Giudi iudicarie
il
iornale delle
AGOSTO 2015 - pag.
Mensile di informazione e di approfondimento
www.giornaledellegiudic a r i e . i t
ANNO 13- AGOSTO 2015- N. 8 - MENSILE
EDITORIALE
E se l’Africa si vendica? di Paolo Magagnotti È da molti anni che mi pongo l’interrogativo su che cosa succederà quando l’Africa si vendicherà nei confronti dell’Occidente e, soprattutto, verso l’Europa. Non so il fenomeno migratorio di questi ultimi tempi lungo la via del Mediterraneo, aggravatosi con le tragedie di questi nostri giorni, sia bruciante risposta a questo interrogativo; certo è che si tratta di un segnale ben preciso. Quindici anni fa, nella sacrestia della chiesa dei carmelitani del ”Bambin Gesù” a Praga posi la domanda a padre Anastasio, da tempo fortemente impegnato in aiuti umanitari nel Centrafrica e conoscitore di altre realtà sociali del Continente. La risposta mi fece molto riflettere: fin che reggerà il ciclo delle tribù che pensano solo a sostituirsi a quella fra loro che è al potere la lotta rimarrà interna, poi solo Dio sa quello che accadrà. Il Carmelitano parlava diversi anni prima della Primavera araba. Purtroppo in Europa vi è poca conoscenza e consapevolezza per rapporto alla realtà africana. Al di là di pur apprezzabili interventi umanitari e allo sviluppo, nei confronti dell’Africa è sempre prevalso uno spirito di sfruttamento. Continua a pag. 15
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FONDATO NEL 2002
Comunità, al via l’era Butterini Il presidente ha giurato nel consiglio del 27 luglio. Inizia il nuovo corso della riforma Daldoss
Stava, il trentennale per non dimenticare Stanziati oltre 16 milioni per completare la rete
Comunità, maxi-piano perle ciclabili A pagina 8
a pag.12
I nuovi sindaci/ Michele Cereghini
«La mia idea di Pinzolo»
A PAGINA 17
Alle Olimpiadi dei VVFF
Bronzo per due giudicariesi
A PAGINA 37
CULTURA A Bocenago rivive la Storia A pag. 22 ATTUALITÀ A Condino debutta il centro acquatico A pag. 24 SANITÀ Porte aperte al Centro di salute mentale
Ottimo risultato quello colto nelle urne dal neo presidente della Comunità delle Giudicarie, Giorgio Butterini, che si presenta con l’80,92% dei voti, staccando la lista di Giuseppe Bonenti ferma al 19,08%. Un risultato non certo a sorpresa, visto che Butterini era appoggiato dalle maggioranze dei comuni Giudicariesi, in queste inedite elezioni “di secondo grado” (perché riservate ai grandi elettori, delegati dai comuni) delle nuove Comunità di Valle: un risultato però importante nelle proporzioni, visto che, superando la soglia del 70% dei consensi, la lista di Giorgio Butterini ha portato a casa anche il 12esimo consigliere, lasciandone di fatto solo 5 alla minoranza. Matematica a parte, le elezioni del 10 luglio avrebbero dovuto segnare, negli auspici dell’assessore provinciale Daldoss che ne ha promosso la riforma, l’avvento delle Comunità 2.0, quelle più legate ai comuni, grazie ad una forte semplificazione amministrativa. Alle pagine 4, 5 e 6
Cosa cambia per le Giudicarie
Sanità, via Borgonovo Re
ALLE PAGINE 8-9-10
Una nuova interessante pubblicazione
Le montagne dei forti
A PAGINA 23
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Rassegna Stampa
AGOSTO 2015
A cura della REDAZIONE
RASSEGNA STAMPA LUGLIO 2015
DALLE GIUDICARIE DALLAPROVINCIA Valle del Chiese - Altri 290 mila euro per le case del Chiese - Rilanciato in valle del Chiese il progetto del Bim “Più bella la tua casa, più bello il tuo paese” a sostegno del miglioramento delle abitazioni con mutui a tasso fisso e agevolato fino ad un massimo di 15 mila euro. Val Rendena - Casa e parcheggi in svendita. Crollo dei prezzi dal 30 al 50% - A sdoganare una parola che, fino a ieri era tabù in campo immobiliare, ci ha pensato un proprietario di Strembo. Dal balcone della sua casa, situata lungo la strada principale, a pochi metri dalla sede del parco Adamello Brenta, penzola uno striscione che, a caratteri cubitali, riporta la scritta: “Casa in svendita”. Quel cartello, passato ai più inosservato, rende l’idea di quanto pesi la situazione del mercato immobiliare anche in Trentino e in valli dove in sette anni il mercato ha anche dimezzato le quotazioni. “Dal top del mercato nel 2008 a oggi – conferma Chiara Ferrari di Tecnocasa – gli immobili in Rendena, come del resto in tutt’Italia, hanno subito un crollo dal 30 al 50%”. Pinzolo - Gli impianti sciistici non paghjeranno più l’Imis - Il consiglio Comunale di Pinzolo ha deliberato che i proprietari degli impianti di risalita di Pinzolo e Madonna di Campiglio non pagheranno più l’Imis. Le società risparmieranno circa 250mila euro. Tione - Nordafricano denunciato per truffa ai danni della comunità - Aveva incassato i contributi per i figli messi a disposizione dalla Comunità delle Giudicarie, ma non ne aveva diritto in quanto i figli erano in Africa. Un nordafricano residente a Fiavè è stato denunciato dalla Polizia locale per avere indebitamente percepito 9 mila euro di contributi. Balbido - Il legno diventa scultura e raconta guerra e pace - Si è tenuto a Balbido il 27esimo Simposio di scultura su legno organizzato dall’associazione La Ceppaia in collaborazione con un gruppo di scultori guidati da Giancarlo Carraro da Mirano. Nel centenario della Grande Guerra 10 artisti di fama internazionale hanno interpretato con le loro opere il tema della guerra e della pace. Storo - Dopo 20 anni, in fase di ultimazione il ponte sul Chiese fra Storo e Bagolino - Era stato pensato negli anni ‘90 ma era stato iniziato solo lo scorso anno. Poi i lavori si erano arenati. La nuova amministrazione di Storo ha deciso di ripartire con i lavori e a breve il Ponte sul Chiese tra Storo e Bagolino sarà ultimato. Terme di Comano - Crescono presenze e il settore cosmesi - L’assemblea presieduta da Alberto Iori ha approvato un bilancio positivo, con 304.609 euro di utile su un fatturato che sfiora i 6 milioni e 400 mila euro, un
incremento dei bagni termali del 7.9%, dei curandi del 10%, delle visite mediche specialistiche del 4%, e delle presenze alberghiere del 3%. Pinzolo - Roma e Sampdoria animano la Pineta - Si sono conclusi a Pinzolo i ritiri della Roma e della Sampdoria. Prima i giallorossi poi i blucerchiati si sono allenati giornalmente al Pineta facendo accorrere migliaia di appassionati. Il bilancio dei ritiri sarà fatto a breve, anche se sembra evidente che Juventus e Inter avessero portato molta più gente in valle. Esteriori - I borghi più belli d’Italia all’Expo - Ci saranno anche San Lorenzo in Banale, Rango e Canale di Tenno nello stand riservato ad Expo 2015 ai Borghi più belli d’Italia. “Avremo modo di portare le nostre specialità, dalla Ciuiga alla carne salada, pane con le noci, yogurt, formaggi... oltre che materiale di promozione del nostro territorio - precisa Gianfranco Rigotti coordinatore dell’iniziativa. Tione - Approvato il progetto definitivo della biblioteca - È stato approvato dalla Giunta di Tione il progetto definitivo dei lavori, nonché è stato dato incarico agli uffici competenti di redigere il bando di gara per l’affidamento degli stessi con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa. L’appalto è di quelli importanti. Il più sostanzioso dato in affido dalla riconfermata giunta Gottardi che prevede una spesa complessiva di 2.400.000 euro. Di cui: 1.897.000 euro per lavori, e 503.000 per somme a disposizione. La nuova costruzione nascerà sulle ceneri dell’ex Barchessa, un edificio comunale attiguo all’attuale biblioteca che sarà demolito per far posto al nuovo centro culturale, destinato a servire non solo Tione ma, anche tutto il circondario. Non a caso, l’opera – una tra le più significative del Fut (Fondo Unico Territoriale) gestito durante la passata legislatura dalla Comunità di Valle – ha ricevuto un contributo di 700 mila euro in più, rispetto agli standard, proprio grazie alla sua valenza sovra comunale. Valle del Chiese - Occupata l’ex area Italpumps di Storo da Waris che promette un milione di euro di investimento per macchinari e impianti specialistici - Nel compendio ex Italpumps di Storo si insedierà la Waris S.r.l. di Condino, azienda che opera nel settore delle energie rinnovabili: produce moduli fotovoltaici. Waris ha risposto ad un bando di Trentino Sviluppo impegnandosi a un investimento in macchinari e impianti specialistici di un milione di euro. Trentino Sviluppo parteciperà all’investimento, intervenendo con manutenzioni straordinarie sull’immobile per un milione e mezzo. Verranno occupati 40 lavoratori che diventeranno 50 nel giro di un anno. Con l’impegno all’assunzione prioritaria, ove possibile, di personale precedentemente espulso dal processo produttivo.
I cattivi pensieri
di Eta Zeta
ORSI Gli orsi – dicono gli esperti - si sono affezionati al Trentino Occidentale. Che diamine! Avete mai visto uno di quei bestioni bussare al casello dell‛autostrada del Brennero e chiedere al casellante: “Scusi, mi fa attraversare?”. **** PIC INDOLOR L‛ex assessore Borgonovo Re ha dichiarato che, nel darle il ben servito al telefono, Rossi “è stato come Pic indolor”. Proprio come i suoi propositi. “Sul punto nascite nulla è stato deciso”. Ti giri. E hai solo il tempo di esclamare: “Già fattooo!”. **** LA PREGHIERA DEL MONTANARO. Borgonovo non c‛è più, viva Gesù”.
Provincia - Il Trentino è ad expo 2015, fra ambiente, economia, ricerca, cultura, sport e agricoltura - All’auditorium del Palazzo Italia, “cuore italiano” di Expo 2015, è andata in scena a metà luglio “Trentino è..”, kermesse inaugurale della presenza trentina all’esposizione universale. A presentarla la conduttrice Adriana Volpe che ha introdotto i testimonial del territorio, raggruppati in sei cluster tematici, ciascuno dei quali dedicati a una caratteristica identitaria del Trentino, tra tradizione e innovazione. L’esposizione universale rappresenta un’occasione preziosa per il Trentino per mettere in mostra i propri gioielli. Roma - Rossi alla bicamerale - “Le autonomie che funzionano sono utili anche al resto del Paese”. È uno dei passaggi dell’intervento del governatore del Trentino, Ugo Rossi, intervenuto a Roma per l’audizione davanti alla Commissione bilaterale per gli affari regionali che - sotto la presidenza dell’onorevole Gianpiero D’Alia - sta approfondendo le questioni legate all’attuazione degli statuti delle Regioni e Province autonome, ed in particolare sul ruolo delle Commissioni paritetiche. La Commissione dei 12 dal 1972 ha approvato 146 norme di attuazione, le due Province autonome di Trento e Bolzano si muovono all’unisono su questi temi, condividendo la necessità di raffinare ulteriormente le procedure, in relazione anche alle esigenze nuove con cui i nostri assetti hanno dovuto confron-
tarsi, sotto il profilo finanziario ad esempio. Provincia – Valdastico, favorevoli e contrari – Dopo anni di tira e molla, con il Veneto ed il Governo che proponevano la realizzazione della bretella A31 e la Provincia di Trento che opponeva la sua contrarietà, la Giunta provinciale guidata da Ugo Rossi cambia prospettiva e apre alla realizzazione della nota “Valdastico”. Pronto subito un comitato per il No, formato da cittadini di Besenello (dove dovrebbe “sbucare” il casello), che ha incontrato il presidente Ugo Rossi per palesare le proprie contrarietà all’opera. Quando parliamo di Valdastico - ha detto Rossi - si evoca il progetto di una autostrada che intendeva collegare Veneto con Trentino sbucando a Besenello. Rispetto a questa opera la posizione della Provincia autonoma di Trento è sempre stata contraria Cosa è cambiato recentemente? “Governo e Regione Veneto hanno deciso di imboccare un percorso rispetto al quale non possiamo sottrarci e che ci invita a sederci a un tavolo, ma anche in quella sede continueremo a dire che siamo contrari al progetto, pur disponibili a valutare proposte diverse se queste ci verranno fatte”. Trentino - Lauree delle professioni sanitarie: aperte le iscrizioni - Sono aperte le iscrizioni ai corsi di laurea triennali delle professioni sanitarie della Scuola di medicina e chirurgia dell’Università degli studi di Verona per l’anno accademico 2015/2016.
Nelle sedi del Polo universitario delle professioni sanitarie di Trento e Rovereto sono attivati, per il prossimo anno accademico, cinque corsi. A Trento sono disponibili 120 posti per la laurea in infermieristica e 20 posti per la laurea in tecniche della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro mentre nella sede di Rovereto sono previsti 25 posti per la laurea in fisioterapia, 25 per la laurea in tecnica della riabilitazione psichiatrica e 20 posti per igiene dentale. La formazione universitaria delle professioni sanitarie è realizzata all’interno di un protocollo di intesa che vede coinvolti la Provincia autonoma di Trento, la Scuola di medicina e chirurgia dell’Università degli studi di Verona e l’Università degli studi di Trento. Trentino - Intervento 19: salgono a 1265 le opportunità occupazionali - Crescono da 1225 a 1265 complessive le opportunità occupazionali previste nel 2015 nell’ambito di Intervento 19. La misura, rientrata nel novero dei Lavori socialmente utili, agevola l’inserimento nel mondo del lavoro di soggetti svantaggiati, disoccupati, invalidi o disabili, da impiegare in progetti di utilità collettiva presentati da enti locali o Rsa e finanziati al 70% dalla Provincia. L’aumento di 40 unità dei posti disponibili risponde alla crescita degli iscritti alle apposite liste ma anche alla bontà dei progetti presentati dagli enti pubblici interessati. Rimane fissa invece la riserva di 40 posti per lavoratori disabili.
Provincia - Territorio: stop al consumo di suolo si punta a riqualificare l’esistente - Fermare il consumo del suolo e riqualificare l’esistente, confermare e potenziare la centralità del paesaggio e migliorare la qualità del costruito, semplificare le procedure, ridurre e coordinare al meglio gli organismi esistenti e assicurare tempi certi di risposta ad imprese e cittadini. Sono questi i principali obiettivi della nuova legge in materia di governo del territorio, approvata a fine luglio dal Consiglio provinciale. “Ringrazio i consiglieri di maggioranza e di opposizione per l’impegno e l’attenzione con cui hanno seguito i lavori dell’aula - ha commentato subito dopo l’approvazione l’assessore provinciale alla coesione territoriale Carlo Daldoss - anche per le proposte emendative avanzate nel corso della discussione, che hanno permesso di migliorare ulteriormente la legge, rafforzandone i criteri di trasparenza e le possibilità partecipazione dei cittadini”. Questa legge, che intende rispondere concretamente alle esigenze del Trentino, è stata costruita attraverso un percorso partecipato al quale hanno contribuito varie realtà, pubbliche e private e ci permette di valorizzare le esigenze e le esperienze maturate sul territorio, in continuità con il Piano urbanistico provinciale del 2008. “Si tratta di una scelta di responsabilità verso il futuro della comunità trentina, – sottolinea l’assessore – che punta a valorizzare il paesaggio attraverso la riqualificazione, anche energetica, del patrimonio esistente, attraverso demolizioni e ricostruzioni per arrivare, nel 2020, all’obiettivo del consumo zero di territorio”.
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Stagione r
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Madonna di Campiglio
di
Doss del Sabion
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Politica
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Comunità, Butterini supera l’80% Il nuovo Consiglio a 17 componenti è entrato in carica il 27 luglio. Quasi il 50% di quote rosa e un’età media di 42 anni Matematica a parte, le elezioni del 10 luglio avrebbero dovuto segnare, negli auspici dell’assessore provinciale Daldoss che ne ha promosso la riforma, l’avvento delle Comunità 2.0, quelle più legate ai comuni, grazie ad una forte semplificazione amministrativa (non solo negli organi di rappresentanza, con il consiglio che passa da 99 a 17 componenti, ma anche nelle procedure). Dunque con questo nuovo consiglio parte una nuova avventura per l’ente, che sarà sempre più di raccordo e rappresentanza dei comuni. Di certo vi sono molte novità rispetto al passato, sia a livello di numeri che di composizione dell’organo assembleare. Guardando al risultato elettorale spiccano le 38 preferenze di Roberto Failoni, albergatore di Pinzolo, già amministratore e sostenitore del neo sindaco Michele Cereghini, oltre che secondo più votato alle recenti comunali. Un risultato da leggere anche grazie ad una importante sinergia messa in campo con Michela Simoni (32), sindaco di Montagne seconda più votata, a suggellare la stretta collaborazione tra il nuovo comune di Tre Ville e l’alta Rendena, costruita sul filo comune delle Regole Spinale Manez e del ruolo di traino dell’economia rappresentato da Madonna di Campiglio. Molto buono anche il risultato di Walter Ferrazza (21), sindaco di Bocenago che era in predicato di diventare assessore ma che, di fronte all’ottimo risultato di Failoni, ha trovato di fatto occupata la casella
Ottimo risultato quello colto nelle urne per il neo presidente della Comunità delle Giudicarie, Giorgio Butterini, che si presenta con l’80,92% dei voti, staccando la lista di Giuseppe Bonenti ferma al 19,08%. Un risultato non certo a sorpresa, visto che Butterini era appoggiato dalle maggioranze dei comuni Giudicariesi, in queste inedite
Il Consiglio della Comunità delle Giudicarie
di rappresentante della Rendena. Infine per Roberto Bombarda (21), un ritorno alla politica più “amministrativa”, dopo i 10 anni da consigliere provinciale dal 2003 al 2013: ma, in fondo, anche un ritorno alle origini, perché 25 anni fa aveva comincia-
to la sua carriera politica proprio qui, nella Giunta dell’allora Comprensorio guidato da Adelino Amistadi. Buon risultato anche per Manuela Ferrari (consigliere comunale a Tione) e Stefania Giacometti (assessore a Storo), che confermano l’ottima pre-
elezioni “di secondo grado” (perché riservate ai grandi elettori, delegati dai comuni) delle nuove Comunità di Valle: un risultato però importante nelle proporzioni, visto che, superando la soglia del 70% dei consensi, la lista di Giorgio Butterini ha portato a casa anche il 12 consigliere, lasciandone di fatto solo 5 alla minoranza.
Il presidente Butterini durante il primo consiglio
stazione elettorale delle quote rosa, e anche il fatto che le due preferenze – con la seconda “di genere”, ossia esprimibile solo per il genere diverso dalla prima – ha portato i risultati sperati dal legislatore, con una presenza femminile che sfiora il 50%, con 8 donne su 17 componenti.
Fra gli eletti, anche Piera Degiampietro (assessore comunale a San Lorenzo Dorsino), Ketty Pellizzari (sindaco di Valdaone), Werner Bonenti (sindaco di Lardaro), Roberto Bertolini (vicesindaco di Zuclo) e Silvia Bonzani (consigliere comunale a Spiazzo). Fra i com-
ponenti della minoranza consiliare spicca l’ottimo risultato di Marcello Mosca, che con 12 preferenze stacca tutti, forte anche di un significativo lavoro svolto in questi anni quale Capogruppo dell’Upt nell’assemblea della Comunità, ma anche per le battaglie per l’ospedale di Tione in seno al Consiglio della Salute. Dietro di lui Sara Gallazzini, Francesca Zanoni (consigliere di minoranza a Fiavè) e Daniele Tarolli (ex-assessore in Comunità). Di diritto entra in consiglio il candidato presidente Giuseppe Bonenti sindaco di Bondo. Guardando infine alla composizione del Consiglio, si nota, oltre alla presenza di numerose quote rosa (8 su 17), anche ad un’età media piuttosto bassa (42), essendo i 40enni in netta maggioranza, con le età che vanno da Piera Degiampietro (26 anni) a Marcello Mosca (53 anni). Anche questa è una grossa novità.
IL CONSIGLIO DELLA COMUNITÀ
Lista 1 GIORGIO BUTTERINI Candidati consiglieri Preferenze FAILONI ROBERTO SIMONI MICHELA FERRAZZA WALTER BOMBARDA ROBERTO FERRARI MANUELA GIACOMETTI STEFANIA DEGIAMPIETRO PIERA PELLIZZARI KETTY BONENTI WERNER BERTOLINI ROBERTO BONZANI SILVIA
38 32 21 21 19 18 17 17 15 10 9
Lista 2 GIUSEPPE BONENTI Candidati consiglieri Preferenze MOSCA MARCELLO GALLAZZINI SARA ZANONI FRANCESCA TAROLLI DANIELE
12 8 8 6
Politica Roberto Failoni, campione di preferenze con 38 voti, avrà la delega per lo Sviluppo economico, turismo, lavoro, mobilità, edilizia abitativa, sport; Michela Simoni, sindaco di Montagne, sarà assessore alle Politiche sociali, istruzione, assistenza scolastica, politiche per la famiglia e giovanili. Infine, Roberto Bombarda avrà le Politiche ambientali ed energetiche, gestione dei rifiuti, innovazione, reti tecnologiche, ICT, cultura. L’exconsigliere provinciale sarà anche vicepresidente, una scelta motivata, ha spiegato Butterini, proprio anche dalla sua esperienza politica a livello provinciale. Due le considerazioni che spiccano da una prima lettura della Giunta: la prima è la esatta rappresentanza territoriale delle 4 zone delle Giudicarie, ciascuna delle quali avrà un suo rappresentante nel Comitato esecutivo. La seconda, è la forte eterogeneità a livello di provenienza politica dei neo-assessori: si passa da Giorgio Butterini, vicino all’Upt, a Michela Simoni (Pd) a Roberto Bombarda (Verdi) a Roberto Failoni (Forza Italia). Una conferma implicita che il progetto di lista per il governo della Comunità è nata su basi aggregative e civiche, quale momento di sintesi della collaborazione istituzionale fra i comuni, prescindendo dunque dalle valutazioni stretta-
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Butterini, Failoni, Simoni e Bombarda: ecco il Comitato
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L’Organo esecutivo viene ridotto a quattro componenti, rispetto agli otto precedenti
L
’esito della votazione è stato dunque rispettato e nel Comitato esecutivo (non più giunta; la riforma Daldoss, oltre ad inci-
dere sui numeri, ha cambiato anche la denominazione) finiscono i 3 più votati nelle elezioni del 10 luglio.
Il Comitato esecutivo della Comunità delle Giudicarie con il segretario Carboni
mente politiche e anche dalla maggioranza che governa la Provincia. Spicca, infatti, la mancanza non solo in Giunta, ma anche nella maggioranza, di esponenti del Patt. Il partito del presidente Rossi, infatti, si è diviso in Giudicarie, con Bonenti e Tarolli che hanno dato vita alla lista di minoranza e Simone Marchiori che invece faceva parte di quella di Butterini, che è stato escluso dagli eletti. Infine, va annotato che con la l.p. n. 12 del 2014 è stata riformulata la l.p. n. 3 del 2006, istitutiva delle Comunità di Valle, modificando come detto la denominazione, la
composizione e la modalità di elezione degli Organi della Comunità, tanto che, per le Giudicarie, il Consiglio di Comunità (ex Assemblea) da 99 elementi è stato portato a 16 membri più il Presidente ed il Comitato esecutivo (ex Giunta) da 8 è passato a 4 rappresentanti complessivi. Un ridimensionamento importante che dovrebbe dare maggiore snellezza, e capacità di essere incisivi agli organi della Comunità. Il presidente Butterini, proprio a fronte dell’esecutivo così ristretto, sembra intenzionato a coinvolgere in determinati argomenti anche i membri del Consiglio della Comunità, in modo che vi sia uno stretto rapporto di collaborazione tra questo e l’esecutivo.
Consiglio Comunità delle Giudicarie, i 17 componenti
Giorgio Butterini
Manuela Ferrari
Silvia Bonzani
Michela Simoni
Stefania Giacometti
Giuseppe Bonenti
Roberto Failoni
Roberto Bombarda
Piera Degiampietro
Ketty Pellizzari
Marcello Mosca
Sara Gallazzini
Walter Ferrazza
Werner Bonenti
Roberto Bertolini
Francesca Zanoni
Daniele Tarolli
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Lo abbiamo incontrato pochi giorni dopo l’insediamento per conoscere le sue idee rispetto alla prossima consiliatura. Innanzitutto gli chiediamo che cosa lo abbia spinto a proporsi per questo ruolo: Scherzando, spesso dico agli amici che ogni volta che la mia strada tende a farsi pianeggiante, sento la necessità di sperimentare nuove salite; in altre parole, mi trovavo di fronte ad un bivio: ripropormi per la carica di sindaco di Borgo Chiese o provare un’esperienza nuova e soprattutto di rilevanza sovracomunale. Consapevole del fatto che gli stimoli costituiscono una componente fondamentale nella vita delle persone, non ho avuto il minimo dubbio: troppo grande era il desiderio di provare a dare il mio contributo alle Giudicarie e ai Giudicariesi”. Quindi, nonostante le due cariche non siano incompatibili, non si ricandiderà alle prossime elezioni comunali? Assolutamente no. Un ciclo, in maniera del tutto fisiologica, dopo dieci anni ha esaurito il proprio corso; il ruolo di amministratore comunale mi ha regalato soddisfazioni notevoli, consentendomi di concretizzare praticamente tutto il programma. Considero il terzo mandato nella stessa funzione un errore in cui troppi incappano, inoltre era logico e coerente ri-
«Concretezza e voglia di innovazione, le due parole-chiave » Il neo presidente della Comunità Butterini spiega il suo programma per i prossimi cinque anni
Giorgio Butterini è dunque il nuovo Presidente della Comunità di Valle delle Giudicarie. Butterini, 41 anni, ricopre la carica di sindaco di Condino dal
2005 e fino a poche settimane fa ha esercitato anche le funzioni di Presidente del Consorzio dei Comuni del BIM del Chiese. a tre obiettivi: elaborare e perseguire una visione, costruire relazioni a tutti i livelli e non perdere mai il contatto con la realtà ovvero offrire risposte concrete, ottenere risultati tangibili in ciò che gli inglesi definiscono problem solving.
