Giornale delle giudicarie maggio 2017

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Mensile di informazione e di approfondimento

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EDITORIALE

La vita in codice

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ANNO 15 - MAGGIO 2017 - N. 5 - MENSILE

FONDATO NEL 2002 - Distribuito da

C’è una proposta alternativa

Rsa: le ombre della riforma I vertici delle case di riposo giudicariesi spiegano i punti meno convincenti della riforma provinciale

Alle pagine 12 e 13

di Adelino Amistadi Per quelli della mia età è una mezza tragedia, ma anche per i giovani la vita d’oggi non deve essere facile. Viviamo in mezzo ai numeri, talvolta me li sogno anche di notte. La nostra esistenza è ormai tutta un pin e codici d’accesso a bancomat, carta di credito, computer, cellulare, poi c’è la combinazione della cassa forte e dell’allarme, per chi ce l’ha. Praticamente la nostra vita è tutta una password. Ma non tutti hanno una memoria così forte da ricordarle tutte. Anche chi non ha il cellulare, (e chi non ce l’ha?), ha comunque una bella sfilza di numeri da ricordare. Se poi aggiungiamo la data di nascita dei figli, della moglie, dei nipoti, l’anniversario di matrimonio e altro ancora, c’è proprio da stare in guardia, si corre il rischio di dare i numeri davvero. M’è capitato talvolta di essere alla cassa del supermercato pronto a pagare e, pressato dalla coda dietro di me, non ricordare il numero del bancomat... sì, mi sembra che inizi con un tre, poi un sette, poi, poi, non lo ricordo più… e far la figura dell’imbranato. Naturalmente la cassiera impaziente e la coda che mi segue non potranno che pensare che sia ormai un uomo svanito. Mi consolo quando la cosa accade a qualche cliente più giovane di me, non sono solo io l’imbranato, ma adesso mi sono attrezzato e non mi succederà più. Continua a pag. 7

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Appunti sull’arte nelle Giudicarie

Le nuove opere pubbliche giudicariesi

di Giacomo Bonazza

Alle pagine 4 e 5 Sanità

Mancano anestesisti a Tione A PAGINA 7

Attualità

Incentivi alle ristrutturazioni

A PAGINA 32

COOPERAZIONE Allevatori in festa Pag. 34 ATTUALITÀ La nuova palestra di Bondo Pag. 18 SPORT Sky Ghez: correre in vetta Pag. 38

Nel tempo delle “passioni tristi”, com’è quello che stiamo attraversando, il bagliore dell’arte, o almeno i suoi riflessi, possono ancora rischiarare angoli di senso e soddisfare quel bisogno di bellezza inguaribilmente radicato in ognuno di noi. La dimensione estetica non è un accessorio alle nostre esistenze, ma il colore stesso della vita e della sua qualità, uno slancio di trascendenza connaturato all’animale uomo nel lungo cammino della sua evoluzione, uno spazio di mistero sempre esplorabile. A pagina 28

Economia

Case in legno pieghevoli

A PAGINA 22

Salute

Dietro ai fornelli per stare sani

A PAGINA 24

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Rassegna Stampa

MAGGIO 2017

A cura della REDAZIONE

RASSEGNA STAMPA APRILE 2017

DALLE GIUDICARIE DALLAPROVINCIA

Debora Andreolli

Val Genova - Bar Ristorante Cascate Nardis, un ospite davvero particolare... La bella fotografia di Luca Fostini - Che l’orso sia di casa in Val Genova è cosa nota. Ma vederselo appoggiato al tavolo fuori dal Bar Ristorante Cascate Nardis come se aspettasse un’ordinazione non è cosa di tutti giorni. A ritrarre l’orso in quest’atteggiamento Luca Fostini, che ha pubblicato la foto sul suo profilo facebook. In poco tempo l’immagine si è diffusa in modo virale. Valle del Chiese - Il nuovo polo Turistico Valle del Chiese è realtà. Sotto la guida Valenti si concretizza il progetto caldeggiato dal Bim e dai comuni - Si è chiusa con l’applauso alla relazione del presidente Massimo Valenti e con l’approvazione all’unanimità dei bilanci consuntivi 2016 (avanzo di gestione di circa 5.000 euro) e di previsione 2017 (pareggia sulla cifra di 506mila euro), l’assemblea dei soci del Consorzio Turistico del Chiese che ha anche approvato l’accorpamento dell’ex Ecomuseo Valle del Chiese. Una azione, quest’ultima, caldeggiata dal Bim e dalla Conferenza dei Sindaci dopo le novità in materia introdotte dalla Provincia. “Il 2017 diviene cruciale quindi per l’accorpamento dell’Ecomuseo Valle del Chiese nella struttura del Consorzio Turistico - ha precisatop Valenti - In conseguenza a ciò avremo una sola entità e un’unica sede in cui si potrà trovare accoglienza, informazione e supporto su tutto che si propone in Valle del Chiese indipendentemente che siano attività rivolte al turista o al residente. Unica sarà anche la cabina di regia, che spazierà dal turismo - pur sempre nucleo fondamentale - alla cultura e alla didattica. Si tratta senz’altro di un passaggio delicato, importante e oserei dire anche storico, ma sono ottimista: questa unione di forze qualificherà ancor più la nostra proposta turistica a beneficio di tutti”. San Lorenzo in Banale - Re-

cuperiamo la vecchia falesia dimenticata. La proposta dell’associazione Dolomiti Open - La salvaguardia e il riutilizzo di una falesia situata a sud di San Lorenzo in Banale, curandone manutenzione e valorizzazione. È quanto si è proposta l’associazione Dolomiti Open, che ha lanciato un crowdfunding per restituire, nella sua integrale maestosità, la falesia alla comunità. Dolomiti Open, un gruppo operativo di professionisti della montagna, Guide Alpine ed Accompagnatori di Territorio, specializzati per accompagnare nelle attività in montagna le persone con disabilità ha lanciato l’idea, che potrebbe prendere piede a breve. La parete, che veniva utilizzata in passato adesso è dismessa, nonostante una composizione ottimale. L’idea dei promotori è quella di avviare una colletta per provvedere ai lavori di ristrutturazione e per dare alla location un respiro internazionale, soprattutto agli appassionati del settore. La comunità dei climbers si è già mossa per ottenere l’accesso a questo sito, aprendo un sito internet (www.dolomit-open.org) ed una pagina facebook (La Falesia Dimenticata-Dolomiti Open). “Vogliamo che questa falesia-scrivono sulla piattaforma web i promotori-diventi la falesia di tutti ed è per questo che il contributo di ognuno diventa fondamentale. Ognuno nel suo piccolo può contribuire a realizzare questa idea e restituire agli amanti dell’outdoor questo monumento naturale dell’arrampicata”.

Tione - Demolito il Park Hotel - Iniziata martedì 18 aprile, la demolizione del complesso ha dapprima riguardato la facciata principale della struttura, poi lo sventramento vero e proprio della struttura portante dell’ex-Park Hotel. Con questa demolizione se ne va un pezzo di storia del comune di Tione, quella legata alla ricettività alberghiera che ha trovato nel Park Hotel un punto di riferimento con i suoi 135 posti letto. Il futuro di quello che fu il Park-Hotel si chiama Lidl, che si trasferirà qui dall’attuale sede di Zuclo. L’area sarà infatti ceduta alla Lidl Servizi Immobiliari srl che realizzerà in loco un nuovo supermercato in un tempo previsto di 5 mesi. Il nuovo complesso commerciale potrà disporre di un’area vendita di 800 metri quadri, di un magazzino di circa 500 metri quadri e di un deposito di 250 metri quadri. Sottoterra verranno realizzati due piani di parcheggi, in grado di ospitare complessivamente 100 posti auto. I lavori sono stati eseguiti dalla ditta Onorati di Comano Terme, assieme alla sub-appaltatrice Bruno Cunaccia di Strembo, sotto la direzione dell’ingegner Massimo Dalbon che segue i lavori per conto della proprietà dell’immobile, la società “Cala del sogno srl” di Malcesine. Giudicarie - Incontro sulla connettività - Il 18 maggio prossimo, alle 20.30 in Comunità delle Giudicarie a Tione, si parla di banda larga, fibra ottica, e dello stato della connettività in Giudicarie con Trentino Network.

Sfoglia il Giornale delle Giudicarie su www.giornaledellegiudicarie.it Si ricorda che è possibile sfogliare il Giornale delle Giudicarie sul sito www. giornaledellegiudicarie.it aggiornato ogni mese con le notizie più importanti che accadono in Giudicarie.

Aperte le iscrizioni per WebValley 2017 Occasione da non perdere per le ragazze e i ragazzi che frequentano il quarto anno della scuola superiore. Entro il 31 maggio è possibile inviare la domanda per partecipare a “WebValley 2017”, la scuola estiva di “data science” che dal 2001 la Fondazione Bruno Kessler di Trento dedica a giovani tra i 17 e i 19 anni per introdurli alla ricerca interdisciplinare. L’edizione di quest’anno si terrà in Val di Non dal 18 giugno all’8 luglio e sarà aperta anche a studenti internazionali. E’ perciò richiesta ai candidati una buona comprensione della lingua inglese. I partecipanti lavoreranno a fianco dei ricercatori con l’obiettivo di creare una nuova soluzione nell’ambito dell’Intelligenza Artificiale per prevedere la maturazione e la qualità della frutta. Il sistema sarà sviluppato anche avvalendosi di un drone di piccole dimensioni e di tecnologie smart (sistemi IOT, cloud computing su GPU, stampa 3D), combinate alla ricerca in biologia e salute ambientale. I posti disponibili sono 20 e i giovani partecipanti verranno selezionati tra studentesse e studenti eccellenti italiani e internazionali, compresi i finalisti del Premio INTEL ISEF, la convention mondiale dei concorsi per giovani ricercatori. La Fondazione Bruno Kessler bandisce fino a 10 borse di studio dirette a studenti italiani del 4° anno delle scuole superiori, una parte delle quali destinata a studenti della provincia di Trento. Le borse coprono tutti i costi delle attività specialistiche in laboratorio, vitto, alloggio, trasporto, e attività sportive e sociali. La partecipazione a WebValley potrà essere riconosciuta come parte dell’Alternanza Scuola-Lavoro. Le iscrizioni dovranno essere effettuate entro e non oltre il 31 maggio in modalità online all’indirizzo http://webvalley. fbk.eu. Qualità dell’aria: i dati del mese di marzo 2017 I dati raccolti dalla rete provinciale per il controllo della qualità dell’aria nel mese di marzo hanno evidenziato un elevato indice d’inquinamento. Il giudizio complessivo è calcolato prendendo a riferimento il momento peggiore del mese ed in questo caso è riconducibile alla concentrazione media giornaliera di polveri sottili PM10 rilevata il 18 marzo nella stazione di Riva del Garda. Durante il mese di marzo, le condizioni meteorologiche favorevoli al ristagno degli inquinanti hanno infatti favorito su tut-

to il territorio provinciale un graduale aumento delle concentrazioni di particolato in atmosfera. Il superamento del valore limite di media giornaliera ha interessato tutte le stazioni della rete di monitoraggio provinciale, e si è protratto per più giorni consecutivi. Nella notte tra il 22 e il 23 marzo il territorio provinciale è stato interessato da una perturbazione atmosferica che in poche ore ha portato ad un repentino abbassamento delle concentrazioni di polveri sottili PM10 e PM2,5, che hanno raggiunto e mantenuto poi per il resto del mese valori contenuti. Per tutti gli altri inquinanti monitorati, in particolare il biossido di azoto NO2, sono state rilevate, in tutte le stazioni di misura, concentrazioni inferiori ai rispettivi limiti normativi. Ad Educa “Generazione TVB” “Le tecnologie hanno un effetto dirompente sulla dimensione affettiva ed emozionale. Gallerie di immagini anatomiche già nei cellulari di bambini di dieci anni, applicazioni che sollecitano incontri facili, compromettono in maniera irreparabile l’educazione sentimentale, il sentire e il parlare d’amore”. Cosi Anna Salvo, terapeuta di formazione psicoanalitica e docente di Psicologia dinamica dell’Università della Calabria, che si è confrontata a EDUCA con Costanza Giannelli, psicoterapeuta e direttore dell’Unità ospedaliera di neuropsichiatria infantile dell’ospedale S. Chiara di Trento, sugli adolescenti di oggi e il loro rapporto con la tecnologia. “Visitare Parigi significa sentire i rumori della strada, i profumi delle panetterie, parlare con i suoi abitanti e non navigare attraverso google maps - ha affermato Giannelli - oggi si registra nei ragazzi una progressiva e preoccupante atrofia delle sinapsi e una riduzione del volume e della corteccia degli ippocampi. Il vissuto virtuale non può sostituire l’esperienza, le emozioni e le relazioni, responsabili della stimolazione dell’ippocampo, che svolge un ruolo fondamentale nello sviluppo della memoria a breve e a lungo termine. I nostri bambini e ragazzi vivono sempre più in un mondo autistico, anestetizzato e organizzato senza la possibilità di vivere emozioni, sogni e desideri. Fin da bambini vengono iperstimolati, cresciuti per aggiunte e mai per vuoti, voluti sempre più intelligenti e precoci, senza la possibilità di vivere una sana solitudine, un ozio creativo, dove si impara a desiderare. Le stanze sono apparentemente piene di im-

pulsi e la tecnologia permette con un bottone di vedere tutto il mondo esterno, senza mai la possibilità di visitare l’interiorità e di crearsi un’identità ben definita. La si cerca quindi in rete, con l’approvazione degli altri ed è qui che le identità deboli diventano ancor più fragili”. Della stessa opinione Anna Salvo, che ha presentato “Generazione TVB”, il libro scritto con Tiziana Iaquinta ed edito dalla casa editrice Il Mulino, dedicato a come l’adolescente, nativo digitale, stia cambiando. Al Vinitaly il lancio della nuova DOC delle Venezie Pinot Grigio Sarà la più grande denominazione di origine europea riferita ad un vitigno e riguarda il territorio del triveneto (Trentino, Veneto e Friuli Venezia Giulia): è la DOC “delle Venezie”, il progetto voluto dagli operatori delle filiere vitivinicole trentina, friulana e veneta per affermare e certificare l’immagine del Pinot Grigio in Italia e nel mondo. Un progetto di largo respiro, tenuto a battesimo al Vinitaly dal sottosegretario all’agricoltura Giuseppe Castiglione e dai governatori dei tre territori, Ugo Rossi per la Provincia autonoma di Trento, Deborah Serracchiani per la Regione autonoma del Friuli Venezia Giulia e Luca Zaia per la Regione Veneto. ll potenziale produttivo del Pinot Grigio nel mondo è pari a 57.000 ettari. Il 43% di questo vigneto è concentrato nelle aree viticole di Trentino, Friuli Venezia Giulia e Veneto. I dati produttivi del Pinot Grigio nel Nord est (dati 2016), contano 24.000 ettari di cui 13.500 in Veneto, 7.100 in Friuli e 2.900 in Trentino. La produzione di vino è pari a 1.900.000 hl pari a 250 milioni di bottiglie. Il 96%viene esportato (il presidente ICE Scannavini, ieri nel discorso inaugurale di Vinitaly ha ricordato come l’export del vino in Italia rappresenta il 16.4% delle esportazioni con un controvalore pari a 5,6 M€.), soprattutto nel Regno Unito, in Germania e USA. Il Trentino rispetto a Veneto e Friuli in termini di potenziale produttivo è la realtà meno sviluppata e anche per il futuro non si ipotizzano realisticamente importanti incrementi del vigneto trentino, diversamente da quanto invece succede in Veneto e Friuli dove l’incremento del vigneto di pinot Grigio registra aumenti superiori al 20% anno. I nostri produttori rappresentano però un fondamentale tassello del mercato e dell’export del Pinot Grigio.


Primo Piano «Ho incontrato il Sig. Vanoli a cui ho rappresentato la situazione per come è, evidenziando come buona parte della Comunità non sia pronta a comprendere fino in fondo la bontà e l’efficacia del progetto presentato e quindi ad accettarlo. Il Sig. Vanoli ha dimostrato buon senso e, con un gesto elegante che gli va riconosciuto, dopo un lungo confronto con il Sindaco, con amarezza ma senso di responsabilità, ha deciso di ritirare la propria domanda di realizzazione di questo biodigestore». È concentrato tutto in queste poche righe estrapolate dalla lettera inviata dal Sindaco di Carisolo Arturo Povinelli ai suoi concittadini il percorso che ha come punto di arrivo il fatto che il biodigestore a Carisolo non si farà. Una scelta difficile per l’amministrazione comunale che aveva creduto fortemente nella bontà del progetto come ribadito dal primo cittadino: «In un tempo di esigenze epocali di tutela dell’ambiente e di risparmio energetico un impianto di biodigestione, tramite la fermentazione del letame (in una struttura di cemento chiusa e priva di ossigeno), permette di ricavare gas naturale (metano) che, a seguito di combustione, genera a sua volta energia elettrica e calore da immettere in rete. L’energia elettrica prodotta è destinata alla distribuzione sul territorio mentre parte del calore viene ceduto gratuitamente al Comune per le esigenze di riscaldamento delle strutture della zona sportiva e delle scuole primarie. L’innovazione

tecnologica può generare anche vantaggi in termini di posti di lavoro qualificati per l giovani e spesso le tecnologie comportano miglioramenti nella qualità della vita. Ciò che resta dopo la fermentazione del letame è un prodotto del tutto simile al “letame secco” e che, tecnicamente, viene chiamato “digestato”; a sua volta il digestato (sia nella forma solida che liquida) viene impiegato come fertilizzante sul campi nel corso dell’anno e nel rispetto di regole precise. Quanto proposto dal privato è pertanto un progetto che permette importanti vantaggi alla Comunità, fra cui il quasi totale abbattimento degli odori, la scomparsa di depositi di letame, l’utilizzo gratuito di calore e una migliore gestione dei fertilizzanti naturali sulla

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Carisolo, il biodigestore non si farà

«Il signor Vanoli ha deciso di ritirare la propria domanda di realizzazione»

nostra campagna, con possibilità di culture più ricche e variegate». Di tutt’altro avviso gran parte della popolazione che ha partecipato in massa alla riunione del 4 aprile e aveva indetto una raccolta firma

per dire no ad un progetto che portava «più danni che benefici». «Purtroppo, a causa della non corretta informazione circolata nelle settimane precedenti alla riunione del 4 aprile –spiega Arturo Po-

vinelli - molti ritengono che questo biodigestore porti maggiore inquinamento e, fatto ancor più preoccupante, che possa nuocere alla salute delle persone e degli animali per improbabili malattie». Tesi, diffuse soprattutto in internet), di cui per il primo cittadino è stata scientificamente dimostrata la falsità: «Purtroppo oggi si tende a credere maggiormente a quanto si legge genericamente in internet che a quanto dimostrato scientificamente da studi seri ed approfonditi». «Vi è un tema molto importante che viene ancora prima del biodigestore e che è il rapporto, in generale, fra agricoltori e territorio e che andrà urgentemente affrontato. Non scegliamo, infatti, tra un ambiente incontaminato o un ambiente con la presenza di stalle, con li-

quami da smaltire; scegliamo, invece, tra la presenza di un’agricoltura ad evidente impatto ambientale che c’è già da tempo (e a cui anche la Famiglia Vanoli ha cercato negli anni di porre rimedio), e modi diversi di affrontare i suoi effetti sull’ambiente». Ed è proprio questa la sfida che si dovrà affrontare. Accantonato il biodigestore come si gestiranno liquami e letami? Il gesto del signor Vanoli di ritirare la domanda di realizzare il biodigestore «va di certo a rasserenare gli animi della nostra Comunità – spiega Povinelli - ma lascia aperto il problema dello smaltimento dei liquami/letami della sua azienda (e di altre) e non risolve le conseguenti problematiche ambientali che, quanto prima, dovranno essere affrontate». (M.C)

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Primo Piano

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Approvati da parte dei comuni i bilanci previsionali 2017, 2018 e 2019 con la nuova strutturazione che, per dirlo in mondo semplice, obbliga ad indicare in bilancio solo le opere effettivamente finanziate e in un capitolo a parte le opere previste ma ancora in cerca di sostegno economico, dalle amministrazioni giudicariesi emergono tanti lavori pubblici, anche di natura ed utilizzo sovracomunali, una selezione che vi riportiamo di seguito nei vari stadi di preparazione, nell’intento di dare un’idea di quale forma assumerà a breve il paesaggio urbano giudicariese, quali opere diventeranno parte dell’uso quotidiano e normale della popolazione e arricchiranno la vita locale. Un’istantanea del cambiamento paesaggistico, dei bisogni espressi e percepiti, dell’indirizzo dei flussi di finanziamento delle Giudicarie.

Come cambiano le Giudicarie negli investimenti futuri

Le nuove opere pubbliche nei bilanci comunali

Nuova biblioteca delle Giudicarie Esteriori La nuova biblioteca di valle delle Giudicarie Esteriori verrà realizzata a Ponte Arche in adiacenza a “la Masera”, un edificio degli anni Trenta un tempo destinato a essiccatoio del tabacco, che verrà riconvertito a residenza e spazi commerciali, affacciati su una piazza rialzata sotto cui vi sono le autorimesse. Una biblioteca contemporanea che assolve al suo ruolo di luogo di aggregazione sociale, “luogo terzo” per eccellenza: uno dei pochi luoghi pubblici “neutrali” e “sicuri” in cui possono incontrarsi e conoscersi persone diverse per età, cultura, ceto sociale, provenienza, soprattutto da quando la pubblica piazza ha perso il suo ruolo di spazio pubblico di socialità, di scambio e incontro di culture, L’edificio si articolerà su tre piani, con l’ingresso dal piano intermedio, in continuità con la piazza e l’organizzazione degli spazi sarà improntata ai principi dell’accoglienza e della promozione dell’accesso all’informazione e alle collezioni, che saranno interamente a scaffale aperto.

Il nuovo Nido d’Infanzia Intercomunale a Spiazzo Costi previsti: 1.654.700 euro Partenza dei lavori: 2018

Centro Sportivo Probo Simoni di Preore La nuova struttura sostituirà gli attuali spogliatoi, che verranno interamente demoliti per ospitare gli spogliatoi della Virtus Giudicariese, quelli della squadra ospite, due spogliatoi arbitri, due magazzini, l’ufficio sociale e la sede della Virtus Giudicariese (sala riunioni). Oltre che per la Virtus Calcio, la nuova struttura fungerà da base logistica anche per il “Progetto Virtus” che tutte le estati ospita più di 300 ragazzi che provengono da vari comuni delle Giudicarie. I lavori inizieranno il 26 aprile per concludersi il prossimo autunno. Costo previsto per l’intervento: 431.000 euro.

L’ex segheria Cozzio a Spiazzo L’ex segheria Cozzio a Spiazzo diventa un centro per attività artistico-culturali e associative 366.000 euro Inizio lavori 2017


Primo Piano

Un Biolago per Pinzolo Il nuovo biolago in località Pineta sarà realizzato entro l’estate 2018 e rappresenta il cuore della riqualificazione della zona prevista dall’amministrazione in carica. Affiancherà il nuovo Skate Park della zona e sorgerà nello spiazzo a monte del bocciodromo. L’importo previsto dei lavori è di 1,5 mln di euro.

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IlWaterfrontalLagodiRoncone Progetto innovativo e alternativo: 12 giovani studenti universitari dell’Università Iuav di Venezia hanno partecipato a un workshop a Sella Giudicarie durante il quale hanno analizzato gli aspetti progettuali e applicativi di sistemi innovativi, sostenibili e smart per la valorizzazione del paesaggio ed elaborato proposte di progetti ambientali innovativi e ambiziosi. Gli elaborati degli studenti vengono ora affidati a uno studio tecnico per il progetto definitivo. Il costo finale dei lavori di riqualificazione dovrebbe aggirarsi sui 3/4 milioni, la realizzazione è prevista per il 2018/19

Il nuovo centro wellness al piano superiore di “Aquaclub” Le opere prevedono la realizzazione di un centro wellness con una zona dedicata alle cabine sauna, biosauna e bagno turco, una dedicata al Kneipp, un laghetto alpino e una grotta di sale, una terrazza esterna di raffrescamento con solarium e vasca idromassaggio ed un’ala con vista sulle piscine adibita al relax e al riposo assoluto. Il progetto andrebbe ad impreziosire ulteriormente l’Aquaclub di Condino. Importo: 950.000 euro. Inizio e fine lavori: 2018

Scuola Intercomunale di Darè La struttura è proprietà per tre quarti del Comune di Porte di Rendena e per la restante parte di Pelugo. I lavori riguarderanno la sistemazione di mensa, palestra e corpo aule. L’importo totale dei lavori è di 1,1 mln di euro, da eseguire nel 2017. Attualmente sono in corso le procedure di gara per l’affido dei lavori.

Nuova biblioteca di Tione I lavori sono in corso e la scatola della nuova biblioteca di Tione, snodo delle Giudcarie, è già ben visibile dietro ai ponteggi del cantiere. Sorge su quella che era la vecchia “Barchessa Covi” di Tione, un edificio costruito una settantina di anni fa, ora magazzino comunale. Ma un tempo deposito di una delle più vecchie ferramenta del paese. La nuova biblioteca disporrà di una superficie praticamente triplicata rispetto all’attuale e si articolerà su due piani divisi all’interno in ampi spazi aperti: al pian terreno si troveranno la caffetteria, la rivisteria e le sale per i laboratori, mentre il primo piano ospiterà i più classici scaffali di libri e gli spazi per la consultazione. Costo: 2.400.000 euro. Termine lavori: 2018.


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Attualità

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Cambio generazionale nel direttivo del Corpo dei vigili del fuoco della Pieve

Cesare Balduzzi è il nuovo comandante Fabrizio Poletti passa la mano dopo sette anni alla guida Come previsto e preannunciato alla vigilia c’è stato un sostanziale e condiviso cambio generazionale, ad iniziare proprio dal ruolo di comandante, dato che il comandante uscente Fabrizio Poletti, dopo sette anni di guida, ha manifestato l’intenzione di proseguire la propria attività nel corpo, tornando però a svolgere la posizione di semplice vigile, anche se poi è stato eletto a ricoprire anche il ruolo di capo plotone. Il timone del corpo è quindi passato a Cesare Balduzzi, classe 1990 di Creto, che fa parte dal corpo da diversi anni, e che ha riscosso il consenso sull’unica proposta fatta dall’assemblea; le altre cariche del direttivo saranno così ripartite: Valter Armani – vice comandante; Enrico Armani – segretario; Flavio Giovannini – cassiere (riconfermato); Andrea Scaia – magazziniere (riconfermato); Fabrizio Poletti – capo ploto-

di Marco Maestri Si è tenuta ad inizio aprile l’assemblea del Corpo dei Vigili del Fuoco Volontari di Pieve di Bono. Alla vigilia dell’incontro, tenutosi nella sala riunioni della caserma inserita nel nuovo Polo della Protezione Civile di Creto, c’era molta attesa in quanto, tra i punti

ne; Mauro Scaia e Mariano Facchini – capo squadra. «Sicuramente – afferma il nuovo comandante Cesare Balduzzi – è un traguardo personale importante e che

mi responsabilizza molto. In primis mi preme ringraziare tutti i componenti del Corpo per la disponibilità e la fiducia dimostrata. Si tratta di un cambio gene-

all’ordine del giorno, era prevista l’elezione del nuovo direttivo. Dopo la parte ordinaria in cui si sono approvati il bilancio consuntivo per l’esercizio 2016 e quello di previsione per l’esercizio 2017 i vigili hanno scelto chi li guiderà per il prossimo quinquennio.

razionale forte ma che ha come obiettivo quello di garantire la continuità di servizio e disponibilità del Corpo anche per gli anni futuri. L’obiettivo principale

del nuovo direttivo, è quello di rendere attivamente partecipi tutti i volontari e fare in modo di creare una grande squadra pronta ad intervenire nel momento di necessità, dimostrando piena disponibilità ed efficienza alla nostra comunità.» Il corpo dei Vigili del Fuoco Volontari di Pieve di Bono copre attualmente il territorio comunale di cinque frazioni del Comune di Pieve di Bono-Prezzo, escluso il territorio dell’ex comune di Prezzo in cui opera il Corpo dei Vigili del Fuoco già costituito nell’ente andato a fusione, con cui si collabora comunque attivamente; uno degli obbiettivi del nuovo direttivo è certamente quello di rafforzare

questa collaborazione, così come con gli altri corpi degli ex comuni della conca confluiti in Valdaone, proseguendo con le attività di esercitazione e aiuto reciproco che i cinque corpi attuano con successo ormai da molti anni. «Con le proposte suggellate dalle elezioni – prosegue Balduzzi – abbiamo voluto creare un gruppo con il giusto mix di esperienza e nuove leve. Composto si dà componenti giovani, come i due capi squadra e il sottoscritto, ma anche mantenendo all’interno alcuni pilastri fondamentali per l’attività del Corpo. Dando questo segnale abbiamo voluto gettare le basi per garantire adeguato ricambio negli anni, lavorando anche con impegno e dedizione alla cura del gruppo allievi, al fine di assicurare in futuro la stessa professionalità ed efficienza che il corpo quotidianamente garantisce alla comunità.»

