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Giudi iudicarie

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LUGLIO 2015 - pag.

Mensile di informazione e di approfondimento

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ANNO 13- LUGLIO 2015- N. 7 - MENSILE

EDITORIALE

Ma, alla fine, chi ha vinto?

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FONDATO NEL 2002

Comunità, il 10 luglio il nuovo presidente La sfida è fra Giorgio Butterini e Giuseppe Bonenti, per chi guiderà il nuovo consiglio da 16 A pagina 4

di Adelino Amistadi È stato un mese politicamente impegnativo, non c’è che dire. In Italia si è votato per le regionali con chiari agganci alla politica nazionale. Si votava in sette regioni fra cui alcune fra le più importanti d’Italia. Un test elettorale non da poco. Il primo dopo il trionfo delle Europee di Renzi e del Pd. Neanche a dirlo: Renzi contro tutti, compresa parte del suo partito che lo avrebbe visto volentieri asfaltato. In Giudicarie si è invece votato per la fusione dei Comuni che da tempo s’erano impegnati in questo senso. Dei due eventi ci sarebbe da scrivere un libro intero, è successo di tutto, ne abbiamo sentite di tutti i colori, e anche nelle nostre valli si sono fatti notare con la solita volgarità i populisti da quattro soldi per fortuna snobbati dalla nostra gente che ancora una volta s’è dimostrata gente di buon senso, intelligente e lungimirante. Possiamo, almeno in questo caso, essere fieri d’essere giudicariesi. Sempre all’inizio di giugno, si è affrontata la questione del rinnovo della Comunità. Con una legge ancora una volta cambiata, questa volta confusa e sbrindellata, si sono presentate un paio di liste con la pretesa di prendere in mano la Comunità per il prossimo quinquennio, l’esito della tenzone lo sapremo agli inizi di luglio, anche se appare scontato. Lasciando ad altri, più esperti di me, la politica locale, ad un mese dalle elezioni regionali, vorrei fare sintesi delle mille interpretazioni date dal voto di fine maggio: ma alla fine chi ha vinto? Continua a pag. 5

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Con “Giudicarie 2020” Il turismo è sportivo Stanziati oltre 16 milioni per completare la rete

Comunità, maxi-piano perle ciclabili A pagina 8

30 comuni in meno in Trentino

Fusioni, quasi “en plein”

CULTURA

Dopo gli ultimi attacchi

Inaugurato Palazzo Belli A pag. 22

ALLE PAGINE 5-6 -7

Orso, ora è un problema A PAGINA 13

CULTURA Pellegrini e il suo viaggio in Giudicarie A pag. 26

SABRINA SCANDOLARI

Assistiamo ormai da tempo ad esternazioni di rappresentanti di governi e parlamentari nazionali che attribuiscono all’Unione europea la responsabilità di difficoltà e problemi presenti nei loro Paesi. Si fa un generico riferimento a Bruxelles, sede di Istituzione europee, o all’Europa per intendere l’una o l’altra di tali istituzioni oppure, peggio ancora, per attaccare l’intero Progetto europeo, auspicandone una conclusione Titanic. Continua a pagina 15

Chirurgia in bilico nel weekend

Ospedale, nuovo allarme

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ALLE PAGINE 8-9-10

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Rassegna Stampa

LUGLIO 2015

RASSEGNA STAMPA GIUGNO 2015

A cura della REDAZIONE

DALLE GIUDICARIE DALLAPROVINCIA Madonna di Campiglio - Lo slalom della 3Tre rientra stabilmente a far parte della Coppa del Mondo Maschile di Sci Alpino - Dopo due edizioni di grande successo, nel 2012 e 2014, lo slalom in notturna di Madonna di Campiglio torna quindi a tutti gli effetti fra le grandi classiche del circuito di Coppa del Mondo. Già comunicate le date per i prossimi quattro inverni: i riflettori si accenderanno sul Canalone Miramonti martedì 22 Dicembre 2015, martedì 20 Dicembre 2016, martedì 19 Dicembre 2017 e martedì 18 Dicembre 2018 Tione - In moto con il turbante al posto del casco. Multa e sequestro del mezzo per un giovane Sikh - Quando vengono battezzati fanno voto di non tagliarsi i capelli, di non fumare e di non bere bevande alcoliche. Ma, soprattutto di non togliersi mai il turbante. Considerato elemento sacro e inseparabile simbolo religioso. Un bel problema per chi in Italia vuol circolare in motocicletta, dove il casco è obbligatorio per legge. Sono gli indiani della comunità Sikh, la cui religione prescrive loro di indossare sempre il turbante. Ieri, quando uno di loro è stato fermato a Tione da una pattuglia della Polizia locale delle Giudicarie, non voleva sentire ragioni per la multa contestatagli, in quanto sprovvisto di casco regolamentare. “La nostra religione – ha ripetutamente spiegato ai controllori della strada – impone di non togliere mai il turbante in pubblico. Per questo, per noi è impossibile usare il copri capo previsto dalla legge italiana”.

Esteriori - A Parigi l’Unesco riconosce Alpi Ledrensi e Judicaria Riserva Mondiale della Biosfera - E’ ufficiale il territorio che si estende dalle Dolomiti di Brenta al Lago di Garda, “Alpi Ledrensi e Judicaria” è Riserva della Biosfera UNESCO. Lo ha annunciato il Segretario del Programma MAB (Man and the Biosphere) e direttore della Division of Ecological and Earth Sciences (SC/EES) Han Qunli durante la ventisettesima sessione di lavoro dell’International Coordinating Council (ICC) che ha annesso nella Rete Mondiale delle Riserve della Biosfera del Programma MAB (Man and Biosfera) UNESCO. Roncone - Radic de l’Ors, sequestrati dai forestali 58 kg detenuti illegalmente da 7 raccoglitori - Tutti lo conoscono come il “radic de l’Ors”, una ricercata prelibatezza gastronomica per assicurarsi la quale alcuni “raccoglitori” non si fanno scrupoli. Il personale della Stazione Forestale di Tione ha effettuato una sistematica attività di vigilanza per contrastare la raccolta di Cicerbita alpina oltre il quantitativo consentito dalla normativa provinciale. Il risultato ottenuto è certamente apprezzabile: l’attività di vigilanza condotta nelle ultime settimane ha portato infatti alla confisca di ben 58 kg di Cicerbita detenuti illegalmente, a carico di 7 raccoglitori che sono stati sanzionati (sei bresciani ed uno trentino).

PINZOLO - Dolomitica Brenta Bike, Mensi e Zocca suonano il rock. Andrea Zamboni e Lorenza Menapace vincono nell’itinerario pop - Grande successo per la Dolomitica Brenta Bike gara marathon giunta alla sua seconda edizione. Una bella giornata ha accolto oltre 500 bikers in Val Rendena e lo spettacolo non è certo mancato lungo gli itinerari “rock” e “pop”, sia per merito dei tanti top bikers al via, sia per gli spettacolari panorami regalati dalle Dolomiti di Brenta. Il percorso “rock” di 82 km e oltre 3000 metri di dislivello è stato terreno di caccia per il bresciano Daniele Mensi e per la veronese Lorena Zocca, al secondo successo consecutivo alla Dolomitica Brenta Bike, mentre sul tracciato “pop” di 45 km e 1550 metri di dislivello si sono imposti i trentini Andrea Zamboni e Lorenza Menapace.

San Michele all’Adige – Nuovo direttore per la Fondazione Mach - In seguito al pensionamento dell’attuale direttore generale Mauro Fezzi, la Provincia autonoma di Trento ha proposto alla Fondazione Mach il nome di Sergio Menapace come suo successore. Menapace entrerà in carica nei prossimi mesi, dopo un periodo di affiancamento, alla cessazione dell’attuale direttore generale. Il contratto del nuovo direttore sarà di tre anni, con un compenso ridotto del 13% rispetto a quello del suo predecessore. 40 anni, laureato in Scienze agrarie a Padova, ha seguito diversi corsi di aggiornamento sulla gestione del personale. Attualmente è il direttore dell’Ufficio agricolo periferico di Cles. Provincia – Novità per i tirocini estivi - Svolgere un tirocinio estivo, quando la scuola chiude, per muovere i primi passi nel mondo del lavoro e mettere alla prova le proprie attitudini: è un’opportunità offerta agli studenti delle scuole secondarie trentine (superiori e professionali) nel quadro degli sforzi che la Provincia autonoma di Trento sta sviluppando per accorciare la distanza fra le scuole e il mondo del lavoro. Questa opportunità è stata resa più facile e più veloce grazie ad una convenzione sottoscritta a fine aprile dalla Provincia, in rappresentanza delle istituzioni scolastiche e formative e dalle associazioni imprenditoriali. Oggi, questa convenzione,è stata estesa anche a tutte la aziende private e agli studi professionali del territorio trentino. I tirocini potranno essere svolti in tutte le imprese che offrono la loro disponibilità o in un ente pubblico. Il tirocinante percepirà un compenso non inferiore a 300 euro lordi mensili (o 70 lordi settimanali), e non superiore a 600 (comprensivi degli oneri assicurativi), per metà a carico della Provincia e per l’altra metà a carico dell’azienda, oppure al 100% a carico provinciale se il tirocinio verrà

svolto in un ente pubblico. Cadine – Grave attacco dell’orso - «Se sono vivo è un miracolo. Non dimenticherò mai quegli occhi neri, voleva mangiarmi». Queste le parole di William Molinari dal letto d’ospedale al Santa Chiara di Trento, raccontando a Leonardo Pontalti del quotidiano l’Adige l’aggressione subita da parte di un orso nel pomeriggio del 10 giugno nei boschi di Cadine, alle porte di Trento. «Quell’orso voleva uccidermi, voleva mangiarmi. Io ero nel bosco quando ho sentito dei rumori alle mie spalle: mi sono girato e a circa dieci metri ho visto l’animale. Ho alzato le braccia al cielo e urlato con tutto il fiato che avevo in gola, ma non è servito e l’orso mi ha attaccato». Un episodio grave, che giunge dopo appena 10 giorni dall’ultimo attacco nei pressi di Zambana. La vittima dell’aggressione è Vladimir Molinari, 45enne di Cadine, che ha riportato numerosi graffi e morsi, richiedendosi numerosi punti di sutura da parte dei medici del Santa Chiara. L’uomo, che faceva jogging con il suo cane in un pascolo alle pendici del Monte Bondone, è stato aggredito dall’orso, che lo seguiva e gli si è avventato contro. A dare l’allarme è stato poco dopo un ciclista che lo ha trovato sotto shock con tagli profondi a un braccio e ferite alla testa ed all’addome. Sono seguiti sopralluoghi della Forestale, polemiche e dibattiti, che hanno investito l’intero impianto del Progetto Life Ursus. Negli ultimi tempi, infatti, avvistamenti e incontri ravvicinati degli orsi sono in costante aumento, con l’aggravante – a partire dal caso di Pinzolo – del contatto ravvicinato e della aggressione da parte del plantigrado. Ora tocca alla Provincia individuare le strategie per garantire sicurezza ai cittadini. Trentino – La biodiversità studiata dal satellite - Studiare la perdita di biodiversità con un satellite NASA in orbi-

I cattivi pensieri

ta a 700 chilometri dalla terra. Dopo 15 anni di lavoro, la Fondazione Mach di San Michele all’Adige ha ultimato la ricerca “Biodiversity of the world: a study from space”, in collaborazione con l’Università della California: grazie alle migliaia di immagini scattate dal sensore satellitare MODIS, gli studiosi sono riusciti a stimare i cambiamenti avvenuti a livello di vegetazione nelle zone più impervie del Pianeta. Il satellite restituisce immagini definite dei luoghi a più alta concentrazione di biodiversità, come la foresta amazzonica, ma che al tempo stesso sono più a rischio deforestazione. Trentino – Parco Stelvio, intesa Province-Stato - Gli oneri per la gestione del Parco Nazionale dello Stelvio che erano prima a carico dello Stato e che le Provincie autonome di Trento e di Bolzano sosterranno per effetto della acquisita nuova competenza, pari a 2.746.000 euro all’anno per ciascuna provincia, saranno scomputati dal totale delle risorse che le Provincie autonome assicurano per il risanamento dei conti dello Stato. La ripartizione di tali oneri tra le due Provincie autonome - oneri che sono assunti dalle due Provincie anche con riferimento alla Regione Lombardia - è l’atto che sancisce il definitivo passaggio di competenze dallo Stato ai territori del Parco. Trento – Festival economia, decima edizione da record - La decima edizione del Festival dell’Economia di Trento fa segnare numeri da record. 370 i giornalisti presenti a Trento, provenienti da Italia, Spagna, Inghilterra, Francia, Stati Uniti e Cina, in rappresentanza di 137 testate. Le connessioni al sito internet nel terzo di giorno di Festival sono state 1.920.050. 16 i luoghi, fra teatri e sale, che hanno ospitato i 93 eventi della kermesse economica, sempre gremiti; 19 fra stand e tensostrutture allestiti per un totale di oltre 1350 metri quadrati.

di Eta Zeta

VUOI L’EBBREZZA DI UN RICOVERO OSPEDALIERO con annessa gita turistica lungo la dorsale Tione- Loppio- Rovereto? Elementare Watson. Basta rivolgersi al Pronto soccorso di Tione, In ore notturne o nei week-end. Il servizio, di prossima introduzione, è personalizzato: vista panoramica, posto letto autonomo con il massimo di confort. Offre l’APSS del Trentino. Consumazioni ed eventuali trasfusioni in itinere: all inclusive. NB: In caso di ingorghi lungo il lago di Loppio, anche il “servizio sirene spiegate” è gratuito, come sopra. ****

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BEATRICE LORENZIN DICE SI ALLE DEROGHE sui punti nascita in Trentino. La parola finale spetta però alla Provincia. Dispetto più grande, il ministro non avrebbe potuto fare alla Borgonovo. **** IMPORT, EXPORT. Prima si importano gli orsi dalla Slovenia. Adesso, perchè troppi, si vogliono esportare in Romania. Si usa la popolazione ursina a mò di palla da ping pong. Era difficile capire che, a suon di cucciolate, i Masum e le Kirka sarebbero cresciuti in modo esponenziale? I bambini fanno così. Da piccoli vogliono i cuccioli a tutti i costi. Quando diventano grandi (e ingombranti), li abbandonano in autostrada.


LUGLIO 2015 - pag.

Stagione r

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Madonna di Campiglio

di

Doss del Sabion


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Politica

LUGLIO 2015

Comunità, Butterini o Bonenti I 154 “grandi elettori” nominati dai consigli comunali sceglieranno il 10 luglio il futuro presidente A votarli, e dunque a determinare l’esito della sfida, saranno 154 “grandi elettori”, individuati dai consigli comunali dei 36 comuni giudicariesi (fino al 1° gennaio 2016 gli effetti delle fusioni non sono attivi, e dunque si computano i vecchi comuni); dai 3 per i paesi sotto i 500 abitanti, ai 7 per quelli sopra i 3.000, con una quota destinata alle minoranze consiliari. Ciascuno di essi potrà esprimere una preferenza, due se di genere diverso: in votazione sono gli elementi della lista, che accederanno al prossimo Consiglio della comunità (una sorta di consiglio comunale allargato a tutto il territorio della comunità) in ordine di preferenza, con una quota destinata alla lista di minoranza: saranno dunque 6 i membri dell’opposizione, se la lista di maggioranza non raggiungerà il 70%, 5 se supereranno tale percentuale. Di conseguenza i membri di maggioranza saranno 10 o 11. Ecco dunque che con la recente riforma la Comunità diventerà un ente di secondo grado rappresentativo dei comuni dalla struttura simile ad un consorzio, con un drastico calo di “poltrone” rispetto alla vecchia impostazione, sia per le assemblee sia per le giunte: saranno 22 i componenti (escluso il presidente) nelle Comunità con più di 40 mila abitanti; 16 per le Comunità con popolazione da 20.001 a 40.000; 12 componenti da 10.001 a 20.000; infine 10 componenti nelle Comunità fino a 10 mila abitanti. In Giudicarie avremo dunque un’assemblea (che d’ora in poi si chiamerà consiglio) di 16 componenti, con una giunta di 4. La riduzione, rispetto alla

Dunque saranno due i candidati che il 10 luglio si sfideranno per la presidenza della comunità di Valle: Giorgio Butterini, sindaco di Condino e Giuseppe Bonenti, primo cittadino di Bondo. Ad appoggiarli ci saranno due liste, una di 16 elementi, rappresentativi di tutte le zone delle Giudicarie a sostegno

di Butterini, in rappresentanza delle “maggioranze comunali” che hanno condiviso la sua candidatura a presidente; una di 10 elementi per Bonenti, che raggruppa alcune minoranze dei consigli comunali delle Giudicarie, oltre ovviamente alla maggioranza di Bondo.

Giuseppe Bonenti

Giorgio Butterini

precedente legislatura è notevole: la vecchia comunità aveva infatti un’assemblea di 99 componenti ed una giunta di 7. Garantiti dovrebbero essere i risparmi in termini di costi, anche se l’effetto più atteso è quello di una maggiore agilità,

flessibilità e capacità di incidere dei due organi. Un focus dunque sui due candidati presidente: Giorgio Butterini ha 41 anni, laureato in Lettere, sposato con due figli è direttore della cooperativa sociale Ies, sindaco di Condino dal 2005 e presidente del Bim del Chiese dal 2012. Giuseppe Bonenti, 51 anni, sposato, con un figlio è sindaco di Bondo dal 2005, responsabile dei servizi diurni della Cooperativa assistenza.

Due liste in campo

CANDIDATO ALLA CARICA DI PRESIDENTE Giorgio Butterini, nato a Tione di Trento il 24/01/1974 Nome candidato Bagozzi Stefano Bertolini Roberto Bombarda Roberto Bonenti Werner Bonzani Silvia Brena Stefano Carloni Stefano Collini Bruna Degiampietro Piera Failoni Roberto Ferrari Manuela Ferrazza Walter Giacometti Stefania Marchiori Simone Pellizzari Ketty Simoni Michela

Luogo di nascita Tione di Trento Tione di Trento Bleggio Superiore Tione di Trento Milano Tione di Trento Rovereto Spiazzo Rendena Tione di Trento Tione di Trento Tione di Trento Tione di Trento Tione di Trento Trento Trento Tione di Trento

Data di nascita 08/04/1971 05/11/1981 16/12/1963 21/04/1967 07/03/1971 18/12/1971 23/08/1985 09/10/1953 24/05/1989 16/06/1968 15/08/1962 15/11/1974 02/06/1980 10/10/1987 05/08/1973 23/07/1969

CANDIDATO ALLA CARICA DI PRESIDENTE: Giuseppe Bonenti nato a Tione di Trento il 21/06/1964 Tarolli Daniele Mosca Marcello Gallazzini Sara Zanoni Francesca Losa Maria Assunta

Tione di Trento Tione di Trento Tione di Trento Riva del Garda Daone

22/11/1973 17/05/1962 19/09/1983 26/03/1979 08/12/1956

Bolpagni Piergiorgio Morelli Gianni Zubani Vincenzo Scandolari Giovanna Bonapace Dario

Botticino (BS) Trento Tione di Trento Tione di Trento Carisolo

05/10/1944 26/08/1962 08/09/1953 16/02/1956 10/09/1966

Due dunque le liste in campo, con molti amministratori, come è nella logica della nuova Comunità di valle. Con molti nomi noti, diversi giovani, qulche “cavallo” di ritorno. Partiamo dalla lista 1, quella di Giorgio Butterini. Lista da 16 con all’interno diversi sindaci: Stefano Bagozzi (Castel Condino), Michela Simoni (Montagne), Werner Bonenti (Lardaro), Bruna Collini (Darè), Walter Ferrazza (Bocenago), Ketty Pellizzari (Valdaone), vicesindaci Roberto Bertolini (Zuclo), Stefano Carloni (futuro vicesindaco di Fiavè), assessori come Stefania Giacometti (Storo), Piera Degiampietro (San Lorenzo/Dorsino). Accanto a loro consiglieri comunali di esperienza come Roberto Failoni di Pinzolo e nuovi come Simone Marchiori. Fra i volti noti Roberto Bombarda, già assessore comprensoriale 25 anni fa e per due volte consigliere provinciale dei Verdi. Questo introduce un’ulteriore considerazione: la lista è molto civica, e contiene elementi dalla più diversa estrazione politica, passando dai Verdi al Pd all’Upt al Patt, fino e Forza Italia. Una considerazione che vale anche per la lista a sostegno di Giuseppe Bonenti: trasversale nelle appartenenze politiche, schiera fra le sue fila l’ex-sindaco di Tione Vincenzo Zubani di provenienza Pd, e Daniele Tarolli area Patt, già assessore in Comunità con la giunta Ballardini. Accanto a loro personaggi di esperienza come Marcello Mosca, consigliere a Caderzone Terme e coriaceo sostenitore dell’ospedale di Tione in seno al Consiglio della Salute della Comunità già in area Upt, e consiglieri di minoranza come Dario Bonapace (Carisolo), Francesca Zanoni (Fiavè) e candidati nelle liste di minoranza del comune di Tione come Piergiorgio Bolpagni oppure Giovanna Scandolari già consiglieri comunale a Tione.


Politica Unico neo dunque, in una tornata referendaria che ha decisamente premiato le scelte delle altre 17 amministrazioni comunali impegnate sulla via della fusione. Generalmente buona l’affluenza, quasi ovunque sopra il 60%, con punte di eccellenza a Montagne, 79,18%, Zuclo 77,32% e Brione, 76,15%. Risultati di certo soddisfacenti, specie in un periodo storico nel quale l’affluenza alle tornate elettorali si segnala come generalmente in calo: i cittadini hanno risposto dunque bene alla sollecitazione delle amministrazioni comunali, e comunque è stato quasi ovunque ampiamente superato il quorum del 40%. C’è stato però un momento, verso le 17.30 di domenica 7 giugno, nel quale è affiorata qualche preoccupazione sull’affluenza ufficiale monitorata alle ore 17, con tanti paesi appena sopra il 20%: la giornata di sole ha invogliato molti ad una gita fuori porta, ma come spesso accade, il grosso afflusso alle urne si è riscontrato dalle 18.30 alle 20, riportando i quorum in linea e, anzi, in alcuni casi, pure sopra i risultati attesi. In linea generale il referendum del 7 giugno rappresenta una data a suo modo storica per le Giudicarie,

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Quasi en plein per le fusioni, Giudicarie a 25 comuni

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I 154 “grandi elettori” nominati dai consigli comunali sceglieranno il 10 luglio il futuro presidente Alla fine sono state 5 su 6 le fusioni andate in porto in Giudicarie. “Tradisce” solo Bocenago, dove la fusione salta per soli due voti (90 a 92), mandando a che danno un segnale deciso verso la strada dell’aggregazione e della semplificazione amministrativa. Il nostro comprensorio diventa così la zona del Trentino dove le fusioni (quelle di questa tornata, ma anche quelle del 14 dicembre 2014 di Pieve di Bono-Prezzo e Valdaone, senza dimenticare quella del 2010 di Comano Terme) hanno trovato più decisa applicazione, contribuire a dimezzare sostanzialmente il numero dei comuni da 40 (il comprensorio più frammentato) ai 25 attuali. Le zone nelle quali il proces-

monte i buoni risultati ottenuti negli altri due paesi, Caderzone (69%) e Strembo (78%) con i quali doveva dar vita a Rendena Terme.

Municipio di Ragoli

so è stato più visibile sono state di certo la Valle del Chiese, passata da 14 a 7 comuni e la Busa di Tione, da 6 a 3. La Rendena, complici divisioni e distinguo, stenta ancora ad orientarsi verso questa soluzione. Dal canto suo, le Esteriori che per prime hanno sperimentato le fusioni con Lomaso e Bleggio Inferiore, e successivamente con San Lorenzo-Dorsino, discutono da tempo su un possibile comune unico. Progetto ambizioso, ma molto arduo da attuare, specie in tempi brevi.

Prossime aggregazioni in vista? Difficile, ma non impossibile. Detto delle Esteriori e del progetto di ampio respiro di un comune unico che ha tempi ed orizzonti più ampi, sostenitori ma anche difficoltà e detrattori, mesi fa si era parlato di una possibile fusione tra Storo e Bondone, comuni che da tempo collaborano su diversi fronti. Oggi però, ad elezioni appena fatte è più difficile ipotizzare questa soluzione. Difficile dire cosa ne sarà della fusione mancata Bocenago-Caderzone-Strembo. Intanto a novembre ci saranno le elezioni alle quali i tre comuni parteciperanno divisi.

L’EDITORIALE di Adelino Amistadi

Continua dalla Prima Come capita sempre in Italia, nel dopo elezioni, tutti hanno vinto. Forze politiche e commentatori d’ogni razza e colore dicono la loro, contribuendo al marasma generale che si crea a chiusura delle urne. È il solito giochino che ormai comincia a stancare. Anche perché, in questa tornata elettorale, ho l’impressione che a perdere siano stati soprattutto i cittadini. Sono certamente sconfitti quelli, tanti, tantissimi, che non sono andati a votare, ritenendo di star fuori dalla mischia e di non volersi sporcare le mani con i partiti, tutti mafiosi, tutti corrotti. Così hanno rinunciato ad esercitare un loro diritto-dovere, lasciando – bei furbi! - che a decidere al loro posto fossero altri. Ma hanno perso anche coloro che hanno correttamente votato, quelli che si sono recati doverosamente alle urne. E’ una mia impressione, ma se proviamo ad esaminare l’esito delle urne, mi pare evidente che molti elettori siano andati alle urne in stato confusionale, o quasi. L’esito del voto è stato infatti confuso, contraddittorio, a macchia di leopardo. Si è avuto la netta sensazione che la maggior parte degli elettori abbiano votato in modo umorale, senza chiari obiettivi, senza logica, senza un ragionamento ponderato. Tanto per essere chiari, non è possibile, né razionale, che le uniche forze che possano almeno in parte rallegrarsi del risultato, siano il Movimento 5 Stelle e la Lega di Salvini. È evidente che il consenso ai Grillini è solo un gene-

Ma, alla fine, chi ha vinto?

Matteo Salvini

rico rifiuto della politica, di una protesta che rimane senza proposte, mentre il consenso a Salvini deriva dalla rabbia del momento, che, interpretata da Salvini, asseconda da tempo i nostri istinti peggiori: egoismo, razzismo, rottura dell’identità nazionale, abbandono dell’Europa. Un po’ come per i commercianti, il cliente (l’elettore) ha sempre ra-

gione. Anche se in politica, seguire la pancia della gente non porta da nessuna parte. Ora, se gli elettori hanno votato confusi ed impacciati, non possiamo non dire che a indurli in confusione ha contribuito non poco la totale inadeguatezza dei comportamenti nel centro sinistra così come nel centro destra. Ad alimentare la confusione nel centro sinistra

ha certamente fatto la sua parte la minoranza del Pd (i vari D’Alema, Bindi, Bersani, Fassina, ecc.), confermando il loro masochismo d’antica data, che si è impegnata allo stremo in una guerra contro Renzi, ancor più che contro le forze del centro destra. Valli a capire! E più o meno la stessa cosa è capitata nel centro destra.

La compattezza che aveva consentito a Berlusconi di ottenere grandi successi, si è sbriciolata in tutta una serie di partitini insignificanti che, andandosene per conto loro, hanno permesso alla Lega di Salvini di arrivare con il suo 12,9% di essere la maggior forza politica dell’area moderata, anche se rimane difficile classificare la Lega come area moderata. Ha detto giusto il presidente Mattarella, subito dopo il voto, che “ le liti esasperate creano sfiducia, contribuiscono, insieme ad altri fattori, ad allontanare dalla partecipazione i cittadini...” I comportamenti tenuti nel loro interno sia dal centro sinistra, sia nel centro destra, insomma, non potevano non incidere sul voto e sull’elettorato, da un lato favorendo l’astensionismo e dall’altro facendo calare il loro consenso. E allora non stupiamoci del successo dei Grillini e dei Leghisti: chi è causa del suo mal, pianga se stesso...così ci raccontavano da bambini, proverbio che si applica alla perfezioni ai nostri partiti politici, soprattutto a quelli che hanno il dovere di governare con serietà il nostro povero Paese.


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Politica

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I “sì” più convinti, ossia che hanno prevalso con maggiori percentuali si sono rinvenuti a Civezzano, con il 92,71%; peccato che i cittadini di Fornace, comune destinato alla fusione, abbiano votato invece per il no. A Vigolo Vattaro dunque va la palma di Comune dove il «sì» alla fusione nel municipio della Vigolana ha avuto il maggior numero di consensi effettivamente “utili” con il 92,06% dei favorevoli alla fusione con Bosentino, Centa San Nicolò e Vattaro. Al terzo posto si segnala Condino, dove i consensi al nuovo Comune di Borgo Chiese hanno toccato il 91,82%. In ogni caso si tratta di un risultato di un certo rilievo, che contribuisce a cambiare in maniere decisa la geografia del Trentino, basti pensare che solo nel 2009 i comuni trentini erano 223 ed oggi sono 178: avrebbero potuto essere 172, se tutte le fusioni fossero andate in porto. Ecco allora che dal referendum del 7 giugno escono i 15 comuni di Altavalle (Faver, Grauno, Grumes e Valda), Altopiano della Vigolana (Bosentino, Centa San Nicolò, Vattaro e Vigolo Vattaro), Amblar-Don (Amblar e Don), Borgo Chiese (Brione, Cimego e Condino), Borgo Lares (Bolbeno e Zuclo), Castel Ivano (Spera, Strigno e Villa Agnedo), Cembra Lisignago (Cembra e Lisignago), Contà (Cunevo, Flavon e Terres), Madruzzo (Calavino e Lasino), Porte di Rendena (Darè, Vigo Rendena e Villa Rendena), Primiero San Martino di Castrozza (Fiera di Primiero, Siror, Tonadico e Transacqua), Sella Giudicarie (Bondo, Breguzzo, Lardaro e Roncone), Tre Ville (Montagne, Preore e Ragoli), Vallelaghi (Padergnone, Terlago e Vezzano) e Ville d’Anaunia (Nanno, Tassullo e Tuenno). In generale è stata molto buona la partecipazione alle urne con l’affluenza che ha in molti casi superato il 70% con punte

30 comuni in meno in una notte Esito positivo per 15 dei 19 referendum in tutta la provincia: ora i comuni sono 178 Semaforo verde per 15 delle 19 fusioni che hanno chiamato alle urne domenica 7 giugno oltre 45.000 elettori in tutto il Trentino. Restano dunque sulla carta i progetti per i nuovi comuni di Rendena Terme, Albiano Lona Lases, Civezzano Fornace e Tesino. Il no ha vinto nei comuni più piccoli, a volte di

Bocenago, qui il referendum è saltato per 2 voti

Toccherà alla Giunta provinciale, in concerto con il Consiglio delle Autonomie, individuare entro il 10 novembre gli ambiti delle gestioni associate, che dovranno definire quali comuni saranno obbligati alla gestioni unitarie, definiti su ambito territoriale, con caratteristiche di maggiore omogeneità possibile. A questo proposito emerge una delle tematiche di maggiore delicatezza, ossia il futuro dei comuni “isolati”, ossia quelli “tagliati fuori” dalle fusioni e circondati di comuni che non sono obbligati alle gestioni associate. Casi noti in Giudicarie sono Castel Condino, ma anche Spiazzo e Pelugo. In questo intrico delicato si somma il fatto che il Consiglio delle Autonomie, organo rappresentativo formato comuni e comunità di valle, è in fase di rinnovo dopo le elezioni del 10 maggio e dunque, per la definizione degli ambiti, si arriverà a quest’autunno. In ogni caso, la road map dell’assessore Daldoss prevede l’avvio ufficiale delle gestioni associate per il 1 gennaio 2016. I comuni coinvolti nelle gestioni associate, su ambiti

misura, basti pensare a Bocenago, dove la fusione è saltata per appena due voti di scarto (92 no e 90 sì); a Lona Lases vince il no per 145 voti, a Fornace per 162 voti, ma anche in Tesino dove a Pieve si sono registrati 161 (36,51%) a favore del nuovo comune e 280 (63,49%) contrari. sopra l’80%. Un segnale importante, soprattutto dopo le ultime elezioni politiche ed europee (ma anche in parte le comunali di maggio) che avevano fatto evidenziare percentuali di affluenza in forte calo, anche se non sono mancati paesi nei quali il quorum (40%) è stato centrato in camera caritatis, vedi ad esempio a

Roncone, dove i votanti sono stati il 47,91% anche a fronte di una decisa campagna elettorale proastensione. Nei nuovi quindici comuni gli attuali organi dei 45 «vecchi» comuni (sindaco, giunta e consiglio comunale) resteranno in carica sino al 31 dicembre 2015. Dal primo gennaio

2016, il nuovo comune sarà effettivo e verrà gestito da un commissario (affiancato a titolo gratuito dagli ex-sindaci) che lo porterà al voto probabilmente domenica 12 maggio 2016. Viceversa, nei comuni dove la fusione è stata bocciata (Albiano e Lona Lases, Civezzano e Fornace, Cinte, Castello e Pieve Tesino, Strembo, Caderzone Terme e Bocenago) si andrà al voto in autunno, in una domenica compresa tra il 1° novembre e il 15 dicembre.

