Giornale delle giudicarie ottobre 2015 1

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Giudi iudicarie

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OTTOBRE 2015 - pag.

Mensile di informazione e di approfondimento

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ANNO 13- OTTOBRE 2015- N. 10 - MENSILE

EDITORIALE

Il partito dei “responsabili”

Continua a pag. 8

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Occupazione, segnali di ripresa Dopo mesi di segno meno i dati dell’Agenzia per il lavoro tornano ad essere positivi anche in Giudicarie

Mondo Contadino- Festival della polenta- Desmalgada

Il “rurale” fa centro

Stanziati oltre 16 milioni per completare la rete

Comunità, maxi-piano perle ciclabili A pagina 8

Su ospedale e Pronto soccorso

Sanità, Zeni rassicura i sindaci

A PAGINA 1

Tensioni in un’Europa

Voto in Catalogna, Jihad e McWorld A PAGINA 22

E.S.CO. BIM E COMUNI DEL CHIESE S.p.A.

Avviso di gara per estratto

La società E.S.CO. BIM E COMUNI DEL CHIESE S.p.A. intende indire un confronto concorrenziale nella forma dell’asta pubblica, con aggiudicazione mediante il criterio del maggior rialzo percentuale, per l’affidamento in concessione del servizio accessivo di bar interno (spaccio) presso l’edificio che ospita il Centro Acquatico di Condino in via Roma n. 7 a Condino (TN). Il canone annuo posto a base di gara è pari ad Euro 5.000,00.- (cinquemila/00), al netto dell’I. V.A. nella misura di legge; Non sono ammesse offerte in diminuzione rispetto all’importo posto a base di gara o pari all’importo stesso. Le offerte, redatte con le modalità previste dal Bando di gara, dovranno pervenire presso la sede della Società E.S.CO. BIM e COMUNI DEL CHIESE S.p.A. in Via Oreste Baratieri n. 11 - 38083 CONDINO (TN) entro le ore 12:00 del giorno 11 novembre 2015. Il testo integrale del Bando e gli allegati sono disponibili a partire dal 15 ottobre 2015, sui seguenti siti: - sito della piscina: http://www.aquaclubcondino.com sezione NEWS - sito del Consorzio BIM: http://www.bimchiese.tn.it/; - sito della Società http://www.valledelchieseonline.it/esco-bim-e-comuni-del-chiese-spa.html Condino, 30/09/2015

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FONDATO NEL 2002

di Adelino Amistadi In politica, destra e sinistra esistono ancora? O sono categorie ormai logorate dal tempo e dal tramonto delle ideologie? E’ un po’ l’interrogativo che si pongono tutti quelli a cui piace dissetare di politica. In effetti, guardando alla situazione di oggi, a livello nazionale, ma, perchè no, anche a livello provinciale, destra e sinistra, così com’era intesa, non esistono più. Sopravvivono alcuni partiti senz’anima e senza prospettiva. Ma i colori che hanno contraddistinto i partiti fini a pochi anni fa, sono ormai stinti, irriconoscibili. Per nostra fortuna sembra sia nato un nuovo grande partito: il “partito dei responsabili”, comprendente, oltre ai grillini ed ai salviniani, tutti coloro i quali, per coscienza e responsabilità, votano al di la delle indicazioni del partito, e si sentono liberi di navigare a vista, a seconda se ritengono le leggi proposte dal Governo o da altri, idonee a risolvere i problemi del Paese. Così dicono. E di responsabili ce ne sono di vario tipo un po’ in ogni partito, ed ognuno interpreta la responsabilità a proprio gusto e consumo. C’è chi è responsabile e vota per il governo, contro le indicazioni del proprio partito, per la paura di essere mandato a casa con nuove elezioni, e chi vota “no” più o meno per lo stesso motivo.

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Il Presidente del Consiglio di Amministrazione Vigilio Nicolini

Alle pagine 12-13 e 14 SOCIETÀ Al cinema con... la Lilt A pag. 24 ECONOMIA Mettere l’impresa “al centro” A pag. 12 SPORT Sulle due ruote con la Cicl.Giudicariese Apag . 35

Eppur qualcosa si muove. Per l’occupazione in Giudicarie ci sono spiragli di ripresa. Piccoli indicatori dai quali sembra emergere finalmente un lieve risveglio delle attività produttive, persino in un settore come quello edile che non dava segni di vita dal 2007. L’ha detto Rosanna Parisi, responsabile del Centro per l’impiego di Tione in occasione della premiazione dei 260 alunni delle varie scuole della valle che hanno preso parte a Training for job: un’iniziativa della Comunità di valle per l’avviamento degli alunni alle attività lavorative. Durante la serata conclusiva, dove i partecipanti hanno ricevuto gli attestati di tirocinio, la dottoressa Parisi ha presentato alcune slide che hanno offerto un quadro molto esplicativo della situazione occupazionale locale che, in linea con il difficile momento nazionale, da qualche anno viaggiava su un binario morto.

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Enti locali in trasformazione

Gestioni associate, si parte?

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I nuovi sindaci-3/ Luca Turinelli

«Un Comune vicino ai cittadini»

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A cura della REDAZIONE

Rassegna Stampa

OTTOBRE 2015

RASSEGNA STAMPA SETTEMBRE 2015

DALLE GIUDICARIE DALLAPROVINCIA

Comano Terme - 3174 catture al XXI campionato europeo di pesca a mosca - Con 453 pesci pescati e poi ributtati in acqua, secondo la tecnica del “catch and realese” la Repubblica Ceca si è aggiudicata il titolo di Campione d’Europa ai XXI Campionati di Pesca con la Mosca che per una settimane hanno animato le rive del fiume Sarca e del lago di Nembia. Al secondo posto la Francia, al terzo la Polonia. Campione assoluto europeo Heimlich Roman, sempre della squadra ceca, che ha preceduto il francese Sébastien Delcor e il compagno di squadra Adam Tomas. Grande la soddisfazione fra gli organizzatori, in particolare la Federazione Italiana Pesca Sportiva e Attività Subacquee, il Comitato Trentino e l’Azienda per il Turismo Terme di Comano, per l’ottima riuscita della manifestazione che ha fatto registrare il record assoluto di pesci pescati, ben 3174. Valle del Chiese - I lanzichenecchi hanno “invaso” la valle del Chiese. A Lodrone rievocato il passaggio nel 1526 - Un salto di cinquecento anni a ritroso nella storia. E’ lo spettacolo che si è presentato a fine settembre a Lodrone di Storo, che agli occhi dei visitatori è apparso letteralmente invaso dai lanzichenecchi. O meglio da quasi 200 appassionati italiani e tedeschi che hanno riproposto fedelmente costumi, armi e modi di vivere di questi soldati di ventura e della varia umanità che li seguiva. Esattamente come avvenne nel 1526 con il passaggio nella valle del Chiese di ventimila lanzichenecchi provenienti dalla Baviera e diretti a sud sino a diventare protagonisti del drammatico Sacco di Roma. La manifestazione di Lodrone punta a ravvivare il legame storico tra la Valle del Chiese e la famiglia dei Conti Lodron, tra il Trentino e la località tedesca Mindelheim dove iniziò l’epopea dei lanzichenecchi. L’intento è di trasformare l’appuntamento storico in una opportunità turistica. Ponte Arche - Videosorveglianza 24 ore su 24. In fase di realizzazione un sistema che monitorerà gli accessi a Comano Terme da Trento, da Tione, da Stenico, dal Bleggio e dal Lomaso - È in fase di realizzazione un importante sistema di videosorveglianza, che, dopo aver superato l’iter amministrativo comunale e prefettizio il Comune di Comano Terme ha dato in appalto alla ditta Digistyle di Simone Buratti. I tecnici stanno svolgendo gli ultimi test ed a breve tutte le telecamere saranno poste in funzione e saranno collegate al sistema operativo posizionato nel distaccamento di Ponte Arche del Corpo di Polizia Locale delle Giudicarie cui sono affidati il controllo e la gestione del sistema. Da qui si potranno monitorare i punti più sensibili della zona registrando le immagini che, in caso di necessità, potranno essere messe a disposizione a tutte le forze dell’ordine e alla Magistratura. Il sistema di sorveglianza, voluto dall’Amministrazione, pertanto è in grado di fornire alla Polizia Locale un importante strumento di sorveglianza del territorio a distanza 24 ore su 24. Le telecamere riprenderanno gli accessi a Comano Terme da Trento, Tione e Stenico, l’incrocio tra le strade del Bleggio e del Lomaso, l’accesso al parco termale ed un’isola ecologica. Pieve di Bono - Nell’orto coltivava piante di marijuana. 76 enne denunciato per produzione di stupefacenti - Coltivava tranquillamente nel giardino di casa delle piante di marijuana. Alte anche un metro e 80 riferiscono i Carabi-

nieri di Pieve di Bono che hanno svolto l’operazione che ha portato alla denuncia di un 76 enne per produzione di stupefacenti. L’uomo accusato si è difeso sostenendo che quelle erano piante ornamentali... Giudicarie - Comunità, rinnovata la Commissione per la Pianificazione territoriale e il Paesaggio delle Giudicarie - Il Comitato Esecutivo della Comunità delle Giudicarie ha provveduto al rinnovo della Commissione per la Pianificazione territoriale e il Paesaggio (CPC). Giorgio Butterini ha assunto la presidenza della Commissione, in quanto Presidente della Comunità, mentre la Provincia ha individuato nell’architetto Alberto Cipriani l’esperto di nomina provinciale. Sono rimasti invariati gli altri membri della Commissione, poiché il Comitato Esecutivo ha valutato positivamente l’attività svolta nella precedente legislatura e, data la professionalità, la competenza e l’esperienza con cui tali commissari hanno affrontato il loro compito, ha ritenuto opportuno procedere alla conferma. Pertanto, oltre all’architetto Maurizio Polla, dipendente della Comunità, sono stati nominati l’architetto Dante Donegani esperto in ambito urbanistico architettonico, l’ingegner Massimo Favaro esperto in ambito urbanistico architettonico e il professor Annibale Salsa esperto in ambito storico culturale. Parco Naturale Adamello Brenta - Mobilità sostenibile: senz’auto si può. Nel Parco nel 2015 trasportate 240 mila persone - Liberarsi dall’automobile per vivere e contribuire a conservare le bellezze naturali dei parchi, con un approccio più consapevole. Questo l’obiettivo su cui lavorano da anni i parchi trentini ed in particolare il Parco Naturale Adamello-Brenta che a conclusione della settimana europea della mobilità sostenibile ha presentato alcuni dati relativi ai propri progetti di mobilità. L’impegno del Parco Naturale Adamello Brenta nel promuovere un turismo sostenibile per i territori, e contestualmente attraente per il mercato, passa anche attraverso Il progetto di mobilità sostenibile è stato attivato dal Parco nel 2003, anno in cui furono trasportate 33.000 persone. Nel 2006 per la prima volta si superarono le 100.000 persone, nel 2013 per la prima volta si superarono le 200.000 persone ed i dati di quest’anno dovrebbero attestarsi, a fine stagione sulle 240.000 persone trasportate. Il progetto mira a regolare il traffico all’interno delle valli più sensibili dell’area protetta, offrendo ad una ampia fascia di visitatori, la possibilità di accedere senz’auto.

San Michele all’Adige – La Fem alleva le vespe per combattere la drosophila - Allevare i nemici naturali della Drosophila suzukii per poi usarli contro il moscerino dei piccoli frutti. La Fondazione Mach, in collaborazione con la cooperativa Sant’Orsola e Bioplanet s.c.a., sta lavorando a un progetto di controllo biologico finanziato dalla Fondazione Caritro con il bando per i giovani ricercatori. L’obiettivo è quello di ridurre l’impatto della Drosophila sulle coltivazioni trentine e, contemporaneamente, diminuire il numero di trattamenti chimici. Grazie al finanziamento della Fondazione Caritro, da dicembre il ricercatore del Centro Trasferimento Tecnologico, Valerio Rossi Stacconi, sarà impegnato nello studio dei parassitoidi indigeni nemici dell’insetto asiatico. Caldes - 6° convention comuni: la famiglia motore di crescita economica - Oltre 130 partecipanti a Caldes alla sesta Convention dei Comuni per discutere di un tema di forte attualità “le politiche comunali per il benessere della famiglia”. Un focus sulla famiglia come motore di crescita economica e sociale, eco d’attrattività turistica, fattore di crescita del capitale umano. L’appuntamento annuale del meeting è sicuramente un’occasione di riflessione sui risultati e i traguardi raggiunti dalle politiche comunali e distrettuali per il benessere della famiglia, in un contesto aggregato che assomma tutti i principali stakeholders interessati al mondo “family”.

Trentino - Conferenza delle regioni: il trentino confermato alla guida della commissione speciale protezione civile La Provincia autonoma di Trento è stata confermata alla guida della Commissione speciale di Protezione civile in seno alla Conferenza delle Regioni e Province autonome. Una scelta che premia l’impegno profuso in questo campo e che va a riconoscere il livello raggiunto dal sistema della Protezione civile del Trentino e la qualità delle diverse anime che lo compongono, da quella professionale al grande mondo del volontariato. La Provincia autonoma di Trento era già subentrata qualche mese fa alla Regione Friuli Venezia Giulia nel coordinamento della Commissione speciale di Protezione civile, con un passaggio di consegne ratificato dalla Conferenza il 7 maggio scorso al quale ha partecipato l’assessore provinciale alla Protezione civile Tiziano Mellarini. L’impegno che la Commissione speciali si è assunta è di lavorare su diversi fronti, con l’obiettivo principale di coordinare e omogeneizzare l’impegno tra le Protezioni civili regionali e con il Dipartimento nazionale. Brasile – Missione del Trentino in Brasile - Ci sono anche imprese trentine che operano in Brasile, paese grande 28 volte l’Italia, settima potenza economica mondiale, con oltre 200 milioni di abitanti di cui 30 oriundi italiani (e 2 milioni circa di origini trentine). Esportano le loro produzioni, in settori

che vanno dall’edilizia al software per il settore sanitario, dalle materie plastiche agli affumicatori. La delegazione guidata dal presidente Ugo Rossi ha toccato con mano questa realtà, a Rio Dos Cedros, Stato di Santa Catarina, dove Trentino Export ha realizzato una struttura di supporto (magazzini, logistica, servizi doganali) per le imprese che vogliono sbarcare o già operano in Brasile, a cui si appoggiano attualmente una quindicina di realtà trentine, assieme ai loro partner brasiliani. Pochi giorni dopo una delegazione brasiliana è stata in visita in Provincia guidata dal sindaco del comune di Farroupilha, Claiton Goncalves, per sviluppare nuove relazioni in campo economico, commerciale, e delle tecnologie ambientali. Trentino - Piste ciclabili del trentino: in un anno 1.847.000 passaggi – Nell’ambito della settimane europea della mobilità sostenibile, il Trentino ha focalizzato l’attenzione sulla mobilità alternativa, sui mezzi pubblici, ma anche sulla rete di piste ciclabili, con i sui 460 km di piste ciclabili di interesse provinciale già realizzati che fanno segnare oltre 1.847.000 passaggi in un anno. Senza dimenticare il progetto di bike sharing e-motion, in un solo anno, ha registrato ben 54 mila prelievi di biciclette e 103.491 km percorsi. Presente a Pergine, Trento e Rovereto il servizio eemotion si compone di 32 stazioni con 198 biciclette delle quali 132 a pedalata assistita.

Milano – Expo, polemiche per lo stand del Trentino – Polemiche per lo stand Trentino a Expo. A sollevarle è il giornale “Trentino”, che ha fatto notare quanto lo spazio dedicato alle eccellenze della nostra provincia sia poco frequentato, a differenza di quello dell’Alto Adige che sta solo pochi metri più in là. L’assessore provinciale al turismo, Michele Dallapiccola ha risposto sottolineando come lo stand trentino metta in luce le eccellenze attraverso la loro presentazione, evitando di diventare “un osteria”, in questo caso riferendosi al fatto – sottolineato dai giornali – che nello stand altoatesino vengano offerti prodotti tipici, assaggi e buon vino. Per la Pat, secondo una prima stima sono oltre 20 le aziende trentine che hanno lavorato all’allestimento di almeno 24 padiglioni di Expo con una ricaduta generale superiore ai 40 milioni di euro. A fronte di un investimento della Provincia autonoma di Trento di circa 1,6 milioni di euro, si registrano 200 mila euro incassati da investimenti privati dagli 11 special sponsor trentini, 300 mila euro da fondi nazionali recuperati per la realizzazione dei concept store di Palazzo della Albere a Trento e Mart a Rovereto, a cui si aggiungono ulteriori 300 mila euro di fondi nazionali per azioni promozionali ad Expo Milano 2015.


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L’iniziativa degli Schützen delle Croci nere di ricordo ai caduti suscita dibattito. Capiamola più in profondità

“An derFront”, fra ricordo e polemiche di Ettore Zini

La durezza e la bellezza della solidarietà Daniela Salvaterra gestisce da 12 anni un centro in Perù che aiuta i bisognosi di Denise Rocca


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Lavoro

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Occupazione, primi spiragli in Giudicarie +7,9% la crescita rispetto al 2014, il turismo tira e pure l’edilizia dà qualche timido sprazzo di ottimismo L’ha detto Rosanna Parisi, responsabile del Centro per l’impiego di Tione in occasione della premiazione dei 260 alunni delle varie scuole della valle che hanno preso parte a Training for job: un’iniziativa della Comunità di valle per l’avviamento degli alunni alle attività lavorative. Durante la serata conclusiva, dove i partecipanti hanno ricevuto gli attestati di tirocinio, la dottoressa Parisi ha presentato alcune slide che hanno offerto un quadro molto esplicativo della situazione occupazionale locale che, in linea con il difficile momento nazionale, da qualche anno viaggiava su un binario morto. “Nei primi sei mesi di quest’anno – ha spiegato la responsabile dell’Ufficio del lavoro - emerge finalmente una piccola ripresa: +293 gli occupati nei vari settori lavorativi con un +7,9% rispetto al 2014, dove il saldo occupazionale era

di Ettore Zini Eppur qualcosa si muove. Per l’occupazione in Giudicarie ci sono spiragli di ripresa. Piccoli indicatori dai quali sembra emergere finalmente un lieve ristato negativo di quasi 900 unità (-891)”. Il settore più effervescente, ancora una volta, si è dimostrato quello turistico (+ 12,8%), grazie anche a un’annata particolarmente positiva per tutto il Trentino, con Madonna di Campiglio che addirittura ha fatto segnare un 23% in più di presenze e sul versante termale Comano Terme ha superato il 10%. Segnali concreti arrivano anche dal comparto edilizio, dove la variazione degli occupati si attesta a un più 12,6% (40 le assunzioni nel saldo occupazionale 2015 contro le meno 92 dello scorso anno). Percentuali ancora minute. Troppo esigue per avere la misura di un vero risveglio. Ma che, a quanto ha spiegato la dottoressa Parisi, dicono che, rispetto allo stand

sveglio delle attività produttive, persino in un settore come quello edile che non dava segni di vita dal 2007.

Fonte:Comunità delle Giudicarie - Training for job

by prolungato degli anni passati, probabilmente l’economia è arrivata al giro di boa, da cui è possibile iniziare una lenta risalita. “Ci sarà pure qualcuno che ha smesso di cercare lavoro – ha spiegato Rosanna Parisi nel suo intervento – ma anche i dati degli iscritti al Centro per l’impiego di Tione, raffrontati con quelli delle assunzioni, dicono che qualcosa di positivo sta accadendo”. Rispetto allo scorso anno, infatti, gli iscritti al “Centro” sono diminuiti del 7,7%, attestandosi a quota 3.043. Cifre che giustificano la diminuzione nelle liste

del Centro per l’Impiego il cui calo è di 234 persone in meno rispetto ai primi sei mesi dello scorso anno. Ciò senza tener conto di un altro dato significativo: quello che riguarda le assunzioni a tempo indeterminato. Anche qui, gli effetti del Jobs Act si stanno facendo sentire. Sono 569 le assunzioni di questo

tipo nel semestre 2015: il 67,8% in più rispetto allo stesso periodo del 2014. Infine - a completamento di un panorama che attesta il tentativo di uscire dall’immobilismo che ha caratterizzato le ultime stagioni - il più 10% sul terziario (+ 268 nuovi assunti contro i meno 571 del 2014 e, il risicato ma pur sempre positivo

+ 6,5% del commercio. Solo qualche anno fa gli stessi grafici, in perfetta linea con i dati provinciali e 4 punti in meno di quelli nazionali, riferiti ai tassi di disoccupazione giudicariese sfioravano la soglia del 7%. Al 10,9% della media italiana, si contrapponeva il più modesto 6,9% nostrano. Sufficiente però a mandare in fibrillazione l’intero mondo dell’occupazione. Anche qui, come del resto in tutta Italia, la crisi ha mostrato i suoi denti affilati e persistenti. Meno pungenti di altre aree più disastrate. Ma in grado di far guardare al futuro con una visione meno rosea del passato. I cali più consistenti avevano interessato il settore industriale (nel 2007 gli occupati erano scesi da 1.416 a 795: – 30,1%), mentre l’edilizia, comparto trainante per eccellenza aveva lasciato per strada il 44% della sua forza lavoro. I dati odierni, seppur riferiti ai soli primi sei mesi del 2015 e, a meno che non si rivelino un fuoco di paglia, aprono finalmente gli spiragli ad un possibile ritorno alla crescita.


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Politica

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Lo sfidante era Adalberto Mosaner, sindaco di Riva, che ha impostato la proposta della sua candidatura sulla necessità di un atteggiamento maggiormente “battagliero” nei confronti della Provincia, ritenendo che il Cal dovesse fungere maggiormente da “contraltare” rispetto all’esecutivo provinciale. Ricordiamo che il ruolo del Cal è, oltre a quello di formare rappresentanza degli enti locali, quello di esaminare ed esprimere pareri sui provvedimenti, normativi ed amministrativi della Provincia. Mosaner, dopo essere intervenuto in apertura della seduta, a cui ha fatto seguito un’articolata discussione, ha ritirato la sua candidatura, lasciando campo libero a Gianmoena che dunque è stato confermato alla guida del Cal e anche del Consorzio dei comuni trentini, l’ente che riunisce i comuni e fornisce loro assistenza e servizi. «Continuiamo – ha detto Gianmoena dopo la designazione - nel nostro impegno a servizio dei cittadini e del territorio consapevoli di una forza che deriva dalla coesione e dalla condivisione del Consiglio delle autonomie locali. Ringrazio Adalberto Mosaner per il suo contributo a questo processo con spunti che

Nell’istituzione che rappresenta i Comuni e le Comunità di valle del Trentino

Cal, conferma per Gianmoena Il sindaco di Varena di nuovo presidente del Consiglio delle autonomie. Due giudicariesi in giunta Nella seduta del 2 settembre scorso, il Consiglio delle autonomie (Cal), organo di rappresentanza dei comuni e delle comunità di valle trentine, ha confermato Paride Gianmoena quale proprio presidente. Dopo i due anni da presidente subentrato a Marino Simoni, nel frattempo eletto nell’ottobre 2013 in

seno al Consiglio provinciale nelle fila di Progetto Trentino, il sindaco di Varena (Val di Fiemme) ha coagulato attorno a sé il consenso della maggioranza dei sindaci presenti nel Cal, risultando eletto con 23 voti validi a favore, due schede bianche e due nulle.

l’aula ha fatto propri». Spunti che propongono il Consiglio delle autonomie non solo come il luogo di pareri ma come porta principale delle Istituzioni, la prima istanza della democrazia, entrando nel merito nelle discussioni che determinano il futuro del Trentino partendo dal terzo statuto di autonomia, dalla Valdastico, dal Not. «Sono temi certamente molto attuali – conferma Gianmoena - sottolineando la crescita del Consiglio

Paride Gianmoena

delle autonomie nel segno di un’autorevolezza che deriva da un riconoscimento effettivo del suo ruolo. Il Consiglio delle autonomie è diventato il vero luogo di confronto, basti pensare alla regia del Consiglio sui vari progetti di fusioni dei Comuni, come conferma il tour sul territorio. Senza dimenticare la mole di lavoro della struttura in rapporto alla Legge urbanistica, ma anche sulle gestioni associate e sulla forza che deriva dalla coincidenza di rappresentatività con il

Consorzio dei Comuni». Mosaner ha più volte sottolineato la necessità di un rapporto più equilibrato con la Provincia. «Certo – spiega Gianmoena - dobbiamo lavorare per un rapporto sempre più paritario con la Provincia e, in particolare, servono paletti precisi sui tempi da dedicare a temi importanti come il Protocollo di finanza locale ed altri pareri che a volte necessiterebbero di maggiore approfondimento. Ma i Sindaci hanno dimostrato grande maturità, anche, quando le riforme hanno toccato i propri ambiti. Perché la collegialità è un imperativo che ci contraddistingue nelle decisioni, ma anche nell’operatività”.

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Politica

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Mattia Gottardi e Monica Mattevi nell’esecutivo di rappresentanza dei comuni trentini I sindaci di Tione e Stenico sono nella giunta del Cal, una presenza importante per le Giudicarie ed i rapporti istituzionali con la Provincia

Mattia Gottardi

Mattia Gottardi avrà quali competenze il turismo e la protezione civile. Tematiche significative nel sistema provinciale. «Direi di sì, certamente si tratta di due settori che in Trentino rivestono uno spazio particolare. Il turismo, infatti, rappresenta oltre il 17% del Pil trentino coinvolgendo tutto il territorio provinciale, mentre la Protezione civile trentina si pone come modello a livello nazionale grazie alla forza del suo volontariato che

Monica Mattevi

A Monica Mattevi, sindaco di Stenico sono state affidate: istruzione e formazione inclusa quella universitaria, cultura e beni culturali, famiglia natalità infanzia e politiche giovanili, pari opportunità, innovazione e informatica. Sindaco Mattevi, per Lei è una conferma in seno al Cal, questa volta anche in Giunta. Con che spirito affronta questo bis? Sicuramente con maggiore competenza e soprattutto con entusiasmo anche per le materie che mi sono state affidate, nei confronti delle quali ho particolare predisposizione e che ritengo, in questo particolare momento, strategiche.

Sono Mattia Gottardi e Monica Mattevi i due giudicariesi che fanno parte del nuovo esecutivo del Consiglio delle autonomie guidato da Paride Gianmoena. Rispettivamente sindaco di Tione e di Stenico i due affiancheranno oltre il presidente il Vice Presidente Alberto Betta (sindaco di Arco), Alessandro Andreatta (Trento), Stefano Moltrer (Palù del Fersina), Stefano Bisoffi (Presidente della Comunità della Vallagarina), Roberto Oss Emer (Pergine

Valsugana), Laura Ricci (Croviana), Clelia Sandri (San Michele all’Adige), Claudio Soini (Ala), Enrico Lenzi (Samone) e Francesco Valduga, sindaco di Rovereto. L’assemblea in precedenza aveva approvato le modifiche al Regolamento interno del Consiglio delle autonomie. In particolare si è voluto incidere sulla composizione della Giunta, garantendo in via regolamentare la parità di genere con una Giunta allargata da 11 a 13 membri.