Il Presidente della Comunità Giorgio Butterini
spettare il patto stretto con la mia comunità dieci anni fa e quindi, come annunciato appunto sin da principio, favorire il ricambio. Ritengo inoltre che la Comunità di Valle richieda molte energie e meriti tutte le mie attenzioni: è una questione
di coerenza nei confronti dell’istituzione e di quanti mi hanno sostenuto”. Quali sono i contenuti del suo programma e le priorità? Un’azione politicamente efficace deve rispondere
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Può spiegarci meglio? All’amministratore pubblico è demandato il delicato ruolo di prefigurare scenari possibili, interpretare le dinamiche del proprio tempo per costruire il futuro, che è una cosa ben diversa dal subirlo. Guardando i quattro ambiti giudicariesi, intravedo potenzialità enormi: penso ad uno sviluppo turistico che travalichi i confini nazionali, a nuove forme di agricoltura e coltivazione del patrimonio silvo-forestale, alla valorizzazione delle risorse energetiche, all’utilizzo convinto delle tecnologie per offrire occupazione ai giovani e proiettarli in un mercato innovativo; ma non voglio dimenticare la qualità della vita: pur in una logica di razionalizzazione dei servizi i 40.000 Giudicariesi e le decine di migliaia di turisti che annualmente frequentano le nostre vallate non possono prescindere, per esempio, dalla presenza di un presidio ospedaliero efficiente e da una rete viabilistica adeguata. Quanto alle relazioni, ci prodigheremo al massimo per la costruzione di rapporti costruttivi a tutti i livelli: con le altre istituzioni, con le risorse umane che lavorano presso la comunità e, non ultimi, i cittadini, veri destinatari di tutte le nostre azioni. Desidero riservare una menzione particolare ai Comuni, soggetti in questa fase ad un delicato momento di trasformazione istituzionale: questo progetto politico è nato con e per i Comuni: è prioritario offrire ad essi, e quindi indirettamente ai cittadini, risposte concrete ed esaustive per una moderna gestione dei servizi. Come intende fare fronte a quelli che vengono definiti i problemi della peri-
feria? Prima di tutto favorendo un cambio di mentalità e quindi una trasformazione culturale! Vorrei che gli Amministratori, a cui è affidato il compito di tracciare la via, eliminassero dal proprio vocabolario il termine “periferia” sostituendolo con “crocevia”. Dobbiamo abbandonare quell’approccio rassegnato e dimesso, che ci porta spesso a definirci territorio svantaggiato, ambito problematico con una mentalità che, diversamente, trasmetta valori positivi, opportunità, fiducia, ambizione! Le Giudicarie, da sempre, rappresentano un crocevia (appunto) di rilevanza nevralgica: in passato i più importanti condottieri vollero presidiarle in quanto valico di accesso strategico al mondo alpino; sono cambiate ed evolute le vie di comunicazione ma queste Vallate sono rimaste lì: ad un’ora da Trento e quindi dall’asse del Brennero, ad un’ora da Brescia ovvero dal comparto industriale più importante della nostra nazione, ad un’ora e mezza dagli aeroporti, a tre ore da quella parte d’Europa che oggi maggiormente conta! Nonostante una viabilità complicata, annualmente decine di migliaia di turisti provenienti da tutto il mondo gremiscono le nostre piste da sci, le nostre terme, visitano le nostre montagne: essi non si fermano di fronte alle curve stradali! Dobbiamo essere noi i primi a vederci sotto una nuova ottica? Certo! Ha senso definirci periferici, marginali, lontani dal centro?! Sono altresì convinto che se sapremo far comprendere alla Provincia le nostre capacità rispetto al sistema trentino, trasmettere le nostre legittime aspirazioni, rigettando l’autocommiserazione e ogni forma di masochismo, vi saranno maggiori possibilità che la Provincia stessa investa risorse per il miglioramento della viabilità, per il potenziamento dei servizi, per l’avvio di
nuove attività imprenditoriali. In sintesi, ritengo che la considerazione ed il rispetto di cui godono un popolo e un territorio dipendano anche dalla dignità, dallo spirito di appartenenza, dalla coesione, dalla convinzione, dall’ambizione di quel medesimo popolo. Noi abbiamo il dovere di stimolare questi sentimenti! A volte dovremo osare, proporre cambiamenti, importare modelli virtuosi, innovare (altro concetto fondamentale) con determinazione e sagacia nelle politiche ambientali, energetiche, nell’urbanistica, nella razionalizzazione dei servizi, nella mobilità infrastrutturale e virtuale, nell’approccio al lavoro e alle professioni, nella diffusione e nell’uso della tecnologia, ma sempre nel rispetto del nostro bene più grande: l’ambiente. E pure nella consapevolezza che ogni innovazione crea fisiologicamente disagi e resistenze, ma altrettanto convinti che chi anticipa la storia è spesso premiato dalla storia stessa. Spero di non apparire troppo presuntuoso quando immagino la nostra Comunità come un laboratorio dove sperimentare soluzioni organizzative e politiche progressiste, anche attraverso partnership con soggetti che si occupano di innovazione: desidero veramente che queste istituzioni, sulle quali aleggia tanto scetticismo, alla distanza si rivelino utili per la Provincia, il Trentino, i Trentini e non solo. Un ultimo pensiero lo vuole rivolgere al comune di cui è stato sindaco per dieci anni e che si accinge a lasciare? Volentieri, la mia amministrazione municipale ha realizzato e finanziato investimenti culturali e strutturali per decine di milioni di euro, ma il risultato di cui vado più orgoglioso è la pace sociale: una municipalità coesa e serena ha maggiori chances di raggiungere gli obiettivi e far fronte alle difficoltà. Questo, naturalmente, vale anche per la Comunità di Valle.
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Sanità
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Evidenziando il fenomeno come uno degli ostacoli al mantenimento della maternità locale. Or dunque, visto l’attualità del tema, e la puntigliosità con cui l’argomento viene sottolineato da numerosi commentatori, una disanima è quanto mai opportuna. Anche perché la spiegazione a un esodo così massiccio verso altre strutture, c’è. La scusante alle partorienti locali è stato dato nientemeno che dalla stessa Sanità. Chi s’è recato altrove, e anche questo sarebbe bene ricordare, non l’ha fatto a cuor leggero, ma indotto da servizi sanitari che per anni ha guardato altrove. Lesinando al punto nascite di Tione mezzi e personale. Ancor più: permettendo che, per anni, i bambini giudicariesi venissero alla luce senza le garanzie e gli strumenti riservati alle strutture centrali. Da sempre nella struttura non è mai stato presente un anestesista h24, da sempre la figura del pediatra è stata garantito solo tramite reperibilità. E, da tempo – non è un mistero - sono gli stessi medici i primi ad essere titubanti sulla qualità e sicurezza del punto nascite. In simili condizioni, è lecito chiedersi cosa avrebbe fatto chiunque se, invece di essere tranquillizzato sull’affidabilità di un qualsiasi reparto ospedaliero, avesse sentito peste e corna del luogo destinato anche al più banale degli interventi? Figuriamoci per il parto. Dove in gioco c’è la salute della mamma e del nascituro. Chiunque, nella migliore delle ipotesi, si sarebbe rivolto a centri fidati. Così hanno fatto le future mamme della zona. Che hanno preso alla lettera quanto è stato detto (e amplificato a mezzo stampa), non da uno sprovveduto in materia. Ma, addirittura dall’allora primario e responsabile del reparto. Vale a dire il dott. Marco Ioppi. “Il reparto maternità di Tione non possiede i requisiti minimi per garantire la sicurezza alle donne che partoriscono”. Aveva esordito nel luglio scorso, l’ex coordinatore del dipartimento materno infantile dell’Unità sanitaria e responsabile, a scavalco da Rovereto, del reparto
Come talune interpretazioni mediatiche e di politici possono capovolgere la realtà
Sono le mamme che hanno scelto di partorire altrove? di Ettore Zini La teoria dilagante di questi giorni è che i “Punti nascita, sono già stai scelti dalle madri”. Come dire: sono le mamme – e il riferimento è immancabilmente a quelle giudicariesi - ad aver deciso la loro chiusura andando a partorire altrove. Per Tione, si sa, il rapporto annuale della natalità è davvero sconfortante. In sette anni, dal
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iamo un gruppo di donne e viviamo in Giudicarie. Siamo felicemente mamme di bimbe e bimbi nati 7-9 mesi fa. Ci siamo conosciute durante un corso “preparto” organizzato dal Consultorio di Tione e abbiamo continuato a mantenerci in contatto e confrontarci su quel che viviamo nella quotidianità prendendoci cura dei nostri piccoli (primi sorrisi, allattamento, giochi, pappe, crescita,...). Inserendoci nella riflessione sulla “maternità in Giudicarie”, partendo dalla nostra esperienza personale, vorremmo semplicemente testimoniare l’importanza di un accompagnamento alle
di ostetricia e ginecologia di Tione, ora presidente dell’Ordine dei medici. Un’azione di killeraggio verso il reparto. Era stata definita. Che aveva fatto da corollario all’annuncio, da parte dell’ex assessore alla sanità Borgonovo Re, che il punto nascite di Tione avrebbe avuto vita breve. Una dichiarazione pesantissima. In contrasto con quanto aveva sempre sostenuto il direttore dell’APSS trentina Luciano Flor, nell’invitare le donne giudicariesi ad aver fiducia della propria maternità. Un’asserzione che, a ben vedere, non ha prodotto
2008 a oggi, i parti si sono più che dimezzati. Da 304, sono scesi a 137. Con ben 167 partorienti che nel 2014 hanno optato per altri nosocomi: 99 a Trento, 3 a Cles, 40 a Rovereto, 25 ad Arco. Più alcune che si sono recate fuori provincia. Sull’esterofilia delle nostre mamme, si noti bene, eravamo stati i primi a porre l’accento.
importante a salvaguardia dell’incolumità di quelle mamme e di quei bebè (che oggi si vogliono tutelare a tutti i costi) dando un giro di chiave ai reparti di periferia? D’altronde, dopo
Parlano le “mamme dinamiche”
La nostra testimonianza
donne e alle coppie durante tutto il “percorso nascita”, in gravidanza così come nei primi mesi di vita dei bimbi. Alcune di noi hanno partorito a Tione, altre presso altri ospedali; indipen-
dentemente dal luogo del parto, per tutte noi è stato fondamentale avere sul territorio dei riferimenti durante l’intero “percorso nascita” e possiamo dire di aver trovato professionalità e
sensibilità nelle ostetriche del Consultorio di Tione. I mesi con il “pancione” così come quelli che stiamo vivendo ora con i nostri bimbi sono ricchi di emozioni e me-
raviglia... è bello viverli con la serenità di sapere di poter sempre contare su persone che lavorano con competenza e cura! Siamo certe che anche le future mamme delle Giudicarie potranno apprezzare questo servizio e auguriamo anche a loro di vivere un felice “percorso nascita”! Gruppo di mamme “Le Dinamiche”
tutti i danni che avrebbe potuto fare, dal momento che anche quest’anno almeno 70 bambini sono venuti alla luce nella “poco racco-
mandabile” e “pericolosa” sala parto del nosocomio tionese. Sia ben chiaro: se c’è da stupirsi, semmai, è di quelle 70 “irriducibili” che hanno sfidato “conseguenze gravissime” per sé, e per la propria prole, venendo a partorire in un ospedale declassato dal suo stesso primario, e che solo da qualche mese - a seguito di un provvedimento urgente del direttore Flor - ha garantita la presenza dell’anestesista a ogni parto. Per anni, dunque, la maternità di Tione ha operato priva di quei requisiti che ora sono diventati l’alibi per la sua chiusura . Un fatto grave. Anzi gravissimo. Su cui è lecito dire almeno due cosucce, che speriamo sentano anche
l’ex primario Ioppi e l’ex responsabile della sanità Borgonovo Re. Poichè, al di là delle esigenze di chiudere dei reparti ospedalieri per fare cassa e ridurre le spese - perché in fin dei conti di questo si tratta, dal momento che, finchè i bilanci provinciali andavano a gonfie vele - nessuno s’è mai sognato di mettere in dubbio i punti nascita di periferia. Ordunque: la maternità di Tione è sicura, e quindi non c’è motivo di chiuderla. O non lo è. E, allora, va chiusa. O meglio andava chiusa, seduta stante. Nell’attimo stesso in cui il suo responsabile aveva fatto quella dichiarazione. Anzi, vien da chiedersi: cosa si sia aspettato a prendere una decisione così
dichiarazioni del genere, quale donna avrebbe deciso, a cuor leggero, di dare alla luce il suo bambino ai piani alti dell’ospedale di Tione? E ancora: dopo il “marchio di rischiosità” e il “cartello di pericolo” stampigliato sulla struttura, da chi era deputato a garantirne il buon funzionamento, che cosa avrebbero dovuto fare le donne giudicariesi? Continuare ad avere fiducia cieca e assoluta nella maternità locale? O ricorrere ad altri centri più attrezzati e certificati? Anche il viandante più incosciente e ardimentoso, davanti a un bivio dove si annunciano caduta massi e franamenti, per istinto di sopravvivenza, sceglierà la via meno insidiosa. Il fatto che dopo tre anni di cincischiamenti e teatrini politici, nonostante la gravità dei pronunciamenti, il punto nascite di Tione sia ancora aperto, è la prova provata che i politici ce la stanno raccontando grossa. E che, sicurezza e pericolosità in un Trentino che, non dimentichiamolo, detiene l’ultimo posto nella classifica mondiale del tasso di mortalità infantile, sono elementi marginali del dibattito.
Sanità
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La pressione dell’Upt su Rossi ha determinato la svolta. Il nuovo assessore atteso al varco dei punti nascita e del pronto soccorso
Borgonovo silurata, Zeni alla sanità
Ancor più, hanno contribuito le contrarietà degli alleati dell’Upt, che chiedevano da tempo un cambio di rotta su tutte le politiche sanitarie. Senza tralasciare la decisione annunciata pubblicamente dall’assessora - non gradita a Rossi - di non voler riconfermare il direttore generale dell’Azienda sanitaria Luciano Flor, scelto nella scorsa legislatura dallo stesso presidente, quando ricopriva l’incarico di assessore alla sanità. Dopo anni di rigidità solitaria della Borgonovo, la giunta provinciale è arrivata a una svolta, affidando le competenze della Sanità al trenta-
E
’ durata solo il volgere di una notte la fiducia del governatore Rossi all’assessore alla sanità Borgonovo Re. Dopo averla difesa il giorno prima in Consiglio provinciale respingendo la mozione di sfiducia delle opposizione, il giorno dopo l’ha silurata senza tanti convenevoli. Con la disinvoltura che, la stessa Borgonovo, ha definito da “Pic indolor”. E senza neanche un grazie. seienne avvocato Luca Zeni di Pergine Valsugana, originario di Spormaggiore. Sarà lui a sobbarcarsi l’onere di un assessorato che, proprio la diatriba aperta sulla chiusura dei punti nascita di Tione e Cavalese, unita al modo ortodosso di fare politica da parte dell’ex responsabile della sanità, ha generato in Giunta. Con gli strascichi e
le incomprensioni che hanno indotto l’Upt (con l’aiuto delle minoranze) a puntare i piedi per un cambio ai vertici. Da sabato 25 luglio la politica provinciale ha cambiato corso. Ridistribuendo anche altre competenze quali: gli interventi per lo sviluppo locale a Carlo Daldoss, le infrastrutture e reti all’assessore ai lavori pubblici Mauro
Parla il consigliere provinciale Mario Tonina
«Niente di personale con l’ex assessora, ma ha disatteso metodo e merito» Il consigliere provinciale Mario Tonina dell’Upt, non nasconde la soddisfazione per il cambio in corsa dell’assessora alla sanità da parte del Governatore Rossi. “Niente di personale con la Borgonovo Re– dice – ma oltre alla sostanza, è soprattutto il metodo adottato dall’ex assessora che non era più condivisibile.“Sui punti nascita e sulla possibilità di derogare ai 500 parti – dice – è necessario la risposta attesa dal ministero alla possibilità di stare sotto il limite degli standard e che dovrebbe essere data a breve ai due governatori di Trento e Bolzano”. Purtroppo, nonostante gli impegni assunti e le rassicurazioni date, l’ex assessora è andata nella direzione opposta. Ovvio quindi - spiega Tonina - che siano stati messi in discussione metodo e merito delle scelte attuate.“Nel metodo, non abbiamo condiviso le sue prese di posizione trasmesse ai territori, senza né condivisione né coinvolgimento degli stessi. è mancata un’adeguata informazione e comunicazione. In questo momento è invece necessario essere molto chiari, e condividere le decisioni con gli amministratori locali che rappresentano la cittadinanza. Dobbiamo essere tutti
consapevoli che disponendo di meno risorse e dovendo attuare scelte a volte anche impopolari, queste devono essere spiegate e motivate, per essere comprese”. Quindi? “Quindi, ci auguriamo che il nuovo assessore alla sanità sia capace di coinvolgere e confrontarsi con i territori condividendo, con i vari livelli istituzionali, il da farsi. Nel merito dobbiamo cercare di garantire un modello di sviluppo socio-economico fondato su un rapporto solidale tra città e valli, attraverso politiche di decentramento dei servizi come condizione essenziale per evitare lo spopolamento della montagna”. Quindi, sostiene Tonina, qualora si dovesse optare per la chiusura di un servizio, sarà necessario garantire, pena la sopravvivenza degli ospedali territoriali, il potenziamento di altre specializzazioni. “A Tione, per esempio, è da anni che aspettiamo un potenziamento dell’ortopedia.Che garantirebbe un servizio importante, sia ai giudicariesi che ai numerosi turisti che frequentano il nostro territorio. Inoltre è indispensabile riqualificare e potenziare, come promesso da tempo, il Pronto Soccorso: punto nevralgico di tutta la struttura ospedaliera.
Luca Zeni
di Ettore Zini
Al posto suo, ha nominato il nuovo assessore alla Sanità il consigliere del PD, Luca Zeni. Nessuna verifica sul programma, né sulla coalizione e neppure un rimpasto – come chiedeva buona parte del Pd. Ma, una sostituzione tout court. Che mette fine bruscamente, alla gestione dell’assessora più votata del Trentino (10.500 preferenze). Alla sua defenestrazione, hanno pesato le polemiche sulla sua scelta di chiudere i punti nascita di periferia. Gilmozzi e la responsabilità degli ammortizzatori sociali al vicepresidente Alessandro Olivi, in quanto - ha spiegato Rossi - ricadono nell’alveo delle politiche del lavoro. La sterzata però ha riguardato soprattutto la sanità. Dove ormai le diversità di opinioni con gli alleati dell’Upt erano arrivate a un punto di non ritorno. Come - anche se in modo meno evidente - pesanti rimproveri all’assessora venivano dall’interno del suo partito, dove i suoi metodi e la scarsa condivisione, a cui aveva abituato l’establishment non entusiasmavano. Il 24 luglio, di fatto per la giunta trentina è arrivata la famosa redde rationem che Tonina, Degodenz, Gilmozzi, Passamani e Mellarini
attendevano da tempo. Più volte, i colleghi di maggioranza dell’Upt avevano messo sull’avviso il governatore Rossi e Borgonovo Re: la sanità doveva prestare più attenzioni alle valli, e attuare una politica di bilancio che permettesse di equilibrare i bisogni della periferia con quelli del centro. Richieste e moniti rimasti inascoltati. Culminati in quell’improvvida “riunione tecnica” dell’assessora che annunciava la chiusura dei punti nascita di Tione e Cavalese, con la raccomandazione di tenere la bocca cucita, soprattutto con la stampa. Goccia, quest’ultima, che ha fatto traboccare il vaso. E che ha aperto la strada al cambio di guardia con il giovane avvocato Luca Zeni.
Quale potrà essere la linea che affronterà il nuovo assessore, nonostante le dichiarazioni all’indomani della sua nomina con l’impegno di prestare maggior attenzione anche per la periferia, è ancora tutta da scoprire. “Prima di tutto la salute per la mamma e per il bambino”, dice. Ma, le tensioni e gli scontenti generati da chi l’ha preceduto fanno presumere che per un po’ starà lontano dai temi caldi di questi giorni. Su cui, tanto per ribadire il pensiero di Unione per il Trentino e Unione Autonomista Ladina, che rappresentano una fetta importante del centrosinistra che governa il Trentino, in tema di sanità si dovrà prestare molta attenzione ai territori. I cui servizi ospedalieri devono essere mantenuti o implementati per operare in piena autonomia, assicurando livelli organizzativi sicuri ed efficienti. O in aggiunta, qualora si decida la rimozione di un servizio, una specializzazione adatta al bacino di utenza.
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Mario Tonina
Che cosa vi aspettate dal nuovo assessore Luca Zeni? “Che riesca a tener in debita considerazione le problematiche e le esigenze delle Valli.Si eviterà così, anche di sovraccaricare gli ospedali centrali di Trento e Rovereto”. Nel recente passato – osserva il consigliere provinciale - la politica trentina ha saputo garantire investimenti di qualità anche nei presidi ospedalieri periferici, garantendo parità di trattamento in tutto il Trentino. Una scelta che ha fatto sì, che i territori di montagna non fossero abbandonati e che ci viene invidiata da regioni dove è mancata questa sensibilità.“ Perciò, chi in questo momento ha responsabilità politica e fa parte della maggioranza, seppur in un momento di calo di risorse, deve saper tenere in grande considerazione questo rapporto tra città e valli. Ne va del nostro futuro e della nostra Autonomia. (e.z.)
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Attualità
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Luigi Olivieri passa il testimone con l’invito di “combattere” per mantenere un presidio ospedaliero efficiente
«Lagestionecomplessivadell’ospedaleèinsufficiente» I due terzi di risorse disponibili per la sanità sono sbilanciate a favore di Trento e Rovereto La questione del punto nascite? Per Olivieri, che sul tema sanità ha sempre avuto una visione agli antipodi della sua collega di partito Donata Borgonovo Re, è “la cartina di tornasole” di come la politica provinciale non consideri adeguatamente le parti in campo. “Il tema politico di fondo – dice l’ex assessore – è come ripartire le risorse tra le due parti del Trentino: centro e periferia. Con quest’ultima più rilevante dell’Asta dell’Adige. “I due terzi di risorse disponibili per la sanità sono sbilanciate a favore di Trento e Rovereto. E, anche in momenti di crisi e in operazioni risparmio, sarebbe opportuno equilibrare i servizi su tutto il territorio. Non solo a vantaggio di alcune strutture”. “Certo – ha spiegato Olivieri – che la mammografia, strutturata com’è, costa meno. Ma, questo significa penalizzare la periferia e scaricare sui cittadini quelli che sono i costi sociali”. La sua disanima non si limita, però, a specifici servizi come sono appunto lo screening mammografico e sala parto. “Il vero scandalo è la gestione complessiva dell’ospedale, la mancanza di un vero direttore
di Ettore Zini Il problema di Tione non è solo il punto nascite. Ma l’intera struttura ospedaliera, da quattro anni lasciata allo sbando e senza una direzione. Luigi Olivieri, ex assessore alle politiche sociali della Comunità di Valle, nel passare il testimone ai nuovi arrivati, ha fatto una disamina lucida - anzi lucidissima - delle problematiche della sanità giudicariese, augurandosi che la nuova Comunità s’impegni nell’arginare il depauperamento dei servizi sani-
tari della zona. “Anche perché – dice l’avvocato, autore assieme a Patrizia Ballardini e della vecchia giunta di una vera e propria battaglia a sostegno dell’ospedale e del suo punto nascite – il presidio ospedaliero di Tione è uno dei simboli delle Giudicarie: è la struttura più amata e considerata dai giudicariesi. Senza la quale, avremmo avuto delle difficoltà a uscire dalla cultura dei sub ambiti, e ragionare in termini di Giudicarie”.
Luigi Olivieri
sanitario e il dilettantismo con cui è stata gestita la ristrutturazione del Pronto soccorso, perché, in due anni lo stesso progetto è stato cambiato quattro volte, per arrivare alla stessa soluzione iniziale che poteva essere adottata fin dall’inizio,
senza lasciare i pazienti sei o sette ore su una barella in attesa di essere visitati perché mancano spazi in astanteria”. Questi solo alcuni dei peccati locali. Ma, se si alza il tiro si scopre che il tallone d’Achille della sanità trentina è l’ospe-
dale di Rovereto.” Il vero problema – sostiene Olivieri – è Rovereto, che dista da Trento solo 7 minuti di autostrada e 15 di strada normale”. “Due ospedali “Hub” nel raggio di pochi chilometri. E’ qui che vengono impegnate le risorse che potrebbero essere utilizzate in altre strutture”. Su come dovrebbe essere gestita la Sanità, l’ex deputato del Pd
non ha dubbi. Per questo, anche all’interno del suo partito è stato uno dei più puntigliosi avversari della gestione Borgonovo. La lista delle sue ricette potrebbe continuare. Dalla convinzione che i punti nascita di Tione e Cavalese si salvano solo se viene ritirata la delibera di giunta del dicembre scorso, dove di fatto si sanciva la loro soppressione. All’altrettanto radicato convin-
cimento che, se in tema di sanità se ne fa una questione di numeri, allora anche certi ospedali non hanno ragione di esistere. La politica sui nostri reparti di ostetricia e ginecologia, dice sostanzialmente uno dei fautori del referendum a sostegno della sanità e del punto nascita di Tione, non deve essere basata sul modello della pianura. Ma, sulla base di territori di montagna orograficamente svantaggiati, su cui si stanno impegnando i parlamentari trentini e dell’Alto Adige. D’altronde, dice l’ex responsabile dei servizi sociali della Comunità, anche la Corte Costituzionale e una risposta del sottosegretario alla sanità a un’interrogazione dell’onorevole Mauro Ottobre vanno in questa direzione. Dicono che, quando sui punti nascita ci sono delle problematiche di natura geografica, è possibile derogare. Per questo, nel passare il bastone del testimone ai suoi successori, li ha invitati a “combattere”, “combattere”, “combattere”. Quella che era considerata la “Crudeila Demon” della sanità giudicariese, non c’è più. Ma, le battaglie da sostenere sono ancora tante.
L’opinione del dottor Pedrotti
«Serve una visione della Sanità a 360 gradi» Sulla polemica della “sicurezza” dei punti nascita degli ospedali periferici è entrato, con alcune lettere sui nostri quotidiani il dott. Dino Pedrotti, il “padre” della neonatologia trentina. “Secondo me – dice l’ex primario del S. Chiara – se tutto fosse ben organizzato, Tione e Cavalese non sono più a rischio. Sono solo più costosi da gestire. E questo è un problema politico”. Secondo me – scrive l’anziano medico – manca però una visione “dipartimentale” a 360 gradi. Tra l’altro, se si chiude la periferia, si ingolferà il S. Chiara con parti semplici, mentre i politici prevedono il Not (Nuovo Ospedale Trentino) con meno posti letto e altre specialità”. Un errore di programmazione politica, dice Pedrotti, è stato aver voluto eliminare il San Camillo, dove si potevano concentrare 1.000 parti dolci. Il medico ammette di comprendere le difficoltà di un assessore che deve decidere tra fredde imposizioni del ministero, ambigue decisioni aziendali, campanilismi locali e contrastanti o assenti pareri dei tecnici di settore. E’ così – dice - che non sempre la politica arriva a garantire a neonati e cittadini la massima sicurezza dal punto di vista tecnico e umano. Nel suo articolato intervento, per contribuire a dare spunti concreti alla discussione sui punti nascita, il dottor Pedrotti riporta anche alcuni aggiornamenti su quel che accade in alcune zone d’Italia dove si stanno ricercando soluzioni al problema. A livello nazionale, fa
sapere il medico, c’è un “Progetto per la qualità e sicurezza nei piccoli ospedali”. La regione Toscana, per esempio, ha promosso il primo intervento nazionale “per garantire la sicurezza ai nati nell’ospedale di Portoferraio (isola d’Elba), dove i nati non sono più di 200. In Lombardia, continua a funzionare il punto nascita di Domodossola, dove di bebè ne vengono alla luce 250. In Veneto, la Regione si è impegnata a mantenere in vita la maternità di Asiago con ostetrici e pediatri dell’ospedale di Bassano che dista 60 chilometri. “Infine – scrive il medico – sulla triste telenovela dei nostri punti nascita inviterei i lettori a consultare sul sito “neonatologia trentina. it”, l’inserto della rivista NT1/2014, dove si può trovare un’ampia documentazione sui tira-molla politici iniziati ancora nel 2002, con alti e bassi legati troppo spesso alle scadenze elettorali”. (e.z.)
