, ai benefìci ed ai rischi degli accertamenti diagnostici e dei trattamenti sanitari indicati, nonché riguardo alle possibili alternative e alle conseguenze dell’eventuale rifiuto del trattamento sanitario e dell’accertamento diagnostico o della rinuncia ai medesimi». Ogni persona ha il diritto di revocare in qualsiasi momento il consenso prestato, anche quando la revoca comporta l’inter-
ruzione del trattamento. Si può cioè aver dato inizialmente il proprio consenso, ma poi cambiare idea. Per fare degli esempi, con il DAT una persona ora potrà scegliere di non essere rianimato, intubato, oppure potrà rifiutare alcuni farmaci e/o terapie che, in caso ad esempio di incidente o ictus, potrebbero mantenere in vita il paziente in stato vegetativo.
testamento biologico…come funziona, cosa significa esattamente? (email senza firma)
La legge prevede anche che, in caso di improvvisa incapacità, possa essere nominato con il DAT un fiduciario che prenda al posto del paziente le decisioni e che le comunichi ai sanitari. Il contenuto del DAT deve
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sempre essere rispettato dalla struttura sanitaria ove il paziente è ricoverato, pur garantendo l’obiezione di coscienza ai medici. In tale caso la struttura sanitaria dovrà adoperarsi per reperire un medico che esegua le volontà espresse. L’unico caso in cui le volontà del paziente possono venir disattese è quando sono «palesemente incongrue o non corrispondenti alla condizione clinica attuale del paziente» e se vengono scoperte «terapie non prevedibili all’atto della sottoscrizione, capaci di offrire concrete
possibilità di miglioramento delle condizioni di vita». Le DAT possono essere scritte a mano, al computer o video-registrate e, allo stesso tempo e con le medesime modalità, possono essere rinnovate, modificate e revocate in ogni momento ma devono essere firmate davanti a un pubblico ufficiale, davanti ad un Notaio o in presenza di un medico del Servizio Sanitario Nazionale.
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Associazioni
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L’adozione temporanea con il Centro aiuto alla vita di Tione Un contributo di 160 euro al mese per 18 mesi
L’associazione fa parte del Movimento per la Vita, ed è una comunità di volontari che offre gratuitamente solidarietà e assistenza alle donne in difficoltà a causa della gravidanza, ai bambini fin dal concepimento ed alle coppie. Nata nel 1984 per volontà delle parrocchie giudicariesi e sostenuta dall’allora vescovo monsignor Alessandro Maria Gottardi, conta oggi un centinaio di soci ed ha sede in via del Foro 25, come centro di ascolto, ed in piazza da Corneto, assieme al centro Caritas accanto alla canonica per la distribuzione di latte in polvere, pannolini, vestiti ed accessori per l’infanzia. I volontari attivi sono una decina, guidati dalla presidente Elga Sauda, e sono impegnati nell’aiutare donne e famiglie in situazioni difficili, che vivrebbero una gravidanza in condizioni di grave disagio. Mettendo in pratica il motto del Movimento per
di Chiara Garroni
In Giudicarie ci sono centinaia di associazioni, nei più diversi ambiti: sportivo, culturale, musicale, ricreativo, sanitario, di solidarietà; di queste circa una quarantina sono legate alle parrocchie o ad associazioni cattoliche. Il lavoro silenzioso di tante la Vita: «Le difficoltà non si superano sopprimendo la vita, ma superando insieme le difficoltà», nel centro si trova tutta l’ assistenza di cui si ha bisogno, e tutto il lavoro viene svolto in stretta collaborazione con i servizi sociali della Comunità delle Giudicarie, per evitare possibili imbrogli. Il Centro si propone di promuovere e di difendere il diritto alla vita e la dignità di ogni uomo, dal concepimento alla morte naturale, favorendo una cultura dell’accoglienza nei confronti dei più deboli ed indifesi e, prima di tutti, il bambino concepito e non ancora nato. L’impegno è molto concreto, infatti viene messo in atto un progetto simile al “Progetto Gemma” nazionale. Si tratta di
una adozione temporanea di mamme in difficoltà che magari avevano già programmato l’aborto ma che dopo aver conosciuto il tipo di aiuto che uno dei Centri di assistenza alla vita poteva darle, hanno deciso di portare a termine la gravidanza. L’adozione è temporanea, consiste in un contributo di 160 euro al mese per 18 mesi. In Giudicarie sono due all’anno i bambini
persone continua sempre, giorno per giorno, con impegno e generosità, e senza clamore. Oggi vogliamo parlare di una di queste associazioni, che da più di 30 anni opera in zona: il Centro Aiuto alla Vita con sede a Tione.
che hanno usufruito di questo progetto, mentre quelli aiutati con latte, pannolini e vestiti sono una trentina, sempre proposti e valutati dai servizi sociali di zona. L’anno scorso, grazie ad alcune donazioni, il Centro di Tione ha potuto aiutare anche il progetto Gemma nazionale, e tramite la Fondazione Vita Nova ha dato una mano a 2 bimbi di Messina e Milano. Nel corso de-
gli anni le cose sono un po’ cambiate, se non altro per una diffusione assai maggiore di un tempo di pillola od altri anticoncezionali. Non vengono più effettuati interventi dei volontari nei corsi per fidanzati organizzati dalle parrocchie, mentre si fanno incontri con i ragazzi della catechesi. Nel 2017 il Centro tionese è stato chiamato a Zuclo, Storo e Valdaone. Per sensibilizzare la gente ai temi della difesa della vita fin dal concepimento sono state messe in scena alcune manifestazioni, come il concerto del cantautore don Giosy Cento nel 2013, e l’anno dopo lo spettacolo musicale “Il mondo di Lucy”, la bimba down che racconta la sua storia in
MeTe da leggere Solo condizionalità o anche opportunità? La provincia Autonoma di Trento, tramite l’Agenzia del Lavoro, i Centri per l’Impiego (CpI) sui vari territori e gli Enti Accreditati alla Rete dei Servizi per il Lavoro, fornisce ai cittadini la possibilità di accedere a numerosi servizi rivolti a tutte le persone in cerca di lavoro, sia esse in cerca del primo lavoro o di un’esperienza formativa e professionalizzante per lo stesso, sia quelle che il lavoro lo hanno perso loro malgrado. Tra le proposte vi sono numerosi interventi sia di politiche preventive che di politiche di sostegno, tutti ampiamente descritti e definiti nel “Documento degli Interventi di Politica del Lavoro”, che spaziano dai servizi per l’impiego, alla formazione, agli incentivi ed i progetti per l’occupazione e la ricollocazione professionale, agli ammortizzatori sociali. Importante non dimenticare, in tale ambito, la necessaria applicazione del meccanismo della condizionalità, principio base su cui ruota tutto l’odierno sistema delle politiche del lavoro. Con tale espressione si allude al fatto che il lavoratore deve diventare protagonista del proprio progetto di ricerca attiva del lavoro, mettendo in atto quindi un grande cambiamento culturale nel concetto di “attivazione” da parte dei
lavoratori. Non più un disoccupato passivo che aspetta di ricevere dei servizi offerti ed assegnati senza la possibilità di interloquire, ma un vero protagonista del proprio percorso di reinserimento lavorativo che stipula con l’ente pubblico; un Patto di Servizio (ossia un documento che individua gli impegni reciproci e le principali regole che devono essere rispettate dal lavoratore e dal CpI, nonché le attività specifiche concordate). Per fare ciò, diventa sempre più decisiva la necessità di creare un rapporto forte e collaborativo tra il lavoratore disoccupato e l’operatore del CpI che dovrà, proseguendo sulla strada tracciata dal Documento degli Interventi di Politica del Lavoro, sempre più aiutare il lavoratore ad essere protagonista del proprio progetto di attivazione, orientandolo e permettendogli di utilizzare gli strumenti in modo agevole. L’introduzione dei voucher (intesi come titoli di acquisto di beni e servizi messi a disposizione dalla P.A. ed erogati da soggetti accreditati) vuole essere strumento innovativo ed efficace in tale direzione.Noi della cooperativa L’Ancora, affiancati dagli esperti del Centro MeTe, siamo soggetti accreditati alla Rete dei Servizi per il
modo pieno di emozione e speranza. Il Centro propone poi momenti di preghiera tramite una Messa itinerante, per toccare tutte le zone delle Guidicarie. Nel 2017 si sono tenute nelle chiese di Preore, Pelugo, Stenico e Lodrone. L’entrata principale della attività è la vendita delle primule la prima domenica di febbraio “Giornata per la Vita”. La sede di via del Foro 25 a Tione è aperta come centro di ascolto il lunedì mattina dalle 9,30 alle 11, il martedì pomeriggio dalle 15 alle 16,30. Invece per la distribuzione di pannolini, latte in polvere, vestiti ed accessori per l’infanzia (carrozzine, passeggini), la sede è il Centro Caritas, attiguo alla canonica, nelle giornate di mercoledì e giovedì dalle 14 alle 15,30. Per contattare il Centro Aiuto alla Vita di Tione: tel.e fax 0465.323070; e.mail: centroaiutovitation e@libero.it.
