Giornale delle Giudicarie gennaio 2022

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Le buone azioni...

Giudi iudicarie

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Mensile di informazione e di approfondimento

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ANNO 20 - GENNAIO 2022- N. 1 - MENSILE

L’EDITORIALE di Adelino Amistadi

Buon Anno! Di tutti i piaceri che piano piano ti abbandonano, forse anche a causa dell’età che avanza inesorabilmente, uno dei più preziosi è certamente quello del sonno. E’ un dono della natura che ti fa passare la stanchezza della giornata, è un rifugio sicuro, ma è soprattutto una specie di oscuro viaggio che si intraprende da soli ogni sera, di solito è un viaggio nell’ignoto, nel mistero, il più delle volte nel nulla: qualcuno ha persino detto che il sonno è il preludio della morte, salvo uscirne ogni volta al risveglio del mattino. Ma non sempre il sonno è profondo e confortevole, credo non ci sia nessuno che non abbia mai passato una notte insonne. Può succedere a causa di un grande dolore, o magari quando si è ricoverati all’ospedale, o alla vigilia di un grosso evento in cui sei coinvolto, e più semplicemente quando si è afflitti da grosse preoccupazioni, Ma può accadere anche senza motivi apparenti. E’ quello che successo a me la notte dell’ultimo dell’anno in attesa del primo gennaio, anno nuovo, vita nuova…. E’ notte fonda ormai e non riesco a prendere sonno. Provo a contare le pecore, ma non funziona, è una tecnica sorpassata. La mente va, con nostalgia, alle belle dormite della mia infanzia, sul fieno, nei casolari di montagna. Altri tempi, non torneranno più. La stanza da letto in cui mi trovo è avvolta dal silenzio più completo, rotto solo dal lieve respiro della persona che, beata lei, dorme accanto a me, ignara delle mie paturnie. Sperando d’addormentarmi, la mia mente vaga senza troppa convinzione nella quotidianità dei giorni scorsi. A pag, 10

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GENNAIO 2022

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...per la crescita del nostro territorio

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FONDATO NEL 2002 - Distribuito da

L’approfondimento del Giornale delle Giudicarie

Come sarà questo 2022, i pensieri degli amministratori

Alle pagine 4 e 6

EUROPA di Paolo Magagnotti

Buon compleanno €uro Vent’anni fa, esattamente il 1 gennaio 2002, nuove banconote e monete mai viste prima potevano essere utilizzate per acquistare il pane e fare acquisti di ogni genere in 12 paesi europei senza essersi dovuti fermare prima dell’arrivo a questo o quel confine per cambiare la propria valuta nazionale. Era entrato in circolazione materialmente l’Euro, che come valuta era utilizzata già dal 1999 dalle banche e per transazioni finanziarie in maniera virtuale. È stata una nascita alla quale si era giunti dopo un lungo difficile e accidentato percorso. A pag. 11

Territorio

Ponte Arche, il futuro di un paese

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Viabilità

Inserita la variante di Comano Terme

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MEMORIA Un festival a Trento A pag. 27 TERRITORIO Asuc, importanti anche oggi A pag. 28 ENERGIA Metano, orizzonte 2030 A pag. 14

Giovani

Lettera ad un catcaller

A PAGINA 26

Attualità

Venti anni per il Giornale delle Giudicarie

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Adamello Giudicarie Valsabbia Paganella

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ESTATE Le proposte culturali della Valle del Chiese A pag 34 PORTO FRANCO Orsi sì, orsi no A pag. 8 Viale Mons. D. Perli, 3 - 38079 Tione di Trento (TN)

Tel. 0465 881611

GIOVANI InPrendi, sei giovani per sei idee d’azienda A pag 17

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A cura della REDAZIONE

Rassegna Stampa

GENNAIO 2022

RASSEGNA STAMPA DICEMBRE 2021

DALLE GIUDICARIE DALLA PROVINCIA Finanziato il rifacimento della rete di distribuzione dell’acquedotto a Verdesina PORTE DI RENDENA. Il progetto di rifacimento reti e infrastrutture dell’acquedotto di Verdesina verrà finanziato all’80% dalla Provincia. Il lavoro è stato presentato dal Comune di Porte di Rendena e la spesa ammessa al contributo provinciale è di 599.385,45. Su questa cifra è stato concesso il contributo percentuale, per una somma finale pari a 479.508,36 Euro. Il sindaco Enrico Pellegrini spiega: «C’è grande soddisfazione da parte dell’amministrazione comunale, perché questo è un intervento prioritario della legislatura data l’importanza del servizio erogato. Il Comune di Tre Ville premia gli atleti Filippo Zamboni e Sebastian Santoni In occasione del suo ultimo Consiglio Comunale del 2021 in data 28 dicembre, l’Amministrazione comunale di Tre Ville – Madonna di Campiglio ha voluto premiare i due atleti locali. Si tratta di Sebastian Santoni e Filippo Zamboni. Ad entrambi vanno i complimenti dell’intera Comunità. Sebastian Santoni, 1° classificato ai Campionati Nazionali di atletica leggera su pista a Grosseto nella disciplina del lancio del disco categoria allievi e 2° classificato ai Campionati Nazionali di atletica leggera su pista a Grosseto nella disciplina del lancio del peso categoria allievi. Filippo Zamboni, 1° classificato nella classifica generale di Coppa del Mondo di sci d’erba categoria juniores, 1° classificato ai Campionati del Mondo sci d’erba di Stitna Nad Vlari disciplina slalom speciale categoria assoluti e 1° classificato ai Campionati del Mondo sci d’erba di Stitna Nad Vlari disciplina slalom speciale categoria juniores. Un forno nuovo per il panificio Pellizzari che festeggia 70 anni Il panificio Pellizzari conta 70 anni e oggi sostituisce il suo storico forno con un altro di ultima generazione. Festeggiamenti ed inaugurazione, causa pandemia, sono stati rinviati a data da destinarsi. Risale al 1955 la prima licenza utile per produrre pane. Da allora prima gli stessi capofila Giuseppe Pellizzari con la consorte Emilia Perotti e successivamente parte degli otto figli, hanno portato avanti in tempi diversi negozio e forno. Ora a proseguire - punto vendita di Brione compreso - è donna Marina che ha recepito alla lettera arte e insegnamento dei genitori. Aggiudicati i lavori per la scuola elementare di Storo STORO. L’Agenzia provinciale per gli appalti e i contratti (Apac) ha aggiudicato i lavori di realizzazione del nuovo edificio scolastico sede della scuola elementare di Storo, procedura svolta per conto del Comune di Storo,

con il criterio di aggiudicazione dell’offerta economicamente più vantaggiosa. A realizzare l’opera sarà l’Ati (Associazione temporanea di imprese) Ingegneria costruzioni e servizi appalti e Consorzio stabile Santa Rita che ha vinto la gara offrendo un importo pari a 4.184.705,03 euro, comprensivi di 148.845,35 euro di oneri di sicurezza. Alla procedura di gara, il cui bando è stato pubblicato il 25 giugno scorso, hanno partecipato 11 concorrenti, di cui uno escluso nel corso della seconda seduta di gara. Albergatrice di Campiglio positiva al Covid accoglieva turisti alla reception Durante un controllo dei Carabinieri del Comando Provinciale di Trento volti al monitoraggio del rispetto delle disposizioni per il contenimento della pandemia i militari della Stazione di Madonna di Campiglio hanno sorpreso un’albergatrice della nota località turistica, che nel pieno della stagione sciistica era intenta ad accogliere i clienti presso la reception del proprio albergo pur essendo stata diagnosticata affetta da Covid 19 e pertanto destinataria di un provvedimento di isolamento notificatole soltanto qualche ora prima. La donna, che non ha addotto alcuna scusa alle contestazioni dei Carabinieri, è stata fatta subito rientrare al proprio domicilio per porsi in isolamento. A seguito di questo episodio, i militari hanno provveduto a deferire l’albergatrice all’autorità giudiziaria per la inosservanza a un ordine legalmente dato per impedire la diffusione di malattie infettive. Il pastore schiavizzato, costretto a dormire al freddo: Forestale e Polizia Locale Giudicarie denunciano il padrone allevatore Da un controllo su un gregge in transito, è emersa la grave situazione: il pastore non era neanche assunto, lavorava giorno e notte per pochi euro, costretto a pernottare in una roulotte fatiscente. Un allevatore trentino è stato denunciato per sfruttamento del lavoro in seguito ad un controllo da parte della forestale provinciale e della polizia locale delle Giudicarie nella zona di Comano Terme. Gli agenti si sono insospettiti dopo aver fermato un pastore che conduceva un nutrito gregge di pecore. Oltre ad accertare i numerosi danni provocati a diversi privati dagli animali affamati per l’assenza di foraggio, gli agenti hanno deciso di approfondire le circostanze.Dalle verifiche sono emerse evidenti condizioni di sfruttamento a danno del pastore. Oltre a lavorare per tutta la giornata e senza mai avere mai goduto di un giorno di riposo l’uomo non era neanche regolarmente assunto. Al pastore, inoltre, era assegnata una roulotte in pessime condizioni igienico sanitarie, senza cucina, servizi igienici o sistemi di riscaldamento (nella notte tra sabato e domenica la temperatura ha toccato i -13° nella zona).

2021 Direttore Sanitario: ���������Cristantielli Patrizia

Sfoglia il Giornale delle Giudicarie su www.giornaledellegiudicarie.it Si ricorda che è possibile sfogliare il Giornale delle Giudicarie sul sito www. giornaledellegiudicarie.it aggiornato ogni mese con le notizie più importanti che accadono in Giudicarie.

Covid, rintracciata la variante Omicron anche in Trentino Il primo caso è stato rilevato il 22 dicembre in seguito ad un tampone di screening per un intervento chirurgico programmato a Brescia. La variante Omicron è stata isolata e sequenziata dall’Istituto zooprofilattico della Lombardia. Il soggetto su cui è stata rilevata la variante è in isolamento nel suo domicilio in Trentino; al momento le condizioni cliniche sono buone e l’indagine epidemiologica sui contatti non ha evidenziato nulla di significativo. L’orso M57 trasferito in Ungheria L’animale di quasi 4 anni era ospitato all’interno dell’area faunistica del Casteller dall’agosto 2020, quando aggredì un giovane carabiniere in servizio presso la Stazione di Andalo, lungo la passeggiata illuminata nei pressi della zona sportiva del paese, in un sabato sera nel cuore della stagione turistica. L’ufficio stampa provinciale ripota che in almeno 7 casi il plantigrado aveva seguito insistentemente delle persone, in almeno 2 casi aveva stazionato a lungo in centri abitati, in almeno 5 casi aveva manifestato particolare confidenza permanendo nelle immediate vicinanze di persone e in almeno 14 casi si era alimentato su cassonetti contenenti rifiuto organico. Assegno di autodeterminazione: ecco il sostegno per le donne vittime di violenza La Giunta provinciale ha approvato i criteri e le condizioni di accesso all’assegno di autodeterminazione riservato alle donne vittime di violenza. “L’assegno di autodeterminazione - aggiunge Segnana - punta a rafforzare il sistema di protezione già applicato in provincia di Trento; è infatti slegato dalla prestazione lavorativa, dalla cittadinanza e dalle condizioni di soggiorno e serve come garanzia di indipendenza economica, e dunque concreta forma di sostegno, per le donne che intraprendono percorsi di fuoriuscita da relazioni violente”. La misura consiste in un assegno mensile pari a 400 euro, ridotto a 200 euro se la richiedente è ospite di una struttura residenziale socio-assistenziale che garantisce anche il vitto. L’assegno è corrisposto per un periodo minimo di tre mesi e massimo di dodici mesi sulla base di quanto previsto dal piano personalizzato di intervento. Istituito il Tavolo di confronto fra la Provincia ed i soggetti interessati dalle concessioni di grandi derivazioni a scopo idroelettrico È stato istituito il Tavolo di confronto tra la Provincia autonoma ed i soggetti interessati dalle concessioni di grandi derivazioni a scopo idroelettrico, definendone le modalità di funzionamento. Il tavolo è lo strumento con cui la Provincia assicura ai soggetti interessati - enti, associazioni e organizzazioni - il flusso dell’informazione e la partecipazione alle strategie e agli indirizzi riguardanti l’assegnazione e la gestione delle concessioni di grande derivazione idroelettrica.

via alla fase partecipativa 21 laghi, 377 corpi idrici fluviali (tratti di corsi d’acqua) e 22 corpi idrici sotterranei rappresentano il patrimonio idrico del Trentino. Per la loro gestione ogni sei anni l’esecutivo provinciale approva uno specifico Piano di Tutela delle acque, che indica le misure necessarie alla tutela qualitativa e quantitativa del sistema idrico provinciale. L’ultimo Piano è stato adottato in via preliminare dalla Giunta: nel dettaglio, il Piano attribuisce un giudizio di qualità a ciascuno dei corpi idrici, attraverso una intensa attività di monitoraggio delle caratteristiche chimiche e biologiche delle acque. L’analisi degli impatti gravanti sui corpi idrici è stata effettuata attraverso puntuali indagini territoriali che hanno permesso di individuare specifiche misure con l’obiettivo di raggiungere, dove possibile, entro il 2027, lo stato di qualità “buono” nei corpi idrici di qualità inferiore, conformemente a quanto stabilito dalle normative vigenti. La proposta di Piano prevede la pubblicazione, la consultazione pubblica e l’acquisizione dei contributi dei soggetti competenti, nonché della Provincia autonoma di Bolzano e delle regioni confinanti: per la partecipazione pubblica ci sono sei mesi di tempo. Le palafitte del Trentino alla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico di Paestum A conclusione della prima stagione di apertura del Parco Archeo Natura delle Palafitte di Fiavé, che ha visto un notevole successo di visitatori con 18.000 presenze nei mesi estivi, un importante riconoscimento è giunto dalla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico che si è svolta a Paestum dal 25 al 28 novembre scorsi. Al soprintendente provinciale per i beni culturali Franco Marzatico è stato assegnato il 1° Premio Internazionale di Archeologia Subacquea Sebastiano Tusa per la sezione dedicata al progetto più innovativo a cura di Istituzioni, Musei e Parchi archeologici per la realizzazione del Parco Archeo Natura delle Palafitte di Fiavé. Statale del Caffaro, demoliti 4.500 metri cubi di roccia È avvenuta secondo le previsioni la demolizione controllata con esplosivo della parete rocciosa, in corrispondenza della curva al km 102,800 della Statale del Caffaro, nel comune di Comano Terme. L’intervento - riferisce il Servizio gestione strade della Provincia autonoma di Trento - ha interessato circa 4.500 metri cubi di roccia ed è servito a consolidare e riprofilare il versante roccioso immediatamente a monte della sede viaria. In prospettiva sarà realizzato anche un ampliamento della piattaforma stradale, per migliorare la sicurezza e la fluidità della circolazione con riferimento in particolare al transito di autobus, autotreni ed autoarticolati. Anche il Giornale delle Giudicarie ha subito l’esplosione di contagi di Covid 19 delle ultime settimane e non ne è rimasto immune. Ci scusiamo per il ritardo con cui il giornale potrà arrivare nelle Vostre case.

Piano di Tutela delle acque 2022-2027:

Giornale delle Giudicarie, distribuito dalla Cooperativa Lavoro Il Giornale delle Giudicarie viene distribuito dalla Cooperativa sociale Lavoro, con sede in località Copera a Zuclo. Per segnalare critiche, suggerimenti, disguidi nella spedizione è possibile chiamare il numero della cooperativa: 0465-326420 oppure quello del Giornale delle Giudicarie, 0465322934, oppure via mail all’indirizzo: redazionegdg@yahoo.it.


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GENNAIO 2022 Maurizio Fuga

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Focus: Istituzioni

GENNAIO 2022

“Sul comparto sanitario per ora solo nubi che destano preoccupazione” Giorgio Butterini, commissario della Comunità delle Giudicarie. «La mia sensazione è che in questo periodo si fatichi molto a programmare azioni di rilevanza strategica per il futuro e anche a completare quelle pianificate negli anni precedenti: rispetto agli investimenti inseriti nel “fondo strategico territoriale”».

All’inizio di un nuovo anno è opportuno tracciare un bilancio delle principali questioni aperte che riguardano gli Enti locali, il territorio ed i cittadini. Come è stato il 2021 dal suo punto di vista? Considero il 2021 un anno di assestamento: dopo lo tsunami Covid, che ha letteralmente devastato il 2020 sotto ogni profilo e che tuttora ci sta mettendo a dura prova, anche gli enti locali hanno rimodulato la propria attività, nell’ottica di garantire i servizi di competenza al territorio e dando prova di una buona capacità di tenuta, nonostante le oggettive difficoltà. La mia sensazione è però che, in maniera del tutto fisiologica, in questo periodo si fatichi molto a programmare azioni di rilevanza strategica per il futuro e anche a completare quelle pianificate negli anni precedenti: rispetto agli investimenti inseriti

nel “fondo strategico territoriale” (un piano di 28 milioni di euro), per esempio, quasi tutte le opere sono rimaste “ferme”. Relativamente alle attività di stretta competenza della Comunità, segnalo con orgoglio il proficuo lavoro effettuato dal nostro Servizio sociale per la sperimentazione di “Spazio argento”, che ora verrà esteso all’intero territorio provinciale e l’affidamento, tramite gara europea, del servizio di raccolta dei rifiuti per il prossimo triennio; in questo momento, stiamo definendo il nuovo bando per la gestione del servizio di mensa scolastica, mentre a breve appalteremo i lavori di ristrutturazione di un un immobile di proprietà dell’ente, destinato ad ospitare il comparto sociale. Quali sono le principali questioni che l’Ente da Lei rappresentato dovrà affrontare per il nuovo anno?

Il Giornale delle Giudicarie mensile di informazione e approfondimento

Anno 19 n° 11 novembre 2021 Editore: Associazione “Il Giornale delle Giudicarie” via Circonvallazione, 74 - 38079 Tione di Trento Presidente: Oreste Bottaro Direttore responsabile: Paolo Magagnotti Coordinatore di Redazione: Denise Rocca Comitato di redazione: Elio Collizzolli, Matteo Ciaghi, Denise Rocca Hanno collaborato: Gianni Ambrosini, Achille Amistadi, Adelino Amistadi, Virginio Amistadi, Mario Antolini Musòn, Matilde Armani, Enzo Ballardini, Giuliano Beltrami, Dario Beltramolli, Giacomo Bonazza, Alberto Carli, Massimo Ceccherini Podio, Francesca Cristoforetti, Chiara Garroni, Enrico Gasperi, Marco Maestri, Mariachiara Rizzonelli, Tiziano Salvaterra, Martina Sebastiani, Alessandro Togni, Ettore Zampiccoli, gli studenti dell’Istituto Guetti Per la pubblicità 3356628973 - 338 9357093 o scrivere a sponsorgdg@yahoo.it Il giornale è aperto a tutti. Per collaborare si può contattare la redazione (3286821545) o scrivere a: redazionegdg@yahoo.it Direzione, redazione via Circonvallazione, 74 - 38079 - Tione di Trento Stampato il 7 gennaio 2022 da Athesia - Bolzano Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 1129

Il 2022 dovrebbe essere l’anno in cui, teoricamente, la Provincia autonoma di Trento approverà la riforma delle Comunità di Valle. Un commissariamento prolungato come quello in corso dall’estate del 2021, ovviamente, non giova all’ente e al territorio. In queste condizioni, come dicevo, è complicato per l’istituzione alimentare anche le dinamiche di programmazione politicostrategica a livello sovracomunale. Non nego che è pure difficile per un unico amministratore, il commissario appunto, riuscire a gestire tutte le competenze in capo all’ente, perché sono veramente molte e richiedono tante energie. In sintesi, manifesto la difficoltà a indicare le azioni future, vista la situazione di transitorietà-precarietà che interessa l’istituzione. Innanzitutto dovremo capire, disegno di legge al mano, quale sarà il ruolo delle comunità, che competenze gestiranno e quale sarà il modello di governance. Parliamo del rapporto P ro v i n c i a - A u t o n o m i e

Locali, detto in altri termini fra centro e periferia, diventato sempre più importante con il passare degli anni, in particolare per chi abita le vallate trentine. Quali sono le dinamiche in atto e cosa c’è da aspettarsi per il futuro? La Provincia ha inserito nella propria programmazione alcuni interventi di notevole impatto rispetto alla mobilità, come la circonvallazione di Pinzolo e ora si sta valutando la possibilità di finanziare anche quella di Comano. È banale sottolineare che la periferia “soffre meno” se le distanze dal centro diminuiscono, almeno rispetto ai tempi di percorrenza. Detto ciò, nel medio e lungo periodo, si dovrebbero valutare anche forme di mobilità alternativa e di minore impatto ecologico: ritengo che l’evocazione Metroland, lanciata da Dellai qualche anno fa, meriterebbe un serio approfondimento. Non possiamo nemmeno dimenticare la cosiddetta mobilità virtuale: l’espansione della banda larga nel territorio provinciale sta

procedendo con eccessiva lentezza; in molte località, allo stato attuale, non è nemmeno prevista l’infrastruttura e questo penalizza fortemente anche la nostra economia. Comuni, Comunità e Provincia dovrebbero tempestivamente pianificare azioni per l’immediata realizzazione di questa rete, che oggi risulta imprescindibile. Per il futuro, auspico anche un vero rilancio del settore sanitario, frutto di una pianificazione seria, realista e di una visione finalmente in grado di rispondere agli oggettivi bisogni del territorio. Al momento, al netto delle rassicurazioni ufficiali, scorgo all’orizzonte solo nubi che destano preoccupazione, sia rispetto alla medicina di base, che relativamente all’ospedale: sul nostro nosocomio, da almeno due lustri, si assiste ad un indebolimento progressivo e serpeggia, ad ogni livello, malcontento e anche motivati timori. Mi pare che l’unica vera innovazione dell’ultimo decennio sia riconducibile al livello di performance dell’elisoccorso: un po’ poco per un territorio che ama definirsi (con forse con eccessiva autoreferenzialità ) “all’avanguardia”. Al di là delle dichiarazioni di facciata, Provincia e Azienda sanitaria non stanno proponendo soluzioni concretamente convincenti e “tempus fugit”. Personalmente, mi sono battuto molto per questa causa, ma se guardo ai risultati, non posso che sentirmi sconsolato. Ed è davvero un peccato, perché in questi anni ho incontrato

tantissimi medici, infermieri e personale ausiliario di indiscutibile valore e non mancano nemmeno le risorse finanziarie: il potenziale umano e strutturale sarebbe enorme. Certo, un ospedale in cui prevale il sentimento di “abbandono” difficilmente può diventare attrattivo nei confronti di professionisti che vengono dall’esterno. Come si è modificato il rapporto tra i cittadini e gli Enti locali in questi anni di difficoltà dovuta alla pandemia? La pandemia ha inevitabilmente lacerato molto i rapporti umani e ha inciso anche sulla modalità di interazione tra i cittadini e gli enti. Da un lato, la necessità di introdurre dei “filtri” per il mantenimento delle distanze ha favorito l’utilizzo e la valorizzazione delle tecnologie, accelerando anche un processo di digitalizzazione che stentava a decollare; dall’altro, rilevo il rischio che aumenti ulteriormente la distanza tra le persone e le istituzioni e la politica: questo non giova alla democrazia e alla crescita collettiva. In condizioni di difficoltà, in qualche caso, ho notato un approccio “incattivito” verso l’ente pubblico e gli amministratori: ciò naturalmente non aiuta, poiché ricoprire i ruoli pubblici al giorno d’oggi richiede sacrifici enormi e certe dinamiche possono disincentivare la partecipazione futura alla gestione del bene comune. E una società priva di politici preparati non può che andare alla deriva.

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All’inizio di un nuovo anno è opportuno tracciare un bilancio delle principali questioni aperte che riguardano gli Enti locali, il territorio ed i cittadini. Come è stato il 2021 dal suo punto di vista? È stato un anno impegnativo. Il desiderio di avviare presto e bene una nuova fase dell’ente, subito dopo l’avvio della mia presidenza, e a valle di alcune modifiche importanti alla governance stabilite dalla Provincia autonoma, ci ha spinti a dare il massimo e a mettere in campo iniziative nuove, continuando al tempo stesso a portare avanti gli impegni già assunti. Pensiamo alla Mobilità sostenibile 2.0, che è stata potenziata sia sul piano delle aree coperte che su quello delle prenotazioni, permettendo di gestire ordinatamente oltre 550.000 durante il periodo estivo. Uno sforzo premiato dalla Fondazione Santagata AWARD come miglior progetto italiano 2021 sul versante della sostenibilità. Successo hanno riscosso anche le proposte di educazione ambientale, che hanno coinvolto migliaia di persone, aumentando le presenze rispetto allo scorso anno del 200%. Abbiamo avviato il nuovo Piano di Educazione Ambientale, anche con l’assunzione di quattro nuove figure tra educatori e ricercatori, puntando ad intercettare oltre 4.000 studenti; i giovani, lo abbiamo visto recentemente a Glasgow, sono oggi la nostra principale – forse unica – garanzia di un futuro sostenibile e amico dell’ambiente. Teniamo però i piedi ben piantati per ter-

Focus: Istituzioni

GENNAIO 2022

“Il Parco è una realtà che ha riverberi anche oltre i suoi confini” Walter Ferrazza, Presidente del Parco Naturale Adamello Brenta. «Un’area come la nostra, fortemente antropizzata, può davvero diventare un laboratorio di convivenza fra uomo e natura». ra, consapevoli di ciò che possiamo fare qui e ora. Per questo abbiamo potenziato l’attività di manutenzione ordinaria e straordinaria, con l’obbiettivo, ormai praticamente raggiunto, di sottoscrivere convenzioni con tutti gli Enti nel Parco permettendoci di incrementare ancora i numeri record dell’estate appena trascorsa, che ci ha visto manutentare 400 km di sentieri e 100 Km di strade forestali. Quali sono le principali questioni che l’Ente da Lei rappresentato dovrà affrontare per il nuovo anno? Il Parco attraversa una fase di evoluzione, nel quadro di un

cambiamento più generale che ha come sfondo l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Il futuro deve passare necessariamente per la condivisione dei bisogni degli Enti proprietari, ma deve anche proiettarsi su uno scenario più ampio. Un’area come la nostra, fortemente antropizzata, può davvero diventare un laboratorio di convivenza fra uomo e natura. Vanno in questa direzione il progetto plastic free (per l’eliminazione della plastica monouso), la crescita della diffusione del marchio Qualità Parco-Cets (per un turismo sostenibile), il progetto un Parco per le api (in difesa di tutti gli animali), così come quello svi-

luppato con la Lav sulla fauna selvatica, ed in generale tutti gli sforzi che facciamo per diffondere la cultura della sostenibilità e contribuire alla lotta al cambiamento climatico. Parliamo del rapporto Provincia-Autonomie Locali, detto in altri termini fra centro e periferia, diventato sempre più importante con il passare degli anni, in particolare per chi abita le vallate trentine. Quali sono le dinamiche in atto e cosa c’è da aspettarsi per il futuro? La Provincia ha appena approvato la Strategia provinciale per lo sviluppo sostenibile, la

“bussola” che dovrà orientare i comportamenti degli enti locali e in generale dei diversi attori territoriali nei prossimi anni. Questo rappresenta per tutti un primo, importante punto di riferimento. La sfida principale riguarda la capacità di fare rete, di mettere a fattor comune progettualità, risorse, energie, di Comuni, Reti di Riserve, Asuc, Comunità, Apt, mondo associativo, realtà scientifiche e della ricerca e così via. Questo vale per le iniziative di conservazione e valorizzazione del patrimonio naturalistico del Parco, ma anche ad esempio per la gestione dei flussi turistici, che rappresentano una risorsa fondamentale per le nostre valli. Io dico spesso che il Parco ormai deve essere concepito come una realtà che va anche al di fuori dei suoi confini, perché gli effetti di ciò che facciamo qui si riverberano nel resto della provincia e al di fuori di essa. Come si è modificato il rapporto tra i cittadini e gli Enti locali in questi anni di difficoltà dovuta alla pandemia? Innanzitutto credo che abbia-

mo tutti approfondito le potenzialità offerte dalla tecnologia. Ad esempio, noi non abbiamo mai smesso di organizzare i nostri incontri mensili, i Martedì del Parco, anche quando potevamo farli sono via internet. L’emergenza ha imposto a tutti uno sforzo di adattamento. Ma in generale mi sembra che siamo tutti cresciuti. Ad esempio: nel gestire i servizi di mobilità collettiva, nel corso dell’estate, non abbiamo registrato particolari tensioni con l’utenza, riguardo al rispetto delle disposizioni sul distanziamento, l’uso della mascherina e così via. La pandemia si sta rivelando, suo malgrado, una grande lezione, che potremmo sintetizzare così: uniti, possiamo farcela purché nel rispetto reciproco. Gli Enti locali, particolarmente in una realtà a misura d’uomo come la nostra, devono e possono essere quindi quella risposta alla necessità di servizi di prossimità utili in un momento tanto delicato. Mi permette un ultima battuta? Vorrei augurare a tutti un sereno Nuovo Anno vissuto nella serenità dei propri affetti.

