Le buone azioni che contano Le buone azioni per la crescita del nostro territorio
Le buone azioni che danno valore al tuo futuro
Giudi iudicarie
il
iornale delle
OTTOBRE 2019 - pag.
EDITORIALE
ItaliaViva… di Adelino Amistadi Settembre è stato un mese fra i più convulsi della politica degli ultimi anni. Dopo la crisi voluta spavaldamente da Salvini che ha chiuso il primo governo Conte, c’è stato un imprevedibile cambio di marcia con l’alleanza Pd-5Stelle che hanno dato vita ad un nuovo governo sempre guidato da Conte ma con tutt’altra maggioranza. Di Maio (5S) e Zingaretti (Pd) hanno trovato, con l’aggiunta di Leu, un accordo non facile con l’impegno d’arrivare a fine legislatura. Tutto bene. Ma i due leader non avevano fatto i conti con Renzi, l’ex primo ministro della passata legislatura, che con un gruppo di una quarantina di deputati ha deciso di uscire dal Pd per costituire un nuovo partito, che, pur garantendo appoggio al governo, vuole intraprendere una strada diversa dando origine ad un soggetto politico completamente nuovo. A pag. 14
che contano
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Mensile di informazione e di approfondimento
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ANNO 17 - OTTOBRE 2019 - N. 10 - MENSILE
1
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FONDATO NEL 2002 - Distribuito da
Fare il sindaco, una sfida sempre più difficile fra social e burocrazia
Alle pagine 6 e 7
EUROPA
Avviato a Malta nuovo corso sui migranti di Paolo Magagnotti
Giganti in agonia, i ghiacciai stanno morendo Politica
A pag . 4
AMBIENTE Parco e Legambiente: stop ad ampliamenti piste. A pag. 11
Got A PAGINA 4
Scuola
Mat A PAGINA 9
SOCIETÀ Caritas in aiuto alle famiglie A pag. 21 COOPERAZIONE Ascoop compie 40 anni A pag 26
I ministri dell’Interno di cinque Paesi dell’Unione europea - i media nazionali ne hanno dato ampia informazione - si sono riuniti lo scorso 23 settembre a Malta per esaminare il grande problema dei flussi migratori verso l’Europa e che interessano in modo particolare l’Italia. Erano rappresentati i governi di Malta, Italia, Francia, Germania e Finlandia, con la presenza del commissario europeo che si occupa di migrazione.
A pagina 14
Salute
Ottobre il mese della prevenzione A PAGINA 18
Economia
Funivie Campiglio bilancio record
A PAGINA 10
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������� ESTATE Le proposte culturali �������������� della Valle del Chiese ������������������������������� A pag 34 �����������������
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PORTO FRANCO ���� Orsi sì, orsi no A pag. 8
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GIOVANI InPrendi, sei giovani per sei idee d’azienda A pag 17
PER LA VOSTRA PUBBLICITÀ SUL GIORNALE DELLE GIUDICARIE sponsorgdg@yahoo.it - 3356628973 - 338 9357093
pag.
2
A cura della REDAZIONE
OTTOBRE 2019
Rassegna Stampa
RASSEGNA STAMPA SETTEMBRE 2019
DALLE GIUDICARIE DALLA PROVINCIA
Cesare Maestri (Atl. Valli Bergamasche) conquista il tricolore assoluto di corsa in montagna. Questo il verdetto della seconda e ultima prova dei Campionati italiani individuali disputatat ad Arco, nella Castle Mountain Running. Per il giudicariese di Borgo Lares è la prima volta, di fronte al pubblico di casa. La manifestazione spalanca la corsa verso i Campionati Mondiali di metà novembre a Villa La Angostura, in Argentina. La Croce Rossa Italiana - Gruppo Valle del Chiese cerca nuovi volontari - La Croce Rossa Italiana - Gruppo Valle del Chiese organizza un corso base per nuovi volontari che desiderino avvicinarsi all’associazione. Il programma prevede di una prima tranche di lezioni teoriche di Primo Soccorso, la presentazione di tematiche legate al Diritto Umanitario e alcuni accenni alla storia della Croce Rossa Italiana e Internazionale, ma anche l’alternarsi di queste con una serie di prove pratiche di soccorso realizzate su manichini di adulti e bambini (in primis il BLS, Basic Life Support, o tecnica di primo soccorso con rianimazione cardio-polmonare). Si tratta di informazioni e competenze che possono risultare davvero molto utili in caso di situazioni critiche che coinvolgano persone residenti o ospiti nelle nostre comunità. Per maggiori informazioni contattare l’associazione all’indirizzo sviluppo.valledelchiese@critn.it oppure accedere al sito www.critn.it . Pinzolo, il Premio internazionale di Solidarietà alpina arriva in Bolivia. La Targa d’Argento a Padre Antonio “Topio” Zavatarelli Padre Antonio “Topio” Zavatarelli, parroco della comunità di Peñas in Bolivia, è il premiato con la 48^ Targa d’Argento del Premio Internazionale di Solidarietà Alpina di Pinzolo. Medaglia d’oro alla memoria ai familiari di Antonio De Rasis, soccor-
ritore calabrese scomparso durante un intervento nel Pollino, in Calabria. La 48^ Targa d’Argento del Premio Internazionale di Solidarietà Alpina è stata consegnata stamani a padre Antonio “Topio” Zavatarelli, parroco della comunità di Peñas in Bolivia, “uomo di chiesa e di montagna, per l’impegno con cui ha aiutato a uscire dalla miseria e da una vita di stenti tante persone sulle Ande di Perù e Bolivia”, come recita la motivazione ufficiale. La cerimonia di premiazione, ospitata al Paladolomiti di Pinzolo, ha visto intervenire numerose autorità e rappresentanti del Soccorso Alpino trentino e nazionale, oltre a una numerosa delegazione dalla Calabria. Dolomiti Brenta Trail, grande successo nonostante il maltempo - È stata un’edizione che ha messo a dura prova organizzatori e partecipanti. Ma nonostante le condizioni meteo proibitive con neve sopra i 2000 metri la gara di corsa in montagna sulle Dolomiti di Brenta ha riscontrato un ottimo successo. La vittoria è andata a Georg Piazza, Team La Sportiva, che non ha risentito delle condizioni difficili e ha vinto coprendo i 45 km con 2850 metri di dislivello positivo in 4 ore, 48 minuti e 7 secondi. Secondo posto per Christian Modena, terzo Gabriele Leonardi. A trionfare tra le donne Julia Kessler, con 5:57:27. Secondo e terzo posto per Federica Zuccollo e Giulia Orlandi.
Bonus asilo nido e voucher sportivo: istruzioni per l’uso Bonus asilo nido Il bonus asilo nido è rivolto alle famiglie con Icef fino a 0,40. Il contributo per l’abbattimento della tariffa è erogato attraverso lo strumento dell’Assegno unico provinciale a decorrere dal primo settembre 2019. La Provincia, infatti, ha approvato oggi le nuove tariffe provinciali che sono state dimezzate rispetto a quelle dello scorso anno scolastico. Considerato che il bonus asilo nido è dato dalla differenza tra le tariffe pagate dagli utenti e la tariffa teorica provinciale, le famiglie beneficiarie dal primo settembre si vedranno riconosciuto il taglio del 50% del costo del servizio. Voucher sportivo Viene introdotto il voucher sportivo come strumento attraverso cui rimborsare alle famiglie le spese per l’iscrizione alle attività sportive dei figli minori di età pari ad almeno otto anni. Il rimborso ha un valore massimo di 200 euro per ciascuno figlio, per le famiglie che beneficiano della quota di sostegno al reddito. Il voucher sarà invece di 100 euro per ciascun figlio, per le famiglie con almeno tre bambini e che beneficiano della quota di sostegno dei figli. Novità Tra le novità previste dalla delibera approvata oggi, figura la possibilità di richiedere le quote a sostegno dei figli e degli invalidi fino al 31 marzo dell’anno successivo alla presentazione della domanda di Assegno unico provinciale. In questo modo, si vogliono agevolare i casi in cui la nascita del figlio o il riconoscimento dell’invalidità che avvengono a ottobre/novembre non diano agli interessati il tempo sufficiente per informarsi sull’Assegno e quindi di presentare la domanda per beneficiare delle mensilità di novembre/dicembre. È nato il nuovo portale vaccinarsi in Trentino il sito internet www.vaccinarsintrentino.org, il portale di informazione medica e scientifica sulle vaccinazioni nella Provincia autonoma di Trento nato per fornire una corretta informazione sulle vaccinazioni. Testimonial del nuovo portale Aquila Basket. «Il progetto VaccinarSinTrentino – ha spiegato Antonio Ferro, direttore del Dipartimento di prevenzione e coordinatore del portale informativo – è la declinazione locale del portale nazionale VaccinarSi (www.vaccinarsi.org),
un progetto d’informazione scientifica sulle vaccinazioni che coinvolge professionisti della sanità pubblica ed esperti in materia con l’obiettivo di offrire, alla popolazione e agli operatori sanitari, elementi validi e sostenuti da solide basi scientifiche, per poter scegliere con consapevolezza di tutelare la propria salute con le vaccinazioni raccomandate dal sistema sanitario. Sulla scia del successo del portale nazionale nel corso degli anni sono nati nove portali regionali e in Trentino il progetto è stato realizzato in collaborazione con i pediatri di libera scelta, la Sezione di igiene dell’Università di Verona e il Dipartimento di prevenzione da me diretto con il patrocinio della Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica (SItI) e della Federazione italiana dei medici pediatri (Fimp). All’interno del portale – ha illustrato Ferro – si trovano i contenuti più aggiornati sulle malattie prevenibili da vaccino, il calendario vaccinale aggiornato e tutti i riferimenti utili sui centri vaccinali della nostra provincia. Il portale contiene anche un’utile sezione sulle bufale in campo vaccinale corredata da letteratura scientifica aggiornata. Mi preme in questa sede ringraziare – ha concluso Ferro – il Comitato tecnico-scientifico che ha curato la realizzazione del portale provinciale, costituito da medici esperti nel campo della sanità pubblica, della pediatria ed ospedalieri, oltre a operatori dei centri vaccinali». Dal 23 al 26 ottobre Trentino Clima 2019 E’ on line la sezione web dedicata di Trentino Clima 2019 ( trentinoclima2019.climatrentino.it ), l’evento che si terrà a Trento dal 23 al 26 ottobre, con al centro la Conferenza annuale della Società Italiana per le Scienze del Clima (SISC). Dedicato in particolare al tema dei cambiamenti climatici, Trentino Clima 2019 è il frutto della collaborazione tra la Provincia autonoma di Trento-Assessorato all’urbanistica, ambiente e cooperazione e la Società Italiana per le Scienze del Clima, con la partecipazione del MUSE, della Fondazione E.Mach, della Fondazione B.Kessler, dell’Università di Trento, di Trentino School of Management e di Trento Film Festival. Sono previste anche una serie di iniziative ed eventi collaterali rivolti ai cittadini, alle scuole, al mondo dei media. Sul sito oltre al programma sarà possibile trovare nelle prossime settimane anche videointerviste a ricercatori, esperti e altri protagonisti di Trentino Clima 2019.
Giornale delle Giudicarie, distribuito dalla Cooperativa Lavoro Da gennaio dello scorso anno il Giornale delle Giudicarie viene distribuito dalla Cooperativa sociale Lavoro, con sede in località Copera a Zuclo. Per segnalare critiche, suggerimenti, disguidi nella spedizione è possibile chiamare il numero della cooperativa: 0465-326420 oppure quello del Giornale delle Giudicarie, 0465322934, oppure via mail all’indirizzo: redazionegdg@yahoo.it.
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Ambiente
OTTOBRE 2019 La fronte ha perso oltre 3 metri, i dati sono peggiori dello scorso anno
L’Adamello, gigante di ghiaccio in difficoltà
di Denise Rocca Anche l’Adamello è un gigante in difficoltà: alla fronte il ghiacciaio ha perso 3 metri di spessore dall’inizio dell’estate, l’equivalente di un piano di una casa. E a fine agosto, quando la misurazione è stata fatta, non era ancora finita, davanti c’era ancora almeno un mese di fusione sicura. I dati raccolti nel controllo di metà estate dai glaciologi saliti sul ghiacciaio più ampio delle alpi italiane sono allarmanti. Sull’Adamello il massimo accumulo di neve registrato alla fine dell’inverno appena trascorso era di 3,5 metri, alla fronte del ghiacciaio era di circa un metro in meno, fermandosi a circa 2,5 metri. Quella neve se n’è andata tutta. Inoltre, nel mese di agosto alle quote più alte del ghiacciaio si sono persi fra i 60 e i 70 centimetri, mentre alla fronte del ghiacciaio si sono persi 3 metri. L’anno scorso il ghiacciaio dell’Adamello perdeva alle quote più base circa 3 metri, alle quote più alte 1 metro, quindi il 2019 offriva già uno scenario peggiore a metà estate. D’altronde le temperature fatte registrare dalla stazione meteorologica posizionata a quasi 3.000 metri sul ghiacciaio più vasto delle Alpi italiane, per sette mesi all’anno consecutivi, hanno fatto segnare una media giornaliera della temperatura sopra lo zero. «Sette mesi su 12 sono davvero tanti - commenta Christian Casarotto, del Muse - quindi
I ghiacciai sono in enorme difficoltà, imputato principale il riscaldamento globale di cui le attività umane sono il principale fattore di aggravamento. Estati troppo lunghe e calde, precipitazioni sempre più scarse: sono le due variabili che combinate, sono un’arma letale per i grandi giganti di quella neve che ingenuamente l’uomo ha definito perenne. A ritmo pauroso, i
la fusione è estesa per un periodo dell’anno molto ampio. Guardando all’andamento della massa dei ghiacciai, le perdite maggiori si registrano tutte negli ultimi vent’anni. Vuol dire che ogni due anni si verificano ritiri dei ghiacciai record, questa accelerazione e peggioramento degli ultimi due decenni è il dato più preoccupante». «I ghiacciai che abbiamo visitato negli ultimi giorni sono fra i più grandi - commenta Tognoni, di Meteotrentino – e i dati che abbiamo raccolto sul loro stato di salute ci confermano purtroppo che nel giro di pochi anni sotto i 3.000 metri non ci sarà più nulla. Sull’Adamello, che è il ghiacciaio
più importante che abbiamo, solo pochi anni fa la neve riusciva a resistere tutta l’estate, ora è arrivato al punto in cui non c’è più già ai primi caldi e si scioglie in maniera importante lo strato di ghiaccio. La calura estiva è troppo elevata, ma anche le quantità di neve invernale è troppo poca per sostenere il ghiacciaio». Negli inverni particolarmente nevosi l’uomo comune spera sempre che si stia dando sollievo ai grandi giganti ghiacciati delle Alpi. «C’è tanta neve, bene per i ghiacciai» si dice. I più ingenui, o i negazionisti, si raccontano anche che qualche metro in più di neve sia il segno che quella del riscaldamento
ghiacciai stanno scomparendo. A cavallo fra la Lombardia e Trentino, a oltre 3.500 metri di altitudine nel suo punto più alto: qui si estendono i quasi 15 chilometri quadrati del ghiacciaio dell’Adamello, principale bacino di acqua per la Sarca di Val Genova, ovvero il ramo più ricco e importante del primo fiume che alimenta il lago di Garda.
globale altro non è che una bufala. Niente di più sbagliato, i numeri lo dimostrano e sono scoraggianti. «Guardiamo i dati.
In dodici giorni nel mese di agosto il ghiacciaio dell’Adamello ha perso 90 centimetri – spiegano gli esperti -. Significa che
si perdono all’incirca dieci centimetri di ghiaccio al giorno. Per fare quei 10 centimetri di ghiaccio al giorno ci vuole quasi un metro di neve. Si capisce bene che anche 3 metri di neve in un inverno che possono sembrare tanti in realtà non sono nulla. Ci vorrebbero 30 metri di neve in un inverno per recuperare, un assurdo di questi tempi». O almeno ci vorrebbero diverse stagioni di fila con abbondanti precipitazioni ed estati fresche per vedere una differenza: ««Quando nevica molto, i ghiacciai perdono un pochino meno, ma non aumentano - conferma Christian Casarotto -. Ci vorrebbero alcuni anni in fila di nevicate abbondanti ed estati fresche, perché la neve deve avere del tempo, diciamo dai 3 ai 5 anni, per diventare davvero ghiaccio e quindi parte del ghiacciaio».
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Politica
OTTOBRE 2019 Proseguono le tavole rotonde del Giornale delle Giudicarie
Amministrare i Comuni, Le nostre domande
1
Fare il Sindaco è sempre più difficile: leggi complicate, a volte assurde, burocrazia opprimente, poche risorse, cittadini più critici. Come valuta la situazione che ha incontrato in questi anni?
2
Quali sono le questioni più difficili che i Comuni stanno affrontando?
3
Con quali interventi legislativi o organizzativi si potrebbero risolvere? La Provincia cosa potrebbe fare?
4
Come era il ruolo di Sindaco in passato e che evoluzione c’è stata nel tempo?
5
Ci dica le motivazioni che dovrebbero animare chi vuole impegnarsi a fare il Sindaco per la prossima legislatura?
Albino Dellaidotti
Sindaco di San Lorenzo Dorsino
Guido Botteri Sindaco di Strembo
Le risorse a disposizione degli Enti Locali sono sempre più contenute e viene inoltre richiesto un sempre maggior contenimento della spesa pubblica, il tutto condito anche da una burocrazia sempre più articolata e da molteplici adempimenti. La mia personale esperienza come Sindaco parte nel 1990 e confrontandola con la situazione odierna, riscontro conferma di quanto sopra. Quanto appena detto non deve scoraggiare i giovani che intendono avvicinarsi al mondo della pubblica amministrazione, in quanto la collaborazione di persone competenti facilita la gestione del Comune.
Rispetto ai primi anni da quando ho iniziato ad occuparmi di cosa pubblica facendo il Sinaco ad oggi la burocrazia ha inciso tantissimo sulle amministrazioni e fare il sindaco è diventato complesso e oneroso in termini di impegno e pazienza. Anche con i cittadini è cambiato il rapporto: anche solo una decina di anni fa la relazione con il citttadino era molto diversa, oggi ci sono i social e tanti si sfogano lì. Però il rapporto con i cittadini è rimaso buono soprattutto nei piccoli comuni e paesi dove la figura del Sindaco ha il suo ruolo. Vorrei dire che proprio la relazione con i cittadini è una delle poche cose davvero buone di ricoprire un ruolo come quello del Sindaco.
Come per la maggior parte degli Enti di piccola dimensione, lo scoglio più difficile da aggirare è il reperimento delle risorse necessarie al buon andamento della macchina comunale e agli investimenti che il territorio necessita. Oltre a quanto appena detto, questa è la prima legislatura del nuovo Comune di San Lorenzo Dorsino, nato dalla fusione dei Comuni di San Lorenzo in Banale e di Dorsino e pertanto tra le questioni più complesse che ho dovuto affrontare vi è stata anche la necessità di unificare non solo due comunità distinte, anche se geograficamente vicine e che da sempre avevano collaborato, ma riorganizzare completamente gli Uffici e garantire il migliore servizio ai concittadini.
Parlando di cose molto concrete, più che di ragionamenti teorici, direi che le difficoltà maggiori dei comuni oggi sono le gestioni associate e la gestione o meglio la mancanza cronica di personale. Con le gestioni associate si doverebbe risparmiare e uso il condizionale perché invece, alla fine, si va a pagare più di quello che si fa ora o almeno più di quello che si dovrebbe. Un’altra quesitone che alle gestioni associate è in parte legata, è la possibilità di non poter assumere personale per dare ai cittadini un servizio come vorremmo che fosse erogato. In un comune piccolo dove il personale è limitato anche la mancanza di un solo dipendente per malattia crea molti problemi, spesso sa e si sta occupando di cose in esclusiva, venendo a mancare anche solo per pochi giorni supplire può diventare molto difficile.
Per favorire lo sviluppo delle comunità, sarebbe opportuno che la Provincia snellisse gli iter burocratici e velocizzasse le procedure volte al conferimento di risorse da impiegare nel Comune, oltre ad un significativo aumento dei trasferimenti corrisposti, soprattutto per la quota destinata agli investimenti.
Le amministrazioni comunali, purtroppo, attualmente non possono fare niente. Speriamo che la Provincia possa aprire una finestra dando la possibilità ai comuni di fare cose diverse rispetto a ai vincoli attuali. Credo che il massimo sarebbe ritornare come prima, ma capisco che possa essere molto difficile., Un palliativo potrebbe essere almeno fare delle gestioni associate un po’ più piccole rispetto a come sono previste ora, così da avere ambiti più omogenei fra loro e promuovere, davvero, in un futuro, un processo di fusione che porti ad un comune unico, nuovo e più ampio dove si garantiscano i servizi e le efficienze che vengono richieste. Se la gestione associata è troppo grande e le realtà al suo interno sono sproporzionate e troppo diverse non si arriverà mai lì, ma si creeranno solo difficoltà.
Confermo quanto detto in risposta al primo quesito e sottolineo la profonda differenza che ho riscontrato negli anni a partire dal 1990 fino ad oggi. Confrontando la mia esperienza in qualità di Sindaco del “solo” Comune di Dorsino e quella attuale, gli impegni istituzionali e di rappresentanza si sono moltiplicati e questo non solo per via delle aumentate dimensioni del Comune, ma anche per un sempre maggior coinvolgimento degli amministratori pubblici a livello sovracomunale. Anche le esigenze e le aspettative della cittadinanza si sono evolute col passare del tempo ed è sempre più gravoso riuscire a conciliare l’interesse pubblico alle singole necessità espresse dai cittadini.
In passato il sindaco era molto più vicino al cittadino, ai suoi problemi e alle sue questioni individuali. Trent’anni fa un sindaco poteva ascoltare un’istanza e poi agire in maniera relativamnte veloce su quell’istanza. Poteva decidere dopo aver accolto la domanda di un cittadino e senza troppa difficoltà cercare di risolvere quel problema o accogliere quella istanza andando ad incidere concretamente nella vita dei suoi cittadini, anche in maniera puntuale e stando nelle regole. Oggi per ogni minima, ma davvero piccola cosa, ci troviamo una burocrazia folle, tanto che si finisce per non riuscire, anche quando si vorrebbe, a dare una risposta in tempi adeguati o addirittura a non riuscire nel concreto ad intervenire.
Come anticipato in risposta alla prima domanda, un giovane desideroso di sperimentare una nuova esperienza in ambito di amministrazione locale non deve essere frenato dall’eccessiva burocrazia e dalle poche risorse disponibili e perdersi d’animo, ma piuttosto deve circondarsi di persone competenti e valide, cui delegare parte delle incombenze. Riuscire infatti a gestire gli innumerevoli impegni che comporta oggi la carica di Sindaco necessita di una presenza a tempo pieno.
Chi farà il sindaco d’ora in avanti si troverà problemi molto diversi dal passato e più complessi di un tempo, per tanti motivi sia burocratici che di relazione, di leggi e di realtà con bisogni e necessità più complessi. La motivazione, nonostante questo, è un po’ sempre la stessa di chi ha deciso di fare il Sindaco in passato, ovvero fare qualcosa di bello e di buon per la comunità e il paese dove si vive.
Politica
OTTOBRE 2019 - pag.
7
A 8 mesi dalle elezioni, i sindaci con la più lunga esperienza amministrativa raccontano soddisfazioni e difficoltà
il parere dei Sindaci Gianni Cimarolli Sindaco di Bondone
Giorgio Marchetti
Sindaco di Borgo Lares
Attilio Maestri
Sindaco di Pieve di Bono Prezzo
Confusa e schizzofrenica.
Non è vero che fare il Sindaco è sempre più difficile, fare il Sindaco è un compito che è influenzato da tantissime variabili, in primis la squadra che compone il Consiglio Comunale, poi l’efficienza degli uffici e, molto importante, il rapporto con i cittadini. La proliferazione delle leggi sappiamo tutti che non è certamente sinonimo di efficienza, ma è un fattore con il quale dobbiamo obbligatoriamente convivere, anche in relazione alle risorse credo di poter dire che ci sono, a volte basta avere l’umiltà di chiedere il percorso giusto per ottenerne l’assegnazione. I cittadini non sono critici nella generalità, sono più attenti, direi che la stragrande maggioranza è corretta, chiede informazioni, suggerisce, poi qualche mosca bianca che fa un pò di rumore c’è, prendiamo atto; importante è non farsi influenzare da chi è “contro” comunque. Complessivamente definirei la situazione di questi ultimi anni molto buona caratterizzata da basso livello di conflittualità, dove qualche situazione incancrenita ha visto una evoluzione positiva.
Facile confermare come le suddette criticità possano condizionare e ostacolare le buone intenzioni con le quali un candidato sindaco si propone agli elettori; la mia esperienza però mi insegna che il superarle, o meglio il conviverci, cercando limitarne l’impatto, dipende molto da come si approcciano: il combatterle solo sbraitando e criticando (ormai divenuto lo sport nazionale) non porta a grandi risultati; l’affrontarle con serenità, coerenza, pazienza, impegno, tenacia e la forza delle idee, prendendo spunto sempre dal bicchiere mezzo pieno porta ad ottenere risultati che sembrerebbero a prima vista irraggiungibili. Anche nei confronti di eventuali cittadini più critici, con chi lo ha accettato, non mi sono mai sottratto a dialogo e disponibilità, non per far cambiare idea a tutti costi ma perché ritengo sia l’unico modo per confrontare e motivare idee diverse.