Rubrica mensile a cura di viale Dante, Tione Lavoro ed in quanto tali accogliamo, orientiamo e svolgiamo percorsi personalizzati con tutti coloro che si trovano in questa complessa situazione. A partire dall’organizzazione e la gestione di percorsi formativi sulle competenze trasversali (come ad esempio la formazione per i giovani assunti con contratto di apprendistato, la formazione sui percorsi per disoccupati denominati Key Competence, i percorsi 3Ac professionalizzanti per coloro volessero approfondire un particolare ambito di lavoro) fino alla gestione di percorsi altamente personalizzati di orientamento ed accompagnamento al lavoro, il nostro focus è da sempre (e rimane!) la costruzione di un percorso che, per il suo destinatario, rappresenti qualcosa di più del mero rispetto di un patto o di una regola. Secondo noi la possibilità di usufruire di questi servizi rappresenta più un’occasione per le persone per scoprire qualcosa di sé, qualcosa di nuovo, una prospettiva dalla quale non si era mai considerato un aspetto controverso e difficile delle cose che può farle vedere con luce e potenzialità nuove. Sono spesso strumenti poco conosciuti ed ancora meno frequentemente sperimentati in prima persona. Pensiamo al Coaching: chi ha avuto nella propria
vita la possibilità di seguire un percorso di questo tipo? Un coach che ci accompagna nell’osservazione di noi e del nostro “qui ed ora” aiutandoci ad orientarci nella direzione delle nostre aspettative in maniera realistica e realizzabile? O ancora il Bilancio di Competenze: quante cose sappiamo fare, quante competenze abbiamo dentro di noi acquisite durante tutta una vita e delle quali non abbiamo forse troppa consapevolezza? Ecco che ai nostri occhi la partecipazione ai “corsi obbligatori dell’Agenzia del Lavoro” può svelare una reale opportunità: quella di costruire in prima persona il proprio percorso, acquisendo una maggiore consapevolezza delle proprie potenzialità e capacità ed acquisirne di nuove, diradando la poca chiarezza e la preoccupazione che, in un momento delicato come quello in cui il nostro lavoro è a rischio o addirittura è perso, ci pervadono. E perché no, conoscere persone nuove con le quali si possono scambiare opinioni, idee, suggerimenti e magari scoprire soluzioni alle quali non si era pensato, creando nuovi legami e scoprendo che tante teste possono arricchirci e portare più idee di una testa sola. di Francesca Cortelletti
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Associazioni
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300 km di acque in concessione e 6 riserve speciali no kill
Giudicarie sempre più a misura di pescatori Sono 8mila i permessi venduti Oggi il territorio, gestito dall’Associazione Pescatori Alto Sarca comprende tutte le Giudicarie e la Val Rendena con quasi 300 km di acque, alcune a carattere torrentizio soggette al disgelo, altre a carattere fluviale con portate regolari. All’interno di questo territorio si trovano perle come la Val Genova, la Val Brenta, la Valle di Breguzzo, la Valle di San Valentino, la Val Nambrone e la Val d’Ambiez. Sono cambiate le cose da quei primi anni in cui si cercava di unire idee diverse e oggi l’Associazione Pescatori Dilettanti Alto Sarca si dichiara estremamente soddisfatta poiché raggiunge an-
È
da poco finita la stagione di pesca 2017 e anche quest’anno l’Associazione Pescatori Dilettanti Alto Sarca chiude classificandosi destinazione leader in Italia per la pesca, soprattutto per la tipologia a mosca no-kill. L’Associazione Pescatori Alto Sarca è nata con atto costitutivo datato 31 gennaio 1983 dall’unione di alcune pree•
Punti di forza dell’associazione pescatori
Destinazione leader in Trentino • 300 KM di acque in concessione • Fiumi, torrenti e laghetti alpini nel Parco Naturale Adamello Brenta • Webcam per monitorare il fiume comodamente da casa • 6 riserve speciali no kill • Lago Nembia aperto tutto l’anno • Prenotazione e vendita permessi on line • Rilascio licenze turistiche sostitutive per chi non ha la licenza • Disponibilità libretti multi-uscite a prezzo agevolato • Noleggio attrezzatura pesca a mosca e spinning • Noleggio Belly Boat • Accompagnatori di pesca a disposizione • Piazzolo di pesca alla pari
I numeri della pesca in Alto Sarca nella stagione 2017 • 300 km di acque su cui si può pescare con un unico permesso • 6 riserve speciali • 7.968 permessi giornalieri venduti • Più di 1000 pacchetti turistici venduti • 33 i rivenditori di permessi pesca che sono stati formati per collaborare con l’associazione • 33 le strutture ricettive convenzionate con l’Associazione per poter vendere pacchetti pesca. Anch’esse hanno partecipato alla formazione
che per questa stagione numeri davvero importanti sotto tutti i punti di vista. Da anni ormai l’Associazione sta lavorando al fine di valorizzare il suo territorio in funzione del target dei pescatori, cercando di destagionalizzare e quindi allungare la stagione turistica locale; di incrementare arrivi e presenze abbinando pesca e turismo, guardando con maggior interesse alla pesca no kill al fine di salvaguardare le risorse ittiche e l’habitat del fiume e attivandosi con una promozione anche all’estero. Grazie a questo impegno negli ultimi anni l’Associazione conta mediamente circa 6/700 soci, sono raddoppiati i permessi ospite, raggiungendo quasi 8.000 permessi venduti e un fortissimo
sistenti Associazioni, che gestivano piccole parti di fiume limitrofe ai loro comuni. È stata creata per la necessità di costruire un’Associazione unica che potesse lavorare su un vasto territorio per una gestione maggiormente incisiva dal punto di vista della tutela ambientale e degli equilibri dell’ecosistema acquatico.
incremento hanno avuto i pacchetti turistici, ovvero quelli acquistati dal turista pescatore che soggiorna sul territorio e quindi porta un indotto interessante per la valle, che hanno raggiunto quota 1.075. Tutto ciò porta l’Alto Sarca ad essere annoverata tra le principali Associazioni del Trentino e questo per una collaborazione tra i vari enti preposti alla gestione delle acque e alla promozione del territorio, nonché per i rilevanti progetti di ripopolamento come quello sul ripristino della trota marmorata. Particolarmente importante in questi ultimi anni è il connubio pesca-turismo che sta diventando sempre più interessante, grazie al diffondersi della tipologia di pesca catch and
release (comunemente detta no kill), e al fatto che il fiume Sarca ben si presti a questa tipologia ittica, che nella stagione 2017 ha raggiunto il 75% dei permessi ospite venduti. Tale tipologia di turismo è fondamentale ai fini della destagionalizzazione poiché la pesca nelle Giudicarie apre a febbraio e chiude ad ottobre. Un anno, quindi, davvero entusiasmante che vede turisti pescatori arrivare sul nostro territorio da febbraio ad ottobre e tutto l’anno sulle acque del caratteristico Lago Nembia, permettendo una stagionalità davvero lunga, con turisti, i pescatori, interessati all’ambiente e a tutelarlo per poterlo ritrovare anche nelle prossime uscite di pesca.