«Importante sede di confronto istituzionale» rappresenta una tradizione di questa terra». In che cosa consisterà il suo impegno in seno alla Giunta? Congiuntamente con gli altri componenti e con il presidente porteremo avanti un confronto continuo con la Giunta provinciale e di riflesso anche con il Consiglio, sulle tematiche più attuali e sui provvedimenti politici ed amministrativi portando il punto di vista dei comuni, le loro esigenze e le opportunità o meno di adottare determinate scelte.

C’è così differenza di percezione tra Provincia e comuni sulle varie tematiche da richiedere questa forma di “mediazione”? Non parlerei di differenza di percezione, però bisogna tenere conto che il Trentino è una terra particolare dal punto di vista morfologico, con una serie di comuni che stanno sull’Asta dell’Adige che hanno esigenze e problematiche molto diverse da altri che ad esempio stanno in Giudicarie, o in Val di Fiemme. Di conseguenza una legge od un

provvedimento che, preso nella sua lettera, può essere assolutamente condivisibile, a volte crea grandi scompensi nell’applicazione pratica se non si considerano le grandi differenze che passano tra comuni grandi e piccoli, di montagna e di pianura, turistici e non. E lì intervenite voi. La sensibilità dei sindaci e la loro conoscenza dettagliata delle problematiche locali introduce ulteriori elementi di valutazione che consentono di ottenere una mi-

gliore qualità della legislazione. Inoltre il confronto con la Provincia degli enti locali è importante anche in fase propositiva e di segnalazione delle necessità e delle aspettative del territorio. Infine la partecipazione al Cal è un momento di conoscenza, di discussione e di collaborazione importante con altri primi cittadini degli altri comuni trentini in un’ottica di “fare assieme” che, credo, sia quantomai necessaria in questo particolare momento storico». (r.s.)

«Formazione e cultura strategici per il Trentino» Come intende gestire le competenze che le sono state affidate? Con grande impegno. Per quanto riguarda l’Innovazione va ricordato che normative e obblighi di legge comportano, in particolare per i Sindaci, l’adozione di atteggiamenti e comportamenti nuovi nella gestione del rapporto con il cittadino. Occorre quindi promuovere strategie di progettazione di buone pratiche per proporre servizi innovativi: il tutto a servizio del cittadino. Per quanto riguarda invece le competenze legate all’area della conoscenza, va detto che le fusioni e le gestioni associate tra comuni comportano grandi sfide

per innovare i servizi. Diventa strategico avere persone che sanno interpretare i nuovi scenari, definire le giuste strategie, individuare modelli organizzativi e gestionali efficienti e per fare diventa cenrale la formazione. Sarà necessario garantire percorsi mirati di crescita non solo tecnico-specialistica, ma volti all’acquisizione di competenze emotive, di relazione e di interazione per i nostri dipendenti e amministratori. Cosa significa per Lei fare parte del Cal e come vede il ruolo di quest’organo nell’architettura istituzionale provinciale? Il Cal è organismo di rappre-

sentanza istituzionale degli enti locali della Provincia molto importante in quanto costituisce sede di informazione, confronto, coordinamento e proposta sulle diverse problematiche di interesse dei Comuni e delle Comunità. Dal Consiglio passano numerosi atti politici come proposte di delibere della Giunta provinciale o disegni di legge…. sui quali è possibile incidere esprimendo pareri e formulando proposte. Per questo è una grande responsabilità soprattutto nei confronti dei colleghi che hanno riposto in me la fiducia e con i quali è necessario collaborare al fine di trovare le soluzioni migliori a problematiche comuni.

Quanto è importante per le Giudicarie avere due rappresentanti in seno alla Giunta del Cal? Al di là delle competenze specifiche che ci sono state affidate io e il Sindaco Gottardi rappresentiamo tutto il Trentino Occidentale e vigileremo su tutte le proposte che dal Consiglio delle Autonomie passeranno. Sicuramente due giudicariesi in giunta rappresentano una grande opportunità per il nostro territorio, in quanto ci permette di portare le istanze delle nostre valli a Trento e incidere sulle decisioni per i territori di periferia che purtroppo a volte vengono trascurati. (r.s.)


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Comunità

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Gestioni associate, si va avanti. A rischiarare il quadro confermando che la Provincia questa volta fa sul serio ci ha pensato l’assessore provinciale agli enti locali Carlo Daldoss con due mosse. Prima lanciando un appello a nuove fusioni, confermando che anche se è di fatto iniziata una nuova consigliatura nulla osta che le nuove amministrazioni possano optare per nuovi percorsi di aggregazione. In secondo luogo confermando che sulle gestioni associate non vi saranno né rinvii né deroghe. In particolare restano due punti fissi: la data-catenaccio del 10 novembre prossimo, indicata da Daldoss per la definizione degli ambiti delle gestioni associate e la dimensione demografica di 5.000 abitanti per determinare l’ampiezza degli ambiti associativi. Se vi saranno deroghe – ha detto Daldoss – saranno limitate, conformi alla legge e solo nei casi in cui non è possibile fare altrimenti. Nel corso del suo intervento in seno al Consiglio delle Autonomie, Daldoss ha ribadito come «indietro non si torna» e che dunque i comuni dovranno mettere in campo le gestioni associate, attraverso una road map che ha già alcune tappe: nella proposta che ha portato al Cal l’assessore ha individuato un calendario per il quale, entro il 10 novembre la Provincia individuerà gli ambiti, entro il 10 febbraio 2016 deve partire progetto riorganizzazione complessiva dei servizi, en-

Toccheranno ai comuni che non hanno dato corso alle fusioni, entro il 10 novembre dovranno essere approvati i 40 ambiti

Avanzano le gestioni associate Che succede ai comuni che non hanno proceduto alla infornata di “fusioni” del luglio scorso? La legge dice che dovranno procedere alle gestioni associate sulla base di ambiti territoriali e demografici (5.000 abitanti) stabiliti dalla Provincia, anche se molti primi cittadini che non hanno voluto procedere alle fusioni sono convinti tro il 30 giugno 2016 deve essere messa in campo l’attuazione di almeno due servizi in forma associata (comunque dovrà essere incluso quello di segreteria comunale) mentre entro 31 dicembre 2016 dovranno essere gestiti in forma associata tutti i servizi previsti dalla legge 3/2006 così come recentemente novellata. 40 sono gli ambiti già individuati dalla Provincia, che ora aspetta osservazioni da parte dei comuni per eventuali ritocchi, che dovranno comunque essere minimi, perché – ha già chiarito Daldoss - l’assetto generale non si cambia. Altre fusioni in vista? Come detto, Daldoss ha anche stimolato i sindaci a mettere in campo nuove fusioni, al fine di ridurre

che alla fine non se ne farà niente e tutto potrà procedere, di rinvio in rinvio (classici quando si parla di tematiche istituzionali) tirando a campare con i vecchi schemi per chissà quanto ancora. Magari fino a fine legislatura. Anche in Giudicarie qualcuno ha fatto questo pensiero, inutile negarlo.

Ugo Rossi, Paride Gianmoena e Carlo Daldoss

ulteriormente il numero dei comuni, che ricordiamo, dal 1° gennaio prossimo sarà di 170, in luogo dei 217 di soli 3 anni fa («se si arrivasse a 150- ha osservato Dal-

doss – non sarebbe male). In questo momento ci sono movimenti su questo fronte con circa 20 comuni (fra gli altri Tenna, Faedo, Zambana, Carano, Pan-

chià, Tesero) che si stanno interessando a questo argomento e stanno valutando l’ipotesi. Premesso che la legge permette ai comuni di dare corso alle fusioni in qualunque momento, l’articolo 9-bis comma 9 della legge 3/2006 prevede che le fusioni che partono entro la data della individuazione degli ambiti (il famoso 10 novembre) sfuggono all’obbligo di gestione associata se comprendono almeno 3 comuni, o vanno a formare un comune con più di 2.000 abitanti. Se non rispondono a questi requisiti o si formano dopo il 10 novembre dovranno partecipare alle gestioni associate. Eventuale data per referendum confermativi è fissata per il maggio 2016.

E nelle Giudicarie? Non risultano attualmente movimenti nelle Giudicarie per nuove fusioni. L’unica fallita nella tornata referendaria del 7 luglio scorso, ossia quella fra Bocenago, Strembo e Caderzone certamente non si riproporrà entro il 10 novembre poiché quelle stesse amministrazioni andranno alle urne per il rinnovo dei consigli comunali domenica 15 novembre e dunque mancano i tempi tecnici. Tutti gli altri, quantomeno quelli che non hanno dato corso ad una fusione, dovranno dunque adeguarsi ed affrontare il percorso che li porterà alla firma di una convenzione per le gestioni associate. Gli ambiti attualmente ipotizzati sono i seguenti: Storo, con Bondone e Castel Condino; Tione (da solo, avendo tutti i paesi confinanti realizzato fusioni); Giudicarie Esteriori, ambito unico; Bassa Rendena con Spiazzo baricentro; infine Alta Rendena con Pinzolo. (r.s.)

L’EDITORIALE di Adelino Amistadi Continua dalla Prima Gli uni e gli altri potrebbero essere definiti più che il partito dei responsabili, il “partito degli irresponsabili”, vale a dire di coloro che antepongono i propri interessi, personali o di gruppo, al bene comune. Potrebbe avere come slogan il vecchio “tanto peggio, tanto meglio”, che si addice benissimo dato che gran parte dell’azione del nuovo partito si concretizza, in pratica, nel dire “no” a qualunque proposta. Oddio, lungi da me il contestare i diritti dell’opposizione, o la libertà di pensiero e di voto dei parlamentari eletti, perchè sappiamo quanto sia importante il ruolo delle opposizioni. Senza opposizione, non c’è democrazia. Ma è proprio perchè l’opposizione oggi in parlamento è confusa, disorganica e irresponsabile, che il governo Renzi può navigare a vele spiegate. La dimostrazione del ruolo ambiguo degli “irresponsabili”, è l’atteggiamento assunto nei riguardi delle riforme avviate dal Governo. Appena sentono parlare di modifiche allo “status quo”, siano esse utili al Paese o no, portano istin-

Il partito dei responsabili (irresponsabili!) tivamente mano alla pistola e dicono “no” sempre e soltanto “no”. Ma dire “no”, senza neppure valutarne il merito, è appunto da “irresponsabili”. E tanto per restare in tema e nell’attualità, basta guardare la posizione assunta nei confronti della riforma del Senato, oggi in discussione. Diciamoci la verità: la riforma elettorale del Parlamento (Italicum) già votata e la legge in discussione in questi giorni sulla riforma del Senato, destinato a diventare la camera delle Regioni, così com’è in quasi tutti gli stati europei, sono riforme epocali. Esse rappresentano un fondamentale cambiamento della Costituzione che finora nessuno era riuscito a varare che garantiscono una maggior efficacia del sistema decisionale, meno lungaggini, meno alibi per affossare anche leggi urgenti ed importanti, e soprattutto garantiscono al

Governo la durata necessaria a risolvere nel migliore dei modi e con più efficienza il proprio lavoro. Eppure la questione, nonostante la sua rilevanza, sembra non interessare granchè i nostri politici che votandola rischierebbero di perdere il posto. Così anche su questo fronte i”(ir)responsabili” si sono militarmente schierati, in apparenza pronti a combattere fino all’ultimo sangue. Per la minoranza Pd votare “no” anche contro le direttive del proprio partito, è un pretesto. Un mezzo per

raggiungere il loro scopo: azzoppare Matteo Renzi per rimpossessarsi del partito. Fin dai tempi di Togliatti la sinistra è stata fortemente contraria al “bicameralismo perfetto”, c’era fra di loro chi lo voleva addirittura sopprimere, ma ora che a volere la riforma è l’odiato Renzi, l’elettività dei senatori è diventata una “questione di democrazia” Per i grillini l’abolizione del Senato potrebbe smagrire e non di poco la loro rappresentanza dato che non hanno grande “appeal” a livello regiona-

le, Salvini, con quella bocca non potrebbe dire altro, dice “no” comunque e dovunque. Quanto a Forza Italia vien da ridere dato che respingano al Senato la legge votata anche da loro alla Camera. E’ che nel frattempo sono maturati e sono diventati “irresponsabili” anche loro! In definitiva, la riforma del Senato sta a cuore solo a Matteo Renzi (e alla maggioranza degli Italiani) che sembra potercela fare, per fortuna, in barba ai “gufi” del suo partito e ai “responsabili” sempre più irresponsabili. Questo teatrino della politica, un po’ patetico, se non ci fosse di mezzo l’importanza della posta in gioco, trova spazio proprio per lo sgretolamento dei partiti come organi rappresentativi del popolo che può solo assistere impotente allo scialbo spettacolo, immagazzinando rabbia e disgusto. Ma la crisi dei partiti e della ideologie

che hanno scombussolato il modo di fare politica “seria” può essere in qualche modo recuperato? E’ molto difficile dare una risposta a questo interrogativo. Quel che si può constatare, ed è un fenomeno non solamente italiano, è che questa crisi di rappresentanza politica, ha finito per dare spazio e libertà d’azione al partito degli “irresponsabili”, ai partiti populisti che devono il loro successo ad un elettorato qualunquista (di destra e di sinistra indifferentemente) che si fonda su stati umorali più che sulla ragione. Non è certo una bella cosa, non è un fatto positivo, proprio ora, in cui la macchina della politica è chiamata ad affrontare trasformazioni epocali (politiche, economiche e sociali) che richiederebbero l’esperienza, la lucidità e vera responsabilità da parte dei piloti naviganti in una barca che fa acqua da tutte le parti.


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Una nuova azienda subentra nel sito ex-Italpumps Buona notizia per l’occupazione in Val del Chiese: Waris a Storo assumerà 25 operai arrivando a 51 occupati

«La Provincia – ha detto a margine della firma dell’accordo il vicepresidente Alessandro Olivi - sta promuovendo i siti di proprietà pubblica come condizione di attrattività per chi vuole investire in Trentino, per chi ha progetti di espansione dell’attività produttiva e soprattutto per chi ci propone dei programmi credibili di incremento occupazionale». Circa 3.900 metri quadrati coperti su un’area complessiva di oltre 15 mila metri quadrati, il compendio di Storo rientra nell’area industriale che fino al 1999 ospitava la Lowara, alla quale sono subentrate Elwag e quindi Italpumps, senza tuttavia riuscire a rilanciare l’attività legata alla produzione di pompe idrauliche. Waris Srl nasce nel 2009, con la denominazione di Brixia Srl, con l’obiettivo di rilevare un ramo d’azienda del gruppo Nicolini operan-

Dopo i primi dati buoni sull’occupazione dopo diversi mesi, arriva un’altra buona notizia sul fronte lavoro per la Valle del Chiese, la zona delle Giudicarie che ha maggiormente sofferto gli effetti della crisi. Dopo i casi recenti di Whirlpool, a Trento, e Martinelli, ad Ala, tocca al compendio Italpumps di Storo togliersi di dosso il prefisso di “ex”. Il futuro prossimo si chiama infatti Waris, azienda te nel settore delle energie rinnovabili. L’attività di pura commercializzazione dei moduli fotovoltaici viene tuttavia presto convertita nella produzione vera e propria di pannelli. Ad oggi la Waris di Condino occupa 36 dipendenti, 10 dei quali con contratto a termine, con un giro d’affari che negli ultimi quattro anni è quasi triplicato, tanto da arrivare a superare i 16,5 milioni di euro a fine 2015. Un risultato economico trainato in particolare dalle esportazioni, che ad rappresentano il 25% circa del fatturato, ma che cresceranno nei prossimi anni

che opera nel settore delle energie rinnovabili come produttrice di moduli fotovoltaici. Terminati entro un anno i lavori di manutenzione straordinaria da parte di Trentino Sviluppo, che investirà 1,5 milioni di euro per riqualificare l’immobile, a fine 2016 Waris avvierà la produzione, passando dagli attuali 26 dipendenti a 51 occupati ed investendo oltre 1 milione di euro in macchinari ed impianti.

La firma dell’accordo tra Provincia e vertici Waris

fino ad arrivare al 40% del giro d’affari complessivo nel 2017. Da qui l’esigenza di espandersi su un sito produttivo più idoneo, come quello di Storo. «Il nostro piano di sviluppo – ha detto Marco Pizzini, presidente di Waris - prevede anzitutto il dislocamen-

to dei moduli produttivi a Storo, così da riuscire ad ottimizzare le linee di produzione sia sotto il profilo qualitativo che per quanto riguarda la gestione dell’automazione. A Condino rimarrà invece la parte dello sviluppo con il personale che lavorerà al nuovo progetto legato agli inverter

e al cosiddetto “storage”, ovvero i sistemi di accumulo dell’energia prodotta durante il giorno per poterla utilizzare la sera o la notte quando il sole viene meno». Rispondendo al bando di Trentino Sviluppo, Waris prenderà in affitto l’immobile di Storo per un periodo iniziale di 6 anni, rinnovabile per altri 6, pagando un canone di locazione pari ad 82.500 euro l’anno. Al termine dei lavori, entro il 30 settembre 2016, l’immobile verrà consegnato a Waris che avrà due mesi di tempo per avviare l’attività. Waris effettuerà investi-

menti sulla produzione, in macchinari ed impianti, per almeno 1 milione di euro entro i sette anni successivi all’avvio dell’attività. Per quanto riguarda l’occupazione, Waris passerà dagli attuali 26 dipendenti assunti a tempo indeterminato a 41 dipendenti al momento del trasferimento nella sede di Storo, stabilizzando quindi i 10 lavoratori ad oggi con contratto a termine ed assumendo 5 persone per le quali si attingerà prioritariamente al personale precedente espulso dal processo produttivo. Entro tre anni dall’avvio dell’attività Waris si impegna inoltre ad assumere altri 10 dipendenti, con priorità al personale residente nelle Valli Giudicarie, mantenendo quindi un livello occupazionale di almeno 51 unità lavorative per gli anni successivi. All’interno del “Programma Garanzia Giovani” della Provincia l’azienda concorrerà inoltre alla valorizzazione dell’occupazione giovanile.

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Economia

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Autonomia in cerca di un domani

I costanti attacchi alla “specialità” pongono la necessità di ripensare l’assetto provinciale in vista del terzo Statuto Ma la prospettiva del governo di Roma sulle Autonomie se da una parte è comprensibile visto il disequilibrio tra le regioni e lo spreco che in alcune autonomie si è realizzato, dall’altra è completamente incapace di comprendere come tutta la montagna, compresa quella toscana, hanno un’estrema necessità di autonomia economica e fiscale. Come la classe politica trentina sembra aver perso la memoria delle origini economiche dell’autonomia rispetto non tanto allo Stato nazionale, quanto a quella secolare rispetto agli imperi tedeschi, dovuta alla durezza del vivere in montagna con parametri da economia di pianura. Questo il problema, tanto che nel medioevo le comunità come le “Regole” in Val Giudicarie o la “Magnifica” in Val di Fiemme erano distretti autonomi rispetto alle stesse autonomie più ricche della Valle dell’Adige. Per cui si dovrebbe spiegare al Presidente Rossi della regione Toscana, che non si tratta di autonomia dall’amministrazione centrale, ma di monte e di piano, due realtà economiche troppo diverse per essere governate con le stesse regole economiche, soprattutto per quanto riguarda le montagne più periferiche e lontane dalla ricchezza della pianura e delle rotte dei commerci. Anche la montagna toscana periferica probabilmente soffre quanto quella bellunese di cui parlava Corona, come quella trentina, che accanto a realtà turistiche di prima grandezza, presenta anche centinaia di vallate minori periferiche, oggi senza una vera economia dato che è scomparsa anche quella di sussistenza selvo-agricola sopravvissuta fino a qualche decennio fa. Oggi anche chi vorrebbe vivere di economia di sussistenza montana, con l’imposizione di regole sull’utilizzo dei suoli, sulla manutenzione dei rustici, di contabilità fiscale, da parte del centro, anche sul più piccolo dei paesi e delle malghe, non riesce nemmeno ad avviare una vera economia di sussistenza senza vedersi vietare la maggioranza delle attività che invece i nostri padri e i nostri avi, avevano utilizzato per secoli. Come tratterebbe oggi il fisco un gruppo di compaesani che

Gli attacchi del presidente di Marco della regione Toscana all’Autonomia trentina appaiono alquanto pericolosi perché, innestandosi in un contesto fatto di crisi intellettuale della classe politica trentina e di crisi si aiutano uno con l’altro a costruire oggi la casa di uno e domani la casa dell’altro, senza utilizzare il denaro? Inventerebbero una tassa sull’aumento di valore (anzi c’è già) rendendo la vita impossibile a questi uomini che nei secoli scorsi vivevano senza l’utilizzo di denaro. Questo è il problema che a Roma non comprendono nei confronti della montagna, ma che a Firenze non comprendono verso la nostra regione, ma paradossalmente la stessa incomprensione che a Trento colpisce i nostri funzionari nei confronti della valle più periferica. In una fase di contrazione della massa monetaria circolante con la quasi totalità della scomparsa dell’economia di sussistenza agricola montana, che permetteva almeno una vita di paese dignitosa, la gente cosa deve fare di fronte a questa sordità economica del centro che vive solo di massa monetaria proveniente dal prelievo fiscale? Fino a che non si comprendono queste dinamiche e si dibatte su queste difficoltà secolari dell’economia di montagna, fino a che non si comprende che la parola autonomia è una parola vuota se la montagna trentina, e anche quella toscana, dove trasporti ed energia, continuano ad essere tassate il 45% rispetto al 21% della montagna svizzera, ogni dibattito è destinato a naufragare solo in scontri tra classi dirigenti, bollando come eretici i richiami di Corona o i riferimenti alla fiction economica colti da Costa. Quello che colpisce maggiormente in questo risveglio è che a cogliere i problemi della gente non sia la classe politica o i professori universitari, coccolati nel caldo dei loro uffici cittadini di Firenze o Trento, ma degli scrittori che cercano di uscire dalla fiction mediatica del ventennio raccontando la dura, fredda, realtà dell’ultima gente di montagna, una stirpe minacciata dall’estinzione. E’ necessario quindi ripensare attraverso l’autonomia

economica, rischiano di offrire un assist al governo nell’intervenire duramente sul nostro statuto di autonomia e quindi di sospenderlo dopo dieci secoli di autogoverno locale.

Zulberti

Il Presidente Regione Toscana Enrico Rossi

trentina, a tutti i problemi della montagna, che con lo stato centrale ha vissuto un declino normativo che ora di fronte alla crisi diviene declino economico, pressato da norme e leggi scritte per l’economia delle città e della pianura, dove i traffici e i commerci, i trasporti

e l’energia pesano meno sui bilanci familiari. Il termine Autonomia per il Trentino, appare quindi vuoto di significato se non viene affrontato come correlato fondamentale alle difficoltà della montagna, montagna che non caratterizza solo il Trentino ma tutte le Alpi, e gli Appennini, compresa anche la ricca e storica Toscana, che contrariamente invece gode anche di porti e traffici marittimi che la montagna trentina non ha.


Politica Sindaco Turinelli, come giudica i primi mesi di questa nuova esperienza da Sindaco? Li giudico positivamente perché abbiamo iniziato da subito a lavorare, nonostante l’impegno di prendere maggiore confidenza con la macchina amministrativa e siamo riusciti a realizzare già numerosi punti del nostro programma. Un grazie anche al personale amministrativo che ci ha ben accolto e con il quale c’è ottima collaborazione. Come e quando è partito il Suo progetto politico? Direi che i primi passi li abbiamo mossi alla fine del 2014, quando insieme ad altri amici ci siamo trovati chiedendoci quale futuro immaginavamo per la nostra Comunità. Con una sintonia praticamente immediata abbiamo trovato ampia convergenza su molte idee, ed a quel punto è scattata la decisione di provare a metterci in gioco. A tutti abbiamo chiesto rinnovamento, cambiamento di mentalità, voglia di dare il massimo con trasparenza ed onestà, mettendo da parte i colori politici

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I nuovi sindaci/3 - Luca Turinelli

«Un’amministrazione giovane, che ha voglia di fare» di Marco Maestri A distanza di pochi mesi dalle prime elezioni e dal successivo ballottaggio, il neosindaco Turinelli ci racconta come è andato il primo periodo alla guida per concentrarsi sugli obiettivi. Non abbiamo fatto fatica a condividere questi ideali con tante meravigliose persone che si sono candidate a mio sostegno. Il Comune di Storo è stato uno di quelli che alle elezioni dello scorso maggio è andato al ballottaggio. Come ha vissuto quei giorni di attesa? Con sentimenti contrastanti:

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da un lato la gioia per l’ottimo risultato del primo turno e la vicinanza della gente che ci incoraggiava; dall’altro con la giusta tensione per un nuovo turno elettorale, che è sempre elezione a sé stante. Dove ha atteso il responso delle urne? Qual’è la prima cosa fatta dopo la proclamazione? Insieme ai candidati nello studio di uno di loro, unitamente a parenti, amici e sostenitori. La proclamazione è avvenuta il giorno successivo e, ancor prima di nominare la giunta, ho partecipato ad un paio di conferenze dei sindaci già precedentemente convocate. Quali sono i programmi di consiliatura della Sua amministrazione? E quali le priorità da risolvere nell’immediato? Impossibile riassumere qui in poche battute il nostro programma che è ricco e punta su tutte le potenzialità del nostro territorio e sulla qualità della vita delle persone. Sinteticamente posso dire che non miriamo a fare opere strabilianti, ma riteniamo sarà un successo se sapremo portare un nuovo stile di condivisione degli obiettivi e delle risorse per migliorare un pochino la vita di tutti noi. Di questi tempi si deve tornare ad avere tanta attenzione per le persone: la crisi morde, ed il Comune dev’essere il primo soggetto ad essere vicino ai suoi cittadini. Comune deve tornare ad essere sinonimo di comunità. In questi tempi di crisi, su quali risorse finanziarie può contare il Comune di Storo per poter raggiungere gli obiettivi prefissati? Le risorse sono poche, e non è la solita cantilena. Sono diminuiti i trasferimenti e nei Comuni ne facciamo le spese maggiori, dovendo occuparci di incassare le imposte locali, che però cittadini ed imprese faticano a pagare. Fortunatamente, qui da noi, l’aiuto delle risorse provenienti dal BIM ci aiuta a mantenere livelli accettabili, ma certo i tempi sono molto cambiati rispetto anche a solo 10 anni fa.

del Comune di Storo, spaziando tra curiosità riguardanti la campagna elettorale e i principali obiettivi da raggiungere nel medio – lungo periodo. LA SCHEDA Data di nascita: 13/06/1980 Famiglia: Coniugato Studi: Laurea in Giurisprudenza Professione: Avvocato Hobby: Arbitro di calcio per tanti anni, ora i pochi momenti liberi li utilizzo per qualche passeggiata Luca Turinelli in montagna o leggendo un buon libro Musica: ascolto di tutto ma ho un debole per la musica di Enya Piatto preferito: Lasagne se proprio devo dirne uno, ma apprezzo di tutto Vacanze: Adoro viaggiare, mèta preferita l’Irlanda Motto: Cercate di lasciare questo mondo un po’ migliore di come l’avete trovato (Baden Powell) Busta paga da Sindaco (con indicazione dell’importo lordo percepito): Euro 1.927,00 (indennità lorda di carica come per legge, Euro 3.109,00). Com’è il rapporto con l’amministrazione che l’ha preceduta? Ed in particolare con l’ex Sindaco Vigilio Giovanelli, con il quale in passato ha collaborato nel consiglio comunale? Dipende da che punto la si guarda: la vicesindaco attuale, Loretta Cavalli, era assessore nella precedente giunta. Mentre politicamente, più in generale, non abbiamo grandi rapporti perché ognuno ha fatto la sua proposta e gli elettori hanno scelto: ora a noi il compito di dimostrare che ci siamo meritati questa fiducia. Con Vigilio Giovanelli intendiamo collaborare nella sua veste di Presidente di Agri ’90, che è partner imprescindibile per il nostro territorio. Nelle ultime stagioni estive Storo e la Valle del Chiese è tornata ad ospitare il grande calcio nazionale (Palermo e Brescia). Pensa sia questo una delle iniziative prioritarie, utili anche a promuovere e pubblicizzare il territorio? Quali altre proposte vede complementari o in alternativa? Certamente i ritiri di calcio sono una bella opportunità, se però inseriti in un contesto di promozione turistica molto più ampio e non relegati

ad evento a sé stante, con il coinvolgimento diretto della comunità e con prospettive di ritorno anche in termini di presenze. Inoltre vanno affiancati ad altre iniziative, anche minori, ma per sviluppare specifici aspetti del nostro territorio, come ad esempio canyoning o mountain bike. Dal Suo punto di vista, quale futuro socio-economico si può prospettare per gli abitanti di Storo e della Valle del Chiese? Come detto, purtroppo la crisi si fa sentire anche da noi e non possiamo certo dire di vedere la fine del tunnel. Siamo però persone fiere e determinate, e credo non ci manchino le forze e le risorse per trasformare la crisi in opportunità: non solo con idee innovative, ma anche riscoprendo le tradizioni che ci sono state tramandate che possiamo sviluppare in termini moderni. Penso in particolare al turismo, all’agricoltura, ai servizi. La valle del Chiese, che in passato ha molto investito sul concetto di collaborazione e nei progetti sovracomunali, sarà oggetto nei prossimi mesi di una profonda revisione dal punto

di vista istituzionale, con il processo di fusione che porterà ad una sensibile riduzione del numero dei comuni; come vede questo importante passaggio? Siamo in una fase di transizione da questo punto di vista, e confesso di attendere con impazienza l’arrivo delle elezioni di maggio 2016 per i nuovi comuni, per far sì che ci si possa confrontare tutti ed elaborare progetti condivisi. Per me è fondamentale l’aspetto sovracomunale ed è l’unica strada per valorizzare i talenti di cui è ricca la nostra Valle. È vero che le fusioni ci porteranno da tanti piccoli comuni a pochi comuni maggiori, ma nessuno di noi può fare da solo. Serve una regia comune e la voglia di superare i campanili; credo siamo sulla buona strada. La Sua amministrazione è un’amministrazione giovane. Quali sono i criteri che ha seguito nella composizione della giunta comunale? Io sono particolarmente orgoglioso della mia squadra. Tutti stanno dimostrando grandissima voglia di fare, entusiasmo, rispetto per gli altri e dei ruoli. Certo, un periodo di rodaggio credo sia fisiologico, ma stiamo già ingranando bene. La giunta è stata formata sulla base delle competenze di ciascuno e rispettando la volontà popolare, che è stata chiara ed è sovrana. Lei svolge la professione di avvocato, come riesce a conciliare questa attività con l’incarico di sindaco? In studio ho una validissima collaboratrice ed inoltre una rete di relazioni professionali che mi permettono di non trascurare la mia professione, che svolgo con passione da quasi dieci anni. Certamente il carico di impegni è notevolmente aumentato e per fargli fronte è inevitabile trascurare un po’ la vita privata. I primi mesi di esperienza amministrativa hanno portato qualche ripensamento per i progetti politici e professionali che aveva previsto per il futuro? Nessun ripensamento, anche se certamente mi ritengo ancora in fase di rodaggio e qualche aggiustamento potrebbe rendersi necessario nell’organizzazione del lavoro.


