Giornale delle giudicarie febbraio 2019

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Le buone azioni che contano Le buone azioni per la crescita del nostro territorio 

Le buone azioni che danno valore al tuo futuro 

Giudi iudicarie

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iornale delle

FEBBRAIO 2019 - pag.

EDITORIALE

Quando ci dicevano “tignir da cont…”

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Le buone azioni che danno valore al tuo futuro �������������������

www.giornaledellegiudic a r i e . i t FONDATO NEL 2002 - Distribuito da

La sfida dei giovani, competitivi anche dalle valli

Alle pagine 4 e 5

EUROPA

Siamo già oltre il pericolo

di Adelino Amistadi Le famiglie soffrono, fanno fatica ad arrivare alla fine del mese, siamo in difficoltà, è il mantra quotidiano. Sarà che diventando vecchi si diventa sempre più lagnosi e monotoni, e secondo alcuni, anche un po’ rompiballe, ma durante il periodo festivo vedendo i supermercati strapieni di gente in cerca di regali (quasi sempre inutili) e di provviste esagerate per le tradizionali abbuffate del pranzo di Natale e del cenone dell’ultimo dell’anno ho ricordato una frasetta dialettale che mi era familiare ai tempi della mia gioventù, ma che ora è quasi del tutto dimenticata: “Tignè da cont, putei... tignè da cont...”. Una raccomandazione che m’è tornata in mente una di queste mattine mentre volendo inzuppare qualche biscotto nel caffèlatte per la colazione, ne ho trovati alcuni rotti ed alcuni addirittura sbriciolati e così ho ricordato una delle massime di mia madre ai tempi della scuola: “Scomenza a magnar quei rocc e dopo le migole, parchè non se buta ia gnent...”. A pagina 14

Le buone azioni che contano

Mensile di informazione e di approfondimento

ANNO 17 - FEBBRAIO 2019 - N. 2 - MENSILE

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di Paolo Magagnotti

Il tionese Raul Parolari vola agli Europei Società

Agostino Bazzoli, medico pergli ultimi

A PAGINA 33

Provincia

Mario Tonina, veterano in giunta A PAGINA 10

TURISMO Due hotel venduti a Comano Terme Pag. 9 CUCINA La ricetta di Alfio Ghezzi Pag. 29 LA LETTERA Io tredicenne ho collezionato gli articoli di storia del Muson

A pagina 36

Da tempo, ormai, da molte parti si parla di pericoli rappresentati da comportamenti politici nel governo italiano, oltre che da parte di governi e forze estremiste di altri Paesi dell’Unione europea; preoccupazioni che non possono peraltro trascurare ciò che succede in altre parti del Pianeta, dalla presidenza Usa alle presidenze della Federazione russa e turca. Situazioni che debbono preoccupare la tenuta dell’assetto democratico e la stabilità in Europa. In precedenti mie riflessioni su questo Giornale ho espresso forti preoccupazioni per il pericolo costituito da venti di fascismo sull’Europa. A pagina 15

Giudicarie Esteriori

Inaugurata la nuova biblioteca A PAGINA 22

Scuola

Clil, come va al Guetti ALLE PAGINE 6 E 7

PER LA VOSTRA PUBBLICITÀ SUL GIORNALE DELLE GIUDICARIE sponsorgdg@yahoo.it - 3356628973 - 338 9357093


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FEBBRAIO 2019

A cura della REDAZIONE

Rassegna Stampa

RASSEGNA STAMPA GENNAIO 2019

DALLE GIUDICARIE DALLA PROVINCIA Rifugio Brentei, previsti una ristrutturazione con una nuova sala panoramica. Aumento volumetrico di 700 metri cubi già approvato dal Parco - Sta facendo discutere l’annunciato progetto per la ristrutturazione del Rifugio Alberto Maria ai Brentei, una perla nel cuore delle Dolomiti di Brenta al cospetto del Crozzon. Un gioiello di proprietà del Cai di Monza che ha deciso di presentare una domanda di ristrutturazione e ampliamento della struttura per renderla più fruibile e al passo coi tempi. Sarà aggiunta, con un volume esterno al vecchiuo rifugio, la sala da pranzo panoramica. Il rifugio può ospitare per la notte 120 persone, per pranzo, al massimo 60, con la necessità di fare dei turni. Con questa nuova soluzione progettuale si risolverà questa situazione e gli alpinisti potranno godere di panorami mozzafiato anche mentre mangiano. Queste e le altre modifiche previste al rifugio preesistente comporteranno un aumento di volume di circa 700 metri cubi. Il progetto ha già incassato il parere favorevole del Parco Naturale Adamello Brenta, della Comunità delle Regole Spinale Manez e del Comune di Tre Ville e i committenti sperano di partire già con i lavori quest’anno. La durata prevista dei lavori è di tre anni, la spesa prevista è 2 milioni di euro

Incendio alla pescicoltura Leonardi a Preore. Le fiamme partite da barattoli di disinfettante in un magazzino hanno poi danneggiato il quadro elelettrico e provocato parecchi danni - Sul posto sono arrivati i vigili del fuoco permanenti di Trento con i volontari di Tione, Ragoli e Preore. L’incendio è stato subito spento. I periti lavorano per capire l’origine delle fiamme. Solo la presenza di un impianto elettrico di emergenza ha impedito danni più gravi all’allevamento di pesci. La sfortuna sembra perseguitare questa azienda che è proprietaria anche della pescicoltura di Levico che era stata completamente distrutta dal maltempo a fine ottobre. Voleva scalare una cascata di ghiaccio sopra malga Caino, muore alpinista di Pieve di Bono - È stato trovato senza vita il corpo di Matteo Penasa, l’uomo di 43 anni che era uscito da solo per scalare una cascata di ghiaccio sopra Malga Caino sulla sinistra orografica del fiume Chiese. A dare l’allarme al Numero Unico per le Emergenze 112 è stato il padre, dopo aver atteso inutilmente il rientro del figlio. L’intervento dell’elicottero ha portato a individuare il corpo dello scalatore alla base della cascata di ghiaccio. L’elicottero ha quindi fatto sbarcare sul posto il Tecnico di Elisoccorso, il personale del Soccorso Alpino e il medico, il quale non ha potuto fare altro che constatare il decesso dell’uomo. Probabilmente gli è stata fatale una caduta mentre stava scalando. Il corpo della vittima è stato recuperato dall’elicottero con il supporto del personale del Soccorso Alpino e trasportato alla camera mortuaria dell’ospedale di Tione. Arturo Spada tra i 15 artigiani maestri d’arredo premiati dall’assessore provinciale all’artigianato - C’è anche Arturo Spada residente nel Comune di Borgo Chiese tra i 15 maestri artigiani “Falegnami d’arredo” premiati con dei diplomi presso la sala Marangonerie del Castello Buonconsiglio. Partecipando

