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Giudi iudicarie
il
iornale delle
APRILE 2014 - pag.
Mensile di informazione e di approfondimento
www.giornaledellegiudic a r i e . i t
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ANNO 13- N. 4 APRILE 2014 - Mensile
EDITORIALE
Siamo una generazione perdente di Adelino Amistadi Far parte della categoria dei giovani vecchi, o dei non più giovanissimi, o di quelli della terza età, sottintendendo che una quarta età è ancora lontana dal divenire, mi fa sempre un certo effetto, anche se vantarmi a voce alta di avere quest’anno settant’anni sia un po’ come ribadire che nonostante l’età, ho sempre una buona cera. Evito comunque di far bilanci della mia vita, un po’ per scaramanzia, un po’ perchè convinto che qualcosa di utile vorrei ancora fare. Però mi piace, con gli amici, ripassare la storia che abbiamo convissuto dal dopoguerra in poi, storia di stenti e di resurrezione, di assestamenti e di cambiamenti, di cui ho cercato di lasciarne qualche traccia nei miei libri più dediti alla nostalgia che che alla speranza di un futuro meno movimentato. E’ un po’ fare “contamet”, una specie di esame di coscienza collettivo come si usava alla fine dell’annata nelle associazioni di paese. Credo che difficilmente quelli che verranno dopo di noi potranno raccontare di mutamenti così profondi nella loro storia, di tensioni sociali, di trasformazioni tecnologiche inquietanti e repentine, mai successe nel passato: in poco tempo, è cambiato il mondo da capo a piedi. A pagina 37
Edilizia sempre più in difficoltà Il settore ha fatto segnare un ulteriore calo nel 2013 e non si vede ancora la ripresa
Alle pagg. 10 e 11
Centenario della Grande Guerra, La Màsera rivive si parte.Alle pag 6 e 7 A Ponte Arche, diverrà un polo culturale
Testimone architettonico di quell’economia operosa ed entusiasta che caratterizzò il dopoguerra, la Màsera Tabacchi di Ponte Arche si appresta ad entrare in un nuovo periodo della sua esistenza diventando la nuova sede della biblioteca di valle delle Giudicarie Esteriori. Pag. 17
Pinzolo e Ponte Arche, niente appalti
Circonvallazioni addio! A pagina 9 Guardare i treni mentre si allontanano, sembra uno degli hobby preferiti dai giudicariesi. La locomotiva è lì che sbuffa, si prepara a partire. E noi ce la prendiamo con comodo. Ci perdiamo in discussioni infinite. Il più delle volte, sul sesso degli angeli.
Sul set con la Cardinale Alberto Battocchi nel mondo del cinema A PAGINA 31
COMUNITÀ
Nasce lo sportello Famiglia A pag. 32
ATTUALITÀ Spinale Manez, regole di autogoverno A pagina 13 SPORT Una giudicariese campionessa d’Italia e della nazionale A pag. 36
Verso le elezioni europee di maggio
Serve un’Europa “sexy” di Paolo Magagnotti Fra meno di due mesi oltre 400 milioni di elettori dei 28 Paesi che con un totale di 512 milioni di abitanti formano attualmente l’Unione Europea saranno chiamati alle urne per il rinnovo del Parlamento Europeo, l’Istituzione dell’Unione i cui membri dal 1979 vengono eletti a suffragio universale diretto. Continua a pag. 16
Nove giudicariesisul Comunità, un bilancio da 40 mln Trenodellamemoria Lavoro e famiglia al centro degli interventi
A PAGINA 18
Un viaggio ad Auschwitz per non dimenticare A PAGINA 12
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Rassegna Stampa
APRILE 2014
A cura della REDAZIONE
RASSEGNA STAMPA MARZO 2014
DALLE GIUDICARIE DALLAPROVINCIA Val Rendena - Papa Francesco invitato al pellegrinaggio in Adamello del 27 luglio 2014- Pinamonti: «Stiamo lavorando per riuscire a portare il Pontefice in Trentino». «Abbiamo invitato ufficialmente Papa Francesco al 51° Pellegrinaggio in Adamello. La possibilità che il prossimo 27 luglio il pontefice arrivi in Trentino c’è. Sarebbe straordinario che in occasione del Centenario dello scoppio della Prima guerra mondiale e nell’anno in cui viene santificato Giovanni Paolo II, Bergoglio possa ricordare insieme a noi in Val Rendena le vittime di uno dei conflitti più gravi della storia moderna». Tione- Presentato all’assemblea il bilancio del Bim del Sarca-Mincio-Garda da 46milioni di euro - E’ di 46.742.960 euro il bilancio a pareggio del Bim del Sarca-Mincio-Garda di Tione. Tra le voci di maggior peso, oltre agli 8 milioni della terza annualità di sovra canoni, da suddividere tra i comuni su base statutaria, i 3 milioni del Piano Straordinario da destinare ai comuni per l’efficienza energetica, e i 13 per gli investimenti temporanei per gli esuberi di cassa. Per quanto riguarda il piano straordinario, i fondi a disposizione sono riservati ai progetti di recupero per l’efficienza energetica delle sedi comunali: dalla centralina, ai serramenti. Esteriori - 110 anni per Rosina Nicolli, la nonna delle Giudicarie. Ad omaggiarla con una grande festa parenti, amici e amministratori - Ha compiuto 110 anni Rosina Nicolli, la più anziana signora delle Giudicarie. Ospite da 17 anni della casa di riposo di Santa Croce del Bleggio, ad omaggiare una vita tanto lunga sono arrivati gli amministratori delle Giudicarie Esteriori, parenti e amici, torte e fiori, che la signora si è
goduta. Cieca fin dall’85, a causa della calcina che le finì nell’occhio ricorda sempre lei, ha sfoggiato una lucidita e una voce da fare invidia: questi suoi 110 anni la signora li ha scanditi agli ospiti riuniti per la sua festa, con un piglio che ha stupito tutti. Valle del Chiese - La lince si aggira per le Giudicarie. L’unico esemplare presente in Trentino ha scelto la Valle di Daone e la Valle del Chiese - Secondo il Rapporto orso 2013 e grandi carnivori redatto dalla Pat l’unico esemplare di Lince presente in Trentino si aggirerebbe in Giudicarie con una certa predilezione per la Valle di Daone. Si legge: «L’unico esemplare di lince certamente presente in provincia di Trento a partire dal 2008, il maschio denominato B132, proviene dalla piccola popolazione svizzera del Canton San Gallo. L’ultima cattura in ordine di tempo (la terza) per sostituire il radiocollare è stata nel febbraio 2012. La lince ha trascorso tutto l’anno fra la Val Daone e la destra orografica del fiume Chiese, sino ai confini con la provincia di Brescia ed è rimasta dunque nella nuova area che aveva raggiunto nel corso del 2012». Madonna di Campiglio - Ai Campionati italiani assoluti di fondo a Campo Carlo Magno vincono Roland Clara e Debora Agreiter - Grande spettacolo ai Campionati Italiani di fondo di Madonna di Campiglio con la 50km a tecnica libera maschile, la 30 km femminile e i campionati giovanili. L’atleta delle Fiamme Gialle irraggiungibile nella 50km, la giovane in forza al Cs Carabinieri non ha avuto rivali nella 30 km. Tione - Commissariata la Pro loco. Il direttivo ha dato le dimissioni in massa. Nominato Commissario un membro del comune - A Tione il calendario delle manifestazioni estive, quest’anno, non lo farà la Pro Loco. Ma, il commissario. O meglio una commissaria. Lo conferma Manuela Ferrari, consigliere comunale di maggioranza. Da alcuni giorni, in veste di reggente straordinaria. L’ultima assemblea è andata deserta e non c’è stato verso di ricostituire gli organi statutari. “Quindi – spiega Ferrari – sono stata delegata a sostenere le sorti dell’associazione. Di cui, spero, grazie al grande spirito di collaborazione che ha sempre animato i tionesi, di riuscire - entro l’anno - a ricostituire il gruppo”
I cattivi pensieri
di Eta Zeta
CIRCONVALLAZIONI AD ALTO TASSO DI RIPENSAMENTO. Pinzolo e Ponte Arche: decenni per individuare il tracciato delle loro varianti. A scanso pentimenti, la Provincia ha voluto dare ancora agio alla riflessione. Per ora, le ha spostate più in… là. Poi, se mancheranno ancora soldi, le sposteranno più in… là, là. Trullallero, trulla…là...
Provincia – Addio ad Armando Paris – E’ scomparso il 28 marzo, all’età di 81 anni e dopo una lunga malattia, Armando Paris, ex-consigliere provinciale della Democrazia Cristiana negli anni ’70 ed ’80. Paris è stato eletto nel 1976 ed è rimasto in carica fino al 1983, ricoprendo anche il ruolo di assessore provinciale, dapprima agli enti locali e personale e poi all’artigianato e all’industria,e, nel 1981, vicepresidente della provincia. Avvocato e personaggio di spessore politico, fu autorevole esponente della sinistra Dc vicino a Bruno Kessler e contribuì alla costruzione dell’architettura istituzionale della Provincia autonoma di Trento e il rilancio e consolidamento dei valori dell’autonomia dopo il Secondo Statuto Provincia – Corte dei conti: “Troppi dipendenti pubblici infedeli” - Non hanno utilizzato mezzi termini il procuratore regionale Paolo Evangelista e il presidente Ignazio Del Castillo in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, descrivendo l’aumento delle sottrazioni di ingenti somme di denaro pubblico da parte di dipendenti infedeli. Il 2013 appena concluso, fa registrare un record nell’importo totale delle condanne, con cifre mai toccate in passato. Trento – Murales del Centro sociale Bruno verso la demolizione? - Il murales dell’edificio ex-dogana a Trento, già sede del Centro sociale Bruno, realizzato sei anni fa dal messicano Omar Garcia Cruz e dallo spagnolo Galindo Jordi rischia la demolizione. Il grande orso che campeggia sulla facciata dovrebbe infatti essere distrutto assieme al resto dell’edificio che Patrimonio del Trentino Spa dovrà nei prossimi mesi consegnare alla Federazione della cooperazione trentina. Appello su Facebook e su Twitter da parte di appassionati per “salvare” almeno questa moderna opera d’arte. Provincia – Upt, sfida a due - È sfida a due per la segreteria provinciale dell’Unione per il Trentino: Corrado Buratti, attuale presidente del partito, e Donatella Conzatti, consigliera di Comunità in Vallagarina e già candidata alle provinciali di ottobre. Obiettivo del congresso, fissato per domenica 6 aprile, è quello del rilancio del partito che, alle ultime provinciali, ha subito il sorpasso del Patt restando fermo al 13,40% delle preferenze, anche per la concorrenza di Progetto Trentino. Provincia – Ennesima stroncatura per i vitalizi del politici – Dopo le manifestazioni di piazza, l’occupazione del Consiglio
del 1972. Negli anni ‘90 è stato stimato commissario straordinario presso il comune di Lardaro. La popolazione lo ricorda con affetto e riconoscenza.
provinciale e lo sdegno generale suscitato nella gente e sui media, i vitalizi dei politici regionali incontrano un’altra censura. Nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario della commissione tributaria provinciale l’avvocato Andrea Di Francia, garante del contribuente, si è scagliato contro la Regione e contro i vitalizi definiti privilegio e abuso, esprimendo «la giusta indignazione dei contribuenti a fronte dell’elargizione, ad un numero ristretto di privilegiati, di tante pubbliche risorse economiche frutto dei sacrifici delle famiglie». Provincia - Dalla Palestina a San Michele all’Adige e ritorno – Una bella storia di formazione ed integrazione, arriva dal campo dell’agricoltura. Quattro anni fa gli studenti palestinesi Fadi Batarseh e Laith Micheal Jamil Kokaly si sono iscritti al corso in Viticoltura ed Enologia alla Fondazione Edmund Mach e ora, da laureati, sono tornati a casa con un bagaglio di conoscenze sul mondo del vino “made in Trentino” da applicare alla loro terra, lavorando per rinforzare e valorizzare i vitigni della cantina Cremisan, presso il monastero dei Salesiani, vicino a Betlemme. Provincia – L’export resiste alla crisi – L’export trentino tiene nonostante la crisi e fornisce numeri all’insegna del cauto ottimismo. Nel 2013 il valore totale delle esportazioni realizzate dalle imprese della nostra provincia è stato di 3 miliardi 272 milioni di euro, segnando un piccolo incremento dell’1,1% sul 2012. Il dato segnala però come il recupero sulla drammatica crisi del 2009, anno nel quale l’export crollò del 19,1% a 2.384 milioni, e dopo la progressiva ripresa del 2010 (+18,5%), del 2011 (+11%) e del 2012 (+3,2%), stia rallentando, seppur di poco. Provincia – Turismo, aumentano gli arrivi, presen-
Armando Paris
ze in lieve flessione - + 0,6% gli arrivi turistici in Trentino nel 2013, ma le presenze, o pernottamenti, sono diminuite dello 0,7%. Questi i dati definitivi della stagione turistica relativi allo scorso anno solare certificati dal Servizio statistica della Provincia autonoma di Trento. I turisti che trascorso le loro vacanze nel nostro territorio sono stati 5 milioni e 118 mila (erano 5.090.000 nel 2012) ma la loro vacanza media è stata più breve, visto che le presenze complessive è passato da 29 milioni 872 mila a 29 milioni 668 mila. Bene gli “esercizi complementari”, come bed and breakfast e agritur, tengono comunque gli hotel (+0,7% negli arrivi, -0,3% nelle presenze). Fra le zone d’ambito, il Garda si conferma in testa con 683.077 arrivi e 2.777.133 presenze, seguito dalla valle di Fassa (con 539.783 arrivi e 2.713.702 presenze), seguiti dalla val di Sole (341mila arrivi), da Trento e Monte Bondone (259 mila arrivi), da Campiglio e val Rendena (231 mila arrivi). Rovereto – Internazionalizzare il Mart... con Wikipedia - Il Mart, Museo di arte contemporanea di Rovereto, ha aderito al progetto «Glam» di Wikipedia, sulla scorta di operatori mondiali illustri come il BritishMuseum o la Berkeley University. Per sei mesi un «wikipediano» sarà a Rovereto e al Mart per lavorare fianco a fianco con il personale su archivi, collezioni, biblioteca, per imparare le dinamiche di un museo contemporaneo e prendere contatto col patrimonio di questo museo. Con queste conoscenze, poi, saranno aggiornate le voci di Wikipedia che fanno riferimento al Mart. Un progetto che vuole aprire il museo trentino all’internazionalizzazione e valorizzarne la proposta su internet, grazie alla sinergia con Wikipedia, la enciclopedia online più famosa del web.
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Primo Piano
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In Giudicarie vince Giulia Robol con 568 voti, staccando le liste di Scalfi (227) e Filippi (124) schede, costruendo il proprio successo in Rendena dove si è registrata l’affluenza maggiore, con 429 persone al seggio di Pinzolo. Bene a Storo (250 votanti), maluccio a Tione (141 votanti) e Ponte Arche (95). A consentire l’ottimo risultato complessivo di questa zona ha contribuito anche la discesa in campo in prima persona di nomi “pesanti” fra i democratici giudicariesi in qualità di candidati all’assemblea provinciale del partito, fatto che non in tutte le altre zone del Trentino si è verificato. Ecco allora gli ottimi risultati della giovane Giulia Pouli con 192 preferenze, di Stefania Giacometti, ex assessore di Storo (144) e di Giusi Tonini (103), vicesindaco del paese Chiesano. Sui 6 seggi nell’assemblea provinciale del Pd disponibili per le Giudicarie, 4 vanno ai delegati di Giulia Robol (Olivieri, Amorth, Pouli, Tonini), uno a testa a Scalfi (Giacometti) e a Filippi (Zanon). Il risultato più eclatante, comunque l’ha colto Gigi Olivieri, che, forte dei 395 voti conquistati è risultato recordman a livello provinciale, trainando Giulia Robol alla vittoria nella Giudicarie. E - dicono le ricostruzioni post voto - pure alla vittoria finale, grazie all’“asse” con Vanni Scalfi, favorito anche dall’exdeputato di Pinzolo. Allora Olivieri, c’è Lei die-
Primarie, in Giudicarie il Pd tiene botta
Rappresentano un settimo dei voti totali, mentre su base provinciale la partecipazione è in forte calo. Bene Olivieri e Giacometti di Roberto Bertolini 915 voti circa sui 7.717 totali. Le Giudicarie hanno saputo portare alle urne un ottavo circa degli elettori totali che, domenica 16 marzo, hanno votato per le primarie del Partito Democratico. Un numero non indifferente, considerando l’incitro la vittoria in Assemblea dei delegati di Giulia Robol? Direi di no, si tratta di ricostruzioni un po’ fantasiose che tendono a far perdere di vista i profili sostanziali dell’affermazione di Giulia Robol. Ossia? I fatti sono questi. La consultazione degli iscritti e simpatizzanti non ha assegnato una maggioranza assoluta a nessuno dei tre candidati a segretario (Filippi 37,37%, Robol 32,25, Scalfi 30,22%, ndr.) e questa situazione, a termine di regolamento delle primarie, “passa” la palla all’Assemblea dei delegati del Pd. All’interno di questo consesso si discute, si creano alleanze attorno a persone e
programmi e in questo caso è nata l’alleanza tra Giulia Robol e Vanni Scalfi. Certo, si può discutere dell’opportunità o meno di prevedere un secondo turno, un ballottaggio forse sarebbe stato più consono allo spirito delle primarie e in questo senso penso che le regole vadano riviste. Ma, con questo regolamento l’accordo in Assemblea è un passaggio assolutamente lineare. Cosa ha giocato contro Elisa Filippi? Questo è il vero punto della questione. Ossia, l’alleanza Robol-Scalfi è nata dall’accordo dei due candidati sulle questioni essenziali, sulla visione di partito, su una convergenza riguardo ad alcune
denza della popolazione giudicariese sul totale provinciale e che conferma il buono stato di salute del Pd giudicariese, che contrasta con il calo deciso dei votanti totali rispetto ai 20mila del 2009 e ai 22mila delle primarie nazionali dell’8 dicembre. problematiche. Elisa secondo me ha pagato il fatto di essersi arroccata su questioni di principio senza cercare il confronto con Scalfi, il terzo eletto. Hanno perso i renziani del Pd (Filippi è decisa sostenitrice del Presidente del Consiglio)? Direi di no. Anch’io sono renziano e direi pure della prima ora, una scelta che ho fatto in tempi non sospetti. In realtà la mia adesione alla proposta di Giulia Robol è nata su altri presupposti, ossia attorno ai programmi, alle proposte concrete. Del tipo? Beh, si pensi ad esempio al fatto che la Filippi proponeva un partito “leggero”. Robol
sosteneva invece la necessità di un partito “vero” con circoli e radicamento territoriale che sappia dire la sua su questioni sostanziali. Poi il rapporto con Roma: noi siamo per un rapporto di parità, e non per essere una succursale del Pd nazionale. Infine parlando di riforma istituzionale, la Filippi per un taglio alle Comunità di valle tout court, ma senza dare risposte sul “che fare” dopo la loro soppressione. Di Giulia Robol ho invece apprezzato l’attenzione e la valorizzazione degli amministratori locali, l’idea forte di radicamento sul territorio. Come valuta il risultato delle Giudicarie? Dal punto di vista della partecipazione sicuramente molto
Luigi Olivieri
bene, tenendo conto del fatto che con quasi 1000 votanti rappresentiamo un ottavo circa di tutti gli elettori trentini, dunque la risposta c’è stata eccome. Si conferma un Pd giudicariese sano, con una sua dialettica interna, ma coeso. Il 30 aprile vi sarà il rinnovo del direttivo dei circolo giudicariese e di quelli locali, tranne quello della Rendena dove è da poco stato eletto Valter Facchinelli. Dobbiamo crescere nelle Esteriori, dove non c’è ancora un circolo, ma anche grazie alle elezioni di Pietro Amorth di Stenico in seno all’Assemblea nel corso di queste primarie, pensiamo di poterlo radicare anche in questa zona.
Due milioni
Slavina a Ponte Pià a fine gennaio
Slavina a Ponte Pià a fine gennaio
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Già negli anni Sessanta Bruno Kessler pensava all’unificazione dei comuni Ancora prima della spending review l’ex presidente aveva chiaro il concetto di sostenibilità di Ettore Zini
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Nei prossimi numeri dedicheremo spazio alle testimonianze, ai luoghi, alle storie della gente delle Giudicarie, sconvolte come pochi altri territori dalle vicissitudini del Conflitto mondiale Dai luoghi della Guerra Bianca, agli sfollati della Valle del Chiese il racconto si dipanerà fino a rendere un quadro completo dell’evento. Daremo spazio poi agli appuntamenti, messi in campo su tutto il territorio da enti pubblici ed associazioni per celebrare il Centenario con calendari e focus che permettano a tutti di interessarsi a questo evento, che riguarda la nostra storia, quella d’Italia e quella d’Europa. Per tutte le informazioni su eventi, luoghi ecc, è possibile consultare il portale www. trentinograndeguerra.it, ricco di contenuti e idee.
Focus Centenario Prima Guerra Mondiale
Centenario, la proposta del Giornale delle Giudicarie Nei prossimi mesi tanti focus sull’evento bellico che ha cambiato il mondo
A
di Roberto Bertolini
distanza di cento anni dallo scoppio del primo Conflitto Mondiale (28 luglio 1914) il Trentino è pronto a celebrare la ricorrenza con un fitto calendario di appuntamenti per promuovere e rinsaldare valori di fratellanza e di dialogo. Anche il Giornale delle Giudicarie intende dedicare il giusto spazio al ricordo
del tragico evento che cambiò faccia all’Europa. Un ricordo che sia rispettoso della drammaticità della Prima Guerra mondiale, senza trionfalismi né retorica, ma con uno sguardo attento agli aspetti di interesse storico e culturale attraverso i quali quell’evento va considerato per accoglierne una corretta lettura.
Le vestigia raccontano il conflitto mondiale in Trentino
Tanti i siti di interesse su tutto il territorio provinciale. Nelle Giudicarie c’è la suggestiva Galleria di Cavento 80 forti, 19 musei dedicati alla Grande Guerra e centinaia di chilometri di mulattiere e trinceramenti. E ancora: decine di piazzeforti e fortezze, postazioni, gallerie e baraccamenti sulle impegnative quote dei ghiacciai perenni, cimiteri, musei grandi e piccoli. È nei numeri e nell’imponenza delle strutture, il sacrificio chiesto dalla Storia alla terra trentina dal 1914 al 1918, un conflitto che ha in alcuni luoghi stravolto il territorio, consegnandoci uno scrigno di testimonianze cariche di suggestione. Le Giudicarie, in particolare, presentano tanti punti di notevole interesse, con la linea del fronte che passa dagli oltre 3.000 metri dell’Adamello ai 400 della Valle del Chiese. Basti pensare ai forti Corno e Larino, in Valle del Chiese. Il primo è disteso su uno sperone di roccia a 1068 metri di quota; nelle sue 58 stanze, molte delle quali ottimamente conservate, poteva ospitare fino a 160 soldati. Il secondo costituisce un esempio di forte costruito con conci di granito lavorati a scalpello. Di grande interesse sono anche la “Linea dei Lupi”, presidiata durante la guerra dalla Brigata Toscana, e il monumentale cimitero austro-ungarico di Bondo, costruito nel 1916, che raccoglie le spoglie di 697 soldati. L’Adamello è una delle zone in assoluto più suggestive per quanto riguarda i luoghi del fronte. Sono tante le testimonianze lasciate ad alta quota, fortificazioni, cannoni (come lo Skoda recuperato nel 2000 ai 3.171 metri di Punta Botteri), svelate dai ghiacci nelle stagioni più calde oppure recuperate con un importante lavoro come nel caso della galleria del Corno di Cavento. Fra il 2007 ed il 2010 un importante bonifica ha permesso di liberarla dal ghiaccio che la chiude-
Veduta di Forte Corno
va e di recuperare intatti strutture e reperti lasciati dai soldati alla fine del conflitto. Senza dimenticare due importanti strutture museali che, attraverso la propria opera, contribuiscono a salvaguardare e tutelare importanti testimonianze storiche come il Museo della Guerra Bianca Adamellina “Recuperanti in Val Rendena” di Spiazzo, nato nel 1973 per iniziativa di Giovanni Pellizzari e, dal dicembre 2007 rinnovato come nuova Mostra Museale. Poi, il Museo della Grande Guerra in Valle del Chiese a Bersone, che raccoglie oltre 2500 reperti e si arricchisce ogni anno di nuovi oggetti grazie a donazioni e ritrovamenti sulle montagne circostanti dell’Adamello, del Nozzolo, del Cadria, della Pissola. Ma è tutto il Trentino a proporre tanti luoghi di grande suggestione. A partire dal Sentiero della Pace, un percorso turistico-escursionistico che si snoda per oltre 500 chilometri dallo Stelvio alla Marmolada congiungendo gran parte di questi siti, lungo la linea del fronte della Prima guerra mondiale.
In Val di Sole troviamo lo sbarramento del Tonale: cinque fortificazioni austriache che avevano la funzione di chiudere l’accesso alle truppe italiane. Per i più allenati sono visibili in quota resti di trincee, di baraccamenti e di postazioni; a Punta Linke, posta a 3.632 metri di altitudine, un lungo lavoro iniziato nel 2009 ha permesso di recuperare la stazione di una teleferica austriaca e di liberare dal ghiaccio una galleria nella roccia lunga trenta metri. Fra i siti europei della Prima guerra mondiale, oggi visitabili, è quello posizionato alla quota più alta. Spostandoci nella zona del Lago di Garda e della Valle di Ledro, di grande interesse è un’escursione sul Monte Brione, fra Riva e Torbole, sul quale si trovano numerose opere fortificate. Un dedalo di trincee, postazioni e camminamenti caratterizzano Cima Oro e il colle di Bezzecca, così come Cima Capi, ricca di manufatti bellici, raggiungibile tramite un percorso suggestivo che si apre su balconi a picco sul Lago di Garda. In Val di Gresta il campo trincerato del Nagià-Grom, che si estende per più di 2 chilometri, è
stato recentemente ripulito e recuperato alla memoria storica. Rovereto, capoluogo della Vallagarina e “Città della pace”, ospita il Museo Storico Italiano della Guerra, una delle più autorevoli realtà dedicate ai conflitti dell’Italia nel Novecento, il Sacrario militare di Casteldante, opera monumentale posta su un dosso dedicato al sommo poeta, e la Campana dei Caduti “Maria Dolens”, realizzata nel 1925 col bronzo dei cannoni delle nazioni partecipanti al Primo conflitto mondiale. Facile da raggiungere e di particolare interesse non solo storico è il Monte Zugna, sul quale gli italiani costruirono una serie di sbarramenti, il più noto dei quali è il “Trincerone”, che nel 1916 contribuì a fermare l’offensiva austro-ungarica diretta verso il Veneto, rivelandosi un caposaldo inespugnabile. Poi c’è il Monte Pasubio, teatro di sanguinose battaglie, conosciuto anche perché sul Corno di Vallarsa (oggi Corno Battisti) venne catturato Cesare Battisti, e per la Strada delle 52 gallerie (o Strada della Prima Armata), una ardita mulattiera
costruita dagli italiani nel 1916, lunga 6.5 chilometri, di cui 2.3 in galleria. In Vallarsa Forte Pozzacchio, unico esempio di forte completamente scavato nella roccia, sarà visitabile da luglio 2014 dopo un accurato restauro. Sugli Altopiani di Folgaria, Lavarone e Luserna fra il 1908 e il 1914 prese forma una imponente cintura fortificata lunga 28 chilometri, che comprendeva sette strutture (le “Fortezze dell’Imperatore”). Si tratta dei Forti Belvedere, Dosso delle Somme, Sommo Alto, Cherle, Campo (Luserna), Busa Verle, Cima Vezzena-Spitz Levico. In Valsugana i Forti di Tenna e di San Biagio formavano lo sbarramento della Valsugana, mentre sulla catena del Lagorai, trinceramenti e resti di baraccamenti sono mete ideali per escursioni sulle tracce della storia. A Borgo Valsugana una tappa importante è la Mostra permanente della Grande Guerra. La Valle di Fassa annovera fra i siti più suggestivi la linea Monzoni e Costabella, teatro di scontri fra truppe italiane e austriache, ancora ricchi di postazioni, e il massiccio del Lusia e di Cima Bocche. Forte Dossaccio. Sulla Marmolada si ricorda la Città di Ghiaccio - 10 chilometri di gallerie, dormitori e depositi scavati nelle viscere del ghiacciaio, oggi non più esistente a causa del ritirarsi del ghiacciaio - e il Museo della Grande Guerra a Passo Fedaia, che custodisce numerosi reperti bellici provenienti da quella zona del fronte. Il capoluogo Trento, infine, ha fra le sue testimonianze il Castello del Buonconsiglio dove furono mandati al patibolo gli irredentisti Cesare Battisti, Fabio Filzi e Damiano Chiesa, ma anche il Forte di Cadine - Bus de Vela, recentemente restaurato. (r.b.)