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Agricoltura

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Tanti visitatori nella due giorni di Roncone dedicata al rurale. Spressa protagonista nello showcooking di Alfio Ghezzi

Record di “Mondo contadino” 2015 Il tradizionale concorso bovino è stato uno dei momenti più seguiti della manifestazione, caratterizzata da due giornate da sole e temperature estive. E in tema di concorso va sottolineato che malga Capre si è aggiudicata la rassegna Assaggia e vota il tuo formaggio di malga preferito grazie ai giudizi di oltre 600 visitatori impegnati nelle votazioni. Seconda è risultata la produzione di Malga Alpo e terza Malga Nudole, tutte malghe di Storo. Tanta gente ha fatto da sfondo alle numerose iniziative messe in campo dal Consorzio turistico della Valle del Chiese e dalla locale Unione allevatori, a partire proprio dalla mostra bovina di sabato. Appuntamento storico per la valle, negli ultimi anni sta uscendo sempre più dai confini degli “addetti ai lavori” per andare a coinvolgere la gente, sensibilizzandola sulle tematiche dell’allevamento sostenibile di montagna, dei prodotti tipici, della genuinità di carni, latte e

S

ono Hanny e Neve le due reginette bovine dell’edizione 2015 di Mondo Contadino, la tradizionale rassegna che per due giorni ha messo in mostra in riva al Lago di Roncone le peculiarità della ruralità e delle produzioni di montagna della Valle del Chiese. Hanny e Neve sono

entrambe dell’allevatore Carlo Amistadi: la prima ha vinto nel concorso riservato alla razza Bruna davanti a Flora di Laura Succetti e a Netta, nuovamente di Carlo Amistadi; la seconda ha brillata nella razza Frisona davanti a Giona e Teresa, di Thomas Valenti.

Lo showcooking con Alfio Ghezzi

derivati. Il sodalizio degli allevatori del Chiese, guidato da Antonello Ferrari, ha coordinato le fasi della mostra bovina con protagonisti i migliori capi bovini di razza bruna e frisona delle stalle locali. La giornata di sabato ha

Grandissimo successo, sicuramente oltre le più rosee previsioni della vigilia, per la prima edizione de “La Desmalgada” che si è svolta domenica 30 agosto sull’altopiano di Boniprati. La manifestazione, organizzata dai Comuni di Pieve di Bono e Prezzo, ormai prossimi alla fusione, dal Comune di Castel Condino, dall’Asuc di Cologna e dalla Pro Loco di Prezzo, grazie anche alla giornata meravigliosa di fine agosto, è ormai una tradizione per numerose valli trentine ma è stata una piacevole novità per la Valle del Chiese. Sicuramente la splendida giornata di sole, regalata da questa calda estate anche a fine agosto, ha contributo a portare a Boniprati un pubblico numeroso, composto soprattutto da famiglie, provenienti dai paesi circostanti, e dai turisti che da anni frequentano la zona circondata dai verdi pascoli e dai boschi della busa della Pieve di Bono, meta ideale per chi vuole vivere, sia d’estate che in inverno, un turismo a contatto con la natura e con la semplicità, le opportunità e le tradizioni che questa offre. Una prima stima parla di oltre 1500 persone che hanno presenziato ai vari momenti della giornata, iniziata al mattino con la solenne sfilata degli animali provenienti dalle circostanti malghe, addobbati a festa e accompagnati da pastori, aiutanti e belle ragazze, tutti vestiti con costumi tradizionali. La parte ufficiale, che è stata coordinata e raccontata da Giacomo Salvagni, originario di Prezzo, con la competenza e la conoscenza di chi ha vissuto in gioventù l’esperienza della vita di malga, si è conclusa con i saluti delle autorità presenti: il consigliere provinciale, nonché grande esperto da sempre impegnato nel settore agricolo e zootecnico, Mario Tonina, i sindaci

visto protagoniste anche le casette di Mondo contadino, quest’anno nella nuova location direttamente sulla riva del Lago di Roncone, che hanno messo in mostra il meglio della produzione tipica ed artigianale locale.

Molto interesse hanno creato nella giornata di domenica i due showcooking con le dimostrazioni degli chef Marco Salvotelli, impegnato in creazioni pasticciere con i marroni di Darzo e Alfio Ghezzi, chef della Locanda Mar-

gon che ha introdotto il folto pubblico all’utilizzo creativo della Spressa delle Giudicarie, il formaggio tipico locale. Uno spettacolo visibile anche dall’alto grazie alla mongolfiera che ha garantito per tutto il pomeriggio ai visitatori di

poter vedere il Lago e della natura circostante con una insolita prospettiva. Soddisfazione fra gli organizzatori per il risultato complessivo. “Grazie ad un’organizzazione ben rodata, alle due belle giornate di sole, ma soprattutto alla qualità dell’offerta - spiega il presidente del Consorzio turistico della Valle del Chiese Massimo Valenti - possiamo dire che quella appena conclusa è stata un’edizione da record con quasi 4.000 visitatori nei due giorni. Ma soprattutto una nuova consapevolezza rispetto all’importanza dei prodotti locali a km 0 e alla possibilità di loro valorizzazione». L’appuntamento per il Consorzio è ora per il Festival della Polenta in programma a Storo, dal 9 all’11 ottobre prossimi. Una nuova importante occasione di promozione per il territorio e per i suoi prelibati prodotti ospitata nelle piazze del Centro storico della borgata ormai considerata la capitale della Polenta. (r.s.)

La “desmalgada” lega le generazioni Ottimo successo a Boniprati per una tradizione di immutata attrazione

di Prezzo e Pieve di Bono, Celestino Boldrini e Attilio Maestri, che hanno portato i due comuni alla fusione operativa dal 1 gennaio prossimo, e l’assessore alle foreste e all’agricoltura del Comune di Pieve di Bono, Paolo Franceschetti, cui va il merito, assieme alla Pro Loco di Prezzo, presieduta da Loris Salvagni, di aver ideato e, aiutati da un gruppo di appassionati, organizzato la manifestazione. Spazio quindi fino a sera a tutte le iniziative di contorno che hanno valoriz-

zato la manifestazione a cominciare dalla mostra fotografica e di pittura dedicata al “mondo contadino”, mentre lungo il percorso della sfilata e nella grande piana circostante il grande parco giochi di recente realizzazione, apprezzato dai tanti bambini presenti, erano stati posizionati attrezzi agricoli, casette di legno con possibilità di degustazione e acquisto dei prodotti tipici preparati direttamente in malga, il tutto accompagnato, per restare in tema, dal piacevole sottofondo mu-

sicale del gruppo folkloristico “Antichi Valori”. Nel pomeriggio, oltre alla possibilità di qualche passeggiata a cavallo sotto la guida esperta del gruppo Equitreck, si sono date dimostrazioni della famosa “Casarada”, l’arte di lavorazione del latte per produrre formaggio e i suoi derivati, a beneficio soprattutto dei bambini che hanno potuto partecipare direttamente, realizzando in proprio un piccolo formaggio da portare a casa al termine della giornata. «Un riscontro così importante – afferma il promotore principale Paolo Franceschetti – era impensabile alla vigilia della prima edizione. La manifestazione è perfettamente riuscita, tutto è andato per il meglio ed il tempo questa volta è stato dalla nostra parte. La coreografia che si è venuta a creare domenica a Boniprati, con l’altopiano abbellito e preparato al meglio con alcune decorazioni tipiche che hanno reso ancora più accogliente la zona, è stata magnifica. Anche i gestori dei due ristoranti della zona, che hanno proposto un tipico “menù del contadino”, sono rimasti soddisfatti e hanno avuto un ottimo riscontro dall’iniziativa che,

sicuramente – prosegue Franceschetti – merita di essere riproposta, per poter continuare a valorizzare l’ambiente che ci circonda e ricordare le grandi tradizioni e le emozioni che si vivono lavorando in malga ogni giorno a stretto contatto con la natura.» «La Desmalgada – conclude Franceschetti – è stata ideata e pensata per poter valorizzare l’ambiente, dando ampio spazio anche ai bambini, che hanno partecipato alle attività previste durante la giornata. Mi preme ringraziare tutti coloro hanno contribuito alla realizzazione della manifestazione e i Vigili del fuoco di Prezzo che hanno gestito il massiccio afflusso di mezzi e persone, garantendo che il tutto si svolgesse in sicurezza e tranquillità.» Insomma, una grande giornata all’insegna dello stare inseme, godendo delle bellezze che tradizione e natura offrono, che merita sicuramente di entrare stabilmente nel calendario delle manifestazioni estive. Marco Maestri


Agricoltura

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Tonina con altri esponenti politici trentini porta al Brennero e a Bruxelles la protesta contro le contraffazioni agricole

Sit-in per i prodotti agricoli di montagna Al consigliere Tonina preme ricordare come durante l’incontro con l’europarlamentare siano state approfondite diverse tematiche legate in modo particolare all’agricoltura di montagna e alla difesa dei territori dell’arco alpino, “sta ora però ai singoli territori cogliere l’opportunità attraverso atti po-

A metà settembre una ventina di amministratori in gran parte giudicariesi insieme al consigliere Mario Tonina e al Presidente del Consorzio dei comuni trentini Paride Gianmoena e ospiti dell’Onolitici volti alla tutela di chi con costante impegno e professionalità garantisce produzioni di qualità e allo stesso tempo garantisce un presidio strategico

nei territori di montagna” sostiene il consigliere provinciale, sottolineando che “sicuramente l’onorevole Dorfmann è stato ed è tuttora molto sensibile e im-

revole Herbert Dorfmann, hanno visitato la sede del Parlamento europeo. È seguito un incontro con l’eurodeputato sudtirolese per discutere di alcuni temi centrali dell’agenda europea. pegnato in merito a queste problematiche dimostrandolo concretamente anche attraverso la proposta e l’adozione di atti politici di importanza strategica

Gli amministratori giudicariesi con Dorfmann a Bruxelles

Confagricoltura, nuovo sportello in Giudicarie Da gennaio 2015 la Confagricoltura del Trentino, associazione di categoria per contadini, allevatori e floricoltori, ha aperto un nuovo recapito in Giudicarie, a Ragoli in via Trento 8, sotto l’ufficio postale della località. I soci potranno trovare tutela, supporto e consulenza assieme ad alcune associazioni aventi sede assieme alla Confagricoltura: Astro (troticoltori), Apicoltori, Avicu (avicunicola), Apoc (ovicaprini), Aflovit (florovivaisti), Avit (viticoltori), Civit,

la Soc.Coop.Agriservice che si occupa dei servizi di contabilita’ e paghe, l’ufficio Caa (fascicoli aziendali, contributi agricoli,...), l’ufficio Caf (mod.730, mod.unico, icef, isee..), il Patronato (disoccupazioni, pensioni...). Orari: primo e terzo lunedì del mese, 9.30 – 12.00 Per info e adesioni: trento@confagricoltura.it – tel. 0461820677

per i nostri territori”. La difesa dei nostri territori è stata affrontata proprio da Tonina anche nelle settimane precedenti

Protesta Coldiretti

assieme ad altri esponenti politici locali (comprendente per esempio il senatore Franco Panizza) quando si sono recati presso il passo del Brennero ed hanno dato il via ad un sit in di protesta contro le importazioni di prodotti alimentari ed agricoli dall’est Europa che vengono trasportati in Italia e qui etichettati come produzioni italiane. Nel corso del sit-in è stato fermato ad esempio un carico di mozzarelle provenienti dall’est. Il consigliere provinciale dell’Upt Tonina, ex direttore della Federazione Allevatori, sostiene che «vanno cambiate le regole europee; Coldiretti conduce giustamente da anni questa battaglia. Non

si possono di certo vietare le importazioni, ma imporre un’etichetta trasparente sì, altrimenti vengono penalizzati produttori e consumatori e ancora di più i nostri prodotti di montagna”. Un altro tema affrontato a margine dell’incontro a Bruxelles è stato quello della necessità di garantire una mobilità alternativa attraverso il trasporto su rotaia e del ruolo strategico del tunnel di base del Brennero. Si è poi anche affrontato il tema dell’energia; in particolare si è discusso del progetto della Commissione europea di costruire un mercato unico e coordinato dell’energia, anche al fine di garantire costi di approvvigionamento dell’energia a prezzi decisamente inferiori soprattutto per quanto riguarda l’Italia. In merito alla visita l’On. Dorfmann ha dichiarato che: “è un ottimo segnale che le amministrazioni locali si informino sulle politiche europee e di collaborazione transfrontaliera. In tal senso, il progetto dell’Euregio potrà svilupparsi solo se a livello locale se ne percepirà l’importanza”. Momento importante è stata anche la visita alla sede dell’Ufficio per i rapporti con l’Unione Europea della nostra provincia e l’incontro con la coordinatrice Valeria Liverini, ufficio che è stato recentemente potenziato anche a seguito di una question time presentata proprio da Tonina lo scorso anno e che metteva in evidenza la necessità del potenziamento e della riqualificazione dell’ufficio della Provincia per i rapporti con l’Unione Europea. (r.s.)


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Economia

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Questo meccanismo virtuoso ha cominciato per molti aspetti, ad incrinarsi alla fine degli anni sessanta (una volta raggiunto un certo benessere). Le varie riforme, seppur nate da molte giuste rivendicazioni, non hanno prestato la dovuta attenzione a regole che salvaguardassero i concetti di competenze ed efficienza. Lasciando in secondo piano questo fondamentale principio di meritocrazia si è indebolita la forza di progresso delle imprese. L’obbiettivo principale è stato quello di suddividersi le risorse create con tanto lavoro, ponendo poca o nessuna attenzione ai principi necessari per generare altra ricchezza. Il significato di “lavoro” è stato travisato in “diritto indiscutibile al reddito” a prescindere dagli adempimenti dei propri doveri. Le imprese non possono sopravvivere se non creano team coesi rivolti all’efficienza. Tutte le volte che si pongono, prima della meritocrazia, altri interessi, si distrugge il delicato equilibrio di una sana economia. Molte scelte politiche, frutto anche di forzature esercitate da parti sociali come sindacati ed associazioni di impresa, sono andate esattamente nella direzione opposta. In quanti casi assurde leggi in tema di lavoro, hanno determinato la rovina delle attività economiche. Sono passate tesi che non indicavano nel merito, la base fondamentale del riconoscimento di miglioramenti salariali e del ruolo raggiunto dalle persone nell’ambito lavorativo ma una mentalità diffusa che privilegia il corporativismo e l’appartenenza di parte. Importanti aziende per sfuggire a questi meccanismi perversi, hanno

L’unica strada per fare ripartire l’economia e creare occupazione

Credere nell’impresa di Oreste Bottaro* In questo momento di difficoltà economica occorre riflettere su come le imprese possono esistere e svilupparsi e quale cultura ed ordinamento sociale le sostiene.L’attuale benessere è stato raggiunto grazie ad una grande comunione di intenti ed obbiettivi rivolti, sopratutto nel primo dopoguerra, alla costruzione di un efficiente sistema economico. Sicuramente il secondo conflitto mondiale, con le sue catastrofi, ha influito sulla disponibilità delle pertrasferito molte o tutte le loro attività in paesi con ordinamenti sociali favorevoli al loro futuro. Il nostro paese ha così perso ricchezza. Altre imprese si sono adattate alla situazione sfruttando fonti di finanziamento che nulla avevano a che vedere con il corretto profitto industriale. C’è anche stato un legame ed una condivisione per il quieto vivere tra alcuni “imprenditori” e controparti sindacali, al fine di spartirsi le risorse esistenti. Ai vari tavoli di trattativa sono stati raggiunti assurdi compromessi scambiano concessioni paradossali in termini di diritto del lavoro (possibilità di infinito assenteismo, nessun collegamento tra stabilità del lavoro e professionalità, assenza assoluta di mobilità, forme pensionistiche a vita, normativa per scioperi ed assemblee fuori da ogni controllo ecc.) con finanziamenti a pioggia ad imprese in gran parte “decotte”. In tutto questo ha messo indubbiamente lo “zampino” una politica lasciva ed inoperosa” e sicura-

Storo ospiterà domenica 11 ottobre il primo Festival della Polenta, in valle del Chiese. Quella che ormai da vent’anni considerata la capitale della farina gialla proporrà un confronto a tutto campo tra la tradizione e l’innovazione promosso dalla Pro Loco di Storo con la collaborazione di vari enti e associazioni territoriali, tra i quali il Consorzio turistico della Valle del Chiese. In lizza vi saranno gli esperti polenteri di vari paesi del Chiese che se la dovranno vedere anche con i rappresentanti dell’Associazione dei Polenter, nella sfida a base di Polenta tradizionale, Polenta Carbonera, Polenta Macafana e l’insolita Polenta di Patate. “Giacimenti golosi classici della Valle del Chiese proposti in un confronto da leccarsi i baffi – commenta Massimo Valenti, presidente del Consorzio turistico della Valle del Chiese - con grande protagonista il pubblico, sicuramente interessato a gustare gusto e sapori di queste

mente (come si è visto) anche un po’ corrotta che ha pensato a “bizantinismi” chiaramente assurdi ed inapplicabili, piuttosto che a chiare leggi moderne e coerenti con le dinamiche economiche. il risultato è stato il rischio concreto di fallimento della nostra economia che ha sfiorato, la bancarotta coprendo i buchi generati da: uscite finanziare per investimenti assolutamente improduttivi, enormi risorse spese per gli ammortizzatori sociali e per i prepensionamenti, esplosione di molto lavoro pubblico inutile e parassitario per sopperire alla sempre maggior

sone appartenenti a tutte le categorie, all’impegno rivolto alla comunità. Risultò evidente che solo il progresso dell’intera collettività, nel contesto delle democrazie avanzate, avrebbe consentito il riscatto sociale di tutti. Nell’ambito delle imprese, motore principale delle opportunità di lavoro, l’impegno di maestranze ed imprenditori è stato una delle basi della crescita straordinaria di ricchezza vissuta dal nostro paese.

carenza di quello privato. Qualcosa si sta facendo e bisogna andare avanti senza tentennamenti per sradicare questa cultura del “tanto i soldi ci sono”, anche perché abbiamo ormai raschiato il fondo del barile (ed è inutile che ci lamentiamo con la Germania che ce lo fa presente). Soprattutto chi si occupa di difesa dei diritti delle persone che lavorano, dovrebbe assumere la coscienza che ci sono nuove generazioni e strati deboli della società da far crescere. Senza risorse - che non cadono mai dal cielo - nessuna solidarietà è possibile Deve entrare a tutti in testa

che ogni privilegio sacrifica un legittimo diritto. L’attribuzione del merito nelle aziende, deve essere lasciata fondamentalmente agli imprenditori che sono i soli a poter garantire, rispettando ovviamente le leggi e le normative, l’efficienza della “squadra” e quindi la sostenibilità economica (o meglio il successo) dell’impresa. Le aziende non devono occuparsi di welfare (a questo ci deve pensare lo stato) ma di massimizzare la loro competitività nel rispetto delle regole comuni. Non dimentichiamo mai che dipende in prima istanza, dalle scelte dei responsabili d’azienda il reddito dei propri lavoratori ed il contributo ai costi sociali mediante le tasse sull’utile d’impresa . Forse (e me lo auguro) in molti condividono queste ragioni ma stanno pensando che il difficile è individuare come costruire leggi e regole per far funzionare meglio le cose . Innanzitutto non bisogna scoraggiarsi con il dire “ma da noi non c’è la mentalità”. Se infatti questo è il pensiero, non si

cambierà mai nulla. Non sono io il primo a dire che il “gufismo” è un po’ il vero sport nazionale. Come ebbi modo di suggerire in miei precedenti interventi basterebbe, premessa la ferma volontà di farlo, riferirsi a modelli virtuosi per trovare ottime e veloci soluzioni. Proviamo a consultare con attenzione questo documento: http://www.fucinaidee.it/documenti12/ doc059b-12.pdf sulle leggi Danesi del lavoro e dello welfare (ricordo che in Danimarca la disoccupazione e praticamente assente e che l’economia è tra le migliori d’Europa e del mondo). Con pochissimi adattamenti avremmo pronte normative con il giusto equilibrio tra meritocrazia e protezione sociale che ci farebbero ricreare le condizioni di un nuovo boom economico vista la nostra positiva propensione, ad elaborare idee di prodotti e servizi (rara da trovare in tali proporzioni, in altre parti del mondo). Rifacendosi a formule già testate si ridurrebbero anche in modo drastico i costi della politica a volte spesi inutilmente per “inventare l’acqua calda” in infinite commissioni, convegni, consulenze e chi più ne ha ne metta ….. *imprenditore e presidente del Giornale delle Giudicarie

Convegno e festa in “onore” della polenta di Storo prelibatezze dorate, in un insolito confronto in tempo reale”. Per questo la Pro Loco di Storo ha già previsto la dislocazione dei contendenti in tre differenti piazze del Centro Storico proprio per garantire la possibilità di assaggio dei prodotti a tutti i visitatori. Sarà posta in vendita una tesserina che darà diritto all’assaggio delle polente con l’abbinamento di vino o acqua. Prevista anche la vendita di prodotti a KmZero e momenti di

aggregazione per i più piccoli, con laboratori e animazioni. Ma Festival della Polenta di Storo prevede anche una vera e propria sfida all’insegna del gusto con una giuria di esperti e giornalisti gastronomici chiamato a votare la Polenta 2015. E sarà certamente sarà un confronto… all’ultima “trisa”. Ad aprire il Festival della Polenta sarà una tavola rotonda in calendario il venerdì sera 9 ottobre (ore

18.00) presso Agri ’90 di Storo, la Cooperativa che in questi anni ha prodotto e commercializzato una speciale farina gialla ormai entrata nell’elite dell’offerta alimentare italiana. A confrontarsi sul tema “Produzione agricola e promozione turistica, quali opportunità e sinergie in Trentino?” saranno Michele Dallapiccola (Assessore provinciale Agricoltura, Foreste, Turismo e Promozione), Giorgio Fracalossi (Presidente Federazio-

ne Trentina della Cooperazione), Giulia Dalla Palma (direttrice dell’Azienda di promozione turistica della val di Non) e Giorgio Butterini (Presidente Comunità delle Giudicarie). Sono previsti i saluti di Massimo Valenti (Presidente Consorzio Turistico Valle del Chiese), Luca Turinelli (Sindaco di Storo), Vigilio Giovanelli (Presidente Cooperativa Agri ’90) e del Presidente del Bim. (r.s.)