all’incontro, l’assessore provinciale all’artigianato, Roberto Failoni, ha spiegato l’importanza di iniziative dedicate alle professioni: “Uno degli obiettivi di legislatura in campo economico della nuova giunta è rendere il Trentino una società avanzata della conoscenza, investendo sulla capacità di innovazione e sul capitale umano. Entrambi gli obiettivi sono tra gli elementi caratterizzanti del corso di Maestro Artigiano e per questa ragione ci impegneremo a promuovere sul territorio la vostra figura e l’impegno dimostrato durante le 400 ore di formazione che avete affrontato, dividendovi tra l’azienda e l’attività di specializzazione”. Ai quindici artigiani, l’assessore ha regalato il grembiule da falegname con la scritta ‘Maestro Artigiano’: “E’ il regalo che il Trentino vuole fare a voi. Portatelo con orgoglio perché rappresentate una parte importante della nostra terra”. Montagnine del Lomaso, produzione giù del 30% - Sarà una stagione commerciale breve per le Montagnine, le patate del Lomaso: «Probabilmente finiremo il prodotto con un mese di anticipo, a marzo, rispetto al solito - spiega Luca Armanini , direttore della Cooperativa Produttori Agricoli Giudicariesi - a causa di un calo di produzione del 30% in meno di patate». Nel dettaglio, il centinaio di soci della Copag hanno conferito 550 quintali di patate biologiche e 22.000 quintali di patate da consumo fresco: le più numerose, 19.700 quintali, quelle a pasta «gialla», ovvero le varietà Cicero e Jelly, a cui si aggiungono 1.800 quintali di patate «rosse» ovvero le varietà Desireè, Camel, Mozart e Rudolph e 500 quintali di tuberi a pasta bianca, ovvero Kennebec, Elbeida e Kelly. La cooperativa produce ogni anno anche patate da seme, circa 7.800 quintali, che fanno arrivare la produzione complessiva del 2018 a 30.500 quintali. Significativamente inferiore ai 42.000 quintali di patate raccolti nei campi lomasini nella stagione 2017.

Sfoglia il Giornale delle Giudicarie su www.giornaledellegiudicarie.it Si ricorda che è possibile sfogliare il Giornale delle Giudicarie sul sito www. giornaledellegiudicarie.it aggiornato ogni mese con le notizie più importanti che accadono in Giudicarie.

Un caso di meningite in Alta Valsuagana È stato ricoverato all’ospedale Santa Chiara di Trento una persona a cui è stata diagnosticata una meningite da meningococco. Il paziente, un cinquantenne residente in Alta Valsugana, è stato immediatamente trattato e attualmente è ricoverato in isolamento in rianimazione in condizioni stabili. L’Azienda provinciale per i servizi sanitari ha immediatamente attivato le misure di profilassi per i parenti del paziente. In questi casi, secondo i protocolli e le linee guida nazionali e internazionali, è prevista la profilassi farmacologica, che consiste nella somministrazione di un antibiotico, per tutti coloro che hanno avuto contatti stretti con il malato. Nella nostra provincia i casi di malattia invasiva sono poco frequenti (negli ultimi anni in media 1-2 casi all’anno) e si presentano come casi isolati, non in relazione tra loro. Da molti anni non si registrano casi in forma epidemica. Schianti forestali 2018: tutto in una pagina web La nuova pagina del sito del Servizio Foreste e fauna della Provincia autonoma (https://forestefauna.provincia.tn.it/ Foreste/Foreste-in-Trentino/SCHIANTI-2018) contiene tutte le informazioni relative al fenomeno degli schianti forestali che si sono verificati lo scorso autunno. Viene aggiornata continuamente. Si trovano fra le altre cose anche l’andamento delle vendite del legname, le informazioni per i beneficiari di aiuti che abbiano subìto danni, le importanti indicazioni che riguardano la sicurezza le imprese boschive e dei boscaioli non professionisti. Porte aperte alla Centrale Unica Porte aperte, domenica 10 febbraio, alla Centrale Unica di Risposta - Numero

Unico Europeo di emergenza 112, di Trento. Chi è interessato a partecipare deve iscriversi alle visite guidate inviando, entro il 6 febbraio alle ore 12.00, una mail all’indirizzo openday1-1-2@provincia.tn.it. Vanno indicati nome, cognome ed estremi (tipo, numero, data di scadenza) di un documento di ciascun partecipante e l’orario di visita preferito. Per motivi organizzativi e di sicurezza, infatti, sarà consentita la visita solo a chi si è iscritto. “Exitus, il Passaggio”: il film sulla Danza Macabra e i Baschenis Sostenuto dalla Trentino Film Commission, il progetto ha visto il contributo determinante dei cittadini di Pergine, che si sono messi in gioco in vari ruoli e per realizzare ambientazioni e costumi, recuperando materiale storico dalle tradizionali locali “Feste medievali”, ma anche la partecipazione delle APT Valsugana Lagorai e Madonna di Campiglio Pinzolo Val Rendena, dei comuni di Pergine Valsugana e Pinzolo e di altre realtà del territorio. Il film, per la regia di Alessandro Bencivenga, racconta due epoche (il 1300 e il 1500) che si intrecciano in un susseguirsi di colpi di scena, tra intrighi, esoterismo, battaglie, rivendicazioni, amore e morte. Filo conduttore un diario scritto nel castello di Pergine che riappare dopo due secoli durante la raffigurazione della Danza Macabra, l’affresco dei Baschenis sulla chiesa di San Vigilio presso Pinzolo. Bencivenga ha potuto contare su una serie di affermati artisti a livello nazionale - nel cast, tra gli altri, Athina Cenci, Edoardo Siravo, e Sergio Forconi - e su personale tecnico specializzato, ma anche su un gruppo storico di amici che da tempo seguono il regista perginese e lo supportano nella sua avventura cinematografica.

Ultrasettantenni gratis sui bus I pensionati over 70, residenti in Trentino, dal primo febbraio potranno viaggiare gratis sui mezzi di trasporto pubblico. Si tratta di un provvedimento che interessa, potenzialmente, una platea di circa 50.000 persone (ossia la popolazione residente autosufficiente con più di settantanni), nella quale secondo i dati Ispat 2018 la fascia più consistente è quella di chi percepisce un reddito tra i 500 e i 750 euro al mese. La modulistica è disponibile presso gli sportelli di Trentino trasporti, Trenitalia ed è scaricabile a questo link: http://www.modulistica.provincia.tn.it/modulnew.nsf/Modulo. xsp?openDocument&documentId=FA1CB6595B45EE02C1257B66002539A6

Giornale delle Giudicarie, distribuito dalla Cooperativa Lavoro Da gennaio dello scorso anno il Giornale delle Giudicarie viene distribuito dalla Cooperativa sociale Lavoro, con sede in località Copera a Zuclo. Per segnalare critiche, suggerimenti, disguidi nella spedizione è possibile chiamare il numero della cooperativa: 0465-326420 oppure quello del Giornale delle Giudicarie, 0465322934, oppure via mail all’indirizzo: redazionegdg@yahoo.it.


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Primo Piano

FEBBRAIO 2019 Proseguono le tavole rotonde del Giornale delle Giudicarie

La sfida dei giovani, Matteo Zanetti

Fabio Parisi

Referente Piano Giovani Valle del Chiese

di Giovane Judicaria

Nelle nostre valli non mancano certo le occasioni di crescita culturale e personale. Sicuramente rispetto al passato vi sono molte possibilità in più; basti pensare ad esempio ai numerosi sport che un giovane della nostra zona può praticare grazie alle diverse associazioni sportive o alla possibilità di imparare a suonare o cantare grazie alle bande, ai cori e alle scuole musicali. Lo stesso Piano Giovani offre ai ragazzi la possibilità di progettare e realizzare progetti secondo le loro proposte e necessità. Personalmente registro invece una carenza per quanto riguarda l’intrattenimento. Spesso l’unica alternativa del sabato sera è il bar. Sicuramente durante l’estate la situazione è più movimentata, ma le serate che si distinguono dalla solita “festa del bere” sono molto rare.