Torna “Exponiamoci” la marcia dei volontari La terza edizione è domenica 4 giugno

Nel solco delle due precedenti edizioni, anche quest’anno si ripropone la Marcia “Exponiamoci”, nata nel 2015 per presentare e promuovere il volontariato in ambito socio-assistenziale attivo sul vasto territorio delle Valli Giudicarie. Domenica 4 giugno 2017 si svolgerà la nuova edizione della manifestazione promossa dall’AUSER delle Giudicarie e dall’AVULSS di Tione, nel contesto della “Giornata Nazionale di Solidarietà FIASP”, che ha lo scopo di divulgare un messaggio sociale, quello di creare tra i marciatori specifiche attenzioni nei confronti di chi soffre e di coloro che necessitano

di risorse economiche per continuare la propria attività di volontariato. Questa marcia ha anche il patrocinio di Tafisa, importante associazione mondiale nel settore dello sport per tutti, riconosciuta dal Cio, il Comitato Olimpico Internazionale. La Marcia avrà due punti di partenza, Stenico e Spiazzo, ed un’unica meta, Tione. Da Stenico si partirà alle ore 8.00/8.30 per un percorso di 14/18 km; da Spiazzo la Marcia si avvierà alle ore 9.00 lungo tutta la pista ciclabile per un percorso totale di 10 km. All’arrivo a Tione verrà offerto a tutti i partecipanti un buffet di ben-

venuto che sarà anche un momento conviviale dove conoscersi fra volontari e fare del momento anche un’occasione per entrare in contatto con le diverse realtà del volontariato e dell’associazionismo locale. Per gli iscritti alla Fiasp la partecipazione sarà gratuita; i non iscritti dovranno versare un piccolo contributo ( 0,50 euro) per l’assicurazione. La Marcia si svolgerà con qualsiasi tempo, ma si spera nella buona sorte e nel sole splendente ( o almeno pallido...via anche le nuvole vanno bene ma ci si risparmi la pioggia). I partecipanti saranno accompagnati dai volontari delle Sat di Stenico e di Tione

I Comuni di Tione, Stenico, Tre Ville e Spiazzo Rendena hanno dato il loro sostegno alla manifestazione. Si auspica una buona partecipazione sia dei Giudicariesi che di persone provenienti da altre zone, che avranno così occasione di visitare queste località del Trentino camminando. Sì, perché questo camminare può far bene due volte: alla salute fisica dei partecipanti e al benessere sociale, poiché la diffusione delle idee del volontariato non può che giovare alla coesione tra la popolazione, che è indispensabile per sentirsi a proprio agio in questo mondo a volte tanto difficile.


Sanità

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Pochi mesi di servizio e il nuovo anestesista va al S. Chiara

Ospedale di Tione, anestesia a -1: sospesa la copertura notturna del servizio Si sopperirà con i gettonisti, firmato l’accordo con l’azienda sanitaria di Verona

“E’ rimasto poco più di un mese – spiega Fabio Lavagnino, sindacalista rappresentante di Nursing Up ora siamo punto e a capo. E’ stato chiamato a Trento per un momento di emergenza legato ai parti e poi trasferito definitivamente, quindi l’h24 a Tione non è più garantito”. “E’ un impegno preso – conferma il direttore dell’Azienda sanitaria trentina Paolo Bordon - quello di garantire anche la copertura notturna e quanto prima ripristineremo il servizio. Se non è possibile con risorse interne, perchè stiamo facendo dei concorsi ma al momento non abbiamo medici anestesisti, lo faremo con dei contratti libero professionali o forme incentivanti economiche che vanno a favorire il personale interno disponibile a fare dei turni a Tione. Abbiamo sti-

Notizie in chiaroscuro per l’ospedale di Tione proprio a poche settimane dal trasferimento nel nuovo pronto soccorso, previsto per l’8 maggio dalle ultime notizie giunte dal nosocomio giudicariese. Contemporanea all’apertura del nuovo pronto soccorso, arriva la delusione per la partenza di pulato una convenzione con l’azienda sanitaria di Verona per ripristinare il servizio a breve”. La delibera firmata dal direttore Bordon è ufficiale da metà aprile e prevede l’aumento di 300 ore mensili per otto professionisti nel periodo da inizio aprile a fine maggio: «Al fine di garantire il supporto necessario alle attività delle aree integrate di medicina e pronto soccorso del servizio ospedaliero provinciale - si legge nella delibera - si propone l’integrazione delle ore da far svolgere in solido ai professionisti attualmente incaricati che appositamente interpellati hanno dato di-

sponibilità». La spesa prevista per le 300 ore mensili aggiuntive sfiora i 17 mila euro. In vista dell’apertura del nuovo pronto soccorso, dotato di un’astanteria più ampia, il sindacato Nursing Up avanza anche la richiesta di

una delle forze dell’organico sulle quali più ci si era battuti, appena acquisita. Non è infatti più presente l’anestesista aggiuntivo arrivato a garantire la copertura h24 richiesta dal protocollo firmato fra amministratori locali, azienda sanitaria e Provincia. secondo il sindacato. “Questo fondamentale servizio – spiega Lavagnino - ha dovuto sopperire dal punto di vista medico ed assistenziale alla chiusura del punto nascita e alla riorganizzazione della guardia medica. Dovrà gestire anche i 4 posti di astanteria, quindi è necessario un rafforzamento del turno notturno con due unità infermieristiche, visto che semrpe più pazienti stazionano in osservazione breve. Le criticità messe in luce dal sindacato in un incontro con i vertici dell’azienda riguardano anche il settore dei trasporti in ambulanza verso le strutture di Trento e

aumentare il personale infermieristico a disposizione del pronto soccorso tionese: al momento ci sono 2 infermieri al mattino, tre nel turno pomeridiano e un infermiere coadiuvato da un Operatore Socio-sanitario per la notte. Troppo pochi

Rovereto: “Ci sono pazienti che per una visita a Trento, magari al mattino, passano poi tutta la giornata lì. O aspettano tre ore a Tione che arrivi l’ambulanza per portarli giù. E ancora peggio quando sono accompagnati da un infermiere che così è fuori ospedale tutto il giorno”. La situazione è confermata, così spiega Dipede: “Questo problema l’ho già vissuto in altri ospedali periferici e non esistono soluzioni assolutamente valide sempre – spiega - E’ uno scherma di lavoro nel quale si usano delle scale di valutazione del paziente per scegliere con che urgenza e con che tipo di scorta il paziente deve essere accompagnato; le attese dipendono dal livello di gravità. Esistono dei protocolli interni, li stiamo riguardando insieme per vedere se possono essere migliorati”. (D.R.)

L’EDITORIALE di Adelino Amistadi Continua dalla Prima Hanno inventato anche le valigie con la combinazione. Sicurissimo di ricordarla, imposto la combinazione e chiudo, ma ahimè!, al momento di riaprirla non sempre le cose vanno lisce, per fortuna con l’assistenza della moglie di solito la valigia fa la brava. Poi, magari, arriva la cassetta di sicurezza dell’albergo, la imposti con il numero che ti sembra il più facile da ricordare, evitando di lasciare in giro biglietti, altrimenti ti freghi con le tue mani. Talvolta penso che bisognerebbe trovare una soluzione, pensare ad una combinazione che vada bene per tutto. Ma badando che non sia troppo semplice. I ladri sono abilissimi nell’indovinare le combinazioni più ovvie. Molti inseriscono la data di nascita, più semplice di così, senza pensare che la data di nascita è scritta nei documenti depositati alla reception e quindi facili da individuare. Uffa! Dulcis in fundo, anche in casa sei invaso da numeri d’ogni genere, codici fiscali, cellulari di figli, di nuore, moglie e chi più ne ha più ne metta. Ma come ovviare a questo diluvio?

La vita in codice La soluzione più logica sarebbe quella di mandare al diavolo tutti i numeri di

questo pazzo mondo tecnologico, ma non si può, pena l’esclusione dalla società.

Alla fine non ci resta che brontolare, ci lamentiamo, facciamo qualche brutta fi-

gura, ma poi ci adeguiamo perché così fan tutti. Poi va a finire che smanettiamo e “telecomandiamo”, soddisfatti quando riusciamo, per caso, a trovare i canali desiderati. Rai, Mediaset, Sky, Premium...non ne bastava una sola di queste televisioni? Uno di questi giorni ho provato, per puro caso, a vivere diversamente. Recandomi a Trento, a Ponte Arche mi sono accorto di aver dimenticato il cellulare. Un po’ indispettito, ma, sotto sotto, contento: “Forse starò un giorno in pace. Ma se mi succede qualcosa e non posso avvertire nessuno? E se a casa hanno bisogno urgente di me? E se qualcuno mi cerca con urgenza? Spero di no, proviamo a vivere almeno mezza giornata in libertà!”. Così quando ho

incontrato amici e colleghi tutti presi con il telefonino, mi sembrava d’essere nudo, ma tutto sommato non mi dispiaceva, mi sono goduto mezza giornata di libertà. Non di più. E appena tornato a casa, la prima cosa che ho fatto è stata quella di recuperare il cellulare ancora sotto carica, ho maneggiato per la quotidiana lista di messaggi e quant’altro. Allora ho capito: non ci resta che rassegnarci a questa realtà, triste o allegra che sia, senza lamentarsi. E i numeri da ricordare? Sforziamoci, è un’ottima palestra per il cervello, obbligato al continuo allenamento. E se ogni tanto va in tilt? Niente paura, tutto regolare, capita a tutti. Mal comune, mezzo gaudio!


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Attualità

MAGGIO 2017

La nuova caserma dei Vigili del Fuoco a Cimego Si inaugura il 7 maggio

“La caserma è già operativa dalla scorsa estate” – specifica il comandante di lungo corso dei VVF di Cimego Luciano Salsa – “Quando viene chiamato il 115 per un incendio o un evento accidentale in zona, questo ci invia l’allarme. Quindi accoriamo subito trovando già cancello e porte della caserma aperti in automatico. Il tempo di cambiarci e siamo subito operativi per partire nel più breve tempo possibile”. La squadra dei Vigili Volontari del Fuoco di Cimego è composta di quattordici uomini operativi. A volte può capitare, per il fatto che alcuni uomini lavorano fuori paese, che non possano rientrare immediatamente. A quel punto si gira tuttavia la chiamata agli altri corpi del Comune di Borgo Chiese e dei paesi vicini in modo da integrare velocemente la squadra. “Abbiamo sempre collaborato molto con i corpi delle comunità vicine. Siamo tutti una squadra quando serve”, sottolinea Salsa, che ricorda di aver partecipato, assieme ad altri corpi, anche alle recenti operazioni di spegnimento alla segheria Illen di Condino. Il comandante cimeghese mostra comunque di essere particolarmente contento per la realizzazione della caserma locale: “Sono soddisfatto di come è riuscita questa caserma;

Domenica 7 maggio si terrà l’inaugurazione ufficiale della nuova caserma dei Vigili Volontari del Fuoco in località Plubega, nella zona industriale di Cimego. Una struttura dotata di magazzino per le macchine, sala radio, uno spazio spogliatoio in cui cambiarsi e

essendo stato parte della passata amministrazione ho seguito tutti i lavori fin da principio. E’ vero che è un po’ fuori dal paese, ma per me è davvero bella e funzionale”. Accanto a lui il giovane ma già esperto vicecomandante Erik Gnosini, vigile del fuoco dal 2003, conferma e sottolinea: “Già facevamo le manovre di esercitazione una volta la mese. Ora con la nuova struttura possiamo aumentare la frequenza.

Cogliamo l’occasione per fare un invito ai ragazzi del posto a proporsi di diventare vigli del fuoco; c’è un corso iniziale da fare, che può intimorire, ma poi si può sentirsi, ed essere, veramente utili”. Tornando al momento dell’inaugurazione il programma della giornata prevede il ritrovo alle 8,30 dei quattro corpi dei Vigili Volontari del Fuoco di Brione, Cimego, Condino e Castel Condino nel

servizi al piano terra, e, al primo piano, di una sala riunioni, uno spazio cucina, servizi e un ufficio per il comandante. Immediatamente accanto, sulla sinistra dell’edificio, si alza per un’altezza di dodici metri il castello per le manovre.

piazzale della zona industriale a Cimego. Questi alle 8,50 raggiungeranno la nuova caserma in sfilata, dove riceveranno il saluto del sindaco Claudio Pucci. Alle 9,00 quindi nello spazio antistante la struttura il parroco dell’Unità Pastorale “Sacra Famiglia” don Vincenzo Lupoli celebrerà per i presenti la santa messa e alle 10,00 benedirà la nuova caserma. Di seguito si terranno i discorsi delle autorità presenti e

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alle 11,00 i quattro corpi di Brione, Cimego, Condino e Castel Condino eseguiranno per il pubblico una serie di manovre dimostrative. La mattinata si concluderà infine con il pranzo dei corpi e delle autorità dei VVF locali organizzato dalla Pro Loco di Cimego.

All’inaugurazione, oltre ai referenti dell’amministrazione di Borgo Chiese, sono invitati anche rappresentanti della giunta e del consiglio provinciale, della comunità di Valle e della Federazione Trentina dei Vigili del Fuoco Volontari, tra cui il Vicepresidente della Federazione dei corpi Roberto Dalmonego, l’ispettore distrettuale Gianpietro Amadei, tutti i comandanti del distretto Giudicarie. “Nella realizzazione di questa caserma - commenta il sindaco del Comune di Borgo Chiese Pucci - vedo una grande passione da parte dei vigili volontari di Cimego che sono animati da un forte spirito di servizio per la propria comunità e per tutte quelle della valle. Un servizio silenzioso che si svolge, ricordo, da più di cento anni, e che ha visto molti volontari avvicendarsi senza pretendere nulla in cambio. A tutti va il mio più sincero ringraziamento. Voglio ringraziare anche l’ex amministrazione di Cimego che, per dare al proprio corpo dei vigili del fuoco sempre maggiori capacità di rispondere alle emergenze ha pensato e realizzato quest’opera”.

Il Giornale delle Giudicarie

mensile di informazione e approfondimento Anno 15 n° 5 maggio 2017 Editore: Associazione “Il Giornale delle Giudicarie” via Circonvallazione, 74 - 38079 Tione di Trento Direttore responsabile: Paolo Magagnotti Caporedattore: Denise Rocca Comitato di redazione: Matteo Ciaghi, Elio Collizzolli, Aldo Gottardi, Denise Rocca Hanno collaborato: Gianni Ambrosini, Adelino Amistadi, Mario Antolini Musòn, Enzo Ballardini, Giuliano Beltrami, Giacomo Bonazza, Francesco Brunelli, Alberto Carli, Francesca Cristoforetti, Umberto Fedrizzi, Chiara Garroni, Enrico Gasperi, Marco Maestri, Mariachiara Rizzonelli, Alessandro Togni, Alberta Voltolini, Ettore Zampiccoli, Marco Zulberti Per la pubblicità 3356628973 o scrivere a sponsorgdg@yahoo.it

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Il giornale è aperto a tutti. Per collaborare si può contattare la redazione (3286821545) o scrivere a: redazionegdg@yahoo.it Direzione, redazione via Circonvallazione, 74 - 38079 - Tione di Trento Stampato il 28 aprile 2017 da Sie Spa - Trento Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 1129


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Attualità

MAGGIO 2017 Aumentano granoturco e fragole, crollano patate e castagne

Agri 90: la storia di un ritorno alla terra L’”eccezione dolorosa” (come l’ha definita il presidente Vigilio Giovanelli) è costituita dai marroni, per i quali si passa dall’ottimismo 2015 al pessimismo 2016. Nemmeno le cure dell’Associazione Castanicoltori hanno potuto contro le condizioni avverse, che hanno colpito pure le patate, crollate da 13.000 a 7.900 quintali. Questo in pillole il bilancio del 2016 di Agri 90, la Cooperativa nata 26 anni fa a Storo, ma che conta fra i suoi oltre cento soci anche produttori di tutte le Giudicarie, dell’alta valle Sabbia e della valle di Ledro. Nel mondo cooperativo che (occorre ammetterlo) non gode di splendida salute, Agri 90 è un’azienda che sta bene. Uno stato di salute simile, con tutta probabilità, non se lo immaginavano i 36 soci che in un caldo pomeriggio del 27 giugno 1991 comparvero davanti al notaio per fondare la Cooperativa. Anche perché in quel tempo il granoturco di Storo... se non era caduto in disgrazia poco ci mancava. Si parla di una produzione, sul finire degli anni Ottanta, di appena 300 quintali. D’altronde a partire dagli anni ’60 la sirena dello stipendio a fine mese senza

di Giuliano Beltrami

Fatturato in deciso aumento, da 3 milioni e 56.000 a oltre 3,5 milioni. Utile in altrettanto decisa diminuzione: da 171.000 a 38.000. Ma c’è una giustificazione: sono stati fatti interventi per abbattere i debiti bancari. In aumento la produzione lo spauracchio di grandinate e gelate coincise con la sirena della fabbrica. Allora le piccole stalle chiusero e i campi divennero prati. A partire da metà anni Ottanta si fa strada l’idea della rinascita. E nel ’91, come detto, dopo lunghi dibattiti, ecco la partenza. Anni duri i primi. Però va sottolineato che a supportare la Cooperativa impegnata nel rilancio dell’agricoltura del Chiese furono in parecchi. Il movimento cooperativo locale diede un bel contributo, in primis per mano dell’allora Famiglia Cooperativa di Storo (oggi Valle del Chiese), che offrì la sede storica di via Regensburger in comodato gratuito: quando Agri 90 poté la prese in affitto. Per seconde le Casse Rurali, che intervennero con mutui a tasso agevolato. Una bella mano la diede il Consorzio dei Comuni di valle, sotto la presidenza di Adelino Amistadi, che nell’ambito del Programma Leader Due (progetto europeo) finanziò

la tipizzazione del granoturco attraverso l’università di Padova, per recuperare (diciamola in soldoni) le caratteristiche originali di un prodotto che si era andato imbastardendo. Indiscutibilmente un contributo alla diffusione della farina di Storo è venuta dai mezzi di comunicazione, ed in particolare dalle televisioni, senza disdegnare riviste specializzate e quotidiani locali e non. E qui non si può ignorare il ruolo del presidente della Coope-

del granoturco, da 12.150 a 12.550 quintali. Così le fragole passate da 1.700 a 2.150 quintali. E poi i piccoli frutti (numeri di nicchia, ma in aumento: lamponi da 25 a 34 quintali; more da 47 a 58 quintali; mirtilli da 26 a 31 quintali.

rativa, Vigilio Giovanelli, che ha saputo sfruttare con intelligenza i contatti interni al mondo dell’informazione per portare la farina gialla di Storo in tutte le trasmissioni televisive più gettonate, da Melaverde a Linea Verde, da Geo & Geo a Striscia la notizia. E potremmo continuare. Storo vive un suo particolarissimo record: grazie alla farina ha acquistato una fama nazionale, quasi come le più rinomate stazioni turistiche trentine. Se il granoturco è il re dei

prodotti, con il passare degli anni Agri 90 ha ampliato la sua attività. Sempre grazie al Bim del Chiese, fin dagli anni Novanta sono arrivate le fragole fuori terra (in tunnel), insieme ad altri piccoli frutti, sia pure in quantità da nicchia. Negli ultimi tempi i responsabili hanno fatto un passo in più, convincendosi che invece della farina si può commercializzare il prodotto finito, capace di dare maggiore valore aggiunto ai produttori. Si è dato il via così alla polenta cotta (tre minuti di forno a microonde e si può mangiare) e alle gallette, prima date da realizzare ad una ditta esterna, ora in grado di essere prodotte in casa. Quando distribuisci ogni anno oltre un milione e mezzo ai soci conferitori, beh, puoi dire con orgoglio (come dicono i dirigenti di Agri 90) di aver reso un servizio qualificante al tuo territorio. Ed è quanto accade alla Cooperativa di Storo. A dispetto delle male lingue. Già, perché

da sempre esiste quella che nella sede della Cooperativa viene bollata come una leggenda, se non come una vera e propria azione di diffamazione. Ossia si dice che la farina non viene prodotta solo nelle Giudicarie, ma anche in Pianura Padana. “La matematica non è un’opinione”, si smarcano alla Cooperativa: “Considerati 35 quintali ad ettaro e considerato che produciamo 12.500 quintali di farina, significa che coltiviamo meno di 400 ettari. Non neghiamo di andare fuori dal Chiese. Anzi, lo abbiamo sempre scritto. Per esempio coinvolgiamo le Giudicarie Esteriori, nella logica della rotazione, in collaborazione con la Co.P.A.G., l’altra Cooperativa agricola giudicariese. Andiamo anche in Rendena, nella Busa di Tione e in Valsugana, ma imponendo ai produttori le nostre sementi. Tornando alla Co.P.A.,G., ci scambiamo i terreni: da loro granoturco, da noi patate. Inoltre, sempre nella logica della rotazione, abbiamo cominciato a coltivare frumento. Speriamo solo che i panificatori colgano l’occasione per approfittare di un prodotto genuino qua sulla porta di casa!”.


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Per Tre Ville un pomeriggio di inaugurazioni e festa

Torna in vita la “Scola” e si rinnovano il punto lettura e la sede della Banda La giornata si è aperta attorno alle 15.45, presso Casa Rusca a Ragoli, con la presentazione della sala prove della banda e del punto lettura. Due spazi, la cui realizzazione può essere considerata figlia della fusione che ha portato alla nascita del comune di Tre Ville. L’esigenza di trasferire il personale degli ex comuni di Preore e Montagne presso la sede principale di Ragoli ha infatti innescato una reazione a catena, iniziata con lo spostamento dell’ufficio tecnico all’ultimo piano del municipio, allora sede della Banda Sociale. Di qui la decisione di traslocare i bandisti nella mansarda di Casa Rusca, con il conseguente trasferimento del punto lettura, ivi situato, nei nuovi locali posti sempre all’ultimo piano dell’edificio, ma nel lato sud-ovest. L’iter che ha portato alla realizzazione di queste strutture, ultimate a fine 2016 con l’installazione di alcuni pannelli fonoassorbenti nella sala prove della banda, è stato ricordato da Matteo Leonardi, sindaco di Tre Ville, che nel suo discorso di benvenuto ha voluto anche sottolineare l’importanza di questi luoghi come punti d’incontro e aggregazione. Ne sono testimonianza i numeri del punto lettura (dove nel corso del 2016

La Scola di Coltura, la sala prove della Banda Sociale di Ragoli e la nuova sede del punto lettura Attilio Bolza: queste le opere che sono state inaugurate a Tre Ville lo scorso 22 aprile, in una giornata all’insegna dell’amicizia, del-

lo stare insieme e soprattutto del forte senso di appartenenza alla comunità che si respirava tra i cittadini e i volontari che hanno reso possibile questo momento di festa.

Foto Rosella Pretti

Foto Rosella Pretti

126 persone hanno effettuato almeno un prestito) e soprattutto quelli della Banda Sociale di Ragoli, che con le sue note ha accolto i tanti presenti in quella che può essere considerata a tutti gli effetti la nuova casa dell’associazione. Dopo la benedizione del diacono Silvio Maier e una breve visita ai nuovi spazi appena inaugurati, il gruppo, di cui facevano parte tra gli altri anche il consigliere provinciale Mario Tonina e l’assessore provinciale alle infrastrutture e all’ambiente Mauro Gilmozzi, si è trasferito a piedi a Coltura,

percorrendo lo storico sentiero “del Pik” che collega i due abitati. Durante la passeggiata, resa particolarmente piacevole dal tepore del sole primaverile e dai canti del Coro Monte Iron, i presenti hanno avuto modo di ammirare le pregevoli opere di consolidamento del sentiero, progettate dall’ormai ex comune di Ragoli (ma concluse sotto il comune di Tre Ville) e realizzate dal Servizio per il Sostegno Occupazionale e la Valorizzazione Ambientale della Provincia. All’arrivo del gruppo, verso le 17.30, si è infine ce-

lebrato l’evento clou della giornata, ovvero l’inaugurazione della vecchia Scola, edificio che in passato, prima del trasferimento delle scuole elementari a Ragoli, ha ospitato tra le sue mura generazioni di giovani studenti provenienti non solo da Coltura, ma anche dalla sottostante frazione di Pez. L’intervento di riqualificazione della struttura, finanziato al 95% dalla Provincia, è costato complessivamente circa 420 mila euro. A fare gli onori di casa, Marcello Aldrighetti, presidente del circolo culturale “La Scola”, che, nel

POSSIBILITÀ DI FINANZIAMENTO

suo discorso, ha ricordato con orgoglio ed emozione le tante attività organizzate dall’associazione, fin dai primi anni Duemila, per la vita sociale del piccolo paesino. È stato poi Matteo Leonardi a sottolineare l’importanza di una struttura che, completamente rinnovata all’interno come all’esterno, dovrà diventare punto di riferimento non solo per Coltura, ma per l’intero comune di Tre Ville e soprattutto per le tante associazioni che operano sul territorio a favore della gente. Il sindaco ha poi voluto ringraziare tutti coloro

che hanno reso possibile lo svolgersi di questa bella giornata, a partire dalle tante persone che vi hanno partecipato con entusiasmo, passando per le associazioni e i volontari che hanno contribuito alla riuscita della manifestazione, per arrivare infine ai dipendenti del comune, che, ricorda Leonardi, “hanno il merito di trasformare in realtà le fantasie degli amministratori”. Il forte senso di appartenenza alla comunità, emerso in modo evidente nel corso della giornata, è stato lodato anche da Mauro Gilmozzi, che, prima del taglio del nastro e della benedizione della Scola, ha voluto rammentare il valore di questi momenti di festa come occasione di aggregazione per le persone del paese. Non è un caso che la giornata si sia conclusa, dopo i canti dei bambini e delle bambine del Coro Le Sorgenti, con un aperitivo e una pastasciutta in compagnia, preparata dai volontari del Circolo, con la collaborazione di tutti gli abitanti di Coltura. Un momento di festa che da un lato testimonia l’attaccamento e il legame della gente al proprio territorio e che dall’altro lascia ben sperare non solo per il futuro della Scola, ma anche e soprattutto dell’intera comunità di Tre Ville.