Tutte anche le più banali. Con la complicazione burocratica vigente in qualsiasi questione si “nascondono” problemi
In primis in Giudicarie abbiamo sul tavolo un argomento che non è di diretta competenza dei Comuni ma dove dobbiamo farci parte attiva, è il rinnovo delle grandi concessioni idroelettriche, tema delicatissimo per la fortissima incidenza sulle entrate comunali generate da canoni, sovracanoni e canoni aggiuntivi. In questi anni è stato raggiunto un buon punto di equilibrio tra esigenze ambientali -con la regimazione dei deflussi minimi- e contropartita economica con il riconoscimento di risorse ai territori in rapporto ai prelievi e non alla popolazione, dobbiamo vigilare con forza sui contenuti dei nuovi bandi. Sono fiducioso considerato che al vertice della questione c’è il nostro Vicepresidente Tonina. Poi argomento difficile è la gestione efficiente degli appalti.
Facile confermare come le suddette criticità possano condizionare e ostacolare le buone intenzioni con le quali un candidato sindaco si propone agli elettori; la mia esperienza però mi insegna che il superarle, o meglio il conviverci, cercando limitarne l’impatto, dipende molto da come si approcciano: il combatterle solo sbraitando e criticando (ormai divenuto lo sport nazionale) non porta a grandi risultati; l’affrontarle con serenità, coerenza, pazienza, impegno, tenacia e la forza delle idee, prendendo spunto sempre dal bicchiere mezzo pieno porta ad ottenere risultati che sembrerebbero a prima vista irraggiungibili. Anche nei confronti di eventuali cittadini più critici, con chi lo ha accettato, non mi sono mai sottratto a dialogo e disponibilità, non per far cambiare idea a tutti costi ma perché ritengo sia l’unico modo per confrontare e motivare idee diverse.
Semplificare, semplificare, semplificare ….. e permettere ai sindaci di scegliere (come succede nel resto dell’Italia) almeno il suo collaboratore principale.
Per il tema energia molto importante è cosa si chiede ai nuovi concessionari nel momento in cui saranno rimesse in gara le nuove concessioni, tenendo ben presente che l’acqua è una risorsa dei territori e col principio che anche i benefici devono ritornare in loco. Altro argomento è una assoluta necessità di revisione sulle normative in tema di appalti, siamo arrivati al punto che il sistema è praticamente “incartato” dobbiamo avere il coraggio di togliere tanti vincoli che sono stati inseriti solo perchè qualche mela marcia ha mal gestito determinate situazioni, chi amministra deve avere il diritto/dovere di operare, se sbaglia sarà giudicato dalla popolazione.
Qualità dei servizi, incentivi e agevolazioni (economiche e normative), a chi decide di investire nelle periferie; opportunità di lavoro per far si che le famiglie possano continuare a far vivere le nostra comunità, presidiando il territorio e dando impulso alle piccole attività artigianali e commerciali che in esso possono insediarsi o avere lo stimolo per mantenersi; smarcarsi dalla logica dell’asta dell’Adige, che se può essere giustificata per l’industria, più legata alle vie di comunicazione e al trasporto di merci, non è assolutamente territorio esclusivo per attività di concetto, legate ad esempio allo studio e/o alla ricerca; per assurdo, ma non troppo, con una buona linea dati (di fibra si parla da inizio millennio) un programmatore informatico o un ricercatore può lavorare in egual misura, e con gli stessi risultati, a Creto, come a Milano o addirittura nella Silicon Valley!
Il ruolo nel tempo non è cambiato. E’ cambiata la possibilità di incidere tempestivamente nelle problematiche quotidiane
Per quanto mi riguarda, tralasciando il forte peggioramento intervenuto in tema di lavori pubblici, il ruolo del Sindaco non ha avuto grandi cambiamenti, anzi se ci sono stati sono stati in positivo, nel senso che per effetto della fusione è molto migliorato il livello di efficienza degli uffici in tutti i settori - dove per fortuna abbiamo risorse umane di assoluto valore-, con un livello di specializzazione aumentato, un risparmio di risorse in parte corrente e un livello complessivo di entrate maggiore, tutto questo, come logico, facilita il compito dell’Amministratore. Naturalmente, sempre per effetto della fusione aumenta la dialettica e il confronto, ma anche in questo caso, dopo i primi anni di avviamento, la considerazione è positiva, nel senso che i benefici hanno di gran lunga superato i punti negativi.
Penso sia più complicato fare il sindaco oggi, non perché sia diverso il ruolo ma perché, tralasciando le responsabilità, è cambiato il modo di porsi nella comunità, di cui il sindaco dovrebbe essere collante e punto di riferimento. Si è, purtroppo, passati dal relazionarsi in modo diretto, con presa di responsabilità tra gli interlocutori, rispetto e la conseguenza di ragionare su idee, proposte, osservazioni e possibili soluzioni, ad una società di relazioni prevalentemente spersonalizzate. Nell’era dei social (utili se usati con raziocino), si ragiona per slogan. Nascosto da una tastiera ognuno si sente il paladino/tuttologo che può parlare e sparlare di tutto, senza contraddittorio o confronto. Una volta il sindaco era un’istituzione, si prendeva appuntamento per incontrarlo, doverosamente in municipio. Oggi un sindaco va in comune per le questioni burocratiche ma la maggior parte del suo incarico, anche per ovviare a questa comunicazione, lo deve svolgere in mezzo alla gente, dialogando, raccogliendo suggerimenti e critiche, dando risposte e motivando le scelte.
Fare il sindaco è una esperienza difficile ma contribuire a gestire la comunità di appartenenza è una esperienza sicuramente formativa ed entusiasmante.
Deve avere in primis un forte attaccamento al territorio senza però pensare che il mondo finisca ai confini del Comune, anzi, concentrarsi sulla necessità di fare rete con le altre realtà. Deve essere animato da un pò di sana ambizione di voler far migliorare la propria Comunità con la consapevolezza di non doversi abbattere di fronte alle immancabili difficoltà e anche di non aver paura di assumersi responsabilità. Ritengo sia importante avere ben chiari alcuni obiettivi generali: in tema di rapporti, il logico proposito di imparzialità, in tema di lavori pubblici avere idee chiare sugli interventi più importanti e impegnativi mantenendo però un occhio attento alla corretta conservazione delle strutture e opere esistenti, e infine, molto importante, attivarsi per valorizzare al meglio il grande patrimonio umano che per fortuna è ancora una positiva caratteristica dei nostri paesi.
Ritengo che la principale motivazione per realtà come i nostri piccoli comuni, fortunatamente ancora lontani dalle logiche politiche provinciali e nazionali, sia data dalla volontà di mettersi a disposizione, in maniera disinteressata, “per” e non “contro”, con l’obiettivo di fare qualcosa di positivo per la propria comunità, cui bisogna poi rendere conto. Certamente, non essendo obbligati, non si può prescindere da un pizzico di ambizione ma, soprattutto, viste le responsabilità serve molto coraggio, che rasenta l’incoscienza, e spirito di sacrificio. Fondamentale in questo è il supporto e la pazienza dei familiari, perché fare il sindaco con coscienza, oggi, significa essere impegnati potenzialmente 24/7 per 365 giorni l’anno a scapito talvolta di affetti, lavoro e tempo libero. Anche una buona squadra, propositiva e attenta alle esigenze della comunità, sicuramente aiuta. Di certo, con dette premesse, quella che non può essere una motivazione, è quella economica, troppo spesso usata per denigrare l’impegno dei sindaci.
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Politica
OTTOBRE 2019
Il governo nazionale tra Rousseau e Bentham La strana alleanza Pd - 5 Stelle
Ma chi sa riconoscere in questi due grandi intellettuali le battaglie e le contraddittorie alleanze politiche di oggi che si apprestano a guidare il nostro paese? Se infatti il Movimento 5 Stelle ha eletto tra i propri ispiratori Rousseau, pochi sanno che il Partito Democratico invece nella sua emancipazione dal comunismo e socialismo reale, rappresentato dalla metamorfosi da Partito Comunista a Democratici di Sinistra, ha seguito invece le tracce dell’utilitarismo inglese ispirato da Bentham che alla fine degli anni Settanta aveva ispirato una profonda critica del contrattualismo socialista applicato dei paesi dell’Est Europa. Nel partito inglese del Labour, proprio un giovane Tony Blair apriva una stagione di profonde critiche al socialismo reale perché invece che distribuire i diritti e la ricchezza finiva con il favorire la casta dei politici alla direzione dei paesi comunisti, alimentando inefficienze, favori e corruzione. Questo profonda revisione del socialismo reale fondato sul contrattualismo, fu interpretata in Italia dal Partito Socialista di Bettino Craxi, che dovette lottare a lungo per riuscire a imporsi nella società ancora divisa sul modello politico da seguire dopo gli anni di piombo e che sfociò nel referendum sulla scala mobile del 1984. Ma chi era socialista con Craxi in quel periodo? Silvio Berlusconi, che esat-
di Marco Zulberti
L’accordo stipulato tra il Movimento 5 Stelle e il Partito Democratico, approvato dalla discussa piattaforma Rousseau, oltre che ad alimentare una sorta d’interrogativo sulla effettiva democraticità di un tale mezzo per decisioni politiche di impatto sull’intero paese, richiama an-
tamente dieci anni dopo, nel 1994, fondò Forza Italia con l’intenzione di non permettere al Partito Democratico di Achille Occhetto di prendere il governo, di fatto era uno di quei socialisti che vedeva nel socialismo reale dell’Eu-
ropa dell’Est la fine della libertà economica. Ma questa modernità del socialismo contrattualista fu compresa solo qualche anno dopo quando i Democratici di Sinistra, con l’Ulivo di D’Alema e Prodi, per entrare nel Partito
che la battaglia intellettuale che l’utilitarismo l’inglese Jeremy Bentham (1748-1832) alimentò contro le idee del francese Jean Jaques Rousseau (1712-1778), autore del “Contratto Sociale” nel 1772, padre intellettuale del contrattualismo e della rivoluzione francese del 1789. Socialista Europeo dovettero chiedere la mediazione proprio ai vecchi socialisti. Non sono un caso le profonde condivisioni tra Berlusconi e Blair, ad esempio, nel momento della guerra in Iraq. Vedere quindi oggi un’alleanza tra Movimento 5 Stelle, che sembra ancora come la vecchia Rifondazione Comunista, a modelli contrattualisti settecenteschi e il Partito Democratico che invece aveva sposato il liberismo europeista alimenta qualche strascico di riflessione aggiuntiva visto anche come il governo giallo-rosso nasca dalla somma dei “Like” dei 79.634 votanti che gli associati storici al movimento di Beppe Grillo e Casaleggio hanno espres-
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so. Solo qualche mese fa proprio dal Partito Democratico era partita una feroce critica alle affermazioni di Davide Casaleggio sulla democrazia diretta grazie alla tecnologia. Oggi in Italia il secondo governo su base telematica si appresta a governare il Paese dopo il primo che è stato quello giallo-verde con la Lega. La preveggenza dell’eretico telematico
Roberto Casaleggio sembra avverarsi. E visto che l’Italia è da un paio di secoli il laboratorio politico che ha sfornato prima il fascismo di Benito Mussolini, poi l’Eurocomunismo di Berlinguer, infine la democrazia media di Berlusconi oggi siamo alla democrazia di Facebook fondata sui Like. Vedendo quanto sono durate le prime tre quando durerà quella telematica di fronte ai problemi di bilancio e del debito pubblico italiano? Se Asimov tornasse in vita avrebbe materiale da vendere per altri romanzi sulla fantascienza. In campo politico.
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Economia
OTTOBRE 2019
Obiettivo: più chilometri di piste includendo Serodoli, Mondifrà e Malga Ritort
Funivie Campiglio, 7 milioni di utile. Nuovo record di Denise Rocca
L’utile netto, post imposte, riportato in bilancio è stato di 7.101.821 euro con un incremento del 15,89% rispetto all’anno precedente quando si era attestato a 6.128.289 euro. I proventi del traffico hanno raggiunto i 33.211.955 euro con un incremento dell’8,66% rispetto al 2018 quando si erano attestati a 30.566.356 euro. Aumenti si sono registrati anche sul fronte dei primi ingressi: +6,92%, passando da 1.337.615 a 1.430.174 euro, mentre i passaggi sono aumentati dell’8,11% arrivando a 11.560.159. Guardando ad un arco temporale più ampio, i proventi sono
oserei definire storico - commenta, a margine, il direttore generale di Funivie Campiglio Spa Francesco Bosco - un risultato eclatante che è il frutto dei grandi investimenti fatti dalla società a partire da quelli sugli impianti, le piste e l’innevamento e soprattutto sul Lago Montagnoli che ha completamente modificato il discorso garanzia di neve su Campiglio. Poi l’altro aspetto che ci ha fatto crescere moltissimo è stata la nascita della Skiarea perché
passati dai 22 milioni e 150mila euro dell’esercizio 2012/13 ai 33 milioni e 211mila euro attuali, con un incremento in 7 anni di oltre 11 milioni di euro. Per la Skiarea che vanta 150 chilometri di piste, da ampliare per stare al passo con i concorrenti secondo i piani futuri dell’azienda - si parla di un ricavo totale di circa 80 milioni di euro fra le tre società, 26 milioni di passaggi e di 2.850.000 utenti all’anno. Secondo i dati forniti da Funivie Campiglio, solo in stipendio netto per i dipendenti, si riveraano 11 milioni di euro sul territorio. I numeri parlano di una società in salute e la soddisfazione fra i vertici e gli azionisti è palpabile. «Un bilancio che
dalla stagione 2013/14 nella quale è nata per la volontà delle tre società impiantistiche i flussi sono aumentati e c’è un continuo incremento di vendite di skipass di skiarea. E infine l’altro aspetto che indicherei dietro questi dati è l’investimento in promozione, commercializzazione e immagine. Oggi abbiamo flussi che ci vengono garantiti da 56 paesi stranieri e questo grazie alla collaborazione con Apt di Madonna di Campiglio e con Trentino Marketing». Solo di promozione la società investe fra i 700mila e gli 800mila euro all’anno, in investimenti strutturali mediamente sono stati impiegati circa 7 milioni l’anno nell’ultimo decennio.
Un bilancio record, l’ennesimo degli ultimi anni, quello presentato all’assemblea annuale delle Funivie di Campiglio agli azionisti dal presidente Sergio Collini, accanto all’avvio di un discorso program-
matico sull’ampliamento del demanio sciabile con tre ipotesi: zona Mondifrà Malga Dimaro, Malga Ritort Plaza e zona Serodoli Val Gelada Pellizzano.
L’ampliamento del demanio sciabile Il piano industriale della società prevede il prossimo anno la realizzazione della telecabina Fortini in sostituzione dell’attuale seggiovia. Ma è soprattutto di ampliamento del demanio che si è parlato in assemblea, per arrivare al consolidamento della Skiarea Campiglio Dolomiti di Brenta. Un aumento dei chilometri di piste sciabili che sul tavolo ha messo tre ipotesi: un’amplia-
mento verso l’area di Serodoli, già ampiamente contestato in passato; dall’altro lato verso la zona di Vagliana - Mondifrà, in questo caso attraverso la Malga Dimaro e il Monte Spolverino realizzando 4 nuovi impianti di risalita per 16 chilometri di piste e infine l’area di Malga Ritort dove c’è già l’impianto di arroccamento e potrebbe nascere una pista di 6 chilometri con un migliaio di metri di dislivello. Non ci sono progetti e sono tutte aree fuori dal Pup, ma il presidente Collini ha posto il tema «per evitare di trovarsi fra cinque anni senza un piano di ampliamento che è necessario». Potrebbero essere tutte e tre o solo una delle tre ipotesi quelle realizzate, ma il messaggio agli azionisti e lanciato al mondo politico è stato molto chiaro: da un ampliamento non si prescinde. «Un risultato straordinario - ha detto nel suo intervento l’assessore provinciale al turismo Roberto Failoni - nella relazione una chiara visione di dove si vuole andare nei prossimi anni». Servono modifiche al Piano urbanistico provinciale per gli ampliamenti di cui si parla nella relazione, siete pronti a concederle? «Porterò in giunta provinciale - risponde Fai-
loni - le tre situazioni che sono emerse in maniera molto chiara e trasparente dalla società, le valuteremo tutti assieme, credo sia un modo corretto di porsi quelli di valutare le questioni che ci vengono presentate e cercare di dare risposte in tempi adatti all’attività imprenditoriale. È altrettanto chiaro che da parte nostra c’è la volontà di proseguire in un settore che dimostra di crescere ed essere importante nell’economia locale, nonostante ci sia chi dice il contrario credo che i numeri siano molto chiari». La disponibilità di Failoni non è scontato sia condivisa in tutta la giunta provinciale, il vicepresidente e assessore all’ambiente Mario Tonina, per esempio, ha avuto posizioni meno permissive su eventi in quota e ampliamento delle piste da sci, e ha sostenuto i ragazzi di Friday for Future. Fra le indicazioni che informeranno le decisioni della giunta provinciale ci sono anche le indicazioni uscite dagli Stati Generali della Montagna dove i temi del “risparmio ambientale” e lo sviluppo di un turismo alternativo a quello dello sci come lo conosciamo oggi sono stati preminenti in molti tavoli.
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Ambiente
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Come nel 2013 è a fianco dei comitati spontanei che osteggiavano l’iniziativa
Il Parco: no ad un’espansione delle funivie a Serodoli
Ribadita l’intenzione di Funivie Campiglio Spa di ampliare il demanio sciabile, sono tornate ad alzarsi le voci contrarie che a suo tempo si schierarono contro l’infrastrutturazione in zona Serodoli, nel 2013 – sabato 28 settembre è stato organizzato un presidio simbolico proprio sullo scorcio montano di Campiglio - e soprattutto si è alzata la voce del Parco Adamello Brenta che, nuovamente, si è detto contrario all’ipotesi di infrastrutturare l’area. Il presidente del Parco Joseph Masè, in una lettera aperta, ha intanto rilevato “l’assenza di qualsivoglia coinvolgimento del Parco in tutte le occasioni e le sedi nelle quali si sia eventualmente discusso di tali questioni. Questioni che, si sottolinea, implicano previsioni di pianificazione e di programmazione entro le quali l’Ente di gestione dell’area protetta esercita competenze, anche in merito alla
valutazione degli elementi di carattere ambientale e naturalistico”. Per poi chiarire la visione del Parco: “Consapevoli che il settore sciistico rappresenti un asse portante dell’economia delle nostre vallate, crediamo tuttavia che le scelte di pianificazione e di futura crescita del nostro territorio non possano prescindere da una particolare attenzione verso la tutela del patrimonio ambientale e modelli di sviluppo sostenibili ed innovativi, allontanando ogni rischio di omologazione con altri territori ove, per favorire gli interessi economici di pochi, sono prevalse logiche speculative, a danno della collettività. L’ambiente, per la cui tutela è stato istituito il Parco Naturale Adamello Brenta trent’anni fa, rappresenta, secondo i canoni di oggi, non solo il contesto naturale unico entro cui è possibile praticare lo sci, ma prima di tutto costituisce l’autentico patrimonio
di questi luoghi, la qualità tanto ambita che altri non possiedono, la vera ricchezza che abbiamo la responsabilità di preservare per i nostri figli. Il tema dell’eventuale ampliamento del demanio sciabile impone, dunque, oltre che il coinvolgimento di tutti anche un’approfondita analisi in termini di costi e benefici per la collettività. Non si può dimenticare, infatti, che
già nel 2013 il Parco, insieme ai comitati spontanei di liberi cittadini, ha espresso con forza la propria contrarietà alla paventata infrastrutturazione di Serodoli, considerato l’alto valore ambientale e paesaggistico dell’area, le gravi ricadute che tale previsione avrebbe comportato in caso di realizzazione di nuovi impianti e piste a danno dell’integrità del paesaggio, della qualità
dell’acqua dei laghi e delle sorgenti coinvolte, oltre che le importanti manomissioni al profilo del terreno. Questi stessi concetti vengono oggi ribaditi con determinazione dall’Ente Parco e possono riferirsi all’intera area protetta, all’interno della quale non si ravvisano le condizioni per l’accoglimento di proposte di ampliamento dell’area sciabile, che devono necessariamente contemperarsi con le
ragioni del rispetto e della conservazione del territorio, ma soprattutto in relazione a scelte ormai pacificamente radicate, acquisite e condivise nella individuazione di un’area, quella del parco naturale, ove la ricchezza è rappresentata dall’ambiente e l’obiettivo primario è la sua tutela. Il Parco, in conclusione, auspica che chi ha la responsabilità di amministrare il Territorio sappia valutare con estrema attenzione le istanze che provengono dalle società impiantistiche affinché mediante un attento bilanciamento di tutti gli interessi coinvolti, l’ambiente, patrimonio collettivo, non venga sacrificato per centrare obiettivi di massimizzazione del profitto delle società. Solo in questo modo amministratori provinciali e locali daranno prova concreta di sapere scegliere guardando al futuro nell’interesse di tutti”.
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Porto Franco
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L’idea che comunque viene avanti è quella di una aggregazione delle Apt, che oggi sono 14 e che – secondo alcuni osservatori – potrebbero essere tranquillamente dimezzate. E’ ovvio che qualche Apt destinata ad essere assorbita da un’altra si preoccupi e si agiti. Al di là delle preoccupazioni di questo o quel territorio ci sono però alcuni dati di fatto che giustificano una revisione dell’attuale apparato turistico, Trentino Marketing compresa, sperando che la riforma sia anche occasione per “pensare” il turismo del prossimo futuro, per discutere strategie e scelte fondamentali (turismo di quantità o turismo di qualità?), per ragionare sulle connessioni del turismo col territorio e con gli altri comparti economici. Restiamo però alle Apt. La legge sulla quale si fonda l’attuale configurazione delle Apt risale al 2002 e porta la firma dell’ex assessore Benedetti. Uno dei motivi che avevano portato allora alla riforma era stata anche la necessità di coniugare meglio promozione e commercializzazione, permettendo così alle Apt di occuparsi di commercializzazione. Da allora sono passati 17 anni, il mondo turistico è cambiato in modo spettacolare e sono mutate le regole e le modalità della commercializzazione. Un conto era vendere il prodotto trentino nel 2002, un conto è venderlo oggi e facciamo subito un esempio per spiegarci meglio. Oggi ci troviamo in una situazione nella quale l’offerta – quella trentina ma vale anche per quella italiana – non è più in grado di controllare le trasformazioni della domanda, che impone le proprie regole, i propri turisti e le proprie tariffe. Vediamo Booking, Expedia e altre Ota. Josep Ejarque, considerato un guru del marketing italiano, ha scritto di recente che in Italia circa il 40 per cento delle stanze degli hotel è gestita da Booking e altre piattaforme. In Trenti-
Ipotesi accorpamenti che riducano le 14 aziende di oggi alla metà
Apt e le nuove sfide del turismo L
di Ettore Zampiccoli
’assessore provinciale al turismo Roberto Failoni ha preannunciato una “sforbiciata” alle Apt e subito è cominciato il fuoco di sbarramento. Dapprima alcuni presidenti di Apt importanti, poi le Apt più piccole, qualche giorno fa l’ex assessore al turismo Michele Dallapiccola che conno la percentuale dovrebbe essere inferiore, ma forse nessuno lo sa con esattezza perché qui l’Osservatorio del turismo è solo un ricordo. In altre parole il “padrone” delle stanze di fatto non è più l’albergatore ma i motori di ricerca ai quali, nolenti o volenti, bisogna affidarsi e che sono in grado di condizionare flussi e direzioni. Poi a proposito di domanda c’è il grande fenomeno delle piattaforme Airbnb e similari (sono una decina ), che sembra inarrestabile. Sono veri e propri colossi della domanda, che in pochi anni hanno riversato sul mercato turistico migliaia di appartamenti e stanze private, spesso con standard poco compatibili col concetto di qualità. Airbnb è presente in 191 paesi e raccoglie sei milioni di annunci. Queste organizzazioni on line gestiscono migliaia di turisti, che peraltro nella grande maggioranza sfuggono a qualsiasi catalogazione. Venezia ha compiuto di recente un censimento ed ha verificato che in laguna ci sono 8.000 stanze tipo Airbnb e che i turisti che le frequentano producono una spesa media giornaliera di 25 euro contro i 150 circa degli hotel. Di qui una serie di misure restrittive che la Regione Veneto sta studiando. Qualcuno ha detto che in Trentino gli arrivi dovuti a Airbnb sarebbero poco meno di centomila all’anno,
ma non ci sono riscontri seri. Al di là delle cifre il problema però è un altro e investe la tipologia di questo tipo di turismo che mediamente non ha una grande capacità di spesa. E nel momento in cui si fanno discussioni sulla qualità del turismo questo non è da poco. Una cosa è certa: questo fenomeno appare sottovalutato e rappresenta per alcuni aspetti una “zona grigia” dell’ospitalità, anche perché non adeguatamente regolamentato. Giustamente i primi a preoccuparsene sono gli albergatori se è vero che – secondo una ricerca – nei prossimi anni il fenomeno Airbnb potrebbe portar via agli alberghi una quota del fatturato valutata fra il 5 ed il 10 cento. Se questo è lo scenario una domanda sorge spontanea: in questo quadro l’organizzazione turistica trentina è in grado di affrontare questi grandi cambiamenti, ha gli strumenti adatti per dialogare con i detentori
siglia una riforma che nasca dal basso e non dall’alto. Possiamo immaginare arriveranno altre prese di posizioni a riprova che il percorso della riforma non sarà facile. Il che è anche comprensibile perché attorno alle Apt girano comunque interessi consolidati di gruppi e categorie operanti sul territorio.
