Giornale delle Giudicarie marzo 2020 b

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Le buone azioni che contano Le buone azioni per la crescita del nostro territorio

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Le buone azioni che danno valore al tuo futuro 

Giudi iudicarie

il

iornale delle

MARZO 2020 - pag.

EDITORIALE

Il virus della Quaresima di Adelino Amistadi

Da ragazzo ho sempre considerato la Quaresima come il periodo più brutto dell’anno. Iniziava subito dopo la giornata godereccia del Carnevale con i falò che bruciavano tutta la notte. E noi ragazzi che passavamo da un falò all’altro per farci reciproci dispetti. Erano battaglie indimenticabili per tutto l’anno. Ma il giorno dopo, il mercoledì delle Ceneri, cominciava il supplizio. La mamma che mi vietava il salame il venerdì mentre nel resto dell’anno era più tollerante, e la sera tutti alla “via Crucis”, una scenografia che mi piaceva da morire, da chierichetto finalmente protagonista accanto a Gesù Crocefisso. Per la nostra “redenzione”, dicevano, anche se io non ero per niente d’accordo, che ne poteva sapere Gesù di me e dei miei problemi, avrei voluto chiedere spiegazioni, ma mia madre sulle cose di Chiesa era inflessibile. “E’ così e basta!” mi avrebbe risposto, e così non mi rimaneva che tacere per non sconfinare nella blasfemia. Si viveva la Quaresima come tempo di fioretti, di rinunce e di sacrifici, tutti volontari (o quasi!) , ma il controllo della mamma era severo, non si poteva sgarrare. Ne andava di mezzo la ricerca della purificazione spirituale. Ad ogni “Via Crucis” il parroco ce la raccontava lunga. La Quaresima vissuta come tempo di preparazione e di attesa per poi godere della grande festività pasquale, la festa della Resurrezione di Cristo. E va bene, ma non era era meglio tenerla più breve. A pag. 12

Le buone azioni che contano

Le buone azioni per la crescita ������� ����������� del nostro territorio ������� ����������� ����������� ����� Le buone azioni ����������� �������

Mensile di informazione e di approfondimento

che danno valore

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ANNO 18 - MARZO 2020- N. 3 - MENSILE

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FONDATO NEL 2002 - Distribuito da

All’interno le direttive provinciali per scongiurarne la diffusione

Coronavirus. Prudenza, ma niente panico Scuole riaperte, si ritorna alla normalià

Turismo, la tavola rotonda dei giudicariesi

A pagina 8

EUROPA

alle pagine 4 e 5

L’economia serve ai vivi di Paolo Magagnotti L’insorgere e il diffondersi a livello globale del nuovo coronavirus minaccia seriamente le nostre vite e ci impone limitazioni nella nostra vita quotidiana. Tutti ce ne rendiamo conto. Nella speranzosa attesa che la scienza possa rasserenarci e liberarci da questa minaccia cerchiamo di mitigare le nostre preoccupazioni con i comportamenti più adeguati suggeritici da chi i virus li studia e compie ricerche scientifiche per combatterli il più efficacemente possibile. A pagina 11

Attualità

Cooperazione, salta il consiglio

A PAGINA 21

Turismo

Failoni va avanti con la riforma

A PAGINA 6

SPORT A Campiglio, magica 3Tre Centro A pag.Specializzato 33

Scuola

mB mobili BONENTI

SALUTE Solitudini ...e tu moderne come A pag. 10 dormi?

En

Materassi e Reti

A PAGINA 22

PROMOZIONE

Nat

AMMINISTRAZIONE MARZO !!! Segretari comunali, si PREZZI SCONTATI cambia TUTTO IL MESE A pag . 6 A PAG. 13 SELLA GIUDICARIE (BONDO) - Tel. 0465.901919 - 339.1388960 ESTATE Le proposte culturali della Valle del Chiese A pag 34 PORTO FRANCO Orsi sì, orsi no A pag. 8 GIOVANI InPrendi, sei giovani per sei idee d’azienda A pag 17

PER LA VOSTRA PUBBLICITÀ SUL GIORNALE DELLE GIUDICARIE sponsorgdg@yahoo.it - 3356628973 - 338 9357093


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A cura della REDAZIONE

Rassegna Stampa

MARZO 2020

RASSEGNA STAMPA FEBBRAIO 2020

DALLE GIUDICARIE DALLA PROVINCIA Fotografata la lince: è ancora in Val Lorina Si chiama burocraticamente B132 ed è un immigrato, anche se non arriva da molto lontano. E’ nato infatti in Svizzera e, dopo aver girovagato per anni, pare si sia stabilito sulle montagne fra Trentino e Bresciano. Per la precisione è stato avvistato e immortalato dalla fototrappola in val Lorina, località sulla montagna di Storo, dove gli abitanti del grosso borgo del basso Chiese hanno alcuni fienili utilizzati in particolare d’estate. Si tratta di un maschio di lince e ad annunciare la sua presenza sono i volontari di un gruppo di appassionati protezionisti chiamato “Hidden Garda”, che opera nel territorio del Parco bresciano Alto Garda. Nato nel 2006, fu dotato di radiocollare quando ancora era un cucciolotto e passeggiava in compagnia della madre. Il guaio è che il segnalatore non funziona più da parecchio tempo. Spostandosi piano piano, dalla Svizzera è arrivato a Sondrio e da qui nella zona fra la valle del Chiese e la valle Sabbia. Anche l’anno scorso di questi tempi la stessa lince fu fotografata sempre in val Lorina. Turismo sostenibile: Lefay Resort & Spa Dolomiti riceve la targa ufficiale di ClimaHotel Nella suggestiva cornice delle cime innevate, Lefay Resort & SPA Dolomiti ha ricevuto la targa ufficiale ClimaHotel®, il sigillo green dedicato al mondo dell’Hotellerie firmato dall’Agenzia CasaClima. Dall’anno di fondazione, il Gruppo Lefay Resorts s’impegna nella sostenibilità compensando al 100% le proprie emissioni di CO2, con l’utilizzo di tecnologie che riducono il consumo energetico, contribuendo allo sviluppo sociale ed economico delle comunità locali e sensibilizzando gli Ospiti al rispetto dell’ambiente. Il Resort è stato concepito seguendo due fondamentali criteri: il contenimento del fabbisogno energetico, tramite l’elevato isolamento delle superfici e l’adozione di sistemi di ventilazione, e l’utilizzo di fonti rinnovabili con sistemi di produzione ad alto rendimento, come la caldaia a biomassa e l’impianto di cogenerazione, alimentato con Gas Naturale Liquido. Tutto ciò ha permesso di coniugare i servizi cinque stelle del nuovo lusso Lefay con il massimo rispetto per l’ambiente: un’eccellenza certificata in classe A CasaClima, che attesta un’efficienza invernale per l’involucro pari a 17 kWh/m2a e un’efficienza globale pari a 7 kgCO2/m2a. Teleriscaldamento, scelta strategica per l’ambiente. Taglio del nastro per l’impianto di Valdaone che serve 19 edifici pubblici. Minori emissioni di CO2 per 360.600 kg/anno. Si è tagliato il nastro del nuovo impianto di teleriscaldamento di Valdaone. Si è puntato allo sviluppo di una filiera corta, che utilizza il cippato locale, producendo ricadute economiche e ambientali importanti. «Questo impianto non è solo un’opera pubblica - ha detto la sindaca di Valdaone - ma è soprattutto una scelta strategica in chiave ambientale. Rendersi autonomi sotto il profilo energetico, riducendo il consumo di combustibili fossili, è la nostra visione che è partita da una scelta coraggiosa e lungimirante degli allora sindaci Ugo Pellizzari, Lener Bugna, Nello Lolli e Roberto Panelatti con il presidente di E.S.Co. BIM Vigilio Nicolini. Il futuro sono gli allacci privati, è dare speranza ai giovani che decidono di vivere qui e credono che qui si possa realizzare qualcosa di positivo». L’idea di realizzare un impianto di teleriscaldamento affonda le sue radici nel protocollo di Kyoto, pietra miliare per la salvaguardia dell’ambiente e la tutela contro i

cambiamenti climatici. Allora il Consorzio Bim del Chiese avviò uno studio preliminare per individuare quelle iniziative che potessero raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni, risparmio energetico e produzione di energia da rinnovabili fissati dal protocollo. L’impianto di teleriscaldamento, costato 4.970.000 euro (Iva esclusa) con un finanziamento provinciale sul Bando energia del 2009 pari al 70%, si compone di un edificio centrale realizzato nell’abitato di Praso, dotato di una caldaia a biomassa legnosa della potenza di 850 kW a cui si affianca un doppio impianto di cogenerazione, anch’esso alimentato a biomassa legnosa, con una potenza termica di circa 180 kW e una potenza elettrica di 90 kW. La linea di distribuzione si estende sul comune di Valdaone per 6 chilometri, suddivisi in due rami indipendenti: alla rete sono oggi collegati un totale di 19 edifici pubblici, fra cui le sedi municipali, la chiesa di Bersone, la scuola materna, l’ex edificio scolastico di Praso e anche la casa di riposo “Padre Oddone Nicolini” a Pieve di Bono. Quest’ultima nel 2015 ha manifestato l’interesse all’allaccio alla rete del teleriscaldamento avvenuto poi nel 2016 e 17 a cura e spese della stessa Apsp. L’impianto sostituisce circa 75.000 litri di gasolio e 85.000 mc di gas, con 4.222 mc-steri di cippato forestale. Fiavè, un addio amaro per il sindaco Zambotti Un altro sindaco in questi tempi di incertezze ha deciso di gettare la spugna. E’ un giovane, e non è un bel segnale. Angelo Zambotti, 36 anni a marzo, giornalista impegnato in particolare nel mondo sportivo, alza bandiera bianca dopo appena un mandato da sindaco di Fiavé. «Mi è costato non poco visto il mio attaccamento al paese ed alla valle. La prima cosa che abbiamo fatto cinque anni fa, al di là della programmazione delle opere per il paese, è stata rivolta alla collaborazione fra i Comuni delle Esteriori. E (lo dico senza falsa modestia) abbiamo fatto bene». Poi «alcune diversità di vedute con la giunta». Da ricordare, nel dicembre del 2018, il rifiuto di Zambotti di premiare con il 100% il segretario comunale, in disaccordo con i suoi. «Non apprezzo la teoria dell’uomo solo al comando. Non sono nemmeno capace di azzerare il gruppo e ripartire. Siamo nati come gruppo e dovremmo andare avanti come gruppo. In realtà, negli ultimi tempi, la giunta si è sfaldata». Da qui la decisione di lascaire.

Sfoglia il Giornale delle Giudicarie su www.giornaledellegiudicarie.it Si ricorda che è possibile sfogliare il Giornale delle Giudicarie sul sito www. giornaledellegiudicarie.it aggiornato ogni mese con le notizie più importanti che accadono in Giudicarie.

Servizio civile universale provinciale: 126 i posti disponibili È stata pubblicata la prima proposta di servizio civile universale provinciale del 2020: si tratta di 78 progetti che prevedono complessivamente 126 posti, presentati da 48 organizzazioni. Ogni progetto decide i propri tempi di adesione e di avvio e le possibilità di scelta sono davvero tante: si spazia dalla valorizzazione dell’ambiente e del patrimonio culturale alle attività in campo sportivo e turistico, di promozione sociale e animazione, di cura e assistenza, fino agli interventi in ambito educativo, promozionale e di comunicazione e informazione. Il servizio civile è rivolto ai giovani dai 18 ai 28 anni. Per informazioni generali sul servizio civile o sulle modalità di partecipazione è possibile contattare l’Ufficio servizio civile in via Grazioli,1 a Trento - uff.serviziocivile@provincia.tn.it – 0461 494 100. La lista dei progetti si trova al link http://www.serviziocivile.provincia. tn.it/progetti/ Dal 23 al 29 marzo musei gratis La giunta provinciale ha fissato per il corrente anno la settimana di promozione dei musei e dei luoghi della cultura in Trentino: da lunedì 23 a domenica 29 marzo compresi sarà possibile entrare gratuitamente nei musei provinciali e in quelli gestiti dalla Soprintendenza dei Beni culturali. L’invito ad estendere la gratuità è esteso anche alle altre realtà territoriali. Sarà dunque possibile entrare gratuitamente nei seguenti musei: Mart - Museo di arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto; MUSE - Museo delle Scienze; Museo Castello del Buonconsiglio, monumenti e collezioni provinciali; Museo degli usi e costumi della gente trentina; Spazio archeologico del S.A.S.S.; Museo Retico di Sanzeno; Museo delle Palafitte di Fiavé. Riqualificazione energetica: incentivi possibili per ulteriori 65.000 edifici Novità in vista sul fronte degli incentivi provinciali per la riqualificazione energetica dei condomini introdotti nel 2016 con la misura “Il tuo Condominio Green”. E’ quanto prevede la delibera n.143 approvata il 7 febbraio scorso dalla Giunta provinciale con la quale sono stati modificati i criteri di assegnazione degli incentivi a vantaggio dei cittadini che vogliono investire nell’efficienza energetica. L’obiettivo è di poter intervenire con maggiore efficacia sulle abitazioni plurifamiliari, considerato che il patrimonio immobiliare privato pesa per il 40% sul bilancio energetico provinciale. Con i nuovi criteri è stato ampliato il numero di soggetti beneficiari. Dal 2 marzo, potranno fare domanda tutti gli edifici costruiti prima del 1993 rientranti nella definizione di condominio secondo il codice civile, ovvero tutti gli edifici che presentano almeno due appartamenti e una parte comune. Si parla di circa 65.000 edifici su tutto il territorio provinciale. Gli edifici fino alle 8 unità immobiliari, che per legge non sono obbligati ad eleggere un amministratore condominiale, dovranno in ogni caso nominare un rappresentante per seguire l’iter delle pratiche. Sarà inoltre necessario avere un conto corrente condominiale e registrare il codice fiscale del condominio. Inoltre, nei casi di edilizia abitativa sociale, ai sensi della legge provinciale n.15 del 2005, potranno beneficiare delle agevolazioni anche i singoli soggetti privati proprietari delle unità immo-

biliari, per le sole quote millesimali di loro competenza. Altra novità importante è che gli interventi dovranno ridurre il consumo di almeno il 30% È nata la Fondazione Antonio Megalizzi È stato David Sassoli, presidente del Parlamento europeo, ad inaugurare, venerdì 14 febbraio alle ore 10.30 a Trento nella sala Depero del Palazzo della Provincia, la Fondazione Antonio Megalizzi, l’istituzione intitolata al giornalista che perse la vita nell’attentato terroristico dell’11 dicembre 2018 a Strasburgo. L’iniziativa nasce dalla volontà di dare un seguito all’impegno di Antonio per un’Europa unita e solidale su basi concrete e per la promozione di una cultura della formazione, rivolta ai giovani che si vogliono avvicinare al mondo del giornalismo e credono nella libertà di pensiero. Impegno reso possibile dal coraggio civile della Famiglia Megalizzi e della compagna Luana Moresco che hanno saputo trasformare il dolore in atti di solidarietà, di legalità e di libertà. Per questo motivo la Fondazione si impegna a portare il messaggio di Antonio nelle scuole, nelle università e nei luoghi della società civile, favorendo la crescita del pensiero critico, del confronto civile e del pluralismo attraverso la sua passione per il mondo del giornalismo, per le istituzioni europee e per la partecipazione attiva Hanno affiancato la Famiglia Megalizzi e la compagna Luana Moresco con convinzione fin dall’inizio come soci fondatori nella Fondazione: la Provincia, il Comune e l’Università di Trento, la FNSI, il Sindacato dei Giornalisti del Trentino-Alto Adige, l’USIGRai, RadUni - Associazione operatori radiofonici universitari e Articolo21. MoVE - Mobilità verso l’Europa: iscrizioni per le full immersion linguistiche all’estero nel periodo estivo Il bando “MoVE - Mobilità verso l’Europa” offre 10 iniziative – attivate con scadenze differenti nel corso del 2020 – volte al potenziamento linguistico attraverso corsi all’estero e tirocini formativi in Paesi europei di madrelingua inglese e tedesca. Il programma è rivolto alla popolazione adulta di età compresa fra i 25 e i 54 o 64 anni in base all’iniziativa – inclusi i docenti del sistema educativo e formativo trentino – residenti o con contratto di lavoro presso un’azienda/ente/istituto situato in Provincia di Trento. Fino alle ore 17.30 del 12 marzo 2020 sono aperte le adesioni per le full immersion linguistiche di 2 o 4 settimane, da effettuarsi da effettuarsi nel periodo estivo 2020, per un totale di 280 posti disponibili. I requisiti e le modalità di adesione sono illustrate sul sito https://fse.provincia.tn.it. Le 10 iniziative di cui è composto il programma MoVE prevedono la possibilità di partecipare a corsi di potenziamento linguistico di 2 o 4 settimane, corsi di potenziamento della microlingua/aggiornamento linguistico per insegnanti di 2 settimane e tirocini formativi presso un’azienda/organizzazione della durata di 8 o 16/20/24 settimane. Per accedere a tutte le iniziative aperte in questa sessione è richiesta un’età compresa fra i 25 e i 64 anni, un livello di conoscenza della lingua prescelta (inglese o tedesca) pari o superiore al livello A2 QCER per le iniziative di full immersion linguistica (Iniziative 1-2-4-5) e al B1 QCER per le iniziative di aggiornamento linguistico per insegnanti (Iniziative 3-6) e un ICEF “Piano trentino trilingue” inferiore a 0,60.

Giornale delle Giudicarie, distribuito dalla Cooperativa Lavoro Il Giornale delle Giudicarie viene distribuito dalla Cooperativa sociale Lavoro, con sede in località Copera a Zuclo. Per segnalare critiche, suggerimenti, disguidi nella spedizione è possibile chiamare il numero della cooperativa: 0465-326420 oppure quello del Giornale delle Giudicarie, 0465322934, oppure via mail all’indirizzo: redazionegdg@yahoo.it.


MARZO 2020 - pag. Maurizio Fuga

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Tavola Rotonda

MARZO 2020

Serafini: «Tutto gira attorno al turismo. Servono strategie e azioni operative di lungo periodo» Come sta il turismo trentino secondo lei? In Trentino, il turismo gode di buona salute come ci dicono i dati relativi agli arrivi e alle presenze che da alcuni anni sono positivi ed in costante crescita. E’ proprio in questo momento di solidità e di forza del comparto che si deve guardare al futuro in maniera sinergica, stabilendo obiettivi chiari, definendo strategie e programmando azioni operative di medio e lungo periodo. Il Trentino è un territorio con una forte valenza turistica che muove, attraverso l’indotto, anche tutti gli altri settori dell’economia: dall’agricoltura all’industria passando per il terziario. La stessa dinamica si riflette sul nostro ambito dove il turismo è il cardine del benessere economico e della qualità di vita della quale beneficiano oggi le nostre valli. Per dirla in breve, tutto gira attorno al turismo e tutti dobbiamo essere consapevoli di questo. Guardando al futuro, quali sono per lei le parole chiave per il comparto turistico

locale? La nostra Azienda per il Turismo ha recentemente deliberato di mettere a punto un “Piano strategico 2030” nel quale saranno definiti chiaramente le prospettive future e gli obbiettivi da raggiungere con le parole chiave che guideranno la nostra strategia e quindi la nostra operatività nel medio e lungo periodo. Guardiamo avanti, ai prossimi dieci anni. Posso anticipare che i temi più significativi riguarderanno lo sviluppo del prodotto turistico, l’investimento sul brand per ottimizzarne il posizionamento su mercati consolidati e nuovi, l’internazionalizzazione dei mercati di provenienza degli ospiti, la sostenibilità ambientale, la mobilità attraverso nuovi progetti per liberare la destinazione dal traffico, anche valorizzando la mobilità elettrica, il digitale. Tutte le iniziative e le azioni che ci vedranno protagonisti dovranno puntare a elevare la qualità dell’offerta turistica. Solo così il nostro territorio potrà continuare ad essere attrattivo e competitivo.

Tullio Serafini Presidente Apt Madonna di Campiglio Pinzolo Val Rendena La riforma provinciale pre- specificità dei singoli terrivede accorpamenti di Apt tori. Per quanto riguarda le e dei nuovi enti intermedi, agenzie di territorio, come che ne pensa? presentate in questo momenNell’attuale proposta di ri- to, saranno i soggetti prepoforma, i confini non sono sti a lavorare sul prodotto tuancora stabiliti, ma le indi- ristico utilizzando le risorse cazioni sono di ridurre dal- pubbliche e, inoltre, daranle attuali 15 aziende per il no la possibilità di studiare, turismo più 5 consorzi turi- realizzare e promozionare stici a 10 soggetti. In linea prodotti interambito, indigenerale vedo positivamente viduare strategie comuni, questo cambiamento perché realizzare progetti più strutci permetterà di contare su turati e commercialmente economie di scala, essere più incisivi, dialogando con operativamente più efficien- Trentino Marketing, che doti ed efficaci, più performan- vrà essere di supporto e a ti nei servizi offerti all’ospite servizio degli ambiti in una e agli operatori e nello stesso logica di compartecipazione tempo garantire l’unicità e le alle scelte.

Quali vantaggi vede nella riforma prospettata a livello provinciale? La riforma ad oggi proposta dall’assessore Failoni, tuttora oggetto di confronto con le categorie e gli enti che operano nell’ambito del turismo e quindi soggetta a possibili integrazioni e cambiamenti, presenta, nella sua architettura generale, un insieme di aspetti positivi ed aggiorna l’attuale legge ai tempi che sono radicalmente cambiati. Definisce una nuova ripartizione delle risorse disponibili per l’economia turistica e cerca di fare in modo che il Trentino diventi un sistema turistico completo e integrato, capace di guardare lontano e in grado di puntare anche a mercati extra europei. Nei suoi intenti e nei nostri auspici, viene sottolineato il ruolo fondamentale e centrale dell’ospite e riconosciuto il ruolo primario e necessario delle Apt nella costruzione di prodotti turistici, nell’offrire esperienze e dare motivazione di vacanza ai nostri ospiti. Per le Giudicarie, quali pensa saranno le conseguenze

della riforma? Per le Giudicarie non parlerei di conseguenze, ma di opportunità. Quando si è di fronte a cambiamenti radicali, è normale avere il timore di subirli; in questo caso, credo che la nuova legge sul turismo ci permetterà di attrezzarci meglio per affrontare le sfide di oggi e di domani. Vedo importanti vantaggi anche per i territori che sulla carta hanno meno notorietà turistica, ma offrono delle particolarità di valore e di unicità. Accorparsi con destinazione rinomate, di riconosciuta fama e con una struttura operativa consolidata, darà loro nuove possibilità di emergere e valorizzare le proprie eccellenze. Perché tutto funzioni al meglio, ribadisco, però, che la mentalità delle persone che abitano il nostro territorio deve cambiare: ciascuno di noi deve diventare consapevole dell’importanza fondamentale del turismo, sentirsi “primattore”, ognuno nel proprio ruolo, del sistema turistico dell’ambito e del Trentino nel suo insieme, e accrescere la sensibilità nei confronti dell’ospite.

Butterini: «Rivoluzionare i collegamenti con la mobilità sostenibile»

Come sta il turismo trentino secondo lei? Il turismo rappresenta una delle più grandi opportunità per il Trentino e i suoi abitanti: la natura ci ha regalato grandi risorse e l’Autonomia ha contribuito molto a elevare la qualità delle strutture e dei servizi. Questo mix ha determinato una progressiva crescita dei flussi, divenuti ancora più imponenti in conseguenza della globalizzazione, che ha aperto nuovi mercati. Detto questo, ritengo che ci sia ancora molto da imparare e migliorare, a tutti i livelli. Andrebbero letteralmente rivoluzionati i collegamenti, con una pianificazione convinta verso la mobilità sostenibile; una rete ferroviaria in grado di mettere in rete i vari ambiti provinciali, ritengo sia più importante di mille strade. C’è inoltre necessità di continuare a investire per elevare la “cultura turistica”, migliorando le strategie di marketing, l’ac-

coglienza e soprattutto l’attitudine a creare sinergie sia tra gli operatori che tra gli enti impegnati nel settore. Guardando al futuro, quali sono per lei le parole chiave per il comparto turistico locale? La prima e la più importante, è “qualità”. Dovremmo chiederci qual è il turista che vorremmo ospitare in Trentino nei prossimi decenni e cosa vorremmo proporgli. In termini generali, sono dell’idea che la nostra prerogativa non dovrebbe essere necessariamente solo quella di incrementare il numero di presenze, ma ragionare piuttosto sulla qualità delle presenze medesime. Ritengo che decine di migliaia di persone concentrate in un piccolo centro difficilmente possano vivere un’esperienza di vacanza edificante, soprattutto se l’obiettivo è quello di trascorrere del tempo all’insegna della pace, della

serenità e del relax a contatto con ambienti incontaminati. Il secondo concetto è “cura” del territorio: sostengo da sempre che il turista vada ricercando “la bellezza” (altra parola chiave) in tutte le sue declinazioni; soprattutto negli ambiti che devono ancora affermarsi come destinazione si registra la presenza di troppe “brutture” (concentrate principalmente nel fondovalle) che mal si conciliano con la qualità della nostra natura e della nostra cultura, oltre che con le legittime aspettative dell’ospite. La riforma provinciale prevede accorpamenti di Apt e dei nuovi enti intermedi, che ne pensa? Una razionalizzazione con relativo accorpamento di APT e Consorzi è indispensabile, questo è fuori da ogni discussione. Apprezzo anche l’idea di individuare Agenzie che si occupino di “prodotto”,

mi pare un’innovazione intelligente. Ciò premesso, trovare una formula funzionale rispetto agli obiettivi e performante dal punto di vista pratico non è semplice, soprattutto nel momento in cui si impone che le nuove Aziende per il turismo siano di natura privatistica. Occorre uno sforzo da parte della Provincia e di tutti i soggetti coinvolti per la definizione del modello e per lubrificarne i meccanismi. Quali vantaggi vede nella riforma prospettata a livello provinciale? Il turista, per fortuna, non “vede” i confini politici e questa riforma può aiutare a superare logiche autoreferenziali e quindi a favorire sinergie tra territori, che potrebbero beneficiare di strategie e iniziative comuni. Troppo spesso in passato la scarsa capacità di comunicazione ha precluso delle opportunità concrete.

Giorgio Butterini, Presidente della Comunità delle Giudicarie Per le Giudicarie, quali pensa saranno le conseguenze della riforma? Non condivido l’idea che qualche ambito giudicariese possa aderire ad altri territori, con il rischio di uno “smembramento” che di fatto annullerebbe molti sforzi prodotti negli ultimi anni e anche la nostra storia. Dovremo riflettere profondamente sulla riforma e sugli scenari che prospetta. Purtroppo il periodo non è quello più favorevole per un adeguato

approfondimento politico sul tema, considerato che a breve i comuni andranno a elezioni. Come detto, auspico che prevalga la coesione e che gli ambiti locali rimangano uniti, anche se non escluderei a priori la possibilità di ragionare su due organismi locali, eventualmente coordinati da una regia comune, visto che in Giudicarie convivono più “prodotti”, sostenuti da interessi, esperienze e sensibilità diversi.


Tavola Rotonda

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Gios:«Per le aree più deboli, invece di Apt creare Agenzie per lo sviluppo turistico»

Come sta il turismo trentino secondo lei? Sotto il profilo quantitativo (arrivi e presenze) negli ultimi anni il turismo trentino ha visto una fase di consistente sviluppo (al di là di momenti contingenti quali ad esempio l’attuale diffusione del Coronavirus). In particolare in alcune aree si è assistito ad un’offerta che a saputo individuare nuovi mercati in sostituzione di quelli classici giunti ad una fase di saturazione. Diversa deve essere la valutazione se dall’aspetto quantitativo passiamo a quello qualitativo. Infatti qualitativamente lo sviluppo recente del fenomeno turistico presenta alcuni punti critici dovuti sostanzialmente alla ridotta capacità di alcuni segmenti turistici di generare reddito per le comunità locali (ad esempio seconde case), alla concentrazione in alcune aree con conseguenti disagi per i residenti (ad es. difficoltà di trovare casa a prezzi accessibili per le giovani coppie), a fenomeni per ora limitati, ma in crescita di eccessivo consumo di risorse naturali, alla mancata valorizzazione di alcuni territori.

Guardando al futuro, quali sono per lei le parole chiave per il comparto turistico locale? Ritengo che le parole chiave debbano essere : sostenibilità , qualità, sistema, compatibilità. Sostenibilità perché al fine di perseguire un modello di sviluppo turistico che possa durare nel tempo è necessario tener conto dei limiti economici, sociali ed ambientali che caratterizzano il territorio trentino. Qualità perché è necessario passare da un modello orientato allo sviluppo quantitativo ad una situazione in cui è opportuno valutare volta per volta se una determinata tipologia turistica consenta, per una determinata zona, un effettivo contributo allo sviluppo. Sistema perché è necessario una maggior integrazione tra le diverse componenti che compongono il sistema turismo e tra queste e le altre componenti del sistema economico. Compatibilità perché in ogni zona deve essere sviluppata una tipologia turistica che sia compatibile con le caratteristiche specifiche della comunità e dell’ambiente locale.

Come sta il turismo trentino secondo lei? Può sembrare una contraddizione, ma direi che sta bene e sta male. Mi spiego meglio. Penso che sul territorio provinciale ci sia un turismo a due velocità, in questo momento. Sulla base di questa considerazione credo ci sia bisogno di un po’ più di chiarezza sui prodotti futuri da proporre ai turisti che vogliono venire in Trentino e di avere una strategia un po’ più forte, soprattutto condivisa, a livello provinciale. In Trentino si salta dagli impianti di sci al lago, come immagine turistica, e tutto quello che c’è in mezzo non ha ancora abbastanza importanza, soprattutto nelle scelte infrastrutturali e di investimento. Dal punto di vista numerico queste località raggiungono dei risultati interessanti è però altrettanto vero che l’obiettivo economico, in termini di redditività, non è altrettanto raggiunto. Anche da una recente analisi rispetto all’Alto Adige c’è una grossa differenza nelle ricadute sul territorio ed è questo un altro tema che va considerato quando parliamo di turismo trentino

nel suo complesso.