Per i comuni non oggetto di fusione, ora si apre una partita delicata

Ora le gestioni associate

Saranno poco meno di 140 sui 178 totali i comuni trentini coinvolti nelle prossime gestioni associate. Tutti quelli che non hanno dato corso a fusioni e quelli di dimensioni sotto i 5000 abi-

tanti saranno – secondo i dettami dell’assessore provinciale Carlo Daldoss – obbligati comunque a collaborare, mettendo in comune i servizi ed i dipendenti, ossia la macchina amministrativa.

Daldoss, Gianmoena, Ceschi

di 5.000 abitanti, dovranno gestire assieme i servizi amministrativi e gestionali tipici dei comuni, a partire da quelli anagrafici, tecnici, di ragioneria. Ricordiamo che nel resto d’Italia, quantomeno nelle regioni a statuto ordinario, già dal 2012 (governo Monti) sono attive le gestioni associate: nel resto d’Italia il limite demografico minimo delle unioni e delle convenzioni è fissato in 10.000 abitanti, ovvero in 3.000 abitanti se i comuni appartengono o sono appartenuti a comunità montane, fermo restando che, in tal

caso, le unioni devono essere formate da almeno tre comuni. La normativa nazionale in materia di gestione associata obbligatoria, attraverso Unione di Comuni o Convenzione, prevede che i Comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti, ovvero 3.000 abitanti se appartenenti o appartenuti a Comunità montane, debbano svolgere in forma associata almeno 3 funzioni fondamentali entro il 1 gennaio 2013, ulteriori 3 funzioni entro il 30 giugno 2014 e le restanti funzioni 31 dicembre 2014. Il Tren-

tino, forte della sua competenza autonoma sugli enti locali, ha scelto una strada diversa, anche in forza della peculiarità dell’assetto degli enti locali della nostra provincia, condizionati in modo peculiare dall’essere la nostra una terra al 100% di montagna. Dunque – tutto ciò considerando, e tenendo conto poi delle ferie estive – i tempi per l’applicazione di una riforma che segna un vero e proprio punto di svolta nella gestione delle funzioni amministrative, sono davvero stretti.


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Il consigliere Mario Tonina commenta le nuove fusioni, dopo i risultati del 7 giugno

«Dal referendum ottima risposta dei cittadini»

Obiettivamente, era possibile evitare le fusioni? Rispetto anche ai cambiamenti in atto a livello nazionale, dove l’Autonomia viene spesso messa in discussione, intraprendere questi processi è stato un segno di maturità nei confronti delle future generazioni. Le motivazioni che hanno spinto gli amministratori di quei comuni a mettere in atto tali percorsi, riguardano sicuramente il futuro delle proprie comunità con lo scopo di garantire, in un momento in cui le risorse sono in forte calo, maggiore qualità dei servizi. Questa scelta non deve però essere dettata solo da questioni prettamente economiche, ma deve essere un processo intrapreso per convinzione, consapevole e condiviso oltre che voluto dal basso. Come giudica l’esito delle fusioni in particolare in Giudicarie? Il processo di fusione ha semplificato notevolmente il panorama della nostra

«Direi che i referendum del 7 giugno hanno dato un esito generalmente positivo, evidenziando il fatto che i cittadini hanno ben compreso l’importanza di questo appuntamento, a suo modo storico». È soddisfatto il consigliere provinciale Mario Tonina per l’esito delle consultazioni referendarie sulle fusioni dei comuni: un percorso di aggregazione per cui si è personalmente speso, partecipando a decine di riunioni e di incon-

Municipio di Zuclo

Comunità di Valle, tradizionalmente la più frazionata di tutto il Trentino: le Giudicarie già da qualche anno hanno avviato diversi percorsi di fusione arrivando ad istituire nuove realtà comunali: Co-

mano Terme, San Lorenzo Dorsino, Valdaone e Pieve di Bono-Prezzo. Da 40 comuni nel 2008, oggi il territorio giudicariese è costituito da 24; proprio per questo la Comunità delle Giudicarie può

Mario Tonina

tri con la popolazione, non solo in Giudicarie, ma anche in tutto il Trentino. «Negli ultimi sei mesi ho avuto modo di partecipare a numerosi incontri informativi in molti territori della nostra provincia. A mio modo di vedere, che gli amministratori di 55 comuni, abbiano deciso di dare la possibilità ai propri cittadini di esprimersi attraverso il referendum in merito ad un percorso di fusione è stata una scelta coraggiosa, lungimirante e responsabile». essere, a mio parere, considerata un buon esempio di attuazione della Legge di Riforma Istituzionale. Da notare inoltre che i comuni dove il referendum non ha avuto esito positivo o che non hanno proposto referendum, dovranno ricorrere, per legge, alle gestioni associate dei servizi a partire dal 1 gennaio 2016, assetto organizzativo attraverso il quale restano tutti gli Enti coinvolti che devono gestire i servizi in modo centralizzato, sulla base degli accordi intercorsi tra i diversi Comuni dello stesso ambito; sarà quindi necessario ed inevitabile, sempre di più, ragionare in un’ottica intercomunale e sovracomunale. Gli scettici sulle fusioni so-

stengono che con le fusioni si perdono le “identità locali”. Direi di no. Superare rivalità e campanilismi permette di avere una visione di insieme delle risorse, delle potenzialità e delle strategie di sviluppo. Di fatto si condividono risorse, che è sempre di più necessario ottimizzare, si beneficia maggiormente di contributi, si ha maggior peso politico e forza di contrattazione nei confronti della PAT e anche maggior capacità progettuale attraverso cui poter rafforzare il tessuto economico culturale ed identitario, difficilmente sostenibile in comuni di piccole dimensioni. Esistono poi diverse modalità per continuare a garantire e tutelare le

proprie peculiarità (ASUC, forme di volontariato e associazionismo ecc…). Basti pensare che in Alto Adige, dove i comuni sono quasi la metà di quelli del Trentino, l’identità è comunque molto sentita in quanto radicata nella vita di ogni cittadino. Comuni più grandi sono dunque sinonimo di maggiore efficienza? I comuni di dimensioni maggiori (il dimensionamento ideale, dicono gli studi, è sui 3.000 abitanti) possono garantire servizi più efficienti alla popolazione che, ricordiamocelo, è sempre più esigente; i dipendenti comunali, in modo particolare quelli che lavorano nei piccoli comuni, devono continuamente affrontare problematiche sempre più complesse con una normativa in continua evoluzione ed è evidente che solo grazie ad un’organizzazione adeguata si può consentire maggiore specializzazione e garantire risposte precise e tempestive.

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Sanità

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O meglio, il modello gestionale della sanità e degli ospedali di periferia. Meglio ancora, di quella “rete” tra gli ospedali della Provincia di Trento, che a tre anni dal suo annuncio è fortemente sbilanciata verso i due Hub cittadini di Trento e Rovereto, a scapito di quasi tutti i nosocomi presenti nelle valli. Eccetto Cles che rispetto agli altri è riuscito a guadagnarsi un posto di privilegio nella ragnatela che avrebbe dovuto assegnare delle eccellenze specifiche a ogni nosocomio, giustificando così possibili tagli e sottrazioni. Un progetto ambizioso. In linea con l’intelaiatura di una sanità moderna ed efficiente. Presentata con una certa enfasi dal direttore Luciano Flor e dal Governatore Rossi in persona, quando ancora era assessore alla Sanità. Di quel programma, stando a quanto lamentano oggi i responsabili della Comunità delle Giudicarie, non v’è più traccia. Quantomeno si stanno ancora attendendo le promesse eccellenze che, nel caso specifico dell’ospedale su cui gravita il bacino turistico di madonna di Campiglio e Pinzolo, dove, sui cui campi da sci, ossa rotte e fratture sono all’ordine del giorno, doveva annoverare un efficiente reparto di ortopedia. Rete. E’ stata la parola chiave della “nuova” sanità giudicariese. Non solo come strutture. Ma, come gestione complessiva della salute. Rete, è an-

Accentramento spinto o sanità “a rete”? Il braccio di ferro fra Provincia e territori prosegue

Lo scontro è sul modello di sanità di Ettore Zini

Lo scontro è tra città e periferia. Tra Provincia che, com’è ovvio ha il coltello dalla parte del manico, e il semi potere delle Comunità e dei Comuni, nell’ennesimo confronto pubblico che ha porche la parola magica, che racchiude (o meglio racchiudeva) il disegno della futura sanità provinciale, con le strutture collegate al Not (Nuovo Ospedale Trentino) a cui dovevano contribuire, con specializzazioni diverse, tutti gli ospedali della Provincia. “No, sugli ospedali periferici non tirava aria di abbandono”. Avevano assicurato i vertici della Giunta Provinciale. “Anzi – si assicurava - si va esattamente nella direzione opposta, con la creazione di una grande ragnatela su scala provinciale”. “L’obbiettivo era razionalizzare le strutture. Lo slogan: “per fare meglio, con meno”. Ecco quanto era stato garantito per Tione, in quella nuova fase della Sanità Trentina, convalidata in seduta pubblica dal direttore della Sanità Luciano Flor, unitamente al dott. Caciali, allora direttore del Distretto Sanitario Centro Sud di cui fanno parte le Giudicarie, e dal dott. Comoretto, responsabile

tato allo stesso tavolo i responsabili dell’Azienda sanitaria trentina e la giunta dell’Ente intermedio tionese. Sul piatto, ancora una volta, i problemi della sanità.

Luciano Flor, dirigente dell’Apss al centro delle polemiche

dell’edilizia della Sanità, nel febbraio 2013. Primo: per l’ospedale, grandi opere di adeguamento antisismico, per assicurare la tenuta dell’edificio, anche in caso di terremoti di particolare intensità. Lavori molto complessi, vista la particolare collocazione dell’edificio, per cui sono stati stanziati 8 milioni di euro. Secondo: la riorganizzazione dei reparti su criteri di razionalità. Con un nuovo pronto

soccorso, la revisione di medicina e chirurgia, e il rafforzamento dell’ortopedia, anche in funzione dell’utenza turistica dell’alta Valle. Terzo: la nomina degli specialisti addetti al funzionamento dell’apparato ospedaliero, e il coinvolgimento dei medici di base. Più la nomina dei primari, allora coperti da figure, a scavalco dagli ospedali di Arco e Rovereto. E la cooperazione dei 28 me-

dici del territorio, cui era chiesta la copertura H12. “Tutti passi – era stato detto – per un riassetto globale, per cui sono state stanziati somme ingenti, che comprendono: le migliorie dell’ospedale e la dotazione di macchinari, come la Tac multistrato”. “Capitolo a parte per il pronto soccorso, per cui c’era l’impegno di Rossi, a reperire altri 500mila euro, in aggiunta

ai 2.600.000 già disponibili”. A tre anni da quelle anticipazioni, la Sanità trentina ha ingranato la retromarcia. Al rafforzamento del nosocomio con la copertura dei reparti con nuove figure professionali, si contrappongono ora i nuovi input che vanno esattamente nella direzione opposta. L’idea ora è di chiudere di notte e nei week-end le chirurgie degli ospedali periferici per concentrare tutto nelle strutture centrali. Week surgery, e settimana chirurgica programmata sono i due nuovi totem su cui poggia l’impianto del nuovo servizio assistenziale della sanità trentina. Non più coinvolgimento del territorio con eccellenze distribuite anche in periferia, a seconda della necessità e delle vocazioni territoriali. Ma, un altro passo indietro che, assieme al programmato taglio del reparto di maternità, non promette niente di buono. Il nuovo modello organizzativo mira a condensare i servizi più importanti nelle strutture apicali. Relegando gli ospedali satellite, a meri centri di pronto soccorso e di Day hospital.

Provincia, qualcosa si muove?

L’Upt,indifesadellerealtàterritorialiperiferiche L’argomento è di quelli che scottano. Ma, anche tra i più sentiti dalle realtà periferiche, che visto la china presa dalla Giunta Provinciale in materia di servizi ospedalieri, si sentono mancare la terra sotto i piedi. Fino a quando ospedali come quello di Tione potranno rispondere adeguatamente alle richieste dell’utenza locale senza dover dirottare la maggior parte dei pazienti nelle più attrezzate strutture centrali? Il problema se lo sta ponendo da tempo l’Upt, con gli assessori Gilmozzi e Mellarini e i consiglieri Tonina, De Godenz e Passamani. Che all’interno dell’esecutivo provinciale stanno ingaggiando un vero e proprio braccio di ferro, per tentare

di salvare il salvabile contro chi mira a depotenziare le strutture periferiche, a vantaggio dei grandi ospedali dell’asta dell’Adige. Mentre Gilmozzi e Mellarini stanno facendo pressing sul Governatore Rossi e sulla responsabile della Sanità Donata Borgonovo Re, perché si cambi strategia (a dicembre 2014 votarono “no” in Giunta alla proposta della Borgonovo di riassetto operativo degli ospedali), i consiglieri Mario Tonina, Pietro De Godenz e Gianpiero Passamani non hanno perso tempo a tempestare di quesiti il presidente del Consiglio Bruno Dorigatti sulla decisione, annunciata e poi sospesa, di chiudere a Tione le sale operatorie nelle ore notturne e nei fine settimana.

La loro interrogazione che sul tema chirurgia di Tione si unisce a quelle già presentate di Fugatti, Civettini e Borga - va diritto al sodo. Vuol sapere se la disposizione organizzativa della week surgery, così come illustrata nella nota della Direzione della Struttura Ospedaliera di Tione del 9.06.15, debba intendersi accantonata definitivamente. O se invece è solo temporaneamente sospesa. Alle parole, che volano, preferiscono risposte scritte. Nel documento, depositato a Palazzo Trentini, fanno riferimento alla delibera n. 2114 della Giunta provinciale del 5 dicembre scorso, dove si ricorda sono stati approvati gli indirizzi di programmazione dell’Azienda provinciale

per i servizi sanitari per il riordino della rete ospedaliera provinciale. Delibera che, precisano, non è stata approvata dagli assessori del loro partito e mai condivisa dal medesimo gruppo consigliare. Proprio a tale delibera, scrivono i tre consiglieri, fa riferimento la circolare 1212 del 26 gennaio 2015, riguardante l’assistenza clinica durante il periodo estivo e la riorganizzazione dei percorsi clinici assistenziali, a firma del direttore sanitario dott. Eugenio Gabardi e del direttore del Servizio Ospedaliero provinciale dott. Fernando Ianeselli. Che, alla luce del Piano di miglioramento predisposto dall’APSS e approvato dalla Giunta provinciale, hanno dato precise indicazioni

riguardo diversi interventi previsti, chiedendo a tutti i direttori delle strutture ospedaliere trentine di mettere in atto iniziative come quella vergata dal dott. Cutrupi, il 9 giugno. Disposizione che, con nota dello stesso direttore di soli sette giorni dopo, è stato invitato a ritirare. “In quanto, pur in linea con il piano di miglioramento – scrive il dott. Ianeselli – appare prematura e intempestiva”. E’ anche in considerazione di questa richiesta di “revoca”, che i tre membri dell’Upt vogliono sapere come s’intendano garantire gli standard di sicurezza per l’ospedale di Tione, e in che modo si intende procedere, in merito all’assistenza clinica durante il periodo estivo, non solo nel nosocomio

giudicariese, ma anche nelle strutture ospedaliere territoriali di Cavalese, Borgo e Arco. I tre consiglieri, e con loro l’intero gruppo dell’Unione per il Trentino, sanno che nelle valli è altissima la preoccupazione per le sorti dei loro ospedali. Pertanto si fanno interpreti delle istanze della gente, sollecitando Giunta e Consiglio provinciale a mantenere qualità ed efficienza non solo nelle strutture centrali. Ma anche nei presidi territoriali. Che – secondo il consigliere Mario Tonina – devono rimanere al servizio della gente e del turismo delle valli nel contesto di una politica sanitaria che non vada a vantaggio solo della città, a scapito della periferia. (e.z.)


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Sale operatorie chiuse nei week-end?

Una nuova direttiva della Provincia. È l’inizio di uno smantellamento programmato delle strutture periferiche? Che, però, i gestori della sanità trentina avessero il naso da Pinocchio lo si è potuto toccare con mano nei giorni scorsi, quando – a sorpresa – è arrivata la notizia che dal primo luglio la chirurgia avrebbe chiuso i battenti dalle 8 di sera alle 8 del mattino e pure durante tutti i weekend, il regime adottato sarebbe stato la week surgery: vale a dire sigilli per le sale operatorie locali per l’intero fine settimana, con il trasferimento dei casi urgenti negli ospedali cittadini. Con priorità per il nosocomio giudicariese per Rovereto. Vale a dire per l’ospedale più distante e disagiato da raggiungere per gli abitanti delle nostre valli. In pratica, in caso di necessità – diceva la direttiva impartita dal direttore dell’ospedale di Tione dott. Vincenzo Cutrupi – i pazienti bisognosi di interventi operatori, nelle ore notturne e nelle giornate di sabato e domenica, avrebbero dovuto essere trasportati prioritariamente a Rovereto, che da Tione dista 68 chilo-

D

di Ettore Zini

epotenziare l’ospedale di Tione? Giammai. Hanno sempre risposto i responsabili della Provincia in coro con i vertici dell’Apss. Ci stiamo adoperando

addirittura per rivitalizzarlo e renderlo più efficiente. Prova ne sono i notevoli investimenti fatti e quelli ancora da fare per il nuovo pronto soccorso.

Rossi e Borgonovo Re al Consiglio della Salute di alcuni mesi fa

metri, anziché i 42 di Trento. Mentre logica direbbe che l’urgenza dovrebbe fare il paio con il tragitto più breve. Queste erano le disposizioni impartite. Fortunatamente, però, rimaste – non si sa fino a quando – solo nelle intenzioni dei responsabili della sanità. L’ennesima levata di scudi da parte della Comunità di

Di fronte al comportamento ondivago e a volte incongruente dell’Azienda sanitaria sulla gestione dell’ospedale, bisogna riconoscere la grande caparbietà dimostrata dall’amministrazione Ballardini di contrastare decisioni ritenute inadeguate per il buon funzionamento del nosocomio di Tione. Tra qualche giorno la “vecchia” Comunità di Valle passerà la mano ai nuovi arrivati. Ma, bisogna ammettere che la presidente Patrizia Ballardini e la sua giunta hanno saputo difendere fino all’ultimo le prerogative di una struttura che, visti i nuovi orientamenti della Sanità trentina, rischia di essere ridotta ai minimi termini. Dall’ennesimo confronto tra i funzionari dell’Azienda è scaturito un documento in cui il Consiglio della Salute della Comunità delle Giudicarie esprime la ferma contrarietà per le scelte che l’Azienda sanitaria sta compiendo. È un atto di accusa duro che contesta la recente direttiva di ridurre drasticamente l’attività di chirurgia. “Tale decisione – spiega il documento - risulta totalmente incoerente, rispetto a quanto emerso e concordato nel lungo percorso di confronto attivato sin dall’inizio del mandato dalla Comunità delle Giudicarie – attraverso il Consiglio per la salute e il Tavolo di concertazione per l’Ospedale di Tione - con la Giunta provinciale e l’Assessorato di merito, al fine di condividere le scelte strategiche relative al servizio ospedaliero e territoriale. E soprattutto di evitare un

Valle e i malumori suscitati all’interno della struttura hanno indotto per il momento a soprassedere, rinviando a data da destinarsi l’applicazione delle istruzioni impartite dalla direzione. Chi si stesse illudendo di aver archiviato il problema, che ha tutta l’aria di un pesante ridimensionamento del centro ospedaliero di Tione, si

sta sbagliando di grosso. Per il dott. Luciano Flor, responsabile dell’Apss, l’iniziativa è sospesa. Ma, non accantonata. Poichè fa parte dei nuovi indirizzi della sanità trentina, approvati con delibera della Giunta provinciale già nel gennaio 2014, che la Sanità ha tutta l’intenzione di applicare alla lettera. Il provvedimento non riguarda

solo Tione, ma sarà applicato anche per gli ospedali di Arco, Borgo e Cavalese. Per quest’ultimo, anzi, la prescrizione è già in vigore dal 1° giugno. Sugli scogli di una crisi economica che sta lesinando fondi anche per la sanità nostrana, si stanno infrangendo così i buoni propositi e le promesse da marinaio di una classe dirigente che evidentemente non sa più che pesci pigliare per far quadrare i conti. Si scopre così che, proprio in concomitanza con l’avvio della stagione turistica che fa gravitare sui nosocomi periferici della nostra regione più del triplo dei pazienti abituali, per questioni di cassa, si tolgono servizi essenziali a delle strutture che avrebbero invece necessità di avere più mezzi a disposizione. Lo stop a questa discutibilissima operazione per ora è

arrivato grazie alla protesta corale del mondo politico locale, con Comunità e Consiglio della Salute in testa. Ma, stiamone pur certi che, quanto prima, i vertici della sanità attueranno i loro propositi. L’obiettivo? Concentrare tutte le risorse negli hub centrali, e trasformare gli ospedali di periferia in centri di prima accoglienza per pazienti da inviare, come pacchi postali, nei più titolati nosocomi di Trento e Rovereto. Per contrastare l’iniziativa, sindaci e Comunità hanno sottoscritto un documento dove chiedono la revoca definitiva delle direttive emesse per l’assistenza clinica estiva, con la richiesta del mantenimento dei 50 posti effettivi della medicina, e la garanzia di reperibilità notturna per gli interventi di ortopedia. Sarà sufficiente a far cambiare rotta a una gestione sanitaria sempre più Trentocentrica e poco propensa ad ascoltare le istanze della periferia? Da come si stanno mettendo le cose, c’è da dubitarne.

Dura reazione della Comunità delle Giudicarie

IlConsigliodellaSaluteprendeposizione ingiustificato depotenziamento dell’Ospedale di Tione, risorsa imprescindibile per il Territorio giudicariese e per i suoi Ospiti. Tale decisione appare in contrasto anche con quanto espresso dal Consiglio per la salute della Comunità delle Giudicarie nei mesi scorsi, ove aveva formalizzato la propria contrarietà rispetto al ridimensionamento delle attività del reparto di Chirurgia e in particolare in merito alla cancellazione delle reperibilità notturne e festive”. “Tale decisione – vi si legge - appare sorprendente anche a fronte delle innumerevoli richieste di revisione delle politiche in atto da parte dei rappresentanti politici e della rilevante mobilitazione popolare avvenuta negli scorsi mesi, a difesa dei servizi sanitari dei Territori periferici”. La lettera, indirizzata ai responsabili dell’Azienda Sanitaria e della Provincia, accusa le scelte della direzione sanitaria come incoerenti con i principi di sicurezza e qualità della cura e di equità di accesso delle prestazioni. In totale contrasto con gli indirizzi per il riordino della rete ospedaliera. E ritiene che le recenti scelte di

razionalizzazione dell’attività chirurgica presso l’Ospedale di Tione vadano nella direzione, più volte deprecata, di impoverimento dell’Ospedale nel suo complesso. Per la cui ristrutturazione, si ricorda, sono stati spesi quasi 20 milioni di euro. Nel documento, dove si rammenta il mancato coinvolgimento dei Territori, si ribadisce la necessità di discutere assieme le scelte strategiche e organizzative dei servizi sanitari e si chiede di garantire la capacità agli

Ospedali di Valle di gestire le emergenze e potenziare le prestazioni ritenute fondamentali di radiologia e ortopedia, con specifica attenzione alle dinamiche connesse all’afflusso turistico. A tale scopo si chiede: 1) Che per ridurre i costi o per sopperire alla mancanza di personale infermieristico, non vengano chiusi i reparti – anche se solo nelle ore notturne e nei periodi festivi ma si individuino modalità organizzative alternative che non penalizzino ulteriormente i

cittadini. 2) Vengano definiti con precisione il numero e le caratteristiche del personale necessario per erogare servizi di qualità e sicuri nell’Ospedale di Tione e tale organico venga garantito nel tempo da parte dell’Azienda sanitaria, con particolare attenzione a specifiche professionalità sanitarie quali ad esempio gli infermieri professionali. 3) Venga messo immediatamente a disposizione il personale infermieristico necessario per garantire l’operatività di ciascun reparto dell’Ospedale di Tione, superando la grave situazione di carenza di organico in parte dovuta all’elevato numero di congedi parentali concessi durante il periodo estivo.4) Venga revocata in modo definitivo la direttiva del Direttore di Struttura dottor Cutrupi di cui in premessa, onde evitare le ricadute negative anche sugli altri reparti e sulla qualità complessiva del servizio dell’Ospedale di Tione. 5) Venga garantito nel tempo almeno il numero attuale di posti letto dell’Ospedale, tenendo conto in particolare delle esigenze dell’Area medica e dei flussi turistici. (e.z.)


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Lavagnino (Nursing Up):«A Tione ci sono le professionalità, l’Apss deve darci l’opportunità di lavorare come sappiamo fare»

Ospedale, anche i sindacati in agitazione di Denise Rocca “L’utenza – spiega Fabio Lavagnino, dirigente del sindacato Nursing up – rischia di non trovare posto. Trento e Rovereto hanno già ora grossa difficoltà a garantire i tempi d’attesa al pronto soccorso, con le chiusure nei fine settimana il cittadino si troverà obbligato a trsferimenti, con tempi di percorrenza di circa un’ora per poi ritrovarsi a Trento e Rovereto a mendicare un posto in reparti già al collasso”. La famigerata circolare, che annunciava gli orari estivi spiegando che ortopedia potrà fare solo 3 interventi settimanali

La decisione su chirurgia che riduce l’ospedale di Tione ad un ospedale part-time nei mesi estivi, ha

fatto imbufalire gli amministratori locali ma anche messo sul piede di guerra i sindacati. che richiedono degenze dai 3 ai 7 giorni (cioè le fratture) e comunque non nei fine settimana perché per chirurgia è prevista la chiusura effettiva e totale a partire dalle ore 20 del venerdì sera, è stata sospesa. Ma che questo significhi un passo indietro dell’azienda saniaria sull’argomento, lo dubitano in molti.

Punti nascita. La novità Il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin lascia una porta aperta

Mentre il Giornale delle Giudicarie sta andando alle rotative, è arrivata una notizia che offre qualche filo di speranza a chi nelle valli si sta battendo per il mantenimento dei punti nascita. E’ una lettera che arriva da Roma, firmata dal direttore generale della Programmazione sanitaria del Ministero della Salute, Renato Botti. Risponde a un appello dell’associazione “Parto Fiemme” che, nel febbraio scorso, aveva sollecitato la ministra Beatrice Lorenzin a una deroga per l’ospedale di Cavalese, in riferimento appunto alla “chiusura dei punti nascita, con un volume di attività inferiore ai 500 parti/anno, in quanto non in grado di garantire la migliore sicurezza per la madre e il neonato». Nella sua risposta all’associazione della val di Fiemme, il direttore generale del Ministero della Sanità dice che sostanzialmente spetta all’istituzione regionale, nel nostro caso la Provincia autonoma, «dare seguito alla riorganizzazione del percorso nascita, sulla base degli standard organizzativi, tecnologici e di sicurezza indicati negli allegati tecnici dell’Accordo Stato-Regione, sottoscritto il 6 dicembre 2010. Compresa la concessione di deroghe ai punti nascita con volumi minimi di attività. Deroghe che, sebbene previste dall’accordo, devono essere attentamente valutate sulla base di effettive e insuperabili difficoltà oro geografiche, e della presenza di tutti gli standard riportati dal summenzionato accordo». Insomma, il ministero della Salute non esclude che la Provincia possa concedere delle deroghe. E che quindi possa tenere aperti dei punti nascita che non rispettano lo standard del numero minimo di parti. “Purché garantisca che in quegli ospedali periferici siano rispettati tutti i parametri di sicurezza richiesti e dunque evidentemente con una presenza di personale e di risorse adeguate”. Mentre la Provincia forse sperava che fosse il Ministero della Salute a toglierle le castagne dal fuoco, la palla torna ora all’assessorato provinciale alla Sanità. Saranno Borgonovo Re e Rossi a doversi pronunciare se sarà possibile continuare a partorire anche nei centri di Cavalese e Tione che notoriamente, in fatto di nascite annue, sono abbondantemente al di sotto degli standard nazionali. (e.z.)

Il Ministro della salute, Beatrice Lorenzin

Le conseguenze di un’applicazione delle nuove misure, secondo i sindacati sarebbero devastanti per la cittadinanza. Poniamo l’esempio banale di un anziano che si rompa un femore di venerdì, che succede? “Le linee guida nazionali raccomandano di operare entro 24/48h – spiega Lavagnino - perchè in questo modo si limita l’aumento dei tempi di recupero. Quindi se è venerdì l’utente giudicariese potrebbe trovarsi nelle 48h successive senza assistenza specifica”. Ma al nostro anziano va ancor peggio se per caso è venerdì sera, perchè allora il reparto tionese sarà già chiuso quindi verrà trasferito a Trento o Rovereto automaticamente, se hanno posto, altrimenti rimarrà a Tione ma senza personale specifico a seguirlo: “con un aumento del rischio assistenziale – conclude

ORARI DI APERTURA

Lavagnino – perchè non ci sarà medico ortopedico o chirurgo nei fine settimana”. La richiesta del mondo sindacale è quella di maggiore dialogo e flessibilità sulle decisioni: “L’Azienda e la politica – scrivono in un comunicato - devono aprire tavoli di confronto, soprattutto per l’interesse del cittadino, in quanto ogni ospedale territoriale ha nel suo interno piccoli equilibri che ne fanno un valore aggiunto per l’utente. Per dire: non si possono chiudere le sale operatorie a Tione, sul quale gravita tutta la Val Rendena, in inverno. Dateci indicazioni sull’obiettivo, ma permetteteci di modulare la modalità per raggiungere quell’obiettivo. Inoltre queste decisioni vanno a ripercuotersi anche su tutte le attività organizzative dalla gestione del personale nei reparti ai trasporti che inevitabilmente aumentano di molto”. Lavagnino, che conosce bene la realtà di Tione, spende una parola anche sull’ospedale giudicariese: “Le abbiamo le professionalità a Tione – è l’appello al mondo politico - dovete darci la possibilità di lavorare come sappiamo fare”.

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Sanità “Ce lo avevano anticipato altri responsabili di centri simili che per mesi non avremmo avuto contatti – spiega il direttore Silvano Stefani – ce lo aspettavamo, ma speriamo cambi”. Non è colpa del centro e nemmeno della mancata comunicazione, ma la ragione ha radici culturali e sociali: è la paura delle persone di ammettere che in famiglia qualcuno è stato colpito dalla malattia. “C’è lo stesso atteggiamento verso l’Alzheimer che avevamo vent’anni fa nei confronti dei tumori – spiega Lorena Dalbon, coordinatrice del Centro residenziale Abelardo Collini – vergogna e segretezza”. La malattia è subdola, nei primi stadi è difficile da riconoscere e chi ne viene colpito spesso la nasconde - “sono anche molto ironici su se stessi, trovano mille modi per nascondere i sintomi” spiegano al centro – poi i famigliari più prossimi se ne accorgono ma anche a questo punto l’ammissione del problema è un processo lungo: “Le famiglie – prosegue Dalbon - reggono quattro, magari cinque anni, occupandosi da sole come possono di chi è affetto da Alzheimer senza dirlo a nessuno, poi scoppiano e cominciano a chiedere aiuto ma intanto cinque anni sono molti”.

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A Pinzolo c’è un centro innovativo di cura della malattia e punto di riferimento per le famiglie. Che però ancora stentano ad utilizzarlo

Alzheimer, più informazione di Denise Rocca

A Pinzolo, oltre ad un’area altamente specializzata dedicata all’Alzheimer all’interno della casa di riposoAbelardo Collini, esiste anche un centro di ascolto “Accogliamo l’Alzheimer” per chi dalla malattia è toccato, sia esso famigliare o paziente. Solo che in mesi di attività, ha ricevuto solo due telefonate: All’Abelardo Collini, nel novembre 2011, in occasioni dei lavori di ampliamento della casa di riposo, è stato aperto un piccolo nucleo apposito nel quale ci sono oggi 14 residenti assistiti da 9 persone con una formazione molto particolare che va oltre l’aspetto medico per comprendere anche quello psicologico e sociale. Nello stesso anno è nata l’associazione di ascolto e con il sostegno dell’assessorato provinciale alla sanità è stato aperto i centro di ascolto. “Si è capito quattro anni fa – spiega il direttore della struttura Stefani – che era impensabile gestire la patologia assieme agli altri,

un centralino a disposizione tutte le mattine, due sportelli aperti un paio di volte a settimana uno a Pinzolo, presso la casa di riposo Abelardo Collini, e uno a Tione in Comunità delle Giudicarie, ma il telefono non squilla e le persone che chiedono assistenza e aiuto sono pochissime.

Pinzolo, reparto Alzheimer all’Abelardo Collini

c’era bisogno di un ambiente dedicato e di personale appositamente formato”. Così è nato il nucleo residenziale.