di un’offerta sempre più globalizzata e controllata da pochi protagonisti? La frammentazione del Trentino in 14 Apt alle quali c’è da aggiungere la Trentino Marketing non favorisce un approccio robusto a queste nuove problematiche. Oggi per confrontarsi e tentare di gestire i rapporti con i colossi della domanda, Booking e altri, ci vogliono a livello provinciale pochi ma autorevoli interlocutori, con idee chiare e ben dotati tra l’altro di quattrini. Di qui l’urgenza di una riforma che riveda ruoli, compiti e strumenti dell’organizzazione pubblica proprio in funzione dei grandi mutamenti del turismo. In questo contesto dovrebbe essere scontato un processo di riaggregazione delle Apt, che le renda più solide ed attrezzate, e un rapporto nuovo tra le stesse Apt e la Trentino Marketing. E’ una bella sfida. E a proposito di sfide parlia-
mo velocemente di un altro tema: la famosa internazionalizzazione. Ne ha scritto di recente il presidente dell’Asat Gianni Battaiola. Come per la sostenibilità così anche per l’internazionalizzazione mi pare si vada per slogan, senza che alle parole poi seguano fatti concreti. L’internazionalizzazione dovrebbe essere la panacea – secondo alcuni – per allargare il mercato e soprattutto per poter scegliere clientele economicamente interessanti. Ovviamente per internalizzazione non intendiamo i mercati esteri tradizionali (Germania, Russia ed altri europei) ma i mercati effettivamente nuovi e con forti capacità economiche. Per fare un esempio la Cina, l’India coi suoi cento milioni di turisti ricchi, il Brasile, i Paesi Arabi, il Sudafrica, gli Stati Uniti un po’ snobbati negli ultimi anni. L’offerta trentina, così come è strutturata oggi, sarebbe pronta per agguantare questi mercati? Francamente lo dubitiamo. Innanzitutto va dato per scontato che non tutte le località possano andare, per una questione di prodotto, a spendersi su questi mercati nuovi. Vanno bene Madonna di Campiglio, la Val di Fassa, Riva del Garda, San Martino di Castrozza, ovvero lago di Garda e Dolomiti. Per altre zone il percorso mi sembrerebbe piuttosto arduo. Precisato questo ci
sono altri scogli da superare. Non ci potrà essere internazionalizzazione se non ci sarà a monte una adeguata mentalità e una cultura d’impresa degli operatori, se non ci saranno prodotti e servizi in grado di soddisfare le aspettative di questi mercati, se non ci saranno strumenti di promozione innovativi ed adeguati, se non ci saranno politiche di commercializzazione solide e collegamenti comodi e rapidi con il Trentino. Un banale esempio, che può dare bene l’idea della complessità della sfida. Andate a curiosare in rete il sito di Salisburgo e del Salisburghese : risulta tradotto in 22 lingue, quello della Trentino Marketing in sei lingue. Mi verrebbe da dire che ne abbiamo strada da fare. Dietro ogni lingua c’è un’offerta studiata – parliamo di Salisburgo – per la clientela di ciascun paese, c’è un’organizzazione commerciale, ci sono collegamenti garantiti. Se si vuole parlare di internazionalizzazione dunque c’è da affrontare un gran lavoro di studio dei mercati e della loro domanda, di costruzione di prodotti e di reti di commercializzazione in grado di vendere questi prodotti e infine c’è il nodo dei collegamenti adeguati con il Trentino (voli, aeroporti, treni, transfer pubblici e privati con tutti gli aeroporti vicini e non solo Verona). Insomma le sfide che attendono il turismo trentino sono parecchie e impegnative il che rende più che opportuna una “revisione” dell’attuale macchina organizzativa del turismo, badando soprattutto a ridefinire obiettivi, ruoli e rapporti tra categorie, Apt e Trentino Marketing.
Territorio
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Dialogo con Andrea Bagattini, Ispettore distrettuale delle Giudicarie
L’evoluzione dei pompieri, dagli incendi alle emergenze Vigili del fuoco. Questa è la denominazione originale, che ricorda gli incendi. Fiore all’occhiello in Trentino, eredità dell’impero austroungarico. Ci fu un tempo in cui il fuoco era un nemico in agguato: basti pensare ai roghi che partivano in una casa e si propagavano in tutto il paese, o peggio (nel caso di paesi molto vicini come in Rendena) attaccavano mezza valle. Oggi è diverso. “Sostanzialmente abbiamo un’evoluzione”, racconta Andrea Bagattini, da poco ispettore delle Giudicarie. “Il numero unico 112, quando c’è un problema di qualsiasi tipo, purché non sia legato alle forze dell’ordine per reati o motivi di ordine pubblico, chiama i vigili del fuoco. Perciò si va dal servizio di assistenza all’elisoccorso (trasporto dell’équipe medica dal punto in cui atterra l’elicottero al luogo dell’incidente) ad un sacco di servizi tecnici: apertura porte, pulizia sede stradale, soccorso persone o animali, bonifica vespe, blocco ascensore, incidenti stradali, incendio canne fumarie, inquinamenti ambientali, incendi boschivi”. Basta così. E la protezione civile? “I vigili del fuoco - risponde Bagattini - fanno parte del-
di Giuliano Beltrami 37 corpi, con 767 vigili in servizio attivo, 200 allievi e 161 vigili di complemento fuori servizio e soci onorari, per un totale di 1.128 componenti. Questa è la fotografia
la grande famiglia insieme ai Nuvola, al soccorso alpino, agli psicologi per i popoli e alla Croce Rossa. Ovviamente per questione di numeri e di attrezzature in dotazione, siamo l’entità principale. Nei piani di protezione civile adottati dai comuni siamo le figure operative più importanti per le decisioni e le iniziative che deve prendere il sindaco”. Volontari, ma quando si verifica un’emergenza? Mario Rossi è dipendente di un’azienda; suona il cicali-
no: saluta e parte. “La questione - spiega l’ispettore - è aperta. I nostri statuti (approvati dalla legge) dicono che il volontario, in base all’allertamento, ha l’obbligo di andare. Poi la realtà non è sempre così lineare. Ci sono settori lavorativi nei quali ci scontriamo con i datori di lavoro che non possono permettersi di perdere l’addetto ad un impianto delicato, o comunque dove la sua presenza è necessaria. Il tema andrà affrontato nel futuro, perché attualmente non c’è alcuna possibilità
dei vigili del fuoco volontari delle Giudicarie. I 37 corpi rispecchiano la presenza storica nei vari comuni: oggi, dopo le fusioni, i corpi negli ex comuni rimangono.
di pressione dell’Amministrazione pubblica sui datori di lavoro. Il problema si pone prevalentemente con le aziende private. Di solito nell’ente pubblico si può andare, sebbene esistano segretari comunali ‘scrupolosi’: se un pompiere esce e si fa male cosa succede? Capisco che la situazione non è di banale risoluzione. Solo in caso di calamità pubblica (pensa alla tempesta Vaia), quando i vigili sono impegnati per giorni, allora scattano i rimborsi”.
Il Giornale delle Giudicarie
IL GIORNALE DELLE GIUDICARIE
Anno 17 n° 10 ottobre 2019 Editore: Associazione “Il Giornale delle Giudicarie” via Circonvallazione, 74 - 38079 Tione di Trento
STATO PATRIMONIALE
Bilancio al 31/12/2018
mensile di informazione e approfondimento
Direttore responsabile: Paolo Magagnotti Coordinatore di Redazione: Denise Rocca Comitato di redazione: Elio Collizzolli, Aldo Gottardi, Matteo Ciaghi, Denise Rocca Hanno collaborato: Gianni Ambrosini, Adelino Amistadi, Mario Antolini Musòn, Enzo Ballardini, Giuliano Beltrami, Dario Beltramolli, Giacomo Bonazza, Alberto Carli, Massimo Ceccherini Podio, Francesca Cristoforetti, Chiara Garroni, Enrico Gasperi, Alfio Ghezzi, Marco Maestri, Mariachiara Rizzonelli, Tiziano Salvaterra, Alessandro Togni, Alberta Voltolini, Ettore Zampiccoli, Marco Zulberti, Per la pubblicità 3356628973 - 338 9357093 o scrivere a sponsorgdg@yahoo.it Il giornale è aperto a tutti. Per collaborare si può contattare la redazione (3286821545) o scrivere a: redazionegdg@yahoo.it Direzione, redazione via Circonvallazione, 74 - 38079 - Tione di Trento Stampato il 27 settembre 2019 da Athesia - Bolzano Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 1129
Attivo Immobilizzazioni Attivo Circolante Ratei e Risconti
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3.975 128.229 81
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Passivo Patrimonio netto Debiti Ratei e Risconti Fondi di Ammortamento Fondi per Rischi e Oneri
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67.747 36.860 658 3.119 23.900
Totale passivo
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Valore della Produzione Costi di Produzione Proventi ed Oneri Finanziari Ammortamenti Risultato prima delle imposte
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142.836 126.539 104 452 15.741
Imposte
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4.731
Risultato dell’esercizio
€
11.010
CONTO ECONOMICO
Giudicarie: distretto vitale. Lo dicono i numeri, ed in particolare quelli dei giovani. Resistono? Nello sport, per esempio, arrivati ai 16, 17 anni spesso abbandonano. “Può succedere - osserva Bagattini - ma questo riguarda soprattutto le ragazze. Fra gli allievi sono poco meno del 50%, ma poi, vuoi perché mettono su famiglia, vuoi perché vanno a studiare o a lavorare fuori, faticano a tenere il servizio attivo”. Le caserme: troppe, giuste, poche? Le caserme offrono spazio per le polemiche: grandi investimenti, caserme nuove troppo vicine. Non è rara l’accusa ai politici di averle finanziate come forma di “regalini” elettorali. “A livello provinciale - risponde l’ispettore - si sta spingendo verso la ristrutturazione di quelle esistenti: è un percorso seguito da diversi corpi nel nostro distretto. Le realizzazioni nuove sono poche e soprattutto risalgono a tempi andati. Condino e Stenico, per capirci, erano pianificate da una decina d’anni. Purtroppo la burocrazia ha tempi infiniti”. Non si può puntare su poli? “Nessuna legge prevede l’unione di corpi. Ci sono aspetti pratici da considerare. Il più banale riguarda le macchine, che devono essere custodite, e non in un piazzale. Te-
niamo tre caserme o ne facciamo una megagalattica per farci stare macchine ed attrezzature? C’è un altro aspetto essenziale: il territorio. Mettetevi nei panni dei vigili del fuoco: fanno i volontari perché tengono al loro territorio e si mettono a disposizione. Parto dalla mia situazione: facciamo una caserma unica a Condino e facciamo venire quelli di Cimego. In pratica quelli di Condino usciranno quasi sempre, mentre i cimeghesi non andranno quasi mai, perché devono fare quattro chilometri per arrivare in caserma, cambiarsi e uscire. A quel punto si demotiveranno. Le stazioni sono dei comuni: dipende da quale servizio si vuole dare. Noi siamo a disposizione. Certo, i vigili del fuoco sono molto legati alle loro comunità: se si scardina questo rapporto si corre il rischio di fare del male alla comunità”. A questo proposito, Bagattini ha un cruccio: “Ci sono paesi di mezza montagna in cui di giorno non c’è nessuno perché si lavora in fondovalle. Se, poniamo, c’è un’emergenza a Brione, salgono quelli di Condino, ma non conoscono bene il paese. Si dovrà trovare una soluzione”. Il numero unico 112, vantaggi e svantaggi. “Semplificare - afferma Andrea Bagattini - è sempre un vantaggio. Il numero unico è un call center che smista le chiamate. Però rispetto agli incidenti stradali l’allertamento è peggiorato, perché viene chiamato prima il 118; i pompieri arrivano sul luogo dopo le ambulanze, così i sanitari operano sui feriti prima che il luogo venga messo in sicurezza”. La burocrazia, un freno a mano tirato. Si avvertono due criticità che rischiano di far morire il volontariato: le responsabilità (che attanagliano in particolare le figure apicali) e gli adempimenti burocratici, che seppelliscono la buona volontà Sotto una Montagna di carte. “Auspico che la Provincia ci risolva i problemi”, conclude Andrea Bagattini.
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Europa
OTTOBRE 2019
È stata assunta la decisione, di grande rilevanza politica e pratica, di considerare arrivati in Europa i migranti che giungono ai confini di uno Stato dell’Unione europea, segnatamente nel caso concreto Malta ed Italia. Ci si è inoltre raccordati sulla distribuzione delle quote di migranti; una distribuzione che per ora, in seguito all’intesa di Malta, interessa i Paesi rappresentati all’incontro nell’isola mediterranea. La rappresentante finlandese ha manifestato la volontà del suo governo di aderire all’accordo formalizzato dagli altri quattro ministri; una decisione che concretizzerà il prossimo 8 ottobre in occasione della riunione ad Helsinki del Consiglio „Giustuzia e affari inerni” dell’Unione europea. Dato che lei presiederà tale Consiglio al quale sono invitati tutti i ministri dell’interno dei Paesi dell’Unione europea, il rinvio della formalizzazione dell’adesione finlandese all’intesa è stato un atto di opportuna prassi politica ed istituzionale. In tale occasione verrà sottoposto ai rappresentanti dei governi di tutti i paesi dell’Unione europea l’adesione all’intesa raggiunta a Malta. In base agli attuali trattati europei il Consiglio non ha il potere di imporre ad ogni Stato membro l’accettazione nel proprio Paese di una determinata quota di migranti. In base all’articolo cinque del testo consolidato del trattato di Lisbona sull’Unione europea che attualmente costituisce la base giuridica dell’intera architettura
Avviato a Malta nuovo corso sui migranti di Paolo Magagnotti
I
ministri dell’Interno di cinque Paesi dell’Unione europea - i media nazionali ne hanno dato ampia informazione - si sono riuniti lo scorso 23 settembre a Malta per esaminare il grande problema dei flussi migratori verso
dell’Unione „...l’Unione agisce esclusivamente nei limiti delle competenze che le sono attribuite dagli Stati membri nei trattati...”. La competenza dei prendere migranti e portarli in uno Stato membro se il governo di tale Stato non li vuole, non è mai stata attribuita all’Unione.
Ne risulta che le accuse rivolte da molti politici all’Unione europea come sistema istituzionale di aver lasciato l’Italia sola nella distribuzione dei migranti non ha alcun fondamento; si tratta di una bugia che può fruttare elettoralmente ma null’altro. L’incontro dei ministri
l’Europa e che interessano in modo particolare l’Italia. Erano rappresentati i governi di Malta, Italia, Francia, Germania e Finlandia, con la presenza del commissario europeo che si occupa di migrazione.
dell’interno a Malta ha rappresentato un fatto molto importante e di notevole significato sul piano delle relazioni politiche fra Stati membri dell’unione europea ed un passo significativo verso un approccio finalmente solidale nell’accoglienza dei migranti. Il fatto che
due grandi Paesi fondatori dell’Unione europea come Francia e Germania abbiano compiuto tale passo nei confronti dell’Italia, altro paese fondatore, ed assunto la decisione di sostenere un sistema strutturale nei confronti dell’accoglienza dei migranti va colto in termini estremamente
positivi e non banalizzato come fatto in questi giorni in dibattiti televisivi nei quali si cercava solamente di ricordare le carenze del passato -che pur ci sono state-e di mettere in dubbio ogni buona fede. L’Unione europea è il più grande progetto democratico di unione di popoli mai visto nella storia dell’umanità ma la sua costruzione e il suo progresso potranno avere successo solamente attraverso sforzi di reciproca comprensione e negoziati, ai quali si deve sempre partecipare, portando le proprie ragioni e comprendendo, o contestando se nel caso, le ragioni degli altri. Ora come ora non è certamente pensabile che nella riunione dei ministri dell’Interno del prossimo 8 ottobre venga raggiunta l’unanimità sulla quota dei migranti. Importante è che chi è d’accordo confermi volontà e impegno di adoperarsi nella gestione di un fenomeno epocale che al di là dell’accoglienza dovrà vedere un grande impegno europeo, e di altri Stati non europei, per affrontare e risolvere a monte, nei Paesi di origin, un problema che senza soluzione rischierà di travolgerci.
Italia Viva...
EDITORIALE di Adelino Amistadi Continua dalla Prima Un vero colpo di fulmine che ha scosso non poco il panorama politico del nostro Paese. Matteo Renzi ha lasciato la sinistra in questi giorni, ma in realtà la sua decisione nasce da lontano. Infatti era palese che Renzi non si era mai riconosciuto nell’attuale gruppo dirigente del Pd e men che meno nella leadership di Zingaretti. Non è la prima scissione che avviene a sinistra, ricordiamo Rutelli che poi sparì dalla circolazione, poi quella di Bersani e D’Alema che fondarono l’ennesimo partitino a sinistra che però non è stato granchè premiato dagli elettori... andarsene dal Pd, finora, non ha portato fortuna a nessuno. Ma Renzi, impavido, ha voluto provarci con una nuova formazione politica denominata “Italia Viva” e il tempo ci dirà se avrà avuto più fortuna degli altri. Il disegno di Renzi è oggi quello di provare a costruire un partito di centro, una nuova Margherita, per allargare il perimetro del nuovo governo includendo nell’operazione pezzi di altre forze politiche in difficoltà. A cominciare da Forza Italia che sta naufragando con gente che se ne va con Salvini (vedi Toti) ed altri che potrebbero trovare casa
con l’abbraccio a Renzi. Ma sono anche altri che stanno guardando con curiosità alla nuova casa per potervisi sistemare. La sfida di Renzi vorrebbe essere molto più ambiziosa, non vuole un piccolo cespuglio di centro, ma un vero partito che abbia numeri consistenti e capace di guidare politicamente una coalizione. Un progetto alla Macron, tanto per intenderci, anche se per ora è ancora un sogno. Comunque vada, “Italia Viva” vuol porsi come punto di riferimento di una vasta e disorientata area politica che è in cerca di casa perché delusa fortemente dall’attuale situazione politica italiana. Ma quali potrebbero essere gli elettori attirati dalla nuova formazione? Proviamo a individuarne alcuni: - i delusi dalla sinistra tradizionale, elitaria, litigiosa e correntizia, ingessata e priva di idee innovative;
- i delusi da Forza Italia, ormai ridotta all’ombra di sé stessa; - i reduci di vari spezzoni di ex partiti della prima Repubblica, socialisti, democristiani, repubblicani, liberali che da tempo si sentono esclusi dall’agone politico; - gli elettori delusi da tutti partiti, stufi di astenersi e desiderosi di scommettere su qualcosa di nuovo;
- I cittadini desiderosi di impegnarsi in politica, ma finora poco motivati dalle offerte politiche in campo; - e i soliti opportunisti e trasformisti, quelli non mancano mai. Ovvio che Renzi dovrà saper evitare intromissioni pericolose ed ingombranti, ma l’uomo, più furbo che santo, saprà come distinguere il grano dal loglio. Alla fine quello
che era conosciuto come il rottamatore ed il guastatore del Pd dovrà diventare tessitore ed aggregatore, mitigando il suo carattere non facile e non poco presuntuoso. Sarà necessario che il nuovo partito si presenti all’opinione pubblica con una visione strategica dell’Italia, che sia coraggiosa, innovativa, lungimirante, che punti a risolvere i problemi e non a gettare fumo negli occhi come sembra oggi sia, purtroppo, di moda. Dovrà raccogliere il meglio delle tradizioni della Prima Repubblica e sappia rinnovarle adeguandole ai tempi per evitare che ogni componente del “centrone” tiri l’acqua al suo mulino. In ultimo Renzi dovrà mettere, senza se e senza ma, la sua legittima ambizione personale al servizio del Paese consapevole delle grandi responsabilità che il Paese potrebbe affidargli. Chi vivrà, vedrà…
Attualità I Poct sono dei dispositivi portatili che permettono di eseguire dei test al letto del paziente o comunque fuori da un laboratorio. Il glucometro e i test di gravidanza, per esempio, sono fra i dispositivi Poct da autocontrollo più comunemente utilizzati. Gli infermieri dovranno fare un corso apposito per l’utilizzo della nuova tecnologia che sostituirà la presenza dei tecnici e l’apertura del laboratorio di analisi di notte e nei fine settimana a partire da metà pomeriggio. Una misura presa dall’Azienda sanitaria che il sindacato critica da diversi punti di vista: «Anzitutto il pronto soccorso di Tione in periodo di turismo invernale ha il maggior afflusso proprio il sabato e la domenica pomeriggio - specifica Lavagnino - pensare di dare agli infermieri questa ulteriore incombenza non va certo a vantaggio dei pazienti e dei tempi, peraltro a Tione non ha un servizio di portineria di notte quindi anche questo ricade sulle spalle dell’infermiere di turno. Inoltre il sistema Poct non è usato in maniera sistematica come si vuole fare qui, è una tecnologia di emergenza che non supplisce ad un’analisi di laboratorio ma viene usata in associazione ad essa, non in sostituzione ad essa». Di visione diametralmente opposta l’azienda sanitaria. “Non facciamo cessare la funzione di laboratorio come è stato erroneamente implicato e interpretato dalla sigla sindacale ribatte Paolo Bordon, direttore dell’Azienda sanitaria trentina - stiamo solo introducendo un
durante tanti anni della mia vita”. Cimego è infatti il paese d’origine della famiglia dell’autrice, in particolare della mamma Angela Tamburini, fatto che ha portato in passato e porta tuttora spesso Francesca, che normalmente vive a Lonato, a ritornare qui per trovare parenti e amici. Il paese, chiamato nel libro “Cirè”, è infatti il luogo dove si svolge la trama del romanzo, un romanzo che parla di grandi amori e di sofferenza, di perdite passate e di un difficile ma vittorioso riscatto finale. Un testo introspettivo, che fa trasparire gli studi di psicologia compiuti dalla sua autrice, ma che fa anche costantemente riferimento alla storia antica di questo villaggio in cui vissero Fra Dolcino e le streghe Brigida e Nicolina. E parla di donne, tante donne, quelle della famiglia d’origine della protagonista Adele, sulle quali veglia nonna Elsa, e della loro particolare vita affettiva e personale, donne forti e intimamente fragili, accomunate da un profondo legame che non le abbandona nemmeno quando la vita le porta ad essere distanti e apparentemente in conflitto. La trama della “Matematica dei sogni” ruota tuttavia anche attorno a due figure maschili molto diverse tra di loro, il rude ma fedele e
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Di notte e nei festivi si useranno dei dispositivi portatili
Ospedale, chiudono i laboratori Critici i sindacati: “Non possono sostituire un tecnico” di Denise Rocca Dopo la chiusura del punto nascite e la mancanza continua di un’anestesista più volte denunciata dalle sigle sindacali e dagli amministratori locali, i sindacati denunciano un nuovo colpo all’ospedale di Tione. A partire dal 1 novembre, infatti, verrà chiuso il servizio di Laboratorio durante le ore notturne (208) e dalle 16 alle 8 il sabato e la domenica. “Ci è stato comunicato che dal 1 ottobre inizierà un periodo di cambio di tecnologia che consente un uso più elastico delle risorse umane per le funzioni di laboratorio. Per il cittadino stiamo al contrario rinforzando la funzione di laboratorio. Faccio un esempio: oggi se di notte c’è un problema il clinico chiama il tecnico di laboratorio reperibile che entro trenta minuti deve arrivare sul posto, deve accendere i macchinari che ci mettono circa una ventina minuti. Quindi nel migliore dei casi abbiamo una risposta a quella domanda clinica entro i 50 e i 60 minuti di tempo. Con i Poct, invece, abbiamo una risposta in 8 minuti. È un miglioramento delle condizioni e non un peggioramento que-
sto. Peraltro è uno strumento che si usa già da parecchi anni, anche se non qui in Trentino: la funzione di la-
formazione e sperimentazione e poi dal 1 novembre le nuove misure saranno attive - spiega Fabio Lavagnino, rappresentante sindacale di Nursing Up - tutti gli esami ematici durante la notte e dalle 16 alle 8 nelle giornate di sabato e domenica verranno effettuati in Pronto Soccorso utilizzando i Poct (Point of care testing), una nuova tecnologia della medicina di laboratorio usata nelle emergenze”.
boratorio, come il resto della medicina, evolve e questo tipo di tecnologia consente anche all’infermiere di svol-
gere la funzione, ben vengano queste innovazioni che permettono di migliorare e razionalizzare. Ci sono ospedali ben più grandi di Tione che già da tempo si servono di questa tecnologia». Si può fare tutto con i Poct? “Non tutto ma molto È in un sistema come il nostro - prosegue Bordon - dove c’è una rete con competenze molto alte che noi abbiamo concentrate in diversi ospedali è un sistema molto valido. Ne stiamo parlando da un anno, abbiamo anche deciso per un’introduzione soft, solo nei turni notturni, proprio per valutare bene l’impatto, capire fino a dove possiamo arrivare e fino a dove arrivano i vantaggi per
valutare anche un’estensione agli altri ospedali provinciali. È un percorso che iniziamo a Tione, un passaggio graduale che abbiamo ponderato e fornendo i Pcos più avanzati disponibili oggi sul mercato”. Altro dettaglio della nuova organizzazione proposta che non convince il sindacato degli infermieri riguarda la procedura in caso di malfunzionamento o problemi del dispositivo: “Ci è stato spiegato che le provette dovranno essere inviate tramite ambulanza al laboratorio di Trento. Quindi noi siamo in un pronto soccorso e dobbiamo far aspettare l’utente che l’ambulanza con una provetta vada a Trento per le analisi, dov’è il risparmio? Si sta tutelando il paziente? L’Azienda su input della giunta sta iniziando il famoso efficientamento, ovvero i tagli, previsto in sanità e lo sta facendo a scapito dei cittadini delle valli”. Valli che già tanto hanno dato in questo senso.