Geremia Gios professore di Economia La riforma provinciale prevede accorpamenti di Apt e dei nuovi enti intermedi, che ne pensa? La riforma non ha ancora assunto una forma definitiva per cui è necessaria molta prudenza nel giudicare una bozza di riforma che potrà subire importanti modifiche prima dell’approvazione definitiva. In linea generale è positiva la ricerca di una maggior efficienza, mentre è discutibile che la stessa possa essere ottenuta aumentando la tipologia di organismi che si occupano di turismo. In altri termini la creazione di organismi

intermedi tra le Apt e l’organismo centrale (qualsiasi nome assuma quest’ultimo) rischia di far aumentare il peso dell’apparato burocratico con conseguente perdita di capacità di dare risposte adeguate alle esigenze degli operatori e della comunità locale. Inoltre più che ad una riduzione delle Apt, accorpando territori che dal punto di vista turistico hanno vocazioni diverse, si potrebbe pensare a differenziare compiti e strutture delle medesime in funzione delle caratteristiche del movimento turistico che alle medesime fa riferimento.

tra parola chiave che citerei, non solo dal punto di vista economico ma molto più a trecentosessanta gradi.

proprie caratteristiche, in particolare proprio di quei flussi che ora fanno meno numeri ma magari stanno costruendo quello che sarà il prodotto del futuro per tutto il Trentino, che tipo di rappresentanza avranno questi territori ora considerati marginali sui numeri?

Quali vantaggi vede nella riforma prospettata a livello provinciale? La riforma presenta almeno tre vantaggi. In primo luogo costituisce un’occasione per ripensare al ruolo ed alle prospettive del settore turistico provinciale. In tale direzione non sono mancati, negli ultimi anni, momenti di riflessione, ma la riforma consente di superare i singoli punti di vista per arrivare ad una visione organica complessiva e proiettata nel futuro delle opportunità e delle necessità del movimento turistico trentino. In secondo luogo consente di chiarire le competenze dei diversi soggetti che si occupano di turismo evitando sovrapposizioni ed interventi dei singoli territori in mercati che per loro natura richiedono interventi coordinati ed in grado di garantire le necessarie economie di scala. In terzo luogo pone le premesse perché le Apt, operando come soggetti privati a tutti gli effetti, siano svincolate dai complessi oneri burocratici che, a volte, in tempi recenti, ne hanno limitato l’operatività

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e rallentato l’esecuzione delle azioni intraprese. Per le Giudicarie, quali pensa saranno le conseguenze della riforma? Dal punto di vista turistico le Giudicarie rappresentano un territorio poco omogeneo. Vi sono aree turisticamente forti ed altre che pur avendo le caratteristiche per lo svilupparsi di un turismo verde e sostenibile non sono ancora riuscite a fare un salto di qualità. L’impressione mia personale è che, nella sua attuale formulazione, la prospettata riforma risponda più alle esigenze di consolidamento delle aree turisticamente forti che allo sviluppo delle potenzialità delle aree in cui attualmente il movimento turistico è più contenuto. Al fine di dare impulso a queste ultime zone si potrebbe pensare, forse più che ad Apt (aziende per il turismo) ad agenzie per lo sviluppo turistico che coinvolgendo i principali attori pubblici e privati locali operassero nella logica delle startup utilizzando anche strumenti che nelle aree con turismo fortemente radicato non servono.

Alimena: «Individuare prodotti originali e competitivi, invece di confini geografici» Guardando al futuro, quali sono per lei le parole chiave per il comparto turistico locale? In testa a tutto direi sicuramente “Innovazione di prodotto”: un prodotto originale, rappresentativo delle qualità e dei punti di forza del territorio. Dico originale non nel senso che va inventato chissà che cosa, ma nel senso di rappresentare chi siamo, nelle nostre particolarità, in modo chiaro, e investire su quelle. Legato a doppio filo al discorso del prodotto c’è anche il tema dell’“Apertura ad altri mercati”: il monomercato è difficile da sostenere, una varietà offre più solidità e di superare anche periodi di crisi. E poi sceglierei la parola “sistema”. Credo che dobbiamo recuperare quei valori di unità e di lavorare assieme per un obiettivo comune che i nostri nonni ci avevano tramandato. Un cambio di marcia rispetto alla mentalità che si è tenuta negli ultimi anni credo che sia necessario, in termini anche di “sostenibilità”, e questa è l’al-

La riforma provinciale prevede accorpamenti di Apt e dei nuovi enti intermedi, che ne pensa? Credo ci stia un concetto di accorpamento se questo serve a dare peso, valore e visibilità a dei prodotti e a far emergere le peculiarità. Un accorpamento puramente legato a parametri come i confini geografici o amministrativi, o secondo numeri astratti e quantitativi, rischia di diventare una spaccatura di cui non abbiamo bisogno. Sulle agenzie intermedie se sono amplificatori di prodotto rispetto ai singoli territori in modo che siano in grado di internazionalizzare alcuni aspetti, è perfetto. Se diventano un modo per ritornare ad una situazione piramidale di centralità della Provincia rispetto ai territori allora non può funzionare. Il dubbio è come un organismo intermedio riesca a recepire correttamente e amplificare l’impulso specifico di singoli territori che si sviluppano sulle

Quali vantaggi vede nella riforma prospettata a livello provinciale? La riforma è un atto importante e dovrebbe fotografare in modo molto vivido e corretto la situazione attuale, da una parte, e proporre uno sguardo al futuro dall’altra. Obiettivo dovrebbe essere creare un humus, un substrato sul quale le singole aziende poi costruiscano il proprio futuro. Se spostiamo l’attenzione sui prodotti che ci rispecchiano e vogliamo offrire ai turisti ci sono già dei lavori in atto che la riforma può amplificare e ottimizzare: sull’outdoor, sul bike, sulla pesca per esempio, le Giudicarie collaborano già con Riva, con la Paganella e fra di loro nei vari ambiti della valle. Una riforma che individui dei prodotti, partendo dalle singolari-

Alessandro Alimena - Albergatore Comano Terme tà del territorio trentino, e dia gli strumenti per svilupparli in maniera strategica credo sia la benvenuta e possa aiutare tutti a migliorare. Per le Giudicarie, quali pensa saranno le conseguenze della riforma? Gli ambiti giudicariesi sono molto diversi oggi, e questo è indubbio. Ci vuole anche rispetto per il lavoro fatto fino ad oggi, perché non è stato mai banale anche nei casi in cui non ha portato tutti i risultati che inizialmente ci eravamo prospettati. Serve anche un po’ di coraggio nelle Giudicarie, che chiaramente negli ultimi anni sono state penalizzate in termi-

ni di infrastrutture rispetto ad altri territori, di chiedere risorse. Quello che mi fa più paura della riforma sono le tempistiche: un cambiamento strutturale è una cosa molto importante per essere risolta con un iter così breve. Anche perché ora la legge è piuttosto generica, è vero che ci sono dei regolamenti di attuazione per i dettagli, ma se stiamo facendo una riforma credo sia necessario dare anche delle certezze e delle garanzie che le cose non cambino ogni due per tre, magari per un cambio di amministrazione. E affidare tuti i dettagli operativi ad un regolamento di attuazione potrebbe aprire la porta a questo tipo di problema.


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Turismo

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Perché riformare così fortemente l’impianto turistico trentino che negli ultimi anni ha mostrato numeri in crescita? Quali sono le criticità che la riforma mira a migliorare? L’impianto turistico è un impianto vecchio, sostanzialmente è datato ancora 1986: dopo 35 anni è giusto guardare un po’ più avanti e cambiare, anche quando le cose vanno abbastanza bene. L’obiettivo è guardare da qui al 2030. Il Trentino deve lavorare per migliorare ulteriormente la qualità del territorio, l’ospitalità, le richieste di migliore mobilità e paesaggio. Oltre a cercare di andare ad attrarre quel turismo internazionale, esigente dal punto di vista qualitativo, che stiamo cercando di raggiungere. In quale direzione di sviluppo va la riforma che ha proposto se pensiamo ad ambiente, benessere dei cittadini e sviluppo economico? Nelle funzioni obbligatorie che proponiamo per le Apt ci sono indicazioni precise: dalla valorizzazione del patrimonio artistico, storico e paesaggistico alla richiesta diretta di favorire quelle iniziative a basso impatto ambientale. C’è una volontà di sfruttare un Trentino da vivere 365 giorni all’anno e qui è chiaro che dobbiamo andare verso un turismo diverso da quello tradizionale. Se riusciamo ad allungare le stagioni, riusciamo anche a risolvere quel problema legato ai lavoratori locali legati alla stagionalità, potendo offrire loro un’occupazione stabile e duratura nel tempo che è poi quella qualità nel servizio che ci chiedono di aiutare a sviluppare gli operatori del turismo.

«L’impianto legislativo è del 1986, è giusto cambiare»

Turismo, Failoni va avanti con la riforma di Denise Rocca L’assessore al turismo Roberto Failoni non ha avuto un cammino facile nel proporre e far accettare la riforma del comparto che ha messo come azioni principale del suo mandato. Ma la riforma sta per arrivare, mentre scriviamo queste pagine, sul tavolo dei suoi colleghi di giunta per l’approvazione, dopo incontri sul territorio e comunicazioni agli addetti al settore. Quali sono i punti cardine della sua proposta rispetto all’organizzazione attuale? Intanto è una riforma completa e in essa è scritto chiaramente che le Apt diventano gli attori principali del turismo trentino. Tutti i contesti territoriali hanno bisogno di un’azione che coordini e permetta di soddisfare i servizi che il turista di oggi chiede. In modo che poi quello che viene offerto sia in linea con l’immagine complessiva che il Trentino proietta di sé all’esterno. Sul territorio trentino ci sono realtà molto differenti fra loro, che avanzano a velocità totalmente diverse in ambito turistico: come coniugare le esigenze dei territori ad altissima presenza (Fiemme e Fassa, Garda, Campiglio) con quelli ancora in cerca della loro identità turistica?

La prima cosa che dobbiamo fare è non confondere l’organizzazione con tutti i tipi di turismi che ci sono in trentino. Un buon esempio in questo senso è la Val di Sole che ha un turismo consolidato come al Tonale e anche uno come quello della Val di Rabbi che è invece lento, legato a esigenze diverse

Nelle pagine del Giornale delle Giudicarie trovate la nostra Tavola Rotonda mensile dedicata proprio alla riforma e abbiamo sentito l’assessore per porre a lui direttamente qualcuna delle domande più ricorrenti sulla nuova organizzazione e gli obiettivi a medio periodo del turismo trentino.

e vediamo che possono convivere tranquillamente nell’ambito turistico. È importante mantenere questa diversità, abbiamo già degli esempi dove funziona è evidentemente la direzione giusta. E l’organizzazione del turismo trentina sarà in grado di supportare i diversi turismi.

Sostanzialmente, tutte le vallate trentine mirano al turismo come un obiettivo di sviluppo del territorio redditizio, portatore di benessere e qualità della vita per i cittadini. Dal punto di vista economico è davvero la stratega giusta anche per chi fino a ieri aveva uno sviluppo im-

prontato su altri aspetti economici, dall’industria all’agricoltura? Io la vedo come una opportunità in più per questi territori, non credo sia giusto sostituire il turismo al posto di qualcosa che c’era già e tradizionalmente. Credo sia un’opportunità in più, girando il Trentino ho visto nascere piccole nicchie di proposte turistiche diverse, più legate all’aspetto enogastronomico, all’aspetto della sostenibilità ambientale che è di nicchia ma speriamo possa implementarsi. Il turismo non sostituisce altri comparti, ma è un’opportunità in più. In tante zone, anche piccole, stanno nascendo formule di agriturismo e B&B che sono interessanti e generano economia. Chiaramente il turista quando arriva deve trovare esattamente quello che si aspetta di trovare.

La terza edizione sabato 21 marzo, a Maso Pacomio

Comano È, la valle si presenta L’Azienda per il Turismo Terme di Comano Dolomiti di Brenta ripropone il workshop “Comano E’…la valle si presenta”. Un pomeriggio, sabato 21 marzo, dalle ore 14 alle 17 a Maso Pacomio, di presentazione del territorio e delle sue molteplici ricchezze e opportunità, un incontro tra i fornitori dei servizi turistici e gli operatori del ricettivo, del commercio e tutti i cittadini interessati. L’obiettivo della terza edizione è di valorizzare l’offerta e i servizi del territorio, favorendo la conoscenza tra le realtà economiche e turistiche. Incontri di scambio di informazioni ed esperienze per far conoscere le offerte grazie a un contato diretto con i singoli fornitori di servizi. Infatti ogni partecipante ha a disposizione uno spazio dedicato (un tavolo e delle sedie), per esporre il proprio

materiale informativo e agevolare il contatto personale con il pubblico di operatori «della domanda» e per presentare la propria attività. Un importante momento di pubbliche relazioni e di dialogo che contribuiscono a rinsaldare la «rete» tra le diverse realtà del territorio. Gli operatori dell’offerta che hanno deciso di partecipare provengono dal mondo delle aziende agricole, operatori che offrono escursioni, visite guidate ed eventi, musei e castelli, associazioni e realtà che si occupano di sport e le Terme di Comano. Per l’occasione viene realizzato un depliant con l’elenco di tutti gli operatori partecipanti e con i relativi contatti, uno strumento rappresenta una piccola «guida» alle attività. Comano E’ è aperto al pubblico gratuitamente.


Dall’Azienda sanitaria L’ospedale di Tione è una struttura in crescita, interessata da alcuni anni da importanti interventi di ristrutturazione edilizia per rendere più funzionali gli spazi e i locali in relazione ai cambiamenti organizzativi e ai processi di accreditamento in corso, oltre che naturalmente per adeguare la struttura alle norme di sicurezza antincendio. Nel corso del 2020 l’ospedale sarà interessato in particolare da tre importanti interventi, alcuni dei quali sono già iniziati lo scorso anno. Tra maggio e settembre saranno realizzati i lavori per la nuova area dedicata al day surgery (la cosiddetta “chirurgia di un giorno”) e gli ambulatori di ortopedia e chirurgia. I lavori – che interesseranno un’area di 500 metri – prevedono un investimento di 300mila euro. Un altro intervento in programma quest’anno – che coinvolgerà più aree – è quello relativo alle cure intermedie, la struttura in cui i pazienti passano al massimo una quindicina di giorni dopo l’uscita dall’ospedale e prima del rientro a casa. La realizzazione dei nuovi spazi per le cure intermedie è legata allo spostamento di fi-

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Ospedale di Tione: importanti interventi di ristrutturazione Settanta posti letto, 230 tra medici e operatori sanitari, 3mila ricoveri l’anno e oltre 13mila accessi al pronto soccorso. Sono i numeri (in crescita) dell’ospedale di Tione, uno dei sette presidi della rete del Servizio ospedaliero provinciale che serve gli oltre 37mila abitanti delle Valli Giudicarie. Un ospedale dove le eccelsiatria e Trentino emergenza. Fisiatria guadagnerà nuovi ambulatori, palestre, studi medici e box dedicati alle cure fisiche, mentre Trentino emergenza avrà a disposizione (tra le altre cose) un’area dedicata al coordinamento degli interventi di emergenza sanitaria. La nuova area di circa 150 metri ricavata dai vari spostamenti sarà quindi destinata alle cure intermedie (due stanze doppie e due stanze singole, un ambulatorio, una palestra, spazi di servizio). I lavori – per un costo di 310mila euro – saranno realizzati in cinque fasi

per evitare disagi e disservizi e termineranno a giugno 2020. Un altro importante intervento, anche in termini econo-

lenze sono di casa. Basti pensare al percorso Fast Track che permette di ridurre i tempi di ricovero (senza aumentare i rischi) nel caso di operazione all’anca, al ginocchio e alla spalla, investendo sulla preparazione del paziente e sul suo ruolo chiave nel percorso di riabilitazione (svolto per la maggior parte a casa).

mici (quasi due milioni e mezzo di euro), riguarderà l’adeguamento dei sistemi antincendio. Il tutto nell’ottica di mi-

gliorare la sicurezza della struttura. Quanto agli investimenti tecnologici, nel 2019 l’ospedale si è dotato di una qua-

Curare... con cura Nella frenesia di un’emergenza, ma anche nella routine clinica, il paziente viene spesso trattato come “un caso”, “una patologia”. L’attenzione è focalizzata sui sintomi piuttosto che sui bisogni della persona. Lo spazio per il dialogo e il confronto tra medico e paziente è ridotto all’essenziale se non del tutto assente. Un approccio che però è ormai considerato inadeguato e poco efficace perché non in grado di soddisfare al meglio i bisogni dei pazienti, soprattutto i più fragili. L’ospedale di Tione va invece controcorrente: qui non sono le persone ad adattarsi alla routine del sistema sanitario ma il contrario. Da alcuni anni si sta sperimentando un nuovo modo di interfacciarsi con i pazienti e le loro famiglie, coinvolgendoli maggiormente nel percorso diagnostico-terapeutico e valorizzando il loro ruolo: la persona viene messa al centro del sistema sanitario, che prende forma attorno al paziente e alla sua famiglia. Il progetto di umanizzazione delle cure “Ospedale che cura con cura” è stato avviato nel 2017 all’ospedale di Tione e di Borgo Valsugana. Cosa prevede questo tipo di approccio? Innanzitutto, la cura centrata sulla persona riconosce i pazienti come

interlocutori fondamentali per pianificare l’assistenza, affinché risulti più appropriata ai loro bisogni. I pazienti e le loro famiglie sono al centro di tutte le decisioni: i servizi vengono riorganizzati per adattarli alle persone e promuoverne il più possibile l’indipendenza e l’autonomia. Nella sostanza questo tipo di approccio centrato sulla persona si traduce in una serie di buone pratiche che l’ospedale di Tione ha adottato, a partire dalla ricerca di una comunicazione realmente efficace con il paziente e la famiglia e un loro costante coinvolgimento in tutte le scelte di salute. L’esperienza e la competenza del paziente e dei familiari (o caregiver) nella gestione della malattia vengono tenute in grande considerazione, ancor di più nel caso di malattie croniche. La famiglia ha un ruolo attivo nella cura del proprio caro: i familiari possono stare vicino al paziente senza limitazioni di orario e vengono stimolati a partecipare in prima persona ad alcune attività di cura come l’igiene, i pasti, la mobilizzazione e la gestione dei farmaci o di eventuali presidi sanitari (es….). Il tutto anche nell’ottica del rientro a domicilio. Alla famiglia viene garantito il massimo supporto per predisporre

l’ambiente prima del rientro a casa e vengono date indicazioni pratiche sulle possibili risorse da attivare per assistere al meglio il proprio caro una volta tornato a casa. In quest’ottica risulta fondamentale il confronto con tutti i professionisti che hanno in carico la persona, dal medico di medicina generale ai servizi sociali. Grande attenzione viene dedicata dagli operatori dell’ospedale al recupero dell’indipendenza del paziente, perché spesso gli anziani dopo un ricovero fanno molta fatica a recuperare la propria autonomia nelle attività quotidiane. Attraverso piccoli accorgimenti si cerca quindi di ridurre il più possibile l’allettamento: si la-

scia libertà nell’abbigliamento che non necessariamente deve essere il pigiama e si cerca di stimolare il movimento, anche evitando l’uso di presidi per l’incontinenza. In quest’ottica è stata inserita la figura del terapista occupazionale, un professionista sanitario della riabilitazione che promuove la salute e il benessere attraverso l’occupazione, cioè attraverso tutte quelle attività di cura di sé e attività di vita quotidiana. Il terapista occupazionale svolge la propria attività sia in ospedale, con l’obiettivo di valutare la necessità di interventi educativi specifici e di ausili o presidi, sia a domicilio, dove può essere necessario fare una valutazione dell’am-

rantina di nuove attrezzature sanitarie (per un totale di 360mila euro): un ecografo per radiologia, la digitalizzazione di un apparecchio portatile per la radiografia, un ecografo per medicina, un monitor defibrillatore per anestesia e rianimazione, trapano e sistemi per crioterapia per l’ortopedia, un ventilatore polmonare per il pronto soccorso, attrezzature per il point of care (l’analisi eseguita vicino al punto di cura del paziente, senza la necessità di trasferire il campione in laboratorio, con un notevole risparmio dei tempi di risposta) e per la chemioterapia. Sono previsti investimenti anche per il 2020, con l’adeguamento delle attrezzature per la laparoscopia e un rinnovo complessivo delle attrezzature per la video chirurgia

biente di vita della persona. Un altro aspetto tenuto in grande considerazione dagli operatori è quello del dolore: ogni inizio turno e ogni due ore si fanno dei “giri di comfort” per anticipare i bisogni del paziente e controllare se hanno bisogno di cambiare posizione o altro. Si cerca inoltre di limitare il più possibile le fonti di stress (ambienti rumorosi, troppi spostamenti, manipolazioni non necessarie). Anche sul fronte dei pasti c’è un’attenzione particolare alle esigenze del singolo: i pasti sono posticipati leggermente per cercare di andare incontro alle abitudini di casa e viene sempre garantita la possibilità di uno spuntino. Gli operatori dell’ospedale di Tione si prendono cura non solo del paziente ma anche dei familiari, a maggior ragione nei casi di categorie fragili (per cui esistono percorsi preferenziali per esami e visite). La vicinanza dei familiari, come si diceva, è sempre garantita e si cerca di offrire loro un ambiente confortevole (poltrone in stanza e punti di ristoro) e dei momenti di pausa e sollievo nella sorveglianza del malato. Questi sono solo alcuni dei più importanti accorgimenti che l’ospedale di Tione ha messo in campo per umanizzare il più possibile il percorso di cura dei sui pazienti. Ma non è tutto. Il gruppo di lavoro per il progetto «Ospedale che cura con cura» continua incontrarsi e a confrontarsi sulle migliori opportunità per garantire ai propri pazienti una cura centrata realmente sulla persona


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Salute

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Dopo lo stop a scuole, università e manifestazioni ordinato per evitare che il virus potesse diffondersi anche in Trentino, dal 2 marzo si è ritornati alla normalità, la doccia fredda è stata, proprio nella serata di quel giorno, il primo caso di tampone positivo al Coronavirus sul territorio provinciale. Si tratta di una signora di 83 anni, accolta al pronto soccorso del S.Chiara di Trento al triage allestito fra le misure di contenimento del virus, che è risultata positiva al tampone. Questa diagnosi, mentre andiamo in stampa, deve essere tuttavia confermata dall’Istituto superiore di sanità, che ha preso in carico le analisi per l’accertamento definitivo. Rimangono i tre livelli individuati fin dalle prime ore dell’emergenza per la sua gestione. Nell’area rossa - che comprende i 10 comuni del Lodigiano e quello di Vo’ in Veneto - permangono i divieti di ingresso e di circolazione. La conferenza ha confermato le misure della seconda fascia e che riguardano le regioni Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Il Trentino rientrava, prima di questo caso di contagio, nella fascia di territorio non esposta al rischio di contagio da Coronavirus, con le restanti regioni italiane. In queste aree sono confermati i provvedimenti di tipo preventivo, quali il divieto di gite scolastiche per tutta la durata dell’emergenza, l’abolizione della prima domenica del mese di accesso gratuito ai musei e l’estensione del lavoro flessibile. La decisione più importante dell’ultima ordinanza emanata dalla giunta provinciale ha riguarda la riapertura delle scuole (con la raccomandazione di comportamenti virtuosi per evitare qualsiasi forma di trasmissione), seguita dalle misure a sostegno delle imprese per complessivi 14 milioni di euro, con l’attivazione del Fondo di solidarietà, proposto dall’assessore provinciale allo sviluppo economico e lavoro. Si tratta di uno strumento di sostegno al reddito per quei lavoratori che si vedono ridotto l’orario di lavoro o che rimangono forzatamente a casa nei settori del commercio e turismo, considerando che industria e artigianato beneficiano di misure equivalenti. Gli interventi adottati in Trentino comprendono, tra gli altri, la massima visibilità in scuole, università e uffici pubblici alle misure di prevenzione stabilite dal Ministero rispetto al contagio. In particolare, nelle scuole, nelle pubbliche amministrazioni e, in special modo, nelle aree di accesso a strutture del Servizio sanitario, nonché in tutti i locali aperti al pubblico, si raccomanda la messa a disposizione degli addetti, nonché di utenti e visitatori, di soluzioni disinfettanti per il lavaggio delle mani. Le aziende di trasporto pubblico adotteranno interventi straordinari di sanificazione dei mezzi (700 quelli di Trentino Trasporti a cui si aggiungono i treni della TrentoMalè e di Trenitalia) e per arieggiarli periodicamente. Sospesa la disposizione che prevede la salita sugli autobus dalla sola porta anteriore. Infine, si raccomanda anche di mantenere sotto controllo il sovraffollamento nei vari luoghi, in particolare quelli chiusi (come i locali pubblici), dove si consiglia una distanza di almeno 1 metro fra una persona e l’altra.

Provincia e governo uniti sulle misure preventive

Coronavirus.Attenzione, ma evitare il panico In Trentino il primo caso il 2 marzo


Elezioni comunali A Giustino, dopo due legislature di lista unica, prima con Luigi Tisi, poi con Joseph Masè, tutto fa pensare che tornino le due liste; una, quella dell’assessore uscente Silvano Maestranzi, in continuità con l’amministrazione uscente, dall’altra Daniele Maestranzi, che prova a portare un po’ di pepe nella competizione del paese rendenero. A Massimeno, nonostante le piccole dimensioni, ci sarà una lista capeggiata da Norman Masè, imprenditore locale; una lista in vista anche a Bocenago, con il sindaco Walter Ferrazza che prova a fare il tris, confermando con lui gran parte della maggioranza uscente. Poco distante, a Strembo, altro comune che mancò la fusione con Bocenago e Caderzone per un soffio (2 voti), si prospetta la sfida tra Sandro Ducoli, che raccoglie il testimone dell’uscente Guido Botteri e Manuel Dino Gritti, anche lui appartenente all’alveo della maggioranza attuale. A Caderzone Terme Marcello Mosca ha già da tempo definito la sua nuova lista (con molte conferme) con la quale tentare il bis in comune, in uno scenario in cui difficilmente vi saranno competitor. Più a rischio la situazione a Spiazzo. Registrati i passi indietro del sindaco Michele Ongari e del suo vice, Angelo Capelli, anche a causa della delicata situazione amministrativa del comune, pare si sia fatto avanti Nicola Cozzio che, però, non avrebbe ancora certezza della lista. In uno scenario siffatto, con il rischio concreto del commissariamento, si registrano tentativi di convincere l’ex-sindaco Emanuele Bonafini a tornare in pista, peraltro sinora infruttuosi. Scendendo a Pelugo, Mauro Chiodega

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Busa di Tione nel segno della continuità. Esteriori, gli esiti più incerti

Amministrative, liste in dirittura d’arrivo Val Rendena vivace. Nel Chiese, a Storo e Sella Giudicarie, le sfide più accese

Con l’avvicinarsi delle elezioni comunali vanno chiarendosi candidati e schieramenti. Molto viva la partita in Val Rendena, con diversi duelli che si profilano all’orizzonte a fronte di qualche paese che corre il rischio di una corsa senza liste. A Pinzolo, fino ad ora, è

sembra certo di ricandidatura ma si registra un tentativo di formare un’altra lista. A Porte di Rendena Enrico Pellegrini, certo di ricandidatura, sinora non ha rivali in campo. Detto di Tione, dove si è votato lo scorso anno, a Borgo Lares è certa la presenza del sindaco uscente Giorgio Marchetti, che sta lavorando sugli

ultimi dettagli della lista, che sarà un mix tra nuovi e maggioranza uscente, con una media di età molto giovane. A Tre Ville Matteo Leonardi sembra lanciato verso il terzo mandato (uno a Ragoli e uno a Tre Ville) e sembra perdere consistenza l’eventuale lista “giovani” di cui si è sentito parlare in paese. A Sella Giudicarie si vanno consolidando i due schieramenti di cui abbiamo riferito sullo scorso numero del Giornale delle Giudicarie: Franco Bazzoli, sindaco uscente, sarà sfidato da Ivan Bazzoli, rinnovando il duello del 2015 che vide prevalere il primo per soli 13 voti. Con il sindaco uscente ci sarà ancora Massimo Valenti, che ha sciolto le riserve; nella squadra dello sfidante si aggiungono al gruppo Raffaele Armani (che nel 2015 corse da solo) e Catia Amistadi. A Pieve di Bono-Prezzo la strada verso un nuovo mandato di Attilio Maestri sembra più in salita di quel che si attendeva, con la difficoltà oggettiva a trovare i nomi per formare una lista; dall’altra parte tutto tace fra gli sfidanti, e - con il passar del tempo cresce la possibilità di una nuova tornata a lista unica. Non ci sarà lista unica a Valdaone, anzi con buone probabilità saranno 3;

certa la presenza dell’uscente Michele Cereghini, con due liste al supporto; dall’altra parte non si vedono ancora sfidanti. A Carisolo, ha sciolto le riserve Arturo Povinelli, che in questi giorni sta completando il mosaico della lista, che avrà diversi nomi nuovi.

quella della sindaca Ketty Pellizzari, che si ripropone, quella dell’opposizione di Alessandro Panelatti, e quella della minoranza storica “bresciana” di Aliprandi. A Borgo Chiese resta da vedere se qualcuno sfiderà l’imprenditore Roberto Spada: il pezzo della minoranza che non si riconosce nella scelta del suo ex-leader (dopo che maggioranza e minoranza hanno espresso convergenza su Spada quale successore del sindaco uscente Claudio Pucci), quello di Giovanni Butterini per intenderci, non sembra aver ancora individuato un proprio leader. Continua, da battitore libero, la suggestione di Marco Zulberti, bancario e pensatore cimeghese. A Castel Condino l’orizzonte è quello della lista unica con Stefano Bagozzi che si propone

per il secondo mandato. A Storo sarà invece sfida tra Luca Turinelli, che presenterà a supporto con tuta probabilità due liste, molto rinnovate, e Nicola Zontini, presidente della Pro Loco e delfino di Vigilio Giovanelli che potrà contare anche sull’apporto di Riccardo Giovanelli, altro papabile candidato sindaco che per motivi di lavoro non punterà alla poltrona di primo cittadino. In ogni caso una sfida “giovane” con Turinelli neo 40enne e Zontini classe ’86. Outsider dell’ultimo momento potrebbe essere l’ex-sindaco Settimo Scaglia che da molti è dato in preparazione per un suo ritorno in pista. Nelle Esteriori, infine, vi sono molti cambiamenti e una conferma. Partiamo da quest’ultima, che si chiama Monica Mattevi, sin-

daco uscente di Stenico ed attualmente probabile lista unica. Poi cambia tutto, a partire dal Bleggio Superiore, dove Alberto Iori lascia dopo due legislature da sindaco; si è pensato dapprima alla candidatura di Massimo Caldera, che invece sta supportando la nascita di una lista con Flavio Riccadonna (assessore uscente ed ex-assessore in Comunità di valle) candidato. Anche a Fiavè si cambia, dopo una sola legislatura Angelo Zambotti lascia il timone del comune. A chi? Dopo che era circolato il nome di Stefano Carloni, è uscita a sorpresa Eddy Caliari, già assessore nella giunta Zambotti che rileverà la guida della maggioranza uscente; dall’altra Nicoletta Aloisi, punta sulla esperienza di governo per rientrare in sella a quello che fu il “suo” comune tra il 2005 e il 2015. A Comano Terme si conferma il sindaco uscente Fabio Zambotti, che tenterà il bis; dall’altra parte una lista civica di ispirazione leghista con la candidata Cinzia Parisi. Infine, San Lorenzo-Dorsino sembra proporrà la sfida tra due componenti dell’attuale maggioranza che sostiene Albino Dellaidotti: da una parte il vice-sindaco uscente Rudy Margonari, dall’altra a sfidarlo una lista con candidato sindaco Samuel Cornella supportata anche dall’attuale minoranza guidata da Valter Berghi. (R.V.)