Economia
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Recuperare l’identità della nostra valle per costruire un futuro sostenibile
La crisi? Vivere nella normalità di Marco Zulberti Ma per uscire dalla crisi aggiunge Bottaro dobbiamo “cambiare passo”, soprattutto quelli che avendo raggiunto una “rendita di posizione” difende questi privilegi, non ancora conscio che non .ritornerà più il mondo assistito dallo Stato o dall’Ente pubblico. La visione di Bottaro si conclude con l’invito generale a prendere esempio campo per campo dai paesi che hanno già risolto i problemi del lavoro, come la Danimarca, la legge elettorale come la Germania, le regole ambientali come Svizzera e Austria. Fin qui sono temi che l’opinione pubblica trentina comincia a comprendere da qualche tempo grazie a interventi come il suo. Ma quello
Leggo solo ora, e me ne rammarico, l’articolo di Oreste Bottaro Vogliamo uscire dalla crisi? pubblicato a febbraio sul Giornale dalle Giudicarie, che anche se a qualche mese di distanza meritano un’attenta riflessione. I che più mi ha trovato concorde è quella visione da socialismo reale in cui “ogni uomo o donna sani e attivi” devono dare il proprio contributo alla collettività. Una visione in cui la comunità è vista come il motore di una economica collettiva, che ha come scopo l’attività di tutti che non può bloccare la naturale intraprendenza degli uomini. Bottaro ha ragione. Cosa sarebbero le Giudicarie se tutti gli uomini e le donne spegnessero internet e deponessero il loro smart phone per lavorare con un progetto unico al proprio
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territorio? Le Giudicarie diventerebbero quel paradiso oggi in parte devastato, che troviamo descritto nei diari dei primi alpinisti tedeschi e inglesi che passavano in Val del Chiese o in Val Rendena nell’Ottocento. Ma cosa ostacola questa visione positiva e costruttiva? Quali forze contrarie operano perché questa antica collaborazione che viveva nelle comunità ritorni a far crescere l’economia di montagna? Per attivare una situazione virtuosa di questo tipo si deve lottare contro modi, istituzioni, idee e atteggiamenti, regole e norme che sorti negli ultimi sembrano impossibili da cancellare. Quando per ristruttura e urbanizzare una casa in centro storico i costi sono più alti che costruirne una nuova, quando servono sette tipologie di progetto, quando per far tornare un fondo catastalmente già arativo nuovamente arativo si deve chiedere un permesso alla forestale, quando esistono rigide norme nel salario
suoi inviti, cito testualmente, “a lavorare di più”, eseguendolo “con più cura”, a non sprecare il tempo a pensare sempre a costruire e a pensare se vogliamo “mantenere”, aggiungerei difendere, il benessere raggiunto.
orario, quando ne i minori, ne i vecchi possono lavorare, (nel passato i bambini aiutavano nei lavori e i vecchi fino all’ultimo giorno della loro vita partecipavano ai piccoli lavori di casa), quando per ogni persona sana e attiva come intende Bottaro, ne esistono due passive, che controllano quello che fanno gli attivi per rispettare il milione di regole emanate dalle caste e dalla classe degli amministratori locali, questa collaborazione ideale e questo ritorno al passato non avverrà. Anzi un lento declino s’impossesserà della montagna sempre più deserta. Sono disposti gli amministratori e i partiti politici a recuperare una dimensione più naturale e meno ideologica e di perdere il controllo del territorio a favore delle persone veramente attive? Sono disposti gli enti preposti a non perseguire un lavoratore che taglia una pianta nel suo vecchio campo, che aggiusta il suo tetto senza una domanda del geometra, e ristruttura una casa in modo lento e in
“economia”, così sono stati costruiti i nostri paesi non certo con i permessi edilizi a scadenza, in poche parole a lasciare la gente in pace che possa lavorare partendo dalle piccole manutenzioni senza che arrivi un sindacalista, un controllore, un politico, un segretario comunale, un ufficiale sanitario, un esattore del fisco? Se oggi fosse il 1918, alla fine della Grande Guerra, di fronte alla distruzione di centinaia di paesi con que-
ste regole la ricostruzione e la ripresa economica sarebbero impossibili per il carattere asfissiante che hanno raggiunto e le norme, i costi e i controlli sull’economia di montagna che non riesce per i costi energetici e dei trasporti a competere con l’economia di scala della pianura e delle aste delle grandi vallate come quella dell’Adige. Uscire dalla crisi è possibile solo se si prende coscienza che questa non è una crisi, ma un ritorno alla normalità in cui quegli eccessi normativi cresciuti a leva, oggi devono essere drasticamente ridimensionati.
Auguri a nonna Maria La mia cara nonna, il 31 luglio, ha compiuto 100 anni e vorrei farle i miei auguri pubblicamente, ricordandola anche a chi l’ha conosciuta, l’ha amata e stimata. Si chiama Maria Viviani, nata a Villa Rendena da Giovanni e Luigia Alberti, nel 1915. Sposatasi con Cornelio Gallazzini (1909-1985), che faceva l’imbianchino, si era poi trasferita a Tione ed ora vive con la figlia Bruna, sposata con Orio. Ha avuto anni difficili e sofferti, specie per la perdita di due figli: Bruna nel 1947 e Marco nel 1993, sposato con Milena. Ora gode dei tre nipoti: Monica, Frida e Ruggero ed addirittura di una pronipote: Adele. Persona riservata ma amabile e sempre disponibile per tutti, la ricordo per la sua dolcezza, per la sua delicatezza, per il suo essere stata mamma preziosa e nonna affettuosa. Quanti l’hanno conosciuta me ne hanno sempre parlato in bene ricordandola come persona squisita. Vorrei che anche attraverso queste colonne le giungesse l’affettuoso ricordo dei suoi Cari ed una carezza che le giungesse da questa sua terra giudicariese di cui ha sempre avuto nostalgia. Ciao, nonna, di nuovo tanti affettuosi auguri dalla tua Monica, Villa Rendena/Tione, 31 luglio 2015
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Politica
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Nella tragedia di Stava, del 1985, anche 3 giudicariesi fra le 268 vittime: Adriano Chemotti, Arrigo Scalfi e Giulio Giovanella
30 anni che non si dimenticano Una memoria attiva non solo per ricordare i nomi delle Vittime – nella serata del 18 nel corso della toccante Via Crucis - ma per far sì che simili eventi non si ripetano. Nel messaggio che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ha fatto arrivare alla comunità la sintesi di questa giornata di lutto cittadino: «Quello di Stava non fu un fatto locale, sia pure di grandi dimensioni, ma fu una tragedia nazionale: e non solo perché le vittime provenivano da ogni parte d’Italia, ma perché la frana di Stava è diventata il simbolo di una errata concezione del profitto, dello sfruttamento della natura e di una colpevole e sorprendente catena di errori umani dalle irreparabili conseguenze». La colata di fango che il 19 luglio 1985 travolse la val di Stava spense infatti la vita di 89 uomini, 120 donne, 31 ragazzi con meno di 18 anni e di 28 bambini con meno di 10 anni. 267 morirono sul colpo, una ragazza, estratta viva dalle macerie, morì una settimana dopo all’ospedale di Trento. Vivevano in 64 diversi Comuni di 11 regioni d’Italia. 70 erano residenti a Tesero, 12 in altri 7 Comuni della Regione Trentino Alto Adige; 115 erano residenti in 32 diversi Comuni della Lombardia, 42 di loro a Milano; 20 risiedevano in 7 diversi Comuni dell’Emilia Romagna; 12 in 7 Comuni del Veneto; 9 a Roma; 9 a Bari; 7 in due Comuni delle Marche; 5 in due Comuni della Toscana; 4 in Sardegna; 4 in due Comuni del Piemonte; 1 a Genova. I nomi delle Vittime sono riportati su 4
Domenica 19 luglio cadeva il giorno del ricordo per la comunità di Tesero e della val di Stava che in una doppia cerimonia religiosa e civile hanno voluto ren-
dere omaggio alle 268 persone uccise 30 anni fa dalla colata di fango fuoriuscita dai bacini di Prestavèl.
Tesero, Papa Giovanni Paolo II in preghiera al cimitero di San Leonardo - 17 luglio 1988
“Il geranio messo a dimora nel fango di Stava grazie alle nostre cure è sbocciato – ha esordito il presidente della Fondazione Stava Graziano Lucchi, nel ricordare il simbolo scelto per questo trentesimo – esso sta a significare la memoria attiva, che richiede impegno, attenzione, cura”.
Stava, momenti della commemorazione
pietre di porfido che fiancheggiano il monumento alle Vittime della val di Stava nel cimitero di San Leonardo a Tesero e sono racchiusi nella lapide in cristallo che fu benedetta da Papa Giovanni Paolo II ed è stata posta nella Chiesetta di Stava. Tre furono le vittime giudicariesi che in quei giorni di 30 anni fa erano in Val di Stava al lavoro per la ditta Pretti e Scalfi di Tione, impegnati nel realizzare l’allargamento della sede stradale che da Tesero portava appunto
in Val di Stava: Adriano Chemotti, di Zuclo, Arrigo Scalfi di Preore e Giulio Giovanella di Montagne erano i tre giovani che morirono in quel tragico evento. A distanza di 30 anni il loro ricordo rimane intatto, così come la partecipazione dei famigliari e dei rappresentanti dei comuni e dei Corpi dei Vigili del fuoco volontari dei tre paesi alla cerimonia solenne. Oggi nel trentesimo anniversario della catastrofe, i riti religiosi si sono articolati, come da tradizione, nella messa di suffragio presieduta dall’arcivesco-
Mauro Gilmozzi, intervenuto nel momento di ricordo a margine delle commemorazioni nel centro polifunzionale di Stava - questa tragedia ha segnato un duplice cambio di passo per il Trentino: “Il primo è il rapporto fra la costituzione della Fondazione Stava e la memoria che è mantenuta viva e attiva grazie all’impegno e al lavoro della Fondazione. Il secondo è il cambiamento che si è innescato anche in Trentino, dopo Stava: pensiamo al secondo piano urbanistico, alle carte geologiche, ma anche alla legge che oggi è in discussione in Consiglio provinciale, con queste norme si sono voluti mettere al centro della strategia di sviluppo l’ambiente, il territorio e il paesaggio”.
vo di Trento, monsignor Luigi Bressan: «Dalla memoria della tragedia deve nascere un atteggiamento più attento verso il Creato; 30 anni fa a Stava si sfidarono le leggi della statica e della natura», mentre invece bisogna “porsi dei limiti in favore del bene altrui e per le prossime generazioni”; quindi la processione lungo le vie di Tesero, con il coro parrocchiale e la banda sociale Erminio Deflorian, e la preghiera sul cimitero delle Vittime con benedizione delle tombe. L’eredità di Stava. Per l’assessore provinciale
Il messaggio del Capo dello Stato. Importante anche il ricordo che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto inviare: «Quella di Stava – ha scritto - fu una strage che poteva essere evitata, si doveva evitare. La giustizia ha fatto il suo corso. Oggi non ci sono dubbi sulle responsabilità, ma nulla potrà mai restituire alla vita e agli affetti le 268 persone inghiottite dall’acqua e dal fango, tra i quali molti bambini e ragazzi. L’Italia ha il dovere di ricordare quel sacrificio e di agire con decisione e competenza perché simili tragedie non abbiano più a ripetersi. Abbiamo l’obbligo di rendere merito a chi, in quei giorni tristi, si è prodigato per i soccorsi e alla popolazione di Stava e di Tesero che ha reagito con dignità e spirito di solidarietà di fronte all’accaduto. E infine è giusto onorare l’impegno di chi si è battuto per far emergere la verità». Per conoscere a fondo questa storia e i suoi contorni: www.stava1985.it
Attualità
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In Provincia la paura dell’orso fa novanta Anche i vertici della Pat hanno compreso la pericolosità del plantigrado dopo le ultime due aggressioni
Che a ben guardare, però, oggi è molto più giustificata degli anni passati, quando i danni arrecati dall’animale andavano a scapito solo di pastori e malgari intenti a far pascolare greggi e armenti. L’orso, lo dicono le notizie di cronaca, ha superato l’atavica paura dell’uomo. E, in alcune circostanze, aggredisce anche il suo nemico numero uno. Gli echi delle news che lo riguardano e gli incontri sempre più frequenti con l’animale hanno suscitato timori sulla sicurezza dei boschi tanto da indurre il governatore Rossi a sollecitare il ministro all’ambiente Galletti a “Misure urgenti per la gestione della popolazione dell’orso bruno in Trentino”. Che cosa chiede il presidente della Provincia di Trento al responsabile dell’ambiente di Roma? Chiede semplicemente di poter derogare ai protocolli di tutela e salvaguar-
Ci volevano aggressioni gravi alle persone, ma soprattutto ci voleva la paura della gente non più disposta a imbattersi negli orsi al limitare dei centri urbani, per convincere i vertici della Provincia a prendere atto che i plantigradi in Trentino dia dell’orso. “Poichè – scrive sono cresciute le preoccupazioni e i timori verso l’animale dopo le recenti aggressioni”. E richiama le istituzioni romane a risposte concrete e tempestive. Presidio del territorio, monitoraggio e attività di informazione – dice Rossi ricordando che solo per un caso fortuito durante l’ultima aggressione le conseguenze non sono state estreme - e che, da allora, “ci sono aree del territorio trentino che non vengono più frequentate”. Al ministro Galletti, il Governatore offre anche gli ultimi aggiornamenti conseguenti all’ordinanza adottata dopo l’aggressione di
Cadine. “Ma queste cose – scrive Rossi – non bastano più. Sono in gioco la sicurezza dell’intera comunità. E la possibilità di godere serenamente le risorse territoriali della nostra terra”. Ecco dunque che, anche la politica trentina da sempre schierata a favore del progetto di ripopolamento Live Ursus, sta cambiando opinione. Basta minimizzare gli effetti negativi della presenza degli orsi in Trentino. Ora, preso atto delle paure della gente, si sta muovendo in maniera del tutto diversa dal passato, quando i plantigradi non erano recepiti dalla popolazione come dei potenziali pericoli alle persone e all’immagine
stanno diventando un problema. Un problema che probabilmente, come stanno evidenziando alcuni esperti, è frutto anche di una buona dose di isteria con cui molti cittadini si sono lasciati prendere dalla psicosi dell’animale. turistica delle nostre località. Per questo, in attesa delle decisioni che arriveranno da Roma, i consiglieri provinciali hanno votato una mozione per l’abbattimento o la sterilizzazione delle bestie per ridurne il numero. A dare la misura di quanto l’orso preoccupi la Giunta provinciale c’è il secco no al referendum proposto da Lega e Forza Italia sulla drastica limitazione dei plantigradi nella nostra Regione. Maurizio Fugatti, Giacomo Bezzi e compagni di partito hanno proposto una consultazione popolare per conoscere di prima mano l’opinione dei cittadini al riguardo. “Un referen-
dum di questo genere sarebbe troppo costoso – ha replicato in sostanza il presidente Rossi – e non è necessario spendere due o tre milioni per sapere se i Trentini hanno paura”. La paura dunque fa novanta anche nelle stanze di piazza Dante, dove com’è noto sono molto sensibili all’opinione pubblica. E ai voti dei cittadini. Ecco dunque che oggi, dopo anni di idillio, la luna di miele,
tra il simbolo del Parco Adamello-Brenta e la Provincia, è finita. La decisione finale spetterà alla corte Roma. Ma, le iniziative assunte dagli organi provinciali indicano che, per la specie ursina che dal 1990 ha ripreso possesso dei nostri territori, c’è un cambio di marcia. Gli orsi sono troppi, è il nuovo credo. Bisogna riequilibrare la loro presenza. Ne va della tranquillità della popolazione e dei turisti, non più attratti dal fascino dell’orso come elemento di genuinità. Ma spaventati e tenuti alla larga dalle nostre montagne per timore di fare brutti incontri. Ettore Zini
Chenonfosserodipeluche,lo sapevanotutti...Tranneipolitici Che gli orsi importati dalle foreste slovene non fossero di peluche, come quelli accarezzati e vezzeggiati da piccoli, e quindi perfettamente in grado di riprodursi, lo sapevano tutti. E nemmeno che fossero docili e paciocconi come quelli visti nei cartoons americani. Dove, al massimo vanno a razziare un’arnia d’api o il cestino da pic-nic dei turisti che si avventurano nel parco dello Yellowstone. I plantigradi che, all’inizio degli anni novanta siamo andati a prendere a viva forza sulle pendici del monte Masun, da cui uno dei primi esemplari importati ha preso il nome, erano e sono animali selvatici in carne e ossa. Con il loro fascino e la loro carica di simpatia, finché stanno alla larga. Ma, pericolosi per l’istinto che accompagna
la loro natura bestiale e scontrosa verso l’uomo, l’atavico nemico. Soprattutto in grado di figliare e moltiplicarsi. Né più, né meno come fanno volpi, cervi, caprioli, ghiri, lepri, api e farfalle. Il regno animale, come l’uomo, quando trova habitat e condizioni adatte, si accoppia e si moltiplica. Con maggior facilità se non ha nemici naturali. E monsieur orso, vista la stazza, è l’unico a non avere di questi pensieri. Gli unici a non essersene mai resi conto sono i politici. Sempre pronti a cavalcare e applaudire mode o novità. Fintanto che portano consenso. Lestissimi a rimangiarsi tutto, non appena si avvedono che il giocattolo si sta per guastare. E’ la parabola, anche un po’miseranda, degli orsi di casa nostra. Portati qui dai respon-
sabili della nostra Provincia con la sicumera di chi sta compiendo un’azione da manuale: nell’interesse dell’ambiente e del turismo locale. E che ora, anelerebbero - alla stregua della fata Turchina - di farli sparire con un tocco di bacchetta magica. L’opinione pubblica, dopo le aggressioni di Pinzolo, Zambana e Cadine, ha paura? Molti trentini dicono apertamente che oggi gli orsi sono troppi e andrebbero limitati? Ecco quindi che, anche i nostri politici, fino a ieri grandi sponsor del progetto Live Ursus, sono pieni di dubbi sulla validità del piano di protezione della specie. Gli stessi che fino a ieri magnificavano la reintroduzione dell’animale, oggi li scansano come la peste. “Dobbiamo pensare a limitarne gli esemplari”. “Roma ci deve
autorizzare a rivedere il Pacobace”. “Si potrebbe esportarne gli esemplari in eccesso in Romania”. Per ultimo: “Non c’è bisogno di referendum per capire che i trentini hanno paura. I plantigradi vanno limitati”. La parabola discendente di sua maestà il re del Parco Adamello Brenta e di tutti i boschi del Trentino Occidentale, è iniziata. E a giudicare dalle dichiarazioni della nostra classe politica la discesa sarà repentina. Si cercherà, è ovvio, di salvare parte del progetto – a cui, tra l’altro, sono state dedicate molte risorse – ma, da idolo del ripopolamento ambientale e calamita turistica, a calamità, il passo è breve. Oggi le azioni dell’animale hanno toccato il punto più basso. Né si prevede che miglioreranno. Giacché, uno dei
motivi della sua aggressività sta nei numeri e in un territorio che comincia stargli stretto. “In Trentino ci possono stare più di cento orsi”. Sostengono alcune associazioni animaliste. I dati di fatto dicono l’opposto. Dal momento che, a ogni stagione si deve prendere atto di una presenza sempre più capillare dell’animale. A questo punto c’è da chiedersi: “Era così difficile prevedere che troppi orsi, su un territorio molto antropizzato dall’uomo, avrebbero creato prima o poi qualche problema?”. Luis Durnwalder, ex presidente della provincia di Bolzano, in un convegno a Tione sugli orsi aveva dichiarato: “Trenta o trentacinque orsi, in Trentino, sono troppi. Il loro numero andrebbe ridotto. Altrimenti poi non ci si potrà
lamentare se fa danni”. Sull’argomento, Durnwalder - notoriamente uomo pragmatico dai piedi piantati per terra - era stato categorico: “Gli orsi, vanno mantenuti perché sono una ricchezza per il turismo. Ma, in numero molto ristretto. In quantità tale, da poter essere facilmente gestiti e messi in condizioni di non arrecare troppi danni”. Questo, quattro anni or sono. Quando gli orsi erano meno della metà di oggi e l’animale era sotto controllo. E, al più, aggrediva greggi e alveari, senza azzardarsi a molestare l’uomo. Possibile che i politici e gli interlocutori provinciali di casa nostra si accorgano dei problemi quando il vaso, non solo è colmo, ma trabocca? (e.z.)
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Il Saltaro delle Giudicarie
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“Finalmente un po’ di fresco!” sospirano contente e si rituffano nelle loro mormorazioni. Persino l’Orsolina s’è tolta il gonnone che le arrivava alle caviglie, adesso indossa una minigonna, si fa per dire, che le arriva sotto le ginocchia mostrando due residui di gambe rinsecchite e segnate da venature profonde, pronte per scoppiare. L’Abele, prudente se ne sta nell’orto, all’ombra del ciliegio che domina i suoi possedimenti. Il troppo caldo, si sa, per gli anziani è micidiale, ti arriva un colpo di sole senza che te l’aspetti e arrischi la pelle. Occhio, meglio l’ombra! Ma il saggio Archimede non ne vuol sapere, lui preferisce il caldo: “Che venga e si mantenga...siamo tutto l’anno al freddo e ci lamentiamo di quel poco di caldo che ci da l’estate? Mah! L’anno scorso tutti a bestemmiare per la troppa pioggia, oggi per il troppo sole, ma Buon Dio, lasciate che la natura faccia il suo corso...” Giusto. Ognuno faccia quel che più gli aggrada, in Giudicarie abbiamo posti stupendi per gli amanti del sole e per quelli che preferiscono il fresco. Altro che mare! Che ti scioglie le membra ed il cervello. Quanto è più bella la montagna con la sua frescura, i suoi luoghi incantevoli, la varietà dei suoi paesaggi, i boschi che sono tutta salute, le piante che ce le ha donate il Signore per rendere più gradevole la nostra esistenza. E c’è ancora chi insiste con il mare...acqua... acqua...e per di più salata, che fa schifo! Spiagge piatte, monotone, incasinate di belle (non sempre!) statuine, inebetite dal sole per un po’ d’abbronzatura, invidiose del colore degli africani, che quando ritornano in paese necessitano d’un mese buono per riprendere coscienza e rinsavire. Vuoi mettere le nostre montagne, i nostri boschi sono vitamine viventi, ti rinfrescano, ti rigenerano, ti illuminano, più d’ogni altra medicina. La Rendena, la verde valle, che quando la percorri ti sembra di salire in Paradiso, il Brenta, il Parco, rocce incantevoli che sono uniche
Ma che caldo fa… IL SALTARO DELLE GIUDICARIE
Riflessioni “balneari” (ma non troppo) nell’estate più calda degli ultimi 100 (!) anni
F
a un caldo boia e la gente si lamenta. Non sa più dove finire per non morire dal caldo. È quanto si sente dire in piazza dalle comari che si ritrovano a farfugliare, perditempo che non sono
al mondo, che ti concede a piene mani momenti di gloria e di beatitudine per gli scalatori e gli amanti del cielo. Il Bleggio, il Lomaso, il Banale, che ti placano l’animo con le acque delle Terme più benevoli d’Italia, con le piane verdeggianti di foraggi d’antico sapore, e con la ciuiga che come scimmiotta un mio amico del luogo, mangiati la ciuiga e muori in pace! Per non dire del Chiese con il suo mare di “zaldo” (mais) in quel di Storo, una miniera d’oro per la farina gialla che garantisce la miglior polenta del mondo. Vista dall’alto con l’ondeggiare sinuoso del mais, mosso dal vento, sembra davvero di vedere un mare verde, ondoso, magico, orgoglio di tutti gli Storesi e di chi l’ha inventato. Belle e serene le praterie di Condino, invitante l’altipiano di Boniprati, così come Rio Caino, prima ricostruzione storica del nostro passato, e la val di Daone, infinita, ricca d’ogni peculiarità alpina, bella d’estate e d’inverno, per finire al lago di Roncone, che sarà anche un laghetto, ma di certo è una perla per tutte le Giudicarie. Mai come quest’anno frequentato ed apprezzato. E infine la Busa di Tione, vero centro sociale di tutte le Giudicarie, con sorprese non da poco: l’ameno santuario della Madonna del Lares, meta di devoti e di innamorati e i molteplici servizi, estivi e soprattutto invernali, di Bolbeno. Una vacanza in Giudicarie, a voce di esperti, è paragonabile ad una vacanza in un centro benessere d’altre zone, solo che le Giudicarie non hanno bisogno di muri,
sono di per sé un centro benessere, da nord a sud, da est a ovest, ovunque le si frequenti è garantito il massimo giovamento del corpo e dell’anima. Provare per credere. Quest’anno con il caldo che fa, saranno in molti a scoperchiare i segreti salutari della nostra terra. E ne siamo lieti. Purtroppo non sono pochi quelli che trascurano i nostri ragionamenti e vanno dritti, testardi come muli, a sbattere contro guai d’ogni genere. Si, perché il colpo di sole, fra le tante cose, talvolta fa uscire di testa. Lo sanno i politici che se ne stanno a ridosso di condizionatori d’ogni specie per poter essere presenti col fisico e con la mente nelle loro impegnative occupazioni. E ciò nonostante non sono pochi quelli che matteggiano con discorsi strampalati e ragionamenti senza capo né coda, ma quello , a dir il vero, capita tutto l’anno, con il caldo o con il freddo. Ma d’estate è peggio, sono presi dalla fregola d’andare in ferie, e così non vedono l’ora di potersene andare. Ovvio, si
altro. Così hanno la scusa di concedersi un caffè nella vecchia osteria del paese, mezza infossata, con i muri come quelli di un castello, che garantisce frescura e un oste mezzo alcoolizzato.
sa, il loro lavoro è stressante e poco pagato(?), lavoro usurante, che richiede lunghi periodi di riposo. Prima d’andarsene di solito rilasciano le ultime dichiarazioni, quasi un testamento spirituale, convinti che senza di loro la gente, il popolo, ne soffrirà la mancanza, “Torneremo, più forti di prima...” dichiarano di solito. Chiaro? Aspettami e vedremo. Che cambi qualcosa verso l’autunno, forse prima, forse dopo. Beh, la Borgonovo Re cambierà di certo, il metodo ha detto, il metodo di approcciarsi alla gente: è già una bella cosa riconoscere le proprie mancanze, con tanta coda di paglia, ma è opportuno che cambi anche il resto...di Bindi ne abbiamo già una da sopportare a livello italiano,
che pensare di convivere per molto nella nostra terra con la sua fotocopia, è una prospettiva agghiacciante. Ma credo sia troppo tardi, nonostante il sostegno del suo cerchio magico fatto di trote, carpe, tinche e qualche pesce sega anche delle Giudicarie (orrore!), il presidente Rossi l’ha sostituita, finalmente!, il nuovo assessore alla Sanità è Luca Zeni, altrettanto spocchioso, ma di certo più furbo. Dalla padella alle brace...speriamo di no! “Ma non finisce qui...” ha sentenziato severa la dolce Borgonovo, aspettiamo per ridere. Il Patt vorrebbe invece cambiare il segretario Panizza. Non se ne parli, Panizza resta perché è senatore e perché un “casinista” scaltro e capace come lui lo dovresti ordinare in Val Gardena, se già non l’avessi in carne ed ossa. Con buona pace dell’on. Ottobre. Quel che succederà nell’UpT permane un mistero, qui davvero sarebbe necessario un colpo di sole, una mattana intelligente per uscire dall’empasse, Cantieri Cittadini alla grande purché siano democratici, raccomando, con Fravezzi capomastro e il Dellai a fare da imprenditore edile, la Segretaria Conzatti che resiste, meglio l’artigianato nostrano,
che resta la spina dorsale del nostro territorio, con i tempi che corrono, meglio tenere i piedi per terra, con il Mellarini d’accordo, lui e gli altri consiglieri che vengono dalle valli. Per il resto, caldo o non caldo, non cambia nulla, continua la rappresentazione del basso livello della nostra rappresentanza politica e che Dio ce la mandi buona. Anche perché per le Giudicarie si sperava che con l’estate e il caldo si calmassero un po’ le nostre angustie, l’ospedale, l’orso, le circonvallazioni, il lavoro, la crisi, e quant’altro, invece il caldo ci ha reso ancor più nervosi e sospetti, abbiamo l’impressione che in città ( in Provincia) si continui a considerarci polli da spennare, buoni solo per pagare tasse e raccogliere voti, terra da mantenere divisa e povera, la periferia infelice di zone prosperose dove non si pagano tasse, si foraggiano cani e porci con i nostri soldi, e vivono felici e contenti alle nostre spalle. Così non può andare avanti, caldo o non caldo, è un messaggio che sale convinto e tonante a chi ci governa e a chi ci rappresenta. Alla Comunità di Valle in particolare, che si è rinnovata in questi giorni, che torni a fare il suo dovere, senza soggezioni, compromessi o, peggio ancora, sottomissioni. E noi, Giudicariesi, godiamoci il caldo finché dura, che di freddo ne subiamo anche troppo, ogni anno, tutti gli anni, da mille anni a questa parte.