Un libro d’esordio ambientato a Cimego I protagonisti del libro di Francesca Torre nei luoghi della sua infanzia di Mariachiara Rizzonelli “La matematica dei Sogni” è il libro, uscito lo scorso luglio per le edizioni “Montedit”, presentato da Francesca Torre durante il concerto estivo della Banda sociale a Cimego. E la particolarità è che proprio del paese della Valle del Chiese parla il romanzo. “Ho deciso di presentare il mio libro a Cimego proprio in affettuoso Valerio e il giovane e attraente Matteo, ambedue molto importanti nella vita passata e presente di Adele. “Il romanzo - spiega l’autrice - è un genere di fantasia, per cui tutti i personaggi e le vicende sono inventati, ma chi lo leggerà ritroverà degli spunti familiari come l’ambientazione nella terra del ferro e del fuoco, certi accenni alla leggenda delle streghe o a scene ambientate in queste valli, fatte di malghe e di mucche che pascolano tra i
onore al fatto che ho scelto questi luoghi come ambientazione del mio libro - spiega Torre - In dicembre probabilmente lo riproporrò in una serata in una biblioteca locale. Sono posti che porto nel cuore perché sono stati i posti della mia infanzia. Qui infatti ho trascorso tutte le mie estati e molti fine settimana Francesca Torre
LA MATEMATICA DEI SOGNI
Collana I salici (narrativa)
fiori di achillea”. La vicenda si apre con il viaggio della protagonista a Cirè-Cimego su invito della simpatica zia Ines, affetta da sindrome bipolare, che anche se in apparenza molto in salute ha deciso di dare una grande festa di addio alla vita e, attraverso una trama ricca di colpi di scena totalmente coinvolgente, tra salti di tempo tra passato e presente, scorre veloce fino ad un sorprendente finale. Tutto questo a dispetto del fatto che questo sia il ro-
manzo d’esordio di questa giovane autrice. “Questo tuttavia è anche un romanzo - conclude Francesca - che vuole parlare del potere personale inteso come responsabilità davanti alle cose che ci succedono, per cui “se conosciamo i meccanismi che sono dentro abbiamo il potere di agire sulla realtà”. Anche i sogni, vuole insomma dire l’autrice con questo suo libro, hanno la propria formula per essere realizzati. Una formula quasi matematica, come recita il titolo. A noi il compito di saperla ritrovare dentro noi stessi. Ai lettori del libro di Francesca Torre il compito di scoprire per quali vie impensate vi arriva la protagonista Adele.
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Il Saltaro delle Giudicarie
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La loro fortuna è che sono protetti da una miriade di Santi che garantiscono loro il paradiso, in terra per ora, poi sul paradiso celeste, magari, potrà sorgere qualche difficoltà, ma per ora si accontentano. Evviva! A noi giudicariesi le cose vanno molto meglio, paghiamo le tasse, non abbiamo incassi, non sempre troviamo lavoro, abbiamo una sola strada che porta a Trento che risale al dopoguerra, pericolosa e lenta da morire, salvo qualche piccola correzione, e AVEVAMO un ospedale, voluto e finanziato dai nostri avi, che ormai è diventato un pronto soccorso, o quasi. Se non fosse per l’opera meritevole dei dipendenti, veri e propri eroi della nostra terra, l’ospedale sarebbe roba da nord-africa, quasi noi fossimo gente di serie B. D’altronde che si pretende, noi siamo la cenerentola del Trentino, siamo mezzi bresciani, gente che conta poco, gente arrendevole. Non abbiamo protestato quando ci hanno privato del reparto maternità, tanto c’è l’elicottero e le nostre mamme si godranno il viaggio al Santa Chiara volando verso l’alto dei cieli, dobbiamo davvero ringraziare l’ex assessore della sanità della passata legislatura, Zeni, che che ha regalato alle nostre mamme una meravigliosa esperienza. Mica è finita, siamo senza anestesista da anni, vuoi che Tione non sia appetibile, che nessuno voglia venire, mah!, ho l’impressione che a Trento non gliene frega niente a nessuno di noi e della nostra salute, tant’è, che per non essere da meno la nuova assessora, Segnana, quella dei vaccini che neanche sa cosa siano, ha deciso di chiudere il servizio di Laboratorio durante la notte, il sabato e la domenica. Se ci ammaliamo in quei giorni, non ci saranno scuse, saremo solo nelle mani di Dio e che Dio ce la mandi buona! Roba da matti, e stupidi noi che accettiamo senza batter ciglio. Non c’è mai un giorno di pace per il vostro Saltaro. Tutti i giorni c’è qualcosa di nuovo. Già c’è la politica che da un po’ di tempo è impazzita. Renzi se n’è andato dal Pd, Salvini ha scoperto in questi giorni la sua educazione insegnatale e ne dice di bò e di vacca. Ma ormai la politica è diventata il luogo degli insulti. Basta assistere a qualche dibattito televisivo, sembra che il nuovo imperativo sia il trionfo degli oltraggi. Certi epiteti come “coglione”, “senza palle”, o “merda” , son diventati ormai una consuetudine, sempre per l’educazione paterna di Salvini altrimenti chissà cos’altro sentiremmo. Nel frattempo anche in Trentino si sta cambiando il mondo, c’è in ballo la rifondazione di un nuovo partito, andrà a sostituire l’UpT di dellaiana memoria, una nuova fondazione democratica che raccolga tutti i democratici trentini in un democratico movimento che democraticamente risolverà i problemi della nostra terra. Sono all’opera due perso-
Il trionfo degli oltraggi e le vetrine a luci rosse Al mese di settembre in Trentino dobbiamo gratitudine e rispetto. E’ il mese della vendemmia, della raccolta delle mele, delle noci e delle nocciole, un mese gaudioso. A dir il vero non tanto per noi giudicariesi che non abbiamo né mele, né uva, se non poca roba, ma per il resto del Trentino è davvero il mese della pacchia. In val di Non è il mese dell’incasso, le mele di lassù valgono più dell’oro, e rendono i nonesi dei
naggi democratici di grande carisma: il disperso Dellai, ex presidente democratico della Provincia, e Fravezzi suo democratico scudiero, o ...comunque suo stretto democratico collaboratore. Opera meritoria anche perché nel nostro Trentino è in pericolo la democrazia ed è dovere democratico cercarne il salvamento con un democratico impegno di tutti gli uomini che credono nella democrazia democratica. Nel frattempo grande scandalo aleggia nei palazzi di Piazza Dante per l’adesione della sen. Conzatti, donna votata nella circoscrizione di Rovereto, al nuovo partito di Renzi “Italia Viva” abbandonando Forza Italia, partito in cui era stata eletta. Ha cominciato Salvini, sempre più educato, a cui la Conzatti fa letteralmente “schifo!”, così
almeno dice, per non dire della sinuosa Biancofiore, che l’accusa d’aver tradito il suo partito, chissà cosa ne dirà Berlusconi nei suoi pochi momenti di sveglia, ma anche gli altri non si risparmiano anche se con un minimo di prudenza. A parte il fatto che solo gli stupidi non cambiano mai idea, ed è per questo che abbiamo un parlamento di geni, l’on. Conzatti ha solo seguito il suo credo e se n’è andata in una nuova casa in cui finalmente potrà trovarsi a suo agio. Non sono pochi che hanno il fegato di dire di no all’uomo solo al comando e alla sua ghenga, ci vuole intelligenza e coraggio, chi è abituato ad obbedire obbedisca, ma si riconosca merito a chi si pone problemi di coscienza che vanno al di sopra e al di là dello scranno da conservare. Brava! E per sal-
poveri diavoli esentati dalle tasse, gli incassi vanno custoditi per bene nelle casseforti delle Casse Rurali, non certo nelle mani degli esattori. Così per loro, poverini, sono garantiti trasporti celeri giorno e notte con treno e strade quasi autostrade, la loro salute è garantita da un ospedale fornito di tutti servizi e di tutte le specializzazioni, è giusto, poveri come sono, è dovere della Provincia sostenerli.
tare di palo in frasca e chiudere in bellezza tutto un mese di travagli e di scemenze, ritorniamo a Salvini...no...non il Capitano, no...ma a Roberto
Salvini, consigliere leghista della Regione che ha proposto per la Toscana la soluzione ottimale per il rilancio del turismo. Il problema laggiù, come
anche qui da noi, è come attrarre villeggianti. Sembra che le antiche Chiese, le bellezze storiche della Toscana non servano più a niente, i Giotto, Brunelleschi, Leonardo e le loro opere giunte sino a noi, siano diventate orpelli di poco conto, il Salvini Robero parlando in Consiglio regionale ha un lampo di genio, lui la soluzione ce l’ha bell’ e pronta per le Terme della sua zona in difficoltà. Un ubriacone va a cercare una cantina, ma non tutti sono ubriaconi, c’è anche altra gente che cerca altre cose. Che cosa? Semplice, le donne in vetrina, come in Olanda. Testuale: “Ce lo vogliamo togliere il prosciutto dagli occhi. Io sono stato vent’anni alle fiere in Germania, in Francia, in Austria... troviamo anche noi le donne da mettere in vetrina, come si sfruttano le Terme? Gioco e...” E a chi contestava come vergognose le sue parole ribadiva: “Non facciamo i ben pensanti. Che cosa c’è a Firenze sui viali? E a Montecatini? E a Viareggio? E allora?” Non male come idea, dovrebbe pensarci il nostro conterraneo assessore al Turismo, alle Terme di Comano potremmo spostare qualche supermercato ed alloggiare donne debitamente selezionate, sarebbe un successo; basta con il Festival della Polenta, basta con Desmalgade, con la Festa Contadina, con le mostre d’arte, tutta roba vecchia, riempiamo le nostre piazze di vetrine ben sistemate e avremmo visitatori da ogni parte del mondo. Non facciamo i farisei, che cosa c’è a Trento lungo i viali, e a Rovereto? Bravo Salvini Roberto, sei un genio, ci hai dato un’idea formidabile. Il vostro Saltaro questa volta è uscito dai binari, credo d’aver bevuto un po’ troppo. Chiedo scusa, non lo farò mai più. Che il buon Dio mi perdoni...
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Rubrica salute
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Lo Screening del seno, ottobre è il Mese Rosa Lilt Le opportunità di prevenzione e cura in Trentino di Gianni Ambrosini - Oncologo
Va ribadito con forza che trovare il tumore “molto piccolo” fa la differenza. Per questo ho voluto incontrare l’amico e collega Marco Pellegrini, direttore del reparto di Senologia dell’Ospedale Santa Chiara di Trento, che giornalmente è impegnato insieme ai suoi collaboratori nelle prevenzione e nella ricerca relativa al tumore della mammella, per condividere con lui la situazione nella nostra regione. La prima domanda ha riguardato l’organico del reparto. Mi ha confermato che lavorano con lui 7 medici, più il personale tecnico , infermieristico e di segreteria. Le sedi operative sono Trento e Rovereto con orario di servizio dalle 7,30 alle 20,15, dal lunedì al venerdì. Le prenotazioni degli esami vengono gestite secondo le diverse tipologie di richiesta. Nello specifico ne esistono
La storia naturale del tumore della mammella è completamente cambiata negli ultimi 30 anni, grazie alle intuizioni e agli studi conseguenti di due oncologi italiani : il dr. Gianni Bonadonna e il prof. Umberto Veronesi. Il primo ha definito l’importanza della “chemioterapia adiuvante” ( il trattamento che viene prescritto dopo l’intervento in base ai fattori di 3 (tre ) : (A) persone che hanno sintomi e che hanno bisogno, per ovvi motivi, di un esame in tempi brevi. La loro gestione si attua tramite i codici RAO ( Raggruppamenti di Attesa Omogenei, servono per definire le priorità ). RAO-B, esame entro dieci giorni, RAO-C, entro trenta giorni. Le persone Sintomatiche possono essere di qualsiasi età. (B) Sono le persone che fanno parte dello screening ( dai 49 ai 69 anni), queste vengono gestite per chiamata su base provinciale. Beninteso sono persone che non hanno nessun “sospetto” di tumore, che probabilmente non si
ammaleranno mai di tumore alla mammella e che vengono sottoposte ad una ricerca particolareggiata nel periodo più a rischio della vita di
MANGIARE SANO PER VIVERE MEGLIO LILT PROMUOVE LA PREVENZIONE A TAVOLA
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per conoscere e scegliere gli alimenti della dieta mediterranea, combinarli e cucinarli, consumarli consapevolmente
con Gianni Cassanelli - docente scuola alberghiera Tione, gran maestro della ristorazione Andrea Maino - dietista Luigi Battaia e Gianni Ambrosini - medici giovedì 24 ottobre '19 ore 19:30-22 La scelta ragionata delle materie prime e la lettura delle etichette Conad Margherita Tione, via 3 Novembre giovedì 14 novembre '19 ore 18:30-22 Una cena del cavolo! A base di brassicacee (rape, cavoli, broccoli) Ex-Comune Vigo Rendena giovedì 28 novembre '19 ore 18:30-22 Una cena a base di legumi Ex-Comune Vigo Rendena giovedì 23 gennaio '20 ore 18:30-22 Cereali, semi oleosi, frutta secca associati a pesce Ex-Comune Vigo Rendena giovedì 13 febbraio '20 ore 18:30-22 Latte e derivati in collaborazione con Latteria del Sole Trento Filanda de Boron Tione
Per partecipare (max 20 pers.) necessario prenotare tel.° 328.3579444 LILT Delegazione "Valli Giudicarie e Rendena" tel. 0465.322000 delegazionegiudicarie@lilttrento.it Via Chiesa 9, Tione (orario: martedì 15-17, giovedì 9-11)
rischio), il secondo ha dimostrato come la chirurgia della mammella può essere sempre più limitata introducendo il concetto di “quadrantectomia” ( si asporta la lesione e non tutta la mammella ). Ai progressi di cura hanno contribuito in modo sostanziale anche i colleghi dell’Anatomia Patologica e non da ultimo le campagne di Screening.
una donna. Da studi scientifici molto rigorosi è risultato che una mammografia ripetuta ogni due anni è sufficiente a tenere sotto controllo il problema. “Screening” vuol dire sottoporre ad un esame una fascia definita di popolazione allo scopo di trovare una malattia prima che si manifesti con segni di sé . Va anche detto che la LILT (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori) organizza in ottobre di ogni anno una campagna di visite e di sensibilizzazione, dove viene insegnata anche l’Autopalpazione, che aiuta non poco a mantenere viva l’attenzione sul problema. I dati fornitomi dal dr. Pellegrini relativi allo screening per la nostra regione parlano di 8 (otto) tumori trovati ogni 1000 (mille) persone che fanno la mammografia . Ancora due considerazioni per chiarire meglio la qualità e la precisione del lavoro del reparto di Senologia. La lettura dell’esame, la verifica, viene effettuata da due medici in doppio cieco ( uno non conosce le conclusioni dell’altro); se c’è concordanza l’esame si considera concluso e la paziente riceve a casa la comunicazione del referto. Se i referti non concordano, la lettura viene fatta da un terzo medico; se l’esame viene considerato dubbio o positivo porta al richiamo immediato della paziente per effettuare ulteriori esami di approfondimento. Quindi bisogna ribadire che aspettare un mese per avere la risposta è un tempo tecnico ragionevole. Bisogna inoltre specificare che solo
nella nostra regione è in uso un apparecchio per l’esecuzione della mammografia, di ultima generazione, che permette una ricostruzione dell’esame in modo tridimensionale. Questa metodica aumenta di molto la sensibilità della ricerca.( C ) La terza categoria comprende le donne che sono fuori dalla fascia di età dello screening e che possono continuare a fare i loro controlli mammografici; queste utilizzano i canali soliti di prenotazione su richiesta del loro medico. I numeri relativi allo screening sono importanti : 30.000 donne all’anno vengono sottoposte all’esame mammografico, a cui vanno aggiunte altre 15.000 donne che sono controllate o perché sintomatiche o già operate o fuori dallo screening per età. Un piccolo numero esegue la sola ecografia : per l’età e per le caratteristiche cliniche del seno. Il dr. Pellegrini si sente di consigliare per la sua esperienza un esame mammografico a tutte le quarantenni. Questo per personalizzare l’attenzione al problema del tumore mammario ed eventualmente definire un percorso soggettivo di sorveglianza. Nel caso di esame mammografico positivo e quindi di richiamo in senologia, viene effettuato un piccolo prelievo di tessuto mammario e nel giro di 15 (quindici ) giorni si ha la risposta da parte dei colleghi del reparto di anatomia patologia. E’ a questo punto che c’è la presa in carico da parte del gruppo Multidisciplinare che gestirà l’iter di cura della persona interessata, in caso di positività confermata del tumore. Il collega mi ha anche confermato che l’aderenza allo screening è molto alta, intorno all’80% delle persone convocate. Quasi tutte rispondono alla chiamata; esiste solo un piccolo numero che esegue i controlli presso le altre strutture regionali accreditate e che comunque risulta negli elenchi regionali di controllo. Sempre più spesso persone con storia fami-
liare di tumore mammario si rivolgono al loro medico di medicina generale, o agli specialisti di settore per avere informazioni sul come comportarsi e su che tipo di controllo è loro consigliabile. La risposta è univoca : ci può rivolgere al reparto di Senologia che provvederà ad organizzare ed indirizzare l’interessata al reparto che gestisce il counseling genetico ( si chiama così la verifica di alcuni esami particolari che definiscono e quantificano il rischio). Perché non è assolutamente detto che se anche in famiglia vi sono casi di tumore mammario, gli eredi debbano ammalarsi anche loro. Oggi è possibile la personalizzazione del rischio. Un altro problema che è molto sentito soprattutto in periferia e che nel passato recente ha portato a qualche mugugno, è la difficoltà che hanno alcune persone di recarsi a Trento o a Rovereto per l’esecuzione della mammografia. C’è un accordo fra l’Azienda Sanitaria, le sedi periferiche della LILT e il reparto di Senologia per il trasporto a mezzo di pulmini di piccoli gruppi di persone che possono eseguire la mammografia nella stessa giornata. Per alcune sedi come il Primiero e le valli di Fiemme e di Fassa il percorso è già operativo, si tratta di prendere accordi con le sedi LILT per estendere il servizio. Abbiamo discusso anche dell’incidenza regionale del tumore mammario, ma il dr. Pellegrini mi ha confermato che c’è una situazione di stabilità. Segno questo che può essere letto come efficienza del servizio di Senologia e come aderenza ai programmi regionali di screening (le persone se sensibilizzate si controllano). E per il futuro ? Alcune modifiche gestionali sono già in corso, ma ne parleremo prossimamente. La solita raccomandazione alla dieta, allo stile di vita e al controllo del peso, soprattutto per chi si avvicina alla menopausa. Come ultimo i ringraziamenti e i complimenti al collega e alla sua equipe per la professionalità , la cortesia, la disponibilità e l’impegno giornaliero. Conosco Marco da trent’anni e l’ho sempre visto sereno, disponibile e sorridente.
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L’ente capofila è il Consorzio del Bim del Sarca
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L’azienda
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Esperienza d’alta quota: il nuovo ristorante sull’Alpe Cermis con i rivestimenti Prefalz di PREFA Il progetto di Artistudio di Fondo (TN), degli architetti Giovanni Berti e Monica Fondriest, i quali hanno curato anche la direzione dei lavori, ha dato forma a un corpo edilizio in stile contemporaneo, in cui gli elementi del legno e del metallo creano un dialogo dinamico con l’intorno. Lo stile architettonico scelto sintetizza un’estetica moderna con la tradizione montana, interpretando l’utilizzo del legno in chiave contemporanea. Il corpo di fabbrica unico ed essenziale nelle linee, si articola in una forma irregolare della pianta, sovrastata da un’ampia copertura con sei falde che convergono in un unico punto di colmo centrale. Le falde della copertura presentano pendenze diverse fra loro: un accorgimento progettuale che dona movimento sia nei prospetti che nella spazialità interna della sala ristorante. I progettisti hanno inoltre optato per una scelta in controtendenza con l’architettura montana, dotando le falde più estese del tetto di una inclinazione piuttosto bassa. Per questo motivo ha giocato un ruolo strategico la scelta di un rivestimento in alluminio di alta qualità, come il nastro aggraffato Prefalz di PREFA, in grado di assicurare un’elevata resistenza al vento forte e carichi di neve importanti, anche in presenza di falde poco inclinate. Prefalz si è distinto per la sua duttilità, la facilità di lavorare, la leggerezza e per la possibilità di realizzare senza difficoltà collegamen-
Realizzato in soli 5 mesi e inaugurato lo scorso dicembre 2018, il nuovo rifugio “Lo Chalet” sull’Alpe Cermis, in località Forcella di Bombasel, svetta a quota 2.170 m. La struttura ad un piano fuori terra, è adagiata direttamente sulla pista Prafiorì ed ospita un ristorante che propone un’offer-
ta culinaria di alto livello con 80 posti a sedere all’interno e circa il doppio sulla terrazza. Dalla sala, grazie alle ampie vetrate che caratterizzano le pareti è possibile ammirare una vista unica che spazia dalle Pale di San Martino fino alle vette della catena del Lagorai.
dall’inizio del cantiere. Il nastro Prefalz offre molteplici opportunità creative per la realizzazione di tetti e facciate e un’ampia gamma di accessori per il completamento delle opere. Disponibile in 19 colori standard, con superficie liscia o goffrata, PREFALZ® presenta un peso contenuto, è ininfiammabile (Euroclasse A1) e la lega con cui è prodotto e la sua verniciatura sono concepiti per la lavorazione con la tecnica di aggraffatura. I rivestimenti in alluminio PREFA sono caratterizzati da un’elevatissima resistenza al gelo, agli sbalzi termici e alla rottura, oltre ad essere inattaccabili dalla ruggine, e resistere ad aggressioni chimiche e alla corrosione. In virtù di tali prestazioni PREFA offre la garanzia di 40 anni sul materiale. PREFA Italia Srl Via Negrelli, 23 – 39100 BOLZANO T. +39 0471 068680 – E. office.it@prefa.com www.prefa.it
ti a prova di pioggia e neve senza utilizzare viti, colla o saldature. Molto apprezzato dai posatori della Lamtex srl con sede a Cles (TN), che ha
eseguito e concluso il lavoro in tempi strettissimi in vista dell’inaugurazione, fissata in occasione delle feste Natalizie, dopo soli 5 mesi
Attualità Interessante la definizione di “spreco alimentare” dato dalla legge nazionale: l’insieme dei prodotti alimentari scartati dalla catena agroalimentare per ragioni commerciali o estetiche, ovvero per prossimità della data di scadenza, ancora commestibili e potenzialmente destinabili al consumo umano o animale e che, in assenza di un possibile uso alternativo, sono destinati ad essere smaltiti. Molte sono le organizzazioni impegnate in questo impegno contro lo spreco. Nelle nostre Giudicarie da qualche anno opera la Caritas, in stretta collaborazione con Trentino Solidale. Una onlus, quest’ultima, che ha come slogan “la forza della solidarietà”. Già impegnata nella distribuzione di indumenti e del “secco”, più noto come “borsa della spesa”, e limitata alle famiglie meno abbienti segnalate dai Servizi Sociali, la Caritas nel gennaio del 2014 ha dato inizio ad un ambizioso programma di raccolta e distribuzione del fresco. Si tratta, come definiti dalla legge nr. 166, di prodotti alimentari invenduti o non somministrati per carenza di domanda; ritirati dalla vendita in quanto non più conformi a requisiti aziendali di vendita; rimanenze di attività promozionali; prodotti prossimi al raggiungimento della data di scadenza; invenduti a causa di danni provocati da eventi meteorologici, ecc. Oggi, a distanza di 5 anni, i negozi conferitori di questi alimenti sono oltre 30 ed interessano tutto il ter-
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Si rafforza la collaborazione con Trentino Solidale
Caritas Tione, 60 famiglie ricevono la spesa del “fresco” Dal 2014 ha affiancato alla distribuzione di prodotti “secchi” anche quelli, ancora buoni, scartati dai supermercati di Giovanni Bazzoli Una ricerca condotta dal Politecnico di Milano, in collaborazione con il Banco Alimentare, certifica che in Italia vengono prodotti in un anno 5,6 milioni di tonnellate di eccedenze alimentari, per uno spreco pari allo 0,8% del PIL nazionale: circa 8 miliardi di Euro. Per contrastare tale deplorevole spreco, il parlamento Italiano nel 2016 ha innovato il quadro legislativo in ritorio giudicariese, con uno sconfinamento nei comuni di Molveno e Andalo. L’attività di raccolta si svolge nei giorni di lunedì-mercoledì e venerdì, con inizio alle ore sette, sull’asse Storo - Campiglio e Busa di Tione. Verso fine mattina inizia un delicato lavoro di verifica della qualità dei prodotti, verifica che si protrae fino alle ore 13. La distribuzione si svolge il pomeriggio delle stesse giornate, con inizio alle ore 14. Nelle Giudicarie esteriori invece la raccolta è effettuata il martedì e il sabato. Il quantitativo di alimenti settimanalmente raccolti e distribuiti è stimabile in 6/7 q. L’utenza media è di circa 60 famiglie. Recentemente, e alla
luce delle nuove normative più sopra richiamate, è stato rivisto il rapporto tra Caritas e Trentino Solidale. Si è formalizzata l’adesione di Caritas Giudicarie a Trentino Solidale, come gruppo territoriale denominato “Valli Giudicarie Solidali”. Tale adesione ha comportato la sottoscrizione di una
materia, con la legge nr. 166 del 19 agosto 2016. Nel 2017 è stata la volta della provincia di Trento con la legge provinciale nr. 10 del 22 settembre 2017. Tra gli obbiettivi di queste normative primeggiano il recupero e la distribuzione di eccedenze alimentari a beneficio recita la norma provinciale - di persone meno abbienti e comunque di cittadini in grave difficoltà economica.
convenzione. Per l’attività di raccolta, Caritas si è avvalsa inizialmente di un vecchio furgone messole a disposizione da Trentino solidale, sostituito poi da un nuovo mezzo finanziato al 50% dal Bim del Sarca. Purtroppo anche questa seconda dotazione, che registra una percorren-
za di oltre 200.000 Km., è ormai inaffidabile. Alla luce di tale criticità la Caritas giudicariese ha rappresentato ai vertici di Trentino Solidale la necessità e l’urgenza di sostituire il mezzo e di formalizzare la richiesta di un contributo presso i Bim del Chiese e del Sarca, Consorzi che hanno manifestato piena disponibilità a vagliare l’istanza. Dopo cinque anni, possiamo dire con soddisfazione di aver tessuto una rete di solidarietà che vede l’entusiastico coinvolgimento di numerosi attori. Si tratta di una virtuosa filiera che annovera: oltre 30 gestori e collaboratori di punti vendita e 30 operatori Caritas addetti alla raccolta, controllo e offerta finale ai fruitori
degli alimenti raccolti. Un silenzioso esercito grazie al quale viene contenuta la peccaminosa trasformazione di alimenti in inquinanti rifiuti, e la loro immissione nel circuito della carità. Un encomiabile lavoro che risponde ad un doppio obbiettivo, come si legge nel bilancio sociale di Trentino Solidale: quello ambientale, per la riduzione dello spreco, e quello alimentare, perché il cibo recuperato è distribuito a chi non può accedere “al pane fragrante appena sfornato”. Tuttavia, come dice un vecchio detto, non è tutto oro quello che luccica. Doverosamente dobbiamo dire che non sempre vi è una perfetta sintonia tra raccoglitori e fornitori di alimenti. Per alcuni di questi ultimi infatti, l’adesione non muove dalla condivisione dei nobili obbiettivi più sopra richiamati, ma è percepita come un modo o una opportunità per risolvere un bisogno aziendale.