PUBBLICITA’ ELETTORALE Il Giornale delle Giudicarie dichiara la propria disponibilità a pubblicare messaggi politici a pagamento delle Elezioni Comunali del 3 maggio 2020, e che tali messaggi potranno essere pubblicati secondo le regole ed i criteri esposti sul sito internet del suddetto (www.giornaledellegiudicarie.it). Tutti i messaggi elettorali dovranno indicare il soggetto politico committente e dovranno recare la dicitura: “Messaggio politico elettorale” in conformità con la legge che regolamenta la vendita degli spazi pubblicitari per propaganda elettorale e nel rispetto delle delibere adottate dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni della Repubblica Italiana. Ai sensi del provvedimento del Garante si precisa: 1. Spazi pubblicitari offerti a tutti i Partiti - Movimenti Politici – Liste civiche 2. Periodo regolamentato per le pubblicazioni sino a 24 ore prima del giorno della consultazione. 3. Pagamento anticipato 4. Condizioni temporali di partecipazione Spazi: per l’uscita di aprile prenotazione entro il 15 marzo, consegna materiali entro il 20 marzo 2020. Le richieste dovranno essere indirizzate a: sponsorgdg@yahoo.it - Tel. 3356628973


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Il Saltaro delle Giudicarie

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L’Osvaldo Caccola, ne dovrebbe prendere una al mattino, due prima e dopo i pasti e due la sera ma per non dimenticarle le prende tutta al mattino e via col vento. Il Sisinio ne dovrebbe prendere quattro, ma ha deciso di fregarsene, va in Farmacia a comprarle, ma appena arrivato a casa le butta ancora inscatolate nella stufa a olle e fin’ora sembra che abbia fatto la scelta giusta. Ormai non si può vivere senza pastiglie, ce ne sono per tutti i gusti. Basta guardare la televisione e non fai a tempo a concentrarti su di un canale che arriva la pubblicità delle pastiglie, le più disparate. Il guaio è che poi ti rimangono in mente, che tu lo voglia o no. Però... le pastiglie di nuova generazione sono miracolose. Un po’ tutti erano fermi alle pastiglie per curare le malattie, macché! oggi ce ne sono per ogni necessità, anche la più banale. Già si conoscevano le pastiglie per dormire, oggi ci sono anche quelle che ti aiutano a stare svegli. Così dice la pubblicità. Quelle per non perdere la mascolinità l’hanno già inventate da tempo. Qualunque cosa si faccia c’è la pastiglia adatta. E’ come andare in discoteca. Mica si va in discoteca per ballare e divertirsi, eh..no! Occorre la dotazione di pastiglie da discoteca: spinelli, coca, ecstasy, alcool, stimolanti, ritardanti e profumi...altrimenti non ci si diverte. Una barzelletta americana sa raccontarti per bene come funziona l’eccesso di pastiglie. Hai mal di testa? Prendi una pastiglia che ti passa. Però ti dà acidità di stomaco. Nessun problema. Prendi la pastiglia contro il mal di pancia e ti passa. E se poi ti arriva la diarrea? Prendi una pastiglia e ti passa. Ma la pastiglia per la diarrea ti procura sonnolenza, niente paura, prendi

“Pastigliatura” moderna Il mondo moderno va avanti più o meno bene a forza di pastiglie. Il vostro Saltaro ne è sempre più convinto. I sodali del Bar della Maroca ne sono grandi consumatori. L’Abele ne prende una decina fra quelle per la pressione, per il colesterolo, per il diabete, per la prostata, per la tosse da fumatori, per rafforzare l’ossatu-

una pastiglia apposita e ti passa. Ma ti viene la tachicardia, poco male, prendi la pastiglia giusta e sei a posto. Già,

però con quella mi torna il mal di testa...e così ricominci il giro… Andando avanti così le cose, in futuro inven-

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Le nostre proposte 2020 11-14 aprile Pasqua in Umbria – 13 aprile Parco Sigurtà 17-18 maggio Festa del Libro a Torino – 21 giugno Parma 29 maggio – 7 giugno Soggiorno mare in Toscana 19 luglio Lago di Braies e Misurina – 8 agosto Trenino del Bernina 24-28 ottobre Costiera Amalfitana

E sabato 4 aprile vi aspettiamo al Centro Polivalente di Darzo per una serata danzante con ORNELLA NICOLINI !!! Per informazioni: 0465 686970 - info@eridioviaggi.it - www.eridioviaggi.it

ra, per l’ansia, e altre così complicate che non riesco neanche a pronunciarle. L’Aristide per ora ne prende solo cinque, ma ogni anno che passa, dopo i settanta, il suo medico gliene prescrive una nuova. Comincia a sospettare che il suo medico sia in combutta con il farmacista e che poi si dividano i profitti.

teranno pastiglie per ogni occasione. Siete invitati a una festa, ma non avete una gran voglia d’andarci? Basterà

prendere una pastiglia del buon umore e per tutta la serata sarete in grande forma. Dovete partecipare a un fune-

rale, ma tutto sommato non ve ne frega niente del morto? Prenderete la pastiglia del pianto e per tutto il funerale vi sgorgheranno copiose lacrime e farete una gran bella figura. Così avremo in casa un armadietto pieno di pastiglie per tutte le occasioni. Ma dovremo stare attenti a non confondere le pastiglie, sarebbero guai. Sarebbe davvero un guaio prendere la pastiglia del buon umore o il viagra per andare ad un funerale. Prima o poi inventeranno anche una pastiglia per l’imbecillità e sarebbe una gran scoperta. Ma non sarà facile da realizzare. La stupidità è troppo dura da debellare. Basterebbe una pastiglia per avere un po’ di buon senso, ma sarà difficile anche questa. L’impressione che si ha è che qualcuno faccia un sacco di soldi speculando sulla credulità della gente. Bisognerà stare attenti perché c’è sempre qualcuno che cerca di fregarvi. E così si corre il rischio di prendere una pastiglia e magari vi infilano… una supposta. Meditate gente. Meditate. Sarebbe molto più importante che i nostri scienziati si occupassero di inventare nuove pastiglie medicinali per le tante malattie incurabili che ancora ci angosciano. E dato che ci siamo, sarebbe urgente che si dedicassero a scoprire una pastiglia contro il Coronavirus. Ne abbiamo estrema necessità. Speriamo in bene.


Europa Sulla base dei suggerimenti e dei pareri di esperti le pubbliche istituzioni competenti assumono doverosamente le decisioni ritenute più efficaci per contenere il diffondersi della malattia. Decisioni che possono determinare fastidio, disagio, limitazioni nella nostra libertà di movimento ed anche conseguenze, che possono essere anche pesanti, sull’economia. Nella scala delle priorità che ogni comunità, con le sue istituzioni, deve darsi, dovrebbe esserci la consapevolezza di tutti che nella posizione più alta vista la salute e la vita di ognuno. Non si può subordinare la salute e le sue conseguenze alla pur importante funzione dell’economia. Quando si tratta di difendere la salute, soprattutto di fronte a gravissime minacce come quella che ci sta colpendo in questi giorni, è necessario che vi sia una totale convergenza di forze e una incondizionata assunzione di responsabilità nell’unico senso volto alla tutela della salute ed a garantire la vita di ognuno. Tutto questo può comportare e richiedere rinunce ad ambizioni politiche e anche a interessi che, pur legittimi, possono essere pienamente espressi in condizioni di normalità, il che non è il caso del momento che stiamo attraversando. Di fronte all’attuale situazione emergenziale abbiamo purtroppo registrato irresponsabili, vergognose e indecifrabili speculazioni politiche indegne di una società

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L’economia serve ai vivi di Paolo Magagnotti L’insorgere e il diffondersi a livello globale del nuovo coronavirus minaccia seriamente le nostre vite e ci impone limitazioni nella nostra vita quotidiana. Tutti ce ne rendiamo conto. Nella speranzosa attesa che la scienza possa rasserenarci e liberarci

civile. E si aggiunga che ciò si è verificato ed ancora si manifesta in una maniera che, mal celata da comportamenti equivoci, sembra voler far prevalere l’economia sulla salute. Vorrei dire, in termini indubbiamente molto provocatori, che l’economia serve solo ai vivi. Certo, tutti ci rendiamo conto che l’economia soffre pesantemente, è messa a dura prova e rischia di aggravare, se non addirittura compromettere, equilibri economici nazionali

da questa minaccia cerchiamo di mitigare le nostre preoccupazioni con i comportamenti più adeguati suggeritici da chi i virus li studia e compie ricerche scientifiche per combatterli il più efficacemente possibile. e presenti e future situazioni aziendali e personali. Sarebbe tuttavia auspicabile che in tali drammatiche circostanze prevalesse uno spirito maggiormente costruttivo, animato dalla solidarietà. Dovremmo tutti raccoglierci attorno alle nostre istituzioni con un atteggiamento e un apporto propositivo, scevro da esclusivi interessi di parte. Potrà non essere facile, ma dobbiamo almeno impegnarci su tale fronte. Dobbiamo essere coscienti che se a causa della crisi il siste-

ma produttivo in sofferenza non può apportare risorse come nella normalità ai bilanci di uno Stato e ogni categoria economica in difficoltà chiede per conto proprio interventi da parte di bilanci che si assottigliano il risultato non può che essere che una perdita per tutti, con la conseguenza che tutti si troveranno in difficoltà nella ripresa. Ora ci si rivolge all’Unione europea per chiedere aiuti allo scopo di far fronte alle difficoltà economiche nazionali. Certamente si tratta di una richiesta che rispecchia gli stessi principi di sussidiarietà e solidarietà propri dello spirito e della lettera del Trattato europeo. Sarebbe tuttavia auspicabile che tale legittima richiesta in situazione emergenziale fosse coe-

rente con comportamenti più seri e costruttivi nei confronti dell’Unione europea, unica realtà che anche nelle maggiori difficoltà dei popoli europei può offrire speranza. Per quanto riguarda l’intervento europeo nell’ambito della salute che riguarda ancora l’attuale minaccia del nuovo coronavirus, va detto che i suoi poteri sono limitati. In base all’articolo 6 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea “L’Unione ha competenza per svolgere azioni intese a sostenere, coordinare o completare l’azione degli Stati membri”. Si tratta pertanto di una funzione integrativa. Fra gli strumenti d’azione europea possiamo ricordare in proposito due agenzie: il “Centro europeo per la prevenzione di controllo delle malattie”, istituito nel 2005 e finalizzato a rafforzare le difese dell’Europa contro le malattie infettive; l’”Agenzia europea per i medicinali”, istituita nel 1995 con lo scopo di garantire la valutazione scientifica, la supervisione e il controllo della sicurezza dei medicinali per uso umano e veterinario nell’Unione europea. Nella presente situazione la Commissione europea ha già stanziato fondi volti a far fronte alla minaccia del virus e svolge, entro determinati limiti, un ruolo di coordinamento fra i governi nazionali; il maggiore impegno rimane tuttavia in capo agli Stati membri, i quali hanno evidentemente maggiori possibilità di vicinanza alle situazioni patologiche dei propri cittadini. Auguriamoci che nell’affrontare questa grave sfida gli Stati membri dell’Unione europea possono trovare, più che in altre emergenze del passato, coesione e solidarietà, unendosi attorno alle Istituzioni europee sulla base di quello spirito di unità che ha animato la nascita del Progetto europeo e che lo dovrà sostenere per il futuro.


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Politica

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Propone la riduzione del Parlamento da 945 membri a 600

Referendum costituzionale, alle urne il 29 marzo Novanta italiani su cento (così almeno raccontano i sondaggi, di cui ormai l’Italia ha sempre fame) gridano subito: “Tagliare! Tagliare!”. Il divertente è che tutti (dico tutti) i partiti, esclusa solo la minuscola forza di origine radicale “Più Europa”, animata dall’onorevole Emma Bonino, sono d’accordo per ridurre il Parlamento da 945 membri a 600: il Senato da 315 a 200, la Camera da 630 a 400. Tutto il popolo è d’accordo per il taglio dei costi: è il sintomo (su cui varrebbe la pena fare una riflessione) di una politica “sputtanata”, perché il dibattito avviene in televisione anziché nel Parlamento, e più che un dibattito è un cica-

Giuliano Beltrami Domenica 29 marzo il popolo italiano sarà chiamato a votare. Lo avete sentito? Credo sia il referendum più silenzioso della storia d’Italia. Ogni elettore che deciderà di recarsi al seggio avrà in mano la scheda dal cui esito (“sì” o “no”) dipenderà la riduzione dei membri della Camera dei Deputati e

del Senato. Tutto parte dalla battaglia (lanciata con toni solenni, anzi, roboanti, dal Movimento 5 Stelle) per l’abbattimento dei costi della politica. E quando parli di abbattimento dei costi non c’è discussione: chi si tira indietro?

leccio talvolta volgare fra primedonne e primiuomini, spesso ignoranti e incompetenti, con una unica voglia: apparire davanti alle telecamere. Siamo caduti talmente in basso che “Porta a porta” (con l’onnipotente sacerdote dell’informazione truccata che risponde al nome di Bruno Vespa) è diventata la “Terza Camera” del Parlamento italiano: lì si fanno i proclami e i programmi, si lanciano messaggi in codice fra addetti ai lavori, si fa politica, insomma.

Quindi risultato scontato il 29 marzo: Parlamento ridotto. Fra l’altro con i numeri ridotti sarà il Parlamento in Europa con il più basso rapporto fra eletti e cittadini. Stupisce che nessuno si sia posto qualche domanda. Ma davvero (per esempio) sono gli stipendi dei parlamentari i veri costi della politica? E non si pensa che la riduzione dei parlamentari porterà all’ampliamento dei collegi elettorali, per cui i rappresentanti del popolo saranno sempre più lontani dal po-

polo? Per la verità, parlando della lontananza sempre più forte degli eletti, una controindicazione occorre segnalarla senza tanti giri di parole: non che negli ultimi lustri i nostri rappresentanti a Roma si siano fatti vedere molte volte sul territorio! Tranne che in campagna elettorale, s’intende. Infine (e ricominciando da capo) i costi della politica. Con la riduzione del numero dei parlamentari si diminuirà il costo di una vagonata di milioni. Ma in realtà viviamo in un’Italia in cui gli amministratori e i politici corrotti si impossessano di una vagonata di miliardi. La differenza balza agli occhi: la “peste” andrebbe combattuta davvero e senza ipocrisie.

EDITORIALE di Adelino Amistadi Continua dalla Prima Forse una ventina di giorni sarebbero stati sufficienti per un’adeguata preparazione alla Santa Pasqua. Tutte cose importanti, ma per me la Quaresima rimaneva un periodo triste per il tempo ancora freddo e volubile, per la tristezza della gente che sembrava vivere la Quaresima anche nei lineamenti del viso, smunti e depressi, e per la grande nostalgia del carnevale appena passato. Era un periodo troppo impegnativo, troppo lungo, con regole troppo severe, almeno così mi pareva. Niente divertimenti, niente scherzi, niente biscotti della nonna, niente capricci e ad ogni nostra proposta magari un po’ stravagante, ma innocua, veniva inesorabilmente bocciata: “E’ Quaresima per dio, state calmi, ragazzi!” Persino i nostri peccatucci che andavamo a confessare dal vecchio Parroco, sembravano più pesanti e più pesanti erano le penitenze e le raccomandazioni che ci venivano propinate. Poi col passare degli anni la Quaresima divenne anche per me un periodo come un altro. Magari era l’occasione di mettere un po’ d’ordine nella mia vita sempre piuttosto incasinata, fumare qualche toscano in meno, entrare in dieta quel poco che bastava per preparami alle scorpacciate primaverili, tutto sommato era il periodo che ci apriva alla primavera. Le campane che suo-

Il virus della Quaresima navano trionfali il giorno della Santa Pasqua erano per me una liberazione, finalmente si entrava nelle stagioni del sole e del caldo e la vita tornava a sorridere. Quest’anno la Quaresima è tornata quella della mia gioventù, un periodo davvero desolato, doloroso, addirittura tragico, con il coronavirus che sta mettendo in pericolo le speranze e le prospettive di milioni di persone: siamo entrati in uno dei periodi più difficili della storia degli ultimi secoli. Stiamo affrontando un’emergenza sanitaria a livello globale, che, partita dalla Cina, sta dilagando in tutto il mondo e in Italia in particolare. Proprio in questi giorni, di ora in ora, i bollettini sanitari ci informano che il virus “maledetto” è arrivato anche da noi, alle porte della nostra Provincia, alle porte dei nostri paesi. La carte in gioco sono cambiate: il coronavirus non è più solo un problema di altri, ma è diventato anche il nostro. E’ inutile girarci intorno: siamo di fronte ad una vera e propria pandemia. C’è poco da dire, era prevedibile, inevitabile: a causa di viaggi frenetici,

a causa della globalizzazione e della delocalizzazione continua ogni giorno si spostano da una parte all’altra del globo milioni di persone. E’ ovvio che il virus si sia diffuso un po’ ovunque. Il coronavirus è un fatto scientifico, medico, economico e sociale, lo capiremo meglio nelle prossime settimane, gli effetti si estendono in più campi e settori e già stanno modificando anche la vita quotidiana dei cittadini delle città, ma anche dei nostri piccoli comuni. Non è un terremoto, non è un ponte che crolla, non è una disgrazia circoscritta, ed è proprio l’incapacità di delinearne i confini a spaventare e a generare più allarmismo. Purtroppo non esistono barriere: chiunque sia stato infettato può farlo con altri. In un mondo dai mille viaggi in corriera, in aereo, in treno, è estremamente difficile sapere con certezza se non si è incontrato almeno un contagiato. Quel che sta succedendo in Lombardia e in Veneto ne è la diretta dimostrazione. I primi casi di ammalati in Italia sono persone che non sono mai state in Cina. Lasciando ai medici informarci sulla malattia e

come comportarci, non dobbiamo dimenticare i risvolti che il coronavirus avrà su altri settori sia economi che sociali. Pensiamo solo al settore manifatturiero e agroalimentare. Il Made in Italy alimentare, il lusso, il turismo subiranno contraccolpi pesanti che si ripercuoteranno sulle nostre piccole e medie aziende. Sono più di duemila le aziende italiane insediate in cita di cui alcune anche giudicariesi. Ma gli stessi nostri rapporti con gli altri Stati non saranno più quelli di prima. Rischiamo l’isolamento nazionale. E così questa Quaresima si appresta ad essere una delle più tristi di tutta la storia d’Italia, speriamo che con la fine della Quaresima, torni la Pasqua e torni il sorriso. E permettetemi un’ultima considerazione. Il coronavirus non è il primo caso di pandemia nel mondo e non sarà neanche l’ultimo E questo ci da il senso della nostra precarietà. Ci sentiamo padroni dell’universo, andiamo sulla luna, siamo pieni di marchingegni magici, e basta un virus un po’ strano per farci calare le brache...basta un soffio di pipistrello (che sembra es-

sere stato all’origine del virus) per non dormire più la notte. Gli scienziati ci dicono che nel futuro sarà sempre più frequente la diffusione di nuovi virus perché non solo l’uomo si evolve e cambia, ma cambiano tutti gli essere viventi. Il fatto di vivere oggi molti più anni dei nostri nonni è una conquista preziosa legata alle scoperte scientifiche, ma anche alle migliori condizioni di vita, soprattutto sotto il profilo dell’igiene. Ma questo non significa che abbiamo debellato per sempre malattie e virus. Come dimostra il Coronavirus, una banale infezione come l’influenza può mutare in qualcosa di più pericoloso, solo perché ancora sconosciuto alla medicina. L’importante è non lasciarsi prendere dal panico, a noi spetta reagire con ordine, con una presa di coscienza collettiva. Dobbiamo fare forse il più grande sforzo di responsabilità della nostra epoca. Dobbiamo attuare comportamenti individuali in grado di rendere più difficile la vita al virus. Altro non possiamo fare. E alla fine supereremo anche questa prova.


Economia Quell’ultimo piccolo skilift molto spesso infatti rappresenta l’obiettivo del flusso turistico che si reca in montagna. La domanda che qualche anno fa sulle pagine dei nostri giornali ci eravamo posti era proprio questa: è corretto abbandonare finanziariamente l’ultimo chilometro degli skilift ai bilanci dei soci o delle singole amministrazioni? O è meglio pensare ad un sistema di “trasporti provinciale integrato” dove il bilanci milionari di autostrade e ferrovie possono sostenere quelli degli impianti più periferici? Era stata la mia penna a innescare questo dibattito dove sottolineavo la necessità di sostenere questo ultimo chilometro di fronte alle numerose chiusure che si erano osservate tra cui quella della bellissima stazione di Tremalzo in Val di Ledro. Ma la proposta allora non era quella di addossare la spesa all’ente pubblico, all’intervento delle istituzioni pubbliche e in parole povere quindi delle nostre tasse, ma d’integrarlo con quei segmenti dei trasporti che sono in pesante attivo. I bilanci dell’Autostrada del Brennero, delle Ferrovie e dell’industria dei trasporti, se sono in attivo molto spesso lo devono a quell’ultimo chilometro. Se infatti il turista si reca nella valle montana più periferica per arrivarci prima di tutto paga il pedaggio autostradale. Le mete sono le località periferiche dove anche un piccolo impianto e alcuni alberghi possono rappresentare un luogo dove trascorrere una piacevole vacanza senza passare per le località più blasonate e famose. Invece dopo alcuni anni il doppio errore che si continua a compiere è proprio

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Autostrade e ferrovie finanzino quell’ultimo passo in montagna, di cui godono a valle

“Ultimo chilometro” in cerca di finanziamenti di Marco Zulberti Mentre il mondo politico e amministrativo s’interroga su come progettare nuovi impianti sciistici e sulla sostenibilità nel tempo di investimenti in questo settore vitale per l’economia del Trentino Alto Adige, la problematica ambientale sul surriscaldamento globale aggiunge nuovi ostacoli ad un settore cha costantemente necessità di manutenzione e nuovi investimenti.

quello di non comprendere l’importanza dell’ultimo chilometro che permette ai trasporti principali di avere bilanci in utile grazie al turismo, e nello stesso tempo che non è più possibile invocare l’intervento del pubblico. Un sistema economico di un territorio, sia provinciale che regionale, deve essere comunque sostenibile. Non possiamo pensare oggi d’invocare l’intervento del pubblico, come leggo sui noti-

ziari delle località più ricche delle Giudicarie. Se un ente sciistico importante che fa utili e che da lavoro a centinaia di maestri di sci, innesca un tale indotto a leva sugli introiti non solo degli hotel, degli alberghi e dei rifugi, ma dello stesso commercio locale, dovrebbe sentirsi poi chiamato a fare la sua parte per una stazione minore seppur decentrata. Se vogliamo un sistema economico integrato dev’essere anche sostenibile. C’è qual-

Il problema della chiusura di molti impianti sciistici sotto una certa quota osservata negli ultimi dieci non solo per mancanza di neve ma alle volte semplicemente per problemi di bilancio ha avuto secondo alcuni osservatori e analisti, un effetto decisamente negativo per il turismo più periferico.

cosa che è sfuggito. Basterebbe mettere gli esperti, tutti gli esperti e gli amministratori responsabili, intorno ad un tavolo a discutere come accade in tutte le nostre regioni vicine a partire dalla Svizzera, all’Austria fino alla Baviera, e molto spesso si potrebbe evitare l’intervento del pubblico. Invocarlo sempre e comunque è la fonte della nostra debolezza economica. La classe amministrativa delle valli e dei territori deve saper con-

nettere i bilanci delle società dei trasporti in utile grazie al fatto d’essere “passaggio” verso le necessità delle valli. Qui non si tratta di destra o sinistra, ma di riscoprire la necessità di avere bilanci sostenibili, non inflattivi, che si fondano su una economia sana, con una tassazione equa tra spese correnti e investimenti. Si deve uscire dalla mentalità religiosa dell’assistenzialismo passivo anche in campo economico. Il pozzo

di San Patrizio è vuoto. Il sistema economico per questo deve quadrare: raccolgo tot di tasse, una parte alla spesa corrente e una parte agli investimenti in strutture di servizio sanità, energia, trasporti. Si può allora pensare a strutture di servizio anche per gli skilift, le seggiovie e le funivie? Avrebbero la stessa efficienza delle funivie di Campiglio? Penso di no. Per questo sul tema importantissimo e fondamentale dell’ultimo chilometro, si deve pensare ad un sistema di trasporti integrato in cui le stazioni più piccole possano continuare ad esistere anche in presenza di bilanci in rosso, se il sistema economico locale che le circonda è in attivo. Se invece si invoca l’intervento pubblico sia per gli impianti che per le stesse attività private, il sistema già intrinsecamente inflattivo diventerebbe instabile e nel tempo insostenibile. Il tema non è quindi il finanziare questi importanti mezzi di trasporto assolutamente necessari per il turismo ma il come finanziarli e da chi. Se si invoca solo e sempre l’ente pubblico senza osservare i bilanci il futuro rimarrà difficile.

Andrea Collizzolli e Sergio Maffeis guidano gli alpini di Zuclo Bolbeno Andrea Collizzolli è stato riconfermato alla guida del gruppo Alpini “Zuclo Bolbeno” che fa parte della sezione Ana di Trento. L’assemblea dei soci del sodalizio che riunisce le penne nere del comune di Borgo Lares, oltre al capogruppo, è stata chiamata ad eleggere anche il nuovo consiglio direttivo del dinamico team sempre pronto a dire il suo “presente” in occasione di molteplici iniziative come le tante manifestazioni estive organizzate, ma anche nel periodo invernale con la costante presenza pres-

so il Centro Sci Borgo Lares con la famosa e invidiata “Postazione Alpini”, fedele allo spirito di amicizia che anima il gruppo. Alla riunione era presente anche il consigliere sezionale Ana Dario Pellizzari che ha portato il suo saluto e ha ringraziato tutto il gruppo per la sua disponibilità. Collizzolli sarà affiancato dai consiglieri Sergio Maffeis (Vicecapogruppo), Michele Marchetti (Cassiere), Salvatore Artini, Emilio Odorizzi, Giuseppe Rivani, Fabio Franchini, Andrea Panelli e Luca Marchetti. Il Gruppo Al-

pini Zuclo Bolbeno è stato costituito nel 1983 con l’assemblea costitutiva che si tenne il 2 gennaio 1984 all’Albergo Emigrante (oggi Locanda Ridevert) di Zuclo. Da Sempre questa associazione si è resa protagonista della vita sociale del comune di Borgo Lares sia attraverso manifestazioni organizzate direttamente dal gruppo, sia attraverso l’organizzazione di gite e anche grazie alla stretta collaborazione con tutte le altre associazione del Comune di Borgo Lares.


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Politica

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Di questi due cambiamenti in atto, abbiamo parlato con Alex Marini. Una prima scissione nel M5s, che è successo? Sono solo questioni politiche e non c’è nulla di personale con Degasperi. Vanno tenute separate le due situazioni. quella di Filippo Degasperi e di Onda Civica da quella del Movimento Cinque Stelle che in questo momento sta passando una fase di riorganizzazione e strutturazione interna. Come è cambiato il Movimento in questi anni? È un movimento, quindi non ha l’organizzazione tipica di altre forme politiche e deve adeguarsi alle mutate condizioni ambientali. Noi siamo nati come forza anti-sistema e di opposizione, perché la politica non era in grado di risolvere alcuni problemi che il sistema aveva. Dopo cinque anni in Parlamento, dove è stata fatta un’opposizione importante, abbiamo avuto un esito elettorale importante nel 2018 superando a livello nazionale il 30%. Questo ci ha portato ad assumere un ruolo diverso, siamo dovuti diventare una forza di governo, perché ce l’hanno chiesto i cittadini. Abbiamo avuto il dovere di governare il Paese, e lo abbiamo fatto con le forze politiche che erano disponibili a condividere alcuni punti di programma e portarli avanti. Anche questo ha creato dei problemi interni al Movimento, ha determinato una sorta di sbandata se vogliamo, ma bisognava comunque rimanere al timone perché questo era il mandato. Consultati gli iscritti, si è fatta poi l’alleanza con il Pd. Parliamo della riorganizzazione. Parallelamente il Movimento ha fatto un percorso di crescita interna, di

A Trento nasce Onda Civica, dagli scontenti delle scelte del Movimento al governo

I Cinque stelle si riorganizzano Il darzese Alex Marini gestisce le relazioni esterne di Denise Rocca

Alex Marini, consigliere provinciale darzese eletto all’ultima tornata elettorale, da inizio anno è facilitatore delle relazioni esterne del Movimento 5 Stelle per il Trentino Alto Adige, uno dei ruoli creati in un momento in cui il Movimento si sta strutturando al suo interno in una forma che non è più quella della protesta e dell’anti-politica, ma assomiglia di più alle formazioni che il potere

l’hanno raggiunto e lo devono gestire. Nel frattempo, nel comune di Trento, in vista delle elezioni amministrative il malessere di una parte dei pentastellati è sfociato nella creazione di Onda Civica, lista alternativa al M5s fondata, fra gli altri, da Filippo Degasperi, fino ad oggi esponente di primo piano dei grillini locali, che oggi rischia l’espulsione dal Movimento.