“Individuare risposte comuni a problemi comuni” All’inizio di un nuovo anno è opportuno tracciare un bilancio delle principali questioni aperte che riguardano gli Enti locali, il territorio ed i cittadini. Come è stato il 2021 dal suo punto di vista? Un anno particolare, tra momenti delicati ed altri di progettualità e di aspettative. Per il Bim del Chiese è stato l’anno dell’insediamento dell’Assemblea e del direttivo, avvenuto il 30 aprile, che vede un’interessante amalgama tra rappresentanti con esperienza al Bim, altri con esperienza amministrativa e altri alla prima esperienza. Ciò costituisce la chiave di lettura di un 2021 volto alla costruzione del presente, ma soprattutto del futuro per il Consorzio. In questi otto mesi ci siamo concentrati sulla struttura operativa, vera interfaccia dell’Ente con i cittadini, che ha visto un rinnovamento quasi totale tra pensioni, trasferimenti e concorsi. Dinamica che sta portando proprio in queste settimane alla definizione dell’assetto che caratterizzerà per gli anni a venire il motore dell’Ente, attraverso il quale le iniziative condivise dall’Assemblea e dai Sindaci hanno potuto e potranno trovare attuazione.

Questo 2021 proteso al futuro ha anche visto un quasi inedito “intessere relazioni” con gli altri Bim trentini (Sarca, Adige e Brenta) e con la Giunta provinciale, in particolare attraverso la disponibilità del vicepresidente Mario Tonina, per individuare potenziali linee comuni di azione. Quali sono le principali questioni che l’Ente da Lei rappresentato dovrà affrontare per il nuovo anno? Le questioni sono molte e profondamente legate: tutte meriterebbero il primo posto, ma è necessario condividere le priorità con i Sindaci e con l’Assemblea. Questioni che ruotano attorno al concetto di sistema, per individuare risposte comuni a problemi comuni. Visione che non ha necessariamente il limite geografico del Bim ma può e deve aprirsi a relazioni quanto più estese possibile. Penso alla valorizzazione ambientale ed urbana (paesaggio agricolo, naturale ed artificiale di fondovalle e in quota) non attraverso semplici contributi “una tantum”, ma legati a bandi anche pluriennali: verso la riqualificazione del paesaggio e del tessuto urbano sostenibile ed accogliente,

suolo, potremo costruire uno scenario interessante per il futuro. Certo, sarà necessario tutelare e rafforzare i servizi e ottenere collegamenti rapidi tra i territori e con i “centri” principali.

Claudio Cortella, presidente del Bim del Chiese. «All’interno delle dinamiche di deurbanizzazione in atto la nostra “periferia” assume un valore inedito, e se saremo in grado di innescare politiche di riqualificazione dei territori, incrementando la capacità di fornire elevata qualità del vivere limitando il consumo di suolo, potremo costruire uno scenario interessante per il futuro». per abitanti e ospiti. Questo si lega ad un azione nel campo del turismo interconnesso con Apt e con i territori limitrofi per accompagnare lo sviluppo di questo importante settore. Sarà necessario affrontare anche il tema del lavoro: individuare problematiche e opportunità per tracciare strategie di sviluppo da costruire assieme al mondo della scuola, in modo da offrire ai giovani e alle persone in cerca di un impiego dei percorsi per realizzarsi all’interno del nostro territorio, anche partendo da esperienze analoghe condotte in passato o innestandosi su esperienze come il Progetto Legno. Importante anche la valorizzazione della ESCO come “braccio operativo” concreto, anche in relazione

con le altre realtà sul territorio: un servizio e una reale opportunità per i Comuni. Questioni che hanno un punto di contatto: l’attenzione al prezioso tessuto costituito dalle Associazioni e dalle persone che vivono e animano la nostra valle. Evito volutamente qualsiasi differenziazione anagrafica poiché credo che le nostre Comunità sapranno essere veramente vincenti solo se riusciranno ad affrontare coralmente (senza concentrarsi su giovani piuttosto che meno giovani) il futuro, un passo alla volta: a partire da oggi. Parliamo del rapporto Provincia-Autonomie Locali, detto in altri termini fra centro e periferia, diventato

sempre più importante con il passare degli anni, in particolare per chi abita le vallate trentine. Quali sono le dinamiche in atto e cosa c’è da aspettarsi per il futuro? I luoghi hanno funzioni diverse: abitare, lavorare, ricevere servizi di base, trascorrere del tempo libero, ecc. Ogni luogo assume quel concetto mutevole e relativo di centro o di periferia. All’interno delle dinamiche di de-urbanizzazione in atto, ovvero ricercare qualità della vita al di fuori dei centri principali, la nostra “periferia” assume un valore inedito, e se saremo in grado di innescare politiche di riqualificazione dei territori, incrementando la capacità di fornire elevata qualità del vivere limitando il consumo di

Come si è modificato il rapporto tra i cittadini e gli Enti locali in questi anni di difficoltà dovuta alla pandemia? Senza dubbio, almeno inizialmente, la pandemia ha modificato in negativo il rapporto tra cittadini ed Enti locali. L’abituale incontro “di persona” è stato impedito o reso difficoltoso. Fortunatamente, l’utilizzo sempre più diffuso dei mezzi di comunicazione come la videochiamata per le relazioni familiari, permette di immaginare scenari inattesi per questo rapporto: annullare le distanze fisiche è un vantaggio. La sfida è far sì che le tecnologie penetrino capillarmente le Comunità per consolidare quel legame con gli Enti a tutte le età anagrafiche. Nella convinzione che nulla potrà mai sostituire il rapporto umano e diretto: non solo tra cittadini ed Enti.


Focus: Istituzioni

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“Il rapporto centro-periferia è sempre più importante” All’inizio di un nuovo anno è opportuno tracciare un bilancio delle principali questioni aperte che riguardano gli Enti locali, il territorio ed i cittadini. Come è stato il 2021 dal suo punto di vista? Il 2021 come gran parte del 2020 è stato purtroppo caratterizzato dalla pandemia che ha colpito tutti i settori sia economici che della vita sociale, questo fenomeno, assolutamente imprevisto e finanche impensabile ha completamente sconvolto i nostri ritmi di vita e di conseguenza anche modificato il tradizionale modo di operare degli enti locali, i rapporti con i cittadini sono sempre più “anonimi” in quanto perlopiù affidati a mail o telefonate che hanno il grande vantaggio di non diffondere il contagio ma che in tanti casi non permettono quella chiarezza che si ottiene guardando-

Giorgio Marchetti, presidente del Bim del Sarca. «Per il Bim del Sarca credo sia importante consolidare il ruolo di soggetto finanziatore per le opere dei Comuni consorziati, ma anche sforzarsi per essere da stimolo alle tante iniziative private con particolare riferimento al risparmio energetico, all’abbellimento dei paesi oltre a cercare di stimolare iniziative e investimenti che vanno in direzione della mobilità sostenibile». si in faccia; però ci stiamo abituando. Trattando ora delle principali questioni aperte per gli enti locali, se trala-sciamo le questioni spicciole che ogni Comunità si trova ad affrontare, il tema dei temi è il solito: l’eccesso di burocrazia - una battaglia persa-. Sarebbe già un grande risultato il riuscire a fermare il continuo

aggravio di nuove procedure considerato che appare irrealistico pensare di eliminare o anche solo ridurre quelle che già assillano ogni pratica, anche la più semplice, e mi riferisco sia al lato ente pubblico che dall’altro ai problemi che si trova ad affrontare il cittadino ogni qualvolta si avventura in qualche iniziativa

o lavoretto anche semplice. La paura della firma, tema che è stato più volte evocato anche in convegni di alto livello è ormai il fenomeno che di fatto rallenta in maniera esasperata qualsiasi iter burocratico, generata dal fatto che un Amministratore pubblico o anche un Funzionario incaricato si trova sempre in mezzo a un groviglio di norme che se interpretate in modo estensivo portano spesso all’accusa di Abuso in atti d’ufficio. Altro tema importante per gli enti locali è la difficoltà incontrata a coprire l’organico di personale - in primis- i Segretari comunali- con un forte turn over che si porta come logica conse-

guenza un continuo bisogno di formazione e di passaggio di pratiche da un soggetto all’altro con inevitabili ritardi gestionali. Quali sono le principali questioni che l’Ente da Lei rappresentato dovrà affrontare per il nuovo anno? Per il Bim del Sarca credo sia importante consolidare il ruolo di soggetto finanziatore per le opere dei Comuni consorziati, ma anche sforzarsi per essere da stimolo alle tante iniziative private con particolare riferimento al risparmio energetico, all’abbellimento dei paesi (facciate e spazi privati) oltre a cercare di stimolare iniziative e investimenti che vanno in direzione della mobilità sostenibile (auto elettriche) argomento sul quale stiamo ragionando da qualche mese in maniera unitaria con tutti i Bim del Trentino, la Provincia autonoma di Trento e il Consorzio dei Comuni. Logicamente massima attenzione al tema del rinnovo delle grandi concessioni con tutto quel che ne consegue per canoni, sovracanoni e canoni aggiuntivi a favore degli enti locali. Parliamo del rapporto Provincia-Autonomie Locali, detto in altri termini fra centro e periferia, diventato sempre più importante con il passare degli anni, in particolare per chi abita le vallate trentine.

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Quali sono le dinamiche in atto e cosa c’è da aspettarsi per il futuro? Partiamo dagli aspetti negativi, gli ospedali, nonostante una costante pressione sia sui nostri rappre-sentanti politici che sugli organi tecnici, si fatica a vedere una linea di rilancio in particolare con riferimento all’ospedale di Tione, noi siamo convintissimi - come tutta la popolazione - che il ruolo dell’ospedale periferico è insostituibile come presidio vicino al territorio ma la logica dei numeri e della specializzazione porta a direzioni divergenti; dobbiamo però difendere il ruolo e il servizio del nostro ospedale in tutti i settori dove anche in periferia si riesce comunque a fare ottima qualità. L’altro grande tema - la viabilità sembra invece portarci sviluppi molto positivi e interessanti, grazie al lavoro della nostra forte rappresentanza politica in sede provinciale, la variante di Pinzolo è in questo momento sulla via della realizzazione e sembra prossima alla partenza della procedura dell’appalto; anche l’altro grande punto di sofferenza per la viabilità giudicariese, il nodo di Ponte Arche ha ricevuto proprio in questi giorni un bel regalo di Natale con la previsione di circonvalla-zione inserita nel programma provinciale. Come si è modificato il rapporto tra i cittadini e gli Enti locali in questi anni di difficoltà dovuta alla pandemia? Molto cambiato, come dicevo sopra. La pandemia ha tanto modificato i rapporti sia personali che istituzionali, per quel che mi riguarda in modo negativo, portando alla perdita dei momenti di scam-bio di battute e considerazioni anche che esulano dall’argomento stretto dell’odg del momento, ma facendo di necessità virtù ci ha insegnato che possiamo anche dialogare a distanza con vantaggi in termini di spostamento e in questo caso annullando uno dei rapporti negativi tra centro e periferia.


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L’anno 2021 se n’è andato senza rimpianti, brutto anno, bislacco secondo l’Augusto, con tutte le magagne che ci son piovute addosso ad ogni stagione. Dopo una primavera malvagia con morti e feriti, sembrava che l’estate ci riportasse alla normalità, sembrava...ma settembre già puzzava di ricaduta, di terza ondata, e tutto è ricominciato come prima, peggio di prima e le feste natalizie lo testimoniano, ancora chiusi in casa con mascherina, green pass, e distanziamenti, la suocera ribelle ad ogni restringimento e i ragazzi che se ne fregano e al bar ci vanno con le mani in tasca. Robe da matti, ma quando ce la caveremo, tv e giornali non smettono di tormentarci, se uno guarda il tg prima d’andare a dormire rischia di dimenarsi tutta la notte cercando di sfuggire al covid che lo segue anche nel letto, che poi cosa sia esattamente questo benedetto covid, mica lo si sa ancora, ognuno dice la sua, dai professori universitari agli zoccoloni televisivi, dicono tutto e il contrario di tutto e nessuno ne capisce niente. Adesso basta, basta covid, basta pandemia, basta vax, basta no vax, basta con questa rottura di scatole che ci perseguita da due anni e chissà quando finirà. L’Augusto ed i suoi sodali non ne vogliono più sapere, e così hanno deciso di riprendersi la vita e ritornare alla normalità, covid o no covid, bisogna tornare a vivere, e per tornare a vivere, non c’è scampo, si passa dall’osteria della Maroca, luogo ameno per uomini autorevoli e muniti d’antica saggezza. Con l’Augusto condividono il nuovo percorso i suoi sodali: el Gildo pipetta, el Paolo castegna, el Fero canederlo, quattro uomini d’altri tempi, saggi e coscienziosi, decisi ormai a recuperare in pieno la loro vitalità da troppo tempo mortificata. Loro sono uomini di mondo, e sanno come vanno certe cose, con la storia della pandemia s’è dimenticato il resto dell’Italia, come sempre piena di problemi d’ogni tipo, e allora che qualcuno ci pensi, mica si può solo aspettare di morire, ci vuol pure qualcuno che pensi all’avvenire che è un po’ quello che si propongono di fare i quattro sodali al tavolo della Maroca. L’Augusto, da buon moderatore apre il dibattito: “Adesso basta… mentre imperversa il covid e le sue devianze, l’Italia soffoca sotto i mille problemi che l’attanagliano, sembra che non ci sia

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Progresso in braghe di tela

nient’altro da fare che occuparsi del covid...e il resto?” “E il resto? Beh, intanto Maroca portaci una bottiglia di grappa e quattro bicchieri, io condivido l’opinione del Beppe ciochera, bisogna tenersi disinfettati per farla franca, dentro e fuori, fuori ognuno faccia come vuole, ma il miglior disinfettante per il corpo e l’anima rimane la grappa, grappa genuina, usata nei secoli come panacea di mille mali, speriamo che con la grappa il covid sia messo a tacere al solo sentirne l’odore...altro che balle...forza diamoci dentro...” dice convinto el Gildo pipetta. “Tasi... che quasi faccio anch’io come mio nipote, si è appena laureato e già se n’è andato in Inghilterra...” Ormai l’è diventato un vizio tutto italiano, i ragazzi più bravi, finiscono gli studi e se ne vanno all’estero...” ammette el Paolo castegna. “ L’è vera… i nostri migliori cervelli se ne vanno all’estero... però dall’estero arriva tanta di quella roba che quasi quasi val la pena perdere qualche cervello...avete mai guardato le riviste dal barbiere? La tv? La pubblicità? Noi importiamo le donne più affascinanti d’Europa, fanciulle che fanno girare la testa...a dir il vero non è che importando queste espressioni di bellezza e sensualità il bilancio dello Stato ci guadagni, anzi, gli scienziati e i ricercatori che mandiamo all’estero non ce li pagano, ma le belle donne che importiamo le paghiamo eccome! E ne importiamo in grande quantità, visto che le usiamo per mille importantissimi scopi: per le foto sulle riviste, per girare film d’ogni genere, per, con i loro corpi, impreziosire calendari costosissimi, per presentare programmi tv, visto che se non ci sono natiche o seni al vento cala l’audience e lo share, e la pubblicità? Se non c’è una bella donna, procace e mezza nuda, non vende niente, poi ospitate a feste e festini, non ultime per rendere più movimentati i viali delle nostre città, specie la sera, ed abbellire

così il paesaggio delle nostre periferie. Insomma di donne ne abbiamo bisogno come il pane. E siccome, data la grande richiesta, non bastano quelle di casa nostra, le importiamo dall’estero, specie dai paesi dell’est: l’esotico ha sempre il suo fascino...” il discorso del Fero canederlo non fa una piega. Di questi temi dovrebbe occuparsi la politica, altro che vax e no vax. I sodali sembrano convinti e coesi. El Fero canederlo, vuol ancora dire la sua: “E tutto ‘sto traffico di donne porta anche altre interessanti possibilità di guadagno per la nostra economia. E’ proprio in questi anni che è esploso l’interesse per la chirurgia estetica. Ormai siamo al delirio. Un ritocchino miracoloso per correggere veri o presunti piccoli difetti del corpo, o “rifarsi” qualcosa per sembrare più giovani, chi non se lo farebbe? E così l’Italia è diventata la capitale del bisturi della bellezza, siamo i migliori di tutta Europa, e sono migliaia le donne che sbarcano da noi per un ripasso estetico. I risultati sono spesso discutibili e talora imbarazzanti, basta osservare qualche donna fascinosa della Tv che si presenta con labbra impallonate e zigomi scim-

mieschi, o seni gonfiati, ma tutto sommato adesso le cose vanno meglio. D’altronde, visto che la chirurgia estetica oggi è in grado di fare miracoli, non c’è niente di strano a correggere qualche difetto...” “ Già, hai ragione, torna a dire el Paolo castegna, ormai adesso è una moda, ma c’è sempre qualche donna che esagera. Soprattutto le donne più in là con gli anni che non vogliono rinunciare alla propria avvenenza giovanile, e cosi si presentano alla tante “officine” del nostro Paese e fanno una specie di tagliando, come le auto, e cambiano i pezzi : occhi, naso, rughe, labbra, mento, gambe, seno, cambiano tutto con l’illusione di ritornare ventenni, ma i risultati spesso sono ridicoli e patetici”. I quattro amici sono pienamente soddisfatti, il tema trattato non era per niente facile e se la sono cavata alla meglio. Questi sono i problemi che interessano l’Italia, quali altri se no? “Amici miei, procediamo con la disinfezione del corpo e dell’anima, la grappa è un po’ come il vaccino, fa effetto dopo la terza o quarta dose, allora si illumina lo spirito che è in noi, la mente si liquefa, ed i

ragionamenti filano che è un piacere...” cercò di riprendere fiato l’Augusto. E la terza dose fece l’effetto che doveva fare. L’Augusto, arrossato ormai in ogni parte del suo viso, ha un groppo in gola che gli toglie il fiato. Lui, contadino di professione, anzi allevatore di vacche, vitelli e tori, ha i suoi problemi. Non che non gli piacciono le donne televisive, anzi, talvolta ama pascolare sui viali di periferia, tanto per restare al passo coi tempi che corrono, ma il suo problema è ben altro e riguarda l’inquinamento atmosferico. Se le cose vanno avanti così, la terra, fra qualche anno sarà sommersa dal mare, l’aria sarà irrespirabile, l’acqua sarà imbevibile, di certo lo Stato, anzi gli Stati, dovranno fare qualcosa. L’Augusto ne è consapevole, si dovranno chiudere le centrali a carbone, le acciaierie, le macchine saranno in gran parte elettriche, se vogliamo salvarci gli Stati dovranno prendere seri provvedimenti, già, ma lui che c’entra con l’inquinamento atmosferico, lui è un contadino, un “verde”, un ambientalista… “Eh...che ambientalista? Ad ascoltare la scienza siamo nei guai anche noi, poveri allevatori, pare che una muc-

Il Saltaro

ca inquini come un’auto. Lo hanno detto alcuni ricercatori internazionali: “Produrre un chilo di carne col metodo tradizionale, genera lo stesso quantitativo di biossido di carbonio di un viaggio in auto da Milano a Verona, addirittura per produrre una forma di grana si danneggia l’ambiente come un’auto da Torino a Milano….” “Eh...ma questa è davvero grossa...e allora?” chiede stupefatto el Fero canederlo. “E allora dovremo chiudere le stalle, resteremo disoccupati o sostituire le vacche con le capre che sembrano meno inquinanti...non so… per fortuna sembra che i provvedimenti restrittivi verranno presi entro il 2030, allora io sarò vecchio e non mi importerà più di tanto...sono desolato...” dice, sul punto di piangere l’Augusto. Tenta di metterci rimedio el Gildo pipetta: “Purtroppo si sa che i bovini hanno l’abitudine di emettere gas. E questo si accumula nell’atmosfera e magari allarga il buco dell’ozono. La soluzione è che per impedire al buco dell’ozono di allargarsi bisogna chiudere il buco delle mucche. Bisognerà dotarle di marmitta catalitica e catalogarle in base alle emissioni; avremo vacche euro 4, euro 5, e vacche “verdi”, dovranno fare le verifiche ogni due anni e se non saranno a norma, saranno rottamate. Se, poi, la marmitta non sarà di facile applicazione, basterà un tamponamento con apposito tappo. Magari poi bisognerà rifornirsi di speciali pannoloni. E saranno tempi duri per i giovani allevatori di povere mucche flatulente.” Simpatica la soluzione proposta dal Gildo, ma non c’è stata una adeguata accoglienza….Allibiti, frastornati da quest’ultimo notizia, annuirono forzosi all’ultima sparata del Gildo: “Amici miei...questo è progresso, c’è poco da fare...” E l’Augusto dentro di sé si chiese se forse non era meglio tornare a parlare di pandemia, meglio il vaccino che un tappo nel buco delle sue mucche! Sicuro!


Riflessioni Omne agens agendo perficitur Ognuno deve utilizzare tutte le capacità e possibilità di cui dispone per soddisfare le proprie esigenze e solo se questo non è possibile ricorrere al doveroso aiuto della comunità; un’entità superiore non deve assumere funzioni che in maniera soddisfacente possono essere svolte da un’entità inferiore. Privare una persona o una comunità di funzioni che le stesse possono svolgere autonomamente è contro il diritto di natura e sottrae ai soggetti interessati la possibilità di migliorarsi e realizzarsi, il che piuttosto che in un aiuto si tradurrebbe in un danno.

di Paolo Magagnotti La pandemia nella quale tutti siamo ancora immersi ha sollecitato in me l’esigenza di approfondire una riflessione su temi di cui già in passato mi ero occupato in alcuni libri, vari scritti e diversi interventi pubblici. Si tratta della pratica applicazione dei principi di sussidiarietà e solidarietà. Due principi intimamente interconnessi, con il primo che ricorre al secondo in caso di necessità e il secondo che deve lasciare o, secondo i casi, ritornare al primo la responsabilità dopo aver assolto il suo compito “sussidiario”. Si tratta di due principi che costituiscono - o dovrebbero comunque costituire - fondamenta e tessuto connettivo di una struttura sociale che rispetta la dignità umana, creando al tempo stesso le condizioni affinché la persona possa, utilizzando in primo luogo capacità e risorse di cui dispone, promuovere e sostenere il proprio benessere. Nel corso della pandemia, se da una parte abbiamo as-

sistito a esemplari storie di solidarietà, dall’altra parte la sussidiarietà non ha mancato di carenti applicazioni. Nel desiderio di fornire in merito un contributo di riflessione e analisi ai nostri lettori su tali temi, abbiamo pensato di essere presenti nel nostro Giornale con una riflessione mensile su questi due principi; principi ritenuti dal grande gesuita tedesco e studioso di scienze sociali di fama internazionale Oswald von Nell-Breuning – alla cui sapienza attingerò nelle mie argomentazioni – “leggi fondamentali della società”. In base al principio di sussidiarietà, efficacemente riassunto nel detto latino omne agens agendo perficitur, e che sarà filo conduttore anche nelle riflessioni dei prossimi mesi, una persona in grado di agire deve compiere tutto quanto è nelle sue capacità e possibilità per soddisfare i propri bisogni di vita, e solo dopo aver esaurito quanto le

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Solidarietà e sussidiarietà fondamenta della società è possibile fare autonomamente può contare sul doveroso aiuto di altri, persone o strutture comunitarie o istituzionali che siano. Questo è il contenuto positivo della sussidiarietà. Per altro verso, vi è un contenuto negativo, per il quale un’entità superiore non deve assumere le funzioni che in maniera soddisfacente possono essere svolte da un’entità inferiore. Si tratta, peraltro, di un principio di natura, riferibile in prima istanza alla singola persona e all’ambito familiare; l’amore genitoriale porta spesso a togliere ai figli difficoltà o a elargire loro aiuto in termini molto generosi, mentre talvolta sarebbe utile lasciare che, per il loro stesso bene, siano essi stessi a confrontarsi con impegni e difficoltà della vita. Un entità superiore che agisce costantemente in termini di principio e valutazione politica nel sostituirsi a un’entità inferiore nello svolgere funzioni che la stessa potrebbe compiere

autonomamente non significa farle del bene, bensì indebolirla in motivazioni e capacità, il che è tutt’altro che positivo; anzi, con l’andare del tempo, nei casi in cui – soprattutto a livello nazionale – vi fossero capi dei livelli superiori con aspirazioni di natura poco sana, le realtà “aiutate” potrebbero essere portate verso strade pericolose. L’aiuto deve essere dato se realmente serve: per necessità o in funzione di un opportuno miglioramento che richiede mezzi e forze superiori. Nel rapporto fra livelli istituzionali, la Provincia autonoma di Trento, ad esempio, non deve assumere funzioni e compiti che possono essere adeguatamente svolti dai comuni o dalle comunità di valle. Compito della Provincia è, invece, anche secondo un altro principio base, quello del bene comune, creare tutte le migliori condizioni possibili affinché tali livelli istituzionali inferiori possano operare e esprimere al meglio ciò che

con le loro forze interne possono fare per il bene della rispettiva comunità. Gemello della sussidiarietà è la solidarietà, da considerarsi legge fondamentale della responsabilità reciproca, che impegna gli uni verso gli altri nei casi di necessità. La considerazione che “tutti dipendiamo da tutti” non è solo un’evocazione del papa Giovanni Paolo II nella sua enciclica Sollicitudo rei socialis, ma pura realtà di vita quotidiana, soprattutto nel nostro mondo, segnato da una crescente interdipendenza, e traducibile con solidarietà reciproca. Con la sua radice etimologica latina solum (suolo in italiano) la solidarietà ci porta al terreno, sul quale si piantano alberi e si costruiscono case; il suolo, di sua natura, è composto di tante particelle di terra, compatte e per questo resistenti, solide. Di qui il concetto di solidarietà di pensieri e di opere, anche se al riguardo vi sono tante altre belle espres-

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sioni latine. Oltre la metafora, la solidarietà rappresenta il vero impianto sociale per tenere assieme e far crescere nel miglior modo possibile chi forma la società, e della quale è al tempo stesso membro, ossia la persona umana, con la sua dignità, le sue aspirazioni, e i limiti che in talune situazioni richiedono l’aiuto altrui. La solidarietà riveste il carattere di categoria morale più che di norma giuridica. Solidarietà e sussidiarietà hanno un denominatore comune, che è il primato della persona; ciò, di se da una parte implica l’intervento delle pubbliche istituzioni a favore delle persone nelle loro individualità o nelle aggregazioni sociali nelle quali decidono autonomamente di integrarsi, dall’altra parte impone a determinati limiti all’intervento pubblico, affinché i singoli o le aggregazioni sociali possano operare in spazi di libertà, di diritto e di responsabilità per realizzare le proprie finalità.