Il prodotto innovativo della 3D.I.V.E. di Storo
Immagini che danzano a mezz’aria “Si tratta - afferma il socio di maggioranza Gianluigi Tregnaghi - di un nuovo interessante progetto. In questi mesi stiamo lavorando per poter lanciare, auspico entro la fine del corrente anno, una prima produzione. Al momento abbiamo a disposizione una stanza all’interno dello spazio co-working fornito dall’amministrazione comunale di Storo a cui va il nostro ringraziamento. Grazie alla disponibilità dell’assessore comunale Stefano Poletti abbiamo infatti potuto portare avanti questo progetto a Storo e, con l’avvio della produzione, ci sarà si-
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roiettare immagini, anche tridimensionali, video e clip pubblicitarie sospese nell’aria? Ancora pochi mesi e sarà realtà. Stiamo parlando di una nuova società che, anche grazie al co-working messo in campo dall’amministrazione comunale di Storo guidata dal Sindaco Luca Turinelli, sta elabocuramente la possibilità di assumere personale”. All’interno della società 3D.I.V.E. infatti non vi è nessuna risorsa di origini chiesane. “Abbiamo scelto Storo - prosegue Tregnaghi - per l’opportunità offerta. Eravamo alla ricerca di una località nel Trentino. Ho trascorso molti anni nella vicina Val Rendena e lavorare a Storo ha un pò il sapore di casa. Attraverso questa nuo-
rando i nuovi strumenti per inserire sul mercato un’attrazione finora sconosciuta: la società è la 3D.I.V.E. e la sua mission aziendale è quella di creare sistemi di proiezione senza schermi. In poche parole riuscire, attraverso un qualsiasi dispositivo, a proiettare nell’aria delle immagini. va tecnologia - prosegue Tregnaghi - possiamo proiettare qualsiasi immagini, anche tri-dimensionale. Come prototipo, nel salotto di casa mia, ho proiettato un piccolo acquario con dei pesciolini virtuali”. Da questo punto di vista è molta la soddisfazione dell’amministrazione comunale di Storo, ed in particolare dell’assessore con delega a bilancio, lavoro, attività produttive
e commercio Stefano Poletti. «Investire nell’attrazione di impresa - commenta entusiasta Poletti - significa trovare il coraggio di farsi carico di una grossa componente di rischio, perché questi progetti non è scontato vadano a buon fine. Ma se vogliamo portare qualcosa di nuovo dobbiamo provarci. Lo stiamo facendo, pur sapendo che sono pochi quelli disposti a crederci, mentre - prosegue Poletti - abbondano le Isabelle di Castiglia pronte ad uscire allo scoperto solo a risultati ottenuti.» Marco Maestri
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Territorio
OTTOBRE 2019
Una nuova rubrica
Le Giudicarie in numeri
a cura di Virginio Amistadi In questa nuova rubrica andremo a proporre una serie di informazioni relative al territorio giudicariese basate sull’utilizzo di dati demografici che saranno di volta in volta aggregati e rielaborati per offrire una fotografia della popolazione in tutte le sue componenti. Come punto di partenza si è scelto di proporre semplicemente la numerosità della popolazione residente, per geneVALLE DEL CHIESE Comune Bondone Borgo Chiese Castel Condino Pieve di Bono-Prezzo Sella Giudicarie Storo Valdaone Totale
Maschi 345 1.003 108 727 1.484 2.239 608 6.514
GIUDICARIE ESTERIORI Comune Bleggio Superiore Comano Terme Fiavè San Lorenzo Dorsino Stenico Totale
Maschi 785 1.465 532 778 625 4.185
re, di tutti i comuni per ambito territoriale anche in considerazione del fatto che le fusioni avvenute in questi anni hanno inevitabilmente generato tra i cittadini una minore consapevolezza delle dimensioni reciproche delle diverse comunità.I dati proposti sono ricavati dal portale I.Stat (http://dati.istat.it) e fanno riferimento alla popolazione al 1° gennaio 2019.
Femmine 322 1.012 111 723 1.461 2.341 552 6.522
Femmine 755 1.498 571 793 549 4.166
Totale 667 2.015 219 1.450 2.945 4.580 1.160 13.036
Totale 1.540 2.963 1.103 1.571 1.174 8.351
Popolazione residente nelle Valli Giudicarie per genere e ambito territoriale Zona Maschi Femmine Totale Giudicarie Centrali 2.824 2.941 5.765 Valle del Chiese 6.514 6.522 13.036 Giudicarie Esteriori 4.185 4.166 8.351 Valle Rendena 4.927 5.049 9.976 Totale Giudicarie 18.450 18.678 37.128 GIUDICARIE CENTRALI Comune Maschi Borgo Lares 366 Tione di Trento 1.777 Tre Ville 681 Totale 2.824
Femmine 343 1.883 715 2.941
Totale 709 3.660 1.396 5.765
VALLE RENDENA Comune Bocenago Caderzone Terme Carisolo Giustino Massimeno Pelugo Pinzolo Porte di Rendena Spiazzo Strembo Totale
Femmine 200 337 484 391 61 202 1.531 901 655 287 5.049
Totale 397 678 948 745 139 385 3.048 1.807 1.264 565 9.976
Maschi 197 341 464 354 78 183 1.517 906 609 278 4.927
L’azienda
OTTOBRE 2019 - pag. Buon comple
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Arte
OTTOBRE 2019 Nuove icone per le nostre chiese
Il caso di Nostra Signora d’Europa a Passo Campo Carlo Magno di Giacomo Bonazza Del mitico, inarrivabile, prototipo francese, a firma del grande architetto Le Corbusier, la Cappella di Notre Dame de Haut (1955), sulle montagne della Franca Contea, si possono rintracciare, con tutte le debite proporzioni, la medesima, sapiente articolazione e semplificazione dei volumi nel segno della leggerezza e luminosità degli stessi, in sintonia con l’essenziale spiritualità dei nostri giorni; un progetto felicemente armonizzato dall’architetta Nadia Tarolli dentro un contesto non facile, tra incombenti presenze alberghiere e residenziali ed uno scenario dolomitico di straordinario fascino. La titolazione, poi, della chiesa ad una devozione mariana davvero rara, unica in Italia, salvo la grande statua di rame posizionata a 2.000 metri in Valchiavenna, anch’essa effigiata come Nostra Signora d’Europa, vuole riattualizzare un antico culto proveniente dalla Rocca di Gibilterra, all’estremità dell’Europa, dove i principi cristiani, dopo la vittoria sui Mori invasori, eressero, intorno al 1462, un santuario a Maria protettrice del continente. Non è certamente lo spirito bellicoso di quei tempi che ha spinto per quella dedicazione alla nuova chiesetta di Campiglio: semplicemente la fortuità del dono di una tela raffigurante una Vergine miracolosa, venerata ad Algeciras vicino a Cadice, da parte di un’associazione italo-spagnola al parroco don Cornelio Cristel, impropriamente identificata con la Nostra Signora d’Europa della Rocca di Gibilterra, che verrà in seguito opportunamente sostituita con una copia della vera statua, inviata alla comunità campigliana dallo stesso vescovo di Gibilterra, da collocarsi nel nuovo edificio dove ora è venerata. Sarà don Ernesto Villa ad intuire il collegamento fra quel patrocinio spirituale “europeo” di impronta mariana e la memoria del luogo legata tradizionalmente ad un’ altro padre dell’Europa cristiana, Carlo Magno; un connubio davvero suggestivo che prenderà forma e colore nella grande pala d’altare lignea di Daniela Casoni, artista milanese-campigliana, di solido disegno e raffinati cromatismi. Nel dipinto, che fa il verso alla più famosa “Leggenda di Carlo Magno”
Ha qualcosa di Ronchamp la chiesa di Nostra Signora d’Europa ai 1.682 metri di Passo Campo Carlo Magno, consacrata giusto quindici anni fa dall’allora arcivescovo di Trento Luigi Bressan. Uno dei pochissimi esempi di architettura sacra moderna in di Santo Stefano di Carisolo, opera cinquecentesca di Simone II Baschenis, corredata dall’iscrizione che narra del passaggio dell’imperatore attraverso la Val Rendena, viene riproposto, con freschezza tutta moderna, il canonico schema processionale con in testa al corteo lo stesso Carlo Magno a cavallo che marcia con il suo seguito di uomini e donne del XXI secolo, volti noti del posto, vestiti alla medievale, verso la Vergine col Bambino assisa su un trono di rocce ai piedi della Pietra Grande, la montagna dirimpettaia sovrastante Passo Grostè, attorniata dai sei patroni d’Europa: San Benedetto da Norcia (480 ca. - 546 ca.), Santa Brigida
Giudicarie, tornata alla ribalta nell’estate appena trascorsa per l’installazione di un carillon di sette campane che scandiscono il mezzogiorno con l’Inno alla gioia di Beethoven, dal 1972 inno d’Europa. valorizzato anche nella sfera religiosa. Non sono forse “segni dei tempi” anche i segni dell’arte contemporanea ? Probabilmente non è più il tempo di un’arte prettamente apologetica, a servizio e a difesa di immutabili quanto astratte verità dottrinali. Questo senza ovviare alla necessità di riappropriarsi del patrimonio storico-artistico legato alle chiese del nostro territorio, cercando di evidenziarne la ricchezza spirituale, non solo estetica, di ognuna attraverso la rilettura delle varie devozioni, intitolazioni e testimonianze della pietà popolare. Un’ operazione quanto mai opportuna per contestualizzare e comprendere la fede dei
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foto 1 - La chiesa di Nostra Signora d’Europa a Passo Campo Carlo Magno foto2 - Pala d’altare lignea di Daniela Casoni foto 3 -Copia della tatua di Nostra Signora d’Europa di Gibilterra di Svezia (1303 ca. - 1373), Santa Caterina da Siena (1347 - 1380), Santi Cirillo (827 - 869) e Metodio (815 - 885), Edith Stein - Santa Teresa Benedetta della Croce (1891 – 1942); una interessante contaminazione fra iconografia classica e sensibilità moderna così difficile da incontrare nelle nostre chiese, perlopiù barocche, erette tra ‘600 e ‘700, frutto della spiritualità controriformistica, espressione di una religiosità superata, che adoperava immagini e simboli ormai lontani anni luce dal nostro immaginario. A quella stagione spirituale lontana appartengono la
maggior parte delle nostre parrocchiali, con le loro architetture, gli arredi, gli apparati iconografici; solo qualche leggero riadattamento post Concilio Vaticano II, dovuto ad una riforma liturgica mai seriamente compresa nella sua straordinaria portata ed apertura alla modernità. E’ singolare, infatti, che nei nostri edifici sacri non trovino spazio e collocazione opere di artisti contemporanei, quasi che la cosiddetta arte sacra si sia fermata a tre secoli fa, a modalità espressive cristallizzate una volta per tutte, mortificando così un fermento creativo che pure esiste ed aspetta di essere
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nostri avi, che dovrebbe parimenti stimolare la ricerca di nuove icone e nuove simbologie per le nostre comunità cristiane degli anni duemila, dove il massimo della modernità sono i cartelloni con i bambini della prima comunione o i pannelli della catechesi. Non è facile dialogare con le antiche architetture mantenendo il buon gusto estetico e soprattutto riuscire ad esprimere il senso di mistero e trascendenza che in questi spazi deve trasparire, se alla base manca la cultura liturgica necessaria per ogni vera innovazione. Ed aprire finalmente le porte delle nostre chiese ai volti dei santi e dei testimoni della fede di questo tempo, che forse hanno da dirci qualcosa di più degli ascetici e compassati santi controriformisti.
Ecofiera di Montagna
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Auguri Ecofiera: i primi 20 anni di ecologia e innovazione per un futuro sostenibile in Giudicarie Ogni anno la manifestazione ruota attorno ai suoi punti di forza : la grande capacità attrattiva nei confronti degli espositori e dei visitatori e la possibilità di essere, grazie ai settori tematici presenti , “ tante fiere in una”. Un importante compleanno: 20 anni sempre in crescita e durante i quali sono stati raggiunti numeri davvero importanti: 14 i settori tematici, distribuiti in 4 padiglioni coperti, per un totale di circa 3.000 mq di aree interne, e in 8.000 mq di aree esterne, 200 espositori, oltre 33.000 i visitatori, 11 le regioni rappresentate. Tutti le informazioni sulle proposte di Ecofiera sono reperibili consultando il nuovo sito www.ecofiera.info, dove si potranno trovare tutte le notizie utili, inerenti ai programmi, le news, le attività e
Nei giorni 4-5-6 ottobre torna Ecofiera con un programma arricchito da interessanti novità. La rassegna, giunta alla ventesima edizione, è cresciuta progressivamente e permette a Tione di diventare, per qualche giorno, la capitale trentina degli appuntamenti fieristici. tutto ciò che sarà presente in fiera. Per la 20° edizione tantissime saranno le attività che verranno proposte nei 3 giorni di quella che è diventata ormai la più importante kermesse giudicariese d’autunno e solo per citarne alcune: • Il Festival Trentino dell’Acqua “Giudicarie Terra d’Acqua” (2° edizione) • Il mercato contadino con i prodotti della nostra terra a km0 • Un convegno mondiale su educare agli obiettivi di sviluppo sostenibile attraverso i riconoscimenti UNESCO, in collaborazione con BIOSFERA • Una Conferenza Teatralizzata andar per erbe dal Garda alla Rendena • Un incontro dibattito su la “montagna terapia” • Un mostra interattiva
dedicata all’acQUA! alla scoperta della molecola più preziosa : per approfondire la tematica dell’acqua e sensibilizzare i ragazzi sull’importanza di evitare gli sprechi e la sua contaminazione
• La Gara e degustazione dell’Acqua più buona • Il mercatino degli Hobby: uno spazio dedicato alle piccole realtà di artigianato locale. • L’esposizione dei trattori d’epoca
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La rassegna d’Arte in Ecofiera con oltre 120 artisti trentini che esporranno le loro opere nei padiglioni in fiera. • La mostra micologica con oltre 350 le specie di funghi mediamente classificati • La rassegna gastronomica dedicata al biologico ed ai sapori dei prodotti tipici trentini nei ristoranti aderenti • Una radio ufficiale di Ecofiera: Radio VivaFM • Il bar al buio, sarà un’esperienza inedita. Vivere pochi minuti da non vedente provando a gustarsi una bibita o uno snack senza l’uso della vista: solo gusto, olfatto, tatto. • Una fattoria didattica con diverse tipologie di animali presenti: alpaca, lama, asini, mucche, gal-
line e conigli nani. • E per i più piccoli torna l’appuntamento con Pompierissima: voglio fare il pompiere . •La Foresta Incantata: per i piccoli visitatori un’esperienza di gioco, creatività e tanto divertimento • E per i più gustosi la tradizionale Polenta Carbonera e la Trippa (in brodo e parmigiana) • Complessivamente, saranno oltre 70 le iniziative collaterali, che saranno presenti, a rotazione, in fiera nei 3 giorni Ed inoltre: • Presentazione del progetto manifattura: : il parco tecnologico dedicato all’economia circolare dell’energia, della sostenibilità, delle biotecnologie e dello sport-tech • Presentazione della Strada del vino e dei Sapori del Trentino che presenta una raccolta di eccellenze del territorio
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Cooperazione
OTTOBRE 2019 È stata la prima cooperativa di servizi giudicariese
Ascoop compie 40 anni Come venne l’idea di creare una cooperativa di servizi negli anni ’70? L’esigenza scaturì in seguito alla nascita delle cooperative edilizie, in particolare Acli Casa 1 e 2. Cooperative edilizie nate nei primi anni ’70 e che attraverso dei finanziamenti provinciali diedero la possibilità a molti valligiani di costruirsi o comprarsi una casa. I soci, subito numerosi, dopo un primo periodo dove l’attività amministrativa veniva svolta a livello volontaristico da parte degli amministratori di queste Cooperative Edilizie, successivamente si resero conto che l’attività continuava ad incrementarsi e quindi era necessario creare un organismo specifico per gestire tutta l’attività amministrativa. Ecco quindi che nacque nel 1979 sotto forma di cooperativa, l’Ascoop appunto con questo scopo. Il primo presidente fu Lino Riccadonna, seguito da Giancarlo Ballardini, Carlo Eligio Valentini, Roberto Tonezzer, ed infine io. Nel 1981 si diede vita al settore Pulizie con una prima commessa affidataci dal Comune di San Lorenzo in Banale. Quindi si cominciò ad assumere persone quasi totalmente femmine che avevano difficoltà a collocarsi in altri settori perché non compatibili con le esigenze familiari. Arrivarono in seguito i Progetti Socialmente Utili e in particolare il “Progettone”. Nell’85 la Provincia di Trento avviò, nell’ambito dei Progetti socialmente utili il “Progettone”, individuando il Consorzio territorio ambiente come soggetto che potesse gestire l’attività prevista. Il Consorzio a cui facevano parte delle Cooperative di Servizi e Produzione Lavoro del territorio provinciale, era nato in questo periodo e la Cooperativa Ascoop è stata una dei Soci Fondatori. Il Consorzio poi dava in gestione le varie squadre impiegate in questi progetti alle Cooperative Socie e quindi per le Giudicarie il riferimento principale era Ascoop. Quindi Ascoop apri un’altra sezione legata appunto alla gestione di Progetti Socialmente Utili. Per la verità in Giudicarie nel frattempo in quegli anni nacquero altre cooperative (il Bucaneve, L’Ancora, l’Alpicoop e successiva-
I
di Chiara Garroni
n questo 2019 festeggia i 40 anni di vita Ascoop, la prima cooperativa di servizi creata nelle Giudicarie. L’evento sarà celebrato in un convegno con ospiti prestigiosi che si terrà a fine novembre, a Tione, sul tema “Il mondo della Cooperazione di Lavoro e Sociale ed il loro futuro”. Unitamente a questo evento
sono in programma altre attività che coinvolgeranno i soci, e sarà realizzata una pubblicazione sulla storia dell’ Ascoop e delle Cooperative Sociali Lavoro e Assistenza. Abbiamo sentito Emilio Salvaterra, presidente dell’Ascoop dal 1993 ad oggi, che ci ha illustrato la vita e l’evoluzione di questa importante realtà. principale per gli affidamenti, con le conseguenti ripercussioni anche per chi lavora, ciò spinge la cooperativa ad aprirsi a nuovi servizi ed operare più sul privato. Guardiania e portierato, ad esempio forniamo i servizi allo studentato San Bartolomeo dell’Università di Trento, da qualche anno abbiamo avviato un nuovo settore con la gestione in ATI con GPI della gestione del Cup dell’APSS: una commessa che prevede l’occupazione di personale qualificato e che apre ad altre possibilità in questo ambito, quindi sempre rispettando la mission che è quella anche di creare lavoro e nuove possibilità di occupazione.
mente la Dinamicoop…). Nascono poi altri Progetti in questo ambito, quali l’Azione 10 e 12, ora denominati Intervento 18 e 19, gestiti per i primi anni da Ascoop e successivamente dalla Cooperativa Sociale Lavoro nata come start Up di Ascoop. Poi fu la volta dell’assistenza domiciliare. La Provincia negli anni ’80 affidava ai Comprensori la gestione dei servizi di assistenza domiciliare per le persone anziane o in stato di bisogno, servizi questi man mano sempre più richiesti. Nel 1996 il Comprensorio delle Giudicarie decise di affidare alla Cooperativa Ascoop, in forma sperimentale, una piccola attività legata a questi servizi, si iniziò questa attività con 6 operatori per arrivare ai giorni nostri dove sono occupate più di sessanta persone. Attualmente questo servizio è svolto dalla Cooperativa nata dalla scissione di Ascoop e denominata Cooperativa Sociale assistenza. Nel 1999 in seguito al cambiamento delle normative e considerando che Ascoop aveva in essere parecchie attività che rendevano difficoltosa la gestione, si decise di dar vita ad altre due cooperative: la Cooperativa Sociale Lavoro e la Cooperativa Sociale Assistenza. Naturalmente Ascoop continuò la sua attività, nel campo delle pulizie e in quello amministrativo.
Vista la nascita di altre cooperative fu creato un consorzio per la gestione amministrativa delle stesse? Sì, agli inizi degli anni Duemila viene costituito il Consorzio di Cooperative Sociali Judicaria, oggi denominato Abacooptre a cui facevano parte oltre alle tre cooperative citate anche la Cooperativa Sociale casa Assistenza Aperta di San Lorenzo in Banale. Nel frattempo il Consorzio e le cooperative Socie si trasferiscono dalla sede di via Roma nel nuovo edificio di proprietà, in via Damiano Chiesa. Nel frattempo è cambiato il “mercato delle pulizie” come? Negli ultimi anni è cambiato il sistema degli appalti di servizi pubblici, con un for-
te incremento della concorrenzialità del mercato delle pulizie dove il massimo ribasso diventa la condizione
Qual è il nuovo obiettivo? Dare un lavoro stabile e qualificato anche alle nuove generazioni, che nel frattempo
e 45 Oltr i di ann e nza erie o u t esp al lità ! qua izio serv
hanno acquisito una solida istruzione anche grazie alla stabilità occupazionale che la Cooperativa può garantire. Per questo si si sta investendo su nuovi settori in cui coinvolgere soci e dipendenti in possesso di livelli d’istruzione medio alti. L’inserimento di personale in questi nuovi settori, normalmente giovane con un livello d’istruzione adeguato ai ruoli che andranno a rivestire (dai qualificati ai laureati) avviene preliminarmente attraverso la partecipazione a corsi di formazione per preparali al meglio anche con un periodo di affiancamento a personale già formato. Pertanto si è cercato e si sta cercando di aprirsi a nuove strategie di possibilità lavorative, che possano ampliare i livelli di occupazione coinvolgendo più ampie fasce di età e istruzione. Se ne è fatta di strada. Di che numeri parliamo oggi? Dobbiamo premettere che l’intuizione dei Soci Fondatori di costituire una Cooperativa in Giudicarie di Servizi e Produzione Lavoro è stata lungimirante, infatti Ascoop dai 12 soci iniziali è arrivata a più di 120 Soci attuali e quasi tutti lavoratori. In più si aggiungono più di cinquanta soci della Cooperativa Lavoro e più di trenta della Cooperativa Assistenza quasi tutti lavoratori o volontari. Nel corso degli anni Ascoop ha occupato oltre 5.000 persone. Alla fine di agosto 2019 il totale degli addetti era di 296 unità, per circa l’80% donne. Nell’ultimo esercizio le ore di lavoro fatturate sono state più di 320.000 con un incremento di oltre l’8 % rispetto all’esercizio precedente.