Il movimento, ai suoi albori, basava il suo consenso sul “no” a qualsiasi alleanza, sulla trasparenza di streaming e voto online (nonostante le criticità di quest’ultimo in termini proprio di trasparenza) e Crede, come sostiene chi poi ha dato vita a Trento ad Onda Civica, che si siano persi i presupposti iniziali per strada?

discussione e definizione del nuovo modello organizzativo. Si è partiti nella primavera scorsa con una consultazione online dove ognuno ha potuto esporre le proposte. Poi c’è stato un momento di ascolto sui territori con Di Maio che ha fatto un tour in tutte le regioni con delle convention per ascoltare tutti. Si è sottoposto al voto un modello organizzativo nato da queste consultazioni. Anche questo ap-

provato poi online. E poi si sono cercate le persone: sono stati individuati per 12 aree tematiche - quelle classiche dei ruoli di governo - i facilitatori e i team di supporto formati da esperti, rappresentanti parlamentare e regionale. Per ogni regione ci sono tre facilitatori: uno per le relazioni interne, uno per quelle esterne e quello per il coinvolgimento e la formazione interna del Movimento.

A governare devi mettere assieme varie necessità e problemi. Arrivi a dover gestire una macchina amministrativa e statale imponente che è una stratificazione di ere e tempi politici passati. Sui valori, il M5s fin dal governo con la Lega, e anche ora con il Pd, ha cercato di realizzare i punti del proprio programma. La coerenza sui punti di programma è tantissima, dal restituire i soldi, alla riforma della giustizia, al taglio dei parlamentari e dei vitalizi, la

tutela dei più deboli con un’inversione di tendenza sul lavoro netta. Ci stiamo strutturando, assicurando un processo democratico interno, perché tutte le decisioni sono state sottoposte al voto degli iscritti. Quando l’alleanza con il partito democratico ha visto votare 80 mila persone, è stato un record. E c’è da ricordare che l’alleanza non è stata preventiva, rispetto al voto, ma successiva. Tutto quello che abbiamo fatto è stato fatto in un confronto attivo con gli iscritti. Governare è un dovere che si ha rispetto all’elettore, sono stati individuati dei temi e si stanno realizzando, credo che bisogna essere anche responsabili e maturi e questo l’hanno dimostrato gli eletti e anche la base. Cosa rappresenta la nascita di Onda Civica rispetto al Movimento sulle prossime amministrative di Trento?

Direi la fine di un momento di ambiguità, era da mesi che si stava lavorando ad un progetto di questo tipo per includere soggetti incompatibili con il Movimento Cinque Stelle. L’aspettativa su Degasperi è che lasci il ruolo di capogruppo, vista l’ambiguità che c’è, e nel caso in cui fosse espulso Rispetto alle prossime amministrative, il Movimento cosa farà nei singoli comuni, in termini di alleanze locali? Fino ad ora l’unica alleanza pre elettorale che è stata fatta in via esplorativa, validata dagli iscritti, è stata in Umbria. Per il resto il Movimento è sempre andato da solo e così sarà anche nei comuni trentini dove ci presenteremo. Stiamo lavorando sulle realtà urbane principali (Trento, Rovereto, e Riva) per avere una nostra lista.


Porto Franco

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Collaborazione bassa in diversi territori

Albergatori e Apt, un rapporto difficile

Da una ricerca provinciale, per gli operatori le teleprenotazioni di VisitTrentino sono un flop Ettore Zampiccoli Quel che emerge dallo studio è estremamente positivo per gli albergatori trentini che, nell’uso delle varie e nuove tecnologie, sono in linea con i trend nazionali. Se la cavano bene col web, col web marketing, con l’utilizzo dei social network e con le molte opportunità che questi nuovi strumenti digitali offrono per la promozione e la comunicazione delle proprie strutture. C’è ancora strada da fare, soprattutto per le strutture ad una e due stelle, ma complessivamente il quadro è positivo e denota una spiccata propensione dell’operatore turistico nella ricerca e gestione dei nuovi mezzi di promozione. Lo spazio non ci consente di entrare nel merito dei vari passaggi, ma chi è interessato potrà scaricare la ricerca dal sito della Provincia. Ci sono, peraltro, un paio di situazioni che meriterebbero di essere approfondite. La prima riguarda i clienti che prenotano il loro soggiorno in Trentino tramite il portale VisitTrentino ed i portali delle Apt. Ebbene per gli operatori questi due canali hanno “scarsa rilevanza”. Anzi per due alberghi su tre “La quota di clienti prenotati attraverso questi canali risulta addirittura nulla”. E’ appena il caso di ricordare che le teleprenotazioni in salsa trentina sono sempre state un

Non intendo assolutamente entrare nel merito della proposta di riforma dell’apparato turistico provinciale, predisposta dall’assessore competente Roberto Failoni. Peraltro, proprio di recente, ho avuto modo di leggere una interessante ricerca condotta dal Servizio Statistica della Provincia sul

flop. Il primo esperimento fu compiuto all’inizio degli anni 2000 con la creazione di una società ad hoc, la Trentino Tis. Grandi strombazzamenti ma dopo qualche anno la Trentino Tis venne chiusa con un passivo di circa 500 mila euro (cito a memoria). Successivamente si è voluto insistere ed i risultati sono quelli della ricerca, cioè quasi zero. Non sappiamo peraltro – perché mai nessuno lo dirà – quanto costa questo servizio a… perdere. L’altro aspetto riguarda la collaborazione tra alber-

gatori ed Apt. Il quadro che ne esce non è molto entusiasmante. Mediamente il 50 per cento degli operatori ha dichiarato di avere una collaborazione bassa con le Apt, ovvero preferiscono muoversi in autonomia senza aspettare od essere coinvolti dalle Apt. Le percentuali variano secondo i territori ed il numero di stelle dei vari alberghi. Diciamo che la collaborazione degli operatori è più alta laddove il territorio ha una scarsa forza (vedi Altopiano di Pinè ) ma si annulla laddove il territorio ha un mar-

tema “Propensione all’innovazione digitale e gestione della promozione negli alberghi trentini “. E’ una ricerca ben fatta, che forse pochi hanno letto, ma che offre qualche spunto che meriterebbe di essere approfondito anche in relazione alle proposte contenuto nell’ipotesi di riforma di Failoni.

chio forte ed affermato. Sul Garda trentino solo il 42 per cento collabora in qualche modo con l’Apt ma il 58 per cento procede in autonomia o comunque con una collaborazione

che gli albergatori definiscono “bassa”. Idem per altri ambiti come l’altopiano della Paganella, Rovereto, valle di Non, San Martino di Castrozza. Non sono chiare le ra-

e 45 Oltr i di ann e nza erie o p s u e al t lità a u ! q izio serv

gioni di queste scarse collaborazioni e probabilmente sarebbe utile un approfondimento con interviste mirate ai vari albergatori. Di primo acchito si potrebbe pensare che la maggior parte degli albergatori abbia professionalità e competenze tali da poter giocare fuori dalla mischia dell’Apt. Un altro motivo potrebbe essere un giudizio non del tutto positivo sull’Apt di riferimento magari non tanto per le professionalità dei dipendenti ma per le politicizzazioni alle quali le Apt si prestano. Ma sono solo ipotesi e – ripetiamo – per capire meglio sarebbe utile un approfondimento. Certo che la prima domanda che ci viene in mente a fronte di questo panorama è la seguente: ma se gli albergatori sono in grado di procedere anche da soli a che servono dieci Apt, 4 agenzie per il prodotto ed una Trentino Marketing con una spesa complessiva di circa 50 milioni di euro all’anno? Forse non basterebbe la Trentino Marketing, adeguatamente dimagrita e controllata, e quattro Apt robuste, professionalizzate e fortemente radicate – e quindi rappresentative - nei vari territori. Quattro Apt che potrebbero corrispondere in definitiva ai principali prodotti turistici offerti dal Trentino ovvero montagna, laghi, terme, cultura.

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Le Giudicarie in numeri

MARZO 2020

Amministratori comunali, il 30% sono donne, ma solo due sindache a cura di Virginio Amistadi

In vista delle prossime elezioni comunali del 3 maggio 2020 ci è sembrato interessante proporre i dati relativi agli amministratori oggi in carica che nelle Valli Giudicarie. I Gli amministratori locali in carica al 29/11/2019 nelle Valli Giudicarie sono 447 di cui la componente femminile rap-

dati sono stati ricavati dall’ archivio Open Data dell’”Anagrafe degli amministratori locali e regionali” del Ministero dell’Interno (https://dait. interno.gov.it/).

presenta il 30,4%. L’età media complessiva degli eletti è di 47,6 anni. Il ruolo di sindaco è di assoluto appannaggio

maschile (2 sindaci donna su un totale di 25) mentre gli assessorati sono suddivisi in un rapporto molto più equili-

brato, anche in considerazione della minore rappresentanza, con le donne al 45,2%. Per quanto riguarda il titolo di studio, risulta laureato un amministratore su 4 (25,2%) e diplomato uno su due (49,9%). Le frequenze più elevate di laureati si riscontrano tra i sindaci e i vicesindaci.

AMMINISTRATORI COMUNALI PER GENERE ED ETÀ MEDIA Amministratori Età media Comune N. Totale Di cui donne % donne Maschi Femmine Totale Giudicarie Centrali 56 15 26,8% 45,0 46,5 45,4 Valle del Chiese 132 40 30,3% 50,2 42,9 48,0 Giudicarie Esteriori 99 35 35,4% 47,3 42,9 45,7 Valle Rendena 160 46 28,8% 48,7 50,8 49,3 Totale 447 136 30,4% 48,4 46,0 47,6 AMMINISTRATORI COMUNALI PER CARICA E PER GENERE Carica N.Totale Di cui donne Sindaco 25 2 Assessore Consigliere Vicesindaco/presidente vice pres e delegato Totale complessivo

consiglio/

% donne 8,0%

62 337 23

28 97 9

45,2% 28,8% 39,1%

447

136

30,4%

AMMINISTRATORI PER COMUNE E PER GENERE Comune N.Amm. Di cui donne % donne Borgo Lares 15 5 33,3% Tione di Trento 23 5 21,7% Tre Ville 18 5 27,8% Bondone 14 5 35,7% Borgo Chiese 20 6 30,0% Castel Condino 16 5 31,3% Pieve di Bono-P. 20 5 25,0% Sella Giudicarie 20 7 35,0% Storo 23 7 30,4% Valdaone 19 5 26,3% Bleggio Superiore 19 6 31,6% Comano Terme 20 8 40,0% Fiavè 20 8 40,0% San Lorenzo D. 19 5 26,3% Stenico 21 8 38,1% Bocenago 15 7 46,7% Caderzone Terme 12 2 16,7% Carisolo 15 6 40,0% Giustino 15 5 33,3% Massimeno 12 4 33,3% Pelugo 16 3 18,8% Pinzolo 24 4 16,7% Porte di Rendena 18 6 33,3% Spiazzo 17 6 35,3% Strembo 16 3 18,8% Totale 447 136 30,4%

AMMINISTRATORI COMUNALI PER CARICA E PER TITOLO DI STUDIO (DOVE DISPONIBILE) N.Totale

Distribuzione titolo di studio (%) Formazione Universitaria

Scuola media superiore

Formazione professionale

Licenza media inferiore

Totale

Sindaco

23

39,1%

43,5%

0,0%

17,4%

100,0%

Assessore

54

27,8%

55,6%

1,9%

14,8%

100,0%

Consigliere

297

22,9%

49,8%

1,3%

25,9%

100,0%

Vicesindaco/presidente consiglio/ vice pres e delegato

23

34,8%

43,5%

0,0%

21,7%

100,0%

Totale complessivo

397

25,2%

49,9%

1,3%

23,7%

100,0%


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Cooperazione

MARZO 2020

C’era una volta la Cassa rurale…. Mi sono chiesto e continuo a chiedermi: PERCHE’, come ho avuto modo di affermare in un mio articolo del dicembre di due anni fa, nessuno ai vertici delle nostre istituzioni autonomistiche, del mondo della cooperazione, delle formazioni politiche e sociali si è allarmato e attivato per impedire quell’improvvida riforma del credito cooperativo che ha determinato un vero e proprio sradicamento dei principi, dei valori e delle finalità sociali del mutualismo cooperativo e quindi la morte improvvisa delle casse rurali? PERCHE’ i vertici del credito cooperativo trentino, nel momento in cui sollecitavano processi di fusione e aggregazione delle casse rurali per creare massa critica e maggiore autorevolezza, si sono poi impegnati con una buona dose di presunzione a dare vita ad un polo nazionale alternativo che, inevitabilmente, ha come immediata conseguenza quella di indebolire l’assetto nazionale esistente il quale, proprio grazie ad una massa critica più dotata, avrebbe potuto con più efficacia svolgere le proprie funzioni istituzionali e di garanzia? PERCHE’ in una comunità, come quella trentina, che gode di un’autonomia speciale forte e collaudata, i vertici del

Mai e poi mai avrei immaginato di dover scrivere un articolo come quello che segue. Per la verità sarebbe sufficiente il titolo per far capire quello che penso ma correttezza impone di argomentare più dettagliatamente e compiutamente le mie preoccu-

credito cooperativo aspirano apertamente ad uscire dal contesto regionale e quindi da un sistema legislativo e di controllo d’ispirazione autonomistica per assumere la veste di istituzione nazionale? PERCHE’ il gruppo del credito cooperativo trentino (ormai gruppo bancario trentino) si è attivato con altrettanta presunzione per il salvataggio di Carige essendo al tempo stesso in difficoltà a risanare situazioni di difficoltà di singole Casse rurali trentine? Convenienza? Opportunità? Necessità? Potrei continuare con

tanti altri perché, ma credo siano sufficienti quegli esposti per colmare un vuoto di informazione e comunicazione che, se riempito con motivazioni sostanziali e credibili potrebbe dare spazio ad un dibattito, anche se tardivo, sereno ed equilibrato visto che in gioco c’è la sopravvivenza di un sistema creditizio basato sul principio della solidarietà e mutualità che coinvolge soggetti, famiglie, enti e istituzioni che da sempre hanno creduto e ancora credono che “insieme si può” pur dovendo prendere atto che è cambiato il mondo e che quindi è neces-

19 marzo 2020

pate riflessioni in un contesto che si arricchisce di giorno in giorno di interrogativi e perplessità. E sono proprio gli interrogativi senza risposta che mi creano disagio, perplessità e, a volte, inquietudine. sario che anche la cooperazione si adegui. Mi auguro che un’eventuale risposta non si limiti a ribadire che è cambiato il mondo perché l’indiscusso cambiamento non ha certo fatto venir meno le ragioni e le finalità per le quali più di un secolo fa sono state istituite le Casse rurali. Detto questo, va anche riconosciuto che le decisioni finora assunte sono state supportate da un ampio consenso della base sociale delle singole cooperative di credito (a prescindere dall’assemblea che ha riguardato la fusione delle Casse rurali di Trento e Lavis che meriterebbe un approfondimento a parte). Dal punto di vista strettamente formale e di legittimità non si può non riconoscere ai vertici provinciali del credito cooperativo il diritto di proseguire nell’attuazione di un progetto che, nell’assoluta indifferenza soprattutto delle classi dirigenti della comunità trentina, ha di fatto comportato la morte, mi auguro non definitiva, della Cassa rurale come è sempre stata conosciuta, apprezzato ed utilizzata dalla stragrande maggioranza dei trentini.

Le Casse rurali trentine sono diventate ormai delle filiali essendo soggette ad attività di direzione e coordinamento di una società per azioni. Il tutto alla faccia della tanto decantata identità caratterizzante delle singole entità cooperative legate ai propri territori da un prezioso vincolo di conoscenza, affabilità e fiducia che, storicamente, hanno saputo distinguersi nettamente dalle banche operanti con preminenti finalità di lucro. Se è vero, come è vero, che le Casse rurali appartengono ai soci faccio veramente fatica a credere che questa sia stata la volontà espressa da chi nelle assemblee ha alzato la mano per approvare le proposte sottoposte a voto. Il processo di radicale cambiamento si sta completando anche negli aspetti formali e d’immagine, uniformando il logo, le definizioni, la grafica, le forme di comunicazione, addirittura la ragione sociale. Nulla da fare quindi? Assolutamente no. E in tal senso mi permetto avanzare una proposta che, a mio giudizio, si inquadrerebbe perfettamente nella cornice istituzionale del

nostro speciale assetto autonomistico: mettere mano ad un progetto di rifondazione del credito cooperativo trentino a dimensione regionale in unione con quello altoatesino che ha saputo salvaguardare identità, storia e prospettiva della propria funzione sociale facendo leva proprio sulle prerogative costituzionali che originano dal nostro Statuto Speciale. Non mancano gli strumenti per perseguire questo importante obiettivo se le nostre classi dirigenti sapranno attivare le competenze legislative regionali d’intesa con quelle statali attraverso la Commissione dei dodici e la collaborazione dei parlamentari che rappresentano le Province di Trento e Bolzano. Penso che, su questo punto, potrebbe essere d’accordo anche l’amico Mauro Fezzi che, qualche giorno fa, concludeva la sua interessante riflessione con i versi di Ungaretti: “Cessate di uccidere i morti, non gridate più…..” provvedendo a sostituire i puntini con il resto della frase che così recita “non gridate se li volete ancora udire, se sperate di non perire”. Flavio Mosconi già Presidente della Cassa rurale di Vermiglio e vice presidente della Federazione trentina delle cooperative


Comunità delle Giudicarie

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Musica

MARZO 2020 Il giovane pianista di Cimego suona le musiche favorite del maestro

Luis Carlo Bertini suona per Iginio Dapreda «È un luogo molto intimo la musica, quando suono provo un senso di pace» Sono già state dedicate diverse serate a Iginio Dapreda, ma questa voltac’eri tu a far rivivere la sua musica. Com’è stato scelto il repertorio per la serata? Il repertorio l’ho scelto io. Il primo brano in apertura era quello in omaggio a lui, “Sul lago”, tratto da 12 pezzi facili per pianoforte che ha composto lui. Dopo ho eseguito tutto il mio programma con autori conosciuti: Beethoven, Bach, Chopin e Liszt, autori del romanticismo. Diciamo che non c’è un esplicito filo conduttore, se non che alcuni brani erano i suoi preferiti e quindi ho voluto inserirli. Uno dei suoi brani preferiti era sogno d’amore di Liszt e poi Bach come autore. È stato emozionante? Sì, certo, anche se era già stato organizzato da tempo l’emozione di fare un concerto da solista c’è sempre insomma. C’erano anche alcuni suoi [di I.D.] parenti, come nipoti e pronipoti. E poi c’era un pubblico abbastanza numeroso, la sala era piena. Andiamo un po’ più indietro, hai già partecipato invece a concorsi a livello internazionale? Sì, ad esempio lo scorso anno ho partecipato al Concorso “Diapason d’oro” a Pordenone, dove ho vinto il secondo premio nella Categoria Maggiore. Nel 2017 ho partecipato anche al Concorso Internazionale “Val Tidone”, dove ho conquistato il terzo premio. E a livello nazionale? A livello nazionale il Concorso Nazionale “Val di Sole” nel 2017, dove ho preso il primo premio. C’è qualcuno fra i tanti titoli che hai ottenuto che ricordi con particolare emozione? Sicuramente quello del 2013, quando ho partecipato in qualità di allievo attivo al corso di pianoforte tenuto da Musica Riva

di Francesca Cristoforetti Nonostante i suoi 20 anni la musica ormai è una parte fondamentale della sua vita. Di origini brasiliane, ma cresciuto a Cimego, dove vive tutt’ora con la sua famiglia, Luis Carlo Bertini sogna di diventare concertista. Una vita che ruota intorno al mondo della musica, tra lo studio del pianoforte al Conservatorio di Trento alle masterclass e i numerosi concorsi che lo portano anche all’estero. Dopo aver partecipato la scorsa estate alla prestigiosa Rassegna

Musicale “Omaggio all’Arte pianistica di Arturo Benedetti Michelangeli”, manifestazione con concertisti di fama internazionale, recentemente, il 15 febbraio, Luis Carlo si è esibito da solista nella Sala Consiliare a Condino, per ricordare il grande concertista giudicariese Iginio Dapreda. Il concerto, libero e gratuito, è stato organizzato per ricordare il grande pianista organista e compositore di Condino, vissuto all’inizio del Novecento. Ti prende tanto tempo lo studio del pianoforte? Sì, soprattutto lo studio a casa. Per avere sempre una preparazione eccellente bisogna studiare diverse ore al giorno. Ci si prepara un anno per fare un concerto da un’ora. Lo studio è veramente intenso, ci voglioono mesi e mesi anche solo per preparare un brano perché è un lavoro “d’orologeria”, molto minuzioso, certe volte anche un po’ ripetitivo a livello tecnico, però è una parte fondamentale. Altri strumenti oltre la tromba e il piano? Ho studiato anche organo perché il Conservatorio prevede un secondo strumento.

Festival, una masterclass, con il maestro Aldo Ciccolini. Di questo sì, ne vado molto fiero. Era una masterclass con una selezione, eravamo più di venti pianisti, tanti erano già diplomati e già concertisti, non solo italiani, ma che venivano anche dall’estero, dalla Russia, dal Giappone... Tra questi sono stato scelto anche io, ne sono stati scelti solo otto e avevo 14 anni. Cosa sono le masterclass? Le masterclass sono dei corsi di perfezionamento coordinati da grandi maestri, che tengono delle lezioni per un breve periodo di tempo, dove l’allievo porta i brani che sa eseguire meglio e ascolta l’opinione del maestro per perfezionare ed entrare dentro lo spirito e la profondità del pezzo. Lo scorso anno ho frequentato masterclass con Severino Ortiz Rey, José Luis de Miguel Ubago dei Conservatori di Vigo e Granada e Olivier Cazal. Quando ti sei avvicinato per la prima volta alla musica?

Riesci a coltivare altri hobby oltre alla musica? Eh, altri hobby non ne ho praticamente. Alle elementari e medie avevo cominciato a giocare a calcio, mi piaceva anche, però dopo ho dovuto fare una scelta ed ho scelto la musica.

Nel 2009, quando sono entrato nella banda del mio paese suonando la tromba che tutt’ora suono. Avevo iniziato con i corsi tenuti dalla Federazione e suono tutt’ora sia nella banda di Cimego che nella banda della Federazione di Trento. Anche mio papà nella banda suona il basso tuba. Diciamo che mi sono appassionato anche perché era “di famiglia”. È stato quasi naturale avvicinarsi alla musica. Come ti sei appassionato al piano invece?

Dopo qualche anno che suonavo la tromba, mio papà aveva un pianoforte che a sua volta gli era stato regalato da mio nonno ed era da qualche anno che non veniva usato, era tutto scordato. Ho chiesto a mio papà se poteva accordarlo, così per provare, per curiosità. È partito tutto da lì. Mio nonno è stato organista nella chiesa di Cimego per più di sessant’anni. Anche se la tradizione musicale era già “in casa”, ho iniziato io con il pianoforte.

Com’è andata avanti poi? Mi sono iscritto poi alla Scuola Musicale Giudicarie con il professore Dario Donati e dopo un anno ho provato ad iscrivermi al Conservatorio di Riva del Garda, quando ero in terza media. Mi hanno accettato e l’anno successivo mi sono trasferito a Trento per frequentare il Liceo Musicale, allora ho chiesto il trasferimento da Riva del Garda al Conservatorio di Trento. Sono passato alla fase accademica che è parificata all’Università.

Hai intenzione di continuare quindi con la carriera musicale? Sì, il mio sogno è di fare della musica una professione, fare il concertista. Cos’è per te la musica? Per me la musica è sempre stata una parte fondamentale della mia vita perché è un luogo in cui sei te stesso e puoi esprimerti al meglio. È un luogo molto intimo, quando suono provo un senso di pace. Prossimi concerti in vista? Quest’estate a Tione, nella Chiesa di San Vigilio, la Scuola musicale di Tione organizzerà un concerto, dove suonerò da solista.


Cooperando Quali sono le motivazioni principali di un gesto così forte come far cadere il direttivo della Federazione? Il vero significato di quello che è successo è da ricercare nella grande frattura che si è andata a generare tra l’ex Presidente Marina Mattarei e i Consorzi cooperativi del credito, del consumo e del sociale in particolare. L’elezione di Mattarei a Presidente della Cooperazione, nel 2018 ha per certi versi rappresentato una discontinuità e certamente anche un’opportunità di cambiamento, che purtroppo non è stata gestita nel modo giusto. Un mandato vissuto più all’insegna del conflitto interno, soprattutto tra consorzi e federazione, invece che sulla costruzione di strategie comuni e rafforzamento di autorevolezza. Il cambiamento del resto ha bisogno di tempi lunghi e progetti concreti per essere realizzato, non può continuamente essere evocato come discontinuità rispetto al passato. Saltiamo al 2018, quando il Cda Mattarei si è insediato. Che cosa non ha funzionato? Purtroppo tutta la consigliatura è stata contrassegnata da continue conflittualità che hanno di fatto annullato quasi totalmente il tentativo di ricucitura tra le sensibilità diverse del movimento, di cui a memoria storica si ha traccia già nel corso del 2016 quando si era identificato Mauro Fezzi come presidente unitario del movimento e si era lavorato alla modifica dello Statuto. La presidenza Matterei ha riportato il movimento al 2012, quando la frattura interna, anche a causa della

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Il punto di vista di Alberto Carli, fra i dimissionari

Terremoto in Cooperazione Entro metà maggio l’assemblea elettiva di Denise Rocca Lo scorso 11 febbraio la maggioranza dei consiglieri di amministrazione della Federazione della Cooperazione trentina ha rassegnato le dimissioni, facendo cadere consiglio e presidente. Dimissioni che nei giorni precedenti erano già state date dai tre consiglieri di amministrazione in rappresentanza del settore credito e da un consigliere trasversale. Un terremoto per il se“sbagliata” candidatura al quarto mandato di Diego Schelfi, aveva scosso gli animi di quei soci che poi si sono visti rappresentare da Mattarei. Una frattura oggi più che mai dannosa per il movimento e la sua integrità. In un momento storico di grande competitività e con bassi livelli di crescita, dove aziende e lavoratori fanno fatica a tenere il passo con il mercato, la Cooperazione trentina non può permettersi continue contrapposizioni senza la capacità di una sintesi condivisa anzi con il rischio di una spaccatura del movimento stesso. Inutile evocare complotti o ritorsioni il problema vero è stato quello di aver governato quasi con lo spirito di una “minoranza” che deve sovvertire un ordine costituito per prenderne il controllo. Quando invece lo spirito doveva essere di

sintesi tra le diverse sensibilità, di ascolto e identificazione di strade comuni. Se ripercorriamo a ritroso gli ultimi 18 mesi possiamo trovare moltissimi esempi di una gestione poco inclusiva e personalistica. Provo ad elencare i fatti più significativi. Mesi di conflitti tra Federazione e settore credito perché Marina Mattarei non voleva delegare, tenendola per sè, la rappresentanza del settore credito della cooperazione trentina in Federcasse a Roma a un esponente del credito. La nomina a vicepresidente del settore Sociale a un esterno, consigliera trasversale, senza considerare e valutare le proposte del Consorzio di riferimento e dei tre eletti in assemblea dal settore Cooperative Sociali. La posizione critica rispetto al gruppo Cassa Centrale Banca: ricordiamoci che la

sto piano di via Segantini, ma le avvisaglie della crisi che stava interessando la Federazione sono iniziate ben prima. La nuova assemblea elettiva per comporre un nuovo consiglio di amministrazione verrà necessariamente fissata entro il 15 maggio. Il giudicariese Alberto Carli è fra i consiglieri dimissionari, gli abbiamo chiesto di analizzare l’accaduto. rito mi sento però di esprimere una valutazione di metodo. Se 15 consiglieri su 20 danno le dimissioni, considerando la provenienza eterogenea degli stessi forse anche chi è direttamente coinvolto dovrebbe avere l’umiltà di assumersi delle responsabilità e fare un po’ di autocritica.

riorganizzazione del Credito è legata a un decreto legislativo e nulla poteva fare il Trentino se non adeguarsi e sfruttare al meglio l’opportunità di far nascere un gruppo nazionale a Trento. Dovremmo essere tutti orgogliosi di questa operazione che ha consentito di creare centinaia di posti di lavoro con ingenti capitali

Tione, carnevale rinviato a dopo la metà di aprile

L’allarme per la possibile diffusione del Coronavirus in Trentino e le conseguenti misure di sicurezza ha scombinato i piani a tante associazioni e realtà che nella settimana di stop delle scuole e di cancellazione degli eventi avevano preparato tante manifestazioni. In primis, chi si occupa di carnevale: il blocco degli eventi pubblici, per evitare assembramenti di persone nei quali si sarebbero create condizioni potenzialmente favorevoli alla diffusione del virus, ha cancellato le manifestazioni giudicariesi. “Dal momento in cui abbiamo appreso della notizia della cancellazione di tutte le manifestazioni carnevalesche il Comitato carnevale Giudicariese si è rimesso al lavoro per cercare di riproporre più avanti il Gran Carnevale Giudicariese 2020 - spiega Maurizio Iseppi, presidente del comitato tionese -. Il

danno economico è esorbitante per una associazione come la nostra che come ogni anno ha investito ancor di più nella crescita dell’intera manifestazione. Chi ci ha fornito attrezzatura, alimenti etc...deve essere pagato, com è giusto che sia, li stiamo già contattando e chiediamo loro ancora

una volta di pazientare, li pagheremo fino all’ultimo centesimo”. Problemi economico, ma anche una delusione per chi lavora tanti mesi per una manifestazione. “Grande la delusione per il nostro lavoro - prosegue Iseppi - e, soprattutto, per quello dei carristi che deve essere premiato. Non può, e non deve, finire così ci siamo detti. E quindi l’idea è di riproporre la sfilata e almeno una serata di festa alla prima data utile dopo la metà di aprile quando si spera che l’allarme sia rientrato. Devo ringraziare l’amministrazione comunale che mai come ora ci è stata vicina e lo sarà ancora per poter far sì che si riesca a recuperare. Grazie anche ai nostri paesani e a tutti i giudicariesi non c è un giorno in cui riceviamo almeno una chiamata o un messaggio di sostegno. Anche per tutti loro non può finire così”.

gestiti nel nostro territorio. Ci sono 70 banche nazionali che si fidano dell’operato di Cassa Centrale e hanno aderito a questo progetto. Vi è un controllo da parte degli organi Europei la BCE, che necessita competenza e affidabilità oltre a una necessaria visione del management che non può fermarsi al trentino, ma deve includere dinamiche nazionali e sempre più anche transnazionali. Questo forse a noi cittadini trentini non importa molto perché preferiamo avere lo sportello sotto casa, ma la realtà del mondo che ci circonda impone scelte anche poco felici per poter mantenere la capacità di esistere e svilupparsi a beneficio di soci e clienti tutti. Ma anche sull’operato e la visione della Federazione c’è voluto un anno e mezzo per redigere un documento di visone della Federazione senza alcuna traccia di un piano strategico con un consiglio di amministrazione completamente escluso dalle questioni più delicate e strategiche. Infine, lo scontro e le posizioni assunte sulla fusione tre la Cassa Rurale di Trento e quella di Lavis che hanno, e non è mai successo nella storia della cooperazione, visto tre consiglieri dimettersi e a cui poi sono seguite le dimissioni di un quarto. Senza dare giudizi di me-

Quali sono secondo lei i punti da cui ripartire in una Cooperazione che ha subìto duri colpi di credibilità agli occhi dei cittadini negli ultimi anni? In primis serve che tutti, senza distinzione tra chi ha sostenuto Mattarei e chi no, si adoperino per ricostruire un tessuto che negli ultimi anni si è logorato, perché resta il fatto che la diversità di opinioni e il confronto, anche aspro, sono elemento di ricchezza. Vi è urgenza di un tavolo di lavoro sul tema della rappresentanza, per valutare le modalità di elezione dei consiglieri e del presidente. Essendo cambiato molto il tessuto sociale, economico è opportuno che si ragioni se le modalità ad oggi in essere sono ancora quelle giuste o se ci possano essere modalità nuove sia per garantire rappresentanza, coinvolgendo maggiormente le cooperative e i soci, sia per migliorare il processo di gestione del movimento. Inoltre, avviare il grande progetto di Cooperazione 4.0, con l’introduzione del digitale a rafforzamento della capacità di trasferire ai soci i vantaggi dell’appartenenza al movimento cooperativo, promuovendo l’uso dei dati da parte degli attori dello sviluppo. Supportare le cooperative e i consorzi nel cammino dello sviluppo economico, per la generazione di posti di lavoro e politiche di welfare comunitario. Investire su formazione, giovani, sul senso di comunità, nei rapporti con le istituzioni.