“Si lavora molto sull’ascolto e sull’autostima – spiega Dalbon – con l’obiettivo di aumentare il benessere di

queste persone, perché con la sola gestione del sintomo, per esempio l’aggressività, non si va da nessuna parte”. A passeggiare nella struttura si respira un ambiente famigliare, disegnato per evitare quegli elementi che creano disturbo ai malati di Alzheimer, dai colori ai rumori forti, fino alla presenza di costrizioni. I famigliari possono accedere liberamente, usufruire dell’assistenza psicologica e trovare consigli su come gestire la malattia. Ma si sa, è difficile essere profeti in patria: il centro è studiato e visitato da esperti di tutta Italia, ma quelli che si vedono di meno sono proprio i

locali, cittadini e anche, più colpevolmente, operatori del settore. Il Centro di Ascolto fornisce informazioni sulla malattia, sulla rete di servizi territoriali presenti per sostenere le famiglie e l’assistenza domiciliare, consulenza psicologica, consulenza su problematiche previdenziali e legali, oltre a fornire un aiuto in situazioni concrete che i famigliari possono trovarsi a dover gestire. GLI SPORTELLI: A.P.S.P Centro Residenziale “A. Collini” Via Genova 84 – Pinzolo mercoledì: 14.30 – 16.30 Casa della Comunità delle Giudicarie Via P.C.Gnesotti 2 – Tione martedì: 10 -12 telefono centro ascolto: 0465 – 500711 (lun-ven, 9-12)

Sintomi principali e comportamenti da tenere Individuata per la prima volta nel 1906 da un neuropsichiatra tedesco, Alois Alzheimer da cui ha preso il nome, la malattia è caratterizzata dalla morte di cellule cerebrali, particolarmente quelle del cervello destinate a memoria e ad altre funzioni cognitive, provocando un grave e progressivo deficit intellettivo, affettivo e comportamento. I primi sintomi sono perdita di memoria, disorientamento nello spazio e nel tempo, incapacità di eseguire i movimenti voluti, deficit di attenzione, agitazione, poi subentrano affacendamento nel raccogliere o spostare oggetti senza motivo apparente, aggressività, allucinazioni, alterazioni del sonno e della veglia, vagabondaggio, comportamento sessuale inadeguato.

In un vademecum stilato dalla Provincia e da “Alzheimer Trento Onlus” vengono indicati chiaramente i sintomi più comuni e gli accorgimenti da tenere che si ispira-

no al sistema “Gentle Care”, ideato da Mojra Jones, terapista occupazionale canadese, negli anni ‘80: l’obiettivo principale è il benessere della persona e il contenimento

dello stress, che viene perseguito non solo dal punto di vista medico ma con il contributo di fattori esterni come per esempio un’architettura ad hoc, applicata anche nell’area residenziale del centro di Pinzolo. Ad introdurre in Italia il metodo è stata Silvia Vitali, che ne esplicita così il principio base: “Quando un paziente perde l’uso di un arto, si pensa ad intervenire costruendo una protesi che gli consenta di riprendere a deambulare, così quando un paziente sofferente di demenza perde progressivamente le diverse abilità cognitive, occorre costruire una protesi che supporti il paziente nella sua relazione con l’ambiente umano”. Per gli operatori del centro residenziale di Pinzolo è una questione di linguag-

gio: “Hanno un linguaggio diverso e che noi non riusciamo a capire – spiegano – ma stanno comunicando qualcosa anche se magari la manifestazione è di aggressività o fastidio. Lo sforzo deve essere in noi nel cercare di capire cosa li ha disturbati e fatti diventare magari aggressivi, nel togliere l’elemento di disturbo. Bisogna avere la consapevolezza che tocca a noi adattarci a loro e non viceversa, quindi se un tono di voce alto o attività particolari creano disagio e quindi una reazione nei pazienti, va ricordato che è sempre la malattia a provocarla e sta a noi evitare che questo accada. Siamo a disposizione per dare consigli e aiutare chi si fa carico della cura a casa, basta contattarci”.


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Pistoria


Attualità

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Orsi. L’ultima aggressione Il recente attacco di Cadine desta preoccupazione e richiede interventi decisi

L’orso non aggredisce più solo pecore e asini

Ormai è un dato di fatto. L’orso in Trentino non aggredisce più solo pecore e asini, ma è diventato pericoloso anche per l’uomo. Finora era ritenuta un’eventualità molto remota che il plantigrado potesse diventare rischioso per gli esseri umaLuigi Fantoma “Il Re della val di Genova” che di ni, se non in caso di molestie dirette soprattutto verso i piccoli plantigradi ne ha ammazzati più di 50, di imbracnella stagione dello svezzamento. I recenti fatti di cronaca, ciare il fucile e di far piazza pulita di ogni orso che registrati a poca distanza dalla città di Trento, dimostrano si avvicina. che gli escursionisti e turisti trentini che si vogliono avventurare nei sentieri di zione degli orsi nei boschi del montagna dovranno essere molto più Trentino, era che difficilmente guardinghi, perché qualche orso ritegli orsi aggrediscono l’uomo, a nuto problematico, potrebbe essere in meno che non siano provocati. agguato. Le associazioni ambientaliste, Soprattutto nella stagione dello come Lav e Oipa, continuano a sostesvezzamento dei cuccioli. nere la validità del progetto di ripopolaOggi, purtroppo, sappiamo mento dell’areale alpino da una specie che non è così. Non uno, ma quasi estinta sul finire degli anni ’80. due recenti incontri ravviciTant’è vero che stanno sollecitando il nati con l’animale a Zambana Governo centrale di Roma (una letteil 29 maggio, e a Cadine il 10 ra è stata inviata anche al presidente giugno, dicono che l’orso agMattarella) di farsi esclusivo carico del gredisce l’uomo anche quando progetto, escludendo la Provincia di non è disturbato. Marco Zadra, Trento. “In quanto – dice la l’associaquarantatreenne di Zambana zione anti vivisezione degli animali - ci sono fondati timori stava correndo nei boschi vici- stici per la riduzione della razche se il problema degli incidenti tra uomo e animale dovesse no a casa, quando si è trovato za e la cattura dei soggetti più acuirsi, il fallimento del progetto sarebbe assicurato”. Ma, gli a tu per tu con il plantigrado. pericolosi. Due fatti che stanno stessi vertici provinciali, finora strenui difensori dell’animale, L’uomo ha cercato di scappare. inducendo i vertici della Prooggi cominciano a prendere in considerazione la necessità di Ma, è inciampato. E le unghie vincia a rivedere i numeri delle porre un tetto ai plantigradi che s’aggirano nei nostri boschi. dell’animale gli hanno lascia- presenze della popolazione urAncora non sono chiare le decisioni che saranno prese. Magto molto spavento e profondi sina, cresciuta in modo espogior libertà di azione sugli esemplari che hanno dimostrato segni su un braccio, curati con nenziale dall’introduzione dei più pericolosità e irrequietezza, il governatore Rossi l’ha otdiversi punti di sutura. Ancora primi undici esemplari importenuta dal ministro dell’ambiente Galletti. Non è ancora evipeggiore è stata l’esperienza di tati nel Parco Adamello Brenta dente, invece, se si potrà incidere sul numero degli esemplari Wladimir Molinari, 45 anni, di dalle foreste della Slovenia nel presenti, secondo alcuni ormai troppi rispetto al territorio Cadine. Stava percorrendo su 1998. Quando, la Provincia disponibile. Quanti siano per davvero oggi i plantigradi in una strada forestale in località Autonoma di Trento ha avoTrentino è difficile stabilirlo. Secondo il Corpo della ForePozza degli Spini, assieme al cato a sé il progetto Life Ursus, stale e l’Ispra, l’istituto superiore per la ricerca e protezione suo cane, quando è stato rag- messo in cantiere agli inizi degli ambientale, gli esemplari che popolano le nostre valli al 31 giunto alle spalle da un orso anni novanta dall’Ente Parco di dicembre 2014 non sarebbero più di cinquanta: 17 femmine, che, prima gli ha sferrato una Strembo. Una decisione che 22 maschi e alcuni di cui non è stato possibile determinare il zampata, poi lo ha morso alle ha indotto il presidente della sesso. Secondo altri autorevoli osservatori sarebbero, però, testa, poi altre zampate al tron- Provincia Rossi a chiedere un molti di più . E, negli anni a venire, la loro proliferazione poco e alle braccia. Un’aggressio- incontro a Roma con il minitrebbe rappresentare davvero un problema molto serio. Ne ne violenta. Da cui ha riportato stro dell’Ambiente Gian Luca fanno testo le sette cucciolate avvistate nella primavera di ferite in tutto il corpo, temendo Galletti. Obiettivo? Rivedere il quest’anno. Segno che, dopo un periodo di acclimatamento, di non riuscire a uscire vivo dal- Pacobace. Vale a dire il piano gli orsi si sono perfettamente integrati negli areali del Brenta la brutta avventura. Due episo- di azione per la reintroduzione e nelle zone limitrofe, dove in soli 15 anni sono riusciti ad amdi che hanno scosso l’opinione e la conservazione dell’orso e bientarsi come nemmeno il dott. Wolfgang Shoroder, docente pubblica. Con molti residenti per parlare del numero di plandell’Università di Monaco e redattore del piano faunistico del impauriti dalla presenza dei tigradi attualmente presenti in Parco Adamello Brenta, avrebbe sperato. Ciò, nonostante i grossi animali nei boschi che Trentino. 62 mila ettari di territorio loro riservato sia fortemente anchiedono provvedimenti dratropizzato, con una forte presenza dell’uomo, anche in zone un tempo scarsamente frequentate. Ne consegue che sempre più sono le perGli orsi in Trentino. Quanti sono, e quanti saranno tra 25 anni? Lo sfizio di sone del posto, ma anche tantissimi turisti, che calcolarne il ritmo di crescita, se l’è preso Bruno Firmani, professore di mamanifestano grandi timori e perplessità contro tematica, ex ordinario di analisi matematica all’Università di Trento. “La chi vuol mantenere l’orso in Trentino a ogni matematica non mente”. Dice. “La crescita degli orsi è esponenziale. Se non costo, senza almeno contingentarne le presensi fa qualcosa, raddoppieranno ogni cinque anni”. Il calcolo, ovviamente, è ze. Ne va della sicurezza delle persone, non più solo teorico in quanto non tiene conto di malattie, morti accidentali e bracpadrone di poter vivere le proprie montagne in conaggio. Firmani, parte dai dati messi a disposizione sul sito internet della piena libertà. Senza la paura di fare incontri Provincia. Dai suoi calcoli da qui al 2040 i plantigradi potrebbero superare indesiderati. le 2.000 unità. Vediamoli. “Nel 2002 in Trentino c’erano 11 esemplari. Nel E, se da parte di ambientalisti vi è la ferma con2013 erano 39. Nel 2014 sono diventati più di cinquanta, con una stima anche vinzione che il progetto Life Ursus vada sostedi 70 esemplari. Su questi dati l’ex ordinario di matematica ha costruito una nuto nella sua interezza, per molti cittadini non tabella con scala logaritmica e poi ho calcolato quella che si chiama retta di ci sono cartelli anti-plantigrado, radio collari o regressione. Ne risulta che la crescita annua della popolazione ursina è quasi monitoraggi che tengano. L’orso è un pericolo. del 16% (15,7%). Questo vuol dire che ogni cinque anni, il numero degli orsi presenti in TrentiE da attrattiva per il turismo può diventare un no raddoppia. Secondo le rilevazioni annue del servizio Foreste e Fauna della boomerang per la nostra maggior industria. Provincia, gli 11 esemplari del 2002 sono diventati 23 nel 2007, 47 nel 2012. “Una famiglia arriva qui in vacanza – rifletSecondo il rapporto orso 2014 i soggetti presenti variano dai 40 ai 50. Ma, te per esempio Matteo Motter, presidente della secondo altre stime, arrivavano anche a 70. E qualcuno ne ipotizza ancora di sezione Sat Carè Alto – attratta dalla pubblicità più. Questo prima che fossero osservate le 7 cucciolate con almeno 12 cucche facciamo sulle bellezze del Trentino. Poi si cioli di quest’anno. Questo vuol dire che, allo stesso ritmo, nel 2019 in Trentrova davanti dei cartelli che l’avvertono della tino circoleranno dai 100 ai 140 orsi; nel 2024 dai 200 ai 280; nel 2029 dai possibilità di incontrare degli orsi”. Possiamo 400 ai 560; nel 2034 dagli 800 ai 1120 e, infine nel 2039 dai 1600 ai 2200 stupirci se quella famiglia rimonta in macchina orsi”. Una popolazione assolutamente insostenibile per una regione che vive e se ne va spaventata? Si interroga l’esponente di turismo. L’hanno compreso anche i vertici provinciali che sono corsi dal della Sat rendenese. Dopo i recenti fatti, sono ministro all’Ambiente Gianluca Galletti per studiare assieme al Ministero una sempre più gli abitanti delle valli che la pensastrategia di contenimento dell’animale che, dalla sua reintroduzione ad oggi, no allo stesso modo. (e.z.) ha dimostrato di trovarsi perfettamente a suo agio nei boschi e nelle valli di casa nostra. (e.z.)

di Ettore Zini Dopo l’ultima aggressione sui monti di Cadine, in materia di orsi se ne sentono di tutti i colori. C’è chi vorrebbe esportare i più pericolosi in Romania. E chi consiglia, come faceva agli inizi del ‘900 Esagerazioni, di certo.Anche se non si può nascondere che oggi qualche preoccupazione in più, il vecchio - e non più autoctono orso bruno che siamo andati a prendere a viva forza nelle foreste slovene - non ce le lesina. Le prime avvisaglie di pericolosità verso l’uomo, l’animale - oggi perfettamente a suo agio nei boschi del Trentino Occidentale - le ha date la scorsa estate a Pinzolo assalendo un fungaiolo del posto. Daniza, l’orsa colpevole dell’aggressione, era stata sorpresa con i suoi piccoli da Daniele Maturi di Pinzolo detto “Carnera” che, in base al suo racconto, era stato assalito e inseguito dal plantigrado, senza aver fatto alcunché per irretirlo. Solo la prestanza fisica dell’uomo, finito all’ospedale di Tione per curare le ferite infertegli dall’orsa, gli aveva permesso di contrastare

la ferocia dell’animale e di non subire danni ben più gravi. Il fatto era finito sulle pagine dei giornali di mezzo Mondo, suscitando le proteste di tutte le associazioni animaliste fermamente intenzionate a difendere le ragioni dell’orso dalla decisione della Provincia di Trento di mettere l’animale nelle condizioni di non nuocere ai frequentatori dei nostri boschi. Il suo destino sarebbe stato probabilmente la cattività, nei recinti del Casteller di Trento. Ma, un tentativo maldestro di cattura, con un’eccessiva dose di anestetico da parte del Corpo Forestale, ha comunque posto fine ai suoi giorni. Con lo strascico di proteste e contestazioni a Pinzolo e in val Rendena di tutte le associazioni per la difesa degli animali. La cui tesi, come del resto quella sostenuta dagli stessi difensori della reintrodu-

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Il Saltaro delle Giudicarie

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IL SALTARO DELLE GIUDICARIE

San Pietro sarà severissimo e lo prenderà a calci spedendolo all’inferno con i suoi sodali, i Borghezio, i cerchi magici, i Trota, le badanti, e giù e giù... fino a Bossi che in confronto ai nuovi leghisti è quasi un santo, per furbizia ed intelligenza.

Tornal’orso,etornanolepolemiche

Anche il governo ha i suoi guai, con quel Marino, sindaco di Roma, che sta affogando nella melma capitolina e la Bindi con i suoi coinquilini che lo stanno logorando cristianamente (si fa per dire!). In Trentino le cose non vanno meglio, s’è rifatto vivo l’orso che ha ferito gravemente un cittadino vicino a Cadine e, guarda un po’, all’improvviso si sono trovati tutti d’accordo contro l’orso, oibò! Si sta avvicinando troppo alla città e allora l’orso è da eliminare, l’orso è un problema, bisogna bloccare il progetto, nuoce al turismo, tutti all’unisono. Dove sono quelli che se la prendevano con Maturi di Pinzolo quando è incorso nella stessa avventura? Allora sembrava che la colpa fosse tutta sua (del Maturi) e che l’orso poverino, doveva essere capito, protetto e sostenuto. Ma si sa, come sempre, i problemi seppur drammatici della periferia, sono bazzecole da non farci caso, ma se gli stessi si avvicinano a Trento, diventano drammi da bloccare immediatamente. E’ così! Cosa importa ai fighetti di città delle nostre vicende, delle nostre magagne, l’importante è che la loro serenità ed il loro benessere (a spese nostre!) non vengano intaccati. Per fortuna che abbiamo un efficiente apparato forestale che ci tranquillizza, fatto di generali fregiati di gradi e di veterinari sempre pronti ad intervenire. Intanto i Dipendenti Provinciali si beccano un buono premio di € 1.300 per il buon lavoro svolto, poverelli: hanno il posto garantito, hanno stipendi da “siori”, sono garantiti gli aumenti periodici, ce ne sono di bravi e di discutibili, ma a tutti spetta il bonus perché possano andare al mare felici. Intanto alla Caritas aumentano del 30% i trentini che vi si accostano per mangiare. Mah!

L’attacco di Cadine riporta la questione al centro. Senza dimenticare la vicenda-ospedale In cielo sono desolati. Ogni mese ce ne sono di nuove, tutte da ridere se non fosse che gli angeli e gli arcangeli sono seri di professione e non tirano le labbra neanche a morire. La Politica in Italia è tutta per aria, normale dato che sta andando tutto per aria, partiti, scuola, lavoro, sport e giustizia, nel trionfo della neCerto che la faccia del consigliere Bezzi fa tanta tenerezza, con le firme di Forza Italia in quel di Trento; il Bezzi ha subito scaricato, lui non centra, se c’era dormiva, poverino...la colpa è dei maggiorenti del Partito e lui, come Calimero, si sente indifeso, piccolo e nero... noi tifiamo per lui (gulp!). Intanto la Samantha Cristoforetti è tornata sulla terra dopo aver girovagato nell’empireo celeste. E’ stata anche ospite d’onore in Paradiso. Dato che passava di lì, è stata invitata ad una festa organizzata proprio per lei. La Samantha ne è rimasta incantata, robe dell’altro mondo, s’è dovuta sorbire inni sacri, salmi, rosari e litanie per ore intere. Estasi totale. Fino a quando non ha visto il sen. Panizza, con il consueto borsone in mano, che trotterellava fra i Santi convitati, anche lì! Uffa! Che ci faceva lassù il sen. Panizza, che portasse contributi? che cercasse voti? Il Paradiso non è il luogo. Probabilmente cercava protezione e perdono per tutto il “casino” che sta facendo sul territorio, ingaggiando gente di ogni sorta istigando beghe e contrasti, spalleggiando destre e sinistre in modo disinvolto. Non c’è più Religione, gli anno detto i Santi Censori, che ancora stanno meditando sul perdono. Intanto mettono in conto i suoi comportamenti, poi si vedrà. Finalmente una buona notizia è arrivata nell’empireo dalle Giudicarie e il vostro Saltaro ne va finalmente fiero. Si sono conclusi i re-

quizia e dell’obbrobrio con Mafia Capitale, corruzione un po’ dovunque, migranti in balia del vento, il Papa che predica bontà ed accoglienza e il Salvini che lo manda volgarmente a quel paese: quel tipaccio farà i conti, quando si presenterà lassù e gli chiederanno conto del suo comportamento.

Rosy Bindi

ferendum sulla fusione di numerosi nostri Comuni, una iniziativa provinciale intelligente e lungimirante, e tutto è andato per il meglio. La gente ha capito ed ha votato con notevole buon senso. A nulla sono valse le spacconate dei soliti bastian contrari che hanno sparso a piene mani (a piena voce) disinformazione e volgarità d’ogni tipo. Persino gli eroici contadini giudicariesi, i pochi che sono rimasti, coraggiosi e tenaci, sono stati tirati in ballo e tacciati d’essere teste senza cervello. Pazzesco, se c’è una categoria che ha dimostrato nei secoli e dimostra tutt’ora grande attaccamento al proprio territorio, ingegno nel superare le infinite difficoltà, intelligenza nell’aggiornare la loro professione, credo proprio che sia quella contadina, di cui i Giudicariesi sono per gran parte figli, ma non sempre i figli riescono bene. C’è allarme anche per questo lassù, nell’alto dei cieli, i Giudicariesi stanno perdendo equilibrio e assen-

natezza, dignità e rispettabilità, sono sempre più i quaquaraquà privi di scrupoli, imbonitori di professione, che vogliono dettare le nuove regole del convivere civile. “Se ne occupi il Saltaro di competenza!” ha sentenziato l’alta Corte, ma io che ci posso fare, umile vostro servitore, ho solo da pregare che la gramigna sempre più invadente nei nostri campi, venga distrutta dalla cultura e dall’intelligenza dei nostri giovani. Almeno così spero! Tornando a bomba, la maggior parte dei nostri Comuni ha risposto alla grande ai referendum, eccetto Bocenago, orgoglioso paese dell’alta Rendena, che non ne ha voluto sapere mandando all’aria la fusione con Ca-

derzone e Strembo. Colpa della giunta? Corre voce che c’entri e non poco. Inevitabilmente nel calderone finisce anche il sindaco Ferrazza. Strano: uno che è stato Sottosegretario di Stato con Berlusconi e prossimo candidato assessore alla Comunità che si sta ricostituendo, lo credevamo di più ampie vedute. Niente paura, vedremo quanto saprà fare nel suo nuovo incarico, se ci sarà. Intanto è esplosa di nuovo la bomba Ospedale che ha sorpreso un po’ tutti per il solito modo truffaldino con cui c’è stato comunicato che col primo luglio chiuderà il reparto di Chirurgia dal venerdì sera al lunedì mattina. Una bastonata da brividi, un’altra, direi, dopo la Mammografia spostata a Trento con Ginecologia pochi mesi fa, un altro vergognoso passo verso lo svuotamento del nostro ospedale. Poi toccherà agli altri reparti, uno alla volta, con i soliti trucchetti di cui gli esperti della sanità sono maestri. Non c’è limite al peggio. Tempo un paio d’anni e resteremo con un pronto soccorso scalcinato e poco altro. C’è eccitazione fra la gente, improperi contro la Provincia, maledizioni, moccoli e parolacce, c’è chi invoca i forconi, chi l’occupazione del Con-

siglio Provinciale, chi invoca la castrazione chimica dei responsabili per la continua ideazione di sempre nuove limitazioni a carico della gente, soprattutto a carico dei più deboli e dei più poveri. Le Giudicarie sono ormai nel mirino di politici arroganti e salottieri, noi non possiamo reggere il confronto, montanari quali siamo, rozzi ed ignoranti(sic!). C’è chi svicola, c’è chi farfuglia, annotiamo le loro sigle, prima o poi ne pagheranno lo scotto. Per fortuna che arrivano anche notizie confortanti. Il futuro della nostra sanità non sarà totalmente buio, c’è speranza. Sembra che dall’Assessorato sia uscita una notizia stravolgente, di quelle che fanno risuscitare i morti. Tranquilli, Giudicariesi, sembra che anche i medici verranno sostituiti, in Giudicarie non servono, in ogni paese, al posto del medico, verranno assunti dei provetti veterinari, così cureranno animali ed umani allo stesso tempo. Così come all’ospedale, per quel che resterà, basteranno pochi veterinari, e la sicurezza delle cure sarà garantita. Tanto per quelli di Trento, uomini o animali, di fronte ai soldi, non fanno differenza. L’importante è risparmiare. E allora abituiamoci, teniamoci buoni i veterinari, saranno i nostri angeli custodi, avranno cura di noi, garantisco per loro, basta che non ci facciano fare la fine dell’orsa Daniza!

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Attualità

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In una tesa serata pubblica la popolazione critica la scelta del Consiglio Pastorale e contesta l’assessore Borgonovo Re

Roncone, tensione sui profughi I profughi potrebbero arrivare però molto presto: per ora dovrebbero essere una decina, alloggeranno tra le Contrade Gaiola e Tagnè dentro quel caseggiato dalle ante azzurre finora rigorosamente chiuse appartenente alla Fondazione Sordomuti di Trento il cui contratto d’affitto è stato definito e già sottoscritto con la Provincia da almeno una settimana. Sarà lì (Casa don Santo Amistadi) che i profughi, con l’obbligo di firma quotidiana, – per un arco di tempo di diciotto mesi - cercheranno di imparare a vivere e convivere in suolo italiano. Ancora non si sa se si autogestiranno o se invece - pur non lavorando - toccherà alle solite cooperative fornire pasti, sostentamento e magari anche l’insegnamento della lingua. Nella animata serata di presentazione di questo “progetto” di accoglienza, promosso dal Consiglio Pastorale di Roncone, è intervenuta l’assessore provinciale Donata Borgonovo Re, affiancata dal dirigente Silvio Fedrigotti originario, che ha fornito a sommi capi modalità, convivenza, garanzie di comportamento e costi del Progetto “Roncone Nostrum “. Ilaria Pedrini, una delle promotrici dell’operazione, si mostra soddisfatta. Alla mega assemblea accoglienza profughi – clandestini non solo ha dato il suo scontato benestare, ma con una buona dose di orgoglio ha fatto intendere che a gestire il tutto non è stato il comune, ma piuttosto il Consiglio pastorale in toto di cui essa fa parte. “Noi

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a martedi 23 giugno in paese e nel circondario la gente è non solo preoccupata ma anche rassegnata. L’imminente introduzione del Progetto “ Roncone Nostrum “ rappresenta per la cittadinanza non una abbiamo deciso così e così sarà” - ha detto. Nel suo intervento in pubblico il sindaco Erminio Rizzonelli ha detto di «sapere e non sapere» ma la sua gente gli crede e s’ac-

contenta ugualmente. L’auditorium scolastico di Roncone strapieno di gente ha testimoniato quanto questa tematica sia sempre molto delicata e preoccupi come poche i

Casa Don Santo Amistadi

sconfitta ma molto di più ancora» dice Catia Maria Amistadi consigliere comunale di minoranza. Sabato 27 giugno c’è stata una raccolta di firme (250) utili, secondo i promotori, a scongiurare l’arrivo dei profughi. cittadini. Fra i relatori della serata anche i concittadini Guido Oliana, padre comboniano nonché Agostino Bazzoli medico di frontiera invitati a parlare per primi. Pur-

troppo dalla terza fila in giù le loro esperienze non sembrano interessare più di tanto. Il missionario trova anche il modo per attaccare Matteo Salvini. Poi è la volta di Celeste Bazzoli con-

sigliere di opposizione a Roncone e l’albergatore Nilo Bonenti. Ambedue sono sin troppo emotivi ma i loro affondi sono condivisi dalla maggior parte dei presenti. Poi a stemperare clima e umori è Bernardo Amistadi, già presidente degli Amici del Pedale, che a differenza di altri, non ha ne timori ne preclusioni circa i nuovi ospiti che stanno per arrivare. (Aldo Pasquazzo)

«Metodo sbagliato, questa tematica andava condivisa»

Fra le opposizioni consiliari del comune di Roncone la questione immigrati non è certo passata sotto traccia. La più critica verso l’operazione è Catia Amistadi, sanguigna consigliere comunale di minoranza, che dice: «Ci sono diverse cose che non vanno in questa storia, a partire dal metodo utilizzato nel proporre alla popolazione una questione tanto delicata». Nel senso? Diciamo che questo progetto di portare a Roncone gli immigrati è stato nascosto alla popolazione a regola d’arte. Nessuno infatti si era preso la briga di informare la gente, anche se il Consiglio Pastorale sapeva tutto sino da febbraio e, anzi, si era fatto avanti, rendendosi disponibile per accogliere i profughi. Nel verbale n. 2 del 26.02.2015 del Cons. Pastorale potrà verificare che la proposta era stata fatta ancora allora. E ancora ai primi di aprile il “comitato del Consiglio Pastorale” aveva preso contatti con la fondazione Tschiderer per utilizzare la casa di Don Santo Amistadi. E la giunta comunale? Possibile non fosse informata di una cosa così delicata? Io ho la certezza che il sindaco e la giunta lo sapessero benissimo prima di tutto per-

ché all’interno della maggioranza ci sono componenti del consiglio pastorale e loro parenti stretti ma soprattutto perché il 6 maggio il Consiglio pastorale su questo argomento ha indetto un incontro con i Sindaci di Roncone e Bondo, con l’Assessore Borgonovo Re, con il direttore ed un giornalista del Cinformi. Proprio per questo la mia indignazione è massima. Che il Sindaco nella serata di presentazione del progetto alla popolazione abbia sostenuto di “non sapere” è una falsità, inaccettabile da parte di un primo cittadino che deve rappresentare la sua comunità. A marzo, appena mi giunse una voce, seppure isolata, su questa possibilità, ho chiesto conferma al sindaco in consiglio comunale ma mi è stato risposto che non era vero, che erano solo chiacchiere e che il Parroco aveva scritto al Comune per dire che non c’era nulla di fatto. Poi sono ritornata a chiedere conferme durante l’ultimo consiglio comunale il giorno prima della riunione pubblica e ancora si è tentato di negare, salvo poi ammettere (l’assessore Gianni Bazzoli) che in realtà le cose erano già fatte. Lì abbiamo capito che non era affatto una proposta, ma un progetto già “cotto e servito” e di certo non condiviso

con la comunità. E questo ha dato fastidio anche ad alcuni componenti della maggioranza che si sono espressi contro tale comportamento. Ha avuto parole decise verso il Consiglio Pastorale. Più che altro le ho avute verso il modo di operare dei suoi componenti, con decisioni prese alle spalle della gente di Roncone. Penso che il Consiglio Pastorale debba rappresentare non solo le dinamiche interne alla Chiesa, ma anche lo spirito della comunità di Roncone e non può decidere sulla pelle degli altri senza prima condividere e informare. L’articolo 14 dello Statuo recita testualmente che “la Comunità parrocchiale deve essere informata sulle attività e le scelte operate dal Consiglio”. Che idea si è fatta della serata pubblica? Una presa in giro visto che tutto era già stato deciso da un comitato interno al Consiglio Pastorale che si è arrogato il diritto di decidere per la comunità. Per “imbonire” la serata hanno chiamato, strumentalizzandoli, anche due missionari ronconesi, ma la gente era così giustamente risentita che non c’era niente da fare e non sono stati ad ascoltare nemmeno loro.

Anche lei era decisamente ‘risentita’. Cosa l’ha fatta più “incazzare”? Come dicevo il metodo, fatto di cose fatte di nascosto e di poca trasparenza. Poi l’atteggiamento del sindaco che sa questa cosa da mesi ma non l’ha detto a nessuno: a pensare male direi che ha taciuto sinora per non turbare gli esiti del referendum sulla fusione.... Ma, soprattutto, mi ha fatto incavolare la presenza in massa nelle prime file, dell’ala più “benpensante” del Pd giudicariese, l’ala “sociale”, sempre dalla parte degli extracomunitari e mai attenta ai giudicariesi, però magari pronta ad occuparsi degli immigrati tramite le solite cooperative sociali, e di certo non gratuitamente. Tra l’altro tutti questi personaggi sono provenienti da altri paesi, tipo Tione, Breguzzo, Pieve di Bono, Spiazzo ecc.... Dunque mi è venuto spontaneo chiedere perché se hanno questo “trasporto” per gli immigrati non avessero pensato di portare questo progetto anche nei loro paesi visto che quasi tutti fanno parte dei Consigli Comunali. Certo che è più facile comandare in casa d’altri e poi criticare una comunità che si vede imporre decisioni prese da loro stessi.