Attualità
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Grande successo per “InPrendi” L’iniziativa che si propone di favorire e sostenere i giovani che vogliono avviare un’impresa
InPrendi è un’iniziativa pensata per i giovani che hanno intenzione di avviare un’impresa, di età compresa tra i 18 d i 35 anni, residenti nel territorio delle Giudicarie oppure non residenti, ma che abbiano l’intenzione di avviare l’attività nelle Giudicarie. Molteplici le opportunità offerte da InPrendi. 1. La possibilità di partecipare ad un percorso formativo di 7 incontri nei quali sono fornite tutte le conoscenze necessarie per attivarsi in direzione dell’avvio d’impresa e finalizzato alla redazione di un Business Plan. 2. La possibilità di partecipare ad un concorso di idee volto a selezionare le 3 migliori idee d’impresa. I vincitori del concorso potranno usufruire di un contributo a fondo perduto di € 5.000 da
Sono ben 35 i giovani giudicariesi che hanno aderito all’iniziativa InPrendi, promossa e sostenuta dalla Comunità di Valle e dalle 6 Casse Rurali delle Giudicarie.
parte degli Enti promotori per sostenere i costi d’avviamento dell’idea d’impresa; un percorso di accompagnamento svolto dai professionisti di Impact Hub Trentino della durata di 6 mesi, finalizzato all’apprendere tutti gli strumenti per implementare e sviluppare la propria idea d’impresa; un finanzia-
mento per un massimo di € 10.000 a tasso zero da parte della Cassa Rurale che opera nel medesimo territorio di riferimento della neo impresa. Lo scorso 6 dicembre i 35 giovani del nostro territorio si sono ritrovati a Tione, nella sede della Comunità di Valle, per il primo dei 7 incontri formativi finalizzati
a fornire loro le conoscenze necessarie per la redazione di un Business Plan da presentare poi al concorso di idee. Un gruppo fortemente motivato, con un’età media di 28 anni e con una buona presenza femminile: il 53% dei partecipanti sono infatti donne. I 32 progetti riguardano diversi settori: si spazia
dal turismo ai servizi alla persona, dalla consulenza al design. Soddisfatto Giorgio Butterini, Presidente della Comunità, che ha creduto fortemente in questa iniziativa: “Sono davvero molteplici i riscontri positivi ottenuti in questa fase dal progetto: tra questi, va sottolineata innanzitutto la convinta partecipazione da parte di tutte le Casse rurali locali, anche nell’ottica di incentivare sempre più una componente di nevralgica importanza come la coesione territoriale; ma l’aspetto più edificante riguarda l’ottima risposta da parte dei giovani giudicariesi, che hanno dato una eclatante dimostrazione di come siano reperibili, anche nel nostro ambito, spirito di iniziativa, motivazioni e idee imprenditoriali intelligenti”.
Grande soddisfazione anche da parte delle Casse Rurali, di cui si fa portavoce Andrea Armanini, Presidente della Cassa capofila del progetto: “Riteniamo di aver saputo cogliere un bisogno del territorio e ci auguriamo che da questa iniziativa possano nascere delle attività imprenditoriali in grado di creare occupazione nelle Giudicarie”. Ricordiamo che nel 2018, anche coloro che non frequenteranno il percorso formativo, potranno comunque partecipare al concorso di idee compilando il form scaricabile al link bit. ly/InPrendi dal 5 al 25 febbraio 2018. Tutte le informazioni ed il bando sono disponibili sul sito della Comunità e delle Casse Rurali sostenitrici del progetto.
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Centenario Grande Guerra
GENNAIO 2018
Guerra 1914-18 mese per mese - Gennaio 1918
I morti gridano vendetta ma il sussurro di pace langue Sul fronte italiano in cerca di poter rinnovare speranze di vittoria La “cronaca” mensile degli avvenimenti è rimasta nei libri, mentre le sofferenze di chi le ha personalmente vissute orami sono finite e rimaste solo nelle menti e nelle pagine dei ricordi. Eccone soltanto una limitata sequenza. Le prime battaglie del 1918. Fronte italiano. Mentre a Roma i politici discutevano sui Quattordici Punti di Wilson, i soldati organizzarono le difese sul nuovo fronte. Rispetto a prima, la linea si era accorciata di 170 chilometri e per il generale Armando Diaz fu senz’altro un vantaggio. Il settore più occidentale, quello tra la Lombardia e l’Alto Adige, rimase immutato mentre il confine sull’Altopiano di Asiago arretrò di alcuni chilometri. Da questo punto in poi invece le modifiche furono notevoli: la Quarta Armata si spostò dal Cadore e dalle Dolomiti Bellunesi al Monte Grappa, sulla linea compresa tra la riva sinistra del fiume Brenta ed il Monte Pallon. Alla sua destra, fino al Montello, vennero dislocati i corpi francesi e britannici (giunti come promesso dall’incontro di Rapallo del 6 novembre 1917). Infine, lungo tutto il corso del basso Piave, venne schierata la Terza Armata del Duca d’Aosta Emanuele Filiberto. Le novità, però, non si limitarono alle nuove posizioni. Diaz introdusse un nuovo modo di vivere e vedere la guerra rispetto a Cadorna e la gestione degli uomini migliorò notevolmente. Inoltre, consapevole che il suo esercito non sarebbe stato in grado di sostenere una battaglia offensiva, decise di sperimentare la tenuta di questa nuova linea con delle piccole azioni di valore strategico. Gennaio. Fronte orientale. La Russia esce dalla Prima guerra mondiale. Gennaio. Fronte meridionale. Lawrence prese parte alla battaglia di Tafileh, in cui tre battaglioni di fanteria turchi (per un totale di 900 uomini), una compagnia di cavalleria e
di Mario Antolini Musón Già al quarto anno di guerra e pur con quale tentativo di pace su richiesta della Russia non vi è modo di trovare una possibile uscite dalla orsa dei combattimenti e delle stragi. Il più volte citato Niall Fergusson, fra l’altro così scrive: «Vivere l’inferno. Contrariamente a quanto sostiene la teoria del logoramento, per vincere non basta semplicemente uccidere il nemico; è altrettanto importante indurlo a disertare, ammutinarsi e arrendersi. (…) Agli occhi del lettore moderno i com-
due cannoni da montagna austriaci, tentarono di riconquistare un villaggio che era stato occupato dal più giovane dei figli di Hussein, Zeid, con circa 300 uomini. 8 gennaio. Usa. Il presidente degli Stati Uniti Thomas Woodrow Wilson espone i suoi “Quattordici punti”, principi base su cui negoziare la pace. Punti che stabilivano sia principi a carattere generale (rinuncia alla diplomazia segreta, libertà dei mari, libertà di commercio, riduzione degli armamenti, emancipazione graduale dei popoli sotto dominio coloniale), sia criteri diretti alla soluzione dei problemi politico-territoriali sollevati dal conflitto e ispirati ai principi di nazionalità e di autodeterminazione. 9 gennaio Russia. I generali russi Lavr Georgievič Kornilov e Michail
Vasil’evič Alekseev annunciano la formazione dell’”Armata dei Volontari”: prima formazione organizzata anti-bolscevica e progenitrice dell’Armata Bianca. 12 gennaio. Roma. Istituita la Commissione d’inchiesta su Caporetto (su Cadorna e i generali responsabili della disfatta) che ne presenta al capo del governo Nitti le con-
battimenti della prima guerra mondiale non sono che orrore e miseri: gli uni lanciati contro gli altri, spinti da un’invisibile forza morale in un inferno di paura senza paralleli». E nel gennaio 1918 rimaneva ancora in auge, senza interruzione e su tutti i fronti, la sequenza tragica dei morti, mentre, tuttavia, andava crescendo anche il numero dei disertori, degli ammutinati, degli arresi con le crudeli ed oggi incomprensibili fucilazioni di chi si rifiutava di combatter e di uccidere.
clusioni del suo lavoro, 14 gennaio. Fronte italiano. Alcuni reparti della terza Armata riuscirono ad allargare la testa di ponte presso Capo Sile. Dopo massicci bombardamenti da entrambe le parti, gli Italiani riconquistarono la linea Cima Eckar-Monte Valbella-Col del Rosso, persi il mese prima durante la Battaglia delle Melette.