Focus Centenario Prima Guerra Mondiale A Spiazzo, in una sala gremita, la presentazione della rivista
IlNationalGeographiccelebrala GuerraBiancasullenostremontagne di Aldo Gottardi
E
’ una considerazione forte, ma in fondo realistica: le guerre hanno, più dei periodi di pace, contribuito a spingere l’ingegno e la tecnologia umana verso traguardi e livelli incredibili. A E’ poi con la Grande Guerra che avviene il passaggio tra il “vecchio” e il “nuovo” modo di combattere, e in tutto questo, anche combattere in zone dove mai si era pensato: le cime delle montagne. Noi che questa storia l’abbiamo conosciuta da vicino la diamo ormai quasi per scontata, ma il fatto di creare interi villaggi, completi di stazioni teleferiche, dormitori, stazioni radiotelegrafiche, cunicoli, strade e gallerie in roccia unicamente con lo scopo di distruggere un avversario ugualmente appo-
stato a qualche centinaio di metri di distanza, rappresenta forse un fatto unico nella storia. E’ stato questo il lavoro di Michele Gravino e di Stefano Torrione per la rivista National Geographic Italia, cioè raccontare attraverso parole e immagini il viaggio in quelle zone un tempo tormentate dalle granate e dai fili spinati e ora ritornate al loro originario silenzio. Un silenzio però permeato ancora dai fantasmi di quella guerra che cento anni fa aveva abitato li, lasciando tracce ancora visi-
Liceo della montagna, si cerca una soluzione
realizzare in breve tempo infrastrutture pratiche e funzionali, a creare nuovi e più resistenti materiali, e a volte modificare letteralmente il territorio per scopi strategici. bili. “La Guerra Bianca: vivere
per il quale son state pensate ed
e morire sul fronte alpino della prima guerra mondiale” è stato presentato nella gremitissima sala del teatro comunale di Spiazzo dove dopo l’applaudita introduzione di Matteo Motter, presidente della sezione SAT Carè Alto, che ha presentato gli ospiti e ha dedicato un momento introduttivo alla lettura di un passo del diario del tenente Felix Hecht, che combatté e morì proprio sul Corno di Cavento, è arrivato il momento clou ovvero la proiezione del filmato fotografico preparato con le immagini prese durante i sopralluoghi lungo la ex linea del fronte, a oltre 2500 metri di altezza. In questo viaggio fotografico, scorci più e meno noti, come la da poco “riscoperta” galleria del Corno di Cavento, restituita dal ghiaccio solo pochi anni fa. Gli autori dell’articolo si sono detti meravigliati e molto impressionati da quanto avevano visto in quota: “C’è tanta umanità nell’esperienza di quelle genti che hanno dovuto combattere quassù, emersa anche dal gran numero di oggetti personali ritrovati. Il ghiacciaio è come un immenso mare, che sommerge e restituisce gli oggetti che decenni e decenni fa l’uomo ha lasciato li. Sarebbe auspicabile preservare tali memorie e cercare per quanto possibile di lasciarle in quota, nel posto
utilizzate. Onorevole sotto questo senso l’impegno delle istituzioni, dei membri della SAT e tutti i volontari.” dice Michele Gravino. Dello stesso avviso è Stefano Torrione, fotografo: “E’ importante valorizzare i siti in alta quota. Voi della Rendena siete nati con la cultura della guerra, l’avete vissuta in prima persona, e anche dopo avete avuto sempre un rapporto stretto con questi luoghi, conoscendoli e rispettandoli. Da questo punto di vista un grazie a tutti coloro che hanno reso possibile questa nostra ricerca, che ha avuto il plauso da parte di tutta la redazione: la SAT, i musei e tutte le istituzioni.” Nel corso della serata sono poi intervenuti altri ospiti, che hanno contribuito al lavoro degli inviati del National Geographic: sono Marco Gramola, guida alpina, e Michele Ongari, sindaco di Spiazzo e figlio di Dante Ongari, personalità di spicco del panorama storico e alpinistico della Valle al quale è intitolato il rifugio che è stato il “campo base” per tutta la troupe. Con loro aneddoti sull’esperienza e parole piene di emozione e commozione per una affluenza così massiccia, che premia il lavoro di National Geographic e l’impegno di tutte le associazioni ed istituzioni coinvolte.
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Le commemorazioni sianoattenteerispettose del lato “umano” del Conflitto Mondiale È stata fatta conoscere l’iniziativa che le Redazioni delle due testate giudicariesi – “giudicarie.com” online e “il Giornale delle Giudicarie” – hanno intenzione di voler illustrare, in più puntate, il primo centenario della Prima Guerra Mondiale 1914-18. Una scelta certamente di importanza non indifferente, specialmente se si riuscirà a riscoprire elementi che hanno avuto un’incidenza particolare sulle Giudicarie e sui Giudicariesi. Sulle impressioni rimaste in me dalla scuola e dallo studio delle pubblicazioni di storia, nonché dal riflesso dell’opinione pubblica dagli anni Venti ad oggi (2014), vorrei permettermi un’osservazione che non vuol essere una critica su ciò che è stato fatto e detto durante il secolo ventesimo, ma soltanto accentuare un aspetto che, specialmente oggi, credo abbia una notevole validità sociale. Il mio augurio, cioè, vorrebbe essere che le rievocazioni e le testimonianze delle due testate giudicariesi non continuassero ad esaltare esageratamente il cosiddetto “patriottismo” e la conclamata “eroicità” fino ad oggi, come da inveterata tradizione, conclamate con troppa enfasi. Mi piacerebbe , invece, che si mettessero in luce gli errori, i danni, le sofferenze e le vittime e di una scelta politica operata da interessi che nulla avevano a che fare con la vita quotidiana ed il lavoro delle popolazioni. Nel 1987, a cura del Centro Studi Judicaria, è stato pubblicato un prezioso volume – “Garibaldiner”: forse poco conosciuto o troppo presto dimenticato dai Giudicariesi – nel quale era stata raccolta una documentazione sulla spedizione garibaldina in Giudicarie ed in Val d Ledro nel 1866: pagine ricche di testimonianze su ciò che per le popolazioni avevano testimoniato come “vittime” dell’essere state coinvolte in operazioni di guerra contro la loro volontà. Così come Giuseppe Antonio Ongari ha lasciato scritto (purtroppo in un documento ancora inedito) le angosce e le ambasce dei Giudicariesi in conseguenza delle invasioni napoleoniche nel 1800. Penso alla infinità di giovani obbligati dai nazionalismi più efferati che sono stati obbligati a lasciare le loro famiglie, rimaste poi “orfane” dei loro cari mai tornati da fronti di guerra esaltati sui libri da indubbi eroismi, ma in effetti diventati soltanto dei cimiteri senza fiori e senza lacrime. Penso ai cimeli di bombe e cannoni portati in quota con immense fatiche, che però avevano procurato soldi a palate ai guerrafondai di turno. Penso alle opere di ingegneria costruite su tutti i fronti col materiale portato a spalle dalla “donne de le as” con fatiche inenarrabili. Penso alle medaglie distribuite da una serqua di ufficiali rimasti comodamente in ufficio a progettare le operazioni ai fronti pur certi che le vittime delle loro “operazioni belliche” sarebbero state molte. Chi ha approfittato della morte di tanta gioventù di ogni Paese ? Quelle vittime degli egoismi di pochi gridano ancora vendetta al cielo! Ed ai morti sui fronti si aggiungono le sofferenze infinite di chi ne ha portato le conseguenze nei territori dove le guerre sono passate o dove erano state lasciate famiglie nella povertà e nell’indigenza e soprattutto nella sofferenza. Quanti giovani giudicariesi nel 1918 sono mancati per sempre dalle loro case? Quante vedove e quante madri e quanti bambini e fanciulli hanno atteso invano chi non è più tornato? Quale è stata la fame patita? E quante le silenziose lacrime di chi doveva continuamente pensare a chi mancava da casa? E quale fu lo strazio passato di casa in casa quando arrivava la notizia di un “Caduto per la Patria” (lettere maiuscole che ancora grondano sangue)? Sarò un povero vecchio superato nelle considerazioni e nelle valutazioni storiche, ma alle ferite e alle sofferenze viste e provate sotto i bombardamenti in Giappone unite alla vista dei volti composti ma sofferenti delle spose e delle madri ai funerali dei “resti” degli eroi non più tornati dalle burrascose incursioni sul Pacifico contro gli Usa, si sono aggiunte le narrazioni di mio padre ex Kaiserjäger in Galizia (Polonia) nonché le testimonianze conosciute al mio ritorno in Italia sulle atrocità commesse in Europa durante il secondo conflitto mondiale… per cui la guerra letta sui libri è del tutto svanita ai miei occhi ed è rimasto soltanto un cumulo di macerie ed una infinità di ingiustizie commesse soltanto a profitto economico e politico di pochi interessati e facinorosi da mettere finalmente alla gogna. Dalle due teste giudicariesi questo vorrei: non l’elenco di ciò che è stato finora esaltato, ma le testimonianze di chi, a causa della guerra, ha sofferto e pianto, e che ancora porta in sé le ferite inferte dal più disumano degli avvenimenti storici. Mario dei Musón
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Economia
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La ricchezza delle nostre comunità Salari, profitti e rendita dei suoi cittadini, diceva Adam Smith. Quella lettura è ancora valida Cosa può insegnare questo libro oggi alle nostre vallate e alle nostre comunità? O meglio cosa può suggerire a quanti nei ruoli di comando amministrativi stanno gestendo questa crisi? La lettura di Smith è estremamente elementare e ci riporta a velocità della luce con i piedi per terra: la ricchezza di una comunità dipende dalla sommatoria di tre voci: salari, profitto e rendita dei suoi cittadini. Ogni altro reddito deriva da una di questi flussi monetari. Scrive Smith “chiunque tragga il suo reddito da un fondo proprio lo deve trarre o dal suo lavoro, o dal suo capitale, o dalla sua terra”. Il reddito dal lavoro è il salario, quello del capitale è il profitto, quello che lo presta è l’interesse, la moderna rendita finanziaria. Queste tre differenti specie di reddito possono appartenere a persone diverse ma anche alla stessa persona. Si può essere proprietari di un fondo, ma anche agricoltori dello stesso e quindi di venderne i frutti e infine d’investirne il capitale. Più si vive in periferia e più la stessa persona tende a fare più cose, mentre più si vive in comunità grandi più queste attività si dividono e con esse la divisione del lavoro. Più il lavoro è specializzato e para-
I
di Marco n un periodo di così forti cambiamenti economici, sociali e culturali anche nelle nostre valli e nelle nostre comunità, chi si trova alla guida amministrativa e imprenditoriale che per decenni aveva interpretato la modernità economica con gli strumenti classici della tradizione si trova spiazzato e non riesce a trovare facili soluzioni su come uscire dalla crisi, rilanciando l’economia. Per questo
Statua dell’economista Adam Smith ad Edimburgo
dossalmente più le comunità e le valli diventano ricche. Nelle nostre valli per centinaia di secoli ha retto questo schema in cui la distanza dai centri più grossi rendeva ognuno in grado di essere proprietario, produttore e accumulatore, seppur piccolo, di capitali. Questo equilibrio determinava sul mercato locale un prezzo naturale e non come in città un prezzo di mercato. La merce veniva venduta esattamente al prezzo che era costata al
suo produttore. L’economia di montagna era basata su scambi locali a prezzi naturali, al punto che un sacco di farina gialla a Storo, o un litro di latte in Val Rendena, aveva un prezzo diverso dal mercato di Mantova o di Riva del Garda. Per le Giudicarie il mercato di Trento era, e direi provocatoriamente rimane, troppo lontano. Questo rapporto diretto tra produttore e merce, e questa distanza tra prezzi naturali e prezzi di mercato ha reso possibile la
Zulberti
motivo si torna a studiare e a riaprire i libri di storia e di economica sulla quale la classe degli intellettuali si era formata tra cui la “Ricchezza delle nazioni” scritto da Adam Smith nel 1776, che rimane uno dei più importanti libri di economia mai scritti, anche se pochi sanno che Smith insegnava filosofia morale all’Università di Glasgow e da giovane ambiva a diventare un grande poeta.
vita in montagna e nelle nostre per secoli, che altrimenti sarebbero rimaste fuori mercato rispetto alle coltivazioni agricole della Valle dell’Adige, perché la quantità e la divisione del lavoro che invece si realizza nelle economie complesse riduce i costi. Nell’equilibrio dei prezzi naturali che hanno reso possibile la vita anche alle più alte quote delle montagne, incidevano anche i trasporti e la viabilità tra i singoli villaggi e paesi, con il calendario delle fiere e dei mercati. Paradossalmente quindi la ricchezza naturale delle Giducarie era data dalla sommatoria di questi fattori; numero di fondi coltivabili, numero di abitanti nelle comunità e facilità di trasporto tra i centri delle valli, al punto che nel 500 la Valle del Chiese era molto più ricca della Rendena. Poi via via a partire dalla costruzione, per volontà austriaca, dello stradone sul fondovalle nel 1844 che saliva da
Brescia verso Madonna di Campiglio i prezzi di mercato si sono sostituiti ai prezzi naturali distruggendo e mettendo sempre più in disparte i produttori locali compresi gli artigiani. Questa modificazione ha messo fuori mercato tutti i prezzi naturali: costava molto meno il carbone della Stiria che quello prodotto dai poveri carbonai di Bondone. Questa trasformazione è poi accelerata con il passaggio all’Italia, che ha invece favorito lo sviluppo degli impianti idroelettrici e del turismo con una nuova e più importante ricchezza, sbilanciata verso la Rendena, mentre la Val del Chiese trasformava i suo artigiani in piccoli industriali. Il collegamento con la Lombardia e i bassi costi dei trasporti e dell’energia hanno così favorito pertanto l’abbandono della vecchia economia naturale sostituita dai grandi centri commerciali che ci vendono di tutto. I paesi più periferici iniziano la loro decadenza a partire dagli anni
Una «task force» per salvare la Sapes Il debito di oltre 30 milioni ha raggiunto il punto critico. Si prepara il piano di rientro. Olivi: «In gioco 120 posti di lavoro» di Roberto Colletti* La prima avvisaglia di una situazione debitoria che stava superando il limite di guardia l’ha lanciata Btb-Intesa con la lettera inviata nei giorni scorsi alla Sapes. L’avviso di revoca ha messo in allarme le numerose altre banche esposte con il gruppo Sawam di cui, oltre alla fabbrica di Storo, fanno parte anche le Officine Giudicariensi di Condino. Del resto le cifre in ballo sono notevoli, ben oltre i 30 milioni di euro. La preoccupazione è perciò schizzata a livello rosso, mobilitando l’assessorato all’industria che, per raffreddare la crisi, come primo passo ha proposto la costituzione di un gruppo di lavoro per affrontare l’emergenza dell’unico polo manifatturiero rimasto nelle Giudicarie. “Banche ed ente pub-
blico debbono fare tutto il possibile per salvare 120 posti di lavoro” ha spiegato Alessandro Olivi “Siamo di fronte ad un’azienda in difficoltà finanziaria, ma non decotta e con concrete possibilità di difendere la sua posizione nel mercato automotive.” Argomenti che hanno trovato ascolto, convincendo gli istituti di credito a dare la loro disponibilità a sedersi attorno ad un tavolo per preparare un comune piano di ristrutturazione del debito. Non sarà un’operazione semplice, né indolore. L’esposizione della Sapes, figlia di una storia antica e travagliata, ha raggiunto una dimensione consistente che oggi supera abbondantemente i 30 milioni. Molte le banche coinvolte. Le principali sono Btb-Intesa e BnlBnp Paribas che hanno concesso
finanziamenti attorno ai 10 milioni ciascuna, tre cooperative (le Casse Rurali Adamello Brenta esposta con 4 milioni e Giudicarie Paganella con 1,3, più la Cassa Valsabbina con 2,4), la Popolare del Trentino con 3,2 milioni, Ing Lease con 3,8
milioni. Esposta anche la Provincia attraverso il prestito obbligazionario di 2,1 milioni sottoscritto a suo tempo da Tecnofin e con il lease back di 4,4 milioni concesso nel 2010 da Trentino Sviluppo. Un debito notevole, come si vede, cui si
settanta, quando si tampona con la legge sui centri storici e la Legge 44. Ma questo dura pochi anni. Ora con i prezzi dei trasporti esplosi e i redditi di mercato e la tassazione vessatoria che ci impongono l’economia globale e la spesa statale, la ricchezza di cui parlavamo all’inizio, il reddito da dove possono arrivare? I fondi agricoli giacciono abbandonati, le vecchie botteghe artigianali sono diventati eco-musei, i capitali sono erosi dai saggi d’interessi sempre più bassi: quale futuro economico aspetta la montagna? Su questo tema credo si debba fare un grande progetto economico per un ritorno delle nostre valli ad un mercato dei prezzi naturali pensando ad un drastico ridimensionamento del gettito fiscale, e normativo, non solo per le attività agricoli ma anche per quelle artigianali a cui affiancare un grande investimento nei trasporti pubblici che non può rimanere fermo al concetto ottocentesco della “corriera” della posta e per i pochi che si spostavano ma per le masse che in poco tempo si devono spostare, come in città, da Ponte Caffaro a Tione e Campiglio. E’ vero che oggi i villaggi sono tutti collegati con la fibra tra loro, ma temo che se internet è molto utile per l’offerta turistica, alberghiera e culturale, per ora i numeri sono ancora troppo bassi per far passare attraverso quel filo il reddito effettivo di cui i 37.000 giudicariesi residenti hanno necessità per condurre le loro speranze di una vita piena vissuta al massimo delle proprie ambizioni.
contrappone un fatturato di gruppo che negli ultimi anni di crisi, specialmente nel settore autoveicoli, è calato ai 20 milioni del 2013. E’ tuttavia opinione abbastanza condivisa che l’azienda, ben inserita nella filiera Dana e produttrice di semiassi, pignoni e forcelle destinati alle principali marche europee, occupi una buona posizione di mercato ed abbia potenzialità di sviluppo. Purché, si aggiunge, riorganizzi la produzione e, soprattutto, accetti un piano di rientro dal debito. “Con tempi precisi ed inevitabili sacrifici. Da parte delle banche ho trovato una pronta disponibilità a costituire la task force per scongiurare la crisi e salvare l’impresa, ma anche l’esplicita richiesta che ciò non si trasformi nell’ennesimo rinvio dell’indispensabile riorganizzazione” avverte Olivi “E’ una posizione legittima e, forse, negli anni scorsi su questo punto si è un po’ tergiversato. La crisi ha cambiato lo scenario. Ora noi tutti vogliamo salvare la Sapes sia per il suo valore industriale, sia per il lavoro che garantisce alle Giudicarie. La ricetta indicata è rientro dal debito e riorganizzazione. Mi sembra una ricetta ragionevole e percorribile.” * articolo pubblicato sul quotidiano “Trentino” del 28 marzo 2014
Attualità Il più delle volte, è solo dopo il fischio del capostazione che vorremmo prendere posto negli scompartimenti. Il treno, però, non c’è più: è già partito. Il rumore della locomotiva e i pennacchi di fumo che scorgiamo da lontano ci fanno capire che siamo arrivati tardi. Solo allora ci rendiamo conto che certi convogli, specialmente i più importanti, bisogna prenderli al volo. Perché, nella maggior parte dei casi, non aspettano. E chissà se passerà il prossimo. La metafora calza. E sembra fatta apposta per raccontare i nostri tentennamenti in tema di viabilità. Da quarant’anni le Giudicarie attendono collegamenti più facili. Strade più percorribili. Paesi bypassati. Eppure, come tanti garruli fanciulli, ci perdiamo a giocare, senza renderci conto che i “treni”, passano una volta sola. E’ stato così per la variante di Pinzolo, e ci siamo ripetuti per la circonvallazione di Ponte Arche. Atteggiamenti diversi. Modi e motivazioni differenti, di affrontare i nodi della viabilità primaria. Ma, stessi risultati. Per anni, quando c’erano le risorse, abbiamo nicchiato.
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E il treno va…
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Circonvallazioni di Pinzolo e Ponte Arche rinviate a data da destinare. La viabilità delle Giudicarie ha perduto (in lunghe discussioni) l’ultima chanche?
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di Ettore Zini
uardare i treni mentre si allontanano, sembra uno degli hobby preferiti dai giudicariesi. La locomotiva è lì che sbuffa, si prepara a partire. E noi ce la prendiamo con comodo. Ci perdiamo in discussioni infinite. Il più delle volte, sul sesso degli angeli. Oppure, come nel caso che stiamo per affrontare, si disquisisce dove far passare una circonvallazione: in destra o sinistra orografica di un fiume. O dove indirizzare il tracciato: in galleria o in trincea. Tergiversato. Persino snobbato. Fors’anche, nella speranza che nulla cambi, per proteggere piccoli interessi di bottega. E adesso che vorremmo, i soldi non ci sono più. Per ora ci hanno detto di attendere. “Che bisogna andare più in...là”. Un eufemismo per dire: mettetevi buoni, perché il piatto piange. E’ accaduto per Pinzolo: bando di gara in via di esple-
tamento, sui siti internet, dove le ditte concorrenti chiedono delucidazioni sulle clausole dell’appalto. Il progetto è stato elaborato nel 2012, aggiornato nell’agosto del 2013. Il finanziamento annunciato nell’ottobre dello stesso anno: 85 milioni di euro, da spalmare nel quinquennio fino al 2018, di cui 64 milioni l’appalto base, 23.000.000 le somme a disposizione. Vadaione-Carisolo avrebbe “circumnavigato” il centro storico di Pinzolo, in zona Pineta. Dei 4.473 metri di variante: 2.750, in galleria. Stop al traffico e allo smog in centro. A beneficio del turismo interno e della viabilità di arroccamento verso Madonna di Campiglio. Ma, è bastato una mezza frase dell’assessore Gilmozzi in sede di bilancio: i fondi a disposizione non bastano. Pinzolo avrebbe dovuto mettersi in coda. Non sarebbe stato così negli anni ottanta, quando i bilanci provinciali erano “grasso che cola”. Allora i treni, si sono volutamente persi. Oggi sulla “variante” pesa un rinvio. A “chissà quando”. Lo stesso è accaduto anche per la circonvallazione di Comano. La Ponte dei Servi-Ponte Arche, in sponda sinistra del Sarca. Novanta milioni di lavori per un tunnel in roccia che avrebbe dovuto assorbire il traffico dalla cittadina termale, particolarmente penalizzata dalle
In superficie o interrata. Intanto gli ultimi passeggeri sono saliti in carrozza.
Circonvallazione di Pinzolo
automobili e mezzi pesanti che la tagliano a metà. Trent’anni di “nì”. Voluta, ma anche temuta. Agognata e al tempo stesso rifiutata. Oggi tutti la vorrebbero. Ma i denari che scarseggiano dalle casse provinciali, sono un ostacolo. Inserita nel Pup nel 2003, l’avvio era preventivato per i primi mesi del 2010. Nel 2007 l’assessore ai lavori pubblici Silvano Grisenti l’ha inserita tra le sette opere prioritarie del Trentino. Il 23 maggio 2013 l’annuncio shock da parte dell’ex presidente della Provincia Pacher: “Non c’è copertura di bilancio”. Anche per questa grande opera pubblica i tempi sono incerti. “Ad calendas graecas”. Si diceva un tempo. Chissà mai se, alla fine, ne verremo a capo. Tutto si confonde e si perde nei pennacchi di fumo di quei treni che, sbuffando, hanno lasciato la stazione.
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Primo Piano
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Per l’intero business immobiliare, il dato scende al -8,9% (– 25,8% era quello registrato nel 2012), il più basso dal 1985. Possiamo illuderci che tra qualche tempo l’economia del cemento tornerà come prima. Ma, le previsioni, e i dati di fatto, dicono che l’era d’oro del mattone è finita. La corsa alla casa, anche alla seconda e di villeggiatura (che tanta parte ha avuto nel mercato immobiliare della Rendena e della zona termale di Comano), potrà avere timidi rigurgiti. Niente di più. Per anni, buona parte della nostra economia – come in tutto il resto della Penisola - si è basata sulla spirale infinita della cementificazione del paese. In futuro - dicono gli esperti, vuoi per i costi, o per un mercato ormai saturo, con la domanda ridotta al lumicino - il comparto avrà ancora contrazioni, mettendo in discussione un modello di sviluppo ritenuto inesauribile. I primi segnali d’inversione si erano avuti sul finire del 2006. La vera percezione che qualcosa si stava inceppando, si è avvertita, però, nel 2008. Dopo il tetto massimo raggiunto nel 2007, si è cominciato ad avere percezione della chiusura di un ciclo: la fine di un’era. Dal 2000 al 2007, il mercato immobiliare ha vissuto anni paragonabili alla famosa corsa nel Klondike, le imprese del settore sono aumentate del 27%, spiegava un comunicato di Cgil-Cis-Uil, arrivando a coprire il 7% del Pil provinciale, contro il 5,3% del Pil del resto d’Italia. Case e edifici, prima scarsamente appetibili o difficili da collocare, erano diventati pepite d’oro. Con le agenzie immobiliari in affannosa ricerca di case e appartamenti da immettere sul mercato. La richiesta c’era. E, quanto ap-
Edilizia. Un’età dell’oro da dimenticare
Dal 2000 al 2007 il mercato immobiliare ha visto una crescita del 27% del numero delle imprese. Poi con la crisi e la stretta del credito si è ritornati ai livelli del 1985
S
di Ettore Zini
e prendiamo in esame il quadro economico delle Giudicarie, possiamo costatare che le nostre valli sono al quarto posto in Trentino, per numero di aziende artigiane: 1.239. Di cui ben 559 edilizia-dipendenti. Secondo la famosa media del pollo di Trilussa, nei trentanove comuni della zona, ci sono più di quattordici imprese per paese che stanno in piedi solo se tira il settore delle costruzioni. pariva nei depliant delle agenzie, veniva bruciato in pochi mesi. La domanda - come nel più classico dei manuali - superava di gran lunga l’offerta. Il valore degli immobili aveva subito un’impennata eccezionale. Nel passaggio Lira-Euro i prezzi sono addirittura raddoppiati. L’esatto contrario di quanto sta accadendo oggi. Con un mercato in forte contrazione, perché la domanda è pressoché inesistente. Qualche vendita sporadica – denunciano gli agenti immobiliari – e, solo per edifici di pregio. O, in presenza di veri affari. Tutto era iniziato sul finire degli anni ’90, con il crollo delle borse, e il ritorno degli investitori al mercato degli immobili, considerato nuovamente bene rifugio. In più, a concorrere all’interesse sul mattone, aveva contribuito il basso costo del
denaro, e un sistema bancario propenso a concedere mutui. Cosa che aveva indotto molte famiglie a propendere per l’acquisto, anziché stare in affitto. Un sistema saltato con la restrizione del credito da parte degli istituti bancari, mai come ora,
In realtà, sono sparpagliate in modo disomogeneo. Il dato evidente, però, è che quasi una ditta su due, da noi, vive di edilizia. Un settore che, di questi tempi, sta patendo le pene dell’inferno. E, che anche negli anni a venire, faticherà a vedere la luce in fondo al tunnel. Gli ultimi dati a livello Nazionale, perfettamente in linea con i nostri, parlano di un calo delle compravendite di case del 9,2%, nel 2013.
guardinghi e poco propensi al finanziamento. Di conseguenza, anche nelle nostre valli, la corsa al mattone ha subito un crollo verticale. Mandando in tilt un settore, finora drogato dall’Ente pubblico, e dalla spasmodica richiesta di abitazioni.
La selva di gru che, negli anni ’80 e ’90, erano parte integrante del paesaggio, oggi sono mosche bianche, quasi introvabili. Sdoppiamenti fognari, arredi urbani, costruzione di caserme per forze dell’ordine e vigili del fuoco, palestre,
Recupero dei centri storici. Possibile via d’uscita? Occorre ripartire dalla valorizzazione del patrimonio edilizio esistente Per anni, anche nei nostri paesi, lo sviluppo edilizio non ha badato a risparmiare territorio. I piani regolatori di quasi tutti gli agglomerati della valle, più che al recupero e al risanamento dei centri storici, hanno puntato su un’edilizia più facile. Meno costosa in termini economici. E meno soggetta a vincoli e costrizioni. La stessa legislazione - anche alla presenza di strutture di poco pregio o scarsamente rappresentative di un’edilizia tipica del luogo - ha posto paletti troppo onerosi per chi intendeva metter su casa o ristrutturare immobili, per incrementare il proprio patrimonio immobiliare. Tant’è che, invece di migliorare
e rendere più confortevole quel che c’era, si è preferito utilizzare in modo poco parsimonioso le aree disponibili. Risultato? Località importanti come Madonna di Campiglio, Pinzolo, Tione o Comano Terme, tanto per citare le più note, non hanno più niente da rodere. E, solo piani regolatori stiracchiati, poco rispettosi dell’ambiente e di quanto rimasto, permettono l’urbanizzazione di nuove aree. Il problema non è di oggi. Comuni poco lungimiranti hanno preferito incentivare l’edilizia facile. Anziché propendere per una gestione oculata delle proprie risorse ambientali. Ora i tempi sono cambiati. Come in quelle
automobili che rimangono a secco di benzina, c’è la necessità di riempire i serbatoi di carburante. E cosa c’è di meglio se non affidarsi a quelle porzioni urbane, già urbanizzate, che attendono solo di essere utilizzate? C’è il bisogno impellente di riqualificare quella parte di edifici snobbati e lasciati, per convenienza economica, nel dimenticatoio. Case vecchie e abbandonate del nostro patrimonio edilizio richiedono essere ristrutturate, ammodernate, sottoposte a processi di recupero, capaci di alimentare un “nuovo” mercato delle costruzioni. Proiettato, non più sull’espansione, ma sul restauro dell’esistente. “Non sarà il solo modo per
rimettere in moto un sistema in difficoltà – concordano urbanisti ed esperti di settore – ma è un modo intelligente per tentare di svincolarsi dai tentacoli di una crisi, mai come ora, dalle vie d’uscita limitate”. Quante sono le abitazioni da ristrutturare e con quali criteri (magari più elastici e meno penalizzanti di quanto siano stati adottati in passato) lo può dire solo una pianificazione meticolosa e mirata. Di certo, però, parte del recupero dei posti di lavoro di un settore ormai saturo e bisognoso di nuovi stimoli, passa anche attraverso la riqualificazione di un patrimonio edilizio dimenticato. Che, non bisogna illudersi, da solo non basterà a recuperare i
fasti pre-crisi ed evitare un ridimensionamento del settore, con le dolorose conseguenze che comporta. Ma, potrà dare respiro a un’economia, più che al nuovo, prevalentemente destinata ad adeguamenti e riconversioni strutturali.(e. z.)
piscine e opere pubbliche che, tanta parte hanno avuto nel nostro sistema produttivo, sono terminati. Anche per le grandi opere, i tagli ai bilanci hanno obbligato a bruschi ripensamenti. In pratica, anche per i più ottimisti, è difficile credere che gli anni a venire riservino ancora un cielo privo di nubi, per il comparto costruzioni e il suo indotto. Il problema è - come dicevamo in premessa - che buona parte della nostra economia è imperniata sull’edilizia. Su poco più di 1.200 imprese artigiane, 550 sono nel comparto costruzioni (almeno un centinaio di più dice presidente degli artigiani delle Giudicarie Narciso Marini, in quanto l’indotto, oltre a muratori e piastrellisti, tocca per esempio anche il sistema della ristorazione con i buoni pasto degli addetti ai lavori). Mentre 287 aziende fanno parte del manifatturiero, 28 dell’agricoltura e selvicoltura, 61 del commercio e riparazione veicoli, 78 dei trasporti, 135 dei servizi alla persona. Come si può vedere, il numero di ditte artigianali impegnate nell’edilizia surclassa tutte le altre attività. Complessivamente in Giudicarie, il quadro per i settori produttivi vede in testa le aziende di costruzioni, con 672 attività, seguite da quelle agricole (482) e dall’industria (403). Per un totale di 1.557 imprese. Mentre sul territorio - e il dato dovrebbe far riflettere - operano 1.801 imprese di servizi. I numeri sono forniti dall’Ufficio Statistica della Provincia, e si fermano al 2012. Nel 2013 il trend non ha subito inversioni. Con si fatto panorama, par ovvio che ci si debba preparare a un cambiamento strutturale dei nostri orizzonti economici. Il cui futuro non potrà più poggiare, come in passato, quasi esclusivamente sull’espansione edilizia. Dovrà essere in grado di guardare altrove. Recuperando in altre attività da inventare, i posti di lavoro che un comparto in recessione, come quello edile, non è più in grado di assicurare.