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Attualità

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Venti anni di pubblicazioni per il Giornale delle Giudicarie Il nuovo anno rappresenta un traguardo importante per il Giornale delle Giudicarie, a maggio festeggeremo il ventesimo anno dalla prima pubblicazione del 2002. Venti anni di pubblicazioni, 240 edizioni del giornale che mensilmente arriva nelle case di tutti i Giudicariesi e che è letto ed apprezzato da moltissime persone. In questi venti anni il giornale ha contribuito ad informare la popolazione sulle principali questioni che riguardano le nostre comunità, ha creato dibattito, ha offerto riflessioni, ha stimolato interventi da parte delle autorità pubbliche, degli imprenditori privati, del mondo associazionistico, del volontariato e da parte dei cittadini. Tutto questo è stato possibile principalmente grazie ai numerosi collaboratori del Giornale, un centinaio tra giovani e meno giovani, che mensilmente si sono impegnati con i loro articoli ed hanno arricchito di idee, riflessioni, critiche, osservazioni e suggerimenti il nostro Giornale. Fondamentale il sostegno delle aziende giudicariesi che hanno pubblicizzato la

A maggio del 2002 il primo numero. propria attività ed i propri servizi nei confronti dei loro numerosi clienti locali e che hanno permesso la riuscita dell’iniziativa che non conta su contributi pubblici. Molti ricordano ancora la serata che il Giornale ha organizzato in occasione del decimo anniversario presso l’Auditorium di Tione con l’allora Presidente della Provincia Autonoma di Bolzano, Luiss Durnwalder, con Annibale Salsa, esperto di sviluppo delle aree montane, con Paolo Magagnotti direttore del Giornale e Adelino Amistadi, uno dei fondatori del Giornale, dal titolo “Montagna e territorio, un patrimonio da valorizzare”. Non vogliamo anticipare nulla ma stiamo organizzando una serata molto interessante

L’EDITORIALE di Adelino Amistadi Continua dalla Prima Con la pandemia alla terza ondata in attesa della quarta, il 2021 è stato anch’esso un anno da dimenticare, ancora centinaia di morti, migliaia di contagi, ci continuano a dire: fate i bravi, seguite le istruzioni dello Stato e riusciremo a sconfiggere il nemico invisibile. In estate ci avevamo quasi creduto, sembrava che le cose andassero bene, poi siamo ripiombati nell’incubo. E’ triste ripassare le vicende dell’anno che si sta per chiudere, disturbato dai rumori che mi giungono nitidi dall’esterno, amplificati dal silenzio della notte. Come il passaggio di una macchina che corre a velocità sostenuta, e il latrato lontano di un cane, magari chiuso nel garage dal suo padrone. Mi giunge poi una camminata spedita di un passante, dove andrà a quest’ora? Andrà ad assistere qualche ammalato grave, è il mio pensiero. E sono ancora tanti i malati gravi, per fortuna che hanno funzionato bene le vaccinazioni: una, poi la seconda, poi la terza...sono delle garanzie, ma purtroppo ci sono ancora milioni di no vax che non ne vogliono sapere e così vanificano molto del lavoro che si sta facendo su tutto il territorio nazionale. Faccio fatica a capirli... mah! Provo a pensare ad altro e proprio allora sento in lontananza la sirena di un’ambulanza che si avvicina, sembra quasi squarciare

anche per il ventesimo ed inoltre sono in programma diverse iniziative interessanti che vi sveleremo durante l’anno. A gennaio troverete un giornale aggiornato nella grafica per ricordare il nostro anniversario e rinnovato nell’impegno nei confronti dei Giudicariesi per un’informazione puntuale, plurale, approfondita e a 360° sulle tematiche più importanti per i Giudicariesi. In conclusione vogliamo ringraziare i Presidenti dell’Associazione che si sono succeduti in questi anni, a partire da Adelino Amistadi socio fondatore, e poi Tiziano Salvaterra, Lino Pelanda, Emanuele Bonafini e Oreste Bottaro, i Direttori Luisa Masè e Paolo Magagnotti, nonché tutti i soci e collaboratori che hanno reso possibile questa avventura. Buon 2022 a tutti con il Giornale delle Giudicarie Associazione il Giornale delle Giudicarie

Buon Anno! la quiete dell’intero paese. Certamente sta correndo in soccorso di qualcuno, forse la Marisa, mia vicina di casa, da tempo ammalata, se ne sta andando...la porteranno all’ospedale...E mentre la seguo con la mente, fino a quando la sua sirena svanisce, mi tranquillizzo, tutto sommato è meglio stare svegli tutta la notte nel proprio letto che distesi su una barella all’interno di un’ambulanza. Provo a chiudere gli occhi, niente da fare, il pensiero fisso che corre per conto suo continua a chiedersi, ma come sarà l’anno che inizierà domani? Non ci sono previsioni sicure, probabilmente con l’avvento della primavera e dell’estate e con quasi tutta la popolazione vaccinata le cose dovrebbero mettersi a posto, ma come si fa ad esserne certi con tutti quei profeti di sventura, virologi dilettanti, politici arroganti e presuntuosi che te la raccontano alla Tv cambiando parere giorno dopo giorno, ma quei pochi scienziati seri che ci sono sembrano assicurare che se anche ci fosse una quarta ondata, sarebbe una piccola influenza, curabile in casa con nuovi medicinali, e magari continuando con i vaccini una volta all’anno.

Speriamo… intanto mi alzo, piano piano, per non disturbare, guardo dalla finestra e ritrovo lungo la strada gli ornamenti natalizi ormai stanchi, in attesa d’essere rimossi, ne rimango un po’ emozionato, chissà se li rivedrò il prossimo anno, allora ritorno a letto, mi giro e mi rigiro, un po’ come i politici in parlamento, continuano a cambiare posizione, per un po’ a destra, per un po’ a sinistra, un po’ nel gruppo misto, segno preciso della qualità dei nostri rappresentanti. E basa manina che c’è Draghi, un uomo autorevole e soprattutto competente che è riuscito a mettere in riga partiti ed italiani, ha organizzato al meglio la campagna contro il Covid, ha rimesso in sesto l’economia, sta gestendo al meglio le centinaia di milioni di euro sganciati dall’Europa a nostro sostegno. Sto pensando a come sarebbero andate le cose se fossimo rimasti in mano a Salvini, a Grillo (Conte) o alla Meloni che ancora sostiene i no vax al solo scopo di raccogliere qualche voto in più. Eh...eh... la politica d’oggi è per gran parte sfrontatezza, arroganza, cinismo, sguaiataggine e poco altro. E il mio pensiero è volato alla mia gioventù democristiana, con uomini

appassionati, competenti, lungimiranti, altro mondo, altri tempi. E adesso viene il bello, il 3 febbraio si voterà per l’elezione del Presidente della Repubblica, e quel che potrà succedere lo sanno solo i santi in cielo: Draghi sarebbe l’uomo giusto, ma poi chi lo sostituirebbe al Governo, di sicuro si andrebbe alle elezioni entro l’autunno, ma no, a troppi parlamentari non piace, sarebbe a rischio la loro pensione, allora niente, che Draghi rimanga a Palazzo Chigi sino a fine legislatura. Intanto s’è candidato Berlusconi... cosa da matti..ci sono altri nomi in ballo, ma sono in molti a puntare su una donna, sarebbe la prima Presidentessa della Repubblica, una bella conquista, non c’è che dire, ma chissà a quante trame e intrighi, congiure, tradimenti dovremo assistere prima della nomina definitiva. Riprovo a chiudere gli occhi, niente da fare, il sonno non arriva, mentre le ore trascorrono con una lentezza snervante. Nel silenzio di tomba della mia stanza non mi sfugge nulla, mi aggrappo ad ogni alito di vita, a qualsiasi fruscio che posso percepire. E allora il mio pensiero va al Giornale delle Giudicarie, così il mio animo si rinfranca, proprio

nell’anno nuovo festeggeremo il ventesimo anniversario di fondazione, mi sembra impossibile, mai avrei pensato allora (maggio2002), quando decisi di fondare il Giornale al servizio delle Giudicarie, che avremmo avuto così grande successo e che saremmo arrivati al ventesimo compleanno. Tutti i mesi entriamo nelle case delle più di 16.000 famiglie giudicariesi con le nostre notizie, con le nostre proposte, con la nostra amicizia, e siamo orgogliosi d’essere accolti con grande piacere. Già con il numero di questi giorni ci presenteremo con una veste tutta nuova, dopo vent’anni è giusto rimettersi in sesto e prepararsi ai prossimi venti. Cominciamo così l’anno celebrativo che ci vedrà impegnati in alcune importanti iniziative. Vi stupiremo, almeno lo speriamo…. Ecco, succede sempre così, quando penso alla mia avventura con il Giornale delle Giudicarie mi commuovo...e penso a tutta la nostra gente che ci ha aiutato ad andare avanti, ai tanti eroici volontari che ogni mese ci hanno tenuto compagnia, oggi il Giornale delle Giudicarie è diventato una grande famiglia, unita, orgogliosa di lavorare a difesa delle nostre valli, della

nostra cultura e delle nostre tradizioni. Grazie a tutti i nostri lettori che, nonostante un anno bislacco, ci hanno seguito con con tanto affetto e vicinanza, grazie ai nostri generosi sponsor (l’unica risorsa che ci permette d’andare avanti), e grazie ai nostri valorosi collaboratori, al nostro Direttore, e ai nuovi dirigenti che ci hanno permesso di raggiungere un risultato così importante. Già, è notte, e nessuno mi ascolta, ma i miei ringraziamenti arriveranno ai destinatari tramite le stelle del cielo...ne sono sicuro... Basta, che se mia moglie mi sente piangere, faccio una figuraccia… E così torno a girarmi e rigirarmi nel letto, alla ricerca di una adeguata posizione, guardo sconsolato l’orologio elettrico sul comodino; mi alzo, la pipi esige evacuazione urgente, vado al bagno, poi torno a letto. Sono preso dalla frustrazione. Sono le ore in cui non puoi sfuggire a te stesso, ai tuoi pensieri, alle tue paure, sono le ore in cui non puoi parlare con nessuno se non con te stesso…che noia... poi senti suonare la sveglia : è la tua. Che disdetta: mi ero appena addormentato. Evviva, è cominciato l’anno nuovo….AUGURI !!!


Europa

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Buon compleanno €uro di Paolo Magagnotti Vent’anni fa, esattamente il 1 gennaio 2002, nuove banconote e monete mai viste prima potevano essere utilizzate per acquistare il pane e fare acquisti di ogni genere in 12 paesi europei senza essersi dovuti fermare prima dell’arrivo a questo o quel confine per cambiare la propria valuta nazionale. Era entrato in circolazione materialmente l’Euro, che come valuta era utilizzata già dal 1999 dalle banche e per transazioni finanziarie in maniera virtuale. È stata una nascita alla quale si era giunti dopo un lungo difficile e accidentato percorso. Fin dall’inizio del processo di integrazione europea, dopo la Seconda guerra mondiale, quando con la costituzione e l’entrata in funzione della Comunità europea del carbone e dell’acciaio questi due prodotti iniziarono ad essere trasportati più di prima fra un paese all’altro si pensò, seppure con qualche timidezza, ad una moneta unica. In seguito, vi sono state varie proposte e molte iniziative, ma sentimento ed economie nazionali non consentivano di alzare la barra di partenza. Quando, nel 1986,l’Atto unico europeo, anche sotto la spinta del mondo dell’economia, vennero poste premesse concrete per realizzare entro il 1992 il Mercato unico europeo - una delle grandi conquiste dell’Unione europea - l’esigenza di avviare un percorso per giungere ad una moneta unica europea divenne più impellente che mai. Sarebbe stato un grave paradosso pensare di favorire la libera circolazione di merci, oltre che di persone, servizi e capitali, sulla base di tante monete nazionali. Era necessario assumere decisioni definitive, e

«Cerchiamo di tenercelo caro questo Euro, con il suo simbolo ispirato dalla quinta lettera dell’alfabeto greco epsilon, scelta come riferimento alla culla della civiltà europea, come lettera dell’alfabeto latino che si pone all’inizio della parola Europa e con le due linee poste al suo centro per indicare stabilità». così, con il trattato di Maastricht del febbraio 1992 venne istituita, unitamente all’Unione europea - fatto politicamente molto importante - l’Unione economica e monetaria. Ne seguì la fondazione, nel 1994, dell’ Istituto monetario europeo, con sede a Francoforte, il quale costituì una tappa intermedia di fondamentale importanza verso la creazione della Banca centrale europea, con il compito di base di garantire la stabilità dei prezzi: una garanzia basilare per consumatori e operatori economici. Nonostante i tempi fossero maturi sotto il profilo delle esigenze di carattere commerciale ed economico generale, non fu facile per taluni Paesi decidere per questo passo sovranazionale. Forte perplessità, che spesso era opposizione, vi era in Germania dove il mondo della finanza e dell’economia non era entusiasta

Sede della Banca centrale europea a Francoforte, illuminata nella notte 1 gennaio 2022 per ricordare i 20 anni della messa in circolatine delle banconote e monete in Euro di mettere il forte e prestigioso Marco assieme alle valute di incerta economia, soprattutto dell’area a sud dell’Unione europea. Fra queste vi era anche l’Italia, che con Romano Prodi a capo del Governo e Carlo Azeglio Ciampi al ministero del Tesoro, chiese un aiuto particolare agli ita-

liani per poter rispettare i criteri fissati dal trattato di Maastricht per partecipare all’Euro. In Germania fu il coraggio, la lungimiranza e il prestigio del cancelliere Helmut Kohl a vincere ogni resistenza e portare il Paese nell’Euro. In taluni dei primi 12 Paesi che aderirono alla moneta unica europea, fra cui l’Italia, vi furono discussioni, contrasti e reazioni per rapporto al cambio, per noi deciso in Lire 1.936,27 per un Euro. Certamente sarebbe stato per tutti meglio avere un cambio più favorevole. Va peraltro detto che se con l’introduzione della moneta unica determinati prodotti e servizi sono divenuti più cari, non si può attribuire la sola responsabilità alla nuova valuta; se una pizza era pagata sette Lire e il giorno dopo l’introduzione della moneta unica al ristorante ci chiedevano sette Euro, ossia circa il doppio,

vi doveva forse essere una maggiore reazione da parte dei consumatori e delle loro organizzazione e, soprattutto, il governo doveva intervenire per calmierare certi prezzi e svolgere una martellante campagna di informazione. Prescindendo da ciò, in vantaggi sono stati di gran lunga maggiori rispetto ai limiti registrati. Considerando peraltro la situazione economico-finanziaria italiana, soprattutto per rapporto al debito pubblico, non è difficile pensare che con la nostra cara Lira una svalutazione difficilmente evitabile avrebbe messo molte realtà nelle difficilissime condizioni, se non nell’impossibilità di rialzarsi, con stipendi e pensioni con un valore d’acquisto insostenibile e interessi per prestiti bancari proibitivi. E come avrebbe potuto l’Italia con la sua Lira resistere ai colpi della crisi finanziaria mondiale sca-

tenatasi negli anni 20072008? Solo con l’unità nell’Euro ci si è potuti salvare, grazie anche alla capacità, alla determinazione e al prestigio internazionale dell’attuale nostro presidente del Consiglio Mario Draghi, che il 26 luglio 2012 parlando a Londra alla “Global Investment Conference” come presidente della Banca centrale europea rassicurò i mercati con la famosa frase “Whatever it takes» (Costi quel che costi). L’unità nella moneta unica europea ha pure costituito il legante che momenti difficili ha tenuto salda la stessa Unione europea. Attualmente l’Euro è stato votato come una moneta da 19 Paesi e 60 altri paesi e territori esterni alla moneta unica, rappresentando 175 milioni di persone, hanno legato, in termini diretti o indiretti, la loro valuta all’Euro. In base a un sondaggio condotto lo scorso ottobre da Eurobarometro, il servizio statistica dell’Unione europea, il 78% dei cittadini dell’area Euro ritengono tale valuta utile. L’Euro ha contribuito, fra l’altro, a tenere bassi i tassi per i prestiti bancari e per il debito pubblico, ha favorito la promozione del commercio in Europa e oltre e ha protetto l’area in cui è adottato dalla volatilità dei cambi. Cerchiamo pertanto di tenercelo caro questo Euro, con il suo simbolo ispirato dalla quinta lettera dell’alfabeto greco epsilon, scelta come riferimento alla culla della civiltà europea, come lettera dell’alfabeto latino che si pone all’inizio della parola Europa e con le due linee poste al suo centro per indicare stabilità. Certamente per utilizzare l’Euro bisogna averlo in tasca, e di questi tempi non è difficile purtroppo trovare tasche leggere. Ma dobbiamo anche essere contenti del fatto che proprio in questi tempi di gravi difficoltà e incerte prospettive future a causa della pandemia è proprio un’abbondanza di Euro a venire incontro ai bisogni di molti europei, soprattutto a noi italiani, con il Piano nazionale di ripresa e resilienza finanziato dal coraggioso programma “New Generation EU” voluto dall’Unione europea. Spetta a noi, ora, impiegare ben questi fondi.


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Territorio

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Comano Terme programma il futuro Invece di un nome per definirsi si sono chiamati con un verbo, “fare”, e di azioni fino ad oggi l’Associazione Fare un Paese ne ha compiute parecchie. Le ha riassunte in una partecipata serata pubblica dove ha presentato i primi risultati del suo lavoro che ha l’obiettivo di lavorare sull’identità di Comano Terme con uno sguardo particolare sul futuro turistico della località. Di questo primo anno di lavoro abbiamo parlato con la presidente Michela Alimonta (nella foto a destra).

di Denise Rocca

L’Associazione “Fare un Paese” presenta i primi risultati dell’indagine sulla località. Fra le richieste dei cittadini non solo infrastrutture, ma anche aspetti socio-culturali.

Tanto lavoro con una società di consulenza e un lungo percorso partecipativo con la popolazione, quali sono i punti principali che avete raccolto? Più che raccolto, diciamo che siamo ancora nella fase della semina. Tuttavia, grazie ai consulenti siamo riusciti a dialogare tra noi e trovare spazio e tempo da dedicare a un’analisi condivisa su Ponte Arche. Il fatto poi di avere coinvolto la popolazione e aver reso conto del percorso è stato un atto necessario e importante che ci ha permesso di crescere sotto vari punti di vista. In generale è emersa la necessità di un coordinamento delle iniziative e degli obiettivi sia del pubblico che del privato, con la finalità di lavorare assieme a prospettive condivise. Dai questionari sottoposti alla popolazione cosa è emerso in merito ai bisogni per migliorare la qualità della vita degli abitanti di Ponte Arche? Molte informazioni che stiamo ancora elaborando e sulle quali stiamo ragionando. Ma diciamo che alla domanda diretta su cosa si pensa che manchi al paese per migliorare la vita dei residenti le risposte hanno evidenziato sia aspetti infrastrutturali - dal cinema ad un auditorium o le piste ciclabili, e la tangenziale naturalmente con in particolare il taglio del traffico di mezzi pesanti - che socio-culturali come la collaborazione, un’unità d’intenti e di visione per il benessere di tutti. Il vostro lavoro nasce anche da un ragionamento economico: ci racconta quali strategie state pensando per rinnovare l’immagine della località turistica? Domanda difficile e ampia, a cui personalmente riesco a rispondere solo in parte. Cercando di riportare quello che è emerso dal percorso a riguardo, posso dire che il prossimo rinnovamento dello stabilimento termale deve fungere da sprone per tutta l’economia del paese: dall’offerta turistica, all’arredo urbano a una consapevolezza del valore che abbiamo; tutto ciò dovrebbe stimolare anche l’investimento di risorse in loco a livello di operatori privati. Quest’ultimo elemento rappresenta, ad oggi, un anello debole di cui c’è coscienza, ma alla cui soluzione non è facile pervenire. Una delle istanze che portate avanti come associazione è quella della circonvallazione di Ponte Arche, come commenta le ultime novità, ovvero l’inserimento dell’opera in programmazione nel bilancio di previsione della Provincia? E’ stata una notizia davvero eccezionale che ha suscitato nel gruppo e nella popolazione fermento ed entusiasmo. Dopo lo stupore iniziale, dettato da soddisfazione prima ancora che da meraviglia, ci è sembrato naturale rimanere con i piedi ben saldi a terra. Abbiamo la chiara consapevolezza che questa strada (è proprio il termine adatto, oltre la metafora) sarà lunga e richie-

Comano, Sostenibilità e collaborazione). Anzi, colgo anche questa preziosa opportunità per invitare i nostri paesani a rendersi partecipi e aderire al progetto in base alle proprie possibilità e interessi personali. derà numerosi sforzi. Siamo grati alle persone che con disponibilità e sensibilità nei confronti del bene comune hanno investito energie al fine di raggiungere questo primo obiettivo. Adesso il testimone è soprattutto nelle nostre mani: come associazione dobbiamo continuare a partecipare, informarci e premere affinché il processo non rallenti o si blocchi. Una delle priorità è quella di preparare il terreno alla nuova situazione che si presenterà una volta che le nuove Terme e la tangenziale saranno ultimate: dobbiamo essere pronti perché le dinamiche, se ben gestite, potranno essere molto diverse dalle attuali: per questo sta anche a noi impegnarci migliorando il nostro paese ben prima che le opere siano realizzate. Facciamo un passo indietro per chi non vi conosce, come è nata l’associazione “Fare un Paese” e quali sono i suoi obiettivi? Mi preme dire, anzitutto, che l’associazione è nata in modo funzionale al progetto partecipativo, un progetto che è di tutta la Comunità e di cui tutti possono far parte. L’associazione “Fare un Paese” si è costituita formalmente nel febbraio 2021, ma il percorso avviato dai componenti del direttivo è iniziato sul finire del 2018. Periodo non troppo florido, per queste iniziative. Tuttavia, eccoci qui, attivi e motivati a continuare. Il progetto -e di conseguenza l’associazione- sono nati a seguito della volontà di abitanti e operatori di provare a mettersi in gioco per capire come poter rilanciare il paese e la località turistica. Abbiamo quindi sondato la disponibilità e il metodo di lavoro di alcune società di consulenza che operano in questo settore. Abbiamo scelto di coinvolgere K&P, un’agenzia che si occupa di sviluppo turistico sostenibile che aveva già operato a San Lorenzo Dorsino, con grande soddisfazione. La proposta collettiva era di avviare un percorso introspettivo e mirato, con oggetto il futuro di Ponte Arche e dell’intero bacino delle Terme di Comano. Il fine, in fase di avvio, era quello di elaborare consapevolmente un piano di concetto e sviluppo turistico. Un proget-

to quindi partito dal basso che ha visto il supporto di alcuni enti locali (Comune di Comano Terme, Terme di Comano, Apt Comano Dolomiti, Cassa rurale Adamello, Cassa rurale Alto Garda Rovereto, Ceis) ma che, in gran parte, bisogna dirlo, è stato finanziato dagli stessi abitanti e operatori che ne sono stati promotori. Durante gli incontri con i consulenti abbiamo analizzato criticità e potenziali punti di forza dei nostri luoghi. Dopo varie sessioni di lavoro, incontri con politici ed esperti di diversi settori, si è giunti alla restituzione alla popolazione di quanto emerso, discusso ed elaborato, fino a quel momento, nella serata del 10 dicembre ’21, presso Casa Don Bosco e nell’assemblea sociale via Meet del 16 dicembre. Ma questo non è che un primo step: ora bisogna continuare e concretizzare quanto emerso sia attraverso azioni che possiamo già fare come abitanti, Pro loco, ecc. sia come progettualità da sviluppare insieme all’Amministrazione. Ora, con il mese di gennaio, divisi in piccoli gruppi di lavoro, siamo pronti per attivarci intorno agli obiettivi condivisi rispetto alle cinque “task force” che sono state elaborate durante il percorso (Paese Parco, Mobilità, Nuove condizioni quadro per il turismo, Abitanti come ambasciatori delle Terme di

L’orizzonte della vostra azione sono i prossimi dieci anni, guardiamo però al futuro prossimo: come prosegue il lavoro dell’associazione in questo 2022? Come ho anticipato, il nostro obiettivo ora è quello di riuscire a restare attivi e coinvolgere i nostri compaesani in questo processo che sembra aver già dato e ottenuto segnali di speranza e ottimismo. Iniziamo il nuovo anno con un’agenda fitta di incontri per discutere su diversi argomenti, come, ad esempio, la qualità dell’acqua dei nostri fiumi, le Terme come azienda che le nuove generazioni devono sentire come parte integrante della loro realtà, riconoscere in esse una risorsa preziosa per il proprio futuro lavorativo. Si rileva, inoltre, particolarmente importante la comunicazione rispetto alla tangenziale, alla quale è favorevole la stragrande maggioranza di coloro che hanno compilato il questionario (82%). Ci sembra giusto, tuttavia, confrontarci anche con quella limitata fascia che è dubbiosa in merito per ascoltarne le ragioni. Insomma, l’elenco potrebbe essere lungo e non vorrei apparire presuntuosa. Ma un passo alla volta, insieme, sono certa che potremo avanzare verso ciò che ci siamo immaginati per la nostra Comano Terme 2030.