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Porto Franco
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Se il Partito Democratico fosse “forte” avrebbe difeso il suo assessore e avrebbe preteso un rimpasto di Giunta
Caso Borgonovo: per il Pd una resa incondizionata Qualcuno ha sommessamente osservato – come è stato detto più volte e con documenti alla mano in Consiglio provinciale - che l’ex assessora Borgonovo Re tentava in definitiva di dare applicazione a linee ed indirizzi di politica sanitaria già individuati nel 2013 dall’allora giunta Pacher-Rossi. Ma non è questo che ci interessa in questa sede, né vogliamo entrarvi nel merito. Piuttosto vorremmo dedicare qualche nota alla posizione e agli atteggiamenti del PD, partito con tante facce e tante contraddizioni, sempre più allo sbando non solo a Trento. Non solo a Trento…. basterebbe – per fare un esempio - pensare alle vicende di Napoli dove il Pd prima dà il via libera per l’elezione del presidente della Regione ad un “impresentabile”, che, una volta eletto, viene sospeso da Renzi in base alla famosa legge Severino e successivamente rimesso in sella da una sentenza di
di Ettore Zampiccoli
E
così, alla fine di un tira e molla, la signora Donata Borgonovo Re è stata giubilata. Non è più assessore provinciale alla sanità perché il Governatore Rossi le ha tolto le deleghe, cosa assai rara nella storia della Provincia ma di grande significato
politico. Il pretesto di Rossi per liberarsi di una assessora forse un po’ scomoda sono stati i punti nascita. Tema sul quale già nei mesi scorsi c’erano state polemiche roventi. Forse, però, le ragioni sono un po’ più complesse. mette che il Governatore a poche ore dall’esito della mozione tolga comunque le deleghe alla signora Borgonovo. Ma che gioco è?
un Tribunale (solo in Italia possono accadere cose simili ! ). Ma restiamo a Trento, al nostro piccolo Trentino e al PD. Quando una esponente di primo piano di questo partito, per l’appunto la signora Borgonovo Re, viene contestata da una parte della maggioranza e dal governatore in carica la logica
politica e partitica avrebbe voluto che il Pd facesse quadrato, difendendo la sua assessora. Invece il Pd si presta ad una indecorosa manfrina: prima affronta in aula la discussione della mozione, con la quale le minoranze chiedevano le dimissioni della Borgonovo, la respinge – e ci vorrebbe altro – ma poi per-
Se fosse un partito “con le palle” il Pd non avrebbe permesso che il governatore di turno togliesse le deleghe ad una sua rappresentante e avrebbe preteso che semmai si affrontasse un rimpasto utile per rimediare a ben più serie debolezze che stanno dentro la Giunta provinciale. E invece – almeno sino al momento in cui scriviamo – il Pd sta zitto e subisce. Così facendo dimostra urbi et orbi una preoccupante debolezza e uno scarso senso di dignità politica. Chi ne guadagna è l’immagine del Governatore e del Patt, ai quali probabilmente non par vero di trovare un alleato così
debole e sbalestrato. Buon per loro: del resto in politica ognuno fa il proprio gioco e se un partito lascia uno spazio vuoto sicuramente ci sarà chi lo riempie e se porta a casa. Non hanno capito gli strateghi del Pd trentino che al gesto del Governatore forse si doveva reagire facendo saltare il banco anche a costo di minacciare il ritiro della delegazione assessorile senza escludere di arrivare ad elezioni provinciali anticipate. Addirittura le elezioni anticipate? Sì, perché le elezioni provinciali anticipate potrebbero essere un momento magico per ristabilire equilibri certi e per ridare al Pd un po’ di fiato e di spazio, di certo potrebbero essere l’unica strada per interrompere la cavalcata vincente del Patt e di Rossi, il quale – non
dimentichiamolo – è diventato Governatore più per gli errori del Pd che non per i meriti propri del Patt. Invece accettando il diktat del Governatore, il Pd di fatto ha raggiunto due obiettivi certi: ha perso ulteriore credibilità, ha fatto sapere all’opinione pubblica che nella maggioranza conta assai poco, ha accettato una resa incondizionata e poco onorevole ma soprattutto ha aperto un’autostrada per Rossi ed il Patt, i quali ora potranno procedere tranquillamente rafforzandosi nei mesi a venire sul territorio e guardandosi, nel frattempo, attorno per capire come e quando sostituire il Pd. Già Panizza questo lo ha fatto capire alla “Leopolda” del Patt svoltasi qualche settimana fa a Trento. Forse il PD non se ne rende conto ma con questa posizione di subalternità ha già consegnato al Patt e a Rossi anche la prossima legislatura. Per Rossi un bel colpo di fortuna.
L’EDITORIALE di Paolo Magagnotti
Continua dalla Prima Eppure, dopo che nel 1434 il capitano Gil Eanès, sotto bandiera portoghese del principe Enrico il Navigatore riuscì a doppiare capo Bojador, evento cui talvolta si fa risalire la “scoperta” dell’Africa, i rapporti con l’Europa hanno registrato un significativo crescendo. Il prevalente interesse fu tuttavia per lo sfruttamento di beni ed esser umani. Pensiamo agli uffici e centri per il traffico di schiavi istituiti da vari Paesi europei che ha registrato un crescente “giro d’affari” parallelamente all’intensificarsi del commercio dei “Neri”, concentrati in fortificazioni che servivano anche da deposito e magazzini. Nel 1550 il solo Portogallo era in possesso di sei fortificazioni nell’antica Costa D’oro, la regione corrispondente all’attuale Ghana. Seguirono a ruota nelle fortificazioni l’Olanda e l’Inghilterra, mentre nella stessa regione ed in altre realtà africane , fra cui il Senegal, Danimarca, Germania e Francia si concentrarono su uno o più uffici nel commercio degli schiavi. Dopo la Rivoluzione francese, in seguito all’abolizione della tratta dei Neri, grazie soprattutto all’azione degli antischiavisti, gli europei continuarono a conservare i loro interessi africani accordandosi sulla conquista del Continente, concentrandosi su territori particolarmente interessanti. Con la scaltrezza che lo caratterizzava, Bismarck, giocando in anticipo per contenere le aspirazioni egemoni della Gran Bretagna, ospitò a Berlino, fra il novembre del 1884 e il febbraio
E se l’Africa si vendica? Matteo Salvini
1885, una serie di incontri tra rappresentanti di Paesi europei entrati nella storia come “Conferenza di Berlino” o “Corsa all’Africa”, con i quali venne decisa la spartizione del Continente. Fu l’inizio della colonizzazione, alla quale più tardi anche l’Italia seppe metterci del suo, e la Francia, che oggi respinge anche con mezzi indegni disperati africani, sembra essersi dimenticata di ciò che ha combinato, fra l’altro, nel regno del Dahomey, diventato poi il Benin. Al di là del principio senza tempo della solidarietà, come possono oggi Paesi europei dimenticare che a partire dal quindicesimo secolo l’Africa e gli africani hanno subito
leggi d’Europa? L’Europa, che ha la sua identità formatasi nella relazione dovrebbe comprendere che da tempo l’Africa, come sottolinea il filosofo rosminiano Markus Krienke, “ha costituito una sorta di specchio per l’identità europea”. Essendo giunto il tempo che l’Europa superi il suo atteggiamento di considerare determinanti, quasi dogmi i suoi criteri, dobbiamo probabilmente avvicinarsi di più all’“inclusione dell’altro” di Jürgen Habermas e all’“etica globale” di Hans Küng, ed educarci alla “dignità della diversità”. I rapporti dell’Europa con l’Africa non debbono porsi sul piano di una spietata concorrenza che si rapporti
con il sistema di gestione di interessi cinesi nel Continente. L’èlite afrodiasporica, con un crescente numero di intellettuali africani presenti anche in paesi europei, deve farci riflettere anche sulle nuove potenzialità di collaborazione euro-africana a vari livelli. Nel rapportarsi con il più antico continente abitato e le relative comunità, che presenti in 54 Stati costituiscono il 14% della popolazione mondiale, l’Europa deve probabilmente riflettere maggiormente anche su che cosa possa significare oggi e nel futuro il sogno di “Eurafrica” del presidente senegalese Léopold Sédar Senghor, idea entrata recentemente anche nei ragionamenti politici di Andrea Riccardi. Da parte dell’Unione Europea, e soprattutto dei suoi Stati membri, con particolare riferimento a quelli dell’area mediterranea, sono richieste politiche molto più concrete nei confronti dell’Africa . È ben vero che da tempo sono stati firmati accordi e definiti programmi ambiziosi nei rapporti fra Unione europea ed Africa. Già nel 1964 venne firmata la Convenzione di Yaoundé, nel Camerun; seguirono le Convenzioni di Arusha (Tanzania) nel 1969 e di Lomé(Togo) nel 1975. Nei tempi più recenti il Consiglio europeo ha promosso due ambiziosi progetti coin-
volgenti Paesi europei ed africani: nel 1995, il “Processo di Barcellona”, che prevedeva un partenariato euromediterraneo rafforzato, e nel 2008, l’ “Unione per il Mediterraneo”; il primo progetto è fallito sul nascere ed il secondo non è ancora uscito al letargo. Nel frattempo la Cina ha stabilito che sta attuando una potente e pervasiva politica di sfruttamento di risorse africane, realizzando una penetrante rete di rapporti nel contesto politico. La reazione di questi giorni alle migrazioni che partono dall’area mediterranea, oltre che registrare il fallimento di fondamentali principi fondanti dell’integratore europea, evidenziano che non si è capito quello che potrà esserci di africano nel futuro dell’Europa. Come disse Wilhelm Staudacher in un convegno organizzato nel novembre 2009 a Roma dalla “Fondazione Konrad Adenauer” in collaborazione con il “Centro per gli studi europei” sul tema “Eurafrica”, “chi vedere nelle migrazioni solo un pericolo non sa capire i segni dei tempi”. Nel 2009, il Sinodo dei Vescovi sull’Africa si è svolto all’insegna del grido “Africa, alzati!”. Probabilmente è anche l’Europa che deve svegliarsi, prima che la vendetta africana la faccia uscire di soprassalto dal suo torpore. Paolo Magagnotti
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Europa
AGOSTO 2015
Cresce nell’ex patria degli Asburgo la rivolta anti-UE
Venti anti Unione Europa inAustria La cosa però andava ben oltre e soltanto poco tempo fa sono venuta a conoscenza di questa EU-AustrittsVolksbegehren, ovvero una petizione popolare, indetta con vigore da Inge Rauscher, esponente del comitato apartitico Initiative Heimat & Umwelt (IHU). Tema: l’uscita dell’Austria dall’Unione europea. Innanzitutto è necessario distinguere questa consultazione popolare dal referendum greco del 5 luglio: nel caso della Grecia si parla di un referendum vero e proprio indetto dal governo, nell’altro di una raccolta firme di iniziativa privata. Ma nonostante la differente modalità di partecipazione e la diversità delle due richieste (in Grecia si è chiesto ai cittadini di accettare o meno il piano di aiuti e riforme proposto dai creditori), il messaggio di fondo che è stato mandato dalle due nazioni ha una base comune, ovvero una forte difficoltà e avversione nel continuare a far parte dell’UE. In patria asburgica quindi, il comitato apartitico ha raccolto dal 24 giugno all’1 luglio ben 261 159 firme a favore, quindi un numero elevato di persone non più disposte a credere nel progetto europeo. Un gran risultato, considerando che l’avvenimento è stato quasi totalmente oscurato dai media, troppo occupati in pronostici e diagnosi riguardo al referendum che si sarebbe tenuto pochi giorni dopo in Grecia. Nonostante quindi la poca pubblicità e il silenzio dei media, anche sullo stesso territorio austriaco (la campagna infatti non è stata appoggiata nemmeno dai partiti più euroscettici), l’obiettivo è stato comun-
I
n quest’ultimo caldi Francesca do periodo, anche se sempre di corsa, ho notato più volte sia nei pressi dell’università che nell’antico centro della città di Innsbruck, la ricorrente presenza di un particolare adesivo, appiccicato un po’ ovunque, senza criterio. Un adesivo tondo molto semque raggiunto, poiché sono state superate le 100 000 firme necessarie a far entrare la proposta al Nationalrat, ovvero il parlamento austriaco, che ora sarà costretto per volontà del popolo ad inserire questo tema nell’ordine del giorno. Le motivazioni principali per scappare dagli ordini di Bruxelles si sviluppano soprattutto intorno ad una forte critica alla mancanza di divisione dei poteri del parlamento europeo, alla libertà di mercato e circolazione (principi fondamentali dell’Ue), quindi la contrarietà all’abolizione delle fron-
plice, ma contenente un messaggio molto chiaro: fuori dall’Unione Europea. Inizialmente non ci avevo dato né troppo peso né mi ero interessata particolarmente, pensando fosse uno dei normali slogan di qualche partito indipendentista austriaco.
Cristoforetti
tare soprattutto per il gran numero di Stati europei aderenti alla NATO (di cui l’Austria non è membro diretto, ma membro associato).
tiere, vista come una totale mancanza di controllo e di sicurezza per i cittadini. Nel lungo elenco, l’IHU richiama anche il principio di neutralità su cui si basa la nazione austriaca, ovvero
l’allontanamento dello Stato da ogni tipo di accordo militare: l’unica soluzione per poter rispettare questo principio sarebbe l’uscita dall’Unione, la quale viene considerata un patto mili-
Come accennato precedentemente, è impossibile fare un paragone tra la situazione greca e quella austriaca, considerando le diverse condizioni e le vicende differenti: per la Grecia la situazione è complicata, se non catastrofica e il rischio di uscire dall’Europa non è soltanto molto elevato, ma purtroppo seriamente concreto e reale.
E anche se l’EU-AustrittsVolksbegehren non è stato preso seriamente e probabilmente sottovalutato dagli altri paesi europei, considerato lo scarso interesse dell’informazione pubblica e lo scetticismo sulla possibile concretizzazione della richiesta austriaca, una cosa è certa, il malcontento e la disillusione si sono estesi a macchia d’olio dal cuore delle Alpi fino al bel mezzo del Mediterraneo. Forse il concetto di Europa sta cambiando ed è anche per questo che la sfiducia sta crescendo: l’uscita anche di un solo Stato dall’Unione europea dovrebbe essere vista come una totale sconfitta di un progetto che, al suo interno, si sta dimostrando sempre più contraddittorio, nei modi e nei fatti.
PENSIERI SENZA TEMPO - A cura di PAOLO MAGAGNOTTI
Alcide De Gasperi disse:
“Se non c’è una possibilità di ottenere una volontà collettiva o una rappresentativa, allora [si arriva] a fare i decreti legge, [si arriva] alla dittatura aperta o larvata. Ecco perché il sistema maggioritario(non parlo di sistema elettorale, ma di sistema maggioritario) è quello secondo il quale decide chi ha la responsabilità”. (Discorso pronunciato a Predazzo il 31 agosto 1952). “Possiamo, di caso in caso, essere per la libertà di iniziativa e in caso di necessità essere anche per la socializzazione e per la municipalizzazione; possiamo tranquillamente dedicarci per una forma o per l’altra,
purché la sostanza, cioè l’interesse del popolo, sia quello che ci guida”. (Discorso pronunciato a Trento il 25 aprile 1951 in piazza Cesare Battisti sul tema “Per il secondo Risorgimento d’Italia).
“Guai a quella concezione politica, secondo la quale tutto il male si trova da una parte e tutto il bene dall’altra”. (Conferenza tenuta a Bruxelles il 20 novembre 1948 sul tema” Le basi morali della democrazia”). “Si tratta di impedire che d’ora in poi, troppo potere sia posto in una sola mano o in un solo settore della vita nazionale. La
storia… dimostra che nessuna precauzione di ordine costituzionale potrebbe impedire l’avvento della tirannia se un’attiva coscienza democratica non è operante nel popolo”. (Conferenza tenuta a Bruxelles il 20 novembre 1948 sul tema” Le basi morali della democrazia”).
“Gli Stati Uniti costituiscono in se stessi una enorme forza morale, economica e politica. Quindi il loro contributo all’organizzazione mondiale può essere decisivo. Per di più questo Paese si è sviluppato libero da quelle eredità di pregiudizio e di odio che secoli di guerre hanno seminato in tan-
te nazioni d’Europa”. (Discorso pronunciato al “Forum” di Cleveland (SA) il 13 gennaio 1997).
“Ma soprattutto, nel nostro lavoro, è la volontà politica di realizzare l’Unione Europea che deve essere il fattore determinante, la forza di propulsione. La cooperazione economica è necessariamente un compromesso fra le esigenze autonome naturali di ogni partecipante è una volontà politica superiore. Se la realizzazione della solidarietà economica europea dovesse dipendere dalle formule di compromesso elaborate dalle differenti amministrazioni
interessate, questo ci condurrebbe molto probabilmente a debolezze e contraddizioni”. (Discorso tenuto all’Assemblea del Consiglio d’Europa a Strasburgo il 15 settembre 1952).
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Attualità Sindaco Cereghini, scusi, accoglie sempre tutti a partire da questi orari che ricordano un po’ le abitudini di Durnwalder? Quello di sindaco è un impegno a tempo pieno, a dire il vero ancora più pieno di quello che immaginavo. Almeno oggi cerco di farmi avanzare un po’ di giornata da dedicare alla famiglia. Allora andiamo subito al sodo. Come e quando parte il Suo progetto politico? Da una richiesta compatta della precedente minoranza, grazie anche alla buona regia di Augusto Gallucci. Una proposta stimolante e poi un lavoro serio, partito circa quindici mesi fa: idee chiare e subito un candidato sindaco ben identificato. Un percorso di formazione, di confronto, di dialogo. L’idea era quella di provare ad amministrare bene, in modo trasparente, con una squadra ben assortita, valida e motivata e che avesse una gran voglia di lavorare. Una campagna sobria, con messaggi chiari e pratici, propositiva… Quanto è costata? 9000 euro in tutto, senza ricorrere a curatori d’immagine e maghi di vario tipo. Abbiamo fatto tutto da noi, la brochure era molto diretta ed efficace. E quindi il 10 maggio… Una bella soddisfazione, sapevamo di avere buone possibilità, ma il 60% dei consensi (59,6% ndr) ci ha gratificato. Ho atteso a casa, mi hanno chiamato a cose fatte. Una giunta arcobaleno. I colori sembrano dissonanti. Quale il collante? Come dicevo prima, la nostra è una lista civica. Una vera lista civica cementata da obiettivi chiari e condivisi, partita da uno zoccolo duro che era la minoranza della precedente amministrazione. Io non ho e non avrò tessere politiche, anche se la politica mi sta corteggiando, l’ultima telefonata è di ieri sera. Non credevo, ma Pinzolo pare abbia la sua importanza… A sentire Salvini, Pinzolo era quasi annessa alla
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ALLA SCOPERTA DEI NUOVI SINDACI – 1/ Tre mesi da primo cittadino a Pinzolo
Michele Cereghini, il volto del cambiamento di Enrico Gasperi
Una domenica mattina, molto presto, presso il suo studio.... Padania. (sorride) Non è proprio così, siamo una lista eterogenea con individui che hanno e possono avere connotazioni diverse ma con cui ho condiviso in maniera molto seria e sincera un programma importante e accettato l’aiuto di tutti. E tengo a precisare che tutti stanno lavorando a un livello altissimo. È ancora presto, ma sono estremamente soddisfatto. Insomma, possiamo dire che Barbarossa e Alberto da Giussano dopo mille anni hanno scoperto che potevano andare d’accordo… Certamente. Se guardiamo al bene comune, con spirito civico, può essere possibile togliere il ruolo della politica dalla gestione municipale e ottenere buoni risultati. La politica non sempre ha la visione e la vicinanza al territorio. Quale la prima cosa fatta in assoluto dopo l’insediamento? Quali le tematiche già affrontate? I grandi eventi premevano. Il Giro d’Italia passava dopo due settimane, le strade erano ancora da asfaltare. Incombevano quindi i grandi ritiri di Roma e Samp, per cui dovevamo subito mettere il territorio in condizione di ospitare degnamente queste manifestazioni. È stato uno sforzo concentrato e notevole. E subito abbiamo azzerato l’Imis sugli impianti di risalita, un segnale politico forte a chi opera in
Michele Cereghini Sindaco di Pinzolo
MICHELE CEREGHINI - LA SCHEDA Data di nascita: 27.1.1974 Famiglia: sposato con Elena, un figlio (Leonardo, 7 anni) Studi: maturità scientifica a Tione, laurea in ingegneria a Trento Professione: ingegnere libero professionista presso Studio Tecnico Cereghini (con la sorella, architetto) Hobby: sport, attualmente allenatore di hockey su ghiaccio (un passato da professionista in serie A con Milano e in Nazionale) Musica: italiana, rigorosamente in automobile Piatto preferito: pasta, in tutto le sue forme ed espressioni (ma dovrei trattenermi…) Vacanze: rare, l’ultima in tenda con mio figlio, in genere libere e in posti dove non prende il cellulare Motto: nessuno in particolare, mi piace però ragionare e fare come “il buon padre di famiglia” Busta paga da Sindaco: 3250 euro lordi mensili maniera decisiva sul territorio. Qual è la situazione finanziaria del comune di Pinzolo? Discreta. Ci sono situazioni da controllare e verificare e, visto che d’ora in poi dovremo praticamente gestire tutto quasi esclusivamente con soldi nostri, le scelte dovranno essere molto oculate.
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Una critica e un merito della precedente amministrazione La nostra lista vuole essere forza di governo, portare avanti il proprio progetto, non ritengo di fare critiche in questo momento. Di positivo voglio però ricordare in modo particolare la struttura della biblioteca, una scelta azzeccatissima. I rapporti con le frazioni? Un giorno fisso a settimana sono a Campiglio. Campiglio è un patrimonio, un riferimento dell’intera valle, fondamentale per economia e immagine. Per Mavignola, sacrificata e isolata dal collegamento, è necessario recuperare ed enfatizzare la sua tipicità di terrazza sul Brenta, premiarla dal punto di vista turistico. Le funivie di Pinzolo… Stiamo lavorando per cercare di prendere consapevolezza dall’interno delle
problematiche strutturali e di gestione. Chiaro che così non va bene, stiamo studiando soluzioni da proporre già in questo o nel prossimo cda. Overdose di calcio e calciatori: vi siete trovati a dover gestire due ritiri importanti già programmati. L’immagine di Pinzolo estiva è ormai legata a questa attività. È questo il futuro? A maggio non si sapeva chi e quando sarebbe venuto. Mettendo in campo certe cifre bisogna pretendere miglior programmazione da parte di queste grosse società. Adesso, passato il momento caldo, devo ammettere che, a parte le campane che hanno disturbato i timpani affaticati di Totti, le cose son andate molto bene, ma a settembre faremo i conti esatti, con esatte cifre in campo; poi ci confronteremo con Trentino Marketing per decidere
come impostare il binomio territorio-calcio per il futuro, capire l’effettiva ricaduta del prodotto. Vorrei vedere un bilancio serio di questi ultimi 10 anni. L’ormai leggendaria circonvallazione? Posticipata al 2018! Sono 80 milioni di lavori, una cifra importante. Adesso che è partita la nuova comunità di valle (con un assessore di Pinzolo competente sulla viabilità) pretenderemo di capire se c’è volontà, vogliamo garanzie. Il 2018 è anno di elezioni provinciali, non vogliamo sentire di nuovo “ne parleremo dopo le elezioni”, qualcuno dovrà prendersi responsabilità in tempi brevi. Area Leali? È un privato. Al di là di tutto quanto detto e fatto (l’iniziativa era già partita prima delle elezioni, nella scorsa legislatura non avevamo condiviso questa assegnazione di 5000 metri cubi destinati a seconde case), non faremo nulla per mettere i pali fra le ruote di un’iniziativa privata. Tema presidenza del parco… C’era da risolvere il problema dei comuni fusi. Non ci sarà la proroga richiesta per attendere le fusioni, per cui si andrà a decidere con i delegati degli attuali comuni, un compromesso forzato ma così si è deciso. Sui nomi la partita è aperta. E l’orso? Un vero problema, delicato e particolare che non si può affrontare solo con serate informative o cartelli. Adesso è una preoccupazione reale, ho inviato una lettera a tutti i comuni e gli enti della zona per promuovere un incontro con la Provincia e poterci presentare con una forza numerica sufficiente. Quanto resterà in politica? Progetti per il futuro? Non ho altre ambizioni di salti in alto, vorrei curare il progetto della nostra coalizione e vedere risultati concreti. Credo che la famiglia stia aspettando. Buona domenica e mille grazie.
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L’intervento
AGOSTO 2015 Immigrati, la parola al sindaco di Roncone
Sulla vicenda immigrati è stata fatta disinformazione Esaminiamo la ricostruzione della seduta del Consiglio comunale di Roncone avvenuta lo scorso venerdì 10 a cura di Aldo Pasquazzo, pezzo che mi ha suscitato un’incredulità intrisa di rabbia e delusione per il modo in cui è stato confezionato il pezzo. Il corrispondente locale del “Trentino” ha semplificato la drammaticità di questo Consiglio in un grottesca cronaca di battute ad effetto (anche il titolo stesso non rispecchia la base dei fatti reali: “Caso profughi, le opposizioni chiedono la testa del sindaco”) che amplificava dettagli insignificanti del dibattito, introduceva insinuazioni ripugnanti e trascurava completamente la vera sostanza del confronto. Un confronto durissimo e, come ho detto, drammatico perché si andava a dibattere di un tema caldissimo e che stava dividendo i ronconesi, affrontando direttamente le responsabilità del fare politica in una comunità. La vicenda dei profughi, che era già stata trattata, e purtroppo con superficialità, anche in precedenti servizi locali (primo fra tutti quello del 26 aprile di Ettore Zini, ma poi anche l’ultimo all’indomani dell’incontro pubblico del 23 giugno dello stesso Aldo Pasquazzo), non poteva non piombare di nuovo al centro del Consiglio per l’impatto violentemente destabilizzante (e rivelatore) che ha avuto sulla comunità ronconese. Si è cominciato con le dimissioni di un consigliere di minoranza, dimissioni date proprio a seguito di quella vicenda. Qui lo scontro è stato fra la consigliera di opposizione Catia Amistadi e il sottoscritto. La consigliera sosteneva che l’amministrazione sapeva di decisioni già prese in merito all’arrivo dei profughi e, dicendo di non sapere o tacendo, ha ingannato il Consiglio e la “gente”. La stessa cosa più o meno aveva dichiarato anche in un’intervista rilasciata sempre a A.P. qualche giorno prima sul “Giornale delle Giudicarie”. In questo modo la stessa mi ha accusato di falsità, un’accusa pesante e inaccettabile quando i fatti la
S
di Erminio Rizzonelli*
eparare i fatti dalle opinioni è la regola aurea della stampa. Obiettivo irrealizzabile forse cui tuttavia bisogna tendere con onestà. La stampa ha a che fare con parole scritte che non si cancellano e che nessuna “riparazione” può eliminare del tutto. Bisogna perciò stare attenti a quello che si scrive, mettendo il lettore sempre di fronte a una cronaca completa di ciò che avviene, lasciandogli
per lo meno capire quali sono i fatti e quali le opinioni di chi li descrive. Ma caliamoci nella realtà per rendere più chiara la premessa. Ciò su cui vorrei ragionare riguarda il modo in cui si è finora parlato e scritto a proposito di profughi e dintorni, tema che a Roncone tiene banco da molto tempo. Vediamo come se n’è scritto in relazione a quanto ad es. è avvenuto nel Consiglio comunale.