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MAGGIO 2017 Le ragioni dello scetticismo dei vertici giudicariesi

Rsa. La (contro)riforma in punti Governance. La Riforma al vaglio provinciale prevede la costituzione di un’Agenzia per gli Anziani per ogni Comunità di Valle che sarà generata dalla fusione delle Apsp presenti sul territorio. Sarà questa agenzia a gestire il budget complessivo dell’assistenza agli anziani nella comunità di riferimento e organizzerà il Pua (Punto Unico d’Accesso) oltre a gestire le Rsa, mentre i servizi non residenziali saranno probabilmente affidati al terzo settore. La Riforma punta alla centralizzazione di servizi e risorse umane. “Chi garantirà il presidio delle strutture?” si chiedono in valle, elencando le tante incombenze che vanno al di là della burocrazia che oggi spettano ai direttori di struttura: gestione del personale, dei volontari, dei rapporti con ospiti e famigliari, i rapporti con appaltatori e fornitori, la gestione di situazioni sanitarie complesse” “La figura del direttore è indispensabile – spiega Antonio Cozzio, presidente delll’Apsp di Spiazzo - non abbiamo bisogno di un delegato senza responsabilità come inevitabilmente accadrà con un’agenzia centrale. Crolleranno, togliendo la figura del direttore con responsabilità che è il presidio della casa di risposo, la relazione e la gestione sia delle risorse umane sia di quelle finanziarie”. Un concetto che ribadisce Angela Collotta, presidente dell’Apsp di Storo: “Nelle case di riposo il personale è il fulcro di tutto, e il nostro personale ha bisogno di un contatto preciso con un direttore autonomo e responsabile. Altrimenti si diventa “asettici” come in un ospedale, ma in un ospedale non

di Denise Roccca

Si parla molto di potere – chi farà cosa, chi presiederà che e dove saranno gli erogatori di servizi – nel discorso che circonda la Riforma Zeni sull’assistenza agli anziani. Dei nuovi (ne serviranno) servizi e dei futuri pazienti, che le statistiche dicono saranno molto più numerosi di ora tanto da par-

lare di “emergenza”, si parla molto meno. Ad ascoltare i vertici delle sei case di riposo giudicariesi, la Comunità ad oggi con il più elevato rapporto posti letto Rsa / popolazione, le perplessità sull’operatività delle azioni previste dalla riforma in atto sono tante.

ci si vive per anni come accade per i nostri ospiti, non possiamo pensare di medicalizzare e basta”. Bilancio unico flessibile. Uno dei cardini della riforma è la necessità di unificare il budget relativo alla spesa per l’assistenza agli anziani e disabili sotto un unico ente. Non per risparmiare, perchè non verranno ridotti i budget (ma nemmeno aumentati) ma per migliorare la flessibilità d’azione. Sulla “flessibilità di azione” le perplessità delle case di risposo giudicariesi sono tante: “il termine può essere interpretato in due modi – spiegano – posta la parità delle risorse pubbliche investite nel settore: o spostare servizi di maggiore intensità assistenziale, quindi più costosi,, come appunto le Rsa per dirottarle verso servizi meno costosi come l’assistenza domiciliare. E in questo caso significherebbe ridurre i posti letto e l’accesso ai servizi residenziali in Rsa e provocherà uno spostamento di risorse dai servizi pubblici a quelli privati come il badantato. Oppure, la seconda interpretazione di questa “flessibilità” sarebbe lo spostamento di risorse sui territori più popolosi e quindi dove ci sono più richieste” Perché? “Perché se oggi i finanziamenti vengono assegnati alle Rsa in base ai posti letto, in futuro verranno dati alle Comunità di Valle, probabilmente con un criterio di ripartizione che tiene conto della popolazio-

ne. In tal caso le Giudicarie avrebbero delle conseguenze negative, perdendo posti letto”. L’invariabilità delle risorse porta ad un altro quesito: “Considerato che le risorse stanziate non verranno accresciute e che la riforma non porta risparmi per il sistema – sottolinea Collotta – e questo è stato ampiamente dimostrato dopo le iniziali motivazioni portate per questa riforma che erano sostanzialmente economiche poi accantonate davanti ai numeri che dimostravano che i risparmi non c’erano, ci si chiede dove le agenzie trarranno le risorse per accrescere i

servizi e far fronte all’aumento della popolazione anziana”. Rette. E qui, parlando di economicità, le case di riposo giudicariesi sono proprio arrabbiate. “Il mantra dell’efficienza – spiega Giovanni Antolini, direttore della casa di riposo di Pieve di Bono - che risiederebbe nel fare strutture sempre più grandi viene un po’ contraddetto dal fatto che le strutture più piccole hanno le rette più basse (la più bassa del Trentino è la Rosa dei Venti di Borgo Chiese, 41 euro; Storo 43,84, Pieve di Bono 43,50) dati alla

mano è evidente, e sono quelle con al gestione più snella”. Se tutto sarà unificato, le case di riposo che riescono a tenere le rette più basse temono in un rialzo dei costi significativo per i propri utenti. Parlando poi di costi, si deve pensare anche agli appalti: “Un’agenzia unica avrà anche appalti unici – si chiede Collotta – quindi si sforerà al soglia degli appalti da aggiudicare con gara europea. Dove va a finire il lavoro che ora le case di riposo, senza aggravare i costi e lo si vede dalle rette, danno sul territorio?”.

Una controproposta per migliorare l’efficienza del settore è stata fatta alla Provincia: “Siamo contrari alla fusione delle case di riposo imposta dall’altro – afferma Angela Collotta - ma è sempre stato detto che è più opportuno, efficace e migliore l’accorpamento delle case di riposo sulla base di ambiti territoriali omogenei. Questa proposta che noi abbiamo avanzato non è stata accettata. Il risultato in settembre è stato quello di volere invece una nuova agenzia per ogni comunità di valle senza nessun’altra valutazione di diversità di territorio fra le varie comunità. Per le Giudicarie, per le quali Zeni stesso aveva riconosciuto che unificare su un territorio così grande avrebbe provocato dei problemi, da sei case di riposo per uno dei territori più vasti del Trentino si fa una sola agenzia al pari della più piccola delle comunità di valle. Questo fa pensare che non si è pensato di ristrutturare, ma solo di ridurre di numero, senza ulteriori valutazioni”. Si chiede in sostanza, che si lascino lavorare i territori verso accorpamenti per ambito, partendo dalle forniture dei servizi, processi che sono già in atto da qualche anno nelle Giudicarie.


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Riforma anziani: la proposta alternativa Invece di accentrare in un’unica Agenzia, collaborazioni più forti fra le Rsa esistenti Le persone, con i loro bisogni, sono i soggetti che animano in prima analisi l’agire politico e a beneficio delle quali va presa ogni decisione; il territorio è quella rete in cui queste decisioni trovano linfa e applicazione concreta, con la partecipazione attiva di tutte le realtà interessate. Invecchiamento progressivo della popolazione, maggiore fragilità sociale e calo delle risorse pubbliche sono i tre elementi che devono essere coniugati in questa riforma”. L’obiettivo. “è quello di dare risposte e servizi agli oltre 4mila ospiti delle Apsp e ai 18mila cittadini trentini che hanno dei bisogni specifici nel campo del welfare agli anziani. Le Comunità di Valle e le Apsp possono ancora, e meglio, assolvere a questo compito, con spazi di manovra da potenziare, anziché ridurre a favore di un’Agenzia per l’Anziano centralizzata che rischia di assorbire le risorse finora allocate alle singole Comunità di Valle anche per altri settori del welfare e

E’ l’Unione per il Trentino, fra le forze politiche di maggioranza, ad avanzare una proposta alternativa a quella elaborata dall’assessorato alla Sanità che prevede la creazione di un’Agenzia per l’Anziano centralizzata. di creare sovrapposizioni di competenze e personale, che in molti territori ha già esperienza in settori del welfare integrati e diversi rispetto all’ambito della terza età”. La proposta. L’idea avanzata dall’unione per il Trentino, invece di un’unica agenzia come previsto dalla riforma Zeni, è quella di un inserimento più marcato delle Comunità di Valle nel coordinamento e nella regia del welfare, mantenendo però le case di riposo come punti di riferimento identitari e di vicinato che possono essere valorizzati contribuendo al contempo a ottimizzare i processi, razionalizzare la spesa, ridurre burocrazia e costi. Una convergenza e un’ottimizzazione della modalità di fornire i servizi – dagli acquisti, all’espletamento della

burocrazia, per esempio – che non è lontana dai processi di ottimizzazione, di “gestione associata” per usare un termine ormai divenuto noto a tutti, che le case di riposo stesse – e quelle giudicariesi lo hanno spiegato nel numero di aprile del Giornale delle Giudicarie - stanno mettendo in atto da qualche anno. “Quanto fatto finora da Apsp e Comunità di Valle – proseguono all’Upt - è un patrimonio di competenze, esperienze e soluzioni di qualità che va preservato, valorizzato e comunicato. Nel settore dell’assistenza agli anziani il Trentino ha raggiunto, secondo qualificati parametri internazionali, livelli di eccellenza in ambito europeo”. Entrando nel concreto di una presa di posizione meno drastica rispetto alla creazione di una sola agenzia al posto

Le premesse. “La delicatezza della materia impone scelte ponderate – scrivono in un documento approvato in materia dal Parlamentino - centrate sul concetto di persona e territorio.

delle attuali case di risposo che hanno ognuna un proprio Cda e direttore, i capisaldi della proposta portata avanti dall’Upt prevedono: “Un pieno coinvolgimento del Terzo Settore e dell’Azienda sanitaria, una chiara governance dei processi di pianificazione e di erogazione dei servizi, con compiti ben definiti, una pro-

mozione di percorsi di collaborazione e ‘gestione associata’ di servizi da parte delle Apsp (attraverso un rilancio del modello dei PUA – Punti unici di accesso) in luogo di ‘fusioni’ che le trasformino in mere strutture residenziali”. La proposta dell’Upt mette al centro il concetto che le case di riposo locali siano espres-

MeTe da leggere

sione precisa dei territori dove sono inserite, molto vicine alle comunità locali e per questo capaci di muovere lo spirito volontaristico del territorio per sopperire a quei tanti servizi, fosse anche solo la compagnia agli anziani ospiti, che con risorse puramente lavorative non si sarebbe in grado di fronteggiare; centri che ricevono la generosità delle famiglie che lì hanno visto curare e seguire un proprio caro e oggi si chiedono dove finiranno le donazioni e i lasciti che nascono da questo ruolo chiaro e fortemente radicato nei territori che le case di riposo, nella loro strutturazione attuale, rivestono. “È da evitare il rischio – scrivono dall’Upt - di privare le Apsp del loro ruolo di generatori di welfare di comunità, di catalizzatore di risposte calibrate all’ambito di riferimento, di strutture nate per volontà di quel singolo territorio, con lasciti, donazioni, raccolte fondi per un bene considerato inscindibilmente legato a quella comunità”. (D.R.)

Rubrica mensile a cura di viale Dante, Tione

Test e università Gli studenti dell’ultimo anno delle scuole superiori hanno delle scadenze importanti per il proprio futuro. Da una parte l’esame di fine anno segna la conclusione di una fase importante della vita, dall’altra si avvicina sempre di più il momento della scelta del dopo maturità esemplificabile nella domanda: università o lavoro? Possiamo individuare tre macro categorie per chi sceglie la prima opzione: chi ha chiaro quale facoltà frequentare, chi cerca di tenersi il maggior numero di porte aperte fino all’ultimo minuto, e chi non ha assolutamente idea di cosa fare da grande. Individuare tre categorie forse riduce eccessivamente la varietà del mondo studente, tuttavia ha un pregio: posizionarsi significa accrescere la propria consapevolezza rispetto al proprio presente e riflettere sulle successive tappe per determinare il proprio futuro. La prima tappa è sicuramente raccogliere informazioni rispetto al mondo universitario così da aver chiaro possibili sbocchi, materie che si affronteranno, e soprattutto se si tratta di una facoltà a numero chiuso o meno.

Come ci si rapporta rispetto a quest’ultimo dato è di vitale importanza per il raggiungimento di un primo successo rispetto alla propria carriera formativa. Per successo non si intende una situazione in cui i riflettori sono accesi e tutti applaudono, ma una qualsiasi situazione in cui si è riusciti a raggiungere un obiettivo prefissato seguendo una strategia. Questa visione della vita ad alcuni potrebbe suonare eccessivamente americana, tuttavia è un metodo che risponde alla crescente incertezza contemporanea. Se da una parte vi è l’incertezza, dall’altra è innegabile che questo è il secolo delle possibilità sempre che però vengano colte. James, filosofo pragmatico americano, suggeriva di cominciare ad essere ora quello che vorremmo essere da qui in avanti. La frase nella sua essenzialità riporta il futuro alla dimensione del presente, dove ognuno può avere un margine di influenza rispetto al proprio destino. Altro elemento da tenere in considerazione è che la realtà ci presenta delle prove faticose. Rispetto a queste possiamo decidere di subirle o viverle con protagonismo.

Rispetto all’università: ogni anno un’alta percentuale di studenti si trova ad affrontare la prova dei test universitari. E’ un dato di fatto non modificabile rispetto al quale gli studenti evidenziano atteggiamenti diversi: il trend è che una buona percentuale demanda alla fine dell’anno scolastico il momento in cui attivarsi, mentre una bassa percentuale si attiva già a partire dal tardo autunno. Purtroppo i test rappresentano una performance ad alto stress che per essere superati richiedono alcune abilità: una preparazione specifica, concentrazione allenata, capacità logiche verbali/matematiche, e un pizzico di fortuna. Se sull’ultimo elemento si ha poco spazio d’azione, sulle restanti si ha un margine. Sempre più il tempo interiore non coincide con le richieste del tempo esteriore. Proprio per questo mai come prima il motto anticipare i tempi si sta rivelando un buon consiglio, una piccola ricetta per provare a cogliere le opportunità a disposizione, evitando di aver l’amaro in bocca per non averci provato.

Anticipare i tempi non solo rispetto ai test –partecipare al test universitario costa all’incirca 30 euro, eppure pochi approfittano di tutte le sessioni per sperimentare la performance- ma anche rispetto alla fine del percorso universitario visto che sempre più ragazzi si ritrovano a non sapere cosa fare una volta terminato il percorso di studio. di Massimo Ravasi

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MAGGIO 2017 “Crediamo nei giovani e nei loro talenti”

Il Consorzio del BIM del Chiese approva il bando per borse di studio e premi al merito “Crediamo nei giovani e nei loro talenti e siamo convinti dell’importanza di contribuire al loro percorso studi. Il futuro del nostro territorio dipende anche da loro, dalla loro intelligenza, passione, tenacia e dalla voglia che avranno di investire e riversare in Valle del Chiese le loro competenze e capacità”, sottolinea Severino Papaleoni, presidente del BIM del Chiese. Il bando per l’assegnazione delle borse di studio prevede quattro requisiti specifici: - avere la residenza in uno dei seguenti Comuni: Bondone, Storo, Castel Condino, Borgo Chiese, Pieve di Bono – Prezzo, Valdaone, Sella Giudicarie (limitatamente a Lardaro, Roncone, Bondo), Ledro (limitatamente a Tiarno di sopra); - essere iscritti, nell’anno accademico 2015/2016, a corsi di Laurea triennale o di Laurea Magistrale attivati dalle Università, dalle istituzioni dell’alta formazione artistica e musicale, dalle scuole superiori per mediatori linguistici abilitate a rilasciare titoli equipollenti ai diplomi di laurea conseguiti presso le università, o a corsi di laurea all’estero; - aver sostenuto positivamente, entro il 30 settembre 2016, un numero di crediti, pari a 35 (se l’anno di prima immatricolazione è il 2015/2016), 80 (per il 2014/2015), 125 (per il 2013/2014), 170 (per il 2012/2013) e 2015 (per il 2011/2012). Possono beneficiare della borsa di studio gli studenti iscritti fino al primo anno oltre la durata normale del corso, rispetto al primo anno di immatricolazione. In deroga al principio dell’anno di prima immatricolazione, possono essere ammessi alla borsa di studio gli studenti che hanno iniziato la carriera su un corso di laurea al quale hanno formalmente rinunciato al termine del primo anno per cominciare una nuova

Gli studenti universitari residenti in Valle del Chiese sono ancora una volta al centro delle iniziative del Consorzio dei Comuni dei BIM del Chiese. L’assemblea direttiva dell’ente chiesano, infatti, ha recente-

carriera nell’anno immediatamente successivo; - essere in possesso di un indicatore ICEF non superiore a 0,5882 per l’accesso ai servizi dell’Opera Universitaria e dell’Università 2016 (redditi 2015). Importante la cifra messa a disposizione che ammonta per quest’anno a 90 mila €. Gli importi delle borse di studio per gli studenti idonei per merito saranno compresi tra la borsa minima di 700 € e la borsa massima di 2.000 €, in relazione alla situazione economica dei richiedenti. Il bando approvato prevede, inoltre, un’interessante opportunità anche per i ragazzi che conseguono una laurea magistrale o per quanti ottengono l’attestazione o la certificazione di frequenza a conclusione di un master di primo o di secondo livello. Per loro, infatti, sono previsti dei premi di merito che saranno assegnati in deroga

mente approvato i criteri e le modalità di assegnazione per la concessione di borse di studio e premi di merito a favore dei ragazzi che sono in possesso dei requisiti previsti dal bando.

ai requisiti relativi alla condizione economica e al raggiungimento di crediti previsti per le borse di studio di

frequenza. In particolare saranno assegnati: - 7 premi del valore di 1.000 € a studenti che abbiamo

conseguito il titolo magistrale nell’anno accademico 2015/2016 con votazione tra 106 e 110. La lode comporterà un aumento del premio del 50%; - 2 premi del valore di 1.500 € per l’attestazione o la certificazione di frequenza e conclusione di un master di primo livello. In caso di master di secondo livello in Italia o all’estero il premio sarà aumentato del 50%. Sarà titolo di preferenza l’aver praticato in parallelo con il master un tirocinio o un’esperienza di lavoro. Per i premi di merito per tesi, il titolo di laurea magistrale dovrà essere stato conseguito nell’anno accademico 2015/2016 e i laureati dovranno aver concluso il periodo di studio in corso o entro il primo anno accademico oltre la durata normale del corso, rispetto al primo anno di immatricolazione. Il bando per ottenere la borsa di studio o il premio di merito con la relativa modulistica e il dettaglio dei criteri previsti sarà scaricabile dal sito www.bimchiese.tn.it.

La mappa dei tesori. La Valle del Chiese vista con gli occhi dei più piccoli Cosa caratterizza il nostro paese? Ci sono monumenti o elementi naturali particolari? Cosa ci raccontano? Chissà quali risposte hanno trovato i bambini e le insegnanti delle scuole materne che hanno aderito al progetto formativo che l’Ecomuseo della Valle del Chiese – e ora il Consorzio Turistico – ha loro dedicato. Per scoprirlo e conoscere la nostra valle da un punto di vista diverso, basta recarsi all’Auditorium di Creto nel pomeriggio del 27 maggio. In questa occasione si potranno ammirare i lavori realizzati dai partecipanti al progetto, assistere

ad uno spettacolo teatrale e festeggiare la fine di un percorso intenso ma entusiasmante con una gustosa merenda. Questa iniziativa si inserisce nel progetto di sensibilizzazione e formazione dedicato al mondo scolastico e finalizzato a far conoscere a bambini e ragazzi la Valle del Chiese perché se ne innamorino e la custodiscano anche nel futuro. E un’iniziativa che, grazie all’impegno di insegnanti e alunni, si è rivelata una splendida occasione per leggere il territorio attraverso i loro occhi.

I Comuni della Valle del Chiese, attraverso il Consorzio, mettono in condivisione le giuste risorse per lo sviluppo sociale, economico e culturale del nostro territorio attuato attraverso numerosi progetti: Sovracomunalità, Contributi, Piani di zonizzazione acustica, Certificazioni ambientali, P.R.I.C., P.A.E.S., Progetto Legno, Energie rinnovabili, E.S.C.O. BIM e Comuni del Chiese S.p.A., Centro Studi Judicaria, Consorzio Turistico ed Ecomuseo della Valle del Chiese, Case di riposo, Intervento 19, Fotovoltaici, Agricoltura, Filiera del legno, Piano giovani di zona, Borse di studio, Grest estivi, Sistema bibliotecario di valle, Lavagne LIM, Sport, SGM e Scuole materne.

CONTATTI: Via O. Baratieri, 11 - 38083 Borgo Chiese (TN) - tel. 0465/621048 - fax 0465/621720 segreteria@bimchiese.tn.it - bimchiese@bimchiese.tn.it - www.bimchiese.tn.it


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Europa

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Ciò non significa certamente che sia venuto meno il tradizionale orgoglio nazionale francese, ma questo risultato ci consente di affermare che di fronte alle grandi scelte per il futuro la Francia sembra orientarsi verso quell’unità di popoli europei che non ha alternative se non si vuole minare il futuro delle nuove generazioni. Quella Francia che con il suo ministro degli esteri Robert Schumann il 9 maggio 1950 acese la scintilla del processo di integrazione europea sembra avverta su di sé, ancora una volta, la responsabilità di un proprio ruolo determinante e unificatore nel mondo globalizzato. Fu infatti Robert Schumann, uomo semplice ma di grande sensibilità, a presentare a Parigi la storica dichiarazione che diede vita nella stessa capitale francese, il 18 aprile 1951, alla prima Comunità europea, quella che portò all’unione sotto un’unica Alta Autorità di sei Paesi europei, fra i quali c’era anche l’Italia di Alcide De Gasperi. Purtroppo vi sono state anche pesanti responsabilità nella storia francese con l’Europa. È stata infatti l’Assemblea Nazionale francese che il 30 agosto 1954 ha fatto fallire il progetto di una Comunità europea di difesa. In seguito tuttavia, soprattutto nel periodo 1985 –1995 la Francia con presidente François Marie Mitterrand ed il presiden-

Grazie ai Francesi, speranza d’Europa di Paolo Magagnotti

I risultati del primo turno delle elezioni presidenziali in Francia, svoltesi lo scorso 23 aprile, hanno ridato speranza nel futuro dell’Unione Europea. L’affermazione di un candidato presentatosi un anno fa senza un partito vero e proprio alle spalle, con la forte determite francese della Commissione europea Jacques Delors ha dato forza, unitamente al cancelliere tedesco Helmut Kohl, a quel trio che ha segnato il periodo d’oro del Progetto europeo. Purtroppo osserviamo che in vari Paesi europei, e anche oltre i confini del Vecchio Continente si registra un pericolosissimo populismo guidato da persone irresponsabili che con indubbia convinzione, e certo miope interesse elettorale, cercano di illudere la gente nel sostenere il ritorno ad un tipo di sovranità nazionale che, considerata ai tempi nostri, ha un sapore medioevale. Purtroppo l’Italia, con alcuni capi partito o movimento, si pone in prima fila nel voler portare la gente

su questa sciagurata via. Viviamo in un mondo di crescenti incertezze dove solo chi vuol chiudere gli occhi di fronte alla realtà non si rende conto che le trasformazioni in atto, purtroppo poco controllabili, possono essere affrontate solamente da grandi

nazione di sostenere il progetto di unità europea ed un consenso significativamente inferiore alle aspettative di chi vorrebbe demolire la casa europea testimonia chiaramente che i francesi hanno riflettuto seriamente sul destino del loro grande Paese.

realtà, da grandi soggetti istituzionali e forze economiche competitive. Tutto questo non può essere realizzato da Stati nazionali che vogliono agire da soli. La stessa, grande, potente Germania è troppo piccola per affrontare le sfide del futuro; anche per

Berlino serve un’unione europea, ma questo certamente i tedeschi lo hanno capito. Come pensiamo che possano fare l’Italia da sola ed una stessa Francia da sola, senza parlare dei più piccoli Paesi europei, a confrontarsi con un mondo nel quale, fra l’altro, abbiamo una Cina “fabbrica del mondo”, l’India “IT del mondo” e l’Africa “deposito delle risorse naturali del mondo”? Nessuno può certamente distruggere dei legittimi sentimenti nazionali, ma per quel che ci riguarda solo un’Unione Europea forte può garantirci il miglior futuro possibile. Ora sentiamo molti politici dire che questa Unione Europea non va e deve essere riformata. Non si scopre

nulla di nuovo nel dire che un progetto nel corso della sua evoluzione può, o deve, richiedere adeguamenti. Ma solo se gli Stati nazionali con i loro governi lo vorranno si potrà plasmare un’Unione all’altezza dei tempi. Alla gente bisogna spiegare che cosa sia l’Unione Europea, come funziona e potrebbe funzionare ma anche ricordare che solo questa unione europea ha garantito all’Europa settant’anni di pace. E va ricordato anche che senza questa unione le nostre condizioni socio-economiche non sarebbero certamente quelle di oggi; non sarebbero indubbiamente così buone. Per quanto riguarda la Francia, ringraziamo i francesi per il segnale positivo che ci hanno dato domenica scorsa nella speranza che, ma sono certo che così sarà, nel secondo turno si affermi la convenzione europea.

Il nuovo Tunnel ferroviario del Brennero

La nuova galleria in corso d’opera al confine italo-austriaco, ha visto i lavori per la sua realizzazione iniziare a settembre 2014 con un termine previsto nella primavera del 2019, per ottenere una galleria che sarà destinata esclusivamente al trasporto ferroviario. La futura Galleria di Base del Brennero si svilupperà ad una quota di 794 m s.l.m. sotto il valico del Brennero, che con un’altitudine di 1.371 m è il valico più basso dell’arco alpino. Insieme al collegamento sotterraneo che verrà effettuato alla circonvallazione ferroviaria già esistente nei pressi di Innsbruck, il tunnel raggiungerà una lunghezza di 64 km totali, diventando così il canale sotterraneo più lungo al mondo. Cunicoli esplorativi e di collegamento formeranno insieme alle due canne principali un vero e proprio complesso di gallerie. Le quattro

di Francesca Cristoforetti

Cinquantacinque chilometri: questa è la lunghezza della Galleria di Base del Brennero o Brenner Basistunnel (BBT) che collegherà Innsbruck a Fortezza, ovvero l’Austria all’Italia. Con la Galleria di Base del Brennero nasce una ferrovia orientata al di accesso principali, già ultimate, si trovano attualmente all’altezza di Mules, Wolf, Ahrental ed Ampass. Principalmente, la galleria di base servirà il trasporto merci, favorendo lo spostamento del traffico pesante dalla strada alla rotaia. Tuttavia, la galleria potrà essere utilizzata anche per il trasporto passeggeri. Grazie all’abbattimento quasi totale delle pendenze (la pendenza longitudinale infatti è compresa tra il 4‰ e il 6,7‰), i treni in transito non dovranno affrontare più le impegnative salite e discese della linea esistente, risalente al 1867. Per la costruzione dell’opera si procede sia tra-

mite mezzi tradizionali che innovativi, come quello meccanico della frese, chiamate TBM (Tunnel Boring Machine), che verranno utilizzate per il 70% degli scavi. Per quanto riguarda i finanziamenti, essendo un progetto euro-

futuro, che attraversa le Alpi alla base delle montagne, senza più passi acclivi e difficili da superare. La Galleria di Base del Brennero è l’elemento centrale della nuova linea ferroviaria del Brennero, che collega l’asse da Monaco a Verona.

peo, il BBT non riceve sostegno economico soltanto dai due Stati interessati, Austria e Italia, ma anche dall’Unione Europea. I costi calcolati, e finanziati fino al 40% dall’UE, si aggirano intorno agli 8,7 miliardi di euro. Italia e

Austria sostengono invece equamente il 60% delle spese non coperte dall’Europa. A livello europeo questo è uno dei progetti a cui è stata data maggiore priorità, in quanto progetto transnazionale. Con l’ultimazione

della Galleria di Base del Brennero si andrebbe a completare un altro tratto del corridoio ScandivoMediterraneo (Scan-Med), un canale di trasporti che attraversa l’Europa da Nord a Sud, ovvero da Helsinki (Scandinavia) a La Valletta (Malta), collegando i maggiori centri urbani tedeschi e italiani alla Scandinavia e al Mediterraneo. Complessivamente verranno quindi costruiti 230 km di gallerie e attualmente ne sono scavati 62. Dalle descrizioni sembrerebbe essere un’opera costruita anche con una particolare attenzione alla compatibilità ambientale. A lavori terminati si potrà effettivamente verificare l’efficacia della Galleria di Base del Brennero, che dovrebbe non solo agevolare gli scambi economici all’interno dell’aerea europea, ma anche lo stesso trasporto pubblico.