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Viabilità Pioggia di interventi per le Giudicarie nel bilancio di previsione della Provincia di Trento per il prossimo triennio. A luglio il Presidente Fugatti in un incontro con i Sindaci della Rendena aveva illustrato il progetto della circonvallazione di Pinzolo inserita nel Bilancio del prossimo anno. Si tratta del primo lotto, il tratto che bypassa gli abitati di Pinzolo e Carisolo - con innesto dalla rotatoria in prossimità del depuratore di Giustino al CRZ di Carisolo -, per un costo aggiornato di circa 75 milioni di euro. “L’incarico del commissario Massimo Bonenti sarà quello di portare alla consegna anticipata dell’opera in 54 mesi, vale a dire alla fine del 2025. Significa avere l’opera resa funzionale e operativa. Il primo step è l’aggiornamento della progettazione, nel 2021, nell’anno successivo la procedura espropriativa e l’espletamento la procedura per la gara, mettendo in gara con il sistema dell’appalto integrato il progetto definitivo e quindi demandando all’impresa vincitrice la definizione del progetto esecutivo. Quest’ultimo traguardo dovrebbe arrivare per la fine del 2022, così da poter iniziare i lavori nel 2023”. Nel bilancio del prossimo anno sono inseriti altresì 17 milioni di euro per la realizzazione della nuova galleria di Ponte Pià, 42 milioni per il collegamento con la Valle Sabbia e 25 milioni per la galleria verso la Valve-

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Viabilità, robusti finanziamenti dalla Provincia Inserita nella programmazione anche la variante di Ponte Arche per 67,2 milioni. stino. Alla fine di dicembre con l’aggiornamento del documento di programmazione settoriale 2021-2023, la giunta ha messo sotto l’albero quasi 187 milioni di euro, sotto forma di integrazione del programma di investimenti, collegamenti stradali anzitutto. Per la precisione, l’aggiornamento dal Documento di programmazione settoriale 2021-2023 in materia di infrastrutture e trasporti, sezioni infrastrutture stradali statali e provinciali e infrastrutture ciclopedonali, vale 186,96 milioni di euro, cui si aggiungono 2,6 milioni per incrementi di costo di opere già finanziate. Attenzione a due elementi. Primo: si tratta di opere annunciate da tempo e attese dai territori. «Ascoltiamo le loro esigenze, io mi adeguo alle

richieste dei sindaci» dice il presidente Fugatti. Secondo: un conto sono i soldi a bilancio, un altro la realizzazione. E sui tempi non vi sono certezze. «Almeno due anni per l’avvio, perché giustamente c’è un dialogo con i territori». In Giudicarie il finanziamento di un’opera era particolarmente atteso: la variante di Ponte Arche. A bilancio la Provincia mette 67,2 milioni di euro. La variante al tracciato della statale 237 del Caffaro è un’opera complessa, in particolare per l’assetto idrogeologico in un contesto urbanizzato che deve salvaguardare l’economia turistico-termale. Sul tavolo del Dipartimento infrastrutture ci sono diverse ipotesi, che dovranno essere valutate con le amministrazioni comunali interessate. Si prevede una

galleria in sinistra Sarca con l’attraversamento del fiume prima dell’abitato di Ponte Arche e il successivo innesto sulla statale con un altro ponte prima del Ponte dei Servi. Per quest’opera siamo ancora alla fase dello studio di massima e non sono prevedibili tempi precisi per la progettazione e successiva realizzazione. L’inserimento nel Documento di programmazione settoriale rappresenta il punto di partenza per l’avvio della procedura.

I tre Assessori provinciali giudicariesi, Mario Tonina, Roberto Failoni e Mattia Gottardi hanno voluto sottolineare con numerosi interventi sui “social” la loro soddisfazione per l’impegno della Provincia su queste opere viabilistiche attese da anni e che rappresentano per le Giudicarie una necessità per lo sviluppo dei prossimi anni. Un’agenda sicuramente impegnativa per la Giunta provinciale che dovrà dar prova di determinazione e

concretezza per portare avanti un programma ambizioso e presentare dei risultati tangibili entro il novembre 2023, data prevista per le prossime elezioni. Due anni non sono molti tenendo conto delle lentezze che caratterizzano le procedure burocratiche in tema di progettazione e realizzazione della viabilità, ma sono sufficienti per capire se vi è una vera volontà di realizzare quanto promesso. (R.G.).

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Metano, il nuovo orizzonte è il 2030 “Il metano ti dà una mano”. Lo ricordate il vecchio slogan pubblicitario? La metanizzazione delle Giudicarie (iniziata parecchi anni fa) una mano l’ha data: ha fatto risparmiare alle famiglie, sulla tratta Caffaro-Tione, qualcosa come 50 milioni di euro. Lo ha sostenuto sulla stampa locale Valter Paoli, l’ingegnere che è stato a capo di Tregas per dodici anni, che aggiunge: “Senza tener conto dei risparmi per le imprese energetiche ed energivore, cartiera in testa, e l’indotto per la sostituzione di qualche migliaio di caldaie”. Ecco, la cartiera. Uno dei motivi principali dell’arrivo del gas in terra giudicariese sta nella richiesta dello stabilimento di Condino, che minacciò la chiusura se non avesse ottenuto risposte positive. La Provincia, assessore Vigilio Nicolini in primis, concesse un contributo di tredici miliardi (lire vecchie ma buone) ad ASM Brescia per portare il gas oltre il confine.

di Giuliano Beltrami

Ma chi metanizzerà le Giudicarie Esteriori e la Rendena? A chi il

metano darà una mano?

Il guaio è che non si è andati molto oltre. O meglio, si è arrivati nella Busa di Tione, ma da lì... Sono cominciati i boccheggiamenti. E dire che a Pieve di Bono è stato potenziato il feeder (l’alta pressione) con l’obiettivo di arrivare fino a Pinzolo, e magari a Madonna di Campiglio. Ma per ora la strada sembra più tortuosa della statale. Spacchiamo il capello in due: il trasporto (l’alta pressione, autorizzata dal Ministero, ossia la dorsale) e la distribuzione, ossia le reti dentro i centri abitati. Retragas (posseduta dalla potentissima A2A con il 91,4% del capitale sociale

e da Tregas, con l’8,6%, l’azienda fondata nel 2007 dai Comuni giudicariesi per trasportare il metano in valle) ha portato, come detto, il gas nella Busa di Tione. Proclama da tempo di voler portare il metano in Rendena, ma fino al 2019 non si è mosso nulla: solo proclami. L’attenzione è scattata quando all’improvviso un’azienda privata piemontese, Metanalpi,

C Le elezioni dopo il periodo di commissariamento kkkkkkkkkkkkkkkkkkk kkkkkk kkkkkkkkkkkkkkkkk kkkkkkkkkkkkkkk

ha manifestato l’interesse a portare il tubo del trasporto (la dorsale) nella valle degli orsi. “Beh, che credete? Sono capace anch’io”, ha esclamato Retragas. Bene. Peccato che a tutt’oggi non si siano visti né piemontesi, né lombardi. A dire la verità, qualcosa si è mosso: Retragas ha potenziato la cabina di Nozza (Vestone) con l’obiettivo di arrivare oltre Tione.

Ma arriverà oltre Tione? Qui le cose si fanno complesse. Primo: il Comune di Comano Terme ha dato la concessione a Liquigas di aprire al gnl (gas naturale liquefatto) a Ponte Arche. Secondo: Retragas due anni fa ha presentato ai sindaci delle Giudicarie Esteriori, nella sede della Comunità di Valle, il progetto per portare il feeder (l’alta pressione) da Tione a Ponte Arche. Terzo: Dolomiti Energia pensa più in grande: vuole metanizzare l’intero Trentino, perciò ha chiesto l’autorizzazione al Ministero dello sviluppo economico. L’obiettivo (pensando al territorio giudicariese) è creare un anello, così da evitare i rischi di blocco delle forniture in caso di guasti. Alex Marini (consigliere provinciale Cinquestelle) sul tema ha presentato un’interrogazione in cui si legge fra l’altro: “Nella delibera della Giunta provinciale dell’11 giugno 2021, alla voce metanizzazione, si riporta che la stazione ap-

paltante (la Provincia, ndr) ha svolto verifiche di fattibilità tecnico-economica degli interventi proposti dai Comuni, nell’ottica della sostenibilità di un servizio pubblico diffuso omogeneamente sul territorio. A tal fine, la stazione appaltante ha svolto un’analisi costi-benefici. Nel PEAP 2021-2030 (piano energetico-ambientale provinciale) si specifica che, benché il progetto per la metanizzazione della Rendena sia attualmente al vaglio del Ministero dell’Ambiente, Tutela del Territorio e del Mare ai fini della valutazione di impatto ambientale, si dà per scontata la costruzione della tubazione del trasporto del gas tra Tione e Carisolo annoverata nell’elenco dei gasdotti regionali del trasporto approvato dal MISE il 31 gennaio 2019”. Insomma, traguardo 2030. Ma chi metanizzerà le Giudicarie Esteriori e la Rendena? A chi il metano darà una mano?

Insie


GENNAIO 2022 di Giuliano Beltrami

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Statale

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Sanità

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Ospedale in stallo e senza prospettive Ha ancora un senso raccontarsi le “miserie” dell’ospedale di Tione? La domanda può apparire forzata, ma ormai, nonostante il trascorrere inesorabile ed inutile dei mesi e degli anni, si ha la sensazione di un incancrenirsi dei problemi. E c’è un altro nonostante, che riguarda le politiche provinciali (o almeno gli annunci delle politiche provinciali) secondo cui bisogna rivalutare gli ospedali periferici in una logica di rete. Ecco, annunci. In dicembre si è svolto l’ennesimo incontro dei sindaci con un assessore provinciale alla salute: nella fattispecie l’assessora Stefania Segnana, accompagnata per l’occasione dai massimi dirigenti dell’Azienda per i servizi sanitari, alla presenza pure dei tre assessori che rappresentano le Giudicarie in seno alla Giunta provinciale. Sul tavolo i problemi di sempre. Giorgio Butterini

di Giuliano Beltrami

Inconcludente il nuovo incontro fra amministratori e Provincia. Manca una visione. (primo cittadino di Borgo Chiese e commissario della Comunità), Michele Cereghini (di Pinzolo) e Marcello Mosca (di Caderzone Terme) si sono assunti l’incarico di fare da portavoce per raccontare una situazione ancora sofferente a dispetto dei proclami. I problemi? Sono quelli conosciuti da qualche lustro: mancanza di anestesisti, assenza di un ginecologo nel “percorso nascita”, incertezze nella gestione di ortopedia, carenze strutturali. Ma soprattutto mancanza di una visione su cosa debba essere questo ospedale. La questione angustia tutti, ma in particolare l’ex presidente della

Comunità di Valle Giorgio Butterini, che firmò assieme alla Provincia ed all’Azienda sanitaria il protocollo d’intesa di cinque anni fa, quando in cambio dello smantellamento del reparto di maternità la Provincia e l’Azienda si erano impegnate a “rimborsare” i giudicariesi (e con loro le migliaia di turisti) con il potenziamento del reparto di ortopedia, ritenuto indispensabile in una zona vocata allo sci, e quindi candidata al servizio di intervento per fratture e traumi. Se il potenziamento ha significato unire il primariato di ortopedia di Tione con Cles... Si capisce che i sindaci non

possono rimanere soddisfatti. Problema del personale. Il primo luglio è andato in pensione Egidio Dipede (direttore di medicina e del pronto soccorso) che è stato sostituito (con concorso organizzato dopo il pensionamento di Dipede) da Matteo Riccadonna, medico delle Giudicarie finora responsabile del pronto soccorso

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NUOVA INIZIATIVA PER I SOCI CEDIS Il CEDIS Consorzio Elettrico di Storo Soc. Coop. sta avviando una nuova iniziativa rivolta ai suoi Soci: il Progetto Sociovoltaico, che consiste nella realizzazione ed esercizio di impianti fotovoltaici di potenza pari a 10 o 20 kW� ��� ������� ������������ ���� ������ ����� �������� �������� ���� ���� ����������� ����������������������������������������������������������������������������������� ������������� ����������������������������������������������������������������������������������� ������������ ���� �������� ��� ����� ����������� �� ������������ �������������� ��� ��������������������������������������������� ��������������������������������������������������������������������������� �������������������������������������������������������������������������� ������ ��� ������� ���� ��� ���������� ��������������� ����� ������������ ��� piccolo compenso annuo. ��� ������ ���������� ������������ �������� ��� ������ ������� ����������������� ����������� ����� ���������� ��� ����� ��������� ��������������� ������ ������� �������� ��� ���� ������ ��������� �������������� ���� �������� ������� ������ ������������� ��� ����� ������� ��� ����������� ������� ���������� ��������� �������������������������������������������������������������������������� ������ ��� ������ ��� ��������� ��� ���������� �������������� ����������� �� ������� ��� ����������������������������������������������������������������������������������� ������������������������������������piena disponibilità dei Soci proprietari. �� ����� ������������ �������� ����������� ���� ������ ���� ������ ���� ���� ��������� �������������������������������������0465 686049����������������������������� cedis@cedis.info�� ���� ������ ��������� �� ����������� �������������� ��� ������ ���������� �� ����� ��������� ������������� ���� �������� �� ��������� ���� ���������� ���������������������������������

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di Arco. Certo, è arrivato anche il nuovo primario di chirurgia, Carlo Valduga, medico dal brillante curriculum. Ma mancano ancora medici. Questioni strutturali. sono iniziati i lavori di ristrutturazione di ortopedia, dopo oltre quattro anni di attesa. L’impressione dei sindaci è che si navighi a vista, sebbene la situazione di oggi non sia delle

peggiori, ma cosa accadrà in futuro? “Il problema che avvertiamo si chiama mancanza di programmazione. Se si aspetta che un medico vada in pensione prima di organizzare il concorso per la sostituzione, rimarremo sempre indietro”, hanno sostenuto i primi cittadini. Finché la direzione medica sarà a scavalco fra Tione ed Arco e i primariati di ortopedia e radiologia rimarranno in convivenza fra Tione e Cles, l’ospedale di Tione sarà destinato a rimanere un nosocomio di Serie B. E non è certo sufficiente la motivazione secondo cui non si trovano professionisti. Risultato finale: i sindaci continueranno a chiedere incontri con i responsabili provinciali, mentre i giornali continueranno a ripetere le stesse cose, manco fosse la recita del rosario serale in un collegio di suore.

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Attualità Una realtà da 2.550 soci - circa 2mila dalla Giudicarie e 550 da Fiavè - 15 punti vendita, un fatturato che da previsione supera i 15 milioni di euro, un territorio che abbraccia la Busa di Tione, arrivando fino alla chiesana Cimego, e le Esteriori. È la nuova Famiglia Cooperativa Giudicarie don Guetti, frutto della fusione fra la coop Giudicarie e quella storica di Fiavè. Approvata dalle rispettive assemblee a fine ottobre - con una riunione con il rappresentante designato – la fusione è operativa dal primo gennaio e la prima assemblea si terrà a febbraio. Il presidente della cooperativa Mattia Pederzolli ci racconta come si è arrivati a questo matrimonio fra giudicariesi. Come si è arrivati alla decisione di una fusione? È da un po’ di tempo che si parlava con il direttivo di Fiavè: la nostra non era un’esigenza, la proposta è nata più che altro dalla cooperativa di Fiavè che è una Famiglia piccola e da un po’ di tempo era un po’ in sofferenza. È una cooperativa che ha fatto il percorso che avevamo fatto anche noi negli ultimi anni con Sait, scegliendo di fare un fusione per migliorare il servizio a tutti. Noi abbiamo fatto un ragionamento di compatibilità sociale, anzitutto, e

Rinnovamento, continuità, futuro. Sono le parole chiave emerse nel corso dell’Assemblea dell’Azienda Consorziale Terme di Comano, rappresentata dai sindaci dei cinque Comuni delle Giudicarie Esteriori chiamata ad approvare il Bilancio di Previsione 2022 e il Bilancio Pluriennale 2022-2024. In particolare, il Bilancio Pluriennale 2022-2024 inviato dal Consiglio di Amministrazione è stato predisposto in maniera coerente con il Piano Programma 2021– 2025 approvato a luglio, finalizzato alla crescita sostenibile delle Terme di Comano, soprattutto considerandone l’importante e strategico ruolo di volano economico per tutto il territorio. Punto di partenza è il solido ed efficace lavoro realizzato negli ultimi tre anni, che ha registrato un’importante inversione di rotta a livello strutturale, organizzativo, di prodotto e di mercato, tuttora in atto. «Ci prepariamo ad affrontare la sfida più importante - afferma Monica Mattevi, Sindaco di Stenico e presidente dell’Assemblea termale -. Nonostante il pesante effetto della pandemia ancora in corso che ha influenzato l’attività azien-

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Famiglie cooperative, matrimonio fra Giudicarie e Fiavè l’obiettivo di aggiungere servizi, merceologia più fresca e nel complesso fornire a soci e clienti un’immagine nuova. Oggi a Fiavè c’è un’extra-alimentare che abbiamo l’obiettivo di rinnovare nell’ottica dell’emporio che abbiamo realizzato qualche anno fa a Tione: porteremo quel modello anche a Fiavè, connotando diversamente il punto vendita attuale.

di Denise Rocca

La fusione è operativa dal primo gennaio. La nuova realtà si chiamerà “Giudicarie don Guetti”. un’analisi economica che ci ha portato a guardare con favore a questa unione. Ci sono di mezzo problemi economici? Assolutamente no. Cinque anni fa non saremmo riusciti, oggi invece siamo una cooperativa in ascesa ed è giusto ed etico analizzare nuove prospettive e dare una mano ad una cooperativa piccola che fa un servizio insostituibile sul nostro territorio. Nello spirito cooperativistico abbiamo accettato la fusione potendo oggi gestire quattro punti vendita in più, dando così a Fiavè la possibilità di offrire un servizio più ampio e ag-

giornato. Cosa direbbe ad un socio che le chiedesse come sta oggi la Famiglia Cooperativa? Che sta bene: la “Giudicarie” ha fatto un ottimo percorso negli ultimi quattro anni, alleggerendosi di sgravi e pesi, facendo anche delle operazioni economiche e immobiliari con Dao. Oggi la nostra è una cooperativa della quale il socio deve essere orgoglioso e può guardare al futuro con serenità. Quali sono i vantaggi di questa fusione? L’aspetto sociale, anzitutto: siamo una Famiglia Cooperativa che conti-

nua ad operare come tale aiutando una consorella a mantenere vivi i punti vendita sul territorio, e quindi il servizio ai soci, in quello spirito originario che è quello delle Famiglie Cooperative. Per i soci delle Giudicarie Esteriori si tratterà di un

rafforzamento del servizio che viene offerto dai punti vendita sul territorio. Quali sono e novità? La cosa principale, più evidente se vogliamo, saranno i lavori che abbiamo in programma sul punto vendita di Fiavè con

Cosa cambierà per i soci? Nulla di particolare, se non che la base sociale sarà più ampia e nel consiglio direttivo ci sarà, per statuto, una parte sociale di rappresentanza dell’ex cooperativa di Fiavè, anche se faremo un consiglio direttivo nel complesso più ristretto come è uso d’oggi anche per poter prendere decisioni in maniera più snella e operativa. Ragioneremo sul fare delle assemblee territoriali in modo da favorire la partecipazione di tutti.

Terme di Comano, approvati i bilanci di previsione di Denise Rocca

A breve il via alla ristrutturazione del centro termale dale nel 2021, sia a livello di apertura che di presenze, e che purtroppo avrà degli strascichi anche nel 2022, inizieremo a costruire, a breve, le Terme di Comano 2025. Concretamente il futuro della nostra Azienda comincerà con i lavori di riqualificazione del centro termale. Grazie a questo ambizioso progetto, daremo corso con grande determinazione e unità di intenti agli investimenti programmati e alla pianificazione strategica del Consiglio di Amministrazione. I presupposti ci sono tutti, abbiamo

una squadra di dipendenti e collaboratori competenti e motivati, pronti al necessario cambiamento che stiamo portando avanti per essere al passo coi tempi». Il termine futuro ritorna anche nelle parole di Elena Andreolli, Consigliere Delegato delle Terme di Comano: «Il Piano Programma 2021-2025 intende sfruttare i trend del mercato e l’evoluzione delle esigenze e degli stili di vita delle persone che risultano decisamente promettenti negli ambiti di attività in cui opera l’Azienda: la ricerca

di uno stare bene associato ad ogni aspetto della vita, il “self care” e la salute come status symbol da coltivare, la sostenibilità e la ricerca di opportunità per un benessere completo in luoghi autentici e dai ritmi “slow”. Stiamo per entrare

nella società 5.0., un nuovo stadio evolutivo che mette al centro il benessere della persona attraverso l’uso positivo della tecnologia digitale che avrà un importante impatto soprattutto su salute e ambiente. La nostra Azienda è pronta e

la sua sarà una proposta di elevato valore per il cliente, ma è fondamentale che l’offerta venga innanzitutto compresa e amplificata dalla comunità di riferimento». Si procede a passo spedito sul sentiero che porterà alla creazione delle nuove Terme di Comano, all’azienda giudicariese che opera nei settori sanitario, ricettivo e cosmesi termale ne sono convinti. A guidare l’azienda, un Piano Programma che ha l’obiettivo di creare elevato valore per il cliente rispondendo ai trend presenti e futuri del mercato benessere. È questo il futuro per le Terme di Comano, stabilimento storico frutto di un lascito alla popolazione e oggi, quindi, proprietà dei cinque Comuni delle Esteriori che attraverso l’assemblea l gestiscono.