La Chiesa di Roncone
smentiscono totalmente. Si è basata infatti sulla mia amicizia con il consigliere Giovanni Bazzoli per affermare con “assoluta certezza” che io non potevo non sapere dal momento che Giovanni, secondo lei, stava seduto nel Consiglio pastorale. Quando ha appreso che non ne faceva parte, naturalmente lei non ha smentito le accuse, né chiesto scusa. Con disinvoltura ha cercato di rovinare la credibilità di una persona e di un’amministrazione per compiacere il desiderio diffuso di trovare un capro espiatorio dell’intera vicenda e per procacciarsi il misero profitto politico che ne deriva. Ho protestato duramente contro questo modo di “fare politica” che semina dubbi e sospetti gratuiti. Ho protestato contro il tentativo di deviare l’attenzione dal problema che in quella seduta si doveva analizzare: invece di cercare di capire perché in paese circolino correnti di pensiero con toni ostili rispetto ad altre etnie (correnti che si erano manifestate chiaramente nella triste “serata informativa” del 23 giugno) si preferiva incolpare l’amministrazione di “sapere e non sapere”. Di questo si è aspramente dibattuto nella prima parte del Consiglio: della facilità con cui
si “distruggono”, anche in contesti così idealmente umani come sembrerebbero le piccole comunità, le fondamenta di una convivenza basata sulla fiducia tra le persone; dei “diversivi” per non affrontare a viso aperto una questione fondamentale, quale la disponibilità ad accogliere appunto, come si dovrebbe fare in una comunità vera. Ma ora veniamo alla stampa. Di questa materia forte cosa riferisce A. P., giornalista locale e collaboratore anche del vostro giornale, nella sua cronaca del consiglio apparsa domenica 12 luglio sul “Trentino” e “ripresa” il giorno 15 sempre sullo stesso giornale? Una banale schermaglia fra i gruppi consiliari con la richiesta finale di dimissioni del sindaco avanzata dalla consigliera Amistadi da me messa fermamente davanti alle sue responsabilità etiche e politiche. Il tutto virgolettando unicamente le affermazioni della stessa. E cosa ignora lo stesso giornalista? Ignora la ricostruzione dei fatti da me operata che dimostra che 1. l’Amministrazione non ha mai ricevuto alcuna informativa da Provincia o Commissariato del governo su eventuali arrivi a Roncone di “richiedenti protezione”(altro che “scelta” dell’amministra-
zione come scrive il 15 luglio!); 2. quando ho detto che non c’era nulla di concreto non facevo che ripetere ciò che apprendevo dal nostro parroco; 3. ho partecipato a un incontro informativo e solo informativo (promosso dal Consiglio pastorale a Roncone il 6 maggio con i responsabili della Provincia) e che in questa occasione avevo modo di capire che nel nostro Trentino esiste un’organizzazione responsabile e collaudata che garantisce ospitalità dignitosa per i profughi e sicurezza per i cittadini; 5. l’Amministrazione comunale ha dichiarato apertamente di impegnarsi a dare la sua responsabile collaborazione nell’affrontare un problema che è di tutti e che non può essere sempre delegato ad altri; 6. l’apprezzamento espresso per l’azione del Consiglio pastorale e del parroco pronti a schierarsi in prima linea per fare sì che questa esperienza di accoglienza si trasformasse in un’esperienza umana positiva per tutti. Queste le informazioni, credo non secondarie, negate alla popolazione e ai lettori tutti! Ma qualcosa di più grave doveva ancora succedere. Alla fine del Consiglio bisognava discutere una
mozione sul modo antidemocratico con cui la PAT avrebbe deciso unilateralmente di mandare proprio a Roncone il gruppo dei “richiedenti protezione”. La mozione firmata dall’opposizione di Celeste Bazzoli non è stata nemmeno presa in considerazione perché nel Consiglio comunale faceva irruzione ben altra questione che chiedeva un ineludibile esame e una irrinunciabile presa di posizione: le dichiarazioni deliranti apparse sul twitter personale di Celeste Bazzoli a proposito dei profughi, degli amministratori e delle vicende collegate. Alcune di queste affermazioni semplicemente aberranti che nessuno, tanto meno un consigliere comunale, può avanzare senza assumersene le pesantissime responsabilità conseguenti, sono state lette in Consiglio. Si immagini la tensione che regnava in Consiglio, si immaginino gli interventi dei consiglieri di maggioranza che sottolineavano l’inaccettabilità sociale e culturale di simili ragionamenti, i guasti che poteva provocare sui giovani e su un’opinione pubblica già frastornata la diffusione di questi concetti, di queste ingiurie e diffamazioni. E il cronista cosa dice in proposito a tutto questo questo e alla censura finale simbolica di quelle indecenze votata dal Consiglio comunale nell’articolo apparso domenica 12 luglio sul Trentino, pagina delle Giudicarie? Nulla, incredibilmente nulla! In cambio fa fare al sign. B. una velenosa insinuazione sul cons. Giovanni Bazzoli “a microfoni spenti” su una questione di 30 anni fa. In cambio dà di nuovo la parola al Bazzoli che non perdeva l’occasione di sparlare ancora dell’amministrazione, delle “solite” cooperative e del PD, segno inequivocabile di un immediato ravvedimento... Questa la desolante, assordante omissione ope-
Erminio Rizzonelli
rata dal corrispondente a fronte di una cosa di inaudita gravità denunciata nel Consiglio comunale cui tale persona era presente fino alla fine. Ora ciascuno può avere le sue opinioni in materia di profughi e, figuriamoci, ancor di più sull’amministrazione di Roncone, ma nessuno, credo, può sorvolare sulla infedele esposizione dei fatti operata dal cronista locale, sul (dis)servizio che questi ha fornito alla verità dei fatti e al diritto di chi legge a farsi un’idea dei fatti stessi senza che essi siano deliberatamente travisati o taciuti. Per conto mio ho provato uno sconforto profondo per l’infedeltà dell’articolo rispetto a quanto successo realmente. Ma poi, svaporato il momento emotivo, ho pensato a quanto sia penoso veder ridotta in quelle condizioni la stampa, vederne svilita la sua funzione assolutamente importante in una democrazia (anche in periferia che è pur sempre mondo, sebbene taluni ritengano che sia un fortino da difendere col filo spinato), vederla accarezzare il populismo di chi grida, piuttosto che inseguire la verità sempre difficile -si capisce- dei fatti, vederla oscurare cose che insultano l’uomo, vederla quasi gioire per le incomprensioni e le divisioni nella società piuttosto che impegnata a fare quell’ analisi critica e a creare quella consapevolezza che sono alla base, forse, del capirsi un po’ meglio. Qui si è fatto un danno a tutti i cittadini che hanno diritto a una cronaca completa e veritiera nonché un’offesa al Consiglio comunale di Roncone, cosa che tutti i testimoni oculari della serata possono comprovare. E’ accettabile oltraggiare a questo modo la verità? E’ ammissibile un servizio così basso reso all’informazione e ai cittadini? * sindaco di Roncone
Attualità
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Festa delle Regole Spinale Manez presso il bacino artificiale che ha “salvato” la stagione invernale scorsa
Il Laghetto Montagnoli al primo giro di boa Quello, l’ha già fatto, salvando una stagione invernale parca di neve e permettendo alle Funivie Campiglio di chiuderla con un +11%: il laghetto è stato riempito e svuotato due volte e mezza, significano 480 m3 di acqua, di cui 400 m3 sono stati impiegati per produrre neve. Ora il laghetto fornisce acqua per la produzione di 600mila metri cubi di neve, quelli necessari ad innevare tutti i 160 ettari di piste della perla delle Dolomiti in sole 120 ore di freddo. “Avere un bacino di questo tipo ci ha garantito un inizio stagione coi fiocchi – spiega il direttore di Funivie Campiglio Francesco Bosco – è stato un grande salto di qualità e lo riscontriamo ogni giorno anche sottoscrivendo i contratti con i vari tour operator, in particolare stranieri. Garantire neve già a fine novembre su una skiarea di 150 km di piste ci sta dando grandi soddisfazione nelle azioni di promozione, è quello che i mercati stranieri ci chiedevano”. Al tempo della
di Denise Rocca
F
esta delle Regole di Spinale e Manez a Montagnoli, quest’anno. E non poteva essere altrimenti, da inaugurare, anche se già ampiamente utilizzato nell’inverno appena trascorso, c’era il controverso laghetto di Montagnoli: 192mila mc di volume di bacino in località Pian dela Zedola, 340 m di lunghezza per 120
Il lago dei Montagnoli
decisione delle Regole di Spinale e Manez di concedere, sul loro territorio, la costruzione del bacino – era il settembre del 2013 – la discussione all’interno e all’esterno dell’assemblea fu ampia: per quindici anni le Funivie hanno inseguito l’autonomia dalle precipitazioni naturali, si è passati attraverso l’assenso
del Parco Adamello Brenta perchè il terreno sul quale è sorto il lago è per il 40% sul territorio del Pnab e diverse ipotesi prima di Montagnoli sono state vagliate dai laghi Ritort a Nambino, ma nessuna riusciva a coniugare gli aspetti economici e quelli ambientali. Le funivie hanno sborsato alle Regole 256mila euro
m di larghezza e 12 m di altezza massima, nato sulle ceneri di un antico lago scomparso a poche centinaia di metri dall’omonimo rifugio sullo Spinale per diventare un invaso a cielo aperto per lo stoccaggio di acqua da destinare all’innevamento programmato delle piste da sci campigliane.
L’inaugurazione del lago dei Montagnoli
di indennizzo e opere per un valore di circa 186mila euro: l’illuminazione della Cabinovia Monte Spinale, la nuova strada forestale Malga Boch – Spinale, la strada di accesso a Malga Fevri, l’area circostante il nuovo invaso e l’attivazione dell’impianto di “boulange” estivo, cioè il sistema per cui l’acqua del
laghetto rimanga chiara e piacevole a vedersi. Alcuni dei lavori finiranno nel corso dell’anno ma oggi, alla luce del risultato finale, il consenso per l’opera è più diffuso. “Se il bilancio si è chiuso in positivo per le Funivie di Campiglio è anche grazie al nostro via libera per il laghetto – ha ricordato nel suo discor-
so di saluto il presidente delle Regole di Spinale e Manez Zeffirino Castellani – non tutti erano d’accordo a concedere la busa dela Zedola, ma vorrei ricordare che anche nel 1936 le Regole avevano una decisione contrastata da prendere, la concessione per la slittovia Campo Carlo Magno e Spinale: concedere i nostri terreni si dimostrò vincente e quello che c’è oggi lo dobbiamo anche alla lungimiranza degli amministratori di allora” Sull’utilizzo a fini turistici estivi, il direttore Bosco è positivo: “L’avevamo detto fin dall’inizio che sarebbe stata un’attrazione per l’estate – dichiara – oggi è davvero bello, con un chilometro di passeggiata che si può fare anche spingendo i passeggini”. La prospettiva più rosea per il laghetto di Montagnoli che ha superato la prova funzionalità per la stagione invernale è proprio che diventi anche un’attrazione per il turismo estivo.
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Appuntamenti estate
AGOSTO 2015
Valle del Chiese: museo a cielo aperto
Forte Larino
Accanto agli apprezzati laboratori per famiglie, alle visite guidate, alle escursioni nella natura, ed alle ghiotte degustazioni, l’offerta estiva si arricchisce di un nuovo tassello: un calendario coordinato di aperture che riguarda tutte quelle strutture - musei, castelli, forti della Grande Guerra, chiese ecc.. – che proprio l’estate aprono le proprie porte al pubblico. Una proposta resa possibile grazie anche al lavoro e alla sensibilità delle amministrazioni comunali, di alcune associazioni e realtà della Valle del Chiese che concorrono alla buona riuscita del progetto animando spazi e strutture. Per conoscere i luoghi interessati, qualche curiosità storica e le indicazioni su date ed orari di apertura è sufficiente consultare l’opuscolo MUSEI E CULTURA che propone, in una veste graficamente snella, tutte le informazioni utili per
accedere a questi affascinanti luoghi. Nella bella stagione 2015 sono ben dieci i poli che partecipano al progetto, fiori all’occhiello di questo territorio. Dai forti Larino di Lardaro, Corno di Valdaone e - novità 2015 - Carriola di Pieve di Bono eloquenti e possenti testimoni delle vicende legate alla Prima guerra mondiale - oggi visitabili grazie ad importanti restauri di recente conclusione- , al piccolo ma prezioso Museo della Grande guerra in Valle del Chiese che custodisce una ricca raccolta di reperti lasciati dai soldati di molte nazioni, che in questi luoghi hanno combattuto. Simbolo dell’incontrastato potere e dello splendore raggiunto dalla famiglia Lodron, il Castello di San Giovanni, appoggiato com’è in cima ad un alto sperone di roccia, offre non solo la possibilità di un
Tra forti, musei, chiese e castelli sono moltissime le occasioni per scoprire la storia e cultura della Valle
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i anno in anno l’Ecomuseo della Valle del Chiese e il Consorzio Turistico si impegnano nell’ideare ed organizzare un variegato
viaggio nel tempo, ma anche una splendida vista panoramica sul lago d’Idro, specchio d’acqua nel quale sorge la riserva naturale. Ampio spazio anche a i luoghi simbolo della Civiltà del Lavoro dedicati alla operosità della dimensione contadina che contraddistingueva la realtà locale di un tempo, con la possibilità di visita al Sentiero Etnografico di Rio Caino, un vero e proprio museo all’aperto che narra di lavori artigianali, storia ed eresie attraverso gli antichi laboratori del fare (la fucina con magli mossi ad acqua, il mulino e la segheria), oltre alla bellissima Casa Marascalchi museo delle tradizioni e degli usi popolari, che custodisce intatte al suo
interno le caratteristiche originali della casa contadina giudicariese insieme ad un enorme quantitativo di materiale, dagli attrezzi per la campagna agli utensili della casa. Le suggestioni dell’arte emergono invece nell’antica Pieve Santa Maria Assunta di Condino autentico gioiello del Rinascimento locale, ancora intriso del gusto gotico lombardo, risalente alla fine del XII secolo e corredata da un ricchissimo patrimonio artistico, riportato all’antico splendore dal recente restauro. Non solo storia e tradizione, ma anche natura alla Casa della fauna del Parco Naturale Adamello Brenta di Valdaone dedicata alla scoperta dell’eccezionale ricchezza faunistica
programma di proposte turistico-culturali per promuovere la conoscenza del territorio naturale, della storia e delle tradizioni locali. del suo territorio. Un’ultima sezione dell’opuscolo è inoltre dedicata ad alcuni suggerimenti su ulteriori luoghi da non lasciarsi sfuggire: dall’antica Chiesa di S. Barnaba in Bondo, che quest’anno ospita la mostra dedicata ad Omar Galliani, alla Chiesetta ex disciplina di Roncone, sede espositiva nei mesi di luglio ed agosto. Si prosegue poi con un tuffo nell’arte e nell’ architettura sacra con i percorsi “Darzo e le sue chiese” e “Le vie del Sacro”, itinerari di visita dedicati alla conoscenza del patrimonio religioso locale, infine due occasioni legate all’economia tradizionale con il Piccolo museo della civiltà contadina Casa Bonus di Bondo e “La strada delle miniere”,
la suggestiva visita guidata alla riscoperta della tradizionale estrazione dell’”oro bianco di Darzo”. Insomma, un progetto volto alla promozione del territorio e alla creazione e potenziamento del dialogo fra tutti i soggetti coinvolti nella gestione di queste mirabili strutture: associazioni, amministrazioni comunali e soggetti preposti alla valorizzazione territoriale e turismo, con il fine ultimo di strutturare un’offerta il più possibile condivisa per ottimizzare il servizio per gli utenti. Per conoscere tutti i dettagli relativi a date ed orari di apertura dei poli consulta l’opuscolo MUSEI E CULTURA o visita il sito www. vistchiese.it.
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L’Ecomuseo della Valle del Chiese propone questo suggestivo festival storico – “La voce di chi non si arrende”
L’8 e 9 agosto torna Altrotempo Nell’anno dedicato alla commemorazione del Centenario della Grande Guerra, lo sguardo del festival non può esimersi dall’affrontare questo delicato tema; ma non lo fa parlando di scontri e battaglie, di strategie d’occupazione e schieramenti, ma focalizzando lo sguardo sulle persone, su quegli uomini e donne che loro malgrado si trovarono coinvolti nel conflitto; raccontando le loro storie di disperazione, ma anche di speranza e di coraggio. Un viaggio in mezzo alla gente per aprire finestre temporali su vicende commoventi ed incredibilmente stupefacenti, alla ricerca dei volti e delle storie di chi alla guerra non si è voluto arrendere. Come di consueto AltroTempo vuole offrire la possibilità di leggere attraverso la storia, di prendere spunto da un periodo storico per aprire a riflessioni universali e soprattutto attuali. Il programma della due giorni è ricco e vario, grazie
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reparate l’agenda. L’8 e 9 agosto vi attende un appuntamento imperdibile a Forte Larino di Lardaro e Forte Corno di Valdaone. L’invito giunge dall’Ecomuseo della Valle del Chie-
anche alle collaborazioni e partnership attivate (con le amministrazioni comunali di Lardaro, Bondo e Valdaone, la Fondazione Museo storico del Trentino -affiatato partner del progetto sin dalla sua nascita – il Gruppo di Lavoro Forti, il Coro L’arnica, l’aps filodrammatica LaBüsier, la Pras Band, Trentino outdoor experience, Angel Eventi e l’immancabile supporto dei Vigili volontari del fuoco di Lardaro ma anche al lavoro de La corte ospitale, Trento spettacoli e l’Ucai) che contribuiscono fattivamente alla realizzazione dei molteplici contribuiti presenti nel festival. Tra i numerosi appuntamenti in programma quest’anno spiccano: - sabato 8 agosto ore 20:30 si aprono le danze con lo spettacolo teatrale “FIGLIE
se che, grazie alla collaborazione di numerose associazioni ed enti del territorio, propone anche per l’estate 2015 una nuova edizione del festival storico Altrotempo – La voce di chi non si arrende.
L’attrice Roberta Biagiarelli
DELL’EPOCA - storie di (alcune) donne nella Grande guerra”, progetto di e con Roberta Biagiarelli con la drammaturgia di Simona Gonella. La voce è quella di una donna che si mette a confronto con le crocerossine, operaie, braccianti, ma anche intellet-
tuali, pensatrici, pacifiste e antimilitariste che sono partite per la Grande Guerra nel tentativo di instaurare un dialogo, una rappresentazione, una memoria fra le donne di allora e la donna di oggi. - domenica 9 agosto ore 15:00 “NONNO COSA
VUOL DIRE QUINDICIDICIOTTO?” Spettacolo di sand art per famiglie. Attraverso sorprendenti disegni di sabbia le parole di Rodari, Piumini e Tognolini prendono vita. Storie e filastrocche raccontano i conflitti, in una lettura animata in chiave metaforica, per far riflettere grandi e piccoli. Un appuntamento dedicato ai bambini, a tutti i loro amici e accompagnatori. - domenica 9 agosto ore 17:00 “LYSISTRATA (fate l’amore, non fate la guerra)” da Lisistrata di Aristofane. Di e con Maura Pettorruso e Stefano Detassis e con la partecipazione di Pras Band, Coro L’Arnica e Filodrammatica La Büsier una produzione Trento Spettacoli. Per convincere gli uomini di Atene a deporre le armi contro Sparta, Lisistrata e le
sue compagne annunciano ai loro mariti un vero e proprio “sciopero del sesso” finché non venga dichiarata la pace tra ateniesi e spartani. Pace che puntualmente arriva, con una rapidità e una facilità che alla diplomazia greca del tempo era del tutto sconosciuta. Domenica alle 10:00 ed alle 14:00 spazio ai bambini con divertenti attività laboratoriali tutte dedicate a loro. Ed ancora visite guidate alle fortezze di Larino, e Cornoquest’ultimo raggiungibile con un apposito servizio di navetta su prenotazione- , escursioni, mostre e percorsi espositivi. Un festival dal programma molto inteso ed articolato, organizzato dall’Ecomuseo della Valle del Chiese grazie al sostegno del Consorzio dei Comuni B.I.M. del Chiese. Per maggiori informazioni e prenotazioni Consorzio Turistico Valle del Chiese www.visitchiese.it tel. 0465 90 12 17.
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Il significativo appuntamento di rievocazione storica di scena a Bocenago a Ferragosto è giunto alla 29ª edizione
“VecchiaRendena”eventoturisticoeculturale
Dalle 15.00 alle 19.00, il borgo di Bocenago ritornerà ai tempi dei primi del ‘900: emigranti e vigili del fuoco, arrotini e tagliapietre, fabbri e spaccalegna, calzolai e lavandaie, più di 200 guranti tutti rigorosamente vestiti con gli abiti tradizionali, alle prese con gli attrezzi di un tempo per far rivivere la maestria delle genti di montagna.
Profumo di fieno e legno. Il brusio delle genti di montagna al lavoro, fumo di fucine e aroma di ca è. Sono i primi del ‘900, un piccolo borgo di montagna in festa, la gente a passeggio nei vicoli e nelle piazzette, ai piedi di maestose vette. È questa “Vecchia Rendena – come eravamo…quattro passi tra vecchi mestieri ed usanze”, la manifestazione che si tiene il 15 agosto a Bocenago, piccolo paese della Val Rendena nel cuore del Parco Naturale Adamello Brenta. Una giornata di mezza estate dedicata alla memoria, alle antiche tradizioni e ai vecchi mestieri che rivivranno ancora, per un giorno. Giunta alla 29a edizione, questa manifestazione nasce a Bocenago, a cura del
Comitato organizzatore Vecchia Rendena, e attira ogni anno più di 10.000
visitatori. Un evento sentito e davvero spettacolare: la pittoresca
Bocenago si veste del suo antico passato, una manciata di case tte attorno alla piccola piazza centrale, niente automobili né insegne a neon, ma una grande festa, con la mostra dei vecchi mestieri, i balli del gruppo folk di Caderzone, la s lata della banda musicale di Caderzone, la mostra fotogra ca e la “Galleria Come Eravamo” con proiezioni storiche e con la ricca collezione di originali utensili da lavoro appartenuti al nostro lontano passato. E ancora più spettacolare la manovra dei vigili del fuoco, intenti a spegnere un incendio con un’antica pompa azionata a mano e secchi di tela. Un’occasione unica sia per i residenti che per gli ospiti della Val Rendena per godere di un’atmosfera d’altri tempi, in una cornice naturale d’eccezione. Un piccolo paesino di montagna che, per un
giorno, si tu a nel passato e dove si è soliti incrociare gli sguardi rapiti ed incantati dei bambini oppure udire le esclamazioni incuriosite degli adulti o, ancora, attardarsi su di un sorriso velato di nostalgici ricordi nelle persone non più giovani: ecco tutto questo è il nostro “Come Eravamo”, il Ferragosto a Bocenago che celebra le tradizioni della nostra comunità e che riesce a suscitare forti emozioni in chiunque la visiti, appassionando gli stessi guranti che “vestono” i panni dei loro avi. È la festa di tutti, che coinvolge e incuriosisce, conquista ed entusiasma come se fosse la prima edizione, quella ideata da Giulio Ferrazza al quale va un sentito ricordo e viva gratitudine per l’inestimabile dono che ci ha lasciato in eredità.
Cultura/Sport E’ finalmente disponibile un libro che si occupa esclusivamente dello sbarramento difensivo di Lardaro e che descrive minuziosamente i forti Larino, Corno e Carriola, ma anche i forti scomparsi Danzolino e Revegler. Il libro è prodotto dall’Ecomuseo della Valle del Chiese – Porta del Trentino e dalla Fondazione Museo Storico del Trentino ed è curato da Vittorio Carrara e Michela Favero. Questo lavoro è ricco di spunti di riflessione e di immagini d’epoca, fotografie e disegni originali provenienti dal Kriegsarchiv di Vienna e finalmente raccoglie gran parte dei materiali dello sbarramento difensivo in un’unico volume. L’opera è suddivisa in quattro sezioni, che si occupano di paesaggio, architettura, storia e geologia, precedute dall’introduzione di Roberto Panelatti, ex Presidente dell’Ecomuseo e Vittorio Carrara. La sezione dal titolo “I paesaggi dei forti” si occupa delle trasformazioni del paesaggio dell’Alta Valle del Chiese in seguito alla guerra e alla costruzione dei forti ed è curata da Michela Favero, architetto, già funzionario della Soprintendenza per i Beni architettonici. In questa sezione viene descritta la stretta relazione tra geografia, geologia e morfologia e progettazione del sistema difensivo. È particolarmente interessante la parte intitolata “Paesaggio in rovina”, che descrive la desolazione e la crudezza del paesaggio nel primo dopoguerra con i paesi ridotti a ruderi, case abbattute, macerie e chiese sventrate, cui segue il paragrafo “Paesaggio in ricostruzione”, dove, al contrario, si raccontano le vicende della ricostruzione dal dopoguerra ai giorni nostri con gli interventi di recupero dei forti messi in atto dai Comuni e dalla Soprintendenza. La sezione sull’architettura, dal titolo “L’architettura dei forti”, a cura di Lamberto Amistadi, architetto e docente del Dipartimento di Architettura dell’Università
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Interessante illustrazione dello sbarramento difensivo di Lardaro
Le montagne dei forti di Bologna, descrive dettagliatamente i manufatti militari e raccoglie i disegni originali prodotti dal Genio militare austroungarico. Nel testo, i forti dello sbarramento vengono descritti secondo la tipologia e le parti di cui si compongono, in relazione all’evoluzione dei sistemi difensivi e delle tecnologie militari, avvenute in seno all’Impero tra la metà dell’800 e lo scoppio della Grande Guerra. Nicola Fontana, storico del Museo della Guerra di Rovereto, si occupa delle vicende storiche legate ai cantieri dei forti, alla guerra nella valle e al rapporto con la vita della popolazione nel capitolo “Progetti, cantieri e realizzazioni (18601914)”. Oltre a fornire un illuminante inquadramento storico, il capitolo illustra con precisione i piani militari e strategici che hanno condotto alla costruzione dello sbarramento, sulla base di un ricco patrimonio bibliografico e documentale. Riccardo Tomasoni, geologo del Museo delle Scienze di Trento, descrive, infine, il paesaggio
La copertina del libro
Forte Corno
montano fortificato dal punto di vista geologico nel capitolo “Il territorio e i Kriegsgeologen”. In particolare, ciò che stupisce è la relazione tra le caratteristiche geomorfologiche della valle, determinate dall’azione dei ghiacciai, lo stratificazione delle dinamiche insediative antropiche e la
scelta dei siti militari da parte del Genio militare austroungarico. In coda al libro, un bel Glossario ragionato illustrato redatto da Amistadi chiarisce finalmente la ricca e a volte oscura nomenclatura militare relativa sia ai forti che agli armamenti.
Le montagne dei forti. Paesaggi alpini e architetture militari nell’Alta Valle del Chiese, V. Carrara, M. Favero (a cura di), Trento: Fondazione Museo Storico del Trentino, 2014
Storo si tinge di rosanero… Per il secondo anno consecutivo la compagine siciliana sosterrà il ritiro in Valle del Chiese dal 5 al 12 agosto
La squadra, guidata da Mister Giuseppe Iachini, dopo il sorprendente campionato disputato da neopromossa lo scorso anno, punta a riconfermare quanto fatto di buono. Il precampionato del Palermo è partito da Coccaglio, in provincia di Brescia, l’otto luglio scorso. Successivamente la compagine siciliana si è trasferita in Carinzia, a Bad Kleinkirchheim, meta abituale degli ultimi ritiri, e poi a Ponte di Legno, in Provincia di Brescia. Gli allenamenti di capitan Sorrentino, Vasquez e compagni, orfani della stella Dybala, passato alla Juventus per la
di Marco Maestri Anche quest’anno, di patron Maurizio Zamcome gli ultimi anni, parini, il famoso presiStoro ospita il grande calcio nazionale. È infatti dente “mangia-allenatori”, per il secondo anno arrivato il 5 agosto 2015 l’U.S. CITTA DI PALER- consecutivo effettuerà, fino a mercoledì 12 agosto, MO in ritiro per preparare al meglio la stagione l’ultima parte del ritiro presso il centro sportivo che comincerà tra poche settimane. La squadra “Grilli” di Storo. modica cifra di qualche decina di milioni di euro, si svolgeranno presso il Centro Sportivo “Grilli” di Storo, casa della società A.C. Calciochiese. Gli allenamenti del Palermo che saranno svolti quotidianamente, uno alla mattina verso le dieci e uno il pomeriggio alle ore 17, saranno aperti al pubblico e gratuiti. I rosanero nel corso del ritiro storese disputeranno, sal-
vo imprevisti dell’ultimo momento due amichevoli. La prima amichevole è prevista per lunedì 10 agosto contro la squadra Al Ahli, proveniente dagli emirati arabi. La secondo amichevole invece è prevista per martedì 12 agosto contro la compagine Al Khor, proveniente dal Qatar. Appuntamento quindi nella seconda settimana di agosto con il grande calcio nazionale che ritorna in Valle del Chiese per preparare al meglio ogni dettaglio fisico, tecnico e mentale al fine di presentarsi ai nastri di partenza del torneo nella miglior forma possibile.