14 gennaio. Fronte meridionale. Attacco senza successo sulle posizioni austro-tedesche fra le valli del Cașin e del Șușița. 15 gennaio. Grecia. Alla risposta tergiversante del Governo greco, gli Alleati ribattono, chiedendo l’accettazione immediata della nota dell’8 gennaio. 17 gennaio. Gli Stati Uniti pagano alla Danimarca 25 milioni di dollari per le Isole Vergini. 25 gennaio. Russia. La riapertura della Duma e del Consiglio dell’Impero sono posticipate dal Governo russo dal 25 gennaio al 27 febbraio. 27 gennaio. Finlandia. Scoppia la guerra civile finlandese tra bolscevichi sostenuti dalla RSFS Russa e nazionalisti sostenuti dalla Germania; la guerra si concluderà il 16 maggio con la vittoria dei nazionalisti e la piena indipendenza della Finlandia.
28-31 gennaio. Fronte italiano. La prima battaglia dei Tre Monti fu combattuta dal 23 al 31 gennaio, mentre la seconda battaglia avrà luogo il giorno 30 giugno 1918. Le tre montagne “Tre Monti) si trovano comprese tra cima Ekar e Sasso di Asiago. La battaglia dei Tre Monti è stata la prima vittoria offensiva dell’esercito italiano dopo Caporetto. Nella zona dei monti interessati dalle battaglie numerosi sono i monumenti a ricordo delle truppe che vi combatterono. Sulla sommità del monte Valbella una stele ricorda anche alcuni episodi della Battaglia del solstizio, mentre sulla vetta del Col d’Ecchele esiste un monumento alla memoria di Roberto Sarfatti, figlio di Margherita Sarfatti. Nelle pagine di Fergusson un’osservazione che estende la nostra visione/ ricordo dei tanti (sempre troppi!) morti in guerra: «Gli uomini non venivano uccisi soltanto nelle grandi offensive o nelle battaglie tanto amate dalla storia ufficiale tradizionale. Pattugliamenti di routine nella terra di nessuno, l’abitudine (insulsa) di compiere “incursioni” nelle linee nemiche, l’addestramento e le operazioni di sabotaggio facevano salire le perdite in entrambi gli schieramenti anche nei periodi “tranquilli”»… senza aggiungere tutte le tragiche disgrazie sempre all’ordine del giorno. Ricordare non solo fatti, battaglie, vittorie e sconfitte: ma soprattutto fare ricordo delle persone/vittime sotto qualsiasi aspetto, al fronte e ovunque. Che “commemorare questo centenario” non si riduca ad una piacevole lettura!
Centenario Grande Guerra
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Gennaio 1918 - Ripercussioni in Trentino e in Giudicarie
Unapacedifficiledaraggiungere Il nuovo anno si presenta col gelo e senza promesse confortanti Quattro inverni nel fondo di una trincea fra la vita e la morte - quattro inverni di esilio per molti - quattro inverni di ansie e di angosce, di privazioni e di sofferenze per tutti! Da una stanza all’altra, da una casa all’altra, da un paese all’altro, da un fronte all’altro passa e s’ode un solo grido: Pace!... Sarà questo l’ultimo inverno di sangue e di terrore? L’ultimo inverno di distruzione e di lacrime? Se Dio non rimetterà nel fodero la spada finché l’umanità non s’inginocchia pentita dinanzi a Lui, no, non sarà l’ultimo. La società è prossima allo sfacelo, e prima che la Chiesa ne raccolga i ruderi per ricostruirla sul disegno dato dal Vangelo, passeranno altri inverni fra orrori peggiori dei già trascorsi. Con ciò non intendo di arrogarmi la missione del profeta, desidero anzi di essere smentito dal futuro, ma dalla storia dell’economia divina nel governo dei popoli dei secoli andati non si può a meno di trarne la suesposta conclusione. Prima che la società umana presente, corrotta e paganizzata fin nelle midolla, reciti il mea culpa e si batta il petto, dovrà subire tutta l’umiliazione proporzionata alla sua superbia e alla sua ostinazione. 6 Gennaio. L’ispettore dell’approvvigionamento comunica che per i generi alimentari disponibili la va male e che se la guerra non si ultimasse nel 1918 avremo la rivoluzione in casa. / Ieri l’altro è scaduto il termine dei 10 giorni accordati dai Russi e dai nostri all’Intesa per decidersi a trattare tutt’insieme la pace generale; il giorno 5 furono riprese le trattative ma incontrano difficoltà né poche né facili. 8 Gennaio. Questa notte dopo alcuni giorni di sole e di freddo oltre i dieci gr. R. - ci regalò otto centimetri di neve. 16 Gennaio. Oggi fu tenuta qui la rassegna dei nati nel 1900, e di 156 comparsi ne furono tenuti abili 54 fra i quali due da Tione su 9. 20 Gennaio. Dopo quasi un mese di freddo intenso seguirono giornate di bonaccia, ma molesta per
di Mario Antolini Musón Le pagine che il Perli dedica al mese di gennaio 1918 sono ben sei e non si può che qui riassumerle per pure ragioni di spazio tralasciando altri pur interessanti documenti. Pagine che si aprono amaramente: la continua nebbia bassa e umidissima. / Di male in peggio: ai soldati fu ridotta la razione quotidiana, per lo innanzi ognuno riceveva due pagnocche di Kg. 1,25 ogni sette giorni, oggi riceve una pagnocca di Kg. 1,20 ogni cinque giorni, un brodo con patate e un boccone di carne a mezzogiorno, caffè nero mattina e sera. Quindi se ne vedono molti sparuti e invecchiati straordinariamente, che vanno ad imbarilarsi come le sardine negli spedali, dove neppur là trovano ristoro. I prezzi di ogni genere salgono vertiginosamente (…). Le tariffe ufficiali non hanno più efficacia: chiunque ha generi da scambiare anche presso le mense degli ufficiali militari può trovare ancora altri generi che gli necessitano. D’ora in poi anche i comitati ufficiali d’approvvigionamento ebbero ordine di ridurre a circa un etto la razione quotidiana di farina agli sprovvigionati. Fino a quando? / Le trattative di pace proseguono lente fra gravissime difficoltà. La Germania ha dichiarato a voce d’attenersi alla formula: “Pace senza annessioni forzose e senza compensi” ma in via di fatto pare che voglia altrimenti. 23 Gennaio. I socialisti austriaci, sia per la recente riduzione della razione di farina a tutti gli sprovvigionati, sia per la lentezza delle trattative di pace e i pericoli del loro naufragio, sia per far sentire il proprio peso sui dirigenti la cosa pubblica e le proprie benemerenze al pubblico, negli ultimi giorni iniziarono nelle maggiori città austriache un movimento di sciopero e di sommossa, che in seguito alle esplicite dichiarazioni e promesse dei ministri le cose furono rimesse quasi dappertutto al posto di prima. / In questi due ultimi giorni la nebbiaccia che ci pesa addosso umida e fastidiosa volle farci il regalo d’una pioggerella primaverile. / Un tionese degente in
un ospitale militare di Praga oggi mi scrive che non ricupera le forze perché il caffè è acqua “s-cièta”, il pranzo di patate e barbabietole poco condite, un mescolo di zuppa lunga come la fame e un “cit” di carne. 25 Gennaio. Ieri ed oggi due splendide giornate primaverili; Dio non voglia che ci riservi poi l’inverno in primavera. Col giorno 28 il Comitato d’approvvigionamento distribuirà la farina ai Comuni in ragione non di Kg. 1,40 per testa, ma di Kg. 1,15 per sette giorni! Ciò vuol dire farci morire dalla fame oncia a oncia. Difatti vi sono soldati costretti alla pura razione giornaliera che ricevono, i quali sono così estenuati che a malapena possono reggersi in piedi; taluni anzi si diedero la morte, altri sul fronte passarono al nemico. Questa volta le armi cadono di mano ai nostri soldati non tanto pel freddo ma per la fame. E come ai soldati così alle bestie che stanno al loro servizio; sono scheletri ambulanti; anzi oggi vidi un cavallo per via sostenuto in piedi da quattro militari. I cavalli che così terminano la loro esistenza passano poi nelle cucine e nelle marmitte delle mense militari. Alla stessa sorte dei soldati va incontro, l’un dopo l’altro, anche la popolazione man mano che consuma le proprie misere scorte; anzi qua e là è ormai successa qualche pietosa scena. E fin a quando? / Giorni fa ho commesso a Vienna metri 3¼ di stoffa per farmene una veste
«1918. Di nuovo un altro anno rosso di sangue e livido dalla fame e dalla miseria se n’è andato; la terra tornò a gelarsi e coprirsi di neve; è tornato l’inverno accompagnato ancora dalla guerra e dalla miseria.