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Rubrica salute

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Il ragazzo nella bolla di plastica di Gianni Ambrosini - oncologo

Oggi David Vetter avrebbe potuto essere salvato. La sperimentazione è iniziata ben quindici anni fa e grazie ai risultati raggiunti abbiamo a disposizione la prima terapia genica funzionante a livello mondiale per i bambini affetti dalla malattia ADA-SCID. Il ragazzo nella bolla di plastica è il titolo di un film del 1976 interpretato da John Travolta. Parla di una storia vera, quella di David Vetter, un bambino nato nel 1971 con una grave deficienza immunitaria che azzera completamente le difese contro virus e batteri e costringe chi ne è colpito a vivere protetto in ambiente sterile. David è vissuto nella bolla fino a dodici anni. Il nome della malattia è Immunodeficienza Severa Combinata (SCID). La diagnosi della malattia viene posta già nei primi mesi di vita e di solito chi ne è affetto muore nel primo anno, a causa delle infezioni contro cui il sistema immunitario non è capace di reagire. Mancano i linfociti T che comandano il sistema immunitario e i linfociti B che producono gli anticorpi. Un enzima responsabile della normale produzione dei linfociti T e B non è efficiente. La storia clinica di David è emblematica. Eravamo negli anni Settanta e l’unica possibilità di salvezza

per chi era affetto dalla SCID era vivere completamente isolato da virus e batteri. David visse i primi anni isolato, in una bolla di plastica, in un ospedale pediatrico di Huston. Poté uscire dal suo isolamento solo con una tuta speciale che gli prepararono gli addetti della NASA. Furono tentate tutte le terapie possibili per l’epoca, fra cui anche il trapianto di midollo. Ma non funzionò: si ammalò prima di Mononucleosi e poi di Linfoma di Burkit e morì all’età di dodici anni. Perché vi parlo di un malattia così rara? Perché molto è cambiato nel corso degli anni e perché la scienza ha messo a punto una strategia che funziona nella cura della malattia. E questa terapia è frutto della ricerca italiana; si chiama Strimvelis, è in uso clinico dal 2016 e ne è stata autorizzata la commercializzazione. I bambini affetti da questa grave deficienza mancano di un enzima che si chiama adenosina-deaminasi, la cui funzione è quella di stimolare la produzio-

ne cellulare dei linfociti T e B. Quindi il “gene” che dovrebbe provvedere alla produzione di questa particolare proteina non è efficiente. La soluzione ideale sarebbe quella di fornire il “gene” al DNA che non lo possiede ben funzionante, in modo da avviare la produzione di questa struttura proteica mancante. Questo è stato il sogno degli scienziati di tutto il mondo per molti anni “riparare il danno funzionale”: manca qualcosa io ti fornisco il progetto che manca (il gene) e la cellula si mette a produrre quel qualcosa che mi aggiusta il sistema. Si chiama Terapia Genica e grazie ai progressi e alle nuove conoscenze della Scienza è ora possibile curare molte malattie “orfane” di terapia. Il tutto come funziona? Il midollo è la sede di produzione dei globuli bianchi, quindi il difetto nel nostro caso che impedisce la produzione ottimale dei linfociti T e B è nelle cellule del midollo. Vi sono infatti delle cellule che si chiamano “staminali” che prelevate dal midollo possono essere modificate in laboratorio per inserirvi il gene mancante e quindi una volta rimesse nel midollo, possono dare origine alla produzione corretta di quella famosa adenosina-deaminasi che sovraintende alla produzione dei linfociti T e B. Per inserire il gene

corretto nelle cellule staminali viene usato un processo molto preciso che permette di inserire o di sostituire nel posto giusto quel qualcosa che manca, il gene mal funzionante. Il risultato di questa manipolazione molto particolare è che le cellule staminali ora contengono la sequenza precisa (il gene) per produrre la proteina difettosa. Vengono quindi infuse tramite una somministrazione endovenosa di venti minuti al bambino ammalato. Una volta entrate nel torrente circolatorio migrano nel midollo e si mettono subito ad operare in modo corretto producendo la proteina necessaria. Per evitare che qualche cellula staminale di quelle difettose presenti nel midollo possa alterare il processo di produzione, si fa precedere la somministrazione in vena da un breve ciclo di chemioterapia che distrugge le staminali difettose. Strimvelis è il risultato della ricerca tutta italiana : hanno collaborato fra loro l’Istituto San Raffaele, la Fonda-

zione Telethon e GlaxoSmithKleine. La sperimentazione è iniziata ben quindici anni fa e grazie ai risultati raggiunti abbiamo a disposizione la prima terapia genica funzionante a livello mondiale per i bambini affetti dalla malattia ADA-SCID. Le stime parlano di circa quindici bambini nati all’anno in Europa affetti da ADASCID e di circa trecento cinquanta nel mondo. Ho cercato di rendere semplice il racconto del processo evolutivo che ha portato alla messa a punto di una terapia efficace e molto complessa. Ho dovuto volutamente saltare alcuni passaggi che avrebbero complicato il tutto. E’ comunque consolante sapere che vi sono molti bambini curati con Strimvelis che stanno bene dopo anni. E attualmente, non solo in Italia ma anche all’estero (USA e GB), sono state messe a punto terapia simili per la cura genica dell’ADA-SCID. Ma c’è anche un’altra buona notizia. Il 10 novembre scorso è stato approvato in Italia

il Testo Unico per le Malattie Rare che diventerà legge dello stato dal 12 dicembre di quest’anno. Vi sono circa due milioni di italiani affetti da malattie “orfane di terapia” e con questa legge vi saranno finalmente disposizioni uniformi su tutto il territorio nazionale per la “cura delle malattie rare e per il sostegno sia della ricerca e sia della produzione di farmaci orfani”. Facendo delle considerazione di carattere generale bisognerebbe riflettere sul fatto che la medicina moderna si basa su una collaborazione multidisciplinare, dove molte competenze professionali concorrono nel definire in maniera corretta la diagnosi, la terapia e il follow-up dei pazienti. E non bisogna assolutamente dimenticare i “percorsi di ricerca” necessari per sviluppare le terapie più avanzate che richiedono sforzi notevoli che possono durare anni. E se molte volte ci sorprendono i risultati assolutamente impensabili rispetto al passato, questo è merito di tante persone che portano avanti la Ricerca in modo coordinato e competente. Una terapia genica rappresenta uno “strumento di precisione”per la cui messa a punto il termine Multidiscplinare può anche sembrare riduttivo tanto è l’impegno e lo sforzo congiunto di molti. Servono talenti e risorse infinite. Conosciamo circa settemila malattie rare e sono solo undici le terapie geniche attualmente approvate e possibili in Europa! Però il futuro ci riserverà sicuramente sorprese importanti e soluzioni risolutive perché le tecnologie e le competenze che abbiamo a disposizione lo fanno ben sperare. Mi viene da citare l’epitaffio che è sulla tomba di David Vetter, il bambino vissuto nella bolla e che ora sarebbe curabile : “Non ha mai toccato il mondo, ma il mondo è stato toccato da lui”. Ora potremmo scrivere che il mondo l’avrebbe salvato.


Azienda sanitaria

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Isolamenti, quarantene e tamponi: le nuove regole Il 30 dicembre scorso il Ministero della salute, in seguito alla diffusione a livello globale della nuova variante VOC SARS-CoV-2 Omicron, ha introdotto nuove indicazioni per quanto riguarda le misure di quarantena e di isolamento, differenziandole in base allo stato vaccinale delle persone contagiate e dei loro contatti. In questa fase della pandemia vi è un forte richiamo sulla responsabilità individuale del singolo cittadino nell’osservare le misure precauzionali per la diffusione del virus. Ecco le nuove regole da seguire per le persone positive al tampone e per i loro contatti stretti. ISOLAMENTI DEI POSITIVI Il risultato del tampone è disponibile in TreC+. In caso di esito positivo del test in allegato al referto si trovano le indicazioni igienicosanitarie e quelle per la gestione dei rifiuti. Il giorno successivo alla pubblicazione del referto del tampone positivo si troverà sempre in TreC+ il certificato di isolamento e i codici per prenotare autonomamente, al decimo giorno, il tampone molecolare di guarigione con Cup online. Per le persone che hanno ricevuto la dose booster (3° dose) o hanno completato il ciclo vaccinale da meno di

120 giorni, l’isolamento può essere ridotto a 7 giorni se sono sempre state asintomatiche, o se sono asintomatiche da almeno 3 giorni, a condizione che al termine di tale periodo, venga eseguito un test con risultato negativo. Il cittadino che volesse ridurre i tempi di isolamento, avendone i requisiti, si deve rivolgere al medico di medicina generale per farsi prescrivere il tampone antigenico. Quarantene dei contatti stretti conviventi e non È importante ricordare che, nel caso in cui i contatti stretti siano conviventi con il caso positivo, è raccomandato isolare la persona in una stanza dedicata, non condividere la biancheria e le suppellettili, sanificare il bagno e le maniglie, indossare la mascherina nei momenti in cui si hanno contatti con il positivo. Per le persone non vaccinate o che non abbiano completato il ciclo vaccinale primario o che abbiano completato il ciclo vaccinale primario da meno di 14 giorni la quarantena è di 10 giorni e, a fine periodo, è necessario un tampone antigenico o molecolare. Per i contatti stretti di positivi, se senza sintomi, la quarantena dura 5 giorni nel caso in cui abbiano completato il ciclo vaccinale pri-

Il Governo ha introdotto misure differenziate in base allo stato vaccinale.

mario da più di 120 giorni e abbiano tuttora in corso di validità il green pass, purché al termine di tale periodo venga effettuato un test molecolare o antigenico con risultato negativo. Nel caso in cui questi contatti stretti asintomatici abbiano ricevuto la dose booster, oppure abbiano completato il ciclo vaccinale primario nei 120 giorni precedenti o siano guariti da infezione da SARS-CoV2 nei 120 giorni preceden-

ti, non si applica la quarantena e non si devono effettuare tamponi se non sviluppano sintomi. Va osservato un periodo di autosorveglianza per 5 giorni, periodo nel quale è obbligatorio indossare dispositivi di protezione individuale di tipo FFP2 per almeno 10

giorni dall’ultimo contatto con il caso positivo. Nel caso di comparsa di sintomi durante l’auto-sorveglianza è prevista l’effettuazione di un test antigenico rapido; se permangono i sintomi, pur in presenza di un test negativo, il tampone va ripetuto in quinta giornata dal contatto con il positivo. CHIAMATA DA PARTE DELLA CENTRALE COVID Nei periodi di forte aumento

dei casi positivi la Centrale Covid non può garantire la chiamata immediata. Nel caso in cui la persona abbia un tampone positivo e non abbia sintomi, non verrà contattato dai servizi preposti al monitoraggio Covid ma dovrà in ogni caso osservare tutte le misure precauzionali per la diffusione del virus. In caso di comparsa di sintomi rilevanti le persone positive possono fare riferimento al proprio medico di medicina generale che potrà attivare il medico delle Unità speciali di continuità assistenziale (Usca). In attesa di ricevere la chiamata dalla Centrale Covid si può fare riferimento alle indicazioni ricevute tramite TreC+. I contatti stretti del caso positivo possono richiedere al medico di medicina generale la certificazione come lavoratore in quarantena. La chiamata da parte della Centrale arriverà in ogni caso alla negativizzazione della persona, per chiudere l’isolamento e disporre i certificati di isolamento nominali ai positivi e agli eventuali contatti, con le date coincidenti con i certificati di malattia emessi dai medici di medicina generale. I certificati di isolamento necessari verranno sempre inviati, anche a posteriori, dalla Centrale Covid.

A gennaio vaccinazioni non stop anche in Giudicarie Continua l’impegno di Apss sul fronte delle vaccinazioni contro il Covid, lo strumento di prevenzione più importante per proteggere se stessi e gli altri dalla malattia e dalle sue gravi complicanze. A gennaio, in Giudicarie, alle consuete sedute settimanali si aggiungono altre aperture straordinarie con possibilità di accesso diretto oltre a quello su prenotazione attraverso il Cup-online. Sabato 15, domenica 16, sabato 29 e domenica 30, dalle ore 8 alle ore 20, sono previste, nei Centri vaccinali della provincia, somministrazioni non stop per gli adulti con la pos-

sibilità di accesso diretto preferibilmente dalle ore 17. In Giudicarie sarà aperto il Centro vaccinale di Tione di Trento in via Roma 7 (Cinema Teatro). Le prenotazioni sono aperte sul Cup online dell’Apss ( h t t p s: / / c u p . a p ss. t n . i t / webportal/vaccinocovid/ main/home). Inoltre, sabato 15 gennaio si terranno sedute straordinarie a Pinzolo, nella sede delle scuole medie (in via della Pace) con orario dalle ore 9 alle ore 18, e nella Apsp “Villa San Lorenzo” di Storo (in via Sette Pievi 9) dalle ore 14 alle ore 19. Domenica 16 gennaio si vaccina nella Apsp “Rosa dei Venti” di

Borgo Chiese in via Cesare Battisti 6 – Condino, con orario 14-19. Per le somministrazioni ad adulti i vaccini utilizzati possono essere, con scelta al momento della prenotazione, Moderna oppure Pfizer. Per evitare assembramenti si raccomanda di presentarsi all’appuntamento puntuali (non più di cinque minuti prima). Per ridurre i tempi di permanenza nei centri vaccinali si consiglia di portare con sé la tessera sanitaria, il modulo per il consenso alla vaccinazione già compilato e la scheda anamnestica che si consiglia di stampare fronte-retro (scaricabili dal sito Apss https://bit.ly/3aUwBCX).


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Cooperando

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La seconda vita delle cose di Alberto Carli

Sulla piattaforma web donotrentino.it è possibile donare, o per chi ne ha bisogno cercare beni, in modo semplice ma soprattutto gratuito. È operativo il portale trentino per donare beni e tempo a chi ne ha bisogno. La piattaforma provinciale www.donotrentino.it è promossa da una rete di organizzazioni del volontariato e dell’assistenza con capofila Trentino solidale e la partecipazione di Caritas Diocesana di Trento, Cooperativa sociale CS4, Associazione Rotte Inverse APS e un gruppo di cittadini attivi. DONOTRENTINO è un progetto che vuole sostenere la generosità solidale delle persone, far conoscere le Che bellezza! Sono state queste le due parole più usate a Borgo Lares. È stata davvero grande la soddisfazione di tutti gli addetti ai lavori che grazie ad un sistema di innevamento senza eguali e soprattutto grazie ad una grandissima determinazione sono riusciti a sfruttare al meglio il freddo di inizio dicembre garantendo un’apertura che definire sensazionale è quasi riduttivo. L’ulteriore miglioramento dell’impianto di innevamento programmato con l’installazione altri generatori di neve automatici si è rivelato dunque ancora una volta decisivo per una stazione cresciuta in maniera esponenziale negli ultimi anni e che durante la stagione invernale garantisce lavoro ad oltre 60 persone. La stagione 2021 - 2022 sarà ricca di novità per il Centro Sci Borgo Lares che – ricordiamolo – dispone anche dell’illuminazione notturna. L’impianto anche in questa stagione è aperto al pubblico per due sere alla settimana, il mercoledì e il venerdì dalle 18.30 alle 21.00, così da offrire un’opportunità in più per

tante buone pratiche già in essere a livello locale e creare le sinergie necessarie per estendere e potenziare l’impatto positivo delle diverse iniziative in favore di chi ha bisogno. Sulla piattaforma web www.donotrentino.it è possibile donare, o per chi ne ha bisogno cercare beni, in modo semplice ma soprattutto gratuito. Il meccanismo è molto semplice: se abbiamo una cosa che non ci serve più, possiamo fare una foto e caricarla sul sito nella sezione “dono”, viceversa se cer-

chiamo qualche cosa basterà andare nella sezione “cerco”. Il sito è di facile uso e l’assegnazione di quanto offerto a chi ne ha bisogno viene curata dagli enti promotori e dai partner del progetto. In Giudicarie sono attivi la Caritas Valle del Chiese e la Caritas Rendena, ma il progetto è aperto anche ad altri enti o associazioni che si volessero accreditare. L’accreditamento è una fase importante per garantire il successo dell’iniziativa; infatti, solo chi opera da tempo a diretto contatto con perso-

ne e famiglie in difficoltà può curare al meglio la consegna mirata di quanto reso disponibile per il dono e ridurre così al minimo l’impegno e i costi di trasporto e consegna, incluso l’eventuale smontaggio e rimontaggio. I beneficiari delle donazioni sono persone e famiglie in situazioni di bisogno, in condizioni di marginalità̀ cronica o di difficoltà temporanea derivanti da eventi traumatici, come la perdita del lavoro o di un’attività̀ in proprio, le conseguenze di una separazione,

una grave malattia. Piccoli gesti che possono significare molto e che nascondono la grandezza delle persone. Piccoli gesti come i tanti giochi e peluche che molte famiglie hanno ricevuto nella settimana di Natale, con la spesa distribuita da Trentinosolidale. Un paio di coperte inutilizzate e donate, sono state utilizzate da una associazione (progetto “Vengo da Te”) che nel periodo invernale fa assistenza alle persone in strada. Una specchiera, una lampada, una coperta, piatti, bicchieri, libri

... per i ragazzi dell’Oratorio della Val di Gresta. Tanti oggetti che grazie ai donatori saranno riutilizzati al meglio. Tutti gli organizzatori hanno lanciato l’appello per il dono ai cittadini, agli enti e alle imprese. Hanno altresì rilanciato l’invito alle molte associazioni del volontariato, imprese sociali ed enti di assistenza che operano nella nostra valle accreditarsi per essere protagonisti della rete al fianco dei promotori.

Il Centro Sci Bolbeno aperto a tempo di record

chi studia o lavora, ma anche per gli atleti dei vari sci club, che spesso faticano a conciliare l’allenamento con la scuola. Tra le conferme della stagione appena iniziata non si può dimenticare l’opportunità davvero strabiliante offerta a tutte le scuole materne avente sede in uno degli oltre quaranta Comuni Convenzionati. Oltre alla possibilità di poter usufruire gratuitamente, per un’intera giornata, del campo primi passi “Bolbenolandia” e delle relative attrezzature con il costo del trasporto con pullman a carico della Pro loco di Bolbeno, anche quest’anno, grazie alla preziosa collaborazione del Ristorante “La Contea”, sarà offerto anche il pranzo a tutti i

bambini e ai loro insegnanti! Un’opportunità davvero straordinaria che testimonia l’attenzione ai più piccoli che ha sempre caratterizzato il Centro Sci e che sicuramente le scuole materne non si lasceranno scappare. Grazie agli sforzi dello Sci

Club Bolbeno, a partire dalla seconda settimana di gennaio sarà riproposto il famoso corso di sci che per il ventesimo anno consecutivo ha il prezzo ancora bloccato a soli 60 euro. Un vero e proprio miracolo reso possibile dal sostegno di

numerosi sponsor privati che trovano spazio e visibilità sul rinnovato sito internet dell’associazione (www.bolbeno.info) e grazie alla collaborazione degli istituti scolastici che nonostante la pandemia hanno trovato ottime forme di collaborazione. L’attrezzatissimo noleggio/laboratorio Sci rappresenta ancora una volta uno straordinario biglietto da visita della piccola ma efficientissima ski area con una dotazione di oltre 1.500 paia di sci e scarponi delle migliori marche perseguendo la politica di un altissimo standard qualitativo. La volontà è sempre quella di offrire all’utente qualità a prezzi contenuti (basti pensare che con 90 euro chi è in possesso di skipass stagionale

dell’impianto, può portare a casa sci, scarponi, bastoncini e casco). Una non-novità, ma che, come sempre, vale la pena sottolineare, è infine lo straordinario lavoro dei tanti volontari della Pro loco di Bolbeno, dello Sci Club Bolbeno e delle altre associazioni che collaborano, sia per l’organizzazione “logistica” della ski area, sia per la riuscita delle numerose manifestazioni: è solo grazie a loro se questo vero e proprio “miracolo” che non ha eguali lungo tutto l’arco alpino continua a rinnovarsi di anno in anno, migliorandosi sempre più e contribuendo a creare lo spirito di comunità che in futuro continuerà sicuramente a rappresentare un’arma vincente. (R.M.)


Giudicarie in numeri

di Virginio Amistadi

All’inizio dello scorso anno avevamo proposto il numero di matrimoni relativi all’anno 2018 per rito di celebrazione. L’incidenza dei matrimoni civili sul singolo anno si attestava in Giudicarie al 50% e al 63,1% a livello provinciale. In questo numero proponiamo una analisi più approfondita per l’ambito giudicariese e basata non su un singolo anno ma sul totale dei matrimoni celebrati nell’arco temporale di 16 anni a partire dal 2004. La possibilità di estendere la prospettiva temporale ci permette di fornire un dato meno sensibile agli andamenti annuali - la scarsa numerosità dei matrimoni determina infatti variazioni percentuali elevate al variare di poche unità - e di inquadrare meglio la composizione delle tipologie matrimoniali effettivamente presenti sul territorio. I dati in forma disaggregata sono stati ricavati dalla piattaforma http://dati. istat.it/ Per i nuovi comuni sono stati accorpati i dati antecedenti alla fusione con i dati successivi. Tra il 2004 e il 2019 in Giudicarie sono stati celebrati 1.824 matrimoni di cui 781 (42,8%) con rito civile. Le Giudicarie centrali con la Valle Rendena risultano sostanzialmente allineate al dato complessivo. La

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Matrimoni, oltre il 40% con rito civile

Tra il 2004 e il 2019 in Giudicarie sono stati celebrati 1.824 matrimoni di cui 781 (42,8%) con rito civile. le Esteriori sono le più legate alla celebrazione religiosa con il 63,4%. percentuale maggiore di matrimoni con rito civile si riscontra nella Valle del Chiese (45,9%). Le Giudicarie Esteriori evidenziano una incidenza di matrimoni con rito civile inferiore a tutte le altre con una percentuale del 36,6%. Il dato giudicariese complessivo risulta di 10 punti percentuali inferiore al dato provinciale dove, su un totale di 26.458 matrimoni, il 52,2% (13.803) sono stati celebrati con rito civile. Come ultimo dato riportiamo per un confronto dei dati giudicariesi e provinciali con i dati relativi ai principali comuni cittadini con più di 15.000 abitanti.

TAB.1 MATRIMONI IN GIUDICARIE NEL PERIODO 2004 - 2019 Territorio Rito religioso civile Totale % Civile Borgo Lares 35 9 44 20,5% Tione di Trento 85 84 169 49,7% Tre Ville 49 36 85 42,4% Giudicarie Centrali 169 129 298 43,3% Bondone 19 19 38 50,0% Borgo Chiese 65 39 104 37,5% Castel Condino 6 7 13 53,8% Pieve di Bono-Prezzo 46 28 74 37,8% Sella Giudicarie 89 80 169 47,3% Storo 93 97 190 51,1% Valdaone 29 24 53 45,3% Valle del Chiese 347 294 641 45,9% Bleggio Superiore 17 7 24 29,2% Comano Terme 81 58 139 41,7% Fiavè 27 16 43 37,2% San Lorenzo Dorsino 54 24 78 30,8% Stenico 34 18 52 34,6% Giudicarie Esteriori 213 123 336 36,6% Bocenago 8 12 20 60,0% Caderzone Terme 19 16 35 45,7% Carisolo 31 18 49 36,7% Giustino 19 22 41 53,7% Massimeno 3 2 5 40,0% Pelugo 9 9 18 50,0% Pinzolo 144 92 236 39,0% Porte di Rendena 42 35 77 45,5% Spiazzo 27 20 47 42,6% Strembo 12 9 21 42,9% Valle Rendena 314 235 549 42,8% Valli Giudicarie 1.043 781 1.824 42,8% Provincia Autonoma di 12.655 13.803 26.458 52,2% Trento Fonte: portale I.Stat – Dati elaborati Tab.2 Matrimoni nei comuni trentini con più di 15.000 abitanti nel periodo 2004 – 2019 Territorio

Rito

religioso Trento 2.158 Rovereto 701 Arco 404 Riva del Garda 253 Provincia Autonoma di 12.655 Trento Fonte: portale I.Stat – Dati elaborati

civile 3.676 1.080 637 684 13.803

Totale 5.834 1.781 1.041 937 26.458

% Civile 63,0% 60,6% 61,2% 73,0% 52,2%

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Messaggio promozionale

Fondazione Guetti Il Consorzio Elettrico di Stor


Arte

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Un Depero... giudicariese di Giacomo Bonazza

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Un documento lega in maniera veramente icastica il pittore alla nostra valle. I suoi straordinari appunti di viaggio “Alte montagne del Trentino. Visioni bibliche del Gruppo Brenta”, in seguito ad una gita estiva d’alta quota effettuata dall’artista nei primi anni Trenta sulle Dolomiti Occidentali.

Non ce ne vogliano gli amici nonesi, tanto più quelli roveretani, se per un momento giudicariezziamo - neologismo alla futurista! - il loro Depero (1892-1960), che comunque, in quanto genio universale, se ne farà un baffo delle nostre povere, provinciali appropriazioni, proprio lui che aveva teorizzato nientemeno che la “Ricostruzione futurista dell’universo”... non del minuscolo Trentino!! A dir la verità, se non direttamente con le Giudicarie, Depero ha a che fare con dei giudicariesi fin dagli anni della sua formazione alla Scuola Reale Elisabettina di Rovereto, dove incrocia i fratelli Lucillo (18951971) ed Iginio Grassi (1898-1973) di Storo. Quest’ultimo, giovanissimo studente, aderirà entusiasticamente alla neonata cellula futurista attivata nel capoluogo lagarino nel 1913 dall’incendiario artista di Fondo, prima di transitare al Politecnico di Milano per laurearsi in architettura/ingegneria ed iniziare una brillante carriera professionale prima al Comune di Varese, poi a quello di Brindisi. Lucillo Grassi, pittore, a cui abbiamo dedicato un ritratto nella nostra rubrica, avendo scelto come patria d’adozione gli Stati Uniti, è lo stesso che nel settembre del 1928 è ad accogliere Depero e la moglie Rosetta nel loro primo sbarco americano. Un altro artista giudicariese, il prete scultore di Godenzo Luciano Carnessali (1928-2003), intesserà una intensa se pur breve amicizia con Fortunato Depero a partire dai primi mesi del 1960 fino

1 - Fortunato Depero al Rifugio Grostè - Foto Pedrotti 1933 2 - Fortunato Depero al Rifugio Pedrotti 3 - Manifesto pubblicitario 1956

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al novembre dello stesso anno che vedrà la morte del genio roveretano. Don Luciano, in quei tempi giovane curato a Denno, potrà beneficiare dei consigli artistici dell’affermato e ben più anziano maestro facendogli visita un paio di volte a Rovereto, instaurando con lui un affettuoso rapporto epistolare, testimoniato da un disegno inequivocabilmente deperiano con dedica: “Al caro amico don Luciano Carnessali”. La scomposizione futurista arriva a toccare la ricerca formale del prete lomasino, all’inizio della sua avventura artistica, ancora attestato nella sua fase pittorica che precede cronologicamente quella scultorea, con una serie di opere tra cui emerge

emblematicamente una tempera su carta dal titolo “Sinossi dell’artigianato” (1960 ca.), un dinamico, moderno paesaggio dalle chiare influenze futuriste. Un po’ di Giudicarie sono ricomprese pure nel manifesto promozionale “Montagna stilizzata con sci e bastoncini da sci” del 1956, commissionato a Depero dall’Ente Provinciale per il Turismo di Trento, dove tra le altre stazioni turistiche invernali pubblicizzate con originale ed inconfondibile segno grafico, compare anche Madonna di Campiglio. Detto succintamente di questi collegamenti, che a loro modo avvicinano il grande Depero all’orizzonte giudicariese, il documento che però lega in

maniera veramente icastica il pittore alla nostra valle sono i suoi straordinari appunti di viaggio “Alte montagne del Trentino. Visioni bibliche del Gruppo Brenta”, in seguito ad una gita estiva d’alta quota effettuata dall’artista nei primi anni Trenta sulle Dolomiti Occidentali. Il prezioso manoscritto, custodito presso l’Archivio del ‘900 del Mart, all’interno del Fondo Depero, è suddiviso a sua volta in cinque capitoletti (“Giudicarie”, “Val Rendena”, “Crostè Rifugio Stoppani”, “Sentiero terremotato e doloroso incidente”, “Cameriera e scalatrice di roccie”), dove risplende in tutto il suo fulgore la prosa visionaria e trasfigurante del nostro, intrisa di un liri-

smo mai decadente, frutto di una sensibilità artistica non comune: un insolito omaggio poetico al paesaggio giudicariese! Ne bastino alcuni frammenti ricavati dai singoli capitoli. Da “Giudicarie”, riferito alla strada che dalle Sarche porta al Limarò, in viaggio verso la Rendena: “Lo stradone bianco, cento curve, pare una larga fune che ci tira rapidamente in alto. È la salita di Limarò. Strapiombi, strati contorti di rocce, gole violastre con nel fondo il Sarca, acque verdi arrabbiate, che balzano, si contorcono, schiumano e schizzano come serpenti feriti”; riferito ai villaggi del Banale che si intravedono in direzione Tione: “Lassù a destra paeselli arrampicati , branchi di case

di legno con in testa alti appuntiti tetti di paglia; case sgambettanti con travature, scalinate e balconi di legno con al collo fiocchi di paglia e in bocca ridenti garofani scarlatti. Nel cielo la bianca calotta della cima Tosa, messa di sbiego, con le nuvole ricciate dalla tormenta e uscenti da un lato. Berretto e ricci simili alle teste delle ragazze d’oggi”. Da “Val Rendena”, in viaggi verso Madonna di Campiglio: “Via e dentro la Val Rendena fra interminabili cascate di fitte conifere verdoscure. Infiliamo velocemente una serie di paeselli, quasi tutti rimessi a nuovo, mostrano ancora i ruderi di recenti incendi...Sfasciamento pittoresco e scenografico e sparatoria fiammeggiante di gerani. Sono quadri, bozzetti, cartoline illustrate, figure in carattere che ammiro in velocità. Ogni tanto il punto esclamativo verticale di qualche campanile isolato, appuntito come un lapis...”; salendo dopo Sant’Antonio di Mavignola con lo sguardo rivolto agli Sfulmini di Brenta: “Sguardo a destra, spettacolo-stupore. Una serie di cattedrali di vetro, diafane, che la luce proietta verso di noi. Controluce mattutina che traspare, sfuma, vaporizza in un incanto fumoso e luccicante. Gruppo di acutissimi pizzi, seghettati, sono le saette di pietra degli Sfulmini. Sulle loro vette piove una polvere d’oro. È un accenno panoramico del Paradiso”. Da “Crostè Rifugio Stoppani”: “Eccoci finalmente al Crostè. Minestra bollente. Fuori improvviso vento e bianchi aloni galoppanti di nubi aderenti la montagna. Folata di tempesta e spruzzate alternate di sole...Fuori piove, qualche tuono, sole e tempesta pallotolante e saltellante. I fulmini hanno spezzato i cordoni a un immenso numero di collane in cielo. I granelli preziosi balzano con gioia di burattini sulle lucide piastre di pietra. Roccie d’alpacca, d’argento...Il breve temporale fugge e rotola per le valli. Il sole deposita lastroni di cristallo malato. La carta sulla qualche prendo qualche appunto è abbagliante, mi fa male agli occhi e mi pare di scrivere sulla luce”. Depero in Giudicarie, pittore di parole!