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Attualità
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Le vasche del centro acquatico pronte in vista dell’inaugurazione
Il 15 agosto giorno del Santo Patrono debutta l’atteso centro acquatico della Valle del Chiese
AFerragosto debutta l’Aquaclub di Condino L’idea di realizzare a Condino una piscina risale ai tempi del patto territoriale della Valle del Chiese, quando il Tavolo della Concertazione stabilì il finanziamento dell’opera, con un intervento della Provincia inferiore ai due milioni di euro; in realtà i costi di costruzione del complesso ammontano a circa quattro milioni di euro, determinando quindi un investimento da parte del Comune superiore al cinquanta per cento della spesa totale. Ad essi si aggiungono più di tre milioni per la realizzazione della rete di teleriscaldamento, che consentirà di utilizzare l’energia termica messa gratuitamente a disposizione della Cartiera di Carmignano. Il centro, è improntato alla polifunzionalità e si ispira agli impianti termali altoatesini, è concepito per rispondere ai più svariati tipi di utenza. Gli spazi acqua attualmente sono quattro, in grado di contenere quattrocentocinquanta metri cubi: una piscina sportiva per il nuoto da venticinque metri, affiancata da uno comparto riservato allo spinning, alla ginnastica e alla riabilitazione; un vasca riservata ai bambini in tenerissima età, compartimentata allo scopo di ricavare vari livelli di acqua; un imponente idromassaggio
Finalmente ci siamo, dopo anni di attesa è giunto il momento del taglio del nastro! Il centro acquatico della Valle del Chiese, denominato Aquaclub,
con relativo soppalco, che può regalare ai frequentatori anche un po’ di intimità; un innovativo settore ludico con lo scivolo, il river, getti, spruzzi e cascate d’acqua, dove adulti e piccini potranno trascorrere ore di totale relax e divertimento. Naturalmente all’interno della struttura si troveranno anche un bar e un’ampia hall di ingresso, dove non mancheranno spazi commerciali e che, di fatto, integra il Cento acquatico con l’esistente Centro polifunziona-
apre ufficialmente i battenti: la cerimonia di inaugurazione è prevista per il giorno di Ferragosto, alle ore 16.
le. Ma non finisce qui: l’Amministrazione comunale ha recentemente stanziato ulteriori fondi per la sistemazione di tutte le aree pertinenziali, parzialmente destinate a parcheggio e giardini, e per la realizzazione di un’ulteriore vasca relax esterna riscaldata anche durante la stagione invernale. In futuro verrà introdotto lo spazio fitness e benessere, cui sono destinati circa quattrocento metri quadrati al piano superiore e che attualmente è al grezzo.
Dopo aver vagliato varie ipotesi, l’Amministrazione comunale ha deciso di fissare la cerimonia di apertura in concomitanza con la sagra del paese, il 15 agosto. “La straordinarietà di questo evento - sottolinea il Sindaco, Giorgio Butterini - ci ha indotto a pensare che la data più idonea alla sua presentazione coincidesse con il culmine dell’estate: perché è il giorno in cui la Comunità condinese celebra la Santa Patrona e perché abbiamo considerato opportuno e utile aprire le porte in coincidenza con il momento di massima affluenza turistica. Aquaclub mira infatti a offrire opportunità agli abitanti della Valle del Chiese, delle Giudicarie, della Valle di Ledro e della Valsabbia, ma anche a mettere a disposizione degli ospiti una struttura che migliori le condizioni di soggiorno ed elevi sensibilmente la qualità dell’offerta territoriale”. Durante la giornata di apertura, dopo i discorsi ufficiali delle autorità, l’accesso al Centro acquatico sarà gratuito per tutti; alle diciannove è prevista una pastasciutta cucinata dal Gruppo Alpini, mentre alle ventuno avrà luogo il concerto del Corpo musicale Giuseppe Verdi presso l’adiacente Parco della Pieve.
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La nuova imposta sulla casa (e sui servizi indivisibili): tempi, rate e aliquote: le scelte dei comuni
Imposte sulla casa, facciamo chiarezza
La provincia autonoma di Trento, sfruttando la propria autonomia, ha ulteriormente ridefinito il quadro tributario, introducendo l’Imis, Imposta immobiliare semplice, che sostituisce l’Imu e la Tasi, lasciando ai comuni la possibilità di modularne le date di pagamento. Vediamo in sintesi il quadro attuale e le scelte dei comuni
COMUNI SCADENZE BLEGGIO SUPERIORE BOCENAGO BOLBENO BONDO BONDONE BREGUZZO BRIONE CADERZONE CARISOLO CASTEL CONDINO CIMEGO COMANO TERME CONDINO DARE’ FIAVE’ GIUSTINO LARDARO MASSIMENO MONTAGNE PELUGO PIEVE DI BONO PINZOLO PREORE PREZZO RAGOLI RONCONE SAN LORENZO IN BANALE DORSINO SPIAZZO STENICO STORO STREMBO TIONE DI TRENTO VALDAONE VIGO RENDENA VILLA RENDENA ZUCLO
La tassa sulla proprietà immobiliare cambia nome e contorni con rapidità disarmante e dunque è facile rimanere disorientati. Basti dire che, dopo l’introduzione dell’Ici nel 1992 sui 20 anni di applicazione continuativa (pur con continui cambi e aggiustamenti),
Cos’è l’IMIS Imposta Immobiliare Semplice COS’E’: E’ la nuova imposta, istituita con Legge Provinciale 30 dicembre 2014, n. 14, che sostituisce l’Im1° RATA
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2° RATA/ SALDO 16/12/2015 16/12/2015 16/12/2015 16/12/2015 16/12/2015 16/12/2015 16/12/2015 16/12/2015 16/12/2015 16/12/2015 16/12/2015 16/12/2015 16/12/2015 16/12/2015 16/12/2015 16/12/2015 16/12/2015 16/12/2015 16/12/2015 16/12/2015 16/12/2015 16/12/2015 16/12/2015 16/12/2015 16/12/2015 16/12/2015 16/12/2015 16/12/2015 16/12/2015 16/12/2015 16/12/2015 16/12/2015 16/12/2015 16/12/2015 16/12/2015 16/12/2015
posta municipale propria (I.MU.P.) e la Tassa per i servizi indivisibili (TA.S.I.). Si applica solamente in provincia di Trento. CHI LA PAGA: il proprietario degli immobili, (appartamenti, capannoni, negozi, ecc.) ovvero il titolare dei diritti reali quali usufrutto, uso, abitazione, enfiteusi, superficie, nonché il locatario finanziario (leasing). AGEVOLAZIONI: (aliquota agevolata e detrazione) • A. ABITAZIONE PRINCIPALE: immobile nel quale il possessore dimora abitualmente e risiede anagraficamente. Nel caso in cui i componenti del nucleo familiare abbiano stabilito la residenza anagrafica in immobili diversi, le agevolazioni previste per l’abitazione principale e per le sue pertinenze si applicano ad un solo immobile. Se le residenze anagrafiche sono stabilite in immobili diversi situati nel territorio provinciale, per abitazione principale s’intende quella dove pongono la residenza i figli eventualmente presenti nel nucleo familiare. • B. PERTINENZA:Sono pertinenze dell’abitazione principale gli immobili a servizio della stessa, classificati nelle categorie catastali C/2, C/6 e C/7, nella misura massima di due unità, anche appartenenti alla medesima categoria catastale. • C. ASSIMILAZIONE AD ABITAZIONE PRINCIPALE I principali casi di assimilazione sono: 1. il fabbricato posseduto e non concesso in locazione dal personale in servizio permanente appartenente alle forze armate (ordinamento milita-
siamo passati nel 2012 all’Imu (imposta municipale unica) introdotta dal governo Monti, all’Iuc (imposta unica comunale introdotta nel 2014 formata da Tari (rifiuti), Tasi (servizi comunali indivisibili), che peraltro per alcuni giorni è stata denominata Trise). re, polizia,...) per il quale non sono richieste le condizioni della dimora abituale e della residenza anagrafica; 2. casa coniugale assegnata al coniuge, a seguito di provvedimento di separazione legale, annullamento, scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio; 3. fabbricato abitativo assegnato al genitore cui un provvedimento giudiziale ha riconosciuto l’affidamento dei figli, nel quale tale genitore fissi la dimora abituale e la residenza anagrafica; 4. unità immobiliare posseduta a titolo di proprietà o di usufrutto da anziani o disabili che acquisiscono la residenza in istituti di ricovero o sanitari a seguito di ricovero permanente, a condizione che la stessa non risulti locata; COME SI CALCOLA La base imponibile è il valore sul quale si calcola l’IMIS e va determinata applicando all’ammontare delle rendite risultanti in catasto i seguenti moltiplicatori: • 168 per i fabbricati clas-
sificati nel gruppo catastale A e nelle categorie catastali C/2, C/6 e C/7, con esclusione della categoria catastale A/10; • 147 per i fabbricati classificati nel gruppo catastale B e nelle categorie catastali C/3, C/4 e C/5; • 84 per i fabbricati classificati nella categoria catastale A/10 e D/5; • 68,25 per i fabbricati classificati nel gruppo catastale D, ad esclusione dei fabbricati classificati nella categoria catastale D/5; • 57,75 per i fabbricati classificati nella categoria catastale C/1. La base imponibile va moltiplicata per l’aliquota (come di seguito indicata) in funzione dell’utilizzo dell’immobile. L’imposta così determinata va rapportata alla quota di possesso nell’anno per il periodo minimo di un mese solare. Dall’imposta calcolata per l’abitazione principale va sottratta la detrazione per abitazione principale, rap-
portata alla quota di utilizzo come abitazione principale ed al periodo di possesso minimo di un mese. QUANDO SI PAGA: Il versamento dell’imposta dovuta per l’anno in corso è effettuato in due rate di pari importo oppure in unica soluzione. Le scadenze sono fissate dai Comuni e sono indicate nella tabella riportata di seguito. SEMPLIFICAZIONE: Per semplificare il versamento, il Comune, almeno quindici giorni prima del termine di scadenza, invia ai contribuenti un modello precompilato con gli immobili soggetti a imposta e il calcolo dell’importo teoricamente dovuto. Il contribuente verifica la corrispondenza dei dati immobiliari inviati rispetto alla sua situazione immobiliare effettiva ed eventualmente ricalcola l’imposta. In aggiunta il Consorzio dei Comuni Trentini ha predisposto un apposito portale informatico contenente tutte le informazioni necessarie ed un apposito calcolatore che permette di calcolare l’imposta da pagare. http://www.consulenza.comunitrentini.tn.it/portaleimis-2015
ALIQUOTE DETRAZIONI E DEDUZIONI BASE (POSSONO ESSERE MODIFICATE DAI COMUNI ) TIPOLOGIA DI IMMOBILE ALIQUOTA % DETRAZIONE DEDUZIONE * ABITAZIONE PRINCIPA0,350 VARIABILE LE/ASSIMILATE E PERTINENZE 0,895 ALTRI FABBRICATI ABITATIVI E PERTINENZE FABBRICATI AD USO NON ABITATIVO ALTRE TIPOLOGIE DI FABBRICATI FABBRICATI STRUMENTALI ATT. AGRICOLA AREE EDIFICABILI
0,790 0,895 0,100
€ 1.000,00
0,895
*La deduzione, prevista per i fabbricati strumentali all’attività agricola, può variare nei Comuni e va detratta dalla rendita catastale.
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Cooperando
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Promossa da Euricse, Labsus e l’Università degli Studi di Trento formerà le professionalità per gestire in maniera economicamente sostenibile i beni comuni
Una scuola per la gestione dei beni comuni
L’obiettivo è Formare le professionalità che vogliono essere protagoniste nel recupero e nella gestione dei beni comuni; Un tema sempre più sentito anche a fronte della crisi economica e del calo di risorse pubbliche che ha causato un crescente numero di aree, spazi pubblici ed edifici in stato di degrado o abbandono. A fronte di questa sfida ci sono risorse latenti nella società che possono e vogliono giocare un ruolo di rilievo nel recupero e gestione dei beni comuni ma hanno bisogno degli strumenti giusti per essere sfruttate appieno. Un percorso quello della Scuola dei Beni Comuni che poggia sull’introduzione nel 2001 del concetto di sussidiarietà orizzontale nella Costituzione (art.118) e successivamente nel 2014, attraverso l’adozione da parte del Comune di Bologna del “regolamento sulla
di Alberto Carli Nasce a Trento la prima Scuosionalità che servono per la Italiana dei Beni Comuni gestire in maniera econo– SIBEC promossa da Euricse, Labsus e l’Università degli micamente sostenibile i beni comuni, con particolare rifeStudi di Trento. Lo scopo è quello di formare le profes- rimento al recupero degli edifici e spazi abbandonati.
collaborazione tra cittadini e amministrazione per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani”. Un regolamento ad oggi adottato da diversi Comuni italiani e risultato di un importante lavoro di ‘tra-
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duzione’, mai realizzata prima in Italia, del principio di sussidiarietà previsto dall’articolo 118 della Costituzione in norme di livello amministrativo che gli enti locali possono utilizzare per instaurare
rapporti di collaborazione con i cittadini. Dire infatti, come fa appunto l’art. 118 ultimo comma, che i poteri pubblici “favoriscono le autonome iniziative dei cittadini per lo svolgimento di attività di
interesse generale” significa riconoscere che questi cittadini attivi non sono utenti, assistiti, amministrati, secondo le categorie del Diritto amministrativo tradizionale. Sono invece soggetti che collaborano con l’amministrazione nel perseguimento dell’interesse generale o, detto in altro modo, nella cura dei beni comuni. Sono insomma coloro che, insieme con l’amministrazione, fanno vivere l’amministrazione condivisa. Euricse (L’Istituto Europeo di Ricerca sull’Impresa Cooperativa e Sociale) dal canto suo ha promosso e partecipato alla costituzione di questa Scuola, quale soggetto che si occupa di studiare le forme organizzative e imprenditoriali più adatte alla
gestione dei beni comuni. I destinatari dell’attività di formazione, che partirà nell’autunno prossimo, saranno cittadini, imprenditori (for profit e no profit), appartenenti ad organizzazioni del Terzo Settore ed amministratori locali (intesi sia come eletti sia come funzionari). La definizione del concetto del bene comune, lo scambio delle esperienze esistenti in Italia, la diffusione delle competenze tecniche nell’ambito legislativo, amministrativo, gestionale e organizzativo nonché la promozione delle conoscenze trasversali quali leadership, comunicazione e mediazione saranno solo alcuni dei temi che verranno affrontati in occasione dei corsi di formazione. La sede principale della scuola sarà a Trento con la possibilità di attivare delle sedi regionali sul territorio nazionale.
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Attualità
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A questi numeri si aggiungono quelli delle scolaresche che hanno aderito all’iniziativa “Una classe all’Expo”. La Cassa Rurale, guidata dal presidente Andrea Armanini e dal suo vice Luca Martinelli, ha acquistato e offerto ben mille biglietti di ingresso all’Esposizione Universale a 50 classi del proprio territorio operativo; alcune scuole hanno approfittato di questa agevolazione per associare alla visita ad Expo anche una vera e propria attività formativa legata alle diverse tematiche proposte. I primi soci ad entrare ad Expo Milano 2015 sono stati i 258 partecipanti a “Passaggiando Expo Family”, il viaggio dedicato alle famiglie con figli fino a 14 anni, svoltosi lo scorso 1 giugno. Ben cinque i pullman in partenza dalle nostre valli: uno dalla zona dell’Altopiano della Paganella e delle Giudicarie Esteriori, tre dalla Valle del Chiese e Bagolino e uno che ha raccolto i soci della Valsabbia. Protagonisti della giornata oltre cento bambini e ragazzi di varie età, dai più piccoli fino ai più grandi. La visita all’Expo è stata l’occasione per scoprire alcuni Paesi e la loro tradizione gastronomica ma è stata anche un momento per
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La Cassa Rurale Giudicarie Valsabbia Paganella ad Expo con 1.250 soci e oltre 1.000 studenti Sedici pullman nel mese di giungo, undici tra fine agosto e settembre: ecco in sintesi il resoconto della partecipata iniziativa promossa dalla Cassa Rurale Giudicarie Valsabbia Paganella che, per quest’anno, ha individuato Expo Milano 2015 come la meta per tutte le iniziative di aggregazioRiportiamo di seguito, fra virgolette, i commenti di alcuni soci che, grazie alla Cassa Rurale Giudicarie Valsabbia Paganella, hanno potuto visitare l’Esposizione Universale. - “Grazie e complimenti per la giornata passata insieme. Ottima l’idea e la realizzazione. Abbiamo visto anche la felicità dei bambini che hanno resistito sino alla fine.” - “La nostra Cassa ci ha offerto un’ottima opportunità di “uscire dalla nostra valle e vedere il mondo”. Grazie. Non so quanti di noi sarebbero andati di propria iniziativa. Io ci tornerò di sicuro!” - “Grazie davvero per le varie iniziative che La Cassa Rurale propone ai nostri giovani e per il loro futuro... non facciamocele scappare!”
ne dei soci. La Cassa ha, infatti, deciso di organizzare una serie di uscite all’Esposizione Universale coinvolgendo oltre 1.200 soci e prevedendo il viaggio in pullman e il biglietto di ingresso gratuito per i soci e una tariffa agevolata per eventuali accompagnatori.
I commenti dei nostri soci
conoscere e imparare, con la speranza che i nostri bambini e ragazzi abbiano potuto raccogliere e far propri alcuni dei messaggi che l’esposizione porta con sé. Lo scorso 19 giungo è toccato poi ad altri sei pullman raggiungere Milano: uno partito dall’altipiano della Paganella, uno dalle Esteriori, due dall’area Chiese-Bagolino e altrettanti dalla Valsabbia, per un totale di 315 partecipanti con 167 soci e 129 accompagnatori. La settimana successiva, i pullman in partenza sono stati cinque, in occasione del “Passaggiando Expo Socio Fedele” e “Passaggiando Expo Soci over 65”. Per il prossimo sabato 19 settembre sono previsti altri 8 pullman, mentre 3 partiranno sabato 29 agosto, in occasione di “Prendiilvolo Day Expo”, la giornata dedicata ai giovani.
IL GIORNALE DELLE GIUDICARIE
Bilancio al 31/12/2014
STATO PATRIMONIALE Attivo Immobilizzazioni Attivo circolante Ratei e Risconti Totale Attivo
€ € € €
5.176 93.800 12 98.988
Passivo Patrimonio netto Debiti Ratei e Risconti Fondi di Ammortamento Fondi per Rischi e Oneri Totale Passivo
€ € € € € €
32.642 20.830 7.117 3.499 34.900 98.988
Valore della Produzione Costi di Produzione Proventi ed Oneri Finanziari Ammortamenti Risultato Prima delle Imposte
€ € € € €
138.651 -131.917 -168 -491 6.075
Imposte
€
-2.858
Risultato dell’Esercizio
€
3.217
CONTO ECONOMICO
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Appuntamenti estate
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A Cento anni dalla storica battaglia, una solenne celebrazione
La contesa del Monte Melino
C
osa lega il monte Melino alla Grande Guerra? Cosa lega la Brigata Toscana (Lupi di Toscana) al Monte Melino? Il monte e l’entroterra di Castel Condino sono divenuti l’emblema della Grande Guerra nel Valle del Chiese. Infatti, con la conquista del Monte Melino (18-20 ottobre 1915) si completò l’avanzata della 6ª Divisione italiana (Brigata Toscana e Brigata Sicilia) nel settore sud-occidentale trentino. Così questo monte, strategico per la sua posizione fra due valli, già baluardo delle truppe garibaldine nel 1866 (era stato battezzato come il catafalco dei garibaldini per le varie cruente battaglie sulle sue pendici!), divenne famoso negli annali della storia militare patria. La bandiera della Brigata Lupi di Toscana fu decorata con medaglia d’oro e nel 1929, con un’imponente manifestazione venne inaugurato un monumento alla Plazze del Melino. Nel 1999 a Castel Condino si tenne il raduno nazionale dei Fanti che attirò un’attenzione particolare. Oggi, a cento anni esatti dalla battaglia del Melino si vogliono celebrare i “100 anni dalla Grande Guerra” proprio qui; ma con uno spirito nuovo, coinvolgendo le istituzioni e le associazioni della valle intera, con una pluralità di appuntamenti. L’evento viene raccontato in questa occasione focalizzando due importanti aspetti: il monito che scaturisce dalla memoria delle
Monte Melino visto da Malga Table
indicibili sofferenze provocate dalla guerra; affinchè “l’indicibile non diventi mai ripetibile” come scrive il Presidente del Senato della Repubblica Sen. Aldo Grasso nel suo apprezzamento per questa iniziativa. E quindi lo stimolo per impegnarci tutti a costruire un futuro migliore. E’ in tale ottica che vengono coinvolti importanti personaggi europei di diversa matrice culturale che, nei vari incontri, ci aiuteranno a leggere la realtà presente per guardare con maggiore fiducia nel futuro. L’intenso programma predisposto per l’occasione intende guardare oltre i confi-
ni della valle. Associazioni d’arma venete, lombarde e toscane hanno già assicurata la loro presenza. L’intera comunità del “piccolo” comune di Castel Condino è impegnata nel “grande” sforzo per valorizzare questo patrimonio storico-culturale comune; è rincuorata anche dalle molte personalità che vanno a comporre il Comitato d’Onore ad iniziare dal Presidente della Provincia Autonoma di Trento Ugo Rossi. “E’, il vostro, un esempio da imitare, una buona pratica da diffondere perché parla di inclusione, di cooperazione, di voglia di collaborare per giungere al risultato sperato.”
Festeggiamenti per il traguardo dei 65 anni di attività del Coro Azzurro di Strada
Buon compleanno “Coro Azzurro” La passione per la musica, la forza del lavoro di gruppo, la voglia di accrescere la cultura personale anche attraverso iniziative che talvolta esulano dal solo cantare, conditi con una grande e fondamentale spruzzata di amicizia, questi gli ingredienti che hanno permesso al Coro Azzurro di Strada di raggiungere l’importante traguardo dei 65 anni di attività, ininterrotta, da quando il 16 luglio del 1950 durante la Sagra del Carmine si è esibito per la prima volta a Strada, diretto da uno dei soci fondatori, Basilio Mosca, indimenticato ispiratore e anima del coro, oltre che personaggio di riferimento per la crescita culturale della Pieve di Bono e dell’intero territorio giudicariese. Da quel giorno il coro Azzurro è stato protagonista in centinaia di concerti, rassegne e manifestazioni corali e non solo: dalla fine degli anni ‘70, quando ancora la burocrazia non ostacolava la voglia di
Un’esibizione del Coro Azzurro
fare, il coro Azzurro ha inventato e organizzato ben tredici edizioni della Sagra del Folclore, una tre giorni nella quale il centro scolastico di Pieve di Bono si trasformava in un “villaggio” che attirava amanti della musica, della cultura e del divertimento, animato da concerti, mostre, tavole rotonde, laboratori musicali oltre che da spazi di ristoro per la
delizia del palato. A conferma della stabilità e continuità nell’attività, alla guida del coro negli anni si sono succeduti solo tre maestri; a Basilio Mosca, che ha diretto dalla fondazione al 1982, è succeduto Angelo Armani, che ha lasciato dopo le celebrazioni per il 60° di fondazione, nel 2010, all’attuale maestro, Cornelio Armani. Per celebrare questo
65° anniversario il coro, presieduto da Dino Ceschinelli, ha messo in cantiere una serie di iniziative che coprono vari periodi del 2015, con il coinvolgimento della scuola e di altre associazioni locali; per la festa di “Buon Compleanno” in coincidenza proprio con la Sagra del Carmine, saranno ospiti gli amici di Oberhausen, piccolo comune della Baviera, con i quali la comunità di Pieve di Bono vanta ormai oltre mezzo secolo di scambi musicali, culturali e sportivi, nati e cresciuti nel tempo grazie ai rapporti intrattenuti con alcune famiglie, originarie della Pieve, emigrate in Germania ad inizio degli anni ‘60 in cerca di lavoro. In collaborazione con l’Us Pieve di Bono è stata quindi organizzata una due giorni che, inserita tra gli appuntamenti previsti dalla tradizionale Sagra del Carmine organizzata dal Circolo Culturale di Strada, ha previsto per sabato 18 luglio una partita di calcio tra la squa-
dra locale e la BSC Oberhausen alle 15 al campo sportivo di Creto, cui ha seguito alle 20.30, in piazza Prati a Strada, l’atteso e sempre apprezzato concerto degli Oberhauser Musikanten; domenica 19, tutti a Strada dove, alle 10.30, è stata celebrata la Santa Messa in onore della B.V. Madonna del Carmelo e in ricordo di coloro che hanno fatto parte della storia del coro Azzurro, cui è seguita la solenne processione animata dagli ottoni bavaresi. La domenica sera, presso Piazza Prati di Strada, il Coro Azzurro ha tenuto il grande concerto di compleanno eseguendo i canti del proprio repertorio e diretto dal maestro Cornelio Armani. Un traguardo importante e storico, con il ricordo del maestro Basilio Mosca e di tutti coloro che negli anni hanno fatto parte del Coro Azzurro, contribuendo a far vivere momenti ricchi di emozioni. Marco Maestri
Sport
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Pinzolo ospita l’As Roma dal 6 all’11 luglio, l’Uc Sampdoria dal 14 al 28 luglio
redazionale castel
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Arte
AGOSTO 2015
Cronache d’arte giudicariese Moltissime le mostre sul territorio che facilitano il nostro osservare e premiano la nostra curiosità, ad iniziare dalla personale di Vigilio Viviani (di Verdesina) presso la Home Gallery di Brevine a Tione che muove dentro categorie del sapere d’arte in forma di “fedele riproposizione” delle opere di un grande della pittura quale fu Vincent Van Gogh. Viviani contempla nel suo processo creativo la prassi della riproduzione dell’originale, come se, in una sorta di empatia totalizzante riconoscesse nell’imitazione l’essenza stessa dell’arte, riaffermando il concetto di ‘mimesis’ dell’opera, come avvenne nell’arte classica per sublimazione della natura. Del resto siamo in epoca di riproducibilità dell’opera e denunciare il proprio rapporto con un originale significa entrarne in dialogo, non temere di mostrare la propria volontà di dichiarare affinità interiori con i maestri, regalare bellezza attraverso una specializzazione. Naturalmente non si tratta di falsificare niente e nessuno, se l’intento è dichiarato non c’è da temere; il quadro pure se “solamente” una copia, diverrà sinceramente un originale che si è duplicato per maestria del suo secondo autore. Quante volte non ascoltiamo musica dal vivo che, se non replicata da un artista interprete, non potremmo altrimenti ascoltare. Vigilio Viviani nella sua determinazione/immedesimazione quindi non fa altro che rendere possibile il nostro sguardo sull’opera di Van Gogh e, vista la sua qualità nella riproduzione, quasi quasi nemmeno ci accorgiamo della cifra stilistica e della differenza formale. Una bella ed originale esposizione anche quella di Nadia Valentini presso il Centro Studi Judicaria di Tione dove troviamo impulsi verso ricerche extra razionali raccolte sotto il titolo di “La Danza del Derviscio”. La figurazione posta a confine fra astrazione e scrittura araba, vuole rendersi educatrice di un codice dove la trasfigurazione della materia sembra indicare strade possibili per una “terza forza” intrisa di
di Alessandro Togni L’arte, come è storicamente sempre successo si rivela con particolare incidenza, anche dentro il territorio giudicariese, proponendosi attraverso manifestazioni espositive ed eventi, come materia di interesse cognitivo e facoltà per una dilatazione degli orizzonti della percezione visiva, interagendo peraltro anche con le dinamiche sociali e rilasciando, senza che nessuno se ne accorga fino in fondo, anche un contributo economico certamente non di-
meditazione e sapienza, metafora dell’Assoluto. La pittura di Valentini inizia sì con memorie della cultura d’Occidente, dove riconosciamo decorazioni linearistiche come si trattasse di Art Nouveaux, ma con segni saettanti e soluzioni spaziali, sospensioni di testi sacri riprodotti come fossero gigantografie di carte antiche, ci ritroviamo fascinosamente in una dimensione astrale e metafisica carica di armoniosità cromatiche. Si tratta di un’estasi alla quale
partecipiamo roteando in rivoluzioni come accade per i danzatori della mistica Sufi, capaci attraverso una particolare disposizione psicofisica, di pervenire a stati della mente dove i centri dell’emozione e dell’intelletto si posizionano nel medesimo luogo. Insomma, si tratta della ricerca di un “centro di gravità permanente” già appartenuta a Franco Battiato, musicista ma anche pittore che con Nadia Valentini ed altri autori, ha partecipato a due esposi-
sprezzabile. Merito dell’impegno di molte associazioni e di singoli operatori d’arte che a dispetto delle innumerevoli trasformazioni del contemporaneo ancora si dispongono alla ricerca, alla produzione ed alla presentazione di immagini, assicurando la costante e consecutiva presenza di un pensiero estetico portatore di idee e in grado di suggerire sguardi non privi di interesse.
zioni collettive (a Torino e Crema) intitolate “Conoscenza, strada per la Pace”. Ed ancora Lucia Bortolotti con la mostra “C’era una volta” presso il Salotto d’Autore di Comano Terme. Maggiormente conosciuta come fotografa (aderente all’Associazione IMAGE di Fiavè) Lucia Bortolotti si presenta qui in veste di autrice di pittura e certamente il suo ingresso nella scienza della figurazione non è passato inosserva-
to. La sua disposizione si è rivolge alle riproduzioni di paesaggi e scorci paesani ricavati da fotografie d’epoca, immagini pregnanti e documentali scattate dal maestro Roberto Bosetti nel tempo di metà Novecento. Case antiche con spioventi di paglia, radure abitate da animali da cortile, fondali montani riconoscibili anche se parzialmente modificati dall’impeto espressivo dell’autrice che tuttavia mantiene fede ad una unitarietà stilistica degna di nota. La sua
è una pittura accentuata nelle volumetrie, plastica nelle variabili tonali, ambrata e terrena come se il fascino dell’autunno fosse inevitabilmente presente. Dietro ad ogni immagine si percepisce un sentimento di rispetto per il tempo e le energie, si comprende come la nostra appartenenza ai luoghi non possa manifestarsi con superficialità. Ritroviamo la semplicità dei paesaggi del passato, la loro purezza priva di inganni, ma anche le gravi e un poco arcigne figure dei castelli dai quali riceviamo segnali di una grandezza storica ancora sconosciuta. Una ricchissima esposizione antologica allestita presso le sale della Macelleria Parisi al Turiterme Center di Comano presenta le allegoriche e popolari elaborazioni scultoree di Fausto Iori, artista del legno giudicariese, fra i più interessanti di questo secondo decennio degli anni 2000. La sua interpretazione della materia suggestiona per l’impronta naif, per la determinazione a rimanere dentro i confini di una ricerca spaziale e plastica piuttosto incline a trascurare la ricercatezza dei dettagli, per la strategia compositiva di estrazione nordica dove, ad emergere, sono principalmente le masse intagliate senza rifiniture. Una scultura “medioevale” dal sapore acre, la presentazione di una scolastica contadina che si impone per maestosità appena abbozzata e non per raffinatezza di modellato. Una plastica che utilizza linguaggi archetipi e per la quale proviamo a tratti una necessità di distacco, una personalità schematica che dispone per un naturalismo travolgente e che indugia nel segno di una iconografia tradizionale. La tracciatura irruente dei segni, la definizione dei corpi come si trattasse di simbologie antiche, riportano la nostra osservazione verso lidi ruvidi ai quali non siamo più abituati, ma che con decisa disposizione lasciano riaffiorare materie cariche di sincerità e di struggente pathos di estrazione romanica. Una mostra capace di porsi come riscoperta dello spirito arcaico della montagna.