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Cooperando
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Nato nel 2017 è l’evoluzione del Consorzio Judicaria
Mondo cooperativo, il consorzioAbacooptre di Alberto Carli Qual è lo scopo del consorzio e quali attività svolge? Il Consorzio, si ispira ai valori che sono alla base del movimento cooperativo ed è retto e disciplinato secondo il principio della mutualità senza fini di speculazione privata. Ha lo scopo di perseguire l’interesse generale della comunità con particolare riferimento ai soggetti socialmente svantaggiati. Il consorzio interviene fornendo assistenza commerciale, tecnica e amministrativa alle cooperative aderenti, gestisce la formazione del personale, la logistica, i servizi informatici oltre al tema delle certificazioni di qualità. In forma indiretta, tramite i propria associati svolge attività di pulizie civili ed industriali, servizi di manutenzione del verde, attività lavorative rivolte ai soggetti espulsi da processi produttivi (Progettone) , attività lavorative a sostegni di soggetti deboli o svantaggiati (intervento 19), per conto della APSS svolge attività di front e
Abacooptre è un consorzio di cooperative costituito nel 2017 a Tione e rappresenta l’evoluzione del Consorzio Judicaria, a cui fanno riferimento 6 società cooperative che garantiscono servizi fondamentali per il tessuto sociale giudicariese, occupandosi di servizi domiciliari per anziani e disabili, oltre che di servizi di assistenza back office presso tutti i centro opedalieri della provincia di Trento nonchè di punto raccolta prenotazioni (CUP) in accorto con GPI SPA. La gestione di un centro residenziale per anziani (San Lorenzo) e la gestione dei servizi territoriali per gli anziani delle Giudicarie e della Val di Fiemme (assistenza a domicilio - pasti a domicilio - trasporti e gestione dei centri diurni) co-
stituisce l’ulteriore grande area di impegno. A questo vanno aggiunti una molteplicità di servizi a favore dei privati dal recapito a domicilio alle attività di piccolo facchinaggio ed altro. Quali sono i numeri ? Al 31 dicembre 2018 la fotografia del raggruppamento delle cooperative associate era quella proposta nelle tabelle qui sotto
e pulizie. Insieme garantiscono 600 posti di lavoro con punte fino a 1.100 e possono contare su un patrimonio complessivo di 10 milioni di euro. Abbiamo intervistato Roberto Tonezzer, Presidente del Consorzio che ricomprende nel nome (Abaco, un antico strumento di calcolo) la necessità di “far di conto”. Va fatto osservare che considerando la stagionalità di alcuni lavori svolti i numeri degli occupati ad oggi arrivano ad oltre 1.100 persone, diventando la maggior impresa lavorativa delle Valli Giudicarie. Dal mese di febbraio 2019, alle 5 cooperative aderenti il Consorzio (Ascoop, Assistenza, Lavoro, Casa Assistenza Aperta e Abc Dolomiti) si è aggiunto un
ASSOCIATE AL CONSORZIO valore della Utile d’esercizio Attivo patrimo- Patrimonio net- Soci lavoratori produzione al dopo le imposte niale to 31.12.2018 17.367.817 908.872 15.097.794 10.149.237 154
Altri lavoratori 435
CONSORZIO valore della produ- Utile d’esercizio Attivo patrimoniale Patrimonio netto zione al 31.12.2018 dopo le imposte
Soci lavoratori
463.246
0
906
751.842
547.737
Totale lavoratori per valore medio annuale 589
Altri lavoratori per valore medio annuale 6
nuovo socio ovvero la cooperativa sociale Praxis, con sede in Tione, la cui attività è principalmente proiettata all’inserimento nel mondo del lavoro di persone svantaggiate in forma di attività industriale mediante l’assunzione di servizi da privati. E per il futuro? Faccio presente come l’attività posta in essere dal raggruppamento di imprese oltre che creare lavoro di base ed esecutivo ha sviluppato un team professionale che ha permesso di mantenere in Giudicarie molte risorse umane qualificate. Tali risorse permettono oggi, unitamente alla solidità patrimoniale delle singole realtà cooperative, di dare origine ad un percorso di investimento e sviluppo che potranno, è il nostro auspicio, incrementare e diversificare le attività sino ad oggi poste in essere favorendo la crescita economico sociale delle Valli Giudicarie.
Fondato nel 1904 da monsignor Giacomo Regensburger, allora parroco di Storo
Centoquindici anni di Cedis Compiere 115 anni e avere ancora pensieri giovanili, ossia di crescita. No, non è una persona, benché ci fosse un presidente del Consiglio, qualche lustro fa, che immaginava di portare la vita di tutti a 120 anni. Per ora siamo ancora alle organizzazioni. E l’organizzazione che compie 115 anni nel 2019 è il Consorzio Elettrico di Storo, che ha celebrato il compleanno invitando a cena 800 dei suoi 3.200 soci, accompagnati dalla big orchestra diretta da Gianfranco Demadonna. 115 anni. Significa che il CEdiS è nato nel 1904: onore e gloria a monsignor Giacomo Regensburger, il parroco di Storo, che aveva già fondato Famiglia Cooperativa e Cassa Rurale. La scommessa (veramente una scommessa) era la corrente. Do-
vevano passare ancora trent’anni perché qualcuno pensasse di “mettere la luce nei campi”, eccetera, cosa che non fece. Gli storesi ci arrivarono senza proclami. “L’elettricità - racconta il presidente del CEdiS Giorgio Rossi - era già arrivata in Europa da circa 20 anni. La prima applicazione industriale in Europa avvenne a Milano nel 1883, e fu seconda solo a quella di Nuova York dell’anno precedente. E’ a questo punto che un coraggioso gruppo di pionieri guarda ai salti d’acqua del torrente Palvico e sogna di portare la luce elettrica anche a Storo”. Pionieri, non c’è dubbio, perché di salti i torrenti trentini ne facevano a bizzeffe, ma le centrali erano di là da venire. Invece a Storo si compie tutto in otto mesi. 17 febbraio
1904: fondazione del Consorzio, “Officina economico-industriale di Storo” (questo il nome originale); aprile dello stesso anno: via alla costruzione di una pic-
cola centrale sul Palvico; primo gennaio 1905, la luce elettrica illumina le strade di Storo. Poco dopo verranno illuminati Darzo, Lodrone, Bondone e Baitoni,
che avevano aderito al Consorzio, e successivamente Tiarno di Sopra, Tiarno di Sotto e infine Bezzecca. Raccontare una storia lunga oltre un secolo porterebbe via molto spazio. Da ricordare che di Consorzi elettrici ne sono rimasti solo tre in Trentino, dopo la nazionalizzazione degli anni ’60: due (CEdiS e CEIS, entrambi Consorzi cooperativi con migliaia di soci) sono in Giudicarie, il terzo a Pozza di Fassa. Il CEdiS è andato oltre l’illuminazione di case e strade. Un secolo dopo la prima centrale, ancora una volta ha saputo guardare lontano, anticipando i tempi e portando nei paesi soci Internet veloce mediante una rete in fibra ottica posata lungo le condutture elettriche. Giustificato l’orgoglio di chi guida la Cooperativa. (G.B.)
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Eventi
OTTOBRE 2019
Il 6 ottobre torna la sfida a colpi di trisa al Festival della polenta Campioni uscenti sono i Polenter di Storo. Ad assegnare la vittoria sarà una giuria tecnica. Ma anche il pubblico potrà votare la polenta preferita. In palio le Ramina d’Oro destinate a premiare le più apprezzate tra le dieci polente in lizza a Storo nel quinto Festival della Polenta, la cui fama ha superato ormai i confini regionali. Dopo quattro edizioni il Festival della Polenta di Storo si propone infatti come punto di riferimento in campo nazionale non solo sul piano gastronomico ma anche nel solco della valorizzazione dei prodotti tipici italiani: Tra questi un posto in prima fila merita per l’appunto la farina gialla caratterizzata da un passato, anche recente, sintomo di fame e di povertà, ed oggi assurta
a regina delle tavole nell’alta gastronomia. Magari nella versione dolce della Mosa di recente rivisitata da Manuel Ferrari top Chef pasticcere d’Italia e originario proprio della Valle del Chiese Il Festival gode del pieno supporto del Consorzio Turistico Valle del Chiese, di Trentino Marketing. La sfida tra le polente non è in assoluto una novità né in campo nazionale né internazionale ma certamente rappresenta una occasione unica per mettere in vetrina una valle dove sono svariate – oltre a quella tradizionale gialla – le
Il primo fine settimana di ottobre torna il Festival della Polenta a Storo, in Valle del Chiese, nel Trentino Sud-occidentale. Quella in programma da venerdì 4 a domenica 6 ottobre sarà la quinta edizione della rassegna organizzata dalla Pro Loco di Storo M2 e dedicata alle produzioni, ai prodotti e alle produzioni rurali di polente che fanno parte del patrimonio. E proprio l’abbinamento tra l’eccellenza produttiva e i “giacimenti gastronomici locali” ha portato VisitChiese a puntare negli anni sulla promozione specifica di questi prodotti. Ed è stata la
Montagna. In particolare legate alla gastronomia della Valle del Chiese nelle sue varie declinazione e con regina incontrastata la Farina Gialla di Storo. Saranno dieci le Polente in gara. Una sfida all’ultimo colpo di Trisa tra i Polenter della Valle del Chiese e delle aree limitrofe, dal Lago d’Idro alle Dolomiti di Brenta.
VENERDI 4 OTTOBRE 20.30 Spettacolo teatrale in dialetto trentino con Mario Cagol – “DI PER DI … ANCOI TOCCA MI!” Serata con Nonna Nunzia e le sue fiabe. Presenta Gabriele Biancardi, voce di Radio Dolomiti Storo E20, località Piane. Serata di beneficenza organizzata in collaborazione con il Comitato Daonensis COSTO: 12 € intero, 7 € ridotto (ragazzi fino a 10 anni). Vendita direttamente presso la biglietteria di Storo E20 dalle ore 20:00 aperta dalle 20:00 SABATO 5 OTTOBRE Dalle ore 14.00 alle 18.00 • Piazza Europa – Inaugurazione • Prodotti tipici: esposizione e vendita con spazi allestiti da produttori • Attività per grandi e piccini: spaventapasseri in mostra, visite guidate, laboratori e intrattenimenti, lavori di scultura • Esibizione del gruppo Majorette – “Polvere di Stelle”
Pro Loco di Storo M2 a raccogliere la sfida organizzativa affiancata dall’amministrazione Comunale, da Agri90 e dal Consorzio Turistico Valle del Chiese. Da segnalare che VisitChiese ha predisposto un pacchetto di vacanza ad hoc con soggiorno nelle varie strutture della valle con prezzi interessanti. Info: www.visitchiese. it. A dominare l’albo d’oro del Festival della Polenta sono stati sinora i polenter di Borgo Chiese (realtà amministrativa nata dalla fusione di Condino, Cimego, Brione): nel 2015 con La Macafana di Cime-
CONVEGNO Ore 18.00 – Sala riunioni della Cooperativa Agri ’90, località Sorino Storo IL PATRIMONIO ALIMENTARE DI MONTAGNA Focus rivolto al sistema agricolo, turistico e al paesaggio. Vigilio Giovanelli – Presidente Agri ’90 e saluti istituzionali da parte delle entità locali: Comune di Storo, Bim del Chiese, Consorzio Turistico, Comunità delle Giudicarie, Pro Loco Storo Gianluca Cepollaro, Direttore tsm | step Scuola per il Governo del Territorio e del Paesaggio – Progetto AlpFoodway. Agricoltura, cibo e paesaggio. Fiilippo Lenzerini, Riserva di Biosfera UNESCO Alpi Ledrensi e Judicaria Alfio Ghezzi – Cuoco e Ristoratore MART Rovereto - “Maestria, paesaggio e verità sono gli ingredienti del cuoco!” Giampietro Comolli – Presidente Giuria Tecnica, Agronomo, Economista e Docente - “Agricoltura di montagna garanzia di valle” Saluto e intervento di Ettore Prandini Presidente Nazionale di Coldiretti Saluti da parte della Provincia Autonoma di Trento: Vice Presidente e Assessore alla Cooperazione – Mario Tonina Assessora all’ Agricoltura – Giulia Zanotelli Assessore al Turismo - Roberto Failoni Modera Walter Nicoletti CONVEGNO ORGANIZZATO DALLA COOPERATIVA AGRI ’90 DOMENICA 6 OTTOBRE Piazze e strade del centro Storico: Piazza Unità d’Italia, Piazza Europa, parcheggio e Piazza Malfer, Piazza Lucillo Grassi,
Piazza F. Cortella, Piazza di Spenigol, Via Conciliazione, Via Roma, Via Trento, Via Marconi, un tratto di Via Garibaldi Ore 10.00 Inizio preparazione Polente nelle varie piazze, esposizione produttori locali Ore 10.30 - Piazza Europa • Saluti delle Autorità e presentazione della Giuria Tecnica “Festival della Polenta», composta da agronomi, giornalisti e blogger • Ospite d’onore e in giuria: Alessandro Gilmozzi - Ristorante stellato “El Molin” di Cavalese - Chef dell’anno, premiato a Jesolo dalla Guida internazionale Best Gourmet con l’Award 2019 come miglior cucina creativa di Alpe Adria. Ore 11.00 – Piazza Europa Presentazione delle varie polente alla Giuria Tecnica, degustazione e votazione Radio Dolomiti in diretta Esibizione del gruppo Majorette – “Polvere di Stelle” Ore 12:00 “La grande Caserada”: lavorazione del latte, assaggio di polenta con Spressa delle Giudicarie DOP Dalle ore 12.00 alle 16.00 Assaggi, degustazione e votazione popolare delle Polente aperti al pubblico con l’acquisto della tessera “Festival della Polenta”. Musica con gruppi locali in tutte le piazze! 10 GRUPPI DI POLENTER SI SFIDERANNO NELLA PREPARAZIONE DELLE POLENTE PIÙ TIPICHE E PARTICOLARI NELLE PIAZZE DEL CENTRO STORICO: Malfer, Unità D’Italia, Lucillo Grassi, Fontana del Trist, Spenigol, F. Cortella La Polenta Carbonera: preparata da Polenter di Storo, Alpini di Condino e Polenter di Praso La Polenta di Patate Concia preparata dal Gruppo Polentari Val di Ledro La Polenta Macafana, preparata dalla Pro Loco di Cimego La Polenta dei “Busiadar”, preparata dall’ Associazione Fanti di Cimego La Polenta e Rape, preparata dalla Pro Loco di Bondo La Polenta Tiragna, preparata dal Gruppo Polenter Valle Sabbia La Polenta e Noci, preparata da Confraternita della Noce del Bleggio La Polenta del Moleta, preparata da Gruppo Antichi Sapori Rendena Con la tessera da 20 € si ha la possibilità di degustare e votare tutte le 10 polente in gara! TESSERA DEGUSTAZIONE: 20 €, comprende: 10 degustazioni di polente, acqua, 2 bevande (vino o birra), ciotola in omaggio PRENOTAZIONI: • punto vendita di Storo della Famiglia Cooperativa Valle del Chiese • Consorzio Turistico Valle del Chiese Fr. Cologna Pieve di Bono –Prezzo INFO: 0465.901217 – info@visitchiese.it
go, nel 2016 con la Carbonera di Condino e nel 2017 con la Macafana di Cimego. Nel 2018 la vittoria della Polenta Carbonera dei Polnter di Storo. Il Festival della Polenta di Storo si aprirà venerdì 4 ottobre con lo spettacolo teatrale in dialetto trentino dell’attore Mario Cagol, famoso anche per la sua “Nonna Nunzia”. Si terrà presso Storo E20 in località Piane (ore 20.30). Il pomeriggio di sabato 5 ottobre (inizio ore 14.00) si aprirà con l’inaugurazione del Festival in Piazza Europa con l’esposizione e vendita di prodotti tipici nelle strutture ospitate in centro storico. E’ prevista animazione per bambini, laboratori, spaventapasseri e visite guidate in luoghi di produzione e nel centro storico, in collaborazione con il Consorzio Turistico Valle del Chiese Alle 18 la Cooperativa Agri ’90 ospiterà il Convegno incentrato sul tema del patrimonio alimentare alpino e il suo connubio con il sistema agricolo, con il comparto turistico, con il paesaggio e con la cultura montana. Il Festival della polenta 2019 entrerà nel vivo domenica 6 ottobre alle 10.00 con il via alla preparazione delle dieci Polente. Il centro della borgata sarà quindi animato dall’esposizione di prodotti gastronomici e artigianali produttori locali, con il saluto delle Autorità e la presentazione della Giuria Tecnica che assegnerà la ramina d’oro. Da mezzogiorno il via agli assaggi, degustazione e votazione popolare delle Polente. Nel pomeriggio: degustazione caldarroste, dimostrazione di distillazione, attività per bambini e musica nelle piazze. Alle 16 sono previste le premiazioni con la consegna del trofeo La Ramina d’oro della giuria e del voto popolare. Premi poi per i protagonisti del concorso degli “Spaventapasseri in Sagra”.
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Comunità delle Giudicarie
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Riparte il servizio per le mense scolastiche: una cucina tutta nuova per gli studenti dell’Enaip Con l’inizio dell’anno scolastico riaprono le 24 mense gestite dalla Comunità delle Giudicarie che erogano complessivamente circa 330.000 pasti l’anno ad alunni e studenti La novità di quest’anno è rappresentata dal rifacimento completo della cucina presso la mensa del Centro di Formazione Professionale Enaip di Tione. La vecchia struttura, risalente ancora agli anni ’60, aveva evidenziato negli ultimi periodi grosse carenze e problemi con il rispetto delle normative. La Provincia Autonoma di Trento tramite L’Agenzia per le Opere Pubbliche ha predisposto nei mesi scorsi un progetto di adeguamento ed ha appaltato a sette ditte i lavori ammontanti complessivamente ad € 180.000,00. Le opere edili sono state realizzate dalla ditta Dalbon di Tione, mentre gli impianti elettrici dalla ditta Monfredini Fausto di Tione e alla ditta EMC di Porte di Rendena; i lavori da termo-idraulico sono stati affidati alla ditta Termodolomiti di Strembo, quelli per i serramenti alla ditta Gazzini di Mori e per le opere di pittura e cartongesso alla ditta Edil Pitture di Tione; l’Azienda per i Servizi municipalizzati di Tione è intervenuta per l’allacciamento della nuova utenza. L’intervento di adeguamento è consistito, oltre che nella riqualificazione degli spazi interni della cucinamensa operando una ridistribuzione degli spazi di lavoro, adeguando le componenti impiantistiche per la parte elettrica, termoidraulica e di gestione dei ricambi d’aria e realizzando nuove finiture con sostituzione delle pavimentazioni, controsoffitti e tinteggiatura dei nuovi ambienti, anche nella realizzazione di nuove linee indipendenti per la fornitura di energia elettrica, acqua calda/fredda sanitaria, riscaldamento batterie trattamento aria e aspirazione. L’acquisto delle nuove attrezzature è stato attivato dalla Comunità delle Giudicarie per un costo complessivo di oltre € 140.000,00 ed è stato eseguito dalla ditta Arredohotel di Trento. La mensa ospita gli studenti del Centro Enaip di Tione e quelli provenienti dall’Università Popolare Trentina sempre di Tione. In un anno scolastico dalla cucina escono oltre 30.000
Sono riprese regolarmente, giovedì 12 settembre, le lezioni scolastiche per gli oltre 4.000 studenti iscritti agli Istituti giudicariesi. Come sempre gli alunni e gli studenti frequentanti le attività pomeridiane potranno accedere alle mense organizzate dalla Comunità; si tratta di un servizio delicato
pasti preparati dalle cuoche e inservienti della ditta Risto 3, i ragazzi hanno la possibilità di scegliere tra tre primi, tre secondi, oltre a verdure cotte e crude, pane, dolce o frutta. La cucina è idonea anche alla preparazione dei pasti per gli studenti dell’adiacente Istituto di Istruzione Guetti qualora in futuro si scelga di cambiare l’orario scolastico su cinque giorni con il sabato libero e con i rientri pomeridiani. In occasione dell’apertura della mensa il Presidente della Comunità, Giorgio Butterini e l’Assessore all’Istruzione, Michela Simoni, hanno ringraziato tutti coloro che si sono impegnati per la realizzazione dei lavori, a cominciare dall’ing. Roberto Calabria, responsabile dell’Ufficio gestione del Servizio opere civili dell’APOP e dal geom. Silvano Campidelli dell’APOP, direttore dei lavori, nonché gli addetti della ditta Risto 3 che giornalmente operano nella cucina e si sono detti sicuri che questo servizio verrà apprezzato dai numerosi studenti che frequentano giornalmente la mensa. Un saluto di benvenuto e buon lavoro è stato rivolto anche alla dott.ssa Francesca Rinaldi, recentemente nominata direttrice del C.F.P. Enaip di Tione. Altra novità di rilievo con l’avvio del nuovo anno scolastico è costituita dall’adeguamento della cucina della mensa presso la Scuola Media di Ponte Arche per rendere tale servizio per gli studenti ancora più efficiente e adeguato.
Per quanto riguarda l’attività svolta nelle 24 mense giudicariesi, come sempre particolare attenzione viene prestata alla qualità e alla salubrità del menù proposto che predilige l’utilizzo di prodotti biologici e del territorio trentino, così da garantire ai ragazzi giudicariesi un’alimentazione sana e rispettosa delle loro esigenze. Il prezzo massimo è rimasto inalterato in 4,10 euro a carico delle famiglie, ridotto a seconda del calcolo dell’Icef e del numero dei figli frequentanti la mensa. La gestione, come accade da diversi anni, sarà garantita dalla Cooperativa Risto 3 di Trento, che si è aggiudicata l’appalto triennale concluso nell’autunno 2015, con la possibilità di proroga per altri tre anni e cioè fino al 2021. L’appalto è stato aggiudicato sulla base dell’offerta economica-mente più vantaggiosa, tenendo conto in particolare della qualità delle prestazioni erogate. Il servizio è stato appaltato ad un prezzo di Euro 4,68 + IVA a pasto per gli alunni delle Scuole elementari e medie e di Euro 5,80 + IVA per gli studenti della Formazione professionali (Enaip e Upt), per un totale complessivo nel triennio di circa Euro 4.400.000,00. Nel servizio sono impegnate una trentina di cuoche e aiuto-cuoche, oltre ad una trentina di inservienti e altro personale. Coordinatore del Servizio per la ditta Risto 3, Sandro Baldessari di San Lorenzo in Banale. L’Assessore all’Istru-
per il supporto offerto alle famiglie nell’alimentazione equilibrata dei figli ed anche per i numeri di rilievo che caratterizzano le Giudicarie: oltre 330.000 pasti all’anno forniti nelle 24 mense gestite dalla Comunità per dare risposta a più di 2.900 famiglie.
zione della Comunità, Michela Simoni, afferma che “negli ultimi anni la Comunità delle Giudicarie ha cercato di migliorare la qualità del servizio sia per quanto riguarda i prodotti che le modalità di erogazione. La percentuale di prodotti biologici sarà mediamente del 30-35% relativamente all’utilizzo di frutta, verdura, carne, pesce, pasta, riso, patate, formaggio, latte, uova, olio
extravergine, ecc., mentre saranno del 40% i prodotti IGP e DOP. Inoltre, le carni bovine e le trote proverranno tutte da allevamenti trentini; così come di origine trentina sarà anche la maggior parte di frutta e verdura fresca, tutto il latte, i formaggi e lo yogurt. All’interno del progetto di educazione alimentare, che ha come obiettivo quello di sostenere stili di vita corretti mediante una sana alimentazione, la Cooperativa Risto3 si impegna ad effettuare un servizio particolarmente ricco e vario, assicurando la massima salubrità dei cibi, così da evitare soffritti, margarine, grassi e prodotti confezionati”. “Durante l’anno scolastico – prosegue l’Assessore Simoni – medici, dietologi ed esperti in alimentazione saranno a disposizione di alunni e genitori per corsi, incontri e serate informa-
tive riguardanti la corretta alimentazione e adeguati stili di vita nell’età evolutiva. E’ da sottolineare, inoltre, la particolare attenzione che viene riservata al contenimento dell’utilizzo della plastica. Non vengono mai utilizzati piatti, forchette, cucchiai e bicchieri di plastica ma stoviglie lavabili, ed inoltre non viene utilizzata l’acqua in bottiglia ma quella degli acquedotti e, da quest’anno, anche lo yogurt viene servito in bicchieri lavabili con una riduzione ulteriore di utilizzo di plastica”. Sul sito web della Comunità – www.comunitadellegiudicarie.it – si può accedere allo sportello “Mensa online” che permette di verificare i propri dati e di interagire con la Comunità in modo veloce ed efficiente. Per ogni informazione si rendesse necessaria, l’Ufficio Istruzione della Comunità delle Giudicarie è a disposizione degli utenti ai seguenti recapiti: tel. 0465/339509-12, e-mail istruzione@comunitadelle giudicarie.it.