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Associazioni

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L’Admo parla anche giudicariese di Martina Sebastiani

«Donare è stata un’ esperienza unica – racconta Alberto Zampiccoli – e di per sé veloce. Negli anni ho riportato la mia esperienza come testimonianza di un gesto semplice ma vitale, volevo continuare a dare il mio contributo». Admo sta per Associazione Donatori di Midollo Osseo e nasce nel 1990 a Milano; l’anno precedente nasceva il Registro IBMDR che contiene ad oggi i dati degli iscritti. Il Registro esiste in 55 Paesi: nella ricerca di persone compatibili, il confronto segue una scala nazionale, ma permette poi il confronto anche con le banche dati degli altri Paesi. Admo Trentino nasce nel ‘92 e, con la guida della presidente Ivana Pasqua Lorenzini, è arrivato a registrare più di 11.400 iscritti. Per operare in modo capillare sul territorio, sono stati istituiti dei referenti di zona: spesso, come molti dei volontari che fanno parte dell’associazione, sono persone che sono state coinvolte direttamente nella questione. È il caso di Alberto Zampiccoli, referente per la zona dell’Alto Garda-Ledro e Rovereto, che ha donato il midollo a Verona vent’anni fa e da allora è impegnato tra raccolte fondi e nella quotidiana sensibilizzazione del tema “Donare è stata un’ esperienza unica – racconta – e di per sé veloce. Negli anni ho riportato la mia esperienza come testimonianza di un gesto semplice ma vitale, volevo continuare a dare il mio contributo. Come volontari siamo presenti per parlare del tema a numerosi eventi pubblici e anche nelle scuole. Siamo impegnati anche con campagne di raccolta fondi – le più importanti quelle dei panettoni, colombe e Chicco Sorriso – in oltre 50 piazze trentine. L’ultima recente campagna ‘Un panettone per la vita’ è stata un successo, nelle Giudicarie siamo stati presenti a Rango, Pieve di Bono, Storo e Roncone”. È poi il caso di Erika Amigoni, moglie di Jacopo Reversi, il giovane 29enne originario della zona del Bleggio che è morto proprio a causa di una leucemia nel 2018: entrambi si erano iscritti ad

Admo. Da allora Erika è attiva in prima persona a favore di una donazione che potrebbe salvare la vita di qualcuno. Da gennaio 2021 è referente per la zona delle Giudicarie. “Da anni siamo presenti sul territorio giudicariese. Siamo disponibili settimanalmente al Punto Raccolta Sangue dell’ospedale di Tione per dare informazioni a chiunque interessato. La pandemia ha limitato le occasioni di contatto, ma ci siamo adeguati anche con webinar di senbilizzazione, in particolare in collaborazione con Comuni e Associazioni della Valle del Chiese e della Busa di Tione. Di recente ci stiamo muovendo anche in Rendena, la zona giudicariese dove forse eravamo meno presenti. Lo scorso 18 dicembre il Concerto dei Boomerang a Pinzolo ha devoluto il ricavato ad Admo Trentino. Abbiamo notato che il coinvolgimento delle Associazioni locali arriva in modo molto diretto al territorio, siamo quindi sempre aperti a nuove iniziative”. Incrementare il numero di iscritti nelle Giudicarie è molto importante: i dati parlano chiaro, più del 10% dei donatori effettivi di midollo osseo in Trentino negli ultimi 30 anni – dal 1992 ad oggi - è giudicariese. La scorsa primavera si contavano infatti 90 donatori effettivi nella Provincia Autonoma di Trento di cui 11 originari delle Giudicarie. Sono stati 5 i donatori da midollo osseo, 6 da sangue periferico; la prima donazione risale al 2004. Dati però in continuo aggiornamento che fanno ben sperare: il 2 ottobre Admo Trentino ha festeggiato un incredibile traguardo, quello dei 100 donatori effettivi. “Donare potrebbe spaventare – dice Alberto – ma in realtà è una procedura veloce e sicura, soprattutto fondamentale per salvare la vita di un’altra persona. Invito tutti i giovani ad iscriversi

ad Admo.” Aggiunge Erika: “Se non ti tocca personalmente è facile non interessarsi alla causa. Ma pensa... se i tuoi genitori, tuo fratello, la tua amica, tuo figlio fossero malati, non vorresti che qualcuno donasse per salvargli la vita? Perché non farlo tu?”. La donazione di midollo osseo è un gesto estremamente importante che spesso è ostacolato dalla tanta

disinformazione riguardante il tema. La prima reazione in una comune chiacchierata quando si parla di ADMO: “Chi ti dice non sia pericoloso? Ti toccano la schiena!” Che sia chiaro: midollo osseo non è midollo spinale. Come ci raccontano da ADMO, spiegata in parole semplici, il midollo osseo si trova all’interno delle ossa e contiene le CSE, ossia le cellule staminali emopoietiche, quelle cellule da cui

derivano i vari componenti del sangue, dai noti globuli rossi, alle piastrine, ai globuli bianchi del sistema immunitario: il midollo osseo è quindi come una ‘fabbrica del sangue’ per il corpo umano. La sua donazione è indirizzata specialmente a persone con malattie del sangue, come per esempio i vari tipi di leucemie. Donare un po’ di midollo osseo significa donare la possibilità – a volte l’unica rimasta per il ricevente - di

avere di nuovo una fabbrica del sangue funzionante. Non c’entra niente quindi la ‘schiena’, dove il midollo spinale è protetto nella colonna vertebrale: sono altra cosa. In tutto questo, una considerazione fondamentale: per donare il proprio midollo osseo a un’altra persona ci deve essere compatibilità. Si dà il caso che la percentuale di compatibilità sia pari a 1 su 100.000: significa che solo una persona su centomila iscritte è compatibile con una malata e quindi può donare il proprio midollo e salvargli la vita. È una coincidenza fortunata essere compatibili! Per diventare un donatore, una persona si iscrive ad Admo compilando l’apposita domanda, viene poi chiamato a fare un prelievo di sangue – la cosiddetta tipizzazione – con cui si inserisce il suo codice genetico nel Registro per i Donatori di Midollo Osseo, la banca dati nazionale. Per un discorso di tutela del donatore, la legge prevede che l’iscrizione sia possibile solo dai 18 ai 35 anni di età, mentre la donazione non oltre i 55 anni di età. Il donatore può donare una sola volta, eccezion fatta per una seconda allo stesso ricevente oppure in favore di un proprio familiare.


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Coro Cima Tosa di Fiavè-Stenico, 20 anni di canti in amicizia di Gianpaolo Antolini*

Il canto popolare racconta la nostra storia, le nostre tradizioni, ci aiuta a conoscere il nostro passato, le nostre radici... riportandoci indietro nel tempo ai mestieri, alle fatiche di chi ci ha preceduto, al loro modo di intendere e di affrontare la vita.

Correva l’anno 2002 quando il Coro Rio Bianco di Stenico e il Coro La Pineta di Fiavè decisero di unire le forze per dare vita al Coro Cima Tosa. Da allora sono cambiate tante cose, ma non l’amore e la passione per il canto popolare, per le emozioni e le suggestioni che proviamo ogni volta che saliamo su un palco o entriamo in una chiesa e iniziamo a cantare. Il canto popolare racconta la nostra storia, le nostre tradizioni, ci aiuta a conoscere il nostro passato, le nostre radici... riportandoci indietro nel tempo ai mestieri, alle fatiche di chi ci ha preceduto, al loro modo di intendere e di affrontare la vita. Ed è un mezzo straordinario attraverso il quale poter esprimere l’amore per le nostre montagne, la nostra terra, le nostre Comunità. Il repertorio che proponiamo spazia dai canti della tradizione popolare, di montagna a quelli natalizi. Abbraccia canzoni che narrano vicende umane dolorose, legate al duro lavoro e alla crudeltà della guerra, ma anche eventi e situazioni gioiose, idilliache: l’amore e i sentimenti verso le persone care, le serenate, il corteggiamento... le meraviglie del creato e dell’ambiente che ci circonda. Un giovane che non ha

mai ascoltato “La pastora” o “Siam prigionieri” e che non ha la minima idea di cosa sia il canto popolare, si lascia sfuggire qualcosa di importante e significativo per arricchire la sua formazione culturale, per approfondire la storia e l’identità della Comunità cui appartiene. Ma il coro è anche tante altre cose insieme: è amicizia, ritrovarsi in compagnia, condividere degli obiettivi... incontrare persone, girare il mondo, aprirsi ad altri orizzonti e ad altre culture. Nell’anno appena trascorso il Cima Tosa ha festeggiato i 30 anni di direzione

del suo maestro, Piergiorgio Bartoli, che aveva iniziato nel 1991 a guidare il Coro La Pineta: la sensibilità musicale, la sua capacità di appassionarci e di condurci per mano dentro le storie che raccontiamo attraverso i canti sono per noi una assicurazione imprescindibile, una garanzia per il futuro. L’emergenza sanitaria di questi ultimi due anni ci ha costretto a frenare e a interrompere per alcuni periodi la nostra attività. Ma quando le circostanze lo hanno permesso, abbiamo ripreso a cantare, a incontrarci settimanalmente per le prove, a rivalutare

e aggiornare gli obiettivi... insomma a guardare con fiducia al futuro. Nel corso del 2021 abbiamo tenuto sette concerti, due fuori regione - a Bellagio, sul lago di Como e a Soave (VR) - nei quali siamo stati chiamati a rappresentare la Coralità trentina. Purtroppo abbiamo vissuto anche momenti tristissimi: in estate abbiamo perso Pietro, alla fine di dicembre Guerrino... due di noi. Due tenori primi, due solisti, due voci bellissime che hanno fatto la storia del nostro coro. Ora ci ascoltano da lassù, come altri che li hanno preceduti e ai quali va il nostro grato e affettuoso ricordo. Eventi dolorosi come questi ci spingono a riflettere sul senso profondo della vita, ma possono e devono diventare messaggi per spronarci ad andare avanti, a continuare nell’impegno cui Pietro e Guerrino hanno dedicato

entusiasmo, passione, intelligenza. In questi vent’anni di attività sono stati innumerevoli gli eventi cui abbiamo partecipato e, fra questi, tanti quelli da incorniciare. Nel 2007 il Coro ha inciso il suo primo album dal titolo “Adess che sem chi tuti”, una raccolta di alcuni fra i più celebri brani popolari del Trentino. Cinque anni dopo, in occasione del decennale, ha registrato un secondo CD, “Echi a sera”, e ha partecipato a Verona al 13° Concorso Internazionale di canto corale, ottenendo il primo posto nella sezione ‘voci pari maschili’. Stesso piazzamento nel 2016 ad Arco di Trento, al Concorso Nazionale intitolato a Luigi Pigarelli. Nel 2012 il Coro è volato in Brasile a rappresentare l’Italia al Festival Internazionale di canto popolare e più recentemente, in occa-

sione di importanti eventi di rappresentanza civile e religiosa, si è esibito a Roma, in Terra Santa, a Mosca e a Cracovia, dove ha inaugurato lo spazio che il Centro San Giovanni Paolo II ha voluto dedicare al Trentino per ricordare i soggiorni di Papa Wojtila nella nostra terra. Lo spirito che accomuna i coristi fondatori e i nuovi entrati è sempre il medesimo: fare gruppo in armonia, mettendoci volontà e impegno per poter migliorare sempre di più l’aspetto musicale e artistico. Ma non solo: tutti gli avvenimenti ai quali partecipiamo, incluse le feste e le manifestazioni culturali programmate sul territorio, sono fondamentali anche per consolidare l’amicizia, il senso di appartenenza al Coro e alle nostre Comunità. Un doveroso ringraziamento va a tutti i cantori, di ieri e di oggi, al nostro maestro, ai nostri collaboratori e, in particolare, ai presidenti che si sono succeduti negli anni - Guerrino Franceschi, Mirko Franceschi, Elvio Busatti, Diego Cornella - per la passione e l’ entusiasmo che hanno saputo trasmettere al gruppo. Un ultimo riconoscente pensiero ancora a Pietro e Guerrino che ora cantano lassù, insieme agli angeli. Entro la fine del 2022 emergenza sanitaria permettendo - il Coro, ora presieduto da Luciano Azzolini, ha in programma l’incisione di un nuovo CD per celebrare degnamente questi suoi primi vent’anni di attività. *vicepresidente Coro Cima Tosa


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PAG. Le voci dei nostri studenti

esto numero il “Giornale delle Giudicarie” riserva ogni mese una sua intera pagina al uto degli studenti dell’Istituto “Lorenzo Guetti”, dando loro spazio e voce. La ne e tutta la redazione del Giornale attribuiscono molta importanza all’apporto di azioni, conoscenze, riflessioni e proposte che essi potranno offrire. Vi è nell’Istituto ezionale ricchezza di giovani menti che, contando su uno straordinario corpo i, può esprimere, con conoscenza e creatività, importanti riflessioni e idee utili per comunità giudicariese, e oltre. studenti – che lasceremo riposare nel periodo estivo – potrà essere un utile io per sentirsi maggiormente partecipi e protagonisti della vita culturale e conomica della loro terra, sulla quale sapranno pure far riflettere i raggi di quegli ti europei e internazionali più ampi verso i quali desiderano proiettare il proprio L’iniziativa potrà pure contribuire a realizzare un ulteriore raccordo fra la stessa

Caro Catcaller, Come stai? È da molto che non abbiamo tue notizie, più o meno 20 minuti. È così bello rivederti! Per fortuna ti abbiamo sentito molestare quella ragazza laggiù, che esagerata a urlarti contro, vero? E per cosa poi? È lei che dovrebbe vestirsi con più attenzione, anche se ci sono solo 39 gradi, almeno un maglione va indossato. Per non parlare del modo in cui sedeva al tavolo, in disparte e guardando il cellulare. Senza dubbio tutto ciò implicava che volesse conoscere meglio te e le tue mani, non possiamo darti torto. Quindi, niente paura! Tu e i tuoi istinti (perché così li chiami, no?) non avete di che preoccuparvi. Anzi, perché per completare l’opera non torni alle tue origini e vai a procacciarti il cibo come un vero uomo che segue i suoi istinti animali? A quei tempi tuttavia i cavernico-

Scuola

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Lettera a un catcaller ti ragione: è un gran bel complimento! Il genere di cosa da dire alla tua sorellina prima che esca di casa la mattina per andare a scuola, alla tua fidanzata, a tua madre. Sembra così gratificante da farci venir voglia di fare cambio. Ah, non verrebbe anche a te da gettarti ai nostri piedi

dopo che ti abbiamo seguito assiduamente per minuti interi? Perché ti agiti tanto se non c’è nessuno in vista, ancora non l’hai imparato? La gente ignora, non puoi sfuggire, anche perché se tentassi di chiedere aiuto, in pochi farebbero qualcosa. Perché questa ormai,

per noi, è la normalità. Eppure non può essere definita tale se si applica solo a noi, giusto? Quindi, quando vuoi metterti nei nostri panni, facci un fischio! Ah no, aspetta, non c’è bisogno di dirtelo. Tue (perchè altro non possiamo essere), Eloisa e Sofia

Catcalling, ma cos’è?

li cercavano approvazione facendosi valere nella caccia, non urlando: “Abbella, ti va di fare un giro sulla mia clava?” Per poi

aggiungere subito dopo: “Dai su non prendertela, si scherzava”. Che poi giustamente, ripensandoci, bisogna dar-

Le Parole dell’Europa

UNITÁ. Alla fine della Seconda guerra mondiale gli Stati europei vivono una profonda crisi economica e sociale. La gente è stanca di guerre, che hanno portato milioni di morti e distruzione, e chiede pace. Per far fronte a ciò, il 18 aprile 1951 viene firmato a Parigi un Trattato con il quale sei Stati europei decidono di gestire in comune acciaio e carbone: prodotti serviti per la guerra divenivano strumenti di collaborazione e pace. E’ questo il primo passo verso una cooperazione economica, e anche politica: la creazione di una istituzione in cui realtà diverse, mantenendo la ricchezza delle loro culture, si sono unite per operare insieme a favore della pace e della prosperità; una realtà che oggi viviamo nell’Unione europea. Alla base di questa unità deve esserci il rispetto dei diritti e il mantenimento della democrazia. Spesso un’unità è rappresentata da simboli, come nel caso dell’Unione europea, in cui si evidenziano una comunione di intenti e obiettivi comuni. I simboli europei sono la bandiera a sfondo blu con le 12 stelle oro, l’inno, tratto dalla nona sinfonia di Beethoven e il motto: “Unità nella diversità”. La festa dell’unità europea si festeggia ogni anno il 9 maggio, nel ricordo della “dichiarazione Schuman” del 9 maggio 1950 che accese la scintilla dell’unificazione europea. A cura della classe terza LSM

Un argomento di cui non si parla abbastanza è anche quello riguardante il catcalling, fenomeno che negli ultimi anni sta diventando sempre più presente. Per catcalling si intende una serie di atti, come complimenti non richiesti, commenti volgari indirizzati al corpo della vittima o al suo atteggiamento, fischi e strombazzate dall’auto, domande invadenti, offese e perfino insulti veri e propri che, in quanto ritenuti una mancanza di rispetto e un’incentivazione al sessismo, costituiscono una molestia sessuale e una molestia di strada. Molto spesso quando si pensa alla violenza sulle donne si prende in considerazione soltanto quella fisica, ma bisogna in realtà capire che molte volte violenza non è solo un gesto fisico, ma è anche una parola di troppo. Purtroppo sono sempre di più le donne vittime di questo atteggiamento, il quale le porta a provare moltissime sensazioni ed emozioni contrastanti tra loro che, oltre a farle sentire impaurite e insicure, inizia anche a portarle a sentirsi oggettivizzate, arrivando al punto di credere che in parte sia colpa loro. Ci sono stati molti studi riguardanti questo fenomeno, tra cui quello di Hollaback! in collaborazione con la Cornell University che ha raccolto i dati di questo fenomeno, realizzando un database per riuscire a conoscere i numeri

di questa molestia. Da questo studio è emerso il fatto che la maggior parte delle donne subisce le prime molestie di tipo sessuale già tra gli 11 e i 17 anni e che circa il 50% delle donne in 22 paesi ha affermato di essere stata anche toccata contro la sua volontà, portando dunque a capire che il catcalling può anche non fermarsi solo alle parole. Questo studio ha preso in considerazione anche donne italiane, le quali hanno attestato quanto questo fenomeno sia presente anche nel nostro Paese. Infatti l’88% delle donne intervistate ha dichiarato di aver dovuto cambiare strada almeno una volta nella vita a seguito di molestie verbali. Per fortuna ci sono molti attivisti che stanno lavorando per far sì che questo fenomeno sia sempre più conosciuto, cosicché esso possa essere almeno circoscritto, sperando che le persone capiscano veramente quanto il rispetto sia importante. Bisogna iniziare a capire che c’è una grande differenza tra complimenti e insulti e bisogna anche sempre tener presente che non si sa mai come la persona che si ha davanti possa reagire a tali affermazioni, che sembrano innocue, ma che in realtà tutto sono tranne che quello. Anna Floriani

DDL Zan, una tutela per la libertà comune Oggigiorno, le discriminazioni riguardo al sesso, e non solo, sembrano non cessare; nel nostro ordinamento esiste già la Legge Mancino, legge che vieta l’incitamento all’odio e discriminazione sulla base di razza, etnia, religione e nazionalità, ma che non tiene in considerazione minoranze della società che vengono discriminate ogni giorno a causa del sesso, del genere, dell’orientamento sessuale, della disabilità e dell’identità di genere, ossia la percezione che ogni persona ha di sé e del

proprio essere mascolino o femmineo. Per questo motivo, il 4 novembre del 2020 la Camera dei Deputati ha approvato il disegno di Legge Zan, più comunemente chiamato DDL Zan; si tratta di una legge, a firma del politico, attivista LGBTQ+ Alessandro Zan, che propone misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità. Si parla di categorie che precedentemen-

te non erano considerate dalla nostra società, condannando discriminazioni e incitazione all’odio nei confronti di esse, non più con aggravante per motivi futili, ma con aggravante per reato d’odio. Si tratta di una proposta di legge orientata a tutelare chi davvero necessita di tutele, con anche l’obiettivo di istituire una giornata, dedicata alla sensibilizzazione di argomenti come l’omotransfobia o la chiarificazione di alcuni termini su cui c’è grande confusione, come il “Gender”, in modo da poter portare

più consapevolezza nella società. Importante sottolineare che questo disegno di Legge non ostacola la libertà d’espressione o la propaganda contro tali categorie, ma si impegna a punire eventuali reati solo in caso di “concreto pericolo”. Il DDL Zan sarebbe stato un passo avanti in una società che sta aprendo la mente e sta imparando a riconoscere se stessa, purtroppo però, con 154 voti a favore, 131 contrari e 2 astenuti, il 27 ottobre del 2020, il Senato, approvando la cosiddetta “tagliola”, ha di

fatto affossato il disegno di legge Zan, poiché il centrodestra si è dimostrato contrario al concetto di identità di genere. I senatori si sono rallegrati del fatto che l’Italia resti uno dei tre Paesi nell’ Unione Europea a non avere alcuna legge contro l’omofobia, insieme a Repubblica Ceca e Polonia, o che solo il 22% dei diritti della comunità LGBTQ+ sia rispettato nel nostro Paese, ponendoci al 35esimo posto in Europa, con livelli di protezione inferiori a quelli dell’Ungheria. Una Legge come il DDL Zan

sarebbe necessaria, perché persone da sempre discriminate, definite “diverse” e di conseguenza emarginate, non devono più sentirsi sbagliate per ciò che sono, non devono più avere paura di sentirsi se stesse e nascondersi, ma sentirsi liberi di esprimere se stessi, senza essere discriminati e senza ricevere futile odio da parte di persone che non riescono ad accettare chi è differente da loro, perchè tutti devono essere liberi di essere se stessi. Sara Nicolini


Cultura Un festival dedicato ai temi della memoria e della cittadinanza attiva, con l’obiettivo di superare il formalismo ripetitivo del quale è spesso vittima la Giornata della Memoria del 27 gennaio e riportare memoria e storia ad essere “maestre di vita” per i cittadini di oggi. È nato così, a gennaio del 2021 nell’incertezza di fare un evento in pieno periodo di pandemia quando tutti gli altri eventi venivano annullati, il festival Living Memory. Un programma pensato per entrare nelle scuole con un proposta di qualità sul tema della memoria ma anche per portare il pubblico ad occuparsi di queste tematiche. Organizzato dall’associazione Terra del Fuoco Trentino - che per il Nord-est d’Italia si occupa del progetto-viaggio Treno della Memoria dedicato ai giovani fino ai 27 anni - Living Memory

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di Denise Rocca

Dal 17 gennaio torna il festival di Trento sulla memoria. Teatro, musica e la testimonianza di 5 sopravvissuti all’orrore dei campi e dei rastrellamenti. andrà di nuovo in scena a Trento dal 17 al 27 gennaio con la possibilità di seguire gli eventi in presenza al

Teatro Sociale di Trento (previa prenotazione) e, all’esaurimento dei posti in sala, in streaming sul sito

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Living Memory, la forza dell’impegno

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dell’associazione. L’edizione di questo gennaio 2022 è dedicata a quel legame indissolubile, per gli organizzatori, fra la conoscenza del passato e l’essere cittadini oggi. Senza memoria, in molti da Pierpaolo Pasolini a Primo Levi, l’hanno sottolineato, essere cittadini del proprio tempo è un’impresa ardua. Il rischio è quello di essere come criceti su una ruota: destinati a fare sempre lo stesso giro, ripetendo le stesse azioni, gli stessi errori, incapaci di riconoscere i segnali di derive pericolose, ricominciando sempre dall’inizio la strada verso un mondo più equo, libero, democratico. Il festival, dopo l’edizione di gennaio scorso nel quale si è concentrato sulla necessità di diventare “Testimoni di testimoni” nell’epoca in cui i superstiti dell’Olocausto stanno scomparendo, si concentra quindi in questa nuova edizione sulla scelta e sul ruolo individuale con “La forza dell’impegno”: se dividere il mondo in “buoni” e “cattivi” è una lettura superficiale che rischia di insabbiare le responsabilità, ecco che ragionare sull’apporto del singolo alla realtà che lo circonda è un modo per costruire il proprio essere cittadini attivi, consapevoli del proprio ruolo nella comunità nella quale viviamo. Cuore e momento di grande suggestione ed emozione del festival sono le cinque testimonianze di altrettanti sopravvissuti che interverranno alla manifestazione: Oleg Mandiç, bambino ad Auschwitz, che uno scatto fotografico ha catapultato nei libri di storia alla Liberazione quando si chiuse alle spalle il cancello del campo; Regina Sluszny, una dei 6mila bambini nascosti da famiglie non ebree durante la Seconda Guerra Mondiale per sal-

varli dalla deportazione, a testimonianza che le scelte di ciascuno possono fare la differenza, anche fra la vita e la morte; Halina Birenbaum, la cui famiglia è stata sterminata durante l’Olocausto, sopravvissuta dopo essere stata nei campi di Majdanek, Auschwitz, Ravensbrück e Neustadt-Glewe; Bogdan Bartnikowski, sopravvissuto ad Auschwitz; Liliana Manfredi, fucilata con la famiglia nell’eccidio della Bettola e miracolosamente sopravvissuta grazie all’intervento di un nazista. È la scelta individuale, ancora una volta, a fare a differenza anche nella storia di Liliana Manfredi. Memorie personali di un pezzo di storia la cui risoluzione ha forgiato il futuro dell’Europa: memorie che aiutano a comprendere i diversi aspetti di quel passato ancora così ingombrante e presente nelle vite di tutti noi. Accanto alle testimonianze, il festival propone un programma ricco di spettacoli, tavole rotonde e lezioni, con un parterre di ospiti d’eccezione: la direttrice delle pubblicazioni del Museo Statale di Auschwitz Jadwiga Pinderska-Lech, il direttore della Fondazione Museo Storico Giuseppe Ferrandi, le guide del museo di Auschwitz Diego Audero e Michele Andreola che affronteranno, fra gli altri, anche il tema della resistenza e dei tentativi di fuga dal campo, l’attore Marco Alotto, il maestro Andrea Vigliocco. Non solo incontri, ma anche libri, musica e arte caratterizzano Living Memory. Fra gli appuntamenti dedicati alle arti, sul palco del Sociale l’attore regista e sceneggiatore Marco Alotto porterà la prima nazionale dello spettacolo “La via del cielo” di Juan Mayorga: il testo teatrale racconta la grande bugia nazista sul ghetto di Terezin, presentato, durante una visita di sei ore della Croce Rossa nel 1944, come un ghetto modello, un’immagine del tutto finta, con gente sana, vitto abbondante e alloggi puliti, tutt’altro che sovraffollati. Questi solo alcuni degli invitati e degli eventi che porteranno il loro contributo ad una riflessione e una lettura dei fatti storici e delle memorie di chi li ha vissuti in chiave di impegno contemporaneo.