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Attualità

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Inaugura con una tre giorni di eventi il Centro Sportivo Fiana, a Bondo

Sport palestra di vita e salute a tutte le età Il 12 – 13 e 14 maggio giocaSport, incontri, assaggi del territorio e il taglio del nastro Il nuovo centro sportivo non è solo l’edificio, ma è un intero progetto sportivo e di miglioramento della qualità di vita che verrà messo in campo per i cittadini sellesi e per coloro che saranno ospitati sul territorio. “Il nostro impegno è quello di sostenere lo sport in tutte le sue forme – spiega Brunella Valenti, assessore allo sport di Sella Giudicarie - dall’attività motoria all’agonismo, ma il suo significato è ben più ampio che la semplice pratica di una disciplina. Un Centro Sportivo come il nostro è strumento di promozione sociale, prevenzione e tutela della salute e del benessere del cittadino e della famiglia, luogo di aggregazione, di sperimentazione di sé e sviluppo delle proprie abilità. E’ anche strumento di valorizzazione del territorio nel contesto della Valle del Chiese avere un polo sportivo riconosciuto, in grado di poter offrire alta qualità in termini di ospitalità e di condizioni per allenamenti, competizioni o semplicemente per un po’ di attività motoria”. Ecco perché il taglio del nastro di domenica sarà preceduto da una due giorni tutta dedicata allo sport e alle sue ricadute sulla salute e il benessere. Non a caso l’apertura della tre giorni è con il convegno

E’ pronto ad aprire al pubblico il nuovo Centro Sportivo Fiana, a Bondo. E l’invito è per una tre giorni dedicata alla salute, allo sport e ai prodotti culinari locali. Un’inaugurazione che ha per la comunità di Sella Giudicarie un valore importante: se il verbo signi-

“Una Palestra per lo Sport, Sport Palestra di Vita” al quale interverranno figure illustri del mondo sportivo e medico, e testimonial d’eccezione per mostrare aspetti diversi del significato di possedere luoghi per lo sport e di praticarlo come atleti, ma anche per farlo diventare parte concreta di uno stile di vita sano. Il Centro Sportivo Fiana è strutturato per praticare sport indoor e outdoor, grazie alla nuova, ampia, palestra polifunzionale dove ci sono campi da basket, pallavolo, calcetto, pallamano, spazi per la ginnastica libera, oltre alla possibilità di sfruttare un’area verde

con parco giochi e campo da bocce, dalla quale partire per l’attrezzato Percorso Vita o per una camminata o in bicicletta sulla nuova ciclo-pedonale che raggiunge il Santuario della Madonna del Lares. Le possibilità sono davvero tante, con i bambini ci si può anche avviare sul “Senter dei Popi” che permette di arrivare al centro sportivo di Breguzzo su un percorso particolarmente suggestivo a misura di piccoli passi. “L’inaugurazione del Centro Sportivo Fiana – sottolinea Valenti - è anche l’avvio di una collaborazione fra le associazioni locali e fra le Comunità

fica “iniziare, dare il via”, qui non si tratta solo di aprire un nuovo edificio pubblico ma avviare dei processi che permettano di promuovere lo sport e l’attività motoria rivolta a tutte le fasce d’età e guardando al benessere e alla salute fisica e mentale che praticare attività sportiva genera.

riunite sotto il nuovo comune, in uno spirito innovativo: ne approfitto già per ringraziare il gruppo di lavoro creato per l’occasione, il “FianaFest My Passion” che sta davvero operando in modo eccezionale e tutti i volontari che stanno dando la loro preziosa collaborazione”. Il programma della tre giorni è un’idea collettiva, nata dall’entusiasmo dei volontari e dalle varie anime del mondo associazionistico locale: ne è nato un appuntamento ricco e coinvolgente per l’intera famiglia. Si parte venerdì con il convegno “Una Palestra per lo Sport, Sport Palestra di Vita” (20.30, sala

polifunzionale municipio di Bondo) con buffet a seguire. Il sabato sarà caratterizzato da “Play The Game: giornata Gioca-Sport”: un pomeriggio dove bambini e ragazzi, dai 4 ai 12 anni, sperimenteranno che lo sport è anzitutto gioco e divertimento, così potranno provare a praticare diverse discipline sportive: chi può saperlo, qualcuna potrebbe appassionarli e diventare una compagna di vita salutare e divertente. Un’attenzione a tutto tondo al benessere che passa anche dall’alimentazione, con la “Merenda al Sapore di Casa” a base di gelato artigianale. A se-

guire Happy Hour e cena con Polenta Carbonera per tutti, per poi accendere la festa con i più grandi nello “Sport Life Party” una serata con Music by Carl G, Kikko e Marshmallows. Domenica mattina don Celestino Riz celebrerà la S. Messa accompagnata dalle voci della Corale San Barnaba di Bondo, seguirà la sfilata delle Associazioni Sportive di Sella Giudicarie con in testa la Banda Sociale di Roncone per arrivare al Centro Sportivo Fiana, dove ci sarà l’inaugurazione ufficiale del complesso sportivo. I festeggiamenti proseguiranno con l’”Aperitivo della Tradizione” e il pranzo a base di pasta all’Amatriciana: tutte le offerte raccolte verranno devolute in aiuto delle popolazioni del centro Italia colpite dal terremoto. Alle 14 tutti in pista per il “3° Memorial Stefano Bonenti – 2° Prova Camp. Prov. Corsa su Strada CSI” organizzato dal G.S. Bondo: le magliette colorate di centinaia di atleti, dai pulcini ai veterani, sfrecceranno su un tracciato modificato per l’occasione per snodarsi attorno al Centro Sportivo, attraversare poi la campagna e i boschi dell’abitato di Bondo, in un percorso che rimarrà impresso agli atleti per la peculiarità di una location suggestiva.

Non solo i nomi dei piatti, ma provenienza dei cibi, apporto calorico, proposte equilibrate

Menù a prova di nutrizionista Alla Contea, ristorante e pub ai piedi della piccola pista da sci delle Coste, regno dei bambini, nel cuore di Bolbeno, dove spesso scuole e asili si fermano a mangiare una volta conclusa la giornata sugli sci, hanno realizzato una serie di proposte pranzo e cena attente al loro benessere, ma anche, va da sé, a quello degli adulti.L’iniziativa l’hanno chiamata “Ben informati, Ben nutriti” e racchiude in sé l’attenzione all’equilibrio e alla genuinità degli alimenti che viene solo da un ambiente salvaguardato facendo attenzione a dove reperire gli ingredienti e selezionando i fornitori che operano in un certo modo sulla base della vicinanza geografica, dell’applicazione di prati-

Magari ci fosse sempre il tempo di cucinare in casa, piatti gustosi e genuini, per i quali abbiamo mescolato noi gli ingredienti e trovato il nostro mix personalizzato a seconda delle esigenze di salute e dei gusti individuali. Ma il tempo, negli anni Duemila, è una risorsa preziosissima e merce molto rara nelle vite di ciascuno e affidarsi alla ristorazione, almeno per che agroalimentari moderne attente al benessere animale e alla naturalità della coltivazione. Si tratta della proposta di una dieta sana costruita sulla base di una filiera corta che rispetti l’ambiente. Sul nuovo menù della Contea sono comparsi così i Menù Equilibrati: dal Bio Burger al menù con pizza Margherita accompagnata da macedonia e una pallina di gelato alla frutta e acqua naturale o, nella stagione giusta, una spremuta d’arancia che appor-

ta vitamina C e favorisce l’assorbimento del Ferro. Un equilibrio alimentare

uno dei due pasti principali, è diventato molto comune per le famiglie. Così è proprio questo settore che, negli anni, si è organizzato per offrire pasti non solo gustosi e soddisfacenti per il palato, ma anche corretti dal punto di vista nutrizionale e attenti alle materie prime e all’ambiente, che poi queste materie prime le fornisce e ne influenza la qualità.

che copre il fabbisogno nutrizionale dell’organismo basato sulla varietà

degli alimenti, il piacere di mangiare e la giusta quantità, cioè la proporzione adeguata. “Nella formulazione dei menù proposti si fa riferimento alla dieta mediterranea, alle tradizioni locali, alle LLGG nazionali per una corretta alimentazione (C.R.E.A) e ai L.A.R.N (Livelli di Assunzione Raccomandati di Enrgia e Nutrienti della pOpolazione italiana rev. 2012) e al reg.Ue 1169/20111 riguardante gli allergeni”. Un menù, quello del ri-

storante, che è diventato un magazine, una rivista che oltre a proporre i piatti li spiega nei dettagli: da dove provengono i cibi – c’è tanto chilometro zero, quello “reale” come lo definisce il patron della Contea Daniele Bertolini, con prodotti provenienti da aziende agricole e di allevamento che stanno a pochi passi dal ristorante e portano i propri animali sulle malghe di Bolbeno e delle Giudicarie – quale apporto calorico portano, le ricette usate dagli chef della Contea per preparare i piatti, e le tre regole fondamentali adottate nella quotidianità dalla cucina: niente olio di palma; uso di sale iodato; eliminazione del glutammato dai condimenti.


Attualità

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Festa della Mamma: dal lutto per i figli morti in guerra al commercio di fiori Negli anni Cinquanta dell’Ottocento nel West Virginia Ann Jarvis cominciò a organizzare club di donne impegnate nel miglioramento delle condizioni igieniche e nella lotta alle malattie infantili. Questi gruppi si occuparono anche dell’assistenza ai soldati feriti durante la Guerra civile americana. Nel dopoguerra furono organizzate “Giornate dell’amicizia tra madri” e altri simili eventi per promuovere la riconciliazione tra gli ex nemici. Un’attivista, Julia Ward Howe, pubblicò con grande successo un “Proclama per il Giorno della Madre” in cui invitava le donne a impegnarsi in politica soprattutto a favore della pace. Nel suo Stato, Ann Jarvis lanciò un “Mother’s Friendship Day” per i reduci degli eserciti che si erano combattuti.

Il 14 maggio, come ogni seconda domenica del mese, si celebra in diversi paesi del mondo la Festa della Mamma. Nata oltre un secolo fa negli Stati Uniti, questa riSua figlia Anna si impegnò per istituire una vera e propria festa e alla morte di sua madre organizzò il primo Mother’s Day su scala nazionale. Il 10 maggio 1908 furono tenute cerimonie a Grafton, in West Virginia, luogo natale di Ann Jarvis, a Philadelphia, dove viveva, e in diverse altre città americane. Negli anni seguenti l’appuntamento riscosse sempre più successo, finché, nel 1914, il presidente americano Woodrow Wilson destinò ufficialmente la seconda domenica di maggio alla celebrazione della festività. Col tempo il successo si trasformò, secondo Anna, in fallimento. Quella che doveva essere una giornata da trascorrere in famiglia diventò un’occasio-

ne d’oro per incentivare l’acquisto di fiori, dolci, biglietti d’auguri. Anna ne fu infastidita, e cercò di riportare la Festa della Mamma alle origini. Fondò la Mother’s Day International Association per riprendere il controllo delle celebrazioni; organizzò boicottaggi, minacciò cause legali, nel

correnza ha una storia meno allegra di quanto si possa pensare: in origine, infatti, era una giornata di lutto per le madri che avevano perso i figli in guerra. 1923 fece irruzione a un congresso di produttori di dolciumi che si teneva a Philadelphia, e due anni dopo irruppe al congresso delle American War Mothers, donne che nel giorno della Festa della Mamma vendevano garofani per raccogliere fondi. Qui Anna fu addirittura arrestata per disturbo della quiete pubblica. Anna Jarvis continuò a combattere per la “sua” festa almeno fino ai primi anni Quaranta. Morì nel 1948, a 84 anni, in un ospizio di Philadelphia, senza un soldo e afflitta da demenza senile. Una battaglia persa, la sua, poiché anche oggi la vocazione commerciale della Festa della Mamma è più viva che mai. Secondo le associazioni americane dei rivenditori al

dettaglio e dei ristoratori è il giorno dell’anno preferito dagli americani per andare a mangiare fuori, ed è la terza occasione per lo scambio di biglietti e cartoline d’auguri, dopo Natale e San Valentino. In Italia la ricorrenza fu “importata” a partire dagli anni Cinquanta. Le cronache raccontano che una delle prime celebrazioni si tenne a Bordighera, luogo non a caso famoso per la coltivazione di fiori. In Gran Bretagna, invece, alcuni secoli fa, la cosiddetta Mothering Sunday non era dedicata alle mamme, ma alle “chiese madri”, in cui i fedeli andavano a visitare la loro cattedrale. Solo con il tempo questa tradizione ha finito per sovrapporsi con la Festa della Mamma così come si festeggia nel

resto del mondo. Concludo con l’augurio di ogni bene a tutte le mamme, che saranno veramente in gamba se riusciranno a crescere figli sereni, maturi e autonomi. Natalia Ginzburg, a tal proposito, ha espresso nel suo libro “Le piccole virtù” una sollecitazione inusuale, e quasi rivoluzionaria: “Per quanto riguarda l’educazione dei figli, penso che si debbano insegnare loro non le piccole virtù, ma le grandi. Non il risparmio, ma la generosità e l’indifferenza al denaro; non la prudenza, ma il coraggio e lo sprezzo del pericolo; non l’astuzia, ma la schiettezza e l’amore alla verità; non la diplomazia, ma l’amore al prossimo e l’abnegazione; non il desiderio del successo, ma il desiderio di essere e di sapere.” Chiara Garroni

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Attualità

MAGGIO 2017

«I nostri esperti - rincara Legambiente in un comunicato stampa - ci dicono che la previsione dei costi ( 32 milioni) è sottostimata, e come normalmente avviene essi lieviteranno fino a 100 milioni. Per ora l’impegno lombardo sarebbe di 4 milioni, 6 dal trentino e 22 dal Fondo Comuni statale. Sono invece prioritarie le opere di riassetto idrogeologico del territorio e le strade locali da manutenere per garantire la sicurezza e la viabilità ordinaria. Le modifiche istituzionali non possono essere fatte ai danni dell’ambiente e della spesa pubblica. Siamo pronti, una volta che ci sarà il progetto, ad impugnarlo al Tar». Il tunnel della Valvestino, progetto da 32 milioni di euro preventivati sulla carta, mira a togliere dall’”isolamento” i circa 300 residenti dei comuni di Valvestino e Magasa collegandoli alla Valle del Chiese con un tunnel e porre fine all’emorragia di abitanti che i due centri stanno subendo da anni. Un’opera finanziata per 18 milioni e 792 mila euro da fondi Odi, dalla Provincia di Trento per 6 milioni, da Regione Lombardia per 4 milioni, dai Comuni di Magasa e Valvestino per un milione e mezzo con il Fondo di coesione, e dal Fondo Comuni di confine per 608mila euro. Tanti soldi, troppi per i (numerosi) detrattori dell’opera rispetto ai (pochi) beneficiari: senza andare a cercare la politica

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Il tunnel tra le bandiere nere del report Carovana delle Alpi 2015

Legambiente boccia il tunnel della Valvestino

Con l’avvicinarsi del via libera all’opera, Legambiente pronta ad impugnare il progetto al Tar Venerdì 31 marzo la provincia di Trento ha messo nero su bianco, approvando con una delibera di giunta, il progetto preliminare da 32,4 milioni di euro per realizzare un traforo a canna a senso unico alternato, di collegamento tra la Valvestino e il comune giudicariese di Bondone. Della cosa se ne parla da anni e i tempi di realizzazione già sulla carta sfiorano i 6 anni, quindi non è proprio dietro l’angolo l’arrivo del tunnel, ma siccome quando la macchina è avviata poi finisce che prosegue, Legambiente ha già fatto sapere che ricorrerà al Tar se dovesse servire a bloccare l’opera. che, si sa, anche per interessi meno puri potrebbe avversare o appoggiare un’opera pubblica, e pure si è mossa con il Movimento 5stelle che ha presentato un’interrogazione fortemente critica sul rapporto costi/benefici, i più duri contro il nuovo tunnel sono gli ecologisiti di Legambiente. «Si tratta di soldi mal spesi senza un’analisi

costi-benefici e senza una valutazione ambientale per un’opera inutile che impatterà sul territorio – spiega Dario Balotta, esponente di Legambiente Brescia - tutto solo per trasferite in trentino i due piccoli paesini di Magasa e Valvestino». La posizione non è affatto nuova, già nel 2015, proprio questo progetto era valso la

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bandiera nera di Legambiente al comune bresciano (e implicitamente alla Provincia di Trento e alla regione Lombardia) nel report Carovana delle Alpi che individua ogni anno progetti meritevoli e, al contrario, considerati deleteri per l’ambiente. «Le bandiere nere – si spiega nel report - evidenziano una visione distorta dello svi-

luppo, purtroppo promossa quasi sempre dagli stessi attori locali, dove si vuole che la città invada la montagna con il miraggio del sempre più grande, sempre più spericolato. Consumo e degrado del suolo la fanno da padroni proprio laddove la natura si manifesta in tutta la sua fragilità». Ebbene, il tunnel della Valvestino per l’associa-

zione green è una di queste “ferite aperte nell’ambiente alpino”: «Legambiente da anni sostiene che il futuro della Valvestino non dipenda dall’accessibilità, quanto dalla sua promozione turistica e dall’adozione di servizi di qualità e di incentivi per i giovani tesi alla valorizzazione delle risorse agricole e naturali locali. La natura ancora incontaminata, il bellissimo paesaggio e le tradizioni locali sono qualità da “esportare” in tutta Europa. Il turismo “dolce” è una risorsa mai sfruttata e per farlo non serve un tunnel. Semmai sarebbe più economico ed utile riqualificare, mettere in sicurezza e rendere meno tortuose la SP 9 del Garda e la SP 113 del lago d’Idro».

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Attualità

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Il turismo nel 2030: non solo neve e vacanze su misura di Chiara Garroni

E’ stata cofinanziata dalla Fondazione della Caritro, nell’ambito del bando per progetti in rete tra istituti scolastici-formativi e alcune realtà territoriali tra cui Accademia della montagna, Asat Trento, Osservatorio Provinciale sul Paesaggio, Aziende Provinciali Turistiche, Regole Spinale Manez, Centro Studi Judicaria, Cattedra Unesco sui sistemi anticipanti. Lo scopo del progetto era quello di sviluppare nei ragazzi, futuri operatori del settore turistico, quelle “competenze di anticipazione” necessarie per immaginare scenari di futuro per le professioni turistiche di montagna in collaborazione con le realtà territoriali associazionistiche ed imprenditoriali. Nell’incontro del 29 marzo, alla presenza dei ragazzi, e degli insegnanti e dirigenti dell’Upt tionese, il presidente della Comunità delle Giudicarie Giorgio Butterini ha sottolineato come sia importante per la nostra valle portare avanti progetti realistici, e come non basti più la semplice comunicazione, ma occorra interpretare i bisogni, e i sogni, della gente. Per questo è indispensabile la creatività, che non potrà mai essere sostituita dai robot. Immaginare l’inedito è

Chi è il turista del 2030? Come verrà accolto? Cosa vorrà fare? Queste in sintesi le domande a cui si è cercato di rispondere nel progetto “Anticipare future professioni del turismo di Montagna utilizzando nuove didattiche e nuovi social network”. L’iniziativa, presentata al pubblico lo scorso 29 marzo nella sala “Sette Pievi” della Comunità delle Giudicastato il più grande valore del progetto portato avanti dai giovani studenti. Ivo Tarolli, presidente dell’Upt, ha evidenziato come sia fondamentale per la scuola professionale guardare avanti, e ha individuato tre “pilastri” che occorre prendere al volo se si vuole stare al passo: la padronanza del digitale, la consapevolezza dell’importanza dello studio del genoma, animale e vegetale, ed i meccanismi del mondo finanziario. Ha spronato i giovani presenti all’impegno ed alla fatica dello studio, che è loro interesse, non il capriccio di genitori ed educatori, ed ha concluso dicendo che chi riuscirà a sfruttare bene il grande patrimonio che è il turismo nelle nostre valli sarà leader nella gestione del territorio. Rocco Scolozzi, responsabile di Skopia, ha detto che questa iniziativa è stata un progetto pilota in Italia, e che se si hanno abbastanza dati, ed un modello giusto, si può prevedere il futuro. Ma ha anche aggiunto che ci

sono futuri non prevedibili, ma solo plausibili, e scenari preferibili. Importante è l’intuizione, per poter prendere le migliori decisioni. Per imboccare la giusta direzione occorre essere creativi, avere consapevolezza di quali sono le incertezze, i nuovi servizi richiesti, le nuove provenienze.

rie, è stata realizzata in collaborazione con la start up dell’università di Trento Skopia, ed ha coinvolto gli studenti delle classi quarte dell’indirizzo turismo dell’istituto don Milani di Rovereto, due classi dell’istituto de Carneri di Civezzano e due classi del Centro di Formazione Professionale Upt di Tione.

Dopo questo intervento ha avuto inizio la videoconferenza con le altre due scuole che hanno partecipato all’iniziativa. Rovereto ha puntato su 4 aspetti: agenti di viaggio, modeste capacità di spesa, sicurezza e cambiamenti climatici. Civezzano, dopo aver raccolto tantissimi dati sul territorio ha creato alcuni scenari, alcuni possibili, altri utopistici, ed ha realizzato un video di presentazione. Per l’UPT di Tione sono intervenuti Francesco, Monica e Marco che hanno illustrato il metodo seguito per realizzare il progetto, con interviste fatte a diversi referenti del turismo e delle associazioni locali, quindi si

sono soffermati, per motivi di tempo, solo su una delle ipotesi di lavoro: la futura vacanza di Natale a Campiglio di un gruppo di giovanissimi turisti romani. Le richieste prevedibili: trasporti veloci, sci e surf sulla neve, il contatto con la natura e una ricca vita notturna con animazione nei rifugi, tutto supportato da app informative. Piatti tipici, musica e discoteca per divertirsi. Poi, e qui si è presa davvero alla lettera la sollecitazione di credere nei propri sogni, espressa dal direttore provinciale dell’Upt Maurizio Cadonna, si è immaginato di poter fare eliski (peraltro proibito in Trentino), e di

lanciarsi sulla neve con quad , o zorb (una grande sfera in cui ci si chiude per poter rotolare giù). Infine, prima di svegliarsi dal sogno, si è ipotizzato il divertimento notturno in un grande locale a tre piani, di cui uno di ghiaccio! In tutte le tre scuole sono risultati fondamentali nei vari progetti l’importanza della tecnologia e dell’interazione digitale, e i cambiamenti climatici. Su quest’ultimo aspetto è intervenuto l’assessore Roberto Failoni, che ha evidenziato che quest’inverno, per nulla nevoso, ha visto comunque la presenza massiccia di turisti della neve, grazie agli impianti di neve programmata. Gli altri sport ed hobby hanno al momento nicchie molto piccole di turisti, ma si può cercare il nuovo, ed osare, senza limitarsi a cercare lavoro nell’ente pubblico. Negli interventi conclusivi Francesca Nicolodi del Centro Studi Judicaria ha messo in luce come sia richiesta sempre più cultura e storia da parte dei turisti, che non si accontentano di “vedere”, ma vogliono “sapere”; Claudio Nicolussi, direttore dell’Upt, ha sottolineato l’importanza del saper comunicare, del rispetto delle regole, della capacità di fare fatica per ottenere gli obiettivi prefissati, e di riuscire ad inventarsi professioni che ora non ci sono ancora. Dopo questa prima fase creativa il prossimo passo, in un progetto futuro, dovrà essere quello di costruire robuste strategie, per riuscire a realizzare concretamente quanto ipotizzato.

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Attualità

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Ideati come “living unit” queste micro case hanno indotto nel pubblico la sensazione di nuove possibilità di spazi vivibili immersi nella natura a basso costo e dotati di quei comfort a cui nessuno vuole più rinunciare. Quello che colpisce è l’intenso utilizzo del legno e il rispetto di alcuni criteri che rendo questi moduli abitativi realmente utilizzabili, ma anche dispiegabili, smontabili e trasportabili, in modo da poter essere messi anche in deposito pronti per un nuovo utilizzo. E’ stato naturale per un visitatore trentino, immaginare questi moduli inseriti nelle nostre aree di montagna delle valli Giudicarie più remote, penso a molte zone della Val del Chiese, della Val di Daone, dove oggi sono ancora presenti numerosi masi, spesso inabitabili e ridotti a rudere, a causa della costosa manutenzione che l’edilizia industriale e la tassazione nei decenni della crescita economica del secolo scorso ha imposto nei modi di costruire. Oggi le tecniche costruttive hanno invece riscoperto l’economicità di materiali come il legno, la praticità della sua lavorazione, ma anche le potenzialità di una progettazione intelligente calata sui materiali dove è praticamente sparito l’uso del cemento. Queste tipologie di moduli inoltre possono rispondere a esigenze di breve periodo, anche solo di pochi anni, senza richiedere le trafile classiche dei progetti edilizi tradizionali.