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Centenario Grande Guerra
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Le guerre, perciò, sono intrinseche alla natura del capitalismo: cesseranno soltanto quando verrà abolita l’economia capitalista». Ovviamente questa era la formulazione classica della teoria marxista sancita alla Conferenza di Stoccarda del 1907, per cui sempre il Ferguson afferma: «Questa tesi divenne un autentico dogma della sinistra dopo lo scoppio della prima guerra mondiale. Tuttavia, proprio nel gennaio 1915, il socialdemocratico tedesco Friedrich Ebert dichiarava: «Tutti i grandi Stati capitalisti hanno registrato un incremento della loro vita economica nel corso dell’ultimo decennio. La lotta per i mercati si è fatta più intensa. Insieme alla lotta per i mercati si è aperta la lotta per i territori. Perciò i conflitti economici hanno portato all’esplosione di conflitti politici, a costanti e giganteschi aumenti degli armamenti e infine alla guerra mondiale». Parole cariche di cent’anni e più, eppure suonano ancora come “verità profetiche” che trovano una tragica eco in ciò che in quest’anno centenario – 2015 - sta ancora avvenendo anche sulle porte di casa nostra! Gli armamenti continuano, le fabbriche di materiale bellico (navale e aereo e missilistico e atomico compresi) nessuno ha ancora il coraggio di chiuderle né di farle chiudere. Armamenti che restano i veri e reali “colpevoli” di milioni e milioni di vittime umane, che giornalmente stavano riempiendo anche le cronache del mese che stiamo rievocando – l’agosto 1915 - e che inizia proprio nel ricordo dei Caduti sul fronte italiano. Di seguito continuiamo a riportare la triste e fredda sequenza dei fatti bellici rimasti nelle cronache esattamente di cent’anni fa. «5 agosto 1915. Affondato il sommergibile italiano
Guerra 1914-18 mese per mese – Agosto 1915
Anche il fronte italiano è ormai campo di battaglia I combattimenti più terribili e sanguinosi continuano sugli altri fronti
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ià oltrepassata la sodi Ferguson troviamo, indi Mario Antolini Muson glia del secondo anno fatti, scritto : «Le guerre di guerra, sia in Europa che nei Continen- tra Stati capitalisti sono di regola il risultato della ti africano e asiatico, si avverano quanto i saggi loro rivalità per il possesso dei mercati mondiali, osservatori già avevano previsto alla fine del di- dato che ogni Stato non si preoccupa soltanto di ciannovesimo secolo e nel primo decennio del se- consolidare il proprio mercato, ma anche di concolo ventesimo, con parole che ancora oggi - 2015! quistarne di nuovi. Inoltre, queste guerre deriva- suonano di avvertimento per il già “problemati- no dall’interminabile corsa agli armamenti tipica co” terzo Millennio. Nel già spesso citato volume del militarismo.
Il sommergibile italiano Nereide
“Nereide” nel Mare Adriatico. Il sommergibile italiano “Nereide” silurato e affondato da un sottomarino austriaco nei pressi dell’isola di Pelagosa (tra le isole Tremiti e l’isola di Lagosta), occupata dall’11 luglio da un contingente italiano. Nello stesso giorno i Tedeschi entrano a Varsavia, sul fronte orientale, sgombrata dai Russi. Prosegue la grande avanzata tedesca verso est: la IX armata entra a Varsavia. Per la prima volta dal 1815 alla Russia è stato sottratto il controllo della capitale po-
Il Giornale delle Giudicarie
mensile di informazione e approfondimento Anno 13 n° 8 agosto 2015 Editore: Associazione “Il Giornale delle Giudicarie” via Circonvallazione, 74 - 38079 Tione di Trento Direttore responsabile: Paolo Magagnotti Caporedattore: Roberto Bertolini Comitato di redazione: Matteo Ciaghi, Elio Collizzolli, Aldo Gottardi, Denise Rocca Hanno collaborato: Adelino Amistadi, Mario Antolini Musòn, Enzo Ballardini, Francesco Brunelli, Alberto Carli, Umberto Fedrizzi , Enrico Gasperi, Marco Maestri, Elisa Pasquazzo, Alessandro Togni, Alberta Voltolini, Ettore Zampiccoli, Ettore Zini, Marco Zulberti Per la pubblicità 3356628973 o scrivere a sponsorgdg@yahoo.it Il giornale è aperto a tutti. Per collaborare si può contattare la redazione (3335988772) o scrivere a: redazionegdg@yahoo.it Direzione, redazione via Circonvallazione, 74 - 38079 - Tione di Trento Stampato il 30 luglio 2015 da Sie Spa - Trento Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 1129
lacca. 6 agosto. Nuovo sbarco alleato a Gallipoli. Truppe alleate sbarcano in un nuovo punto del litorale della penisola di Gallipoli, la baia di Suvla, mentre gli AngloFrancesi ingaggiano gli Ottomani nella feroce battaglia di Pino Solitario (fino al 10 agosto), nella battaglia del vigneto di Krithia (fino al 13 agosto), nella battaglia del Cunukbahie (fino al 19 agosto) e nella battaglia di Sari Bair (fino al 21 agosto): vie conquistato molto terreno, ma il fronte ottomano resiste. Australiani e neozelandesi riescono a espugnare le trincee turche; a Capo Helles gli Inglesi invece vengono fermati. Ma i combattimenti riescono nell’intento di distogliere i Turchi dalla baia di Suvla: Australiani, Neozelandesi, Indiani, Gurka e Inglesi avanzano verso le alture senza incontrare resistenza. 7 agosto. Volo di D’Annunzio su Trieste. L’aereo con a bordo il poeta arriva intorno alle 16.30, fa due lunghi giri sulla città ed è bersaglio dell’artiglieria austriaca, che però non lo colpisce. Lancia bandiere italiane, un messaggio ai Triestini e poi alcune bombe su postazioni militari austriache. 8 agosto. Sfuma la vittoria inglese a Gallipoli. La rapidità dell’avanzata dalla baia di Suvla ha sorpreso gli stessi attaccanti. I comandanti britannici esitano, i Turchi si sono riorganizzati e contrattaccano. Sfuma la speranza inglese di una vittoria a Gallipoli.
Battaglia del golfo di Riga, proseguita fino al 19 agosto: la flotta tedesca attacca le difese navali russe del Golfo di Riga, ma viene respinta. 10 agosto. Massacro di Neozelandesi a Gallipoli. Le forze turche, al comando di Mustafa Kemal, attaccano con le baionette inastate e riconquistano la sommità di Chunuk Bair, occupata il giorno prima dai Neozelandesi. È un massacro: i soldati del 6° battaglione Loyal North Lancashire, al battesimo del fuoco, sono sterminati. Nei quattro giorni di combattimenti intorno alla baia di Suvla e a Chunuk Bair erano entrati in azione 50.000 soldati inglesi, australiani e neozelandesi: di questi, 2.000 furono uccisi e 10.000 feriti. Oltre 22.000 uomini dovettero essere evacuati dalla penisola e trasportati per mare in Egitto o a Malta perché feriti o malati. 17 agosto. Sul fronte orientale inizia la “grande ritirata”: le forze russe evacuano la Galizia e la Polonia. 19 agosto. A Novogeorgievsk i Tedeschi catturano 90.000 Russi, sul fronte orientale. Resa della fortezza di Novogeorgievsk, alla confluenza tra la Vistola e il Bug. È una delle storiche fortezze di frontiera russe: le altre cadranno tra il 25 agosto e il 3 settembre. I Tedeschi fanno prigionieri tutti i 90.000 uomini della guarnigione che avrebbe dovuto rallentare l’impeto dell’avanzata nemica. Tra i prigionieri anche 30 generali. L’assedio al forte era cominciato il 10
agosto, il bombardamento, con i cannoni austriaci che avevano piegato Anversa, qualche giorno dopo. Il grosso delle truppe tedesche ha intanto continuato la marcia verso est. 21 agosto. L’Italia dichiara guerra alla Turchia (Impero Ottomano). È l’epilogo di una vertenza aperta su più fronti. L’Italia accusa da tempo la Turchia di non rispettare il Trattato di Losanna (con il quale è stata siglata la pace tra Italia e Impero ottomano il 18 ottobre 1912, in seguito alla vittoria italiana nella guerra italo-turca, e che aveva assegnato all’Italia la Tripolitania e la Cirenaica (ribattezzate Libia), fomentando le rivolte anti-italiane nella colonia. In più, recentemente Costantinopoli, aveva vietato agli Italiani di lasciare i porti dell’Asia minore, imponendo loro anche un balzello dal quale erano esclusi gli altri stranieri. 22 agosto. «La frontiera varcata quasi dappertutto». Roma: il governo italiano pubblica un riassunto ufficiale delle operazioni di guerra, soprattutto per smentire i bollettini e i giornali austro-ungarici che parlano costantemente di sconfitte italiane. Questo il testo:«L’esercito austro-ungarico combatte in modo assolutamente difensivo lungo tutto il fronte di operazione. I suoi rari atti offensivi sono affatto parziali, oppure tentativi per riprendere posizioni perdute. La frontiera, irta di ostacoli di ogni genere, e notoriamente potentissima per difese naturali, è stata varcata quasi dappertutto dalle truppe italiane. Appena dichiarata la guerra, l’esercito italiano si è impadronito, talora con vittoriosi combattimenti, talora senza colpo ferire, di numerose importanti posizioni oltre confine nel Trentino e nel Cadore (…). L’Austria è stata costretta ad abbandonare nel Friuli orientale una vasta estensione di territorio le cui condizioni naturali sarebbero state molto favorevoli per una difesa e si è limitata ad occupare la linea più potente e preparata
di lunga mano dell’Isonzo. Essa otteneva così di porre tra il suo e l’esercito italiano un fiume rapido, non guadabile e soggetto a rapide inondazioni, nonché un sistema di posizioni montane assolutamente formidabili. Orbene, le truppe italiane varcarono l’Isonzo in tutte le località militarmente importanti: Caporetto, Plava e tutto il basso corso da Gradisca a valle. (…) Ma dove l’offensiva italiana ebbe anche un più largo successo, fu sull’altipiano del Carso, il quale costituisce il baluardo più potente della piazza di Gorizia. (…) È sicuro che il nemico abbia lasciato nelle nostre mani circa 18.000 prigionieri (…)». 23 agosto. Fronte di Gallipoli. Paralisi a Gallipoli: Londra silura tre generali. L’offensiva di agosto nei Dardanelli è a un punto morto. I soldati hanno combattuto con poca decisione negli ultimi giorni, dopo che Kitchener, indignato per la riluttanza dei comandanti ad avanzare e per le deficienze logistiche della missione, ha rimosso tre generali (e un quarto, Bryan Mahon, si è dimesso). Anche gli obiettivi di questo attacco non sono stati raggiunti. Perdite britanniche: 40.000 uomini, inclusi gli ammalati. 24-25 agosto. Le cronache italiane riportano un’azione notturna sul Basson che vide protagonista il 115° Reggimento Fanteria della Brigata Treviso: si è sempre accennato a numerose trincee ed ancor più a numerosi reticolati e un Fortino». Una sequenza terribile di battaglie e di morti. Mentre gli Stati/Nazioni (e i politici ed i politicanti-commercianti) facevano ed hanno fatto i loro interessi, la sequenza dei Caduti si faceva atrocemente sempre più numerosa e gridava vendetta al cielo: una vendetta mai caduta su chi aveva voluto approfittare di tanta atrocità e farsi bello e “glorioso” alle spalle delle vittime, soltanto poche delle quali hanno avuto un qualche monumento, ed anche quello - oggi, 2015 -in via di progressiva dimenticanza nell’indifferenza generale, specialmente ignorati dalle nuove generazioni perché anche la scuola “si è dimenticata” di sapere tramandare ricordi ed insegnamenti adeguati.
Centenario Grande Guerra
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Agosto 1915 – Ripercussioni in Trentino e in Giudicarie
Dopooltreunannodiguerradifficoltàanonfinire In Giudicarie ferve l’allestimento dei fronti nel Chiese e sull’Adamello Una delle preoccupazioni maggiori per l’autorità militare era lo spionaggio in favore dell’Italia, facilitato dalla possibilità di evadere dal territorio austriaco e di passare all’Italia. Drastiche erano le norme che impaurivano l’intera popolazione, come le seguenti: «Il suono delle campane è permesso solo una volta al giorno, cioè a mezzogiorno. Lo sparo dei mortaretti è proibito. Proibiti sono pure tutti i segnali con luce. Nel circuito a sud di Tione, partendo da Breguzzo, tutti i lumi devono venir velati, cioè coperti, e ciò specialmente vale per i casolari fuori dai paesi, fienili e le malghe in direzione del nemico (italiano). È proibito varcare la linea delle truppe indigene in direzione del nemico. Coloro che infrangono questi ordini verranno puniti secondo le norme del diritto statario». L’Autore di questo testo, ossia il già citato Mognaschi, aggiunge: «Quasi contemporaneamente il Capitanato di Tione fa affiggere un manifesto a stampa che riporta una “Avvertenza” di tono completamente e decisamente minaccioso, secondo la quale i colpevoli di “atti ostili” verso le truppe austroungariche saranno giustiziati e le località interessate rase al suolo. Stesse pene per l’illecito possesso di armi e per atti ostili alle popolazioni fedeli all’Imperatore. Da ultimo, sempre pena di morte per chi “si unisce alle truppe nemiche” oppure “presta aiuto alle stesse”». Questa atmosfera militaristica la si trova anche sul fronte italiano in Val del Chiese. Infatti sarebbe da documentare e da pubblicare l’elenco dei “giustiziati” sia dagli Austroungarici sia dagli Italiani come “disertori”, molti dei quali non erano che povera gente che cercava ogni possibile occasione pur di non fare il soldato o di non collaborare con i prepotenti dominatori del momento. Mentre, invece, il forte fenomeno di spionaggio fra il Trentino austroungarico e il Regno d’Italia resta documentato nel volume: “Luci bel buio” del gen. Tullio Marchetti, (Ed. Scotoni, Tn, 1935) e nel già citato altro volume dello stesso autore: “Fatti, uomini e cose delle Giudicarie nel risorgimento” (Ed. Sco-
O
rmai ci si è inoltrati in pieno clima di guerra; sparita la prima illusione che l’evento bellico sarebbe stato breve, si vive con la certezza che, invece, si stava prolungando in tempi indefinibili ed incalcolabili con nessun segno di “pace” all’orizzonte. Le notizie dal fronte russo per i Trentini nelle file dell’esercito austroungarico - erano sempre più scarse,e sempre solo cariche di sofferenze, di feriti e di morte e di nostalgia a non finire. Nelle Giudicarie si respirava aria di guerra ma, fortunatamente non si combattevano sanguinose battaglie: soltanto, di tant0o in tanto, giungeva
verso la Busa di Tione qualche sporadica cannonata dal fronte italiano rimasto fermo poco a monte di Condino dal 25 maggio alla fine del conflitto. Invece fervevano i lavori di allestimento sia sul fronte meridionale in valle del Chiese e sui monti che confinavano con il Bresciano, e nel gruppo dell’Adamello-Presanella che confinava con la lombarda Valcamonica. L’andirivieni di truppe militari austroungariche - stanziate a Bondo, a Tione ed in Val Rendena - erano all’ordine del giorno, come i proclami dell’autorità politico-amministrativa-militare che aveva la propria sede a Tione.
Cannone alla Lobbia di Mezzo
toni, Tn, 1926), nel quale, relativamente al mese di agosto 1915, troviamo scritto: «Il 27 agosto 1915 reparti alpini assalirono fra gravi difficoltà di terreno le asprissime creste in testata di Val Genova (passo Lagoscuro, 2965 m. e Corno Bédole, 3909 m.) e se ne impadronirono»: una delle tante, possiamo dire, “scaramucce”, poiché, come già detto, vere battaglia in Giudicarie non se ne ebbero.
Invece nel “Diario” di mons. Perli, per il mese preso in considerazione, sono rimaste le seguenti annotazioni. «5 Agosto. Oggi il telegrafo ci annunciò la caduta di Varsavia; in segno di esultanza fu ordinato di esporre la bandiera in paese. Nel popolo si aumenta la speranza della pace vicina. 25 Agosto. In quest’ultimi giorni fui ad Innsbruck per concretare colla imperial regia Luogotenenza la costituzione di un comitato d’approvvi-
gionamento per il Distretto giudiziario di Tione ed un altro per Stenico, e avviare le pratiche per aver farine. Ne furono subito accordati 4 vagoni di frumento a corone 65 sacco compreso posta a Trento e 65 quintali di riso a corone 75; 10 quintali olio a 3,50, sapone a 1,73. In seguito si spera in un regolare rifornimento di farine pei nostri due distretti a mezzo dei due costituendi comitati. / Oggi ho mandato due ettolitri di conserva di bacche
nere (giàsine-grisóni) alla direzione della Croce rossa provinciale. Le bacche furono raccolte in diversi paesi del distretto, e le conserve furono confezionate in questa canonica. / Germanici e Austriaci spazzarono i Russi da tutta la Polonia. A Pietroburgo (ora chiamato Pietrogrado) si teme che i Tedeschi pieghino da Riga verso l’interno della Russia. / Il 21 mese corrente partirono da qui i Germanici e furono sostituiti dai nostri cacciatori. Arrivarono circa 600 lavoratori croati e galiziani per far strade e trincee sui nostri monti. / Italiani e Francesi non ostante i loro ripetuti sforzi sono sempre allo stesso punto. Eppure nissun approccio di pace. / � A mezzo dell’imperial regio Giudizio distrettuale locale ci giunse l’annunzio di morte di Guido Bais, figlio di Ermenegildo, nato nel 1891, caduto sul campo ai primi del maggio u. s. / In quest’ultimi giorni l’Italia dichiarò la guerra alla Turchia. Un sottomarino tedesco affondò l’”Arabic” americana che portava all’Intesa 100
Guerra Bianca
automobili, 56 aeroplani, 4000 cannoni eccetera / Mi fu domandato se la guerra abbia portato un miglioramento nei costumi, ed ho risposto sotto l’aspetto morale radicalmente nulla fu mutato in meglio: le donne frequentano sì di più del solito i sacramenti e la chiesa, ma spintevi dal timore di disgrazie ai loro soldati sul campo; e gli uomini per la stessa ragione hanno soltanto e forse per intanto sospeso la bestemmia. Appunto perciò un Tizio di Tione, mesi fa, mi diceva che il Signore, giacché ha incominciato a menare la sferza, non ismetterà tanto presto, anzi vorrà arrivare fin in fondo; ed un altro mi diceva: «Il Signore questa volta vuol fare un nuovo impianto. I vizi ricalcitrano anche sotto i colpi del flagello». / Il clero trentino è fatto segno al crocifigatur da parte dei Tedeschi come degli Italiani: i primi lo odiano perché lo ritengono come efficace fattore di irredentismo italiano; i secondi come eccitatore di odio contro l’Italia a favore dei Tedeschi. / Ad Innsbruck e circondario si alloggiarono molti profughi di Trento; ma vi stanno a disagio; sono guardati come irredentisti, e quindi sprezzati. Povero Trentino! / Gl’incaricati capitanali passano di casa in casa a raccogliere gli oggetti in rame, bronzo, ottone ecc. superflui al bisogno famigliare, pagando 3 corone al chilo». Questo nostro rincorrere, attraverso “soltanto” cronache e citando unicamente i pochi e sporadici documenti a disposizione, forse, per qualcuno, sembrerà un discorso troppo limitativo, poiché l’attuale centenario dovrebbe e potrebbe diventare anche critica e valutazione di quanto avvenuto. Per onestà razionale e storica, devo e voglio ribadire che questa rubrica mensile è del tutto “limitatissima” e, certamente, avrebbe bisogno di qualche valutazione di più ampia gettata per intravvedere - al di là dei milioni di vittime- ciò che realmente tale evento catastrofico ha significato e quali benefici e malefici ha lasciato dietro di sé oltre ai “ricordi” (tristissimi) che non sono sufficienti a spiegare l’inspiegabile. A cura di Mario Antolini Musón.
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Società Mentre i famigliari stavano vivendo l’ultimo periodo dell’allevamento bovino, egli, classe 1930, venne avviato agli studi a Rovereto diplomandosi come maestro elementare: un campo educativo che divenne subito l’essenza della sua vita e della sua missione. Caderzone, Preore e Montagne le sue prime mai dimenticate esperienze, e poi dal 1964a Tione, anche come fiduciario scolastico, fino al 1984, anno del suo pensionamento; i nati nel 1973 i suoi ultimi alunni. Fu un maestro di quella generazione di insegnanti impegnati, ai quali veniva assegnata una o più classi con il compito di svolgervi, da soli, i programmi di tutte le discipline scolastiche, senza alcun aiuto esterno, però facilitati dal poter rimanere sul proprio territorio con generazioni di scolari (e loro rispettive famiglie) ben conosciuti ed in possesso dei dialetti locali. E il maestro Remo fu proprio uno di quelli che seppe abbinare l’istruzione di base necessaria come strumento conoscitivo, con l’aggancio continuo e vissuto alla vita delle popolazioni legate al territorio, nelle quali era necessario rimanesse lo stretto legame coi propri usi e costumi, anche se in parte destinate all’emigrazione. Il “fare scuola” è stato per lui non solo una professione, ma una passione, attraverso la quale ha costruito la sua personalità di insegnante e
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Ricordo di Remo Antolini
Il “maestro Remo” personaggio tipicamente tionese A Tione, è venuto a mancare, ad 85 anni, il maestro Remo Antolini: figura tipica della borgata, della quale è sempre stato protagonista ed emblematico cittadino. Veniva dalle generazioni degli allevatori più veritieri
e concreti: quelle legate alle stalle, alle “cà’ da mónt”, alle malghe, ai prati da falciare e da curare con la peculiarità dell’esperto ed amante della propria terra nella quale è rimasto il “sapore” degli avi.