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Cooperazione

MARZO 2020 Parte il percorso di confronto con i Soci

Ora i passi fondamentali per portare a compimento la fusione sono essenzialmente due: l’autorizzazione da parte della Banca Centrale Europea che dovrà pervenire entro il 28/03/2020, e le due assemblee generali (per Adamello il 23 maggio e per Giudicarie Valsabbia Paganella il 24 maggio) nelle quali i soci saranno chiamati ad esprimersi rispetto alla fusione tra le due Cooperative di credito. Ritenendo fondamentale fare in modo che i soci delle due Casse possano giungere all’assemblea informati e consapevoli delle motivazioni che hanno spinto le due Casse a fare la scelta di unirsi, i due Consigli di amministrazione hanno previsto un percorso di confronto con i soci che sarà così strutturato: 1. invio ai soci di 3 numeri informativi specifici sulla fusione (uno in febbraio, uno in marzo ed uno nei primi giorni di maggio); 2. convocazione di assemblee territoriali o incontri di zona che si terranno tra fine marzo ed inizio aprile; 3. Operazione “Dicci la tua” per raccogliere con modalità cartacea presso gli sportelli e attraverso canali digitali domande, interrogativi e proposte da parte dei soci. Tutto questo nasce dalla volontà di un confronto con i soci e con le Comunità, che possa portare alla condivisione di una scelta che è stata dettata dal “GUARDARE AVANTI” per garantire al territorio una istituzione che, basandosi sui principi della cooperazione, sappia garantire il BENE COMUNE delle ATTUALI e FUTURE generazioni. Fare dichiarazione.

una forte accelerazione delle fusioni. Con la nascita della nuova Cassa, i Consigli di Amministrazione ritengono si possa raggiungere una dimensione finanziaria ed organizzativa sufficiente per competere con questo nuovo scenario. Oggi ogni Cassa Rurale, sotto una certa dimensione, deve avere almeno il 10% dei dipendenti che si occupano di CONTROLLI, numero che però non aumenta una volta raggiunta una dimensione maggiore. Pertanto due Casse insieme permettono una riduzione del costo dei controlli che, all’interno del Gruppo e con la vigilanza della BCE, devono necessariamente essere attivati, ma anche una struttura organizzativa basata sulla consulenza differenziata e specialistica per la gestione del risparmio delle nostre famiglie e il sostegno agli investimenti delle nostre imprese.

PERCHÉ LA FUSIONE? Le due Casse hanno illustrato le motivazioni principali di questa fusione. Tre le risposte. 1. La nascita del Gruppo Credito Cooperativo Italiano di Cassa Centrale Banca Nel 2016 è entrata in vigore in Italia la legge di riforma del credito cooperativo che ha imposto a tutte le Casse Rurali di aderire ad un Gruppo Bancario, diretto e coordinato da una capogruppo. Sono nati così due Gruppi nazionali, uno riconducibile ad ICCREA – banca con sede a Roma – ed uno costituito da CASSA CENTRALE BANCA con sede a Trento, al quale hanno aderito, oltre a tutte le Casse Trentine, altre Casse di tutta Italia. Le Casse che hanno aderito inizialmente al Gruppo Cassa Centrale Banca nel 2017 sono state 120, oggi già ridotte a 78 per le fusioni già compiute in questi due anni. Con la partenza del Gruppo di Cassa Centrale Banca gli scenari e le prospettive di tutte le Casse Rurali sono radicalmente cambiate, essendo diventate banche assoggettate alla vigilanza diretta della BCE, che ha portato una maggiore complessità regolamentare ed un notevole incremento degli adempimenti normativi. Questo è il motivo per cui vi è stata

2.La situazione finanziaria: i margini di guadagno delle banche Le Casse Rurali sono istituzioni inse¬rite ad ogni effetto nei circuiti finan¬ziari globali e dentro questi circuiti devono trovare il loro equilibrio. Negli ultimi 10 anni le politiche monetarie della Banca Centrale Europea (così come quelle di tutte le Banche Centrali del mondo) hanno cercato di sostenere la crescita dell’economia europea, o meglio di evitare una recessione che aveva manifestato forti segnali. Queste politiche hanno “inondato” il mercato di liquidità con l’effetto (assolutamente inimmaginabile solo 10 anni fa) di portare i TASSI NEGATIVI. Da marzo 2016 il tasso ufficiale europeo è pari a zero. Con i tassi negativi tutte le banche perdono margini in seguito alla forte riduzione, negli ultimi 10 anni, della FORBICE tra i tassi che le banche pagano ai risparmiatori e quelli che chiedono alle famiglie e alle imprese (es. sui mutui). Di fronte a questa situazione di minor guadagno le grandi banche hanno chiuso gli sportelli e ridotto il personale. Una delle specificità che contraddistingue le Casse Rurali è la presenza sul territorio. Per le “banche tradizionali” il servizio capillare degli sportelli nei

Le Casse rurali delle Giudicarie verso la fusione Dopo la firma del protocollo di fusione dello scorso 15 novembre tra la Cassa Rurale Giudicarie Valsabbia Paganella e la Cassa Rurale Adamello, nel mese di dicembre è stato pre¬disposto, con l’assi-

vari paesi non avrebbe senso in quanto rispondono a logiche diverse da quelle di una “banca del territorio”. Anche per una Cassa Rurale si pone il tema di mantenere i costi sotto controllo, ma la logica è completamente diversa. Con la fusione si faranno delle economie riguardanti principalmente le strutture degli uffici centrali per garantire il più possibile il mantenimento dei servizi nei vari paesi. 3. Le aziende del territorio – il sostegno all’economia Anche nei territori delle due Casse negli ultimi 10 anni la crisi si è fatta sentire, ma si può dire (con prudenza) che è stata

stenza ed il coordinamento della Capogruppo Cassa Centrale Banca, il piano industriale che è stato inviato per l’approvazio-ne in Banca Centrale Europea.

superata. Le aziende dei vari settori hanno bisogno di avere una banca locale che sappia sostenerle sia nelle loro esigenze finanziarie sia rispetto alle loro esigenze di conoscenza e competitività, e che sappia creare le condizioni per cui possano trovare in loco risorse giovani capaci e competenti, in modo da poter restare sul territorio e non spostarsi. Queste sono istanze cruciali anche per il futuro dei nostri giovani affinché possano trovare una prospettiva di lavoro per restare a vivere nei nostri paesi, evitando il rischio di uno spopolamento. Per “occuparsi” anche di queste questioni una Cassa Rurale,

oltre che solida ed organizzata, deve investire delle risorse (economiche ma anche professionali): l’unione fra le Casse vuole creare le condizioni per far fronte a tali questioni. Lo si potrà fare certamente di più e meglio mettendo insieme le forze patrimoniali e le competenze professionali. La nuova Cassa avrà un patrimonio di 154 milioni di euro in grado di sostenere lo sviluppo di tutte le imprese del nostro territorio. IL MODELLO DI CASSA SI INTENDE COSTRUIRE I due Consigli di Amministrazione, nella fase di confronto iniziale, hanno condiviso

Operazione “Dicci la tua” Per rispondere a tutte le domande ed alle richieste di chiarimento sulla prossima fusione: � Dal 1 marzo al 30 aprile in tutte le filiali della Cassa Rurale Giudicarie Valsabbia Paganella e della Cassa Rurale Adamello sarà disponibile un box nel quale soci e clienti potranno inserire: - un breve questionario per aiutare la Casse a capire come la pensano i soci e quali potrebbero essere gli aspetti non chiari del percorso di fusione. Il

questionario sarà disponibile presso gli sportelli, sui siti internet delle due casse e comunque inviato a tutti i soci unitamente al secondo numero dello speciale “Verso la Fusione”; - eventuali altre domande sulla fusione alle quali sarà data risposta nei prossimi numeri del notiziario. � Una mail dedicata versolafusion e@lacassarurale.it ed un numero di whatsapp 345 0610023 al quale inviare eventuali richieste.

l’idea che quella dell’aggregazione sia una scelta strategica per il BENE COMUNE ed hanno avuto il coraggio di anti¬cipare i tempi con l’obiettivo di CREARE VALORE per il futuro. Alla base della proposta di fusione vi è la convinzione che le Comunità del territorio abbiano bisogno di una Cassa Rurale che: 1. sappia sostenere lo sviluppo delle imprese locali affiancandole nelle sfide competitive dell’economia globale; 2. sappia gestire e sostenere con responsabilità il risparmio delle nostre famiglie; 3. garantisca ai giovani le opportunità per restare a vivere nelle nostre comunità diventando nel contempo “cittadini del mondo”; 4. mantenga e rafforzi i principi mutualistici che la guidano e la caratterizzano, occupandosi anche degli aspetti sociali e culturali delle varie componenti delle nostre Comunità, ricercando attivamente il coinvolgimento dei soci. estratto dal Protocollo di fusione sottoscritto dalle due Casse Rurali il 15.11.2019 Una scelta che indica la volontà di essere promotori del cambiamento ed un progetto “politico” ambizioso che deve dimostrare che si possono mantenere le specificità di ogni comunità aggregando a fattor comune gli elementi strategici a vantaggio di tutti.


Salute

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Confermata la correlazione positiva fra ortaggi e prevenzione del cancro al seno

Epic, un grande studio su alimentazione e tumori Così scriveva tempo fa un famoso giornalista americano, M. Moss, che segnalava come le aziende produttrici di cibo avessero creato la crisi sanitaria americana legata all’obesità, con conseguente aumento di cardiopatie, diabete e tumori. Il sospetto di un legame fra alimentazione e rischio di ammalarsi di tumore era già stato ipotizzato in uno studio famoso da due autori inglesi, Doll e Peto nel 1981; ma erano pur sempre speculazioni importanti di due epidemiologi famosi. È solo negli anni novanta che viene disegnato lo studio EPIC (European Prospective Investigation Into Cancer and Nutrition) con il coinvolgimento di dieci paesi europei fra cui l’Italia. Partecipano allo studio 23 centri europei e vengono seguite nelle loro abitudini alimentari oltre 500.000 persone per più di 25 anni. Lo studio è ancora in corso. È uno sforzo enorme scientifico, organizzativo ed economico, ma per la prima volta si riescono ad avere informazioni precise sui rapporti fra alimentazione e cancro. In Italia vengono registrate le abitudini alimentari di oltre 47.000 persone. È solo grazie ai dati di questo studio che abbiamo incominciato a parlare di stili di vita. Si sono potuti capire i rapporti fra le varie molecole ( vitamine, zuccheri , grassi), fra i vari tipi di cibo (verdure, frutta, carne), fra le varie diete (vegana, vegetariana, mediterranea) e il rischio di ammalarsi di tumore. La medicina ufficiale non ignora più l’importanza alimentare, il rapporto stretto fra il modo di nutrirsi e le malattie. Alcune settimane fa infatti si è tenuto a Trento un convegno, aperto anche al pubblico, dai contenuti scientifici inerenti al tema che stiamo trattando, organizzato dal reparto di Oncologia dell’Ospedale Santa Chiara (diretto dal dr. O. Caffo) e dal Sevizio di Dietetica, (diretto dal dr. C. Pedrolli ). Ho incontrato la dr.ssa

di Gianni Ambrosini

…il sale, lavorato in dozzine di modi ottimizza lo shock provocato dalle papille gustative fin dal primo boccone; i grassi forniscono la più alta quantità di calorie e operano in maniera più sottile nell’indurre le persone a sovralimentarsi; lo zucchero, con il suo naturale potere di eccitare il cervello è l’ingrediente più formidabile di tutti e detta le ricette dei prodotti da un capo all’altro dei

supermercati […] Gusto, comodità e costo hanno indotto il passaggio del cibo da alimento a prodotto industriale. La lavorazione ha eliminato il valore nutrizionale degli alimenti. Gran parte dei cereali sono stati trasformati in amidi, gran parte dello zucchero in forma concentrata e molti grassi addensati e poi, peggio ancora, trasformati in grassi trans con effetti molto negativi per la salute…”. ne corretta, attività fisica costante, riduzione del carico di cibi grassi, attenzione al BMI, riducono il rischio di riammalarsi. Uno studio su oltre 2000 donne pubblicato nel mese di ottobre dalla dr.ssa R.T.Clebowski ne danno ulteriore conferma. La tolleranza alla chemioterapia migliora se viene personalizzato l’approccio quotidiano alla dieta. Il reparto di Oncologia utilizza un carrello di “alimentazione programmata” in modo da poter comporre

A. Ferro, oncologa e responsabile della Breast Unit del Santa Chiara di Trento, esperta di tumori mammari, uno dei tumori più implicati nei rapporti con l’alimentazione, per commentare con lei i punti salienti del convegno di cui è stata animatrice e relatrice. Come ormai documentato la dieta mediterranea è la scelta più salutare da mettere in pratica, è la “prima alleata della salute”, si riduce il rischio di mortalità generale ma anche di malattie cardiovascolari e tumori. Nello studio EPIC sono certi i dati a favore dell’olio di oliva per l’alto contenuto di acido oleico, esiste la conferma del la relazione stretta fra verdura a foglia (insalata), ortaggi a frutto (pomodori, zucchine,

melanzane) e prevenzione del tumore mammario . Il consumo regolare dello Yogurt riduce il rischio di tumore del colon per l’effetto protettivo sul microbiota. E’ stato anche ribadito il rischio legato ai carboidrati ad alto indice glicemico : la pasta (basso indice glicemico), il pane (alto indice glicemico). Livelli elevati di glicemia postprandiale provocano aumento di Insulina che si può tradurre in uno stimolo alla crescita tumorale. E’ anche probabile che una dieta ad alto indice glicemico e adiposità viscerale si combinino nel determinare un aumento del rischio. Quindi fare attenzione a quello che viene chiamato BMI (Body Mass Index); si ottiene dividendo il peso

in Kg per il quadrato dell’altezza e ben esprime l’accumulo di grasso a livello dei visceri. Non abbiamo fatto altro che riconoscere il rischio legato al fumo e all’alcol e perciò non ne abbiamo parlato. Come pure è stato superfluo soffermarsi sulla necessità dell’attività fisica: mezz’ora al giorno è sufficiente! Innovativi sono gli approcci che riguardano gli interventi messi in atto nell’ambito delle attività della Breast Unit, che la dr.ssa Ferro ha presentato nella sua relazione al congresso e che abbiamo ripreso nella nostra intervista. Attenzione massima alle donne in follow up (curate per il tumore al seno) vengono informate sullo stile di vita adeguato : alimentazio-

il piatto secondo i desideri della persona. Il personale infermieristico verifica il gradimento del cibo a fine pasto in modo da poter correggere eventuali errori di programmazione. Esiste la possibilità di cibi speciali per pazienti particolari. C’è sempre la possibilità di intervento da parte del dietologo e della dietista a supporto delle necessità. Stanno perfezionando una scheda nutrizionale personalizzata che viene somministrata nell’ambito di uno studio gestito dalla capo sala del reparto, che si prefigge di conoscere le abitudini alimentari del soggetto, in modo da poter intervenire sulle abitudini non corrette. Lo studio dei modelli alimentari possono avere implicazioni

importanti per la salute pubblica, perché sono facilmente traducibili in raccomandazioni. È molto più semplice formulare raccomandazioni che prendano in considerazione la dieta nel suo complesso anziché nutrienti o alimenti singoli. Quindi ribadiamo ancora che : la dieta mediterranea, è dimostrato, riduce il rischio di malattie cardiovascolari e tumori. La vitamina D ha un effetto protettivo per il tumore del colon. L’alcol è causa del 10% dei tumori dell’uomo e di un terzo dei tumori mammari della donna in postmenopausa. Il consumo di yogurt riduce il rischio di tumori del colon. La verdura in foglia riduce il rischio di ammalarsi di tumore del seno, la frutta non ha grande influenza protettiva .L’olio extravergine di oliva riduce il rischio di tumori ancor di più se associato ad una dieta ricca di carni bianche, pesce di piccole dimensioni e verdura possibilmente cruda. L’alimentazione ricca di fibra e povera di carne rossa protegge dal tumore del colon. Gli alimenti con alto indice glicemico (più elevati livelli di zuccheri nel sangue)fanno aumentare il rischio di tumore al seno e al colon. Tutto questo si può affermare alla luce di dati scientifici. Attenzione invece alle notizie che girano in rete e alla propaganda in genere : esistono messaggi accattivanti di diete e di alimenti che promettono miracoli . Non ne esistono di proponibili !!! L’abbiamo ribadito altre volte e lo facciamo ancora : il rapporto col cibo è soprattutto un fatto di cultura che si costruisce nel tempo col rapporto corretto e costante col proprio territorio e le tradizioni locali. Siamo mediterranei e dovremmo privilegiare la nostra dieta mediterranea, fattore importante di prevenzione delle malattie cronico degenerative ; di diete migliori non ne esistono. Un caro saluto alla collega dr.ssa Ferro e alla sua formidabile equipe.


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Scuola

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Le voci dei nostri studenti

Il Pane della miniera

questo numero il “Giornale delle Giudicarie” riserva ogni mese una sua intera pagina al ributo degli studenti dell’Istituto “Lorenzo Guetti”, dando loro spazio e voce. La zione e tutta la redazione del Giornale attribuiscono molta importanza all’apporto di mazioni, conoscenze, riflessioni e proposte che essi potranno offrire. Vi è nell’Istituto ccezionale ricchezza di giovani menti che, contando su uno straordinario corpo enti, può esprimere, con conoscenza e creatività, importanti riflessioni e idee utili per la comunità giudicariese, e oltre. gli studenti – che lasceremo riposare nel periodo estivo – potrà essere un utile cizio per sentirsi maggiormente partecipi e protagonisti della vita culturale e oeconomica della loro terra, sulla quale sapranno pure far riflettere i raggi di quegli zonti europei e internazionali più ampi verso i quali desiderano proiettare il proprio ro. L’iniziativa potrà pure contribuire a realizzare un ulteriore raccordo fra la stessa

Il Trentino di fine Ottocento, una terra affascinante, ma avara, in cui la vita era dura. Queste le parole di esordio del video “Il pane della miniera” di Paolo Magagnotti, che racconta la vita degli emigrati trentini nelle viscere della terra d’America. Un fenomeno, quello dell’emigrazione, che da sempre interessa le nostre zone: fin dalla fine dell’Ottocento intere famiglie si sono spostate all’estero o addirittura Oltreoceano per cominciare una nuova vita. Nel libro ‘’Il pane della miniera” di Bonifacio Bolognani (Ed. Bernardo Clesio, Trento 1988), uscito dopo il filmato sono raccolte le esperienze di alcune famiglie che hanno tentato la fortuna spostandosi Oltreoceano. Ogni capitolo narra una sto-

ria diversa: chi è emigrato in Argentina, chi in Brasile, chi è andato nelle miniere di carbone della Pennsylvania e del Wyoming. Tutte storie diverse, a accomunate dalle difficoltà che ognuno ha incontrato. In particolare, leggendo il libro, ci ha colpito l’esperienza di alcune famiglie emigrate in Messico; i viaggi, a quel tempo, venivano gestiti da cooperative, sia in Italia che nei Paesi di arrivo, che avevano il compito di contattare eventuali datori di lavoro. Tutto cominciò quando la cooperativa che gestiva le migrazioni trentine in Messico contattò un colono di origine tedesca che possedeva un podere chiamato Estanzuela. Al loro arrivo le famiglie gli versarono 7000 pesos (circa 350€)

in cambio del vitto e alloggio ed iniziarono a lavorare nelle piantagioni di canna da zucchero. Tutto pareva procedere per il meglio, fino a quando il direttore della colonia comunicò che l’unico denaro che avrebbero avuto a disposizione sarebbe stato quello versato all’arrivo, anche se nessuno di loro vide mai quella somma di ritorno. Non si capì mai se quei soldi fossero stati gestiti male, o se il proprietario del podere fosse scappato portandoli con sé: le famiglie iniziarono a soffrire la fame e la mancanza di servizi. La situazione si aggravò a tal punto da farli emigrare nuovamente verso altri Paesi. In questo libro ci sono altre testimonianze di situazioni simili, ma vissute da persone diverse e in luoghi diffe-

renti. Il racconto del podere di Estanzuela ci ha colpito particolarmente, perché è un chiaro esempio delle difficoltà e delle problematiche che potevano presentarsi nell’emigrazione allora che, in realtà, somigliano molto a quanto succede attualmente. Ci sono persone bisognose di lavoro che vengono sfruttate da criminali senza scrupoli, che non si fanno problemi a farle lavorare in condizioni disumane, spesso per pochissimi soldi. La fatica dell’emigrazione di fine Ottocento vedeva poi aggiungersi, oltre ai lunghi viaggi in mare, la paura dell’ignoto e la non conoscenza delle lingue. Alba Pellizzari, Anna Floriani, Alessia Chinetti, Susanna Vaia 2UB

Dal zimitoi alla sberzia, il linguaggio degli arrotini

Una lingua per stare uniti Il Trentino è stato per molto tempo terra di emigrazione e il nostro territorio delle Giudicarie è stato forse uno dei più colpiti da questo fenomeno. Il paese di Pinzolo, in Val Rendena, ne è stato protagonista soprattutto per quanto riguarda il lasso di tempo compreso tra la fine della Seconda Guerra Mondiale e gli anni Sessanta del secolo scorso, periodo in cui molti uomini lasciarono le famiglie per raggiungere paesi lontani, dove poter svolgere il lavoro per cui la Val Rendena è diventata famosa: il mestiere dell’arrotino. Ancora oggi, in paese, sono presenti sculture e monumenti che testimoniano gli innumerevoli spostamenti compiuti dai paesani emigrati in tutto il mondo; un esempio lo possiamo trovare camminando lungo il viale principale del paese, dove da alcuni anni è possibile vedere, incastonate nel porfido della strada, delle piastre in granito su cui sono incisi i nomi delle città più conosciute verso cui gli abitanti sono emigrati. All’entrata del paese, inoltre, a dare il benvenuto a tutti coloro che passano per Pinzolo, troviamo la statua di un arrotino, quasi ad indicare il mestiere più diffuso negli anni passati. Le persone che esercitavano questa professione erano spinte dal bisogno economico a spostarsi continuamente, il più delle volte verso l’America, nel tentativo di costruirsi una

vita dignitosa e di gratificazioni professionali, anche se non sempre questo accadeva e spesso la vita nei paesi lontani era difficile, e magari si era costretti a tornare a casa più poveri di quando si era partiti. A causa di ciò la già presente competizione tra la gente del mestiere si sviluppò al punto tale da spingere gli stessi arrotini della Rendena a creare, nei paesi che li ospitavano, una lingua franca (chiamata Taròn) che solo la stretta cerchia di paesani poteva comprendere, staccandosi completamente dalla lingua italiana e inventando termini del tutto nuovi, lontani anche dal dialetto tra-

dizionale, facendo in modo, però, che l’attaccamento alla terra natale fosse ancora più forte. Le espressioni più particolari facevano riferimento alla loro vita quotidiana e ai lavori che svolgevano: alcuni esempi possono essere: Cacial, l’aiutante dell’arrotino; la Balanzona, la grappa; la Sberzia, cioè la fame e il Zimitoi, ovvero il caffè. C’è un particolare quindi che accomuna tutti coloro che sono emigrati da Pinzolo e in generale dalla Val Rendena: l’attaccamento alla lingua parlata in valle. Infatti ancora oggi le persone che sono emigrate da molto tempo e che magari hanno scelto di rimanere a

vivere lontano da Pinzolo confermano che, una volta fatto ritorno nel paese di origine, è per loro più semplice ricordare il dialetto anziché l’Italiano, sia grazie al fatto di aver mantenuto viva la lingua anche una volta lontani, sia per il modo in cui questo si è radicato con il tempo. Eloisa Tisi e Sofia Surci 2LA

Storie di chi sognava l’America

Quasi tutte le famiglie trentine hanno parenti, amici o conoscenti che, negli anni della crisi e soprattutto della fame, sono emigrati per cercare fortuna fuori dalla nostra terra. Alcune famiglie mantengono ancora i contatti con i discendenti e io ho la fortuna di poter parlare quasi quotidianamente, grazie ai social network, con un mio cugino che vive in California. Il suo nome è Dante Pellizzari, lavora come broker finanziario e, quando ci sono gare di go-kart, svolge il ruolo di giudice di gara per la Ferrari; a lui ho chiesto di raccontarmi la storia della sua famiglia. Il suo bisnonno lasciò il Trentino negli anni ‘20 del Novecento per raggiungere l’America, Paese in cui, gli avevano detto, avrebbe trovato molte più opportunità. Purtroppo però, una volta giunto a New York, il denaro non bastava per permettergli di vivere dignitosamente e quindi andò a lavorare nelle miniere del Colorado. Dopo più di un anno iniziò a spostarsi lentamente verso quella che sarebbe stata la meta finale del suo lungo viaggio: la California. Per guadagnare abbastanza da poterla raggiungere accettò di fare i lavori che nessun altro era disposto a compiere: per esempio strisciare dentro i cunicoli bui e bagnati delle case per controllare che effettivamente la casa valesse il prezzo delle ipoteche. Dante mi ha raccontato che anche suo nonno dovette accettare lavori molto faticosi per poter mantenere la famiglia. Le cose iniziarono a migliorare quando il capofamiglia trovò lavoro in una ditta di costruzioni e iniziò a costruire strade. Quando ho chiesto come fosse stato lasciare l’Italia per la sua famiglia, Dante mi ha risposto che ciò che diceva sempre il suo bisnonno: la partenza era stata dolorosa e brutta, ma necessaria, perché: “qui avevamo sempre fame”. Alice Corradi 4TR

I speak, ich spreche, je parle, yo hablo... le lingue del mondo I giovani sono molto spesso influenzati dalla voglia di “scappare”, di andare via e visitare il mondo, in modo da poter avere più opportunità per il proprio futuro. Per questo tendono a scegliere una scuola che si focalizzi sulle lingue, così da poter comunicare e interagire con culture e persone di nazionalità differenti. La scuola, come il Guetti, oltre ad offrire agli studenti la possibilità di svolgere l’anno all’estero, così da poter incrementare le conoscenze della lingua, concede la possibilità di frequentare indirizzi dedicati interamente alle lingue, come il liceo linguistico. Studiare le lingue non vuol dire solamente imparare a parlare, ma anche studiare ciò che significhi essere, pensare, vivere in altri Paesi. Si imparano la letteratura, gli usi, i costumi, come affrontare la vita in paesi completamente diversi dal nostro. Nella vita capacità del genere si rivelano sempre utili, soprattutto in ambito lavorativo. Conoscere le lingue aiuta inoltre nei viaggi e, se ci si vuole trasferire in un paese estero, nell’eventualità che nel nostro le opportunità lavorative scarseggino,

sapere le lingue è sicuramente una marcia in più per decidere di ricominciare in un luogo diverso da quello in cui si è cresciuti. Comunicare in una lingua diversa dalla nostra, inoltre, permette di allargare i propri orizzonti costantemente e sempre più, incontrando nuove persone e conoscendo nuove culture. Sara Nicolini 3LA


Attualità

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Ragioni e mal di pancia di un’opera da 32 milioni di euro