Primo Piano Solo in val Rendena le 11.262 abitazioni esistenti (6.719 seconde case e 4.543 alloggi privati) danno la misura di quanta parte abbia rappresentato il comparto delle costruzioni per lo sviluppo economico della zona. Nella sola Pinzolo, 2.010 sono le case di villeggiatura e 2.765 gli alloggi privati. Per non parlare di Madonna di Campiglio, dove, dopo mezzo secolo di cementificazione selvaggia, è letteralmente impossibile trovare una sola particella edificabile. Lo stesso vale anche per l’espansione industriale, dove dopo anni di ampliamenti, si sta assistendo oggi a un processo di deindustrializzazione che ha addirittura indotto il Piano Territoriale della Comunità a stralciare una consistente fetta di aree e capannoni inutilizzati nella zona artigianale di Storo. Strutture vuote, diventate un peso per i proprietari. Di cui si tenterà un processo di riconversione. Un’operazione che porta a riflettere: a pensare quali potranno essere i nuovi modelli di sviluppo. L’edilizia è in crisi. Lo scoppio della bolla immobiliare ha messo in ginocchio numerose aziende. Tanto per citare qualche dato, quest’anno gli iscritti alla cassa edile in Trentino, cioè i lavoratori delle costruzioni per i quali sono stati versati i contributi, sono 12.800. Nel 2012 erano 14.136. Nel 2008: 17.725. In
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In 5 anni persi 5.000 posti Nel 2013 il comparto ha fatto segnare un’ulteriore contrazione del 14% delle ore di lavoro di Ettore Zini
In cinquant’anni, anche in Giudicarie, abbiamo occupato ogni fazzoletto di terra disponibile. L’espansione edilizia e la cementificazione del territorio, al pari di tutte le altre regioni d’Italia, sono state il motore della nostra economia. Cenun anno sono stati persi oltre 1.330 posti di lavoro: il 9,8% in meno. Nel quinquennio: 4.925. Se poi, la lente di ingrandimento si focalizza sulle ore di lavoro, si scopre che il calo è addirittura del 14%: 12 milioni e mezzo dell’anno scorso, 10 milioni 800 mila del 2013. Una contrazione di 1.700.000 ore nel settore edile in provincia che, con analoghe proporzioni, si riverbera anche sull’economia locale. L’interrogativo è: che fare? Quale gli scenari futuri? E soprattutto: dove puntare il timone per recuperare i posti di lavoro perduti? Parlando dell’argomento con gli interessati il commento più ricorrente è: “Speriamo che il mercato si riprenda”. Affermazione che dà la misura di quanto tra gli addetti ai lavori: mu-
ratori, carpentieri, falegnami, idraulici e via dicendo, manchi la percezione del fenomeno in atto. Che è riduttivo definire semplicemente: crisi. “Ritengo non si possa più parlare solo di crisi – aveva dichiarato Enrico Garbari presidente dell’Ance di Trento (Associazione Nazionale Costruttori Edili)
tri come Madonna di Campiglio, Pinzolo, Carisolo, Comano Terme, ma anche tutto il resto della valle, hanno costruito il costruibile. Dando all’edilizia residenziale uno sviluppo difficilmente riproponibile.
– ma di un vero cambiamento di scenario e prospettive per il futuro”. Da allora, la situazione non è migliorata. Registra, anzi, una preoccupante situazione di stallo. Gli investimenti pubblici nel settore fanno rilevare una marcata contrazione. Anche le grandi opere latitano. Complice un’accentuata riduzione
delle risorse dell’Autonomia (è di questi giorni l’annuncio dell’assessore Gilmozzi che la circonvallazione di Pinzolo dovrà attendere per mancanza di fondi). Lo stesso vale anche per la variante di Ponte Arche. Anche il mercato privato fatica a ripartire, soprattutto a causa della stretta creditizia che colpisce il settore, che si fa sentire, sia come contrazione della possibilità di accesso al credito da parte delle imprese, sia per le difficoltà di accensione di mutui, da parte dei privati. Le prospettive per il futuro non sono quindi delle migliori. Negli Uffici Tecnici comunali, le richieste di nuove concessioni edilizie latitano. Nella migliore delle ipotesi – confermano nei comuni - si contano sulle dita di una mano e sono trop-
po poche, per ridare impulso al settore. Né servono, o sono dei pannicelli caldi, iniziative come quella di Tione, di adottare misure meno restrittive per il Piano Regolatore, con l’obiettivo dichiarato di risollevare il comparto del mattone. Che possono essere anche di aiuto, fintanto che non stravolgono in modo disordinato la propria pianificazione urbanistica. Un’iniziativa che può essere paragonata a quella di dell’ex presidente della giunta Dellai che, di fronte ad una crisi verticale del settore, aveva proposto una direttiva “per la semplificazione dei controlli alle imprese”. Le soluzioni, come sostengono i responsabili di artigiani e industriali, hanno bisogno di ricette nuove, capaci di rivitalizzare, e dare una svolta al sistema. Devono passare attraverso l’innovazione e la ricerca. E dal recupero e dal miglioramento dell’esistente. sector2011@libero.it
Crisi edilizia. Marini: «Momento Quali sbocchi? di vera difficoltà»
Anche la politica si mobilita per trovare delle soluzioni Recupero del patrimonio edilizio esistente, innovazione, risparmio energetico. Sono le tre direttive dove si potrà incanalare la forza lavoro finora assorbita dall’industria del mattone. Da sole, però, riusciranno a rimpinguare un settore che - a cascata - ha coinvolto capillarmente centinaia di piccole imprese? “Finché, tira l’edilizia la crescita è assicurata. Se si ferma sono guai seri”. Quante volte abbiamo sentito frasi di questo tipo? Eppure, senza quasi rendercene conto, siamo arrivati alla fine di un ciclo. Oggi, obbiettivamente, è difficile prevedere il ritorno a posizioni ante crisi. Lo ha avvertito anche la Giunta Provinciale con la separazione del Prg provinciale dalla Finanziaria. “Vogliamo mettere i cittadini e le amministrazioni nelle condizioni di avere uno strumento più snello” ha detto il presidente della Provincia Rossi. L’approvazione è prevista a breve. Forse già entro aprile. “E l’obiettivo – ha spiegato il capo dell’esecutivo - è proprio quello di accorciare i tempi dei Piani Regolatori comunali, soggetti finora a iter troppo lunghi e macchinosi, a beneficio soprattutto del comparto edile”. La riduzione degli intoppi burocratici, però, è solo una delle componenti essenziali per dare slancio all’economia del mattone. L’altra parte dipende dalla disponibilità denaro in circolazione. Purtroppo carente, anche per l’indisponibilità delle banche ad aprire i cordoni della borsa. La politica, dunque, si preoccupa per le condizioni di sofferenza di tutto il comparto delle costruzioni. E propone pratiche più snelle per la rivalutazione dei centri storici, il recupero delle aree industriali produttive dismesse e l’assegnazio-
ne alle Comunità di Valle della pianificazione paesaggistica. Strumenti importanti. Che potrebbero dare nuova linfa a un settore in grande difficoltà. Ma, queste iniziative riusciranno a dare rimettere in moto la paralisi dei cantieri? La sensazione è che ci debba essere un cambio di strategia radicale. Che, in parte - come affermano gli esperti di settore passa attraverso la riqualificazione energetica e abitativa. Una fetta sempre più ampia dell’edilizia che punta soprattutto sulla costruzione di case in legno che garantiscono resistenza antisismica e isolamento termoacustico. Che, però, ai pro, unisce un elemento negativo capace di stravolgere le tecniche costruttive tradizionali: la drastica diminuzione dell’uso del cemento. Il superamento di un momento così difficile passa poi dal recupero dei centri storici, troppo spesso mortificati da una politica espansionistica proiettata fuori dalla cintura urbana. Oltre a guardare verso nuove opportunità, fuori dal comparto. Di cui, è davvero difficile individuarne gli sbocchi. Solo turismo, agricoltura e utilizzo delle risorse boschive (ecco uno dei settori da sempre trascurati che potrebbe davvero offrire nuove chance!) possono davvero fornire occasioni diverse. Un percorso segnato da nuovi modi di pensare, nuove professionalità e nuovi modi di guardare al futuro. Un salto non facile. Di cui però dovremo, giocoforza, farci carico, se non vogliamo che, gli anni a venire ci riportino a quando la sopravvivenza dei nostri paesi era legata alla valigia di cartone. A quei flussi migratori a cui, in anni bui, si è aggrappata la speranza di una vita migliore per tanti uomini e donne della nostra terra. (e.z.)
Parla il presidente degli artigiani delle Giudicarie
Che l’edilizia stia attraversando momenti difficili anche in Giudicarie lo conferma il presidente degli artigiani Narciso Marini. “Quelli passati sono stati anni pesanti – dice – ma il 2014 sarà davvero nero”. “L’orizzonte immediato è da resa dei conti”. Chi lo conosce sa che ha sempre mantenuto un certo aplomb: più ottimista che pessimista. Ma oggi, non riesce a guardare a domani con la serenità di sempre: con lo sguardo di chi è abituato a risolvere tutte le situazioni e vede il bicchiere sempre mezzo pieno. “Momenti di difficoltà ce ne sono stati – spiega con l’aria di chi vorrebbe non fosse così – ma questa volta la situazione è davvero pesante e l’impressione è che il sistema non stia tenendo”. Lo dimostrano quegli appalti aggiudicati al ribasso del 20, del 30 ma anche del 40% che – dichiara - sono il sintomo della disperazione. Del tentativo di non chiudere: di salvare l’azienda. Gli esempi non mancano. Eclatanti sono le recente aggiudicazioni dei lavori per l’impianto sciistico di Bolbeno. Meno 32,15% per la costruzione del vascone di raccolta acque, meno 36,55% per l’impianto di illuminazione, meno 43,25% per le opere di scavo. “Ma sono soprattutto le piccole opere a dare la misura di quanto alcuni piccoli imprenditori siano in difficoltà”. “Uno dei casi recenti – spiega il presidente degli artigiani giudicariesi – viene dall’assegnazione di un appalto di soli 18 mila euro con uno sconto in fase d’asta di oltre il 40%”. Non è possibile, secondo Marini, che pur di avere lavoro lo si faccia in perdita. E di questi esempi se ne contano a bizzeffe. Una crisi dunque sistemica. Confermata dall’osservatorio privilegiato di un’associazione di categoria con più di 600 iscritti che a breve non vede soluzioni. Quante sono le aziende di artigiani locali che stanno subendo gli effetti di questa congiuntura? Se-
condo Marini molte di più di quelle evidenziate dalla statistica. “Anche perché – spiega – ad essere coinvolti non sono solo muratori, piastrellisti, elettricisti e tutti coloro che lavorano nel comparto, ma anche ristoratori o aziende che comunque ruotano attorno al sistema. Basta pensare ai buoni pasto negli alberghi della zona”. Una recessione che investe anche settori che, con le costruzioni in senso stretto, non hanno nulla a che fare. E gli sbocchi? I modi per uscire da questo impasse, quali potrebbero essere? Per il momento a parere di Marini bacchette magiche non ce ne sono. Ma prima che il sistema vada completamente in rosso, bisogna pur fare qualcosa. “Una mano importante – a detta del presidente degli artigiani – può, anzi, deve venire dai comuni o dalle amministrazioni pubbliche che hanno in serbo ancora tante piccole opere che possono attivare e che potrebbero realizzare per dare un contributo importante in questo momento di grande difficoltà”. Lavori non grandi, come alcuni ramali di fognature ancora da fare, o altri risanamenti che oggi è il momento di realizzare anche per sostenere l’economia. “Ma, oltre al recupero e al miglioramento dell’esistente, in un momento come questo, però – sostiene Marini - bisogna che le amministrazioni facciano quadrato con le imprese sul territorio, per far rimanere gli appalti in loco”. “Noi, come categoria, per esempio, a livello provinciale, stiamo aderendo ad un fondo di solidarietà per venire incontro alle famiglie delle aziende che chiudono o che si trovano in situazioni molto difficili. Già lo scorso anno per sei o sette persone siamo riusciti a garantire circa 1.500 mensili. In momenti come questi c’è bisogno di unità”. Un tempo si chiamava mutuo soccorso. Il messaggio è fin troppo esplicito. (e.z.)
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Memoria
APRILE 2014
UntrenoperAuschwitz,fermatainGiudicarie Nove ragazze giudicariesi sul “Treno della memoria” che rievoca una pagina drammatica della storia del ‘900 C’è un sole caldissimo, una folla di visitatori accompagnati dalle guide munite di auricolari segue un percorso sempre uguale: sotto il famigerato cancello, poi su dalle scalette di una serie di baracche oggi diventate musei, per finire nei forni crematori, nella parte più interna del campo. I vialetti sono ordinati, i capannoni spartani, dal cortile si vedono le case di un paese lì vicino, in tanti scattano fotografie, si aspetta il proprio turno per avanzare alla tappa successiva. Con il giardino di una casa a poche decine di metri dai cancelli, una pista ciclabile sorge oggi a fianco di Birkenau e dei suoi famosi binari che si interrompono nel nulla una volta passato il buco della porta d’entrata. Sulla ciclabile sfrecciano giovani sui pattini in linea e passeggiano genitori spingendo carrozzine. Dentro il campo c’è tanta gente, ma rispetto ad Auschwitz è molto più grande, e molto più vuoto: sembra davvero un immenso cimitero con tutti quei camini che svettano solitari, a distanze regolari, ultimi resti delle baracche di legno bruciate durante la liberazione. I boschi e il parco sono rigogliosi, c’è l’erba negli spicchi di prato fuori dalle baracche, ed è cresciuta anche in mezzo ai sassi, dove rimane solo il camino delle stufe e null’altro di quello che è successo: qualche cumulo di macerie indica le camere a gas e i forni che i tedeschi ormai sconfitti cercarono di distruggere, nella cocciuta illusione che cancellare ogni traccia di esistenze umane fosse davvero possibile. La vita ha ripreso a brulicare nei campi di concentramento: anche a stare in piedi, fra baracche e resti di camere a gas, a scrutare lo stesso orizzonte dei prigionieri, c’è da fare uno sforzo per ricordarsi che lì si è consumata una tragedia tutta umana. Non un terremoto o uno tsunami, sono stati i campi di concentramento, ma il prodotto dell’ingegno, della scienza, della filosofia, della medicina e della creatività umana. Tutta farina del nostro sacco di umanità. La natura ricresce senza colpo ferire, semplice spettatrice accoglie le ceneri dei tanti bruciati nei forni crematori: la guida polacca racconta che in un boschetto al limitare del campo, che pare ideale per fermarsi a leggere u libro, si riparavano le donne per spogliarsi nude, prima di essere accompagnate nelle camere a gas a pochi metri da lì. C’è anche una foto, rubata da un prigioniero a rischio di fucilazione immediata per averlo fatto, di queste figure spettrali che corrono fuori dal bosco. Chi è già salito
di Denise Rocca
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’erano 9 giudicariesi, e una primierotta di adozione giudicariese da quando frequenta l’Enaip di Tione, fra i 400 ragazzi partiti da Trento col Treno della Memoria, direzione Cracovia, Auschwitz e Birkenau. Obiettivo: ricordare, capire e testimoniare.
Auschwitz, prima di diventare ciò che tutti sappiamo, era una fabbrica: e conserva anche oggi, nonostante il passaggio degli internati, l’aria operosa e solida creata da edifici bassi e lunghi di mattoncini rossi, sorti per agevolare il lavoro e dare vita ad uno qualsiasi fra i prodotti creati dall’ingegno umano.
I reticolati ad Auschwitz
Selfie di rito prima della partenza
sul treno della memoria dice che quando si va a gennaio c’è la neve sui binari e fuori dalle baracche il fango gelato, il cielo è grigio. L’atmosfera è più toccante, è proprio quella che decine di film, libri e fotografie ci hanno rimandato. Eppure i morti sono gli stessi anche sotto un inatteso sole di
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marzo, la storia tragica che i loro resti raccontano è uguale a quella che racconta gennaio con la sua coltre di neve. Solo 70 anni sono passati, ma i fatti sono già lontani per chi non era ancora nato e oggi ha bisogno di un’atmosfera per capire. E’ il senso del Treno: entrare e immergersi nei campi, toccare
Lungo le pareti del corridoio ci sono centinaia di foto. Ci chiedono di sceglierne una sola; una sola vita, un solo internato. All’inizio non capisco, avverto un senso di rifiuto. Perchè devo scegliere di nuovo? Perchè devo ripetere di nuovo quel gesto, arrogandomi il diritto di escludere o privilegiare : “tu sì, tu no”? Ma sopratutto sulla base di che cosa, secondo quale criterio? Solo in seguito ne comprendo il senso. Dietro a quella che forse è la più grande tragedia della storia umana si nascondono delle singole vite umane, che spesso, purtroppo, vengono dimenticate dietro al dramma dei grandi numeri, con il rischio di perdere di vista la dimensione più profonda dell’intero olocausto. L’errore sarebbe stato allora rifiutarsi, annullando così delle personalità ben definite, riducendole ancora una volta esclusivamente ad un numero. Così mi avvicino e scelgo anche io. La ragazza nella foto ha un viso che in qualche modo mi ricorda me stessa; si chiama Danuta, quando è morta aveva 21 anni. Caterina Franchini
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La visita ad Auschwitz mi ha delusa. Più che altro mi ha delusa la mia reazione. Non ho provato le emozioni che mi sarei aspettata. Nulla. Pensando ai numeri, a tutte quelle persone che sono morte in quei campi, rabbrividisco. Ma sono sempre solo numeri! Guardando tutte quelle scarpe ammucchiate, tutte quelle valigie, tutti quegli occhiali, tutti quegli spazzolini, tutti quei capelli, sono rabbrividita, ma non riuscivo a provare le emozioni che avrei voluto. Avrei voluto piangere, ma non ci riuscivo. Mi sento in colpa, colpevole, traditrice nei confronti di quelle milioni di persone che lì avevano perso la vita e hanno lasciato quei milioni di ogget-
e immortalare, eppure non basta, da solo. Lèggere, da solo, non basta; studiare, da solo, non basta; vedere mucchi di scarpe e trecce di capelli, da solo, non basta; toccare con mano le brande sgangherate, i buchi delle rare latrine, il filo spinato, da solo, non basta; moltiplicare il numero delle
baracche per i prigionieri che ognuna sa contenere e contare quante volte sarebbe morta Trento, fossero stati i suoi abitanti, non basta ; raccapezzarsi di una folla difficile da immaginare riunita in un solo luogo fisico, non basta; ricordare, nemmeno, da solo basta. Serve fare esercizio, come si
Nei primi anni dell’apertura dei campi, gli internati venivano fotografati e schedati con qualche informazione anagrafica, oggi alcune di quelle foto recuperate dagli storici sono state raccolte in una delle baracche di Auschwitz. I numeri dei morti danno il senso del dramma che si è consumato nei campi, ma dietro ai numeri ci sono persone e vite, volti ripresi in una foto che si rischia di guardare distrattamente uscendo da una visita già molto pesante da digerire. Ai ragazzi del Treno della Memoria viene chiesto di scegliere uno degli internati o delle internate immortalati in fotografia, scriverne il nome su una striscia di garza da portare con sé alla visita a Birkenau per essere letto, e ricordato, a voce alta. ti personali come monito per l’umanità intera. Solo quando a Birkenau abbiamo potuto vedere migliaia di fotografie personali di momenti felici, che i prigionieri avevano portato con sé, ho capito che quei numeri erano persone. Persone che prima avevano una vita, dei genitori, dei nipoti, dei mariti e delle mogli, dei fratelli e delle sorelle, degli amici. Solo allora ho veramente compreso la tragedia che lì aveva avuto luogo. E una lacrima è scesa. Camilla Perotti
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Seduta in treno rifletto su cosa risponderò alle persone che al ritorno mi chiederanno: “com’è andato il Treno della Memoria?”. La prima cosa che mi viene in mente è che è stata un’esperienza incredibile, che non dimenticherò mai. Frase che in fine dei conti non significa molto. Cosa ho visto? Chiaro davanti ai miei occhi c’erano i resti della grande macchina organizzativa creata da Hitler che ha coinvolto migliaia di persone rese incapaci di provare qualsiasi tipo di emozione, come burattini maneggiati dalle
mani del loro gerarca. Far piazza pulita era l’unico scopo: uccidere, uccidere e uccidere. Ho capito il potere incredibile e allo stesso tempo devastante della creatività umana. Cosa ho provato? Arrivata ad Auschwitz il primo sentimento è stato di sorpresa: immaginavo un campo isolato dal resto del mondo. E’ stato scioccante vederlo così vicino al centro abitato. All’interno del campo non riuscivo a capacitarmi di tanta assurdità. Poi, di fronte a mucchi di oggetti, capelli, foto e sguardi di bambini, provavo un senso di soffocamento e impotenza. L’incredulità mi ha accompagnato anche durante la visita a Birkenau e di fronte alla sua enormità. Continuavo a chieder-
I reticolati a Birkenau
fa a scuola quando si ripete a voce alta ad un compagno di studi per imparare la lezione: così la memoria riprende vita e diventa contemporaneità, invece di passato, un racconto personale invece di quello di un altro, di qualcosa che fra pochissimi anni più nessuno avrà vissuto sulla propria pelle e sarà in grado di raccontare da testimone oculare. Le nuove testimoni oculari dello sterminio sono le ragazze del Treno della Memoria, che nelle prossime settimane racconteranno a chi vorrà andare ad ascoltarle, la loro testimonianza e manterranno quella promessa che partendo hanno implicitamente fatto a chi prima di loro è partito e non è più tornato. denise.rocca@gmail.com
mi: “Come ha fatto Hitler a inculcare nella testa di un’intera nazione un così profondo odio nei confronti di quella che lui definiva una razza inferiore?”. Carisma e personalità sono la risposta. Utilizzate in un contesto diverso e positivo avrebbero potuto essere costruttive anziché distruttive.Ora, sono cosciente che in questo ingranaggio ci siamo anche noi, come testimoni. Abbiamo una grande potenzialità per evitare che tutto ciò non si ripeta”. Ilaria Alberti
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Ho imparato che l’indifferenza è un’arma ancora più potente del male stesso; un male che si costruisce giorno per giorno, mese dopo mese, anno dopo anno. Credo che lo scopo di questo viaggio sia stato quello di spronarci a riflettere sull’animo umano e sulla capacità dell’uomo di compiere il male. Questo è quello che è accaduto più di mezzo secolo fa con gli Ebrei. In quel caso, il male è scaturito dal concetto di razza. L’errore da non compiere è credere che sia impossibile che tali catastrofi possano ripetersi. Finché il concetto di razza non sarà superato, non potremo mai smettere di parlare di razzismo. Siamo solo noi, con la nostra forza e la nostra testimonianza, i soli a poter sconfiggere il mostro dell’indifferenza e impedire che ciò che è accaduto nel passato possa ripetersi ancora nel futuro”. Laura Ricca
Tramonto a Birkenau
Attualità
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Presentato il documentario del giornalista Piero Badaloni
Spinale e Manez regole di autogoverno U
na sala gremita di Regolieri alla presentazione del documentario “Spinale e Manez regole di autogoverno”, realizzato dalla Fondazione Museo storico del Trentino e dalla Comunità delle Regole di Spinale e Manez. A presentare la storica e millenaria realtà il noto giornalista Piero Badaloni che ha saputo interpretare lo spirito comunitario con la professionalità Il documentario farà parte di una serie di puntate dedicate alle Dolomiti, Patrimonio Naturale dell’Unesco, in programma sui programmi Rai “Uno mattina” nelle prossime settimane. Zeffirino Castellani Presidente della Comunità ha aperto la serata esprimendo il suo ringraziamento per questo documentario che mette in luce con maestria le radici storiche e culturali delle Regole. Parole di soddisfazione e di congratulazioni da parte di Giuseppe Ferrandi, Direttore del Museo storico del Trentino e del Prof. Pietro Nervi presidente del Centro
che lo contraddistingue. Il risultato è un filmato con la regia di Nicola Berti, che ha tratteggiato con una vena di autentica poesia il rapporto tra i Regolieri, la loro millenaria storia ed lo straordinario territorio che dai paesi di Ragoli, Preore e Montagne sale lungo la Val di Manez e, con un balzo di oltre 20 chilometri, comprende buona parte del Gruppo delle Dolomiti di Brenta.
Piero Badaloni
studi sulle proprietà collettive. Particolarmente apprezzate le interviste a due giovani regolieri, Serena Leonardi e Nico-
la Simoni che con semplici parole hanno illustrato come sia ancora forte ed attuale il legame con la storia e le tra-
dizioni rappresentate dalle Regole. Stupende immagini dei prati dello Spinale pascolate dalle vacche Rendena, delle cascate di Vallesinella e delle cime del Gruppo di Brenta, conferiscono al filmato un’impronta unica. Congratulazioni sono arrivate anche dalle molte autorità presenti, tra loro anche il presidente della Magnifica Comunità di Fiemme Giuseppe Zorzi, il consigliere provinciale Mario Tonina, la presiedente della Comunità di Valle, Patrizia Ballardini e i Sindaci di Ragoli, Preore e Montagne. (r.b.)
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Regole Spinale Manez, approvato il Bilancio di previsione 2014 Settimana intensa per le Regole con la riunione dell’Assemblea Generale convocata per mercoledì 26 marzo. All’ordine del giorno l’approvazione del bilancio di previsione per l’esercizio finanziario 2014 che presenta oltre 3 milioni e mezzo di entrate. La più importante 1 milione e 225 mila euro per l’affitto dei ristoranti Montagnoli, Boch e Dosson sullo Spinale. Le spese ordinarie ammontano ad oltre 1,6 milioni di euro, gli investimenti ad oltre 1,5 milioni di euro e riguardano interventi per la riqualificazione e la manutenzione straordinarie dei ristoranti e del Caseificio Montagnoli presso l’omonima malga, gli interventi di manutenzione straordinaria degli immobili, delle strade per l’esbosco legname e strade forestali. Per ora, come ha precisato il Presidente Zeffirino Castellani, non vengono inserite nuove opere rilevanti in quanto il nuovo Comitato amministrativo insediato a novembre, in seguito alle elezioni di ottobre, ha preferito approfondire le delicate scelte sugli investimenti più importanti con la predisposizione di adeguati progetti preliminari e con una valutazione approfondita delle ricadute economiche degli stessi. Questa scelta è stata criticata dalla lista di Ragoli che fa riferimento a Luca Cerana e Daniele Bolza che ha accusato il Comitato di mancanza di programmazione e ha preannunciato il voto contrario sul bilancio, la votazione ha visto l’approvazione del documento contabile con 16 voti favorevoli e 9 contrari. (r.b.)