Lo chalet montano ripiegabile al Salone del Mobile di Milano

Abitare la montagna oggi di Marco Zulberti Al Salone del Mobile di Milano, appena concluso, durante la “Week Design” che comprendeva iniziative “Fuori salone” sparse anche in città, al Parco Sempione sono state collocate alcune micro case in legno: case intese come un mobile che si può spostare, che sono state oggetto di forte attenzione per la modernità del design e del comfort che offrono se collocate in spazi verdi tra cui quelli montani. L’allestimento, unico nel suo genere, di questi micro moduli abitativi

a forma di torre, di scatola o con i tetti spioventi, ha dato vita ad una sorta di paese chiamato Inhabitas, un “Milano Design Village”, dove per una settimana si sono tenute serate di dibattiti e musica con numerosi visitatori attratti da questa sorta di minimalismo abitativo a basso impatto urbanistico e a costi contenuti, molto simili alle nostre case di montagna, in cui si incrociano l’utilizzo intenso del legno, il design, i bassi costi. Se da una parte la montagna agricola in Trentino, ma soprattutto in Giudicarie sta scomparendo, e in Alto Adige resiste nella forma secolare del “maso” chiuso, è necessario oggi avere l’umiltà di guardare cosa succede nelle altre aree montane, da quelle delle Alpi svizzere e austriache, a quelle bavaresi e dei paesi nordici. La necessità di incrociare esigenze di comfort, costi economici, la possibilità di riabitare la montagna rispettando principi di urbanistica e di rispetto ecologico, godendone le bellezze devono però trovare nelle leggi e nelle norme amministrative e fiscali, ferme ad un mondo economico basato sullo spreco e i costi alti

ormai finito, una necessaria revisione. Tutto il mondo edilizio e urbanistico, ormai insostenibile e causa dello spopolamento, deve oggi scoprire questi nuovi moduli abitativi la cui costruzione è estremamente economica, possibile a tutti e rispettosa della natura. Ha ragione lo scrittore bellunese Mauro Corona quando afferma che non è possibile nemmeno costruire una catasta di legna e metterci una lamiera sopra. La montagna meno ricca, così soffre. La potenzialità è quella di attirare i milioni di persone che oggi vivono nelle regioni limitrofe alle Giudicarie, come la Lombardia, soffocate dalla canicola estiva ma dove la gente oggi non può più permettersi una crociera nei fiordi dei mari del Nord. Portarli invece da noi dove, con un percorso minimo, possono arrivare e vivere la bellezza delle nostre valli, dei nostri fiumi e della nostra montagna.

La storia nei reperti di guerra La collezione privata di Antonio Scozzafava a Roncone

Una di queste collezioni la tiene Antonio Scozzafava, nato a Gimiliano in provincia di Catanzaro il 25 marzo del 1947, ma residente a Roncone da molti anni. Primo di otto fratelli, fino all’età di dieci anni ha vissuto nel paesino di Gimigliano sul versante meridionale della Sila Piccola, sul Monte San Salvatore che si affaccia nella valle del Corace. Poi la madre di Antonio decise raggiungere la sorella che abitava a Tione con la famiglia, così si trasferirono tutti al Nord. Giunto all’età di vent’anni, Antonio - dotato di uno spirito da leader e molto orgoglioso - divenne caporeparto di una fabbrica. Proprio lì conobbe Renata che sposò dopo due anni. Con il matrimonio iniziarono gli interessi in comune e l’idea

Il Trentino ha più di un appassionato di militaria, che sono cimeli di natura bellica. In occasione del centenario della Grande Guerra, un po’ tutti hanno rispolverato le proprie collezioni. La maggior

di costruire sotto casa, a Roncone, una prima piccola lavanderia lavasecco. Le cose andarono bene e col passare del tempo Antonio portò la lavanderia

a Tione con i suoi fratelli. Che c’entra la lavanderia coi cimeli di guerra? C’entra c’entra, perché chiusa la lavanderia i locali divennero il posto ideale per

parte delle quali, va detto subito, sono legittime. Nel senso che i veri collezionisti si sono dotati di regolare licenza di Pubblica Sicurezza, così come previsto dalla legge.

coltivare la passione di Antonio: raccogliere cimeli di guerra. La sua collezione ha continuato a crescere negli anni, è diventata così grande e ricca da suscitare

l’interesse di alcuni musei e forti che gli hanno chiesto in prestito i suoi reperti più rari. Si tratta di quattro sale dove si trovano fucili, baionette, elmetti, brandine

da campo, scudi da trincea, pipe austriache, stufette da campo, lanterne da trincea, sci, pistole, bombe, ramponi, ciaspole, scatolette per il cibo, perfino una brandina da campo per i feriti di guerra. Infine nella quarta stanza sono esposte varie divise, da quelle paramilitari dei bambini «figli della lupa» a quelle dei soldati veri e propri. Antonio se ne è occupato con passione e amore per tanti anni, e oggi è contento di mostrarla anche ai visitatori ai quali spiegherà per filo e per segno la storia di ognuno dei suoi cimeli. Essendo una collezione privata, può essere visitata solo su appuntamento. Si può scrivere alla mail nicolemarchi@hotmail. it, oppure telefonare al 346 2371882 o allo 0465 901153.


Attualità

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Sarche: traffico più fluido e viabilità più sicura con la nuova rotatoria Dopo anni di disagi, un intervento che semplifica gli spostamenti da e per le Giudicarie

Si tratta dell’intersezione tra la statale 45 bis Gardesana Occidentale e la statale 237 del Caffaro: due arterie interessate complessivamente da un carico veicolare giornaliero medio di oltre ventimila veicoli complessivi (14.500 la statale Gardesana e circa 7.000 quella del Caffaro). I forti rallentamenti registrati da tempo in corrispondenza dell’incrocio e le manovre azzardate di automobilisti che cercando di “guadagnare tempo”, transitavano in strade interne comunali e private, nelle pertinenze dell’impianto di distribuzione carburante e nel piazzale antistante l’Albergo Ideal avevano spinto, nel luglio del 2016, il consigliere provinciale dell’UpT Tonina a presentare un’interrogazione in Consiglio provinciale per esprimere la necessità di interventi viabilistici che rendessero più scorrevole il transito per coloro che, diretti verso Trento o Riva del Garda, provenivano

È in funzione dai primi di aprile la nuova rotatoria alle Sarche di Madruzzo. L’intervento iniziale – con la modifica della segnaletica orizzontale e il posizionamento dei new jersey provvisori – è stato portato

dalle nostre valli. La realizzazione della rotatoria, proposta dallo stesso Tonina, ha contribuito già in poche settimane e con

una spesa molto contenuta per le casse pubbliche, a risolvere l’annoso problema. I lavori di completamento, secondo le previ-

a termine in pochi giorni di lavori. Quello di Sarche è uno snodo cruciale della viabilità tra Giudicarie, Alto Garda e Ledro e Trento e, più in generale, dell’intero Trentino Occidentale.

sioni, termineranno dopo la stagione estiva – dato che interessano un tratto stradale strategico e particolarmente trafficato in

Mario Tonina questo periodo di primavera/inizio estate. Nello specifico è stata allargata la sede stradale e si è proceduto alla rimozione di parte dell’arredo urbano e delle “isole” che ospitavano i cartelli stradali che a detta di molti automobilisti spesso occludevano la visuale. Il consigliere provinciale dell’Unione per il Trentino Mario Tonina, esprimendo soddisfazione

per il risultato ottenuto, sottolinea come “l’intervento di miglioramento della viabilità in quel tratto dovesse essere considerato una priorità tra le opere stradali”. Da qui la richiesta all’Assessore ai Lavori Pubblici della Provincia autonoma di Trento, Mauro Gilmozzi, di adottare interventi quali, ad esempio, proprio la realizzazione di una rotatoria, per ridurre il rischio code e alleggerire il traffico nello snodo di Sarche, a servizio di “un territorio importante come quello delle Giudicarie, interessato lungo tutto l’arco dell’anno dal passaggio di migliaia di residenti, pendolari e ospiti. Con la realizzazione della rotatoria – conclude Tonina in una nota – viene finalmente risolta, grazie anche alla sollecitudine dell’amministrazione comunale di Madruzzo e attraverso un intervento semplice e funzionale, una questione che si trascinava da molti anni”.

L’Anpi sezione “Adamello Collini” ricorda le gesta di “Checo”

Felice Franceschetti, alias “Checo” il partigiano La caserma è occupata dalle formazioni partigiane e ai carabinieri viene data facoltà di congedarsi o di entrare nelle file dei combattenti per la libertà. Felice sceglie la strada più rischiosa, ovvero quella di lottare per la libertà ed il 22 marzo 1945 muore in un’imboscata per mano dei soldati tedeschi, insieme a Ugo Bottacin, diciassettenne, il “Bocia”, in provincia di Treviso. In suo onore, l’amministrazione comunale di Pieve di Bono ha realizzato nel 1995 a Cologna un monumento alla memoria. «Anche quest’anno, dopo l’ottimo risultato dell’anno scorso, abbiamo avuto la volontà di trasformare il ricordo

Era il 22 marzo 1945 quando a Zapparè di Trevignano, in provincia di Treviso, il partigiano Felice Franceschetti, nome di battaglia “Checo”, fu falciato dalle mitragliatrici dei soldati nazisti. A distanza di poco più di settant’anni dalla sua morte la sezione “Adamello Collini” dell’associazione ANPI, ha organizzato una serata in ricordo di quanto il partigiano “Checo”, morto alla fece durante il periodo della Resistenza e la guerra di Liberazione. Nel corso della serata, che si è tenuta lo scorso giovedì 06 aprile presso l’Auditorium del centro scolastico di Creto, è stato proposto dal gruppo “Bel e Poc” uno spettacolo musicale la cui tematica affrontata è stata la situazione della donna al giorno d’oggi. Felice Franceschetti nasce a Cologna il 19 agosto 1921 e nel 1940 è chiamato al servizio di leva che sceglie di svolgere nell’Arma dei Carabinieri. Nel 1942 viene destinato alla stazione di Asiago dove vive i giorni drammatici della destituzione del duce Benito Mussolini ad opera del Gran Consiglio del Fascismo. di Felice Franceschetti in un appuntamento fisso nel calendario annuale dell’associazione ANPI

– afferma il vice presidente della sezione ANPI “Adamello Collini” e promotore dell’iniziati-

va Adriano Giorgietta l’obiettivo della sezione “Adamello Collini” che attualmente conta circa

ottanta iscritti, dei quali più di metà residenti nella Busa della Pieve, è quello di poter proporre

qualcosa di diverso ogni anno, trasmettendo a chi partecipa ai nostri eventi il ricordo e le gesta che lo sfortunato “Checo”, assieme a tutti gli eroi della Resistenza, hanno compiuto per portare nel nostro paese libertà e democrazia. L’associazione ANPI non vuole che con il passare degli anni quanto fatto dal partigiano pievano finisca nel dimenticatoio.» Tra le varie iniziative l’associazione ANPI ha proposto, dal 18 al 24 aprile presso la sala del Municipio di Storo, la mostra itinerante di illustrazione “Libere e Sovrane – Le ventuno donne che hanno fatto la Costituzione”. (M.M.)


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Salute

MAGGIO 2017 Fuoco e cibi cotti: l’evoluzione umana vista dalla cucina

La vita in un boccone di pane casereccio L’industria alimentare e la disabitudine a cucinare in casa sono oggi alla base di obesità, tumori, ipertensione e diabete A qualsiasi ora del giorno tutti i media, dalla tv di stato a quelle private, ci propinano volti più o meno noti che parlano, assaggiano, cucinano, propongono, reclamizzavano cibi cucinati al momento con gli ingredienti più vari. Se ci pensate passiamo molto del nostro tempo a “pensare di cucinare”che a cucinare dal vero. Eppure tutti abbiamo il ricordo del pranzo della domenica quando la mamma o la nonna si esibivano nella loro recita migliore e il ritorno dalla messa per il pranzo era un effluvio di odori e sapori che inebriava e invitava… “tutti a tavola, si pranza!”. Se torniamo indietro nel tempo è l’atto del cucinare che ha reso umano l’essere umano. Trasformare il crudo in cotto ha fatto fare un balzo enorme all’umanità. E’ l’uomo che ha scoperto il fuoco e, col fuoco, la possibilità di cuocere gli alimenti e trasformarli in cibo. Gli animali fuggono alla vista del fuoco, noi umani lo abbiamo saputo gestire fino a renderlo nostro alleato. Quando ci siamo messi in piedi, allontanandoci dal terreno, abbiamo nobilitato cucinandolo tutto quello che prima la terra ci offriva da crudo. Abbiamo trasformato il crudo in cotto. L’evoluzione accelera: il cotto è più facile da digerire, l’energia ricavata è maggiore. Siamo diventati diversi, con un cervello più grande e un intestino più corto. Pensate al tempo che un animale ruminante passa a masticare per rendere più digeribile quello che ha mangiato, che se fosse cotto sarebbe più energetico e digeribile da subito. Probabilmente, prima l’uomo mangiava durante il cammino quello che trovava. La cottura lo obbliga a localizzare, a fermarsi per cuocere, lo costringe ad un contatto visivo con gli altri, lo spinge a socializzare, condividere e a dividere il raccolto che viene cucinato. Noi oggi stiamo abbandonando certi comportamenti come il cucinare che hanno reso “più umani gli umani”. Giornate lavorative più lunghe ( impegni di lavoro ), bambini più complicati dai loro impegni che noi

di Gianni Ambrosini - oncologo

Lo stile di vita, bisogna ammetterlo, è profondamente cambiato. Viviamo in un’economia di consumo dove l’abilità di cucinare diventa sempre più un’opzione per pochi. Stiamo perdendo, nella vita di tutti i giorni, il rapporto naturale col cibo perché deleghiamo ad altri la preparazione degli alimenti che ci limitiamo a comporre su una

tavola imbandita. Versiamo il burro fuso sugli gnocchi ma né il burro né gli gnocchi li abbiamo preparati noi. Compiamo un gesto quotidiano che ha perso molto del rituale della tradizione che ha reso famoso nel mondo il cibo italiano. Però non abbiamo mai parlato, discusso e guardato così tanto gli attori di questo nuovo scenario.

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stessi creiamo, rapporti sociali meno stretti (manca il tempo), stanno cambiando radicalmente il rapporto col cibo. Ci affidiamo all’industria dell’alimentazione che lavora per noi, che trasforma e impacchetta. Se prevale il profitto, il cibo deve essere appetibile, deve durare nel tempo, deve essere facile da preparare, deve avere quel gusto che “tanto ci è piaciuto l’ultima volta”. E allora ci vuole tanto zucchero, tanto sale, tanti grassi, tanti conservanti, tanti coloranti, tanti emulsionanti, tante E.., tante sostanze chimiche le più diverse. E tutto questo ha portato all’esplosione di tutta una serie di malattie. Obesità: il 12% del bambini dagli otto ai dodici anni sono obesi, il 28% sono sovrappeso; c’è un’epidemia di ipertensione, la sindrome metabolica riguarda il 38% della popolazione; sta esplodendo il diabete di tipo 2, quello legato all’alimentazione; il 40% dei tumori è dipendente dall’alimentazione e dallo stile di vita. Abbiamo fatto prevalere il modello di cibo veloce a scapito della tradizione. Il pasto condiviso ( ci vediamo a cena, a pranzo, facciamo colazione insieme ) è diventato un’espressione vuota: Il 18% delle persone consuma il pranzo in piedi al bancone di un bar, molti bambini escono di casa senza aver fatto colazione con la brioche nello zainetto, (e un sano panino ? ), la sera si mangia col televisore acceso magari seduti sul divano con qualcosa di pronto riscaldato nel microonde. Come chiamarle queste soluzioni che poi diventano scelte? Finiremo per avere la sola incombenza di riscaldare il nostro cibo quotidiano che qualcun avrà preparato per noi. Non avranno più importanza il gusto, il tatto, l’olfatto, la vista; sarà tutto omologato. Siamo circondati da chef tutti stellati: se poi indaghi sono meda-

gliati dalle multinazionali del cibo. Scrivono tutti. E pensare che nel 1891 Pellegrino Artusi pubblicò il primo libro di cucina con le ricette che gli avevano inviato le sue amiche, frutto di una raccolta comunitaria condivisa da tutta un’Italia assolutamente domestica. Cucinare è un fatto culturale prima di tutto. Significa padroneggiare le leggi della fisica e della chimica, confrontarsi con la biologia e la microbiologia. Vale per tutti l’esempio del pane. Si parte dalla biologia e dalla fisica ( dal seme alla farina ), alla microbiologia della fermentazione e della lievitazione, alla fisica del fuoco per la cottura. La magia della cucina è ancora alla nostra portata, è ancora accessibile per tutti perché è fattibile a casa nostra fra uno sbuffo di farina e il borbottio di una pentola. Possiamo affrancarci dai pesi e dalle misure e provare ad aggiungere al nostro stufato ancora un po’ di timo o di alloro o di tanti altri ingredienti fino a raggiungere il nostro gusto che darà sostanza e piacere al nostro cibo che Noi avremo preparato, secondo la nostra ricetta. In cucina ci muoviamo secondo natura e cultura. Se rinunceremo a tutto questo avremo perso la nostra occasione e aumenterà il nostro senso di impotenza. Le nostre azioni quotidiane hanno delle conseguenze globali. Se noi controlleremo la connessione che lega il cibo quotidiano col supermercato e con la nostra cucina potremo riappropriarci della nostra responsabilità di decidere su quello che vogliamo finisca sulla nostra tavola. I problemi che possono distruggere il nostro pianeta sono legati alle nostre piccole azione quotidiane, che a volte ci rifiutiamo di compiere perché le demandiamo a qualcun altro. Qualcuno ha detto che noi siamo quello che mangiamo. E allora non neghiamo e non rinunciamo al miracolo che avviene ogni giorno in natura quando i fotoni della luce solare, reagendo con le piante del nostro orto, si trasformano in cose buonissime da mangiare.


Attualità

MAGGIO 2017 - pag. Oltre 335mila gli italiani volontari nel 2015

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Servizio civile: scuola di vita e di lavoro In Trentino si può fare domanda tutto l’anno

di Francesca Cristoforetti


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Il Saltaro delle Giudicarie

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San Pietro è furibondo e vorrebbe subito passare al contrattacco, gli piace lo stile Trump, ma altri colleghi meno iracondi vorrebbero conoscere esattamente come stanno le cose per procedere. Così s’è convocato nel celeste empireo un’adunanza universale con anime sante d’ogni parte della terra, Saltari compresi, dando incarico all’arcangelo Gabriele, esperto di cose terrene, di relazionare su quanto sta avvenendo, in modo chiaro ed esaustivo, sul pianeta che più sta a cuore al Signore perché testimone della sua venuta. E così l’arcangelo Gabriele ha detto tutto quello che c’era da dire, senza finzioni e con la massima determinazione. Il vostro Saltaro non fa che riportarne le parole più significative: Il tutto parte dallo sfaldamento della famiglia, la “sacra famiglia” da millenni basilare per la convivenza civile e religiosa della nostra civiltà, sta andando a rotoli, a parte il sacro vincolo del matrimonio che fa acqua da tutte le parti, oggi si sta affermando la “famiglia allargata” quale immagine della famiglia moderna. Le belle famiglie moderne sono ormai composte da due o più mamme, due o tre papà e una ghenga di zie, cugini, fratelli, fratellastri sparsi che neanche si conoscono fra di loro. Il pranzo di Natale è ormai diventato una strampalata convention di parenti semisconosciuti. Magari per l’occasione scopri un fratello gay, una sorella lesbica, uno zio trans, ma c’è posto per tutti. Ed è più complicato se si presenta la mamma con l’amica o il papà con il nuovo compagno, cosi il bambino si troverà con due mamme e due papà, e non saprà più orientarsi. Cosa importa, questi sono i tempi moderni, l’imperativo categorico è il “cambiamento”, chiara azione manipolatrice di satana, non c’è dubbio, che per bocca di un noto studioso proclama: “I giovani hanno il compito di distruggere i valori della generazione precedente. Se non fanno questo hanno fal-

IL SALTARO DELLE GIUDICARIE

La famiglia allargata... Sono allarmato, stupefatto, nell’alto dei cieli c’è aria di tregenda come mai era avvenuto. Il luogo della serenità, della gioia, della felicità sembra diventato una bolgia di gente imbronciata, accigliata, piena d’ ansie e di timor di Dio. Santi e beati e anime in carriera sono in confusione, il demonio lito”, più diabolico di così! Purtroppo laggiù tutto sta cambiando e la gente non si raccapezza più. Si fa fatica a seguire i cambiamenti ed adeguarsi. Per superare l’imbarazzo delle due mamme e dei due papà, in molti stati europei, hanno abolito i termini “mamma e papà”, addirittura in Francia il “padre e la madre” vengono chiamati “genitore uno e genitore due”, hanno abolito il colore rosa per le bambine e il blu per i maschietti, e tutti i bambini vengono denominati con pronomi “neutri”. Sembrano battute, barzellette, amici miei, purtroppo è tutto drammaticamente vero. Questi sono le innovazioni che si stanno diffondendo ovunque, che sconvolgono le vecchie tradizioni, i millenari valori, e sono diffuse da menti progressiste, si fa per dire, che stanno per snaturare ogni cosa. Ormai le famiglie con due mamme sono sempre più numerose, una mamma di scorta fa sempre comodo anche per un bambino, ma quando all’asilo festeggeranno la festa del papà, come la mettiamo? Semplice, si abolisce la festa del papà. Ma è questo il mondo che vogliamo? Questo è progresso ? E’ progresso chiamare la mamma “genitore due”? E’ progresso affittare un utero e farsi fare su ordinazione (come ordinare un armadio

al mobilificio) uno o due bambini da far crescere con due papà? Aboliranno anche la festa delle mamme, così tutto si risolve. Ma poi nel caso di coppie gay o lesbiche, come si riconosce il “genitore uno” dal “genitore due”? Applicheranno una targhetta al collo, questo è quanto stabilito. E se poi i genitori diventassero tre? Povero bambino, dovrà imparare presto a far di conto se vorrà chiamare col nome giusto un suo genitore. L’immensa adunata è silenziosa, non vola una mosca, il volto di san Pietro colora di bluastro, sta per scoppiare. Fosse per lui saprebbe già come procedere. Ma l’arcangelo Gabriele continuava imperterrito con alcune sagge considerazioni: com’è possibile che tutto questo avvenga senza che nessuno si ribelli? Senza che qualcuno riporti un po’ di buon senso in quest’umanità senza più tarata? Eppure questi satanici progressisti sono una piccola minoranza che riesce a scombussolare l’universo intero. Ma perché una società deve adeguare i propri principi ai desiderata di una esigua minoranza? In democrazia non è la maggioranza a decidere? Purtroppo i nostri pseudo progressisti hanno costituito lobby che riescono a condizionare l’intera società. Ancora mi chiedo perché dob-

sembra sempre più consolidare il suo potere sulle cose terrene, fra poco sarà padrone incontrastato della terra e dei suoi abitanti, questo è quanto è stato dedotto da una ricerca compiuta da una apposita commissione di serafini e cherubini, angeli mandati sulla terra a controllare la situazione. biamo cambiare persino le leggi naturali che regolano il mondo da migliaia di anni per permettere a Vendola di sposare in chiesa il suo Eddy e di considerare quest’unione una famiglia normale? E’ davvero normale che sia la società ad adeguarsi alle paturnie sessuali di pochi? Mi piace l’esempio che ho letto da qualche parte, è come colorare di nero un intero gregge di pecore bianche per evitare che l’unica pecora nera del gregge si senta a disagio e diversa. Eppure è proprio questo che stiamo facendo. Con questa mania del cambiamento e della distruzione di tutto ciò che consideriamo vecchio e superato finiremo per distruggere noi stessi, la società, l’umanità intera. E satana trionferà sull’intero pianeta. L’arcangelo Gabriele ha così finito e magari s’aspettava un applauso, poverino, erano tutti talmente basiti che nessuno fiatò. A rompere il silenzio ci pensò san Pietro che proprio non ne poteva più, emise un urlo leonino che attraversò fiumi e monti financo gli oceani: Porco giuda traditore (questa è l’unica imprecazione concessa in paradiso) ….dobbiamo fare qualcosa…. Ma cosa? Dissero altri. Possiamo richiamare alla leva i Crociati ed affrontare il mondo con le armi...Improponibile disse

qualcuno con saggezza. Allora possiamo rendere sterili padri e madri fuori strada... troppo complicato. Lo so io cosa fare, riprese la parola san Pietro, qui ci vuole un nuovo diluvio universale, dobbiamo spazzar via tutta quest’immondezza e ricominciare daccapo...Sììììììì fu la risposta unanime. Ma come facciamo ? Prendiamo una nave da crociera e ci carichiamo gli uomini e gli animali degni d’essere salvati, poi laveremo la terra come una vasca da bagno…. Ma dato che ci siamo, potremo selezionare gli uomini da salvare e gli animali...io le vipere e i serpenti li lasce-

rei affogare. Io ci aggiungerei i ragni e le zanzare... disse un altro. E Gli uomini? Io escluderei i politici che non lo meritano...azzardò un uomo coraggioso...tutti in acqua...poi i mafiosi, poi i corrotti, poi i delinquenti, poi i ladri, poi i lazzeroni, gli sfaccendati, i disonesti... tutti in acqua, non meritano di ricominciare nel nuovo mondo, lo contaminerebbero… Beh...il vostro Saltaro, più triste che mai, se n’è andato lasciandoli ancora intenti nelle loro strategie... stando così le cose, è ovvio che anche a san Pietro verrà impedito di fare qualcosa. Nonostante la presenza di rappresentanza di tutto il mondo, ho l’impressione che prevarrà lo stile italiano, tirarla per le lunghe perché alla fine nulla cambi. E allora andiamo avanti così, chi è causa del suo mal pianga sé stesso, così dice il saggio.

Giornale delle Giudicarie, distribuito dalla Cooperativa Lavoro Da circa un anno Poste Italiane ha sospeso la distribuzione tramite Postazone, la tariffa per la spedizione di posta non indirizzata con la quale veniva recapitato, fra gli altri, anche il Giornale delle Giudicarie in tutte le utenze del nostro territorio. Si tratta di un provvedimento che ha creato non pochi problemi per una realtà come la nostra, che basa proprio sulla capillarità e sulla copertura delle Giudicarie, uno dei motivi del suo successo, che dura da 12 anni. Questo non significa certo che il Giornale delle Giudicarie abdichi dal proprio ruolo di informazione locale porta a porta. Come avrete avuto già modo di apprezzare, cambiano, invece, le modalità di spedizione, che sono state affidate ad una cooperativa locale e che avranno comunque bisogno di un po’ di tempo per essere completamente rodate. In ogni caso il Giornale delle Giudicarie continuerà ad essere distribuito in 16.500 a tutte le utenze giudicariesi. Da gennaio dello scorso anno il Giornale delle Giudicarie viene distribuito dalla Cooperativa sociale Lavoro, con sede in località Copera a Zuclo. Per segnalare critiche, suggerimenti, disguidi nella spedizione è possibile chiamare il numero della cooperativa: 0465-326420 oppure quello del Giornale delle Giudicarie, 0465322934, oppure via mail all’indirizzo: redazionegdg@yahoo.it.


Società Le questioni emerse dal confronto sono state sostanzialmente sei: 1. il turista cerca la normalità, emozioni, possibilità di inserirsi nella vita della comunità locale, genuinità, non cose fasulle costruite ad hoc. Ciò impone una cultura del servizio fatta di attenzione ai bisogni ed ai desideri dell’ospite per cercare di dare risposte interessanti e coerenti. In questo quadro di riferimento le strutture sono dei prerequisiti non delle soluzioni, degli strumenti indispensabili ma non sufficienti per stare dalla parte del turista ed offrirgli una vacanza in mezzo alla gente, con relazioni significative, specie sul piano umano. 2. Nuovi processi di comunicazione in grado di raggiungere masse importanti di potenziali clienti. Mentre una volta era necessario attivare campagne promozionali consistenti, oggi è l’ospite che si costruisce la vacanza, il viaggio, individua preventivi e prezzo, comunica a tutto il mondo il suo pensiero superando una comunicazione unidirezionale che dall’azienda o dall’ente di promozione turistica va al soggetto. Il turista comunica agli altri turisti in una circolarità di informazioni in cui l’impresa assume un ruolo di parità in quanto comunica

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Il Turismo che verrà Prosegue il percorso formativo - culturale organizzato dall’Associazione di Promozione Culturale Piazza Viva sul tema “Conosci il Trentino”. Si è al “mondo” alla stessa stregua dei propri clienti attuali o potenziali. Ed al cittadino, alla famiglia interessa sempre più avere informazioni sul territorio oltre che sulle strutture ed è proprio la reputazione delle località proposta sui social da altri ospiti che diventa elemento influente nella scelta di dove passare un periodo di riposo. 3. Anche le zone a vocazione turistica inespressa possono fare propria questa impostazione valorizzando la propria vocazione ed inserendosi in mercati interessanti. Ciò è possibile in quanto non servono grandi strutture o capitali ma residenzialità ridotta e diffusa, dove sulle stelle degli alberghi prevale l’animazione di comunità, il coinvolgimento e l’accoglienza dell’ospite prevalgono sul blasone della località. Cer-

to bisogna essere cappaci di comunicare, di inserirsi nei canali che portano al mercato, di interagire con i processi di comunicazione diffusi dei social, offrire un prodotto che genera curiosità ed interesse nel turista che diventa, una volta conclusa la vacanza, il testimonial diffuso del territorio.

parlato nell’ultimo incontro del futuro del turismo con Maurizio Rossini, amministratore delegato di Trentino Marketing.