Valvestino, il tunnel divide Il motivo della realizzazione di questo manufatto, che (sia detto per inciso) secondo l’annuncio del sindaco di Magasa Venturini sarà dedicato al prete di Fiavé don Luigi Festi. Parentesi istituzional-ecclesiastica per ricordare che nel 1934 la val Vestino, fino a quel momento trentina, fu aggregata al Bresciano, ma curia, tribunale e catasto rimasero sotto la giurisdizione della nostra provincia. Ecco perché in quelle lande di estrema periferia arrivò don Luigi Festi da Fiavé, che lì rimase dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta. Operò talmente bene che è ricordato al punto da vedersi dedicare un’arteria stradale. Il motivo, si diceva. Semplice: togliere dall’isolamento la val Vestino, ossia trecento abitanti divisi in due comuni, Magasa e Valvestino, quest’ultimo composto da cinque paesi: Armo, Bollone, Moerna, Persone e Turano. I bambini e i ragazzi per andare a scuola devono fare qualche decina di chilometri, sia che si iscrivano alle scuole gardesane, sia che decidano di frequentare gli istituti della valle Sabbia. Un’altra ipotesi sponsorizzata dagli amministratori locali riguarda l’economia: perché non portare i prodotti dell’agricoltura della val Vestino nel Chiese, e segnatamente a Storo, alla sede di Agri 90 (la Cooperativa dei cereali) che potrebbe commercializzarli? Infine, il colle-

di Giuliano Beltrami Viabilità e sviluppo, un binomio per il quale nelle Giudicarie si è sofferto, ci si è lamentati, si sono organizzati convegni, sono stati sottoscritti protocolli d’intesa, sono state firmate mozioni, interrogazioni ed interpellanze nelle istituzioni di ogni ordine e grado. E alla fine, come si dice, la montagna ha partorito il topolino. gamento veloce potrebbe venir buono anche per il turismo della val Vestino e per una sinergia con il turismo del lago d’Idro e della valle del Chiese. La contestazione all’opera, che (ricordiamo) secondo i disegni iniziali dovrebbe essere lunga quattro chilometri, essere a canna unica, anzi, a corsia unica, pertanto necessiterà di un semaforo e del senso unico alternato. La contestazione più ovvia riguarda l’opportunità dell’investimento. “Ma come?”, reclamano non pochi amministratori ed operatori economici della valle del Chiese, “spendiamo più di trenta milioni di euro per un’opera del tutto marginale, quando siamo qua a pietire da decenni il miglioramento della viabilità fra Lombardia e Trentino? E’ una beffa. Anzi, peggio, uno schiaffo in faccia alle Giudicarie: alle imprese del Chiese ed alle aziende turistiche della Rendena”. L’abbiamo detto: così la pensano in molti, se non tutti. Ma intanto l’iniziativa procede a rilento. Per capirci, gli assessori trentino (Mauro Gilmozzi) e lombardo (Ugo Parolo) firmarono in una luminosa giornata di fine maggio del 2017 il protocollo

d’intesa per la realizzazione del tunnel, ma da allora non una pala si è mossa e non è stata scavata nemmeno una tana per il lupo. Tunnel, croce e delizia L’orografia delle nostre valli impone gallerie, inutile sottolinearlo. Gallerie che hanno risolto più di un problema di viabilità. Basti pensare alla valle Sabbia, la cui variante è immersa nella Montagna. Nelle Giudicarie (in particolare sulla direttrice Tione-Trento) fra vecchie e un po’ malandate (vedi quelle di Ponte Pià) e più recenti come le gallerie fra Ponte Arche ed il Limarò, molto si deve in termini di circolazione agli scavi sotto le

Questa è la convinzione di molti, se non di tutti, di fronte alla scelta della Provincia autonoma di Trento di collegare la val Vestino alla valle del Chiese con un tunnel. Opera da 32 milioni di euro in partenza. Alla fine (semmai vi sarà una fine) si vedrà: non serve essere maliziosi per pensare che i costi lieviteranno.

montagne. Molto si deve, ma molto si vorrebbe ancora. E ormai si ha l’impressione che le sgonfie borse dei denari pubblici non riescano a scucire più nemmeno un baiocco. Dove si vuole, s’intende: Persone-Baitoni docet. Sempre che venga realizzata. Ma la storia degli ultimi decenni è costellata di progetti più o meno avveniristici. Uno su tutti: il tunnel Chiese-Garda. L’idea fu lanciata in un umido pomeriggio dell’autunno 1988 dall’allora sindaco di Condino, in piena campagna elettorale per le regionali. “L’economia del Chiese ha bisogno di avvicinarsi all’autostrada”, chiosò. “Quale

miglior modo di farlo che con un tunnel?”. Una decina di chilometri fra Cimego e Riva del Garda: vuoi mettere saltare la valle di Ledro? Dopo il classico momento di entusiasmo per le proposte suggestive, l’ipotesi fu accantonata come slancio di un visionario. Costi troppo elevati: il gioco non vale la candela. Sono passati più di trent’anni e qualcuno ha rilanciato (in tono minore) l’ipotesi: Cimego-Tiarno, stavolta. Pochi chilometri, quindi più abbordabile. Vero, con una controindicazione: quando sei a Tiarno devi percorrere ancora la val di Ledro e scendere nella galleria

dell’Agnese. Scavalchi il passo dell’Ampola, ma è sufficiente per lanciarsi nell’impresa? Chi ha proposto l’idea (Graziano Tamburini dell’hotel Aurora di Cimego) non ha dubbi: “E’ un veicolo commerciale notevole per i flussi turistici”. Che accadrà? Lombardia sognata Negli ultimi quarant’anni il collegamento Brescia-Trentino ha vissuto certamente un’evoluzione positiva. Ricordiamo la creazione del casello di Brescia Est sulla Serenissima, che immette direttamente sulla strada verso Tormini. E poi la variante fino a Ponte Re. Vero, ce n’è voluto del tempo! Perché dopo la sua realizzazione, la strada per anni è stata chiusa per mancanza dei fondi necessari a completare gli svincoli. Sembra una barzelletta, ma è così. E ora? Da Ponte Re al lago d’Idro pareva fatta. In una fredda mattinata del febbraio 2008 i presidenti delle Province di Trento e di Brescia firmarono l’ennesimo protocollo (non se ne può più, verrebbe da dire) che declamava: entro il 2013 strada fatta. Poi ci si accorse che le casse piangevano, perciò si è operato un taglio netto: niente Ponte Re-Vestone nord e realizzazione solo del salto di Lavenone, che (per carità!) è necessario, ma è un altro topolino. “Però per la val Vestino i soldi ci sono”, si lamentano i soliti irriducibili.

Territorio. Al via un corso di innesti e potatura Il Gruppo Culturale “Orti Giudicariesi”, opera sul territorio dal 2018, quando alcuni appassionati interessati alla biodiversità agricola per il recupero delle vecchie qualità di sementi, possibilmente autoctone delle Giudicarie, ha deciso di darsi un nome e l’obiettivo di proporre eventi e momenti di informativi e di crescita culturale in questo ambito. Dopo alcune serate informative organizzate a Preore, Spiazzo, Carisolo, Pieve di Bono e Carisolo ora il gruppo si presenta alle Giudicarie proponendo un corso

di potatura e innesti, grazie alla collaborazione con l’Associazione La Pimpinella di Pergine Valsugana che concretamente si occuperà dell’attività avendola già proposta all’interno delle diverse iniziative di cui si occupa. Il corso è aperto a tutti, senz distinzione di conoscenze sull’argomento, fino ad un massimo di 50 iscritti. Giovedì 12 marzo è previsto l’incontro teorico, (dalle 20 alle 22.30) alla Casa Sociale “Mondrone” di Preore, mentre domenica 15 marzo si svolgerà la parte pratica del corso di pota-

tura a Tione. Sempre due incontri sono previsti anche per il corso di innesti: giovedì 2 aprile, sempre a Preore, medesimo orario, per la parte teorica e infine domenica 5 aprile la parte pratica verrà svolta al capannone dell’impresa di costruzioni Pretti e Scalfi, in località Bass’arnò a Tione. Un’occasione per imparare a curare le piante del proprio giardino in compagnia e fare tutte quelle domande sull’argomento di cui spesso si cercano risposte improvvisate su qualche forum online.


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Attualità

MARZO 2020 La tempesta ha lasciato 40 mila metri cubi di schianti in Valle del Chiese

Boschi e territorio a un anno e mezzo da Vaia di Mariachiara Rizzonelli Il quale rileva come, anche se a volte il tempo sembri concedere momenti di apertura al nuovo ciclo stagionale, di fatto ultimamente l’inverno inizi tardi “Una volta a settembre era già freddo” dice - e così la primavera, tant’è vero che capita spesso che quando piante come i meli o i pruni cominciano a fiorire, arrivino gelate che vanno improvvisamente a fermare il loro sviluppo. Anche la fauna risente locale risente di questo andamento. Le api, ad esempio, in mancanza di una fioritura diffusa hanno grandi problemi a reperire il cibo necessario per sopravvivere fino alla bella stagione, per cui gli apicoltori sono costretti a somministrare loro preparati sostitutivi. L’allungamento del freddo nei mesi tradizionalmente primaverili e il mantenimento del manto nevoso in altitudine, non daranno problemi ai camosci, in grado di sopravvivere per la maggior parte anche ai fenomeni delle slavine, ma sposteranno probabilmente in avanti il risveglio dal letargo degli orsi che a volte si presentano sul territorio e hanno già determinato l’abbassarsi di caprioli e cervi in cerca di cibo a quote minori (si sono già riscontrati alcuni investimenti sulle strade di Condino e Cimego). Ad un anno e mezzo dalla tempesta Vaia ormai la stima dei danni nei boschi della Valle del Chiese è definita, anche se passibile di eventuali revisioni, e data in aumento rispetto al conteggio iniziale: “Ci si rendeva conto di quanto fosse accaduto, ma in alcune zone non era semplice quantificare il danno” afferma infatti Salvaterra. Gli schianti (sia di proprietà pubblica che privata) sul territorio della stazione forestale di Borgo Chiese causati dall’evento Vaia arrivano a circa 40.000 metri cubi. La massa recuperata ed esboscata a febbraio 2020 è invece stimata in 7.000 metri cubi. Ora le imprese dedicate stanno lavorando a pieno ritmo. La quantità

Il mese di marzo segna generalmente il passaggio dal gelo dell’inverno ad arie più miti e giornate più luminose. La natura in questo periodo si ridesta e gli animali iniziano a risvegliarsi dal proprio letargo. Ma al di là di questo bucolico quadro qual è lo stato reale

dei nostri boschi alla ripresa della bella stagione a un anno e mezzo dalla tempesta Vaia e a fronte di importanti cambiamenti climatici? Lo abbiamo chiesto all’Ispettore forestale Franco Salvaterra, comandante della stazione forestale di Borgo Chiese.

del materiale schiantato è però davvero ingente e il rischio è che parte degli alberi caduti perdendo di qualità vengano attaccati dagli insetti xilofagi come il bostrico. “Probabilmente - riflette Salvaterra - bisognerà abbandonare l’idea di riuscire in un recupero totale”. Potrebbe non essere un problema ingente: “Questa è la natura, anche se probabilmente c’è anche la mano dell’uomo. Sono fatti sempre accaduti - spiega i nostri boschi hanno zone di alberi giovani rinati dopo eventi simili passati. Il bosco recupera sempre e il legno che marcisce genera terreno buono per nuovi alberi.”, commenta fiducioso il comandante Salvaterra. L’uomo per parte propria deve invece cercare di coltivare e manutenere il bosco in maniera corretta. “È vero che al momento si fa fatica a muoversi nei boschi - prosegue Salvaterra - ma grazie ad un grande lavoro da parte degli operai

via che si continui in questo comportamento e nel rispetto dei limiti nella raccolta dei frutti del bosco, dal radicchio d’orso, ai piccoli frutti, ai funghi”. L’orso non frequenta abitualmente il nostro territorio, anche se alcuni esemplari nel 2019 hanno causato danni. La lince, unico esemplare in Trentino, si è stabilita invece a cavallo del confine con la provincia di Brescia, tra la Valvestino, la val di Ledro e la val Lorina mentre il lupo nel Basso Chiese per il momento non è ancora presente in branco, ma non è escluso che qualche esemplare si aggiri nelle vicinanze. Da ultimo il comandante Salvaterra ricorda come occorra impegnarsi in maniera più radicale nella lotta alla diffusione dei cinghiali, che imperversano nei prati e nei pascoli di montagna. Ma questa è una misura che spetta di diritto e di dovere alla politica trentina. Salvaterra indica alcune buone pratiche per tutelare boschi e prati: “Nell’ambiente naturale locale le piante aliene an-

schio è quello di finire per perdersi. Evitando di percorrerli in moto da trial o cross, azione di fatto illegale in Trentino”. Buone notizie per quanto riguarda le zone a castagneto, ché finalmente grazie all’inserimento dell’insetto antagonista riprodotto a S. Michele all’Adige la malattia del cinipide del

drebbero tolte; sfuggendo infatti alla coltivazione nei giardini invadono siti naturali circostanti (l’asta del fiume Chiese è infestata da almeno un paio di specie invasive); occorrerebbe mantenere in loco piante autoctone, che fanno la tipicità del nostro ambiente”.

forestali e della Sat stessa i sentieri principali sono stati ampiamente ripuliti. L’indicazione quindi per chi intende riprendere a frequentare il bosco in primavera è di non uscire da questi sentieri, Attraversare un terreno con alberi a terra è molto difficile e spesso inficia il senso dell’orientamento; il ri-

castagno sembra essere stata debellata, e a livello delle coltivazioni per la cimice asiatica, che non sembra essere diffusa sul territorio locale. “Buono ancora il comportamento generale dei frequentatori del bosco - rileva Salvaterra - che difficilmente abbandonano rifiuti al suo interno. È sperabile tutta-


Territorio Con Casa Londra si vuole offrire l’opportunità di vivere un’esperienza che favorisca l’accrescimento delle competenze linguistiche ma soprattutto che aiuti a crescere dal punto di vista personale ed umano: imparare a gestire la quotidianità in un contesto, quello metropolitano, molto diverso da quello a cui i nostri giovani sono abituati, può favorire lo sviluppo di quelle competenze trasversali tanto richieste oggi nel mondo del lavoro. La proposta prevede un soggiorno di due settimane a Londra comprensivo di un corso di lingua inglese per un totale di 40 ore, presso una struttura accreditata dal British Council. Inoltre, la quota di iscrizione comprende alloggio in residence in camera doppia con cucinino e bagno privato, visite ed escursioni organizzate. Per l’edizione 2020 di Casa Londra le due Casse Rurali mettono a disposizione 40 posti, suddivisi su tre partenze scaglionate tra giugno, luglio ed agosto. L’iniziativa si rivolge a giovani di età compresa tra i 16 ed i 32 anni e prevede una quota di

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Casa Londra 2020 Cassa Rurale Giudicarie Valsabbia Paganella e Cassa Rurale Adamello insieme per promuovere soggiorni studio nella capitale britannica Migliorare la conoscenza della lingua inglese, ma anche provare a vivere in un contesto metropolitano, gestendo in autonomia la propria quotidianità e convivendo con persone diverse dai propri famigliari. Questi gli obiettivi di

Casa Londra, progetto della Cassa Rurale Giudicarie Valsabbia Paganella arrivato con successo alla sua 8° edizione che da quest’anno viene promosso insieme alla consorella Adamello. seguito a clienti e figli di clienti ed infine ai giovani residenti nella

zona operativa de La Cassa Rurale. Tutte le informazioni

e il modulo di iscrizione sono disponibili sul sito www.prendiilvolo. it e www.cr-adamello. it. Le adesioni dovranno pervenire entro il 03/04/2020 e la conferma di partecipazione sarà inviata entro e non oltre il 10/04/2020.

Incontro informativo per gli interessati a partecipare a Casa Londra partecipazione che varia a seconda della tipologia di partecipante. Per i soci e figli di soci e per i clienti e figli di clienti è prevista una tariffa agevolata grazie

alla compartecipazione delle due Casse Rurali. Qualora le richieste di partecipazione fossero superiori ai posti disponibili sarà data priorità ai soci e figli di soci, in

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Iscriviti sul sito www.prendiilvolo.it o su www.cr-adamello.it Iscrizioni entro il 03 aprile 2020 In caso di richieste superiori ai posti disponibili sarà data priorità a: soci/figli di soci, clienti/figli di clienti, residenti nella zona operativa delle due Casse Rurali

È previsto un incontro informativo rivolto ai genitori e ai giovani interessati per sabato 14 marzo alle ore 16:00 presso la filiale di Ponte Caffaro della Cassa Rurale Giudicarie Valsabbia Paganella e presso la sede di Tione della Cassa Rurale Adamello (Via 3 Novembre 20). Nel corso dell’incontro saranno date tutte le informazioni di tipo logistico ed organizzativo relative al soggiorno e saranno presentati ai ragazzi i loro tutor londinesi. Si richiede di comunicare la partecipazione all’incontro informativo via mail a relazioni@lacassarurale.it oppure telefonicamente al numero 0465/709360 entro il 12/03/2020.

Parco, assolto su tutti i fronti il presidente Masè I vertici del Parco Naturale Adamello Brenta sono stati scagionati dalla Corte dei Conti, dalle accuse di danno erariale.“Ho sempre avuto fiducia nella magistratura giudicante, consapevole di avere agito con diligenza e nell’esclusivo interesse dell’ente Parco - commenta in una nota il presidente Joseph Masé - Confidavo nell’assoluzione e, ora che la Corte, con solide motivazioni, ha riconosciuto la correttezza dell’operato della giunta, sono molto soddisfatto”.Le sentenze in questione sono tre. La prima assoluzione interessa la consulenza affidata a Six Seconds per attività di formazione del personale, che è stata pronunciata a dicembre 2018 ed è già passata in giudicato. Le altre due sono state pronunciate recentemente, a dicembre 2019, e riguardano, rispettivamente, l’acquisto e la consulenza per la messa a sistema di un software per il controllo di gestione contabile dell’Ente.“Negli anni della mia presidenza - afferma Masé - il Parco è stato purtroppo continuamente sotto attacco, con accuse che hanno destato anche molto clamore e che, come molti ricorderanno, qualchepoliticante in cerca di notorietà ha abbondantemente strumentalizzato”. Per Masé, che ha deciso di non ricandidarsi né alla presidenza del Parco né come sindaco di Giustino, questa piena

assoluzione è anche il momento di togliersi qualche sassolino dalle scarpe: «Ho subìto cinque indagini della Corte dei Conti e un procedimento penale per un presunto abuso d’ufficio, grazie a vigliacchi che denunciano falsità e non hanno nemmeno il coraggio di assumersi la responsabilità delle proprie azioni. Tutte queste procedure, infatti, si sono avviate a seguito di segnalazioni formalmente anonime, perché non firmate o firmate con nomi di fantasia. Anche se, in realtà, di anonimo c’è ben poco, dal momento che, sia io sia i miei assessori, sappiamo molto bene chi c’è dietro a queste menzogne. In almeno un caso, peraltro, la denuncia contiene informazioni riservate ed interne che evidentemente sono trapelate da dentro l’Ente e questo mi rammarica molto». Le origini di dissapori così forti da coinvolgere i tribunali sono probabilmente da ricercarsi all’elezione di Masè, quando gli schieramenti erano due, e molto distanti fra loro: chi sosteneva una ricandidatura dell’uscente Antonio Caola e, implicitamente una continuità con la sua gestione e chi invece voleva cambiare con un nome nuovo e un progetto di riforma dell’ente. Vinse la seconda posizione, ma la frattura non si è mai da allora completamente ricomposta


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Anche in questo ultimo caso si tratta quasi certamente di un falso storico, non essendoci prove documentali al riguardo, originandosi tutto da quella Passio Sancti Vigilii (Atti di San Vigilio) composta in epoca longobarda (VIIVIII sec.), a duecento anni dalla morte del presule, che voleva innanzitutto stimolare una lettura liturgica della figura del Santo, tesserne le lodi e le alte virtù spirituali, più che accostarne la veridicità in senso storico-critico. Saranno questa narrazione, dai toni encomiastici ed apologetici, accanto a quella più tarda del domenicano Bartolomeo da Trento, di metà Duecento, a fornire la materia prima per ogni racconto figurato su Vigilio, lasciando sullo sfondo le uniche vere testimonianze scritte che lo riguardano, in primis le sue lettere a San Simpliciano, vescovo di Milano, e a San Giovanni Crisostomo, vescovo di Costantinopoli, in merito al martirio dei tre missionari cappadoci in terra d’Anaunia. Le Giudicarie, per ovvie ragioni, rientrano a pieno in questo controverso immaginario vigiliano, ospitando sul proprio territorio numerose dedicazioni al santo vescovo, su tutte la Pieve di Spiazzo, dove la tradizione vuole si sia consumato il presunto martirio intorno al 400 d.C.. Dal 1218 viene documentata la cappella di Stenico, in seguito curazia e poi parrocchia. Nel 1309 nell’elenco delle pievi vigiliane, assieme a Ossana, Nago, Maia e Spor, compare Spiazzo. La visita pastorale promossa da Bernardo Clesio tra il 1537 e il 1538 contempla accanto a Stenico pure la curaziale di Molveno, entrambe appartenenti alla pieve di Banale, le chiese di carattere devozionale di Pin-

Quelle “sgalmere” innocenti

Arte

di Giacomo Bonazza L’interessantissima e coraggiosa mostra “L’ invenzione del colpevole. Il “caso” di Simonino da Trento, dalla propaganda alla storia”, che in questi mesi si offre ai visitatori negli spazi sempre evocativi del Museo Diocesano Tridentino, sulla scia di un’ indagine ormai decennale sul culto “sbagliato” del piccolo martire, sorto su un inzolo e Vat nella pieve di Tione; di quei tempi la cappella di Curè nel Lomaso. Anche a Lodrone è documentata una cappella dedicata a San Vigilio, soppressa nel 1790. Sui confini della diocesi tridentina con Brescia, Bagolino e Droane nella pieve di Tignale, appartenenti alla giurisdizione religiosa trentina fino al 1785, custodiscono una memoria vigiliana; la chiesa di San Giorgio di Bagolino, che vede come contitolare il santo trentino, conserva un bel ciclo di affreschi seicenteschi dedicati al suo martirio. In terra bresciana il culto di Vigilio è molto diffuso, dalla Val Sabbia alla Val Trompia, dove la tradizione attesta lo “sconfinamento” del vescovo dalla sua diocesi a causa di un irrefrenabile zelo missionario. Per quanto riguarda le testimonianze iconografiche

inerenti il santo nelle chiese giudicariesi, assai numerose e ricorrenti, ci limitiamo, in questa sede, a segnalarne alcune particolarmente significative dal punto di vista storico artistico. Tra le più antiche il lacerto di affresco con il martirio del santo (XV sec.) nella piccola chiesa di San Vigilio a Vat, presso Tione, sulle sponde della Sarca, dove la Passio localizza il ripescaggio del corpo del martire dopo la morte violenta. Di inizio Cinquecento la statua lignea di San Vigilio incastonata nel trittico tardo gotico, conservato nel battistero di Vigo Lomaso, proveniente dal Monte San Martino di Lundo. Di metà Cinquecento la splendida pala della chiesa di Godenzo, di autore tirolese, tra innovazioni rinascimentali e reminiscenze gotiche, con San Vigilio, il patrono della

fanticidio rituale mai provato, sollecita, quasi di riflesso, una parallela rivisitazione del topos legato al martirio “rendenero” di San Vigilio, che ha informato per parecchi secoli l’iconografia legata al patrono della nostra diocesi, individuando nella vallata giudicariese lo scenario del tragico evento.

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Foto 1 - Godenzo, chiesa di S. Giovanni Evangelista: Madonna col Bambino, S. Vigilio, S. Giovanni Evangelista, S. Lorenzo e S. Antonio Abate - Autore ignoto di ambito tirolese/lombardo, XVI sec. Foto 2 - Cimego, chiesa di S. Martino: S. Martino in gloria, S. Vigilio e S. Stefano - Domenico Zeni, 1808

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chiesa San Giovanni Evangelista ed altri santi davanti al trono della Madonna col bambino. In questa tela il santo vescovo ha in mano lo zoccolo (“sgalmare”, “cospi”), lo strumento del suo martirio ad opera dei rustici idolatri di Rendena, codificato e divulgato come attributo specifico in uno scritto del 1546 dallo storico Giano Pirro Pincio. Del 1539 lo straordinario ciclo vigiliano, a cura di Simone II Baschenis, nell’abside gotica della chiesa di San Vigilio a Pinzolo: ventisei riquadri disposti su due registri a raccontare la prodigiosa vita del santo; un’ impresa pittorica da affiancare a quelle precedenti, di fine Trecento, del vescovo Giorgio di Liechtenstein che racconta la storia di Vigilio sui suoi parati liturgici e dell’artista di ascendenze

giottesche che affresca le pareti della chiesetta di San Vigilio al Virgolo nei pressi di Bolzano. Simone II Baschenis è pure l’autore della smagliante tavola, raffigurante un ieratico San Vigilio, nella chiesa di Dasindo, a latere delle sua ordinaria attività di frescante. Di pregevole fattura il paliotto in cuoio, datato 1638, conservato nell’arcipretale tionese, con San Vigilio e San Giovanni Battista. A metà Seicento si può datare la magnifica pala di Alessandro Turchi detto “l’Orbetto”, nella parrocchiale di Roncone, dove Vigilio e Stefano contemplano la Madonna in Gloria col Bambino. Sempre sulla facciata di San Stefano una elegante statua di San Vigilio, attribuita a Francesco Oradini, tra i protagonisti assoluti della scultura

settecentesca trentina. La figura di San Vigilio compare pure sulle preziose tele di Carlo Pozzi nel dipinto di Sant’Anna a Condino (XVII sec.); dell’artista di ambito veronese a Breguzzo (chiesa di Sant’Andrea: pala con San Vigilio, Sant’Andrea e Madonna in gloria col Bambino, prima metà del XVII sec.); di Erasmo Anonio Obermüller a Tavodo (chiesa di Santa Maria Assunta: Immacolata del XVIII sec.); di Francesco Unterperger a Pieve di Bono (chiesa di Santa Giustina: Immacolata con Santi, 1740 ca.); di Domenico Zeni a Cimego (chiesa di San Martino: San Martino in gloria e i santi Vigilio e Stefano, 1808); di Giuseppe Craffonara a Stenico (chiesa di San Vigilio: San Vigilio in gloria, 1825).


Economia

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Creato nel 2011, riguarda anche i dolci

Si rafforza il marchio Qualità Trentino per il pane Con la delibera n. 80 del 24 gennaio 2020 la Giunta Provinciale ha accolto la nuova versione del “Disciplinare di produzione per il pane fresco e i dolci da forno” sostenuta oltre che dall’Associazione panificatori, anche dall’Assessora all’agricoltura, foreste, caccia e pesca Giulia Zanotelli. Da premettere che nel 2011 era stata approvata la creazione del Marchio Qualità Trentino (MQT), un marchio di qualità con indicazione di origine, nato per garantire il riconoscimento di prodotti agroalimentari territoriali con un elevato standard di qualità, stabilita attraverso specifiche disposizioni approvate dalla Giunta provinciale e certificata da organismi di controllo indipendenti e accreditati, come riporta la Confcommercio Trentino. Il MQT nasce da una parte per garantire un’alta qualità dei prodotti, dall’altra per incentivare e valorizzare l’intera produzione agroalimentare della regione attraverso un brand che possa essere sinonimo di garanzia della qualità trentina. Per poter utilizzare questo marchio è necessario entrare in possesso del Certificato di Conformità, rilasciato dall’Organismo di Controllo. «Grazie all’impegno della nostra Associazione ed al sostegno della Giunta Provinciale e dell’Assessore Zanotelli è stata approvata la nuo-

È stata approvata la nuova versione del “Disciplinare di produzione per il pane fresco e i dolci da forno” a marchio Qualità Trentino, grazie all’impegno dell’Associazione Panificatori della provincia di Trento. Le nuove modifiche supereranno la maggior parte delle difficoltà riscontra-

va versione del “Disciplinare di produzione per il pane fresco e i dolci da forno”, che avvalorerà la produzione di pane fresco e dolci da forno realizzati con tecniche artigianali ed ingredienti derivati dall’agricoltura locale ed al tempo stesso sensibilizzerà il consumatore affinché scelga prodotti di eccellenza dell’offerta gastronomica panaria trentina», spiega Emanuele Bonafini, Presidente dell’Associazione Panificatori. Il marchio di qualità con indicazione di origine “Qualità trentino” verrà utilizzato di conseguenza per il pane e i dolci da

forno che seguiranno le norme in materia di qualità, origine e produzione. Così come la produzio-

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te dagli imprenditori associati nell’ottenimento della certificazione e rafforzeranno la produzione artigianale di pane e dolci da forno con l’utilizzo di ingredienti locali, dando quindi un forte impulso all’acquisto di prodotti certificati di qualità.

ne e il confezionamento, anche gli ingredienti dovranno provenire dalla regione specificata.

«È importante tutelare il consumatore, guidandolo nelle scelte di acquisto di pane e prodotti freschi, preparati con lavorazioni tradizionali, materie prime ed ingredienti qualitativamente adeguati. Grazie al conseguimento di questo traguardo, sarà dunque possibile reperire nei punti vendita pane fresco e dolci da forno a Marchio Qualità Trentino, entrando a pieno titolo, con specialità panarie

autoctone, nella filiera dei prodotti tipici e tradizionali trentini», sostiene Bonafini. Grazie al nuovo disciplinare vengono così definiti gli impasti, gli ingredienti e le procedure sia per la produzione

del pane fresco, nelle sue diverse tipologie, sia per i dolci tipici trentini, ponendo particolare attenzione alle nuove tendenze alimentari e agli aspetti salutistici. Sotto la categoria di pane fresco troviamo il pantrentino, il pane al mais, il pane delle Dolomiti e il pane di segale. Per i dolci da forno vengono invece menzionati strudel, zelten, torta de fregoloti e pane dolce di s. Vigilio. (F.C.)