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Usi civici, l’attualità di un presidio antico Asuc da poco eletti. Ma c’è di più: la recente nascita di una Cooperativa di Giovani quale ‘Fuoco’ che ha come obiettivo la gestione dei beni Comuni in forma moderna è un’altra testimonianza del valore tramandato dalle Asuc e prova del sentimento delle nuove generazioni.

di Martina Sebastiani

Intervista a Gianfranco Pederzolli, presidente dell’Asuc di Stenico. «Le Asuc sono la prova che si possono gestire grandi proprietà anche attraverso vecchie forme di democrazia». Asuc - Amministrazione separata dei beni frazionali di uso civico – una sorta di terza via tra pubblico e privato che getta le sue radici in tempi antichi e nelle tradizioni dell’arco alpino: sopravvive oggi? Ne parliamo con Gianfranco Pederzolli, recentemente rieletto alla guida dell’Asuc di Stenico con 97 voti, assieme a Antonio Sebastiani (93 voti), Fabiano Bailo (66 voti), Martina Todeschini (61) e Domenico Felicetti (59). Ruolo dell’Asuc ieri ed oggi. Cosa è cambiato? Le Asuc sono da sempre un forte elemento identitario delle nostre Comunità. Sono nate nei secoli passati per motivi di sopravvivenza come forma associativa tra le genti che vivevano in montagna. Permettevano ad esempio di beneficiare di ampi spazi comunitari per l’allevamento del bestiame e per l’uso del legname, assicurando a qualsiasi classe sociale gli stessi diritti su quelle proprietà considerate collettive. Nel tempo, le Asuc hanno fatto sì che la proprietà collettiva rimanesse unita e protetta da speculazioni private, parallelamente hanno tutelato e conservato ampi habitat naturali su vaste aree di

montagna. Oggi il loro impegno è quello di mantenere, conservare e accrescere i beni che sono stati trasferiti a noi dalle generazioni passate, anche come socialità e coesione della nostra Comunità. Creano perciò una risorsa economica da utilizzare sia per il mantenimento del patrimonio esistente, sia per promuovere nuove opportunità e finalità comuni, in diversi campi, da quello ambientale a quello culturale, da quello sociale a quello turistico. Asuc e società odierna, hanno ancora senso di esistere? Indubbiamente. L’esistenza oggi di queste Amministrazioni dà una testimonianza tangibile e moderna del senso già più volte pronunciato di Beni Collettivi. Un senso che declinato in vari aspetti sfocia anche in prestigiosi riconoscimenti. Nel 2015, anche grazie alla presenza dell’Asuc, il territorio delle Giudicarie Esteriori, del tennese e della valle di Ledro, ha ricevuto il titolo di patrimonio Unesco. Le Asuc sono la prova che si possono gestire grandi proprietà anche attraverso vecchie forme di democrazia. A questo si aggiunga he nella maggior parte dei casi i Co-

mitati Asuc sono formati da persone che non ricevono nessuna indennità e mettono il loro tempo libero al servizio della loro Comunità. Inoltre, pur essendo enti autonomi dal Comune, le Asuc molte volte aiutano i Comuni stessi nella gestione della proprietà concorrendo al pagamento di alcuni servizi di tutela attiva quali il Corpo Forestale. Non stupisce quindi il ritorno in vita di molte Asuc sul territorio. No non stupisce. In questi ultimi anni il loro numero è cresciuto. Se da un lato le fusioni dei Comuni hanno cercato di migliorare i servizi da offrire ai cittadini, dall’altro lato è diventato più distante il rapporto di socialità e coesione fra le

persone. La rinascita dell’Asuc cerca di annullare questo distacco, mantenendo sempre vivo l’attaccamento al territorio e la sua salvaguardia. Asuc e nuove generazioni, quale rapporto c’è? Ho notato che da alcuni anni sul nostro territorio sempre più giovani sentono un legame con la loro terra d’origine, e un’attrazione particolare verso questa forma di gestione millenaria. Si tratta di un senso civico condiviso con le generazioni passate, che guarda al saper vivere in montagna cercando di creare nuove opportunità di lavoro inserite con rispetto nel territorio che li circonda. Alcune prove sono proprio la presenza di giovani all’interno dei vari Comitati

Veniamo a Stenico, l’Asuc che presiede. Qual è il bilancio dell’ultimo mandato? Negli ultimi cinque anni ci siamo mossi per il rifacimento dell’acquedotto in concomitanza con l’elettrificazione della Val Algone. Abbiamo poi puntato molto sul legame con enti ed associazioni del territorio: ci siamo impegnati in collaborazioni con associazioni di paese per l’organizzazione delle tradizionali festività, in particolare Carnevale, San Vigilio e San Martino; nella disposizione dell’area Roccolo-Montagnone per l’ampliamento del percorso BoscoArteStenico; in accordi con il Parco Naturale Adamello Brenta per la gestione di Malga Valagola e per rendere usufruibili i percorsi per il centro Flora e la Cascata anche a persone con disabilità. In modo diretto ai censiti, invece, siamo riusciti a garantire il servizio di consegna legna da ardere a domicilio a prezzo agevolato nonostante le difficoltà della Tempesta Vaia, non ultima l’attuale mancanza di ditte disponibili a compiere il lavoro richiesto. Progetti per i prossimi cinque anni? Ci aspetta un program-

ma impegnativo. È nostro obiettivo ottenere l’allacciamento a Stet per i tre stabili del refettorio, Malga Stabli e Casa Cacciatori, oltre a un intervento di manutenzione straordinaria al tetto della casina in Valagola e la ristrutturazione della casina ex Woida. Il caso della ristrutturazione di Maso al Pont sta già occupando una delle nostre priorità. Il compendio, struttura strategica per il territorio da più punti di vista, va impiegato per non vanificare l’opera appena conclusa ed evitarne il deperimento conseguente a disuso: ci stiamo muovendo per l’assegnazione della sua gestione anche ad eventuale privato vista la mancanza di soggetti pubblici interessati. Ci sarà dialogo costante con il Comune di Stenico, in particolare per la gestione e manutenzione delle strade forestali di Valarmus, Piné, Credata, Spina e Plaz e per una collaborazione al fine di assumere un operaio stagionale che si occupi di manutenzione del verde e della pulizia del paese. Rivolgeremo aiuti anche economici ad associazioni di volontariato nel Comune di Stenico per accrescere la cultura della socialità e della convivenza. Per quanto riguarda i censiti, oltre alla continuazione del servizio legna, spingeremo verso nuove forme di collaborazione per valorizzare l’immagine del paese, con il mantenimento e la creazione di nuove aree di arredo urbano. Infine, per un contatto diretto, sarà data attenzione ai mezzi comunicativi come il sito internet e la casella di posta elettronica.


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Messaggio promozionale

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Meteo permettendo, le prime piste della Skiarea Campiglio apriranno il 27/11

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Territorio Lo scorso mese di dicembre la Cassa Rurale Adamello Giudicarie Valsabbia Paganella ha organizzato 4 incontri territoriali riservati ai Soci dal titolo “InsiemeNoi For Christmas” nei quali è stato presentato il Bilancio Sociale. Insieme ai membri dei Gruppi Operativi Locali sul palco si sono avvicendati i protagonisti delle iniziative che ogni anno la Cassa Rurale mette in campo a favore delle proprie comunità. Quattro serate ricche di testimonianze nelle quali i rappresentanti delle associazioni del territorio hanno presentato le iniziative ed i progetti messi in campo grazie al sostegno de La Cassa Rurale. I giovani hanno testimoniato lo sforzo della Cassa di creare opportunità

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Presentato il Bilancio sociale de “La Cassa rurale” attraverso iniziative come In English ed InEurope. Gli imprenditori hanno evidenziato l’utilità dei percorsi formativi promossi dalla Cassa ai quali hanno partecipato. Gli enti del territorio hanno pre-

sentato i risultati di alcuni progetti promossi in rete con la Cassa Rurale ed altre istituzioni, sottolineando l’importanza che ha l’alleanza tra le istituzioni per la realizzazione di obiettivi importanti.

Nelle scorse settimane tutti i soci hanno ricevuto, via mail o a mezzo posta, una copia del Bilancio Sociale. Per averne una copia basta rivolgersi agli sportelli de la Cassa Rurale.

“Un Anno Insieme” è il titolo del Bilancio Sociale de La Cassa Rurale nel quale vengono rendicontate ai soci tutte quelle iniziative di carattere non bancario che contraddistinguono il “fare La Cassa Rurale”. Il Bilancio Sociale raccoglie infatti tutti i progetti e le attività realizzati nel periodo che va da luglio 2020 a Giugno 2021 a favore delle associazioni, dei soci, dei giovani, delle imprese e del territorio in generale. Come conoscere le iniziative promosse da La Cassa Rurale? Tutte le iniziative sono sempre pubblicate sul sito istituzionale www. lacassarurale.it. Sul sito www.prendiilvolo.it sono invece presenti tutti i progetti riservati ai giovani del territorio. Tre volte all’anno viene inoltre recapitata a tutti i soci La Cassa Informa, la rivista periodica che presenta tutte le iniziative in programma e rendiconta quelle già realizzate. La Cassa Rurale è inoltre presente su Facebook e sui principali social sia con il profillo istituzionale “La Cassa Rurale” che con quello dedicato ai giovani “Prendi il volo”.

BIOS SNC

di Francesco Bologni & C. Sede legale Fraz. Agrone n°61 38085 - Pieve di Bono (Tn)

Sede operativa Via 1° Maggio 22/D 38089 Storo (TN)

INFO info@biosgiardini.it www.biosgiardini.it


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Cultura

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Artaban, il quarto Re Magio di Chiara Garroni

La leggenda sull’esistenza di un quarto Re Magio nel libro “Artaban il quarto Re”, del pastore della Chiesa presbiteriana Henry Van Dyke, nel 1896. È difficile scrivere qualcosa di bello sull’anno appena iniziato, ma è ancora tutto così incerto e non troppo rassicurante, che ho deciso di puntare sulla tradizione, e con buona pace della commissione europea che con le sue linee guida sulla comunicazione intendeva eliminare i riferimenti alla religione cristiana, mi dedicherò ai Re Magi. Personaggi un po’ misteriosi che trovano posto nel presepe, che mi auguro tutti noi abbiamo allestito nelle nostre case, nella speranza che abbia dato un po’ di serenità al nostro Natale. Tra tutti gli evangelisti solo San Matteo li menziona nel suo Vangelo: Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: «Dov’è il re dei Giudei

che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo” (Matteo 2,1-2). In effetti Matteo non ha specificato quanti fossero i Re Magi, da nessuna parte c’è scritto che fossero soltanto tre. Solo le leggende successive ne hanno individuati tre, e hanno anche dato loro dei nomi: Gaspare, Melchiorre e Baldassarre. È probabile che il numero dei Magi esprima la volontà di codificare questi personaggi in base al loro valore simbolico. Il numero 3 ricorre spesso nelle Sacre scritture ed ha un significato preciso: rimanda alla Santissima Trinità, ed è simbolo di perfezione e completezza. Tre furono i viandanti a visitare la tenda di Abramo. Tre sono i giorni che intercorrono tra la morte e la resurrezione di Gesù, diventando simbolo di

nuova vita. Secondo alcune leggende, ci sarebbe stato anche un quarto Magio, chiamato Artaban. Proveniva dalla Persia e come gli altri tre vide la Stella cometa nel Cielo e riconobbe in essa il segno di un grande prodigio. Tornando ai nostri Re Magi, sappiamo che offrirono a Gesù Bambino tre doni: oro, incenso e mirra. Doni non casuali: l’oro è uno dei metalli più preziosi, esclusivo appannaggio dei Re, e con esso Melchiorre riconosceva la regalità di Gesù. L’incenso, offerto da Gaspare, il più giovane del Re Magi, è una resina ricavata dalla corteccia delle piante della famiglia delle Burseracee. Veniva utilizzato per onorare gli

dei, quindi l’incenso che lui offre a Gesù è un modo per affermarne la natura divina. Infine Baldassarre portava la mirra, utilizzata per produrre un unguento prezioso usato a scopo estetico, ma anche per il culto dei morti. Dunque rappresenta l’investitura di Gesù a Re e Dio. Lo stesso unguento sarà quello con cui verrà composto il Suo corpo deposto dalla Croce. E il quarto Re Magio che dono avrebbe portato? Il quarto Re Magio, Artaban, portava con sé tre perle da donare a Gesù, grandi come uova di piccione e bianche come la luna. Secondo altre tradizioni, una perla, uno zaffiro e un rubino. Ma cosa accadde ad Artaban? Un semplice ritar-

do alla partenza! E per questo non riuscì a incontrarsi con gli altri Re Magi all’orario stabilito, così si mise in viaggio da solo per trovare Gesù. Ma lungo il cammino incontrò molte persone povere e in difficoltà, e a loro donò i tesori che avrebbe dovuto portare a Gesù. Una perla la donò a un vecchio malato, dopo averlo assistito e curato, una la usò per riscattare una giovane donna resa schiava, mentre l’ultima perla la usò per salvare un bambino che stava per essere ucciso da un soldato di Re Erode. Questa leggenda è stata argomento del libro “Artaban il quarto Re”, del pastore della Chiesa presbiteriana Henry Van Dyke, nel 1896. Questo libro racconta la storia del quarto Re Magio, delle sue perle, e del suo lunghissimo viaggio alla ricerca di Gesù. Infatti per tutta la vita Artaban continuò a viaggiare cercando informazioni su quel Bambino a cui avrebbe voluto rendere omaggio, guidato da una stella. Infine, dopo trentatré anni, Artaban vecchio e stanco giunse a Gerusalemme. Era il periodo di Pasqua. Gesù di Nazareth stava per essere giustiziato per esser-

si proclamato Figlio di Dio. Così, quando ormai credeva di aver fallito, Artaban si trovò davanti quel Bambino ormai cresciuto che tanto aveva cercato, e nel momento più alto della Sua missione terrena. In punto di morte, sente una voce che gli dice: “Quando ero affamato, mi hai dato da mangiare, quando avevo sete, mi hai dato da bere, quando ero nudo, mi hai vestito. Quando ero senza un tetto, mi hai preso con te.” Artaban: “Non è così. Non ti ho mai visto, per trentatré anni ti ho cercato, ma non ho mai visto il tuo volto e non ti ho mai aiutato, mio Re. Non ti ho mai visto fino ad oggi.” Gesù: “Quando hai fatto queste cose per l’ultimo, per il più piccolo dei miei fratelli, tu le hai fatte per me.” Con questo chiaro riferimento ai vangeli si conclude il viaggio di Artaban, il quarto Re Magio, che non giunse mai a Betlemme, ma che dimostrò per tutta la vita una generosità tale da rendere Gesù fiero di lui, per tutto il bene che seppe fare. Mentre ripongo il presepio penso con tenerezza ad Artaban, un modello per tutti, europei e no, e non solo a Natale. Buon 2022.

I segni del sacro nella val Rendena Prosegue negli anni la lunga marcia di Danilo Mussi nelle valli Giudicarie, alla ricerca dei segni del sacro” piccoli e grandi, tutti rappresentativi di una fede popolare radicata e motivata. Si tratta di millecento segni di fede, un numero strabiliante! Sono frutto di una ricerca portata avanti dal presidente del Centro Studi su tutto il territorio sul quale opera Judicaria, all’interno della collana “Patrimonio storico artistico architettonico”, che negli anni ha già dato i suoi frutti: nel 2011 il primo volume intitolato “Il tempo del sole”, gli orologi solari, nel 2012 “Segni del sacro nella Valle dei Laghi”, per proseguire nel 2015 con “Ledro sconosciuta” e l’anno scorso (con l’aiuto di Gabriella Maines) con “Muri dipinti”, le pittu-

re murali di tipo profano. Ora giunge la volta dei “Segni del sacro della Val Rendena”, in realtà solo i segni del sacro minori, come capitelli, pitture e affreschi sacri, croci ed edicole, ri-

servando chiese e cappelle a un prossimo volume. “Di fronte a un’operazione culturale di così vasta portata, il sentimento immediato è la gratitudine. Queste pagine testimoniano la

passione per la ricerca storica, la pazienza nella verifica delle fonti, l’attenzione alla sintesi narrativa…” ha esordito l’arcivescovo di Trento, mons. Lauro Tisi nel presentare il volume alla popolazione di Giustino e della Rendena, che stipava il teatro di Giustino alla presentazione ufficiale del volume. “Una storia di vissuti non casuale. La ricchezza di segni del sacro ci proclama, infatti, una profonda verità la strada della vita è risultato di un disegno, e la mano di Dio si prende a cuore la storia

di ciascuno di noi. Un Dio che, è bene ricordarlo, non ruba la scena all’uomo, ma accetta che a recitare il suo copione siamo noi. Tutti noi, come “fratelli e sorelle”, come ci ricorda papa Francesco.” “Il volume è rivolto ad un ampio pubblico, sia locale che forestiero – ha ricordato Danilo Mussi- per aiutarlo a scoprire qualcosa di più su tutti quei piccoli segni che rimandano a devozioni antiche e recenti che si incontrano camminando per le vie, nelle piazze, lungo le strade, o su sentieri di

montagna...” Entra in gioco quella che si chiama “devozione popolare”, la serie di credenze religiose che nonostante i tempi perdurano aldilà delle mode: e che fanno sì che anche ai nostri tempi si continui a dedicare edicole sacre alla Madonna o ai Santi, nonché a realizzare pitture morali e devozionali in giro per i paesi di Rendena. E’ appunto questo perdurare nel tempo della devozione che colpisce perché apparentemente viene a cozzare contro la nostra visione di una costanze veduta laica della nostra esistenza, in una con il processo di desacralizzazione. In definitiva potremmo parlare di “bisogno del sacro” inteso come luogo di fuga dall’ignoto che sta avanzando nel mondo post-moderno, rifugio dalle nuove ansie e dalla paura del vuoto creatosi all’arretramento dei valori tradizionali (il Covid ne è parte integrante?) Graziano Riccadonna


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Bondì Dolomites, una nuova opera sui Monti Pallidi Oltre cinquanta autori per un libro in grande formato da 460 pagine.

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trimonio Unesco. C’è spazio per i personaggi - alpinisti, ma non solo - che con le loro opere e gesta hanno contribuito a dare forma al mito della storia dolomitica ma soprattutto, e qui l’intenzione dei curatori è evidente, per le espressioni culturali e artistiche, i mestieri che nei secoli la gente di montagna ha inventato per sopravvivere e smussare le asprezze di una vita complicata. Arrotini, “pistores”, seggiolai, scultori, gelatai, fabbri, perteganti, albergatori, sportivi, alpinisti e tanti altri hanno forgiato le Dolomiti e il vo-

lume ritaglia uno spaccato di vita esemplare che mette al centro le persone e il loro ingegno nel cavarsela in un ambiente spesso ostile. Ingegno individuale e forza della collettività, con esempi di gestione delle risorse e cura del paesaggio

di invidiabile lungimiranza e contemporaneità come le Regole di Spinale e Manez o la Magnifica Comunità di Fiemme. «Il ventaglio degli spetti da raccontare era talmente vasto - spiega Alfredo Weiss - che non si potevano trovare tutti gli spazi

per rendere l’opera esaustiva, ma l’obiettivo era, ed è, quello di far comprendere che valori quali solidarietà, impegno, applicazione e intelligenza abbiano sempre accompagnato la vita dei nostri avi».

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GENTE

DEI MONTI PALLIDI Vita Cultura Ingegno dei popoli dolomitici

60 autori - 464 pagine

Come si acquista: 1

In promozione per i soci della Cassa Rurale Adamello, Giudicarie, Valsabbia, Paganella

ad Euro 25.00

(prezzo copertina 39.90)

versamento di euro 25.00 per copia presso le Filiali della Cassa Rurale oppure versamento home banking IBAN “Bondì Dolomites” Gente dei Monti Pallidi Nuovi Sentieri Editore: IT68 I081 4061 0900 0000 2164 086

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“Bondì Dolomites. Gente dei Monti Pallidi. Vita, cultura, Ingegno” nasce dall’incontro fra i curatori - Alfredo Weiss, Renato Costantini e Bepi Pellegrinon - con tanti autori che, con passione, negli anni hanno raccontato la vita sulle Dolomiti con l’attenzione di mettere in risalto la resilienza e quel “sapersi arrangiare” che ha permesso alle genti di montagna di vivere un territorio di stupefacente magnificenza e pari asprezza. Il libro, edito dalla casa editrice Nuovi Sentieri, è in grande formato (31x24) ricco di immagini e fotografie, suddiviso in sessanta capitoli dove ritrovare lo spirito delle popolazioni che ai piedi o inerpicate sulle vette dei Monti Pallidi hanno imparato a viverli. I testi sono affiancati da una ricchissima selezione iconografica che accompagna il lettore con immagini suggestive. Da dove nasce questo viaggio fra le vette dolomitiche? «C’eravamo accorti - spiegano i curatori dell’opera - come l’infinita bibliografia esistente sul mondo dolomitico fosse carente dell’approfondimento legato alla quotidianità della vita della gente». E da qui la volontà di evidenziare l’arguzia e i successi che la gente dolomitica ha saputo mettere in campo nei secoli. Il primo capitolo è dedicato alle donne, al loro ruolo, ancor prima di entrare nei dettagli, subito dopo, degli aspetti paesaggistici unici che caratterizzano le Dolomiti e le rendono Pa-

Si ritira l’opera previa consegna della contabile/ricevuta presso gli uffici informazione delle APT di Pinzolo e Madonna di Campiglio e di Andalo e Fai della Paganella

3 Sono acquistabili più volumi


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Parlando giudicariese

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Voglia di Giudicarie di Mario Antolini Musón

«Individualmente avevo sognato incontri comprensoriali a livello scolastico: ossia tutto l’insieme dell’apparato educativo, formativo e istruttivo a servizio di una stessa e identica popolazione, in unità di intenti verso la creazione costante di “giudicariesi doc”, in possesso delle conoscenze antropologiche comuni e godendo dello stesso ambiente storico-geografico, attraverso del dovuto materiale didattico specificatamente preparato». Avuta la fortuna di oltrepassare la soglia del 2022 pur non avendo avuta l’identica opportunità di salutare l’inizio del 1920, l’anno in cui sono nato, mi sto apprestando a compiere il mio 102° anno di età col rammarico di non essere riuscito a vedere realizzato il mio più grande desiderio nutrito per gran parte della vita: ossia l’unione conoscitiva ed operativa dei Giudicariesi tutti quanti “insieme” proiettati verso l’esaltazione della propria “identità ed unità di popolazione” vincolata alle stesse e identiche finalità comunitarie e sociali da un capo all’altro del comprensorio. Della mia fanciullezza mi sono rimasti tra i ricordi sprazzi di Giudicariesi uniti e insieme proiettati verso la Lombardia e verso il Garda alla luce del Capitanato delle Giudicarie austroungarico nonché della Sottoprefettura delle Giudicarie instaurata dal Regno d’Italia, con l’instaurazione poi delle 3 Preture di Sténico, Tione e Condino e dei soli 16 Comuni nel 1928 in sostituzione dei 63 Comuni austroungarici. Ogni anche più ampio ideale unione e di comune espansione si spense presto con la crisi economica mondiale degli anni Trenta, tuttavia lasciando in me l’indelebile impronta di “Giudicarie” nella traccia delle lettere che mio padre mi inviava in collegio a Milano con in

evidenza la scritta “Tione in Giudicarie”: un vero “marchio” che mi ha segnato per sempre e che ancora sento in me e su di me. Poi, negli anni Cinquanta l’esperienza personale come segretario del primo tentativo di Consorzio dei Comuni Giudicariesi, voluto dal rag. Alfiero Andreolli - primo ed indimenticabile prototipo di “giudicariese doc” -, anche se il Consorzio era formato soltanto da pochi Comuni del territorio e non da tutti. Di quelle sedute (fra il 1950 e il 1954) ricordo che si ripeteva continuamente il termine “Giudicarie” senza fare mai alcun riferimento a qualche singolo Comune: le problematiche da prendere in considerazione e da affrontare riguardavano costantemente ed unicamente “le Giudicarie”: in quegli anni erano preminenti e all’ordine del giorno i grandi impianti idroelettrici, che portarono all’istituzione a livello nazionali dei Consorzi Bim, e localmente con lo scioglimento del Consorzio dei Comuni Giudicariesi. Ricordo tuttora con emozione con quale soddisfazione e con quale entusiasmo, il rag. Andreolli ed io ed altri collaboratori vedemmo lo sbocciare ed il nascere e il costituirsi dei Bim illudendoci che fosse finalmente giunta l’ora che anche le Sette Pievi (fon-