BandoperlagestionedellaCasa perFerie“Pràdela Casa” Si cerca un soggetto gestore che sappia valorizzare la struttura L’Assemblea ha trattato un argomento molto atteso riferito alla sospensione dell’uso civico sull’edificio recentemente ristrutturato, denominato “Prà de la Casa”, per determinare la forma di gestione come casa per ferie ed approvarne le modalità di gestione. L’edificio realizzato con uso magistrale del legno locale di larice, dispone di 24 posti letto suddivisi in 8 stanze, con cucina e locale ristorante sorge in una radura posta all’imbocco della Val Brenta, in una posizione
strategica, circondato da una natura intatta e selvaggia con scorci paesaggistici unici sulle vette del Brenta. I lavori sono stati terminati lo scorso anno ed ora si attende di individuare il gestore per avviare l’attività economica. Come ha precisato il Vicepresidente Enzo Ballardini si cercherà attraverso un’asta pubblica un soggetto gestore in grado di proporre la Casa per Ferie attraverso un progetto complessivo di valorizzazione della struttura e dell’area circostante garantendo
un’offerta di qualità interessante e attrattiva per il target di turisti (turismo sociale) e, al tempo stesso, innovativa e distintiva rispetto alle altre proposte turistiche della zona. Il progetto dovrà comprendere i servizi e le proposte offerte evidenziando il legame con il territorio anche attraverso il coinvolgimento e la partecipazione della comunità locale. Dovrà essere previsto il coinvolgimento degli ospiti con un programma di attività che preveda escursioni organizzate e approfondimenti tematici
per conoscere le peculiarità e le specificità della Val Brenta, della Comunità delle Regole e del Parco Adamello Brenta. L’obiettivo della Comunità sarà quello di promuovere uno sviluppo turistico ecosostenibile, riferendosi ai contenuti della Carta europea del turismo sostenibile, al Piano del Parco Adamello-Brenta, al Percorso Achénio della Comunità delle Regole. Mantenimento e valorizzazione delle tradizionali attività silvo-pastorali, acconto allo sviluppo di attività coerenti con i
“valori” della Comunità delle Regole, con la creazione di nuove opportunità di occupazione e di reddito legate ad un turismo attento e consapevole ai valori ambientali, capace di valorizzare le peculiarità naturalistiche, sociali e culturali dei luoghi. Il bando prevede la scelta del gestore attraverso l’attribuzione di punteggi che premino la qualità del progetto di gestione presentato. Elementi di valutazione saranno la valorizzazione complessiva dell’Area/Struttura,
la qualità della proposta “ecosostenibile”, la qualità della struttura organizzativa e capacità professionali ed infine la qualità dell’offerta gastronomica ed il periodo di apertura programmato. Il prezzo a base d’asta è stato fissato in 30.000,00 euro annui ( 18.000,00 per il primo anno) e la durata è prevista per un biennio con la possibilità di proroga per ulteriori due anni, la scadenza per la presentazione delle offerte è prevista per il 5 maggio prossimo. (r.b.)
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Il Saltaro delle Giudicarie
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Già si complotta contro la nostra autonomia a Roma ed in ogni parte d’Italia, con qualche ragione e con molta disinformazione. Per Dio, noi siamo da sempre autonomi, fin dai tempi antichi, che adesso vengano quatto borbonici e tre papalini a volerci comandare, giammai!, Noi difenderemo la nostra autonomia con i nostri poderosi Schuetzen piumati e schioppettanti, i nostri pompieri, e i nostri rappresentanti politici in cielo ed in terra. Abbiamo una classe politica ammuffita, stantia, in gran parte, e saccente e presuntuosa, per l’altra parte, ma piena di risorse(?), sapranno farsi intendere in quel di Roma come si conviene e ci toglieranno dalle stracce, ne sono sicuro! Devono pur meritarsele le indennità ciclopiche, i vitalizi, il rimborso delle spese, pranzi e cene compresi, cassette pornografiche ed articoli di svago a dir poco inconsueti per un politico, giustificabili d’altronde, in politica la serenità dell’anima e del corpo è basilare. Allora che paura abbiamo? Con gli uomini intemerati che ci ritroviamo, non ci sono problemi! Evviva la nostra Provincia, guai a chi ce la tocca! Così sembra essersi espresso il presidente del Consiglio provinciale, Dorigatti, cercando di frenare l’invasione dei barbari nell’aula consigliare: fermi tutti, cosa fate voi qui, fuori dai piedi, qui comando io, ci vuole rispetto per le Istituzioni! Urlava tanto che sembrava persino convinto di quel che diceva, anche se l’Ugo Rossi, il premier, rubandogli la scena cercava di trattare con quei quattro intrusi che stavano disturbando la sacralità del luogo in cui si decidono da sempre le sorti della nostra terra e i vitalizi e le prebende dei nostri rappresentanti. E fu l’inizio della fine. I due si guardarono in cagnesco con il duro Dorigatti che sembrava un cane decrepito in attesa di morderlo con la dentiera e il Presidente Rossi, il “figo solandro”, che faceva i fatti
IL SALTARO DELLE GIUDICARIE
L’invasionedei“barbari”inConsiglio L’irruzione dell’aula dei contestatori è il termometro di una situazione difficile per la politica
O
hibò! Nel cielo, lassù, che raccoglie le anime immortali dei nostri avi, gagliardi sudditi di vescovi e cardinali, di Maria Teresa, di Francesco Giuseppe, di De Gasperi, di Piccoli, di Kessler e dell’encomiabile ristampa del principe Vescovo Lorenzo Dellai, c’è turbolenza, ansia, tormento, come suoi e a suo piacimento. In barba alla rispettabilità delle istituzioni che è tutta un’altra cosa. Non sono certo quattro vagabondi populisti che possono disturbare il Palazzo, la mancanza di rispetto è tutt’altro: è non fare il proprio dovere, è non dare il buon esempio nelle più elementari virtù civiche, è non avere al primo posto e sempre l’interesse della comunità, è dare importanza alle sciocchezze e sottendere le cose importanti per la nostra terra, è chiacchierare a vanvera senza costrutto, è spartirsi le prebende senza pudore, è occupare la poltrona per secoli senza aver mai prodotto alcunchè di utile, è andare a spasso per il mondo con i nostri soldi, è finanziare i partiti con le nostre tasse...queste e tante altre sono le ragioni irrispettose delle Istituzioni, altro che quattro striscioni e una ventina di bontemponi in libera uscita. Di questo deve preoccuparsi l’arcigno Dorigatti. Gli invasori han fatto bene, invece, vi hanno tolto dal consueto torpore, vi hanno allertati, occhio che la prossima volta arrivano i forconi, sembra sia stata la promessa. Ma mica è finita lì! In politica le ripicche e gli sgarbi si pagano cari!| Cosi dopo
Il Giornale delle Giudicarie
mensile di informazione e approfondimento Anno 12 3 n° 4 - aprile 2014 Editore: Associazione “Il Giornale delle Giudicarie” via Circonvallazione, 74 - 38079 Tione di Trento Direttore responsabile: Paolo Magagnotti Caporedattore: Roberto Bertolini Comitato di redazione: Elio Collizzolli, Matteo Ciaghi, Aldo Gottardi, Denise Rocca Hanno collaborato: Adelino Amistadi, Mario Antolini Musòn, Enzo Ballardini, Claudia Brunelli, Alberto Carli, Arianna Foglio, Alessandro Togni, Andrea Tomasini, Alberta Voltolini, Ettore Zampiccoli, Ettore Zini, Marco Zulberti Per la pubblicità 3356628973 o scrivere a sponsorgdg@yahoo.it Il giornale è aperto a tutti. Per collaborare si può contattare la redazione (3335988772) o scrivere a: redazionegdg@yahoo.it Direzione, redazione via Circonvallazione, 74 - 38079 - Tione di Trento Stampato l’1 aprile 2014 da Sie Spa - Trento Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 1129
qualche giorno, il caro Ugo Rossi, è servito! Propone d’urgenza un emendamento molto importante da inserire nella finanziaria riguardante la semplificazione urbanistica e voluto dall’intrepido ass. Daldoss, e taccate! arriva il veto del presidente Dorigatti: queste cose non si fanno, è sminuire le funzioni consiliari, nella finanziaria si parla di bilancio, non ci si può mettere tutto ed il contrario di tutto! Come se non l’avessero mai fatto per il passato...e così un emendamento atteso dal mondo economico, dalle nostre imprese, dai nostri artigiani e dalla nostra gente, in un momento di crisi tragica come quello attuale, è saltato, con grave danno per la nostra economia che già traballa. Per vendetta, dicono i giornali, per ripicca, orpo!, speriamo proprio di no, sarebbe davvero vergognoso, poi il pres. Dorigatti, con quella faccia angelica che si ritrova non lo farebbe di certo, è solo la conferma che il Consiglio è più incasinato che mai. Presi dall’ansia di dover restituire soldi e poltrone, s’è persa la testa, non c’è più chi comanda e chi obbedisce, ognuno va per la sua strada, ognuno pensa alle proprie cose, la maggioranza tiene un giorno sì e un giorno no, la minoranza schiamazza, è tutta una canea di latrati indistinti. I S.S. Martiri Anaunensi vorrebbero intervenire in aiuto del loro quasi conterraneo, Rossi, ma San Vigilio, come al solito severo, non ne vuol sapere, che s’arrangino, sono una manica di miscredenti! Anche i partiti sono ormai allo sbando, con i PiDini che votano ognuno per conto proprio, in barba alle primarie, con il Patt anch’esso che pascola nel buio, l’UpT che sembra non avere più fia-
mai c’è stata dal dopo guerra in poi. Sono stati chiamati a consulto tutti i nostri santi protettori, quelli veri, quelli probabili e quelli fasulli per studiare il da farsi, come intervenire per evitare che le nostre istituzioni, Provincia in primis, finiscano nella pattumiera della storia.
to, e tutti gli altri impegnati a calcolare gli interessi di ieri e di oggi e poco altro, ma a noi chi ci pensa? Son finiti i tempi del principe plebeo, il mitico Lorenzo, con quello nessuno fiatava, obbedivano come agnellini, quelli della maggioranza e quelli della minoranza, sì anche quelli, erano altri tempi! E se sgarravi eri finito, al prossimo giro, fuori...per Dio, per lesa maestà! Ci pensavano i suoi sgherri a compiere l’epurazione, e così si viveva felici e sottomessi nell’anima e nel corpo! Le leggi erano partorite in momenti di borioso orgasmo dalla mente del principe e dai suoi amici strapagati e guai metterle in discussione, quelle erano leggi illuminate, mica baggianate, ultimamente aveva partorito vere e proprie genialate: il Muse, costato una pazzia, che dovremo subircelo per i prossimi decenni; Metroland, suggerito in una notte d’inverno da qualche diavolo maledetto, finito nel ridicolo; la rivoluzione urbanistica della città capoluogo, con sotterramento di ferrovie, boulevard e varie sciatterie, con le Albere che alla fine non piacciono a nessuno, adesso però, perchè, con Lui regnante, guai a parlarne male. Per non dire di infinite leggi che nessuno capiva e fatte apposta per governare in santa pace. Quelli erano bei tempi, mica con la confusione di oggi! Peccato che il nostro principe se ne sia andato lasciandoci con il culo per terra, sbalestrati e pieni di debiti. Ha tentato la strada della gloria imperitura, lo immaginate il Nostro alla conquista di Roma. Figo, pelaticcio, altero, illuminato da rapporti speciali con l’Altissimo Reggente, ad impartire lezioni di politica ai papalini che nean-
che l’ascoltano...,ehi, come osate, Lui mica è uno qualsiasi, Lui è amico e sodale di Rutelli, di Monti e di mille altri. Ma Monti è meglio tenerselo lontano, vuol saperla troppo lunga, sa tutto lui, che vada a quel paese, che al principe non sono in molti che possono insegnare qualcosa, immaginarsi un Monti qualsiasi, che più esperto di lui di valli e monti non c’è nessuno! Giusto Lorenzo! Meglio il Casini, a Roma e Tarolli a Trento, con l’Udc sei fortunato, ritrovi il simbolo della Dc, simbolo glorioso, quello che hai buttato nel cestino a suo tempo, beh, rimediare ai propri errori è la virtù degli uomini migliori, sotto col Casini che vai bene! Se poi riesci ad entrare nelle grazie di Angelino (Alfano) è fatta, un altro saltino e te la fai col Berlusca, davvero grande, te ne andresti a Bruxelles in quattro e quattrotto... da quelle parti le indennità sono maestose come si conviene ad un principe, e sarai a posto per tutti i secoli nei secoli. Amen. Altro che balle! E che a Trento si arrangino, si scannino fra di loro, chi se ne frega! L’importante che sopravviva il suo partito, l’UpT, che ha portato all’agonia, che se lo tenga stretto, è la sua dote po-
litica, l’unica che gli è rimasta, seppur sgocciolante, che se gli manca anche quella, con l’Alfano ci sarebbe poco da fare, quello lo licenzia e lo manda a “farsi fottere”! Queste le considerazioni auliche e ponderate che si sono sentite in ogni angolo dell’empireo celeste, sezione di Trento, una delle più piccole sezioni dell’intero paradiso, ma, in questi giorni, convulsa e tumultuosa come nessun altra, eccetto la sezione Crimea, altrettanto burrascosa. E così s’è costituito un tavolo, lassù, fra le nuvole, un tavolo di santi, beati e anime probe, per studiare il da farsi, verranno consultati i grandi della terra, da Putin a Obama, dalla Merkel e Holland, e Renzi, che di rottamazioni se ne intende, e si troveranno i rimedi giusti così come vuole il Re dei Re che governa nell’alto dei cieli, per evitare l’estrema soluzione che Putin, russo e zarista, sta progettando da tempo, uno tsunami provvidenziale in quel di Trento, e tutto si risolverebbe con la dissoluzione del marciume e il salvamento delle genti delle valli, ancora le uniche a conservare le sacre virtù degli avi, ormai corrotte dai nostri impavidi politici. Soluzione drastica, da evitare, anche se le speranze che qualcosa in Trentino possa cambiare sono al lumicino. Uno tsunami, al posto giusto, nel momento giusto, tutto sommato potrebbe essere l’unica soluzione di tutti i nostri guai.
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Europa
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Verso le elezioni europee di maggio
Serve un’Europa “sexy” Paolo Magagnotti
In un sistema democratico tutte le consultazioni elettorali sono importanti, in quanto i cittadini possono indirizzare le linee e le scelte politiche in un verso o nell’altro. Tuttavia, le elezioni europee di quest’anno avranno un significato eccezionalmente importante; sarei tentato di dire storico. Ci troviamo ad un bivio lungo il cammino dell’integrazione europea, con confusione all’interno del sistema dell’Unione e molta demotivazione fra i cittadini. Per usare una metafora,
Le istituzioni devono saper motivare e valorizzare i cittadini, altrimenti vincerà l’antipolitica di Paolo Magagnotti Fra meno di due mesi oltre 400 milioni di elettori dei 28 Paesi che con un totale di 512 milioni di abitanti formano attualmente l’Unione Europea saranno chiamati alle urne per il rinnovo del Parlamento Europeo, l’Istituzione dell’Unione i cui membri dal 1979 vengono eletti a suffragio universale diretto. Le possiamo dire che oggi l’Unione Europea è come una grande nave nel mezzo di un oceano burrascoso, con moltissimi passeggeri a bordo ed un comandante che con il suo equipaggio rinuncia alla sua autonomia nell’assumere iniziative sul-
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la rotta da prendere per dare ascolto a più società di riferimento che hanno diversa opinione sulla destinazione cui giungere. Il comandante è il Presidente della Commissione Europea con i suoi 28 commissari, le società di riferimento sono i 28 Stati membri dell’Unione ed i passeggeri siamo tutti noi cittadini europei, che siamo anche soci delle società interessate. Con le elezioni europee spetta a noi elettori indicare chiaramente la rotta della nave europea. Con il nostro voto esprimeremo in primo luogo indicazioni con la scelta della formazione politica e dei parlamentari europei che andremo a votare, ma il messaggio verrà rivolto anche ai Parlamenti e governi nazionali. Nell’Unione Europea, infatti, decisioni fondamentali vengono assunte attraverso un processo di codecisione che richiede l’approvazione sia del Parlamento europeo sia del Consiglio dell’Unione, ossia dei rappresentati, normalmente ministri, dei Governi degli Stati membri. Sono tuttavia i Governi nazionali con le
consultazioni avranno luogo fra il 22 ed il 25 maggio, in giorni diversi secondo le diverse tradizioni nazionali, ed i parlamentari da eleggere saranno 751, di cui 73 in Italia. Gli oltre 51 milioni di elettori italiani, di cui circa 418.000 trentini, potranno esprimere il loro voto domenica 25. loro maggioranze che hanno il maggior peso e potere nel determinare il passo dell’Unione. Il progetto europeo iniziato nel Secondo dopoguerra e che ora viviamo nell’Unione ha costituito la più coraggiosa e lungimirante iniziativa di ogni tempo a livello mondiale. Privilegiare senza riserve un futuro europeo con un’Unione che possa operare con forza e senza essere condizionata di volta in volta da egoismi, cieche ambizioni e interessi nazionali è la via da scegliere. Pur vedendo l’Unione Europea come comunità di interessi nazionali, è pur sempre nel perseguimento di importanti obiettivi comuni che possiamo cogliere vantaggi per i singoli Stati nazionali. Ci avviciniamo purtroppo alle elezioni europee con molti cittadini privi di entusiasmo per l’integrazione europea. Vi è una demotivazione derivante non solo da speranze deluse ma anche dall’influenza indotta da irresponsabili uomini di governo o di partito che attribuiscono a Bruxelles
situazioni di difficoltà nazionali riconducibili solo ad errate scelte politiche o a cattiva amministrazione, compresi gli sprechi. E’ dal 7 febbraio del 1992, data della firma del Trattato di Maastricht che ha istituito, fra l’altro, l’Unione Economica e Monetaria, che i governi italiani conoscevano che dopo la ratifica del trattato per adottare l’Euro e rimanere nell’Eurozona era necessario ridurre il debito pubblico. Con un’allegra gestione della spesa pubblica ci siamo, invece, sempre più indebitati. Qualora ci si accorgesse che un trattato o norme europee di altra natura non corrispondono più alla realtà attuale si avviano trattative politiche per cambiarla, senza alzare la voce per acquisire consenso elettorale da cittadini che non sono stati infirmati di come funziona il meccanismo europeo. Non serve che il presidente del Consiglio Renzi si squarci la gola con slogan e battute sul ruolo dell’Italia in Europa. Nessuno in Europa vuole un’Italia “dietro la lavagna”, o “studente fuori corso” o
in viaggio verso Bruxelles “con il cappello in mano”. Tutti desiderano un’Italia seria, che ritorni ad essere forza propulsiva del progetto europeo. Il Parlamento Europeo che sarà eletto in maggio si troverà davanti a enormi problemi sia all’interno dell’Unione sia verso l’esterno, in un modi sempre più interdipendente. Parlamento Europeo e Stati membri potranno tuttavia operare al meglio se saranno supportati da fiducia e motivazioni dei cittadini, i quali saranno fiduciosi e motivati solo se le Istituzioni europee e nazionali che li rappresentano si comporteranno in modo tale da generare e meritarsi fiducia e credito. Se vogliamo che i cittadini ricuperino fiducia nel progetto europeo, sostenuto soprattutto dal necessario entusiasmo giovanile, è necessario che l’Unione Europea desti maggiore interesse ed attenzione; interesse non solo per i pur importanti contributi finanziari che può elargire, ma soprattutto per le prospettive di un futuro migliore. Abbiano bisogno di un’Unione che affascini e che sia attraente e desiderata. E necessario, insomma, avere un’Europa “sexy”. Un’Europa che possa essere vista e sentita come parte di noi stessi e nella quale ci si voglia riconoscere.
TRIBUNALE DI TRENTO
Sezione Fallimentare **** Fallimento “TERZI MAURO” N. 16-1/2011 Reg. Fall. Giudice Delegato dott.ssa Monica Attanasio **** 4° PROCEDURA COMPETITIVA EX ART. 107 L.F. PER LA VENDITA DI BENI IMMOBILI Beni immobili: unico lotto composto da: Casa di abitazione e terreno adiacente (orto) siti in Spiazzo, Frazione Borzago n. 98: * immobile contraddistinto dalla p.ed. 139, P.M. 2 in P.T. 223 II C.C. Borzago; * orto contraddistinto dalla p.f. 74/1, in P.T. 223 II C.C. Borzago; Prezzo base: € 109.056 Aumento minimo in caso di gara: € 5.000 Termine di presentazione delle offerte: 15/04/2014 ore 12.00 c/o Notaio Guglielmo Reina via Torre Verde n. 25 -38122 Trento Apertura offerte: 16/04/2014 ore 16.00 c/o Notaio Guglielmo Reina via Torre Verde n. 25 -38122 Trento Modalità e contenuto dell’offerta: vedasi bando – www.tribunale.trento.it Per informazioni rivolgersi all’ufficio del Curatore, dott. Patrizia Pizzini in Trento Corso 3 Novembre n. 166 (tel. 0461-390595 e-mail: segreteria@pizzinipartners.com).
Attualità
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Un tempo essiccatoio per la produzione di tabacco, diventerà un polo culturale con la nuova biblioteca
APonteArche torna a rivivere la “Màsera” di Denise Rocca
Lo schema di accordo pubblico-privato fra il comune di Comano Terme e la famiglia Bleggi prevede il passaggio gratuito dell’ala più recente dell’edificio, la porzione identificata come la p.ed 108/1 – p.m.3 in CC Poia, la più recente dell’edificio, una volta usata come essicatoio. Si tratta di 4.400 mc di volume distribuiti su 285 mq. Un regalo che arriva a togliere le castagne dal fuoco all’amministrazione in stallo dopo l’annullamento sentenziato dal Tar della gara indetta per acquisire un terreno dove spostare la biblioteca, e si aggiunge a distanza di pochi mesi al cospicuo lascito testamentario di Raffaella Rigotti in Cazzolli. Una doppietta straor-
Testimone architettonico di quell’economia operosa ed entusiasta che caratterizzò il dopoguerra, la Màsera Tabacchi di Ponte Arche si appresta ad entrare in un nuovo periodo della sua esistenza diventando la nuova sede della biblioteca di valle delle Giudicarie Esteriori. Sollecitata senza tregua dal bibliotecario Aldo Collizzoli – i volumi sono passati in questi anni da 25mila a 48mila, per dire - il trasferimento è andinaria per Comano Terme. Donazione che, come fu per il lascito Rigotti, arriva con una serie di condizioni. Anzitutto, l’accordo è vincolato alla progettazione e realizzazione della nuova biblioteca con tempistiche e modalità ben precise: dovesse saltare il progetto biblioteca, o non realizzarsi come concordato, la porzione di edificio tornerebbe nella piena proprietà della Bleggi Carlo & Co. L’iter burocratico per arri-
vare al nuovo edificio passa per una variante al Piano
che un cambio di prospettiva: “diventerà una piazza degli incontri dei saperi come deve essere oggi la bibliteca, non solo libri ma anche emeroteca, la sezione multimediale che già abbiamo ma va migliorata, potremmo separare l’area bambini e le sale studio per i ragazzi. C’è lo svantaggio di essere su più piani, ma la piazza pedonale permetterà di organizzare manifestazioni culturali”.
regolatore generale dell’ex Lomaso: l’area ceduta verrà
Il ricordo di Maria Zontini: “Sento ancora l’odore del tabacco….”
Quegli anni, là nella Màsera
P
orta l’odore acre del tabacco l’emancipazione femminile in Giudicarie. Dalla Valle del Chiese fino alle Esteriori, assieme alle grandi foglie di tabacco si spostava un esercito di giovani donne, incluse per la prima volta nella produzione industriale in un’epoca nella quale la componente femminile della popolazione poteva sostanzialmente aspirare a tre compiti: la casa, le stalle e i campi in mancanza di braccia maschili, il servizio presso le famiglie ricche di città. Negli anni ‘50 arrivò il lavoro “al tabacco”. Maria Zontini, di Storo, divenne caposquadra per la Masera Tabacchi. Aveva 36 anni, due vacche nella stalla, un campetto da lavorare a tabacco, una bicicletta che in seguito divenne un motorino rendendola la prima donna della valle in sella ad un motociclo, una mamma ammalata e la necessità di far entrare qualche soldo dopo la morte del padre e la spartizione dell’eredità che, come si usava al tempo, lasciava poco a chi in casa portava la gonna. “E’ stato il periodo più bello della mia vita” ricorda l’entusiasta e battagliera 92enne Maria “Monfrì”, “ballerina” innamorata della danza che non ballò mai, perchè per l’Azione Cattolica le brave signorine non ballavano. Alla masera trascorse 20 stagioni. “Avevo fino ad un centinaio di ragazze, qualche ragazzo per arrampicarsi a girare i bacchetti con le foglie di tabacco – ricorda ho lavorato tanto, ma ho passato una gran bella vita perchè l’ho passata in mezzo alla gioventù”. Erano appena adolescenti infatti le ragazze che si presentavano alla Masera in cerca di lavoro, con la speranza di restare in valle invece di partire a serva verso le città. E Maria si sentiva un po’ come una mamma per loro: si lavorava al
Maria Zontini ritmo della litania del rosario se a guidare era lei, fervente cattolica, e in seguito, conseguenza naturale dell’appartenenza in un tempo nel quale era una scelta di vita, delegata della Dc. E qualche grattacapo questo schierarsi orgogliosa e tenace glielo procurò: “il responsabile me lo confessò solo molti anni dopo, in un giro in bicicletta che ci fece reincontrare – racconta sorridendo – ma all’ufficio di collocamento i mie contributi vennero versati a favore di un’altra donna. Il responsabile era socialista, e a quel tempo il contrasto era forte, mica come oggi”. Durò una trentina d’anni l’economia del tabacco in Giudicarie, introdotta dal ministero dell’agricoltura nel processo di riforma agraria avviato in Trentino dopo la Prima Guerra Mondiale. I campi del Bleggio, del Banale e della Valle del Chiese si riempirono di grandi piante di tabacco: era il 1939 e si impiegarono solo 8 mesi per costruire la Masera di Ponte Arche, inizialmente una L, diventata un ferro di cavallo nel 1951. La raccolta e la cernita del tabac-
riclassificata da “area mista commerciale e residenziale” ad “area destinata a istituzioni culturali” per poter effettivamente accogliere la biblioteca. Il nuovo edificio della biblioteca verrà realizzato su tre livelli – seminterrato, piano terra e primo piano - “rispettando – si legge nel testo del documento – l’assetto tipologico ed architettonico delle linee indicate nella proposta formulata dalla società Bleggi in
fase di indagine di mercato”. L’intervento, inoltre, dovrà “prevedere la demolizione dell’attuale cubatura dell’ex essicatoio e la costruzione ex-novo di un corpo di fabbrica che non si sommi né nasconda l’edificio storico”. Fra gli obblighi della società privata c’è la cessione a titolo gratuito di 50 mq per la realizzazione di quattro posti auto, e la realizzazione a proprie spese delle strutture portanti e della pavimentazione della piazza interna al complesso Masera. I lavori per il nuovo centro culturale sfiorano i 2 milioni di euro - ridotti rispetto ai 2 milioni e 282mila previsti inizialmente – e sono stati in parte finanziati sul Fondo Unico Territoriale.
Come mai una donazione?
All’indomani della donazione, la domanda è cresciuta cinica e inquisitrice nelle menti di molti: e da dove viene questo gesto di inusitata generosità? “Noi fratelli abbiamo deciso di donare lo storico immobile per un centro culturale, in zona centrale, risolvendone il problema della collocazione – risponde Carlo Filiberto Bleggi - In secondo luogo per contribuire alla sistemazione del centro storico, investendo a carico della società, nella realizzazione della piazza sopraelevata”. E? “Senza dubbio si valorizza anche la restante porzione dell’edificio – prosegue Bleggi – Ponte Arche è priva di una piazza, e se tutto va come deciso ci aspettiamo che diventino appetibili gli spazi che vi si affacciano. Despar per esempio è interessata ad avere delle attività collaterali e la piazza verrà dotata di una serie di servizi di pubblica utilità”. La piazza in questione misura 700 mq, mentre di proprietà della famiglia rimangono edifici per 1.020 mq, con una volumetria totale di 15.831 mc. Di che farne un nuovo pezzo di paese, proprio sulla centrale via Cesare Battisti. Fra le aspirazioni dei fratelli Bleggi, anche una mostra fotografica permanente che restituisca ai giudicariesi la memoria della filiera produttiva del tabacco, un percorso visivo utilizzando i macchinari del tempo, conservati dalla famiglia e in attesa di valorizzazione. E una dedica particolare: ad Alessandro Bleggi, scomparso nel 2011, e al padre Carlo Bleggi, uno di quegli uomini dotati di risorse economiche ai quali - in un tempo con scarsissime possibilità di studiare per una cittadinanza affamata dalla guerra, troppo impegnata a sopravvivere nel presente per trovare il tempo di costruire i sogni per un futuro - era affidata la responsabilità di utilizzarle, certo per perseguire il profitto come è logico in un imprenditore, ma di riflesso contribuendo allo sviluppo collettivo di un territorio. Fu fra le altre cose sindaco di Bleggio Inferiore, presidente del Consorzio Produttori Tabacco Tropicale, presidente del Bim del Chiese, del Ceis, delle Aziende Agrarie Provinciali, fondatore e presidente della Cantina Sociale di Toblino, presidente e ideatore del consorzio irriguo, presidente delle Funivie Madonna di Campiglio. (d.r.) Carlo Bleggi con funzionari del Monopolio di Stato
co erano un impiego perfetto per le mani femminili: raccogliere le grandi foglie spioventi del tabacco, infilarle una ad una come a fare una collana, attente a non spezzarne nemmeno una, e procedere alla macerazione nei giorni umidi, e solo in quelli, quando le foglie del tabacco diventavano pastose e si potevano toccare senza frantumarle. “ Ci diceva il signor Bleggi [Carlo NdR] sono da trattare come si accarezzano i fidanzati” e mentre lo racconta si vede in Maria quell’entusiasmo di chi fu consapevole di stare contibuendo a forgiare la propria realtà. Dietro all’entusiasmo di questa ardita signora di 92anni c’è la gioia di un ruolo femminile finalmente riconosciuto come produttivo nella società impegnata in quegli anni a ricostruire il paese. (d.r.)