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Memoria

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Un carro con i maiali (veri) a rappresentare gli Stati

Carnevale 1935, a Tione la Società delle Nazioni Era il 1935, un anno di svolta per gli equilibri politici europei: nel Regno d’Italia Mussolini, da circa dodici anni a capo del Governo, dopo la Marcia su Roma, cercava con ogni mezzo di mettersi in mostra presso le grandi potenze europee e mondiali. Il tutto attraverso enormi sforzi propagandistici e magniloquenti discorsi alle folle nelle piazze d’Italia, che da un lato servivano a mostrare al mondo il carattere pugnace della nuova Italia fascista, e dall’altro a rinsaldare il consenso delle masse verso un governo ritenuto forte e capace di portare l’Italia tra le “nazioni che contano”. Per farlo Mussolini puntò anche alla creazione di un più vasto impero coloniale, progettando l’aggressione all’allora unica nazione africana rimasta indipendente, ovvero l’Impero di Etiopia. L’Italia, fino ad allora, era in buoni rapporti con il Regno Unito e la Francia, tutte e tre facenti parte della Società delle Nazioni (organismo internazionale nato nel 1920 su volontà dell’allora Presidente degli Stati Uniti Woodrow Wilson per favorire la pace tra le nazioni mondiali, una sorta di ONU ante litteram) e tutte e tre equidistanti dalla Germania hitleriana, ancora vincolata alle imposizioni militari del trattato di Versailles del 1919 (che prevedevano, ad esempio, che questa non dovesse avere un’arma aerea e che il suo esercito non dovesse superare le centomila unità, oltre ad altre pesanti limitazioni per la marina militare). Tuttavia, il crescente militarismo italiano in preparazione alla guerra in

di Aldo Gottardi

Esattamente due anni fa usciva sul Giornale delle Giudicarie un articolo dedicato ad alcune antiche usanze e spigolature carnevalesche tionesi, per il quale si era attinto alle memorie storiche del farmacista Guido Boni e di Romeo Dorna. Come riportato in quell’articolo, la storia del Carnevale tionese affonda Etiopia mise in allarme le nazioni europee. In particolare il Regno Unito, che vedendo in questa avventura coloniale una rottura degli equilibri internazionali, iniziò ad osteggiarla, arrivando ad inviare delle corazzate nel Mediterraneo come deterrente. Il clima di tensione che si generò, non fece altro che avvicinare l’Italia fascista alla Germania hitleriana, allontanandola dalla Società delle Nazioni, vista ora come un ostacolo alle velleità di grandezza del popolo italiano. A questa delicata situazione geopolitica internazionale, preludio a ben più grandi e drammatici futuri eventi, si ispirò un carro del Carnevale tionese di quell’anno. Senza lesinare sulla consueta carnevalesca irriverenza (forse in quest’occasione anche “ispirata” dall’allora martellante ed onnipresente propaganda fascista), il tema della Società delle Nazioni fece il suo ingresso trionfale lungo il viale di Tione, per il quale furono assunti particolari “attori”. A consegnarci una descrizione di questo carro è Romeo Dorna nelle sue memorie: in questo carro, dunque, sei maiali sistemati in apposite postazioni con tanto di microfono rappresentavano la Cina, il Regno Unito, la Russia, la nazione immaginaria di “Cantesbuss” con il suo Vescovo e ben due postazioni erano dedicate all’Etiopia, un maiale era

il rappresentante dell’intera nazione (chiamata all’epoca anche Abissinia) e un altro impersonava nientemeno che il Negus (“sovrano”) Hailé Selassié. Ogni animale aveva il suo “inserviente” che nascosto tirava l’orecchio a questo o a quel maiale, che infastidito iniziava a strillare. Strilli che venivano “tradotti” da un attore umano che vestiva i panni dello speaker-traduttore. Dopo alcune domande parodiate sulla situazione interna-

le sue radici in tempi remoti, con rituali ed elementi unici (nel bene e nel male). In questo articolo vorrei approfondire uno dei tanti divertenti aneddoti allora riportati brevemente, significativo per il contesto nel quale si inseriva e per l’irriverenza (anche “politica”) che lo contraddistinse.

zionale e sulla politica europea, uno dei partecipanti “umani” al carro intervenne dicendo: “Adesso offriamo un rinfresco ai deputati!” e prendendo un secchio di scotta lo svuotò in un trogolo che si trovava al centro del carro. I maiali, affamati, lasciarono le loro postazioni e cominciarono a saltare e correre verso il cibo con grande confusione sul palco e grandi risate tra gli spettatori. Mentre gli animali erano tutti intenti a mangiare, uno dei

TERRITORIO, PERSONE E COMUNITÀ.

figuranti gettò altra scotta sulle teste dei maiali, che sentendosele bagnate iniziarono a scrollarsi gettando il cibo dappertutto, sul carro e sulla gente che stava a guardare. Tra queste era presente, in prima fila, anche il Maresciallo dei Carabinieri che tra l’ilarità generale fu imbrattato dalla testa ai piedi. È questo il ritratto di forse uno dei più irriverenti carri del Carnevale tionese, che al di là della parodia alla scena politica na-

zionale ed internazionale (cosa che avviene ancora oggi), ci racconta molto anche di come la propaganda fascista era riuscita a convincere il popolo non solo della legittimità delle

aspirazioni coloniali (per le quali alcuni giudicariesi perderanno anche la vita in battaglia), ma anche delle rimostranze delle altre nazioni (ora nemiche) viste come tentativi di impedire i sogni di grandezza italiani. Questi temi furono di fatto assimilati e portati in scena con questo carro. Alla luce di tutto ciò, questo aneddoto carnevalesco, oltre all’ilarità per la comicità della scena, fa decisamente riflettere.

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Attualità “L’educazione intergenerazionale - argomenta Masè - concepisce l’azione educativa non solo come tempo e luogo delle spiegazioni e della trasmissione del conoscere, ma anche come ascolto reciproco tra persone di età diverse portatrici ognuna di una specificità propria, superando le barriere culturali, sociali e fisiche che separano le strutture dedicate alla cura degli anziani e dei bambini. Il tema dell’educazione intergenerazionale sottolinea l’importanza che la relazione tra i due “estremi della vita” ha sia per i bambini che per gli anziani e come entrambi possono arricchire le conoscenze dell’altro”. E come lo sanno le tante famiglie che proprio su nonne e nonni contano per l’educazione e la cura dei propri piccoli, in una società dove il modello della famiglia nella quale convivevano contemporaneamente più generazioni è sparito, assorbito da ruoli sociali e professionali diversi, da un’economia che non è più quella agricola nella quale tale modello era predominante. “Con il venir meno della famiglia patriarcale/matriarcale - si legge nella mozione - diventa sempre più difficile sconfiggere lo stereotipo dell’anziano come colui che non serve a nulla e che anzi può richiedere un impegno di cura che sottrae tempo. Non si tiene conto del fatto che gli anziani e i bambini insieme stanno bene e imparano gli uni dagli altri, pertanto l’educazione intergenerazionale può rappresentare una possibilità di incontro e un fattore “protettivo” per il benessere psichico di entrambe le generazioni. La globalizzazione, la migrazione, l’abbassamento del tasso di fertilità, il ruolo della donna nel mercato del lavoro sono cambiamenti che contribuiscono significativamente ad una concezione dell’invecchiamento come momento in cui si passa dall’essere significativi a non essere più utili, con le drammatiche conse-

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La Civica ha presentato una mozione in consiglio provinciale

Educazione intergenerazionale: nonni, bimbi e adolescenti tornino assieme Obiettivo: combattere solitudine e stereotipi Qualche numero fa, sul Giornale delle Giudicarie, il dottor Gianni Ambrosini ha parlato del tema della solitudine e delle due conseguenze dal punto di vista medico. Anche su spunto di quell’articolo, la

consigliera giudicariese Vanessa Masè con il suo gruppo La Civica, ha predisposto una mozione per il consiglio provinciale che affronta il tema dell’educazione intergenerazionale.

guenze che conosciamo quali l’aumento della solitudine e delle conseguenti patologie ad essa connesse. Non esiste più, come in passato, la figura femminile di riferimento per la famiglia la cui funzione era anche quella di assistere gli anziani e i bambini garantendo in un certo senso una continuità intergenerazionale”. E la separazione fra le generazioni si fa sempre più ampia. In parte anche per una organizzazione di tempo libero e di tutte quelle istituzioni che si occupano di sostenere le famiglie e la socialità che ha privilegiato nel suo svilupparsi il raggruppare per età omogenee: ci sono gli asili nido per i piccolissimi, le scuole, le case di riposo per gli anziani, e spessissimo queste strutture non comunicano fra loro, anche se coesistono nella stessa comunità. Sono “mondi separati” con regole proprie e propri ritmi, ma nessuno di essi comunica con l’altro, possiamo dire che “si ignorano” inconsapevolmente, quindi frequentando questi servizi dedicati in esclusiva, i bambini e gli anziani non hanno più molte opportunità

il ruolo delle persone anziane è fondamentale, soprattutto ora che i bambini sono pochi e spesso figli unici”. Esistono esperienze a livello europeo di educazione intergenerazionale, come il Progetto “Toy”, che si è sviluppato tra il 2012 e il 2014, con la partecipazione di diversi stati europei e alcune realtà educative anche italiane. Questa sperimentazione ha favorito la creazione di reti, promosso lo scambio di buone pratiche e di strumenti innovativi che sono stati messi a disposizione del terzo settore, delle scuole, dei comitati di quartiere, delle autorità locali, delle case di riposo. Oltre a coinvolgere le persone anziane e i bambini piccoli, “Toy” ha coinvolto anche la ‘generazione di mezzo’, come i genitori, gli educatori, gli insegnanti, e i diversi operatori impegnati nella cura degli anziani. Gli asili nido, le scuole, i centri e le organizzazioni per anziani, le organizzazioni culturali e artistiche e i Comuni sono stati incoraggiati a sviluppare ulteriori opportunità di apprendimento intergenerazionale all’interno della comunità. Le persone

di incontrarsi e interagire nella vita quotidiana. “I bambini, con il loro carico di energia e di vita davanti hanno bisogno di sperimentare più forme di socialità - prosegue la mozione - di sentirsi parte di una comunità che non è fatta solo di bambini, ma anche di persone con età differenti. L’esperienza che i piccoli possono ricevere nell’incontro con le persone anziane è un fondamento di crescita. L’anziano offre al bambino tempi e spazi completamente diversi da quelli dei genitori e a differenza dei genitori, protesi al futuro e sempre “di fretta”, la persona anziana offre al bambino altri ritmi, lentezza e uno spazio libero dove essere se stesso. Grazie a questo incontro i piccoli hanno la possibilità di scoprire la vecchiaia, come età della pazienza e della saggezza, attraverso un’esperienza reale che un domani ne farà adulti senza pregiudizi e discriminazioni, soprattutto in una società che è sempre più vecchia. Insomma, la società di oggi sta cambiando in fretta rispetto al processo di invecchiamento, recuperare all’interno di essa

anziane attraverso nuovi e frequenti contatti con i bambini, si sentono così valorizzate e sentono di poter dare un ulteriore proprio contributo alla società; questo porta loro anche nuove energie e migliora la salute e il benessere in generale. Considerando che l’isolamento sociale colpisce quasi una persona su dieci tra i soggetti over 65, che numerosi studi sottolineano come l’impegno in relazioni sociali risulti per gli anziani estremamente vantaggioso per la salute fisica e mentale, i programmi intergenerazionali favoriscono la comunicazione tra anziani e giovani o giovanissimi. Esperienze nazionali e internazionali hanno messo in evidenza i possibili vantaggi per entrambi i gruppi di età. Per i soggetti di età avanzata si vede un aumento dell’autostima, del benessere percepito, dei contatti sociali e una riduzione dello stress. Nei bambini coinvolti vi è un atteggiamento positivo nei confronti degli anziani e una maggiore comprensione del processo di invecchiamento. Un programma di intera-

zione intergenerazionale ha quindi l’obiettivo di ottenere benefici per entrambi i gruppi interessati e creare una connessione tra generazioni che sia vantaggiosa per entrambe; si combatte l’isolamento sociale e la depressione delle persone anziane attraverso l’interazione con i bambini, restituendo loro il ruolo di “caregiver”, mentre ai bambini si da un ambiente più familiare e meno strutturato, aumentando sia il loro livello di comfort nell’ambiente scolastico, sia le loro capacità relazionali con gli adulti e gli anziani anche portatori di disabilità. La mozione a firma di Vanessa Masè richiede quindi di impegnare la giunta provinciale a valutare la possibilità di realizzare e promuovere progetti di integrazione educativa intergenerazionale; a realizzare un progetto pilota, in via sperimentale, coinvolgendo i soggetti che potrebbero essere interessati come i servizi per l’infanzia, le Rsa e Apsp, quelle associazioni che operano con minori e/o anziani ed i genitori, anche per individuare gli spazi idonei; ed infine a valorizzare anche nell’ambito della proposta pedagogica dei servizi all’infanzia, percorsi di integrazione educativa intergenerazionale.

La Sarca Nuda, tutti a pulire il letto del fiume Sua maestà l’acqua: fonte di vita e bellezza si festeggia in tutto il globo il 22 marzo, in occasione della Giornata mondiale ad essa dedicata dalle Nazioni Unite. E quella prima domenica di primavera sarà un giorno davvero speciale per la Sarca, il fiume che dalle vette del Gruppo Adamello-Presanella e dalle Dolomiti di Brenta scorre fino al Lago di Garda: l’associazione Rotte Inverse con il Bim del Sarca invitano infatti per quel giorno tutti i cittadini a ripulire ciascuno il pezzo di fiume che scorre sul proprio territorio. “La Sarca nuda” è il nome dell’iniziativa, che prevede una giornata di caccia al rifiuto con l’obiettivo di ri-

pulire i 77 chilometri del corso d’acqua trentino. L’idea è nata da una passeggiata lungo l’argine del fiume all’indomani della tempesta Vaia: assieme a rami spezzati, tronchi e foglie le acque erano piene di rifiuti. Una scena desolante. Erano così tanti che Daniele Monetti, passo dopo passo, ha iniziato a raccogliere quello che incrociava, finendo per rientrare con due borse colme di plastica. La tristezza a volte dona anche slanci inattesi di ispirazione: Daniele ha tirato fuori la sua macchina fotografica e scattato un’istantanea della sua bicicletta carica dei rifiuti raccolti, postandola poi sul suo profilo Facebook. E la forza bella e costruttiva

che la rete regala, quando viene usata con arguzia, ha fatto il resto: le persone hanno risposto con grande interesse e la pratica di raccogliere rifiuti durante le escursioni si è diffusa a macchia d’olio, diventando poi messaggio civico grazie ai social. I giornali hanno dato spazio e fatto da cassa di risonanza al piccolo, grande, fenomeno che si stava verificando nel Basso Sarca e da qui ecco l’ispirazione: perché non istituire un momento di pulizia, tutti assieme, delle sponde del fiume? La caccia al rifiuto, sempre via social network, è quindi partita: l’Associazione Rotte Inverse, di cui Monetti è presidente, ha organizzato il 17 marzo dello

scorso anno tre diversi percorsi di raccolta. All’appuntamento si sono presentate oltre cento persone, all’organizzazione si sono aggregate tante altre associazioni: Cantiere 26, Abilmente, Comitato Salvaguardia Olivaia, Smarmellata, la scuola nel Bosco di Canalescuola e Gas Arcobalena. Dal fiume è stato ripescato di tutto: portabici, pezzi di moquette, lamiere, batterie di auto, bottigliette di plastica. L’evento, insomma, è stato un successo. E i successi portano entusiasmo e coraggio: l’idea si è trasformata in un sogno, quello di vedere l’intero corso del più grande immissario del Lago di Garda ripulito dai rifiuti, come la natura lo ha

creato. L’associazione ha deciso di coinvolgere il Bim del Sarca, custode del fiume con il suo progetto di parco Fluviale, e a Tione i rappresentanti dei 27 comuni all’interno dei quali si snoda il corso della Sarca sono stati invitati a partecipare al progetto e proporre un referente che si occupi di sostenere sul proprio territorio il lavoro di Rotte Inverse in vista del 22 marzo: coinvolgendo associazioni e cittadini, ipotizzando i percorsi da seguire lungo le sponde del fiume e predisponendo luoghi di raccolta per il materiale da smaltire. L’appuntamento è per tutti il 22 marzo, sulle sponde più vicine della Sarca.


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Territorio

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Già 36 i multati dalla polizia delle Giudicarie da inizio anno

La videosorveglianza contro l’inciviltà nelle isole ecologiche di Chiara Garroni Nonostante questo si sappia, c’è gente che arriva con la propria auto ed abbandona immondizia fuori dai cassonetti, o butta l’indifferenziato nei cassonetti sbagliati. C’è poi chi la lancia nelle scarpate, e questo indubbiamente è più difficile da sanzionare. Ma qualcuno è stato individuato, grazie al lavoro minuzioso dei vigili, unito all’ingenuità di chi lascia in giro immondizia con qualche segno di riconoscimento, come una busta con nome ed indirizzo ancora ben leggibili. Con i Crm (centri recupero materiali) sparsi nel territorio, che raccolgono tutto senza spesa per i residenti, è davvero inspiegabile che ci siano giudicariesi che non li usino, e preferiscono insudiciare il proprio territorio, rischiando anche di essere sanzionati. E’ vero che ci sono anche turisti che si cimentano nello sport del “lancio dell’immondizia”, ma in questa gara a chi è meno civile si raggiunge la parità. Questo aspetto relativo ai rifiuti è solo una piccola parte del lavoro della polizia locale, ma tocca un

Dai primi di gennaio a metà febbraio 2020, dunque un mese e mezzo, sono state 36 le persone sanzionate dalla polizia locale delle Giudicarie centrali perché hanno gettato i rifiuti dove non dovevano. In tutto il 2019 erano state 25. Dun-

punto non secondario per il territorio. La valorizzazione del turismo, traino dell’economia locale, passa anche dal decoro del paesaggio. Quando gli addetti alla pulizia delle scarpate trovano di tutto ai bordi di certe strade, ci si rende conto che è un aspetto da curare, e c’è da plaudire al lavoro di chi controlla tutto ciò.

Il Giornale delle Giudicarie mensile di informazione e approfondimento

Anno 18 n° 3 marzo 2020 Editore: Associazione “Il Giornale delle Giudicarie” via Circonvallazione, 74 - 38079 Tione di Trento Direttore responsabile: Paolo Magagnotti Coordinatore di Redazione: Denise Rocca Comitato di redazione: Elio Collizzolli, Aldo Gottardi, Matteo Ciaghi, Denise Rocca Hanno collaborato: Gianni Ambrosini, Adelino Amistadi, Mario Antolini Musòn, Enzo Ballardini, Giuliano Beltrami, Dario Beltramolli, Giacomo Bonazza, Alberto Carli, Massimo Ceccherini Podio, Francesca Cristoforetti, Chiara Garroni, Enrico Gasperi, Alfio Ghezzi, Marco Maestri, Mariachiara Rizzonelli, Tiziano Salvaterra, Alessandro Togni, Alberta Voltolini, Ettore Zampiccoli, Marco Zulberti, gli studenti dell’Istituto Guetti Per la pubblicità 3356628973 - 338 9357093 o scrivere a sponsorgdg@yahoo.it Il giornale è aperto a tutti. Per collaborare si può contattare la redazione (3286821545) o scrivere a: redazionegdg@yahoo.it Direzione, redazione via Circonvallazione, 74 - 38079 - Tione di Trento Stampato il 3 marzo 2020 da Athesia - Bolzano Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 1129

La polizia municipale di Pinzolo ha riscontrato 35 violazioni, quasi tutte per l’abbandono dei rifiuti, ed anche in alta Rendena si stanno installando impianti di video sorveglianza che daranno supporto sia per la prevenzione che per la repressione. In val del Chiese ci sono stati anche controlli relativi ad inquinamenti industriali. Dal profilo Facebook della polizia del Chiese si riportano le seguenti informazioni: nel corso del 2019 la polizia locale ha fortemente incrementato i controlli in materia ambientale con

que un aumento enorme, dovuto in gran parte alla videosorveglianza. A Tione, Ponte Arche, Porte di Rendena sono molte infatti ormai le isole ecologiche provviste di telecamere, ed aumenteranno ancora. risultati importanti nell’ambito dell’attività di accertamento delle violazioni. In collaborazione con Appa sono state svolte indagini relative alla presenza di Pfos nel basso Chiese utili a restringerne la zona di provenienza consentendo di formulare alcune ipotesi sulla provenienza degli stessi. Tali indagini, che sono tutt’ora in corso, sono particolarmente difficoltose a causa della contaminazione molto lontana nel tempo. Due le indagini di rilevanza penale che hanno coinvolto scarichi industriali fuori norma che in entrambi i casi hanno portato al deferimento all’autorità giudiziaria. In particolare uno dei due è relativo allo scarico con autorizzazione scaduta e non conforme di sostanze pericolose. Relativamente alla gestione di rifiuti due i casi accertati nel corso del 2019. In un caso è stato accertato l’abbruciamento al suolo in un capannone industriale dismesso ove erano in corso lavori di pulizia con l’ammissione al pagamento di una sanzione amministrativa di 6.500 euro. In un secondo caso è stata accertata la gestione non conforme da parte di

una ditta di trattamento rifiuti che aveva depositati quantitativi enormemente superiori a quanto autorizzato e con modalità non corrette. In questo caso la ditta è stata multata per 3.250 euro. Anche in materia di inquinamento sonoro sono state sanzionate due ditte per emissioni in orari non consentiti. La gestione dei rifiuti urbani è notoriamente un grave problema causato dall’indisciplina dei produttori di rifiuti; 20 sono i verbali amministrativi contestati per violazioni al Testo unico sui rifiuti o ai regolamenti comunali in materia. Tra queste sono state accertate violazioni a carico di una persona che conferiva i propri rifiuti nei cestini dei parchi pubblici ed individuata solo grazie ad un lungo lavoro che ha consentito di sorprenderlo nel momento in cui depositava il sacchetto. In alcuni casi preziosa è stata la collaborazione dei cittadini come nel caso del deposito avvenuto presso il Bicigrill di Condino dove venivano rinvenuti arredi da bagno, elettrodomestici, borse contenenti indumenti, imbottiture e tappetini, suppellettili varie da cucina.

La pronta segnalazione di alcuni cittadini ha consentito di sanzionare i turisti con 1000 euro. Non pochi i verbali contestati per l’abbandono nei boschi della valle, ma pochi sono i casi in cui si è potuto risalire al trasgressore. Infine è stata denunciata una ditta per non aver rimosso l’amianto, cosa poi avvenuta nei 30 giorni successivi all’intervento della polizia locale. Da segnalare infine una questione particolare, quella della raccolta dei farmaci scaduti. Se gettati insieme ai rifiuti urbani o dispersi nell’ambiente, i farmaci possono inquinare il sottosuolo e le falde acquifere e creare considerevoli danni ambientali. E’ quindi necessario smaltirli separatamente: vanno possibilmente portati al CRM oppure consegnati presso le farmacie o gli ambulatori medici, o presso i municipi, dove si trovano i cassonetti rossi. I farmaci scaduti vengono trasferiti ad una apposita ditta, che provvede al loro definitivo smaltimento. Il consiglio è di controllare ogni tanto i medicinali tenuti in casa, per eliminare quelli scaduti: sciroppi, pastiglie, flaconi, pomate, fiale per iniezioni, disinfettanti. Sono sostanze pericolose per l’ambiente, dunque da portare nei cassonetti rossi.

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Alimentazione

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Ogni italiano ne beve oltre 200 litri a testa all’anno. Moltiplicato per l’intera popolazione troviamo oltre 11 miliardi di bottiglie consumate, quasi interamente in plastica. Molti di noi pensano che questa plastica si possa riciclare con facilità ma non è vero: solo 2 bottiglie su 10 sono effettivamente riciclate, il resto viene in vario modo disperso nell’ambiente e solitamente finisce in mare. Nel tempo, le bottiglie in plastica si trasformano in microplastiche assunte dai pesci, che possiamo poi acquistare e mangiare (in Trentino meno che nel resto d’Italia visto che da noi si consuma meno pesce). Considerato che il peso medio di una bottiglia vuota è 40 grammi, con un calcolo molto semplice possiamo stimare quanta plastica viene prodotta in un anno per le sole bottiglie d’acqua. E da qui, sapendo che per produrre 25 bottiglie in plastica servono 2 kg di petrolio, ricaviamo la quantità totale di petrolio necessaria per produrre tutte queste bottiglie: 880.000 tonnellate! Non molti anni fa nei supermercati gran parte delle acque minerali si vendevano nelle bottiglie di vetro che avevano il

L’acqua, attenzione all’uso della plastica A cura di Dario Beltramolli Ogni essere umano possiede scorte di grasso corporeo utili in condizioni di carenza di cibo, ma non ha riserve d’acqua. Se consideriamo che ogni giorno la perdita d’acqua obbligatoria è pari a circa due litri, è possibile rendersi conto del motivo per cui l’uomo possa sopravvivere poco più

di una settimana senz’acqua e abbia necessità di berne ogni giorno per ripristinare le perdite. In Italia siamo i campioni mondiali di consumo di acqua minerale in bottiglia (ci fa onore il fatto che la Regione in cui si bevono meno acque minerali imbottigliate sia il Trentino Alto Adige!).

vuoto a rendere (tra l’altro sarebbe preferibile, perché il sole peggiora la qualità dell’acqua delle bottiglie in plastica). È vero, anche per la fusione e produzione delle

bottiglie in vetro serve il petrolio. Ma la quota è irrisoria rispetto a quella utilizzata per la produzione delle bottiglie in plastica.

Questo tipo di vetro inoltre viene quasi completamente riciclato per una trentina di volte. Il punto chiave è che in Italia non solo oggi quelle in vetro sono pochissime - al contrario del Nord Europa sempre più virtuoso - ma che solamente una su dieci è a rendere. Vale davvero la pena tutto questo? L’acqua del rubinetto di casa nostra è controllata e di ottima qualità: la legge impone controlli temporali più serrati di quelli per le acque minerali. Il problema è che molti non si fidano. E pensare che (alcuni test lo confermano) alla cieca è difficilissimo distinguere l’acqua imbottigliata da quella del rubinetto! Le emissioni si riducono anche con piccole ma importantissime scelte che dipendono solo da noi. Con un po’ di buon senso. E senza alcuna fatica.


Attualità

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Oltre 200 interventi, il primo in Italia a fare servizio sulle piste

È nato il nucleo volontariato Anc Val Rendena Tale servizio risulta particolarmente apprezzato dall’utenza ed è in fase di diffusione in altre località sciistiche nazionali, sulle orme di quanto qui sperimentato. Tra i servizi svolti quelli maggiormente impegnativi e di maggiore rilevanza sono stati la gestione della viabilità in occasione delle gare ciclistiche: Colnago Cycling Festival di Peschiera del Garda (VR), La Leggendaria Charly Gaul a Trento e la Top Dolomites di Madonna di Campiglio; la gestione accesso e sicurezza al Campionato del Mondo di Trial a Pietramurata (TN); il servizio di sicurezza all’Ecofiera di Tione di Trento, la collaborazione per lo svolgimento della gara di Coppa del Mondo di sci 3TRE di Madonna

Il 7 febbraio 2020, a Strembo, si è svolta la prima Assemblea ordinaria del Nucleo volontariato Anc Val Rendena che è subentrato nell’attività di volontariato già svolta dalla Sezione Anc Madonna di Campiglio – Pinzolo – Val Rendena. Il Nucleo, affiliato all’Associazione Nazionale Carabinieri, persegue, senza alcun fine di lucro, finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale, attraverso l’esercizio di attività di interesse generale, prevalentemente in favore di terzi. Il suo operato si concentra sul terri-

torio della Val Rendena, con facoltà di estensione su tutto il territorio nazionale, e attualmente si avvale complessivamente di 42 soci ordinari, dei quali 32 volontari. Dalla data di inizio della sua attività sino alla fine del 2019, ha già svolto 241 servizi: inoltre, è stato ed è il primo Nucleo sul territorio nazionale ad organizzare e svolgere servizio di vigilanza, osservazione e assistenza all’utenza su un comprensorio sciistico, quello di Madonna di Campiglio, per tutta la durata della stagione.

di Campiglio; nonché la presenza per la gestione della viabilità e sicurezza alle varie manifestazioni e sagre svoltesi in Val Rendena. Tutti i volontari sono coperti da assicurazione antinfortunistica, R.C. verso terzi e tutela legale, sono in possesso di brevetti di primo soccorso sanitario e utilizzo di defibrillatore anche in ambito pediatrico, sono abilitati A.S.A. dal Commissariato del Governo di Trento e possono ope-

rare su tutto il territorio nazionale ed internazionale (in ambito europeo). Essi prestano la propria opera a titolo gratuito e senza alcun fine di lucro: il Nucleo si sostiene con il contributo che vari enti locali del territorio ritengono di assegnargli e sulle eventuali donazioni da parte di privati. Statutariamente e legislativamente, il nucleo svolge la propria opera gratuitamente nei confronti di enti e società pubbliche,

mentre per l’opera prestata a favore di società private, minoritaria rispetto a quella prestata a favore di soggetti pubblici, viene richiesto un piccolo contributo per coprire le spese assicurative e logistiche (carburante ed eventuali pasti del personale). I componenti del Consiglio Direttivo del Nucleo sono Giuseppe Cervi, Maurizio Di Simone, Alessandro Delugan, Gianantonio Pedretti e Giuseppe Malacarne. Segretaria è l’avvocata Mila Manfredi. I riferimenti per le eventuali richieste di intervento dei volontari sono Giuseppe Cervi (cell. 334 765 0822); Maurizio Di Simone (cell. 348 476 9920); Mila Manfredi (cell. 338 166 7524) e l’email ancvolontariato. valrendena@gmail.com.

Le previsioni di Francesco Parolari

L’estate 2020? Le cipolle fanno piangere Uno dei sogni che dalla notte dei tempi affascina l’umanità è quello di poter prevedere il futuro, anche in ambito lavorativo, specie in quello rurale per il quale nel tempo si svilupparono sistemi sempre più perfezionati per riuscire a conoscere in anticipo il meteo dell’anno a venire. Tra i più diffusi nelle nostre zone è la “lettura” delle cipolle, una pratica antichissima tramandata di generazione in generazione senza mai mutare le sue precise istruzioni. A parlarcene è Francesco Parolari, tionese, da sempre curioso ed attento osservatore del meteo anche grazie al suo lavoro di orticoltore svolto fin da ragazzo nell’attività di famiglia, ora svolto come passione. In una professione come questa, conoscere e saper prevedere il meteo è un enorme aiuto per meglio poter gestire la propria produzione e proprio per questo fin da giovane imparò la corretta procedura per la “lettura” barometrica delle cipolle. Anzitutto bisogna rispettare una data precisa. Dice Francesco: “Le cipolle vanno preparate la

sera del 24 gennaio, in modo che la mattina del giorno dopo siano pronte. La data non è casuale, perché ha un significato religioso particolare. La notte tra il 24 e il 25 è quella dove ricorre la conversione di San Paolo: allo stesso modo col quale al santo arrivò il segno e messaggio di Dio, ugualmente pare che alle cipolle arrivino i segni per quello che succederà nei prossimi mesi”. E poi, la preparazione: “Si prendono tre cipolle gialle e le si tagliano in piedi, dal germoglio alla radice. Quindi, con un cucchiaino, si estraggono gli strati formando 12 piccole ‘scodelle’ di forma uguale (le tre cipolle servono infatti a garantire la forma uguale per tutte le ‘scodelle’). Queste si mettono in fila su un asse di legno (indifferente il tipo di legno) e in ognuno si mette un cucchiaino da caffè scarso di sale fino. L’asse si mette poi la sera del 24 gennaio all’esterno rivolta verso sud-est (gli estremi dell’asse dal mio poggiolo guardano Zuclo e Breguzzo). Il mattino seguen-

to, la cipolla indicherà un mese umido con pioggia o neve, viceversa se il sale rimane asciutto il mese sarà secco. In caso di sale leggermente umido ci sarà un mese a prevalenza di bel tempo con poche precipitazioni, mentre se il sale è ridotto a poltiglia non ancora sciolto, il mese sarà variabile”. Stando alle ultime letture di Francesco, che anno ci dovremmo aspettare? FEBBRAIO: leggermente umido MARZO: leggermente umido APRILE: bagnato MAGGIO: asciutto GIUGNO: bagnato LUGLIO: variabile AGOSTO: bagnato SETTEMBRE: leggermente umido OTTOBRE: asciutto NOVEMBRE: bagnato DICEMBRE: leggermente umido GENNAIO 2021: asciutto

te, infine, si ‘leggono’ le cipolle osservando lo stato del sale contenuto, partendo dalla prima ‘scodellina’ a sinistra (che sarà il mese di febbraio) e poi via via

verso destra, registrando i risultati.” Cosa si “legge” dal sale contenuto nelle scodelline di cipolla? “Se ad esempio il sale è sciol-

Dalle previsioni riportate, chi sperava in una lunga estate di sole potrebbe essere deluso, mentre chi aspetta la stagione dei funghi ora starà pensando a comprare cestini più grossi… staremo a vedere! (A.G.)