Non penso che vi sia una risposta univoca, in quanto ogni persona percepisce gli stimoli attorno a sé in base alla sua propensione al coinvolgimento ed agli interessi. Per quanto un territorio marginale possa offrire opportunità di varia natura, il malcontento sarà sempre la risposta più facile che non necessita di alcuno sforzo personale.La cosa certa è che il tessuto sociale intrecciato dal piccolo associazionismo crea buone opportunità dal punto di vista dell’intrattenimento. L’attività con la Giovane Judicaria, l’associazione giovanile locale di cui faccio parte, ci ha insegnato che se c’è motivazione ed interesse, il territorio giudicariese fornisce tutti gli strumenti, anche economici, per sviluppare le attività delle quali abbiamo percepito la mancanza. Invece, la crescita culturale e personale sono ben altra cosa, perché possono essere stimolate certamente dalle attività associazionistiche e da iniziative private locali, ma talvolta necessitano di altri ambienti per esprimersi al meglio; può essere il caso dell’università o di un’esperienza di lavoro specializzante. Sta al territorio creare forti legami con queste persone per farle tornare a sé.

Un ruolo fondamentale per la permanenza dei giovani sul territorio è ricoperto dalle possibilità lavorative che tale territorio può offrire. Purtroppo, da un punto di vista istituzionale ed in particolare dal punto di vista dell’amministratore locale, le leve su cui è possibile agire sono molto poche: non si può, ahimè, creare il lavoro per decreto e la prova è questa crisi da cui non riusciamo ad uscire nonostante i vari governi che si sono succeduti. Quello che un amministratore locale può fare è cercare di rendere il terreno più fertile possibile perché possano nascere nuove realtà. Nel concreto penso alla realizzazione di spazi di coworking, l’organizzazione di corsi specifici formativi e l’attivazione di borse e tirocini, oltre a favorire un maggiore dialogo con le imprese.

La Giovane Judicaria basa la sua esistenza su questo semplice concetto: un giovane che conosce il territorio ed ha la capacità di vedere oltre i confini locali e nazionali, comprenderà a pieno le opportunità di vita offerta dall’ambiente montano, del quale potrà goderne i pregi e mitigarne i difetti per tutta la sua vita. Con questa visione proporrei alle istituzioni di puntare sulla valorizzazione e conoscenza del territorio e sull’opportunità di internazionalizzazione. Le attività formative sul territorio e le esperienze all’estero avrebbero il fine di formare le persone e di permettere loro di valutare consapevolmente di rimanere oppure di spostarsi in ambienti diversi. Già solo il fatto di stimolare la scelta è molto importante. La possibilità di decidere ci rende liberi ed elimina quelle situazioni dove il tempo e le inerzie hanno scelto per conto delle persone, le quali dopo 20/30 anni si trovano a vivere una vita che non avrebbero voluto.

Personalmente credo che uno dei maggiori pericoli sia l’alta indifferenza che si registra tra i giovani. Non si può pensare che le cose possano migliorare se non ci si impegna in prima persona per cambiarle. Per combattere tutto questo credo sia importante reintrodurre a scuola un po’ di educazione civica. Occorre rendere consapevoli i nostri giovani dei loro diritti e doveri, aiutarli a pensare con la loro testa e non per sentito dire. Viviamo in un mondo liquido, bombardati da mille informazioni, il più delle volte false e superficiali. Un mondo che spesso sfrutta l’ignoranza e che per questo piace alla classe politica di cui tanto ci lamentiamo ma che non facciamo nulla per cambiare, perché un cittadino che non esercita i propri diritti è solamente un suddito che subisce il potere.

Non conosco questo tema e non posso dare alcun contributo.

Penso che le maggiori differenze riguardino soprattutto le possibilità lavorative. La Valle del Chiese paga una viabilità poco sviluppata che certo non favorisce l’insediamento di realtà produttive importanti. Per quanto riguarda invece la scelta scolastica e formativa, ritengo che le scuole locali siano di alto livello con docenti altamente preparati. Ne sono prova i numerosi giovani giudicariesi che hanno raggiunto alti livelli di formazione e svolgono professioni altamente qualificate. Peccato che spesso debbano emigrare dalle nostre valli per trovare un’occupazione degna del loro livello e con paghe dignitose. Infine, per quanto riguarda la partecipazione sociale, trovo che, sicuramente, una realtà più contenuta come la nostra favorisca una maggiore connessione sociale. Ne è prova l’alto associazionismo e volontariato della nostra zona.

Parto con una provocazione e poi arrivo al punto: durante i periodi festivi non sono le strade del Trentino congestionate di auto di persone che hanno cercato opportunità di lavoro in ambienti più stimolanti, ad esempio in città? Ha senso lavorare 50 settimane all’anno in un ambiente molto inquinato, cementificato e sovraffollato per sognare di trascorrere 2 settimane di relax immersi nella natura? Le opportunità di formazione e di lavoro sono di certo molto maggiori in ambienti cittadini ed è giusto che ogni persona possa beneficiarne, soprattutto i giovani. Ma dopo il periodo formativo e soprattutto quando si decide di “mettere su casa”, è lì che si fa la scelta di quali priorità si hanno nella vita: lavoro? Famiglia? Tempo libero nella natura? Le opportunità lavorative offerte dai territori marginali non sono minori, sono diverse, in quanto il turismo e le medio-piccole aziende presenti necessitano comunque di professionisti formati e con ottime competenze in diversi campi. Sta noi decidere se essere in colonna a ferragosto sull’A22 o se essere già qua.

Le nostre domande

1

Le opportunità, di intrattenimento, crescita culturale e personale sul territorio giudicariese sono sufficienti in numero e per qualità?

2

Se dovesse individuare un ambito di azione da migliorare per la permanenza dei giovani sul territorio giudicariese, cosa indicherebbe alle istituzioni?

3

Negli anni Sessanta e Settanta la partecipazione alla gestione della cosa pubblica e alla politica era un vanto e un obiettivo di cui essere orgogliosi, oggi questo spirito si è perso. Anzi, per molti versi l’idea di impegnarsi politicamente o amministrativamente per un giovane contemporaneo è aberrante. Che ne pensa e cosa fare per cambiare le cose?

4

Trova che ci siano differenze importanti fra le possibilità (di scelta scolastica e formativa, di lavoro, di partecipazione sociale) che offre una città, anche di media grandezza come Trento, rispetto a quelle offerte ai giovani valligiani?


Primo Piano

FEBBRAIO 2019 - pag.

5

competitivi anche dalle valli Roberta Dalponte

Thomas Simoni

Romina Parolari

Studente universitario

Referente Piano Giovani Val Rendena e Busa

Spesso si ha la percezione che sul nostro territorio le opportunità culturali e di intrattenimento siano poche e talvolta ripetitive. C’è da dire però che spesso vengono proposte attività anche molto valide da enti e/o associazioni ma purtroppo o non vengono promosse adeguatamente o non vengono percepite per il loro reale valore, di conseguenza ci appaiono inferiori rispetto a quelle presenti in altre aree del Trentino. Tuttavia c’è da ammettere che rispetto ai territori ad alta intensità di popolazione le vallate risultano avere un’offerta più “povera” in questo senso, nonostante il gran numero di associazioni presenti ed il loro grande sforzo di rendere maggiormente stimolante questo ambito.