4. La necessità di nuove professionalità legate ai moderni processi di comunicazione, di animazione culturale di comunità, di sperimentazioni di sinergie con altri territori e con mondi che rappresentano nicchie di mercato, ma per quanto piccole sono sempre grandi per i nostri

contesti. di innovazione di prodotto e di servizio, di “benchmark” con quanto accade in Italia e in Europa in località che stanno investendo in nuovi modi di promuovere il proprio ambiente. 6. Investire in conoscenza e in formazione, aspetti sui quali il nostro territorio

fa fatica e spende poche risorse, più proteso a difendere l’esistente che a pensare al futuro. Dovrebbero essere le istituzioni di valle e i mondi vitali che per mission si interessano allo sviluppo del territorio ad investire nella conoscenza e nella crescita professionale complessiva di una comunità locale. Certo occorre che nei bilanci di questi enti vi sia una voce consistente di interventi verso il mondo della conoscenza e dello sviluppo di nuove competenze. Nei prossimi due incontri di maggio e di giugno, saranno presenti il Presidente della Giunta Provinciale Ugo Rossi con il quale saranno affrontate le questioni legate del posizionamento del Trentino nel panorama nazionale ed europeo e l’Assessore Daldoss sul tema sulla coesione sociale ed in particolare su nuovi modi di vivere il rapporto aree urbane - vallate.


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Arte

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Salutiamo sul Giornale delle Giudicarie le gradite ed esperte incursioni di Giacomo Bonazza, poliedrico conoscitore e creatore di arte e cultura, giudicariese trapiantato in Vallagarina, che inizia in questo numero un cammino attraverso l’arte della nostra vallata e le bellezze che, c’è da ammetterlo senza timori e riserve, perfino i giudicariesi poco conoscono. Figuriamoci sapersene sobriamente vantare con visitatori, parenti e turisti in visita! Ci aiuterà Giacomo Bonazza a passeggiare naso in aria e sguardo attento per piazze e accanto a fontane, entrare, in maniera mai superficiale e spesso scanzonata - perché si può, eccome, imparare divertendosi – nelle chiese, a sbirciare gli altari e fermarci davanti a capitelli, campane, affreschi, tele, ad alzare gli occhi a soffitti sempre ignorati e abbassarli su pavimentazioni che con distrazione abbiamo calpestato senza mai degnare di sguardo.

Incursioni & Illuminazioni

Appunti sull’ di Giacomo Bonazza

Giacomo Bonazza

Basti pensare alle cosiddette “mostre blockbuster”, mostre spettacolo, che hanno preso piede da noi circa vent’anni fa, dove attorno ad un tenue e generico filo conduttore, si mette insieme un’accozzaglia di capolavori, ben lontani da preoccupazioni di tipo divulgativo o didattico; oppure le mostre “monoquadro”, dove il dipinto famoso assume le sembianze di un vero e proprio feticcio, a cui tributare un omaggio di massa. Insomma l’arte trasformata in business. Tutt’altro è lo lo spirito che vuole informare le seguenti note sull’arte nelle Giudicarie, un piccolo progetto cultural-editoriale, a puntate, alla scoperta dei tesori nascosti nei nostri paesi, che basta poco a dissotterrare e restituire alla conoscenza e al godimento della gente, adoperando la metafora del viaggio; la stessa che utilizzò in maniera mirabile, quasi quarant’anni

or sono, Dino Pellegrini, il geniale quanto controverso intellettuale tionese, nel suo “Viaggio giudicariese...a sorpresa: architettura ed urbanistica delle Valli Giudicarie viste e vissute dall’autore nell’anno 1978 come impressioni”, testo ancora inarrivato per completezza di sguardo e sentimento estetico, che dovrebbe essere dotazione di ogni buona famiglia valligiana. In questo viaggio virtuale, scevro da ogni pretesa che non sia quella di accendere un po’ di curiosità e di entusiasmo intorno ad un patrimonio artistico di certa qualità, ci soccorrono pure i numerosi contributi che hanno costellato la pubblicistica locale di questi anni , sia in senso monografico che di contesto generale, a volte di riconosciuto valore specialistico. Già il libro di Dino Pellegrini metteva in guardia rispetto alle eccessive semplificazioni:” ...Il ridurre le espressioni ar-

Nel tempo delle “passioni tristi”, com’è quello che stiamo attraversando, il bagliore dell’arte, o almeno i suoi riflessi, possono ancora rischiarare angoli di senso e soddisfare quel bisogno di bellezza inguaribilmente radicato in ognuno di noi. La dimensione estetica non è un accessorio alle nostre esistenze, ma il colore stesso della vita e della sua qualità, uno slancio di trascendenza connaturato all’animale uomo nel lungo cammino della sua evoluzione, uno spazio di mistero sempre esplorabile. E’ davvero singolare che in questa contemporaneità, dominata dalla figura dell’ homo oeconomicus e dal suo utilitarismo, si riconosca la funzione terapeutica dell’arte tistiche giudicariesi alla sola Danza macabra della chiesa di San Vigilio di Pinzolo, o alle chiese di Condino e di Vigo Lomaso , oltre che denunciare gravi lacune, riflette un concetto molto limitato di ciò che è arte o, quanto meno, una conoscenza superficiale della cultura giudicariese”. Purtroppo siamo ancora qui, nonostante le straordinarie campagne di restauro e risanamento conservativo che hanno interessato in questi ultimi decenni cospicua parte del nostro patrimonio storico artistico, sia religioso che civile, e che dovevano rilanciarlo in tutta la sua multiforme ricchezza e varietà, soprattutto nella considerazione e nella consapevolezza della gente. Forse sono mancate una narrazione adeguata, una modalità comunicativa più coinvolgente, meno elitaria, che risvegliasse, assieme a un sano senso di appartenenza, un interesse vivo verso le testimonianze del passato as-

(arteterapia), attingendo alle sue energie creative e rigenerative; e che migliaia di visitatori riempiano, come non mai, i musei di ogni ordine e grado: quasi una rivincita di quei “ bisogni immateriali ”che altro non dicono di una reale fame di cultura e, in senso lato, di spiritualità; una fame democratica, un diritto fondamentale sancito addirittura, per quanto ci riguarda, dallo strepitoso articolo 9 della Carta costituzionale. Semmai il pericolo è la mercificazione di questi bisogni, sempre latente, che riduce tutto a consumo, perfino i beni culturali definiti infelicemente da un ministro di quel comparto, nientemeno che “il nostro petrolio”.

solutamente necessario per capire il presente, tenendo in debito conto la complessità delle vicende storiche e la loro stratificazione. Commentava recentemente in maniera cruda ma efficace su un quotidiano nazionale, il presidente attuale del Fai Andrea Carandini:”I beni sono cadaveri, che devono essere resuscitati per farli entrare in un rapporto vivo con noi. Bisogna risvegliarli dal loro sonno , come fece Gesù con Lazzaro. E così si mette in moto la ruota del valore culturale, il quale si riverbera , in seconda istanza, come economico. L’arte va risvegliata come la Bella addormentata”. Quante belle addormentate, siano esse pale d’altare, sculture, architetture, sono lì ad aspettare il fatidico bacio, pronte ad essere finalmente raccontate? Dispensare qualche bacio, rigorosamente artistico s’intende, non è cosa poi così disdicevole.

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Arte

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arte nelle Giudicarie NON SOLO BASCHENIS... Non solo Baschenis, quindi. Ai simpatici frescanti di Averara ci basti chiedere, idealmente, un passaggio sul loro carro, per le nostre incursioni alla ricerca dell’arte perduta. A Roncone la prima sorpresa: dietro l’altare maggiore della parrocchiale di San Stefano, incastonata dentro la settecentesca cornice di marmo policromo la splendida pala della Madonna Assunta con il patrono e San Vigilio, attribuita ad Alessandro Turchi detto l’Orbetto. Tralasciando le vicende legate alla sua committenza, ci troviamo difronte all’opera di un importante e raffinato artista. Dietro quel buffo soprannome - se c’è un Guercino ci sta pure un Orbetto ! - si cela uno dei massimi pittori del primo seicento veronese, “che piace in qualunque soggetto”, protagonista nelle grandi chiese scaligere - Duomo, Sant’Anastasia, San Giorgio in Braida, San Fermo, Santa Maria in Organo, San Nicolò - come nella Roma barocca , inizialmente sulla scia di Caravaggio e poi alla lezione del classicismo bolognese di Annibale Carracci e di Guido Reni. Della stagione romana gli affreschi presso la Sala Regia del Quirinale, le tele di San Salvatore in Lauro e di Santa Maria della Concezione, oltre le opere presso la Galleria Borghese, committenze queste ultime del potente cardinal Scipione Borghese, già mecenate di Caravaggio, Raffaello , e Gian Lorenzo Bernini. Di Alessandro Turchi esiste pure un “Matrimonio mistico di Santa Caterina”, al Museo del Louvre. Transitando da Verona nel suo celebre viaggio italiano, lo stesso Goethe rendeva omaggio al pittore sconosciuto:” Verona, 17 settembre 1786: nella Galleria Gherardini trovai bellissimi quadri dell’Orbetto e feci l’inattesa conoscenza di questo esimio artista. Da lontano non si ha notizia che dei massimi fra loro, e sovente ci si accontenta dei nomi, ma quando ci si avvicina a questo firmamento e si comincia a scorgere il fulgore anche degli astri di seconda e terza grandezza , e ciascuno di essi risalta anche perché fa parte dell’intera costellazione, ecco che il mondo diventa più grande, l’arte più ricca.” Orgogliosi anche noi di custodire un’opera di tale “esimio artista”! In quel di Tione, presso la Pieve di Santa Maria Assunta e San Giovanni Battista, contenitore ricco di arte e di storia, due

Nella pagina accanto: Alessandro Turchi dello l’Orbetto (attribuito), “MADONNA IN GLORIA CON BAMBINO E I SANTI STEFANO E VIGILIO”, Roncone, Chiesa di Santo Stefano A destra: Jacopo Ligozzi, “SANT’ANNA CON LA VERGINE E I SANTI GEROLAMO E GREGORIO MAGNO” (1566? ), Bivedo, Chiesa di Sant’Antonio Abate A destra in alto Carlo Gaudenzio Mignocchi (attribuito), “ULTIMA CENA” (1701), Tione di Trento, Chiesa di Santa Maria Assunta e San Giovanni Battista Sopra Angelo Comolli, “SANT’ANNA E SAN GIUSEPPE” ( 1893-1896), affreschi, Tione di Trento, Chiesa di Santa Maria Assunta e San Giovanni Battista le suggestioni che si vogliono cogliere, mutuate dall’opera di altrettanti artisti temporalmente e stilisticamente molto lontani fra di loro: Gaudenzio Mignocchi ed Angelo Comolli. Al primo viene attribuita la grande ‘Ultima Cena’ (1701) sulla parete sinistra del presbiterio; il secondo è l’autore della decorazione pittorica ad affresco dell’edificio sacro, in seguito all’ultimo decisivo intervento di restauro e ampliamento di fine ottocento. Due nomi che dicono poco al di fuori della ristretta cerchia degli addetti ai lavori, ma che opportunamente indagati possono destare una curiosità ed un’attenzione certamente più larghe.

Gaudenzio Mignocchi è nientemeno che nipote di Andrea Pozzo, il geniale pittore- architetto barocco, forse il più grande artista espresso dalla nostra terra, che aiutò lo zio nell’impresa titanica dell’ ”Apoteosi di Sant’Ignazio” sulla volta della navata della chiesa gesuitica romana, tra il 1693 e il 1694. La tela tionese è successiva a questa straordinaria esperienza, quando il Mignocchi ritorna a Trento ed intraprende i cicli pittorici presso gli agostiniani di San Marco, nel convento dei Minori Conventuali ed in varie stanze del Castello del Buon Consiglio. L’opera che però che doveva consacrarlo ad erede di tanto zio,

raccogliendone i dettami dal celebre trattato sulla prospettiva, diverrà il suo fallimento artistico ed esistenziale: la decorazione della volta della nuova chiesa di San Francesco Saverio a Trento non sarà secondo le aspettative:” Il Mignoch dipinse a fresco la volta della chiesa, cavando il bel pensier dal detto Padre Pozzo; ma il Mignoch, che non era ben fondato nel disegno, e molto meno nella Prospettiva, fece troppo grandi le figure”( da Adamo Chiusole). La delusione per il clamoroso sbaglio prospettico lo destabilizzerà’ anche psicologicamente fino al probabile suicidio, gettandosi dalla barca diretta da Padova a Vene-

zia, nelle acque della Brenta. Di Angelo Comolli pochi sanno, anche nella Busa, dell’esistenza di un museo a lui dedicato nel complesso dell’ abbazia cistercense di Morimondo, non distante da Milano, ai confini con il territorio di Pavia, dove il pittore è sepolto. Proprio in questo piccolo museo, chi scrive, ha avuto la fortuna e l’emozione di ammirare i grandi cartoni preparatori utilizzati dall’artista lombardo per gli affreschi tionesi, i santi tratteggiati a carboncino che compariranno possenti ed eleganti, tra neoromanico e liberty, vicino alla seicentesca pala dell’Assunta del ferrarese Bononi. E poi ritrovare lo stesso Comolli, artista eclettico ma di assoluto rigore formale, autore degli affreschi della casa di riposo per musicisti voluta da Giuseppe Verdi a Milano, del salone centrale della Banca d’Italia e delle decorazioni del Palazzo della Borsa sempre a Milano, oltre che stimato docente per oltre trent’anni all’Accademia di Brera. Necessita viaggio in Lombardia. L’ultima incursione sul nostro territorio, a titolo esemplificativo, per quanto attiene appunto i tesori artistici da risvegliare all’attenzione dei giudicariesi, riguarda una tela conservata presso la chiesa di Sant’Antonio Abate di Bivedo, la pala raffigurante Sant’Anna con la Vergine e i santi

Gerolamo e Gregorio Magno, opera giovanile (1566?) di Jacopo Ligozzi, la prima attestata dell’artista veronese, fiorentino d’adozione, che diventerà il pittore di corte dei Medici, dopo la morte di Giorgio Vasari. L’opera bleggiana è pressoché contemporanea agli altari a portelle della chiesa di San Silvestro, presso Vigo Lomaso, e di San Nicolò a Comighello dove il giovane Jacopo lavora accanto al padre Giovanni Ermanno, in quegli anni trasferitosi da Verona a Trento. E’ davvero emozionante pensare che l’avventura pittorica del Ligozzi parta dalla piccola Bivedo per approdare al Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio a Firenze con i due grandi quadri storici de “L’incoronazione di Cosimo I°” e “Gli ambasciatori fiorentini davanti a Bonifacio VIII” ed alla fama europea con le magnifiche illustrazioni di piante e animali, ammirate dai più celebri naturalisti del tempo. “Jacopo Ligozzi. Pittore universalissimo” titolava la mostra allestita nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti dal maggio al settembre del 2014, primo grande omaggio antologico all’artista rinascimentale: tra il centinaio di opere provenienti, tra gli altri, dal Metropolitan di New York, dal British di Londra, dall’Albertina di Vienna e dal Louvre, mancava la pala di Bivedo. Saperlo prima...


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Rubrica Legale

MAGGIO 2017 L’avvocato risponde

I vizi occulti negli immobili Buongiorno Marcello, l’art. 1490 del codice civile stabilisce che il venditore è tenuto a garantire che la cosa venduta sia immune da vizi che la rendano inidonea all’uso a cui è destinata o ne diminuiscano in modo apprezzabile il valore. La norma prevede anche che eventuali accordi con cui si esclude o si limita la garanzia non ha effetto, se il venditore ha in mala fede nascosto i vizi dell’immobile. Ovviamente tale garanzia non è dovuta se, al momento della conclusione del contratto, il compratore è a conoscenza dei vizi della cosa (se fossi stato informato delle infiltrazioni), oppure se i vizi erano facilmente riconoscibili (ad esempio un buco evidente nel tetto). I vizi, poi, devono essere giuridicamente rilevanti e lo sono solo quelli di gravità sufficiente a rendere il bene inidoneo all’uso a cui è destinato o tali da diminuirne in modo apprezzabile il valore.

Buongiorno Avv. Gottardi, un mese fa ho acquistato un appartamento mansardato che mi sembrava essere in perfetto stato. Purtroppo mi sbagliavo: ogni volta che piove dagli infis-

In presenza quindi di una situazione come la tua opera l’art. 1490 C.C. e quindi tu hai diritto di chiedere, a tua scelta, la risoluzione del contratto (cioè lo scioglimento del contratto con la restituzione di quanto pagato) oppure la riduzione del prezzo pagato oltre al risarcimento del danno subito in conseguenza del vizio occulto ai sensi dell’art. 1494 C.C..

L’azione ha però delle limitazioni particolari per essere validamente esercitata. Infatti è onere del compratore denunciare la scoperta dei vizi al venditore nel termine di 8 giorni, diversamente decade dal diritto alla garanzia. La denuncia formale non è necessaria se il venditore ha riconosciuto l’esistenza del vizio o l’ha occultato intenzionalmente.

si e dal tetto entra moltissima acqua. Ho contattato il proprietario e l’agenzia ma nessuno vuole prendersi responsabilità…cosa posso fare? Marcello L’azione si prescrive, in ogni caso, dopo un anno dalla consegna ai sensi dell’art. 1495 C.C. La scelta se chiedere in giudizio la risoluzione o la riduzione del prezzo sta al compratore, ed è irrevocabile: non si può chiederle contemporaneamente. Meno certo è se si possa chiedere in giudizio l’una in subordine all’altra: su questa eventualità la Cassazione si è espressa con sentenze contraddittorie o con sottili distinzioni (sentenze n. 9098/2000, n. 11036/1995, n. 3398/1996, n. 3299/1996). Ai sensi dell’art. 1497 c.c., la risoluzione può

essere domandata anche allorché l’immobile non abbia le qualità promesse ovvero quelle essenziali per l’uso a cui è destinata, sempre che il difetto di qualità vada oltre i limiti di tolleranza. Quanto alla forma della denuncia va detto che non occorrono formule specifiche e neppure la forma scritta, essendo valida anche la denuncia orale (anche se, in un eventuale giudizio, ai fini probatori è certamente preferibile una denuncia scritta). Anche per ciò che riguarda il contenuto della denuncia dei vizi non sono previste particolari condizioni, essendo suf-

CURIOSITÀ DAL MONDO A Memphis (Tennessee USA) una vecchia legge vietava alle donne di guidare una macchina a meno che non venissero precedute da un uomo con una bandiera rossa da sventolare

ficiente anche una contestazione sommaria che avvisi il venditore, salvo precisare in un secondo momento la natura e le entità dei vizi riscontrati. Il termine per la denuncia decorre dalla scoperta del vizio. Per scoperta del vizio si intende il momento in cui il compratore abbia acquistato la certezza obiettiva e completa (e non un semplice sospetto) che il vizio sussista. Spero di aver chiarito il tuo dubbio, restando a disposizione per eventuali approfondimenti. Per approfondire o per fissare un colloquio su questo o su altri temi l’avv. Mattia Gottardi riceve presso il suo Studio in Tione di Trento, via N. Sauro n. 2, previo appuntamento, chiamando il numero 0465/324667 oppure 349/2213536 o scrivendo all’indirizzo mgottardi1@yahoo.it


Attualità A inizio 2016 è stato aperto lo snack bar interno e, ad autunno inoltrato, sono terminati anche i lavori di sistemazione delle pertinenze esterne. Sono invece in fase di ultimazione i lavori per la realizzazione di una vasca ricreativa esterna che sarà direttamente collegata con l’interno dell’attuale struttura. Ne parliamo con l’assessore ai lavori pubblici e alle infrastrutture di Borgo Chiese Michele Poletti, affiancato dal direttore di “Aquaclub” Egon Pardatscher. Assessore Poletti, qual è lo stato di avanzamento dei lavori e quali gli obiettivi futuri che l’amministrazione comunale si pone per il centro natatorio di Valle? Mi preme sottolineare che, da pochi mesi, sono termi-

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L’assessore Poletti e il direttore Pardatscher tracciano un bilancio dell’attività

Aquaclub Condino a un anno e mezzo dall’apertura di Marco Maestri

Tempo di primi bilanci e valutazioni per il centro acquatico “Aquaclub” di Condino. Il centro natatorio, la cui gestione è affidata all’E.S.CO. Bim del Chiese, è stato studiato e realizzato per soddisfare contemponati i lavori di realizzazione del parcheggio adiacente alla struttura di “Aquaclub” che è a disposizione anche per la sezione locale degli Alpini. L’area potrà essere utilizzata anche come

luogo per manifestazioni ed eventi. Sono in fase di ultimazione i lavori per la realizzazione della vasca ricreativa all’esterno della piscina a cui, speriamo entro l’inizio del periodo esti-

raneamente età, interessi ed esigenze diverse: dalla categoria “family” a coloro che praticano il nuoto a livello agonistico, dai bambini che frequentano i corsi di avviamento alla persone della terza età. vo, verrà aggiunto un lido con spazio verde e parco giochi per bambini. Infine, è in fase di progettazione definitiva, a cura dell’Architetto Claudio Cortella, la realizzazione di un centro wellness che sorgerà sopra l’attuale struttura. È in corso inoltre lo studio di fattibilità per un grosso impianto fotovoltaico che, insieme all’impianto di teleriscaldamento in convenzione con la cartiera, contribuirebbe a ridurre i costi di gestione della struttura. Il nostro obiettivo è quello di completare il tutto entro il 2018. Direttore Pardatscher, come giudica il primo anno di gestione del centro natatorio della Valle del Chiese? In primis alcuni dati. Nel 2016 abbiamo registrato circa 53.000 ingressi nel centro acquatico e i costi di gestione sono risultati in linea con quelli preventivati. Come primo anno siamo sicuramente soddisfatti dei risultati raggiunti e, grazie alle nuove opere realizzate o in fase di completamento, rendendo la struttura sempre più attraente e confortevole, puntiamo ad incrementare l’afflusso di gente ad “Aquaclub”. Il risultato più soddisfacente arriva però dalle categorie family che, grazie anche al servizio dello snack bar, nel quale è possibile consumare cibi e bevande (portati anche direttamente da casa), tendono a trascorrere giornate intere all’interno del centro all’insegna del

monfredini

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divertimento, in sicurezza, e del totale relax. Direttore Pardatscher, quali sono le prospettive future per “Aquaclub”? Il nostro obiettivo è quello di proporre un’offerta completa e allo stesso tempo soddisfacente. Per questo, nel corso del corrente anno, sulla scorta dell’esperienza di questo primo periodo, saranno rivisti gli orari di apertura e i periodi di chiusura del centro, al fine di garantire il servizio nei momenti clou dell’anno. Successivamente, una volta terminati i lavori per la realizzazione della vasca ricreativa, è nostra intenzione promuovere gli accessi al centro nel periodo estivo. Sicuramente una famiglia, se ha l’opportunità e per ragioni di sicurezza e di divertimento, potrebbe preferire passare una giornata in piscina come alternativa al lago. Come detto, è poi in fase di progettazione la zona wellness che dovrà diventare uno dei centri di riferimento per il Trentino, per il quale abbiamo visitato e preso come ri-

ferimento alcune strutture realizzate nella vicina Alto Adige. Da queste verifiche abbiamo cercato di capire punti di forza e criticità e ovviamente provveduto ad adattare il tutto al bacino d’utenza ed alla cultura della Valle del Chiese. Assessore Poletti, negli ultimi anni i vari enti della Valle del Chiese hanno puntato molto sullo sviluppo turistico. A che punto siamo su questo fronte? È vero che negli ultimi anni sono stati fatti enormi passi avanti, soprattutto dal punto di vista della realizzazione, recupero e ristrutturazione delle strutture. Ma il margine di miglioramento è ancora molto ampio. Sono convinto che il patrimonio presente in Valle sia molto. Serve però programmazione, promozione e una forte azione di marketing concordata e condivisa tra i vari soggetti. Solo così la Valle del Chiese potrà diventare una zona ad attrazione turistica, valorizzando le proprie risorse ambientali, territoriali e culturali per consentire e fare da volano a quella ripresa economica tanto auspicata e di cui potranno beneficiare le nostre comunità.


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Attualità

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Subito la disponibilità dei finanziamenti provinciali grazie ad un muto con le banche convenzionate

Agevolazioni Pat su interventi di recupero e riqualificazione energetica Il termine per la presentazione delle domande è il 30 novembre 2017 li. Le detrazioni d’imposta statali sono ammesse sul 50% delle spese sostenute in caso di interventi di ristrutturazione edilizia con il limite massimo di detrazione d’imposta pari a 48.000 euro per ciascuna unità immobiliare e del 65% in caso di riqualificazione energetica con i limiti massimi di detrazione di imposta di 100.000, 60.000 e 30.000 euro a seconda della tipologia di intervento. La Provincia, partendo dalle detrazioni statali, ha previsto di anticipare subito la disponibilità dei finanziamenti che altrimenti lo Stato riconosce in dieci rate annuali. L’anticipazione riguarda la detrazione fiscale teorica spettante calcolata d’ufficio nel rispetto della disciplina statale sulle spese effettivamente sostenute. La predetta anticipazione è

Anche quest’anno la Provincia ha approvato il bando per la presentazione delle domande di contributo per l’anticipazione delle detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica. Sarà possibile presentare domanda fino al 30 novembre 2017. effettuata mediante la stipulazione di un contratto di mutuo avente delle particolari caratteristiche imposte dalla Provincia alle banche convenzionate: durata decennale, piano di ammortamento italiano (quota capitale costante), tasso fisso in una misura massima predefinita e assenza di commissioni e oneri aggiuntivi a carico del mutuatario. La persona che stipulerà il predetto mutuo deve poi rimborsarlo alla banca mediante 10 rate annuali. Nel contempo la medesima persona riceve dalla Provincia dieci rate annuali di contributo a copertura degli interessi del mutuo. A causa

dei diversi metodi di calcolo degli interessi sul mutuo e del contributo della Provincia durante i primi anni del mutuo la rata annuale di contributo erogato dalla Provincia è leggermente inferiore alla rata annuale degli interessi che la persona deve pagare alla banca, mentre negli ultimi anni del mutuo la rata annuale di contributo erogato dalla Provincia è leggermente superiore alla rata annuale degli interessi che la persona deve pagare alla banca. Il contributo complessivo provinciale corrisponde in ogni caso al totale degli interessi pagati dalla persona alla banca.