L’EDITORIALE di Paolo Magagnotti

Continua dalla Prima Su tale onda sono sincronizzati anche leader politici italiani, compreso il Presidente del consiglio, il quale, peraltro, in questi ultimi tempi ha talvolta ammorbidito i toni. È innegabile che i meccanismi di funzionamento di un sistema così complesso come l’architettura istituzionale europea richiedano periodiche revisioni e talune critiche a Bruxelles sono più che legittime. Si tratta peraltro di una complessità che riflette le storiche diversità del Vecchio continente e frutto di compromessi politici cui si è giunti nel far prevalere interessi ed ambizioni nazionali rispetto a più lungimiranti visioni di comune interesse convintamente presenti nei Padri fondatori. Non si può nemmeno nascondere il fatto che molti cittadini vedano le Istituzioni europee ancora troppo distanti; una distanza che non può certamente essere colmata quando sono per primi i rappresentanti dei cittadini stessi ad accentuare reali o presunte carenze. Non so se molti atteggiamenti negativi nei confronti dell’Europa siano frutto di ignoranza nella conoscenza della storia del processo di integrazione e del funzionamento delle Istituzioni europee o di malafede per celare bassi

La bugia su Bruxelles

interessi di partito. Certo è che, soprattutto nel momento di grave difficoltà come quello che stiamo attraversando, tutti gli europei avrebbero bisogno di leader coraggiosi e lungimiranti che lascino da parte le speculazioni di parte. Ci si dovrebbe rendere responsabilmente e onestamente conto che sono gli Stati nazionali membri dell’Unione europea, soprattutto i rispettivi governi con le relative maggioranze politiche, che hanno la maggiore se non esclusiva responsabilità nel definire l’architettura istituzionale europea, da cui dipende il funzionamento dell’intero sistema dell’Unione. I trattati europei, compreso quello di Maastricht del 1992, dopo una lunga preparazione nella conferenza intergovernativa vengono adottati dal Consiglio europeo, ossia l’insieme dei capi di Stato o di governo, per essere poi sottoscritti a livello di Consiglio, comprendente i rappresentanti ministeriali dei singoli

governi nazionali; in seguito i trattati debbono essere ratificati dai parlamenti nazionali, oppure, secondo l’ordinamento giuridico dello Stato nazionale, per mezzo di referendum popolare. Le iniziative legislative promosse dalla Commissione europea e destinate ad avere effetti nei singoli Stati nazionali per andare a buon fine richiedono l’approvazione da parte del Consiglio, i cui ministri nazionali dispongono a Bruxelles di non trascurabili apparati diplomatici. Con la procedura ordinaria le iniziative legislative sono sottoposte all’approvazione sia del Consiglio sia del Parlamento europeo, nel quale sono presenti rappresentanti di tutti gli Stati nazionali membri dell’Unione e spesso è richiesto anche il parere, peraltro poco ascoltato, di due comitati consultivo, (Regioni ed economico e sociale) nel quale sono presenti esponenti di tutti gli Stati nazionali. In sintesi, attribuire spesso la colpa di carenze nazionali a Bruxelles è una grande bu-

gia, anche nei confronti dell’opinione pubblica. La complessità dell’Unione europea suggerisce di stare lontani dalle semplificazioni. Non è tuttavia fuori luogo dire che l’avanzamento, l’arretramento o lo stallo dello straordinario processo di unificazione europea dipende essenzialmente dalla volontà e dalle decisioni dei governi nazionali con le loro maggioranze, i quali il più delle volte dimostrano di non sapere o non volere interpretare le aspirazioni europeistiche dei loro cittadini. Scriveva qualche tempo fa il grande filosofo tedesco Jürgen Habermas:” Le élites politiche devono smettere di tagliare le loro politiche europee sugli elettori locali, e cessare anche questo miscuglio populista preparato in casa, i cui ingredienti sono una denigrazione sistematica di Bruxelles e una retorica della domenica fatta di buoni propositi nei confronti dell’Europa che non implicano nessun impegno serio”.

Dopo che in Europa è stato avviato nel Secondo dopoguerra uno straordinario processo di riconciliazione, che ha visto fra i lungimiranti protagonisti il nostro Alcide De Gasperi, è necessario procedere con estrema prudenza sulla via del confronto e del dialogo costruttivo, evitando strumentalizzazioni disfattiste: l’Unione europea è un gioiello troppo prezioso per permetterci il lusso di romperlo o, peggio ancora, ridurlo in frantumi. Purtroppo la vergognosa mancanza di intesa fra governi nazionali degli Stati membri sulla tragedia migratoria di questi giorni ha scosso alla base, fino a minacciarne la caduta, una colonna portante dell’intero progetto europeo, la solidarietà, che i padri fondatori avevano posto a fondamento dell’unità del Vecchio continente. Speriamo vivamente in una ripresa di realismo, saggezza lungimiranza, altrimenti l’Europa corre il rischio di tempi grigi.


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Europa

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La situazione della Grecia pone la necessità di scelte lungimiranti per il futuro dell’Europa

Perun’Europa infallibile e sociale Per comprendere le amare osservazioni di Alexis e le responsabilità della stessa Germania nella crisi greca ci si deve riportare al primo gennaio 2002 quando le monete nazionali, tra cui la lira, il franco e il marco, furono sostituite dall’Euro, valuta che doveva unire il destino di popoli dopo che nella storia erano stati protagonisti di guerre drammatiche e fratricide, fino all’apocalisse della seconda guerra mondiale. Sui mercati finanziari nel dicembre del 2001 cessarono così le quotazioni degli strumenti speculativi come i famigerati “future” sul Btp, che avevano strozzato la lira nel 1992. In attesa che venissero emessi gli Eurobond, titoli di debito comuni europei, si mantenne la quotazione del future sui Bund tedeschi, utilizzato come strumento di copertura per tutti i titoli governativi, compresi quelli greci, per difendere i capitali europei da eventuali crisi internazionali come quella che si manifestò nell’autunno del 2008 dopo il fallimento della Lehman Brothers. Tra il 2003 e il 2008 il mercato del debito europeo è stato così veramente un mercato unico senza divisioni e tensioni speculative tra i paesi dell’unione monetaria. Ma un problema rimaneva. Il progetto dell’Eurobond non venne portato avanti e anche gli addetti ai lavori avevano capito che la Germania, dopo aver perso il marco non intendeva perdere anche il Bund, l’ultimo simbolo della forza finanziaria dello stato tedesco. In quel momento di straordinaria unità il clima economico internazionale era però attraversato dal clima seguito al dramma delle Twin Towers con la lotta al terrorismo e l’intervento in

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e pesanti accuse di di Marco Alexis Tsipras al Fondo Monetario Internazionale, indicato come il principale responsabile della sottomissione del popolo greco in uno stato di moderna schiavitù nei confronti del capitale finanziario, fanno emergere sempre più le responsabilità della clasAfghanistan, tensione che aveva riempito le piazze delle proteste dei movimenti pacifisti a cui dava voce la stessa chiesa cattolica, con un implorante Papa Giovanni Paolo II, che si era scagliato contro il concetto medioevale di guerra giusta. Erano i giorni delle proteste dei movimenti studenteschi contro l’Europa unita nei mercati finanziari, della speculazione e del liberismo, ma che rimaneva divisa nelle gabbie salariali e fiscali nazionali e sul fronte dell’uguaglianza e dei diritti del lavoro. Se in quei giorni si fossero

ascoltate quelle marce della pace, se in quei giorni non ci si fosse accontentati della condivisione dei mercati, se in quei giorni si fossero varati piani comuni d’investimento con titoli di debito europei comuni per i ministeri della difesa, della politica estera, e della sicurezza interna, come succede negli Stati Uniti, i bilanci dei singoli paesi sarebbero stati controllati fin da quel momento senza attendere il 2010, dopo otto anni, per scoprire la fragilità del debito greco, portoghese, italiano, spagnolo e irlandese. Se nel 2002 si fosse subito

se politica europea che ha progressivamente spinto la crisi finanziaria verso il baratro, sprecando una massa di denaro che è andata ad arricchire soprattutto i capitali dei creditori grazie ai rendimenti da usura, che stanno minando la stessa sopravvivenza dell’unione monetaria.

Zulberti

varata un’Europa sociale che si fosse orientata verso una condivisione non solo dei mercati ma anche dei salari, del fisco e dei diritti, tra i paesi che sono membri di una comunità, come i fratelli sono membri di una famiglia, allora oggi non si chiederebbero ai “fratelli” greci tassi da usura del 26% come hanno toccato gli spread ai picchi del 2011. Come si è potuti giungere a questo stadio di scontro frontale, da clima di guerra finanziaria, tra gli paesi europei, che dovrebbero relazionarsi come membri della stessa comunità?

La risposta sta nel liberismo senza freni dei mercati finanziari, che misteriosamente proprio nel settembre del 2009, dopo sette anni erano tornati a quotare gli strumenti speculativi come il future EuroBtp quotato all’Eurex. La crisi degli spread del 2011, del 2012 e anche attuale si fonda sul fatto che gli stessi stati europei, se da una parte varano piani di riacquisto dei titoli di debito attraverso la Banca Centrale Europea, dall’altra i fondi speculativi costruiscono scommesse speculative e mettono i paesi uno contro l’altro. Lentamente il

risultato di queste speculazioni cancellano anni di sacrifici imposti ai popoli da una politica che appare incapace di comprendere veramente quello che sta accadendo e di conseguenza di agire, comprendendo che solo una vera svolta verso una Europa “infallibile e sociale”, che toglie dai mercati finanziari le società di pubblica utilità come energia, trasporti e servizi, ma anche il peso dei costi dello stato e del parassitismo economico alimentato dalla politica sulla spesa pubblica. Ma chi riesce oggi ad immaginare un’Europa infallibile e sociale, che mette le briglie ai mercati e regole agli amministratori, quando nei parlamenti siede una classe politica, come affermava Ludwig nel film di Visconti, incestuosa e fratricida?

PENSIERI SENZA TEMPO - A cura di PAOLO MAGAGNOTTI

Alcide De Gasperi disse:

“Quando parliamo di politica estera, quando parliamo di spirito pacifico o bellico, converrà con lo consideriamo in tutta Europa, perché non ci sarà guerra italo-jugoslava; ma, se scoppiasse, sarebbe universale”. (Dal discorso alla Camera dei deputati a conclusione del dibattito su Trieste, 10/06/1950).

“Bisogna superare le barriere del passato in nome del futuro europeo, in nome della salvezza comune”. (Sorrento, convegno delle Nouvelle Équipes Internationales, aprile 1950).

“Le cose cominciano un po’ zoppicando, ma poi si mettono a posto, si irrobustiscono e trovano la strada facile e diritta per raggiungere dei risultati. Questo è il cammino dell’umanità non soltanto nella vita individuale, ma nell’opera sociale”. (Dal discorso pronunciato nella sede dell’Istituto per il Commercio estero in Roma, 9 giugno 1949). “L’amore si chiama socialmente fraternità ed esige lo spirito di sacrificio nel servizio della comunità”. (Dalla conferenza pronunciata Bruxelles il 20 novembre 1948

su “Le basi morali della democrazia). “Il passato è là a dimostrare che senza la libertà politica tutte le altre sono minacciate”. (Dalla conferenza pronunciata Bruxelles il 20 novembre 1948 su “Le basi morali della democrazia) “L’organizzazione mondiale deve essere una organizzazione in cui tutte le nazioni interessate vedono i propri diritti fondamentali riconosciuti e messo in pratica”. (Dal discorso pronunciato a Cleveland (USA) il 13 gennaio 1947).


Attualità

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L’odissea ai confini dei profughi che provano a transitare in Austria dall’Italia

Il Brennero seconda traversata dei disperati dopo il Mediterraneo

Sono moltissimi infatti gli immigrati che provano a varcare il confine, e non solo adulti, spesso intere famiglie, tra cui anche bambini. Il biglietto pagato non basta, è vero: se non si possiedono il passaporto e i giusti documenti non si va da nessuna parte. Il confine è ormai una seconda “traversata”. Venendo quindi respinti, questi esseri umani ritornano in Italia per fermarsi momentaneamente in città dell’Alto Adige vicine al Brennero, come Bolzano, in attesa del prossimo tentativo di fuga, o tornano in Italia alla ricerca di un’occupazione. La polizia italiana solitamente sale sul treno dell’ÖBB (ferrovie austriache) a Bolzano, e dà il cambio a quella austriaca alla stazione del Brennero. È quindi da Bolzano in poi principalmente che partono i controlli più rigidi. A chiunque, ed in particolare a chi è non è europeo, vengono immediatamente richiesti i documenti e il treno piano piano inizia a svuotarsi, arrivando a destinazione a Monaco con molti passeg-

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di Francesca Cristoforetti

a io ho il biglietto” dice uno straniero con un forzato accento italiano. “Non mi interessa, non hai i documenti, fuori! Al confine scendi.” risponde la polizia. Scene di questo tipo se ne vedono ormai troppo spesso nel tragitto Italia-Austria. Tutti gli immigeri in meno. Alcuni provano a nascondersi in bagno, ma su questi treni ogni tipo di tentativo è vano. Se la polizia italiana sembra, apparentemente, più flessibile, la Polizei austriaca si rivela molto più rigida: l’intransigenza è la stessa per tutti i clandestini, di ogni età. E se il Brennero viene oltrepassato, in molti casi, scattano le manette. Questi viaggi stanno diventando sempre più pericolosi: oltre ai disagi che si creano ai passeggeri, e gli enormi ritardi, i profughi rischiano la vita nel disperato tentativo di scappare dal treno, trovando soluzioni sempre più azzardate. E’ già successo infatti che il treno venisse bloccato nelle gallerie subito prima del Brennero, proprio perché alcuni, per passare

il confine a piedi, erano scesi per sfruttarne il buio, in modo da non farsi notare. Per tentare il suicidio in questo modo, in una galleria dove il treno è in corsa, significa davvero non aver nulla da perdere, non avere scelta. La morte non esiste solo sui barconi nel bel mezzo

grati che salgono sui treni destinati a oltrepassare il confine del Brennero odiano questa tratta, soprattutto perché le possibilità di riuscire ad arrivare nel territorio austriaco sono minime, se non nulle. Tutti temono la polizia, ma più che quella italiana, è la Polizei austriaca che crea il panico.

del Mediterraneo. Dopotutto però sarebbe sbagliato prendersela con le forze dell’ordine austriache: loro esercitano il loro lavoro, le regole sono regole e vanno rispettate. Il problema è che la libertà di cui l’Europa è sempre andata

fiera, e che ha sempre cercato di promuovere, ha dei grossi limiti: i confini non possono non esistere per alcune persone, e per altri invece diventare dei muri invalicabili. Forse qui dovrebbero essere reimpostate alcune regole. Non dobbiamo dimenticare che molti scappano dal loro paese a causa di guerre e situazioni catastrofiche: è inutile promettere asilo politico ai rifugiati, per poi tirarsi indietro non costruendo le strutture adeguate per il loro riconoscimento. L’Unione Europea, nata con buoni propositi, sta lasciando da parte alcuni problemi che, se trascurati, diventeranno sempre più difficili da risolvere, primo tra tutti questo: la gestione del-

la migrazione legale deve essere riorganizzata, soprattutto per tutti coloro che non sono cittadini europei. I problemi dell’immigrazione clandestina infatti non creano soltanto disordini all’interno della società, come il finanziamento delle organizzazioni criminali, ma uccidono. E quando ci sono di mezzo delle vite umane, penso che l’ordine delle priorità si crei in automatico. E’ chiaro che l’Italia da sola non può farcela, come non potrà mai gestire un numero così elevato di immigrati senza il sostegno degli altri Paesi europei: un po’ di egoismo in meno in questa “nuova” Europa non guasterebbe. Bisogna capire che l’immigrazione sta diventando ormai parte di questo continente: erigere dei muri e bloccare i confini, impedendo la distribuzione degli immigrati è assurdo. La tragedia non può partire da Mediterraneo per estendersi fino alle Alpi. A questo punto mi chiedo soltanto: Europa, dove sei?

FrecceTricoloriasegnoalCaproni Di solito quando passa la pattuglia acrobatica delle Frecce tricolori si sta tutti con il naso all’insù e molto spesso perfino a bocca aperta davanti alle loro evoluzioni. Ma c’è un club di appassionati, l’unico in Italia, che può permettersi di guardare i piloti dall’alto in basso perché la sede del gruppo è ai 2 mila metri dello Spinale di Madonna di Campiglio. Stiamo parlando del 135° club delle Frecce tricolori, quello nato recentemente in Val Rendena e che porta il nome di Dolomiti di Brenta Madonna di Campiglio. «È l’unico - dice orgoglioso l’anima del club, Alessandro Nobile - che guarda le Frecce

tricolori dall’alto, perchè abbiamo la sede ai 2 mila metri della vetta dello Spinale». Questo gruppo di fan delle Frecce tricolori nei giorni scorsi ha cercato di trasmettere anche ai più piccoli la passione per il volo e per le emozioni che sa trasmettere ed ha accompagnato i ragazzini e le ragazzine delle seconde classi della scuola elementare di Tione all’aeroporto Caproni di Trento. Prima della fine delle lezioni scolastiche, dunque, hanno visitato insieme il museo Caproni ed il vicino Nucleo elicotteri dei vigili del fuoco della Provincia (nella foto). Sono passati dalla storia del volo racchiusa tra le mura del museo all’attualità del soccorso, che nella nostra provincia può vantare il fiore all’occhiello del nucleo elicotteri di Mattarello. C’è poi un’altra nota che lega il Trentino alla pattuglia acrobatica nazionale: è il pilota di Lavarone Vigilio Gheser , il capitano che vola a bordo del Pony 5 nella squadra delle Frecce tricolori.


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Cooperando

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Ad eleggerlo, lo scorso 12 Giugno è stata l’assemblea dei soci, a cui hanno partecipato 398 cooperative. Sono stati 464 i voti a favore di Fracalossi, pari al 60,2%, 304 i voti contrari e a favore dell’altro candidato, Geremia Gios, e 3 schede bianche

Cooperazione, Fraccalossi nuovo presidente della Federazione

Le vicende sono alquanto note, avendo acceso tra i cooperatori e non solo, un intenso dibattito, alle volte dai toni forti e che si è persino trasferito dentro il consiglio provinciale. Un dibattito che evidenzia quanto attuale e vivo sia il movimento cooperativo in Trentino, forte dei sui 280.000 soci e della sue caratteristiche distintive. Si dovrà partire o meglio ripartire proprio dall’esito di questo voto al fine di costruire un progetto di cooperazione che si riconosca in una visione ampia, coraggiosa e il più possibile partecipata sul futuro

di Alberto Carli Al termine di una intensa camnon c’è stato solo il dibattito pagna elettorale il vincitore e scaturito dalla candidatura nuovo timoniere della Federazione Trentina della Cooperazione di Geremia Gios, il candidato alternativo a quello proposta dal è Giorgio Fracalossi, già Vice-Presidente Vicario e Presidente di Consiglio di Amministrazione, ma anche la rinuncia a concorreCassa Centrale Banca. A vivacizzare le settimane pre-elettorali re alla presidenza da parte di Renato Dalpalù. del Trentino e del movimento cooperativo. La cooperazione la conosciamo bene, è un vasto sistema di imprese anche molto diverse tra di loro che si riconoscono in alcuni principi di solidarietà, vicinanza al territorio, relazione con la comunità. Lo stare insieme, il “cooperare”, comporta spesso sacrifici, rinunce, impegno. Non significa

Giorgio Fraccalossi neo presidente della Federazione

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pensarla allo stesso modo, ma perseguire un obiettivo più alto del contingente; una visione del mondo che metta al centro le persone e il rispetto per gli altri. L’autonomia delle singole cooperative, la centralità del socio è la base su cui si fonda la cooperazione ma le singole cooperative sarebbero relegate ad un ruolo marginale se non avessero scelto fin da subito la strada dei consorzi. In realtà il ruolo dei consorzi si è dimostrato fondamentale proprio per garantire alle cooperative di poter continuare a presidiare il territorio offrendo servizi e prodotti di qualità alla propria clientela, a cominciare dai soci. In un periodo come questo, dove l’attenzione ai costi è massima, i consorzi potranno e dovranno sempre di più esercitare un ruolo sussidiario nei confronti delle cooperative per alleggerire le imprese da oneri e rigidità che ne frenano la ripresa e lo sviluppo. La Federazione ha un ruolo fondamentale di coordinamento, spinta propulsiva, relazione, oltre che di vigilanza sulle cooperative. Uno dei ruoli cardine del movimento cooperativo è proprio la vigilanza; La Divisione Vigilanza infatti ha il compito non solo di “misurare la febbre” alle cooperative, ma anche di monitorare lo stato del movi-

mento in ordine alla correttezza della gestione amministrativa e alla qualità della governance. Un compito non facile, in cui ha dimostrato in più di una occasione la propria indipendenza di giudizio e autorevolezza. Certo una riflessione sulle modalità di trasmissione delle informazioni all’interno delle cooperative, ai membri dei consigli di amministrazione ed ai soci sarà opportuno avviarla al fine di favorire e mettere nelle condizioni gli amministratori in primis ma anche i soci di comprendere nel modo più chiaro possibile la situazione della propria cooperativa e poter prendere le giuste decisioni. Nuovi strumenti si dovranno quindi creare per dare forza e contenuto sostanziale alla revisione cooperativa e aiutare le cooperative a dimostrare il rispetto dei principi cooperativi e l’impatto sociale del loro operato nelle comunità servite. Dall’Assemblea elettiva dello scorso Giungo, il nuovo Presidente Giorgio Fracalossi ha inoltre, su tutto, riconosciuto l’importanza dell’unità. L’unità del sistema è uno degli elementi identitari più forti, che contraddistingue il modello cooperativo trentino dal resto del mondo. L’unità, che è Federazione, determina ed esprime lo stretto rapporto tra imprese cooperative di diversi settori, organismi di rappresentanza, istituzioni locali, territorio. È l’unità a dare significato a tutti i singoli elementi costitutivi.


L’azienda

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Intervista ad Alberto Carli al secondo mandanto nel Cda

Nella nuova Federazione, la conferma del giudicariese Carli e l’innesto di Failoni Alberto, al tuo secondo mandato su indicazione diretta del CDA. Ti aspettavi questa decisione? Sono felice che il lavoro svolto durante la precedente legislatura sia stato riconosciuto dal Cda. Devo dire che sono contento di questa decisione per due motivi: da un lato si è data voce alle cooperative per certi versi più “giovani” e che rappresentano l’innovazione; dall’altro per il fatto che nei prossimi tre anni ci saranno due giudicariesi in consiglio di Amministrazione, oltre a me infatti ci sarà Mariano Failoni, presidente dell’Ancora. Quali sono state le azioni più significative intraprese nel primo mandato. Nel mandato di consigliere federale che ho avuto l’onore di ricoprire, ho dato il mio contributo per portare avanti principalmente due istanze: lo sviluppo di sinergie e pratiche collaborative tra le cooperative del mio ambito di riferimento - quello dell’ICT – e il tema dell’intercooperazione e della territorialità. In riferimento al primo, mi riferisco al lavoro fatto con le coop ICT, l’obiettivo è stato quello inizialmente di conoscersi e in seconda battuta di avviare collaborazioni e favorire lo scambio di informazioni per generare opportunità. Lo si è fatto attraverso incontri su base mensile tra i Presidenti delle cooperative e incontri con stakeholders territoriali. Sono state avviate partnership con la sottoscrizione di protocolli di collaborazione con FBK e Informatica Trentina Spa, abbiamo partecipato in forma congiunta ad eventi territoriali come ad esempio gli ICT Days. Queste pratiche hanno favorito la nascita di concrete sinergie che si sono tradotte in commesse di lavoro e, non meno importante, hanno favorito il processo di adesione da

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on la recente nomina di Giorgio Fraccalossi quale presidente del Cda della Federazione delle cooperative trentine, parte il nuovo corso di via Seganti-

parte di alcune delle coop ICT al consorzio di riferimento del settore Lavoro e Abitazione (il Consorzio Lavoro Ambiente), con l’obiettivo di partecipare alla definizione di nuovi servizi innovativi da mettere a disposizione delle cooperative di quel settore. In riferimento al secondo punto, quello dell’intercooperazione e della territorialità, è stato fatto un percorso proprio nelle nostre Giudicarie, con il coordinamento cooperativo di comunità. L’intercooperazione è un processo virtuoso che, laddove avviato, ha consentito la realizzazione di progetti ad alto valore con importanti ricadute sui soci in termini di

no, aprendo di fatto l’era del dopo-Schelfi. Tra le conferme in seno al Cda c’è anche quella del giudicariese Alberto Carli, di Campo Lomaso. anche per altri territori. Obiettivo sarà quello di stimolare la conoscenza delle cooperative e favorire la nascita di progettualità tra i settori.

Alberto Carli

vantaggi o benefici. L’intercooperazione è probabilmente il percorso più difficile ma al contempo più ambizioso a cui le cooperative di un territorio

possono ambire. In Giudicarie lo abbiamo avviato; ora serve non abbassare la guardia ma anzi, accelerare questi processi ed essere riferimento, esempio

Come gestirai il coordinamento territoriale? Lo porterai avanti comunque? Certamente, il percorso del coordinamento cooperativo delle Giudicarie è appena iniziato e sicuramente verrà portato avanti nei prossimi anni. E’ una delle sfide più importanti non solo per le cooperative Giudicariesi, ma per il movimento cooperativo trentino: quella di ritornare sui territori, avviare azioni fattive e indirizzare istanze che possano favorire il

processo di riappropriazione da parte dei soci, della consapevolezza di non essere clienti delle cooperativa ma di esserne proprietari. Quali sono i tuoi obiettivi per i prossimi tre anni. Io sono convinto che tutte le azioni che la cooperazione trentina mette in campo si riconducono ad un solo grande obiettivo: contribuire alla creazione di buone condizioni di vita e lavoro ai soci e in generale ai trentini. Questo, ognuno nel suo piccolo, dentro le sue competenze e ambiti di rappresentanza deve mirare a fare. Sono certo che il Presidente Fracalossi, che conosco e stimo, saprà dare il giusto impulso e distribuire le responsabilità, affinché ognuno faccia la sua parte… e non mi riferisco solo ai consiglieri di amministrazione.

Quote, Cima Brenta “scalza” la Tosa Una recente rilevazione ha stabilito che cima Tosa non è la vetta più alta del gruppo Brenta. Perde improvvisamente quasi 40 metri di altezza e la palma di regina passa a cima Brenta (il cui nome stesso avrebbe dovuto generare qualche fantozziano sospetto). Le reazioni? Generalmente tra il faceto e il divertito e, visto che non risulta argomento in agenda al prossimo consiglio di sicurezza dell’Onu, la notizia lascia spazio ai commenti più bizzarri e coloriti. Detto tra noi, chiunque, gettando uno sguardo alle due cime, avrebbe battezzato come più alta cima Brenta. “È l’effetto della prospettiva” la rapida risposta che fino a oggi stabiliva le gerarchie e zittiva i dubbi. Ma com’è stato possibile un tale errore, se errore c’è stato? Interpellati alcuni esperti, l’argomento ha restituito ulteriori incertezze. “Qual è lo spessore della calotta ghiacciata? Bisogna capire se per le passate misurazioni sono stati presi a riferi-

Dolomiti di Brenta

mento spuntoni rocciosi e rocce emergenti. In questo secondo caso la topica sarebbe piuttosto grossolana” afferma Roberto Bombarda, membro del comitato glaciologico trentino, “certo è possibile che la calotta si sia assottigliata; in quella posizione avrebbe potuto perdere qualche decina di metri nel corso dell’ultimo secolo.” La guida alpina e accademico Cai Egidio Bonapace se la ride tra barba e baffi: “Qualcuno ha sbagliato clamorosamente, e non ora” commenta divertito. Il dott. Christian Casarotto, glaciologo del Muse, prova a venirci in aiuto

con la scienza ma, come in un buon giallo, non svela la soluzione o, meglio, lascia il finale aperto a metà: “Le cartine attuali riportano quasi esclusivamente i rilevamenti fatti dall’Istituto Geografico Militare negli anni ’50 con strumenti tradizionali. Da allora, errori a parte, l’unica differenza possono averla fatta i ghiacci. Però, e può sembrare un paradosso, semplicemente stabilire l’altezza esatta non è possibile. Il modernissimo sistema LIDAR permette di rilevare centinaia di migliaia di punti in modo estremamente preciso, sparando impulsi da un

aereo o da un elicottero, ma quando si deve poi stendere una buccia sferica su un’ellisse piana (un sistema inventato da Mercatore 500 anni fa e ancora considerato il migliore, se non l’unico) ci si scontra con metodologie di calcolo variabili. In questo caso l’altezza può risultare diversa a seconda del metodo di trasformazione dei valori utilizzato (i parametri vgs84 e ed50 si dividono equamente i favori tra gli esperti), ma resta pur vero che, a parità di metodo, non si possono scambiare gerarchie d’altezza. Quindi cima Brenta è più alta (ma non so quanto, diciamo attorno ai 3150 metri)!” Chiudiamo con Barbara B. di Milano Marittima, affezionata turista, innamorata (ricambiata) del Brenta e di Madonna di Campiglio da oltre 25 anni. “Fa poca importanza. L’idea di trovarmi di fronte le due cime appena apro le finestre del mio appartamento è il primo meraviglioso pensiero del mattino. D’ora in poi le guarderò e sorriderò una volta di più.” Enrico Gasperi

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Economia

Gli artigiani alzano la voce

De Laurentis:« 26 proposte concrete alla politica trentina per il rilancio» di Roberto Bertolini De Laurentis presidente artigiani

Allora presidente, questa volta era davvero “incazzato” con la politica. Non è che fossi più incazzato di altre volte, ma piuttosto interpretavo i sentimenti della mia gente, di fronte ad alcune lentezze ed inefficienze della politica che hanno ricadute negative sul nostro lavoro. La piccola impresa, che io rappresento, viene sostanzialmente trascurata: non chiediamo contributi o prebende, ma solo di essere messi nelle condizioni per poter lavorare e produrre occupazione al meglio. Qual’è la prima cosa che cambierebbe? Abbiamo una burocrazia pesantissima, ed è diventata un mostro nel tempo, a causa della stratificazione di leggi e regolamenti e dunque oggi le procedure sono estremamente lente e con tempi che dunque non possono coincidere

con la necessità di dinamicità delle imprese. Per esempio, non si può accettare che in un grosso comune del Trentino per ottenere una licenza si perdano 7-8 mesi, o 4 per un avvio lavori. Poi, le risorse che non sappiamo gestire al nostro interno: abbiamo un sacco di imprese che sono qualificate, attraverso corsi di qualificazione e dunque deve esserci un riconoscimento di maggiore attenzione a queste dinamiche. È stato accusato di dividere il mondo produttivo trentino, prendendo spesso le distanze ad esempio dagli industriali. Che c’è di vero? Assolutamente falso, non non abbiano niente contro gli industriali, con i quali molti nostri associati peraltro lavorano. Non è contrapposizione rispetto agli industriali o alla cooperazione, chiediamo solo alla politica che non vi

Fiscalità, adempimenti burocratici e controlli nel mirino di De Laurentis che lancia una proposta alla siano figli e figliocci: l’importante è che ci siano pari possibilità per tutti. Ad esempio Confindustria ha come riferimento finanziario e strategico Trentino sviluppo, mentre la Cooperazione ha la Federazione, mentre noi no. Queste considerazione, aggiunte ad alcune sperequazioni che ci sono possono creare in alcuni momenti la sensazione di essere categoria contro categoria. Pensiamo ai contadini che producono il 5% del Pil e hanno però molti aiuti, pagano poche tasse però hanno contributi per beni strumentali, mentre noi no. Pensando a tutto questo abbiamo voluto fare questa grande manifestazione per difendere le nostre imprese: non chiediamo privilegi particolari, ma più attenzione, che non vi siano imprese di serie A e di serie B nella comunità trentina.

Nel suo discorso ha parlato anche di controlli. Troppi? Non vogliamo fare le vittime, è giusto che i controlli ci siano. Mi riferisco all’equità dei controlli e soprattutto della loro distribuzione; è giusto che vengano applicati con la stessa severità anche alle aziende non trentine, penso a quelle che il sabato e la domenica vengono da fuori a lavorare sul nostro territorio, mentre i “nostri” sono controllatissimi. Dunque cerchiamo solo parità di condizioni, non certo di essere privilegiati. Il credito è un altro suo grande cruccio. Il tema del credito è importantissimo. È assurdo che le banche siano piene di danaro perché è aumentata la raccolta nonostante la crisi (di quasi un miliardo), ma non si riesce a mettere in moto il denaro perché vengono richieste garanzie e parametri troppo alte,

politica in 26 punti per il rilancio dell’economia. Partendo dall’artigianato. bilanci allineati, ecc. Alzando l’asticella non si riesce ad erogare il credito. Noi artigiani siamo portati a rivolgersi verso le banche di territorio, però se loro chiudono il rubinetti salta il sistema economico. Si ha la sensazione che il nostro sistema bancario utilizzi la scusa delle regole della Banca d’Italia per non “cacciare il grano”. Parliamo del futuro. Fatta la manifestazione, gettato il sasso nello stagno cosa ti aspetti dalla politica? Qualche giorno dopo la manifestazione del teatro sociale abbiamo incontrato il presidente Rossi, portandogli le nostre 26 proposte, che vanno nella direzione di dare una mano alle imprese con qualità, non contributi a imprese ma contributi al consumo (ad esempio sgravi per chi fa la casa, mutui agevolati). Abbiamo presentato anche alcune altre proposte per i nostri Parlamentari da porta-

re avanti a livello nazionale, penso alla necessaria riforma di strumenti come Mepat e Consip, mercati elettronici spesso distorti e che frenano le imprese. In più abbiamo introdotto alcuni concetti per gli anni a venire, qualche proposta sul tema della scuola e tematiche pubbliche che si fanno anche sui nostri. Gli artigiani rivendicano dunque di essere un interlocutore a 360° perché riteniamo di essere gente costruttiva che vuole fare delle proposte. Penso che la politica trentina abbia compreso alcune esigenze e che le stia analizzando con attenzione, perché abbiamo fatto delle proposte intelligenti e di buon senso: sono fiducioso Vediamo dunque se portiamo a casa qualcosa che va bene per noi e anche per la piccola impresa, non per niente alcuni erano in piazza anche con noi.