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Attualità
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Grande attenzione dunque alla famiglia, ai giovani e al lavoro a cui vengono destinati circa 2,2 milioni di euro, con risorse per i Tirocini estivi per ragazzi (progetto ‘Training for Job’, al quale spettano 100.000 euro), iniziative di avvicinamento dei giovani al lavoro (progetto al quale si sta lavorando insieme alle Casse Rurali, con investimento previsto di 20.000 euro), lavoro (con l’integrazione dell’intervento 19, con 1.050.000 euro su tre anni). Previste poi risorse per il mantenimento delle tariffe della mensa (90.000 euro), per il ‘progetto family’ (attivazione dello sportello, corsi di formazione per figure professionali a supporto delle famiglie, progetti a supporto della genitorialità in tutte le Giudicarie - 50.000 euro, unitamente ad opere strutturali ad hoc per le famiglie (integrazione e completamento parchi giochi comunali per 1 milione di euro). 550 mila euro andranno all’economia con l’obiettivo di costruire un progetto “di sistema” che coinvolga tutte le Giudicarie, per favorire l’aumento dei flussi turistici, legati in particolare a forme di turismo sostenibile, con particolare attenzione alla bike, alla pesca ed alle attività outdoor e 30.000 euro verranno investiti nel progetto Terme per favorire uno sviluppo di un sistema termale delle Giudicarie, con azioni volte a farlo conoscere ed apprezzare, a partire dai giudicariesi. Con i canoni ambientali (per i
Votato all’unanimità da tutta l’Assemblea
La Comunità delle Giudicarie mette sul piatto 40 milioni Nel bilancio programmatico interventi importanti su famiglia, giovani e lavoro
L
di Roberto Bertolini
avoro, economia, giovani e sviluppo sostenibile. Questi i cardini del bilancio di previsione della comunità delle Giudicarie, approvato dall’Assemblea nella seduta dell’11 marzo e votato all’unanimità da tutte le forze politiche presenti. È il lavoro in particolare al centro dell’azione propoquali la norma prevede rigidi vincoli di destinazione e la necessità di avere l’accordo tra Comunità e 2/3 dei Sindaci), la proposta è quella di sostenere investimenti di medio termine per progetti di sviluppo sostenibile. Dopo una prima fase di confronto con Comuni, Pat e Bim, messa a bilancio una prima tranche di risorse - 5.250.000 nel triennio 2014-2016 - per il completamento delle piste ciclabili delle Giudicarie, con l’obiettivo di in primis di incrementare i flussi di cicloturisti in Giudicarie. In fase di approfondimento sia gli aspetti tecnici che quelli
sta dalla giunta guidata da Patrizia Ballardini; una serie di azioni a favore dei disoccupati con difficoltà ad entrare mondo lavoro, delle donne, dei disabili ed anche dei giovani, con iniziative di affiancamento per supportarli nell’avvicinamento al mondo del lavoro.
L’assemblea della Comunità di valle
finanziari, in particolare con riferimento al contributo che gli altri partner di progetto – in primis la Provincia – potranno far potenzialmente confluire sul progetto. Accanto a questo intervento, stanziati anche 40 mila euro per
far partire la progettazione del percorso che potrà portare alla realizzazione del Parco Fluviale del Chiese. Capitolo significativo anche quello che va sotto il nome di sviluppo del territorio che prevede la disponibilità per
un potenziale “incentivo” alla Provincia di Trento, pari a 2milioni, per l’attivazione con priorità di interventi sulla viabilità in Giudicarie (Ponte Pià), in un bilancio provinciale in forte contrazione nel settore. Per quanto riguarda la solidarietà sociale, sono destinati 100.000 euro per la costruzione di una nuova struttura per disabili gravi e 50.000 euro per creare una rete di accoglienza per persone disabili gravi nel momento in cui i genitori dovessero venire a mancare. In ambito culturale previsto un investimento di 20mila euro per il progetto di com-
memorazione del centenario della Grande Guerra e di 15 mila euro per il Bando con assegni di studio per l’iscrizione alla Scuola Musicale delle Giudicarie. Infine destinati ai progetti sulle strutture della Comunità, 300.000 euro per interventi minimi per l’utilizzo della struttura dell’ex catasto data in uso gratuito da parte della Provincia alla Comunità, 150.000 euro per la sistemazione del piano terra della Casa della Comunità e 60.000 euro per l’ampliamento dei parcheggi. Infine, un capitolo rilevante per le ‘prestazioni di servizi’ tipiche della Comunità (sociale, istruzione, ecc.), che nel 2014 si prevede si attesteranno sui 14 milioni di Euro, in un bilancio complessivo che chiude a 40,422 milioni di euro.
Gli ex sindaci del Trentino in val d’Aosta Una rappresentanza dell’Associazione ex Sindaci del Trentino ha partecipato all’assemblea ordinaria dell’analoga associazione della Val d’Aosta. Gli ex Sindaci del trentino, guidati da Adelino Amistadi, quale presidente e Armando Benedetti, segretario, hanno voluto rispondere all’invito dei colleghi aostani per portare la propria solidarietà e la propria amicizia, ma soprattutto il proprio contributo al dibattito sulle autonomie che è stato oggetto dell’assemblea. In un periodo in cui gli attacchi alle Regioni speciali sono all’ordine del giorno da parte di politici e di mass media, è necessario rinserrare le fila e difendere con forza la nostra specialità che non vuol essere uno stato di privilegio, ma il riconoscimento di una tradizione, di una storia, di una diversità, di una costante attività di autogoverno che ci accompagna da tempo immemore e che ci è stata riconosciuta
Adelino Amistadi con gli altri ex sindaci
dalla stessa Costituzione. Sul tema le due Associazioni hanno trovato perfetta sintonia, avallata anche dalla presenza del presidente dell’Associazione ex Sindaci di Bolzano, dott. Arthur Scheidle, perfettamente d’accordo con le risultanze della discussione. Sono più di seicento gli ex Sindaci del Trentino e l’Associazione fondata nel 2007 dallo stesso Amistadi, cerca di tenere i contatti interpersonali, curarne l’informa-
zione, promuovere iniziative e tenersi disponibili per esprimere pareri disinteressati su tematiche ove possono portare il contributo della propria esperienza. E’ di questi giorni la notizia che gli ex sindaci saranno in udienza dal Papa Francesco l’11 giugno, porteranno il saluto delle nostre montagne e dei nostri paesi, piccoli presepi viventi che mantengono vivace il nostro territorio. La parte-
cipazione si è chiusa con la degustazione di alcuni piatti tradizionali con soddisfazione di tutti i convitati.
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Cooperando
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Importante occasione di condivisione e coinvolgimento delle realtà locali
Operazione “ascolto”: la Federazione va nei territori di Alberto Carli
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ono stati 11 gli incontri territoriali organizzati dalla Federazione della Cooperazione per incontrare le cooperative trentine, presentare alcune modifiche statutarie che saranno sottoposte per approvazione all’Assemblea Annuale del giugno prossimo e soprattutL’attenzione alle periferie, la centralità delle persone, la valorizzazione del sistema cooperativo in termini culturali sono stati alcuni dei temi emersi dal confronto. Una serata di ascolto, a porte aperte insomma, per affrontare i temi e certo, anche i problemi della cooperazione cercando di avvertire gli umori in un quadro di difficoltà evidenti, soprattutto per i piccoli negozi delle periferie. Le famiglie cooperative dei nostri paesi che non solo
hanno funzione sociale ma che sono luoghi di presidio territoriale, colgono gli stimoli, la quotidianità e le abitudini delle persone. Le famiglie cooperative sono trincee ( per usare un termine di Franco de Battaglia) tra le quali va rinnovato un patto comune per rafforzarle e motivarle, per far percepire alle persone il valore e il vantaggio di essere socio. I soci della cooperazione talune volte si sentono clienti e questo probabilmente è il fat-
tore di indebolimento più grande. Vanno recuperati i fondamentali con semplicità e chiarezza, va valorizzata la centralità del socio per rafforzare gli elementi identitari, di appartenenza del sistema cooperativo trentino. Fare sistema quindi, supportarsi e promuovere iniziative progettuali trasversali i settori a vantaggio delle persone, tra realtà cooperative e in generale con tutti gli attori economici del territorio. In una società dove le nuove
tecnologiche accorciano le distanze tra le persone e le Istituzioni, dove scompaiono i livelli intermedi corriamo davvero il rischio di un populismo dilagante ed è proprio in questo contesto che la Cooperazione deve saper fare la sua parte, declinare un futuro di Trentino, favorire da una parte la rivitalizzazione degli enti intermedi, dei consorzi affinché siano sentiti come supporti e anelli fondamentali nella catena di valore e dall’altra favorire la costru-
to ascoltare i soci. In Giudicarie l’incontro è avvenuto giovedì 27 marzo, presso la bella sala della cooperativa Assistenza a Tione. Una folta rappresentanza delle cooperative ha animato un dibattito sentito e delle occasioni importanti. zione di relazioni proattive fra i vari settori partendo dai nostri paesi, dalle nostre cooperative. Le realtà economiche devono mantenere tra di loro un dialogo costante per raccogliere le esigenze di ciascuno e poter offrire dei servizi migliori , di qualità. Una questione prioritaria che va nella direzione di raccogliere le problematiche di chi lavora e vive quotidianamente le valli, favorendo la valorizzazione delle tipicità, partendo
dallo scambio economico tra le cooperative e tra le cooperative e gli altri attori produttivi della comunità, in una logica di valorizzazione dei prodotti tipici, dei servizi erogati dalle nostre realtà. Il Coordinamento Cooperativo delle Giudicarie si riunirà nel mese di Aprile per affrontare questi temi e definire alcune azioni concrete che possano concorrere alle tante sollecitazioni emerse anche dall’incontro territoriale del 27 Marzo.
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Attualità
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Anno dopo anno le attività e i compiti delle Condotte nei propri territori si fanno sempre più articolate e complesse, mantenendo sempre la propria filosofia no profit: tutti i soldi ricavati dalle iscrizioni e da altre attività vengono infatti utilizzati per organizzare degustazioni, incontri e attività promozionali come ad esempio la partecipazione al Salone del Gusto o il progetto Terra Madre, progetto che consente ogni due anni ai produttori che Slow Food tutela in tutto il mondo di incontrarsi per scambiarsi consigli e discutere di problemi comuni. E perciò la serata di bilancio organizzata a Storo dal fiduciario Fausto Fiorile alla presenza del presidente regionale Sergio Valentini ha visto proporre nuove e interessanti proposte per il nuovo periodo, che andranno ad affiancare le tradizionali cene a tema, corsi di enogastronomia e gite conviviali, come ad esempio, coordinamento e realizzazione progetti di ricerca, catalogazione e promozione per la salvaguardia della biodiversità alimentare, promozione di iniziative per lo sviluppo di forme di agricoltura ecocompatibile; preservazione e valorizzazione l’identità storico-culturale di un territorio specifico; sviluppo di relazioni, attività e iniziative con e fra le comunità del cibo; favorire la riduzione della filiera distributiva; promozione, organizzazione, gestione e
Fiorile passa il testimone a Franceschetti
La Condotta Slow Food delle Giudicarie ha un nuovo presidente. Obiettivo: promuovere il buon cibo di Aldo Gottardi
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omento di novità nella Condotta Slow Food Valli del Chiese, Ledro e Giudicarie: rispettando con largo anticipo l’obbligo di svolgere il proprio Congresso di Condotta, in attesa del Congresso Nazionale Slow Food che si terrà il 9, 10 e 11 maggio a Riva del Garda, la
Fausto Fiorile e Flavio Franceschetti
partecipazione ad attività educative anche nel campo della scuola e dell’università; promozione e organizzazione programmi di cultura alimentare e sensoriale diretti ai soci, a tutti i cittadini e agli operatori del settore enogastronomico, per una più diffusa cono-
scenza delle radici storiche e dei processi produttivi in tutti i settori merceologici; pubblicazione guide, saggi, una rivista associativa. Oltre a proporre nuove iniziative, si è fatto il punto sulle attività che la Condotta Valle del Chiese, Ledro e Giudicarie ha svolto a
“nostra” Condotta ha tirato le somme delle attività finora svolte e ha presentato il programma politico 2014/2018 del Movimento che sta suscitando sempre più interesse anche tra i giovani. Infatti la filosofia del “buono, pulito e giusto” sta prendendo piede in regione. partire dalla sua nascita nel 2007, e si è ribadito lo spirito di amicizia e di unione sotto una passione comune che anima il gruppo, che ora conta circa 60 soci, che poi si concretizza nella riscoperta delle peculiarità enogastronomiche del territorio, valorizzandole e promuovendole. Partendo poi da contesti molto contenuti, attraverso una rete di Condotte che sta espandendosi anche in un ambito internazionale (oggi Slow Food è presente in 150 Paesi nel mondo), le possibilità di crescita e di pubblicità ai propri prodotti e territori sono enormi. Nel corso dell’incontro si è eletto poi il nuovo Comitato di Condotta, ridimensionato a cinque persone dalle originarie tredici. Fiorile,
il fiduciario uscente, aveva già anticipato che ci sarebbe stato un avvicendamento alla guida della Condotta. E per questo motivo, dalla votazione dei Soci è emerso il nome di Flavio Franceschetti, che nel suo discorso di insediamento ha sottolineato l’importanza delle biodiversità e dei particolarismi enogastronimici che Slow Food promuove attraverso tutele gastronomiche e riconoscimenti. «È grazie all’ energia del gruppo di soci guidati con tenacia da Fausto – ha detto - che si sono concretizzate le condizioni per portare avanti progetti attraverso gruppi di lavoro con tematiche quali l’orto, le tradizioni e la memoria, promuovere collaborazioni con scuole e istituzioni locali ed obiettivi di solida-
rietà internazionale come “Adotta un orto in Africa”. Questo mio nuovo impegno rappresenta una sfida importante ma quello che si potrà realizzare dipenderà dalla forza che riusciremo ad esprimere come gruppo». Al termine del congresso è stato eletto il nuovo comitato di Condotta, ora quindi composto dal Presidente Flavio Franceschetti, Fausto Fiorile, Ivano Vaglia, Manuela Ferrari e Alberto Scolari. Da quest’anno la quota associativa si è più che dimezzata passando dai 58 Euro a 25, con un ulteriore sconto per gli under 30. Il tesseramento è possibile effettuarlo on line specificando la Condotta di appartenenza (in questo caso Condotta Val del Chiese Ledro e Giudicarie) sul sito Slow Food www.slowfood. it . In questo modo si potrà partecipare alle numerose attività e proposte in programma.
Un’esperienza di decenni nel mondo dei tendaggi L’azienda Brunelli di Marazzone ha un’importante tradizione di famiglia A 40 anni dalla fondazione, l’azienda artigianale “Brunelli Tendaggi” si prepara con entusiasmo ad affrontare la vicina stagione estiva proponendo una vasta gamma di prodotti di qualità. Fondata il 29 maggio del 1974, inizialmente era solo una piccola attività artigianale nata dalla passione di
Gianfranco Brunelli. Allora trovava spazio in un minuscolo laboratorio nel paese di Rango dove venivano fatti a mano cuscini, materassi, divani e tende. Il metodo di lavoro era quindi totalmente artigianale, quello “di una volta”. La dedizione e la costanza di Gianfranco, ormai conosciuto come “el
Tenda”, sono stati premiati quando nel 1989 la piccola bottega artigianale si è ampliata e trasferita nella zona industriale di Marazzone, raggiungendo i 750 mq tra salone espositivo e laboratori di poltrone, divani, tende per interni ed esterni. Dal 2009, anno dell’improvvisa scomparsa del
titolare, la gestione dell’azienda è in mano al figlio, Fabio Brunelli, che ha portato avanti con diligenza l’attività del padre. L’offerta è stata ridimensionata in base alla richiesta del mercato ma la qualità è sempre la stessa: non più materassi di lana quindi, ormai superati da quelli più moderni in
lattice, ma è sempre presente l’affidabilità di numerosi modelli di tende da sole per esterni e tendaggi per interni. “Brunelli Tendaggi” rappresenta un tassello importante della realtà imprenditoriale giudicariese che, nonostante le difficoltà della persistente crisi economica, trova linfa vitale
nella promettente stagione estiva e nella ricorrenza del 40esimo anno dalla fondazione. L’anniversario verrà celebrato presso la sede a Marazzone sabato 31 maggio con un rinfresco per ringraziare i clienti della loro fedeltà e chiunque voglia unirsi. (c.b.)
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Rubrica legale
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Chesuccedesenonsipagaunacartellaesattoriale? È possibile opporsi al preavviso di fermo amministrativo, attenzione a termini e modalità Il più frequente di tali atti è il fermo amministrativo sui beni mobili registrati (autovetture, motoveicoli ecc..). Una volta notificato il fermo amministrativo, il bene colpito non può circolare pena la confisca del mezzo e quindi il suo esproprio oltre alla irrogazione di una sanzione amministrativa particolarmente onerosa. L’agente, quindi iscrive il fermo al Pubblico Registro e chiunque in possesso del numero di targa può verificare la sussistenza di tale fermo sul mezzo. Prima di procedere al fermo
di Avv. Francesca Zanoni
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n caso di mancato pagamento di una cartella esattoriale nel termine assegnato (60 giorni dalla notifica) l’Agente per la Riscossione può procedere ad un’azione esecutiva per recuperare quanto indicato nella cartella oltre alle spese sosteamministrativo, però, è obbligo per Equitalia inviare al debitore un avviso detto, appunto, preavviso di fermo amministrativo. Con tale atto l’Agente per la Riscossione avverte il proprietario del mezzo che, in caso di mancato pagamento del dovuto nel termine indicato, si procederà con l’iscrizione del fermo amministrativo vero e proprio.
Accade spesso, però, che tra la notifica della cartella di pagamento e la notifica del preavviso di fermo amministrativo trascorra parecchio tempo, a volte anche anni. In questi casi è bene verificare in primo luogo se la cartella di pagamento a cui si riferisce il fermo sia stata effettivamente notificata e, in secondo luogo, quanto tempo è trascorso tra la noti-
Un giusto riconoscimento al cav. Cesare Segatta Punto di riferimento per il Coro Carè Alto Per il Coro Carè Alto di Vigo Rendena il 2013 è stato un anno davvero importante nel quale si sono potute aggiungere esperienze e ricorrenze da tramandare a futura memoria. Lo storico traguardo del 60° di fondazione è stato segnato in particolare con concerti, manifestazioni e pubblicazioni che bene hanno indicato i sentimenti e le attività musicali e culturali che il coro ha sempre perseguito negli anni, ed anche ha permesso momenti di felice e condivisa socialità. Il Coro Carè Alto con orgoglio ha pienamente vissuto questa occasione restituendovi carattere e significato, ed attraverso l’aiuto di molte persone, ha portato a compimento una stagione densa di idealità e di valori. Una persona però merita una segnalazione particolare, essendo diventato in questi ultimi anni non solo un punto di riferimento per i componenti del coro, ma anche la figura in prima linea per la programmazione concertistica e per i rapporti istituzionali: il cavalier Cesare Segatta. Nato a Trento il 21 giugno 1932, oggi tecnico specialista e maresciallo dell’Aeronautica Militare in pensione (ha svolto le sue funzioni a Villafranca - Vr e Istrana -Tv), da molti anni è vicino al Coro Carè Alto, dopo aver assistito ad un loro apprezzato concerto che lo ha portato a stringere con il gruppo una vera e solidale amicizia. Nel tempo e fino ad oggi ha ricoperto la carica di vicepresidente. Attraverso la sua azione e le pubbliche relazioni, che ha sempre coltivato facendosi stimare per la innata capacità e disponibilità d’animo, ha reso possibili numerosi concerti in Italia, fra i quali si annoverano quelli di Roma, Genova, Vicenza, Parma; e all’estero presso il grande stadio del ghiaccio di Inzell in Germania, oppure sempre in terra tedesca l’esibizione per la Croce Rossa a Wasserburg a Inn; ed
nute ed agli interessi maturati. Capita spesso, però, che Equitalia non proceda ad un’azione esecutiva vera e propria ma prima ponga in essere atti di natura cautelare diretti ad assicurarsi una futura e fruttifera esecuzione. fica della cartella esattoriale e la notifica del preavviso di fermo amministrativo. Se sono trascorsi degli anni il mio consiglio è di verificare la possibilità che il credito per cui Equitalia procede sia prescritto. Infatti, il creditore (in questo caso per conto di Equitalia) ha un tempo limitato per far valere il proprio diritto alla riscossione della somma. Se entro tale termine, che varia a seconda del tipo di credito vantato, non vengono inviati atti diretti ad interrompere la decorrenza del termine (generalmente è sufficiente una lettera raccomandata) il credito si prescrive. Nulla quindi sarà più dovuto. In maniera semplicistica è come se il creditore avesse rinunciato tacitamente (con la sua inerzia) al suo diritto. Tra i più frequenti crediti
per cui Equitalia procede vi sono i mancati pagamenti di: tasse automobilistiche (prescrizione: 3 anni), sanzioni amministrative per contravvenzioni del codice della strada (prescrizione: 5 anni), crediti previdenziali, es. INPS, (prescrizione: 5 anni). Un unico preavviso di fermo amministrativo può essere inviato per la riscossione di più crediti di diversa natura, magari anche per diverse cartelle. In tale caso sarà necessario una verifica approfondita circa la notifica di ciascuna cartella e quindi in relazione ai singoli crediti il decorso del termine di prescrizione per ciascun credito della cartella, posto che, come detto, tali termini cambiano a seconda della natura del credito.Se la cartella di pa-
gamento è stata notificata correttamente non sarà più possibile contestare nel merito il credito avanzato da Equitalia; quindi per esempio non si potrà più rilevare che il credito non sussisteva. Sarà invece possibile, entro i termini di legge, opporsi al preavviso di fermo amministrativo (oppure in seguito al fermo amministrativo) per far valere fatti estintivi o impeditivi sopravvenuti alla notifica della cartella esattoriale (come il pagamento, la prescrizione, la morte dell’autore del fatto). Considerato che ogni credito ha natura diversa, diverso sarà il Giudice competente a pronunciarsi e diverso il termine per l’impugnazione. Ragione questa per cui, nel caso si voglia proporre opposizione al preavviso di fermo amministrativo (così come al fermo amministrativo), è necessario rivolgersi quanto prima ad un avvocato al fine di non incorrere nella decadenza dall’impugnativa.
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ancora a Praga, capitale della Repubblica Ceca, oppure sul finire dell’anno scorso proprio per onorare il 60°, a Berchtesgaden, su invito dell’Associazione degli Alpini in congedo. In virtù dell’impegno e del costante lavoro organizzativo, per lo spirito di partecipazione sensibile dimostrato al sodalizio, il Cav. Cesare Segatta, durante l’ultima assemblea generale annuale che si è tenuta presso la sede sociale, è stato proclamato, per acclamazione, Presidente Onorario. Un giusto riconoscimento che naturalmente il Coro Carè Alto ha voluto assegnare alla sua persona per i tanti meriti, per l’attaccamento e la passione dimostrata. Un applauso al coro e complimenti con una forte stretta di mano al cav. Cesare Segatta. Alessandro Togni
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L’azienda Il Colorificio Rendena fu il primo in Trentino ad adottarlo. E’ lo strumento che permette di “leggere” un campione colore per riprodurre le tinte perfettamente uguali in modo automatico. I prodotti vanno scelti a seconda della tipologia di lavoro, agli ambienti, ai luoghi, esterni o interni, alle altitudini, al clima e non solo...e qui conta l’esperienza, un patrimonio di pochi artigiani, capaci di dare un consiglio, di suggerire una dritta, come appunto gli attuali titolari di Rendena Colori: Corrado Fostini, Dino Salvadei e Fabio Olei. Che hanno pure spostato la sede primitiva e la struttura da Strembo, sotto la statale, a Caderzone lungo la retta, sull’altro lato della strada, in una zona più accessibile e in un edificio di altre dimensioni, più consone alle esigenze e allo sviluppo della loro attività. “Il cambio di ubicazione – spiegano – ci serviva per ampliare gli spazi di vendita e migliorare il servizio ai clienti. Dopo 30 anni abbiamo una clientela consolidata e stiamo allargando costantemente la scelta dei prodotti da vendere, di qui la necessità di espanderci”. Fra le novità introdotte di recente ci sono le resine per pavimenti, per abitazioni private e per uso industriale. “Ma noi – informa Corrado Fostini – siamo stati premiati dalla fiducia
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In questi trent’anni «ne abbiamo fatte di tutti i colori» Rendena Colori festeggia l’anniversario ringraziando i clienti e offrendo uno sconto del 10%
C
he ne abbiano fatte di tutti i colori in questi ultimi trent’anni è fuori discussione! E questo nell’accezione più autentica del termine. Grazie alla loro maestria, al loro impegno e ad una professionalità che si è andata affinando col trascorrere del tempo, hanno toccato vertici di perfezione nel preparare tinte dai colori e dai toni
e dall’attenzione degli imprenditori per aver offerto in ogni circostanza prodotti di alta qualità, sempre delle marche migliori. Ce ne sono
alcune che ci portiamo dietro da una vita come la San Marco (prodotti per l’edilizia), Alcea (smalti industriali), Milesi (vernici per
più diversi (accesi, sfumati, intensi), nel ricostruire vernici del passato ormai patinate, nel proporre soluzioni moderne che ben pochi esperti hanno saputo raggiungere, per di più fidandosi in origine della propria perizia, delle proprie conoscenze e delle proprie intuizioni: un valido appoggio è venuto a partire dal 1986 dallo spettrofotometro.
legno), Caparol (ditta tedesca specializzata nell’isolazione a cappotto)...tanto per fare alcuni nomi”. Rendena Colori quest’anno celebra i
suoi primi trent’anni. Ha avuto una vita piuttosto singolare; ha cambiato proprietari per alcune volte prima di giungere all’attuale assetto
societario. Ebbe origine nel 1984 come ramo d’azienda, la Ginklod, di una delle attività promosse da Graziano Valentini e Tiziano Pedrotti. Quattro anni dopo venne rilevata da Ennio Gianni Franzelli e Corrado Fostini che la ribattezzarono Colorificio Rendena. Successivamente vi si avvicendarono titolari diversi fino all’attuale assestamento e consolidamento. “Certo – confessa Fostini – se la clientela non ci avesse dato una mano con la sua fedeltà, ora non saremo qui. Però – aggiunge non senza un certo qual orgoglio professionale – anche noi abbiamo saputo fare la nostra parte”. E per celebrare in maniera tangibile i trent’anni di vita, Rendena Colori ha deciso di offrire per la ricorrenza ai propri clienti uno sconto del 10 % sui prodotti acquistati.
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Arte
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Il pittore originario di Lomaso propone una mostra personale presso Torre Miriana di Trento
AngeloOrlandi:mondifantasticielontanissimi E non è cosa da poco il ricordare che il maestro Pietro Annigoni, dopo aver visto ed apprezzato le sue opere lo incoraggiò a perseguire la carriera artistica, che ad oggi si è manifestata fra esposizioni e partecipazioni d’arte dentro un tempo abbondantemente superiore al mezzo secolo. In occasione della presentazione della mostra personale attualmente allestita presso Torre Mirana di Trento abbiamo potuto verificare e riconoscere alcuni caratteri della sua arte la cui concezione sembra riaffermare questioni a margine fra antico e contemporaneo, aggiungere elementi di origine “barbara”, di provenienza fantastica e nordica come lo furono le leggendarie culture romanze, capaci di aprire alla modernità attraverso una visione completamente gotica. Dentro le sue visionarie e immaginifiche scene si muovono i sentimenti del-
A
di Alessandro Togni
ngelo Orlandi, disegnatore, pittore e scultore nato a Limarò di Lomaso (Tn) nel 1943, dopo l’abilitazione conseguita presso l’Accademia di Brera è stato insegnante dapprima presl’arte più magica dove genio e fantasia sembrano battagliarsi per assumere a turno una ipotetica posizione di privilegio. Tutto si manifesta come dentro una simulazione trasognata, aprendo a documentazioni inverosimili che ancora di più generano rappresentazioni al di là della quotidianità e della storia. Entrando nelle dinamiche del paesaggio fantastico di Angelo Orlandi ci troviamo quindi a percepire una condizione di sospensione del tempo, vagando fra passato e presente come se le barriere dello spazio non avessero confini. Un tempo antichissimo restituito dalle polveri adagiate in paesaggi naturali sempre prossimi a presentarsi nella loro interiorità cavernosa, una rap-
presentazione immaginaria tesa a considerare gli sfondi di carattere medievale, ma anche ad emettere impressioni di sublime ricercatezza settecentesca mentre ci sentiamo pionieri della scienza al cospetto di grotte dove ci caliamo come speleologi. Ma Angelo Orlandi sembra volersi occupare anche dei
so l’Istituto d’Arte di Pozza di Fassa, poi a Gargnano del Garda ed infine all’Istituto Statale d’Arte di Trento. Oggi assieme alla moglie Maria vive e lavora a Lavis.
dati dell’esperienza in sintesi psico mentale, quando ripropone alla maniera di Leonardo, le rocce primordiali, le stalattiti, alle quali aggiunge forme e stilistiche dedotte direttamente dalla storia dell’arte e dall’architettura. Una sorta di immagine costruita con le idee, quasi a voler ubbidire al
motto michelangiolesco “si dipinge con la mente, non con la mano”. Ecco quindi il paesaggio ideale d’invenzione soggettiva, dentro il quale si alternano persino sembianze fisiognomiche ed allegoriche, ma dove anche si centrano impianti e scenografie qualificate dalla presenza di prospettive multiple, prive di qualsiasi effetto di velatura aerea e per questo dignitosamente e visibilmente presenti. Un alone di mistero anche se il nitore di una pittura classicheggiante sembra disvelare tutto il patrimonio delle immagini rese nella loro consistenza materica. E’ il richiamo della scultura al quale Angelo Orlandi affida ulteriori elementi di fascino e comunicazione, la
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gravità morale della tecnica scultorea che si applica alla figurazione mentre ospita palpitazioni ed espansioni della luce. L’osservazione di queste opere consente la nostra inclusione in “luoghi oltre”, facilita le nostre facoltà a ricevere le indicazioni di un viaggio fantascientifico, anche se fra le pieghe delle rocce che attraversiamo, ogni tanto scorgiamo sperduti giovani putti di origine mitologica. Siamo al limite del sogno, viaggiatori dello spazio e del tempo, dove natura, storia ed umanità sembrano convergere al fine di facilitare la nostra comprensione. La splendida mostra composta di una quarantina di disegni e di alcune opere ad olio su tela è organizzata dall’autore (www: orlandiangelo.jimdo.com) e patrocinata dall’Unione Cattolica Artisti Italiani sezione di Trento. Da vedere!