Vediamo quali sono le principali modalità per ottenere le agevolazioni previste. Potranno presentare domanda chi intende fare interventi di recupero edilizio e di riqualificazione energetica che beneficiano delle detrazioni d’imposta stataSi propone di seguito un esempio. Una persona che prevede di sostenere una spesa di ristrutturazione pari a 100.000 euro beneficia di una detrazione d’imposta teorica statale pari a 48.000 euro (il massimo previsto in caso di ristrutturazione) mediante dieci rate annue di 4.800 euro da inserire nella propria dichiarazione dei redditi. Qualora tale persona abbia accesso al contributo provinciale in oggetto, la medesima potrebbe recarsi presso una banca convenzionata e stipulare un contratto di mutuo della durata di dieci anni per l’importo di 48.000 euro

(anticipando quindi in termini di liquidità la detrazione d’imposta statale di cui beneficerà nei successivi 10 anni). La persona dovrà poi rimborsare annualmente alla banca una rata del mutuo composta dalla quota capitale più la quota interessi. La Provincia rimborserà direttamente alla persona la totalità degli interessi pagati alla banca mediante 10 rate annuali di pari importo. Per effetto delle modalità di calcolo del contributo nei primi anni la persona riceverà un contributo leggermente inferiore rispetto a quanto pagato alla banca per la quota interessi ma

negli ultimi anni riceverà un contributo leggermente superiore in modo tale che alla fine dei dieci anni il contributo totale corrisponderà agli interessi complessivamente pagati. La domanda può essere presentata alla Provincia autonoma di Trento fino al 30 novembre 2017, utilizzando un apposito modulo pubblicato nel sito http:// www.provincia.tn.it/contributo_ristrutturazione_ casa_anno_2017/ Saranno ammesse a contributo le domande secondo l’ordine cronologico di presentazione fino all’esaurimento delle risorse disponibili. L’unico criterio è pertanto quello dell’ordine cronologico di presentazione (non occorre presentare indicatore ICEF). (R.G.)

La Comunità finanzia un vasto progetto di promozione turistica

Le Giudicarie in televisione

Per il secondo anno consecutivo la Comunità delle Giudicarie è regista di un’azione di comunicazione e promozione turistica - con coprotagonisti Trentino Marketing e i due Bim del Sarca e del Chiese - finalizzata a proporre alla grande platea italiana le offerte di vacanza giudicariesi. La pianificazione televisiva interessa le reti Rai e Mediaset: nel primo caso la trasmissione di RaiDue “Sereno Variabile” di Osvaldo Bevilacqua (10 e 11 giugno) e nel secondo con la messa in onda di spot durante le trasmissioni meteo collegate ai TG (75 passaggi, in 3 settimane di pianificazione), per raggiungere 30 milioni di spettatori stimati. Punto comune della Comunicazione sono il Parco Naturale Adamello Brenta e le Dolomiti di Brenta patrimonio Unesco, oltre che gli aspetti connessi

all’attività all’aria aperta. Per ogni area vengono evidenziati alcuni dei punti di forza: Comano punta sulle terme e sulla vacanza per tutta la famiglia, Chiese sul lago d’Idro, la mountain bike con il recente progetto di tracciati che coprono l’intera valle, ma anche il trekking, il bouldering e più in generale le attività outdoor, le Giudicarie centrali su pesca, mountain bike e sull’aspetto rurale del soggiorno, la Val Rendena sulla vacanza ad alta quota, il trekking, il bike e l’accoglienza e l’enogastronomia di qualità dei ristoranti stellati. Vi sono poi le quattro puntate, una per ciascun territorio, dedicate alle attività outdoor e ai servizi collegati, trasmesse sulla web tv tematica “Sportoutdoor. tv”. Le trasmissioni saranno messe in onda da un network di 100 importanti Tv reali raggiungendo così tutte le provincie d’Italia.

L’investimento complessivo supera i 300mila euro euro, ripartito tra territorio e Trentino Marketing. “Da molti anni - commenta il presidente della Comunità delle Giudicarie Giorgio Butterini - i quattro ambiti stanno investendo strutturalmente per la promozione del territorio, puntando su recupero storico-culturale e attenzione

all’aspetto naturalistico. Abbiamo le Terme di Comano e Campiglio, ma anche località solo nominalmente minori quali la Valle del Chiese e le Giudicarie Centrali. Quattro ambiti molto eterogenei ma complementari dal punto di visto turistico, accomunati dalla dimensione rurale, dalla possibilità di vivere esperienze genuine e da

una vasta gamma di attività outdoor”. “Per questi territori - evidenzia l’assessore della Comunità Roberto Failoni - ci sono ancora ampi spazi di crescita. Questa iniziativa di comarketing è importantissima all’avvio della stagione estiva, stagione per la quale possiamo ancora crescere su tutto il territorio delle valli

come indicano i dati della scorsa stagione che ha proposto la prima iniziativa di valorizzazione comune”. Il pacchetto di iniziative di promozione abbraccia poi il mondo della Mountain bike con le uscite sulla Gazzetta dello Sport e sulle riviste Mtb Magazine e Cicloturismo del Gruppo Neri, nonchè la presenza ad alcune fiere specializzate: E-Bike Festival Bike UP – Lecco 12/14 maggio, Ebike days – Monaco 19/21 maggio e CosmoBike – Verona 15/18 settembre. Per la pesca arriva a conclusione il libro fotografico in tre lingue realizzato allo scopo di enfatizzare il grande potenziale dei fiumi Sarca e Chiese ed anche dei laghetti alpini, del Lago d’Idro e di Roncone. Infine, attraverso la radio si promuoveranno gli eventi gastronomici&rurali inseriti nel programma Trentino Food Festival.


Attalità

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2016 Positivo e programmi 2017

La Cassa Rurale Giudicarie Valsabbia Paganella chiude in utile e rafforza gli investimenti a favore delle comunità, dei soci, delle associazioni e dei giovani Chiude in maniera positiva l’esercizio 2016 della Cassa Rurale Giudicarie Valsabbia Paganella, pronta ad incontrare i propri soci all’assemblea generale del 20 maggio per analizzare i risultati di un anno decisamente in ripresa. “Siamo soddisfatti per il risultato d’esercizio, per la diminuzione del credito deteriorato ma anche per lo sviluppo degli indicatori di solidità patrimoniale”, spiega Andrea Armanini, presidente dell’Istituto di Credito. I numeri confermano la situazione: 1 milione e 114 mila euro l’utile d’esercizio, 961 mila euro la raccolta complessiva (di cui 687 di raccolta diretta), quasi 600 mila euro i prestiti erogati, CET1 AL 13,39% e Total Capital Ratio che raggiunge l’importante soglia del 15,13%. Quest’ultimo dato indica il rapporto tra il patrimonio di vigilanza della banca e i crediti che la stessa ha concesso, ponderati per il loro rischio.

ciazioni e gli enti, i giovani e le imprese”, sottolinea Luca Martinelli, vicepresidente della Cassa. Sono così proseguite le “buone azioni per la crescita del territorio” ossia i bandi di mutualità tradizionale e progettuale (con investimento totale di 174.850 €), le attività aggregative (con oltre 200 partecipanti al Passaggiando a Roma e oltre 100 giovani per la 4^ edizione del Prendiilvolo day), le iniziative formative (per i soci, le imprese con il nuovo percorso formativo InBusiness, le associazioni e gli studenti a cui sono rivolti incentivi per l’apprendimento delle lingue straniere). Ma anche le “buone azioni che danno valore al futuro”, come i progetti Incipit, Interlabor (per svolgere un’esperienza lavorativa/stage all’estero), Casa Londra e Casa Berlino, il Progetto Orientamento e il progetto Vallesabbia Restart per promuovere nuove idee imprenditoriali giovanili.

Un anno di svolta, dunque, quello appena trascorso, in cui la Cassa Rurale ha voluto rafforzare il proprio impegno verso il territorio. “Cerchiamo di essere molto attenti alle esigenze delle nostre comunità, investendo sulle asso-

Un’attenzione che proseguirà anche nel 2017 attraverso la continuazione dei progetti più significativi e l’attivazione di nuove iniziative sempre più vicine alle esigenze e alle aspettative del territorio e delle comunità.

“Io Voglio Fare” la nuova iniziativa di incentivo allo sviluppo del volontariato

A.A.A. Volontari cercasi Così dichiarano i responsabili di queste realtà. “Io voglio fare” è stato chiamato il percorso, fatto di appuntamenti culturali, conferenze, spettacoli musicali e teatrali. Insieme nacque la Marcia del Volontariato “Exponiamoci”, che voleva e vuole essere un modo per sensibilizzare la comunità rispetto alla necessità di spendere una parte del proprio tempo gratuitamente per gli altri. Il mondo del volontariato è ricco, si diceva, ma a parere degli organizzatori di “Io voglio fare” si deve, e si può, fare di più. Ecco perché il percorso di “Io voglio fare” proseguirà anche nel 2017 e si concretizzerà in due corsi, con lo scopo di consolidare il senso di appartenenza dei vo-

Volontariato: risorsa preziosa di cui va fiero il Trentino, che vanta centinaia di associazioni e migliaia di volontari. Ma è tutto oro quel che luccica? Diciamo che negli ultimi anni qualche defezione si registra, soprattutto nel campo del volontariato sociale, più impegnativo e senz’altro meno gratificante rispetto al volontariato cultural-ricreativo (cori e bande, per esempio). Per questo va incentivato. Le Cooperative sociali “Il Bucaneve”, “L’Ancora”, “Lavori in corso” e l’Associazione “Comunità Handicap” (raccolte nel Consorzio “Impresa Solidale”) operano da molto tempo nel campo sociale sul territorio giudicariese. Nel 2014 hanno deciso di dedicare un anno proprio al volontariato, risorsa preziosa, appunto, soprattutto in un tempo in cui le casse pubbliche sono in drastico svuotamento. “Volontariato come forma di impegno in favore dei più deboli, di coloro che hanno più bisogno di aiuto”. lontari già presenti all’interno del mondo di “Impresa Solidale”. Tuttavia potranno partecipare anche persone desiderose di approfondire gli argomenti trattati e/o

desiderose di avvicinarsi alle Cooperative. Uno degli obiettivi è “l’implementazione della rete di volontari”, per dirla con gli organizzatori. “Non si intende dare

nozioni tecniche (sul lavoro coi minori o con i disabili), ma rafforzare l’identità del volontario come persona che svolge un’attività dal forte valore etico”.

Dei due percorsi pensati, uno sarà rivolto ai giovani, con uno sguardo al futuro ed alla tecnologia come strumento per un volontariato dinamico e consape-

vole, che si concretizzerà in un prodotto comunicativo elaborato dai partecipanti. Il corso partirà in primavera. Il secondo partirà a settembre e sarà rivolto agli adulti. Si affronteranno, tramite letture, incontri e dibattiti, i temi dell’impegno etico, della coesione sociale, del volontariato come risorsa, del ruolo del volontariato come figura chiave anche nel dialogo degli enti con la comunità in cui operano. Alla conclusione di questo secondo percorso verrà aggiunta una serata sul tema dell’adozione di beni comuni, aperta a tutti. Il calendario degli appuntamenti verrà pubblicato sul sito www.impresasolidale. tn.it.


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Cooperando

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Allevatori in Festa Annata serena per il latte. Preoccupa la campagna mediatica contro il consumo di carne E proprio negli spazi di via delle Bettine si è svolto il consueto appuntamento della “Festa di Primavera“ arrivato alla dodicesima edizione che quest’anno ha proposto un ricco programma per grandi e piccini. Dalle mostre concorso dei cavalli delle razze Haflinger e Norico e delle vacche razza Bruna e Frisona, ai laboratori di caseificazione e lavorazione carni curato dagli studenti dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige. Una due giorni che, da mattina a sera, ha visto gli allevatori trentini ma anche famiglie e curiosi partecipare numerosi e con un rinnovato entusiasmo. Una festa che coincide infatti anche con un importante momento di incontro tra la città e le valli, che riporta l’attenzione su un settore vitale per l’economia del territorio e per la tutela e la cura della montagna. Quest’anno la mostra delle vacche da latte, organizzata durante la festa è state la migliore di sempre a livello provinciale, riportano gli organizzatori. Tanti allevatori hanno voluto esserci a conferma del presti-

L’

di Alberto Carli

appuntamento del 18 e 19 Aprile scorso a Trento, è stato uno di quelli da non perdere. Si è svolta infatti la dodicesima edizione della “Festa di Primavera” presso la Federazione degli Allevatori, società cooperativa creata 60 anni fa, nel 1957, che rappresenta un riferimento per gli allevatori tren-

gio della competizione, con un numeroso pubblico che ha affollato le tribune e ha assistito alla valutazione. Il clima di festa quest’anno ha coronato un’annata positiva nel settore del latte, dove i prezzi, partiti malissimo

(sotto i trenta centesimi a litro) ad inizio del 2016, sono via via cresciuti fino a riportare gli allevatori in “zona salvezza” e fa ben sperare anche la crescita, soprattutto negli ultimi anni, dei giovani allevatori, che proseguo-

tini. La Federazione degli Allevatori conta infatti circa 1200 soci, di cui 700 impegnati a tempo pieno nell’allevamento animale, e, a loro volta, posseggono 40mila capi tra vacche da latte (20.000), animali giovani da latte (dalla vitella di pochi giorni alla manza che non ha ancora partorito), e 5.000 capi da carne.

no l’attività familiare oppure partono da zero, ma in entrambi i casi, la maggior parte dopo percorsi di studio impegnativi. Una nuova generazione forte anche di un bagaglio di conoscenze teoriche oltre che pratiche

fondamentale per la valorizzazione di prodotti, ma anche di un territorio che deve fare i contri con un mercato sempre più globale. Le razze allevate in Provincia di Trento sono così ripartite: Bruna 39%; Frisona 39%; Pezzata Rossa 11,3%; Rendena 5,4%; Grigia Alpina 2,8%. Circa il 90% del latte bovino prodotto (in totale 1.400.000 quintali l’anno) è trasformato dai caseifici sociali riuniti nel consorzio Concast-Trentingrana. Poco meno della metà del latte prodotto è destinata a Grana Trentino (protetto dalla DOP Grana Padano). Tra gli altri formaggi troviamo la Spressa delle Giudicarie DOP e l’Asiago DOP. Preoccupa, invece, la carne. In Italia infatti i consumi sono ridotti ai minimi termini, con un media che non raggiunge i venti chili

all’anno pro capite, contro gli oltre cento degli Usa, ad esempio. Nella nostra Provincia, dove esiste una filiera della carne certificata, controllata e tracciata che è un fiore all’occhiello tra le nostre produzioni tipiche e dove i capi vengono selezionati a partire dal seme e alimentati attraverso un rigoroso disciplinare che privilegia i sottoprodotti della catena alimentare dell’uomo, solo il 15% dei consumatori trentini compra carne locale. Un’indagine dell’Osservatorio sul Nord Est registra una diminuzione della quantità di carne e pesce acquistati dietro cui si celano diverse ragioni: un cambiamento degli stili di vita, più improntati alla moderazione e alla sobrietà, o la necessità di modificare la propria dieta scegliendo di rivedere al ribasso il consumo degli alimenti. La prima considerazione che affiora spontanea però, è che la crisi sembra mordere ancora e costringere la popolazione a cambiare il proprio modo di acquistare, rivedendo il complesso del proprio carrello della spesa.

Il Battaglione Schützen Judicaria festeggia il primo compleanno

Una rinascita che non solo riempie di orgoglio gli aderenti alle varie Compagnie ma che interessa senz’altro tutti i cultori di storia locale: infatti il Battaglione Schützen Judicaria può vantare un passato illustre nella difesa dei confini territoriali del Tirolo Storico. Troviamo la presenza del Battaglione Judicaria, composto da miliziani provenienti appunto dai territori della Judicaria (che storicamente comprendevano anche la Valle di Ledro e la Valle dei Laghi) nella famosa battaglia di Calliano del 1487 per impedire l’invasione delle preponderanti truppe veneziane.

In Giudicarie si stanno ultimando gli ultimi dettagli riguardo l’organizzazione della grande festa/raduno prevista per i primi di giugno al lago di Roncone per festeggiare il primo anno del Battaglione. Esattamente un anno fa, i primi di aprile del 2016, rinacque a Vezzano il Battaglione Judicaria formaIn questa battaglia il Capitano del Battaglione Judicaria, Micheletto Segato, si trovò con i suoi settecento (secondo altre fonti appena quattrocento) soldati territoriali ad essere il primo ad ingaggiare gli oltre tremila fanti veneziani, resistendo fino al sopraggiungere degli altri comandanti alleati. La battaglia si risolse con una grande vittoria dei tirolesi. Per i miliziani giudicariesi fu forse la

tosi dall’unione delle sei Compagnie Schützen di Vezzano (capitano Dino Cerato), Rhendena (capitano Silvano Capella), Judicarien Tre Pief (Pierluigi Speranza), Arco (capitano Paolo Perli), Roncone (capitano Baldassarre Bazzoli) e Ledro (capitano Luisi Lino).

La battaglia di Calliano

prima grande prova in una battaglia campale e sebbene furono pesanti le perdite tra le loro fila, ne uscirono valorosamente. Ma c’è di più: pare che questo fatto d’arme sia stato l’evento che porterà poi l’allora Imperatore del Sacro Romano Impero Massimiliano I d’Asburgo ad emettere nel 1511 il Landlibell, trattato che codificava l’impegno difensivo territoriale delle comunità

tirolesi. Di fatto, la nascita degli Schützen. Cinquecentotrenta anni dopo, sulle rive del Lago di Roncone, tre giorni di festa commemoreranno il primo anno dalla rifondazione del Battaglione per il quale è già attivo il comando: Capitano Mattia Bonapace, vice Comandante Dino Cerato, Oberjäger Samuel Bonapace, porta bandiera Francesco Luisi, madrina del Battaglione Maria Tonelli. Appuntamento a tutti, Schützen e non, nelle giornate del 9, 10 e 11 giugno per una grande festa in allegria e all’insegna della tradizione e della storia delle nostre valli e delle nostre genti.


Memoria

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Dimenticate dalla storia, le ragazzine locali portavano materiali fino a mezza montagna per una razione di pane in più

Le portatrici di assi della Val Rendena E forse per le nostre Giudicarie e per la Val Rendena in particolare, una delle “tessere” storiche più caratteristiche e rappresentative di quel periodo fu quella relativa alle portatrici di assi. Del tutto simili alle corrispettive portatrici carniche, le portatrici locali operarono per il proprio esercito nazionale, quello imperiale austro ungarico e, forse per questo, non godettero in seguito della stessa fortuna storiografica delle loro “colleghe” arruolate dal Regno d’Italia. Come ebbe a dire anche Dante Ongari: “Di monumenti ai soldati ve ne sono a centinaia, ma di queste donne pare si siano dimenticati tutti”. La nascita del lavoro militarizzato femminile in Giudicarie può forse essere fatta risalire già prima dello scoppio della guerra, nel periodo delle grandi opere di fortificazione al confine e sulle montagne a dominio delle valli, durante la costruzione della cosiddetta “linea di resistenza tirolese” (Tiroler Widerstandlinie). Ma è solo con l’inizio delle ostilità che le donne iniziano ad essere inquadrate in vere e proprie compagnie organizzate, non dissimili dalle “Arbeiterkompagnien” maschili. In un momento nel quale l’imperial-regio esercito non disponeva ancora sul fronte giudicariese di una fitta ed efficiente rete di trasporti meccanizzati (tramvie e teleferiche), il compito di trasportare assi e materiali da costruzione per i nascenti baraccamenti in alta quota furono demandati alle donne locali. Da un dispaccio dell’Ufficio Informazioni italiano del 16 agosto 1916: “Si

L

di Aldo Gottardi

a Prima Guerra Mondiale è un evento che racchiude un’infinità di storie diverse. Storie intime, storie locali e microstorie o eventi più ampi: tante tessere differenti di un unico grande mosaico. Alcune di queste “tessere” hanno goduto di ampio risalto e ricerca storica per la loro importanza o per la loro curiosità; al-

dà un grande sviluppo ai lavori difensivi di tutta la zona, soprattutto nelle valli di Borzago, S. Valentino e Breguzzo. In essi vengono impiegati prigionieri di guerra russi, serbi, Arbeiterabteilungen e compagnie di fatiche femminili (per ora si conosce la sola compagnia di Creto, organizzata dal sergente di gendarmeria Zampedri). Dette compagnie femminili militarizzate sono riconosciute dalle autorità militari quale reparto regolare.” Erano ragazze, donne spes-

so con i mariti, i figli o i parenti su lontani fronti di guerra e alcune appena adolescenti che per poter ricevere anche un pur minimo guadagno in denaro e una razione in più di pane, mentivano sull’età. Dalla testimonianza di Regina Baldracchi di Strada: “Dicevo di avere 15 anni invece ne avevo solo 13 per essere presa a lavorare dal comando tedesco di Bondo. Dovevo portare mazzi di filo spinato sulle spalle, con la ‘bastina’ sulle montagne che servivano ad in-

tre, per la loro precisa localizzazione spaziale e per determinate congiunture politiche, storiche e sociali sono rimaste nella zona d’ombra della grande storiografia, sopravvivendo nel ricordo solo grazie alla memoria della storica locale e alla tradizione orale.

nalzare le trincee. (…) sotto il sole si arrivava fino a Carriola e poi più avanti; ce lo dicevano di volta in volta dove andare”. Un’altra testimone, Teresina Terzi di Borzago, conferma: “parecchie giovani poiché avevano solo 12 o 13 anni, pur di essere arruolate s’erano imbottite il seno, avevano messo scarpe con tacchi alti e lunghe sottane scure”. Il compito principale delle portatrici giudicariesi era quello di portare materiali da costruzione, assi per baracche e anche munizioni

dai magazzini nel fondovalle fino alle prime postazioni a mezza montagna: da qui il viaggio dei materiali sarebbe proseguito sulle spalle di prigionieri di guerra o a bordo dei vagoncini delle teleferiche. Ma poteva capitare che le donne arrivassero a trasportare anche fino alle prime linee, esposte ai pericoli dei cecchini e dell’artiglieria nemica come anche alle insidie naturali (valanghe, frane, ecc.). In un periodo, specialmente dalla fine del 1916, in cui la fame iniziò a farsi pre-

potentemente sentire nelle nostre valli, il lavoro militarizzato rappresentava una grande opportunità per le donne rimaste nei paesi non sfollati a ridosso delle prime linee. Anche se, specialmente per le donne sfollate della Valle del Chiese, questo lavoro voleva dire vedere ogni giorno il proprio paese da lontano, bombardato. Scrive nel suo diario lo Standschütze Oswald Kaufmann: “Queste donne portavano quasi fin nelle nostre trincee assi, acqua ed altre cose. Venivano dai paesi sfollati di Cimego, Condino, Bondone, Strada, Castello, occupati dagli italiani. (…) Le donne che trasportavano provviste guardavano giù nella valle i loro paesi bombardati, distrutti dalle bombe o saccheggiati dagli italiani. Che sofferenza!”. Con la fine della guerra, i paesi ritornarono gradualmente alla normale vita di tutti i giorni. E così fu che le tante donne giudicariesi militarizzate e attive per lunghi anni sulla linea del fronte attorno alle proprie case, dal novembre del 1918 tolsero la fascia giallonera dal proprio braccio, segno distintivo delle Arbeiterkompagnien. Il loro importante ricordo è sopravvissuto grazie agli storici locali e a illuminati progetti di recupero della memoria storica, che in passato hanno beneficiato della conoscenza diretta delle testimoni di questa “storia” all’interno della storia della Grande Guerra. Un ringraziamento al Museo della Guerra Bianca Adamellina di Spiazzo per avermi gentilmente messo a disposizione il proprio archivio.


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Centenario Grande Guerra

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Niente poteva giustificare tante stragi e sofferenze. Il Papa Benedetto XV continuava a lanciare appelli per la pace e per far finire la guerra, definita vergogna dell’Umanità. La popolazione europea era stanca per la fame e le sofferenze; inoltre aveva visto le migliaia di profughi tornate a casa orrendamente mutilati. Mancavano i contadini nei campi e gli operai nelle fabbriche, le donne, i vecchi e i bambini dovevano occuparsi di tutto. Non c’era una famiglia che non lamentasse qualche vittima della guerra. Mancavano quasi del tutto lo zucchero, il burro, la carne. Il pane, la pasta, la verdura vennero razionati. Al malcontento dei familiari dei soldati si univa il morale bassissimo di questi ultimi; numerosi furono gli episodi di diserzione, di automutilazione e di ammutinamento. Numerosi furono i processi e le fucilazioni di militari. In Russia, nella primavera del 1917, scoppiarono diverse rivolte che costrinsero lo Zar Nicola II all’abdicazione. Lenin prendeva il potere e firmava l’armistizio di BrestLitovsk (dicembre 1917); poi il trattato di pace con la Germania e la Russia usciva dal conflitto perdendo Polonia, Estonia, Lettonia, Lituania, Finlandia. Il ritiro della Russia sembrava aver dato un duro colpo alle speranze di vittoria del fronte anglo-francese-italiano. Germania e Austria riversarono contro il fronte francese e quello italiano le truppe rese libere dal disimpegno della Russia. A questo punto avviene l’entrata in guerra degli Stati Uniti d’America. In Italia l’esercito italiano era logorato dopo 12 inutili assalti sul fiume Isonzo. Il comando austriaco scaglia contro gli Italiani le truppe che tornavano dal fronte orientale. L’attacco sfondò lo schieramento italiano a Caporetto tra il 24 e il 30 ottobre 1917. Tutto il fronte italiano dovette ritirarsi per evitare che parte delle truppe rimanessero accerchiate o isolate. Tale ritirata, non essendo stata programmata, si trasformò in una disfatta. Furono perse intere divisioni e una quantità ingente di materiali. Migliaia furono i profughi civili costretti ad abbandonare le loro case. Per fortuna, quando tutto sembrava perduto, il paese seppe reagire con fermezza. Il generale Armando Diaz sostituì il generale Cadorna, a Roma fu costituito un governo di solidarietà nazionale presieduto da Vittorio Emanuele Orlando. L’intero parlamento appoggiò questo governo, l’esercito

Guerra 1914-18 mese per mese - Maggio 1917

La Russia esce dalla bolgia, sui fronti gli ammutinamenti Sul Carso e sull’Isonzo gli Italiani in difficoltà di Mario Antolini Musón

1917: l’anno della crisi. L’inizio del 1917, a differenza dell’anno prima, si presentò critico per gli Imperi centrali: le loro risorse si andavano assottigliando mentre gli eserciti dell’Intesa erano in lenta ma inesorabile crescita; la Germania, nel tentativo di tagliare i rifornimenti agli Alleati e

fu riorganizzato rapidamente, l’avanzata austriaca fu bloccata sul Piave, sull’altipiano di Asiago e sul Monte Grappa. Ormai per l’Austria e la Germania non c’erano più speranze. Segue l’alternarsi delle vicende del mese di maggio 1917. Aprile-maggio 1917. Fronte italiano. Dall’aprile-maggio del 1917 la decima all’undicesima battaglia dell’Isonzo. Per gli Alleati occidentali avevano in programma una serie di offensive per mettere alle strette gli Imperi centrali: gli anglo-francesi stavano per lanciare una serie di assalti simultanei al fronte occidentale (la cosiddetta “offensiva Nivelle”), mentre Cadorna preparava un’ennesima battaglia sull’Isonzo.