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Cultura

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Il restauro ha portato alla luce la severa bellezza dell’edificio seicentesco, conservando intonaci e serramenti originali e dando armonia ai volumi interni con interventi architettonici e di consolidamento strutturale che hanno consentito di dar nuova vita all’immobile. Il Palazzo, che in passato fu anche sede del municipio, appartenne ad una benestante famiglia condinese, da cui nel seicento, uscì Pietro che fu primo vicario generale e poi vescovo suffraganeo della diocesi di Trento. Il 4 ottobre del 1613 infatti Monsignor Pietro Belli, vescovo suffraganeo e vicario generale dell’allora arcivescovo di Trento Carlo Gaudenzio Madruzzo, si vide conferire da quest’ultimo, legato a papale alla Dieta imperiale di Ratisbona, il titolo di arciprete, facendo innalzare di conseguenza anche la stessa Pieve di Santa Maria Assunta all’onore di Chiesa Arcipretale. Il passato quindi è di tutto rispetto, il futuro un potenziale spazio di opportunità e cambiamento, ma per ora il mondo associativo di Condino ha voluto organizzare una manifestazione per prenderne simbolicamente possesso e consentire agli interessati di visitare i tre piani restaurati. Dopo i discorsi di rito, alla presenza dell’assessore provinciale Tiziano Mellarini, del sindaco di Condino Giorgio Butterini, che ha avuto un forte ruolo nel recupero architettonico del palazzo, e dei rappresentanti di enti e associazioni dell’intera Val-

Belli… dentro e fuori

Dopo una significativa opera di restauro Palazzo Belli è restituito alla comunità di Condino

di Marco Maestri Una festa, peraltro molto partecipata nonostante qualche bizza meteorologica, ha aperto sabato 13 giugno le porte di Palazzo Belli a Condino, opera ristrutturata inserita nel Patto Territoriale della Valle del Chiese e gestita dal Consorzio B.I.M. del Chiese. Già da tempo vi era l’idea di fare di Palazzo Belli il centro nevralgico dove concentrare gli enti di riferimento della valle ed avviare anche iniziative di formazione su più versanti, con l’opportunità di sperimentare forme di ricerca sul campo, in cui produrre ricadute concrete per il miglioramento della vita sul territorio della Valle del Chiese.

Presentato il libro

Le montagne dei forti

Paesaggi alpini e architetture militari nell’alta Valle del Chiese

L’assessore Mellarini all’inaugurazione Palazzo Belli

le del Chiese, si è passati ad una breve ricostruzione delle fasi che hanno portato al recupero del Palazzo illustrate dall’arch. Ivo Maria Bonapace che ne ha seguito progetto e lavori. Successivamente c’è stata la visita guidata impreziosita dalla presenza di figuranti con i costumi delle

varie epoche, che hanno reso l’effetto anche visivo della storia del palazzo. Il tutto allietato da musiche dal vivo e happy hours con buffet gestiti con l’allegria e la fantasia consueta che connota il Corpo Musicale Giuseppe Verdi di Condino che questa volta ha deciso di far riposare i

propri strumenti musicali e dar vita a un happening con ben tre deejay che hanno accompagnato fino a tarda sera i molti partecipanti accorsi per l’apertura di Palazzo Belli, autentico gioiello della comunità Condinese e dell’intera Valle del Chiese.

A Praso, organizzata dalla Filodrammatica La Busier

Land Art, ottimi riscontri per la prima edizione Si è svolto nei giorni 19 – 20 e 21 giugno la prima edizione del laboratorio di “Land Art” organizzato dall’Associazione di promozione sociale Filodrammatica “La Busier” di Praso. Il “Land Art” è un laboratorio creativo in cui la natura è protagonista e la principale fonte di ispirazioUn’opera di “land art” è ciò che viene realizzato attraverso interventi sul paesaggio naturale, senza compromettere l’essenza originale. Alla prima edizione del laboratorio, organizzato in Località “La Plana” nel cuore della Valle di Daone hanno partecipato cinque persone seguite dal maestro Nicola Cozzio. Nel corso dei tre giorni sono state realizzate due fantastiche opere ed una terza opera verrà realizzata nel corso dell’estate. I partecipanti, tre del posto e due provenienti dalla provincia di Padova, sono stati molto soddisfatti di quanto fatto. «Il laboratorio – affermano gli organizzatori - è riuscito alla perfezione. Sicuramente verrà riproposto l’anno prossimo con l’idea,

ne. Si tratta di un intervento diretto nella natura e sulla natura, entrando in relazione con gli elementi principali del paesaggio tra cui legno, sassi, pietre e foglie creando situazioni nuove ed opere d’arte che interagiscono con il territorio e che esprimono il forte legame tra arte e natura.

ancora da valutare nei dettagli, di far diventare l’area che ha ospitato il “Land Art” un laboratorio aperto.» Appuntamento quindi all’anno

prossimo con l’auspicio e la speranza che il legame tra natura ed opere d’arte si fortifichi sempre più. (m.m)

Si è tenuta venerdì 22 maggio presso la casermetta di Forte Larino a Lardaro la presentazione del volume “Le montagne dei forti. Paesaggi alpini e architetture militari nell’alta Valle del Chiese 1859 – 2014” curato da Vittorio Carrara e Michela Favero. Una pubblicazione fortemente voluta dall’Ecomuseo della Valle del Chiese e dal Consorzio dei Comuni del B.I.M. del Chiese e realizzata grazie al sostegno dei comuni di Pieve di Bono, Lardaro e Valdaone, alla collaborazione della Fondazione Museo storico del Trentino e dell’Associazione di Promozione Sociale “Il Chiese”. Durante la presentazione del volume, seguita da un centinaio di persone sono intervenuti: il sovrintendente Sandro Flaim, il vicedirettore della Fondazione Museo storico del Trentino Patrizia Marchesoni, il coordinatore della sezione Grande Guerra del Centro Studi Judicaria Gianni Poletti e Michela Favero, architetto presso l’Università degli Studi di Trento in rappresentanza degli autori del volume. Centocinquantasette pagine con immagini a colori, mappe dell’epoca e fotografie storiche al fine di conoscere queste strutture ed il contesto in cui si inseriscono ripercorrendo l’evoluzione della storia della fortificazione in Trentino dato che in Valle del Chiese sono rappresentate diverse generazioni costruttive. Dalla prima costituita dai Forti di Larino, Danzolino e Revegler, si passa a Forte Corno – vera e propria fortezza di montagna -, fino ad arrivare alla quinta generazione di Forte Cariola e ai capisaldi del Dosso dei Morti e del Nozzolo. «Questo libro – chiarisce Vittorio Carrara nell’introduzione del volume – è un omaggio alla Valle del Chiese e ai suoi abitanti e al principio secondo cui il paesaggio, in quanto patrimonio culturale e naturale, è fondamento della loro identità. La storia della Valle – prosegue Carrara – è qui specificatamente declinata nella storia del paesaggio e delle architetture militari che lo caratterizzano con tanta evidenza. I contributi di due architetti, di un geologo e di uno storico, si integrano in una sola opera, che prende le mosse da un tema di genere militare, ma che finisce per estendersi alla storia sociale e culturale dei borghi gravitanti intorno allo sbarramento di Lardaro.» Una pubblicazione voluta, dunque, per ricostruire un fondamentale pezzo di storia del territorio giudicariese ed in particolar modo della Valle del Chiese e chiudere, quantomeno idealmente, gli importanti interventi di recupero che hanno interessato in particolar modo Forte Larino e Forte Corno. Inoltre per l’occasione è stato possibile scoprire il nuovo percorso di visita nei pressi di Forte Cariola, realizzato grazie alla Provincia autonoma di Trento, al Comune di Pieve di Bono, alla Comunità di Valle delle Giudicarie e al Sig. Alberto Passardi, proprietario della fortezza. La realizzazione di questo percorso si inserisce nel progetto “Grande Guerra nella Giudicarie” promosso dalla Comunità di Valle delle Giudicarie in collaborazione con la Provincia autonoma di Trento e molte realtà territoriali. (m.m.)


Scuola

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Key Action-1, il progetto di formazione docenti premiato dall’Erasmus Plus

Formazione vincente al “Guetti” Lo scorso marzo al termine del bando, le richieste da tutta Italia furono 1177 e solo 105 sono state selezionate per beneficiare dei finanziamenti per il progetto “Key Action 1”, dedicato al corpo docente. Di queste 105, l’Istituto Guetti è stato tra quelli che hanno ottenuto il miglior punteggio. Tutto grazie alla scrupolosità e all’impegno delle professoresse Veronica Luzzi e Alice Beltrami, che hanno curato l’intera organizzazione per l’Istituto e per i docenti che hanno aderito. Sono proprio loro a spiegarci il funzionamento di questa iniziativa. “L’ Azione KA-1 si rivolge principalmente ai docenti e permette loro periodi di attività all’estero presso istituti convenzionati. Queste attività di mobilità si dividono in tre grandi tipologie che riguardano l’ambito della didattica in lingua straniera, l’approfondimento della metodologia CLIL per docenti di materie non linguistiche (che prevede l’inserimento nelle scuole italiane di almeno un modulo di 20 ore di una materia in lingua straniera) e il potenziamento delle proprie competenze linguistiche. L’adesione e la successiva organizzazione del progetto non è stata semplice soprattutto perché, essendo Erasmus Plus un progetto molto recente, c’erano pochi punti di riferimento

di Aldo Gottardi L’Istituto di Istrul’”Azione KA-1” riguarzione Lorenzo Guetdo la mobilità dello staff ti di Tione raggiunge un’altra eccellenza in scolastico e la loro formazione metodologica e ambito provinciale e nazionale, aggiudicando- linguistica all’estero, nell’ambito del progetto si la selezione per i finanziamenti europei per europeo Erasmus Plus. e poche informazioni. Grazie però all’aiuto dell’intero corpo docente, che abbiamo coinvolto nell’intera fase operativa, siamo arrivati al successo. Ben 24 saranno i professori del Guetti ad intraprendere un periodo di mobilità all’estero in siti convenzionati in Irlanda, in Germania e in Francia per periodi di lunghezza variabile a seconda delle esigenze (ma della

durata di almeno una settimana). I 24 docenti sono stati selezionati in base ad un bando interno all’Istituto gestito da una commissione composta da tre professori del Guetti, il dirigente interno e un dirigente esterno. I candidati dovevano presentare un proprio progetto dove dichiaravano in che maniera ‘Azione KA-1’ sarebbe rientrata nella loro didattica e come l’avrebbero applicato una volta ritornati dalla mobilità.

Il progetto è stato un successo e già i primi docenti hanno partecipato al ‘soggiorno’ all’estero durante la pausa invernale e ora nelle loro classi stanno applicando le metodologie imparate. E’ un passo molto importante per il nostro Istituto, ma anche per l’istruzione in generale: è grazie a progetti come questo che la scuola impara a crescere e a svecchiare le proprie attività didattiche, guardando al futuro e al mondo, grazie a docenti che si mettono in gioco per imparare di nuovo e migliorare qualitativamente.”

Tornano a luglio gli apprezzati corsi di lingua full immersion

English SummerCamps in Giudicarie Si ripropone nuovamente nelle Giudicarie nel mese di luglio l’appuntamento estivo per i bambini e ragazzi interessati a trascorrere due settimane di full immersion nella lingua inglese. Un’occasione davvero unica per coloro che vogliono intraprendere un viaggio nella lingua e cultura inglese senza muoversi dal proprio territorio: saranno infatti i tutors madrelingua che raggiungeranno la nostra zona portando con sé la loro grinta e il vissuto proprio del paese a cui appartengono. Il tutor è una figura intermedia tra l’insegnan-

Cosa chiedono e cosa cercano i ragazzi e le ragazze di oggi per un futuro impiego? Tra poca chiarezza, luoghi comuni e leggende metropolitane, un giovane può trovarsi naturalmente spaesato. A cercare di rispondere alla domanda ci ha pensato la classe V° di Amministrazione Finanza e Marketing dell’Istituto di Istruzione Lorenzo Guetti che, sotto la “direzione lavori” del prof. Nicola Spada, ha creato il progetto “Il lavoro che vorrei”. Questo interessante ed assai completo lavoro partiva da un sondaggio proposto a tutti i circa 800 ragazzi del Guetti, per definire un ideale “identikit” del futuro potenziale lavoratore attraverso domande differenziate per ambiti (rapporto studio-lavoro, mobilità internazionale, età, aspettative, conoscenza legislativa, …). Dopo essere stato presentato poco tempo fa a Trento, nella mattinata di mercoledì 3 giugno i risultati di questo sondaggio sono stati esposti a tutti gli studenti delle classi quarte e quinte dell’Istituto Guetti ed hanno evidenziato una grande disponibilità agli spostamenti e una grande consapevolezza sull’importanza dello

te e l’animatore e trasmette entusiasmo, voglia di divertirsi e al contempo veicola la lingua sia nei momenti routinari, sia nello studio formale della stessa in aula. Ogni tutor madrelingua segue un gruppo ristretto (7-15 alunni) per età e livello di conoscenza della lingua. L’“English summer camp Welcome fun”è un campo scuola diurno (dalle 9 alle 16.30) durante il quale i ragazzi trascorrono due settimane di immersione volte a favorire l’acquisizione naturale alla lingua inglese e l’ apertura verso nuove culture. Tutto questo per i bambini

della materna e della primaria si concretizza attraverso attività didattiche specifiche consone all’età durante le lezioni della mattina e momenti ricreativi e sportivi du-

rante il pomeriggio, grazie ai quali si potrà apprendere la lingua in forma ludica e in immersione. Per i ragazzi della SSPG e del biennio delle superiori sono invece previste attività di conversazione, rinforzo della grammatica secondo i programmi ministeriali, sviluppo delle 4 abilità (comprensione orale e scritta, produzione orale e scritta), sessioni di civiltà e preparazione alle certificazioni linguistiche PET e FCE. Per informazioni: WELCOME FUN Lara Collizzolli mail: lara_collizzolli@yahoo.it tel 328.9386385

“Il Lavoro Che Vorrei”

Al Guetti una mattinata fatta da e per i ragazzi sul mondo del lavoro con un ospite d’eccezione studio e della formazione scolastica come fondamento per trovare lavoro. In questa occasione, assieme alla descrizione del progetto, è intervenuto per portare la sua esperienza e la sua testimonianza un ospite d’eccezione, il Presidente del Consiglio della Provincia Autonoma di Trento Bruno Dorigatti, già sindacalista addentro le tematiche occupazionali. Le parole del Presidente hanno ammesso una importante difficoltà nel campo del lavoro oggi, che solamente una evoluzione nel sistema legislativo del lavoro e una migliore elasticità nella scelta di occupazione dei futuri lavoratori potrà superare. “Oggi i tempi sono sicuramente difficili” parla Dorigatti “e le aspettative dei giovani spesso non tro-

vano concreti spazi di inserimento lavorativo. La nostra società è una società che va sempre più veloce, e sempre più velocemente noi dobbiamo tenerci aggiornati ed adattare di conseguenza le nostre competenze. Ne deriva che ognuno dovrà fare la propria parte: da un lato le istituzioni

dovranno modificare le previdenze sociali così come le legislazioni riguardanti il mondo del lavoro, dall’altro anche i giovani devono distinguere tra il ‘lavoro dei sogni’ e il ‘lavoro possibile’. Siamo di fronte a grandi cambiamenti, ma per saperli affrontare al meglio occorre sempre

una formazione permanente, fatta di studio, cultura, esperienze. La sfida per il futuro, alla quale dovranno partecipare unitamente le istituzioni e i giovani, sarà il creare condizioni per inventare e iniziare nuovi lavori, nuove idee. Non dimentichiamoci che solo le comunità coese sono quelle che alla fine vincono.” Entusiasti dell’iniziativa sia gli studenti stessi, che hanno curato ed organizzato con estrema competenza tutto l’incontro compresa la presentazione degli ospiti e l’esposizione dei risultati della ricerca (sul palco Luca Campidelli, Alberto Vender e Daniela Quarta), sia i docenti che la Dirigente dott.ssa Tiziana Gulli. Aldo Gottardi


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Cultura

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Il docu-film nato e prodotto dai ragazzi del “Don Guetti” di Tione racconta la Grande Guerra con sensibilità e partecipazione

“La trincea dell’anima” sa emozionare di Denise Rocca

Il docu-film dei ragazzi, che si chiama “La trincea nell’anima”, è stato presentato in un auditorium tutto esaurito in chiusura di anno scolastico ed è riuscito ad emozionare i presenti. E’ palpabile l’entusiasmo del gruppo di 25 studenti che ha partecipato fin dall’inizio al progetto e lo ha portato a termine, ma il contributo è stato di una novantina di giovani: “E’ un lavoro del collettivo Guetti – spiegano – perchè tutto, dal soggetto alla sceneggiatura, è nato dai ragazzi”. E deve essere stato molto divertente a giudicare dai sorrisi e da quanto i ragazzi hanno da raccontare. Di “drammatica” c’è stata solo la scelta del titolo: non la creazione della sceneggiatura, l’analisi dei personaggi, le riprese, mantenere la continua interazione fra la macrostoria principale e le microstorie raccontate. Nemmeno la creazione dell’albero genealogico dei personaggi principali o la dura selezione del girato da eliminare per arrivare a 32 minuti di video hanno richiesto la concertazione necessaria per la scelta del titolo. Ma alla fine, ce l’hanno fatta e come il docufilm è una scelta collettiva. Il percorso è iniziato da lontano, e alla decisione di farne un docu-film si è arrivati solo a progetto iniziato: all’inizio i

Due anni di lavoro, parecchie ore di girato selezionate e limate fino a 32 minuti di docu-film: il collettivo dell’Istituto Guetti di Tione ha scoperto la bellezza e il sacrificio che il cinema richiede

ragazzi hanno incontrato storici come Quinto Antonelli e consultato fonti diverse, dagli archivi locali e trentini ai diari delle persone comuni e incontrato una serie di protagonisti del tempo o i loro eredi, per raccoglierne la memoria. Due anni sono passati, dalla ricerca al momento in cui tenere fra le mani il ciak dei registi: c’è voluta pazienza, dote che agli impetuosi adolescenti di solito difetta, ma stavolta la passione ha vinto e i ragazzi hanno fatto un lavoro certosino. Emozionante è stato l’incontro con le fonti, raccontano

gli studenti, come Don Dario Marzadri e Antonio Armani, per citarne solo alcuni : “Ci hanno trasmesso un senso di forza grandissimo – racconta

grazie ad un progetto didattico all’interno delle commemorazioni per la Grande Guerra, sostenuto dal Centro Studi Judicaria, dalla Comunità delle Giudicarie e dalle casse rurali.

la giovane Ilaria – perchè le persone di cui ci hanno raccontato nonostante quello che hanno vissuto sono state capaci, assieme, di ricostrui-

re un paese dal nulla. Sentire raccontato il dramma di persone che in due ore dovevano scegliere lo stretto necessario e poi partire per viaggi lunghissimi è stato toccante”. L’incontro con il regista piemontese Enrico Verra ha ispirato i ragazzi a mettersi dietro una cinepresa, il regista Alberto Battocchi si è messo a disposizione e li ha condotti nel grande mondo del cinema: il gruppo è stato organizzato come una vera squadra di professionisti, e chiamato ad occuparsi di ogni parte del loro docu-film. E l’empatia ha avuto un grande ruolo:

“Spesso – racconta Ines - ci dimentichiamo che anche i nostri nonni hanno vissuto la guerra e con i loro racconti ci è diventato evidente quanto sia difficile l’esperienza dei profughi di oggi e ci sentiamo più vicini a questo dramma”. Così si sono formati alle nozioni e alle emozioni, e hanno deciso di creare qualcosa per i loro compagni e genitori: “Non la storia come si studia sui libri – spiega Greta - ma un modo diverso di raccontarla e fare qualcosa di più partecipato e che coinvolgesse anche i nostri compagni, quindi abbiamo deciso di parlare dei nostri profughi e di usare un mezzo che non fosse solo documentario”. Mezzo divertente, ma non si è derogato alla rigorosità storica. “Anche nella parte di fiction del docufilm – racconta il docente Renato Paoli – quello che accade è tutto documentato. C’è stata una grande attenzione nei confronti della ricerca storica e il contatto con la fonte si è poi riportato nella fase di narrazione”. Una didattica che va oltre le lezioni frontali, è riuscita anche a divertire, ragazzi e pubblico, e portare un pezzo di vita all’interno di quei luoghi, giustamente protetti ma a volte colpevolmente lontani dalla realtà, che sono le scuole. Ci piace.

Il romanzo di Enrico Gasperi apprezzato anche in Piemonte

“Fino alla fine del mondo” vince a Cuneo L’ultimo romanzo di Enrico Gasperi, affermato scrittore di Vigo Rendena, ha ottenuto un nuovo prestigioso riconoscimento in terra piemontese. “Fino alla fine del mondo” si è, infatti, aggiudicato il primo premio assoluto alla decima edizione del concorso letterario nazionale Di Benedetto. L’unanimità della giuria è stata raggiunta nella motivazione, di seguito riportata in sintesi: “Gasperi, giunto alla sua sesta opera, ha saputo regalarci un romanzo interessante, piacevole e accattivante, che amalgama giallo, avventura e passioni. Un’emozionante caccia al tesoro che coinvolge dapprima un giovane trentino e un anziano studioso di

storia locale e poi, via via che la prospettiva va allargandosi, un numero di personaggi sempre maggiore in un viaggio che, attraverso due continenti, approda sull’incredibile isola di Tristan da Cunha, un luogo che qualcuno è ancora convinto non possa esistere. Ma non è così, l’isola emerge in tutti i suoi duemila metri dall’Oceano e i suoi abitanti hanno un nome e un anima; l’assegnazione del premio porta con sé un ulteriore plauso della giuria, il ringraziamento all’autore per aver fatto conoscere a tutti una comunità unica e un mondo che, al di là del suo incredibile isolamento, dovrebbe essere di esempio per tutti.”

come cardini il valore delle persone, la solidarietà, la condivisione e una straordinaria cultura dell’ospitalità. L’età media dei tristaniani è piuttosto elevata, quasi tutti arrivano a godere una vecchiaia lunga e serena, senza acciacchi.

La cerimonia di premiazione, svoltasi domenica 14 giugno, è stata in effetti un’ulteriore occasio-

ne per far conoscere a un pubblico folto, interessato e curioso, l’isola di Tristan e i suoi abitanti,

una comunità aggrappata a uno scoglio isolato nell’Atlantico del Sud e a una costituzione che ha

“Non è difficile capirne il motivo, bisognerebbe inserire nelle costituzioni dei cosiddetti paesi civilizzati anche l’abolizione dello stress” ha sottolineato in chiusura la presidentessa onoraria della giuria Ida Michelino lanciando il trailer che tutti possono ora vedere sul sito www. enricogasperi.it o su youtube all’indirizzo http:// youtu.be/uZnxkCxnBjA .


Attualità Alla manifestazione, oltre all’Unione Sportiva Pieve di Bono, società organizzatrice ed ospitante, erano presenti le squadre della società U.S. Ledrense, A.s.d. CalcioChiese, U.S. Condinese, U.S. Alta Giudicarie e Scuola Calcio Val Rendena, per un totale di circa 230 bambini impegnati fin dalla prima mattina nei campetti realizzati per l’occasione sul sintetico del comunale di Pieve di Bono grazie anche al coordinamento e alla collaborazione del delegato all’attività giovanile del comitato di Trento, Bruno Zucchelli. L’ottima riuscita della manifestazione è dovuta anche all’impegno dei dirigenti dell’U.S. Pieve di Bono che come ogni anno hanno saputo preparare al meglio il torneo con entusiasmo e spirito di aggregazione, riuscendo a far passare l’aspetto agonistico in secondo piano. L’obiettivo dell’evento, dichiarato esplicitamente dagli organizzatori, è quello di dare l’occasione ai bambini di poter passare una giornata di divertimento giocando a pallone, tralasciando rivalità di ogni genere. Infatti, il regolamento del torneo, non prevedeva nessuna classifica e nessun “premio” a

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In valle del Chiese la terza edizione della “Festa delle Scuole Calcio”

Grande festa perle scuole calcio

Giornata all’insegna del divertimento sportivo quella che si è svolta sabato 30 maggio 2015 presso il centro sportivo di Pieve di Bono, dove bambini e adulti si sono trovati a vivere congiuntamente l’intero sabato di fine maggio partecipando con grande passione ed armonia alla terza edizione della “Festa delle Scuole

coloro che sul campo hanno ottenuto la vittoria, ma solamente una ricca merenda con dolci, preparati dai genitori, come riconoscimento dell’impegno

profuso durante le partite. All’ora di pranzo, grazie all’aiuto dei collaboratori che da sempre seguono con grande calore la società della conca Pievana, c’è

Calcio” riservata alle categorie primi calci, pulcini ed esordienti, organizzata dall’U.S. Pieve di Bono, rappresentata dal Presidente Bruno Aricocchi, in collaborazione con il comitato FIGC di Trento, con il presidente Ettore Pellizzari, che ha presenziato alle prime sfide svolte nella mattinata. stata inoltre l’occasione, per tutti di presenti, di poter mangiare un piatto di pasta in compagnia. Soddisfazione quindi per dirigenti, tecnici e atleti dell’Unione Sportiva Pieve di Bono, che anche dall’esito positivo di questa terza edizione della “Festa delle Scuole Calcio” che, come ormai tradizione, rappresenta l’atto conclusivo di un’annata intensa, hanno la conferma dell’importanza e della bontà del lavoro svolto nel settore giovanile, garanzia di continuità per il futuro della società. Appuntamento quindi all’anno prossimo, con l’auspicio e la speranza che queste manifestazioni possano continuare

Protagonista anche nell’estate 2015 fino all’Ecofiera

ATione torna il Mercato contadino Sabato 13 giugno l’edizione 2015 del Mercato Contadino di Tione ha preso il via lungo Viale Dante. Alla sua seconda edizione, l’attesissimo mercato del “tipico” e del “kilometro zero” ha registrato ancora un’ottima affluenza di pubblico, dimostrando sempre di più le sue caratteristiche di offerta all’insegna della genuinità. Nato nell’estate del 2014, dopo un “lancio” fatto durante l’Ecofiera di Montagna del 2013, fin da subito ha catalizzato l’attenzione del pubblico e degli espositori. Proprio questi ultimi, da piccoli produttori locali, possono trovare infatti in questa manifestazione un’ottima opportunità per proporre i propri prodotti in un canale di medio/piccola distribuzione. Inoltre presenta una filosofia che va oltre

il prodotto, fatta di genuinità, tradizioni e territorio. E, non secondario, il vantaggio per i clienti, che trovano alimenti e prodotti naturali. Il successo dello scorso anno, ha permesso di organizzare senza difficoltà l’edizione 2015, così come più numerose sono state le iscrizioni degli espositori, che vengono selezionati oltre alla perti-

nenza con la manifestazione anche per la vicinanza territoriale. L’affluenza è stata, come detto, generosa nei primi due appuntamenti, sempre il sabato mattina, e gli espositori garantiscono quest’anno maggiore varietà di prodotti in quanto coprono una più ampia offerta merceologica. Inoltre, mensilmente, a cura dei produttori saranno organizzate attività e laboratori/eventi al fine di far conoscere la realtà delle proprie aziende. Ecco gli appuntamenti previsti. Il 18 luglio musica Popolare dell’arco Alpino con il gruppo “C’era una Volta” all’interno della proposta “Conoscere la Malga”; il 14 agosto laboratorio “Il mondo delle api”; il 19 settembre degustazione show cooking “la polenta di patate” (a.g.)

a mantenere quello spirito “puro”, caratteristico del-

l’attività giovanile, e siano vissute come opportunità di aggregazione e per trascorrere alcuni momenti in compagnia all’insegna dei valori positivi che lo sport riesce ancora a dare, almeno a questi livelli. Marco Maestri

San Lorenzo, nuova Pro Loco Il neopresidente Gionghi guida il rinnovato direttivo

Cambio della guardia ai vertici della Pro Loco di San Lorenzo in Banale; scaduto il mandato del direttivo uscente, in carica dal 2012, sono stati eletti i nuovi otto consiglieri che formeranno l’organo esecutivo dell’associazione. L’assemblea, convocata per il tesseramento 2015, ha individuato i soci delegati in Massimiliano Gionghi (eletto poi presidente dal direttivo all’unanimità, che ha ottenuto 29 preferenze), Michele Bosetti (vicepresidente, sempre con la totale sintonia dei delegati, 34), Marco Santoni (35), Alessandro Ranica (27), Denise Orlandi (39), Fabrizio Paoli (31), Francesco Brunelli (37) e Gianpiero Murgia (26). Il direttivo è stato completamente rinnovato, poiché nessuno dei membri uscenti si è ricandidato. Scelta fatta in primis dal presidente uscente, Mariano Sottovia, che ha deciso di prendersi un periodo di riposo, dopo essersi dedicato all’associazione con dedizione e impegno costanti. Sotto la sua presidenza, la Pro Loco ha ottenuto diversi ottimi risultati, sia come gradimento popolare a feste ed iniziative più disparate, sia come solidità di bilancio. Solamente nel corso dell’ultimo anno, vanno segnalati numerosi progetti portati a termine, come la partecipazione alle Feste Vigiliane e la festa per il tesseramento della CGIL presso il centro sportivo di Promeghin, oltre all’ottima riuscita di manifestazioni cult della comunità del Banale, come la Sagra della Ciuiga e la festa del patrono del 10 agosto. Il tutto realizzato in uno spirito di grande collaborazione con le numerose altre associazioni del paese; importante è stata anche la sinergia con albergatori ed esercenti del comune giudicariese, oltre alla generosità dei privati, che non hanno mai fatto mancare il loro appoggio. Francesco Brunelli


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Cultura

LUGLIO 2015

Dino Pellegrini Bandèr(1921-2002):

Nel suo libro “Viaggio giudicariese... a sorpresa” c’è una fotografia indelebile della nostra terra

forse dimenticato o sconosciuto, ma “presente”

Classe 1921 era scomparso il 19 maggio 2002, ed il prof. Lorenzo Cazzolli, l’aveva ricordato sulla rivista “Judicaria” - (n. 55, aprile 2004, pag. 74, con l’aggiunta: “La parola di Dino Pellegrini”) con questa definizione: «Stimatissima figura della cultura e della vita giudicariesi, amico di tanti e di nessuno, consultato da moltissimi in vita, quanto dimenticato in morte». Oggi, luglio 2015, siamo riconoscenti alla Redazione di questo settimanale giudicariese, di aver voluto che lo ricordassimo, che rinverdissimo la sua presenza, poiché egli è vivo tra noi in tutte le persone – soprattutto studenti – che hanno fatto costante ricorso a lui quale verace “pozzo di scienza” ed anche un’infinità silenziosa di ammalati che hanno avuto in lui un punto di riferimento che, con l’assistenza medica, sapeva trasmettere la ricchezza della sua mente e del suo pensiero. A questo proposito è sempre il Cazzolli che meglio lo descrive: «Guarì molta gente di ogni classe sciale, ma soprattutto chi viveva in quella dignitosa povertà tanto diffusa nell’ambiente giudicariese, ancora prevalentemente rurale, proprio dei decenni ormai lontani. Suggeriva rimedi semplici, norme dietetiche, farmaci economici; ma soprattutto c’era quel suo modo di spiegarsi con parole semplici e chiare, senza mai fretta, e la sua capacità – ch’era

La squadra degli allievi dei Vigili del Fuoco di Villa Rendena e Preore ha conquistato il primo posto nel Campionato provinciale CTIF al termine di quattro competizioni svoltesi nel mese di maggio e giugno a Storo, Mezzolombardo, Pergine e Vigolo Baselga. Le competizioni CTIF sono eseguite da una squadra formata da 9 elementi, ragazzi e ragazze da 12 a 16 anni ed è composta da una manovra sul campo di gara e da una staffetta di 400m. Il campo di gara è lungo 75m, largo 5m e suddiviso in quattro settori. Il primo settore è occupato da una mandata formata con quattro manichette “C”, con raccordi “storz”. ll secondo settore è dedicato alle pompette ed ai muri bersaglio. Nel terzo settore sono posizionati il banco attrezzi ed il banco nodi. L’ultimo settore serve per il raduno della squadra nella posizione finale. Vince la squadra che riesce nel

Parlare di Dino PelleCassa Rurale di Tione, di Mario Antolini Muson grini alle generazioni ossia: “Viaggio Giudiattuali è forse parlare quasi di una persona scono- cariese… a sorpresa” che portava come sottotitolo: sciuta, poiché tanti Tionesi ed anche Giudicariesi “Architettura ed urbanistica delle Giudicarie viste – purtroppo – o non l’hanno conosciuto o troppo e vissute dall’autore nell’anno 1978 come «imprespresto l’hanno dimenticato. Né lui, persona estrosa sioni»”. Ed era toccato allo scrivente il compito di e chiusa in se stessa, non si è mai interessato a voler trasformare i suoi foglietti volanti, scritti durante lasciare un chiaro segno del suo generoso passaggio le notti in vari mesi, per renderli pubblicabili per tra di noi. Ma, per fortuna, per ragioni neppure i tipi delle Arti Grafiche Saturnia di Trento, con la riconducibili alla sua precisa volontà, ci è restato ricca documentazione fotografica di Luigi Bosetti. un volume fuori commercio, e perciò introvabile, Tutto, allora, ancora attraverso un meticoloso lavoluto dai dirigenti degli anni Ottanta dell’allora voro in piombo.

un dono naturale - d’infondere sicurezza e fiducia in chi si rivolgeva a lui (…). Impartiva lezioni private agli studenti della zona: intere generazione di Tionesi (e non solo) avevano colmato le loro lacune scolastiche grazie alle ripetizioni del Dino Bandèr. Le sue lezioni spaziavano dall’italiano alla matematica, dal latino e dal greco alle scienze, dalle lingue straniere (inglese, tedesco, francese…) alla filosofia, alla storia, all’arte: l’elenco è certamente incompleto, senza dimenticare le tesi di laurea per le quali molti universitari giudicariesi, iscritti alle facoltà più disparate, gli chiedevano un aiuto qualificato e competente». Credo tuttavia che ancora oggi – forse proprio oggi - questo personaggio vada riproposto all’attenzione dei cortesi Lettori di queste colonne, ed a tutti i Giudicariesi in particolare, per il segno tangibile da lui lasciato nelle biblioteche con quel suo “Viaggio giudicariese… a sorpresa” che costituisce un quadro esaustivo

dell’architettura e dell’arte in Giudicarie, e che nel contempo ci fa percepire la sua sensibilità e la sua percezione del mondo e della vita attraverso quelle pagine che ha voluto definire «impressioni». Un libro che meriterebbe una ristampa tanto è carico di “giudicariesità”, di cultura e di vissuta umanità. Infatti già allora, nell’introduzione del volume, avevo sentito di doverlo così presentare: «L’Autore è un uomo di cultura che vive il fatto culturale nella personale interiorizzazione di un’attenta osservazione oggettiva della realtà e di un’approfondita ricerca nell’ambito di ogni aspetto, di ogni sfaccettatura della conoscenza, assunta come profonda essenza dell’essere “Uomo”. Raccolto in se medesimo, dedito indefessamente alla promozione “umana” propria ed altrui, sa “vedere”, “sentire” e “vivere” le vicende dell’individuo, del gruppo, della comunità e della società con quell’analisi pronta ed aperta, sagace ed intuitiva, che è frut-

La copertina del libro di Pellegrini

to, essenzialmente, di costante introspezione, di assidua meditazione, di permanente riflessione intellettuale e spirituale insieme». L’opera, appunto, si presenta come un viaggio. L’Autore -

che ha percorso tutte le strade ed i viottoli delle Giudicarie - viene a trovarsi davanti ad un edificio, in un strettoia fra vecchie case, su un sagrato, entra in una cappella od in una chiesa e prova “emozio-

ni” che trasforma in parole; ed attraverso la parola ti porta con sé e ti trasmette ciò che prova mentre ti descrive ciò che vede comunicandoti anche quello che lui “sa” di quello che si sta osservando. Per questo si è rifiutato categoricamente di impostare il suo scritto in una “guida turistica”. Ricordo quei suoi sgualciti foglietti vergati sempre e solo a mano, e quasi sempre di notte, che trasudavano la sua anima; li sentivo vivi tra le mie mani mentre li trascrivevo e li battevo a macchina quasi con trepidazione nella paura di non riuscire a leggere adeguatamente quanto egli aveva trasfuso di sé anche nella più semplice delle trascrizioni o delle illustrazioni del soggetto/oggetto da definire: arte, pittura, scultura, architettura, visione, emozione; un insieme senza alcun confine. Dino Pellegrini Bandèr: che tu possa essere ancora risentito come eri, con le tue estrosità e lasciato quasi ai margini della borgata, ma sempre con la porta aperta, mai chiusa una volta per nessuno, sempre disponibile a dare consigli per la salute, a dare lezioni scolastiche, a dare consigli di vita, ad ascoltare tutti, a dialogare con tutti… e lasciandoci queste tue pagine che arricchiscono ancora chiunque abbia la fortuna e la ventura di poterle leggere ed assaporare perché ne possiede una copia, o perché qualche anima buona riesca a farle ristampare.