talare, l’ho pagata a corone 88,50 al metro. 27 Gennaio. Oggi messa solenne e imbandieramento del paese pel Natalizio dell’Imperatore di Germania, protestante!!! 29 Gennaio. Oggi il dirigente capitanale conferì l’onorificenza sovrana al decano don Perli presenti la rappresentanza comunale, il Comitato d’approvvigionamento, la Croce Rossa, il Clero decanale, l’Asilo infantile. 30 Gennaio. Molti militari del nostro fronte (austroungarico) spinti dalla fame passarono al nemico (italiano). Il dottor Conci deputato, tenne un discorso nella Commissione al bilancio contro il sistema di persecuzione nazionale esercitato da molto tempo in qua in Trento dal capo della polizia: un discorso calmo, ma tanto più scottante sulle spalle di chi lo provocò. / Le trattative di
pace minacciano di naufragare pare per colpa di Troscki, il quale da buon ebreo e socialista radicale preferisce la rivoluzione generale alla pace. Secondo i giornali non socialisti Troscki vorrebbe trascinare le trattative di pace così da stuzzicare le masse operaie alla rivoluzione anche degli altri Stati belligeranti, e pescare poi nel torbido a tutto uso e consumo del socialismo. / Le condizioni morali, economiche, sociali e di ventricolo sono tali da precipitarsi quando che sia nel caos ormai inevitabile. Gli scioperi anche in Austria si succedono qua e là frequenti; i socialisti, tribuni della plebe, approfittano delle tristi condizioni dell’approvvigionamento per soffiare nel fuoco con pubbliche concioni alle masse. Il governo si va impicciolendosi sempre più e lascia libertà, ma soltanto... ai socialisti, perché gridano forte. / L’onorevole compagno Pittoni di Trieste predicò: «Il conte Czernin e voi tutti siete preoccupati, che Trozki non riesca a trapiantare in Austria la rivoluzione russa. Strana preoccupazione! Certo è che dopo questa guerra mondiale verrà la resa dei conti coi governanti e coi partiti e coi sistemi economici, che hanno desiderato o voluto, preparato o causato la guerra. La resa dei
Augura alla Spettabile clientela Buon Natale e un Felice Anno Nuovo ...
conti è inevitabile. Noi non desideriamo che essa segua ora, ma siamo convinti che al ritorno dei soldati la ragione delle masse instaurerà un nuovo ordine di cose». / Lutero seminò i germi della rivoluzione generale, gli enciclopedisti francesi li coltivarono e svilupparono generandone il liberalismo con tutte le sue forme religiosopolitico-economico-filosofiche; i filosofi tedeschi gli diedero corpo e vita scientifica aprendogli le porte delle legislazioni civili nei parlamenti, lo trapiantarono nelle università e in tutte le manifestazioni della vita sociale, e ne seguì per necessaria conseguenza (principalmente dai suoi dogmi economici) il socialismo in antitesi al capitalismo [sfrondolato]: l’anarchia generale sarà il suo frutto giunto a maturazione. E allora eccoci il figliuol prodigo sfinito dalla fame e dall’estrema miseria, che dal fondo della sua disperazione e del suo avvilimento sente il bisogno del padre suo, riconosce il suo fallo e pentito ritorna da lui. Ma prima no». Interessante, nelle pagine del Perli, il suo sguardo che va al di là dele situazioni locali per saper gettare lo sguardo sull’ampio orizzonte europea nel quale le conseguenze del conflitto si rifletteranno inevitabilmente: quasi una visione profetica, se invece non fosse data dalla sua cultura che sapeva vivere il presente ma individuando chiaramente anche il dopo.
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Sport
GENNAIO 2018 Da Madonna di Campiglio all’ingresso tra i 40 migliori riders al mondo
Alberto Maffei a un salto dalle Olimpiadi L’atleta della Rendena vicinissimo a staccare il biglietto per la Corea del Sud Alberto Maffei, sul più grande trampolino di neve mai realizzato in Italia (una rampa di 40 m di altezza e 130 di lunghezza), è stato protagonista di un salto “da urlo” che gli è valso il settimo posto in classifica e l’ingresso nell’Olimpo dei 40 migliori atleti di snowboard al mondo. Maffei, Alby per gli amici, ha giocato il jolly di un difficilissimo Backside 1440 Triple Cork al quale stava lavorando da molto tempo. La giuria, che valuta stile, difficoltà e performance generale dei salti e delle evoluzioni presentati dagli atleti, gli ha assegnato un punteggio molto alto, concretizzatosi appunto nel settimo posto di classifica. “A Milano – spiega il rider campigliano – è andata bene. Ho lavorato tanto per la qualificazione e la finale, per me un’esperienza del tutto nuova. È stato un gran risultato. Pensavo di essere più teso, invece ho affrontato la competizione nel modo giusto. Ho gareggiato praticamente in casa, con un gran pubblico tutto dalla mia parte”. Olimpiadi sempre più vicine, dunque… “Ci sono ancora due tappe di Coppa del Mondo – spiega il campione, che abbiamo
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a fatto il suo ingresso tra i migliori 40 atleti di snowboard al mondo l’11 novembre 2017 a Milano grazie ad un “salto da urlo” presentato nella tappa milanese della Coppa del Mondo specialità Big Air. È stato infatti lo spettacolare palcoscenico dell’ex area Expo a Milano, ai piedi dell’Albero della Vita, ad ospitare, all’interno dell’evento “Big Air and the city”, la Coppa del Mondo di snowboard e freeski alla quale hanno partecipato i più grandi nomi mondiali di questo sport. Tra loro anche il campigliano, uno dei top rider italiani ed europei e promessa della Nazionale italiana di snowboard freestyle.
sentito durante la breve pausa natalizia – la prima il 13 gennaio a Snowmass-Aspen (Usa) e poi il
19 gennaio a Laax Svizzera. Saranno entrambe prove di slopestyle che mi daranno la possibilità di
confermarmi nel ranking dei 40 migliori al mondo ed essere così sicuro al cento per cento di parti-
re per la Corea del Sud”. Facciamo un passo indietro, ai primi salti all’Ursus Snow Park di Madon-
na di Campiglio. “Papà, in passato, è stato un atleta della Coppa del Mondo di sci e seguire un po’ le sue orme, la “tradizione” della mia famiglia e degli altri atleti che ci sono stati qui a Campiglio è stata già una forte emozione. Passare poi in Coppa del Mondo (il debutto di Alberto Maffei nella “massima serie” è avvenuto nella stagione 2016/2017) è stato indescrivibile. In questo anno pre-olimpico c’è stato molto da lavorare e ce l’ho messa tutta”. Il sogno di Alberto Maffei ormai si è trasformato in molto di più, un obiettivo concreto, un traguardo che si avvicina salto dopo salto. Nelle prossime due gare di Coppa del Mondo, “Alby” deve solo confermare il punteggio acquisito, il suo biglietto per Pyeongchang, dove con tutta probabilità lo vedremo competere nelle specialità Slopestyle e Big Air, è praticamente già pronto. Intanto, in tutta la Val Rendena, cresce l’entusiasmo e il tifo attorno ai risultati conquistati sia da Alberto Maffei che da Cecilia Maffei, entrambi campioni di determinazione e pronti a dare il tutto per tutto ai prossimi Giochi Olimpici invernali.