Il Saltaro delle Giudicarie Il Paride proveniva dalle Giudicarie, lavorava in Provincia, e non era cosa da poco, prese casa a Trento città, faceva l’usciere, quando ancora gli uscieri contavano quasi quanto un assessore. L’Oreste, cittadino, faceva l’oste con una bettola dignitosa, proprio lì vicino, nei dintorni della Provincia, fin dal dopoguerra. Era il ritrovo dei politici d’allora, che discutevano più lì, mentre mangiucchiavano un po’ di pane e salame e copiose coppe di vino buono, che nella grande sala Depero. Uomini illustri della nostra storia, in alcune occasioni ci fu persino De Gasperi con la Zita Lorenzi ma loro due facevano discorsi seri, sul futuro dell’Itaia e dell’Europa. Poi arrivarono quelli della seconda legislatura, gli Albertini, i Berlanda, il Bruno Fronza, l’Odorizzi, gente con le palle. Non s’accontentavano più di pane e salame, ci voleva la polenta e “osei” l’autunno e canederli tutto l’anno. E poi si susseguirono le altre legislature con sempre nuovi personaggi, sempre meno personaggi, sempre più mangioni. Fin che non accontentandosi più del nostro menù, tradizionale e alla buona, si sono spostati all’Hotel Trento, dove c’era tutt’altro servizio e tutt’altre libagioni. Cosi dicevano. E il povero Oreste cambiò clientela e la sua osteria fu il ritrovo di tutta quella povera gente che veniva in Provincia per chiedere aiuto. L’unico cliente fisso nel bene e nel male rimase il Paride, che dell’osteria dell’Oreste fece la sua seconda casa. Ora sono ambedue in pensione, meritata, abbondante quella dell’usciere provinciale, un po’ meno quella dell’oste dei poveri, così come alla fine venne chiamato l’Oreste. Nonostante l’età e la tosse insistente, i due amici si frequentano quasi ogni giorno, la loro conversazione non cambia di molto, rimangono fissi sui cambiamenti a cui hanno assistito, a come andavano le cose ai loro tempi, e a come vanno adesso, in questo “mondo di pazzi”. Così quella mattina dei primi di settembre si ritrovarono sul “Doss Trent”, e da quel grande balcone che è, i due amici si sedettero su una vecchia panca scassata e smessa da anni a guardare con occhi sbarrati la città di Trento che, dall’alto, neanche più riconoscevano. Il vostro fedele Saltaro li ha intercettati e ve li racconta, una lezione di politica spicciola che vale più di mille discorsi del Dellai e compagnia bella. PARIDE: Son content, avem trovà ‘na bela giornada. Son proprio content... ORESTE (di ritorno da una esigenza fisiologica ecolo-

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IL SALTARO DELLE GIUDICARIE

El Paride e l’Oreste sul Doss Trent

Passata l’estate, tornata la normalità nelle nostre menti e nelle nostre famiglie, con l’arrivo delle prime brezze d’autunno, gli amici dei tempi che furono si ritrovano per ripassare i loro ricordi. Uomini antichi di pelle, ma

dalla mente lucida, che ormai assistono impotenti ad un mondo che traballa, sbarella senza capo, né coda. Povero mondo, che gira impazzito. Il Paride e l’Oreste sono amici da tempo immemore.

Doss Trento

gica e si sta aggiustando la “pata” dei pantaloni) Si, si l’è bel... PARIDE: Son chi che vardo la zità, l’è ben diversa dai nossi tempi, ne vera? ORESTE: Ostia, la se fata larga...ormai Matarel e Gardol l’è tut tacà.... PARIDE: Ma si, varda che casin...a mi no me pias tutti quei casoni bianchi e de vedro che ogni tant salta su...’na volta ghera solo el Doss Trent che se alzava sora le case, adess ghe ‘na confusion che el par de star en Merica... ORESTE: Ehi..varda che Trent l’è ‘na zità importante...da semper, dai tempi dei Vescovi che i comandava... PARIDE: Ah, el so ben che voialtri zitadini ve par de esser americani...se nol fussa per i cùnei che i ve magna i morti, ve pareria de esser a New York... ORESTE: Ehi...no sta far el furbo...te piaseva anche a ti stare en zità ‘na volta e te ghe stai anca ades... PARIDE: Ma vot meter la me val? Altri monti, altra zent, altra aria...noi avem conservà le nose usanze, noi sem restadi nel cor e nell’anima quei de na volta...Trent ormai l’è en man ai quei de lazo... varda l’elenco del telefono, ghe tuti cognomi da taliani...no gavè pu Religion, tradizion, i valor dela terra, pensè sol a ‘n sac de monade che no ghe enteressa a nessuni... ORESTE: Cossa diset... sem pieni de musei, de zentri storici, de case refate, de parchi, aven trovà perfim le catacombe sotto el Dom... PARIDE: Si, soto el Dom, envece de scavar soto, tacheghe quel toc de campa-

nil che ghe manca...ha..ah.. ah...lasa star, vecio, che te conven...gavè i parchi pieni de drogadi, propri quei davanti ala Provincia, i musei pieni de roba che ven da l’Africa, i zentri storici mezi pisciadi dai cani... senza contar i cùnei che ormai i è diventadi el vos simbol...basta aquila de san Venceslao, ades al post de l’aquila ve toca meter en cùnel... ORESTE: Varda che i cùnei jè furbi...cossa credet... PARIDE: Ah si, no gaven dubi...jè furbi, noi fa gnente e vive alle nosse spalle... en po’ come i nostri politici, quei de ieri e quei d’ancoi...quei de na volata l’era tutt’altra zent... ORESTE: Parla de tuti ma laseme star el Lorenzo che l’è un dei pochi che ha fat qualcos per el Trentin... lu no che no l’è en cùnel... no... PARIDE: Nol sara en cunel, ma l’è en cavall, ormai bolso, l’è furbo, l’è cinico, entant che el te ride, se no te sei dei soi, el sa già come sistemarte...e po, el ga ‘na parlantina...oh, quando el parla l’encanta i sassi... compresi noi, trentini, che sem en po’ tutti semplizoni...te ricordet? Società de chi, società de lì, Metroland, el boulevar de Trent, el Not, la funivia fin sul Bondon, el novo Ospedal... fat aposta per enserar su i ospedai dele vali..., amici, portaborse...adess el ga paura de perder el posto a Roma e alora el tenta de nar nel PD butando cole bale per aria el so partito, l’UpT.....l’è en gran filibusto... ORESTE: E quei che ghe

zo adesso, cossa fai de pu? I ghe zo che ja perso la trebisonda... PARIDE: Cossa vot che i faga...no i ga pu gnanca ‘na lira...ghe le casse vode... noj ne endovina una, prima i sa enventadi, apunto, de enserar i ospedai...pensa che quei de Tion i vol farli vegnir a curarse a Trento, e pegio ancor a Roveredo... ghera quella assessora che jà manda via, che la voleva portar tut a Trento...a parte i nonesi e i solandri che quei jè protetti da Rossi e da Panizza, per far contenti i medici professoroni che i voria la sala operatoria en dal garas de casa... ORESTE: Quela lì, no l’ho capida gnanca mi...l’è una de quele del PD, quele dei saloti boni, dei cenacoli, del’università, la credeva che voi dele vali fossef dei pori montanari ignoranti... l’ha ben vist de che pasta se fati...ah..ah.. adess però el novo assessor, quel Zeni lì, che le ben noneso d’origine, ma me par che parla meio de quel’altra..el sa quel che el diss...qualcos cambierà... PARIDE: Spero proprio... però quel che me sta sule scatole, jè tutti sti privilegi per i nonesi... ORESTE: Ma perchè? I è i pu poreti...no hat lezu i giornal de qualche settimana fa? El diseva che secondo statistiche i nonesi jè i pu poreti del Trentin, i ga redditi familiari sui 18.000 euro, pora zent ensoma... che bisogna aiutar, darghe borse de studio, contributi, salvarghe l’ospedal, poreti, come faresei a vignir a Trent? Te gai rason...i me sta su le bale anca mi...an-

che perchè se te vai a veder, meza Trent i la comprada lori...quando ven zo i fioi a studiar, i ga tuti la so casa...va ben che sia tirchi ma come fai a verghe tuti quei soldi se jè così poret? PARIDE: Tel sai anca ti perché i ga i soldi...l’è perchè i ga i pomi..altro che frottole! Sat che do ettari de pomi i fruta neti quasi trentamila euro....? E su quei soldi non paga tasse e noi le denuncia...E no ghe famiglia che no ghe n’abia almen quatro o cinque ettari...i nomesi je milionari, porca vacca, ma nesun lo diss..tuti i tase, varda con l’ospedal, no i lo mete gnanca en discussion, guai a chi che toca i privilegi dei nonesi...i ga fat ‘na strada che l’è ‘na autostrada, ghe el trenino moderno ogni dese minuti, a quei che ga i pomari i ghe manda contributi de pu che a quei poreti de vacari dela mia val, quei si che i fa fadiga a nar avanti...ma el pu bel en val del Non lè che se l’anada l’è bona, tutto ben, i guadagna e i mete via...se la va mal, allora entervien la Provincia, perchè, poveri diavoli, bisogna sostenerli... ORESTE: Eeeeh, te gai reson, zento reson...entant en Consiglio Provinciale jè ciapadi con en problema de quei grandi, l’è mesi che i ne discute, ma no i riva mai en fondo... PARIDE: Cossa po...? ORESTE: Orpo! I discute sulle pari opportunità...sui “gender”...sui gay, sulle lesbiche, sui trans, i parla de quele robe li... PARIDE: porca vaca, el me gender l’è en farabutto, ma no credo che sia en gay... el g’ha già tre fioi e la me putela, santa dona, tuta so mare, l’è ancora gravida... ORESTE: Ma cossa hat capì? El “gender” l’è ‘na parola englesa che la vol dir genere... en pratica i diss così: quando se nasce el sesso no l’è certo, ghe pope che pol esser popi, e popi che pol esser pope...le è le mame che le ghe mete le braghe ai popi e alora i deventa omeni, e le vesti ai popi che i diventa done... se i ghe metesa le braghe ale pope, fin da piccole, e le vestine ai popi, le pope

le diventeria quasi omeni e i popi i diventeria quasi done...el ciaro? PARIDE: No, no lè ciaro per gnent...te mai fat su ‘na confusion de popi che i diventa putelote e de putelote che diventa boceti, me par che che no te gabia ciare gnanca ti ste robe... ma perchè i ne parla en Consiglio...ghe consiglieri che vol diventar done, o done che che vol farse crescer i bafi? ORESTE: L’è per le pari oportunità...te sai quela roba che jà enventà i compagni per tor su voti...che le done le ga dirito a nar en Comun, en Provincia, anche se no le ciapa voti... e anca se le val poc, come l’è capità de spess...i voria garantirghe le stesse opportunità anca ai gender diversi...at capi adess? PARIDE: Ma come se fa.. nei comuni picoli non i trova gnanca le done da candidar, vot che i trova i gay o le lesbiche, o i trans, che i pu tanti no i sa gnanca cosa che i vol dir? I farem vegnir dala zità, forse chi ghe n’è dei quei pu impegnadi...scoltame mi, Oreste, le è tutte monade...mi son convinto che omeni, done e gay e lesbiche e tutte quele altre robe che te hai dit, le ga dirito de star al mondo rispetade e con dignità, l’è semper sta così en Trentin, na brava dona la pol far tut quel che fa en bravo om, cosi queialtri, qualchedun el por far anche meio, tuti i deve esser rispetadi, po per far cariera bisognerà vardar anca quel che un le bon de far...e se un l’è en poc de bon che sia om o dona, gay o lesbica, l’è meio che staga a casa... no ghe bisogn de legi per sta roba...te gai resom... el sarà per tor su quatro voti...si...si... ORESTE: Son daccordi anca mi...el saria meio che se i occupassa del fa lavorar la zent, altro che fronzoli...ma qualcos bisogna pur che i faga...ah... se no i deventa cùnei anca lori! A questo punto i due amici smisero di parlare. L’Oreste si mise a trafficare con la pipa e il Paride s’accese un toscano antico e ognuno per conto proprio se ne andò per sogni suoi. Il vostro Saltaro commosso ringrazia.


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Europa

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L’Europa si dimostra disorganizzata nell’affrontare l’emergenza: così molte persone si muovono autonomamente per dare solidarietà

Tragedia migranti: gente più sensibile della politica Questa scoordinata organizzazione dell’Europa, totalmente presa alla sprovvista dagli ultimi avvenimenti, sembrava leggermente migliorata dopo che Germania e Austria, verso i primi di settembre, avevano deciso di riaprire le frontiere, permettendo il passaggio a centinaia di migranti. Alle stazioni di Monaco di Baviera, Vienna e Salisburgo i profughi erano stati accolti calorosamente da applausi, caramelle e oggetti portati direttamente da casa dalla gente del posto, come giocattoli o coperte. Una decina di giorni dopo, verso metà settembre, l’Austria decide di bloccare nuovamente i confini, oltre che con l’Ungheria, anche con Italia, Slovenia e Slovacchia, attraverso maggiori controlli al fine di poter garantire la sicurezza del proprio Paese. Il governo austriaco si giustifica dicendo di stare lavorando ad un piano per gestire in modo controllato il flusso migratorio, in base al numero di ingressi. E mentre a Vienna si discute e si cerca una soluzione, molti profughi vengono respinti al Brennero, ricordando scene già viste qualche mese fa. Ciò che è necessario capire, è il fatto che non saranno né le gallerie buie delle Alpi né le gelide acque del Mediterraneo a fermare questo flusso di disperazione. Abbiamo già potuto constatare ormai quali strategie di ogni sorta vengono escogitate pur di poter passare, sia via terra che via mare: morti di stenti e asfissia ne abbiamo trovati sia sulle autostrade al nord, nei cassoni dei Tir (71 morti siriani in un camion trovato in Austria, tra cui 4 bambini), così come nelle stive dei barconi, dove la gente ammassata cerca di respirare disperatamente nel calore infernale provocato dai motori bollenti. E se questo non ci sembra abbastanza estremo, basta guardare le foto scattate dalla polizia spagnola a Melilla (Spagna), dove pur di poter scappare ci si nasconde addirittura sotto il cofano e i sedili, o dentro il cruscotto della macchina, nascondigli che definire angusti è dir poco. Per arrivare ad una soluzione concreta in tempi

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ovevo rinnovare il di Francesca mio abbonamento all’OEBB, la compagnia ferroviaria austriaca, ma non appena ho aperto la pagina in Intenet mi sono trovata davanti a diversi annunci, in cui venivano comunicati sia la sospensione dei treni da Salisburgo

più rapidi, è stato indetto un vertice straordinario dell’Unione Europea il 22 settembre, in anticipo rispetto alla data che era stata precedentemente stabilita. E mentre si cerca di trovare in qualche modo una soluzione comune, l’Ungheria intanto non solo erige muri, non solo respinge i migranti con la forza o li arresta per

difendere i propri confini, ma decide pure di non accettare rifugiati, come prevede il piano di ridistribuzione dei 120 mila profughi nei diversi stati dell’UE. Ma su questo punto purtroppo non si sta impuntando solo l’Ungheria, ma anche altri paesi dell’Est, come la Polonia, la Repubblica Ceca e la Slovac-

verso la Germania che l’inCristoforetti terruzione del tragitto verso l’Ungheria: nel primo caso il blocco era dovuto ad un comunicato delle autorità tedesche, nel secondo ad un sovraccarico di treni provenienti dall’Ungheria. Denominatore comune: l’“emergenza migranti”.

chia, da cui si riceve più chiusura che solidarietà e con cui non si riesce ad arrivare ad un compromesso. Nel frattempo la cancelliera tedesca Merkel e quello austriaco Faymann chiedono all’Italia e alla Grecia di portare avanti i cosiddetti hotspot, ovvero centri di accoglienza già esistenti, adibiti al rico-

noscimento e all’identificazione dei migranti, non solo per una questione di sicurezza, ma soprattutto per poter registrare i richiedenti asilo. Finché non si arriva al riconoscimento completo, i migranti vengono trattenuti in questi centri. Il rifiuto della registrazione dei propri dati ha come conseguenza l’espulsione,

quindi il rimpatrio. Nonostante le politiche isolazioniste e i nazionalismi xenofobi, che ricominciano ad emergere sempre di più in questo periodo (oltre che tornare ad essere giustificati e tollerati), e le continue chiusure/ aperture delle frontiere, decise a discrezione di ogni singolo stato europeo, la popolazione sembra reagire quasi meglio e in modo più concreto rispetto ai vertici più alti. Cartelloni di benvenuto, presentati in diverse città austriache e tedesche all’arrivo dei migranti, marce di solidarietà, svolte anche in Italia, l’iniziativa partita dall’Austria nel dare un passaggio in macchina ai migranti da Budapest a Vienna e gli aiuti concreti dei volontari (dal Brennero a Lampedusa), sono forse gli unici segni positivi che riescono a ricordarci su quali valori si fonda l’Europa. Lo slancio di solidarietà di questi cittadini europei non può essere visto però come una soluzione solida e a lungo termine. Le vere soluzioni, soprattutto logistiche e organizzative, spettano a qualcun altro.

PENSIERI SENZA TEMPO - A cura di PAOLO MAGAGNOTTI

De Gasperi disse “Ho imparato che bisogna guardare anzitutto al popolo. Quando mi parlano di partiti, io li giudico da questo punto di vista: come servono il popolo? Io non servirai nemmeno la Democrazia Cristiana se non avessi la convinzione che la Democrazia Cristiana vuol servire il popolo. E il popolo vuol dire: il popolo come vive organicamente nel suo paese, nelle sue società, nei suoi focolari, nelle sue città. Non vuol dire il conglomerato posticcio improvvisato su di una piazza”. (Dal discorso pronunciato a Trento il 26 luglio 1947 in occasione del congresso provinciale della Democrazia Cristiana. “La nostra parola d’ordine è: “avere coraggio e infondere coraggio “. Agire secondo coscienza, costi quello che può costare. Se avremo coraggio noi, che siamo alla direzione della pubblica cosa, il popolo ci seguirà nella lotta per la libertà del suo sviluppo politico e per la sua esistenza economica”. (Dal discorso pronunciato il 2 febbraio 1948 in occasione del convegno nazionale delle consigliere comunali democristiane tenuto a Roma).

“L’elemento fondamentale della nostra formazione politica è la democrazia, cioè la fede nella libertà. È un concetto questo che bisogna ripetere continuamente. Sappiamo che ci sono nel parlamentarismo delle ruote che non vanno, che in generale nella democrazia ci sono degli inconvenienti che bisogna eliminare, o quanto meno attenuare sulla base delle esperienze. Sì, tutto questo è vero. Ma poiché abbiamo conosciuto altri sistemi, o nella storia, o nella vita, ne abbiamo tratto le conseguenze che questo è ancora, umanamente parlando, il sistema meno cattivo, quello che implica meno rischi, quello che salvaguardia l’attività umana, quello che permette di correggere se stessi; perché la democrazia è una forza, un sistema che deve correggersi quotidianamente nella discussione e nell’impegno sostanziale di migliorare se stessi”. (Dal discorso pronunciato a Milano il 23 aprile 1949 ai dirigenti e attivisti lombardi della Democrazia Cristiana). “Non si tratta di scavare trincee né di tirare su steccati puramente difensivi. Si difendono i principi, ma si conquistano gli animi”. (Dal discorso pronunciato a Fiuggi il 2 agosto

1949 ha chiusura della sessione del consiglio nazionale della Democristiana Cristiana). “Il partito è scuola di formazione. Il partito è un’organizzazione democratica e periferica, con i suoi organi di critica e di discussione; il partito e addestramento delle volontà protese verso l’attuazione di un programma di rinnovamento ideale. Guai se fra noi cessasse il culto dell’idea e venisse meno lo spirito di sacrificio e di combattimento. Guai se perdessimo contatto con il mondo ideale di giustizia e fraternità che sogniamo e dobbiamo volere”. (Dal discorso pronunciato a Fiuggi il 2 agosto 1949 ha chiusura della sessione del consiglio nazionale della Democristiana Cristiana).


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Attualità

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I Gender Studies (studi di genere in italiano) sono una branca universitaria che non si occupa di sesso, ma di genere, e della maniera in cui in molti aspetti della società le differenze di genere, o come queste sono percepite dalle diverse culture, abbiano conseguenze molto concrete nella vita delle persone: sono esperti in Gender Studies coloro che ci dicono, per esempio, della differenza, a parità di mansione, fra lo stipendio di un uomo e di una donna, ma questi studi hanno contribuito a molti altri campi, dalla medicina all’economia. La “Teoria Gender”, invece, che non c’entra niente con i Gender Studies se non per un’assonanza di nome, sosterebbe l’inesistenza delle differenze biologiche, a parte quelle strutturali, fra i due sessi. Non è così diffusa come parrebbe a farsi un giro in Facebook, e nemmeno è stata teorizzata nei pochi e ripetitivi slogan che si trovano facilmente online: le fonti sulla sua origine, ed esistenza, sono scarsissime, di bassa qualità e affidabilità. Eppure su queste fragili basi, le forze politiche di opposizione stanno costruendo un tema di dibattito: e via di volantinaggi, messaggi Facebook, serate a tema, propaganda. Così è nato il mostro orrendo e spaventoso dell’ideologia Gender. Dalla Teoria Gender, una volta che a forza di parlarne si è riusciti a convincere qualcuno che esiste - repetita iuvant, dicevano i romani - si è fatto il collegamento con la riforma della scuola introdotta dal governo Renzi, e in un attimo il tema col quale riempire chiacchiere altrimenti vuote di proposte politiche si è materializzato. Ad essere attribuito come un modo celato per fare entrare la sedicente Teoria Gender nelle scuole italiane è il comma 16 della riforma della Buona Scuola. Quel comma cita: “il piano triennale dell’offerta formativa assicura l’attuazione dei principi delle pari opportunità, promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al

Scuola: le polemiche su questioni dei sessi non consentono un dibattito sereno su una tematica delicata

Questione gender, tra ambiguità ed obiettività

di Denise Rocca Scatenata da interessi persedicente Teoria Gender : lopiù politici, veicolata dalla potenza dei mezzi co- dalla promozione della masturbazione nelle scuole municazione, soprattutto quelli incontrollati come elementari fino alla coercizione dei bambini eteroi social media, la cosiddetta “Teoria Gender” è sessuali perché diventino omosessuali. Giusto per piombata qualche mese fa nelle famiglie in procin- dirne un paio. La confusione e l’idea che ci possa to di ricominciare l’anno scolastico come un ura- essere una parvenza di logica o verità in queste afgano. fermazioni farebbe ridere, se non fosse diventato Le pratiche più fantasiose vengono attribuite alla un tema di dibattito politico e propaganda. di motivazioni e studi secondo i quali un’educazione sessuale formale dei ragazzi, organizzata per fasce di età e argomenti adatti ad ogni periodo di maturazione e sviluppo, possa portare grandi benefici allo sviluppo affettivo dei bambini.

fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori sulle tematiche indicate dall’articolo 5,comma 2, del decreto di legge 14 agosto 2013 n 93, che sarebbero quelle della parità di genere e della non discriminazione. Infatti la ministra dell’istruzione Stefania Giannini è intervenuta nella questione spiegando che: “ il comma va in direzione opposta all’annullamento della distinzione tra uomo e donna, che è in natura e cultura. Fa riferimento ai principi di sensibilizzazione nei ragazzi alla prevenzione alla violenza di genere e ai reati e attacchi dettati dall’omofobia”. Se l’è inventato il governo Renzi di sensibilizzare i ragazzi a questi temi? No. Piuttosto, ha recepito una serie di indicazioni e linee guida arrivate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che ha emesso un documento di una settantina di pagine sull’educazione sessuale rivolto a tutta l’Europa. Settanta pa-

gine che iniziano con una prefazione che recita: “ la regione europea dell’OMS si trova di fronte a numerose sfide riguardanti la salute sessuale: i tassi crescenti dell’HIV e di altre infezioni sessualmente trasmesse (IST), le gravidanze indesiderate in adolescenza e la violenza sessuale, solo per citarne alcune. Bambine e bambini, ragazze e ragazzi sono determinanti per il miglioramento della salute sessuale generale. Per maturare un atteggiamento positivo e responsabile verso la sessualità, essi hanno bisogno di conoscerla sia nei suoi aspetti di rischio che di arricchimento. In questo modo saranno messi in grado di agire responsabilmente non solo verso se stessi ma anche verso gli altri nella società in cui vivono”. Prosegue trattando il tema dello sviluppo sessuale del bambino, del bisogno di contatto e della ricerca di piacere, che non è sessuale nei termini in cui la intende un adulto, e porta una serie

Ci sono tematiche generali - fertilità e riproduzione, sessualità, emozioni e affetti, relazioni e stili di vita, salute e benessere, influenze sociali, sessualità e diritti - e alla fine una serie di tabelle divise in fasce d’età

dove vengono dettagliate delle indicazioni su quando affrontare gli argomenti a seconda delle età. Il documento si trova anche facilmente in italiano, inserendo le parole chiave nei motori di ricerca. Smembrato, tagliandone frasi, estrapolandone pezzi omettendo ad arte spiegazioni e contesto e proponendo interpretazioni fuori da ogni buon senso, da questo documento si è costruita la leggenda della falsa e inesistente Teoria Gender, il nuovo mostro su cui concentrare l’attenzio-

ne dell’opinione pubblica e creare polemica. Oltre a far perdere tempo a dirigenti e insegnanti, che si ritrovano impegnati a tranquillizzare genitori preoccupati e difendere proposte educative che non andrebbero difese, ma accolte come un arricchimento dell’offerta formativa oppure messe in discussione partendo da basi educative e di buon senso, invece di ribattere a fantomatiche fantasie che alimentano solo un terrorismo psicologico. Sono anche i risvolti di un’umanità che si ritrova nelle mani un mezzo potente come i social network e il web, ma nell’isterismo e nell’euforia dei primi anni di utilizzo di massa, ancora non applica un senso critico che invece viene, giustamente e a volte fin troppo severamente, riservato ad altri media.

Pannuti alla guida dei Carabinieri di Pieve di Bono È il Maresciallo Bruno Pannuti il nuovo comandante della stazione dei Carabinieri di Pieve di Bono. Pannuti, classe 1981 e proveniente dalla Provincia di Reggio Calabria, succede al Maresciallo Davide Fiorini trasferitosi qualche mese fa nella vicina stazione di Ponte Arche. Nel tempo “scoperto” la stazione Il maresciallo Bruno Pannuti della busa della Pieve è stata gestita da un brigadiere già in forza nella stessa. Il nuovo Maresciallo, accolto dalla comunità Pievana con grande entusiasmo, è entrato nell’arma fin da giovanissimo e nel corso degli anni ha maturato esperienze lavorative a Roma, sia come carabiniere sia come brigadiere. Terminata la scuola di sottoufficiale a Firenze è stato assegnato al comando della stazione di Pieve di Bono. «Sono molto entusiasta di questa nuova opportunità che mi è stata concessa – afferma il nuovo maresciallo Pannuti. Le prime impressioni sono molto buone e gli obiettivi da raggiungere sono diversi. L’obiettivo principale – continua Pannuti – è quello di poter collaborare con l’intera comunità, riuscendo a svolgere il nostro servizio in maniera soddisfacente. Fin da subito ho trovato un ambiente di lavoro molto positivo. Un ulteriore fondamentale obiettivo – conclude Pannuti – oltre che a svolgere il nostro servizio di forze dell’ordine, è quello di partecipare attivamente nelle manifestazioni culturali della comunità.» Nuove forze quindi per la stazione dell’arma dei Carabinieri di Pieve di Bono che, dopo aver rinnovato recentemente lo stabile della Caserma, rinnova anche la composizione del personale in servizio a cui vanno, da parte dell’intera comunità della busa della Pieve, i migliori auguri per il lavoro da svolgere. (m.m.)