Primi fra i giovani Vigili del Fuoco Gli Allievi di Villa Rendena-Preore conquistano il campionato provinciale minor tempo possibile a far passare l’acqua proveniente da una lancia attraverso un foro e a riempire un apposito contenitore che aziona un semaforo lampeggiante. Il lavoro dei concorrenti è soggetto a controllo da parte di una Giuria e ad ogni errore commesso corrisponde una penalità. Lo stesso metodo è applicato alla staffetta di corsa che è suddivisa in 9 settori (uno per ogni componente la squadra). Il punteggio conseguito in manovra è sommato a quello della staffetta e in questo modo si determina il punteg-

gio finale. Grande soddisfazione per i ragazzi e ragazze della squadra, per i Comandanti Giovanni Piolini e Fortunato Maier e per gli istruttori En-

rico Pellegrini, Matteo Madaschi, Gabriele Madaschdi, Fabio Collini che hanno preparato con impegno i ragazzi durante i mesi primaverili. La vittoria nel Campionato

è giunta all’ultima gara e con una sfida all’ultimo punto, infatti la classifica vede i vincitori con 65 punti, e alle loro spalle la squadra di Pieve di Bono con 63, terza Pergine con 62, al quarto posto ancora una squadra del Distretto Giudicarie con 61 punti. Tre squadre nei primi quattro posti per le Giudicarie che si aggiungono alla vittoria di Tione nel 2014 a testimonianza di una tradizione e di un impegno ai massimi livelli per i ragazzi giudicariesi. Alla fine di luglio in Polonia si svolgeranno i giochi internazionali CTIF allievi per i quali sono stati selezionati,

per la squadra del Trentino che insieme all’Alto Adige rappresenterà l’Italia in questa competizione, due ragazzi di Villa Rendena-Preore, Riccardo Marchetti e Luca Sansoni come premio per l’impegno ed i risultati raggiunti. Squadra di Villa RendenaPreore: Allievi Riccardo Marchetti, Ulisse e Amerigo Viviani, Fabian Cantonati, Nicol e Giacomo Pouli, Luca Collini, Mita Pasquali, Enrico e Martino Bugna, Claudio Ballardini, Raffaello Compostella, Adrian Racaru, Lusa Sansoni, Carlo Zamboni, Lodovico Ravasi.


Attualità

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La Cassa rurale per i giovani. Iniziative e progetti Un portale (www.prendiilvolo.it) raccoglie le proposte e i bandi per accedervi e mira ad essere un ponte fra i giovani e la banca di credito cooperativo. Ma veniamo ai progetti. La Cassa Rurale mette a disposizione dei soci e dei figli di soci con meno di 27 anni, studenti o neolaureati in cerca di prima occupazione degli incentivi economici per l’abbattimento delle spese sostenute per aver frequentato un corso di lingua straniera. L’importo varia in base a meta e durata del corso e alle spese affrontate. Sempre per incentivare lo studio di una lingua straniera c’è poi InterLabor che offre ai giovani fra i 20 ed i 32 anni (laureandi o laureati in cerca di occupazione) l’opportunità di svolgere uno stage all’estero che può variare da un minimo di 3 ad un massimo di 6 mesi. Un’occa-

L

a Cassa Rurale Giudicarie Valsabbia Paganella investe sul futuro dei giovani del proprio territorio attraverso iniziative bancarie ma anche iniziative di mutualità innovativa che si propongono di sostenere la formazione dei ragazzi e facilitarne l’ingres-

so nel mondo del lavoro, attraverso opportunità concrete. Con questo spirito sono nati Incipit, InterLabor, Casa Londra, Berlino e Barcellona, insieme allo Sportello di Orientamento e agli Incentivi per lo studio delle lingue all’estero.

Interlabor China Plus

6 o 12 mesi di tirocinio lavorativo in Cina per 3 laureati Grazie alla collaborazione con il Suzhou Working Group della Camera di Commercio Italia Cina, la Cassa Rurale offre a 3 giovani laureati di età fino ai 30 anni (sono richieste Laurea Magistrale in Ingegneria Industriale, Meccanica, Gestionale o dei Materiali e ottima conoscenza dell’inglese) l’opportunità di sione molto interessante vista la probabilità che la collaborazione si prolunghi ben oltre il periodo di stage. Tredici le mete disponibili per questa terza edizione: 1

svolgere un tirocinio lavorativo presso un’azienda manifatturiera italiana con sede nell’area di Suzhou, il più grande distretto industriale italiano all’estero. La Cassa oltre e raccogliere e selezionare con l’azienda ospitante le candidature, si impegna a riconoscere un incentivo

in Asia, 1 in Africa, 2 nel continente americano e 9 in Europa. Per orientarsi nel mondo lavoro e nelle scelte scolastiche ecco, invece, lo Sportello Orien-

ai partecipanti al progetto (variabile da 2.000 € per il tirocinio di 6 mesi sino ad 4.000 € per il tirocinio di 12 mesi), i quali dovranno organizzarsi viaggio e soggiorno. I tirocini dovranno essere avviati entro settembre 2015. Per aderire è necessario compilare l’apposito form su www.prendiilvolo.it

tamento (attuato in collaborazione con la Comunità e con le Casse Rurali delle Giudicarie) che fornisce un supporto per scrivere/revisionare il curriculum, preparar-

si al colloquio di lavoro, pianificare il proprio progetto professionale e individuare le risorse del territorio utili per realizzarlo, orientarsi nella scelta professionale

o scolastica, stilare un bilancio di competenze, usare i social network per cercare lavoro. Il servizio, gratuito, si rivolge ai giovani fino a 30 anni e sarà attivo fino al 30/11/2015. Ogni incontro individuale ha la durata di 1 ora e può essere effettuato presso la filiale di riferimento o tramite Skype. Da ultimo, la Cassa Rurale offre a 100 giovani dai 18 ai 32 anni l’opportunità di partecipare all’EXPO Milano 2015, grazie al 3° Prendiilvolo Day! che si terrà sabato 29 agosto. Le domande raccolte fino a questo momento sono superiori rispetto ai biglietti previsti. Il Consiglio di Amministrazione valuterà l’opportunità di ampliare i posti a disposizione. Insomma, una pluralità di azioni per i ragazzi, interlocutori privilegiati del territorio e delle comunità nelle quali La Cassa Rurale opera.

La nuova gestione di Silvio Bagattini (Snoopy Bar) punta su turismo balneare e tempo libero

Snoopy al lago, riaperto l’ex Miralago Da Miralago, a Snoopy al lago. Riapre uno dei locali che fino agli anni 80 ha fatto la storia del lago di Roncone. Per anni è stato sinonimo di feste e intrattenimento. Oggi, è l’emblema di turismo balneare e tempo libero su cui si sta concentrando la promozione turistica dell’Alta val del Chiese. L’amministrazione comunale ha investito molte risorse per valorizzare uno degli specchi d’acqua più caratteristici del Trentino. Ed ora, i gestori del nuovo locale intendono far sì che “Snoopy al Lago” diventi il fulcro del turismo della zona. “Bar-gelateria, non solo per i giovani. Ma, anche per bambini e famiglie”. Dice Silvio Bagattini che, assieme a Rina Salvadori, si è gettato a capofitto nella nuova avventura. Tanti anni di esperienza con teenager e giovani della valle gli hanno permesso di poter contare su una clientela di super affezionati: dal 1992, con la cognata gestisce il bar Snoopy di Bondo, uno degli ambienti più gettonati dagli under 30. L’inaugurazione del nuovo locale dovrebbe permettergli di fare un ulteriore salto di qualità, offrendo ai suoi afficionados, non solo momenti di svago e di ristoro in un am-

La struttura ex Miralago a Roncone

biente assolutamente confortevole a pochi passi dal lago, ma anche di acquisire nuovi estimatori. La felice posizione della nuova struttura, realizzata dal Comune al servizio del lido di Roncone, gli consentirà infatti di offrire a clienti di tutte le

età, dai più piccoli ai più grandi, momenti di svago che spaziano dal nolo di canoe e pedalò, per chi vorrà provare l’ebbrezza di discipline tipicamente acquatiche. Alle biciclette ed E-Bike per amanti delle escursioni sulle due ruote. Un servizio al

turismo a tutto tondo, insomma. A disposizione, da quest’estate, allo “Snoopy al Lago” che, a pochi passi può contare su un’area balneare attrezzata di piscine (due con scivolo), campo da beach volley, minigolf e parco giochi completamente rinno-

vato e dotato di nuovissime attrezzature per la gioia di tutti i bambini. Senza dimenticare la ciclabile che costeggia le rive del lago e la passeggiata che permette di camminare o fare footing immersi nella natura. Dal primo di luglio, dunque, lo staff dello “Snoopy al lago”, vi aspetta. Per offrirvi momenti di relax, nel contesto di un angolo verde tra i più invidiabili della valle. Tra le specialità – ricordano i titolari – aperitivi personalizzati, buffet per ogni occasione, sale riunioni per associazioni e gruppi sportivi, e la gelateria della grande tradizione italiana. “Il modo migliore per ripagare gli sforzi fatti per dare al lago di Roncone un locale pubblico capace di catalizzare turisti e locali – assicura Silvio Bagattini – è di gestirlo con grande impegno e professionalità”. Il locale è anche punto attrezzato per noleggio delle nuove E-Bike a propulsione elettrica assistita. E’ uno dei Rental Point da questa stagione a disposizione su tutta la rete di ciclabili presente in Giudicarie. In più, sul lido e sulle piscine per la sicurezza dei bagnanti per tutta l’estate, vigileranno due bagnini. (e.z.)


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Sport

LUGLIO 2015

Attuate le iniziative 2014/2015 del progetto turistico della Comunità delle Giudicarie

“Giudicarie 2020”: il turismo è sportivo Dal Boulder park al downhill, dalla pesca all’Adventure week fino alle e-bike Di tutte queste nuove occasioni sportive, troverete maggiori dettagli nella brochure allegata a questo numero de “Il Giornale delle Giudicarie”. “Turismo Giudicarie 2020” è un progetto di sviluppo turistico guidato dalla Comunità di Valle e nato in collaborazione con le aziende e i consorzi per il turismo giudicariesi (Apt Terme di Comano Dolomiti di Brenta, Apt Madonna di Campiglio Pinzolo Val Rendena, Consorzio per il turismo Valli Giudicarie e Consorzio turistico Valle del Chiese) in risposta ad un sempre maggiore interesse del mercato per il turismo outdoor (trekking, mountain bike, e-bike, pesca sportiva, etc.) che trova nel nostro territorio, molto pregiato dal punto di vista ambientale, un ambito particolarmente interessante per essere ulteriormente sviluppato. All’interno di questo importante e articolato progetto, le apt e i consorzi turistici delle Giudicarie hanno risposto all’invito

della Comunità di elaborare progetti turistici condivisi e di sistema che la stessa Comunità ha poi valutato, approvato e finanziato con 550.000 euro complessivi. “Viviamo in un territorio unico per bellezza e per risorse naturali – spiega la presidente della Comunità delle Giudicarie Patrizia Ballardini – e questi progetti vanno a

Il Boulder park Valle di Daone, la rete organizzata dei punti noleggio delle e-bike, il tracciato downhill del neonato Brenta bike park al Doss del SabionPinzolo, l’Adventure week in Valle del Chiese e la valorizzazione della pesca sportiva. Sono queste le

potenziare iniziative che si inseriscono perfettamente nel quadro generale che abbiamo delineato e che vede lo sviluppo sostenibile del territorio come scena dominante ed imprescindibile nel quale si inserisce in nostro operato. Una scelta che è la naturale conseguenza di quanto scritto nel Piano Territoriale di Comunità con il quale si sono date

delle linee guida molto chiare sulla necessità di individuare delle iniziative che potessero favorire uno sviluppo compatibile. In una logica di sistema”. Tra i vari progetti, le azioni più significative riguardano la realizzazione del primo percorso interamente dedicato al downhill in Giudicarie realizzato al Doss del Sabion (inaugurazione il

più importanti azioni del progetto “Turismo Giudicarie 2020” che hanno avuto attuazione tra l’estate 2014 e la primavera 2015 proponendo ai turisti, ma anche ai residenti, nuove opportunità di divertimento e svago all’aria aperta.

4 luglio 2015), il Boulder park attivato in Valle di Daone nell’estate 2014, l’iniziativa “Pesca a 360°” avviata ancora l’anno scorso con l’installazione di un sistema di monitoraggio delle aree di pesca no-kill sui fiumi delle Giudicarie e la predisposizione di postazioni per la pratica sportiva attrezzate anche per persone con disabilità. Ci sono,

poi, il progetto “Evvai. E-bike your life”, partito alcune settimane fa, per il noleggio delle biciclette a pedalata assistita attraverso appositi punti noleggio con annesse colonnine per facili riparazioni e per la ricarica, e le “Adventure week” che, in Valle del Chiese, propongono la pratica di sport “estremi” come il parapendio e il canyoning.

In più è da ricordare che anche per l’estate da poco iniziata, sono state confermate le corse del bicibus che collega la Val del Chiese con la Val di Ledro e del bicibus che connette, garantendo anche il trasporto delle biciclette, la Val Rendena alla Val di Sole da una parte, Tione e le Giudicarie Esteriori fino al lago di Garda dall’altra. Comodo mezzo, quello appena menzionato, soprattutto per le famiglie e chi ha poco allenamento nelle gambe, che permette di accorciare le distanze e bypassare i tratti più impegnativi. Infine è da sottolinea-

re che la Comunità delle Giudicarie si è fatta promotrice dell’ambizioso progetto di completamento della rete delle piste ciclopedonali finanziando, anche con fondi propri (7 milioni e 250mila euro messi a bilancio nei prossimi tre anni ai quali vanno aggiunti i 4 milioni di euro stanziati dai Bim del Sarca e del Chiese), la realizzazione dei tratti mancanti Ponte ArchePonte Pià-Ragoli; Sesena-Basso Arnò-BolbenoBondo; Cimego-Condino e by-pass di Condino; tratti verso Darzo e Baitoni; Villa Rendena-Darè e Ches-Spiazzo, oltre al loro collegamento con la rete trentina riservati al cicloturismo. A tutti i residenti, dunque, l’invito a provare le nuove possibilità sportive a disposizione di tutti e a scoprire, magari, angoli ancora sconosciuti delle “nostre” Giudicarie.


Sport

LUGLIO 2015 - pag.

La Roma, è da ricordare, non è alla sua prima presenza in Val Rendena. A Pinzolo, infatti, c’è già stata nel 1989 e nel 1990, quando la consuetudine dei paesi rendenesi ad ospitare blasonate società calcistiche era iniziata da un po’. La biografia ufficiale dei ritiri ai piedi delle Dolomiti di Brenta indica infatti il 1976, con la presenza dell’Ac Brescia, quale principio della consuetudine locale ad ospitare blasonate squadre di calcio, nazionali e internazionali, per ossigenarsi e prepararsi al successivo campionato. Una storia lunga 39 anni che oggi, a Pinzolo, ma anche a Madonna di Campiglio e in Val Rendena, si considera quasi una “tradizione”. Nel lungo e prestigioso “albo d’oro” delle presenze troviamo sì il biennio della Roma a fine anni ‘80, ma poi ci sono stati anche il Milan e il Torino, la Fiorentina e l’Atalanta, quindi gli inglesi del Manchester City, del Nottingham Forest e del Middlesbrough e molte altre squadre, fino agli anni più recenti quando i ritiri precampionato, Juventus e Inter, sono diventati dei veri e propri progetti di marketing turistico progettati da Trentino Marketing in collaborazione con l’Azienda per il Turismo Madonna di Campiglio Pinzolo Val Rendena, gli specifici comitati organizzatori, il Comune di Pinzolo e le altre amministrazioni comunali rendenesi. Sarà, quella targata Roma, una settimana intensa: per i tifosi, che avranno numerose occasioni per vedere da vicino la loro squadra del cuore e vivere

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Pinzolo ospita l’As Roma dal 6 all’11 luglio, l’Uc Sampdoria dal 14 al 28 luglio

Un’estate nel segno del calcio con Roma e Sampdoria Sarà, il luglio appena iniziato, per Pinzolo e la Val Rendena, sul modello delle precedenti stagioni estive, un nuovo mese all’insegna dello sport più amato e conosciuto al mondo: il calcio. Dopo i 5 ritiri della Juventus Fc (2006-2010) e i 4 dell’Fc Internazionale (2011-2014), si prosegue con la presenza sul territorio dei grandi nomi della serie A. La prima parte di luglio l’atmosfera, amichevole e vivace, di un ritiro calcistico, ma anche per i turisti che potranno scegliere tra numerose attività di animazione previste tutti i giorni, compresa l’apertura serale degli esercizi commerciali di Pinzolo, grazie all’impegno e alla programmazione messi a punto dalla Pro loco e dall’Ucas (Unione commercianti e attività di servizio) di Pinzolo. Gli allenamenti della Roma saranno quotidiani, gratuiti e aperti al pubblico, ma tutta l’area del Centro sportivo Pineta prenderà vita diventando un villaggio con tante opportunità per tutti, tifosi e non solo. Dal 4 al 12 luglio, ampliando i giorni di animazione rispetto alle date di presenza della squadra, ci saranno il “Villaggio Trenti-

FINO AL 13 SETTEMBRE 2015

no” (tutti i giorni, 9.00-12.30 / 14.30-18.00), il “Roma fun village” con attività tecnico-ludiche per tutta la famiglia e incontri con i campioni (tutti i giorni, 9.30-12.30) e lo store ufficiale della Roma. Sempre dal 4 al 12 luglio ci sarà il “Roma day camp”, che ogni giorno darà la possibilità ai ragazzi e bambini nati dal 2002 al 2009 (6 anni

sarà giallorossa con l’As Roma che arriverà a Pinzolo il 6 e vi rimarrà fino all’11 con, alle 17.00 del pomeriggio presso lo Stadio Pineta, prima della partenza, la sfida alla squadra ungherese del Gyirmót Fc Gyor Kft, l’unica amichevole prevista durante il soggiorno romanista e primo test sull’andamento della preparazione pre-campionato.

compiuti) di imparare il calcio seguendo gli insegnamenti dei tecnici romanisti. Ma ora, vediamo nel dettaglio il programma, con tutte le opportunità per conoscere meglio la Roma, ma anche per vivere una bella e divertente giornata, o serata, a Pinzolo. Si inizia due giorni prima dell’arrivo della squadra, sabato 4 luglio, con il

concerto di musica leggera di Andrea Porceddu, (piazza Carera, ore 21.00). Quindi si prosegue con: domenica 5 luglio, Concerto del Gruppo musicale “Le Maitinade” (piazza Carera, ore 21.00); lunedì 6 luglio, arrivo della squadra e allenamento pomeridiano (Stadio pineta), alla sera scalata del campanile della chiesa di S. Lorenzo con le guide alpine (piazza A. Maffei, ore 21.00); martedì 7 luglio, presentazione della squadra (piazza S. Giacomo, ore 21.00); mercoledì 8 luglio, i campioni della Roma incontrano i piccoli tifosi giallorossi (Paladolomiti, ore 21.00) e musica dal vivo con Gisella Zambito (piazza Carera, ore 21.00); giovedì 9 luglio, passeggiata gastronomica giallorossa con

la partecipazione del duo musicale “Avanti ‘ndre” (piazza Carera, piazza Bavdin e viale Marconi, ore 21.00); venerdì 10 luglio, incontro con il capitano e il mister della Roma per il saluto ai tifosi (piazza Carera, ore 21.00), a seguire “Notte giallorossa” con musica e intrattenimento (centro di Pinzolo, ore 21.00); sabato 11 luglio, partita amichevole (Stadio Pineta, ore 17.00) e in serata Venditti cover band in concerto (piazza Carera, ore 21.00). Per quanto riguarda, invece, la Sampdoria, nelle due settimane di permanenza in Val Rendena, sono previsti ben tre incontri amichevoli: il 17, il 18 e il 23 luglio alle 17.30 presso lo Stadio Pineta. La presentazione ufficiale della squadra e gli altri momenti di incontro pubblico tra team e tifosi, oltre alle attività collaterali, sono in via di definizione. Le informazioni complete e aggiornate su entrambi i ritiri sono disponibili sul sito web: www.campigliodolomiti.it.

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“Insegnare Bondo - Breguzzo La commissione formata dal maestro Giovanni Amistadi (in rappresentanza del dirigente scolastico), dalla prof.ssa Ilaria Dorna docente della Scuola Media di Roncone, dai maestri Vigilio Bonenti e Marta Lorenzi, docenti della Scuola Elementare di Roncone, da Giovanni Bazzoli presidente del Consiglio di Biblioteca e da Alessandro Togni (Centro Studi Judicaria) in qualità di esperto/presidente, si è riunita nella giornata di mercoledì 20 maggio 2015 e dopo attenta osservazione delle opere partecipanti ha indicato le meritevoli di ricevere il Premio “Insegnare Bondo Breguzzo Lardaro Roncone” – 2014: Sezione Poesia: Si classifica al primo posto assoluto “LA MIA MAESTRA UNICA” di FEDERICA PIZZINI Solo quattro righe di testo, quattro righe alla volta in tredici versioni, che raccontano la storia di un tempo nemmeno troppo lontano dove, la maestra Giovanna, viene rappresentata come personaggio “unico”, in tante, se non tutte, le sue indimenticabili figurazioni e gestualità. Profumano di ricordi belli le scene dove la maestra viene descritta come fosse dentro una favola e, anche se riaffiorano le azioni che a volte allertavano le sensibilità dei bambini, alla fine si comprende come tutte le sue manifestazioni fossero positive, per costruire al meglio il carattere degli scolaretti. Si ritrovano raccontati gli affetti e le attitudini della maestra Giovanna, le inclinazioni al rispetto e la consapevolezza della funzione che lei ricopriva, la percezione di un sistema ordinato al quale si affidava con consapevolezza: e tutto, per quelle giovani

anime da accompagnare verso il futuro. Un affresco suggestivo viene composto attraverso piccole annotazioni in dialetto ronconese, come si trattasse di una lettera semplice ma dalla quale si elevano con serenità tutte le più affettuose disposizioni dell’autrice. Federica Pizzini quindi, medita e raccoglie le sue parole sincere non solamente per verifica personale ma, principalmente, per ricordare a tutti, quanto importante si sia rivelato nel tempo il grande impegno, l’insegnamento svolto con sensibilità, intelligenza e passione di una lodevole educatrice, alla quale oggi ancora di più si vuole bene ed alla quale si vuole inviare il più esplicito “grazie”. Sezione Fotografia: Segnalazione per “LAGO DI RONCONE – SPECCHIO DEL NOSTRO PAESE” di REMI DOLORES BAZZOLI. “Il Lago” naturalmente rappresenta per ognuno degli abitanti di Roncone il luogo familiare dove memorie ed affettuosità sembrano convivere, dove attraversamenti e visioni fra passato e presente non mancano di riaffermare la solennità di un frammento d’acqua e terra dentro il quale si riversano emozioni e sogni. Remi Dolores sfuggendo al richiamo del romanticismo che vorrebbe

di Alessandro Togni E’ momento di incontro meritevole di attenzione dove, in virtù di una bella partecipazione sempre più consolidata, emergono risultanze culturali profonde e importanti, manifestazioni di comprensione e di conoscenza, molteplicità espressive, alle quali vengono affidate descrizioni ed evocazioni utili per trasmettere elementi della storia e sentimenti di appartenenza al proprio territorio, al proprio paese, alla propria comunità.

Anche la quarta edizione è stata quindi interpretata seguendo la linea tematica approntata in prima edizione, nella convinzione che attraverso le idee e le qualità artistiche di chi partecipa si possano restituire sempre maggiori informazioni e suggestioni per la costruzione di un archivio “storico emozionale” da aggiungere come patrimonio alla coscienza di ognuno di noi, figli ed abitanti della montagna.

manifestarsi con rappresentazioni maggiormente intimistiche e sofferenti, ci porta dentro una osservazione dove il fascino della natura si presenta con il vestito aureo dell’immagine razionale, memore delle luminosità di origine rinascimentale. Lo specchio orizzontale in gradazione di lapislazzuli sembra appartenere alle indagini dell’ultra reale e non a caso lo scatto fotografico avviene in un preciso istante, mentre il respiro dei ghiacciai lontani sembra rimanere prigioniero delle nuvole. Tutto è stabile, inerte come un’idea, dove una finestra posta a margine fra realtà e immaginazione, apre anche alle foreste che lungo il declivio sembrano assenti di ogni segnale della prospettiva aerea. L’immagine nella trasparenza delle cose è una sorta di geometria analitica di matrice apollinea alla quale si aggiunge una chiara impronta di sublimazione classica, di “mimesis”, nella bellezza della luce.

Una pittura veloce ed evocativa che rimanda alle origini “di macchia” dell’Ottocento Italiano, ma anche esprime le inclinazioni che diedero vita alla freschezza del “Pittoresco”.

Sezione Pittura: Si classifica al primo posto assoluto “ANGOLO CARATTERISTICO DI LARDARO” di MARIANGELA SCAIA L’opera di Mariangela Scaia ripercorre strategie figurative di origine lontana, nel tempo precedente alle trasformazioni dell’astrazione, nella varietà tematica dei generi (in questo caso del paesaggio) nella determinazione a voler simulare la realtà, pur contemplando le vocazioni individuali e

le espressioni. La scena si apre con una prospettiva accidentale dove il proscenio orizzontale della strada porta senza troppa frenesia all’agglomerato antropico di gusto rurale. La tecnica leggera dell’acquerello risolve l’impianto visivo lasciandolo in sospensione, come se il nostro guardare si traducesse nel vedere in forma di miraggio. La luce solare di un pomeriggio sereno penetra tutte le porzioni di questo “piccolo mondo antico” lasciandoci abbagliati mentre le tonalità ocra e giallo dorato solo in parte riescono ad affievolire questa inondazione di bianco. Lungo la traccia dei tetti spioventi si annida l’unica parte di ombra altrimenti quasi completamente assente. Le strutture architettoniche innaffiate di bagliori restituiscono tridimensionalità ad un paesaggio in evanescenza e l’assenza di presenze umane rende ancora più appassionante e silenzioso questo spazio, ripreso in un momento di tregua. E’ il tempo passato ancora una volta ad affacciarsi alla nostra comprensione; attraverso guazzi di colori caldi e superfici lasciate neutre si verifica il sogno di un trasporto emozionale che ci rimette in dialogo con la cultura tradizionale dei nostri paesi e con le anime dei nostri antenati.