Attualmente, da parte dei giovani, c’è un bisogno più vivo che mai di avere più opportunità nelle nostre zone. È dagli eventi, dai laboratori e dalle iniziative che si viene a creare una dimensione di aggregazione sociale fondamentale e una contaminazione di idee e dialoghi che porta ad una crescita personale. Andrebbero creati nuovi modelli di opportunità per le nuove generazioni. Proporre nuovi laboratori, incontri attivi ed ‘incubatori di idee’ può creare rete fra i giovani aventi interessi comuni (su modello dei think-tank o delle comunità di condivisione delle idee). Anche le iniziative culturali necessitano di maggiori spazi e momenti di approfondimento essendo ‘motore’ di crescita e di progresso non soltanto economico e tecnologico, ma anche sociale e personale. La dimensione più sviluppata nelle nostre zone è l’intrattenimento, sia sotto forma di eventi che feste ricorrenti. Si necessita di un forte bisogno di diversificare l’offerta a seconda delle varie fasce d’età.

Io credo che i nostri giovani siano “inondati” di opportunità per una loro crescita culturale, intesa in senso molto ampio. Possono avventurarsi nella natura e sperimentare gli sport più disparati, in estate e in inverno, imparando la cultura del vivere sano e del benessere. Hanno la possibilità di crescere dal punto di vista della cultura musicale, grazie ad una Scuola Musicale delle Giudicarie, organizzatissima in corsi per tutte le età. Grazie al progetto proposto dalla Comunità di Valle a partire dall’autunno 2017 “Giudicarie a Teatro”, possono recarsi a teatro e godere di spettacoli di vario genere e di alta qualità. In virtù dell’impegno economico di alcune amministrazioni comunali, hanno la possibilità di recarsi all’estero per soggiorni di studio.Hanno addirittura l’opportunità, se ancora non fossero contenti di ciò che hanno a disposizione, grazie ai sovvenzionamenti provinciali messi a disposizione sul Piano Giovani Busa di Tione e Rendena, di progettare con la loro mente iniziative su misura per la loro fascia d’età.

Si potrebbe fare in modo che alcuni servizi presenti nei centri abitati più grandi siano potenziati: per gli adolescenti, ad esempio, si potrebbe implementare l’offerta formativa e tutto ciò che sta attorno all’ambito scolastico-culturale (biblioteche, aule studio, ecc.). In secondo luogo credo che un Comune che aderisce al Piano Giovani di zona contribuisce ad offrire ai propri giovani attività a progetti formativi-ricreativi mirati, il più delle volte proposti dai giovani stessi e dalle associazioni cui fanno parte.Infine, cosa non meno importante, le istituzioni dovrebbero adoperarsi per incentivare nuove opportunità lavorative, magari progetti nuovi ed innovativi, con contributi ed agevolazioni ad essi dedicati.

È un bene che i giovani escano dalle nostre valli! La ricerca del nuovo è parte integrante della crescita giovanile ed è fondamentale per il confronto con altre realtà e culture per muovere critiche costruttive. Quindi, la domanda da porsi è un’altra: quali sono le condizioni per riportare un giovane a vivere nelle nostre terre? Sicuramente le relazioni, gli affetti, il senso di appartenenza e l’amore per il territorio. Ma questo non basta. Si necessita di un sistema economico e sociale stabile ed efficiente, dettato da più posti di lavoro, servizi all’avanguardia, buona qualità della vita e progresso. Questo ragionamento implica inoltre un’azione intraprendente ed attiva da parte dei giovani, per trovare nuove modalità di svolgere servizi e professioni, sfruttando le potenzialità messe a disposizione dal nostro territorio. Fondamentale la simbiosi tra l’energia delle idee giovanili e l’esperienza delle istituzioni, per promuovere e coordinare al meglio nuovi modelli di occupazione per riportare la dimensione locale al centro delle discussioni.

Io credo fermamente che i giovani delle valli periferiche come le nostre, siano sinceramente affezionati alle loro terre e ne riconoscano i benefici sia in termini di salute che di bellezze naturali. Per questo, una volta terminati gli studi, tornano volentieri a vivere e lavorare “a casa”….importante credo sia fare in modo che al loro rientro, pronti per mettere su casa e a lavorare, trovino leggi che favoriscano la nascita di nuove realtà imprenditoriali e che agevolino la ristrutturazione di vecchie abitazioni, così da rimodernare anche i paesi più piccoli.

È facile che volgendo lo sguardo ai vertici della scena politica italiana degli ultimi anni i nostri giovani trovino a fatica esempi validi da seguire come appunto succedeva in passato. Penso che sia motivo d’orgoglio comunque scegliere di contribuire all’amministrazione pubblica della propria comunità: anche se non si hanno delle competenze pratiche specifiche, un giovane può sempre dare il proprio contributo mettendosi dalla parte dei propri concittadini e farsi portavoce delle loro richieste o problematiche, oltre a contribuire a portare una visione delle cose un po’ diversa rispetto ai colleghi con qualche anno in più sulle spalle.

Sicuramente da qualche decennio, è presente un aumento dell’apatia politica da parte dei giovani e non solo. Un’apatia che porta, a detta di alcuni, ad una morte della stessa democrazia. Le cause sono molteplici e legate a questioni sociali ed economiche: la sfiducia crescente nella figura dell’amministrazioni, l’individualismo preponderante ed un concetto di responsabilità che non esiste più. Sono stufo di sentire parlare di futuro in modo superficiale: è una condizione che ci porta ad aspettare gli eventi e non generarli. Quindi c’è il bisogno di creare interesse ed informazione nei confronti della politica partendo anche dalle scuole. Fondamentale sarebbe iniziare percorsi di cittadinanza attiva, ragionando su tematiche attuali, non fermandosi alla semplice superficialità delle cose ma scavando a fondo, ragionando con la propria testa, le proprie passioni e competenze. C’è il bisogno di riportare la dimensione della parola, dell’ascolto e del dialogo al centro, senza tralasciare l’importanza della responsabilità individuale nei confronti della comunità.Dobbiamo capire che ogni cittadino può apportare un cambiamento sostanziale a ciò che ci circonda. Noi giovani, noi cittadini siamo importanti. Non dobbiamo dimenticarlo. Le città possiedono bacini di utenza nettamente più grandi rispetto alle nostre zone, quindi risulta conseguenza più che naturale avere un ventaglio di opportunità lavorative, scolastiche e sociali maggiori. Dobbiamo prestare attenzione: il concetto di quantità non preclude quello di qualità. Le nostre valli possiedono offerte sicuramente in numero minore rispetto ai grandi centri, quindi la sfida e la direzione nella quale puntare nei prossimi anni sarà quella di proporre opportunità di qualità, mirate e specifiche per riportare la dimensione locale al centro. Si deve investire su opportunità che nel loro piccolo siano uniche: la specializzazione può essere la chiave di volta per ottenere un nuovo richiamo verso le nostre zone. Sicuramente uno dei più grandi ostacoli da superare è la sfiducia nelle novità proposte nei nostri territori: la percezione dei giovani è sempre che si tratti di iniziative di carattere secondario rispetto alle offerte promosse dai grandi centri. Cosa deleteria ed infondata.

Credo che nei giovani non si sia perso del tutto lo spirito di partecipare alla gestione della cosa pubblica. Ci sono ancora giovani volenterosi che desiderano operare in prima persona per cambiare le gestioni vetuste e per portare una ventata di novità. C’è ancora dell’ottimismo nei giovani, fortunatamente. Molti guardano al futuro con speranza e sana progettualità. Importante è esserne consapevoli e lasciare loro il giusto spazio! Largo ai giovani!!