BANDI PER L’ASSEGNAZIONE DI CONTRIBUTI PER L’ACQUISTO DI ATTREZZATURE, ARREDI E PULMINI A FAVORE DI SOGGETTI CHE OPERANO NEL SETTORE SPORTIVO La Comunità delle Giudicarie ha pubblicato due bandi che prevedono l’assegnazione di contributi a favore di Enti, Associazioni, Fondazioni e Cooperative che operano nel settore sportivo. Il primo bando ha l’obiettivo di sostenere le associazioni nell’acquisto di attrezzature ed arredi e tende a promuovere una maggiore fruibilità e attrattività degli impianti sportivi, incentivando l’acquisto di arredi e attrezzature fisse e mobili di stretta pertinenza del’impianto sportivo o per le persone con disabilità. Presentazione domande: entro venerdì 4 ottobre 2019 ad ore 12.00. Il secondo bando è relativo al finanziamento per l’acquisto di pulmini con almeno 8 posti, nuovi o a km 0, per favorire l’accesso in sicurezza dei ragazzi a gare ed allenamenti. Presentazione domande: dal 1° al 31 ottobre 2019. Per entrambi i bandi (reperibili con il modulo di domanda anche sul sito web della Comunità: www.comunitadellegiudicarie.it) il contributo della Comunità è cumulabile con altri contributi concessi dalla PAT, dai Comuni, ecc.
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Cassa Rurale Giudicarie Valsabbia Paganella: tre eventi per presentare il bilancio sociale “La scelta di dedicare un momento specifico alla presentazione del Bilancio Sociale, in un momento diverso da quello della presentazione del bilancio economico, vuole sottolineare l’importanza che da sempre la nostra Cassa attribuisce al “fare Cassa Rurale” – ci dice Davide Donati, Direttore della Cassa – ovvero a tutte quelle iniziative non bancarie che vengono promosse nel corso dell’anno e che hanno l’obiettivo di favorire la coesione so¬ciale e la crescita culturale del nostro territorio. Da qui il sostegno alle associazioni, sia economico che formati¬vo, alle imprese, attraverso l’organizzazione di percorsi di formazione specifici
Nel frattempo – lo scorso 21 agosto - sette aziende agricole di Sondrio, Como e Cremona (cui se ne aggiungono 91, operanti nell’ambito del territorio regionale lombardo, veneto e piemontese) sono finite nei guai per l’inchiesta coordinata dal sostituto procuratore di Sondrio, Stefano Latorre. I titolari di queste aziende sono ritenuti responsabili rispettivamente dei reati di associazione a delinquere e truffa aggravata finalizzata all’indebito conseguimento di contributi europei. Il modus operandi è sempre il medesimo: si presenta un facoltoso imprenditore che attraverso uno o più società talvolta fittizie, alletta gli amministratori con cifre da capogiro per l’affitto dei pascoli. E’ così che, i nostri allevatori – quelli che affettuosamente vengono chiamati “spazzini dei nostri pascoli” e a cui va la nostra immensa gratitudine per il lavoro svolto – si trovano, sempre più spesso, a dover sborsare cifre esorbitanti per esercitare il diritto di prelazione contro questi speculatorie ottenere in concessione i pascoli necessari, non solo per ottenere un contributo dall’UE, ma anche per poter qualificare il proprio prodotto
Si svolgeranno a novembre i tre eventi, denominati “InsiemeNoi”, organizzati dalla Cassa Rurale Giudicarie Valsabbia Paganella per presentare ai propri soci il bilancio sociale, ovvero il rendiconto di tutte le iniziative di mutualità promosse nel corso dell’anno precedente. per settore, ai giovani del nostro territorio, attraverso nu¬merosi progetti ed iniziative volti ad offrire loro opportunità per accrescere le loro competenze e favorire l’ingresso nel mondo del lavoro. Diventano due quindi i momenti in cui i soci della Cassa vengono chiamati in assemblea. Quello istituzionale, e più formale, dell’assemblea generale nel quale i soci sono chiamati ad approvare il Bilancio Economico, ed “InsiemeNoi”, un secondo momento più informale, dedicato alla presentazione del Bilancio Sociale che, a regime, rendiconterà
le iniziative messe in campo ogni anno. Solo per quest’anno il bilancio sociale riguarderà un anno e mezzo di attività: il 2018 e i
primi 6 mesi del 2019. “Si tratta di incontri - spiega il presidente Andrea Armanini - durante i quali in modo molto coinvolgente e
anche leggero vogliamo dar voce ai protagonisti delle iniziative che ogni anno la Cassa Rurale mette in campo. Sarà l’occasione per ascoltare le storie e le esperienze dei nostri giovani, delle nostre imprese, delle nostre associazioni e dei nostri soci”. Saranno premiati coloro che nel 2019 festeggiano il cinquantesimo anno da socio della Cassa, ma saranno premiati anche i più giovani che nel corso dell’anno si sono impegnati per l’apprendimento di una lingua straniera. Una serata ricca di testimonianze dove non mancherà
anche il coinvolgimento delle associazioni. È infatti prevista la “Tombola del cuore”, una tombola di beneficenza grazie alla quale i soci potranno devolvere un premio in denaro a favore della propria associazione del cuore. Tutte le serate si concluderanno con una cena sociale. I tre incontri si svolgeranno ad Andalo per i soci della Paganella e delle Giudicarie Esteriori, a Storo per i soci del territorio di Saone e del Chiese Bagolino ed a Sabbio Chiese per i soci della Vallesabbia. I posti sono limitati. Per partecipare è necessario iscriversi presso gli sportelli della Cassa Rurale a partire dal prossimo 14 ottobre.
Centottanta pecore morte in Val di Borzago
Claudio Cia: “Diffusione anche inTrentino delle truffe sui contributi indebiti per i pascoli” Il caso della moria di pecore (180 le pecore, provenienti da fuori provincia, decedute fino ad ora) sui pascoli in val di Borzago e le parole del presidente della Federazione allevatori trentini Mauro Fezzi, secondo cui “Questi sono i frutti amari e inaccettabili di certi meccanismi distorsivi del come “Latte di Montagna” e poterne ricavare qualcosa in più dalla vendita. Da queste inchieste possiamo trarre due immediate conclusioni: l’unica preoccupazione di questi criminali (ormai non più esclusivamente forestieri) è quella di documentare solo in forma cartacea il rispetto dei vincoli comunitari, nel totale disinteresse rispetto al mantenimento dei terreni a pascolo in buone condizioni agricole ed ambientali;
sistema di contribuzione della Pac europea” dimostrano che, quando il sottoscritto alcuni mesi fa poneva la questione della possibile diffusione anche inTrentino delle truffe sui contributi indebiti per i pascoli, i cosiddetti “alpeggi d’oro”, aveva visto giusto.
in secondo luogo emerge il fatto che le inchieste – nel resto d’Italia – partono da chi, per primo,viene danneggiato da questa speculazione, ovvero gli stessi allevatori. Apprezzo che il Presidente Fezzi chieda alle autorità veterinarie e giudiziarie di andare fino in fondo alla questione, ma credo che ciò non sia sufficiente. Rinnovo pertanto il mio invito agli allevatori trentini a mettere in moto, con le loro denunce, l’inchiesta giudiziaria. Cons. Claudio Cia - Segretario Politico di AGIRE per il Trentino
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Parlando giudicariese
“Vardàrse endré per nàr enànč” Ragionare sul passato per costruire il futuro
Non so e non posso dire come abbia influenzato la mia mente ed il mio agire la conoscenza della storia vissuta lontana da casa mia; qualcosa certamente, a livello culturale mi ha dato; mentre, invece, quando mi sono addentrato nei meandri sostanziali della storia della mia terra e della mia gente (di cui mi sento parte sostanziale) ho percepito la necessità impellente di poter trarre da quella realtà sulla porta di casa gli elementi che potrebbero sostanziare l’alternarsi dei periodi storici. Infatti, mano a mano che procedevo negli anni di indagini e di esperienza, ho compreso che - specie nel campo della di storia - diventa quanto mai basilare il conoscere gli elementi scientifici della storicità, ma tanto la storia in generale, bensì la storia delle propria terra e delle proprie genti che vivono sul territorio che si ha sotto i piedi e sul quale si deve vivere e si deve operare; in quelle limitate contrade e vallate dove si succedono e si alternano le generazioni. Questa - per me - è la storia che vale di più e che, in maniera eccezionale, diventa addirittura determinante per se stessi e per la comunità nella quale si risulta inseriti come diretti partecipanti. Me ne sono reso più che convinto quando mi sono inoltrato tra i meandri della storia delle popolazioni delle mie vallate - le Giudicarie -, ossia quando ho preso in mano, attraverso la pignolesca lettura delle “Regole” di varie Comunità giudicariesi (e non solo), le testimonianze di una vita laboriosa e sofferta ma reale, poiché vissuta dai miei avi, con tanto di nome e cognome, che sono stati capaci di dare alla propria collettività severe norme di vita sociale, e tali da farli sentire “communitas” (comunità) col dovere di stare concretamente e saldamente uniti al di fuori di qualsiasi tipi di individualismo. Ecco anche il perché di una urbanizzazione di edifici uno accanto all’altro: un essere ed uno stare insieme e, nel contempo, per risparmiare il terreno destinato alle coltivazioni e non all’urbanizzazione. Da quel momento ho intui-
di Mario Antolini Musón Da anni porto con me il motto “Vardàrse endré per nàr enànč” maturato in me come convinzione dalle mie indagini sugli “Statuti/Regole” medioevali delle Giudicarie. Sono, infatti, più che certo della opportunità di sapersi “caricare del passato” (sia storico che della propria personale esperienza) per farne le fondamenta sulle quali costruire la propria personalità
e la propria identità, nonché per tentare di costruire il possibile nuovo”. Dalla scuola si è imparato che “la storia è maestra di vita” ma tale detto è rimasto lettera morta, poiché sono ben poche le persone che dal passato hanno saputo trarre dei reali agganci operativi per il proprio essere e per il proprio agire personale e professionale. Vardàrse endré per nàr enànç. Él dovrìa èser vergót ca curàr perché senza quèl che se gà ’ndré nó se podrìa gnànca stàr én pè e gnànca podér nàr enànç sàl sicùr parché mancherìa la tèra sóta i pè. Quèl che se gà sa le spàle l’è ’n prosàc che tè sàlva la vita; e quèl che té ’mpàre dai vèci e che té cognóse da i lìber él tè àida e vedér có i òç dravérç i sàs che nó i mànca mai sàl sentér. Se tè sé ’ndó che i è pasàdi quèi àltri tè capìse de pù ’ndó che se gà da pasàr. Vardàrse endré nò a léger quèl che i à scrit ma a ’mparàr quèl che i è stàdi bóni de fàr. Vardàrse endré per portàrse dré, da fùrbi, vergót che ’l sèrva a “vegnérghen fò”.
to e scritto “Vardàrse endré per nàr enànç”; ossia conoscere ciò che i propri avi - luogo per luogo, paese per paese, vallata per vallata, regione per regione - hanno saputo affrontare e superare per sopravvivere, per costruire le case, urbanizzare i territori, giungere persino a realizzare ciò che attualmente ci troviamo in godimento: non un continuo parlare e scrivere, ma un continuo darsi soltanto da fare. Specie per i responsabili della gestione del bene comune, è un avere davanti agli occhi della realtà evidenti dalle quali trarre motivazioni e insegnamenti del “saper e dover fare”, e non soltanto dei miraggi lontani che appagano solo la curiosità conoscitiva ma non insegnano niente al proprio vivere oggi dove si è, e con chi si è, e con quello che si sta facendo. Sotto questo aspetto beate le famiglie patriarcali, nelle quali la presenza del nonno e della nonna assicuravano che quanto di buono si era vissuto nel passato poteva e doveva servire anche alle nuove generazioni e lo si tramandava a viva voce da generazione a generazione. La coltivazione dei campi e l’allevamento del bestiame (come la pesca al mare) non sarebbero giunti al presente senza
il continuo e naturale passaggio dal passato, al presente e all’avvenire ma attraverso il “fare” e non limitando al raccontare. Così per gli uomini di successo: è il “portarsi dietro” il cumulo di esperienze personali provate in se stessi, in rapporto a quelle realtà ed esperienze individuate negli altri, che dà modo ad una persona di realizzare la propria identità ed esistenza aperta ad un orizzonte sempre più ampio. Umanamente parlando, quanta differenza si riscontra (anche in Giudicarie) fra un emigrante e coloro che non si sono mai mossi dal paese: il “prosàc” (lo zaino) dell’emigrante è assai più pesante di quello di chi se ne è rimasto comodamente in paese; nei due casi le modalità di vita risultano assai diverse (senza dover fare riferimento alle condizioni economiche). Sto parlando di uomini e di donne come tali, nella loro identità, nella loro capacità di vivere secondo natura: ci si arricchisce - per quanto ne penso - soltanto se si riesce a “pescare nel passato”, o vissuto o venuto comunque a conoscere; quel reale “di più” che il vivere soltanto del e nel presente non si può avere. Ricordo la sete di “cono-
Guardarsi indietro per andare avanti. Dovrebbe essere qualcosa da prendere in considerazione / perché senza ciò che si ha alle spalle / non si potrebbe né stare in piedi / e neppure poter andare avanti con sicurezza / perché mancherebbe la terra sotto i piedi. / Ciò che si ha sulle spalle / è uno zaino che ti salva la vita / e quello che impari dai vecchi / e che vieni a conoscere dai libri / ti aiuta a guardare con gli occhi aperti / i sassi che non mancano mai sul sentiero. / Se conosci dove sono passati gli altri / capisci assai di più dove occorre passare. / Guardarsi indietro non solo a leggere ciò che hanno scritto / ma ad imparare quello che sono stati capaci di fare. / Guardarsi indietro per portarsi via, da furbi, / qualcosa che serva a riuscire meglio che si può. scere il proprio passato” da parte di chi frequentava le lezioni dell’Università della Terza Età: quale insaziabile esigenza di conoscere la storia della propria gente e della propria terra; come si sentivano più arricchiti, più soddisfatti, più capaci
di rapportasi anche con il presente dopo aver conosciuto ciò e come si era vissuto prima. Il passato è ricchezza di vita: ma in maniera determinante il passato della propria gente, delle proprie generazioni, della propria terra e non certo il passato
secolare che si studia sui libri; quest’ultimo diventa nozionismo, appaga la curiosità e arricchisce unicamente il proprio bagaglio culturale in senso generico. Ma che insegna a vivere è il passato tramandato nelle famiglie, troppo insegnato nella scuola, e mai studiato da chi ha in mano la gestione del bene comune. Si tengono le adunanze a non finire, con chiacchiere che spesso rimangono senza conclusioni pratiche; ma, in particolare, non si istituiscono corsi continui di studio e di apprendimento della propria storia e della geografia del proprio territorio, che dovrebbe diventare obbligatori. In quanti consigli di enti pubblici si mena il can per l’aia perché gli amministratori mancano della conoscenza della realtà dei territori e delle popolazioni che devono “servire”. Non so se le mie siano soltanto frettolose considerazioni personali, magari anche da discutere; ma, forse, possono servire a “pensàrghe su” per dare uno schiaffo alla superficialità, alla non conoscenza che si manifesta in troppi numerosi concittadini del presente. Per me, chi è privo della conoscenza approfondita del “proprio” passato - sia individuale che della propria gente - è culturalmente, e non solo, più povero e certamente ha anche meno opportunità di riuscita e di successo. Non so queste considerazioni dette in dialetto abbiano maggiore incidenza.
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Più del cinquanta per cento degli uomini del paese si chiamavano Luigi
Larido, il paese delle Giòte C’erano parti comuni, c’erano passaggi e servitù, ma nessuno andava dall’avvocato per stabilire i confini. Quattro o cinque casoni costituivano il nucleo antico del paese: il cason dei Fusèri, dei Baroni, dei Bardèi, dei Luègi, in cui abitavano anche i Ràisi, i Canevìni, i Ségna, ma il più singolare era il cason dei Trògi. Aveva una struttura particolare. Al piano terra una lunga e larga córt dava accesso alle stalle: poche vacche, qualche capra, e che emozione per noi piccoli ammirare sotto il cuzón una zoléta o un bocìn appena nati, i più dolci, i più teneri cuccioli che esistano. Una scala un po’ dissestata portava al piano “nobile” e lì c’era la sala su cui si aprivano le porte delle varie famiglie: i Gaitàni, la Nèla con la sua numerosa famiglia, i Trogéti: Bèpi e Gino e poi c’era il pont de l’era che portava su un’aia grandissima da cui, attraverso scale da acrobati, si saliva sul soler. La sala del cason dei Trògi era nota in tutta la Quadra. Era luogo di ritrovo per tutti e poi era tanto ampia che vi si poteva ballare, col Manoèle che, oltre a essere chiamato nelle varie case per far su el porcèl, sapeva suonare la fisarmonica. E vi si facevano anche pranzi di nozze; quello del mio papà e della mia mamma, ad esempio, è stato fatto lì. E cuoco fu il Ligio Trògio che, anche se ormai anziano, da giovane era stato bravissimo e aveva lavorato al Danieli a Venezia. Peccato che suo genero, il Césere, abbia inciampato in un gradino con la torta degli sposi in mano e l’abbia fatta cadere rovinosamente. Un tempo dunque Larido era un paese animato e pieno di gente, ma il
di Anna Riccadonna L’ultima se ne è andata circa due anni fa. Abitava a Bivedo e con lei dalla Quadra le Giòte sono scomparse. Il paese che ne deteneva il primato era Larido, oggi borgo semiabbandonato ma un tempo florido e vivace.
lavoro mancava. L’emigrazione, così diffusa nei primi anni del ‘900 in tutte le valli del Trentino, caratterizzò Larido in modo particolare. Tutte le famiglie avevano uno o due membri in America a lavorare nella mina. I fratelli Gaitàni per esempio partirono tutti e tre. Angelo, l’unico sposato ai tempi, aveva lasciato in paese la moglie Ernesta con una bimba piccola, Iolanda. Stava per tornare, aveva già scritto alla moglie che lo aspettava felice, quando il crollo della miniera seppellì decine di minatori tra cui lui. Alla notizia la moglie si disperò, macchie scure le coprirono viso e corpo a testimoniare un dolore che aveva bisogno di esplodere. I compagni di lavoro fecero una colletta e mandarono i loro risparmi con un bigliettino di accompagnamento alla vedova e alla bimba di due anni.
Anzitutto c’erano i casoni. Non esisteva l’abitazione monofamiliare. Pezzo attaccato a pezzo, muro a muro, nei casoni abitavano anche dieci famiglie e, in genere, tutti andavano d’accordo. andava in opra presso le varie famiglie, contento di trovare il mangiare pronto, c’era poi il Giòti magazinier che per più di quarant’anni lavorò alla cooperativa, il Giòti Gigión che aveva fatto l’autista a Graziani durante la guerra d’Africa, il Giòti Ségna che andò ad abitare ad Ala, il Giòti Fusèr detto Giòla, zio del pittore Gianluigi Rocca, ed altri ancora. Con il più moderno e “televisivo” Gigi venivano chiamati, chissà perché, il Gigi Marangon o Gigi Rocca che per molti anni aveva fatto il salumiere a Verona e il Gigi o Gigeto Róndol. Ma più numerose ancora erano le Giòte: c’era la Giòta Barona, la Giòta
Ma torniamo alle Giòte. Giòta è il femminile di Giòti, a sua volta dialettizzazione di Luigi. Credo che a Larido si chiamassero Luigi più del cinquanta per cento degli uomini. Luigi era il mio bisnonno paterno, nato nel 1848, detto Bigio, e rimasto proverbiale in famiglia per il suo carattere
difficile e bisbetico, tanto che la sua povera moglie, la Metilde, era considerata una santa. Luigi e Luigia erano i miei bisnonni materni e la mia nonna, dovendo rigorosamente rispettare la tradizione, chiamò i suoi figli Luigi e Luigia. Ma in dialetto un nome, sia pur breve, veniva cambiato – vedi il caso di Anna, trasformato in Néta, probabilmente dal diminutivo Annetta - e furono quindi Giòti e Giòta. Nei paesi limitrofi erano diffusi anche Gigiòti e Gigiòta, ma a Larido no, solo Giòti e Giòta. Ricordo il Giòti Pace che viveva solo e
Nanda, la Giòta Fusèra di cui ricordo un’aureola di capelli candidi, la Giòta Tonióla, piccina e con sempre un fazzoletto in testa che leggeva, strana cosa allora, ogni giorno il giornale, la Giòta Róndola, la Giòta Ségna che aveva un forte accento veronese per essere stata tanti anni a servizio nella città scaligera, e l’elenco sarebbe ancora lungo. La mamma mi raccontava che un giorno si trovavano alla fontana del paese un gruppo di ragazze e donne. Per scherzo, da lontano, uno chiamò Giòta e tutte si voltarono. Si doveva necessariamen-
te usare il soprannome per distinguerle, perché sicuramente più della metà delle ragazze di Larido portava lo stesso nome. Bisillabo, con quella o centrale così piena e così tonda, era bello da sentire. Mio papà lo pronunciava con amore quel nome, alternandolo a dòna, altro modo comune alla Quadra di interpellare la propria sposa. Chiamarla dòna non era affatto irrispettoso o volgare, anzi per il marito la propria dòna era colei con cui si dividevano fatiche e speranze nell’eroico, quotidiano sacrificio di allevare una famiglia con quel poco che c’era. Se poi si passava all’italiano, su una lettera ad esempio, non si usava Luigi o Luigia, ma, come giustamente avviene per molti termini, si metteva la doppia e allora i nomi diventavano Giòtti e Giòtta. Conservo ancora cartoline postali che lo zio inviava dalla Germania durante la prigionia e la firma era appunto Giòtti. E Giòtta veniva chiamata la mamma quando era in servizio a Milano, presso i signori Locatelli (bravissime persone che negli anni ‘40 le pagarono i contributi per la pensione per tutto il tempo che rimase presso di loro), ma appunto, visto che lì si parlava italiano, veniva chiamata con la doppia: Giòtta. Quando invece la mamma scriveva al papà che era a fare il moléta riportava il suo nome per intero. L’intestazione era sempre: “Mio adorato Enrico” e, se da bambina quell’espressione mi faceva un po’ ridere, ora provo un’infinita tenerezza di fronte a quella costante dichiarazione d’amore. A conclusione della lettera, in cui la mamma raccontava tutto della famiglia, della casa e della stalla, la firma era ovviamente: Giòtta. Giòti e Giòta: nomi d’altri tempi, nomi destinati a scomparire, anzi già scomparsi, ma che hanno fatto tanta parte della storia della Quadra e di Larido in particolare.
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La Val Rendena del medioevo non sfuggiva a questa analisi: la vita era assai dura, tra minacce naturali ed umane che mettevano costantemente in pericolo la vita e le proprietà delle popolazioni locali. In quel tempo, tra le più temute calamità naturali per piccole comunità rendenesi (e non solo) erano le frequenti esondazioni della Sarca o le piene dei piccoli torrenti che scendevano dai fianchi delle montagne e che potevano causare devastanti frane. Non sono poche le testimonianze (storicamente documentate o solo “leggendarie”) di interi villaggi spazzati via dalla furia delle acque: è il caso del paese di Afcè (o Afcei o Jafcei), vicino a Strembo, che scomparve così intorno al XII°/XIII° Secolo a causa di una frana portata a valle dal rio Ruina (un nome che è tutto un programma), oppure di Arena, tra Pelugo e Spiazzo, distrutto dal rio Bedù in piena in periodo medievale, o ancora, in tempi più recenti (1772), la distruzione di Mondrone ad opera della Sarca che, esondando, aveva eroso alla base la costa di monte sul quale sorgeva l’abitato facendolo letteralmente crollare. Per l’appunto, frequenti e temute erano le piene della Sarca, che in origine erano chiamate “sarche” (da cui derive-
La misura è incisa sui campanili di San Biagio di Caderzone e di Santa Lucia di Giustino
Alluvioni in Val Rendena, il “pas” di Caderzone di Aldo Gottardi
La storia delle Giudicarie ci presenta spesso un difficile rapporto tra le popolazioni e il territorio che li circondava: scarsi collegamenti con le altre zone, una natura che poteva essere spietata quando si risvegliava nella sua distruttiva potenza dando vita a terribili frane, alluvioni o siccità ed
rebbe il nome del fiume), che potevano danneggiare gravemente pascoli e
coltivazioni tenacemente e faticosamente realizzati dagli abitanti locali. Spes-
epidemie. Tutto ciò fu comune a gran parte delle realtà preindustriali, dove il tenace bisogno di sopravvivenza spinse nel tempo le genti a convivere con la natura, assecondandola e imparando a conoscerla, gestendo sempre coscientemente e sapientemente le risorse di cui avevano bisogno. so si ricorreva ad ingegnosi quanto faticosi lavori di riparo e bonifica dei fertilissimi terreni umidi di fondovalle (detti “ischie” o “iscle”), che constavano in rudimentali argini artificiali in legno, terrapieni o rocce accatastate (chiamate “roste”) e di canali di scolo per drenare la troppa acqua dalla terra. Dopodiché si potevano coltivare. Spesso però sorgevano anche problemi del tutto umani come dispute e litigi tra due paesi che, vedendosi portar via i propri cippi confinari dalle acque, non riuscivano più a mettersi d’accordo
per tracciare nuovamente i confini. E’ il caso di Caderzone e Giustino i quali, dopo una grande alluvione della Sarca che aveva asportato parte dei terreni di entrambe le due comunità, non riuscivano più ad accordarsi sul riposizionamento dei nuovi “termini”. Per risolvere la questione, il 2 ottobre 1361, fu chiamato un giudice “super partes”, un certo Graziadeo di Castel Campo, che sottopose ai due paesi una misura di riferimento comune con la quale riorganizzare i confini. Questa misura, detta “Passo” o “Pas”, venne unanime-
mente approvata ed incisa a perenne memoria sia sul campanile di San Biagio di Caderzone (dove è tuttora visibile) sia su quello di Santa Lucia di Giustino (questo andato perso durante i lavori di restauro dell’Ottocento) ed in base a questa sistemati nuovi 30 cippi confinari o “termini” (15 per Caderzone e 15 per Giustino). Questa misura fu “registrata” sui due campanili come una “T” coricata che doveva individuare, in altezza e il larghezza, le misure del “Passo”. Tale soluzione ebbe così successo che in breve tempo molti altri paesi della Rendena e delle valli limitrofe ne seguirono l’esempio, applicandola anche in altri contesti (ad esempio per misurare le “parti” di legna).