Le Giudicarie

per le sue caratteristiche e per l’eccezionale patrimonio • della sua geomorfologia • della sua orografia • della sua idrografia • della sua flora e fauna • dei sui insediamenti umani • del suo ambiente e dei suoi paesaggi il tutto racchiuso in una limitata area di soli 1176 kmq costituisce un “unicum” eccezionale e incomparabile in gran parte ancora sconosciuto e da scoprire. * Rimane un “gioiello” a se stante incastonato nelle Alpi. damento sostanziale del nostro territorio) avessero trovato l’elemento unificante e convergente verso un saper e dover camminare “insieme”. Ma l’Andreolli (primo presidente del Bim del Sarca) fu colpito da un’infermità che lo emarginò dalla vita pubblica ed i Bim (in generale) caddero nelle mani dei Sindaci e dei Consiglieri comunali che, per quanto riguarda le nostre comunità, non riuscirono mai a sentirsi “giudicariesi doc” ma soprattutto rappresentanti della loro modesta fetta di territorio da amministrare in proprio e indipendentemente dall’appartenere a una “unità territoriale comune”. Successivamente, tra gli anni Sessant/Settanta si ebbe una fiammata di speranza di autonomia delle Giudicarie con l’istituzione, nella Provincia di Trento, dei Comprensori frutto dell’intuizione del presidente Kessler, ma non fu che una fiammata di pas-

saggio poi raffazzonata negativamente col cambiamento in Comunità delle Giudicarie, tuttora alla ricerca di un’unità che stenta assai a realizzarsi concretamente. * Ora siamo al gennaio 2022 e, in fatto di “Unità dei Giudicariesi e delle Giudicarie” tutto bolle ancora in pentola (se per caso bolle davvero). Non vi è ancora quasi nulla di sostanzialmente unitario: nei due Bim i singoli Comuni restano Comuni e i timidi tentativi di “azioni in unità d’intenti” iniziano appena a farsi sentire; il mondo del lavoro prosegue ad ordine sparso, ciascuno pensando al proprio spazio; lo stesso turismo, pure sotto pressione, si è spezzato guardando da una parte alla Lombarda, dall’altro al Garda e perfino a nord verso la Val di Non e dintorni. Nelle Giudicarie Interiori il settore del-

lo sci sta principalmente andando per proprio conto soltanto interessando l’Alta Val Rendena, come nelle Esteriori le Terme di Comano viaggiano in solitudine senza che i Giudicariesi se ne accorgano e se ne interessino e se ne rendano partecipi. Il problema della viabilità si muove a sprazzi e non si è mai riusciti (neppure nelle sedi dei Bim, né in Comprensorio/Comunità) a progettare un piano unitario pluriennale da realizzare razionalmente prendendo in considerazione l’insieme del territorio nel suo insieme di specifica posizione geomorfologica nei confronti delle zone circostanti che lo collegano con il resto del mondo. Individualmente avevo sognato incontri comprensoriali a livello scolastico: ossia tutto l’insieme dell’apparato educativo, formativo e istruttivo a servizio di una stessa e identica popolazione, in unità di intenti verso la creazione costante di “giudicariesi doc”, in possesso delle conoscenze antropologiche comuni e godendo dello stesso ambiente storico-geografico, attraverso del dovuto materiale didattico specificatamente preparato. Ma - per quanto mi consta le Giudicarie, e l’essenza delle Giudicarie, non hanno travato spazi adeguati nelle aule scolastiche, né personale docente in grado di rendersi interpreti e

testimoni del nostro territorio e della voce delle nostre popolazioni. * Non pretendo che queste mie considerazioni - o sogni al vento - siano la cosa giusta sia da mettere in discussione o da fare e da conseguire. Forse è più che naturale che le cose vadano come sono andate e stanno andando, senza correre dietro ai sogni o alle illusioni di un vecchio sorpassato e ormai destinato a partite presto per l’eternità. Tuttavia, personalmente, desideravo che su questa pagina di “Parlando Giudicariese” che da vent’anni mi viene cortesemente concessa da riempire parlando delle cose e delle problematiche di casa nostra, venisse ospitata questa mia “intima e personale confidenza e confessione” come testimonianza del mio sentirmi non tanto e non solo un semplice Tionese, ma essenzialmente un “cittadino giudicariese” a tutti gli effetti, augurandomi che pima o poi tutti coloro che sono nati o scelgono di vivere tra il Passo di Campo Carlo Magno e il Càffaro, tra la Val di Fumo e il Limarò, tra la gola di Àndalo al Passo di Ballino (ossia in una delle Sette Pievi) si sentano felici ed orgogliosi di essere e di sentirsi dei convinti Giudicariesi e ospiti d’uno degli angoli più belli del mondo.


Memoria

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I soldati dimenticati sul Tonale di Aldo Gottardi

“Sui prati del Tonale 94 stelle alpine” è il titolo di questa ricerca-romanzo che è da un lato il ricordo di nonno Ubaldo, alpino durante la Grande Guerra nel Battaglione Valcamonica, ma anche e soprattutto un tributo a quelle 94 vite strappate alla loro quotidianità e mandate a morire in terre lontane. Il 13 giugno 1918 partì sui monti del Tonale la cosiddetta operazione Lawine, un tentativo austro-ungarico per sfondare in massa le linee italiane, dilagare in Valcamonica e raggiungere Milano. Anticipati da un massiccio bombardamento, i circa quarantamila soldati della 1° Divisione da Montagna austro-ungarica si lanciarono all’alba all’attacco delle postazioni italiane di tutto il fronte nord-occidentale, sperando nell’effetto sorpresa. In realtà, non solo da parte italiana si conoscevano

molto bene i piani di attacco avversari, ma in quei giorni il Regio Esercito stava a sua volta preparando delle operazioni in quel settore: le linee italiane erano quindi ben munite di uomini e artiglierie e per gli austriaci fu un disastro. Dalla mattina del 13 all’alba del 14 i soldati imperiali continuarono ad attaccare disperatamente le posizioni nemiche ma nemmeno l’intervento di altre unità a supporto riuscì a cambiare la situazione. Dopo più di una giornata di accanita battaglia, gli austro-unga-

rici dovettero ritirarsi, decimati ed avviliti. In molti caddero e restarono dimenticati su quei campi, senza ricevere una degna sepoltura e destinati all’oblio. Tuttavia, più di cento anni dopo, un appassionato ricercatore e alpinista gar-

desano, Sergio Boem, nel ricostruire le vicende belliche del battaglione alpino “Valcamonica” (nel quale combatté suo nonno Ubaldo Ingravalle) notò nelle memorie del suo avo riferimenti ad alcune “fosse comuni” realizzate dopo

i grandi combattimenti di quel maggio 1918. Approfondì quindi l’argomento, analizzando il “Diario Storico” del V Reggimento Alpini del battaglione Valcamonica impegnato intorno alla Cima Cady sul Tonale e, aiutato dai diari di suo nonno, si recò sul luogo delle “fosse” citate negli scritti tramandategli. In detta località, ancora butterata dai moltissimi crateri dei bombardamenti di quei lontani giorni, Sergio notò che alcuni di questi crateri presentavano al loro interno una vegetazione più rigogliosa di altri. Spinto dalla curiosità, cominciò insieme ad alcuni studiosi a fare i primi rilevamenti, per poi richiedere l’intervento degli enti preposti e della Soprintendenza per organizzare ulteriori scavi. Tuttavia, nessuna azione fu intrapresa da alcun ufficio, col rischio che l’intera zona potesse finire vittima di “predatori” di reperti bellici. Evento che effettivamente si palesò nel 2019 quando, dopo un ulteriore sopralluogo, Sergio notò una serie di piccoli scavi che portavano alla luce

ossa e brandelli di uniformi: bisognava agire in fretta. Si allertarono quindi i Carabinieri che finalmente si attivarono per blindare la zona e dare via a rilevamenti, portando alla luce 94 scheletri appartenenti a soldati austro-ungarici provenienti dalle regioni ungheresi e rumene. La pandemia rallentò inevitabilmente il tutto, dando tempo allo scopritore di mettere per iscritto l’incredibile scoperta, pubblicata nel novembre del 2021 dall’Editrice Rendena di Tione. “Sui prati del Tonale 94 stelle alpine” è il titolo di questa ricerca-romanzo che è da un lato il ricordo di suo nonno Ubaldo, alpino durante la Grande Guerra nel Battaglione Valcamonica, ma anche e soprattutto un tributo a quelle 94 vite strappate alla loro quotidianità e mandate a morire in terre lontane. Soldati morti e quasi dimenticati, non fosse stato per l’impegno e la passione di Sergio Boem, che con la sua opera ne permetterà l’identificazione e finalmente una degna sepoltura.

Lundo, un borgo trasformato in presepe vivente La piccola frazione di Lundo, nel cuore delle Giudicarie Esteriori, si è trasformata in Betlemme in occasione del presepe vivente allestito per tre appuntamenti pubblici molto suggestivi e partecipati. A mettere in scena la Natività è stato il Collettivo Clochart di Mori, guidato da Michele Comite, e con la coreografia di Hilary Anghileri. Ma se l’idea e l’organizzazione arrivano dalla professionalità di attori e coreografi, la rappresentazione è stata un prodotto di comunità, con la popolazione coinvolta attivamente nella rappresentazione della Natività. Una rappresentazione che ha saputo essere contemporanea e suggestiva al contempo, inserita nel contesto delle antiche strade e degli antichi avvolti di Lundo ma con ampi riferimenti a presente. L’interpretazione delle scene della nascita di Gesù ha infatti fatto riferimento all’attualità e alle problematiche dei giorni nostri. Figuranti, animali e

antichi mestieri hanno caratterizzato l’affascinante percorso attraverso delle rappresentazioni teatrali messe in scena nei luoghi più caratteristici della frazione di Comano Terme. Il presepio vivente ha richiesto la collaborazione di tutta la piccola comunità di Lundo chiamata a seguire alcune indicazioni pratiche per la perfetta riuscita dello spettacolo, dallo spegnimento delle luminarie private alla rimozione delle autovetture dalle strade del

paese. All’evento si poteva infatti accedere solo con il servizio navetta messo a disposizione dell’organizzazione in modo che in paese l’atmosfera fosse il più fedele possibile quella originaria. Tutti insomma sono stati chiamati a collaborare per salutare nel migliore dei modi i numerosi ospiti presenti e per testimoniare che il presepe vivente non è solo tradizione ma è anche un’importante occasione per promuovere il territorio e i suoi prodotti. A questo

proposito va segnalata la presenza dell’Ecomuseo della Judicaria e di alcuni rappresentanti dell’enogastronomia locale che hanno proposto ai presenti vin brulè, succo di mela e altri prodotti locali per creare la tipica atmosfera di queste

feste e un momento di convivialità che tanto è mancato in questi due anni di pandemia. «Si tratta di un evento innovativo ed encomiabile che mette al centro i valori di questo territorio. Un ringraziamento va all’amministrazione comuna-

le, alle associazioni e a tutti i volontari perché hanno trasformato questo borgo in una piccola Betlemme» ha commentato il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, presente all’apertura dell’evento.


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Tutti giù per terra

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Diversità in pericolo deragliamento Morto un Papa se ne fa un altro. Dissolta una polemica se ne creano cento. Si è spenta da poco, come da fisiologia mediatica, l’eco della controversa serie tv ‘Squid Game’ con annesse e iperconnesse dispute sulla sua pericolosità verso i ragazzi. Si paventavano stragi tra minori, devianze intragenerazionali oltre quelle già radicate, impennate di atti minorili violenti e folli. Ebbene, nulla di tutto ciò. Al netto dei consueti botti e delle liberatorie sbronze di Capodanno. E così i polemisti di professione (questi sì che nuocciono gravemente alla salute), dopo essersela presa con la bellissima serie sudcoreana, hanno lucidato i bazooka a colpi di sputo puntandoli stavolta contro l’arte fumettistica e affabulatoria, dissacrante e profondissima, di quel genio di Michele Rech, in arte Zerocalcare. ‘Strappare lungo i bordi’ è il titolo della mini serie animata targata Netflix pensata, disegnata, colorata, scritta, diretta e quasi interamente doppiata dal fumettista multitasking di nascita aretino, ma romano di mezzosangue e vita vissuta. Il cartoon racconta le vicende autobiografiche dell’autore che, con gli amici di sempre e affiancato pure dalla propria coscienza con le sem-

bianze di un armadillo, va a compiere un viaggio in treno da Roma a Biella. Tranquillo. No spoiler. Continua a leggere. Tra i tanti flashback dell’adolescenza intrecciati alla quotidianità pigra e sufficientemente disillusa dei personaggi, spuntano come funghi magici nel bosco o come lanterne nella notte una caterva di illuminate riflessioni filosofiche/sociologiche/ antropologiche che incarnano il dolente modus cogitandi dei nostri giovani, spesso naufraghi in un oceano melmoso fatto di impieghi precari, impulsi nichilisti e ore passate al poker online. Le tematiche sono importanti e delicate, soprattutto quella dell’episodio finale, affrontate con umorismo e con una profondità che manco il Fosso delle Marianne. Consiglio spassionato ai genitori: guardatelo. E’ uno spaccato didattico dell’universo giovanile. E’ un pass per superare il ‘divieto d’ingresso’ affisso sulla porta della camera dei nostri figli, una chiave per esplorare almeno una piccola parte di ciò che non ci è concesso conoscere. Sull’inaspettato finale è davvero impossibile non commuoversi. A meno che non siate dei robot certo, ma gira voce che i robot di imminente gestazione li stiano programmando ca-

paci di provare sentimenti. Per cui, non avete proprio scuse: emozionatevi per Dio! E se proprio non vi dovesse salire il groppone in gola, calmi… non andate in paranoia. Il problema è che vi state proprio inaridendo. Dunque… la polemica. Ecco, rosiconi di cui è zeppo il mondo e il Web hanno criticato l’autore, reo di aver scelto il romanesco come lingua della serie. Che poi la questione è ridicola, ampiamente stucchevole, perché i dialoghi del cartoon risultano comprensibilissimi

anche a un selvatico della Val di Fiemme o a un tonnaroto di Favignana. Allora dov’è il problema? E’ il disprezzo del regionalismo, è la malafede di chi critica a prescindere, l’irresistibile impulso primordiale del pollice verso, lo sparar giudizi come si sparano petardi a Capodanno. Che poi ‘sti signori critici-criticoni dovrebbero spiegare urbi et orbi con quale inflessione dovrebbe profferire parola un gruppucolo di ragazzi nati e cresciuti nella periferia della Capitale, zona Re-

Tutti giù per terra di Massimo Ceccherini Podio

bibbia, quartiere Ponte Mammolo, non proprio il luogo dell’alta borghesia sciccosa e rutilante. Per caso quarant’anni fa il Geppetto di Manfredi si esprimeva con perfetta cadenza neutra oppure in toscano popolare, maremma buhaiola? E nella Napoli verace e tentacolare della serie Gomorra i personaggi che lingua dovrebbero parlare? Latino? Francese antico? E in passato… Totò? E Troisi? E che Berlusca sarebbe stato senza i suoi ‘mi conseeenta’, ‘la fabbri-

cheeeettta’, il ‘ghe penso mì’ e tutto l’armamentario slang del baùscia meneghino, epigono dell’esilarante cummenda Guido Nicheli e riportato oggi in auge dal Milanese Imbruttito? E Montalbano non sarebbe Montalbano se deprivato del Camilleri – linguaggio. Si vorrebbe intraprendere una direzione deragliante: sopprimere i regionalismi, le caratterizzazioni dialettali, percepite come disturbanti, in nome di un politicamente piatto e plasticoso che diventa omologazione triste e scondita. Livellare le differenze come si fa con le unghie dei piedi. La DIFFERENZA è Patrimonio dell’Umanità. Il paradosso è che da una parte si vogliono eliminare i dialetti e dall’altra si continua ad inzeppare la nostra lingua con centinaia di inutili, e spesso orribili, inglesismi. E non capiamo che il problema della nostra meravigliosa lingua non sono i regionalismi ma la gente che dice ‘bookare’ anziché prenotare, ‘impruvare’ per dire migliorare, ‘downloadare’ anziché scaricare. No grazie, a parlar così non ce la fo. C’ho il chip del mio brain in crash. Sono in burn out con me stesso e in dead-line con l’articolo. Slaido dunque. E faccio coffe break.

Servizio anziani, perché non d’inverno? Da ormai circa 10 anni a questa parte, all’interno dei 5 comuni delle Giudicarie Esteriori, e cioè Comano Terme, Bleggio Superiore, Fiavè, Stenico e San Lorenzo in Banale - Dorsino, c’è il servizio per gli anziani e per le persone bisognose, gestito e portato avanti da persone che con l’andar del tempo, sono diventate persone amiche delle quali ci possiamo fidare proprio pienamente, affidandoli spesso e volentieri, le nostre commissioni quotidiane come ad esempio la spesa, il ritiro delle medicine, l’accompagnamen-

to alle visite mediche, o ancora una semplice telefonata, per uno scambio di saluto rompendo così la nostra spesso pesante solitudine, oltre all’aiuto in qualche lavoro di casa, la portata delle immondizie nelle varie isole ecologiche sparse, un po’ ovunque all’interno delle nostre zone e molto altro ancora. Questo bello e utilissimo servizio dura però, solitamente, dalla fine di marzo fino circa a metà di dicembre, e poi basta per gli anziani e per le persone bisognose che si ritrovano ad essere proprio completamente

sole, non c’è più alcun riferimento, e questo personalmente mi fa sorgere alcuni interrogativi proprio belli palesi: perché interrompere questo importante servizio proprio nel bel mezzo dell’inverno, quando ci sono le strade innevate o ghiacciate, quando diventa in un certo senso ancor più complicato procurarsi le medicine e le altre cose di prima necessità? Che senso ha abituare così bene gli anziani per 8 o 9 mesi all’anno e poi basta per 2 o 3 mesi? Invece di mettere in cassa integrazione gli operatori di

questo servizio, perché non distribuirli proprio durante i mesi invernali, a turno, con le loro meritate e sacrosante ferie? In questo modo a mio avviso si eviterebbe a noi persone bisognose e anziane di restare senza un valido e concreto punto di riferimento, anche e sopratutto in caso d’emergenza, e eviterebbe ai nostri operatori di andare incontro a sgradevoli conseguenze economiche amministrative abbastanza pesanti. Una utente del servizio (lettera firmata)


Opinioni a confronto BOTTA E RISPOSTA

Gli amici del bar Cari amici, se volete sapere il mio parere io sono convinto che lo sciopero del 16 dicembre sia stato solo una mossa politica e poco altro. Landini, capo della Cgil, con la Uil a fianco, volevano solo ottenere un peso ed un ruolo nell’imminenza della spartizione delle cospicue risorse che arriveranno dall’Eu-

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Sciopero e responsabilità

vilgiat@yahoo.it

Lo sciopero generale del 16 dicembre s’è svolto regolarmente anche se gran parte del Paese non ne ha capito le motivazioni e la necessità di farlo. I partecipanti sono stati numerosi anche se sui numeri ancora si discute: Landini ha proclamato a gran voce che gli scioperanti sono stati più dell’80%, mentre Confindustria ha calcolato in poco più del 5% il numero dei partecipanti. La verità più o meno starà nel mezzo e quindi possiamo concludere che lo sciopero del 16 dicembre è stato un mezzo flop... Non c’è dubbio che i sindacati svolgono una inestimabile funzione per la difesa del lavoro e dei lavoratori, ma è difficile capire come in qualche modo si è voluto ricattare il Governo in un momento così drammatico per l’intero Paese.

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Vaccini? Mi fido dei medici, non dei politici

ropa. Le cose sono abbastanza chiare, al di là dei proclami, e poco hanno a che fare con il rapporto Sindacati-Governo. Nelle giornate precedenti lo sciopero il Presidente Draghi si era incontrato diverse volte con le organizzazioni sindacali discutendo di ripresa economica, di previdenza e di riforma fiscale, e, pur con qualche contrapposizione e qualche disaccordo, nessuno aveva avuto l’impressione che si arrivasse ad una rottura. E’ stata la Cgil ha volere la rottura e a dichiarare lo sciopero generale, nonostante la netta opposizione dell’altro grande sindacato nazionale, la

Cisl, che non ha aderito né alle pretese di Landini, né alla movimentazione del 16 dicembre. Il leader della Cgil vuole ritagliarsi il ruolo di antagonista del Governo, occupando lo spazio che il Pd, appoggiando Draghi, sembra non saper sfruttare sino in fondo. Landini vuole, in definitiva, diventare l’unico interlocutore forte del Governo. Vedremo come andranno poi le cose. Di certo lo sciopero del 16 del mese scorso non è stata una gran bella cosa, vista la situazione grave e drammatica in cui si trova l’Italia. Adelino Amistadi

Italiani “irrazionali” secondo il Censis Ho letto in questi giorni una statistica del Censis, il grande club di sociologi, fondato da Giuseppe De Rita, che ogni anno analizza la situazione politico-sociale del nostro Paese, che classifica i nostri connazionali come irrazionali. Siamo davvero senza ragione? Forse è colpa della pandemia che ha stravolto la nostra vita e le nostre menti. Andrea La domanda non è facile. Ma di certo, forse per via dei no vax, e di altre stramberie è sempre più diffusa nel nostro paese la irrazionalità, così come viene definita dal Censis. E ne ha ben donde. Sempre il Censis ci fa sapere che il 5,9 % dei nostri connazionali è convinto che la terra sia piatta. Sono circa 3 milioni di persone, una città come Napoli. Un altro 10% non crede allo sbarco sulla luna. Per non parlare del numeroso gruppo detto dei “complottisti” che crede che un gruppo ristretto di potenti, segretamente nascosto chissà dove, ci governi al sopra dei governi nazionali e sono più del 40% degli Italiani. Il 12,7% giura poi che la scienza fa solo del male, fa solo danni. E non è finita. Sono più di 40.000 gli Italiani che ogni giorno consultano astrologi e maghi per sapere come regolarsi. Mentre al supermercato sono sempre più richiesti cornetti rossi e talismani di vario genere. I superstiziosi sono aumentati dopo la pandemia fino al quaranta per cento. Se questa è la nostra cultura manifesta, è normale la presenza dei no vax. Sempre il Censis ci dice che il 31,4% è convinto che i vaccini siano sperimentali, il 10,9% che siano inutili, il 5,9% (circa 3 milioni) insiste nel dire che il Covid non esiste. Più o meno la stessa percentuale dei terrapiattisti. Gli psicologi spiegano che in tempi di incertezza e di tensione per un nemico che non si conosce questi fenomeni aumentano. Così ci dice il Censis. Ma è chiaro che alla base di tutto ci sta la nostra ignoranza di fondo. Il Censis ha confermato che siamo sempre meno colti e sempre più informati male. Passata la tempesta, su questi dati bisognerà rifletterci e non poco. (a.a.)

Caro Adelino, io sono un vaccinato, anzi tre volte vaccinato, convinto di poter cosi avere una buona protezione, anche se non ne sono sicuro al cento per cento. Ma quello che mi da più fastidio è che il dibattito sul tema vaccini e vaccinazione abbia i politici quali principali interlocutori. Per non dire dei virologhi più o meno di professione che parlano e sparlano cambiando parere un giorno sì e l’altro ancora. Ringraziamo il cielo d’avere all’opera medici ed infermieri, veri eroi del momento, che sono gli unici che meritano fiducia. E’ da loro che ho avuto le giuste spiegazioni per portarmi con convinzione nella sala vaccinale. E li ringrazio di cuore per la serenità che hanno saputo darmi. Paolo Caro Amico, è proprio sentendo i racconti e i dati degli ospedali che mi fido alla grande dei medici e degli infermieri sempre in prima linea, sempre al fronte per dare una mano. Quando mi dicono che per i non vaccinati, con qualsiasi età, il tasso dei ricoveri in terapia intensiva (10,2 per 100.000) a causa del Covid è sedici volte maggiore rispetto ai vaccinati con ciclo completo (0,7 per 100.000), i pochi dubbi che mi assillavano, sono spariti. Il vaccino non sarà la soluzione di tutti problemi, ma funziona e funziona molto bene. In quanto al livello dei nostri politici e di qualche virologo d’occasione, lasciamo perdere. Continuiamo a vaccinarci, non abbiamo scelta, se vogliamo guardare con speranza oltre la siepe.(a.a.)

Draghi presidente, subito! Fra un mesetto si arriverà all’elezione del Presidente della Repubblica, ma sembra che ancora si balli sulla paglia. Non ci sono certezze sulle candidature, forse ce n’è una: Mario Draghi, ma quello fa già un altro mestiere, fa il Presidente del Consiglio, carica che dovrebbe lasciare se salisse al colle. Intanto sono sempre più numerosi i nomi che si propongono. Credo che assisteremo ad una elezione presidenziale difficilmente oggi prevedibile, io sarei per Draghi subito, e finiamola lì... Aldo Io sono d’accordo con lei. Draghi, per autorevolezza, per competenza, è sicuramente il candidato più credibile per salire al Quirinale. Non ci sono confronti con chicchessia. Il problema sta nel trovare poi un suo sostituto alla Presidenza del Consiglio dato che non è previsto che si possano cumulare le due cariche. Io, fossi in Draghi, preferirei restare a palazzo Chigi, piuttosto che tentare un’avventura, piena di insidie e di ostacoli imprevedibili come quella che si prospetta. Fossero d’accordo su Draghi anche tutti i partiti, non possiamo escludere che alla fine capricci, scontri, dispetti, reciproci e manovre parlamentari lo lasciassero col “culo” per terra, uscendone molto ammaccato. Ed è un rischio che l’Italia non può permettersi. Cosi come non possiamo non avere un valido sostituto a Palazzo Chigi in un momento drammatico di piena pandemia e con l’attuazione del Pnnr da completare. E sostituire Draghi al Governo non sarebbe per niente facile dovendo far fronte a burrasche e battaglie politiche di ogni tipo. Così, anche se sono convinto che Draghi sarebbe un ottimo Presidente della Repubblica, credo che in questo momento sia più utile al Paese come Presidente del Consiglio. Ma molto dipende da lui...speriamo in bene. (a.a.)


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