Referente Piano Giovani Giudicarie Esteriori

Indubbiamente le differenze ci sono. Nei grandi centri abitati le possibilità sono molteplici, che si parli di attività sociali, culturali, di intrattenimento, di opportunità formative e/o lavorative. Purtroppo questo divario si è sempre fatto sentire, nonostante le vie di comunicazione negli anni si siano fatte più efficienti, attenuando in parte queste differenze, e nonostante siano stati fatti grandi passi in avanti rispetto al passato grazie all’operato di nuovi enti e associazioni ma anche di qualche privato. Sta di fatto tuttavia che nelle nostre piccole realtà i giovani sono ancora costretti a spostarsi se vogliono prendere parte ad attività più specializzate e particolari rispetto a quelle che già esistono sul territorio giudicariese.

Io amo il meraviglioso ambiente montano che ci circonda. Ogni scorcio dei nostri paesaggi regala emozioni indescrivibili, diverse a seconda delle stagioni: non lo cambierei mai per vivere in città. E credo che questo sia il pensiero condiviso da molti giovani giudicariesi. Non è vero che la città regala più occasioni. Come già sottolineato, anche le nostre valli offrono molte opportunità, sia in termini di lavoro che di offerta formativa/ scolastica, ancorchè di partecipazione sociale e culturale. Certo i giudicariesi sono persone coi piedi per terra, che sanno quanto sia importante mettere sul piatto della bilancia un buon lavoro, con la possibilità di svolgerlo in un ambiente meraviglioso e salutare.


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Attualità

FEBBRAIO 2019

Clil: la scuola tra futuro e In una scuola moderna e aperta, che ha come scopo quello di uscire da mentalità e confini a volte inevitabilmente limitati si tratta senza dubbio di un’opportunità intelligente e innovativa, di un formidabile strumento per lo sviluppo di attitudini all’apertura e al confronto culturale e linguistico: ormai, raccomandati a parte, il mondo del lavoro richiede per molte mansioni conoscenze professionali delle più

N

di Enrico Gasperi

el 2014 nelle scuole trentine di ogni ordine, dalla prima infanzia all’università, è partito il progetto Clil (anche se, in realtà, classi pilota avevano già sperimentato questa metodologia a partire dal 2006). Clil (o immersione) è un acronimo che sta per Content and Language Integrated Learning, ovvero “apprendimento integrato di lingua e contenuti”: tradotto in termini più semplici si tratta di un metodo di insegnamento innovativo che permette di acquisire competenze linguistiche e abilità co-

municative contestualmente allo sviluppo e all’acquisizione di conoscenze disciplinari, con il duplice obiettivo di prestare attenzione sia all’argomento che a una lingua non materna (inglese e tedesco). Ancora più in pratica, si tratta di fare una materia scolastica tradizionale in una lingua straniera, ad esempio scienze in inglese, facendo preferibilmente una lezione non frontale: l’insegnante non fa un monologo ma dialoga, coinvolge, utilizza e fa utilizzare vari mezzi di comunicazione, rende maggiormente protagonisti gli studenti.

Che ne pensano i professori Paola Ferrari e Martina Fondriest, con Veronica Luzzi, sono le referenti del Team Clil presso l’istituto Guetti di Tione. Ci credete molto in questo progetto… Vorremmo che il nostro entusiasmo fosse contagioso. Abbiamo l’occasione di avere una scuola più internazionale, con alcuni capisaldi fondamentali, lezioni non frontali, maggior partecipazione. I materiali stessi che l’insegnante utilizza devono essere “sfidanti”, cioè stimolanti per crescere e acquisire qualcosa di più.” Per raggiungere gli obiettivi del Clil è richiesto lo sviluppo di un approccio integrato di insegnamento e apprendimento, un’attenzione speciale al processo educativo in generale e conoscenze linguistiche e comunicative approfondite da parte dei docenti coinvolti. Quest’ultimo, nella situazione attuale, pare il vero ostacolo. Il progetto prevede, sul fronte dei docenti, un duplice percorso di studi propedeutici. Da una parte, su base assolutamente volontaria, i docenti possono partecipare a un corso sulla metodologia d’insegnamento, della durata di un anno (i corsi vengono tenuti a Rovereto), ai quali verrà quindi rilasciato un apposito attestato. Al docente interessato al progetto Clil viene quindi richiesta una certificazione linguistica pari a un minimo di B2 (per

le medie e le elementari), C1 per le superiori. Ma poi sul campo gli insegnanti che supporti hanno? Il CLIL non rimanda a un’unica metodologia specifica, ma deve avvantaggiarsi di metodi interattivi, della gestione cooperativa della classe e dell’enfasi sui diversi tipi di comunicazione (linguistica, visiva e cinestetica). Dal punto di vista dei materiali, l’insegnante ora deve creare molto “da sé”, anche se l’Iprase (Istituto provinciale per la ricerca e la sperimentazione educativa) sta realizzando un serbatoio di materiali adatti , suddivisi per materia, corsi di studi, anni, contenuti selezionati e già sperimentati, comprensivi di scalette, indicazioni, minutaggi. Molte università fanno corsi o lezioni in lingua, per cui è anche indispensabile preparare lo studente a un eventuale percorso universitario alto e sfidante. Leggiamo di molte critiche al progetto. Anche l’attuale assessore provinciale ha espresso i suoi dubbi sull’opportunità di continuare con il progetto È un bene che emergano tutte le critiche perché c’è la volontà di prenderne atto e di correggerle. Ora che la macchina è avviata si può solo migliorare. Ma negli altri paesi esiste il Clil? Il Canada sta portando avanti questo progetto da oltre 20 anni, come molti

stati degli USA e dell’europa del Nord, quelli che compaiono sempre ai primi posti nelle statistiche sulle scuole migliori e sugli studenti più preparati. Al Guetti quante ore vengono fatte? Nel biennio il Clil non è obbligatorio (viene svolto solo su alcuni progetti attivati), nel triennio le ore sono stabilite con un minimo del 50% del monte ore di una disciplina, (33 ore annue); l’ideale sarebbe svolgerle all’interno di una sola materia ma si possono anche ripartire su materie diverse. Quale la scommessa nel breve? La vera è formare gli insegnanti sulle lingue, che devono diventare loro vero patrimonio, ma anche sull’aspetto metodologico, per alcuni versi sempre più importante: devono essere in grado di motivare, di far diventare lo studente sempre più protagonista. Sul fronte linguistico la provincia sta facendo un grande sforzo, gli insegnanti possono fare formazione anche attraverso soggiorni all’estero. Questa è una grande occasione di rinnovamento della scuola, di cambiare modo di fare lezione in modo che siano più efficaci e produttive, più stimolanti, e allo stesso tempo sperimentare la lingua straniera come strumento quotidiano. Quali sono le materie più gettonate? Storia dell’arte, storia, scienze.