Il Giornale delle Giudicarie mensile di informazione e approfondimento
Anno 16 n° 1 gennaio 2018 Editore: Associazione “Il Giornale delle Giudicarie” via Circonvallazione, 74 - 38079 Tione di Trento Direttore responsabile: Paolo Magagnotti Caporedattore: Denise Rocca Comitato di redazione: Elio Collizzolli, Aldo Gottardi, Matteo Ciaghi, Denise Rocca Hanno collaborato: Gianni Ambrosini, Adelino Amistadi, Mario Antolini Musòn, Enzo Ballardini, Giuliano Beltrami, Giacomo Bonazza, Alberto Carli, Francesca Cristoforetti, Umberto Fedrizzi, Chiara Garroni, Enrico Gasperi, Marco Maestri, Mariachiara Rizzonelli, Alessandro Togni, Alberta Voltolini, Marco Zulberti Per la pubblicità 3356628973 - 338 9357093 o scrivere a sponsorgdg@yahoo.it Il giornale è aperto a tutti. Per collaborare si può contattare la redazione (3286821545) o scrivere a: redazionegdg@yahoo.it Direzione, redazione via Circonvallazione, 74 - 38079 - Tione di Trento Stampato il 2 gennaio 2018 da Sie Spa - Trento Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 1129
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La campionessa di short track già convocata per la Corea del Sud
Cecilia Maffei, pronta per la quarta Olimpiade In particolare, il 12 novembre 2017, Cecilia Maffei ha brillato nella terza prova di Coppa del Mondo (Isu World Cup) di short track tenutasi a Shanghai. L’atleta di Pinzolo, che gareggia dal 2008 per il Gruppo sportivo delle Fiamme Azzurre, si è messa al collo la medaglia di bronzo conquistando, insieme alle compagne di squadra, il terzo posto nella finale A di staffetta 3.000 metri. Il bronzo è valso anche il nuovo record italiano con il tempo di 4’.06’’.126. Cecilia Maffei, da qualche anno, vive a Courmayeur dove si allena con la squadra Azzurra al Courmayeur Mountain Sport Center, che dal 2017 è diventato il Centro Federale della Nazionale Italiana di short track Fisg. Torino 2006, Vancouver 2010, Sochi 2014... e Pyeongchang 2018. A febbraio parteciperai alla tua quarta Olimpiade? Sì, nelle quattro prove della Coppa del Mondo di staffetta siamo andate sempre in semifinale, guadagnando di volta in volta punti e posizioni. A Shanghai abbiamo conquistato un bronzo, ma comunque ci siamo sempre piazzate nelle prime otto migliori squadre. L’allenatore si è già espresso, manca solo l’ufficializzazione di una quinta componente della squadra femminile e del secondo atleta del team maschile che avverrà dopo il raduno dei primi di gennaio. In quali specialità ti vedremo gareggiare? Sicuramente nella staffetta 3.000 metri mentre sulle distanze individuali c’è anco-
Alberta Voltolini Cecilia Maffei e Alberto Maffei, la prima, 32 anni di Pinzolo, campionessa di short track, il secondo, 22 anni di Madonna di Campiglio, campione di snowboard. Entrambi sono stati protagonisti, nella prima parte della stagione agonistica 2017/’18, di importantissimi successi nella Coppa del Mondo delle rispettive discipline. Ri-
sultato? Cecilia Maffei è già in squadra per partecipare alla sua quarta Olimpiade (Corea del Sud, 9-25 febbraio 2018), Alberto Maffei è invece 40° nel ranking mondiale dei migliori atleti di snowboard e ha bisogno di una manciata di punti per confermare il posto in classifica e staccare il biglietto per Pyeongchang.
“TeamApt” ai blocchi di partenza “Team Apt” ai blocchi di partenza Continua, anche nella stagione agonista 2017/’18, il progetto dell’Azienda per il Turismo Madonna di Campiglio Pinzolo Val Rendena di sostenere un gruppo di giovani atleti che si stanno distinguendo a livelli di rispettive nazionali in diversi sport. Nei mesi scorsi hanno fatto il loro ingresso nel team due nuovi atleti: Cesare
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Maestri, 23enne di Bolbeno, Campione italiano assoluto di corsa in montagna sulle lunghe distanze, e Giovanni Caola, 19enne di Sant’Antonio di Mavignola, azzurro della Nazionale Under 20 di sci da fondo. Continuano l’esperienza di “ambasciatori” di Madonna di Campiglio Pinzolo Val Rendena nel mondo la campionessa di sci Laura Pirovano e la tre volte pattinatrice olimpica
di short track Cecilia Maffei tra le ragazze, Alberto Maffei e Vladislav Khadarin, talentuosi riders della tavola, tra i ragazzi. Un grande “in bocca al lupo” alle nostre campionesse e ai nostri campioni per gli impegni stagionali, moltiplicato per due a chi parteciperà all’appuntamento olimpico di Pyeongchang (Corea del Sud, 9-25 febbraio 2018).
ra una possibilità, l’ultima parola non è ancora detta. Come ti senti in vista dell’appuntamento olimpico? Direi bene. Mi sono allenata tanto e da questo punto di vista mi sento tranquilla. Nelle prime due prove della Coppa del Mondo non ero ancora del tutto in forma, ma devo anche dire che non era nemmeno il momento per esserlo. Ora lo sono e spero di arrivare al massimo per l’appuntamento olimpico. Qual è la scaletta degli impegni da Capodanno all’Olimpiade? L’ultimo impegnativo test pre-olimpico sono i Campionati Europei (agli Europei di Torino 2017 Cecilia Maffei ha vinto l’oro nella staffetta 3.000 m) che si svolgeranno a metà gennaio a Dresda. Lì il CT Kenan Gouadec schiererà la squadra che andrà alle Olimpiadi e io gareggerò solo in staffetta. Poi, il 26 gennaio partiremo per Seul dove staremo una settimana prima di trasferirci al villaggio olimpico di Pyeongchang. Le vittorie più belle della tua carriera fino ad oggi? Sono tante: la prima volta che ho vinto i Campionati Italiani, ad Aosta, la ricordo come fosse oggi. Poi, il terzo posto ai Campionato Mondiali a squadre nel 2010: eravamo a Bormio ed è stata per me una delle volte in cui abbiamo dimostrato di essere vera-
mente una squadra. Poi, le medaglie vinte in Coppa del Mondo, agli Europei e ai Mondiali. Infine il tanto desiderato oro conquistato ai Campionati Europei di Torino a gennaio 2017. Agonisticamente nata nello Sporting Ghiaccio Pinzolo Velocità, avevi 7 anni quando hai cominciato a pattinare. Hai vinto tanto, ma hai anche vissuto alcune delusioni, in particolare dopo Sochi. Cosa ti ha spinto a continuare? Ho proseguito perché il mondo dello short track e delle gare fa parte di me e lasciare le cose a metà o finirle male non è nel mio stile. Dopo Sochi sono cambiata e andata avanti con più determinazione : non mi spaventa più niente perché so dove voglio arrivare. Ho ripreso il mio posto e nella seconda prova di Coppa del Mondo, a Salt Lake City (Usa), nel novembre del 2016, ho stabilito il nuovo record italiano nel 1.000 m con il tempo di 1’.28’’982. Sono ancora una delle più forti atlete italiane di pattinaggio velocità e in staffetta rimango indispensabile. Poi, certe volte, va di fortuna, ma questo è lo sport, è la vita. Il Commissario tecnico della Nazionale Gouadec ha affermato che la staffetta femminile può puntare ad una medaglia olimpica. Qual è la squadra che temi di più? Le squadre forti sono più d’una, ma a mio giudizio la più temibile è quella della Corea del Sud, la nazione ospitante, che nelle competizioni internazionali è sempre tra le prime classificate.