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La Storia

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Due campigliani alla conquista della Cordigliera Silvestro e Tomas Franchini raccontano la loro spedizione alpinistica in Perù, dove hanno aperto una nuova via di Denise Rocca Il Sudamerica è spesso un sogno per alpinisti e scalatori: meta straniera ambita per provare brividi ed emozioni diverse dalle cime locali. Silvestro e Tomas Franchini, guide alpine per professione e passione, ogni anno lasciano per un po’ le Dolomiti e vanno ad esplorare altre cime in giro per il vasto mondo

Silvestro e Tomas Franchini al rientro dal Nevado Churup

Terra di catene montuose con molto cuore italiano, anche grazie all’Operazione Mato Grosso che gestisce molti bivacchi e rifugi quaggiù e ha anche aperto un centro alpino. Lunghe ricerche e un dettagliato piano di escursioni per un viaggio che doveva riservare solo le meraviglie di ghiacciai altissimi dall’aria rarefatta. E invece i viaggi diventano avventure quando non tutto va secondo i piani: a pochi giorni da loro arrivo in Perù Tomas ha avuto un incontro ravvicinato con uno dei tanti cani randagi che popolano i villaggi peruviani, e non è stato un incontro pacifico. Morso dal randagio, il giovane ha dovuto correre in pronto soccorso già nei primi giorni di viaggio: la ferita non era grave, ma la procedura in questi casi è chiara, serve il vaccino antirabbico. E un vaccino significa stravolgere i piani iniziali perchè i richiami vengono fatti in ospedale una volta alla settimana. Dopo la prima fase di

acclimatazione alle elevate altitudini peruviane - “stile veloce e leggero” racconta Tomas, con la nonchalance di una guida alpina, ma sta parlando di cime tra i 5400 e i 5800 metri – i due fratelli erano pronti per affrontare la Cordillera Huayhuash ma l’incidente ha costretto a stravolgere i piani. I due non si sono scoraggiati e hanno deciso di restare nella Cordillera Blanca, più vicina e di comodo accesso: “contenti e orgogliosi di quello che siamo riusciti a fare – spiegano oggi – anzi, in fondo è stata una fortuna perchè siamo riusciti a fare ogni tipo di esplorazione e stile dell’andare in montagna, grazie ad una varietà incredibile di percorsi che la Cordillera Blanca offre e l’essere riusciti a portare il nostro stile completo di montanari anche in queste montagne lontane è emozionante”.

alla ricerca di quelle emozioni famigliari ma ognuna a sé che si provano a scalare una parete diversa da quelle di casa, inerpicarsi su un profilo che non è quello noto dove si è imparato ad amare la montagna col suo mistero e la sua poesia.: dopo la Patagonia, quest’anno sono andati proprio in Perù.

Tomas su Los Checos Perdidos

Cornice del Nevado Ishinca 5530 m

Tramonto sul Tocllaraju 6032m

mista, difficoltà fino all’M7, rara in Cordillera Blanca, sul Nevado Churup, a 5495 metri, dedicandola alla nuova sezione Sat di Madonna di Campiglio chiamandola “Divina Provvidenza”. Poi è stata la volta della Quebrada Paron dove hanno scalato la

Per iniziare, hanno deciso di lasciare un segno in Perù del loro passaggio, aprendo una bellissima via

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Esfinge: 5330 m di parete celebre nel mondo dell’alpinismo, dove hanno seguito le orme di altri due alpinisti sulla via de “Los Checos Bandidos”, una delle più impegnative vie in arrampicata libera della zona. Ma se la montagna ce l’hai nelle

gambe e nel cuore, la voglia di cimentarsi è tropo forte, così Tomas e Silvestro non vedevano l’ora di arrampicare su roccia, ma nell’ambiente peruviano predomina l’acqua così hanno deciso di provare i 6354 metri del Nevado Chopichalqui. Per un soffio hanno mancato l’arrivo alla cima, quando a 6mila metri hanno valutato troppo pericoloso proseguire per il rischio valanghe che la cresta presentava: “più difficile rinunciare che andare avanti – racconta Tomas – ma è stato giusto così, la montagna va capita e rispettata”. Nell’ultima settimana un tentativo innovativo e veloce sul Nevado Huascaran

Sur (6738 m), la montagna più temuta e più alta del Perù. “Abbiamo provato una strategia fuori dagli schemi saltando vari campi per concludere in 3 giorni la salita tornando già in valle. E’ un successo questa volta: arrivano sulla cima in due giorni e scendendo a valle nel terzo con un bivacco ventoso a quota 6mila. E’ rimasta una parete lì vicina, inesplorata: “per il prossimo viaggio” promettono Tomas e Silvestro, che vorrebbero tornare in Perù, magari a portare a termine l’itinerario iniziale. Ma il mondo è grande, vario e affascinante e già altre cartine si stanno aprendo davanti ai due alpinisti campigliani.


Sanità Ospedale, avanti con il Pronto soccorso. L’Assessore Zeni ha voluto rendersi conto con i propri occhi della situazione dell’Ospedale di Tione, e dunque ha visitato nel pomeriggio del 18 settembre la struttura, accompagnato dal presidente della Comunità Giorgio Butterini, dal consigliere provinciale Mario Tonina e al sindaco di Tione Mattia Gottardi. L’incontro con i primari si è svolto in un clima disteso e di confronto reciproco su alcune tematiche rilevanti per la sanità delle Giudicarie. La riunione è stata aperta dal direttore generale dell’Apss Luciano Flor che ha illustrato le tempistiche dei lavori al Pronto soccorso dell’ospedale – attualmente in fase di appalto da parte dell’Agenzia provinciale per gli appalti e contratti (Apac) – e delle sistemazioni dell’area amministrativa. Tra i temi affrontati, anche la riorganizzazione delle attività ospedaliere con la conferma del pronto soccorso e dell’area medica, con prestazioni destinate alla popolazione locale, ai turisti e ai pazienti acuti. L’intervento è proseguito poi con l’illustrazione della rete chirurgico-ortopedica e delle specialità per le quali l’ospedale di Tione potrà diventare un punto di riferimento per la popolazione provinciale ed extra-provinciale. La parola è poi passata ai singoli primari che hanno manifestato apprezzamento per gli impegni e per le tecnologie presenti a Tione richiamando l’attenzione sul mantenimento di una dotazione di personale

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L’assessore Zeni in visita a Tione si impegna sul rafforzamento del nosocomio. E lancia la “via trentina” all’accoglienza ai profughi

La Provincia rassicura sull’ospedale È stata decisamente una buona impressione quella destata dal neo assessore provinciale alla sanità Luca Zeni nei confronti dei sindaci delle Giudicarie riunitisi presso la Comunità di valle venerdì 18 settembre. Molto disponibile al confronto, Zeni ha risposto alle domande dei primi cittadini giudicariesi. Oggetto della riunione, la questione immigrazione, idonea alle attività e prestazioni svolte dall’Ospedale. «È stato un incontro positivo – ha detto l’assessore Zeni alla Conferenza dei sindaci – stiamo disegnando un quadro provinciale che dovrà garantire i migliori servizi a tutti i cittadini e questo sarà possibile se ogni ospedale saprà caratterizzarsi. A Tione dovrà esserci un Pronto soccorso efficiente, con settori come medicina, ortopedia, radiologia di qualità; al contempo occorre individuare alcune specializzazioni che lo rendano riferimento provinciale, e su questo lavoreremo nei prossimi giorni anche insieme ad Azienda e amministratori, per garantire un servizio di qualità». In particolare, il Presidente della Comunità, Giorgio Butterini, ha sottolineato l’irrinunciabile volontà da parte delle Giudica-

rie di mantenere alcuni servizi ospedalieri di fondamentale importanza per quanti risiedono nel territorio e per i milioni di turisti che vi si recano annualmente. Alcuni reparti, per funzionare al meglio, necessitano di investimenti strutturali, ma soprattutto di un maggior numero di risorse umane dedicate, tra medici e personale infermieristico. Il Presidente

con Zeni che ha spiegato il proprio piano di gestione dell’emergenza. Ma non si può negare che tutti attendevano da lui parole di rassicurazione sulla gestione dell’ospedale, che effettivamente ci sono state, pur sottolineando di necessitare di ancora un po’ di tempo per conoscere davvero a fondo una materia che invero semplice non è.

ha anche richiamato l’attenzione sulla decisa aspettativa di concretezza, esprimendo in tal senso soddisfazione per il primo provvedimento sottoscritto dall’assessore Zeni, ovvero lo stanziamento di ulteriori 700.000 euro destinati alla ristrutturazione del Pronto soccorso. Questione profughi. Come detto, però, lo scopo dell’incontro

con i sindaci riguardava l’accoglienza dei profughi. Diamo le cifre: al Trentino spetta per determinazione del Governo e del Ministro dell’Interno una quota pari allo 0,9% dei migranti giunti in Italia (quota commisurata con il rapporto della popolazione trentina sul totale nazionale) ossia 897 migranti. Attualmente ne sono presenti 790, con il Centro di Marco che sarà a breve affiancato da quello di Trento, ricavato presso le vecchie caserme. A differenza delle altre regioni non sarà il Prefetto a gestire l’accoglienza, ma la Provincia stessa. L’idea di Zeni, che ha ricevuto anche il plauso dell’Unione europea, è quella di non creare grosse concentrazioni di migranti, ma distribuirli sul territorio in piccoli gruppi (3-5 persone) in modo da aumentare il controllo sociale e l’integrazione.

Alle Giudicarie spetta una quota totale di 70 migranti (di cui 11 sono già a Roncone) e la richiesta di Zeni ai primi cittadini delle Giudicarie (già fatta in maniera analoga ai sindaci delle altre comunità del Trentino) è stata quella di attivarsi per favorire l’accoglienza di microgruppi di profughi nei propri comuni, sondando l’eventuale disponibilità di privati o strutture comunali. Fugando luoghi comuni e preoccupazioni, Zeni ha anche parlato dei costi dell’operazione. L’accoglienza costa 30 euro + iva al giorno per ciascun profugo, di cui 2,50 restano nelle disponibilità degli immigrati, mentre 12,50 sono destinati al vitto, che viene loro somministrato a cura delle varie cooperative sociali che operano sul territorio. Una cifra che – ha ribadito l’assessore – è saldata dal Ministero dell’Interno attraverso ma pagata dall’Unione europea. Fondi europei, dunque, vincolati all’accoglienza degli immigrati, e non utilizzabili né dalla Provincia né dallo Stato italiano per altri fini. (r.s.)


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Mondo

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Voto in Catalogna, Jihad e McWorld

Le spinte indipendentiste creano tensioni in un’Europa alle prese con più fronti caldi di Paolo Magagnotti

Un attivista indipendentista catalano

Il fatto politico di questi giorni in Spagna ci riporta al referendum svoltosi nel settembre dell’anno scorso in Scozia per ottenere un’indipendenza, richiesta respinta dal 55% degli elettori che desiderano mantenere l’unità nell’ambito del Regno Unito. Fermenti di indipendentismo covano sotto la brace anche in altre parti d’Europa; nello stesso Sudtirolo, come noto, vi è una minoranza che coltiva da tempo tale obiettivo, chiedendo nel frattempo il riconoscimento della cittadinanza austriaca; una richiesta del tutto improbabile, che se praticata creerebbe indubbiamente non facili

problemi nei rapporti bilaterali italo – austriaci, attualmente molto buoni. L’esito spagnolo potrebbe pure ulteriormente catalizzare forti aspirazioni indipendentiste in territori dell’Europa centro-orientale e dell’ex Unione Sovietica. A parte il dolente capitolo della Crimea passata alla Russia, pensiamo, ad esempio, a richieste di indipendenza provenienti da alcune comunità di lingua ungherese nella Transilvania, in Romania; aspirazioni che non mitigate dal nuovo corso marcatamente nazionalista del governo di Budapest. Nella Moldova vi è la Transnistria, fascia ter-

Il successo delle forze politiche separatiste nelle recenti elezioni in Catalonia pone interrogativi che non riguardano solo le pressioni che saranno ulteriormente rafforzate su Madrid per ottenere l’indipendenza di questa Comunità autonoma. Il governo centrale ha ritoriale confinante con l’Ucraina a stragrande maggioranza russa che di fatto non è più sotto il pieno controllo del legittimo governo di Chisinau ma ubbidisce a Mosca, come a Mosca si ubbidisce, fra l’altro, nelle regioni dell’Ossetia del Sud e dell’Abcasia, territori appartenenti allo Stato sovrano della Georgia. Vari altri casi potrebbero essere elencati dove irrequietudini indipendentiste non lasciano tranquilli governi centrali nazionali e le stesse Istituzioni europee. Non si tratta certamente di fermenti a fenomeni nuovi anche nell’Europa

degli ultimi decenni. Nel mio libro del 1995 “Dalle Nazioni alle regioni”, nel capitolo “Globalizzazione e tribalizzazione: due forze contrapposte si contendono il futuro”, esprimevo preoccupazioni su probabili disaggregazioni politico – territoriali in un mondo in cui lo scontro fra “Jihad e McWorld” metteva in discussione molte certezze, e auspicavo politiche che, anche nella prospettiva di “ eventi … destinati a riprodursi oltre i limiti dell’immaginazione umana” potessero “conciliare sulla via del federalismo “. Di fronte alla disintegrazione della Jugoslavia, mi ponevo interrogativi sull’evolversi

confermato per l’ennesima volta che non ha la minima intenzione di aderire a tale richiesta e sappiamo che in precedenza anche la corte costituzionale si era espressa contro l’impraticabilità di un referendum volto richiedere l’indipendenza di questa ricca regione. di “ frammenti d’Europa che si presentano e agiscono come veri attori mondiali”. Oggi ci troviamo nel mezzo di tali eventi divenuti infuocati e terribilmente minacciosi. Un “McWord” nel pieno della globalizzazione non sembra trovare con la dovuta sollecitudine l’unità necessaria per contrastare le forze della “Jihad”. L’Europa e il mondo intero si stanno confrontando con la minaccia jihadista e movimenti migratori epocali che scuotono profondamente equilibri continentali e planetari, dove per vari aspetti l’unica certezza è l’incertezza.

Scontri o sinergie fra istanze indipendentiste e forze fondamentaliste costituiscono un pericolo che per quanto riguarda l’Europa solo Stati e forze politiche nazionali irresponsabili verso le proprie nazioni e del mondo intero possono rifuggire da un impegno deciso ed inequivocabile sul versante dell’unità europea. Solo un Unione europea forte di poteri convintamente conferiti dagli Stati nazionali che abbiano come unico obiettivo l’interesse comune può avere la possibilità di reggere a fenomeni in qualche misura destabilizzanti generati al proprio interno e urti esterni.

Il nuovo libro dell’antropologo

“Alpi e libertà”, le riflessioni sulla montagna diAnnibale Salsa Annibale Salsa, professore di Antropologia filosofica e Antropologia culturale, in Giudicarie lo conosciamo soprattutto per le sue ricerche accurate e scientifiche sulla genesi e la trasformazione delle identità delle popolazioni delle Alpi. Oratore affascinante e scrittore informato e interessante, i suoi contributi sono apparsi sulla stampa locale e da questa collaborazione nasce la sua ultima pubblicazione. Gli articoli pubblicati sul giornale L’Adige dal 2010 da Annibale Salsa sono oggi raccolti in un’antologia, che rende gli approfondimenti dello studioso disponibili per la ricerca e la consultazione in un volume organizzato

dal titolo: “Alpi e Libertà. Trentino, Sudtirolo ed altre realtà delle Alpi nel cuore dell’Europa”. Si parla dei grandi temi della montagna, amministrativi, politici e sociali seguendo la cronaca degli accadimenti quotidiani: dalla questione dell’identità alpina al federalismo e le autonomie; le seconde case e la viabilità montana; la convenzione delle Alpi e i modelli di organizzazione sociale, le Dolomiti Patrimonio Unesco, toponimi, paesaggi e architetture, l’euroregione, le terre di mezzo e le comunità di valle. Spaziano su tanti argomenti e soggetti gli articoli di Annibale Salsa, rivisti e rititolati per la pubblicazione rispetto alla loro uscita

Annibale Salsa

sul quotidiano, tutti uniti dal filo rosso di un’analisi della vita montana nella sua specificità. “Le mie riflessioni – scrive l’autore nella prefazione del libro – vogliono essere un atto di riconoscenza e di restituzione di quel primato morale e sociale che le comunità alpine

hanno saputo difendere fino alle soglie della modernità”. Un approfondimento a puntate di quel legame profondo fra le genti di montagna che ne fa un’identità solida, piacevole da leggere, utile da studiare, affascinante da scoprire. (d.r.)


OTTOBRE 2015 - pag. L’Ecomuseo della Valle del Chiese propone questo suggestivo festival storico – “La voce di chi non si arrende”

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L’8 e 9 agosto torna Altrotempo ��������������� �������������

L’attrice Roberta Biagiarelli

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Cooperando

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Un termine sempre più familiare dietro il quale ci sono storie di innovazione, di impegno e di nuove opportunità occupazionali

Start-up cooperative

Ma quale deve essere il modello di una startup cooperativa? Certamente non quello di un’impresa che nasce con l’obiettivo di produrre lucro e il più in fretta possibile. Non va sicuramente demonizzato chi si mette in gioco per perseguire quel modello ma certo è che l’Italia non è l’America e i casi di startup di successo sono molto pochi. Inoltre la startup cooperativa non può prescindere dai valori fondanti della cooperazione e da obiettivi che sono quelli del lavoro, della stabilità, del lungo periodo; Infatti le imprese cooperative nascono per rispondere a bisogni reali e preferibilmente non individuali ma collettivi. Quando si parla di startup si pensa solitamente a nuove imprese nel settore dell’ICT (Information and Communication Technology) ma la startup cooperativa non vuole essere questo, non solo. Il concetto di innovazione da realizzare è più ampio, abbraccia anche il campo dell’innovazione sociale, mette in atto cambiamenti anche nei comportamenti delle persone e nella gestione dell’impresa. Certo non bisogna buttare il bambino (la tecnologia) con l’acqua sporca. Se nel modello di star-

In questi ultimi anni, di fronte startup si vede la possibilità di Alberto Carli alla crisi economica e alla credi creare nuove opportunità scita della disoccupazione, il termine “startup” ( avvio di una occupazionali, soprattutto per i giovani, in ambiti di mercato nuova impresa) è entrato nel linguaggio comune perché nelle emergenti, sfruttando soprattutto le tecnologie informatiche. tup cooperativa la tecnologia non è tutto, bisogna però fare attenzione a non sottovalutarne l’importanza. Innovazione significa anche trasparenza, apertura, riproducibilità: basti pensare alla battaglia per gli Open Data (Dati Aperti), che riguarda la Pubblica Amministrazione ma non solo. C’è tutto un movimento in Trentino e in Italia (pensiamo anche al movimento intorno all’open source) che si sta battendo per questo: la parola d’ordine è accessibilità, poter accedere liberamente alle informazioni e poterle riprodurre. Le tecnologie sono anche spesso uno strumento utile per rivitalizzare e coinvolgere territori svantaggiati, scarsamente popolati e lontani dalle principali vie di comunicazione e la creazione di startup cooperative nasce proprio dalla necessità di promuovere politiche di auto imprenditorialità capaci di favorire l’occupazione giovanile, di incentivare l’adozione della forma cooperativa tra le imprese di nuova costituzione, di affermare la

presenza della cooperazione in nuovi mercati. Incoraggiare e sostenere le startup cooperative significa non solo creare imprese e posti di lavoro, ma anche generare un rinnovamento dell’offerta in grado di raggiungere aree di domanda insoddisfatta o inesplorata e incentivare processi di formazione di una nuova imprenditorialità, facendo leva sul sistema cooperativo, sulle nuove generazioni e sull’esperienza di quelle mature. Avere un idea imprenditoriale e proporsi di realizzarla collaborando con altri

non significa quindi limitare il campo d’azione ai mercati tradizionali e tenersi lontano da ambiti innovativi. Al contrario, la creazione di nuova imprenditorialità cooperativa richiede, ed è essa stessa innovazione, infatti Il modello di nuove imprese cooperative è in sintonia con gli orientamenti dell’Unione Europea che, nel contesto della strategia Europa 2020, individuano nella compatibilità ambientale e nella crescita dell’occupazione le priorità per la realizzazione di una crescita intelligente, sostenibile e in-

clusiva. La strategia europea prevede un sistema di fondi orientato a stimolare l’orientamento degli sforzi di ricerca e innovazione nell’ambito della salute, dell’agricoltura sostenibile, dell’energia pulita, dei trasporti intelligenti e ecologici. Questi sono ambiti in cui si può pensare di sviluppare attività imprenditoriali future, sia perché sono considerati cruciali per l’introduzione di innovazioni, sia perché su di essi si concentreranno gran parte delle risorse europee. Nella strategia Europa 2020, tuttavia, la nascita di nuove imprese è auspicata anche in altri settori, come, per esempio, l’agricoltura, in relazione ad attività di miglioramento della qualità del territorio e della coesione sociale. Stesso favore è riservato agli ambiti della salvaguardia e della fruibilità del patrimonio storico, artistico, culturale e paesaggistico che mirano a sollecitare lo sviluppo di nuove forme di promozione e valorizzazione turistica del territorio. Il messaggio che oggi viene

veicolato è che realizzare una startup di successo sia qualcosa di estremamente facile. Ma non è così e sappiamo anche che questo immaginario che si è creato comporta un alto tasso di mortalità, soprattutto quando le imprese superano la fase di pre-startup e si trovano a dover affrontare il mercato. Per fare una startup ci vuole certamente un’idea, che deriva dal saper leggere i nuovi bisogni degli individui e delle comunità ma non basta. Occorrono capacità e competenze e serve un metodo, una capacità di esecuzione degli step necessari a concretizzare l’idea. Questo richiede il possesso di strumenti: una cassetta degli attrezzi da utilizzare durante il percorso. Importante è anche il processo, che deve essere aperto, inclusivo, condiviso, in cui mettere la faccia in prima persona. E poi gli attori, che non sono solo i soci cooperatori ma tutti gli stakeholder con cui si può e si deve fare rete per creare una realtà che duri nel tempo. Si chiama ‘Crea Impresa Coop’ lo sportello che il sistema della Cooperazione Trentina mette a disposizione delle persone che hanno un’idea da trasformare in impresa cooperativa.

L’iniziativa della Lilt per sensibilizzare sulla lotta al cancro

Con il Mese Rosa si va.. tutti al cinema! Dopo incontri, approfondimenti, sfilate di moda, concerti e perfino un vestito creato dallo stilista Christian Bazzoli dedicato alla LILT, la sezione giudicariese della Lega Italiana per La Lotta Contro i Tumori ha deciso di portare avanti l’impegno del Mese Rosa, iniziativa nata per la prevenzione del tumore al seno, con un cineforum per la popolazione. Condotto da un’attrice e due psicologi, oltre alla visione dei film proposti sarà un’occasione per discutere sugli aspetti psicologici e sociali delle malattie oncologiche. Il 9 ottobre alle 20.30, al cinema di Tione, verrà proposto “Allacciate le cinture”, del regista Ferzan Ozpetek: la storia è quella di lei, Elena, di buona famiglia, con ambizioni imprenditoriali, che abbandonati gli studi si mette a fare la cameriera, divertita dalla cosa e dal sogno di mettere su un locale tutto suo, spalleggiata dall’amico Fabio,

gay e fantasioso. E di lui, Antonio, proletario da cartolina, fa il meccanico, è omofobo, vagamente razzista, insomma non un buon partito per una ragazza borghese di provincia. I due, fatalmente, si incontrano. Elena e Antonio, contro il loro stesso ambiente, si innamoreranno e dovranno sostenere le prove della vita e soprattutto quelle della malattia che colpirà lei tredici anno dopo il loro primo incontro. Ospedali, sedute di chemioterapia, la durezza di un tumore, ma all’improvviso le frecce lineari del tempo sembrano convergere forzandosi a disegnare un cerchio. Il film tratta il tema della malattia oncologica, inserita nella vita della protagonista con il lavoro, le amicizie, gli amori, la famiglia. Ma lo fa senza eccessiva pesantezza: il giusto bilanciamento fra momenti difficili e ironia permette di trovare molti spunti di discussione senza ca-

Un fotogramma del film Allacciate le cinture di Ozpetek

dere troppo nel drammatico. A guidare un’analisi del film e la riflessione lo psicologo Lorenzo Gios. Il secondo appuntamento, il 23 ottobre (20.30, Cinema di Tione)

vedrà presente, sempre accanto all’attrice Silvia Salvaterra, la psicologa Manuela Filosi: il film proiettato è “La prima cosa bella” di Paolo Virzì. È la storia di Bruno, infelice insegnante di lettere trasferito a Milano, che

fa uso di droghe e prova senza riuscirci a lasciare una fidanzata troppo entusiasta. Lontano da Livorno, città natale, sopravvive ai ricordi di un’infanzia romanzesca e alla bellezza ingombrante di una madre estroversa, malata terminale, ricoverata alle cure palliative. Valeria, sorella spigliata di Bruno, è decisa a riconciliare il fratello col passato e col genitore, assieme rivivono la vita e le imprese di Anna, madre esuberante e bellissima, moglie di un padre possessivo e scostante, croce e delizia degli uomini a cui si accompagna senza concedersi, a dispetto delle comari della provincia. A un giro di valzer dalla morte, sposerà “chi la conosceva bene” e accorderà Bruno alla vita. Due modi informali per occuparsi di un tema ancora tabù come quello dei tumori e conoscere l’operatore. I servizi offerti dalla Lilt in Giudicarie. (d.r.)