di cittadino e, nel contempo, facendo crescere, con lui, tutti i suoi scolari. Dalla sua origine contadina seppe trarre l’entusiasmo e l’impegno per vivere appieno la socialità comunitaria, sia a livello religioso che civile. L’Oratorio lo vide impegnato sia con i più giovani che nella filodrammatica e con l’allestimento di carri allegorici per il Carnevale rimasti nelle cronache del tempo; mentre il suo apporto alle istituzioni parrocchiali non è mai mancato. Anche dal suo aver fatto il “portiere” della squadra di calcio dell’U. S. Tione, è nato il suo inserimento nella comunità della borgata, partecipando al volontariato e alle istituzioni civili. L’Avis non lo
Maestro Remo - i primi insegnamenti nei ‘50
ebbe solo come socio fra i donatori di sangue, ma anche presidente. Così la cooperazione locale lo ebbe
alla presidenza del Magazzino Sociale; mentre la pubblica amministrazione poté godere del suo apporto
di consigliere comunale dal 1970 al 1980. Mal di là dei suoi specifici incarichi, lui si sentiva par-
te integrante della comunità paesana ed ogni occasione gli era propizia per rendersi disponibile sia alle singole persone, che ai gruppi associativi, che all’attività comunale. Gli va, inoltre, riconosciuto il merito di avere sempre parlato e tenuto vivo il dialetto tionese con una passione fuori dall’ordinario; anche chi si appassionava al dialetto non poteva che ricorrere a lui per avere il vocabolo esatto e la pronuncia precisa, che è sempre stata in discussione: ora, senza di lui, anche in questo delicatissimo campo culturale e sociale siamo davvero degli orfani. Sono convito che questo ricordo di Lui, su queste colonne della “sua”terra, gli sia dovuto soprattutto a nome di quanti hanno goduto della sua disponibilità e di tutti i suoi scolari e dei suoi colleghi insegnanti. Mario Antolini Muson
Il Centro salute mentale incontra la comunità Anche quest’anno l’iniziativa “porte aperte” vuole sensibilizzare le persone sulla funzione sociale di questa importante struttura E anche quest’anno, imperterrita e lungimirante, la buona pratica delle “porte aperte” si è ripetuta al Centro diurno di salute mentale di Tione: venerdì 17 luglio, utenti e personale del centro tionese hanno accolto il pubblico nel centro attorno al quale, per la delicatezza della materia, leggende, paure, dubbi e stereotipi proliferano. “Non ci sono le stanze con i materassi alle pareti – scherza la direttrice del centro Gabriella Conti – il pubblico non si immagini chissà cosa. Il senso dell’iniziativa porte aperte è proprio questo: divulgare l’esistenza del centro diurno e dei suoi servizi, oltre ad una visione reale di cosa significa parlare di malattia mentale e sfatare i falsi miti sull’argomento”. Emerge un dato su tutti nel bilancio di quest’anno, sull’utenza giovanile che
è una realtà in aumento al centro: “E’ vero – spiega Conti – guardando i numeri sembra una diminuzione ma in realtà abbiamo utenti di una fascia d’età più giovane che transitano dal centro, cioè trascorrono dei periodi ben definiti su
progetti specifici per recuperare alcune competenze che la malattia ha portato loro via e li blocca nel loro vivere la quotidianità”. Il Centro diurno si colloca come struttura in una posizione da “ultimo passo”
prima che gli individui rientrino nel territorio di appartenenza e riguadagnino posto nel tessuto sociale. E’ una sorta di palestra nella quale i pazienti si reinseriscono nella vita di tutti i giorni re-imparando ad affrontare le incomben-
ze quotidiane: gli operatori organizzano molte attività di gruppo, dalla muscia all’argilla e la pittura, che stimolino la relazione con gli altri e la gestione delle attività giornaliere e facciano degli utenti stessi i primi protagonisti della loro cura: si sperimentano attività sul territorio nell’ambito del volontariato e di avviamento o inserimento scolastico, formativo o lavorativo. È l’opportunità per gli utenti di ri-acquisire autonomia ed efficacia, dopo una storia di malattia che spesso ha privato il singolo di dignità, affetti e prospettiva. Si parla di malattia mentale e l’immaginazione collettiva si fa prendere dalla paura e dalle fantasie, ma gli utenti sono individui con storie e disagi psichici molto vari e differenziati: dalla cura del sé e degli ambienti alla
gestione della quotidianità e delle relazioni interpersonali e sociali. “E’ molto più facile oggi dire a voce alta sono un tossico – prosegue Conti - oppure ammettere un disturbo alimentare che dire apertamente di avere una malattia mentale”. E’ un grande mondo che comprende i disturbi d’ansia e patologie più gravi, ecco perché uno dei problemi ricorrenti denunciato dagli operatori del settore è il ritardo nella richiesta di aiuto delle famiglie: “i giovani spesso arrivano nella fase acuta, ma se ci fosse anche solo una banale richiesta di informazioni dei genitori o del ragazzo stesso quando si notano segni che potrebbero ricadere nella sfera del disagio psichico se ne guadagnerebbe in qualità di vita, ma c’è molta paura nell’approcciarsi” Denise Rocca
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Rubrica legale/Società
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Assegnazione della casa coniugale, una delle questioni più spinose
Quando un matrimonio finisce
Nel momento in cui una coppia si separa diviene di primaria importanza, nella stragrande maggioranza dei casi, definire a chi dei due coniugi debba essere assegnata la casa coniugale, sia essa di proprietà di entrambi, di uno solo, ovvero in locazione. La legge pone alla base del criterio da adottare, al fine di stabilire chi debba essere il coniuge assegnatario, la tutela della prole. La normativa in materia ha, infatti, quale scopo primario quello di conservare per quanto possibile l’habitat domestico per i figli di coniugi separati in modo da ridurre il più possibile il trauma della separazione dei genitori. La casa va assegnata a colui con cui la prole vivrà stabilmente. Tale regola, come tale, non è inderogabile. Il giudice, infatti, ha la discrezionalità di valutare se questa sia la soluzione migliore per i figli
minori della coppia. Ad esempio, può accadere che - ancorché i figli vivano con la madre - non sia per loro la soluzione più consona continuare a vivere nella casa di famiglia di proprietà del padre quando la stessa sia collocata all’interno di un ambiente prettamente di derivazione paterna e vi siano conflitti particolarmente aspri tra la madre e la famiglia del padre. Ferme tali eccezioni, a rigore la casa – come detto - viene assegnata al genitore convivente con i figli minori. Ci si chiede, quindi, se tale assegnazione valga per un tempo indeterminato ovvero per sempre. La risposta è chiaramente negativa. Proprio in ragione del fatto che la regola è stata posta a tutela dei figli minori, risulta evidente come il genitore non assegnatario dell’immobile potrà chiedere la modifica delle con-
di Avv. Francesca Zanoni
dizioni di separazione o di divorzio e chiedere che il giudice revochi l’assegnazione precedentemente disposta. I casi in cui ciò può avvenire traggono spunto dalla modifica delle circostanze considerate e poste alla base della pronuncia giudiziale sull’assegnazione. In particolare l’assegnazione può essere revocata quando i figli (minorenni e non economicamente autosufficienti all’epoca della pronuncia) siano divenuti maggiorenni ed
Cimadon fa suo il torneo Allianz a Storo Appuntamento ormai consueto dell’estate storese quello che si svolge presso i campi da tennis in località Piane nella prima metà di luglio con la disputa della XX^ edizione del torneo nazionale di tennis Allianz organizzata dal Tennis Club Storo e dall’agente di zona Luciano Tobaldi, riservato ai tennisti di quarta categoria e ai non classificati. Ottima la partecipazione dei tennisti iscritti provenienti dalla Val del Chiese, da Trento, dalla Val Rendena, dalla vicina Valsabbia, dalla Val di Ledro e dalla sponda bresciana del Lago di Garda, per quello che oramai è considerato uno dei maggior appuntamenti tennistici delle Giudicarie. Dopo due settimane d’incontri intensi e combattuti sotto l’abile regia dei due Giudici arbitro Antonio Serafin e Sean Grassi, alle semifinali sono giunti, Carlo Ballardini (T.C.Tione)
class. 4.1 che ha sconfitto Luca Foresti (T.C.Ledro) class. 4.1 e Raffaele Cimadon (T.C.Caldaro) class. 4.1 che ha sconfitto Giuseppe Tononi (T.C.Odolo) class. 4.1. Di fronte ad un pubblico attento e competente in una calda serata si affrontano i due finalisti, entrambi classificati 4.1, lo “storese” di adozione Raffaele Cimadon e il tionese Carlo Ballardini si incontrano sul manto d’erba sintetica dei campi delle Piane. L’incontro combattuto
se l’è aggiudicato dopo un’ora e trenta minuti di gioco Raffaele Cimadon del T.C. con il punteggio di 6/3 6/1 che si è assicurato il Torneo Allianz per la quarta volta. Grande la soddisfazione per l’ottima riuscita del torneo, sia come partecipanti, qualità di gioco e di organizzazione, è stata espressa durante la cerimonia di premiazione dal presidente del Tennis Club Storo Vigilio Giovanelli (Tonela), da Luciano Tobaldi agente Allianz.
economicamente autosufficienti o, a maggior ragione, non convivano più con l’assegnatario della casa coniugale. Ancora, vi sarà la possibilità di ottenere la revoca quando l’assegnatario non viva più stabilmente nell’immobile ovvero passi a nuove nozze o inizi una convivenza more uxorio con altra persona. A tal proposito la Corte di Cassazione, con sentenza n.11981 del 16/05/2013, ha affrontato la tematica dell’assegnazione della
casa familiare al genitore affidatario e la sua revoca. Nel caso esaminato dalla corte la madre, genitore convivente col figlio presso la casa coniugale a lei assegnata, successivamente alla separazione, si era trasferita di fatto presso la residenza dei genitori, portando con sé il figlio minore. Tale stato di cose, ritenuto dal giudice quale stabile abbandono della casa, ha determinato la revoca dell’assegnazione in ragione del fatto che la lunga permanenza presso i propri genitori aveva di fatto compromesso la continuità ambientale che si voleva tutelare con l’assegnazione della casa. È evidente, però, come l’allontanamento debba essere definitivo, non rilevando, invece, ai fini dell’assegnazione o della revoca della casa al coniuge, il mancato utiliz-
zo dell’abitazione indotto da circostanze di forza maggiore ( es. ristrutturazioni) o che dipendano dall’altro coniuge o dal convivente ( es. tipo: la violenza, mancata ottemperanza da parte del genitore non assegnatario dell’ordine di allontanamento). Va detto, però, che la revoca dell’assegnazione può comportare un aumento dell’assegno di mantenimento al coniuge più debole assegnatario. Il giudice potrà quindi tener conto degli effetti economici dipendenti dalla revoca stessa (esempio la necessità che il precedente assegnatario debba provvedere al pagamento di un canone di locazione). Avv. Francesca Zanoni – Arco (TN) – Ponte Arche (TN) https://avvocatofrancescazanoni. wordpress.com/
Totti capitano di solidarietà Bel regalo per l’Associazione Comunità Handicap Onlus di Roncone che ha ricevuto dal capitano della Roma, in ritiro precampionato a Pinzolo, una donazione di 10mila euro. Francesco Totti ha “vinto” all’asta di beneficenza organizzata da Roma Care la sua maglia e donato un assegno di 10mila euro all’associazione che dal 1991 si occupa di disabilità nelle Giudicarie e da qualche anno è attiva anche nella zona dell’Alto Garda e Ledro, in Vallagarina e fuori provincia. “Siamo qui anche per questo” ha detto il capitano, che ha posato per una foto per la gioia dei ragazzi anche con gli ospiti della Comunità Handicap. Gli operatori di Comunità Handicap ringraziano tutti – il Francesco Totti nazionale, l’A.S. Roma e Roma Cares, in particolare Catia Augelli e Simone Di Segni, l’ad Italo Zanzi che ha consegnato loro l’assegno, l’amministrazione di Pinzolo e Roberto Cozzio e tutta Trentino Marketing e l’Apt Madonna di Campiglio per l’aiuto – ma soprattutto spiegano
cosa faranno di questa donazione: servirà a finanziare il Progetto Integrato: cioè attività di assistenza, potenziamento delle autonomie e sollievo per minori con disabilità e per le loro famiglie. Si tratta di creare degli interventi ad hoc per alcune famiglie dell’associazione con bambini in età prenatale in collaborazione con il servizio di neuropsichiatria infantile, l’istituzione scolastica ed il servizio sociale. I progetti personalizzati di assistenza prevedono che il minore sia seguito da un tutor che lo coinvolga in attività per sviluppare e potenziare le autonomie per-
sonali, manuali e pratiche, uscite esplorative ed eventi collettivi e comunitari per favorirne l’integrazione. “La diversità – raccontano il loro motto all’associazione – non è un mondo a parte, ma una parte del mondo. E se non si incontra, conosce e rispetta anche quella parte, il mondo che si conosce sarà un mondo incompleto”. L’associazione opera con un approccio di Community Care e quello che la caratterizza è “la famiglia al centro”: non semplici erogatori di servizi, ma un grosso lavoro di rete e di coinvolgimento di tutta la famiglia. (d.r.)
Scuola
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La Pro Loco Bolbeno ripropone un festeggiamento ormai entrato nei cuori delle persone
Festa alla Madonna del Lares Sabato 15 e domenica 16 agosto la tradizionale due giorni di festa Tra gli innumerevoli appuntamenti che l’attivissima Pro Loco Bolbeno propone per l’estate 2015, l’ultimo, in ordine cronologico, è rappresentato dalla consueta due giorni di festa che si svolge anche quest’anno nei giorni 15 e 16 agosto presso il Santuario Madonna del Lares di Bolbeno. Il classico programma della manifestazione prevede, per sabato 15, la Santa Messa, cui farà seguito il sempre delizioso pranzo a base di polenta, braciola, salamella, cotechino, crauti, peverada e spressa preparato con premurosa cura dai celebrati “cheffs” della Pro Loco. Vi sarà poi l’esibizione pomeridiana del “Coro Cima Tosa Bolbeno” assieme al “Coro Cima Ucia” di Roncone che ad ore 14.45 si esibirà all’interno della chiesetta del Santuario Madonna del Lares con una serie di canti di montagna. Per martedì 16 il programma è ancor più ricco visto che, oltre a pranzo e Santa Messa, grandi e piccini, maschietti e femminucce, avranno l’occasione di partecipare alla tradizionale corsa podistica non competitiva che si disputerà nel primo pomeriggio lungo l’incantevole sentiero nei dintorni del Santua-
La Not(t)e di note compie 20 anni Esattamente da vent’anni, in agosto, nel paese di Bolbeno, si svolge la manifestazione Not(t)e di Note, ormai diventata un appuntamento imperdibile delle estati delle Valli Giudicarie. Musica, vecchi mestieri, prodotti tipici e i celebri “Capùs de Bolben”, rappresentano gli insostituibili ingredienti di una giornata divenuta ormai un must per turisti e valligiani. Prendete quindi la vostra agenda e segnate la data di sabato 08 agosto 2015: nel piccolo paese di Bolbeno, sarà possibile passare una giornata davvero particolare in un clima di amicizia e di allegria. La Pro Loco di Bolbeno, organizzatrice della manifestazione, cercherà di far magicamente rivivere alcuni momenti significativi della vita di un tempo: un’occasione per far riflettere e, soprattutto, per non dimenticare le tradizioni più importanti dei nostri territori. Per questo tra le antiche mura, sotto i portici e nella storica piazza centrale, verranno riproposti decine e derio. Da aggiungere che lungo l’intero arco delle due giornate funzionerà naturalmente un fornito spaccio bar e, per i più golosi, verranno distribuite gustose crepes con marmellata o nutella; per gli appassionati del settore legno, sarà infine possibile tentare la Fortuna con l’estrazione della legna che tanto successo ha sempre riscontrato negli anni.
cine di antichi mestieri ormai del tutto scomparsi o profondamente cambiati rispetto al passato. Si va dall’arrotino al calzolaio, dal maniscalco all’impagliatore di sedie, passando per il casaro, le portatrici d’acqua, le lavandaie, le merlettaie, il tombolo…e tanti altri ancora! Altra componente insostituibile di Not(t)e di Note è la musica, quella vibrazione nell’aria che toglie il fiato e che parla al cuore di ognuno di noi. Così tra gli scorci più affascinanti del paese suoneranno diversi gruppi musicali, a disegnare un vero e proprio itinerario musicale tra le antiche
mura. Quest’anno si esibiranno, ancora una volta, gruppi davvero rinomati tra i quali spicca il celebre gruppo dei “Red Wine” che chiuderà la manifestazione con il grandissimo concerto delle ore 21.00. Nel pomeriggio si esibiranno invece la Compagnia Sonadur di Ponte Caffaro, il gruppo Knodel Musikanten e il coro del paese, ossia il Coro Cima Tosa di Bolbeno. Non si può dimenticare infine l’importanza che l’aspetto culinario riveste all’interno di questa manifestazione. Difficile infatti resistere ai piatti tipici trentini che vengono proposti per
la cena, preparati con cura dagli instancabili volontari della Pro loco di Bolbeno. Il menù, a base di polenta, cotechino, braciola, salamino, peverada, spressa, e funghi, sarà in grado di deliziare anche i palati più esigenti che potranno gustare inoltre gli inconfondibili ed inimitabili “Capùs de Bolben”, le gustosissime polpette a base di pane raffermo, formaggio grana, burro, uova, erbe, coste e uva sultanina, avvolte accuratamente in foglie di vite di uva fraga. La loro preparazione è abbastanza laboriosa e impegnativa tant’è che qualche giorno prima della festa, le donne di Bolbeno si ritrovano tutte insieme e preparano centinaia e centinaia di Capùs con l’unico scopo di far apprezzare ai più questa specialità. Visto il successo dello scorso anno, anche quest’anno, ad ore 18, si terrà una breve dimostrazione in piazza nella quale si mostreranno al pubblico le varie fase necessarie alla preparazione di questa specialità.
Medaglia di bronzo per gliAllievi trentini ai XX Giochi Internazionali dei Vigili del Fuoco Volontari a Opole La squadra degli Allievi trentini dei Vigili del Fuoco Volontari ha conquistato la medaglia di bronzo ad Opole (Polonia) ai XX Giochi internazionali piazzandosi dopo le rappresentative di Polonia e Austria. Risultato prestigioso che premia l’impegno e la volontà della squadra trentina. La staffetta è stata portata a temine senza penalità in 63,34 secondi, la manovra in 39,89 secondi netti anche questa senza penalità. I ragazzi trentini hanno superato oltre 40 squadre provenienti da nazioni come Russia, Repubblica Ceka e Germania, tradizionalmente molto forti e con un bacino di centinaia di migliaia di allievi da cui selezionare i ragazzi. Un risultato che è frutto di otto mesi di assiduo allenamento per i ragazzi trentini, impegnati nella struttura sportiva di Terlago seguiti attentamente da loro istruttori. Grande soddisfazione viene espressa dal Presidente della Federazione Alberto Flaim e dalll’Ispettore referente per il CTIF Raffaele Miclet che si
sono complimentati in primo luogo con i ragazzi, e poi in modo particolare i preparatori tecnici: Giorgio Brendolise (Vignola Falesina), Tiziano Brunelli (Cles), Antonio Dalrì (Mezzolombardo), Domenico Oss Emer (Vignola Falesina), i preparatori atletici: prof. Diego Bortolamedi, prof. Daniel Sansoni (Comano Terme), Claudio Franchini (Pelugo) ed i giudici di gara: Mauro Oberosler (Frassilongo), Corrado Paoli (Lavis). Soddisfazione anche in Giudicarie, due allievi, Riccardo Marchetti e Luca Sansoni, sono giudicariesi e provengono dalla squadra di Villa Rendena Preore. I nostri campioni VV.F.Allievi: Andrea Failla (Cles), Jacopo Giordani (Molveno), Riccardo Marchetti (Villa Rendena), Filippo Pizzini (Ravina), Bryan Ponton (Mori), Luca Sansoni (Preore), Federico Spagolla (Borgo Valsugana), Martino Stenico (San Michele all’Adige), Luca Uez (Malè), Matteo Zeminian (Lavis). (e.b.)
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Opinioni a confronto
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LA POSTA
vilgiat@yahoo.it
Egr. Amistadi, parliamo della Comunità di Valle. Ho letto che si è rinnovata la giunta e l’assemblea. Abbiamo un nuovo Presidente e nuovi Assessori, ma come siano stati eletti, non ci ho capito molto, quello che conta è che cambi qualcosa. Lei che ne pensa? Camillo
Caro amico, sono in molti a non aver capito come funzioni la nuova legge sulle Comunità di Valle. Il problema dei Comprensori prima, e delle Comunità poi, è sempre stato quello della rappresentanza. Ai tempi del C8 s’era costituita un’Assemblea di 156 rappresentanti dei Comuni con un calcolo complicato che cercava di perequare la rappresentanza in base al numero degli abitanti. Un’assemblea così numerosa era quasi ingovernabile, però si dimostrò una formidabile palestra di scuola politica. In Comprensorio crebbe la classe politica e la classe dirigente che ci ha accompagnato, alla grande, fino a qualche anno fa. L’assemblea d’allora beneficiava della presenza fattiva dei partiti, di maggioranze coese e di minoranze combattive, unite da passione politica
La nuova giunta ha il compito di dimostrare maggiore dinamismo e capacità decisionale per questa istituzione
Comunità, ora occorre cambiare marcia
e voglia di fare qualcosa di concreto per la nostra gente. I Comprensori si posero con energia quali controparte, seppur costruttiva, della Provincia per quanto riguarda i nostri guai, e riuscirono in più occasioni ad imporsi. Il rischio che i Comprensori diventassero troppo potenti e pretenziosi, spaventò la Provincia, e soprattutto allarmò la burocrazia provinciale che rischiava di essere distaccata sui territori, fu allora che iniziò una campagna denigratoria e fortemente ostile agli enti periferici tanto da richiedere con forza una loro revisione, molti li avrebbero voluti abolire, punto e basta. Allora intervenne il presidente Dellai che si impegnò, con una nuova legge, a chiudere i Comprensori e s’inventò le Comunità di Valle, che doveva essere qualcosa di diverso, a cominciare dall’Assemblea, ridotta a 60 rappresentanti eletti dal popolo più 39 rappresentanti dei Comuni per un totale di 99 componenti. Non era tanto la riforma dei Comprensori, ma la rivoluzione del sistema Provincia, così disse. Il decentramento delle funzioni era lo slogan del momento. Le prime elezioni a suffragio universale furono una corsa poco decente
alla poltrona, con Presidenti e Giunta in gran parte suggeriti da Trento, mortificando chi sperava finalmente in una scelta democratica e popolare dei propri amministratori. I risultati li conosciamo un po’ tutti. A parte l’encomiabile impegno di alcuni Assessori, per il resto abbiamo assistito ad una conduzione scialba, assemblee senza passione, partiti senz’anima, chiacchiere molte, moltissime, sorrisi, comunicati stampa, Serodoli e qualche Piano di poco conto, voluti dalla Provincia per dare una parvenza di decentramento, e poco altro. Tramontato il Dellai, uno dei primi impegni del neo Presidente Rossi è stato quello di affrontare definitivamente la questione e ripensare una volta per tutte le Comunità. Così è stata partorita la nuova legge, quella che è andata in onda nei giorni scorsi. L’assemblea è ridotta a 16 elementi (?), più il Presidente che fra i sedici consiglieri sceglierà tre assessori, uno per zona. Ad eleggerli si è usato un sistema bislacco, contorto, in cui sono stati chiamati in causa i Comuni che hanno nominato 153 grandi elettori, che a loro volta hanno
Troppo allarmismo sul gran caldo? Gentile Amistadi, per tutto il mese di luglio siamo stati bombardati, alla tv e sui giornali, sull’eccezionale ondata di calore che stiamo subendo in questi giorni. Cosa succede, la natura è impazzita.... Giorgio Caro Giorgio, quando il nostro Giornale arriverà nelle vostre case, probabilmente le cose saranno cambiate. Mi auguro di no. E’ estate, caro Giorgio, e l’estate fa caldo. Quando sarà inverno, farà freddo. Le confesso che queste continue lamentele sui cambiamenti climatici, mi annoiano un po’. Se a luglio ci sono state temperature con punte notevoli, perchè scandalizzarci, siamo nella
normalità, anzi è giusto così. Sono i normali ritmi della natura, che probabilmente non siamo più usati a osservare. Anche questi continui allarmi per la mancanza di acqua o lamentele per i danni all’agricoltura, sono fuori luogo. Se nel Trentino dalle mille sorgenti manca l’acqua è perchè si sono fatti acquedotti scadenti, d’altronde è molto peggio quando d’estate piove, come accadde lo scorso anno, allora davvero andarono a male le colture di mezza Provincia. Teniamocelo questo caldo fin che dura, è tanta manna, dopo tutto nei tempi moderni siamo fortunati, abbiamo l’aria condizionata, abbiamo boschi e giardini in cui rifugiarsi, abbiamo mille modi per non soffire il caldo, Baciamo manina! (a.a.)
votato Presidente ed assemblea. Cosa che è sta fatta. Il potere di eleggere i nostri rappresentanti è quindi finito nelle mani dei Sindaci e dei loro rappresentanti che hanno voluto nominare Presidente Giorgio Butterini, sindaco di Condino, e presidente del Bim del Chiese, un uomo esperto che dovrebbe fare bene. Con lui sedici consiglieri la cui rappresentatività complessiva dell’immenso territorio delle Giudicarie e dei suoi
35.000 abitanti mi lascia molto perplesso. Ma così è. Adesso attendiamo la nomina degli Assessori e poi attendiamo di poterli giudicare per quello che faranno, è ovvio. Mai come in questo periodo abbiamo bisogno di rappresentanti giudicariesi, legati alle nostre valli, preparati, coraggiosi, che sappiano tener fronte con dignità alle intemperie provinciali, con la vicenda dell’ospedale abbiamo imparato che bisogna stare uniti e
non mollare, i compromessi sono residui del passato, oggi abbiamo bisogno di certezze se vogliamo che il futuro delle Giudicarie sia degno del suo passato. Il Presidente c’è, tocca a lui assumersi per gran parte l’onere di guidare al meglio la barca, diamoli tempo e fiducia, ma teniamolo marcato, di imbonitori ne abbiamo avuti anche troppi, cambiamo finalmente rotta, sarebbe ora. Adelino Amistadi
La “buona scuola” è davvero… buona?
Caro Amistadi, potrebbe spiegarmi, lei che è stato insegnante per molti anni, in modo semplice, cosa intenda il presidente Renzi quando parla di “buona scuola”, la legge è passata, ma dove vuole arrivare? Una mamma del Chiese Non ho certo la presunzione di spiegarle il pensiero di Renzi in proposito, posso però darle alcune mie considerazione sul come intendo la “buona scuola” sperando che le condivida. Per me la buona scuola è quella a cui si affidano i propri figli sapendo di non farli partecipare ad una lotteria nella quale solo alcuni fortunati possono avere le classi migliori e gli insegnanti più preparati, volonterosi e professionali. Buona scuola è quella dove gli insegnanti ven-
gano regolarmente valutati per le loro capacità, non solo in base all’anzianità come avviene nella carriere militare o in quella giudiziaria (con tutti i disastri che si leggono!), dove i presidi, severamente selezionati, abbiamo più voce in capitolo. Buona scuola è quella in cui un paese civile possa far crescere i propri figli e la futura classe dirigente. Buona scuola è quella che dia ai nostri ragazzi le basi strutturali e comportamentali per affrontare un futuro sempre più incerto ed esigente. Buona scuola è quella in cui si entra fanciulli e si esce giovani maturi, coscienti delle proprie capacità e con la giusta visione del mondo di oggi, sempre più complesso ed imprevedibile. Così la penso, e così credo la pensi anche il presidente Renzi, ma io posso limitarmi a parlare, lui, se vuole davvero la “buona scuola”, non deve parlare, ma agire. (a.a.)
La posta
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Perlaqualitàturisticaservepartecipazioneecondivisione. Il ruolo dell’Apt delle Terme di Comano
Le Terme di Comano si sono ritagliate nel settore dell’accoglienza termale un ruolo europeo di grande rilievo. Sono infatti riconosciute come Centro dermatologico di eccellenza per la cura della Dermatite atopica e della Psoriasi dovuto alle straordinarie proprietà dell’acqua ma anche alla qualità dell’accoglienza. Un riconoscimento va a chi negli anni ci ha creduto a partire dagli operatori turistici, a coloro che hanno fondato il sistema dell’ospitalità con strutture familiari , che hanno mantenuto un forte legame con il territorio, che conoscono le patologie curate a Comano e si rapportano con normalità con gli utenti che spesso vivono situazioni di difficoltà nelle relazioni per la visibilità delle manifestazioni dermatologiche. In tempi di vacche magre
per il turismo in generale, le Terme di Comano reggono e aumentano le loro presenze che vengono mantenute anche se il tempo meteorologico non garantisce il sole. I nostri operatori misurano la qualità dell’azienda per il turismo, della quale fanno parte e la qualità del loro servizio, attraverso i nuovi arrivi oltre il 30% e la fedeltà dei loro ospiti, riscontri certi rispetto a strumenti della comunicazione di facile manomissione e allegra gestione. E’ di questi giorni che il più apprezzato ristorante del Garda su tripadvisor non esiste nemmeno,a dimostrazione come sia facile inficiare i dati dello strumento. La qualità di una destinazione che diventa attraente per nuovi o consolidati turisti, viene misurata oltre che da ricchezze am-
di Iva Berasi*
bientali o specifiche, anche dalla capacità di un territorio di fare sistema nelle sue diverse espressioni ;dall’accoglienza all’agricoltura che offre prodotti e garantisce la manutenzione del territorio, al commercio,ma anche al buon amministrare
, alla gestione dei servizi e alla vivacità di una comunità consapevole che il turismo è la fonte del proprio benessere. Serve il contributo di tutti o di tanti per far emergere e far progredire un sistema di qualità e quella turistica è dovuta alla
partecipazione attiva di quegli operatori che si sentono parte del territorio e si spendono per farlo funzionare, non da coloro, pochissimi per fortuna, che stando fuori dagli organismi deputati alle strategie turistiche approfittano degli sforzi altrui per un tornaconto solo personale: dopo di loro non rimane che il deserto. L’azienda di promozione turistica delle Terme di Comano è una Cooperativa composta da tante persone che hanno interesse nel settore turistico e cercano di contribuire al miglior funzionamento di un’azienda che è loro, dando un contributo nel confronto franco di idee, partecipazione e sostenibilità finanziaria. Le risorse che vengono utilizzate per far conoscere le terme di Comano e la Comano valle Salus in
Italia e all’estero, portando a curarsi e in vacanza sempre più persone da località prima inesplorate come l’Italia del Sud e l’Europa, sono frutto di strategie promozionali condivise con gli operatori del turismo che si spendono in un proficuo gioco di squadra. Come il vischio sugli abeti nel bosco,c’è anche in una comunità chi gode senza meritarlo dei risultati di coloro che ci mettono risorse finanziarie e condividono attraverso la partecipazione e il contributo di esperienza e intelligenza strategie e azioni innovative, consapevoli che non lavorano solo per se stessi ma per la continuità economico sociale di un territorio dove intendono far vivere i propri figli. * Presidente Azienda per il Turismo Terme di Comano
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