Attualità
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Il contributo dell’ottico optometrista
La scelta dell’occhiale da sole La montatura, in funzione dell’utilizzo, deve avere determinate caratteristiche di funzionalità e protezione. L’occhiale da sole per tutti i giorni deve essere in grado di sostenere le lenti o i filtri, senza alterarne forma e dimensione. Quest’ultima, la dimensione, in relazione alla grandezza del viso, è consigliabile che sia leggermente ampia, in modo da proteggere oltre agli occhi, anche le parti superiori e inferiori dell’intera orbita, dove la pelle è più sottile e più delicata e quindi più vulnerabile ai raggi solari. L’occhiale da sole per uso sportivo al contrario nasce soprattutto con determinate caratteristiche di robustezza, dovendo superare spesso prove di impatto, e proteggere pertanto gli occhi. Le caratteristiche di lenti
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di Andrea Rattaro*
a scelta dell’occhiale da sole è fondamentale per la protezione dei nostri occhi. Oltre al giusto “sguardo” per l’estetica è necessario che montatura e filtri e/o le lenti garantiscano la giusta e e filtri, ovvero colorazioni e materiali, variano in funzione del loro utilizzo e dal materiale con cui sono realizzati. Fra le caratteristiche principali, lenti e filtri, devono: · Proteggere dalla luce blu · Eliminare fastidiosi riflessi e abbagliamenti · Aumentare il contrasto · Migliorare la percezione dei colori · Proteggere dai raggi Uv · Garantire benessere visivo durante l’utilizzo Lenti Fotocromatiche. L’ultima generazione è in grado di passare dallo stato chiaro a quello scuro in modo estremamente rapido. Il trattamento fotocromatico garantisce una tota-
le protezione con qualsiasi condizione di luminosità. Lenti Polarizzate. La loro caratteristica è quella di assorbire la luce che vibra sul piano orizzontale e trasmettere solo quella verticale. Viene così garantita una qualità visiva eccellente, priva di fastidiosi riflessi e abbagliamenti. Ideale, ad esempio, per chi guida. Oggi sono disponibili anche nella versione fotocromatica. Lenti alla Melanina. All’interno del polimero vengono inseriti elementi di melanina sintetica, che assicura lo stesso livello protettivo di quella naturale. La melanina sintetica, come quella naturale,
naturale protezione dalla parte più nociva della luce. Non bisogna demonizzare la luce solare, questa infatti è alla base della nostra esistenza, ma neanche sfidarla.
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protegge dalla luce solare filtrando i raggi Uv Hev ( luce blu). Come ottici optometri-
*Andrea Rattaro, ottico optometrista, membro del coordinamento dell’Albo degli Optometristi
sti, professionisti e tecnici della visione, abbiamo il dovere di salvaguardare il patrimonio occhi dei nostri
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Attualità
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Mediazione, strumento importante per risolvere le liti
L’obbligatorietà dell’esperimento del tentativo di mediazione, da compiersi prima di dare avvio alla causa giudiziale, è stato reintrodotta per legge a partire dallo scorso 21 settembre 2013, al riguardo una serie di materie come: condominio, diritti reali, divisioni, successioni ereditarie, patti di famiglia, locazione, comodato, affitto di aziende, responsabilità medica, diffamazione a mezzo stampa, contratti assicurativi, bancari e finanziari. Peraltro la mediazione può essere attivata anche se non è obbligatoria per legge, in tutti i casi in cui vi sia una lite; si parla allora di mediazione volontaria. La mediazione è un procedimento che vede una persona, sia fisica che giuridica (enti società ecc) che abbia un dissidio od una contestazione in corso, presentare ad un Organismo di Mediazione, riconosciuto dal Ministero della Giustizia, apposita domanda affinché questo Organismo si attivi per risolvere il disaccordo. A Trento alcuni di questi Organismi hanno rispettivamente sede presso il Collegio dei Geometri della Provincia di Trento, la Camera di Commercio, l’Ordine degli Avvocati. Per la presentazione della domanda di mediazione è sufficiente la compilazione dei moduli reperibili presso
Una via alternativa alla causa prevista per legge dal settembre 2013 La mediazione è un significativo istituto finalizzato alla conciliazione delle parti in una lite, alternativo alla causa. Per far comprendere l’importanza della mediazione si richiama la comunicazione del Ministro Annamaria Cancellieri alla Camera dei Deputati del 21 gennaio 2014 che così si è espressa: «Alla data del 30 giugno 2013 si contano 5.257.693 processi pendenti in campo civile; questo Ministero intende incidere sulla domanda di giustizia con la valorizzazione dello
strumento della mediazione, di cui è stata ripristinata l’obbligatorietà per numerose tipologie di lite; l’opera di un mediatore, cioè di un professionista qualificato, è funzionale al raggiungimento di un accordo tra le parti impedendo che la lite arrivi in tribunale ed anche per i procedimenti in corso faciliti la conclusione senza la decisione del giudice (..) per far si che solo i casi estremi, quando non si arrivi a definire le questioni in mediazione la contesa pervenga in Tribunale». gli Organismi preposti; nella mediazione obbligatoria è necessario farsi assistere da un avvocato, che dovrà essere segnalato nella domanda; nella mediazione volontaria non è necessario farsi assistere da un avvocato, in entrambi i casi per la presentazione delle domande si paga un costo di Euro 40,00 oltre ad I.V.A. Nel caso di risposta positiva delle parti chiamate in mediazione, entro 30 giorni dalla presentazione della domanda, l’Organismo fissa un primo incontro con la presenza delle Parti e di un Mediatore appartenente all’Organismo. Il Mediatore invita le parti e i loro avvocati a esprimersi sulla possibilità
di iniziare la procedura di mediazione e, nel caso positivo, procede con lo svolgimento, finalizzato a trovare un accordo che soddisfi i reciproci bisogni delle parti. Nel caso le parti, al termine della Mediazione trovino un accordo questo andrà a sostituire a tutti gli effetti quello che avrebbe potuto essere un pronunciamento del Giudice. Con una differenza fondamentale nei costi e nei tempi, oltre all’indubbio vantaggio del poter ristabilire normali rapporti di convivenza civile con la Parte chiamata. Inoltre nel procedimento di mediazione le parti assistite dai loro avvocati, ed eventualmente anche dai loro tecnici, costruiscono l’accordo e quindi decidono come e quando chiudere la controversia, e quando abbiano definito soddisfatte le loro necessità. In caso di raggiunta conciliazione è riconosciuto alle parti un credito d’imposta commisurato all’indennità stessa, fino a concorrenza di Euro 500,00, in caso di insuccesso della mediazione, il credito d’imposta è ridotto della metà. Il verbale di accordo è esente dall’imposta di Registro qualora riguardi una lite di valore inferiore ad Euro 50.000,00.
Sosat/ Sat: parlano i coristi giudicariesi Le testimonianze dei giudicariesi che hanno preso parte allo storico concerto del mese scorso
Un evento che non a torto si può definire storico quello che si è tenuto al Teatro Auditorium Santa Chiara di Trento nella serata di sabato 15 febbraio, dove un “tutto esaurito” di pubblico ha assistito al concerto SAT/SOSAT. Storico davvero perché, a un anno dalla firma congiunta di un documento di “reciproco riconoscimento”, per la prima volta i due Cori cantano assieme nella stessa serata, superando definitivamente gli attriti e le rivalità (peraltro ormai appartenenti al passato e al folklore dei due Cori). La risposta del pubblico la dice lunga sull’andamento generale della serata, soprattutto sul clima di attesa e di aspettativa che si era creato attorno a questo spettacolo da parte di appassionati e non. Un tutto esaurito già al primo giorno di prevendita dei biglietti, il che fa onore alla bravura dei due gruppi canori ma anche alle buone intenzioni e al generale clima di amicizia e di cameratismo che si è andato a creare lungo tutta la serata. Molto positiva anche l’iniziativa di trasmettere in televisione tutto l’evento, cosicché coloro che non sono potuti entrare, hanno comunque potuto vederlo in diretta su Trentino Tv.
Sat e Sosat insieme sul palco
Lo spirito di amicizia tra i due gruppi e la consapevolezza che l’intera serata non rappresentava una “gara” ma un momento di unione sotto il denominatore comune della passione per il canto emerge soprattutto dalle parole di chi questa esperienza l’ha vissuta in prima persona. Cinque giudicariesi appartenenti al coro SAT, hanno preso parte al concerto, ed ecco le loro impressioni. Andrea Stefenelli di Tione, baritono: “Una serata bellissima, con tutto esaurito al Teatro e molto seguita anche in TV. A mio avviso un evento così era necessario per sancire definitivamente la fine di
quello storico antagonismo, che ormai sopravvive solo nel ricordo. Lo spettacolo ha rappresentato per noi una occasione per fraternizzare, anche perché i due cori hanno un repertorio assai differente (l’uno più tradizionale e l’altro più moderno), e quindi era impossibile fare confronti. Una grande soddisfazione a livello personale, sono orgoglioso di aver fatto parte di un avvenimento storico per il canto trentino.” Mario Parolari di Tione, basso: “Evento molto positivo! Dal 2011 partecipo ai concerti, ma stavolta mi sono emozionato davvero tanto, sia per l’oggetto della serata che per
la quantità di pubblico, che dagli applausi e dal calore che ci faceva sentire, si capiva che era veramente coinvolto. Non ci son state differenze discriminatorie tra i due cori, ma ognuno ha eseguito il proprio repertorio che rappresenta in qualche modo la propria personalità e il cammino che ha fatto negli anni. Nessuna rivalità ma tanta amicizia.” Pietro Pedrazzolli di Tione, basso: “Grande esperienza, tante emozioni e pubblico meraviglioso. Nessuna controversia tra i due cori, ma il tutto si è svolto sotto all’insegna della passione comune per il canto e
dell’incontro. Entrambi i cori hanno dato il meglio con il proprio repertorio, che era diverso l’uno dall’altro, e quindi non permetteva confronti. Un bell’ambiente e una bellissima atmosfera.” Massimiliano Cornella di San Lorenzo in Banale, tenore I°: “Complimenti a tutti, noi coristi e al pubblico per una grande serata, dove finalmente la coralità trentina è diventata un modello libero da questioni e dove l’amicizia e la passione sono le vere forze. Tra i coristi dei due gruppi non c’è stata antipatia, ma in un contesto cordiale e disteso com’era, a farla da padrone son stati il rispetto e l’amicizia, e la bellezza del canto popolare trentino che ha avuto finalmente il momento di visibilità che meritava da tempo. Un evento molto gratificante.” Silvano Tosi di Balbido, tenore I°: “Bellissima esperienza, ricca di stimoli e di amicizia. Un grande spettacolo per il numerosissimo pubblico ma anche per noi: un momento di incontro che i cori trentini aspettavano da tempo, e del quale avevano bisogno. Sono felice e orgoglioso di questa iniziativa, e credo che tutti gli altri coristi siano della mia stessa opinione.” Aldo Gottardi
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Entrando nel merito di questo nuovo Piano giovani, spicca la collaborazione, la grande rete che tiene in piedi tutte le progettualità proposte. Un forte impegno, condiviso da parte del mondo associazionistico e volontaristico, dei giovani e delle amministrazioni comunali locali (in modo particolare il Comune di Storo come Comune Capofila), dell’Agenzia per la famiglia, la natalità e politiche giovanili della PAT, della Comunità Murialdo T.A.A., degli sponsor tra cui le Casse Rurali Giudicarie Valsabbia Paganella e Adamello Brenta e soprattutto il BIM del Chiese, senza il quale le attività proposte sarebbero molto ridotte. Tutti assieme per condividere bisogni e obiettivi, pianificando strade percorribili e funzionali alla crescita delle politiche giovanili nella nostra valle sia da un punto di vista sociale che culturale. La varietà di temi trattati (la decorrenza della prima guerra mondiale, vivere e conoscere la montagna, volontariato, viaggi formativi oltre i confini, ambiente, teatro e musica, orientamento e lavoro), la buona qualità delle proposte, sono rafforzati da una buona autonomia e autogestione negli interventi, nei quali i giovani sono sempre più i grandi protagonisti, attivi ed interessati a potenziare sempre più le proprie capacità, attenti e volenterosi di “Fare”. In questo nuovo Piano Giovani si lavorerà sul Fund Raising, ossia sul come ricercare fonti alternative di finanziamento e si cercherà, con il supporto di esperti e tramite un percorso partecipato di tutti membri del gruppo di lavoro, di delineare una mappatura di quali possono essere gli obiettivi da raggiungere al fine di proporre nei prossimi anni progettualità valide e mirate ai bisogni giovanili della Valle del Chiese.
Ritorna il Piano Giovani della Valle del Chiese Giunto alla 7ª edizione, spazia dal ricordo della Prima Guerra Mondiale al teatro, dal volontariato al lavoro, alla montagna Giunto alla settima edizione, il Piano Giovani della Valle del Chiese “Per un Futuro Migliore” mette di nuovo in evidenza la volontà e l’entusiasmo dei giovani del nostro territorio di fare esperienze significative, di mettersi in gioco in Non manca nemmeno quest’anno la collaborazione con gli altri Piano Giovani delle Giudicarie. Partendo dal bisogno di dare strumenti efficaci per orientare i giovani nelle
percorsi formativi ed esperienziali anche fuori dalla nostra valle, in progettazioni innovative e stimolanti soprattutto in questo periodo dove il bisogno di valutare bene il “cosa fare” diventa fondamentale.
scelte formative e lavorative, si propone “Adrenalina be+”, laboratori di gestione per la realizzazione di un importante fiera delle professioni e verranno riproposti nei mesi esti-
vi i tirocini estivi con il progetto avviato lo scorso anno “Training for Job”. Come tutti gli anni viene garantito dallo Sportello Giovani, con incarico alla Comuni-
tà Murialdo T.A.A., un piano di comunicazione strategico in tutti i comuni attraverso materiale cartaceo ma anche e soprattutto tramite il nuovo sito del Piano Giovani, pagi-
na Facebook e, in arrivo nei prossimi mesi, l’apertura di una newsletter ufficiale del PGZ Chiese. Lo Sportello svolgerà anche come di consuetudine indagini statistiche in merito all’andamento dei progetti, alla partecipazione e gradimento; collaborerà attivamente con il referente tecnico – organizzativo per monitorare e verificare non solo i progetti ma anche i processi territoriali. La prevenzione, l’adozione di sani stili di vita, il credere e sostenere che il divertimento cresce a mente lucida, che lo star bene prende forza con la partecipazione alle esperienze significative e alternative. Il Piano Giovani della Valle del Chiese vuole continuare a portare alta questa bandiera, affinché esistano sempre più giovani curiosi di cimentarsi in nuove esperienze e conoscenze e sempre più adulti, genitori, educatori consapevoli e presenti nell’accompagnare le nuove generazioni verso un futuro migliore.
La Condinese prima squadra trentina al torneo di Goteborg
Una rappresentativa giudicariese alla “Gothia Cup” “Gothia Cup”. Chi è costei? Pochissimi la conoscono. Solo gli addetti ai lavori sanno cos’è questo torneo di calcio internazionale dove si possono incontrare squadre provenienti da 71 nazioni di tutti i Continenti. E’ un vero Campionato del Mondo per società calcistiche giovanili, con 1.580 squadre, rappresentative regionali e nazionali giovanili. Vi hanno partecipato giocatori oggi famosi in tutta Italia e in Europa. Mai una squadra trentina ha preso parte a questo evento straordinario. Ebbene, nell’edizione 2014, a Goteborh dal 13 al 19 luglio, in Svezia, sarà presente la S.S. Condinese con una squadra categoria allievi, nati nel 1997 e 98. Fanno parte di una rappresentativa proveniente dai comuni di Breguzzo, Bondo, Roncone, Bersone, Brione e Condino. “E’ una trasferta che ha un significato
La Condinese Allievi
enorme per i ragazzi coinvolti – ha detto il responsabile del settore giovanile Fabio Bagattini, nel rendere nota la partecipazione – ma anche per tutto il mondo provinciale, per la visibilità e il prestigio che
la presenza di una società trentina darà agli ambienti giovanili e al territorio”. Già la giovane squadra si sta sottoponendo a pressanti allenamenti per meglio figurare a confronto delle compagini straniere. “Il torneo – hanno sottolineato gli organizzatori – a parte il valore sportivo della competizione, è molto importante perché, in una settimana, riunisce tanti ragazzi in una sorta di campus, in cui atleti di nazionalità e culture diverse potranno confrontarsi per accrescere il loro bagaglio di esperienze”. Il torneo è aperto a tutte le società appartenenti alla Fifa, tramite la Federazione Nazionale Calcio. Ogni squadra viene inserita in un gruppo di quattro. Avanzeranno quelle che avranno conseguito il miglior punteggio ai Play-Off. Per le squadre eliminate verranno organizzate delle amichevoli. “Forza Condinese”! (e.z.)
Il nuovo progetto della Cassa Rurale Giudicarie-Valsabbia-Paganella
Al via STARTYOU UP
Due le fasi attraverso cui l’iniziativa si articola. La prima riguarda un percorso formativo-informativo di 20 ore sulla cultura d’impresa e sullo sviluppo di progetti d’impresa; in questa fase i partecipanti potranno acquisire conoscenze e strumenti innovativi riguardanti tematiche di management e business development. Il percorso si concluderà con un laboratorio specifico per la generazione e l’aggregazione di idee di business. La seconda fase, invece, prevede la selezione delle idee di impresa più sostenibili e meritevoli affinché queste possano usufruire di un supporto strutturato per il loro avvio da parte di Trentino Sviluppo, prevedendo inoltre la possibilità di accedere a strumenti finanziari progettati
Nell’attuazione della propria missione mutualistica verso il territorio di riferimento la Cassa Rurale, in collaborazione con Trentino Sviluppo, promuove START YOU UP, un progetto dedicato ai giovani volto a stimolare la diffusione di una cultura di autoimprenditorialità. Il progetto si pone un duplice obiettivo: favorire la crescita di competenze nei giovani e, allo stesso tempo, incoraggiare lo
ad hoc. Start You Up si rivolge a: - Giovani tra i 18 ed i 35 anni che hanno un’idea di impresa e vogliono realizzarla; - Giovani tra i 18 ed i 35 anni già titolari di un’impresa che sentono l’esigenza di cambiare/innovare la propria impresa;
sviluppo di idee d’impresa per un rinnovato tessuto imprenditoriale a livello territoriale, secondo principi di competitività ed eccellenza.
- Giovani tra i 18 ed i 35 figli di imprenditori che sentono l’esigenza di cambiare/innovare l’azienda di famiglia. Il progetto è aperto ad un numero massimo di 30 partecipanti. In caso di adesioni superiori sarà effettuata una selezione basata su: - Residenza nella zona operativa della Cassa Rurale con priorità a coloro che hanno avviato/intendono sviluppare una iniziativa imprenditoriale nell’ambito geografico trentino; - Curriculum vitae; - Effettiva motivazione del candidato. Le adesioni al progetto dovranno pervenire compilando l’apposito form sul sito www.prendiilvolo. it entro e non oltre il 30 aprile 2014.
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Alla fine di giugno la struttura aprirà regolarmente
Rifugio Agostini: la conta dei danni e la riapertura Sono ormai famose le prime caduta dal Campanile dei Brendi Claudia Brunelli fotografie del Rifugio Agostini tei nel 1936. La Società Alpinidanneggiato probabilmente da una valanga. In zona per sti Tridentini (S.A.T.), proprietaria del rifugio dal 1976, controllare la stazione meteo all’altezza della Malga Pra- si è subito messa all’opera per fare dei sopralluoghi ed to di Sopra che non dava più segnale, l’elicottero della organizzare i primi interventi di sgombero neve grazie Protezione Civile ha notato cosa era successo al rifugio anche alla Protezione Civile che ha messo a disposizione dedicato alla memoria di Silvio Agostini, la guida alpina un elicottero. Il gestore, Roberto Cornella, riferisce che la risposta della Protezione Civile e della S.A.T. di Trento per affrontare l’emergenza con dei primi interventi di sgombero neve per preservare la struttura e salvare il salvabile è stata immediata. Tanti i volontari della S.A.T. e tanti anche quelli del Soccorso Alpino di S. Lorenzo in Banale. «Gli interventi svolti finora – aggiunge - sono sempre stati fatti con 12 persone alla volta, con 3 rotazioni di elicottero. La neve è stata tolta tutta a pala con la forza delle braccia, facendo il passamano con dei secchi per liberare l’edificio dalla neve. Non vi era la possibili-
tà di portare dei macchinari. Si è spalato mezza giornata solo per aprire un varco per liberare le vie di accesso». Un lavoro fisico pesante e di pazienza quindi, perché man mano che i volontari avanzavano nelle stanze sommerse dalla neve, si imbattevano in vari detriti, come i pezzi di legno del letto, la rete, il materasso. Hanno dovuto quindi tagliare, pulire e fare spazio per poter proseguire e creare abbastanza agio per potersi muovere agevolmente con le pale ed i secchi. Cornella, che ha partecipato attivamente ai lavori di sgombero neve, ha dichiarato che finora sono stati liberati i locali più importanti,
quelli invasi dalla neve, mentre ora la necessità è quella di sigillare il rifugio e isolarlo. Con i primi due interventi, infatti, l’interno del rifugio ora agibile, ossia il piano terra ed il primo piano, è stato tutto liberato. Manca il terzo piano, quello strutturalmente danneggiato, ma per questo è necessario agire con due azioni diverse ma ravvicinate: innanzitutto togliere tutta la neve che ha invaso il piano e, subito dopo, tamponare il tetto per evitare che ulteriore neve penetri all’interno del rifugio. «I danni non sono stati ancora quantificati - afferma il gestore - perché si deve ancora togliere la neve nella parte
alta che praticamente copre il rifugio. Tolta quella si potrà capire il danno effettivo e strutturale sui mattoni. Ha ceduto lo spigolo che è stato spostato, ma dall’altra parte sembra che il muro sia buono e quindi anche il tetto». Finora, quindi, la S.A.T. non è ancora in grado di fare una valutazione dei danni. Anche parlare dei finanziamenti per la ricostruzione è prematuro. Cornella prevede che il discorso della ricostruzione verrà affrontato in estate perché adesso la priorità è quella di tamponare ed isolare il rifugio per limitare i danni al legno della struttura. A rischio quindi la stagione estiva? Sembrerebbe di
no. Cornella ci tiene a sottolineare che la parte bassa del rifugio (piano terra e primo piano) è attiva, le stanze integre come anche i servizi, l’impianto gas ed elettrico sono funzionanti. Il rifugio verrà comunque riaperto anche se senza il secondo piano, con le sue tre stanze da 16 posti letto ed un servizio che risultano inagibili. «Questa estate il rifugio sarà aperto. In linea di massima la struttura sarà operativa entro fine giugno. La stagione estiva sarà un po’ zoppa per i posti letto limitati di 1/3 – 16 posti letto in meno su un totale di 56 - ma il servizio del rifugio sarà comunque normale. Sarà un rifugio che darà sempre ospitalità per chi è di passaggio o per chi verrà a pernottare». Le nevicate di quest’anno sono state un evento eccezionale. «In 80 anni di attività del rifugio - aggiunge Cornella - non ci sono mai stati problemi del genere per la neve». I danni ci sono e si vedono ma non tutto è perduto. Non è stato ancora valutato esattamente cosa sia successo. Si pensa ad una valanga anche se a monte non si vede il distac-
co. Probabilmente tutto è successo verso fine gennaio in quanto la neve fresca, depositatasi sopra quella ormai compatta che aveva investito il rifugio, raggiungeva un’altezza di circa 2 metri. Da una prima analisi sembrerebbe che ci sia stata una spinta causata dall’ipotetica valanga e poi un cedimento strutturale. Anche la teleferica di proprietà del gestore, che serviva per il rifornimento del rifugio ad inizio stagione, è stata gravemente danneggiata ed anche a questo danno si dovrà porre rimedio in vista della stagione estiva. Il lavoro da fare è tanto ma c’è anche la volontà che l’amato Rifugio Agostini venga ripristinato al più presto.
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L’ultima è stata tramutata dalla Sat in un’escursione “sul luogo del delitto”: 200 satini si sono inerpicati, sci ai piedi, fin lassù: sui costoni imbiancati a monte del lago di Nambino, per ribadire il loro rifiuto a una politica espansionistica su quell’areale sciistico, issando in vetta lo striscione simbolo della manifestazione: “Serodoli resti Serodoli”. I perché li hanno spiegati a chiare lettere in conferenze e interviste. Ragioni a cui la cronaca ha dato ampio risalto. Sintetizzabili: nel rigetto di una politica dello sci che sperpera il territorio, senza tener conto di nuovi e meno impattanti modelli di sviluppo. Lo sci, insomma, a favore di quelle nicchie di mercato che prediligono le pelli di foca, alle lamine affilate e agli eccessi dei discesisti. Lo sport inteso come fatica e contatto diretto con la natura, a risalite in quota a bordo di più comodi impianti ad agganciamento automatico. I nomi, o meglio le sigle, dei difensori di chi sta da questa parte della barricata li abbiamo già scritti. Ma è bene ricordarli: Sat, WWF, Mountain Winderless, Italia Nostra, Legambiente, Aquabenecomune. Sul versante opposto la Co-
Serodoli, una partita che va oltre Serodoli La questione accende gli animi tra ambientalisti e sostenitori dello sviluppo turistico. Ma quanto è davvero determinante questo ampliamento? di Ettore Zini
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erodoli: totem ambientalista, o espansione motivata del carosello sciistico di Madonna di Campiglio? La saga continua. E, più di un indizio ci dice che non sarà l’ultima volta che dovremo entrare in argomento. La storia è nota. Ma ogni giorno, sui due fronti, si aggiunge un nuovo tassello. Sulla tribuna di munità delle Giudicarie, con attorno tutte le forze economiche della valle. Dalle società Funiviarie, agli albergatori. Gente che vive di turismo. E che vorrebbe continuare a farlo, anche in futuro , magari disponendo di un comprensorio sciistico più ampio dell’attuale. Un comprensorio che sta godendo del gradimento della clientela straniera, sempre più numerosa e entusiasta della località. Che però avverte nelle dimensioni delle piste,
un freno al business sciistico della valle. Non va dimenticato che i 150 chilometri di piste finora all’attivo della Skia Area Campiglio-Val di SoleVal Rendena, sono briciole al confronto di altre località. La concorrenza di areali molto più dotati, non solo in territorio nazionale, preoccupa l’economia locale. Ed ecco che la Comunità di Valle si fa interprete di queste esigenze. Inserendo nel Piano territoriale della Comunità il possibile
Il turismo chiede nuove piste. Possibilità e limiti
Madonna di Campiglio sta incrementando le presenze straniere. Dopo il boom degli anni 70’ e ’80, quando la clientela era solo nazionale, ora l’ago della bilancia del turismo rendenese si sta spostando verso una clientela internazionale. Oggi, sulle piste da sci della località, si parla un miscuglio di idiomi: in prevalenza dei paesi dell’Est, ma si sta strizzando l’occhio anche a paesi lontani come la Cina. In cinque anni le presenze di stranieri sono balzate dall’8%, al 45%. E da parte degli operatori turistici c’è la necessità di ampliare i circa sessanta chilometri di piste esistenti. Per farlo, una delle opportunità, passa attraverso il rafforzamento dei collegamenti tra le tre aree incluse nella ski area Campiglio Dolomiti di Brenta (Campiglio, Pinzolo, Folgarida Marileva) e al tempo stesso sul potenziale ampliamento della ski area verso la val di Sole, a sua volta bisognosa di nuovi sbocchi e ammodernamenti. Anche le tre aree individuate all’interno del proprio perimetro, prefigurano - seppur ciascuna in misura diversa - ampliamenti dell’area sciabile. Ognuna, con peculiarità uniche e importanti: Ritort per rafforzare il collegamento con Pinzolo, Serodoli per appetibilità di altitudine ed esposizione, Mondifrà come rafforzamento del collegamento con Folgarida. In pratica per
chi conosce la zona, parte del rafforzamento dell’offerta sciistica campigliana, passerebbe dai collegamenti: Vagliana-Mondifrà per collegarsi tramite Monte Vigo a Marileva e dalla 5 Laghi a Ritort sul versante che guarda a Pinzolo. Infine Serodoli, dove sarebbe prevista una funicolare a tre campate per portare gli sciatori in quota. Qui la disponibilità di circa quindici nuovi chilometri di piste, darebbe una marcia in più all’intero carosello sciistico, in quanto area sciabile al di sopra dei duemila metri. Quindi, in grado di allungare la stagione. Complessivamente con queste tre nuove piste l’incremento dell’area sciabile arriverebbe al 40%. Ancora troppo poco però, dice lo studio commissionato agli esperti di Agenda 21, che per una vera competitività dell’areale prospettano soluzioni a maggior respiro, condizionate però dai tutori dell’ambiente. Dalla presenza del Parco Adamello Brenta e soprattutto dagli scogli di una politica provinciale, cui necessariamente per inglobare altri comprensori avrà bisogno dell’inserimento nel Pup. Tallone d’Achille della proposta, oltre all’impatto ambientale, la scarsa ricettività alberghiera di Campiglio e Rendena, che complessivamente, può contare solo su 8.200 posti letto. (e.z.) sector2011@libero.it
chi dice no, a funicolari e skilift fino ai 2.700 metri di cima Serodoli, ci sono conferenze stampa, comunicati, raccolte di firme, petizioni sul web e manifestazioni. Tutte, con il pollice verso, a nuove piste da sci, che non siano quelle “tutto natura”, dedicate a scialpinismo e ciaspolate in libertà. utilizzo del versante in quota, di fronte alle già note piste del Grostè. La Comunità, spalleggiata dai sindaci e da quasi tutte le forze politiche della zona (anche il PD, pur con qualche dissenso interno è favorevole all’utilizzo di Serodoli) ha in animo di prevedere nella programmazione territoriale la possibilità di arroccamenti su quel versante. Dove, secondo gli studi degli esperti, teoricamente sarebbe possibile realizzare non meno di 15 chilometri di nuove piste. Che rispetto a Patascoss, Spinale, Grostè, Pradalago – le piste storiche di Madonna di Campiglio – avrebbero l’appeal di quota 2.000. Un’altezza capace di ampliare l’offerta, non solo per quantità (il 20% in più solo per Serodoli), ma soprattutto in funzione dell’allungamento della stagione. Lo garantiscono i tecnici, per via del versante, esposto a nord, quindi con maggior capacità di preservare il manto nevoso. Il tema dello scontro è tutto qui. Da una parte chi fa di Serodoli una bandiera ambientale (“una bandierina”, dice la presidente della Comunità Ballardini). Dall’altra chi si preoccupa per il futuro dell’economia della valle e preme perché, all’interno del PTC, sia prevista l’antropizzazione di quel versante. “Lo sci trainerà l’economia anche nei prossimi anni – hanno sottolineato più volte i membri di giunta – è quindi necessario continuare a investire su questo tipo di offerta”. Competitività. Ecco la parola magica utilizzata, in più occasioni, all’interno dell’assemblea della Comunità, che pur con qualche defezione all’interno del Partito Democratico, ha sempre fatto fronte compatto a favore di Serodoli. L’inghippo, o meglio la suspense, che aleggia in questi giorni è se all’interno della giunta tionese si siano chiariti le idee, in quanto dopo l’annuncio fatto in assemblea dalla presidente Ballardini che comunicava la rinuncia a quell’area, si è assistito a un clamoroso dietrofront, con un enigmatico: “Dovremo fare valutazioni più approfondite prima di decidere”. Come dire: non è ancora detta l’ultima parola. Quest’ultimo capitolo merita di essere spiegato meglio. Soprattutto per chi non aves-
se seguito tutta la vicenda. A seguito di alcune contrarietà trovate all’interno della maggioranza, e soprattutto per la posizione molto delicata del parco Adamello Brenta, chiamato a pronunciarsi sulla sostenibilità della proposta, (la zona in questione è inclusa nel perimetro del Parco), l’esecutivo di Tione si è rivolto ad Agenda 21, società incaricata di verificare la fattibilità del potenziale ampliamento. Dall’esito dello studio, in pratica sarebbe dipeso il si, o il no agli impianti. Il risultato non ha dato gli esiti sperati. Almeno per i committenti. “Alla luce di quanto emerso – dicono testualmente le conclusioni di Agenda 21 – il potenziamento limitato all’area di Serodoli, a fronte degli impatti ambientali e soprattutto paesaggistici che determinerebbero, non risulta sostenibile, in relazione al contenuto incremento di competitività delle ski area che ne deriverebbe”. E aggiungono: “Se si intende supportare in maniera rilevante la competitività dell’area, in coerenza con l’attuale vocazione turistica, considerati i delicati equilibri ambientali e paesaggistici di riferimento, è necessario assumere iniziative in un con-
testo complessivo più ampio, attualmente non previsto dagli strumenti pianificatori vigenti, che preveda un ampliamento più rilevante associato al rafforzamento effettivo del collegamento tra le tre aree presenti all’interno della Ski Area Campiglio Dolomiti di Brenta”. Tradotto: con Serodoli i benefici sarebbero troppo esigui. E il gioco non vale la candela. Se proprio si vuole incidere sulla competitività della zona (questo dice lo studio commissionato) è necessario ragionare più in grande. Quindi includere nella proposta anche altre aree che spaziano su altre vallate, come ad esempio la val di Sole. E’ proprio da queste considerazioni che si sta aprendo un nuovo capitolo. La relazione di Agenda 21, all’atto pratico ha aperto gli occhi all’esecutivo di Tione. Che ora è conscio che se vorrà davvero perseguire l’obiettivo di incentivare l’economia turistica dello sci, da cui dipende a cascata tutta l’impalcatura economica della valle, non dovrà più accontentarsi di Serodoli, Ritort e Mondifrà. Ma, sfidando addirittura la posizione ormai acquisita del Parco Adamello Brenta, dovrà alzare la posta, e puntare addirittura a una ski area in grado di competere con l’agguerrita concorrenza. Un passo forte. Che non passa più tra le pieghe del piano Territoriale di Comunità. Ma addirittura attraverso la programmazione urbanistica della Provincia.