Gli studenti lamentano la poca “disinvoltura” degli insegnanti Vero, la preparazione è da consolidare , ma da quest’anno, ad esempio, è possibile far affiancare il prof da lettori/lettrici madrelingua o dai docenti di lingua, per cui un altro importante passo avanti è stato fatto. La normalità ideale sarà quando insegnanti con la piena padronanza della lingua terranno lezioni in classe con ragazzi motivati ed entusiasti L’obiettivo è avere insegnanti in grado di fare bene, ora ci sono anche appositi albi Clil dove poter attingere insegnanti certificati. Quali i risultati pratici attesi per gli studenti Sul fronte studenti il piano prevede nella pratica una certificazione linguistica minima, come alla seguente tabella: livello A1 in uscita dalla scuola primaria livello A2 in uscita dalla scuola secondaria di primo grado livello B1 a conclusione del primo biennio della scuola secondaria di secondo grado livello B2 in uscita dalla scuola secondaria di secondo grado l’obiettivo naturalmente è quello di avere studenti che oltre a conoscere meglio le lingue abbiamo anche più stimoli ad apprendere con interesse i contenuti delle materie.”

Che ne pensano gli studenti Alessandro Borgonovo, Eleonora Viviani, Davide Cattafesta e Samuele Masè sono i quattro rappresentanti degli studenti nel Consiglio. Hanno giudizi contrastanti. Allora, come va questa novità del Clil? “Il Clil, per quello che ho potuto testare io, non funziona affatto. Il problema è che il professore non conosce la lingua. Durante queste ore infatti lavoravamo con materiale basilare già preparato come ad esempio video o schede con testi ed esercizi semplificati. Non si parlava in inglese se non leggendo le schede o ripetendo i contenuti dei video. Ci tengo a sottolineare che questi materiali hanno limitato il potenziale e la bravura del mio professore.” “Molte volte i professori che svolgono le loro lezioni facendo CLIL non hanno una conoscenza approfondita della lingua e penso sia questo il problema più grave. Si utilizzano materiali banali e semplificati. Gli argomenti se spiegati in italiano sarebbero molto più chiari e ricchi di informazioni, si risparmierebbe del tempo.” “Per me il Clil in generale va bene...l’unica cosa è che magari sarebbe meglio fare lezioni invece che lasciare le classi davanti a un proiettore.” “Secondo me l’esperienza Clil è bella ed ha un potenziale incredibile, tuttavia deve ancora essere migliorata sotto molti aspetti. Soprattutto per le competenze linguistiche: il prof si impegna ed è anche bravo, però non è un professore di lingue ed ovviamente ha i suoi limiti.” Scusate, ma durante la lezione comunicate solo nella lingua straniera? Nelle comunicazioni reciproche si, dal professore agli studenti e viceversa si, tranne casi di parole molto tecniche, per cui proviamo a capirci. E tra di voi? No. Mai importanti lingue straniere (inglese in primis) e apertura mentale, capacità di negoziazione, di confronto, propositive, di ricerca di soluzioni anche lavorando in team. Il progetto della Provincia prevede di fare, in ogni classe, almeno una trentina di ore all’anno secondo tale modalità. Le forze schierate in campo dalla Provincia sono notevoli, attinte per la totalità da appositi Fondi Europei destinati alla scuola. Si parla di 7 milioni di euro, spesati dalla Comunità europea. Nel novembre 2014 la Provincia di Trento e il Ministero dell’istruzione, Università e ricerca hanno sottoscritto un Protocollo d’Intesa per lo sviluppo delle lingue, che riconosce il Trentino come un terreno d’avanguardia e

pilota per il resto d’Italia in materia di insegnamento delle lingue straniere. Il progetto prevede una gradualità nell’introduzione nei vari gradi scolastici e un avvio a regime a partire dal 2020 Quindi, almeno sulla carta e negli enunciati, una cosa fantastica, un’innovazione di cui andare orgogliosi. Ma è realmente così? Cosa ha funzionato e cosa non ha funzionato in questi anni di questo progetto ambizioso? Per la politica (della scorsa legislatura) è stato una specie di vanto, di biglietto da visita per mostrare come il Trentino sia in grado di anticipare, di stare un passo più avanti; ma, inevitabilmente, lanciare un progetto nuovo può comportare criticità, ostacoli previsti e imprevisti,


Attualità

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resistenze da parte di molti soggetti com’è normale i fronte al cambiamento, impreparazione e approssimazione. Abbiamo sentito le parti coinvolte, in modo particolare docenti e studenti, quindi i genitori che sono una specie di primo filtro che affianca i protagonisti di questa che, in caso di positivo decollo, dovrebbe essere una rivoluzione nella didattica dei prossimi decenni. Se qualcuno desiderasse approfondire l’argomento, consiglio questo breve e interessante fascicolo: Il futuro non accade per caso, ma siamo noi a dargli forma con le nostre azioni di Gisella Langè

Che ne pensano i genitori Flavio Zanetti è un genitore e Presidente del Consiglio dell’Istituzione del Guetti, il CdA dell’istituto. Tempo fa il presidente del consiglio del sistema educativo provinciale, un altro genitore, ha rilasciato questa dichiarazione: “la proposta collegata al Clil non dà le garanzie previste nè una maggior competenza linguistica per gli studenti. Non potenzia nemmeno le competenze delle discipline… Secondo me le criticità sono legate al fatto che abbiamo aspettato fin troppo. Bisognava partire 20 anni fa. Ora saremo un’eccellenza, avremo docenti eccellenti e plurilingue e studenti preparati e padroni delle lingue.” Quindi sei favorevole Sono fortemente favorevole. Secondo te era il caso di attendere prima

Matt

un periodo per favorire la preparazione dei docenti, l’ottenimento delle certificazioni… No, è stato corretto partire “in parallelo”, è stato uno stimolo in più per gli insegnanti ad iscriversi ai corsi di formazione e aggiornamento, altrimenti avremmo perso anni. Partire subito, con le risorse disponibili, educando e formandone di nuove, incentivandole. Qualcuno magari si è sentito una cavia Ogni innovazione comporta pedaggi, disagi, resistenze. In questo caso sono sopportabili, se dietro vi è l’impegno e la volontà di migliorare. E di offrire migliori chances ai nostri figli. Sicuramente quelli che arriveranno alle superiori tra qualche anno godranno i benefici di questa sperimentazione.

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Economia

FEBBRAIO 2019 Vivere la montagna senza turismo

Il bello selvaggio e i luna park dell’adrenalina Si può tornare a far ripartire le stalle, gli allevamenti, i caseifici e con essi tutto l’indotto che ne veniva alimentato ma che qualche politico, senza visione, solo dieci anni fa girava le valli trentine a distribuire contributi di poche migliaia di Euro per far chiudere? Mentre l’Alto Adige, sulla scia della Svizzera, dell’Austria e della Baviera studiava leggi, norme, contributi, tassazioni per mantenere in montagne la vita agricola e artigianale che per secoli l’aveva fatta crescere, nel resto d’Italia la montagna è diventata un territorio di progressivo abbandono a favore dei capoluoghi, al punto che in quasi tutti gli Appennini, compreso quello Ligure, nelle Alpi piemontesi e in parte di quelle Lombarde, il catasto (il tavolare nel resto d’Italia) registra la scomparsa di milioni di ettari di arativi e prativi. Ettari che un tempo sostenevano la vita di milioni di persone, milioni di montanari, ora diventati boschi di spine, protetti da leggi e norme forestali in parte incomprensibili e per niente condivise dalla popolazione. Negli ultimi anni anche il Trentino, a macchia di leopardo, è sprofondato in questa crisi, dove ad aree a forte impatto turistico, si alternano invece zone di forte contrazione economica. Lo testimonia la crisi del commercio: lo ha confermato il direttore generale della Federazione della Cooperazione Alessandro Ce-