Attualità

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Continua un dibattito che fatica a trovare punti di costruttivo confronto

Alpini e Schützen, un passo indietro Il «suicidio» d’Europa, infatti, non l’ha provocato chi ha combattuto, da una parte o dall’altra e ne è rimasto vittima, ma lo scontro fra le potenze, la pochezza dei politici, la miopia arrogante dei generali che preparavano e volevano da tempo la guerra. Ma va pur detto che Battisti non era un «traditore» fu coerente nella sua scelta (capì, angosciato, che nessuna mediazione era più possibile, non tradisce chi combatte per la propria Heimat), che De Gasperi non era un «imboscato», che dalla sofferenza dei soldati e delle popolazioni (delle donne soprattutto, sole e «militarizzate») nacque la nuova identità trentina. Continuo a preferire, caro Roccabruna, i fiori che ricoprono le trincee alle croci sulle montagne, e per questo mi auguro che tutti, a questo punto, sappiano fare un passo indietro. Lo fac-

Vi sono dei timori che il sta. Attraverso l’accordo di Franco De Battaglia* centenario di guerra serfra De Gasperi e Gruber va, magari con le migliori intenzioni, a rinfocolare (5 settembre 1946, esempio forse unico al mondo nella vecchie divisioni, a esasperare da una parte perché tutela delle minoranze), ha traghettato la «tirolesità» si forza dall’altra. Non va peraltro dimenticato che il in Europa, facendone un ponte (Euregio) di collaboTrentino le sue antiche ferite le ha già risanate. Ha su- razione sopra le frontiere. Abbiamo le carte in regola perato l’austriacantismo servile e l’irredentismo reto- con la storia, non dobbiamo lasciarci ora inghiottire rico, la strumentalizzazione fascista e il rigurgito nazi- dai gorghi del passato. ciano gli Schützen, lo facciano gli Alpini. Gli Alpini sono nel cuore del Trentino, (chi dimentica i tempi del presidente Bertagnolli e del Friuli?) ma non devono smarrire la loro identità, trasformata in epopea dalle pagine di Mario Rigoni Stern. Invece quel numero dell’«Alpino» stona. Celebra fin dalla copertina il generale Cantore, primo generale italiano morto al fronte, mente ispezionava, il 20 luglio 1915, le truppe sulla Tofana di Rozes. Era il «conquistatore» di Ala, medaglia d’oro per esser stato colpito in fronte da un cecchino austriaco mente si affacciava con il binocolo

Alpini all’adunata

dalla trincea. Resta figura controversa il Cantore. Non fu sicuramente ucciso da «fuoco amico», come molti poi mormorarono, il

foro del proiettile, nel pieno centro del berretto lo conferma. Ma la sua morte venne pianta da pochi. Era già, dopo appena due

mesi di guerra, l’emblema del generale che la truppa e gli ufficiali detestavano perché non rispettava le loro vite. Li mandava all’attacco. Stava pianificando un assalto alla forcella di Fontana Negra, sul quale gli stessi suoi ufficiali avevano espresso forti dubbi. Era il generale la cui vicenda sarebbe stata poi indirettamente ripresa da Emilio Lussu in «Un anno sull’altopiano» quando i soldati, schifati dalla disumanità del loro comandante, gli preparano una trappola che poi non scatterà. Cantore non fu ucciso da fuoco amico, ma probabilmente (vedi Bruno Ongaro, sul Web Cai

di Conegliano) a sparare il colpo del cecchinaggio mortale fu proprio un trentino, un Landeschützen di Ala, Attilio Berlanda, classe 1886 che lo confessò in punto di morte, come riportato sul «Gazzettino» del 26 novembre 1973 da Tito Corradini, un giornalista che molti ancora ricordano a Trento. Facciamo tutti un passo indietro. Ricordiamo, con rispetto (e la commozione che molti provano) il tricolore che sale sulla Torre del Buonconsiglio il 3 novembre, ma gli Alpini rinuncino alla loro adunata a Trento nel 2018. Non ne uscirà gran che di buono. Gli Alpini, radunandosi, hanno cose molto più importanti da proporre per il Trentino, per l’Italia, per l’Europa. * articolo pubblicato sul quotidiano L’Adige del 23 settembre 2015

A Pieve di Bono posata una stele in ricordo del legionario cecoslovacco che lottò per il suo paese

Un monumento in onore di Josef Sobotka Si è tenuta nella mattinata di lunedì 28 settembre la cerimonia in ricordo di Josef Sobotka, legionario cecoslovacco nato a Cachotin nel 1896 che pagò con la vita la scelta di abbandonare, nelle fasi finali della Grande Guerra, l’esercito austro-ungarico per unirsi alle truppe italiane e combattere per l’indipendenza della sua patria. Sobotka fu catturato dagli austriaci in val di Concei e dopo un rapido processo svolto a Breguzzo, venne impiccato la sera del 26 luglio 1918 a Creto, attuale capoluogo del comune di Pieve di Bono. In suo ricordo, al termine del conflitto, i suoi commilitoni posarono nel luogo della morte, un prato adiacente l’attuale asilo, una stele che nel corso dei quasi cento anni trascorsi ha subito un paio di spostamenti dalla posizione originaria: negli anni ’50, per permettere la realizzazione delle palazzine al servizio dei grandi impianti idroelettrici, venne trasferita a cura della Società Elettrica Bresciana, sul sagrato della chiesa di Santa Giustina, da cui venne “sfrattata” con i lavori di riqualificazione di fine anni ’90 e depositata nei magazzini comunali in attesa di trovare una nuova ed adeguata collocazione. L’amministrazione comunale, dopo aver valutato alcune ipotesi,

Un momento dell’inaugurazione del monumento

ha individuato nel parco “Fontana Pasil”, che si trova a poche decine di metri dal luogo dell’impiccagione, la collocazione ideale e, speriamo, definitiva per la stele e, con la collaborazione della Provincia Autonoma, tramite il servizio di Conservazione della Natura, ha inserito la riqualificazione di quella zona nel progetto più ampio che ha interessato i parchi della frazione di Creto. Da qualche mese, dunque, la stele, che nel frattempo è stata sottoposta ad un’accurata

operazione di restauro coordinata con il servizio Beni culturali della Provincia, è posizionata in bella vista e con adeguata illuminazione all’ingresso di Creto, a fianco del marciapiede principale, restituendo alla giusta dignità la memoria di Josef Sobotka. Le fasi di recupero e ricollocamento della stele sono state seguite negli anni dall’amministrazione comunale in stretto contatto con i funzionari del Ministero della Difesa e dell’Ambasciata della Repubblica Ceca che, in

occasione della loro festa nazionale in onore di San Venceslao, erano presenti con una delegazione alla cerimonia in ricordo del legionario Sobotka. Dopo lo scambio dei saluti ufficiali, si è proceduto ad una breve ricostruzione delle vicende storiche curate dagli appassionati Francesco Bologni ed Enzo Filosi; al termine le delegazioni della Repubblica Ceca che hanno reso i doverosi onori al legionario che, quasi un secolo fa, ha dato la sua vita per l’ideale di indipendenza

La Stele

dei territori cecoslovacchi. La manifestazione, organizzata dall’amministrazione comunale di Pieve di Bono con il sindaco Attilio Maestri, in collaborazione con il funzionario Josef Spanik dell’Ambasciata della Repubblica Ceca a Roma, ha visto la numerosa partecipazione della comunità, degli enti e delle associazioni civili e militari, in servizio e in congedo, che hanno reso ancora più solenne il momento del ricordo. (m.m.)


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Rubrica Legale

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Le immissioni (fumo, rumori, esalazioni) sono fonte di frequenti litigi che arrivano sino in tribunale

Quando i vicini di casa si fanno i dispetti...

Se da un lato risulta pressoché impossibile che il proprietario di un fondo possa impedire completamente tali immissioni, dall’altro lato non risulta corretto che altri debbano subire in silenzio le propagazioni, di qualsiasi natura, prodotte da altri. La legge ha quindi previsto il criterio della normale tollerabilità per stabilire se le immissioni subite risultino o meno legittime. L’art. 844 codice civile prevede che il proprietario di un fondo non è tenuto a impedire le immissioni se queste non superano la normale tollerabilità, avuto riguardo alla condizione dei luoghi. Nell’applicare questa norma l’autorità giudiziaria deve contemperare le esigenze di produzione con le ragioni della proprietà. Può anche

Molto spesso la convivenza tra vicini diviene difficile, a volte insostenibile. Uno dei principali problemi di vicinato a cui ho assistito riguarda le immissioni. Per immissioni si intende l’introduzione all’interno della proprietà altrui di elementi quali il fumo, il calore, le esalazioni di qualsiasi tipo, i rumori, gli scuotimenti e simili tener conto della priorità di un determinato uso (e quindi la prevalenza di un uso rispetto ad un altro). Per normale tollerabilità si intende il limite di sopportazione, il limite entro cui l’immissione anche se limitativa del godimento della proprietà altrui deve comunque ritenersi accettabile per la stragrande maggioranza delle persone. Ovviamente da un punto di vista soggettivo tale limite è diverso per ciascuno di noi, ma proprio per questo il giudice secondo il suo apprezzamento dovrà tener conto della tollerabilità

del c.d. “uomo medio”, e solo così potrà accertare se l’immissione è legittima o meno. Peraltro, sempre l’art. 844 codice civile introduce un limite all’applicabilità del criterio della normale tollerabilità: il giudice oltre a considerare il limite oggettivo dell’uomo medio deve anche considerare il contemperamento tra esigenze della produzione e quelle della proprietà avuto riguardo anche alla priorità di un determinato uso. Per semplificare: se in una zona residenziale un certo tipo di rumore supera la normale

propagazioni derivanti dal fondo del vicino. Si tratta in sostanza di propagazioni di tipo immateriale che derivano direttamente o indirettamente dall’attività del proprietario di un fondo e che finiscono per interferire col diritto di proprietà del vicino, limitando - se non impedendo - il legittimo e pieno godimento del fondo stesso. tollerabilità, lo stesso rumore può considerarsi tollerabile e quindi l’immissione legittima in una zona artigianale o industriale. Lo stesso dicasi per tutti gli altri tipi di immissioni. Il proprietario del fondo che subisce le immissioni (oppure colui che gode del bene, come familiari, inquilini ecc..), a tutela del proprio diritto di proprietà oltre che del diritto alla salute, può agire in giudizio verso il soggetto inquinatore. Il convenuto, quindi il chiamato in giudizio a rispondere delle immissioni, sarà invece il proprietario del

fondo da cui si propagano le immissioni oppure colui che ha in locazione tale immobile. L’azione giudiziale sarà diretta ad ottenere una pronuncia che inibisca l’attività rumorosa (il giudice può ordinare interventi diretti a limitare il rumore in modo da portarlo entro i limiti della normale tollerabilità oppure, laddove ciò non sia possibile, la cessazione delle attività rumorose). Sarà anche possibile chiedere il risarcimento dell’eventuale danno subito che si sostanzia nel danno alla salute, nella perdita di valore

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dell’immobile, ovvero in alcuni casi nel danno morale se si dovesse appurare che le immissioni derivano da un’attività penalmente rilevante ed essendosi configurato il reato. Il mio consiglio è, se ritenete di essere lesi da immissioni altrui, quello di rivolgervi ad un legale che possa informarvi ed indirizzarvi in maniera adeguata anche, eventualmente, rispetto a perizie da svolgere per verificare se effettivamente tali immissioni risultano superare la normale tollerabilità, tenuto conto anche di quanto statuito dai giudici in casi analoghi al vostro. Avv. Francesca Zanoni, Arco (TN) - Comano fraz. Ponte Arche (TN) https:// avvocatofrancescazanoni. wordpress.com/


Attualità Il primo bando presentato è dedicato a progetti formativiculturali e di utilità sociale come percorsi formativi, iniziative di qualificazione e aggiornamento delle figure professionali, attività culturali ed educative o, ancora, azioni rivolte a persone bisognose o svantaggiate. Il secondo bando, invece, è stato pensato per sostenere opere di tutela e valorizzazione del patrimonio artistico, storico ed ambientale, interventi di costruzione e ristrutturazione di edifici, l’acquisto di attrezzature e automezzi. Le due serate informative, tenutesi a fine settembre, sono servite, dunque, per spiegare obiettivi e finalità di questa iniziativa e far conoscere le modalità di presentazione dei progetti, le scadenze fissate e i criteri di valutazione adottati. Per supportare gli enti interessati a presentare una proposta, la Cassa Rurale ha organizzato anche un incontro formativo individuale sul tema della progettualità che sarà tenuto da un esperto formatore e dai Gruppi Operativi

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Un intervento di 100.000 euro con i bandi di mutualità progettuale Sono stati presentati in anteprima giovedì 24 e lunedì 28 settembre rispettivamente a Ponte Caffaro e Ponte Arche, i due nuovi bandi di mutualità progettuale con cui la Cassa Rurale intende sostenere progetti formativi, culturali e sociali ma anche inve-

stimenti di carattere materiale. Due nuovi interventi che dimostrano, ancora una volta, come l’istituto di credito cooperativo sia attento e vicino al proprio territorio e si proponga di stimolare la progettualità di enti e associazioni.

IL BANDO 2014 L’uscita dei bandi per gli investimenti materiali e per i progetti formativi, culturali e sociali è stata l’occasione per fare il punto sui progetti sostenuti lo scorso anno. Alla chiusura del bando erano pervenute 49 domande, per un importo richiesto di oltre 242.000 euro, cifra di gran lunga superiore rispetto ai 110.000 euro messi a disposizione dalla Cassa. Il Consiglio ha stabilito quali domande accogliere tenendo conto non solo dei criteri di valutazione esplicitati nel regolamento del bando ma anche e soprattutto delle indicazioni espresse dai GOL. Per l’ambito formativo-culturale-sociale sono stati finanziati 11 progetti, a fronte di ben 20 richieste pervenute, per un totale di 48.500 euro. Per quanto riguarda il bando per investimenti materiali, sono state accolte 13 domande su 29 presentate, per un totale di 43.500 euro di contributo erogato.

Locali della Cassa. La partecipazione a questo incontro darà diritto, in fase di valutazione, ad un punteggio aggiuntivo pari al 20%. “La vera sfida che lanciamo al territorio è quella di individuare dei bisogni ben definiti e attorno a questi sviluppare un progetto”, ha spiegato la Direzione della Cassa. “I bandi non sono riservati a poche realtà; quello che conta davvero è essere in grado di offrire una risposta ben strutturata e precisa ad un’esigenza che si è stati in grado di cogliere, attraverso un progetto definito e chiaro”. Anche per questo mo-

tivo i bandi 2015 vedono una grande novità, ossia l’individuazione di progetti tematici per bisogni specifici del territorio, che avranno la priorità in sede di valutazione rispetto ad altre ipotesi di lavoro. Per le Giudicarie Esteriori si punta su iniziative di valorizzazione del territorio che sappiano creare sinergie intersettoriali (salute, turismo, agricoltura, ambiente), così come per l’ambito Chiese Bagolino (dove però si pensa a sport, cultura, sociale, turismo). Per informazioni è possibile rivolgersi alla Cassa Rurale, contattando Daniela Bazzani al numero 0465/709360 oppure scrivendo un’email all’indirizzo d.bazzani@lacassarurale. it.

I posti auto, realizzati da una Cooperativa, rappresentano un’innovativa modalità di fruizione e di collaborazione fra pubblico e privato

Completati i lavori di realizzazione del parcheggio interrato in Via Stenico a Tione Si stanno concludendo in questi giorni i lavori di realizzazione del parcheggio pertinenziale interrato sulla P.Ed. 1735 in Via Stenico a Tione (nel piazzale a fianco della Cassa Rurale Adamello Brenta). Un’iniziativa nata su stimolo del comune di Tione che ad inizio 2013 ha attivato un bando per l’individuazione di un soggetto attuatore per la realizzazione di tale opera e che propone una modalità di fruizione di parcheggi innovativa. Essa si è poi concretizzata nella costituzione della Cooperativa Parcheggio Via Stenico, società creata ad hoc per la realizzazione del parcheggio che raggruppa, in forma cooperativa, i diversi soggetti interessati all’acquisizione di uno o più posti auto all’interno del futuro parcheggio. Il parcheggio è stato costruito su tre piani interrati e prevede la realizzazione di 70 posti auto (alcuni dei quali aperti, altri box chiusi, altri ancora box doppi). I costi di costruzione dei posti auto, che saranno addebitati ai soci, sono di circa 20.000 € (+IVA) per i posti auto aperti, 30.000 € (+IVA)

Un particolare del nuovo parcheggio

per i box auto chiusi e di 44.000 € (+IVA) per i box auto doppi. L’operazione è particolarmente interessante per i privati, persone fisiche, perché è prevista la possibilità, fino al 31 dicembre 2015, di detrarre dalle imposte il 50% dei costi di costruzione dei posti auto pertinenziali. Il parcheggio interrato di Via Steni-

co è la prima esperienza di questo tipo del Comune di Tione (realizzata in partnership con i cittadini che a fronte dell’accollo delle spese di realizzazione dell’opera acquisiscono il diritto di superficie per 90 anni sui relativi posti auto) e rappresenta una sperimentazione importante perché l’opera si colloca in una posizione strategica del

paese in quanto i progetti di valorizzazione del centro cittadino evidenziano sempre più la necessità di realizzare posti auto interrati che permettano di togliere dal viale e dalle sue immediate vicinanza le auto dei residenti per lasciare spazio, con parcheggi a disco orario, a chi accede alle diverse realtà economiche commerciali e di servizi

che hanno sede a Tione. Questa esperienza chiede ai cittadini tionesi di fare un passo avanti, di pensare che tra qualche anno le aree di parcheggi pubblico nel centro cittadino saranno molto più limitate e dunque forme come questa di progettualità partecipata pubblico-privato rappresenteranno la soluzione ai bisogni di posti auto sempre più rilevanti nelle nostre famiglie. Inoltre chi nei prossimi anni avrà intenzione di ristrutturare immobili in centro storico dovrà dimostrare di avere a disposizione posti auto coerenti con le unità immobiliari che intende realizzare onde evitare di dover riconoscere al comune un onere aggiuntivo per la mancanza di disponibilità di tali posti. Anche in questo caso si tratta di un invito a saper guardare avanti e anticipare esigenze future. Attualmente la Società Cooperativa Parcheggio Via Stenico ha ancora a disposizione alcuni posti auto e chiunque fosse interessato può rivolgersi a Luca Salvaterra oppure a Cesare Antolini.


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Cultura

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Dedicato allo studioso di Bolbeno il nuovo “sentiero glaciologico” che riporta l’attenzione sull’Adamello

Vigilio Marchetti: il giudicariese glaciologo di Mario Antolini Muson Vigilio Marchetti nasce a Bolbeno nel 1915 ed è scomparso nel 1993, all’età di 78 anni. Superato il periodo difficile della seconda guerra mondiale, nel 1946 si laurea in Scienze Naturali presso l’Università di Padova e si impegna subito nell’attività di insegnante che rimarrà la sua professione per tutta la vita conclusasi nelle Scuole Superiori di Trento: una professionalità che ha sempre esercitato alla ricerca di trasmettere ai giovani l’amore ed il rispetto della natura, acquisendo la fama di insegnante severo, ma giusto, e quindi rispettato. Nel 1959 si sposa con Augusta Delugan, sua compaesana, che condividerà con lui la sua passione per la montagna, unitamente alle due figlie ed al figlio che rimarranno anch’essi affascinati della stessa passione che unirà il nome di Vigilio Marchetti alle montagne, e specialmente ai ghiacciai, delle “sue” Giudicarie. Nelle note biografiche non va dimenticata la sua attività sociale nel volontariato del proprio paese, caratterizzato anche dalla fondazione, nel 1945, del coro “Cima Tosa” che rimarrà fra i primi del Trentino ad esaltare i “Canti della Montagna”: con lui c’era anche Domenico Collizzolli, ed insieme operavano all’ombra protettiva e sollecita degli allora veri personaggi del tempo: don Bortolo Ballardini, parroco del luogo, ed il

L’estate 2015, appena conclusa, ha riportato alla luce uno dei personaggi giudicariesi, vissuto nel silenzio e quasi sconosciuto, che ha lasciato un segno determinate nello studio del territorio montano delle Giudicarie. Infatti, con opportuno e meritato riconoscimento, è stato dedicato a Vigilio Marchetti il nuovo “Sentie-

ro glaciologico” che riporta l’interesse scientifico dei ghiacciai dell’Adamello-Presanella non solo all’attenzione dei Giudicariesi e degli alpinisti, ma di quanti sanno comprendere il valore e l’importanza sociale e scientifica di questo particolare aspetto della montagna.

Vigilio Marchetti

dott. Filippo Parolari, di Verona ma assiduamente presente a Bolbeno e partecipe attivo della vita del paese. Vigilio Marchetti, grazie a fortunati e provvidenziali

incontri con studiosi dei ghiacciai, diventerà ben presto un valido collaboratore nel controllo dei ghiacciai del Gruppo Adamello-Presanella e Carè Alto. Da semplice collaboratore diventerà il vero

protagonista di un attento studio nel settore, con una dedizione assidua ed attenta, sostenuta da una costanza che ha contraddistinta tutta la sua esistenza, tanto che divenne componente del Comitato Glaciologico Trentino della SAT. L’amico Elio Caola così lo ricorda: «Era un uomo gentile, accattivante con il suo largo sorriso e la parlata schiettamente dialettale della “Busa di Tione”. La sua saggezza derivava da quella cultura montanara maturata in un ambiente sociale straordi-

nario, ma difficile per chi non possiede una filosofia di vita a prova di illusioni e concreta nei fatti. Socio fedele della SAT egli l’ha onorata con il suo contributo nella diffusione delle conoscenze sull’ambiente alpino ed in particolare nel settore della glaciologia. Nell’agosto 1990 aveva compiuto la sua ultima escursione dei “suoi” ghiacciai, alla Vedretta del Mandrón, insieme ai rilevatori glaciologici della SAT, ai quali, sul campo, aveva impartito una lezione pratica di glaciologia. Con quell’atto aveva consegnato al figlio Franco ed ai suoi allievi il testimone per la prosecuzione di un lavoro al quale ha dedicato amore e fatiche con grande intelligenza e generosità». Per questo suo impegno è stato scritto che «gli ideatori dall’itinerario

Un momento dell’inaugurazione del Sentiero Vigilio Marchetti - foto Sat

glaciologico, ideato nel 1994, non a caso lo hanno voluto intitolare a Vigilio Marchetti: l’appassionato glaciologo di Bolbeno, nelle Giudicarie, che per quasi quarant’anni ha percorso con grande passione ed impegno i ghiacciai fra Adamello, Presanella e Carè Alto quale osservatore ufficiale del Comitato Glaciologico Italiano». Dalla pubblicazione edita in occasione dell’inaugurazione dell’itinerario – ed alla quale si rimanda per la conoscenza del percorso montano, viene precisato che «l’itinerario non va considerato un semplice “sentiero” ma un vero e proprio itinerario alpinistico, che richiede l’impegno complessivo di 24 ore di marcia, suddivise su quattro giornate, per superare i 3150 metri di dislivello in salita e i 3500 metri di dislivello in discesa, raggiungendo la quota massima di 3045 metri». Personalmente l’ho incontrato per tanti anni dagli anni Cinquanta fino alla sua morte: ad ogni estate, durante le vacanze da scuola, giungeva a Bolbeno e quasi sempre in chiara ed evidente divisa da vero alpinista, prendeva la Val Rendena e, o dalla Val di Borzago o dalla Val Genova, saliva sui “suoi” ghiacciai che erano diventati al sua vita. Nei vari incontri, per la via un saluto, una breve chiacchierata illuminata sempre dall’immancabile sorriso; poche parole e poi sempre in cammino. Sono contento d’averlo potuto ricordare su questa colonne, specie a chi non l’ha conosciuto: una di quelle belle persone che diventano essenziali nella nostra vita di paesi di montagna. Peccato che, troppe volte, di loro se ne perda troppo presto perfino il ricordo.


Cultura Numerose le iniziative portate avanti in questo senso: in primis la raccolta di materiale storico come diari, fotografie, documenti, poi inserito in un apposito programma di archiviazione che ne permette la consultazione online. In secondo luogo la realizzazione di circa una ventina di interviste agli anziani del paese e soprattutto l’organizzazione di alcune serate, presiedute dal prof. Renato Paoli, dedicate a temi quali la Seconda Guerra Mondiale e l’emigrazione; in questo modo si è tentato di realizzare una sorta di connubio tra la Storia con la “s” maiuscola, quella insegnata a scuola, e la microstoria, quella che ci viene tramandata dai nostri avi e che racconta la loro esperienza personale. Da ricordare inoltre la manifestazione “Questa matrimonio… s’ha da fare!”, conclusasi con la suggestiva ed emozionante sfilata di abiti da sposi che ha visto protagonisti i giovani di Ragoli. Ma vero e proprio fiore all’occhiello del progetto è senza alcun dubbio il percorso PERagoli, nato con l’intento di raccontare la

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Inaugurato il nuovo percorso culturale che consente di ripercorre, passeggiando, la storia del paese

“PERagoli”: un invito a camminare e conoscere di Umberto Fedrizzi

Lo scorso 26 luglio, presso la scuola primaria di Ragoli, in occasione della sagra di S.Faustino, è stato inaugurato il nuovo percorso etnografico PERagoli, frutto di un lavoro di ricerca storica e culturale che l’amministrazione comunale (e in particolare l’assessore alla cultura Rosella Pretti) sta portando avanti da qualche storia del paese in modo fresco ed attuale ma soprattutto duraturo nel tempo. Significative a questo proposito, le parole che si possono trovare sulle cartine del percorso (disponibili nei luoghi pubblici del paese): “Per in un doppio significato: quello di percorrere, di andare in giro, di camminare, ma anche nel senso di donare, di favorire la conoscenza, di offrire il carattere di un paese e della

anno a questa parte. Già nel 2011, infatti, il Comune di Ragoli aveva ufficialmente dato il via al progetto Mnemosine (dal nome della divinità greca della Memoria), volto al recupero e alla salvaguardia del patrimonio storico del paese con l’obiettivo di garantire e rafforzare l’identità della comunità anche per il futuro.

Uno dei disegni dei bambini della scuola elementare di Ragoli

sua storia”. Si è così pensato di realizzare una serie di cartelli, posti in luoghi particolarmente evocativi dal punto di vista storico, che riuscissero, anche attraverso narrazioni verosimili (lettere, articoli di giornale, documenti), a ricordare posti, personaggi, avvenimenti significativi della storia della comunità. Da sottolineare, in questo senso, il contributo di Roberta Bonazza, che ha

curato la stesura dei testi, e di Anna Demattè, cui è stata invece affidata la parte grafica. I luoghi da percorrere oltre al paese, conducono nei borghi di Cerana e Iron e nelle frazioni di Pez, Coltura e Palù. Protagonisti del progetto sono stati anche i bambini della scuola primaria di Ragoli che, prendendo spunto dalle storie del percorso, hanno realizzato dei bellissimi disegni, esposti, fino a poco tempo fa, presso l’aula magna della scuola. Chi dunque intendesse passeggiare per Ragoli e dintorni, ora potrà e dovrà farlo con uno sguardo nuovo.

La Cassa Rurale di Pinzolo ha promosso una serata sulla riforma urbanistica

Azioni per sostenere la ripresa

Riforma urbanistica della Provincia autonoma di Trento sotto la lente d’ingrandimento nell’incontro tenutosi venerdì 25 settembre al Paladolomiti di Pinzolo per iniziativa della Cassa rurale di Pinzolo da tempo attiva, sul territorio, in azioni formative e informative ad ampio raggio per declinare in concretezza il valore cooperativo della “vicinanza alla gente”. Alla serata, come relatori, hanno partecipato il presidente della Provincia autonoma di Trento Ugo Rossi e l’assessore all’urbanistica Carlo Daldoss. Quest’ultimo ha illustrato le novità della riforma urbanistica ispirata, come ha sottolineato, “a principi culturali e basata su una condivisione nelle scelte relative al risparmio del consumo di suolo e alla riqualificazione dell’esistente, alla centralità del paesaggio e al miglioramento della qualità del

costruito. Visti i tempi non c’è più tanto da decidere cosa costruire, ma scegliere come gestire, valorizzare quello che c’è. Si lavorerà sul patrimonio edilizio esistente”. All’incontro, presentato da Luciano Imperadori, è intervenuto anche il sindaco Michele Cereghini. L’obiettivo della Cassa rurale di Pinzolo è stato quello di illustrare le opportunità aperte dalla nuova legge urbanistica, ad esempio in merito ai nuovi criteri, più “facili”, per le ristrutturazioni in centro storico che ammettono anche la demolizione e ricostruzione. Queste possibilità, supportate dalle iniziative finanziarie messe a disposizione dalla Cassa rurale di Pinzolo, potrebbe favorire l’avvio di numerosi progetti di riqualificazione e dare così “respiro” all’edilizia, settore in crisi anche in Val Rendena, e

La serata con Rossi e Daldoss organizzata dalla Cr. Pinzolo

alle attività artigianali ad essa legate. La Cassa rurale, come spiegano il presidente Roberto Simoni e il direttore Gianfranco Salvaterra, “ha studiato un pacchetto di servizi bancari per le ristrutturazioni fornendo, simultaneamente, un

supporto di consulenza che accompagna il singolo o la famiglia che decide di ristrutturare un’abitazione oppure di attuare interventi per il risparmio energetico. Il nostro pacchetto di servizi bancari per le riqualificazioni edilizie – precisa-

no presidente e direttore – prevede anche una serie di servizi collegati come la consulenza tecnica per la pratica finalizzata all’ottenimento dell’autorizzazione edilizia, il fornire informazioni sull’iter per accedere ai contributi pubblici (ad esempio quelli messi a disposizione degli over 65 dalla Comunità delle Giudicarie e il contributo per giovani coppie e nubendi previsto dalla legge provinciale n.1 del 22 aprile 2014) e sulle significative detrazioni fiscali concesse quando si eseguono interventi di riqualificazione energetica e/o ristrutturazione edilizia”. Opportunità, quelle sopra descritte, che possono essere un’occasione per i giovani di realizzare la propria prima casa e per le imprese di avere lavoro. Vale la pena, almeno, di conoscerle.