Il personaggio Alberto, come è nata questa passione? Beh, il cinema mi è sempre piaciuto, ma fino ad alcuni anni fa non avrei mai pensato potesse diventare anche una professione. Poi, nel 2009 ho partecipato ad un corso di formazione per “locations manager” organizzato da Trentino Film Commission, in buona sostanza per coloro che scelgono e schedano i luoghi che possono diventare poi locations per girare dei film. Poi, il cambio. Fino ad allora eri un tranquillo ricercatore universitario. Sì, è stato un cambio molto netto. Dopo la laurea in Psicologia a Padova nel 2005 ed il dottorato in Scienze Cognitive a Trento, ho lavorato per la Fondazione Kessler come ricercatore. Un lavoro ricco di significati, che sicuramente mi dava delle soddisfazioni. Poi però c’è stato l’incontro con il cinema e la possibilità di divenire parte di quel mondo, e dunque ho “mollato” la carriera universitaria per percorrere questa nuova strada. Una svolta radicale. Direi di sì, un contesto totalmente diverso, altri tempi e altri modi di operare. Ma uno scenario di grande fascino, che mi ha preso totalmente. Ho iniziato appunto nel 2011 nel ruolo di location manager, molto bello perché ti dà l’opportunità di conoscere an-
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Il personaggio - Quando una passione diventa una professione
Sul set con Claudia Cardinale Alberto Battocchi, originario di Tione, è stato assistente di regia nel film “La montagna silenziosa” di Roberto Bertolini
Una carriera di ricercatore universitario e poi l’improvvisa decisione. Lasciare tutto per il cinema. È questo il singolare percorso di Alberto Battocchi, 36 anni, originario di Tione che, dal 2011, smessi panni di ricercatore della Fondazione Bruno Kessler, è diventato assistente alla regia in diverse produzioni cinematografiche girate in Trentino, fra cui “La montagna
Alberto Battocchi
silenziosa” con Claudia Cardinale. Un’esperienza particolare, contemperata da corsi di specializzazione, fra cui uno presso la prestigiosa London Film Academy nel 2010, che lo ha portato sul set di film come “Un giorno devi andare”, “La foresta di ghiaccio”, “Colpi di fulmine” e “Maldamore” con Luca Zingaretti e Ambra Angiolini, nelle sale cinematografiche a marzo. goli molto suggestivi del territorio, nei quali devi “immaginare” la possibile ambientazione di un soggetto cinematografico. Poi, quasi subito sono diventato assistente di regia, un ruolo diverso e molto complesso. Spiegaci in che cosa consiste. Che dire? Un po’ di tutto. Nel senso che l’assistente di regia si occupa di far funzionare le cose sul set. Ecco allora che è importante avere grande disponibilità e collaborazione con il regista, gli attori e la troupe, per risolvere gli eventuali problemi che si possono affacciare nel corso delle riprese, per organizzare tutto al meglio e consentire ai lavori
di procedere nei tempi stabiliti. Poi un’attenzione particolare la si deve rivolgere alle comparse e alla loro presenza sul set e nei momenti delle riprese. Come è stato l’impatto con il set? Duro, direi. Occorre specie nei primi momenti essere molto pazienti e disponibili, ma anche pronti e svegli, perché questo è un mondo nel quale nessuno ti sta ad aspettare. All’inizio sembra pure un po’ rude. È come salire su un treno in corsa, devi saltare e farcela, altrimenti resti a piedi. Però, una volta salito è un mondo molto bello che sa dare soddisfazioni. Le dinamiche sul set sono
Il Gs Bondo festeggia i 40 anni
Due appuntamenti imperdibili: il 27 aprile il Memorial Stefano Bonenti, il 20 luglio la “corsa storica” Con viva soddisfazione e gratitudine, noi del Gruppo Sportivo Bondo approfittiamo di questo spazio su un giornale che, ormai da tempo, ha dimostrato di essere un prezioso strumento d’informazione per le nostre Comunità di Valle. Per noi che da anni seguiamo in particolare giovani e giovanissimi, non solo del nostro Comune ma anche di altri paesi del Comprensorio, è logico che sia questo un perfetto “megafono” dal quale trasmettere, a tutta la nostra gente, un invito a partecipare e vivere con noi la vita sportiva del Sodalizio e di questo bellissimo sport che è l’atletica leggera. Quest’anno poi, ricorrendo il 40° di fondazione, abbiamo per l’occa-
sione in cantiere due iniziative in versione “Anniversario” che ci fa piacere vengano partecipate a tutti. La prima è la consueta prova “Memorial Stefano Bonenti”; sarà una gara su strada che si terrà il 27 Aprile tra le vie del Paese e che sarà, come consuetudine e regola, a ricordo del nostro Stefano Bonenti: un ragazzo, “uno dei nostri” che il Destino ha voluto quattro anni fa portarci via ma che, comunque, non ha mai smesso di essere “uno dei nostri” e sempre tra noi. La seconda pensata proprio in occasione di questo importante anniversario che è il 40° del G.S. Bondo, sarà una “corsa storica”, una sorta di rievocazione che come allora si svolgerà il 20 Luglio nella
stessa ricorrenza, la Madonna del Carman ed a cui tutti sono ovviamente invitati a partecipare; questa manifestazione, in particolare, ci piacerebbe però potesse vedere protagonisti tutti quelli che a qualsiasi titolo ed a qualsiasi età, per poco o per tanto, con entusiasmo o perché “spinti” da qualcuno, per curiosità o per “mancanza d’altro” ma comunque, da quarant’anni a questa parte, sono passati dalle fila del Sodalizio. In realtà, per noi e per gli amici che vorranno partecipare, l’aspetto meramente competitivo sarà secondario; significherà piuttosto festeggiare il compleanno di un Gruppo della cui Storia e delle cui Tradizioni noi tutti siamo orgo-
gliosi di far parte; essere i custodi e poter tramandare, negli anni a venire, quello stesso entusiasmo e quegli stessi valori che hanno ispirato a suo tempo i Soci Fondatori sarà per noi da quest’anno un motivo in più, ancora più sentito, per fare di questo nostro Sport e di questo nostro Gruppo Sportivo, un sano punto di riferimento per tutte le giovani generazioni delle costre Comunità. Bene, l’invito per vivere con noi due giornate che si preannunciano fantastiche è trasmesso: non dimenticatevene perché vi aspettiamo tutti. A presto! G. S. Bondo
L’assessore Michele Dallapiccola
tutte molto stringenti, si tratta di un orologio complesso dove tutto deve incastrarsi al meglio, altrimenti si perdono giorni di riprese e – di conseguenza – si sfora il budget. Si pensi ad esempio alle classiche 6/8 settimane di riprese, nelle quali viene girato un film di un’ora e mezza; sul set si lavora sei giorni alla settimana per 12-13 ore e tutto è calcolato al millimetro. Incappare in imprevisti e problemi significa rischiare di non stare nei tempi ed ogni giorno di ritardo può significare decine di migliaia di euro di perdita. In questi primi anni di assistente alla regia hai già avuto l’opportunità di lavorare con dei nomi importanti del panorama italiano. Sì, negli ultimi tre anni nella nostra provincia, grazie al lavoro di Trentino Film Commission, sono stati girati diversi film e fiction, anche di ottimo livello. Così ho avuto l’opportunità di lavorare sul set nei film come “Colpi di fulmine” con Cristian de Sica, prodotto da FilmAuro, ne “La foresta di ghiaccio”, ambientata in Val di Daone, e nei film usciti al cinema a marzo, come “Maldamore” con Luca Zingaretti e Ambra Angiolini e “La montagna silenziosa”, con Claudia Cardinale. Parlando delle tua formazione, con quali film sei cresciuto? Premesso che non mi sento un intenditore di cinema, sono certamente un appassionato che cerca di essere attento alle dinamiche di questo mondo. I miei preferiti sono Lars von Trier, i fratelli Coen, e poi alcune produzioni poco conosciute al grande pubblico ma davvero meritevoli, come ad esempio diverse pellicole del cinema argentino. Un sogno per il futuro? Inutile nascondere che mi piacerebbe dirigere un film mio, nel ruolo di regista. Penso sia il sogno di tutti quelli che lavorano in questo mondo e so che per raggiungerlo occorre fare ancora tanta gavetta ed esperienza sul set. Però ci penso e sto lavorando su alcune idee.
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Attualità
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Questi gli obiettivi del nuovo “Sportello Famiglia”, messo in campo dalla Comunità delle Giudicarie e presentato martedì 25 marzo a stampa ed ammistratori locali. Presente, accanto alla presidente Patrizia Ballardini, l’Assessore provinciale alla Salute e Solidarietà sociale Donata Borgonovo Re, che ha espresso soddisfazione per essere riusciti ad avere «un punto unico di accesso con informazioni ragionate e pensate in riferimento alla singola persona. Un servizio che non solo dice quali servizi sono offerti al cittadino ma lo guida e lo accompagna nella scelta di quello più adatto alla specifica situazione». L’assessore ha poi posto l’attenzione sull’importanza dell’alleanza tra soggetti pubblici, privati e privato sociale
Comunità, debutta lo “Sportello famiglia” Fornirà informazioni dal lavoro, alle problematiche di figli ed anziani, all’istruzione
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ornire alle persone informazioni capillari, accessibili, aggiornate e coerenti sulle tematiche di interesse per le famiglie che possono spaziare dal lavoro al supporto nella gestione di figli e persone che insieme hanno deciso di prendersi in carico le domande dei cittadini in una dimensione di solidarietà. Per questo servizio la Comunità ha messo a disposizione le risorse economiche necessarie, uno spazio fisico adeguato, ha trovato nell’assistente sociale Elena Gianmarco, una responsabile con esperienza e doti comunicative, ed ha cercato di coinvolgere le realtà presenti
sul territorio. Hanno risposto all’appello senza indugio l’Agenzia del Lavoro-Centro per l’Impiego di Tione, il Distretto Famiglia Val Rendena, il Distretto Famiglia Giudicarie Esteriori, la Comunità Murialdo del Trentino Alto Adige, il Consorzio Impresa Solidale, la Cooperativa sociale Assistenza, la Cooperativa sociale L’Ancora, Cooperjob Trento, l’Azienda Provinciale per
anziane, dalla formazione all’istruzione, dalla conciliazione famiglia-lavoro al tempo libero, dalle attività dei Distretti Famiglia ai servizi dei Patronati, dai servizi socio-assistenziali a socio-sanitari. i Servizi Sanitari – Distretto Centro Sud, il Forum delle Associazioni Familiari del Trentino – Sportello famiglia, l’A. P.S.P. “Abelardo Collini”, l’A. P.S.P. Giudicarie esteriori, l’A. P.S.P. “Padre Odone Nicolini”, l’A.P.S.P. “Rosa dei venti”, l’A.P.S.P. “S. Vigilio”, A.P.S.P. “Villa S. Lorenzo”, Cinformi – P.A.T., il C.F.P. ENAIP Tione, il C.F.P. U.P.T. Tione, l’Istituto Comprensivo del Chiese, l’Istituto Comprensivo Giudicarie Esteriori, l’Istituto Comprensivo Tione, l’Istituto Comprensivo Val Rendena, l’Istituto d’Istruzione “Guetti”, il Patronato ACLI Tione, il Patronato INCA Tione e Storo, il Patronato ENASCO Tione, il Patronato EPACA Tione, il Patronato l’INAPA Zuclo, il Patronato INAS Tione, insieme alla Provincia Autonoma di Trento (Dipartimento Salute e Solidarietà sociale, all’Agen-
Sostituisce Albertini, alla guida da 32 anni
Caldera nuovo presidente degli alpini Gli alpini della zona delle Terme di Comano – che comprende le penne nere di Bleggio, Stenico, Fiavé, Lomaso e San Lorenzo - hanno un nuovo presidente: Attilio Caldera, classe 1956, alpino trasmettitore congedato E’ già impegnato ad occuparsi delle iniziative sulle commemorazioni per la Grande Guerra, Caldera, ricevute in eredità dal presidente uscente: quel Franco Albertini, che ha sorretto e guidato la sezione per la bellezza di 32 anni, nessun’altro è stato altrettanto longevo. Trentadue anni sono lunghi e le missioni intraprese innumerevoli, dall’Aquila a Pordenone, l’Emila e l’Umbria. Si sa, gli alpini ci sono sempre quando serve una mano: soprattutto per quel peculiare piacere, quasi unico nel mondo dell’associazionismo, che deriva anzitutto dallo stare assieme e poi nel fare qualcosa per gli altri. Un insieme estremamente unito attorno a quel cappello che a parlarne luccicano sempre gli occhi. Snocciola le missioni, gli amici incontrati vicino a macerie, asili da costruire e chiese da riparare Albertini, che un po’ di nostalgia già ce l’ha, anche se
come caporale maggiore e, secondo il suo curriculum civile, insegnante di matematica ed ex sindaco di Bleggio Superiore. “Ringrazio della fiducia – ha dichiarato – e spero di fare bene il mio lavoro come alpino”.
Attilio Caldera
non lascia certo la sezione, pronto per la prossima adunata: “sono tutte belle le missioni – racconta – ho dei ricordi magnifici e amici cari in mezza Italia. Ringrazio i miei compagni che mi hanno permesso di portare a termine i miei
Franco Albertini
compiti di alpino in questi anni. Abbiamo fatto tante cose, qui da noi e in tutt’Italia, e poi le adunate sono un’emozione unica: il cappello, sfilare...” e qui s’interrompe. Gli alpini, certo, lo capiranno.
zia provinciale per la famiglia, la natalità e le politiche giovanili, Agenzia del Lavoro). Per gli altri soggetti coinvolti nella gestione di servizi per la famiglia che non si sono anco-
ra fatti avanti, come ha sottolineato la presidente Ballardini «la porta è aperta: potranno aggiungersi nella fase di sperimentazione». Lo Sportello famiglia si può raggiungere con un numero verde (800-364364), via mail (family@comunitadellegiudic arie.it), o con una visita diretta il lunedì dalle 14.30 alle 17.00 e giovedì dalle 8.30 alle 12.30, preferibilmente previo appuntamento, per supportare le famiglie nella risoluzione di un problema o nella definizione di una scelta importante. (r.b.)
Una Comunità aperta al sociale La notizia di questo fine marzo 2014 deve fare scalpore perché finalmente si è data alla Comunità di Valle la possibilità di presentarsi non più e non solo come un Ente amministrativo puramente burocratico, ma come una “casa aperta” alla gente e, soprattutto, alla gente che ha bisogno di essere servita nei suoi bisogni, a soddisfazione delle proprie esigenze quotidiane. È stato, infatti, istituito lo “Sportello Famiglia”, ossia un ufficio, con personale qualificato, a disposizione della famiglia, intesa come un insieme di persone - genitori, figli, congiunti, anziani - che hanno necessità di essere sostenute nel loro cammino di crescita e di inserimento nel contesto sociale, vuoi comunitario, che giuridico-burocratico Già erano presenti - fin dai tempi del Comprensorio – i servizio sociali ed assistenziali, ben precisati: servizi alla persona, servizi alla famiglia, servizi alla comunità, con i vari settori: infanzia e adolescenza, famiglie e coppie, adulti, anziani, persone disabili e invalide. Chi ha buona memoria dovrebbe ricordarsi della pubblicazione ancora del 2002 che portava a conoscenza come già il Comprensorio fosse attrezzato per offrire alle popolazioni giudicariesi una nutrita serie di servizi non sempre debitamente conosciuti, apprezzati ed usufruiti e dei quali sempre troppo poco si è parlato, e dei quali non sempre è stata riconosciuta la sua valenza su tutte le Giudicarie. Ora questo determinante settore viene amplificato e ben strutturato anche in visione moderna, e quindi adeguato alle nuove impostazioni sociali nelle quali si stanno evidenziando le Associazioni e le Cooperative Sociali sostenute da tanto generoso e prezioso Volontariato che, tuttavia, ha estremo bisogno di essere impostato giuridicamente con il determinante supporto dell’Ente Pubblico, senza la cui legislazione ed il cui coordinamento è sempre più difficile raggiungere la persona che si trova nel bisogno e che richiede interventi sempre più diretti e specifici. Con questa nuova istituzione la Comunità viene ad assumere davvero il suo volto di Ente Periferico vicino alla gente e per la gente, e non soltanto una istituzione a beneficio dei politici, dei partiti e dei burocrati. Sulle scalinate d’accesso - e speriamo presto anche sulle soglie dell’entra ufficiale in Via del Foro - non passeranno solo gli amministratori ed i burocrati, sia del centro che della periferia, ma passeranno persone che cercheranno aiuto e sostento per i figli in difficoltà, per gli ammalati cronici, per l’assistenza familiare degli infermi e degli anziani, per i propri congiunti handicappati: passerà, cioè, la gente comune che vuole ed ha bisogno di una “vissuta e viva Comunità” che li accoglie e che va loro incontro a mani aperte. Mario dei Musón
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Attualità
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Ha presentato a Roncone il libro che racconta la sua battaglia contro la malattia
Con Jack Sintini per ritrovare la gioia di vivere Così è iniziata la serata di sensibilizzazione organizzata dalla Lilt Giudicarie (Lega per la Lotta contro i Tumori) ed è rimasto solo qualche posto libero al teatro parrocchiale di Roncone. L’attesa era tutta per Giacomo Sintini, campione di quell’Itas Diatec capace di tenere alto il nome del Trentino nella pallavolo. Ancora immagini sullo sfondo del teatro di Roncone, quelle dell’ultimo campionato vin-
L’
accompagnamento della Tirol Band di Roncone, sullo sfondo passano una serie di foto delle gioie, grandi e piccole, della vita di ciascuno: ci sono i ragazzi, le meraviglie naturali che in to dalla Trentino Volley, ed è entrato Giacomo, un uomo di sport tornato in vetta dopo un anno lontano dai campi da gioco a causa di un tumore. Da quell’esperienza è nato un libro: “Forza e coraggio” (Mondadori), dove l’atleta racconta la sua
esperienza di vita. I sessanta volumi portati al teatro non sono stati sufficienti a soddisfare tutti quelli che ne volevano una copia, ammaliati dall’ottimismo che Sintini porta sempre con sé da quando ha vinto la partita più importante della sua vita.
Jack Sintini
ogni angolo di mondo si trovano, abbracci e tenerezze. Ma intervallati, anche quegli accadimenti negativi che si presentano inattesi nelle vite di ciascuno: incidenti, malattie, lutti. Non volava una mosca mentre ricordava a tutti la scoperta e la lotta al tumore, i medici e la famiglia, le cure, la speranza e il dolore, tutte cose che sotto i riflettori non si vedono spesso, accecati dal scintillio di una vita che sembra solo perfetta e invi-
diabile a chi guarda da casa. Un generoso Giacomo Sintini non ha lesinato autografi e fotografie con i suoi tanti fans in chiusura di serata. Una generosità che va oltre la disponibilità con il pubblico: in un tempo dove ancora si fatica a pronunciare la parola
“tumore”, dove ancora in troppi preferiscono nascondere perfino ai conoscenti più stretti di essere ammalati, privandosi del calore umano che certamente in molti sarebbero pronti a dare se solo sapessero. Lo stesso calore che il teatro ha riservato al campione guarito, e noi si immagina possa arrivare anche a chi, e magari qualcuno era anche in sala, silenziosamente si porta il suo fardello dentro e fuori le sale di un ospedale. (d.r.)
La frutta ha una nuova casa L’Ortofrutta Bertolini di Tione trasloca in via del Foro
L’Ortofrutta Bertolini Cornelio S.r.l. è nata nel 2003 subentrando alla gestione dell’azienda di Via Canton Burech n. 3 – storico magazzino ortofrutticolo di Tione di Trento. L’azienda ha ottenuto, in questo decennio, ottimi risultati cercando di lavorare alla ricerca della migliore qualità di prodotti ortofrutticoli presenti sul mercato, per proporre alla propria clientela un servizio al dettaglio e alla distribuzione ingrosso di indubbia qualità. Il titolare Bertolini Cornelio ha iniziato a fare il garzone proprio nel vecchio magazzino di Via C. Burech ancora
giovanissimo, prendendo così passione per quello che è diventato in futuro il suo lavoro nell’azienda che gestisce con la moglie Mariapia. Proveniente da famiglia di commercianti-artigiani, oriundo di Montagne, la sua famiglia originaria è sempre stata dedita al commercio e attività connesse, cominciando dal nonno Cornelio che gestiva assieme ai figli il panificio e la locanda a Montagne; il papà Angelo commerciante e il cugino Daniele che gestisce attualmente il Ristorante – Pizzeria la Contea di Bolbeno, mantenendo così vive le
peculiarità di famiglia. Il nuovo punto vendita, che sorge in Via del Foro 4A/C, è stato strutturato con sistemi di conservazione della frutta e verdura molto all’avanguardia, una cella di deposito con temperatura controllata, banchi di esposizione dei prodotti per la vendita al dettaglio con temperature controllate a settori e ricircoli forzati del sistema refrigerante per un’ottima e migliore conservazione dei prodotti in vendita. L’Ortofrutta Bertolini nella continua ricerca di prodotti naturali e di coltivazione integrata, propone alla propria clien-
tela, nella stagione che ci dà la possibilità di coltivare frutta e ortaggi in loco, la commercializzazione di prodotti a km 0 provenienti da alcune aziende agricole presenti sul nostro territorio, fra le quali -nostro punto di forza- l’Azienda Agricola biologica Franchini Stefano di Bolbeno, che collabora con noi già da diversi anni, con ottimi risultati per i prodotti che ci conferisce. La stagione inizia nel mese di giugno con la produzione di fragole coltivate a terra, per poi proseguire con verdure, zucchine, fagiolini, insalata, indivia, cavoli capucci e verso
la stagione autunnale cavolfiori, broccoletti, pan di zucchero, nonché cavoli capucci tardivi e patate. Nella nuova sede inoltre, per dare un maggiore servizio alla propria clientela sarà messo a disposizione un sistema di confezionamento sottovuoto dei prodotti, affinché i nostri clienti possano organizzarsi per una migliore conservazione dei prodotti acquistati. Per valorizzare inoltre la nostra cultura alla ricerca di prodotti sempre migliori, in collaborazione con un’azienda agricola trentina, per i nostri clienti che durante la buona
stagione coltivano gli ortaggi nel proprio orto, da quest’anno proponiamo le piantine per trapianti da agricoltura biologica certificata, che saranno disponibili a partire dal mese di maggio 2014, solo su ordinazione. Vi aspettiamo Sabato 12 aprile 2014 all’apertura DALLE ORE 8.00 ALLE ORE19.00 per l’inaugurazione con buffet Tel. e fax 0465/321223 e-mail: ortofruttabertolini@virgilio.it
AttualitĂ
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Giovani, lavoro e know-how Ecco gli investimenti della Cassa Rurale Giudicarie Valsabbia Paganella per il 2014
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Sport
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Bolbeno in festa, chiude in positivo una stagione sciistica non facile
Marchetti: «Chiudere in attivo con le condizioni atmosferiche di quest’anno è stato un vero miracolo»
E lo hanno ribadito tutti gli interlocutori del tradizionale incontro annuale della società, tenutosi nel ristorante La Contea, a fianco delle piste. Presenti più di 150 persone, tra simpatizzanti, amici e collaboratori. Tra gli ospiti i presidenti delle funivie di Campiglio e Pinzolo Andreolli e Serafini, il vicesindaco di Arco e numerose rappresentanze dei club extraregionali.
Forse in molti lo ritengono uno sport “da uomini”. Eppure l’hockey femminile sa esprimere delle belle realtà e campionati partecipati e seguiti, specialmente nelle regioni dell’arco alpino e in stati dalla forte tradizione, come Canada, Stati Uniti, Russia. Ragazze normali che, una volta indossati i panni degli hockeysti, con casco e imbottiture, sanno interpretare questo sport a volte duro con perfetta disinvoltura, regalando emozioni al pubblico con un gioco spettacolare. E’ la storia della squadra delle Eagles Academy Bolzano, team fortissimo che si è aggiudicato il quinto scudetto consecutivo, confermandosi punto di riferimento in Italia e muovendo passi confortanti pure in campo internazionale, nel confronto con quotati clubs di tutta Europa. La conquista del titolo è arrivata contro il Real Torino, con un 10-0 che ha lasciato poco spazio ai commenti. La cinquina delle ragazze di coach Max Fedrizzi, l’allenatore che in questi anni le ha unite e fatte crescere una a d’una, è un piccolo record considerando che al maschile ci sono riuscite solo due società, Cortina tra il 1964 e il 1968 e Milano Vipers tra il 2002 e il 2006. Da quello viennese, per la conquista della Ewhl, a quello bolzanino, che le ha portate alla vittoria del dodicesi-
T
anta neve in quota. Tantissima acqua a quote più basse. Per la piccola stagione sciistica di Bolbeno, 600 metri sul livello del mare, poteva essere una stagione da acquaI numeri presentati dal presidente della Pro Loco Roberto Marchetti: 150.000 passaggi, più di 1.000 abbonamenti stagionali staccati, 2.000 bambini di 30 scuole materne hanno beneficiato di una giorna-
ta gratuita sulla neve, 50 comuni associati, tra cui alcuni di fuori provincia, portano i loro bambini ad apprendere i rudimenti dello sci. Più di 84.000 abitanti coinvolti nell’esperienza sciistica di Bolbenolandia,
planing, non da slalom. Grazie all’organizzazione e all’apporto dei suoi volontari il risultato il bilancio non chiude in rosso. Lo ha confermato Roberto Marchetti. i maestri della scuola di sci Rainalter di Madonna di Campiglio costantemente impegnati con i bambini a prendere dimestichezza con la neve. Per tutti una grande festa e un ringraziamento, per
un’attività turistica che sta investendo molti quattrini sull’illuminazione notturna degli impianti e il potenziamento dell’innevamento artificiale. Chiudere in attivo il 50° anno di attività con le condizioni at-
Eleonora Bonafini ha vinto il tricolore di Hockey con la forte squadra delle Eagles di Bolzano
Una giudicariese campionessa d’Italia (e in nazionale)
Eleonora Bonafini
mo scudetto, sempre valzer è stato quello intonato sul ghiaccio dalle Eagles.