Nonostante la perdita di quasi 400.000 effettivi tra morti e feriti nel corso del 1916, l’esercito italiano andava sempre più rafforzandosi e nella primavera del 1917 poteva mettere in campo 59 divisioni con una forza di quasi 2 milioni di uomini, grazie al richiamo dei diciannovenni della classe 1898, e un numero di cannoni di medio e grosso calibro raddoppiato rispetto al 1916. Tra le innovazioni tattiche introdotte, figura nel 1917 la costituzione dei primi reparti di Arditi: soldati scelti specificamente addestrati ed equipaggiati per l’assalto e la conquista delle trincee nemiche. 5-9 maggio. Fronte macedone. Battaglia dell’ansa del Crna: truppe francesi, italiane e russe attaccano

azzopparne la capacità bellica, dichiarò la guerra sottomarina indiscriminata, provocando l’irritazione degli Stati Uniti che il 6 aprile le dichiararono guerra. Nel 1917 l’orrendo macello era ormai sotto gli occhi di tutti e non si vedevano sbocchi.

le posizioni bulgare,ma sono respinte. 12 maggio. Fronte italiano. Inizia la decima battaglia dell’Isonzo: le truppe italiane conquistano alcune posizioni nel Carso ma subiscono molte perdite. La lungamente pianificata offensiva sull’Isonzo iniziò con un devastante bombardamento preliminare di circa 3.000 bocche da fuoco; nel pomeriggio del 14 maggio la 2ª Armata italiana, passata al generale Luigi Capello, iniziò l’azione sul medio corso dell’Isonzo marciando dalla testa di ponte di Plava verso Quota 383: in condizioni di inferiorità di quindici a uno, il solitario battaglione austriaco che difendeva la vetta dovette cedere sotto gli attacchi di cinque reggimenti italiani, non

prima però di aver inflitto agli attaccanti perdite pari al 50 per cento degli effettivi. Il piano prevedeva di fermare poi le forze della 2ª Armata per spostare l’artiglieria in appoggio della 3ª Armata sul basso Isonzo, ma visti i progressi Capello chiese e ottenne di continuare con la sua azione: gli italiani estesero i loro assalti al monte Kuk, catturato definitivamente il 17 maggio dopo vari attacchi e contrattacchi delle due parti, e al monte Vodice, preso il 19. Il 20 maggio Capello lanciò dieci ondate di fanteria contro Monte Santo, ma i reparti arrivati in vetta furono ricacciati indietro da un contrattacco austroungarico e il generale decise di sospendere la sua offensiva.

14-15 maggio. Fronte ionico. Battaglia del Canale d’Otranto; riuscita incursione della flotta austroungarica contro lo sbarramento alleato del canale d’Otranto. 15 maggio. Parigi. Philippe Pétain rimpiazza Robert Nivelle alla guida dell’esercito francese. 18 maggio. Usa. Con l’approvazione del Selective Service Act viene introdotta la coscrizione militare negli Stati Uniti d’America. 24 maggio. Fronte italiano. L’azione si spostò a sud, dove il la 3ª Armata del Duca di Aosta iniziò i suoi attacchi a partire dal saliente creato nella precedente battaglia: sulla sinistra gli Italiani furono bloccati, ma sulla destra ottennero uno sfondamento, avanzando lungo una fascia larga 2 chilometri nella zona pianeggiante tra l’altopiano del Carso e il mare; fu conquistato il villaggio di Jamiano e lo slancio portò il fronte alle prime pendici dell’Ermada, dove rinforzi austro-ungarici bloccarono, il 26 maggio, gli Italiani. 27 maggio. Fronte occidentale. Si estendono le serie di ammutinamenti in seno ai reparti francesi sul fronte occidentale. 28 maggio. Fronte italiano. La decima offensiva sul Carso, ancora una volta con risultati modesti rispetto alle aspettative di Cadorna il quale, però, aveva sollecitato invano un intervento massiccio dall’Intesa a fianco delle truppe italiane. Di fronte alla serie crescente delle vittime di guerra, quanto suonano amare e quasi terrificanti alcune citazioni del sempre citato Ferguson: «Una corazzata costa due milioni di sterline, ma noi dobbiamo vincere la guerra; il prezzo non conta. Tre cose sono fondamentali: soldi, uomini, munizioni. Ci sono solo due alternative: o date i vostri soldi o date il vostro sangue. Al diavolo il costo degli armamenti: dobbiamo solo vincere questa guerra!».


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Maggio 1917 - Ripercussioni in Trentino e in Giudicarie

Al parlamento austriaco a Vienna parlano anche i Trentini Nelle vicende quotidiane di alternano le difficoltà di sopravvivenza Monsignor Perli è sempre con la penna in mano per rendere testimonianza, giorno dopo giorno, di ciò che sta accadendo in valle durante i troppo lunghi anni di belligeranza. Anche il mese di maggio 1917 è assai ricco di eventi e di situazioni da tramandare affinché non siano dimenticati. «4 maggio. 1917. In questi giorni sereni e arruffati dal vento ferve il lavoro delle campagne. Si sfrutta ogni palmo di terreno: vi lavorano donne, ragazzi e soldati reggendosi in piedi alla meglio. Ogni tanto si vedono cadere per istrada buoi sfiniti dalla fame e dalla miseria; i cavalli privi di biada e semola sono scheletri ambulanti. / Gli attuali sprovvigionati nel nostro distretto giudiziario sono 15.906. Questa settimana abbiamo potuto dare i tre etti ai lavoratori (il 40 per cento della popolazione). Potremo continuare questa porzione? 6 maggio. I giornali dicono che le perdite franco-inglesi negli ultimi giorni d’aprile furono di 300.000 uomini. / La fame spinse qualcuno a rubare dai campi le patate seminatevi. Alcuni soldati ebbero un permesso di 14 giorni per recarsi a lavorare le loro campagne. / I giornali tedeschi riportano le balossate commesse impunemente a Vienna dalle società o comitati d’approvvigionamento. Anche i processi criminali in proposito di là fuori han messo alla luce brutte cose colla complicità di qualche ministro ai danni delle povere popolazioni. 9 maggio. Oggi natalizio della nostra Imperatrice, altro ufficio divino. / Nell’aprile i sottomarini affondarono più di un milione di tonnellate di navi nemiche! 10 maggio. Con oggi si apre il VI° prestito di guerra austro-ungarico. Da atti ufficiali pubblicati tolgo il seguente specchietto: I prestito: Ungheria corone 1.175.337000; Austria corone 2.200.746.900; II prestito: Ungheria corone 1.132.537000; Austria corone 2.688.321.800; III prestito: Ungheria coro-

Fra le pagine di storia locale del mese di maggio 1917 spicca, al 31 maggio, «la prima tornata, del tempo di guerra, del Parlamento austriaco a Vienna. I deputati trentini/italiani affrontano con vigore e con diretta conoscenza dei fatti, anche per esperienza personale, i dolorosi casi e problemi degli internati e dei confinati, ne 1.984.850000; Austria corone 4.202.600.000; IV prestito: Ungheria corone 1.930.000.000; Austria corone 4.520.292.000; V prestito: Ungheria corone 2.300.000.000; Austria corone 4.467.940.000; VI prestito: Austria: corone 5.000.000.000; VII prestito: Austria: corone 5.800.000.000. 12 maggio. Oggi una squadriglia tionese si recò sul Monte per rintracciare Carlo Zamboni detto Giambón travolto da una slavina li 12 dicembre 1916. Lo trovarono a 50 metri dalla sua casina ancora conservato incorrotto dalla neve che lo copriva. Fu portato in paese e sepolto nel cimitero onorato dalle solite esequie. / Ieri l’altro a Breguzzo è morto il molto reverendo Don Giacinto Vedovelli emerito parroco di Vigo-Anaunia. / In questi giorni i nostri comandi militari ebbero la visita del celebre feldmaresciallo Conrad von Hötzendorf, il migliore stratega dell’Austria. / Più di 300 maestri e maestre furono posti sotto processo disciplinare per i loro intrighi nella politica irredentistica. Bisogna ben dire che tanti maestri dei nostri tempi dimenticarono e trasandarono la loro nobile missione per dedicarsi alla politica. / Oggi rassegna dei cancellati dalle liste della leva in massa dal 1867 al 1893 come inabili, come pure dei congedati e cancellati dai ruoli assieme a quelli della leva in massa trascurati finora fra gli anni 1871-1867. Fra i 127 presentatisi, abili 21, e tra questi 1 su 18 da Tione: Alcide Failoni. Ognuno ora può farsi un’idea delle condizioni fisiche e morali dei dichiarati inabili anche questa volta. / Gl’Italiani iniziarono sull’Isonzo la X.a offensiva. / Nell’aprile furono affondate un milione e 200.000 tonnellate di navi nemiche. / Contro la calunnia addossata al prete,

ch’egli sia stato il movente della guerra, vien opportuna la confessione del giornale socialista “Il lavoratore” di Trieste stampata nel suo n° 4 maggio 1915, n° 3539 (Tragedia di Saraievo): «Lo Zarismo fu la causa prima che separò i due gruppi (del socialismo russo e germanico) colla guerra e durante la guerra. Fu dallo Zarismo che partì l’impulso alla guerra, fu esso che vi costrinse il mondo, ciò che non fu risaputo per lungo tempo nemmeno dai Russi stessi. Ora una benefica legge di compensazione fa sì, che la spinta e il costringimento ad avviare trattative di pace partiranno probabilmente dal proletariato russo». È una delle solite ciarlatanate proprie di siffatta gente, ma vien buona per certi casi nostri. Lo stesso giornale nel suo n° 3550 dei 15 maggio 1917 riporta il deliberato socialista francese, il quale giustificò il suo rifiuto d’intervenire alla conferenza internazionale dei socialisti a Stoccolma pro pace, perché il detto congresso fu convocato irregolarmente senza fissare in antecedenza un ordine del giorno, in cui, fra il resto, «dev’essere stabilita la responsabilità della Germania e dell’Austria da dichiararsi nemici dell’internazionale, ed i socialisti

dei perseguitati politici e dei profughi, dei sottoposti ai tribunali di guerra, in una con molteplici questioni riguardanti le famiglie dei richiamati alle armi, le condizioni economiche, le requisizioni, i danni di guerra e, in genere, il trattamento della popolazione civile rimasta nei Comuni di residenza» (Benvenuti).

germanici, austriaci e ungheresi vengano allontanati dall’Internazionale come complici dei loro governi, e quindi da mettersi in istato d’accusa». / Quest’ultima notte le granate italiane arrivarono fino a Pradibondo. 24 maggio. L’offensiva italiana all’Isonzo fu sospesa e poi ripresa con impeto rabbioso pari a quello francese alla Somme. Arde ormai da 15 giorni senza un risultato. / Quest’anno molti insetti sotterra intaccano le tenere radici dei seminati, dei fagiuoli e li fanno o deperire o morire, tanto che campi interi furono totalmente rovinati. / Fra gli articoli oggi ricercatissimi vi è il sapone. Ce n’è in vendita, molto

caro, ma scadentissimo. Le famiglie, quindi, s’ingegnano a confezionarselo da sè e girano in proposito molte ricette; una delle migliori è la seguente: 3 chili di cenere bollita in 5 litri di acqua finché ne resta un litro; ¼ di resina; ¼ di grasso; ¼ di cola-falegname; ¼ di soda; ¼ di cera; ¼ di patate gratuggiate finemente; 1/8 di calce viva. Si fa bollire il tutto mescolando finché la broda è densa. Tolta dal fuoco vi si mescola un pochino di spirito di sapone, poi si versa in un recipiente piano, si raffredda e dopo 20 ore se lo taglia a pezzi. 25 maggio. Oggi fui a Bondo a visitare il cimitero e rispettivo monumento eret-

to colà ai Caduti su quel fronte. Un monumento colossale imponente, tutto in granito, ideato, disegnato, lavorato, diretto esclusivamente dal padre francescano Sebastiano Barcata (nel secolo Giuseppe) da Bolzano. Non mi faccio a descriverlo perché ogni tionese è alla portata di visitarlo e ammirarlo. / Posdomani si raccoglierà a Vienna il parlamento sospeso fin dal giugno 1914. Vedremo se i Tedeschi sapranno moderare le loro voglie di predominio per non stuzzicare altrettante voglie altrui; vedremo se il parlamento corrisponderà almeno oggi - momento gravissimo alla sua missione piena di responsabilità. Questo è certo, che se verrà lasciata libertà di parola, i deputati si sgraveranno lo stomaco contro gli spropositi fatti e lasciati fare dal governo ai danni immensi delle popolazioni e dei privati. / Il dott. Federico Adler, l’assassino del presidente [Stÿrckt] fu condannato a morte. Però è stato interposto ricorso contro la sentenza. Nella sua autodifesa, fra il resto, disse che tutti i giornali lasciati in vita dalla polizia e dal militare dovevano accettare talora dalla polizia e pubblicare articoli o altro come roba della stessa redazione. Tale accusa fu poi confermata anche dai giornali stessi. Han fatto coi giornalisti come coi preti sul pulpito:= predicate questo... e così e così». Mario Antolini Musón


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Attualità

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Comano Mountain Runners: l’entusiasmo del secondo anno Le principali novità 2017 sono la Sky Ghez e l’arrivo a Rango nella prima tappa della «Cuet» La Comano Mountain Runners ha presentato ad amici e associati le attività previste per la stagione estiva, la seconda della storia dell’associazione presieduta da Marco «Gera» Buratti, trascinatore in una serata tra bilanci e progetti futuri. Prima di elencare le novità del 2017, per un giovane sodalizio come quello delle Giudicarie Esteriori d’obbligo era una panoramica sugli eventi proposti nel 2016. «La Valandro Vertical Race è stata un successone – ha spiegato il presidente Marco Gera Buratti – visti i cento partecipanti e i tanti apprezzamenti riscossi sia dal percorso che dall’organizzazione. Anche la Comano Ursus Extreme Trail, lo scorso anno all’edizione “zero”,

ha fatto centro, anche se il maltempo ci ha costretto a interrompere sul più bello la seconda tappa: dopo la Cuet la soddisfazione più grande è stata la risposta dei volontari, che è stata incredibile in ogni angolo della Valle». La Comano Mountain Runners, infatti, è riuscita nel non semplice compito di unire un’intera vallata e decine di associazioni che si sono date da fare per far funzionare tutto al meglio nell’ultimo weekend di luglio. Messo alle spalle un super 2016, lo sguardo è ora al presente, tra diverse conferme e qualche novità. Roberta Caresani ha presentato la seconda Valandro Vertical Race, prevista domenica 2 luglio. La gara ricalca la prima edizione e prevede un durissimo

percorso di 3,3 chilometri e 1100 metri di dislivello, da Seo al Brugnol, appunto sul Valandro, monte che domina Stenico e dal quale il panorama è eccezionale: lo scorso anno a dominare fu il ronconese Patrick Facchini, ex ciclista professionista che in appena 41’56” ricoprì l’intero tracciato. Diverse invece le novità della Comano Ursus Estreme Trail, l’appuntamento principe dell’associazione messo in calendario per sabato 29 e domenica 30 luglio e presentato sabato dal vicepresidente Mattia Tosi. La gara «completa» è composta da due tappe per totali 117 chilometri (8300 metri di dislivello positivo) con un percorso ad anello su tutte le «creste» che sovrastano la Valle delle Terme di Comano, con parten-

za e arrivo a Ponte Arche. A differenza dell’edizione «zero», quando la prima tappa si concluse sul Durone (il primo a presentarsi al Passo fu il fiavetano Andrea Festi 8 ore e 13 minuti dopo la partenza), per la prima edizione ufficiale il traguardo del sabato è stato posizionato nel borgo

di Rango, dove nel medesimo weekend è prevista la Festa delle Associazioni. Dallo stesso paesino bleggiano si ripartirà la domenica per la seconda tappa, la cui seconda parte è tutta da scoprire vista l’interruzione del 2016. Altra novità sarà la «Cuet 37», ovvero una gara più «uma-

na» prevista il sabato con partenza e arrivo a Rango e «soli» 2650 metri di dislivello positivo. Gli atleti potranno quindi iscriversi alla Cuet completa oppure alle singole corse di 37 e 59 chilometri in calendario rispettivamente per sabato e domenica. Tutto nuovo è infine l’appuntamento di domenica 23 settembre con la Sky Ghez, competizione di 21 chilometri con partenza e arrivo a San Lorenzo in Banale: la gara, illustrata nei dettagli da Michela Orlandi, prevede lo start da Berghi (uno degli angoli più caratteristici del paese del Banale, altra perla dei Borghi più Belli d’Italia), la scalata fino a Cima Ghez (2100 metri di dislivello) e il traguardo ancora a Berghi.

La prima edizione della corsa da Darzo a Marigole

La Volada in Miniera di Mariachiara Rizzonelli

L’idea di legare cultura e sport ci è piaciuta da subito”, spiega Presidente dell’Associazione “La Miniera” di Darzo Emanuele Armani. Situazione confermata dal responsabile tecnico della Valchiese Ennio Colò: “L’Atletica Valchiese, pur facendo atletica leggera in generale, ha sempre avuto nel suo DNA un riferimento alla corsa in montagna, anche perché molto facile da praticare da noi. I nostri migliori risultati li abbiamo ottenuti in questa specialità: abbiamo avuto sette o otto maglie azzurre come Valchiese nella corsa in montagna, tra cui Ruggero Ghezzi, Federico Vaglia, Cesare Maestri, Yeman Crippa, Alberto Vender e Marco Filosi”. Proprio per questi ultimi “La Volada” sarà un’occasione per mettere in mostra le proprie qualità. Così potrebbe essere per Massimiliano Berti,

Domenica 7 maggio Miniere di Darzo e Atletica Valchiese in collaborazione con il Comune di Storo, Fidal, Bim e Cedis, organizzano ”La Volada”, prima edizione della corsa in montagna da Darzo a Marigole. “Le attività della nostra associazione,

nata nel 2011, sono piuttosto diversificate. L’idea di collaborare con la Società Atletica Valchiese è nata dal fatto che il prodotto “Miniera” deve essere per noi allargato dalle sole visite ad eventi che promuovano tutto il territorio.

specializzato in corsa in pista e campestre, ma che può dare molto anche in questo campo. La corsa è inserita nei circuiti di corsa in montagna per tesserati Fidal “Montagne Trentine” e “Scoiattoli Trentini”, quest’ultima dedicata alle classi giovanili. Rivolta a maschi e femmine, è articolata su più fasce d’età: per i giovani dai dodici ai sedici anni si snoderà praticamente in paese; gli adulti invece partendo dal Polivalente di Darzo saliranno in paese verso il castello e, nella parte sopra del bosco, prenderanno il sentiero dei minatori che sale fino a 1170 metri per raggiungere la galleria più alta della miniera di Marigole.In omaggio all’ade-

cavalchiese.it o telefonare al numero 328 0007711). Giovedì 4 maggio alle 20.45 alla Casa Sociale di Darzo la corsa sarà preceduta da un incontro con il maratoneta Orlando Pizzolato intitolato “Verso i propri limiti” sugli aspetti correlati alla fisiologia e all’allenamento nel running. Daniele Cominotti, consi-

sione di tutto il territorio della Valle del Chiese al nuovo omonimo Distretto Family sarà anche possibile partecipare alla passeggiata non competitiva “Family”, con arrivo in piazza a Darzo (prove generali 26 e 28 aprile, ore 18,00. Per info contattare l’associazione “La Miniera” attraverso il sito www. minieredarzo.it / o atleti-

gliere del direttivo de “La Miniera” che si occupa anche di sport, ricorda che l’associazione ha voluto costruire tutto un progetto attorno alla gara che prevede altri tre eventi durante l’estate in cui si potrà visitare nuovamente di corsa o camminando il sito minerario di Marigole. Gli fa eco Tommaso Bel-

trami, laureatosi da poco con una tesi per la Facoltà di Economia, ramo Gestione aziendale, sulla creazione di un piano marketing per il turismo legato alla miniera: “Ora si è giunti al momento in cui si fa un business plan dei progetti della stessa. La filosofia che seguiamo è che diventi un’attrattiva turistica, ma non un museo, piuttosto qualcosa ancora di vivo, che movimenti il territorio su più versanti. In questo senso ci è venuta incontro anche la Cassa Rurale Valsabbia Paganella”. Spiegano infine: “Perché la corsa si chiama così? È il nome tecnico con cui si definisce il momento dell’esplosione in miniera, ma richiama in qualche modo lo sprint finale di una corsa”. Un termine quindi perfetto; ora da perfezionare rimane solo l’allenamento in vista della gara.


Opinioni a confronto BOTTA E RISPOSTA

vilgiat@yahoo.it

Caro Adelino, non riesco a capire tutta ‘sta discussione sui vaccini. Io sono convinto che siano efficaci e che abbiano salvato milioni di persone in tutto il mondo, ma perché mettersi contro? Lucio

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Pro o contro, il dibattito è radicalizzato

Vaccini: tanta confusione Caro amico, a dir il vero ne ho già parlato sotto Natale, ma visto che il tema è tornato d’attualità credo sia opportuno riparlarne. Tutti i medici sono d’accordo, non hanno assolutamente dubbi, i vaccini sono quanto di meglio

la scienza abbia scoperto negli ultimi decenni. Sono decine le malattie debellate con una vaccinazione controllata e tempestiva. Purtroppo, oggi, con i social che tengono banco, chiunque può sparare coglionate e trovare chi ci ca-

sca, talvolta anche con un seguito di non poco conto, così non mi stupisco che addirittura ci siano genitori che si ribellano alla vaccinazione per i propri figli. Come ho già scritto, siamo in un’epoca in cui si tende a non seguire più

la “professionalità” nelle materie più disparate, in cui la gente pensa di poter fare da sé, in cui si guarda internet e con quello si pensa d’esser diventati medici, ingegneri, avvocati, senza più l’aiuto di nessuno. E’ una falsa interpreta-

zione della conoscenza che può portare a guai difficilmente rimediabili. Credimi sono anch’io preoccupato, non vorrei che il fenomeno ci riportasse indietro di cent’anni. Sarebbe drammatico. (a.a)

Venticinque anni di Mani Pulite In questi giorni tutti hanno celebrato il 25 anniversario di Mani Pulite e ho letto le più svariate interpretazioni. Partiti come la DC sono spariti nel nulla, altri non si sono più ripresi, s’è salvato solo il PD, per merito o per connivenza con il pool che controllava le indagini? Tu, da vecchio democristiano, forse puoi chiarire come andarono le cose…. Ettore

Caro Ettore, la questione da te sollevata m’è stata proposta da parecchie persone in questi giorni. Direi che non è facile rispondere, ognuno la pensa alla sua maniera e contano ancora gli orientamenti politici personali. Bisognerà attendere qualche anno per avere una lettura compiuta ed equilibrata di quel periodo. Ci sono ancora tanti ricordi e interessi in gioco. Io non so se il Pool milanese agì per conto della sini-

stra, dell’allora Pds tanto per capirci, ma penso che un collegamento diretto non ci sia stato. Però, osservando i fatti successivi, sono preso da non poche perplessità. E’ incontestabile il fatto che molti di quei Pm hanno poi fatto carriera in formazioni di sinistra: Tonino Di Pietro è stato parlamentare e Ministro dell’Ulivo (solo più tardi ha fondato un suo

Parità controversa Egr Amistadi, in Consiglio Provinciale a Trento stanno litigando su un disegno di legge presentato dal PD sulla “parità di genere”. Il Pd, così come gli altri partiti della maggioranza, seppur con meno entusiasmo, vorrebbe che alle prossime elezioni provinciali si possano votare due sole preferenze di cui una obbligatoriamente data a una donna. Non sarà più possibile dare due voti a soli maschi, ma neanche a sole femmine, se invece si dà un solo voto lo si può dare a chi si vuole, femmina o maschio. Gran bella proposta, con tutti i problemi che abbiamo, sembra che per le donne del Pd il problema più importante sia quello di garantirsi la rielezione... roba da matti. Un giudicariese incazzato

attraverso un obbligo di legge, nel rispetto della democrazia e della libertà di voto. Io voglio essere libero di votare chi voglio e come voglio: un uomo, una donna, due donne come due uomini, senza imposizioni. Non accetto limitazioni alla mia libertà di voto. Forse, per la prima volta nella mia lunga vita politica, mi schiero apertamente con le minoranze che stanno facendo un buon lavoro supportati da gran parte dei Trentini. Per quel che conto, naturalmente! (a.a)

Adelino Amistadi

Un mondo di robot? Ciao Adelino, senti questa. Ho letto che fra una quindicina d’anni il 40% del lavoro sarà svolto da robot. Non è una cosa da poco, perché nessuno ci pensa e corre ai ripari? Quando metà della popolazione sarà senza lavoro, scoppierà la rivoluzione. C’è nessuno che pensa al futuro?

Sul tema della “parità di genere”, ne ho parlato più volte, personalmente non sono d’accordo. La politica, proprio perché riguarda il bene comune, dev’essere svolta da chi ha passione, innanzi tutto, e da chi è competente, indipendentemente dal sesso. Per il passato ed ancora oggi, nell’ambito politico, abbiamo una netta predominanza maschile, ma in quest’ultimi anni le donne si stanno ritagliando spazi importanti e con ottimi risultati. Questo però penso debba avvenire naturalmente e non

partito), Gerardo D’Ambrosio, vice del grande capo Borrelli, è diventato senatore del Partito Democratico, Gherardo Colombo è entrato nel cda della Rai sempre su indicazione del Pd, senza contare di altri magistrati (non del pool milanese) che hanno militato e militano nel Pd. Se c’era un disegno sotto o siano state solo coincidenze, io non lo so, giudica tu.

Eugenio In Giappone è già in funzione un hotel gestito da robot umanoidi. L’albergo è riuscito così ad abbassare i costi del personale e quindi applica tariffe molto più basse. Ma non credo che sia una gran scoperta. In un albergo la cortesia, il contatto umano, l’accoglienza sono cose importanti e non le vedo in mano a

robot, seppur giapponesi. Comunque è vero che fra vent’anni molti lavori e funzioni oggi svolte dall’uomo passeranno ai robot e ai droni. Purtroppo la rivoluzione elettronica e digitale degli ultimi anni ha spazzato via milioni di posti di lavoro senza crearne altri, se non in minima parte. Tuttavia è chiaro che una società senza lavoro non può esistere, bisognerà che da qualcuno, prima o poi, per non scatenare una guerra mondiale per fame, questa rivoluzione tecnologica venga gestita in modo da realizzare un nuovo equilibrio. Come possa succedere non lo so. Io però sono abbastanza ottimista, di solito chi racconta il futuro non ne imbrocca mai una, per il semplice motivo che il futuro non è prevedibile.

Infatti neppure una rivoluzione tecnologica così impattante come quella a cui stiamo assistendo era stata prevista, neanche in un film di fantascienza. Qualche anno fa al cinema ci proponevano “Il pianeta delle scimmie”, immaginando che una guerra nucleare avrebbe fatto scomparire gli uomini dalla terra che sarebbero stati rimpiazzati dalle scimmie. Oggi si parla del “pianeta dei robot”, dove gli uomini moriranno di inedia e di fame, rimpiazzati dai robot. Ma il futuro non è sempre quello che si legge, la storia ci insegna che nel lungo travaglio dell’uomo, sono stati spesso gli imprevisti a risistemare le cose. Io ci spero. Non sempre gli imprevisti sono negativi, anzi! (a.a.)

SEGNALAZIONI. Diventa giornalista per quindici giorni. Segnala anche tu una notizia, raccontaci una storia, mandaci una vignetta su un fatto a te accaduto


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