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Attualità
GENNAIO 2018
Pezzatossi, vicesindaco di Bagolino: “Demoliamo il ponte vecchio o diteci voi come fare”
Lo strampalato ponte al Caffaro: braccio di ferro con la Sovrintendenza A gennaio il comune lombardo ripresenterà il progetto che prevede la rimozione del manufatto storico Fa arrossire (di imbrazzo politici e tenici coinvolti e di rabbia i cittadini) il pasticcio del ponte fra la Valle del Chiese e la Lombardia: un ponte nuovo di zecca, pronto da mesi, inutilizzabile per Tir e corriere che non hanno a disposizione i corretti angoli di curvatura per girare. Roba da urlo. “Inizialmente il progetto che ha preso il finanziamento era quello di un piastra con una rotonda al centro – rievoca le prime battute di una lunga e snervante opera il vicesindaco di Bagolino, Giorgio Pezzatossi - quindi la fattibilità c’era tutta, sia in termini di tempi che di viabilità e andava bene per tutti. Poi la Sovrintendenza per i beni culturali
di Brescia ha vietato che si toccasse il ponte storico, poi voleva che si vedesse il fiume e quindi la rotonda non è stata più realizzata e a quel punto ci hanno voluto mettere becco tutti ed è uscito quello che è uscito”. La responsabilità se la rimpallano un po’ tutti ora che la cosa è sotto l’occhio di tutti, e molti cittadini comuni che vivono nelle vicinanze avevano fatto notare a lavori in corso che, a occhio, qualcosa non tornava. Tant’è, oggi il ponte è asfaltato, pronto, e chiuso. L’ultima evoluzione della disarmante vicenda è che il comune di Bagolino, che è titolare del finanziamento e del progetto, ha deciso di andare avanti a testa bassa
ripresentando un progetto, a gennaio, che parte dalla rimozione del vecchio ponte sul fiume, quello storico a pochi metri dal nuovo manufatto, il quale dato il suo valore architettonico e storico non potrebbe essere toccato. Per il comune di Bagolino,
l’unica soluzione è proprio quella di togliere il vecchio attraversamento. “Il ponte non ha un raggio di curvatura e se non si fa quello, non ce la caviamo più – spiega Pezzatossi - Noi adesso presenteremo il progetto ufficialmente in Provincia di
Trento con la demolizione del ponte storico come prevedevamo all’inizio e rifacciamo il ponte largo come è l’altro con le due corsie, avendo il raggio di curvatura all’ingresso il problema si risolve”. Rimane la Sovrintendenza che ha già bocciato l’idea di demolire il ponte storico, come si fa lì? “Se lo bocciano si prendano la responsabilità di cosa stanno facendo – rincara Pezzatossi – noi abbiamo proposto di ricollocarlo, ma le proposte che abbiamo fatto sono state tutte bocciate. Ci dicono di ricollocarlo in un altro punto del fiume, peccato che il fiume poi si allarghi e il ponte non arriva alle due sponde, oltre al fatto non trascurabile
che ricollocare il ponte storico richiede come minimo due anni di autorizzazioni ulteriori. Sembra un gioco a chi la spara più grossa e intanto non se ne esce, quindi noi ripresentiamo il progetto a gennaio e se viene bocciato qualcuno sopra di noi ci dica come risolvere il problema”. E i costi? “Nella cifra iniziale di progetto c’era dentro tutto, anche la demolizione del vecchio ponte, non c’è un dispendio di risorse maggiori rispetto a prima, siamo sui 3 milioni e 800mila euro a base d’asta iniziali”. La questione è lontana dall’essere chiusa e il rischio di una pezza che sia (possibile?) peggiore del buco è alto. (R.G.)
ScomparsoMonsignorRiboldi,giudicariesed’adozione A 94 anni di età è scomparso mons. Antonio Riboldi, ricordato e commemorato in tutta la Penisola per la sua vita pastorale ad Acerra e la sua dedizione ai terremotati del Bèlice ed in costante aperta lotta contro la malavita locale, tanto che viaggiava sempre sotto scorta. Passò numerose sue vacanze estive in Giudicarie, ospite di una famiglia amica di Breguzzo, ma sempre disponibile ad incontri pubblici presso le parrocchie o con varie associazioni valligiane. A Tione portò al campeggio estivo della Madonna del Mont i sui ragazzi diseredati dalla zona tormentata del Bèlice. La sua persona semplice, pur nella sua autorevolezza ecclesiastica e culturale, si intratteneva piacevolmente e familiarmente con tutti con il suo fare bonario e socievole, sempre disposto a distribuire buone parole e sagge considerazioni. Ho avuto modo di conoscerlo personalmente ed anche di presentare una sua pubblicazione, in un incontro pubblico in piazza Cesare Battisti a Tione. In computer mi sono ritrovato un articolo del 2001 dopo un incontro a Carisolo, nel quale credo di aver condensato una minima parte della sua eccezionale personalità e mentalità. Mi permetto riproporne le parti essenziali quale dovuto omaggio
e dovuta riconoscenza per quanto mons. Riboldi ha lasciato di lui anche in terra giudicariese. * Domenica 19 agosto 2001 a Carisolo. Ci si è incontrati alla “Madonna del Potere”, nella chiesetta all’imbocco della Val Genova, dove il Presule ha concelebrato la santa Messa con il direttore di Vita Trentina don Ivan Maffeis. Il plurimillenario rito cristiano della “fractio panis” si è ripetuto nel raccoglimento e nella semplicità, dove la concentrazione e la personale riflessione su “quello che si stava vivendo” erano palpabili e visibili a un tempo. Le parole della Scrittura, le formule del sacro Rito, le invocazioni ed i simboli della Liturgia… tutto un insieme di parole e di segni vivificati, poi, dalla parola suasiva del celebrante. Non un discorso celebrativo e altisonante, ma solo “parole” illuminanti e persuasive per “sapersi mettere in discussione” nel riconoscimento dei “segni del tempo”, con una reale capacità di “sentire in sé stessi l’angoscia di fronte all’avanzarsi del male che si affaccia con sempre più sfacciata presenza e del bene che non si attua”: una intima “angoscia” quale “prezzo della verità e della salvezza” sempre protesi “a non diventare schia-
vi di nessuno” ma talmente attenti e pronti a saper soprattutto “svegliare le coscienze”. Poche parole colte al volo e rimaste impresse nella mente, certamente capaci di far riemergere nell’area della memoria sensazioni e motivi per rinverdire le personali scelte nella costante - sempre rinnovabile - quotidianità. Quindi - nella signorile ospitalità della “Vecchia Segheria” di Dario Poli - l’incontro conviviale caratterizzato dall’amichevole rapporto dei numerosi convenuti attorno a monsignore. Il “convivio”,vissuto come momento di amicizia, di serenità, di valorizzazione di ciò che si è e di ciò che si vuol essere nell’ambito di una comunità di animazione cristiana, che vuole farsi presente nel contesto sociale per “svegliare le coscienze” attraverso una quotidianità perfezionabile nei rapporti interpersonali e nella testimonianza di professionalità curate al massimo possibile. Fra una pietanza e l’altra, fra un bicchiere e l’altro, il crearsi di un’atmosfera soffusa di esperienze personali, di amicizie vissute, di ansie nel tentativo costante di essere testimoni affidabili nel “Bene”, di scambi di esperienze nella società e nella famiglia: un clima di amicizia serena ed espansiva non già all’insegna dello sport, della