di Marco Zulberti

In piena fase di cambiamenti economici, crisi finanziaria e mercati globali, le popolazioni montane cominciano a interrogarsi sul proprio futuro. Convegni, dibattiti, seminari, libri, leggi e dichiarazioni della classe politica cominciano a percepire che è necessario pensare come mantenere le popolazioni a vivere ancora in montagna nonostante le difficoltà ambientali sul piano schi, per esempio, che 200 negozi della cooperazione sono in rosso e migliaia di esercenti registrano una contrazione dei consumi. Il contrasto tra chi finanzia la costruzione di Hotel di lusso a 5 stelle per una classe di ipotetici miliardari che verranno un giorno da tutto il mondo a visitare le nostre bellezze naturali, scegliendo le nostre valli rispetto a Crans Montana, Sant Moritz o Kitzbuhel, e paesi che stanno a pochi chilometri di distanza dove i giovani fanno la valigia per andare a trovare lavoro in città è evidente. Cosa manca per far uscire la montagna, non solo trentina, da questa crisi per farle riassumere quel ruolo “mitico” che negli ultimi secoli si era conquistata? Sono sufficienti i trasporti su quali tutti gli amministratori negli ultimi decenni si concentrano? Un tunnel in più qua e là sono sicuramente necessari, soprattutto nelle Giudicarie, ancora costrette a valicare in più punti per spostarsi da una valle all’altra, ma se il futuro sta tornando sulla strada ferrata qualche collegamento in più con la Lombardia, un bacino di otto milioni di perso-

ne che ad agosto muoiono di caldo e che invece di venire in Trentino salgono in Svizzera, Paese che ha compreso l’importanza del trasporto ferroviario in ogni valle, anche la più angusta. Ma non bastano i trasporti. È necessario anche un rafforzamento del ruolo delle autonomie locali periferiche su quelle delle città capoluogo che permetta ad un comune remoto della Vallarsa o della Val di Daone di decidere come comportarsi nella gestione di interventi sul territorio senza dove avviare contenziosi con la Guardia Forestale o con gli assessorati che hanno gli uffici in città e che spesso non

dei trasporti e del consumo energetico che richiedono un reddito superiore a quello delle periferie dei centri urbani. Dopo la fase dell’abbandono delle stalle e delle malghe, della de-industrializzazione e ora della de-statalizzazione, si può rimanere ancora a vivere in montagna anche in quelle valli e aree non prettamente turistiche?

conoscono nemmeno tutti i paesi che amministrano. Pochi hanno presente che se il Trentino Alto Adige è rimasta una regione autonoma per secoli grazie ai collegamento con l’impero tedesco, poi al suo interno le valli erano autonome dai centri cittadini di Trento e Bressanone. La Magnifica Comunità di Fiemme o le Regole di Spinale e Manez erano di fatto autonomie all’interno di un’autonomia ancora più grande. E autonomia voleva dire anche gestione delle tasse, dei mercati e delle fiere, dell’urbanistica che era affidata alle singole comunità e “quei da Trent” non se ne interessava-

no. Quanti trentini cittadini e funzionari che emanano le leggi provinciali conoscono veramente il territorio delle Giudicarie, o della Vallarsa, di Brentonico, della Val di Sole o sanno dove si trovano Lona Lasez, Ronzo Chienis o Javrè? Pochi, invero. Però legiferano e fanno convegni su quello che si deve fare in quei luoghi che non conoscono. Succede così che mentre in Valle del Chiese le norme hanno incoraggiato la chiusura di stalle, osterie e rifugi per l’inosservanza di regole, nella vicina Bagolino o Val Vestino resistono, come in Alto Adige, stalle e malghe in montagna. È paradossale, ma questa è la realtà. Gli allevatori si sono così ritirati, alcuni si sono cercati un posto nel “Progettone” o nelle cooperative e hanno fatto emigrare i propri figli a Trento o a Brescia, solo per indicare i luoghi più vicini. Se seguiamo questa corrente la nostra montagna sarà sempre più selvaggia, mentre un tempo sosteneva con le attività agricole e artigianali migliaia di persone. La popolazione delle Giudicarie di oggi è circa di 33.000 persone, la

stessa di 100 anni fa quando non c’erano turismo, industria né posti pubblici. Ecco perché se oggi noi pensiamo con nostalgia al bello della nostra montagna questo bello non è il bello selvaggio, a cui puntano i turisti che stanno scambiando la montagna per un “luna park” adrenalico, ma il bello antropizzato, modificato dalla mano secolare dell’uomo che è intervenuto sui boschi, sui campi e sui pendii dissodando e “abbellendo”. Il bello agricolo e duro della natura, ritratta dai grandi quadri di Segantini. Ed è quello il vero bello in cui ognuno è cresciuto e che ognuno di noi pensa, in netto contrasto con quello selvaggio e inospitale imposto dalle norme cittadine. Sono apparentemente belli naturali entrambi, ma quello vero e vivo dei prati verdi sfalciati, delle messi e delle vacche al pascolo è il nostro. Per cui non solo trasporti, ma anche autonomia fiscale, leggi di sostentamento ai consorzi di recupero fondiario e irriguo, alla cooperazione agricola, una nuova politica familiare ed edilizia e anche un’autonomia nella gestione urbanistica dei territori, dei fiumi e delle foreste, quasi militarizzate da quando i nostri territori sono stati annessi allo Stato Italiano. Forse i Savoia avevano fatto anche da noi l’equazione fatta in Aspromonte: montanari uguale briganti.

Campionato trasporto infermi a Pinzolo: solidarietà senza limiti La solidarietà è salita nuovamente in quota per la 22esima edizione del Campionato italiano sci operatori trasporto infermi che si è da poco concluso a Pinzolo. Organizzato dall’Associazione Volontari Soccorso trasporto infermi (Sti) di Pinzolo-Alta Rendena, si è svolto tra la piste da sci del Doss del Sabion e l’anello per il fondo a Carisolo, con i momenti ufficiali ospitati a Pinzolo, tra il Paladolomiti e le piazze di San Giacomo e Carera. 341 i soccorritori-atleti con 70 accompagnatori iscritti alle gare in programma, ma se si considerano le famiglie al seguito i presenti al Campionato che hanno trascorso più giorni nel capoluogo della Val Rendena hanno raggiun-

to il numero di 700 persone provenienti da tutta Italia. Quest’anno è stato Dimaro, drammaticamente colpito dagli eventi calamitosi di fine ottobre, ad essere stato scelto come destinatario della raccolta fondi promossa durante la settimana di incontri e gare. Lo spettacolo con il comico Dario Cassini e una degustazione con ben 15 assaggi di prodotti tipici locali, a cura del Comitato organizzatore in collaborazione con il Cfp Enaip di Tione e un gruppo sensibili produttori-sponsor locali, sono stati il fulcro delle iniziative a favore del paese della Val di Sole. Alla fine, l’assegno consegnato al Comune di Dimaro-Folgarida ha raggiun-

to al cifra di 4.000 euro. Dopo la raccolta fondi di due anni fa per dotare una famiglia di Visso, paese terremotato, di un modulo abitativo e l’impegno dello scorso anno per Comunità Handicap delle Giudicarie, nell’edizione 2019 l’iniziativa solidale di Sti Pinzolo-Alta Rendena insieme agli amici di Castel Tesino si è indirizzata al paese vicino di casa attraverso il progetto “Un aiuto concreto per Dimaro”. Come sempre la solidarietà è stata il cuore della settimana che ogni anno, a Pinzolo, unisce le associazioni che in Italia curano il trasporto dei malati e il soccorso delle persone in pericolo di vita. La settimana è

sempre caratterizzata da uno spirito d’amicizia accanto al confronto e al dibattito sulle problematiche e l’importanza del lavoro svolto a favore delle rispettive comunità. E poi le competizioni: sci alpino, ciaspole, fondo e, per la prima volta, snowboard. La squadra vincitrice dell’edizione appena conclusa è stata la Croce Rossa di Brentonico, seguita dalla Stella d’oro (2°), quindi Sti Pinzolo (3°), Pieve Pelago (4°), A.P. Langhirano (5°), P.A. Sarzana (6°) e Sti Campiglio (7°). Grande, a fine evento, è stata la soddisfazione degli organizzatori del Campionato22° Memorial Claudio Maturi e 15° Trofeo Pietro Maturi..