Sezione Scultura: Si classifica al primo posto assoluto “TRASPORTO LEGNA NELLA VALLE” di CLAUDIO CHIOZZOTTO Una formella ad incasso dentro la quale si manifesta in altorilievo la nostalgica scena alpestre del boscaiolo che con il carro trainato da cavalli trasferisce i tronchi verso valle. L’atmosfera di ritorno verso casa, il moto lento e la quiete svelano anche qualche motivo di nostalgia, di volontà riflessiva come stessimo già assaporando attimi di riposo, nel ricordo. L’intera realizzazione si avvale di uno scarto prospettico profondo dove la statuaria figura del “Cingol dal Sal” sembra voler troneggiare sulla panoramica priva di ulteriori incisioni. Lo spazio in alto a destra è leggermente screziato nella descrizione dei boschi, mentre a sinistra una casupola di monte suggerisce un luogo di protezione. Tutto viene abbandonato laggiù, in Val di Bondone, per lasciare emergere con forza e figurazione la scena in primo piano alla quale, con incisione robusta e popolare, si attribuisce l’intero significato dell’opera. La disposizione non frontale insiste per una tridimensionalità molto imponente che tuttavia mantiene una

particolare poesia ed un gusto spontaneo per il carattere di estrazione naif. La scena sembra immortalare con annotazioni crepuscolari questi istanti di vita alpestre, dove il rapporto fra gli esseri e le cose restituisce armonia ad un mondo che ormai vive soltanto nella nostra memoria. Ulteriore codifica non solamente estetica possiamo ritrovare anche nella decorativa linea di archetti perimetrali, a simulare le cornici per i tradizionali stampi del burro. Un mondo pulito pieno di estasi Segnalazione Scultura “LIBERO ARBITRIO” di FRANCO DANESI Sopra un basamento austero a base rettangolare fiammeggia una forma dai tratti impressionistici come si trattasse di un “non finito”, una linea sinusoidale che tuttavia include la parvenza di una presenza umana. Il profilo di un volto si manifesta quasi a suggerire un’anima dai contorni morbidi, la condizione di un’esistenza nascosta che si affranca dal mondo attraverso una particolare e sintetica qualità mimetica. E’ la rappresentazione di una interiorità remota che si presenta sotto forma di ala nell’intento di spiccare il volo, nell’istante del passaggio dalla sua fase di metamorfosi interiore, all’apertura della mente in viaggio verso nuovi orizzonti. L’opera, fra figurazione ed astrazione appare sì nella sua sostanza tridimensionale ma, lasciando un poco scoperta la nostra


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- Lardaro – Roncone” - IV Edizione del quadro risulta metodica e ordinata ma certo gran parte del sentimento dell’autrice si apprende leggendo le accurate e sensibili parole poste come si trattasse di una confessione.

comprensione, si dispone modificandosi ad ogni nostro cambio di punto di vista, trasformandosi in organismo filosofico che dialoga sulla materia e sullo spirito, richiamando le istanze dell’individualità. Segnalazione Ricerca “DAGLI ANNI ’50 AI GIORNI NOSTRI” di ELIDA AMISTADI A prima vista la ricerca visiva ma anche testuale di Elida Amistadi vuole porsi come sintesi e do-

In forma biennale e giunta alla sua quarta realizzazione è in arrivo “Esteriorarte”, il contenitore di arte visiva fra pittura e scultura voluto dalla Biblioteca di Valle delle Giudicarie Esteriori che si presenta ad iniziare dalla giornata di sabato 1 agosto, nelle sale (gentilmente concesse) della Macelleria Parisi presso il Turiterme Center di Ponte Arche. La manifestazione accoglie 38 autori “territoriali” ai quali viene demandata facoltà di comunicare quante e quali siano le ricerche artistiche attualmente praticate e come i contenuti espressivi di ognuno siano in grado di dare rappresentazione alle istanze della natura della storia e dell’umanità delle stesse Giudicarie Esteriori. Aldo Collizzolli, bibliotecario e responsabile del progetto espositivo, ancora una volta è riuscito a coinvolgere gran parte degli artisti indicando nelle “Stagioni” il tema al quale dedicare attenzione e sviluppo creativo ed a fabbricare un luogo d’incontro dove possano verificarsi molteplicità espressive, possibilità di dialogo sul-

cumentazione del cambiamento del territorio, ma ad una verifica più profonda non si possono trascurare le suggestioni emozionali che se ne ricavano. Il quadro d’insieme si avvale di

sette fotografie poste in dialogo e a confronto dove vengono indicati gli aspetti di un paesaggio che, dagli anni ’50 ad oggi ha sofferto di un lento ma costante depauperamento estetico e

funzionale. Le immagini storiche in bianco e nero riportano il nostro sguardo sopra pendii prativi degnamente rasati, di radure boschive delimitate fino a mezza costa, di confini alberati geometricamente… Per contro osservando i medesimi ambienti a colori dell’oggi, si riscontrano malauguratamente tutti i segni dell’incuria e dell’abbandono. Un partecipato e ottavo contributo al quadro viene restituito dall’importante attestazione scritta che l’autrice ha accompagnato per precisare ulteriormente lo stato di latente degrado del paesaggio naturale nei dintorni del paese. La costruzione formale

Sezione Disegno: Si classifica al primo posto assoluto il disegno “RICORDI DI UN PASSATO LONTANO” di GISELLA ROSSETTI Il disegno di Gisella Rossetti riassume non solamente gli elementi religiosi, architettonici, naturalistici che possiamo incontrare nei nostri paesi, ma anche contribuisce a tradurre atmosfere di splendida semplicità, come momenti di riflessione. La costruzione spaziale di questo angolo di mondo paesano viene affidata a volumetrie variamente collocate in posizione accidentale, unitamente ad una prospettiva spezzata che, da un primo piano fortemente marcato con un segno ad intreccio, apre con rapporti di chiaro e scuro fino all’oggetto centrale della rappresentazione, il capitello votivo. Le case sullo sfondo poi

sembrano sfuggire ad una descrizione segnica approfondita per consegnarsi al nostro sguardo poco più che in forma di outlines. Il gioco di luci lasciate neutralmente bianche, le ombre in assorbimento del nero quasi totale, le penombre tratteggiate con densità minori, riescono a restituire fascino e completezza a tutto l’impianto visivo che con discrezione degrada fino ad ospitare due segni inclinati, sorta di indicazione fugace del profilo della montagna. Segni peraltro non tutti della medesima natura che intendono aggettivare le cose da loro rappresentate. Così, mentre la strada è indicata con segni paralleli disposti orizzontalmente, la vegetazione è restituita con linee maggiormente “fitomorfiche”. Tutto viene compreso e tradotto dentro una segnica espressiva ordinata e già particolarmente evoluta, sia per comprensione delle tridimensionalità, sia per il gusto rarefatto e riconoscibile di una ricercata tipologia grafica già perseguita in passato nella forma del Realismo.

EsteriorArte IV Edizione

38 autori si cimentano raccontando la storia e la natura delle Esteriori l’arte e sui fenomeni che nel corso della quotidianità la attraversano. Naturalmente l’occasione non solo riserva interesse per la intrinseca vocazione alla promozione culturale ma anche contribuisce ad arricchire i programmi e le proposte in seno all’attività turistica. In questo senso il fatto che l’arte in tutte le sue possibili derivazioni sia materia fondamentale per lo sviluppo del territorio appare ormai come dato acquisito sia dalla comunità, come dalle istituzioni che la amministrano. Le formule artistiche presentate sono certo il segno tangibile di un rinnovato interesse per le discipline estetiche tradizionali, muovendosi in gran parte dentro le logiche della figurazione realista ma non trascurando talune combi-

nazioni di origine astratta, riescono ad informare sulla vicinanza dell’arte, a stabilire e mantenere legame con la gente, pure se il mondo contemporaneo

sembra destinato a procedere lungo percorsi che smentiscono questo rapporto. Ad esporre sono gli artisti: Ada Fusari, Aldo Contrini, Aldo Orlandi, Angelo Or-

landi, Cinzia Caliari, Clelia Caliari, Fausto Iori, Flavia Orlandi, Gianfranco Donati, Gianni Tosi, Giorgio Trentini, Giuseppe Giongo, Giuseppe Serafini, Lina Buratti, Loredana Parisi, Lorenzo Martinelli, Lorenzo Valer, Loretta Tomasi, Lucia Bortolotti, Luigi Bosetti, Luigi Grossi, Maria Carmen Sansoni Schneider, Maria Dorotea Bronzini, Maria Grazia Conzatti, Maria Grazia Sottini, Maria Pia Franchi, Marina Clerici Rasini, Michael Ferrari, Modesto Marchiori, Nadia Litterini, Nives Oliana, Ornella Michelini, Piero Devilli, Rosalinda Azzolini, Rossella Carli, Ruben Armanini, Stefania Riccadonna, Vigilio Donati, tutti presenti anche nel catalogo composto dall’artista/grafico Riccardo Resta dove si trovano anche gli indiriz-

zi di saluto dell’assessore alla cultura della Provincia Autonoma di Trento Tiziano Mellarini, del curatore Aldo Collizzolli e del critico d’arte Alessandro Togni (per il Centro Studi Judicaria) che presenterà anche in sede di inaugurazione. La manifestazione istituita e coordinata dalla Biblioteca di Valle delle Giudicarie Esteriori è sostenuta da: Provincia Autonoma di Trento; Comunità di Valle delle Giudicarie; Centro Studi Judicaria; APT Terme di Comano Dolomiti di Brenta; CEIS di Stenico; Cassa Rurale don Lorenzo Guetti di Quadra Fiavè e Lomaso; La Cassa Rurale Valsabbia Paganella, ed è visitabile da sabato 1 agosto fino a sabato 15 agosto con orario 17.00 – 20.00. Alessandro Togni


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Ma eccoci a proseguire nel nostro compito ad elencare il succedersi degli eventi secondo quel poco che sono riuscito a raccogliere su vari testi ed, in gran parte, consultando le ricchissime pagine di Internet. - 1º luglio 1915. Con la vittoria sudafricana nella battaglia di Otavi ha di fatto termine la campagna dell’Africa Tedesca del Sud-Ovest: la colonia è occupata dalle forze degli Alleati. - 5 luglio. Vittoria britannica nella battaglia di Gully Ravine a Gallipoli: viene conquistato del terreno, ma il fronte ottomano non è rotto. - 6 luglio. Gli Alleati guardano all’autunno. / Calais (Francia): vertice anglo-francese (partecipano fra gli altri il premier britannico Asquith e il ministro della Guerra francese Millerand). Viene messa a punto la strategia per attuare uno sfondamento nel fronte occidentale in autunno. Il comandante delle forze francesi Joffre fa mettere ai voti l’esigenza che l’esercito italiano continui l’offensiva iniziata. - 7 luglio. Silurato l’incrociatore italiano “Amalfi”: nel Mare Adriatico, a poche miglia da Venezia, il sommergibile austriaco U-26 colpisce e affonda l’incrociatore italiano Amalfi. In salvo l’equipaggio. - 9 luglio. Cresce anche in Italia l’indotto industriale della guerra. Roma: un decreto regio istituisce il Comitato supremo per i rifornimenti delle armi e munizioni (composto, con diritto di voto, dal presidente del Consiglio e dai ministri degli Esteri, del Tesoro, della Guerra e della Marina) e, nell’ambito del ministero della Guerra, il sottosegretariato per le Armi e munizioni, alle dirette dipendenze del Comitato supremo. Alla guida di quest’ultimo è chiamato il generale Alfredo Dallolio. / Anche in Italia l’indotto industriale della guerra, per la produzione di munizioni, soprattutto, ma anche di armi, assume un’importanza crescente. L’esercito prebellico provvedeva alla fabbricazione di fucili

Guerra 1914-18 “Mese per mese” – Luglio 1915

e mu-

Si moltiplicano le battaglie, cresce l’indotto industriale E si compie dolorosamente “solo” il primo anno di guerra

Ultimi giorni del mese di giupassandosi la “scottante di Mario Antolini Muson gno 2015. Fra i temi per la maboccia” di mano in mano. turità un titolo dai molteplici e disparati aspetti ha Ma non è questo il compito di questa nostra rubrica messo in difficoltà parecchi studenti;il tema parlava cronologica che si affida solo alla sequenza tempodi “responsabilità dello scoppio della prima guerra rale dei fatti principali che troviamo nei pochi domondiale da attribuire a quale nazione”; non si è cumenti a nostra disposizione; tuttavia la semplice chiesto chi aveva fatto la “dichiarazione” la guerra, notizia – accanto a tante altre che si susseguono in ma se ne chiedeva la “responsabilità” di quella che questo tristissimo centenario – ci fa capire la bontà doveva poi risultare la “prima guerra mondiale”. dell’iniziativa di questa testata nell’aver voluto inDomanda, a mio modo di vedere, piuttosto diffici- serirsi in quel “ricordo” (che non è “commemorale che ha messo in croce non solo gli studenti, ma, zione”) che rimane un “invito”, da passare da geneanche tutti noi poiché il ricercare la “colpa reale” razione a generazione, a tener gli occhi ben aperti di quella che fu definita “l’inutile carneficina” pen- su quegli eventi storici che hanno ancor tanto da so sia un compito sul quale gli stessi storici stiano “insegnare a vivere”.

La battaglia sull’Isonzo

nizioni negli stabilimenti militari e acquistava all’estero le artiglierie fino dal 1911, quando per la prima volta ricorse all’industria nazionale per la costruzione dei cannoni da 75 modello Déport. (…) Gli stabilimenti industriali coinvolti e dichiarati “ausiliari” erano 125 nel 1915 con 115.000 operai, 1.976 nel

Il Giornale delle Giudicarie

mensile di informazione e approfondimento Anno 13 n° 7 luglio 2015 Editore: Associazione “Il Giornale delle Giudicarie” via Circonvallazione, 74 - 38079 Tione di Trento Direttore responsabile: Paolo Magagnotti Caporedattore: Roberto Bertolini Comitato di redazione: Elio Collizzolli, Aldo Gottardi, Denise Rocca Hanno collaborato: Adelino Amistadi, Mario Antolini Musòn, Enzo Ballardini, Claudia Brunelli, Francesco Brunelli, Alberto Carli, Umberto Fedrizzi , Enrico Gasperi, Marc o Maestri, Elisa Pasquazzo, Alessandro Togni, Alberta Voltolini, Ettore Zampiccoli, Ettore Zini, Marco Zulberti Per la pubblicità 3356628973 o scrivere a sponsorgdg@yahoo.it Il giornale è aperto a tutti. Per collaborare si può contattare la redazione (3335988772) o scrivere a: redazionegdg@yahoo.it Direzione, redazione via Circonvallazione, 74 - 38079 - Tione di Trento Stampato il 30 giugno 2015 da Sie Spa - Trento Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 1129

1918 con oltre 900.000 operai. / Capitola l’Africa sud-occidentale tedesca. Sul fronte africano la vittoria dell’Intesa nell’Africa sud-occidentale tedesca. Le truppe della colonia della Germania si arrendono alle forze sudafricane. Agli ufficiali tedeschi è consentito di conservare la sciabola. - 10 luglio. Piccoli guadagni italiani, gli Austriaci resistono. Sul fronte italiano si combatte sempre su tutt’e tre i fronti: trentino, càrnico e orientale. Attacchi e contrattacchi. Nell’aspra zona dell’Isonzo molte volte linee nemiche formidabilmente protette dai reticolati, da trincee, da batterie, sono state conquistate alla baionetta grazie al valore delle nostre truppe e dei loro comandanti. / Su tutto il fronte le truppe italiane hanno guadagnato terreno rispetto ai vecchi confini, ma gli Austriaci resistono. A metà luglio, quando l’esercito fu finalmente pronto, era già fallito il cosiddetto sbalzo iniziale, ossia il tentativo di raggiungere posizioni importanti oltre confine prima dell’afflusso delle forze austriache. L’insuccesso fu più bruciante sul basso Isonzo, dove i reparti di cavalleria e bersaglieri che sarebbero dovuti penetrare in profondità si mossero con prudente lentezza, pur avendo dinanzi a sé soltanto pattuglie di gendarmeria e truppe territoriali. Gli Austriaci

poterono ritirarsi senza difficoltà sul “confine militare”, ossia sulle posizioni migliori per la difensiva, su cui intendevano resistere a oltranza. - 14 luglio. Lo sceriffo della Mecca chiede l’indipendenza. Lo sceriffo della Mecca Husayn Ibn Ali scrive all’alto commissario inglese in Egitto, Sir Henry McMahon, per chiedere alla Gran Bretagna il riconoscimento della «indipendenza degli stati arabi». - 15 luglio. Attacco alle fortificazioni austriache nel Cadore. Sul fronte italiano la battaglia sul Monte Piana, sul fronte del Cadore. Gli Italiani attaccano le fortificazioni austriache. Dopo cinque giorni di combattimenti, che costano

la perdita di un migliaio di uomini, riescono a conquistare i presidi meridionali, non quelli settentrionali. - 18 luglio. Inizia la seconda battaglia dell’Isonzo, proseguita poi fino al 3 agosto seguente: dopo duri combattimenti nella regione del Carso gli Italiani strappano solo poco terreno ai difensori austro-ungarici. / Seconda battaglia dell’Isonzo. Sul fronte italiano comincia la seconda battaglia dell’Isonzo, che si protrae fino al 3 agosto con combattimenti furiosi, offensive italiane e controffensive austriache, posizioni che passano di mano più volte nello stesso giorno. L’obiettivo principale è ancora Gorizia, che con il suo formidabile apparato difensivo sbarra la via verso Lubiana. Alla fine i guadagni territoriali sono minimi. Nelle prime due battaglie dell’Isonzo l’Italia ha perso, tra morti e feriti, quasi 67.000 uomini, pochi di meno gli Austriaci. / Affondato l’incrociatore “Garibaldi”. Nel Mare Adriatico, a poche miglia da Cattaro (Montenegro) il sommergibile austriaco U-6 colpisce e affonda l’incrociatore corazzato italiano Garibaldi (classe 1898). Perdono la vita un centinaio dei 560 uomini dell’equipaggio. / A Roma si è conclusa la sotto-

scrizione del secondo Prestito nazionale. - 27 luglio. A Berlino la Nuova Lega Patriottica sostiene la dichiarazione di 99 intellettuali tedeschi che si oppongono a qualsiasi annessione territoriale e chiedono una pace negoziata: Albert Einstein tra i firmatari. La richiesta è messa a tacere: la polizia vieta alla Lega di proseguire l’attività pubblicistica. - 26 luglio. Vittoria russa nella battaglia di Manzicerta sul fronte del Càucaso. - 28 luglio. Benedetto XV: fermate «l’orrenda carneficina». Dal Vaticano l’esortazione apostolica di Benedetto XV «ai popoli belligeranti e ai loro reggitori» perché si ponga termine all’«orrenda carneficina che ormai da un anno disonora l’Europa». - 30 luglio. I lanciafiamme tedeschi a Ypres. Sul fronte occidentale si combatte nel saliente di Ypres: i Tedeschi ricorrono anche ai lanciafiamme. Un testimone: «Improvvisamente si udì un sibilo e sopra il cratere si diffuse un’abbagliante luce purpurea, che colorò tutta la scena di rosso [gli uomini avvolti dal fuoco] nessuno li ha mai più visti». / Demoralizzazione, resa e diserzione tra i Russi. A Pietrogrado il ministro della guerra Polivanov sulle truppe russe impegnate al fronte. Una testimonianza: «La demoralizzazione, la resa e la diserzione stanno assumendo proporzioni gigantesche». La propaganda bolscevica contro la guerra si diffonde anche nei pacchi dono inviati ai soldati dai famigliari. Secondo un documento dell’esercito russo «occorreranno sforzi sovrumani per tenere gli uomini in trincea»

RIAPERTURA GELATERIA VENERDI’ 6 MARZO 2015


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Guerra 1915-18: luglio 1915. - Ripercussioni in Giudicarie

Sicominciaadinteressarsianchedel“fronteitaliano” Giudicariesi e Trentini hanno il pensiero ai kaisejäger sul fronte russo A Tione il panificio comunale, per ordini tassativi, era passato al militare. Era stato proclamato il giudizio statario; proibito il suono delle campane. Per passare da un paese all’altro occorreva la carta di legittimazione, ed ovunque sentinelle di controllo. I ponti sul Chiese erano stati fatti saltare. Era seguito l’internamento di molte persone di sentimenti nazionali italiani e perquisizioni a non finire. Fu pure ordinata la rassegna dei cavalli, muli e asini. Il 15 luglio il Capitanato di Tione intimava ai Comuni di fornire mensilmente al militare 250 capi bovini: Tione ne doveva fornire 32. Quindi una straordinaria requisizione di vacche, che fece temere la mancanza di latticini. Il 29 luglio avviene l’evacuazoone dei paesi di Creto e Cologna, i cui profughi passano in Rendena e Ràgoli, come prima erano stati sgombrati i paesi di Cìmego, Castello e Prezzo i cui abitanti erano passati a Bolbeno, Zuclo ed in Rendena. Si fece pure una prima raccolta di metalli, specialmente rame e si iniziò l’abbattimento delle campane. Nel frattempo si intensificano nella Valle del Chiese le operazioni per allestire adeguatamente il fronte austroungarico impostato sui forti di Lardaro con l’occhio puntato fino a Castel Condino ed a Cìmego, mentre più a sud l’esercito italiano irrobustiva le proprie posizioni sull’asse Brione-Condino-Bondone con una serie di artiglieria che cannoneggiava verso nord con bombe cadute anche a Tione e d a Bolbeno. Si intensiva, nel frattempo, l’allestimento del fronte nel gruppo Adamello-Presanella con intensa attività per osteggiare l’esercito italiano appostato in Lombardia. A questo proposito nelle memorie del già citato gen. Marchetti si trova la seguente annotazione: «Il 15 luglio 1915 l’avversario (austroungarico) ci attaccò ne pressi del rifugio Garibaldi; fu respinto. Rinnovò l’azione il 31mì, senza successo». Quindi anche sull’Adamello erano iniziate le scaramucce fra truppe austroungariche ed esercito italiano. La cronistoria di quel mese di luglio 1915 la troviamo, come sempre, nel diario di mons. Perli secondo quan-

Nelle cronache locali troviamo poche tracce sugli avvenimenti di questo mese di luglio 1915. Tuttavia, già col 25 maggio, alla dichiarazione di guerra dell’Italia all’Austria-Ungheria, erano stati interrotti i collegamenti con Trento, ed erano cominciati “giorni brutti”. Si chiusero le scuole, cominciarono ad ar-

rivare i “profughi” da quasi tutti i paesi del distretto di Condino a frotte, e col bestiame che invadeva i prati e i campi perché non custodito da nessuno. Erano pure arrivate a Tione e dintorni le prime truppe austroungariche: un battaglione di Standschützen oralberghesi e 250 germanici. il mio saluto riconoscente, il mio compianto e un requiem. - 15 luglio. Oggi l’imperial regio capitanato convocò i Capicomuni per dir loro che conviene rassegnarsi a fornire al militare mensilmente N. 250 capi di bestiame grosso, e che quindi ogni paese deve dare il proprio tributo proporzionale: Tione ne deve 32, Roncone 35 eccetera; ed ogni capo del peso di almeno 350 chilogrammi con un prezzo medio di corone 200 per quintale,l peso vivo. / La rassegna dei nati 1865-1896 vien fatta a Bolzano il 27 mese corrente. Tione ne manderà circa 20 e per lo più impe-

C’è guerra e guerra Precisazione

Qualche cortese Lettore de “Il Giornale delle Giudicarie” si è lamentato che nella rubrica “mese per mese” non parlo quasi della “Guerra in Adamello”. Tengo a precisare che il mio impegno con la Redazione di questa testata era di rievocare documenti e cronache relative alla “Guerra mondiale” nella sua globalità universale e non negli specifici settori in cui essa ha avuto luogo. Infatti ci sarebbero da analizzare i vari “fronti di guerra”, le singole “battaglie”, le “vittime di guerra”, i “prigionieri”, i “mutilati di guerra”, i “traditori”, gli “ospedali”, la “guerra in Adamello”, la “guerra nella Val del Chiese”, le “spie”, gli “internati”, i “danni di guerra”, la “guerra italo-austriaca”, i “profughi dal Trentino” (verso la Boemia e zone austroungariche), ed i “profughi dalla Valle del Chiese” (da Condino e Brione in to segue. - 12 luglio. Il fatto più saliente di quest’ultimi giorni è la sconfitta degli Italiani sull’Isonzo; vi lasciarono circa 70.000 uomini, e nell’Adriatico un incrociatore corazzato. / La Germania e l’Austria inseguono i Russi nella Polonia. / Oggi arrivò qui il [santore] della chiesa di Tiarno Superiore sfuggito alle pattuglie italiane. / Oggi compio il XXX° anno di sacerdozio: dall’inizio dell’ordinazione sacerdotale celebrai 10.857 sante Messe. Quanta responsabilità! Ai miei genitori, parenti, benefattori, condiscepoli vivi e defunti vada

Italia/Piemonte e dagli altri paesi da Cìmego e Castello a Breguzzo nelle Giudicarie), la guerra italoaustriaca” e tante altre denominazioni. Tutti aspetti che meriterebbero ciascuno una propria trattazione, ma il mio compito è ristretto ai due temi: la “mondialità/universalità”dell’evento bellico 1914-18 e le “ripercussioni in Giudicarie” riproponendo il diario di mons. Donato Perli, decano di Tione. Tutto e solo qui. Ovviamente resta logico che altre persone possono trattare anche altri specifici aspetti, sempre che vi sia chi scrive e che la testata che mi sta cortesemente ospitando trovi spazi, modalità ed accordi anche per loro. Grazie. Mario Musón

rial regi servi e impiegati. Ne furono tenuti abili 20. - 30 luglio. Dopo alcuni giorni di riposo il cannone riprese la sua solita vitalità. Gl’Italiani di nuovo sull’Isonzo (Italia), ed i nostri nella Polonia e Galizia con 60 corpi d’armata contro i Russi in continua ritirata. Sotto l’irresistibile forza dell’artiglieria austroungarica cadono sfracellate l’una dopo l’altra le più moderne fortezze russe in Polonia. / Lo straordinario numero di vacche obbligate al militare mette in timori la popolazione per la futura e non lontana mancanza dei prodotti lattiferi saliti ormai a prezzi straordinari. La ‘spressa’, che per lo innanzi si pagava corone 1,20 al chilo, oggi salì a corone 3, il burro a corone 4,50 con difficoltà di trovarne. / Ieri furono evacuati Creto e Cologna; la rispettiva popolazione fu collocata nell’alta Rendena e a Ragoli. / Dalla cosiddetta “busa della neve” sopra Bolbeno un resto di neve, infischiandosi anche del luglio, continua a guardar Tione coll’occhio del prefazio. / Finalmente dopo 9 mesi di continue farine gialle, ci arrivarono da Trento 20 quintali di farine di frumento a corone 100 posta qui. / Il lavoro nell’approntare sempre nuove trincee continua da parte dei nostri sopra Bondo e Breguzzo come da parte degli italiani sui fianchi della Valle del Chiese. / Ieri fu qui il feldkurat cattolico germanico pel servizio divino ai soldati tedeschi. Tenne un discorso ai tedeschi cattolici e protestanti insieme; dopo la predica confessò i cattolici (circa 40); celebrò la Messa e li comunicò. Sei altri cappellani militari nostri si trovano a Bondo, Roncone, Nòzzolo, Gavardina, Valle di Breguzzo, Spiazzo. / Ad onore del tanto vantato progresso nostro, e della civiltà europea bisogna notare, che una delle più gravi tribolazioni dei nostri soldati al campo sono i pidocchi a iosa, e di tutte le razze che devono ospitare in numero innumerevole e accarezzare e pasturare dì e notte; e un riparto di soldati slavi che furono qui per circa due mesi ne regalarono a Tione diversi meravigliosi campioni.


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Montagna Anche trascorrere una o più notti in un rifugio alpino, ai piedi delle grandi pareti delle Dolomiti trentine Patrimonio mondiale Unesco è un’esperienza che davvero vale la pena provare e che lascia dentro ognuno qualcosa di speciale: i ritmi diversi, i dialoghi serali con persone provenienti da paesi e culture diverse , la visione delle albe, improvvise e sempre nuove. Perché tutto è un po’ speciale in quota, anche le storie stesse dei rifugi e dei loro gestori. Persone che, con grande passione, vivono da sempre un rapporto privilegiato con la montagna e con il territorio, che sanno leggere l’aria, le nuvole, il cielo, dire se domani prenderete il sole o se la pioggia arriverà prima di mezzogiorno, ma anche se le vostre calzature sono quelle giuste per i sentieri, se il percorso scelto è quello migliore. I più esperti e allenati camminatori possono salire fino ai 3000 metri dei rifugi “Ai Caduti dell’Adamello” e “Viòz” - Mantova, per ammirare albe e tramonti sui più grandi ghiacciai di questa parte delle Alpi, il Mandròn – Adamello e la Vedretta dei Forni. Ai piedi dei gruppi dolomitici, ecco i rifugi da cui gli scalatori partono per affrontare le grandi pareti e le più note e aeree vie ferrate: Il rifugio “Val d’Ambiéz” - Silvio Agostini, “Tosa” – F.lli Pedrotti, “Brentei “e “Alimonta” nel gruppo Per chi ama la montagna la possibilità di un trekking in quota che permette, con il pernotto in rifugio, di assaporare il gusto del camminare in luoghi incontaminati. Il Trekking in Adamello propone un itinerario in quattro tappe alla scoperta di una delle più affascinanti montagne dell’arco alpino nel Parco Naturale Adamello Brenta. Si parte dal: Rifugio Trivena (1.650 mslm). Per chi giunge autonomo o accompagnato dall’organizzazione al parcheggio di P.te Pianone in Val Breguzzo, due sono le possibilità per l’escursionista. Raggiungere direttamente il Rifugio lungo il sentiero 223 (1 ora), oppure da loc. Le Sole, M.ga Lodranega, M.ga Coel, Rif. Trivena, attraverso comodo sentiero in quota con vista su tutta la val Breguzzo. 4 ore.” Al Rifugio Trivena, accogliente struttura a conduzione famigliare, tutti gli essenziali servizi che consentono oltre al genuino vitto e comodo alloggio, abbondante acqua calda per la doccia. Il mattino seguente, mantenendo il sentiero 223 si giunge a Pian di Redònt a quota 1970. Si imbocca verso nord il 261, che a quota 2.200 m. verrà abbandonato per seguire verso nord-ovest il 261° fino a quota 2.800 m. A questo punto una breve deviazione verso nord alla Bocc.ta dei Cacciatori, in quindici minuti porterà ad un balcone sulla Val di Fumo con straordina-

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I rifugi sono un mezzo di conoscenza della montagna autentico e rispettoso della natura. Da vivere d’inverno e d’estate

Conoscere la montagna camminando

C’è qualcosa di magico nell’andare in montagna. I paesaggi mozzafiato, l’aria pulita e profumata del bosco, il terreno da “conquistare” passo a passo attraverso sensazioni mai scontate. Poi, come porti accoglienti in un mare disteso a perdita d’occhio vi sono i rifugi, veri e propri luoghi di aggregazione di Brenta, i rifugi “Velo della Madonna” e “Pradidali” nelle Pale di San Martino, “Roda di Vaèl”, “Vajolet”, “Contrin” e “Passo Principe” nel cuore delle Dolomiti di Fassa. Il turista – ma anche chi già abita in Trentino e vuole scoprirne i lati più genuini - che vuole vivere la montagna più autentica, immerso nella natura, lontano dal caos della città e dalla frenesia della vita di tutti i giorni, sceglie il rifugio come meta delle proprie vacanze, in estate come in inverno. Queste strutture hanno una duplice valenza, ossia possono essere punto di arrivo di un’escursione, ma al tempo stesso anche una base

e di incontro di chi ama l’alta quota, di chi sa ritrovare, fra vette e foreste, serenità e vigore fisico, benessere. Sono 146 i rifugi del Trentino, di cui 83 quelli alpini, 63 quelli escursionistici. di questi 35 sono quelli di proprietà della Sat, la Società degli Alpinisti Tridentini.

Val di Fumo

di partenza verso nuove avventure. E in estate sono l’insostituibile punto di appoggio per escursioni e scalate alla volta delle centinaia di sentie-

ri trentini (quelli risultanti nel catasto della Sat sono 937, di cui 74 vie ferrate, con uno sviluppo totale dei sentieri di 5.116 chilometri). La data di

apertura ufficiale è stata come sempre il 20 giugno, mentre per quanto riguarda la chiusura va segnalata anche quest’anno l’iniziativa “I rifugi

del Gusto” che prolungherà la stagione, abbinando escursionismo e prodotti tipici trentini Le Giudicarie in quanto a rifugi fanno la parte del leone, con tante strutture aperte, soprattutto sulle Dolomiti di Brenta e il Gruppo Presanella, tra cui alcuni nomi “mitici” come l’Agostini, l’Alimonta, il brentei, i XII Apostoli, il Graffer, il Tuckett. Proprio quest’ultimo è interessato da lavori di ristrutturazione e di messa a norma, anche se questo non ne pregiudica l’attività e resterà comunque aperto ai turisti. Ma non solo Dolomiti di Brenta, pensiamo ad esempio al Gruppo dell’Adamello con il Mandrone, il Trivena in Val di Breguzzo o il Val di Fumo nell’omonima località in Valle di Daone. Info: www.sat.tn.it www.guidealpinetrentino.it www.trentinorifugi.com

Trekking inAdamello

Una proposta per camminare in quota dalla Val di Breguzzo passando per la Val di Fumo, Val di Borzago, giungendo da Val Siniciaga ai Laghi di S. Giuliano

Il rifugio San Giuliano riapre dal 15 luglio ria veduta delle montagne più alte dell’ Adamello. Qui si può ammirare un’eccezionale postazione di fucileria ottimamente conservata, del fronte Austro-Ungarico durante la Grande Guerra. Tornati sui propri passi al precedente bivio, si raggiunge in pochi minuti a p.so Breguzzo nuo-

vamente il sentiero 223 che, scendendo in Val di Fumo, condurrà nei pressi di M.ga Breguzzo al comodo sentiero 240. Da qui in 30 minuti si giungerà al Rif. Val di Fumo m.1.997. Rifugio Val di Fumo (1.997 mslm). Ora siete nel secondo rifugio del “Trekking del-

l’Adamello”. Costruito sul finire degli Anni ‘50, si trova sotto la cima Carè Alto e dal quale si possono osservare sia lo specchio d’acqua del bacino formato dalla diga di Bissina, sia il fondovalle denominato “Levade” che porta verso i ghiacciai. Il percorso prosegue sul sentiero n° 240

verso nord; scendendo leggermente; in 10 minuti, si raggiunge un bivio che gira a destra per il sentiero n° 222, subito in pendenza fra gli ontani nani. Di lì a poco si raggiunge una zona prativa che conduce al “panettone dei pastori” in quota 2500 m, per proseguire a zig zag su lastroni di granito che portano al Passo delle Vacche a m 2854. Scendendo trasversalmente e mantenendo la sinistra verso l’ampia sella detta “Bocca di Conca” a m 2674, si continua poi in leggera discesa verso il Rifugio Carè Alto, raggiungendolo in circa 5 ore di cammino nella natura più autentica. Rifugio Carè Alto (2.459 mslm). Terza tappa, a quota 2459 m. Lo spettacolo della Natura è sorprendente e maestoso, nella veduta dall’alto delle catene montuose vicine e lontane. Durante la permanenza si può effettuare una salita di circa 4 ore fino alla cima Carè Alto, oppure costeggiando la sua cresta est (in 45 min.) portarsi alla Bocchetta del Cannone au-

striaco. Dal Rifugio Carè Alto ora seguite il sentiero n° 215 che scende per la caratteristica scala di granito del “Bus dal Gat” e conduce in 2 ore e mezza al Passo Altar (m 2390). Da qui scendete verso NE lungo la Val Siniciaga, sempre seguendo il sentiero che tiene il fondo valle, fino a Malga Germenega bassa. Proseguendo lungo il sentiero n° 244 raggiungete Malga Germenega di mezzo (m 1.877) da dove, in testa allo stallone, si imbocca il sentiero n° 221 che risalendo l’alberato spartiacque, con una successiva discesa, porta in 1 ora e mezza al Rifugio San Giuliano. Rifugio San Giuliano (1.968 mslm). Seguendo la proposta del “Trekking dell’Adamello” avete raggiunto il quarto rifugio che vi accoglierà per questa ultima esperienza montana in un ambiente naturale suggestivo, nel verde delle foreste di abeti, nell’azzurro delle acque purissime dei laghi Garzonè e S. Giuliano, con il folgorante rosso ciclamino dei rododendri.