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Arriviamo così ad una delle manifestazione senza dubbio di maggior spicco e richiamo a livello giudicariese (e non solo): stiamo ovviamente parlando dell’ormai celebre rassegna “Notte di Note”, quest’anno giunta alla sua ventiquattresima edizione, caduta sabato 10 agosto. Grazie anche alle ottime condizioni meteo, la manifestazione si è rivelata un grande successo, con una partecipazione stimata in oltre mille presenze. Ricchissimo il programma, con ben 5 gruppi di musica tradizionale che si sono esibiti durante il pomeriggio negli angoli più caratteristici del paese, mentre, nel contempo, vari personaggi animavano le nostre “cort”, facendo rinascere gli antichi mestieri. Molto apprezzata (e come non potrebbe esserlo) la tradizionale cena in piazza a base di polenta e prodotti tipici, e soprattutto, i rinomati “Capus de Bolben”: basti pensare che gli oltre 2000 pezzi preparati con cura dalle nostre signore – che non smetteremo mai di ringraziare - si sono volatilizzati in pochissime ore. Nemmeno il tempo di rifiatare ed ecco la Pro loco di
Per la Pro loco di Bolbeno un’estate ricca
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n’estate davvero ricca di avvenimenti, quella appena conclusa, per la Pro Loco di Bolbeno: grazie al costante impegno dei volontari, anche quest’anno è stato registrato un pieno successo per tutti gli eventi organizzati. La Sagra del Santo Rosario del 13 e 14 luglio rappresentava il primo appuntamento con un copio-
ne ormai collaudato che prevedeva oltre all’appassionante torneo di calcetto a 12 squadre vinto dal team “Hotel la Palù Pinzolo” anche la partecipatissima corsa ciclistica dedicata ai più giovani, organizzata grazie alla collaborazione degli Amici del Pedale di Roncone e della Società Ciclistica Giudicariese.
Bolbeno impegnata di nuovo: questa volta si trattava di organizzare la tradizionale due giorni di festa del 15 e 16 agosto presso il Santuario Madonna del Lares. Due giornate in cui tutto si è svolto per il meglio con un ottima partecipazione di pubblico anche al Concerto del Coro Cima Tosa e alla tradizionale gara podistica del giorno 16 - organizzata in collaborazione con l’Atletica Tione - che ha visto la partecipazione di oltre 100 atleti che hanno avuto l’onore di correre fianco a fianco di campionissimi della specialità come il beniamino di casa Cesare Maestri.
Lo chef stellato di Breguzzo e collaboratore del GdG chiamato a rivoluzionare il ristorante del museo
Alfio Ghezzi è il nuovo chef del Mart Per quasi un decennio chef di Locanda Margon, allievo di Gualtiero Marchesi e di Andrea Berton, noto anche per le sue imprese sportive, Ghezzi è stato insignito di due stelle Michelin, la prima assegnata nel 2011, la seconda nel 2016 ed è l’unico chef trentino a poter vantare la doppia assegnazione. Soddisfatto il presidente del museo roveretano Vittorio Sgarbi che ha commentato: “Il Mart deve vivere una stagione di gioia estendendo i piaceri al gusto, per una condizione estetica di felicità del vedere, del sentire e del godere”. Gli ha fatto eco il direttore del Mart, Gianfranco Maraniello, che ha commentato: “È motivo di enorme soddisfazione poter contare sulla qualità della prospettiva culturale che Alfio Ghezzi ha voluto proporre per il Mart, condividendo un orizzonte progettuale che riguarda non solo il Museo ma una sua più ampia visione territoriale alla quale stiamo lavorando”. In dialogo con la collezione del museo, che annovera alcuni tra i maggiori capolavori italiani del Novecento, il restyling della Caffetteria è un percorso attraverso arredi e design del XX secolo, rigorosamente made in Italy. E su questa scia Alfio Ghezzi costruirà menù e piatti che trasformino in deli-
L
a Caffetteria del Mart di Rovereto, appena rinnovata negli arredi da Mario Botta e lo studio Baldessari e Baldessari, sarà guidata per i prossimi sei anni dal celebre chef trentino Alfio Ghezzi, che ai lettori del Giornale
zie da gustare l’immagine e le opere d’arte del museo. Lo chef giudicariese, che ama il volo e la montagna, neanche a farlo apposta era in cima ad una vetta quando è arrivata la notizia che il suo progetto era stato scelto: “Ero andato a scalare una montagna in Caucaso e per tre giorni non c’era collegamento internet - ha spiegato -. Quando tutto ha ripreso a funzionare sono
stato sommerso di congratulazioni e c’è chi ha fotocopiato gli articoli di giornale e me li ha mandati. A essere sincero, però, ci speravo: avevo preparato con cura il bando, che era comunque molto complesso”. Sarà una cucina semplice, piena di “maestria” del cucinare, parola che sta molto a cuore a Ghezzi, legata prodotti del territorio e, naturalmente, alla bellezza. Una cucina italiana,
delle Giudicarie offre ogni mese una ricetta. Ghezzi si è infatti aggiudicato quest’estate la gara per la gestione e le idee per risollevare le sorti della caffetteria sono tante, come ci si attende dal vulcanico chef di Breguzzo.
con attenzione anche alla responsabilità verso l’ambiente: “Credo che un cuoco sia sempre più chiamato a quesa responsabilità di non far viaggiare i prodotti. - ha chiarito Ghezzi - Serve la responsabilità di sapere di avere dei limiti, quindi caffè, spezie e poco altro verranno da lontano, il resto sarà italianissimo e molto alpino”. Il Mart è aperto dalle 10 alle
18, ma la Caffetteria con l’arrivo dello chef resterà aperta anche per la cena. Apertura prevista, entro fine ottobre. E a Rovereto non si vede l’ora, l’arrivo di Ghezzi è stato accolto con grande entusiasmo dal mondo economico della città lagarina, si è arrivati a dire che sia stata la migliore notizia dell’anno per la città. Denise rocca
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Degustazioni, shopping serale e spettacoli per tutta l’estate
I giovedì in festa delle Giudicarie Esteriori Arriva anche il cinema all’aperto
Refrigerante R32
STØNE
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Classe enegetica
Funzionamento silenzioso
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AN C H E P E R Q U E S T ‘E S TAT E 2 0 1 9 TO R N A N O G L I A P P U N TAM E N T I D E L G I O V E D I AM O, CO N D U E G R A N D I N O V I TÀ: SE R AT E CO N C I N E MA A L L’ A P E R TO E V I A C E S A R E B AT T I S T I C H I U S A A L T R A F F I CO. D U R A N T E T U T TA L A MA N I F E S TA Z I O N E I N E G O Z I R I MA R R A N N O A P E R T I E C I ACCO M PAG N E R À C U C I N A I T I N E R A N T E.
PROGRAMMA 20
GIUGNO
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GIUGNO
04
LUGLIO
A VISTA
estivo 11
Passerella sul Sarca PONTE ARCHE
18
Via C.Battisti PONTE ARCHE
Parco delle Terme PONTE ARCHE
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AD INCASSO
C I N E M A A L L’A P E RTO E N T R ATA L IB E R A
VI A C. BAT TISTI PEDONALE
01
AGOSTO
29
AGOSTO
LUGLIO
08
AGOSTO
05
SETTEMBRE
LUGLIO
22
AGOSTO
LUGLIO
Via C.Battisti PONTE ARCHE
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TUTTI I GIOVEDÌ DALLE ORE 20.00
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COMANO VALLESALUS
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Tutti giù per terra
OTTOBRE 2019
Sogni di Greta Moriremo democristiani
Tutti giù per terra
Porto franco
OTTOBRE 2013 - pag.
Il vecchio detto torna puntualmente di moda
“La nostra casa è in fiamme!” tuonò a gennaio la ragazzina svedese durante un Forum mondiale di economia. Ad ascoltare il suo allarme una folta platea di politici e industriali, alcuni attenti, molti dormienti, quasi tutti impermeabili al concetto di ‘lungimiranza’ come solo gli adulti sanno essere. A Roma comecasa’ a Trento ci sono La ‘nostra è il pianeta che striscianti, mal’UNICO non troppo, fenoabitiamo, possibile, meni e processi evolutivi che l’unico ospitale per uomini, portano a dire che traUn’Arca qualche di animali e piante. mese i democristiani, quelli di Noè galleggiante nella materia seconda o terza generazione, impalpabile avranno in manodell’Universo. le carte buone E che sta inesorabilmente morene potranno giocare una partita do sotto i colpi del cambiamenimpensabile fino a poco tempo climatico dell’indifferenza fa. to Il tutto derivae dal lento logo(dis)umana. Mesi dopo, quelramento della Premiata Ditta, ovvero il PD del dopo Bersala metafora è diventata triste ni realtà che – sia ben chiaro – non letterale. L’Amazzonia staechiudendo ma sicuramente la Groenlandia bruciavano, stal’Alaska cambiando azionisti di e la gli Siberia bruciavamaggioranza e forse anche la no, e alla suddetta ragazzina ragione sociale. Basterebbefu appiccicata addosso anche ro tre nomi per far capire cosa di porta sfiga. stal’etichetta succedendo nel Pd: Enrico La giovinetta in questione Letta, Franceschini e Renzi. è Greta due Thunberg, I primi vengonoattivista di fattosedicenne, icona dei movimenti dal vecchio Partito popolare di Martinazzoli ed il dna della ecologisti internazionali e simdemocristrianità nel bolo della lottaceall’hanno riscaldamensangue e nel linguaggio. to globale. Da oltre unRenzi, anno si purbatte essendo nato in terre rosse, affinché i governi della ha Terra tanti adottino risvolti ma non certo politiche più ef-
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di Massimo Ceccherini PodioCristiana. contro la Democrazia
ficaci contro l’emergenza ambientale che stiamo vivendo. Greta tiene manifestazioni davanti al Parlamento svedese, organizza sit-in, scioperi scolastici, incontra personalità influenti, tiene conferenze in giro per il mondo. E lo fa con la passione di una fiamma indi Ettore Zampiccoli domabile e con l’ostinazione di Luigi Pintor,Affinché già direttore del Manifesto una quindicina di sta rafforzando negli osservatori e nei politologi la convinzioun martello. sia chiaro anni fa scriveva con una certa soddisfazione “non moriremo ne che “moriremo democristiani”. Non che, tutto sommato, a tutti. Noi non siamo in prossidemocristiani”. mità del baratro.Invece Siamoin giàquesto sul autunno dorato e incerto si mi dispiaccia ma vediamo di capire il perché. baratro. quello di comunista doc, vetero quali scenari nuovi si apriranno. Zeni un giovane promettente tanto Mosna, il candidato presiGreta incarna il volto attivo, o neo che sia. Anzi il suo modo Certo non potranno ribattezza- che ha dimostrato di sopporta- dente delle liste civiche di cencritico, intraprendi operoso, proporsi, di argomentare, la re il PD Democrazia Cristiana re malamente le liturgie della tro, ma non pensiamo sia un nodente, cosciente, responsabile, sua spavalderia ricorda più il ma sicuramente vi metteranno sinistra, Alessandro Andreat- stalgico del pensiero unico e di idealista di quel berlusconismo che macrocosmo il bersani- dentro contenuti, modi di fare, ta di sicura fede cattolico/de- sinistra, del partito della spesa multicolor chiamato smo a perdere. E non aGioventù. caso lo atteggiamenti e ragionamen- mocristiana, senza parlare del pubblica, dell’idea che la ProE’ indignata coraggiosa. stesso Renzi ha edetto che Ber-E ti che con la vecchia e ormai parlamentare Tonini, tanto per vincia deve essere ovunque ed sani è ormai “spompo”. Ebbene dall’indignazione e dal corag- spompata sinistra avranno ben fare qualche nome. E’ una ge- insinuarsi dappertutto togliendo nerazione che sta cambiando la spazio al cittadino, al privato, questi e giovani protago- poco a che fare. gio, nuovi scriveva Sant’Agostino, nisti stanno mettendoGreta alle corde nasce la speranza. ne ha A ben guardare questo proces- pelle di quel che po’ che resta al professionista. Grisenti è di chiabene o malecontrapponendoli ha tentato di in- so è in atto, silenziosamente, del Pd. Ma le situazioni più in- scuola democristiana e lo ditonnellate, terpretare in questi anni la Pre- anche a Trento. Vediamo un teressanti si ritrovano al centro, mostra, tra l’altro, la caparbieall’apatia e al cazzeggio dilamiata Ditta: Bersani sta facendo paio di situazioni. Nel Pd della quell’ampio bacino che – come tà con la quale è risorto dalle ganti. Greta che non viaggia Trump come uomo contrario adulti, soprattutto italiani, Gre- regole e cambi di comportala fine che farà, Barca si è perso vecchia guardia - non ci rife- una vecchia e cara mamma sue difficoltà. Viola pure con in aereo per non contribuire al- riamo alla scienza. favorita per –taènon piace, genera mento? sempre pronto addiffidenza, accoglie- l’aggravante al dato Greta anagrafi co - chi nelle nebbie dell’ideologismo di essere fervido l’inquinamento, che per andare il Nobel. Greta scrittrice e prosuscita antipatia. Riflettiamo. E alloradella giù aCompagnia tirar menate su vuoto e un po’ snob, degli altri resta? Pinter ormai appare di re tutti. E in questa area che si seguace delle a New York compie una travertagonista di libri e fumetti. GrePerché Greta non piace? Greta telecomandata dai poteri di sicura matrice e pensiero co- fatto archiviato, il buon Pacher giocheranno i destini futuri del Opere. E Rossi? Ma vi pare che sata atlantica 15 giorni non su un con ta stile che vince prestigiosi premi Trentino Forse perché non accettiamo forti, adolescente egoe che potrebbero riser- il e tempismo ha deciso munista o post di comunista Pattsu siaGreta di sinistra. Ai tempi di inattesida scenari. abbandonare la barca, Nico- varci si veliero parla nemmeno C’è da diinternazionali. combattente che a emissionipiù. zero. ramanzine una ragazzina quell’indomito centrica, su Greta sempre acii lettoriPippicalzeche diffe- era si èche già strattona perso nelle nebbie Infatti giurarci il congresso, Enricosessualmente Pruner il Patt era Greta ma, chedopo incontra il Papa letti Greta coscienze, di 16 dicano anni, novella da perché represfa treccioluta tra un Grisenti e Viola ci sono giovanie renza il che trio la Letta-Franceschini-Rendi battaglie memorabili incoraggia a non mol- romane. mobilitaPoi masse di igiovani lunghe e dagli occhi capace sa, su Greta che rifiuta l’aereo Olivi, più ilvicino a da zi lare. prenderà in rampanti. la sinistra, una parte e un Rossisiamo dal- sia Gretadefi chenitivamente bolla i potenti crea proseliti in tutto mondo. obliqui? Forse perché per contro non inquinare ma in chenome poi a Marx, Luca mano partito e allora chissà Marangoni Diobarca Heimat e Famiglia, sia Non conosciamo di di comeil ‘immaturi’, che definisce Eppure allache maggioranza degli l’altra. da sempre refrattari a più nuove sulla viene beccata con
Ora ha assorbito i toni, le forme, il linguaggio di un partito moderato che con garbo e furbizia mette un po’ in penombra i cappelli piumati e si inserisce delicatamente nelle queluna bottiglia di pieghe plastica.diGrel’intellighenzia democristiana, ta è completamente opposta che dietro le quinte consiglia e allo stereotipo piatto e ‘rassisuggerisce. curante’ dell’adolescente Non sappiamo, oggi comepostoggi, Millenials, e forse se vincerà Rossi oproprio Mosna,per ma questo non piace: veste vinca uno o l’altro unasciatta, cosa è non si la trucca e parrucca allae certa: leadership politica moda, ha il cipiglio maturo e culturale del Pd anche in Trentino è ormai anziché agli sgoccioli. Parconsapevole stralunaliamo naturalmente Pd edi to e inebetito, non fadel selfie una volta, ad nonuso di quella Cosa smorfiette Instagram, che ma verrànon dopo l’innesto di penusa abusa dei social, sierogioca dei nuovi rampolli. non non alla Playstation, Magari nella prossima maggiodice ‘bella raga’ e non batte il ranza ci potrà essere anche il cinque, non fuma non beve, Pd, peraltro con laegenerazione non deambula dinoccolata nuova, ma non potrà pesarecon più gli che sparano mudi auricolari tanto, né tantomeno seccare sica a palla. più di tanto il manovratore perTutti noi adulticidovremmo rin-la ché altrimenti sarà sempre riserva del centro quella graziare Greta. E’campo, un esempio di Grisenti e compagni. positivo, un modello di impegno Democristiani sifigli, nasce, non civico per i nostri molti deisi diventa. E’ quel che ha caquali galleggiano tranon divano e pito il Pd nel momento in cui balle notturne. Greta si batte ha perso le radici inseguendo per loro, rivendicando il diritto battaglie di retroguardia e perad un vivibile. Magari dendopianeta vent’anni a combattere tra un anno non si parlerà più Berlusconi, anziché pensare di lei. Le mode (soprattutto mea rinnovarsi. E così mentre diatiche) cambiano ilinCavaliefretta. Bersani combatteva re i giovanii tempi, democristiani, zitti Cambiano le stagioni, zitti, piano piano, come novelli gli urlettini dei cantanti. Tutto cuculi,evolavano nel nidoanche del Pd passa tutto passerà, deponendo le loro uova, che ora Greta. Ma almeno facciamo in si sono schiuse. modo che non passi invano.
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Il grande ����������������������������������� ������������������������������� ������������������������������������� �������������������������������
LA FORZA DELLA CONCRETEZZA
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Opinioni a confronto BOTTA E RISPOSTA
vilgiat@yahoo.it
Amico mio, che ne dici di Renzi? Da vecchio democristiano non dimentica i torti subiti ed ora è in pieno svolgimento la sua vendetta, come Sansone sta facendo fuori tutti i suoi nemici. Quanto impiegherà a mandare a casa anche Conte con Zingaretti e Di Maio e poi? Francesco Caro amico, Renzi, credimi, è più furbo che santo e non ha nessuna intenzione
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Renzi, vecchio democristiano di dare scacco all’attuale governo. Non avrebbe niente da guadagnare. Dopo la sua fuoriuscita dal Pd con più di quaranta parlamentari ha bisogno di tempo per organizzarsi sul territorio prima di affrontare un eventuale confronto elettorale. L’obbiettivo politico di Renzi sembra chiaro. Vuol creare una forza di centro che possa aggregare i tanti orfani di partito che oggi sono predominanti nella società civile che non sanno più da che parte girarsi e quindi non vanno a votare. Infatti quasi metà dell’elettora-
Salvini non ha più santi in paradiso
to italiano ultimamente si astiene proprio perché non si riconosce più negli attuali partiti: una destra ormai che se l’è intascata il capitano Salvini, non ci sono Berluscha né Meloni che tengano, e la sinistra con un Pd che vuol riportare a casa i Bersani, i D’Alema, Speranza ecc. tutta gente che non ha più niente da dire, e che sembra non abbia altra strada se non quella di stringere patti elettorali con i 5Stelle. E Renzi s’è infilato in mezzo a questo bailamme con i suoi quaranta sodali per tornare protagonista.
Renzi non fa parte del governo Conte, ma è diventato il perno senza il quale Conte non potrà far nulla.
In pratica è lui il vero padrone delle sorti dell’attuale governo. Renzi s’è cosi dimostrato un politico
di fiuto, abile come pochi, furbo, cinico, e quando serve spudorato. D’ora in poi, pur non facendo parte del governo, sarà comunque protagonista nelle nomine, nell’attività legislativa ecc. ecc. Il governo è nelle sue mani e, date le doti indubbie del fiorentino, speriamo che faccia la sua parte senza rancore, ma con intelligenza e lungimiranza, è la seconda occasione che gli capita da gestire, non può permettersi di fallire, sarebbe la sua fine politica. Adelino Amistadi
Quei bei primi Tv, dibattiti o caciara? giorni di scuola Caro Amistadi, io non ne posso più. Verso sera, aprendo il televisore mi ritrovo assediato da dibattiti politici d’ogni tipo, vorrei dire d’ogni colore. Soprattutto con la politica italiana in fibrillazione e gli avvenimenti complessi e poco chiari che si sono succeduti in questi ultimi giorni. Talvolta mi impegno anche di seguirne qualcuno, ma mi capita quasi sempre di cadere in confusione: ospiti che fanno domande provocatorie, altri che interrompono, altri ancora che alzano la voce, c’è poi chi ne approfitta per far smorfie di spregio e gesti maleducati, e il moderatore che si diverte in una caciara infinita. E allora spengo. A cosa servono questi dibattiti se poi nessuno ne capisce niente. Probabilmente è solo una questione di apparire? Che si può fare... Elio
Non capisco: come mai Salvini s’è lasciato fregare alla grande dai giallo-rossi, ma non era protetto dalla Madonna? Giuliana Non credo che la Madonna, con tutto il suo da fare in cose molto più importanti, abbia sprecato tempo per risolvere i problemi della politica di casa nostra. Però una cosa è certa, da quando il capitano lombardo ha alzato il pugno brandendo il Rosario come fosse un porta fortuna, le cose hanno cominciato ad andargli male. Nonostante il consenso sempre alto, il Salvini di oggi sembra messo nell’angolo dalla politica italiana. Che sia perché troppo spesso e grossolanamente ha mischiato il sacro con il profano? Di certo qualcosa ha indispettito le alte sfere. Non è la prima volta che capita, anche ad altri è successa più o meno la stessa cosa, in politica la netta separazione fra quel che è di Cesare e quel che è di Dio è fondamentale, il resto è solo trivialità. Quindi, secondo me, è meglio lasciar perdere questi azzardi e rimanere con i piedi per terra, si è più sicuri e si corrono meno rischi di cadere rovinosamente. (a.a)
Sarà anche la voglia di apparire, ma per me è solo una questione di educazione. Di cattiva educazione. C’è solo la pretesa di far valere le proprie ragioni infischiandosene delle ragioni dell’altro. Davvero alcuni talk show si riducono spesso ad una vetrina di personaggi presuntuosi, altezzosi, arroganti, con la pretesa di avere la verità in tasca, che se ne infischiano di noi ascoltatori, tutti presi dalla ricerca di un po’ di gloria e di notorietà. Anche perché poi non dicono niente di interessante e se uno di noi ha già la sua idea di come stanno andando le cose in Italia, ascoltando certi spacconi, va in confusione, si scoraggia e chiude con la politica. Gli stessi moderatori, si fa per dire, non è che siano più educati. Alcuni poi, pur di fare ascolto, si trasformano in serpenti a sonagli, solo pronti ad istigare, a sobillare, a sollevare polveroni anche sulle quisquiglie, sembra che più casino riescono ad ottenere meglio sia, per loro e per la trasmissione. Purtroppo credo che non ci siano rimedi, gli interessi politici e aziendali continueranno a proporci queste ore di acerrima maleducazione. E allora? Cambiamo canale...c’è sempre un western o un un film romantico che ci aspetta. (a.a.)
Caro Adelino, in questi giorni ho accompagnato il mio nipotino a scuola. Il suo primo giorno di scuola. Era carinissimo, ben vestito e ben pettinato, con lo zainetto più grande di lui. E i suoi amici che l’hanno accolto con gioia e insieme si sono avviati per entrare in classe. Ero davvero commossa. Così quando è tornato a casa, abbiamo fatto festa, davvero è stata una bellissima giornata. Una nonna Carissima nonna, le sue parole introducono come meglio non si potrebbe il tema della scuola, dell’istruzione e dell’educazione. Ormai, purtroppo, quando si parla di scuola, si pensa quasi esclusivamente agli insegnanti non sempre all’altezza, alla mancanza di attrezzature, a programmi che variano di anno in anno mettendo in difficoltà un po’ tutti, e anche al bullismo sempre più diffuso e ai genitori che non sempre sanno porsi dalla parte giusta. Tutte cose che facciamo bene a ricordare. Ma non dimentichiamo una cosa: la scuola, l’istituzione scuola, è un formidabile strumento di formazione e di crescita, dà a tutti le stesse possibilità, e infine dà a tutti l’occasione di realizzare se stessi. Suo nipote ha iniziato adesso un lungo cammino che lo porterà molto lontano. Accompagniamolo con affetto, ma anche con attenzione e doverosa vicinanza. A lui e a tutti i “primini”, i nostri migliori auguri. (a.a.)
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