In questo dream-team c’è anche una giudicariese, Eleonora Bonafini, di
Eleonora Bonafini con “coach” Max Fedrizzi
Spiazzo. Classe ’95, appassionata di sport, frequenta il Liceo scientifico “Torricel-
li” di Bolzano, fatto questo che le dà l’opportunità di essere vicina alla squadra
mosferiche di quest’anno, una delle stagioni peggiori degli ultimi trent’anni, è stato un vero miracolo. “Un successo – hanno detto il presidente della Pro Loco Roberto Marchetti e il sindaco Diego Chiodega – dovuto all’impegno e alla caparbietà degli abitanti di Bolbeno, particolarmente orgogliosi delle loro sciovie”. (e.z.)
e al palaghiaccio dove si svolgono gli allenamenti. Una palestra di vita, oltre che di sport. Soprattutto per quanto riguarda le lingue, ci spiega Eleonora: “Nella squadra vi sono giocatrici provenienti dall’estero, specie Stati Uniti e Canada, dunque è normale parlare inglese in squadra e questo facilita la nostra coesione come team”. Non a caso il motto della squadra è “together”. Prima di tutte il grande capitano, la statunitense Chelsea Furlani regista indiscussa. Il celeberrimo “C’è solo un capitano” intonato dalla squadra in suo onore è più che meritato. Una crescita importante quella di Eleonora in questo sport. Dopo gli esordi al palaghiaccio di Pinzolo e le prime partite agonistiche nelle categorie giovanili con i maschi, ecco la decisione di proseguire quel percorso in ambito bolzanino, dove questo sport è molto seguito e vi sono diverse selezioni al femminile. Da lì un continuo miglioramento, fino alla nazionale italiana. La stagione 2013/14 è quindi storia. Nella stanza dei bottoni si pensa già alla prossima in cui oltre all’EWHL anche la partecipazione alla EWHL-Super Cup è argomento fedele alla filosofia che per crescere servono sempre obiettivi nuovi. (r.b.)
Cultura
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Duecentesimo dalla nascita del letterato giudicariese
Passioni e sentimenti del giovane Prati Scrisse il poeta: Nacqui, fanciul di Pindo / Nell’anno in che Luigi / Portò dentro Parigi / La Carta e lo stranier””. E si pensò che il riferimento fosse al Congresso di Vienna del 1815 che assegnò il trono di Francia a Luigi XVIII, fratello di Luigi XVI. “L’errore – ci ricorda con un sorriso Michele Valandro - è ancora presente nella scheda biografica del Prati al Senato”. Googlare per credere. E invece, la vera data di nascita andava ricercata in altri scritti di Prati: “IL 29 GENNAIO 1874 / Ier l’altro ho cominciato a metter l’orma / Nell’amaro cammin dei sessant’anni / E intorno a me con inconsueta norma / Venir mi vidi i miei
di Denise Rocca
E’
Michele Valandro, 19 anni, studente al Liceo Classico Prati che porta il nome del poeta che lo frequentò in gioventù, a delineare con una ricerca bibliografica, e fra gli scritti che il Liceo ospita ancora oggi, alcuni tratti giovanili del letterato giocondi inganni”. Ecco svelato il 27 gennaio del 1814 la data esatta della nascita del poeta giudicariese. Svelato il piccolo mistero sul compleanno, sono però gli anni dell’infanzia del poeta a ristabilire quel tratto di unione con l’immagine da rubacuori del poeta delineata dal professor Mario Allegri nell’intervista dello scorso mese sul Giornale delle Giudicarie. “Studiando la sua infanzia – conferma infatti Michele Va-
landro - mi sono immaginato un Prati adulto molto spontaneo, dedito a se stesso. Visto che si estraniava spesso dalla società incamminandosi nei boschi vicino a Dasindo per andare a cercare la sua sensibilità, mi aspettavo un Prati che non seguisse e convenzioni sociali e l’ho ritrovato nelle sue avventure amorose e nel comportamento libertino”. “Mi ha stupito – continua Valandro – che il Prati ab-
giudicariese di cui ricorre il bicentenario. Bicentenario che, ci ricorda Valandro, non era poi così sicuro fino a qualche tempo fa: la data di nascita di Giovanni Prati è stata infatti per anni oggetto di dibattito, a causa di un malinteso sull’interpretazione dei suoi versi. bia fatto studi importanti, in collegio, ma allo stesso tempo fosse un ragazzino spensierato, molto sereno. Al di là di una propensione per i classici, ricorda nelle sue opere i giochi di un bambino normale, davvero spensierato”. Gli indizi, stanno ancora una volta nei sonetti: “Con le palle di neve, a mezzo il verno, / Mi lancio in zuffa: a mezzo april, da’ rami / Dispicco i nidi; armo flottiglie; alterno / La fionda e il raz-
zo[…]”. Un Prati romantico, alternativo alla rigida figura di corte che si ricorda con più frequenza e che sta crescendo assieme al suo amore per i classici trovati nella liberaria di un parente dove rimane colpito da Dante e Plutarco fino ad iniziare a comporre. Dalla volontà di dedicarsi alla poesia cercarono di dissuaderlo i genitori – anche allora, occuparsi di letteratura era un lavoro dalla paga aleatoria – ma non ci
fu verso di fargli cambiare idea e all’età di unidici anni Giovanni Prati inizia il primo corso di grammatica. E sempre negli anni giovanili si istillano i semi di quello che sarà poi l’avvenire del poeta: “Il suo precoce amore per l’Italia si misura in un aneddoto di De Gubernatis – spiega Valandro - che ci riporta la curiosità del piccolo Giovanni alla notizia della morte di Pellico. Chiese chi fosse e manifestò il suo stupore nell’apprendere che era stato imprigionato per aver amato la propria terra natale. Risalirebbe proprio a questo episodio l’inizio dell’interesse del poeta per la libertà della patria”.
EDITORIALE
Siamo una generazione perdente Continua dalla Prima Non so se chiamarla fortuna, ma quando leggo i giornali che parlano di cose passate, per gran parte mi ritrovo con la soddisfazione del dire: ma io c’ero...oh sì, ricordo... ma guarda! Così mi convinco che la memoria va coltivata, non tanto per rompere le scatole a quelli più giovani nel voler loro ad ogni costo raccontare le nostre vicissitudini, quanto per testimoniare passaggi temporali che hanno segnato la nostra civiltà e la nostra storia dal dopoguerra in poi, soprattutto in tempi come questi dove sembra che, se la burrasca economica passerà, dovremo ricominciare tutto daccapo, magari dallo stesso livello, con lo stesso stato d’animo e con le stesse difficoltà d’allora. Ne sono cambiate di cose! Ho visto morire, a poco a poco, la civiltà contadina. Ho vissuto il tempo in cui si prendeva l’acqua alla fontana con secchie di legno, non c’erano allora né telefoni, né telefonini. C’erano due o tre auto in paese: quella del medico, quella del macellaio e quella di un commerciante di cavalli e di mille altre cose. Si andava a vedere la bella gente che scendeva dalla corriera e che tornava a casa dopo aver girato il mondo, e si sognava di poterli, prima o poi imitare. Le lampadine in case erano da cinque candele, non c’erano termosifoni, i panni si asciugavano sopra la cucina economica e c’era sempre un vago odore di piscio nelle cucine e nelle grandi “ere” che ci portavamo sotto le coperte al freddo ed al gelo. Non c’era la televisione e, nelle sere di maggio, dopo il rosa-
rio, rincorrevamo le ragazze lungo le “corti” del paese in cerca dei primi sospiri. A scuola scrivevamo col pennino, facevamo le aste per scrivere bene, e avevamo le dita sempre sporche d’inchiostro. Le scarpe si chiamavano “sgalmare” ed avevano la suola di legno e facevano un baccano del diavolo lungo i corridoi della scuola e fra i banchi della chiesa. Le donne avevano le gonne lunghe e gli uomini il cappello in testa, estate ed inverno, il sabato si andava all’osteria a recuperare i nostri padri ubriachi per riportarli a casa e le mamme li accoglievano imprecando con santa pazienza. Ricordo le prime elezioni democratiche, ero bambino, i manifesti rimasero sui muri per un decennio, tanto era buona la colla. Ricordo la stella gigante con il Garibaldi al centro, e quello con i comunisti in Vaticano, e le grandi croci in campo azzurro della Democrazia Cristiana, al paese non c’era spazio per nessuno, si era tutti democristiani e poco altro. Ricordo un vecchio arrotino che abitava vicino a casa mia che si proclamava saragattiano ed un ex austro ungarico che inneggiava all’A.S.A.R. Noi assistevamo al film della nostra vita quasi inconsapevoli, eravamo impegnati a crescere, a diventare uomini, a diventare come “el pupà”. Guardavo i manifesti con dei ragazzi mutilati dalle bombe inesplose che avevano raccolto lungo i campi di segale, e mi piaceva l’Angelo custode raffigurato mentre accompagnava i bambini nell’attraversamento del fiume, noi al torrente andavamo
per giocare, a fare dighe, a tirarci i sassi, ad imitare la guerra. Aiutavamo le nostre mamme a portare i secchi di roba da lavare al torrente, poi la sera andavamo a dormire al tramonto del sole e ci addormentavamo con le mani in croce sul petto per non peccare, per non diventare ciechi, come ci aveva detto il parroco. Il maestro ci insegnava la democrazia facendoci votare una volta al mese il capoclasse e facendoci cantare l’inno nazionale e il “Piave mormorava”, in piedi, fuori dal banco di legno torturato da mille intagli delle generazioni precedenti, tutte, come noi, nella blusa nera che nascondeva miseri maglioncini sdruciti con rattoppi un po dovunque e pantaloni corti, per risparmiare tessuto. Ho visto arrivare la rivoluzione industriale in casa con le prime grandi opere idroelettriche che portarono i primi stipendi nelle famiglie, i bar attrezzati di yuke box ci raccontavano del primo Celentano, Rita Pavone, Mina, i giovani che andavano a lavorare lontano ci raccontavano, al loro ritorno, di come il mondo stesse viaggiando a cento km all’ora, velocità supersonica per quei tempi, preannunciando quello che sarebbe stato il boom economico. Ricordo la prima radio in casa mia con mio padre che fra una pausa e l’altra del governare le bestie, ascoltava Radio Praga, poi i primi acquisti a rate, il primo televisore in bianco e nero al bar delle Acli, non prendeva molto, quasi niente, a noi sembrava che nevicasse dentro e fuori, ma ci piaceva lo stesso. Ci fu il primo sbarco sulla luna e da quel giorno la luna non fu più
la stessa. D’estate arrivavano le villeggianti che facevano vedere un po’ di gambe e suscitavano “cattivi pensieri” che andavamo a confessare subendo penitenze memorabili dopo assoluzioni con promesse di non ricadere, mai mantenute, ma poi diventammo grandi e molto più indulgenti con la nostra coscienza. Fu allora che arrivò la mia prima cinquecento, bianca con le portiere contro vento, che mi impegnò nel trasporto di animali, di ammalati e partorienti per anni interi. Indossai in quel periodo le prime giacche, ed il solito vestito cucitomi addosso dal sarto del paese, mezzo orbo, che aveva anche sbagliato le misure, ma bacia manina. Avevo finito gli studi, ma avevo si e no quel che serviva per procurarmi le letture preferite dalla BUR, librettini che costavano una cicca. E poi la mia generazione, che fino ad allora aveva camminato con la fantasia, prese a viaggiare sulle strade dell’universo. E si eccitarono gli animi ansiosi di cambiare il mondo, che già stava cambiando ma molto lentamente. Così scoppiò la ribellione del ‘68 che ebbe i suoi effetti, benefici con il senno di poi, sull’intera società d’allora. Quella che non cambiava mai era la politica, in paese continuavano ad essere tutti democristiani, ad ogni elezione si faceva la conta, e si andava alla ricerca di chi aveva tradito, di chi aveva cambiato casacca. Dagli anni settanta tutto cominciò a correre, i giovani se ne andavano, i vecchi chiudevano le stalle dopo aver venduto l’ultima vacca, e le case cominciarono ad essere abbandonate e vendute ai bresciani, in cerca di alloggi per le vacanze.
Le illusioni che ci avevano accompagnato cominciarono a crollare con il Muro di Berlino prima e con Tangentopoli poi, e subentrò incredulità, frustrazione ed apatia, si cominciò a non credere più in nulla, caduti ignominiosamente gli eroi dell’idea e della patria, ci accorgemmo d’essere una generazione perdente. Lo dimostra quel che sta succedendo in questi mesi. Oggi c’è più novità nel Papa da poco eletto con sorprendente celerità dalla Chiesa, data per spacciata e davvero risorta a nuova giovinezza, che in questa nostra frusta democrazia che non sa più a che santo votarsi per uscire da una crisi che sempre più assomiglia, negli effetti e nei risultati, al periodo post bellico, uno dei periodi più tragici della nostra storia. Abbiamo capito che la nostra generazione deve lasciare il campo, ce l’ha confermato Monti che messo a capo del governo, ha dimostrato che i vecchi, seppur bravi, saggi e onesti, non sanno più tenere il passo di fronte alla crisi disperata della gente che non ce la fa proprio e se ne sta in silenzio, non grida, e si vergogna perfino di ammettere che sta ripiombando in quella povertà che era quella dell’età contadina spazzata via, in fretta e furia, dalla vita e dalla memoria. I nostri vecchi ci trasmettevano speranza, ora la speranza non basta, occorre dinamismo, concretezza, padronanza delle tecnologie e pelo sullo stomaco, sono i giovani ad esserne dotati. E’ il loro turno. Dio non è morto, siamo noi che non stiamo bene. Adelino Amistadi
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La posta
APRILE 2014
LA POSTA
vilgiat@yahoo.it
Caro Adelino, in un momento di crisi è possibile che ci siano farabutti che tentano in tutti i modi di fregare la povera gente, in particolare gli anziani, con telefonate truffaldine, rapine, in casa, ad ogni ora, furti, ricatti ecc. così come raccontano ogni giorno i giornali, anche della nostra provincia. Come possiamo salvarci da questa vergogna, hai qualche consiglio? Un gruppo di anziani giudicariesi
Si tratta di una piaga, ulteriormente accentuata dall’attuale crisi. Bisogna avere fiducia nelle forze dell’ordine
Gli anziani e i tentativi di truffa nei loro confronti Cari amici, purtroppo è proprio in tempi di crisi che aumenta la delinquenza. La scarsità di risorse, la precarietà del lavoro, l’incertezza per il futuro fanno perdere i valori fondanti del nostro convivere civile. Basta leggere gli ultimi dati sui reati in Trentino e si vede come le truffe e i furti in appartamenti sono aumentati ovunque. Per le rapine ed i furti nelle case ha dato una mano e non poco la criminalità straniera. Capirete, allora, che
L’estero è la sola soluzione per i nostri giovani? Sig. Amistadi, leggo che la disoccupazione giovanile in Italia è salita al 42%, milioni di ragazzi senza lavoro e senza speranza, una situazione drammatica che cominciamo a vivere anche in Trentino. Mi sono convinta che i nostri ragazzi debbano fuggire all’estero, se vogliono avere un futuro, è triste, ma è così. Nè saprei che scuola consigliare dopo le medie, dato che gran parte dei disoccupati sono laureati. Siamo nella nebbia più fitta, lei che ne dice? Una mamma tionese
Non c’è dubbio che sono molti i giovani che espatriano in cerca di sistemazione, ma questo succede anche in Francia, in Spagna, persino in Germania. Ormai la circolazione dei “cervelli” è
più facile ed è la benvenuta. Per questo credo che molti giovani vadano all’estero soprattutto per crescere, imparare le lingue e fare preziose esperienze, più che per scappare di casa in cerca di lavoro. Accumuleranno, così, un patrimonio utile al loro ritorno in patria, perche l’Italia, nonostante le attuali turbolenze, offre ancora grosse opportunità per chi ha saputo restare in campana con la tecnologia e la globalizzazione oggi trionfanti. Infatti, dopo qualche anno, sono in molti a rientrare. In quanto agli studi da intraprendere, forse gli indirizzi tecnici sono i più indicati, ho letto da qualche parte come la Toyota, Philip Morris, Lamborghini-Audi ed altre grandi imprese, investano in Italia perché qui trovano manodopera preparata, bravi tecnici, ed ottimi manager. Quindi ragazzi miei, se avete l’opportunità di andare all’estero, andateci al volo, fate le vostre esperienze, ma poi investite su voi stessi e sull’Italia, che vi accoglierà a braccia aperte. (a.a.)
non è facile dare consigli su questo tema. Una volta si lasciavano porte e finestre
semi aperte, oggi non è più il caso, è opportuno che rafforziate le nostre pro-
tezioni. Chiudete a chiavistello ogni vostra entrata, lasciate le luci accese per non dare via libera ai lestofanti, e mai perdere la fiducia nelle forze dell’ordine, i carabinieri sono sempre disponibili ad intervenire ed ha fornire aiuto ed assistenza. La sicurezza dovrebbe essere un bene primario in ogni società, ma purtroppo in Italia il troppo perbenismo favorisce i i manigoldi forti del fatto che per male che vada, si e no che finiranno in pri-
gione. E’ accertato che più del 90% dei reati di questo tipo resta impunito, e questa è una sconfitta per lo Stato e per il Paese. Il fatto che i delinquenti entrino ed escano dal carcere come da casa nostra, è una tragica realtà che non ci conforta per niente. Bisogna essere molto più severi, e che la Giustizia non faccia sconti, soprattutto a chi colpisce gli anziani e le fasce più deboli. Che comunque dobbiamo difendere più di ogni altra categoria. (a.a.)
EssererenzianooaverefiduciainRenzi? Egr. Sig. Amistadi, ho letto i suoi editoriali che trattavano di politica. La devo ringraziare perché mi ha chiarito molte cose, se non ho capito male anche lei è un renziano, ma è sicuro che lo lasceranno lavorare, ho la sensazione che Renzi durerà, si e no, ancora qualche mese, poi i vecchi marpioni lo affonderanno per non perdere i loro privilegi.... Arturo Innanzi tutto chiarisco, io non sono un renziano, sono da sempre democristiano, ne sono orgoglioso, e voglio morire il più tardi possibile ancora con lo stesso colore, anche perchè, all’epoca, a noi DC era stato promesso il paradiso e non vorrei perderlo per un cambiamento d’abito all’ultimo minuto. Se poi anche mi lasciassi tentare, il solo pensiero di ritrovarmi fianco fianco con i rimasugli del più becero sinistrismo, prontamente saliti sul carro di Renzi, sarebbe più che sufficiente per farmi tornare all’ovile immediatamente. E’ una questione di testa e di cuore. Per il resto, con ogni probabilità, lei ha ragione, Renzi potrebbe durare solo pochi mesi. Non sono per niente contento e spero che lei si sbagli e faccio le corna... L’Italia è avviata lungo un dirupo scosceso sempre più in basso. Ci avviamo alla catastrofe, come ho spesso ricordato, e vorrei che si
facesse qualcosa. Ecco vede, io non credo nei miracoli, ed ancor meno negli uomini della “provvidenza”, spero però in un cambiamento di registro, a qualche scossa che riduca il costo delle Stato, che riduca gli sprechi, che riduca soprattutto il potere della burocrazia, e che si facciano le riforme istituzionali, sarebbe missione compiuta. La burocrazia, per esempio, che è di sicuro uno dei più rancidi tumori dello Stato, oltre ad avere un costo enorme per se stessa, provoca tali e tanti disagi anche nella vita dei semplici cittadini da renderne necessaria una immediata riforma, rigida e, se necessario, anche cruenta (si fa per dire!). Anche in Trentino ci hanno riempito di adempimenti, domande, moduli, nulla osta, permessi e mille altre amenità, accompagnate da una vergognosa evasione fiscale e dalla sistematica trasgressione della legge da parte di potentati politici e
parapolitici. Oltre naturalmente a lungaggini bibliche nel dare risposte o nel portare a termine lavori ed iniziative. Ne abbiamo testimonianza giornaliera nei nostri comuni dove, seppur con una burocrazia ridotta, i responsabili amministrativi riescono a sfondare record sempre più negativi nei servizi ai cittadini e nella realizzazione delle opere pubbliche. Sono tante le cose che ci aspettiamo da Renzi e tutte difficili, oltremodo indigeste a gran parte dei vecchi padroni del vapore che tenteranno in tutti i modi di demolirlo. Avrà bisogno di un coraggio da leone, una furbizia volpina ed intelligenza non comune, tutte cose che sembra avere. D’altronde questo è il nostro Paese, non ne abbiamo un altro, e se va come va, un po’ di colpa l’abbiamo anche noi che non sempre abbiamo scelto le persone migliori per governarci. Oggi Matteo Renzi ha la stessa età di Mussolini del 1922, l’anno della “marcia su Roma”, dal punto di vista scaramantico non è una bella cosa, facciamo gli scongiuri. Speriamo non faccia la fine del Duce. Io sono convinto che ce la farà...insomma...non ne sono certo, ma lo spero ardentemente per il bene di tutti noi, e di questa povera, malandata, Italia che è pur sempre la terra in cui viviamo. Amistadi Adelino
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La posta Poi l’esperienza di partito, ove seguivamo le indicazioni metodologicamente controllate del senatore Berlanda. Non era facile instaurare con Armando un rapporto di amicizia paritario, ma la mia frequentazione di casa Paris mi permetteva anche piccoli e affettuosi scontri politici, perché su posizioni diverse. Era, Armando Paris, un determinato e quindi ogni divergenza diventava motivo di dibattito, poi tutto terminava in un amichevole whisky. Il legame fra noi venne consacrato assieme al nostro vate, senatore Berlanda, con la testimonianza al mio matrimonio che poi si rafforzò quando entrammo entrambi in Consiglio comunale a Trento. Lui capo
APRILE 2014 - pag. Il ricordo
La lezione diArmando Paris, anima della sinistra della Dc di Paolo Cavagnoli Scrivere oggi di Armando Paris non è semplice, perché l’emozione ed il dolore blocca i ricordi di una vita politica vissuta assieme. Lui esperto giurista, appartenente sempre alla sinistra democristiana, aveva con me un rapporto costante ed affettuoso, quando negli gruppo ed io vice. Poi la politica lo ha voluto in consiglio provinciale e la frase che mi disse quando con un abbraccio mi passò
le consegne di capogruppo la ricordo ancora con commozione. «Paolo, - mi disse - non rovinarmi la mia città». Sembrava una
anni ‘70 era presidente del S.Chiara in costruzione. Quante volte la sera ci trovavamo nel suo studiolo al piano terra dell’edificio a programmare, assieme al dott.Fontana, quello che avrebbe dovuto essere il principale ospedale del Trentino. frase ad effetto, ma per me fu un viatico a continuare la conduzione del gruppo con costanza e studio. Ora Armando guarderà dal
Lettera aperta a Renzi
Caro Matteo, taglia gli F35 Buongiorno caro Matteo, Anch’io ho un’ambizione smisurata, quella di farti leggere questo messaggio, il messaggio di uno qualsiasi. Al festival dell’economia di Trento avevo trovato il coraggio di fare a Letta, neopresidente, questa domanda: “ ... visto che per attuare il suo programma avrà bisogno di tante coperture, cosa ne direbbe di dimezzare, oltre al numero dei parlamentari, anche il numero dei cacciabombardieri?”. La mia domanda, raggruppata con altre 2-3, applaudita dalla gente, è stata ignorata: ci sono rimasto molto
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male! Caro Matteo, ti faccio la stessa domanda. Erano 120 gli F35 ipotizzati. Monti ne ha cancellati 30. Dei 90 rimasti 45 bastano ed avanzano: ci ricavi un bel
pacco di miliardi e di miliardi te ne servono tanti per le tue ambizioni smisurate. Tu sei giovane e sarai l’uomo giusto se non ti mancherà il coraggio. Le lobby ti sbar-
reranno la strada; i generali non saranno contenti, ma devi far capire loro che questo nostro assurdo bel paese non si può piu permettere di spendere 23 miliardi all’anno per l’esercito (F 35 esclusi!). L’impatto psicologico sull’opinione pubblica sarebbe enorme. E questo è altrettanto importante per te e per l’Italia. Un’ultima cosa ti voglio ricordare caro Matteo, la più importante: i giacimenti dell’Italia sono la storia, l’arte, la cultura! In bocca al lupo Matteo, Valentino Zambotti
cielo schifato per come sono andare a finire le cose, ma noi siamo certi che la moglie Donata ed i figli potranno ricordare un marito
ed un papà a volte spigoloso, ma affettivamente legato alla sua famiglia e alla propria comunità. Armando, ti saluto con il groppo e ora posso testimoniarti che ho fatto tutto per fare bene il mio compito di tuo sostituto capogruppo, anche perché noi tutti consiglieri volevamo bene, come te, alla nostra città.
Per ricevere il Giornale delle Giudicarie Il Giornale delle Giudicarie è distribuito gratuitamente a tutti i cittadini, le aziende e le utenze delle Giudicarie. Chi avesse problemi con la spedizione e volesse ricevere il nostro mensile, non ha che da segnalarlo alle Poste Italiane (che hanno la disponibilità di copie per coprire tutte le utenze del territorio) comunicandolo al proprio postino. Chi abita fuori dalle Giudicarie lo può sfogliare sul sito www.giornaledellegiudicarie.it
Sui contributi casa commessi molti errori La posta di Adelino
Egr. signor Adelino, sono un giovane ragazzo in procinto di ristrutturare un appartamento ereditato dai miei genitori. Qualche mese fa ho fatto domanda per ottenere i contributi provinciali per ristrutturazioni sulla prima casa. Dopo aver assistito alla riunione presso la sede della comunità di valle e quindi dopo aver fatto tutto ciò che serviva ( computo metrico, foto, ecc.) ho presentato domanda presso la nostra comunità di valle. Dopo qualche mese, dopo tante attese e per ultime rispetto alle altre Comunità, son uscite le graduatorie per l assegnazione di tali contributi. Guardandole oltre ad essere deluso per la posizione ot-
tenuta visto che non navigo nella oro, scopro che nelle prime posizioni ci sono parenti e conoscenti di qualche assessore della comunità di valle. Non capendo il perchè la nostra comunità ha pubblicato le graduatorie in ritardo rispetto alle altre mi sono incuriosito e ho scoperto che c’erano di mezzo le elezioni provinciali e alcune candidature locali. Siccome le graduatorie di tutte le altre comunità sono uscite qualche giorno prima delle elezioni provinciali e siccome la Comunità non voleva far brutte figure coi risultati, ha ordinato all’ ufficio competente di aspettare a pubblicare le graduatorie la settimana successiva alle
elezioni provinciali. Dopo tutto ciò le chiedo cosa ne pensa. David
Caro Davide, innanzi tutto scusami se ho modificato di poco la tua lettera per ovvi motivi. La libertà di stampa è sacrosanta, ma si devono evitare accuse ed insinuazioni non provate per non correre rischi di querela, anche se l’argomento che proponi è stato per molto tempo all’ordine del giorno. Infatti la vicenda delle domande di contributo presentate presso le Comunità lo scorso autunno hanno sollevato un vespaio di
polemiche non ancora del tutto sopite. Anche perchè fino a quando c’erano soldi per tutti, il problema non veniva evidenziato, ora che i fondi sono limitati e che si possono accogliere meno del 30% delle domande, ci si accorge di quanto sia ingiusta la legge in questione così come i criteri impostati dalla Provincia che sembrano fatti apposta per creare malcontento. Basta avere due locali in una cà da mont e pagare regolarmente l’Imu, che si è subito collocati agli ultimi posti della graduatoria, cose incredibili, che gridano vendetta al cielo. Ma la Comunità c’ entra poco o niente, le direttive sono
giunte dalla Provincia e non si poteva fare altro che applicarle. I responsabili vanno individuati fra i nostri politici che a cuor leggero elargiscono contributi senza porsi alcuna domanda. Probabilmente, come dici, hanno influito non poco le elezioni, è tradizione essere particolarmente prodighi in quel periodo. E la cosa non va per niente bene. Le Comunità, se hanno avuto una colpa, è stata quella di subire le indicazioni della Provincia senza battere ciglio. Eppure si erano accorte che la legge non era il massimo dell’equità. Per quanto riguarda la data di approvazione della graduatoria, mi sono
informato ed ho trovato una deliberazione della Giunta provinciale del 20 settembre 2013 che stabiliva che le graduatorie dovevano essere approvate entro il 31 ottobre. Una coincidenza? Ognuno è libero di pensarla come vuole, anche se a pensar male talvolta ci si azzecca. Comunque le graduatorie finali, proprio per le motivazioni che tu hai fatto presente, sono state alla fine approvate non dalla Giunta della Comunità, ma da un Commissario ad acta appositamente inviato dalla Provincia. Così è andata, speriamo che cose del genere non si ripetano più. Adelino Amistadi
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