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LUGLIO 2015

AMontagne laVedizione del festival del racconto Con la Quinta edizione del Festival MontagneRacconta, in programma nei giorni 17 e 18 luglio 2015, prosegue il cammino intrapreso nelle precedenti edizioni con alcune

17-18 LUGLIO 2015

TEATRO | MUSICA | INCONTRI

importanti novità ed alcune conferme. Innanzitutto anche per quest’anno prosegue la campagna di raccolta fondi grazie al sito internet www.produzionidal-

18.00 19.00

Festival. Aiutateci a rendere più bello il festival. Passiamo quindi ad illustrare quali sono le novità di questa V edizione. La prima riguarda la collaborazione tra l’associa-

QUINTO FESTIVAL DEL RACCONTO

MONTAGNE RACCONTA

VENERDÌ 17 LUGLIO 17.00

basso.com/project/montagneracconta-v-edizione/ , dove grazie alla sottoscrizione di quote di almeno € 5, si ha diritto a delle promozioni esclusive durante la due giorni del

www.montagneracconta.it - info@montagneracconta.it

SABATO 18 LUGLIO

Apertura del Festival con Storie di Memorie ‐ con la partecipazione dei bambini e ragazzi di Montagne ‐ a cura de l’Associazione Le Ombrie e di Nicola Sordo Lecture Radio la radio del Festival di ALESSIO KOGOJ Apertura delle Osterie nel centro storico di Larzana. Incontro con lo scrittore FRANCESCO VIDOTTO Racconti... dal Laboratorio di narrazione condotto da Francesco Niccolini e Roberto Aldorasi Le ruote ai piedi di e con FONTE FANTASIA Blocco 3 di e con FABRIZIO BRANDI

20.00

Concerto de LA COMPAGNIA DEL CANTO

21.00

Giovanni Livigno di e con ROBERTO ANGLISANI

22.30 Bocche di dama di e con ANGELA DE GAETANO Fuori orario Musica e storie per osteria con NICOLA SORDO

10.30

Miti d’acqua. Spettacolo di narrazione per voce, viola e genius loci di Sista Bramini con SISTA BRAMINI e CAMILLA DELL’AGNOLA Passeggiata con spettacolo. Su prenotazione*: € 5,00 compreso pranzo al sacco

14.00

Apertura Radio del Festival e osterie Apertura Prato delle meraviglie ‐ installazioni giochi e racconti a cura de LA LUNA AL GUINZAGLIO (chiusura ore 18.00)

15.00

Andrè e Dorine di Francesco Niccolini con LUIGI D’ELIA

17.00

Racconti... dal laboratorio di narrazione Il volo della tartaruga di e con SAMUELE BONCOMPAGNI Passaggi di e con ILARIA GELMI

18.00

Concerto de LA COMPAGNIA DEL CANTO

19.30

Racconti... dal laboratorio di narrazione Metri 1000 di e con SARA MAINO Aquile d’Albania di e con PAOLA CRISOSTOMO

Psychokiller. Quanto mi dai se ti uccido? di Ippolito Chiarello e Walter Spennato con IPPOLITO CHIARELLO 22.30 Divanomachia… e altre storie ALESSANDRO DUCOLI in concerto, al pianoforte Valerio Gaffurini Fuori orario Musica per osteria con ALESSIO KOGOJ 21.00

Nei due giorni del festival si svolgerà il concorso fotografico: “Montagne Racconta... in uno scatto”. * per prenotazione info@montagneracconta.it o 349 5259441

Provincia Autonoma di Trento

Comune di Montagne

Si ringraziano tutti coloro che hanno finanziato il progetto tramite il crowdfunding - produzioni dal basso

zione Le Ombrie e il Festival delle Resistenze contemporanee di Bolzano - una piattaforma regionale composta da diverse associazioni - che ha permesso la realizzazione del progetto STORIE DI MEMORIE. Scopo di tale progetto è stato quello di raccogliere racconti e storie all’interno del paese di Montagne, coinvolgendo i bambini e la loro fantasia, per poi rielaborarle in chiave teatrale. L’altra novità è la seconda edizione del laboratorio teatrale di narrazione, svoltosi a maggio a Montagne, sotto la guida di Francesco Niccolini e Roberto Aldorasi, dove 8 giovani attori, selezionati su una ventina di richiedenti, hanno prodotto altrettante performance teatrali che verranno presentate all’interno di MontagneRacconta. Le diverse proposte in programma per il 2015 alternano diversi generi che hanno però un unico filo conduttore: il racconto e l’arte del raccontare. Ecco quindi la presenza di una sezione dedicata ai più piccoli con “Il Prato delle Meraviglie” in cui, grazie alla grande capacità coinvolgente delle attrici de “La Luna al guinzaglio”, verranno guidati nell’ universo della Fantasia. La presenza della compagnia OThiasos, con lo spettacolo Miti d’acqua, porterà i partecipanti alla scoperta del mondo epico dei miti e delle storie legate all’acqua oltre che del paesaggio circostante l’abitato di Larzana. Verrà come di consueto lasciato spazio alla musica grazie alla presenza di gruppi musicali locali come La compagnia del Canto, e concerti con Alessandro Ducoli e Valerio Garruni. La sezione dedicata all’incontro con l’autore vedrà la presenza dello scrittore Francesco Vidotto e dei suggestivi protagonisti dei suoi libri. Sempre di alto spessore anche le proposte squisitamente teatrali con la messa in scena della piece “Bocche di Dama” di e con Angela De Gaetano, il delicato pezzo “Andrè e Dorine” di Francesco Niccolini e portato in scena da Luigi D’Elia; ci sarà poi spazio anche per “Giovanni Livigno” di e con Roberto Anglisani per poi chiudere con la follia creativa di Ippolito Chiarello ed il suo “Psyco Killer”. A tutto questo farà da filo di collegamento il racconto radiofonico di Alessio Kogoj e la sua “Lecture radio” supportato dalla vena creativa di Nicola Sordo in chiave musical-teatrale. Due giorni in cui respirare una boccata di aria fresca, nutrire la mente e scoprire un diverso approccio alla cultura, non banale; un festival a cui tutta la Comunità di Montagne aderisce e partecipa attivamente.


Attualità

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Malga Meda finalmente fornita di acqua potabile, grazie ad un ingegnoso brevetto

L’acqua che va... in salita

Sembrava un’utopia ma alla fine il sogno è diventato realtà: grazie alla determinazione di un bel gruppo di volontari finalmente l’acqua è giunta a Malga Meda. Si tratta del famoso bivacco posta in cima alla cosiddetta Val di Bolbeno che oltre vent’anni fa ha visto scrivere una delle più belle pagine della storia del paese. Grazie alla determinazione del Comitato Malga Meda, tra gli anni 1991 e 1995 molti volontari si fecero infatti promotori ed esecutori di una straordinaria opera di ricostruzione della Casina che fu inaugurata nel 1995. L’unico handicap era rappresentato (almeno fino allo scorso mese) dalla mancanza di acqua potabile dato che l’unica sorgente nelle vicinanze dista circa 500 metri in linea d’aria ed è collocata ad un altitudine di parecchi inferiori rispetto a Malga Meda.

st’acqua ad un livello superiore rispetto alla sorgente. A Bolbeno, si sa, piacciono le sfide impossibili e così negli ultimi mese si è iniziato a raccogliere informazioni sulle possibili soluzioni. Dopo svariate ricerche si è deciso l’acquisto della cosiddetta pompa ariete. Si tratta di una pompa idraulica, che non usa alcun motore visto che a farla funzionare è l’ energia che si ha nella stessa tubazione dove scorre l’acqua.

La mancanza di energia elettrica (Malga Meda è raggiungibile esclusivamente a piedi) faceva apparire come insormontabile questo problema visto che bisognava trovare l’energia per pompare que-

Malga Meda

Vi sarà capitato di chiudere repentinamente un rubinetto e sentire un rumore: è il contraccolpo, la contropressione che si viene ad esercitare, in una qualsiasi conduttura dove c’è acqua che scorre; l’ ariete idraulico utilizza questo fenomeno, per pompare acqua a diverse altezze, in base a come viene realizzato. Nella pratica è stata alimenta una tubazione di mandata che dalla sorgente scende a valle di quasi 100 metri. L’acqua acquista così una buona quantità di energia di movimento, sufficiente a chiudere automaticamente una valvola di scarico a fine

tubazione, provocando il “colpo d’ariete”. Prima dello scarico, una derivazione permette allacciamento della linea di mandata, tramite una valvola di ritenuta. La contropressione attiva l’apertura di questo dispositivo idraulico, facendo salire una certa quantità d’acqua fino alla Malga, che compie quindi un “salto” di oltre 150 metri. Il suo intervento, favorisce anche una diminuzione di pressione nella mandata, riattivando la valvola di scarico, che grazie a una molla si apre di nuovo, facendo di nuovo scorrere il flusso e quindi ricominciando il ciclo. E così in data 21 giugno 2015 in occasione della tradizionale giornata ecologica organizzata dalla Pro Loco di Bolbeno, è stata inaugurata quest’ultima opera di miglioria a servizio di tutti coloro che apprezzano e che vorranno apprezzare la bellezza di un posto incantevole, raggiungibile in circa due ore di cammino partendo dalla Madonna del Lares.

11-12 luglio: A Storo Grande Sagra a Bolbeno c’è il Palermo Dal 5 al 12 agosto

Sabato 11 luglio ad 10.30 prenderà inizio a Bolbeno, presso il parco giochi situato nei pressi del rimpianto Albergo Luisa, una delle due giorni di festeggiamenti più divertenti e pazze delle Giudicarie, in occasione della Sagra di Bolbeno. In particolare si svolgerà la nona edizione di un torneo di calcetto che nel tempo si è guadagnato l’apprezzamento di tanti addetti ai lavori, grazie ad una formula consolidate: 12 squadre partecipanti - suddivise in due gironi da 6 – che si sfideranno in partite di sola andata e passeranno il turno le prime quattro classificate di ogni raggruppamento. A questo punto, la domenica pomeriggio, dopo un breve break ad ore 16.00, inizieranno le sfide ad eliminazione diretta per contendersi l’accesso a semifinali e finali. In questa maniera, nell’arco di sole 48 ore

si disputano ben 37 partite ed è proprio questa la peculiarità del Torneo di calcetto di Bolbeno: partite ravvicinatissime, senza un attimo di respiro, dove la tenuta psicologica rappresenta forse il segreto per la vittoria. Ma non è certo finita qui, visto che durante la due giorni sarà presente un

fornito spaccio bar e sarà attiva una cucina che sfornerà panini, patatine fritte e crepes per tutto l’arco delle giornate; ci saranno poi ben quattro “pasta party” (alle 12.00 e alle 19.00 di entrambi i giorni) durante i quali sarà possibile per tutti gustarsi un bel piatto di maccheroni.

Naturalmente ci sarà spazio anche per altri divertimenti, in primis al pomeriggio della domenica grazie alla presenza di uno staff di animazione e alla prima edizione di una divertente caccia al tesoro per bambini. Torna poi anche quest’anno“La Costa en Gaton”, l’originalissima corsa in salita che si disputerà la domenica pomeriggio: la formula è semplicissima, con partenza in linea dal fondo del cosiddetto “Costone” del Parco Giochi di Bolbeno e arrivo in cima al prato; vincitori saranno ovviamene il primo e la prima che toccheranno la staccionata in legno posta al termine della costa. Considerevoli le caratteristiche tecniche del “tracciato”: lunghezza 70mt; dislivello: 40mt e la pendenza…beh, la lasciamo ai vostri calcoli!

L’Unione Sportiva Città di Palermo, meglio nota come Palermo Calcio, tornerà a svolgere una parte del ritiro precampionato in Giudicarie. Dal 5 al 12 agosto sarà Storo a tingersi di rosanero, in continuità con la preparazione svolta lo scorso anno. Il campo dove la squadra di mister Giuseppe Iachini (confermato dopo una buona stagione alla guida della compagine siciliana, che si ripresentava nella massima serie dopo un anno passato nel purgatorio del campionato cadetto) sarà ovviamente il Grilli, centro sportivo dotato di numerose comodità, oltre che di una delle tribune più capienti della zona. Non sono ancora state fissate amichevoli, per il momento, ma Stefano Sorrentino-attuale portiere e capitano, anche se voci di mercato lo danno in partenza-e compagni potrebbero sfidare una formazione locale. Il ritiro in Val del Chiese sarà più breve rispetto a quello dell’agosto passato. La squadra isolana ha infatti deciso di preparare la propria stagione in altre due località, oltre al capoluogo chiesano: dal 10 al 20 luglio sarà infatti a Bad Kleinkirchheim (in territorio austriaco), mentre dal 21 luglio al 2 agosto si recherà a Temù (frazione del comune di Ponte di Legno, in Val Camonica). (f.b)


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Opinioni a confronto

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LA POSTA

vilgiat@yahoo.it

Caro Adelino, senti questa. Un nostro amico barbiere, uno dei pochi rimasti, ci ha raccontato che non vede l’ora di chiudere bottega perchè ormai le tasse e la burocrazia lo stanno asfissiando. Pensa che ha l’obbligo di smaltire le lamette da barba secondo le severe norme del Decreto sui rifiuti pericolosi, dove sono

Il caso di un barbiere che chiude per la troppa pressione fiscale e la troppa burocrazia

Se le tasse fanno perdere la voglia di lavorare previsti adempimenti complicati (deposito temporaneo, registro di scarico e scarico, ecc. ecc.). Mi chiedo come dovremmo trattare tutti i rasoi usa e getta che ciascuno di noi usa...mah... roba da matti! Gli amici del bar

Dal punto di vista tecnico non saprei cosa rispondere. Con il buon senso posso dire che siamo di fronte alla ‘solita’ Italia, fatta di leggi, leggine, circolari e burosauri che ci sguazzano, una selva di regole che non fanno che complicare la vita alla gente che magari vorrebbe intraprendere un’attività,

Orso, è ora di fare qualcosa! Caro Amistadi, l’orso ha colpito ancora, eppure c’è ancora chi descrive l’orso con toni carezzevoli e poetiche citazioni. E’ raccontato come bonario, mite e indifferente all’uomo, invece anche quest’ultimo caso ce lo ha mostrato quale animale cattivo e sanguinario, un bestione, che infligge danni alle cose, agli altri animali e, quando capita, anche all’uomo. Finalmente sembra che la nostra Provincia si sia resa conto che le cose così non possono continuare e contro l’orso si debbano prendere severi provvedimenti... era ora! Claudio della Rendena Caro Claudio, non ho mai avuto un gran rapporto con l’orso e ho sempre criticato il progetto europeo che ha finanziato l’intera operazio-

ne. Ne vedevo l’inutilità, ma soprattutto il pericolo per chi come la nostra gente vive per gran parte dell’anno dentro e fuori dal bosco. L’orso non è né buono, né cattivo, è semplicemente un orso. Nel senso che se ha fame e vede una pecora se la mangia senza chiedere il permesso a nessuno. Non mi piace la sua definizione di bestione, ma è chiaro che non è certo un animaletto da cartoni animati o da fiaba a lieto fine, e quindi come tale deve essere considerato. Ormai c’è e si è diffuso oltre ogni previsione. Probabilmente la Provincia ne ha perso il controllo. Allora sarebbe opportuno un contro progetto per delimitarne le zone ed il numero, il controllo e l’informazione ai fruitori del bosco. Qualche prelievo selettivo e un’attenzione maggiore ai danneggiati piuttosto che agli orsi sarebbe auspicabile. (a.a.)

Grazie, Sindaco Gottardi Noi abitanti della località di Pisiniga, dopo un’attesa di anni, in questi giorni abbiamo finalmente potuto veder realizzata la nuova e necessaria rete tecnologica di acquedotto, che servirà le utenze della stessa località di acqua potabile. Ci sentiamo quindi in dovere di ringraziare il Sindaco Gottardi e la sua Giunta per aver dato attuazione ad un servizio che, oltre ad essere essenziale per il vivere quotidiano, riteniamo importante per la valorizzazione delle case da monte, che per i tionesi hanno da sempre un grande significato storico ed affettivo. Con l’occasione ringraziamo anche per i lavori di manutenzione estiva ed invernale delle strade che conducono alla località, attuati

dalla stessa Amministrazione negli ultimi anni; questo è senz’altro sintomo dell’attenzione che viene posta nei confronti del nostro patrimonio edilizio montano. Estendiamo il nostro ringraziamento anche a coloro che hanno materialmente reso possibile quanto sopra, alle varie ditte e persone impegnate in loco. Per concludere, è nostra intenzione esprimere questo pensiero: una buona amministrazione è quella che si fa carico di soddisfare con imparzialità i bisogni e le necessità di tutti i suoi censiti e villeggianti. A nome di tutti i proprietari delle case di Pisiniga Marcella Salvaterra

ma che viene bloccata da una legislazione caotica e confusa. Poi ci si stupisce che nessuno osservi quelle norme oggettivamente inutili. E allora perchè qualcuno le ha pensate e le ha volute? Succede perchè spesso chi fa le norme non pensa(sic!) e così si accumulano leggi e regolamenti che, quasi

quasi, richiedono un navigatore satellitare per capirci qualcosa ed orientarsi. Questo vale anche per il Trentino. Anzi. Qui addirittura si legifera sulla legge nazionale complicandola ulteriormente con codicilli spesso ridicoli e fuori da ogni contesto. Il bello è che ogni governo, e ad ogni tornata elet-

torale anche in Trentino, si annunciano esemplari semplificazioni legislative (deregulation malossiniana...), che alla fine si risolvono con nuove leggi che si aggiungono a quelle in vigore, e cosi aumenta la confusione. E in questo modo le cose andranno sempre peggio. Evidente! (a.a.)

Gli artigiani hanno ragione ad arrabbiarsi

Roberto De Laurentis arringa gli artigiani al “Sociale”

Egr. Amistadi, i 1.500 artigiani, piccoli imprenditori, e tanta gente comune presenti sabato scorso alla manifestazione organizzata a Trento presso il “Sociale” credo che abbiano rappresentato la categoria che da decenni è la spina dorsale dell’economia delle valli e delle città di un Trentino anch’esso malato, ma con notevoli potenzialità per farcela e guarire. Serve però una cura da cavallo, meno tasse, meno superficialità nei finanziamenti, ma soprattutto meno burocrazia, meno carte, meno intralci. C’è speranza che i nostri politici l’abbiano finalmente capita? Gruppo d’Artigiani Giudicariesi Cari amici, gli imprenditori trentini che si sono ritrovati a Trento hanno segnalato con intelligenza e lungimiranza i problemi di una Terra, la nostra, in grande difficoltà. Gli artigiani hanno dimostrato di essere una categoria forte di cui tutti noi dobbiamo essere fieri e a cui dobbiamo essere grati. Forte, perchè parliamo di gente che ogni mattina apre bottega o alza la serran-

da prima del sorgere del sole sapendo che la Provincia, lo Stato e quant’altro, è in agguato per rendergli difficile la giornata. Controlli, tasse, burocrazia: qualcuno evaderà di qualche “scontrino” o dimenticheranno qualche fattura, ma quasi sempre siamo nel campo della legittima difesa. Perchè per gestire un bar ci vogliono un cameriere e tre commercialisti, un laboratorio con venti operai ci vogliono tre commercialisti e due avvocati ecc. ecc. Così è difficile tirare avanti. Talvolta è impossibile e si chiude. Dunque forti. Ma anche deboli, debolissimi, perchè privi di qualunque paracadute sociale. Per queste categorie, infatti, non c’è cassa integrazione, non ci sono tavoli provinciali che vengano in soccorso. C’è solo una valanga di burocrazia e di tasse. Ecco perchè il loro grido è anche il nostro. E se la Giunta attuale non tenderà loro una mano, concreta e credibile, ascoltando le loro proteste, ma soprattutto le loro proposte, vorrà dire che il Trentino per intero ha deciso di chiudere bottega. E da noi, in Giudicarie, la chiusura delle botteghe è l’anticamera dell’emigrazione. Proviamo a pensarci. (a.a.)


La posta Caro Adelino, sull’Ospedale è tornata la bufera. Senza avvisi di alcun genere ci è stato comunicato che con il primo luglio l’ospedale diventa part-time, con la chirurgia che chiude i battenti dal venerdì sera al lunedì successivo. Chi avrà necessità di interventi, fratture comprese, verrà trasferito a Trento o a Rovereto, e che Dio gliela mandi buona... Flavio Sono furibondo, anche se il sospetto che che il nostro ospedale finisse defogliato di quasi tutti i suoi servizi l’ho sempre avuto e l’ho anche sempre denunciato. Ma ora s’è passato il limite della decenza. Si è aspettato il momento giusto in cui le Giudicarie si trovano senza rappresentanza con i Sindaci appena nominati e la Comunità in scadenza, per sferrare un ulteriore attacco alla nostra qualità della vita. Un giochino indegno di una Provincia Autonoma e di una società civile. Al

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Ora è tempo di prendere decisioni eclatanti, coinvolgendo la popolazione

Ospedale, la pazienza è finita di là del fatto di per sé grave della chiusura di una delle funzioni basilari del nostro ospedale, il metodo ambiguo e codardo usato dai responsabili della sanità Provinciale, è estremamente offensivo per la gente giudicariese. E con la gente dovrebbero sentirsi offesi i Sindaci e gli amministratori delle Giudicarie che ne sono i rappresentanti. Allora diciamoci finalmente la verità che tutti sanno ma che nessuno vuole denunciare: nel disegno della ristrutturazione della sanità trentina messo a punto dall’Assessorato alla Sanità (Borgonovo & C.) si prevede che negli ospedali periferici rimanga ben poco, la me-

dicina geriatrica, le visite specialistiche (non tutte!), e un pronto soccorso che finora s’è dimostrato inadeguato. Per il resto, personale compreso, tutti a Trento. Questo avverrà in un paio d’anni, gradatamente, col metodo finora usato, opaco, fangoso, passo dopo passo, con puntate in avanti e passi indietro, ma alla fine la riforma verrà portata a termine e le valli verranno abbandonate a se stesse. Eccetto la val Non, s’intende, quella è sacra, nessuno la tocca, povera com’è, ha bisogno del massimo sostegno(!). E cosi s’è tentato finora con ginecologia, e mentre raccoglievamo le firme di proteste, finite nel ce-

stino, ci toglievano anche la mammografia. Adesso è toccato a chirurgia, in autunno si provvederà a chiudere un altro reparto già individuato, poi in primavera qualcosa d’altro ancora, fino al raggiungimento del loro obbrobrioso obbiettivo. E non lasciamoci illudere, sembra che la Provincia abbia bloccato quest’ultimo provvedimento, ma è la solita solfa, passata la buriana, calmati gli animi della protesta, si confermerà la chiusura e buona notte. E così per i prossimi due anni. Intanto con alcune esperienze abbiamo già misurato lo stato di efficienza degli ospedali di Trento e Rovereto: un pronto soccorso intasato oltre ogni limite,

il cittadino verrà così spedito di qua e di là, senza che si capaciti. Proprio in questi giorni una signora di Bondo, bisognosa di un intervento non da poco, s’è vista sballottare su e giù da Rovereto a Trento fino a non poterne più, con relativa denuncia. Questo è quanto ci aspetta. Purtroppo non so che cosa si potrebbe fare vista l’esperienza vergognosamente inutile della raccolta firme, di certo non si deve mollare, questa volta più che mai. E tanto per completare la commedia, in risposta all’invito al confronto da parte dei nostri Sindaci, proprio in questi giorni, hanno spedito da Trento due alti funzionari, uno in attesa

Esperienze di… viaggi!

Ho deciso! E’ arrivato il momento di raccontare l’ultima esperienza di viaggio durante il quale ho ricevuto forti sollecitazioni emotive per un articolo sul nostro Giornale delle Giudicarie. Milioni di chilometri percorsi, tanti Paesi e Nazioni visitate, molte persone conosciute, forti emozioni, momenti indimenticabili ed infiniti ricordi… questi, in sintesi, gli ultimi 25 anni della mia vita. Il programma dell’ultimo viaggio di 5 giorni prevedeva partenza da Trento il 10 giugno 2015 con destinazione Dresda e Berlino. Al mattino presto - come spesso accade - appuntamento con i 45 viaggiatori dell’ Associazione degli ex-Sindaci Trentini, e son partito in direzione della Germania, alla guida del pullman GT e spesso affiancato dal Prof. Bernard che ringrazio per le preziose ed esaustive spiegazioni sulla storia, itinerario e cultura. Nel tardo pomeriggio arrivo a Dresda (Dresden), è la capitale della Sassonia ed è geograficamente vicinissima al confine con la Repubblica Ceca. Abbiamo cenato e pernottato in un confortevole albergo in centro. Dresda è una città d’arte e cultura che sorge sulle sponde dell’Elba, spesso definita la bellissima “Firenze sull’Elba” per le affinità rinascimentali con la città toscana. Durante il viaggio abbiamo cominciato a conoscere la parte più antica di Dresda (Altstadt) per poi scoprire la parte nuova, che si è rivelata molto interessante. A seguito dei bombardamenti della seconda guerra mondiale che hanno raso al suolo l’intera città (1945), oggi, Dresda può vantare uno splendido centro storico fedelmente ed interamente ricostruito pietra su pietra. A separare la parte nuova (Neuestadt) da quella antica, il fiume Elba, su cui si affaccia uno degli scenari più fotografati: la promenade (Brulische Terrasse) con

ricchi palazzi e torri svettanti, definita da Goethe “il balcone d’Europa”. Dresda è semplicemente spettacolare, una delle città di provincia più belle che mi sia capitata di vedere e suscita forti emozioni, che mi trasmettono anche i viaggiatori al ritorno dalla visita guidata. Affascinante l’enorme complesso barocco nei presi dello Zwinger, richiede tempo per percorrere le mura esterne circondate da fossati con cigni e papere, all’interno vi sono palazzi collegati da gallerie che ospitano musei ed i giardini del Re, con fontane zampillanti, ed il gigantesco carrillon, composto da campane di ceramica bianca, collocato sopra uno degli ingressi principali. Al termine della visita della città siamo partiti alla volta di Berlino e lungo il viaggio abbiamo pranzato e visitato il centro di Meissen, famosa in tutto il mondo per le sue porcellane. Arrivo per cena in albergo prestigioso ed in centro alla città di Berlino. La visita della città è stata focalizzata sugli elementi salienti della storia e cultura: dalla piazza di Alexanderplatz e Torre della Televisione di Berlino(Fernsehturm), alla Fontana di Nettuno ed il municipio rosso (Rotes Rathaus), una

breve passeggiata al Duomo che è il più grande luogo di culto protestante della città. Non poteva mancare la visita al complesso Hackesche Hofe, sinonimo di rinnovamento per la città di Berlino, composto di otto cortili comunicanti che son stati restaurati dopo la caduta del muro. Si trova nel quartiere che dal 1700 era abitato dagli ebrei e, poco distante, sorse la più grande Sinagoga della Germania che oggi ospita la fondazione Centrum Judaicum. Uscendo dai cortili, lungo la via che porta alla Sinagoga, nella pavimentazione stradale sono incastonati dei cubetti in ottone con incisi i nomi di ebrei, soprattutto donne, arrestati nel quartiere ed i campi in cui furono uccisi. Con il pullman non poteva mancare un ampio giro della città: dalla Porta di Brandeburgo, passando vicino al Parlamento tedesco ed al distretto governativo (Regierungsviertel) che è vicino al Reichstad, una sosta alla “foresta di pilastri” in cemento di diverse altezze erette in memoria delle vittime dell’olocausto, un giro nella piazza ultramoderna situata nel quartiere Tiegarten (PotsdamerPlatz - Sony Center) ed arrivo all’isola dei musei. Infine, un lento ed attento passaggio all’incrocio tra Unter Der Linder e Freidrichstrasse per osser-

vare attentamente il Checkpoint Charlie (civico n. 43) ed i palazzi che oggi ospitano Musei; da qui prendiamo la direzione per Muhlentrasse dove si trova “East Side Gallery”, il più lungo residuo del muro (circa 1 Km) che mostra 106 graffiti e murales che artisti di tutto il mondo hanno voluto lasciare sul tema della pace e della caduta del muro nel 1989. Ho tentato di descrivere i luoghi e raccontare le emozioni vissute con le persone che hanno partecipato al viaggio e che mi hanno lasciato bellissimi ricordi; come le esperienze vissute durante i numerosi viaggi realizzati con l’Associazione in questi anni. Durante i lunghi spostamenti di viaggio non sono mancati i momenti di relax, condivisione d’idee e pranzi che hanno permesso di rallegrare la “combriccola”, saziare le pance e gratificare i palati con cibi locali e birra a piacere… tranne per il sottoscritto sempre e comunque in servizio, che ha fruito e gradito la piacevole compagnia! Sento il bisogno di esprimere riconoscenza ai viaggiatori per i piacevoli momenti trascorsi insieme e dei quali mi hanno fatto partecipe, all’Associazione degli ex-Sindaci Trentini ed in particolare un sentito ringraziamento ad Adelino Amistadi ideatore ed organizzatore insieme ad Armando Benedetti che si è occupato dell’accompagnamento del gruppo e di sostenerlo con barzellette simpatiche, allegria e spontaneità. I ricordi di quest’ultimo viaggio (Dresda e Berlino), le qualità di ogni partecipante ed i momenti piacevoli vissuti insieme, mi faranno compagnia durante gli innumerevoli chilometri che guiderò nel futuro. In attesa di accompagnarvi nel prossimo viaggio, auguro a tutti… buona vita!!! Armando Appoloni (Autista TrentinoBus)

di pensione entro l’anno e l’altro già dimissionato perché troppo bravo (?), che evidentemente del problema ormai non gliene importava granché. Niente assessore, sempre occupata quando si tratta di confrontarsi con i territori per “piazzare” immigrati (due le sue venute in questi giorni a Roncone per sensibilizzarci (?) sul tema) e niente Presidente occupato in ben altre cose. Un incontro inutile che i Sindaci neanche dovevano accettare, il confronto doveva essere politico e non amministrativo. Ma tant’è, neanche i Sindaci sembrano rendersi conto della gravità del problema. Solo il Gigi Olivieri, per poco ancora assessore della Comunità, ha fatto il suo dovere, così come Mario Tonina, ma molti altri amministratori se ne sono andati come se la questione non li riguardasse. Forse no, perché sono giovani e forti, ma la chiusura finale dell’ospedale sarebbe un trauma inaccettabile per la gente che rappresentano e per la serenità e la qualità della nostra vita. Spero che ci ripensino e prendano posizione, per Dio, è un loro preciso dovere! Dovranno essere i Sindaci, una volta tanto concordi, ad intervenire, cominciando col chiedere le dimissioni dell’Ass. Borgonovo, vera artefice di tanta protervia, e minacciando le dimissioni collettive se non verrà modificato il piano sanitario. E’ il minimo, intanto inviterei la gente, tutta la gente, a responsabilizzare e spingere i propri amministratori in una forte azione di protesta, in qualsiasi modo e con qualsiasi mezzo. Guai ai codardi e ai disertori! Se non lo faranno, sarà la gente a scendere in piazza, è troppo importante la posta in gioco, si tratta della nostra vita. Ricordiamoci delle eroiche gesta dei nostri avi che sono ricordati per la battaglia del Dazio di Tempesta e della Guerra delle Noci, facciamo in modo d’essere anche noi ricordati con altrettanta gratitudine per l’impegno e la passione nel salvare il nostro Ospedale, voluto, perchè necessario, dai nostri nonni ed oggi espropriato e demolito dall’insipienza di una politica sanitaria a dir poco strampalata. Adelino Amistadi


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LUGLIO 2015

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