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Arte

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Esposte in forma antologica le pitture di Pierluigi Dalmaso e le sculture del maestro Emanuele Mussi

Due mostre alla “Disciplina” di Roncone La pittura figurativa di Pierluigi Dalmaso muove dalle istanze maggiormente tradizionali della rappresentazione, cerca attraverso una somiglianza riflessiva di restituire verità reale alla pratica artistica, nella consapevolezza del fatto che comunque il copiare un soggetto, nella sua complessità infinita, rimane pratica difficilissima se non impossibile. Tuttavia la sfida della verosimiglianza è parte dell’atteggiamento di questo artista, da tempo riconosciuto come ri-propositore di scene d’altri tempi, esteta di un mondo della memoria per il quale non sembra necessario alcuno studio che non preveda anche la scienza dell’emozione. Ed in questo senso la sua pittura riesce ad entrare in sintonia con le sensibilità di numerosi e diversi osservatori, festeggiando il ricordo di ambienti, situazioni e persone ormai superate dallo spazio e dal tempo, manifestandosi quasi come strumento per un recupero delle visioni del passato, per una nuova esistenza. Descrizioni di sentimenti restituiti nella loro pienezza, realismo compositivo che educa al gusto della nostalgia, “sinestesia” come formula per comprendere massimamente le diversità delle realtà. Insomma una vera e propria “macchina del tempo” che non necessità di orpelli ma solo di energia affettuosa verso le cose di un tempo ed alle quali le nostre anime ancora sono legate. Le immagini di Pierluigi Dalmaso si presentano quindi come maestose memorie della montagna e della sua gente, narrano di gesti antichi disponen-

di Alessandro Togni Per i programmi culturali della stagione estiva coordinati dalla Biblioteca comunale, l’Amministrazione del Comune di Roncone ha aperto la magnifica ed unica aula della “Disciplina” ad ospitare alcune manifestazioni d’arte dal profilo importante. Ne indichiamo due che hanno avuto particolare successo ed hanno concor-

do attraverso un flusso passatista per il restauro delle menti di ognuno di noi, osservatori inermi, accolti in questa esperienza ricettiva inattuale dove ritroviamo non solo epica della semplicità ma anche materia documentale per un archivio dei ricordi. Certamente la forma d’arte di questo autore si mantiene dentro le linee della descrizione consolatoria, alimentando armonie e trascurando le provocazioni, al fine di riservare spazi di bellezza e inondazioni di sentimenti della cultura delle Alpi.

Poi la scultura lignea di Emanuele Mussi, presentata in tutta la sua magniloquenza espressiva dove a raccontare storie sono le figure e le forme sottratte dalla natura viva del legno, inteso come materia pura attraversata da umori, profumi ed energie della nostra terra. Una scultura importante che, in osservanza alla più classica delle manifestazioni scultoree, dispone per la sottrazione della materia eccedente, per liberare la forma della bellezza. Lo stesso Michelangelo annotava: “Ogni blocco di pietra ha

so a rendere maggiormente conosciute le ricerche estetiche dei relativi autori: il pittore della Valle dei Laghi Pierluigi Dalmaso (di origine giudicariese) con la serie degli oli su tela o tavola intitolata “C’era una volta…” e il maestro Emanuele Mussi, ronconese, con la “quasi opera omnia” delle apprezzatissime sculture lignee.

una statua dentro di sé ed è compito dello scultore scoprirla”. Così muove la ricerca di Emanuele Mussi mentre risolve le sue osservazioni di legno nei tuttotondo,

negli alto e bassorilievi che presentano iconografie di contenuto popolare, sviluppando forme nello spazio e trattando la materia dentro una dinamica che possiamo ascrivere al

“Plasticismo”. Bellissime sono le interpretazioni delle scene in interno dove le parti schiacciate “in scurto” restituiscono completamente le intenzioni della prospettiva rinascimentale, ma altrettanto originali e fantasiose sono le osservazioni d’esterno dove il nucleo plastico sembra disporre, comprendendo anche il vuoto, per una minore densità spaziale. La tecnica di Emanuele Mussi certo ricalca le “imagerie manieriste” dove il respiro della natura sembra scuotere tutte le cose esistenti, lasciando intendere che, sia pure rimanendo nei confini di uno stile severo, non di meno l’espressione viene accompagnata sempre da una tensione interna e da un moto esteriore. Un vento romantico fa vibrare gli intrecci vegetali e decorativi, attraversa le fronde degli alberi, rende travolgente il fascino di questo stile naturalistico al quale ci abbandoniamo con stupore. A tratti le ornamentazioni introducono significative cornici di estrazione popolare, riecheggiando elementi di natura alpina, riaffermando con foglie di quercia o frutti di campagna l’abbondanza delle ghirlande barocche e il linguaggio della classicità. Lo stile del maestro Emanuele Mussi si pone quindi come esperienza mediana fra forma popolare e Bella Arte, riuscendo a coniugare figurazioni lontane in taluni casi provenienti dalla austera statuaria nordica, in altri casi dall’affascinazione romantica. Buon futuro nell’Arte!

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Centenario Grande Guerra

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Una singolare considerazione è quanto mai indicativa perché vergata prima della catastrofe: «Bisogna pensare ai rapporti tra le nazioni in quei giorni come a prodigiose organizzazioni di forze che, come corpi planetari, non potevano avvicinarsi nello spazio senza scatenare profonde reazioni magnetiche. Se si avvicinavano troppo ai bagliori della luce avrebbero cominciato a folgorare, e al di là di un certo punto potrebbero essere attratte irresistibilmente fuori dalla propria orbita: erano in rotta di collisione e si attiravano reciprocamente» (Churchill). E le parole profetiche non mancano ancora, come: «Gli orrori della guerra nei tempi antichi non sono nulla in confronto agli orrori della guerra di oggi; si è fatto ricorso a tutte le risorse della scienza per perfezionare le armi di distruzione dell’umanità. Il cielo è diventato una strada aperta per gli attacchi di una flotta di aeri e nessuna città è più al sicuro; in una notte potrebbe essere trasformata in una rovina fumante e i suoi abitanti in cadaveri carbonizzati. (Un capo religioso inglese). E le citazioni sarebbero infinite, solo per ribadire l’enormità di un conflitto di cui forse non riusciamo a capacitarci della sua infinita espansione centellinando gli avvenimenti ad uno ad uno e mese per mese. Si era partiti nel mese di giugno del 1914 con la “guerra breve” fra impero Austroungarico e Serbia, ed eccoci al 17° mese di guerra a ricordare il Regno Unito, la Germania, la Russia e la Francia che, prepotentemente, approfittando dell’occa-

Guerra 1914-18 mese per mese -- Ottobre 1915

Anche Bulgaria e Giappone fanno parte dei belligeranti L’estendersi del conflitto accresce i campi di batttaglia Passano i mesi ed ormai gli al freddo elenco degli di Mario Antolini Muson argini sono stati travolti e avvenimenti e delle sole nessuno riesce più a fermare le acque che stra- battaglie, poiché «dipingere il conflitto come ripano anche là dove non si pensava. Si stavano l’orrore, il macello delle povere vittime non è avverando - purtroppo e sembra quasi in manie- solo anacronistico, ma impedisce una prospetra incredibile - quanto si è trovato e si trova ne- tiva critica, l’analisi del contesto culturale e sogli scritti di quegli anni, e di cui credo sia bene ciale delle nazioni/popolazioni coinvolte» (Martenerne conto per dare pregnanza e significato co Mondini). sione a loro favorevole, si erano scontrate coinvolgendo l’impero Ottomano con sanguinose operazioni belliche dal Caucaso ai Dardanelli, al teatro di guerra del Medio Oriente, dall’invasione della Polonia alla Campagna dei Balcani, per finire poi con l’entrata in guerra anche dell’Italia nel maggio 1915; una “entrata” non ancora finita perché proprio in questo stesse mese di ottobre entrano in ballo anche Bulgaria e Giappone. E l’autunno del 1915 si avvicina all’inverno che si aprirà sul 1916 senza alcuna prospettiva di essere giunti alla fine: anzi si preannuncia l’anno più terribile, e non sarà ancora l’ultimo anno di guerra. L’alternarsi delle operazioni belliche continua in una incessante serie di interventi e di battaglie. - 5 ottobre. Truppe anglo-francesi sbarcano a

Il Giornale delle Giudicarie

mensile di informazione e approfondimento Anno 13 n° 10 ottobre 2015 Editore: Associazione “Il Giornale delle Giudicarie” via Circonvallazione, 74 - 38079 Tione di Trento Direttore responsabile: Paolo Magagnotti Caporedattore: Roberto Bertolini Comitato di redazione: Matteo Ciaghi, Elio Collizzolli, Aldo Gottardi, Denise Rocca Hanno collaborato: Adelino Amistadi, Mario Antolini Musòn, Enzo Ballardini, Francesco Brunelli, Alberto Carli, Umberto Fedrizzi , Enrico Gasperi, Marco Maestri, Elisa Pasquazzo, Alessandro Togni, Alberta Voltolini, Ettore Zampiccoli, Ettore Zini, Marco Zulberti Per la pubblicità 3356628973 o scrivere a sponsorgdg@yahoo.it Il giornale è aperto a tutti. Per collaborare si può contattare la redazione (3335988772) o scrivere a: redazionegdg@yahoo.it Direzione, redazione via Circonvallazione, 74 - 38079 - Tione di Trento Stampato l’1 ottobre 2015 da Sie Spa - Trento Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 1129

Winston Churchill.

Salonicco al fine di aiutare l’esercito Serbo; la Bulgaria si schiera con gli Imperi Centrali. Lo sbarco avviene in Grecia, Paese formalmente neutrale ma lacerato da dissidi fra la fazione pro Germania del Re Costantino e quella pro-Alleati

del primo ministro. - 6 ottobre. Von Mackensen dà l’avvio all’invasione e le forze austro-tedesche attraversa la Sava penetrando nel nord della Serbia. - 7 ottobre. Quarta invasione della Serbia: forze austro-tedesche entrano nel paese da Nord. - 9 ot-

tobre. Gli austro-tedeschi prendono la capitale serba Belgrado. - 11 ottobre. Le truppe bulgare attaccano da Est; i Serbi oppongono una dura resistenza nelle regioni montuose dell’interno, ma si ritrovano in forte inferiorità numerica e vengono respinti verso

Sud-Ovest. - 12/14 ottobre. La Bulgaria, che aveva proclamato la propria neutralità, dichiara guerra alla Serbia; forze bulgare attaccano il Paese da est. 15 ottobre. Il Montenegro e il Regno Unito dichiarano guerra alla Bulgaria. - 16 ottobre. La Francia dichiara guerra alla Bulgaria.- 17 ottobre-18 ottobre. Inizia la terza battaglia dell’Isonzo, proseguita fino al 4 novembre: truppe italiane attaccano gli austro-ungarici anche nel tentativo di alleggerire la pressione sulla Serbia, ma sono bloccate dopo aver ottenuto minimi guadagni territoriali. Dal 18 ottobre lungo il fronte italoaustriaco portano minimi avanzamenti territoriali, ad un prezzo altissimo in termini di vite umane. - 19 ottobre. Russia e Italia dichiarano guerra alla Bulgaria. - 19 ottobre. L’Italia dichiara guerra alla Bulgaria. - 22 ottobre. I Bulgari prendono il nodo ferroviario di Kumanovo bloccando le truppe francesi che risalivano da Salonicco, poi sconfitte e obbligate alla ritirata nella battaglia di Krivolak.- 28 ottobre. Il Giappone aderisce al Patto di Londra.


Centenario Grande Guerra

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Ottobre 1915 – Ripercussioni in Trentino e nelle Giudicarie

Continua la chiamata alle armi e il cibo scarseggia In Valle del Chiese l’occupazione italiana di Monte Melino recentemente ricordata con un convegno ed una cerimonia Nel campo strettamente bellico proprio in Giudicarie, e precisamente nella Valle del Chiese, si ha, dal 18 al 20 ottobre 1915, quella che può considerarsi la battaglia più importante sui fronti italo-giudicariesi, ossia la “contesa del Monte Melino”, che il ricercatore storico Vittorino Tarolli così menziona: “L’occupazione del Monte Melino avvenne quattro mesi dopo il drammatico sfollamento delle popolazioni di vari paesi della Valle del Chiese. Nel prosieguo del conflitto si verificarono numerosi altri fatti d’arme ma senza possibilità di infrangere la poderosa linea di difesa austroungarica predisposta a sbarramento della Valle, all’altezza di Lardaro. Una dozzina furono le brigate, che si avvicendarono su questo fronte, fino a raggiungere più di 10 mila soldati schierati in valle. Il Monte Melino fu considerato di importanza strategica per la sua posizione nella confluenza dei due avvallamenti. Fu il centro della linea di difesa approntata dagli Italiani lungo il solco Daone-Ledro: ossia la “Muraglia” voluta dal comando della Prima Armata e che mostrò tutta la sua validità dopo Caporetto. Il contingente schierato sul versante italiano, nei primi mesi del conflitto, era formato da Fanti delle Brigata Toscana e Bersaglieri della Brigata Sicilia che costituivano la Sesta Divisione. Alla Brigata Toscana fu assegnato il settore di destra orografica, mentre la Brigata Sicilia operava sul lato opposto. Con la conquista del Monte Melino la Brigata Toscana meritò l’appellativo di “Lupi di Toscana”. Gabriele d’Annunzio la cantò». Sulla situazione nelle Giudicarie Interiori assai ricco di annotazioni valligiane le pagine di quell’ottobre 1915 nel “Diario” di mons. Perli. - «3 ottobre 1915. I giornali riferiscono che i raccolti granari in Ungheria sono scarsi. - 6 ottobre. La Russia dichiara guerra alla Bulgheria, perché tiene a sua disposizione ufficialità austriache e germaniche, e perché minaccia un [...] la Serbia.

Va tenuto presente che anche durante il mese di ottobre del 1915 l’allestimento dei fronti di guerra, lungo i confini del Trentino con l’Italia, è attivamente in corso anche nelle Giudicarie, sia ad Ovest che a Sud. Ad altri autori disponibili il raccogliere, ed a pub-

- 7 ottobre. Gl’Italiani incomincia a gettar bombe nei paesi sotto Lardaro. Oggi solennizzarono Santa Giustina col tirarne alcune a Creto e Strada, senza danni gravi. - 10 ottobre. Oggi ci si annunzia l’occupazione di Belgrado da parte dei nostri (austroungarici), e in segno di esultanza furono issate in paese le bandiere. / Da un mese e mezzo in qua i carrettieri nostri che si recano a Trento devono portare con sè la propria fotografia controllata dal Capitanato e dal Comando militare della fortezza di Trento. Egualmente per chiunque si reca oltre il Brennero. Da più di 6 mesi in qua funge da fotografo per tutta la vallata il mio cooperatore Don Augusto Plancherleiner per la totale mancanza di professionisti o dilettanti del genere. Vi lavora gratuitamente. - 12 ottobre. L’autorità militare ordinò che ogni comune provveda all’armata una data quantità di legna da fuoco bell’e spaccata, e di rivestire di paglia tutte le colonne delle fontane, e le rispettive vasche con assi. / Le campagne rimunerarono soddisfacentemente il lavoro contadinesco.

Ragazzi e ragazze sopra i 14 anni furono assunti dai comandi militari per i lavori militari nel retroterra. - 15 ottobre. La Bulgaria dichiara guerra alla Serbia e l’Inghilterra alla Bulgheria. Il re di Grecia riesce a domare i guerrafondai di laggiù capitanati da Venizolas venduto all’Intesa, e lo dimette da capo del ministero greco. / L’Intesa vuole sbarcare a Salonicco 50.000 uomini. / Tolgo dagli atti ufficiali di questo Capitanato il resoconto delle rassegne militari (leve) fatte finora qui. 1) Ai 18-19-20 ottobre 1914: l’annata 1892 incluso 1894; comparsi 434, ritenuti abili 149; 2) Ai 27 febbraio e 1, 2 marzo 1915: le annate 1891

blicare su ospitali testate, le cronache-diario di una vera epopea che ha visto coinvolti non solo i militari, ma soprattutto anche uomini e donne, d’ogni età, di tutti i nostri paesi; all’opinione pubblica, finora, è giunta soltanto l’eco delle “donne delle assi”.

e 1895; comparsi 377, abili 204; 3) Ai 25, 26, 29 marzo 1915: l’annata 1896; comparsi 254, abili 110; 4) Ai 22 incluso 28 novembre 1914: le annate 1878 incluso 1890: comparsi 1115, abili 275; 5) Ai 10, 11, 13 aprile 1915: le annate 1873 incluso 1877: comparsi 450, abili 182; 6) Ai 15 incluso 22 maggio 1915: le annate 1878 incluso 1897 e 1872 incluso 1865: comparsi 2350, abili 940. Nelle suddette rassegne della leva in massa non furono chiamati alla visita, ma immediatamente al campo quelli che nei suddetti anni avevano già prestato un servizio attivo militare che ascendono a circa 600; vi si aggiungono i soldati in attività (911, 912, 913)

già all’inizio della guerra circa 30; a questi vanno sommati gl’immatricolati ai bersagli circa 450. Quindi il nostro distretto politico di circa 36.000 abitanti dimoranti nel medesimo diede alla guerra finora 3.200 soldati, che corrisponderebbe al 9 per cento. Ne avrebbe dato di più se si fossero presentati anche i dimoranti all’estero. Tenendosi a queste basi l’Austria-Ungheria dovrebbe aver messo in campo almeno 5 milioni di soldati, e la Germania 7. / Come ognun vede non sono eserciti, ma popoli, che nella infelice Europa in burrasca si massacrano a vicenda, e periscono nelle onde di odio e di sangue. Mettono i brividi nel sangue i racconti delle carneficine che succedono nelle frequenti lotte corpo a corpo. - 23 ottobre. Gl’Italiani si spingono con tenacia fin presso le fortificazioni nostre nel settore di Lardaro. In questi giorni vengono evacuati i paesi di Daone, Praso e Bersone e ricoverati nel Bleggio. / L’attenzione generale è oggi tutta rivolta alla Serbia che si dibatte fra le spire di tre boa: Austria, Germania e Bulgaria. / Incominciano a compari-

re le tariffe ufficiali per regolare i prezzi dei generi e frenare le avidità dei senza coscienza. Da Trento a qui la condotta è tariffata a corone 5,28 per quintale. Il latte è posto in tariffa a centesimi 28 al litro, il burro a 5,50 al chilo, il lardo a corone 8 al chilo. È ormai difficilissimo aver burro e peggio lardo. Le vacche in genere sono prossime in questa stagione a filiare. Di un paio di scarpe nuove si domandano corone 40. Tariffa capitanale del 25 agosto u. s.: farina gialla di cinquantino corone 0,88; di frumento corone 0,76; fagiuoli misti a 42; bianchi a 50; caffè 4,80; vino da pasto a corone 1; birra nostrana a 64 al litro; olio da pasto a 3,90 (e dove trovarne?); carne di manzo ordinaria 3,40; salame all’aglio a corone 8; formaggio stagionato a 5,60; petrolio a corone 1; pere comuni 0,36; mele 0,36; sale 0,32. Oggi ne fu pubblicato un secondo elenco con qualche piccola modificazione. I generi però vengono trafugati, comperati e venduti a prezzi più alti! - 25-26 ottobre. Altra rassegna per racimolare i resti delle annate 1873 inclusi 1891, 1895, 1896: comparsi pel distretto politico a Tione 207, abili 73, fra i quali 5 da Tione stesso. S’invita il pubblico al terzo prestito di guerra. / Alle moglie dei richiamati il governo assegna a titolo di sussidio corone 0,90 al dì, corone 0,45 ad ognuno dei figli sotto i 14 anni. Ognuno adesso calcoli la spesa del governo per tutto l’Impero sotto questo titolo. / L’Italia ritenta le sue prove sull’Isonzo, e la Serbia sta per essere strozzata. La imperial regia Luogotenenza ordina la ripartizione delle farine in ragione di 200 grammi per testa e al giorno, e di 300 ai lavoratori pesanti, e fece distribuire ad ogni famiglia sprovvigionata la tessera. La popolazione subisce agramente la disposizione. Il Comitato d’accordo coll’imperial regio capitanato sta compilando il prospetto di tutte le famiglie sprovvigionate: un lavoro improbo». Mario Antolini Muson


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AUTUNNO IN CONTEA

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Attualità

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Iuri Filosi, la grande avventura continua… Dopo il primo anno di professionismo il ciclista di Praso si allena e fa progetti per la prossima stagione

di Marco Maestri

Continua la grande avventura di Iuri Filosi, giovane ciclista di Praso, che sta per terminare la sua prima stagione da professionista. Iuri, nato nella piccola frazione del Comune di Valdaone nel 1992, comincia sin da bambino a praticare lo sport che con il passare degli anni, grazie alla sua grande passione, alle sue grandi potenzialità ed ai conseguenti buoni risultati, è diventato il suo lavoro. I primi chilometri in sella alla propria bici gli effettua con la società “Amici del Pedale” di Roncone. Successivamente passa alla formazione Montecorona della Val di Cembra, con la quale disputa le categorie esordienti, allievi e juniores, dove ha corso con Ignazio Moser, figlio del grandissimo Francesco. Ma la grande esplosione di Filosi avviene un paio di stagioni più tardi, quando ingaggiato dal Team lombardo Colpack, ottiene piazzamenti importanti, come la vittoria alla piccola Milano – Sanremo ed il sesto posto con la nazionale italiana ai mondiali di categoria disputati in Spagna. Al termine di quella grande stagione, culminata appunto con l’ottimo piazzamento al mondiale, viene ingaggia-

to dal team professionistico “Nippo Vini Fantini” guidata dal capitano Damiano Cunego. Il cambiamento è notevole e le prime gare mettono in luce il differente cambio di ritmo tra la categoria dilettanti e la categoria dei professionisti, ma Iuri, grazie alla sua determinazione non molla e pochi giorni fa gli è stato rinnovato il contratto fino al 2017, segno che l’intera squadra punta fortemente su di lui. Durante il primo anno da professionista, oltre ad alcuni piccoli problemi dettati dal grande cambiamento effettuato, ha preso parte ad una cinquantina di gare, tra cui il Giro del Trentino. L’altra grande soddisfazione arrivata in questa stagione è stata la chiamata della nazionale, guidata dal Commissario

Tecnico Davide Cassani, per disputare la pre – olimpica a Rio De Janerio, in Brasile. Ora, a stagione quasi conclusa, lo abbiamo incontrato per capire quali sono le sue prospettive per il futuro. Come valuti la tua prima stagione da professionista? Il bilancio, essendo il primo anno, è sicuramente positivo. Ovviamente la mia aspirazione è quella di non accontentarmi mai e di migliorare in ogni gara. Certamente nelle prime gare ho sentito il grande cambio di ritmo che c’è

tra le due categorie, ma con il passare delle gare mi sono sentito sempre meglio. La società ti ha appena rinnovato il contratto fino al 2017. Ti sei ambientato bene con i compagni? Come è il rapporto con il tuo capitano, Damiano Cunego? Innanzitutto sono molto felice per il rinnovo del contratto. Ciò significa che la squadra punta su di me e questo mi da ancora più motivazione. Con i compagni mi sono trovato benissimo fin da

subito. Siamo una squadra molto giovane e guidata da un grande campione come Damiano Cunego. Il mio rapporto con lui è ottimo, avere accanto un campione così è sicuramente un motivo di orgoglio e grazie alla sua classe ed esperienza mi da molti consigli che mi aiutano a crescere.

tive per il secondo anno da professionista? Il mio primo grande obiettivo è sicuramente quello di migliorare quanto fatto nella prima stagione. Conoscendo già i ritmi della categoria potrò partire subito a mille, concentrandomi su ogni gara e cercando di ottenere il massimo da ogni situazione.

Nella prima stagione hai partecipato a diverse gare, tra cui il Giro del Trentino. Sei soddisfatto di quanto fatto? Certamente poteva fare qualcosa in più, ma come detto il bilancio è positivo. Al giro del Trentino purtroppo non sono arrivato al massimo della forma. Però poter correre lungo le strade di casa è stata sicuramente un’emozione che difficilmente dimenticherò. Per il resto ho partecipato a circa cinquanta gare ed in questo finale di stagione ne ho ancora diverse. Parteciperò quasi sicuramente alla Tre Valli, alla Milano – Torino ed al Giro dell’Emilia. Mentre a fine ottobre andrò una settimana in Cina. Quali sono le tue aspetta-

Quali sono i segreti per poter riuscire ad arrivare e restare al livello attuale? Io non mollo mai. Nello sport, come nella vita, ci saranno sempre dei momenti duri, dove tutto sembra andare storto. Ma bisogna avere la forza di rialzare la testa e pedalare. Certamente questo sport richiede molti sacrifici, ma sono molto felice di quanto sto costruendo. Ed allora, dopo questo breve incontro, non ci resta che augurarti buona fortuna consapevoli che, grazie alla tua determinazione e passione raggiungerai palcoscenici e risultati importanti. Insomma, come canta un grande cantante italiano, il meglio deve ancora venire.