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Parlando giudicariese

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“Amministrare il bene comune”: la voce dei secoli Dagli Statuti/Regole all’attualità del Duemila Già verso la fine del primo Millennio i Giudicariesi si trovano in comunità organizzate localmente, durante il periodo storico dell’organizzazione longobarda, (nell’ambito territoriale della Judicaria Laganensis). In quei secoli prima del Mille le popolazioni locali si convertono al Cristianesimo ed ecclesiasticamente riunite nelle Sette Pievi, che in Giudicarie risulteranno: della Rendena (sede a Spiazzo), di Tione, di Bono (sede a Creto), di Condino, del Bleggio (sede a Santa Croce), del Lomaso (sede a Vigo Lomaso) e del Banale (sede a Tavódo). A capo di ogni Pieve vi era il Pievano: un vero e proprio signore nel campo ecclesiastico con prerogative pure allargate all’organizzazione di carattere civico. Presso ogni Pieve si tenevano i “concilii” e si amministrava pure il bene comunitario. Nel 1027, subentrato in Europa il Feudalesimo, venne istituito il Principato vescovile di Trento e le Giudicare ne furono conglobate come le Sette Pievi che non si sentivano particolarmente legate alla Judicaria longobarda. Infatti, già dai primi secoli del secondo Millennio il Principato organizza le Giudicare come territorio di propria competenza e definitivamente “si ridussero al solo ambito delle Sette Pievi nel 1349 quando il vescovo di Trento Giovanni III “cedette a Mastino della Scala i domini di Riva con Tenno, Ledro, Tignale, la Valle di Cavedine e Arco” (SPES, Statuti di Tione). L’inizio del secondo Millennio segna definitivamente e concretamente l’impostazione organizzativa dell’amministrazione pubblica in tutte le vallate giudicariesi, Ne sono testimonianza gli Statuti, volutamente chiamati “Carta di “Regola”. Nell’ambito di ogni Pieve iniziarono a formarsi delle comunità a se stanti, definite “Vicinìe” ed i cui abitanti denominati “Vicini”, ed ogni famiglia detta “fuoco”. Ogni “vicino” era ritenuto tale se risultava presente sul territorio con i convicini “ab immemorabili”. L’amministrazione dei beni comuni si basava sulla consue-

di Mario Antolini Musón Primavera 2020: anche le Giudicarie si trovano nel fermento in vista delle elezioni per il rinnovo dei Sindaci e dei Consigli comunali: i due organi di diritto pubblico a cui viene affidato il compito di gestire il “bene comune”, ossia la proprietà collettiva goduta

in comune in maniera autonoma da ciascuna comunità. La proprietà collettiva in Trentino trova la sua ragion d’essere fin dall’antichità; ancor oggi (2020) le proprietà collettive in Giudicare costituiscono oltre l’80 per cento della superficie comprensoriale.

tudine e sull’autogoverno; strumento essenziale l’obbligatoria “assemblea generale dei vicini” detentrice di ogni facoltà decisionale in assoluta autonomia poiché, generalmente, il potere vescovile si limitava a “sancire” (vidimare) i deliberati delle assemblee che deliberavano in autonomia le proprie “Carte di Regola”. Si tenga presente che ci si trova in pieno Medioevo ed in vallate periferiche senza viabilità che potesse ritenersi tale. Pure necessario avvertire che la “stesura” delle “Regole” avveniva anche dopo lunghi periodi di anni

durante i quali le “regole” erano osservate alla lettera. Le assemblee per le elezioni delle cariche pubbliche si tenevano una volta all’anno. A Tione, per esempio, erano previsti: 4 Consoli eletti dall’assemblea, i quali dovevano scegliere 2 saltari, 8 consiglieri, 2 aquatori, 1 massaro. Le cariche duravano un anno. Ed entro il gennaio dovevano essere presentati i resoconti. “Nell’assunzione degli incarichi amministrativi i responsabili dovevano fare giuramento di assicurare la fedeltà al vescovo, di mantenere il segreto di ufficio, di istituire un tutore per gli orfani minori, di denunciare e allontanare i delinquenti dal territori,

di vigilare sulle pubbliche strade, di calmierare pane, vivo e controllare pesi e misure, di svolgere attività di giudice conciliatore, di evitare superflue convocazioni di assemblee inutili” (Regola di Sténico, 1574). Vere colonne della gestione pubblica, accanto ai ”consoli”, erano i “saltari” cui era demandata la cura e la vigilanza del territorio (parte essenziale ed indispensabile della comunità) saltari”: le vere colonne dell’amministrazione pubblica cui erano affidate anche altre incombenze sociali. Inoltre altri settori di responsabilità erano affidati di particolare importanza erano affidati al “massaro” che registrava e entrate

e le uscite, agli acquadori che vigilavano al buon approviggionamento delle aque, ai “consiglieri” che aiutavano e consigliavano i “consoli”. Quindi un’amministrazione più che coesa senza contrasti e senza maggioranze e minoranze, tutti saldamente insieme e unanimamente protesi ad un unico fine: la gestione responsabile, corretta ed oculata del bene comune goduto in collettività. Il mio convinto suggerimento per coloro che vogliono seriamente impegnarsi a rendersi responsabilmente artefici della gestione del bene comune è di trovare delle “Carte di Regola” dalle quali suggere l’essenza di tale responsabi-

le impegno al di sopra di qualsiasi “fazione” soltanto politica (in senso troppo moderno). Amministrazione vorrà anche dire politica ma nel senso responsabilmente dovuto. Alla saggezza dell’epoca medioevale subentra, nel 1803 (con la soppressione dei Principato vescovile), la prepotenza dello statalismo nazionalistico europeo che abolisce le “Carte di Regola” perfino deridendole e disprezzandole ed imponendo la costituzione dei Comuni amministrativi ed organizzando il territorio nei Comuni catastali. In Trentino i Comuni amministrativi vengono istituiti da parte del

Regno di Baviera nel 1806 e subito dopo ricadono in mano agli Asburgo fino al 1918. In Giudicarie risultarono 64 Comuni amministrativi (verso la fine del XIX secolo) e 91 Comuni catastali (orientativamente istituiti dal 1846 al 1861). I Comuni amministrativi erano affidati alla gestione del Capocomune e della Rappresentanza comunale, mentre i Comuni catastali erano (e dovrebbero esserlo) gestiti dalle Asuc (Amministrazioni Separate di Uso Civico). Successivamente, dal 1919, subentrò il Regno d’Italia con tutto ciò che è a tutti noto (o che dovrebbe e poterlo essere conosciuto). Secoli e secoli caratterizzati costantemente dalle necessità di “Gestori del bene comune” con un alternarsi di persone capaci od incapaci, di persone generosamente disponibili o presuntuose e prepotenti, di persone sagge, disponibili e generose o purtroppo interessate alla propria individuale affermazione. Tuttavia, fortunatamente, nella maggior parte dei casi, si sono (ovunque e sempre) avuti dei veri personaggi che hanno lascato il segno della loro dedizione al bene comune delle singole popolazioni del tempo. Sono cambiate le regole a seconda delle legislazioni, ma le persone oneste e capaci si sono dimostrate tali se tali erano come individui corretti, disponibili, capaci e che, sotto qualsiasi genere di potere, si sono resi disposti “a servire” le loro popolazioni; ma non servivano il potere, bensì la propria gente. Concludo rifacendomi alle “Carte di Regola” di Tione (1575): «… si riuniscono in publica Regola per l’elezione delli Consuli volendo provedere alle cautelle e malitie delli Homini… dichiarano e determinano che si eleggano otto Homini habili e sufficienti… Quia bomum publicum præferri privatum». Vince sempre solo e la singola “persona” checché ne dicano le regole e le leggi: “Uomini abili e sufficienti”!


Sport

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Torna il calcio dilettantistico di Marco Maestri Però, dopo un girone di andata a corrente alternata chiuso nelle sabbie mobili della zona retrocessione, l’inizio del girone di ritorno di Capitan Lorenzi e compagni è stato al di sotto delle aspettative: per questo la compagine giallonera ha optato per il cambio in panchina sollevando dall’incarico di allenatore il mister Ennio Floriani affidando così la guida tecnica a Diego Armanini, che in passato ha già per diverse annate la compagine termale raggiungendo peraltro ottimi risultati. Al mister chiesano, che ha quindi lasciato il ruolo di direttore sportivo della Condinese Calcio, l’arduo compito di rimettere in careggiata la truppa giallonera al fine di evitare l’epilogo (sportivamente parlando) più triste. Rodaggio terminato anche per le due compagini inserite nel girone A di Promozione, massimo campionato provinciale: Calciochiese e Pinzolo Valrendena. I biancoazzurri

Addio domeniche ai centri commerciali. Addio domeniche di relax sul divano. Addio domeniche sulla (a dir la verità, poca) neve. Con l’inizio di marzo riprendono infatti, per la gioia di giocatori, dirigenti e tifosi e per il malcontento (spesso comune) di moglie e fidanzate, i campionati di calcio dilettantistico in cui sono inserite le compagini Giudicariesi. Dopo la lunga pausa invernale infatti si ritorna a vivere le storesi, dopo aver trascorso gran parte della pausa invernale in discussioni con l’amministrazione comunale ed i cugini della Settaurense per la gestione del centro sportivo “Grilli” (ora in gestione alla compagine biancoverde allenata da Nicola Giovanelli), sono ripartiti con il preciso obiettivo di ritornare subito, dopo la cocente retrocessione dello scorso anno, in Eccellenza. La concorrenza è però tanta e ci sarà da sudare fino all’ultimo secondo per guadagnarsi sul campo una vittoria ad oggi ancora incerta. Obiettivo chiarissimo ma dai risvolti diversi invece per il Pinzolo Valrendena che dovrà lottare con i denti e con le unghie ogni dome-

nica per centrare la salvezza. La truppa granata, oggi allenata dall’esperto mister Dario Zimelli, dovrà cercare domenica dopo domenica punti fondamentali per garantirsi la permanenza nella categoria. Riposo terminato anche per le

emozioni uniche che il gioco più bello del mondo ci regala: un rettangolo verde, ventidue giocatori ed una palla. Tutto il resto, è storia, è poesia, è amore. A dire il vero, per tre compagini giudicariesi il campionato è partita qualche domenica fa. Il primo ad aprire i battenti del 2020 è stato infatti il Comano Terme Fiavè che è ormai da diverse stagioni una piacevole realtà dell’eccellenza, massimo torneo regionale.

compagini giudicariesi di prima e seconda categoria. La lotta più affascinante si preannuncia nel girone A di prima categoria dove Settaurense e Condinese saranno le due squadre che, assieme alla Ledrense, si contenderanno con ogni

probabilità la vittoria finale. Il tutto salvo nuovi stravolgimenti che la categoria ha spesso regalato: per questo le compagini come Pieve di Bono, Calcio Bleggio e Tione andranno alla ricerca di quella continuità mancata a tratti nel girone di andata con l’obiettivo di issarsi nella parte alta della classifica. Anche nel girone A di seconda categoria regna l’incertezza e si è ancora alla ricerca di una vera e definitiva capolista. A chiudere davanti a tutti la prima parte del campionato è stato infatti il Castelcimego che ha collezionato 25 punti. A due lunghezze di distanza troviamo invece l’Alta Giudicarie che, come pronosticato alla vigilia,

proverà in tutti i modi a tornare in Prima Categoria dopo averla sfiorata nelle ultime stagioni. Saranno poi pronte a sfruttare ogni passo falso delle prime di testa compagini quali Carisolo, Caffarese e Bagolino che con ogni probabilità si giocheranno la promozione nella fase finale dei playoff. Nella parte bassa della classifica troviamo invece il TreP Valrendena e la Virtus Giudicariese che in questa seconda parte di stagione andranno alla ricerca di punti fondamentali per risalire la china. Il tutto, visto che non sono previste retrocessioni, senza troppi patemi d’animo. Non resta quindi che mettersi comodi sulle tribune dei centri sportivi giudicariesi e trentini e godersi lo spettacolo fattore che, a qualsiasi livello agonistico si giochi, è sempre assicurato grazie a quel famoso rettangolo verde, ventidue (e più) giocatori ed un pallone.

Centro sci Borgo Lares, prosegue l’iter di ampliamento Il Trofeo Giovanissimi dello scorso 16 febbraio con oltre 700 piccoli sciatori in pista ha rappresentato ancora una volta il successo di questa piccola grande stazione sciistica che nel tempo ha saputo ritagliarsi un ruolo importantissimo all’interno del mondo turistico trentino, in particolare per la propria capacità attrattiva nei confronti dei più giovani. Una stagione che ha fatto segnare numeri da record che sono valsi i complimenti delle tante autorità presenti alla premiazione, ad iniziare dagli assessori provinciali Roberto Failoni e Mattia Gottardi. Quanto ai numeri, agli

oltre 700 iscritti ai corsi sci organizzati dallo Sci Club Bolbeno, vanno considerati anche tutti i bambini che imparano la tecnica dello sci attraverso lezione individuali impartite dai maestri della Scuola Italian Sci Rainalter (presente a Borgo Lares con oltre 30 maestri di Sci) e tutti i giovanissimi che partecipano ai corsi organizzati da altri Sci Club del territorio; il risultato? Oltre mille bambini ogni anno imparano a sciare presso il Centro Sci Borgo Lares che già oggi ha sfondato quota 200.000 passaggi alla sciovia, confermandosi uno degli impianti più utilizzati dell’intera

Provincia di Trento. Anche quest’anno sta proseguendo a gonfie vele la promozione dedicata alle scuole materne aventi sede negli oltre quaranta comuni convenzionati che stanno beneficiando della gior-

nata gratuita sul campo scuola Bolbenolandia, avendo a disposizione anche il pullman per i trasporti con costi a carico della gestione. Per il quinto anno consecutivo grazie alla collaborazione del Ristorante

“La Contea”, il pasto viene addirittura offerto gratuitamente a tutti i bambini e ai loro insegnanti. Ricordiamo che è proprio questa enorme crescita in termini di utenza registrata soprattutto negli ultimissimi anni che ha portato in data 21 dicembre 2019 - dopo oltre tre anni di studi e analisi approfondite - alla firma dell’accordo quadro per l’ampliamento ed il rinnovamento tecnologico dell’area sciabile di Bolbeno-Borgo Lares. Progetto che prevede la realizzazione di una nuova seggiovia e il prolungamento della pista esistente, così da renderla omologabile FIS. Il Centro Sci Bolbe-

no-Borgo Lares offre un contributo essenziale certamente per la crescita sociale ma anche per la crescita economica del luogo con ricadute importantissime anche dal punto di vista occupazionale con oltre 60 addetti impiegati durante il periodo invernale e altre 30 persone che trovano stabilmente lavoro anche durante il resto dell’anno. Il progetto è sostenuto da una cordata che vede al suo interno, oltre alla società di sistema della Provincia autonoma di Trento – anche il Comune di Borgo Lares, la Comunità delle Giudicarie e il Consorzio dei Comuni BIM Sarca Mincio Garda.


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Erezioni giornalistiche e il trionfo dell’homo pecunia

Il coronavirus che fa calare le rate dei mutui. Il coronavirus che fa crollare le borse di tutto il mondo. Le conseguenze sull’economia italiana e planetaria. Ristoranti cinesi desolatamente vuoti come le sale bingo a Ferragosto. Migliaia di negozi che chiudono. Fabbriche che sospendono la produzione. La Cina che dimezza i dazi sulle importazioni. L’ingombrante virus che costa all’economia del Dragone svariati punti percentuali di Pil. Le previsioni di impatto sul Pil mondiale. Il prezzo del petrolio che precipita, il costo del carburante che precipita, il turismo che precipita. Compagnie aeree che cancellano voli per la Cina e bruciano miliardi. Il settore del lusso che soffre, crollano le vendite delle auto. Colossi come Starbucks e Ikea arrancano. Neanche S. Valentino è stato risparmiato: al minimo storico le vendite di fiori. Nella narrazione quotidiana dell’epidemia da parte di giornali e tivvù ciò che maggiormente colpisce è la lingua utilizzata: l’Economese. Tutto viene spiegato in rapporti di cambio euro/dollari/yen, nella cronaca di equilibri

commerciali, di import e di export, di punti percentuali e vortici infiniti di numeri lanciati in aria come coriandoli a Carnevale. E l’Umanità ne esce completamente disumanizzata, privata della sua profondità, bidimensionale come una banconota. Anche la Speranza diventa un concetto scollegato dalle azioni più o meno virtuose dell’Uomo, ma legato in maniera indissolubile all’Economia e alle sue stime di crescita. Questione di PIL e saldi commerciali. In questa isterica concezione di massa, che individua nell’Economia e nella Finanza, nella Produzione e nel Consumo gli unici elementi fondanti della società contemporanea, anche le catastrofi umanitarie vengono codificate in termini economici, in un lessico ragionieristico che racconta di ‘consumatori’ anziché di ‘uomini’, di ‘mercati’ anziché di ‘popoli’, di ‘multinazionali’ anziché di ‘lavoratori’. L’Economia come forma e sostanza di ogni cosa, motore di rapporti, lingua madre di tutti gli eventi e, con tutta evidenza, l’unica universalmente comprensibile e capace di destare interesse, di spiegare di-

namiche, di illustrare scenari futuristici, di orientare progetti e aspettative. Chiediamoci: dov’è il racconto di medici, scienziati e operatori umanitari che spendono ogni grammo delle loro energie per dare un sollievo o una speran-

za? Dov’è la solidarietà verso la sofferenza di un popolo costretto a subire ferite inferte dall’indifferenza e dalla stupidità di molti? Dov’è la condanna degli insulti e dei pregiudizi nei confronti di una comunità, quella cinese,

Tutti giù per terra Tutti giù per terra di Massimo Ceccherini Podio

che colpe non ha, ma che paga a caro prezzo il suo gigantismo nella geografia e nella demografia del pianeta? L’ignoranza dilaga nei bar come nel web, si espande come un gas invisibile, si infiltra goccia dopo goccia nei

cuori come acqua fetida di fogna. La stupidità, questa sì, è il peggiore dei virus. I mezzi di informazione strillano in tempo reale il numero di vittime e contagiati. Il baraccone mediatico ha bisogno di sangue, lacrime e previsioni nefaste, insostituibile Viagra massmediatico. Passano sottotraccia invece le notizie sul numero dei guariti, ma si sa questi non tirano su vendite e share… La potente erezione giornalistica rischierebbe di afflosciarsi come un canotto bucato. Cosa che comunque già sta avvenendo di suo, per inerzia o stanchezza, nell’attesa che il prossimo disastro, emergenza o crisi, sostituisca quello precedente. E dopo navi da crociera e intere città, è notizia di questi giorni che Pechino ha deciso di mettere in quarantena anche le banconote, che saranno sigillate e isolate per 14 giorni. In quarantena, proprio come fossero persone. E il processo di ribaltamento di valori non rallenta dunque, anzi, accelera. E l’Umanità ormai è ridotta a Moneta, e la Moneta elevata a Umanità.

ChebruttalanuovapasserellasulDuina In quanto animali “particolari” hanno tentato, tentano o tenteranno di marchiare il proprio territorio quale segno indelebile della loro presenza imitando, eufemisticamente parlando, il comportamento degli animali. Il problema è che gli animali, quelli veri, lo fanno con discrezione e naturalezza. Partendo da questo mio paradosso, ritengo che in quel di Comano Terme si sia, in tale ottica esagerato. Mi riferisco alla nuova mastodontica passerella che collega le due spon-

Non c è ombra di dubbio che chi fa è spesso oggetto di tante critiche, tante volte strumentali. Non è il mio caso in quanto desideroso di esprimere una considerazione personale fine a se stessa. Penso che i Vari Sindaci del passato, presenti e probade del Duina in quel di Ponte Arche. Evidentemente anche su questo ogni giudizio è personale e quindi opinabile: con la schiettezza che mi contraddistingue Le confesso che a me personalmente fa letteralmente schifo. Poi, al di là di queste soggettive valutazioni, si può in fondo pensare che tutto non sia negativo: infatti c’è anche il lato rovescio della me-

bilmente futuri, siano stati, sono o saranno degli “animali particolari” . Affermo ciò in quanto ci sono passato essendo stato Sindaco per 15 anni e per ciò non è mia intenzione urtare la sensibilità di alcuno.

daglia: nel caso specifico viste le dimensioni della passerella, l’esodo oceanico di persone tra una sponda e l’altra del Duina non sarà ostacolato. Inoltre nel caso in cui a qualsiasi cittadino possa essere contestato un’intervento edilizio non conforme alle norme di tutela paessaggistico-ambientale egli potrà, a ragione, fare riferimento a quanto attuato in questi giorni a Ponte Arche da parte del comune di Comano Terme. Roberto Sansoni


Opinioni a confronto BOTTA E RISPOSTA

vilgiat@yahoo.it

Festival, che nostalgia! Caro Adelino, ai miei tempi, che sono poi anche i tuoi, era un piacere guardare alla tv il Festival di Sanremo. Ricordo con nostalgia Dallara l’urlatore, Rascel, Gigliola Cinquetti e le loro canzoni ce le ricordiamo ancora dopo mezzo secolo. Oggi se chiediamo chi ha vinto il festival l’anno scorso, forse solo qualche giovane saprebbe rispondere. Le canzoni di allora le cantavamo tutti e ci accompagnavano per tutto l’anno. Oggi il giorno dopo le abbiamo già dimenticate e di Sanremo ci rimangono solo le immagini del Benigni ormai patetico, del “casinista” Fiorello e di un sacco di pubblicità che riducono le canzoni (mediocri) in un angolo quasi fossero delle intruse. Tu che ne dici… Roberta

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Festival, che nostalgia! Quelli come noi che hanno avuto la fortuna di vedere i Festival anni fa, fatica ad apprezzare quelli di oggi diventati ormai un guazzabuglio di sceneggiate che con le canzoni non hanno niente a che fare. Oggi i festival sono diventati spettacoli mediocri, oltre tutto costosissimi, con protagonisti d’ogni sorta alla ricerca della visibilità e degli ingaggi. Tanto rumore per nulla, tanta

Commercio online e serrande chiuse Parlando con un negoziante vicino di casa ho raccolto e condiviso la sua rabbia per l’espandersi del commercio on line (mi sembra che si dica cosi) che sta danneggiando gran parte delle categorie commerciali tradizionali. Ormai nei paesi sono sempre più le serrande dei negozi chiuse e i paesi stanno perdendo gran parte della loro vivacità sociale… Franco Purtroppo il mondo va ormai in quella direzione e bisogna farsene una ragione. Il commercio on line è ormai è alla portata di tutti e sta diventando fondamentale per i consumatori. I negozi devono in qualche modo pensare a qualcosa di diverso o sono, prima o poi destinati a chiudere, purtroppo. Devono cercare nuove modalità di vendita, specializzarsi, puntare sulla qualità, devono migliorare al propria immagine e lavorare molto di fantasia. Cortesia e disponibilità sono doti ancora molto apprezzate dai consumatori, che man mano si stanno rendendo conto che non sempre gli acquisti on line corrispondono alle loro aspettative, e le truffe sono sempre dietro l’angolo. Tenere duro e rinnovarsi credono siano le parole alla base del rilancio dei nostri negozi, dopo l’euforia dei primi tempi del commercio on line, molti, scontenti, potrebbero tornare ai loro negozi tradizionali con soddisfazione d’entrambi, dei clienti e dei commercianti. (a.a.)

pubblicità, pre-festival, post-festival, ospiti costosissimi, tutti che vogliono trarne profitto. Una volta, come dici tu, dopo il Festival si sentivano cantare le canzoni simpatiche e facilmente orecchiabili, oggi le canzoni si sono ridotte a urla incomprensibili con parole spesso senza senso, né ritmo e poco comprensibili. E’ impensabile che andando a lavorare il giorno dopo uno se le pos-

sa cantare, ne fosse anche capace (ma dubito), spaventerebbe non solo i pochi volatili in cielo, ma anche la gente per strada. Si parla di alto indice di gradimento che di certo non è dovuto alla bellezza delle canzoni, ma solo all’enorme pubblicità che accompagna l’evento che stimola la curiosità della gente, e soprattutto anche all’attuale mediocre livello della nostra società. Una volta con pochi soldi si facevano grandi festival, i partecipanti si preparavano, studiavano, provavano e riprovavano, oggi è tutto affidato all’improvvisazione. Dovendo tirare le somme, un po’ tutta la stampa ha parlato di un grande evento, per me è stato solo uno spettacolo banale, poco interessante, forse la gente si aspettava di più. Ma così va il mondo d’oggi….(a.a.)

Coronavirus, quando finirà? Caro Adelino, sono preoccupata e non poco dalla diffusione del Coronavirus che ormai sta terrorizzando l’intero universo... non so che dire, non so a chi credere, sui giornali si legge di tutto...quando finirà questa terribile storia? Adele Anch’io ho difficoltà nel risponderti. Sono confuso da tutto ciò che leggo ogni giorno. Di certo l’infezione da Coronavirus è indubbiamente grave e sta suscitando allarmi ed apprensioni in tutto il mondo. Nè semplificano la vita le false notizie che alimentano paure e tensioni che non aiutano certo a risolvere la situazione. Ancora si discute se il virus “maledetto” sia stato creato in laboratorio o no, le informazioni che arrivano dalla Cina sono poche e volutamente ben confuse. Così come si discute ancora quale sia il grado di aggressività del virus per gran parte ancora sconosciuto, ma a conferma della sua pericolosità ci sono i numeri delle vittime che hanno raggiunto cifre importanti anche da noi. Non per questo dobbiamo farci prendere dal panico o fare incetta di mascherine o considerare una possibile minaccia ogni persona dagli occhi a mandorla. Purtroppo c’è poco da dire, siamo di fronte ad una epidemia fra le più gravi dell’era moderna. Sugli eventuali antidoti, ci stanno studiando scienziati di tutto il mondo e prima o poi troveranno il rimedio. Speriamo che quando ci saranno riusciti non sia troppo tardi. (a.a.)

Governo sotto attacco continuo

Ma cosa sta succedendo con la politica italiana...non c’è giorno che non si minacci la caduta del governo, Renzi che sembra impazzito, i 5S in confusione, e il Pd che “vorrei, ma non posso”, e il presidente Conte fra i sì e i no, che continua la sua azione di governo sempre più solo e indifeso. Tu, che sei un esperto di politica, pensi che davvero il governo cada prima di Pasqua e si vada alle elezioni? Gli amici del bar Sarò anche esperto, come dite voi, ma non sono un indovino e quindi non saprei proprio come risponderti. Però in questi giorni di burrasca governativa mi sono fatto anch’io alcune domande che propongo anche ai nostri lettori preoccupati o meno. Ma perché il Partito Democratico dovrebbe auspicare di andare alle elezioni? Perchè i sondaggi lo danno in leggera crescita? Non ha senso. Oltretutto si voterebbe con la nuova legge “seggi tagliati” e il Pd perderebbe comunque numerosi deputati e senatori. Chi di questi sono disposti a far cadere il governo, sarebbe come tagliarsi le pa...per far piacere a chi? A Salvini? Escluso. E i 5S perchè dovrebbero vedere di buon occhio le elezioni anticipate? Per sparire, per estinguersi, vittime del crollo dei sondaggi e della legge “taglia parlamentari” che loro stessi hanno voluto? Non credo proprio. A occhio e croce i grillini non saranno dei grandi strateghi, ma cosi fessi da fregarsi con le loro mani, è molto improbabile. Renzi poi è quello che ne verrebbe fuori peggio, ha un partito non ancora consolidato e che comunque, dati i sondaggi, non sembra in grado di sfondare, perderebbe gran parte dei suoi parlamentari che stando alle voci sono già sulla strada dell’abbandono e sarebbe la sua fine politica. Fa chiasso, anche troppo, ma per visibilità più che altro e contare un po’ di più. Quindi Conte, secondo me, può “stare sereno”, credo che alla fine riusciranno per convenienza a rimanere uniti fino alla fine della legislatura. Troppo ottimista? Realista, più che altro. E se invece quando uscirà il nostro giornale le cose saranno andate diversamente, vi chiedo scusa in anticipo, anche gli esperti possono sbagliare. Ma non credo. Adelino Amistadi


���������������������������������������fonti energetiche inquinanti, come gasolio o biomasse (es. legna e pellet). L’aria non è pulita. Nella seconda immagine le case sono alimentate a GNL (Gas Naturale Liquefatto), una fonte energetica sostenibile con emissioni di polveri sottili prossime allo zero e di CO2 inferiori rispetto a quelle di gasolio e biomasse*. FAI UNA SCELTA CONSAPEVOLE. DA OGGI A COMANO TERME PUOI** * Fonte: dati InnovHub - SSI 2016 e ENEA 2015

** Servizio disponibile nelle frazioni di Ponte Arche e Cares.

(Soluzione sotto)

Queste due vignette si differenziano per un piccolo particolare. Riesci a trovarlo?

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