politica, del moderno chiasso, ma soffuso di quell’intima “angoscia del Bene” che preme dentro e che vorrebbe e dovrebbe esternarsi il meglio possibile. Non è mancato il tempo della riflessione, vissuto in un “dialogo aperto” fra le domande dei presenti e le risposte di mons. Riboldi. Domande di attualità su temi scottanti, ma vitali: “Il G8 a Genova: fatti e riflessioni”; “Il caso del vescovo Melino e la posizione della Chiesa”; “Il perdono che chiede la Chiesa ed i fatti del tempo che suscitano perplessità nel cristiano, specie nei giovani”. Temi scottanti sui quali, per quasi un’ora, monsignore si è soffermato con pacatezza e con il suo equilibrato commento. Osservazione di fondo: “I mezzi di comunicazione - i mass-media - sono fuori strada: volutamente, o no, restano lontani dalla realtà delle situazioni e dalle loro motivazioni, quando addirittura non perseguano volutamente specifiche finalità fuorvianti, che allontanano l’opinione pubblica (il lettore) dalla ‘verità’; quindi…”. Piace riportare qualche frase che può costituire motivo di incoraggiamento e di supporto nel proprio personale quotidiano. Parlando di quanto accade nel mondo - e presente nell’attualità costante della comunicazione universale -
monsignore osservava che “non ci rendiamo conto che stiamo cadendo in basso, nel dissolvimento”, ma nel contempo incoraggiava: “Il mondo comincia adesso (…), abbiamo con noi giovani meravigliosi, di cui non si deve far mercato, ma che vanno seguiti facendoli parlare, sapendoli ascoltare, vivendo con loro la loro realtà e sapersi mettere nei loro panni… Starà a loro fare le loro scelte nella libera responsabilità individuale”; e concludeva: “Avere il coraggio di guardarsi in faccia… e sapere scegliere e vivere la pedagogia dell’esempio!”. Parole che sono state ascoltate, parole che ciascuno ha portato via con sè. Fra le tante, solo alcune sono state qui ricordate, ma unicamente per dare testimonianza di una serata che potrà avere il suo seguito soltanto nell’impegno - rinnovato - di una fedeltà ai princìpi ed alle finalità che mons. Riboldi ha invitato a condividere ed a portare avanti “tutti insieme” negli ambiti che a ciascuno ed a ciascuna di noi è dato di vivere con sincerità e soprattutto con la maggior “competenza” possibile e con una “generosità” di cui monsignore ha saputo dare un luminoso esempio. Mario Antolini Muson
Opinioni a confronto
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Indovinando il futuro
BOTTA E RISPOSTA
vilgiat@yahoo.it
Con il freddo dell’inverno le osterie dei paesi diventano luoghi di sereno consesso fra gli amici di sempre. Le sedute sono di solito lunghe ma fruttuose, si parla un po’ di tutto, ma con l’avvento del nuovo anno, per di più si discute sull’anno che verrà e qualcuno, fra i più acuti, si spinge a prevedere come sarà il mondo fra cinquant’anni. La cosa è interessante, ma non facile da prevedere. Con il Trump che ne combina di tutti i colori, il coreano Kim Jung che gli risponde per le rime, la Russia che sta tornado potenza mondiale, l’Isis, l’Iran, e l’Africa che sta invadendo l’Europa, capire cosa ci aspetta fra una cinquantina d’anni, non è per niente facile. Interpellato dagli amici che in me talvolta ostentano una stima immeritata, non posso che dire come la penso. Credo che Cina, India e Paesi Arabi domineranno la scena mondiale fra non molto. L’India in particolare sarà la panetteria del mondo, sta sviluppando e svilupperà l’agricoltura a tal punto che riuscirà a sfamare mezza umanità. La tecnologia arriverà quasi tutta dalla Cina, popolo metodico, preciso e indefesso, riuscirà a ripulirsi dalle porcherie ecologiche che oggi regnano un po’ ovunque sul suo territorio e riuscirà a produrre energia pulita per i suoi tre miliardi di abitanti, e non solo, con estrema facilità e in piena autonomia. Difficile da credere, ma la
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Cina porterà tecnologia ecologica in tutto il mondo e la venderà ovunque. Gli USA continueranno ad essere una potenza, sviluppatissima, con una qualità della vita ai massimi livelli al suo interno, ma trionferà l’isolazionismo. I confini saranno blindati. Il Sud America raggiungerà il benessere attuale degli Europei e sarà in continua ascesa. Canada e Australia godranno di amplissimi spazi e poca popolazione e saranno al seguito degli USA. E l’Europa? La nostra cara e vecchia Europa sarà un vecchio museo a cielo aperto. In totale sfascio, piena di conflitti etnici, se non troverà unità di confini e di governo, perderà del tutto la sua credibili-
tà. Le nostre case saranno svendute con coercizione a Cinesi e musulmani, e noi saremo come gli animali nello zoo. La nostra cultura sarà comunque preservata
nelle biblioteche e nei musei come oggetto di studio di una civiltà scomparsa. Ci saranno ovunque reperti storici di un glorioso passato, ma nessun segno
di evoluzione. In Africa dopo la tragedia dell’AIDS sono arrivati i Cinesi che la stanno già comprando e la stanno sfruttando ed ancor più la sfrutteranno in
futuro fino a ridurla pelle e ossa. La Russia si sarà riarmata fino ai denti con tecnologie diaboliche per far valere la sua presenza, ben sapendo che non potrà mai usarle. Si combatteranno piccole guerre veloci e distruttive un po’ ovunque, ma di certo, sotto sotto, tutte le grandi potenze segretamente si alleeranno per lanciarsi alla conquista del cosmo, della luna e di altri pianeti da sfruttare, e così avviandosi nei prossimi due secoli verso un’ Era delle Guerre Stellari. E noi Europei, rinchiusi nelle riserve come gli Indiani d’America assisteremo impotenti ad una altro mondo, ad un’altra vita. Buon Anno! Adelino Amistadi
Il commercio digitale ci sta cambiando la vita Caro Adelino, a quanto pare, fra qualche tempo, gli acquisti li faremo solo on line e cosi i nostri negozi spariranno, ma così cambierà anche la nostra vita, i nostri paesi, non mi sembra una bella cosa… Io sono meno pessimista, creda a me, droni o camioncini che portano gli ac-
quisti in casa non potranno mai sostituire il sorriso e la cortesia dell’esercente del negozio che ci ha accompagnato per tanti anni. Certo il mondo cambia, la tecnologia talvolta la fa da padrona, ma non supererà mai l’uomo che ha ben altre qualità e valori ignorati dalle macchine. I negozi dovranno cambiare. Questo sì. Magari puntando sulla qualità e su nuovi servizi che siano competitivi. For-
se qualcuno chiuderà, ma non scompariranno perché il rapporto umano rimane fondamentale. Lo Stato (e la Provincia) semplifichi la vita con meno burocrazia e regole eccessive che frenano i negozi, ma mettiamoci anche del nostro affidandoci di più a loro che ad internet, anche quando si spende un euro in più...ne vale la pena! (a.a.)
Igor il serbo preferisce la giustizia italiana Finalmente è stato arrestato in Spagna Igor, il serbo, per aver ucciso tre persone in quel di Madrid, ma noto anche in Italia per la fuga, mai bloccata, dopo, anche da noi, aver ucciso un altro paio di persone. Un vero mascalzone, pluri-omicida e responsabile di altre mille nefandezze. Ora, dalla prigione, ha chiesto di essere estradato e consegnato alla giustizia italiana. E’ facile immaginare il perché…
Igor, il serbo, sarà estradato in Italia dopo che sarà stato processato e condannato in Spagna. Ma capisco il suo pensiero, sono anch’io dello stesso avviso. La giustizia italiana funziona a fasi alterne, e potremmo trovarcelo di nuovo libero, pronto ad uccidere, o magari protagonista di qualche trasmissione gossip. Sono anch’io dell’avviso che sarebbe meglio che rimanesse là, perché gli spagnoli sono più severi nel garantire la certezza della pena, così mi dicono. Ricordiamoci che
il nostro Igor era già stato scarcerato e già per due volte in possesso di decreti di espulsione mai eseguiti. Nel frattempo si muoveva fra Ferrara e Bologna collezionando rapine ed omicidi. Alla fine verrà in Italia, ma spero proprio che questa volta venga condannato ed incarcerato per sempre. Ma forse sta volta la Giustizia italiana starà più attenta, ne sono sicuro. (a.a.)
SEGNALAZIONI. Diventa giornalista per quindici giorni. Segnala anche tu una notizia, raccontaci una storia, mandaci una vignetta su un fatto a te accaduto
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GENNAIO 2018
ANNO NUOVO
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