Lo storico sodalizio di Tione avvia i giovani alla pratica del pedale

Sulle due ruote con la Società ciclistica giudicariese Nel mese di ottobre e simbolicamente con il Giro di Lombardia il mondo del ciclismo chiude la stagione agonistica europea. Non solo fra i professionisti, ma anche nelle categorie inferiori e nelle giovanili. La stagione 2015 della Società ciclistica giudicariese di Tione, uno dei sodalizi con maggiore storia in Trentino, si è conclusa con l’ultima gara di Vadena (Bz), in un crescendo di partecipazione da parte sia degli atleti che di genitori e direzione. Fra le altre gare che hanno visto protagonisti i giovani atleti del team giudicariese, il “Trofeo Learco Matteotti” di Dro, l’”11° Trofeo Memorial Guido Foresti” di Roncone, il “20° Memorial Ravenelli Serafino” ad Albiano, la “19 Coppetta d’Oro” a Borgo Valsugana, il “13° Trofeo città di Arco” e, appunto il “3° Trofeo Seab Bolzano” a Vadena, in Alto Adige. Ottimi risultati conseguiti dai giovani ciclisti giudicariesi, e tanta la partecipazione anche dei genitori catturati nel vedere i propri figli in gara con i coetanei. La Società Ciclistica Giudicarie-

se venne costituita nel 1904 con il nome di Club Ciclistico Giudicariese guidato dal presidente Gioacchino Alberti, sulla scia di un entusiasmo per le due ruote che nei primi anni dello scorso secolo stava coinvolgendo un po’ tutta la provincia. Dopo gli anni pionieristici e le alterne fortune societarie dovute ai turbolenti primi decenni del ‘900, negli anni ‘60 le redini della società furono tenute dal Cavalier Probo Simoni di Preore, che diede un notevole impulso all’organizzazione degli eventi ciclistici in Giudicarie. Ma fu l’esplosione del ciclismo amatoriale degli anni ‘70, che vide la Sc Giudicariese, presieduta dal compianto Vittore Scandolari, crescere notevolmente tesserando un’ottantina tra cicloamatori e giovanissimi. Numeri rimasti inalterati anche con la presidenza di Giuseppe Stefenelli (1983-1993) che vide la società più volte impegnata nell’organizzazione di importanti eventi per amatori (campionati regionali), culminati nel 1996, sotto la presidenza di Daniele Franchini, con l’organizzazione dei

campionati italiani della montagna da Tione a P. Daone. Sul finire del secolo scorso, con l’avvento di Pierino Marchetti alla guida della società, l’attività degli amatori segnò un po’ il passo al fine di dare maggior impulso al settore giovanile, cosicché accanto ad un incremento degli iscritti più giovani, vennero organizzate gare riservate ai Giovanissimi ed alle categorie agonistiche. Attività perseguita anche sotto la direzione di Guido Marchiori e dell’attuale presidente

Vito Franchini in carica dal 2014. Il direttivo attuale vede presenti, a fianco del presidente Franchini, Guido Marchiori (presidente onorario), Giuseppe Stefenelli (vicepres), Andrea Antolini, Ettore Bodio, Roberto Contrini, Alberto Cova, Fabrizio Nicolodi (direttore sportivo), Stefano Marchiori, Mauro Pezzani, Piergiorgio Romeri, Luca Scalfi, Firmino Sordo. Il team vede schierati nella squadra corse Diego Scalfi (7 anni); Umar Mohammad, Francesco Romeri (8

anni); Maria Vittoria Antolini, Lorenzo Armani, Riccardo Bonomi, Marco Pezzani, Riccardo Scalfi, Davide Vidoli (10 anni); Alessia Cova (12 anni). A loro si aggiungono altri 12 Giovanissimi tesserati più circa 20 ciclo-amatori. «La società Ciclistica Giudicariese – spiegano dalla direzione - sta già programmando la nuova stagione 2016: obiettivo principale resta quello di avvicinare i giovani al mondo della bicicletta ma anche di formare una squadra corse, composta da atleti dalla prima elementare alla terza media, che possa competere alla pari con i ragazzi e ragazze delle altre società ciclistiche presenti in Trentino. La società mette a disposizione dei ragazzi bicicletta e divisa; la quota di iscrizione attualmente è di 50 Euro ad atleta». La società si auspica nuove iscrizioni e adesioni per l’anno 2016, invitando chi fosse interessato a contattare il Presidente dott. Vito Franchini al nr. 339/4439799 oppure Stefano Marchiori al nr. 3336520118 o Mauro Pezzani al nr.347/2607776. (r.s.)


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Società

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MeTe da leggere

La linea d’ombra: sarà la scuola giusta? La domanda dei genitori di fronte alla scelta del percorso scolastico dei figli La scelta della scuola superiore mette in crisi, ma crisi significa scelta. Sono cambiati i contesti, i nomi delle scuole e dei percorsi formativi ma la linea d’ombra – simbolo del passaggio, della paura di non farcela o di sbagliare– è sempre la stessa, accompagnata dal grande interrogativo che angoscia ragazzi e genitori: sarà la scuola giusta? Cosa fare dunque, come genitori, per aiutare questi ragazzi? Di seguito alcuni consigli scaturiti, oltre che dai contributi teorici di insigni esperti , dalla mia esperienza come madre e come consulente per l’orientamento. Suggerimenti utili per evitare di cadere nelle più comuni “trappole per genitori”. I^ trappola: l’importante

e’ scegliere la scuola giusta Un inganno facile da smascherare dal momento che la scuola giusta non esiste. Al massimo esiste la scuola che i figli saranno in grado di affrontare e portare a termine con soddisfazione perché sufficientemente motivati ad affrontare la fatica che ogni percorso scolastico comporta. Pertanto, ciò che conta, è confrontarsi con loro più sui motivi che li spingono verso la scelta di una determinata scuola, che sulla valutazione del tipo di scuola in sé. Spesso, anche se tenderanno a negarlo, sono condizionati dalle scelte degli amici o dai giudizi degli altri. II^ trappola: e’ troppo giovane per sapere cosa fare Spesso con questo alibi i genitori, in buona fede e

con le migliori intenzioni, finiscono col scegliere la scuola al posto dei figli impedendo loro di cimentarsi in quello che è, al di là della scelta della scuola in sé, un esercizio fondamentale per la vita: la presa di decisioni e la responsabilità che ne deriva. Nella maggior parte dei casi i genitori più che dichiararsi palesemente contrari alla decisione del figlio, manifestano dubbi e perplessità che lo mettono in crisi rispetto alla propria capacità di scegliere. Per i ragazzi il parere dei genitori è molto più importante di quanto sembri, in particolare quello delle madri ha la capacità di condizionare in modo determinante le loro scelte. III^ trappola: io non dico niente: che faccia quel che vuole

Per certi versi questa trappola è ancora più insidiosa della precedente. I ragazzi di fronte ad un genitore che non esprime nessuna ipotesi rispetto al loro futuro, si trovano spiazzati e si sentono “soli” nell’affrontare un compito che, per la sua importanza, avvertono come troppo oneroso. IV^ trappola: mal che vada puo’ sempre cambiare Per rendere meno angosciosa la scelta, e per attenuare l’ansia da “sbaglio” si pensa: “intanto iscriviti lì, che se poi non ti piace puoi sempre cambiare”. E’ vero che la legge provinciale consente il passaggio, all’interno di termini definiti, da un percorso scolastico all’altro, ma il fatto che questa possibilità sia formalmente riconosciuta non significa né che

Promosport fa centro nell’estate

L’associazione dimostra di essere un attore importante del mondo sportivo delle Esteriori

Grande successo per il Summer Sport Festival, appuntamento sportivo di inizio estate organizzato anche quest’anno dall’associazione PromoSport Terme di Comano. Andato in scena dal 5 al 21 giugno, l’evento ha avuto un ottimo riscontro in termini di partecipazione, grazie anche alla varietà di attività proposte. L’organizzazione ha pescato in diversi e variegati ambiti sportivi, creando tornei e gare disputati con la massima intensità da atleti più o meno quotati. A fare da cornice, oltre all’eccellente servizio di bar-ristoro, ci sono state le serate musicali dei venerdì e dei sabati compresi nel lasso di tempo della kermesse. L’evento clou è stato il torneo di calcio a 6 riservato a calciatori tesserati FIGC, giocato al centro sportivo delle Rotte di Ponte Arche; il trofeo, denominato Heineken Cup-Trofeo Pizzeria Don Pedro ha catalizzato l’attenzione, in quanto, sebbene si trattasse di una competizione amichevole, ha presentato un alto tasso di agonismo. A spuntarla, nella finalissima di sabato 20 giugno, è stata la squadra Arte Intonaci/Vecchio Mulino, che ha superato per 3-2 la Pistoria Val Rendena (Nicola Donati, Matteo Salizzoni e Dario Rigotti in gol per i vincitori, le due reti degli sconfitti portano la firma di Christian Quintero e Samuele Bonenti). Terzo posto per i giovanissimi calciatori del Ferrari Team, che hanno superato il Lago-

mago. Nel torneo destinato invece agli amatori, la squadra Al Castelliere ha preceduto Trentino Pose e Alleanza Stenico San Lorenzo. Restando in ambito calcistico va segnalato anche il secondo memorial Tullio Vaia, ex presidente del Comano Terme e grande uomo di sport; le gare, destinate alla categoria Pulcini (per bambini, quindi, di 9-10 anni) hanno visto grande impegno e grande dedizione da parte dei giovani calciatori in erba, e questo è stato l’aspetto più importante. Il divertimento deve venire prima della vittoria a tutti i costi, frase trita e ritrita ma concetto ormai quasi in disuso, vista la frenesia e la foga con cui alcuni allenatori o genitori mettono pressione agli atleti di domani. Per la cronaca, tralasciando discor-

si filosofico-pedagogici, la vittoria è andata alla Scuola Calcio Valrendena, guidata da Sergio Codognato, che si è imposta solo grazie alla classifica avulsa nei confronti di Comano Fiavè e Stivo. Nelle altre competizioni va segnalata, purtroppo, la sospensione del torneo di green volley causa maltempo (i premi sono stati assegnati ad estrazione); per quanto riguarda invece la gara di ciclismo, il Piccolo Giro d’Oro riservato alla Categoria Esordienti è andato invece ad Edoardo Zambanini della Ciclistica Dro. Molto partecipate anche le gare di corsa a coppie “Officine Brennero” e di mountain bike “Memorial Remo Formaini”. Francesco Brunelli

sia facilmente praticabile né tantomeno che sia indolore. Per un adolescente cambiare il gruppo classe di riferimento ed i docenti per due volte in pochi mesi è un compito gravoso sul piano relazionale. Senza contare il recupero dei contenuti delle materie. Queste sono trappole in cui è appunto facile cadere quando si accompagna un figlio nella propria scelta. Anche se non esiste, in questo caso come in molte altre sfide che i genitori devono affrontare a livello educativo, un manuale di “ISTRUZIONI PER L’USO”, il buon senso e la consapevolezza possono trasformare questo momento in una tappa importante del processo di crescita dei ragazzi, per molti dei quali la scelta del percorso scolastico costi-

tuisce la prima situazione concreta in cui esercitarsi rispetto a quella capacità decisionale che, in una società sempre più complessa come quella attuale, diventa una competenza necessaria. Infine va ricordato che i genitori non sono soli in questa attività di accompagnamento: possono contare sul confronto con gli insegnanti e col mondo della scuola, ma anche con esperti che, a diverso livello, possono offrire un supporto individualizzato per aiutare i ragazzi a fare, se non la scelta giusta, almeno una scelta consapevole L’equipe del MeTe è a disposizione per rispondere a domande su questo tema. E’ sufficiente inviare una mail alla redazione del giornale.

Al Ristoro Dolomiti in Val d’Ambiez

30annidiaccoglienza e ristorazione Passione, tenacia, originalità. Ma anche sacrificio, impegno e rinunce. Sono tante le componenti che permettono una buona gestione di un ristorante. E sicuramente, Agnese e Giuseppe Scrosati hanno saputo fare una sintesi di tutti questi aspetti, giungendo al prestigioso traguardo dei 30 anni di gestione del Ristoro Dolomiti, presso San Lorenzo Dorsino, all’imbocco della Val d’Ambiez. Partiti senza esperienza in fatto di cucina, sono via via riusciti a crearsi una clientela affezionata, che ogni anno torna a gustare i piatti tipici del locale (restaurato recentemente), cucinati in modo rigorosamente casalingo e genuino. E gran parte dei clienti affezionati, oltre a tanti del borgo del Banale, si sono dati appuntamento alla festa per il Trentesimo, iniziata con la Messa celebrata da don Luigi Sottovia e conclusa con un grande rinfresco curato e apprezzatissimo. Nel corso della celebrazione, don Sottovia ha voluto ricordare anche i precedenti proprietari e costruttori del locale, Appolonia Baldessari (già sindaco) e Silvio Cornella, scomparsi da alcuni anni. Tra una stretta di mano e l’altra, Agnese e Giuseppe, noto come “Beppino”, hanno potuto apprezzare il calore umano dei propri clienti giovani e meno giovani, i quali li hanno esortati ad andare avanti sempre con il solito sprint e le usuali cura e fantasia espresse nei loro piatti. Una bella festa, insomma, che ha dimostrato come tanti anni di buona gestione di un locale servano non solo a crearsi una fama nel mondo della gastronomia, ma soprattutto a stringere rapporti umani con la clientela ancora vivi a distanza di decenni. Francesco Brunelli


Scuola

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La Pro Loco Bolbeno ripropone un festeggiamento ormai entrato nei cuori delle persone

Festa alla Madonna del Lares Sabato 15 e domenica 16 agosto la tradizionale due giorni di festa

La Not(t)e di note compie 20 anni

info@bimsarca.tn.it -


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Opinioni a confronto

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BOTTA E RISPOSTA

vilgiat@yahoo.it

Caro Amistadi, ormai si parla solo di immigrazione. Ognuno dice la sua, spesso a sproposito. Ma, secondo te, è davvero un problema cosi difficile da risolvere? Renza In effetti hai ragione, oggi se apri la Tv o leggi qualsiasi giornale, i

Una tematica da affrontare senza demagogia

Immigrazione, una questione difficile da risolvere titoli, a tutta pagina, riguardano i migranti. Lo spostamento di grandi masse umane da una parte all’altra della terra è sempre avvenuto nella storia dell’uomo. E’ un aspetto quasi “normale” della vita di ogni popolo. Ciò che succede oggi nel nostro mare accadde nel sud degli Stati Uniti, in diverse regioni del sud America, in Asia, veden-

Volkswagen, ora che dicono i tedeschi? Caro Amistadi, hai visto che figuraccia stanno facendo i Tedeschi con la storia della Volkswagen? Anche tu giri in Volkswagen...che ne dici? Ezio, premetto che la mia auto ha sempre funzionato alla grande, e ne sono molto soddisfatto, ho avuto in famiglia altre Volkswagen che sono sempre state dei gioielli sia per solidità, funzionamento, comodità e tecnologia. Ma che la grana sia capitata ai Tedeschi non è che dispiaccia poi molto. Provate ad immaginare cosa avrebbero detto i Tedeschi se una cosa del genere l’avessero fatta gli Italiani. Mi hanno dato spesso fastidio quei luoghi comuni, quella saccenza, quell’arroganza, quel sorriso sardonico sulla loro bocca quando parlavano di noi. I Tedeschi, da uomini di un nord “virtuoso”, erano, e sono, sempre pronti a farci la morale, la lezione su come comportaci, l’esortazione a rispettare le regole, e poi, al dunque, anche loro si comportano come “mediterranei” qualsiasi. D’ora in poi sarà meglio che, ogni tanto, usino lo specchio. Ma, tutto sommato, io mi aspetto qualche colpo a sorpresa che permetta loro di recuperare il terreno perduto, anche se lo scandalo però resta e la brutta figura pure. (a.a.)

do spesso anche i nostri avi come protagonisti. Certo che quello che stiamo vivendo in questo momento storico è particolarmente traumatico anche per le immagini che ogni giorno ci fanno soffrire nel nostro intimo. Oggi ci sono i media che ci fanno vedere giornalmente foto strazianti, ai tempi dei nostri nonni le emigrazioni erano al-

trettanto atroci, ma nessuno sapeva niente e tutto filava come se niente “fudesse”. Purtroppo il potente e continuo flusso migratorio dall’Africa e dal Medio Oriente verso l’Europa a cui stiamo assistendo, non può essere accettato senza una qualche forma severa di regolamentazione che tenga conto di umanità, si, ma

Gli amici del bar Che il Senato, così com’è, debba essere riformato, credo che tutti siano d’accordo. Il “bicameralismo paritario” è un dispendio di soldi e di tempo. Con la scusa che leggi da approvare debbano passare dall’una all’altra camera per essere discusse dagli stessi partiti e con le stesse modalità è una gran perdita di tempo. Spesse volte anche leggi importanti sono state bloccate e cestinate per il continuo passaggio dalla Camera al Senato e di nuovo dal Senato alla Camera con grave dan-

distinguendo, finalmente, chi viene per delinquere e chi viene davvero per salvare la pelle. Con i primi bisognerà essere inflessibili, anche se le leggi italiane in proposito sono bucate come colini, sui secondi dobbiamo concentrare invece il nostro impegno nell’accoglienza e nell’integrazione. Non c’è altra via. E che Dio ce la mandi buona...(a.a.)

Quando la pubblica amministrazione fa indignare

Quei premi dirigenziali che fanno arrabbiare...

Caro Gdg, sono davvero perplesso su quanto sta succedendo anche in Trentino. Ai nostri dirigenti provinciali sono stati concessi premi di produzione (di merito), per aver raggiunto gli obbiettivi previsti. Secondo me, è una cosa ingiusta. Già sono pagati (e bene) per fare il loro lavoro nel migliore dei modi, ricompensarli ulteriormente solo per aver adempiuto

ai loro compiti mi sembra un’ingiustizia. Più che dare premi a chi ha lavorato bene, bisognerebbe decurtare lo stipendio a quelli che invece tirano a campare. Non ti sembra? Giuseppe Allora. I premi ai dirigenti pubblici sono previsti dalla legge, quindi tutto regolare.

Riforma del Senato, bene così

Caro Adelino, non credere che noi al bar parliamo solo di sciocchezze, come spesso ci accusi. In questi giorni ci siamo confrontati con la storia del Senato che comincia a stufare. Giusto, modificare la seconda Camera, ma la maggioranza di noi i senatori li vorrebbe eletti dai cittadini, tu che ne dici?

anche di di fermezza, allo stesso tempo. Invece c’è chi predica accoglienza senza se e senza ma, ma vede solo un aspetto del problema, e chi, allo stesso modo, blatera solo ed esclusivamente di respingimenti forzati. Non sarà facile trovare la soluzione, quasi impossibile, ma si potrà sicuramente fare di più, garantendo sicurezza con norme chiare e

no anche economico per il Paese. Un meccanismo che esiste solo in Italia e che rende il procedimento legislativo lungo e farraginoso, che spesso blocca ogni iniziativa. Questo è il vero problema. Che poi i senatori vengano o meno eletti in qualche modo, mi pare una questione tutto sommato secondaria. Volendo trasformare il Senato in una sorta di Camera delle Autonomie, penso però che sia giusto che i senatori vengano nominati dai consigli regionali, o magari eletti in un “listino” a parte al momento delle elezioni regionali. Ma non perderei il sonno sulla disputa e mi sorprende la “minoranza del Pd” che ne fa una questione di vita o di morte. Più che altro sembra una questione di sopravvivenza, che abbiano paura di perdere il posto? Speriamo che prevalga il buon senso per il bene del nostro Paese, sarebbe una delle poche volte. Adelino Amistadi

Ma non nego qualche perplessità. Quello che non condivido è che di solito i premi vengono assegnati a tutti indistintamente e sempre al massimo dell’importo. Sono i classici premi a pioggia. Sono così tutti bravissimi? Hanno tutti raggiunto l’obiettivo? C’era poi un obiettivo? Per me rimangono riconoscimenti attribuiti come integrazione dello

stipendio e questo non è per niente equo. Provate a chiedere premi di produzione a ditte private, giustamente ti risponderebbero in malo modo. Lo stipendio lo si da perchè ogni dipendente faccia fino in fondo il suo dovere. Se i dipendenti pubblici si sentono sottopagati (?), si facciano aumentare la paga, ma non prendiamo in giro la gente. (a.a.)

Sulle strade ci vuole prudenza Caro Adelino, ogni giorno assistiamo impotenti ad incidenti anche mortali sulle strade. I più sono dovuti all’alta velocità. Eppure ci sono limitazioni che però spesso, soprattutto dai giovani, non vengono rispettate. Il fatto più spiacevole e non capisco è che la velocità e la potenza sono le qualità più reclamizzate come positive per un’auto da acquistare. Intanto le morti sulle strade dovute alla velocità continuano. Franca Non credo che bloccando il contachilometri si rimedi alla situazione. Non è un problema della potenza dell’automobile e della sua velocità, il problema è il conducente, è l’uomo. Sono gli esseri umani che dovrebbero usare con molta più prudenza e ragionevolezza il mezzo di cui sono responsabili. E’ un problema di consapevolezza e di “testa”, prima che di leggi e di norme. Introdurre nuovi divieti e altri limiti, non servirebbe a niente. Il vero problema è la frenesia e l’incoscienza delle persone che spesso, per bullismo o per primeggiare, danno sfogo alla loro immaturità. (a.a.)


Attualità

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Ancora sulla tematica immigrazione

Quando i migranti erano i nostri nonni Mi riferisco all’articolo: “Immigrazione, catastrofe o risorsa?” pubblicato sul Giornale delle Giudicarie N° 9 del settembre 2015. Quanto esposto non ha di per sé bisogno di ulteriori argomentazioni o precisazioni, giacchè i vari temi trattati costituiscono meramente dati di fatto, storia vera. È un quadro esauriente, reale su quanto avvenne avviene e soprattutto avverrà poiché il corso della storia, per sua natura, è implacabile, cinico, che non perdona ogni e qualsiasi deficienza. Nel secondo dopoguerra, anni ‘40-’50, nel corso delle lunghe serate autunnali e primaverili, trascorse nelle tiepide stalle dei fienili di montagna, magari consumando una ciotola di castagne lesse, al fioco chiarore di una lanterna a petrolio o lampada a carburo, aleggiato dal fumo delle pipe e dallo stallatico ancora caldo, ho avuto modo di ascoltare le vicissitudini

di alcuni miei compaesani che hanno dovuto emigrare in nome della lotta per la sopravvivenza. I loro nomi, i loro volti le loro espressioni, i loro racconti sono tutt’ora conservati nel mio intimo, con tratto indelebile. Ricordo ogni particolare di coloro che sono partiti “col vapore” per andare “de là da l’acqua”, (vedasi ad esempio Pieve di Bono notizie N° 28 anno 1992). Dopo un viaggio a dir poco infernale – specie chi soffriva il mal di mare – l’attracco all’isola di Ellis Island (prospiciente New York) – la trattenuta in quarantena riservata ai passeggeri di terza classe... non abbiamo trovato né paglia né fieno; non appena dichiarati “sani” prima cosa da farsi era trovare un riparo per la notte (cartoni, lamiere, teli ecc..). In seguito, non appena trovato un lavoro (in miniere, naturalmente) le attrezzature di lavoro più usurate, le mansioni più peri-

colose, più umili (e, di conseguenza, meno retribuite) erano loro appannaggio: il tutto su disposizione insindacabile del Boss, i capo. Ho ancora in mente e nel cuore il racconto di un amico di famiglia, mentre col fazzolettone da naso a quadrettoni rosso-marrone si tergeva le lacrime che scendevano prepotenti ad inumidirgli i baffi e la barba canuti. I “veci” colleghi di lavoro e soprattutto i loro famigliari guardavano con diffidenza i nuovi arrivati; solamente qualche

“umano” di colore, previa fugace occhiata circostante si avventurava rendendo il saluto, furtivo, condito da un abbozzo di sorriso, sospirando “good day work” - buona giornata lavorativa. Chi invece sceglieva la vicina Francia nei locali pubblici veniva apostrofato con l’epiteto “macaronì”; dopo il 20 giugno 1940, la risposta al saluto era spesso uno sputo più o meno diretto seguito anche da frasi oltraggiose, nonché da energici inviti a cambiare aria! Nei negozi,

pur con i soldi alla mano (credito=tabù), veniva servito per ultimo, in barba all’ordine di arrivo; per quanto concerne il lavoro vedasi il “modello” americano. Per chi andava in Inghilterra, se per caso era operaio comune, le privazioni erano pari o superiori a quelle di Francia e Usa. Sui marciapiedi, in ogni dove, si doveva cedere il passo ai nativi del posto; non risulta peraltro che sia stato adottato il frustino, usato un tempo nei territori coloniali. Per contro, quelli che oltrepassavano il Brennero godevano di un certo rispetto se alla richiesta della provenienza rispondevano: “Tirol”. La fama accertata di uccellatore costituiva fattore di possibile estradizione. Indi seguivano, con voce tremula, tristi considerazioni, monologhi: terra amaraterra matrigna, terra dove il pane aveva sette croste, ecc ecc.., chiedendosi se la vita in queste condizioni avesse

avuto un senso, se fosse un bene avere figli. E io leggevo sui loro volti segnati dal tempo e con gli occhi umidi, il probabile dramma di ogni essere umano, compreso il mio personale. Illustrissimo presidente Oreste Bottaro, a titolo strettamente personale mi permetta: con la Sua dotta analisi storico-socio-economico-politica, la S.V ha reso un doveroso omaggio a dimensione encomiabile al lavoro, ai sacrifici, alle lacrime (alcuni dei quali, come mio zio di cui proto con orgoglio il nome, vi hanno lasciato la vita), alla memoria di tanti nostri compaesani e monito per i posteri. Modestamente Le chiedo venia se mi sono permesso di esporre un minimo di contorno al fine di rendere il Suo ineccepibile saggio “più vicino” alla nostra gente, che La onorerà idealmente adottandola nella nostra comunità Lettera firmata

Immigrazioni diverse, sbagliato fare paragoni Egregio Presidente, in riferimento al Suo articolo pubblicato sul “Giornale delle Giudicarie” di settembre, vorrei esprimere il mio parere di persona comune e per questo più vicina alle problematiche quotidiane di quanto possa esserlo Lei. Ho letto e riletto il testo più

volte e sinceramente faticavo a comprendere il senso delle sue parole. Confesso che ho anche pensato ad uno scherzo, perchè da una persona che occupa un posto rilevante, come il suo, una presa di posizione cosi evidente sia di pessimo gusto. Ora lasciamo da parte

i pensieri personali o le diverse “bandiere” a cui si è legati. Lasciamo stare anche le becere demagogie che potrebbero creare infinite discussioni e basiamoci sui fatti. Lei paragona il flusso migratorio avvenuto nel pas-

sato praticato dagli italiani a quello di oggi. Forse la memoria corta non è prerogativa di chi vuole affondare i barconi, ma di chi scrive senza considerare tutti gli aspetti legati a questo grande esodo. Le ricordo che la nostra gente si imbarcava con un regolare biglietto e

arrivata a destinazione non mi risulta che fosse accolta nello stesso modo in cui noi accogliamo questi profughi. Non mi risulta che i nostri connazionali venissero ospitati in centri di accoglienza, lavati, sfamati, curati, stipendiati. Nessuno dei nostri ha mai ricevuto, una volta sbarcato, tali trattamenti, anzi, le condizioni in cui erano costretti a vivere non assomigliavano assolutamente a quelle di oggi. Questo è facilmente verificabile attraverso le innumerevoli documentazioni facilmente reperibili. Ricordiamo un episodio risalente al 1899 accaduto in Louisiana. Cinque siciliani appena sbarcati furono aggrediti da una folla inferocita, uccisi e impiccati solo perchè erano ritenuti dei DAGOS, cioè dei negri bianchi di una razza inferiore. Successivamente gli altri immigrati italiani furono messi a fare i lavori più squallidi e fatti vivere in misere baracche. Finiamola di considerarli povera gente in fuga dalla guerra. Dalle immagini che vediamo non sembra proprio che sia cosi. Capisco che i punti di vista di fronte a tali situazioni

possano essere diversi ma la realtà resta unica. Un altro aspetto che dobbiamo considerare è quello della sopravvivenza di un popolo. A parte che economicamente il nostro Paese non può permettersi di farsi carico di migliaia di persone visto che già molti italiani faticano ad andare avanti, culturalmente parlando ci stiamo vedendo privare piano piano di tutte le nostre tradizioni. Mi ritiene troppo nazionalista ? Certo che lo sono e ritengo che ogni persona dovrebbe difendere le proprie radici. Chissà cosa penserebbero i nostri avi che hanno combattuto e dato la vita per difendere le nostre terre. Facciamo manifestazioni in ricordo dei caduti e poi permettiamo tutto questo ???? Le auguro di aver trovato la risposta giusta alla domanda che poneva sul giornale: “Immigrazione catastrofe o risorsa???” Se cosi non fosse si guardi un po in giro e troverà un mondo completamente diverso da quello impresso nella Sua fantasia. Cordialmente la saluto Grazia Castellini


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OTTOBRE 2015


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