Turismo

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Venduti Bel Sit e Villa di Campo

Esteriori, cambio negli hotel Le ultime due stagioni allo Scoiattolo sono andate bene, ecco la speranza è che le cose vadano sempre meglio soprattutto con uno sviluppo del comparto termale». Spostandosi poi di qualche chilometro, a Campo Lomaso, Villa di Campo è passata di proprietà a Lucio Piana, già proprietario dell’Hotel Milano di Tione, recentemente affidato in gestione e aperto la scorsa estate dopo molti anni nei quali è mancata una struttura ricettiva nella località. « Servono parecchi lavori - spiega Piana - Al momento c’è ancora la gestrice precedente, persona molto in gamba. In questo periodo stiamo ragionando su cosa e come farlo, con dei professionisti del settore valuteremo a quale mercato e clientela rivolgerci e come farlo, su quale settore concentrarci. Io vedo grandi potenzialità in questa struttura, non c’è un’altra Villa di Campo, è unica, e questo è un valore aggiunto non da poco». L’acquisto di Villa di Campo è stato concluso da poco più di un mese e il futuro è ancora da decidere: «Ci sono degli impegni nei prossimi mesi già presi dall’attuale gestrice - spiega Piana - per cui conclusi quelli faremo dei lavori per essere pronti per l’estate, è ancora tutto molto in divenire. Per il momento, abbiamo chiamato un paio di esperti del settore per capire su cosa concentrarci». In poche settimane, due movimenti importati nel mondo alberghiero delle Giudicarie Esteriori e anche per il Sayonara, sempre a Ponte Arche, si parla di una vendita imminente. È invece Mario Bridi, gestore dell’Hotel Al Cervo, a smentire le voci che vogliono l’hotel in chiusura: «Sicuramente farò anche la stagione estiva - conferma - poi vedremo. La località termale è in una lenta agonia, perde due o tre punti percentuali ogni anno e non ci sono i margini per investire». Non si tira indietro Bridi, quando gli si chiede un’analisi della situazione: «Non si vendono gli

di Denise Rocca Tanti cambiamenti fra le strutture alberghiere delle Giudicarie Esteriori. Anzitutto la vendita dell’Hotel Bel Sit, all’ingresso della località di Ponte Arche: ad acquisire la struttura alberghiera sono stati Mirko Rigotti e la moglie Elisa, che lo gestiranno direttamente. Rigotti la cui famiglia è titolare della Residenza ristorante pizzeria

Scoiattolo, a pochi passi proprio dal Bel Sit. Un investimento che non si vedeva da tempo nella località termale. «Speriamo che si sviluppino le Terme - spiega Mirko Rigotti - poi logicamente gli imprenditori hanno sempre fiducia nel futuro e nel proprio territorio quindi abbiamo deciso di fare questo passo.

alberghi perché le cose vanno a gonfie vele, direi - spiega - ma al di là delle singole motivazioni, penso che ci sia una politica sbagliata da un ventennio di cui si stanno pagando le conseguenze. Lentamente ma sistematicamente le presenze calano ogni anno e i pazienti termali che arrivano qui sono lo 0,4% dei potenziali che in Italia soffrono di problemi di pelle. E qui ci sono Terme specializzate esattamente in questo. Di fatto gli albergatori si arrabattano come possono ma così non si va avanti senza un cambio netto di direzione che riporti a far crescere le presenze».

E-tourism e gioco di squadra, così ce la faremo Fra alti e bassi e territori che proseguono a velocità diverse, in cerca di«nicchie» di turismo da esplorare, Iva Berasi, presidente da sei anni dell’apt Terme di Comano - Dolomiti di Brenta guarda al futuro del turismo delle Giudicarie Esteriori che è in una fase di profondo cambiamento. La critica che muovono, soprattutto una parte degli albergatori di fondovalle, è quella di un lento ma comunque stabile recesso. Come legge i dati degli ultimi anni? Guardati in maniera immediata si vorrebbe che fossero in crescita assoluta, per le energie spese, per le innovazioni fatte in termini di interpretazione del territorio e per i concetti nuovi che abbiamo introdotto. Ma i dati vanno letti e contestualizzati. La strategia iniziale è stata quella di investire sulle Terme ma anche far crescere la destinazione turistica come integrazione al prodotto termale. Per quanto riguarda l’aspetto turistico il territorio ha risposto bene, la sofferenza maggiore è su Ponte Arche che ha strutture importanti e grandi che sono nate come funzionali al prodotto termale. Prodotto termale che nella situazione generale del comparto possiamo dire che ci usano in tutta Italia come riferimento positivo, perché teniamo. Ma c’è da dire che la nostra acqua termale è eccezionale per la valenza scientifica e i risultati curativi ma il prodotto turistico va costruito. Sembra incredibile da dire, dopo tanti anni, ma è così. Ora l’azienda è in movimento e sta costruendo un prodotto a 360 gradi che abbia la cura come core business ma si apra al benessere e agli stili di vita.

biamo in internet e la capacità di gestire questa comunicazione sono fondamentali, ecco perché abbiamo attivato un progetto specifico di analisi dei siti web, della capacità delle strutture di stare online e di avere visibilità, proprio per dare un’idea chiara agli operatori di quanto sono o non sono efficaci in questo campo. Fondamentale anche lo studio di benchmark attivato da Trentino Marketing, anche qui per capire in relazione agli altri come sta andando e dove serve migliorare.

A Ponte Arche si chiede la circonvallazione (che non arriverà a breve) e scoppia ogni anno la polemica pedonalizzazione. Quanto incide la viabilità sul turismo? La pedonalizzazione di Ponte Arche è fondamentale. Tantissimi clienti si trovano bene a Ponte Arche, ma lamentano il traffico. Tutte le stazioni turistiche italiane che hanno tolto il passaggio dal centro sono cresciute. Pensiamo ad Abano, altra località termale che si è rilanciata anche su altre attività partendo proprio dalla pedonalizzazione. Dovesse dirci almeno una cosa che andrebbe fatta subito? Investire in e-tourism: oggi l’identità che ab-

Come lo vede, il futuro? Partiamo da queste cose: ambiente e paesaggio sono due dei primi indicatori di scelta di una vacanza. E noi siamo al top: abbiamo la Biosfera, siti Unesco, una vallata che meraviglia i nostri visitatori. Abbiamo dei giovani entusiasti che si stanno mettendo in gioco in diverse attività e fornitura di servizi, e sono quelli che funzionano. Non dobbiamo tradire queste aspettative: serve un patto fra gli operatori, soprattutto di Ponte Arche dove ci dobbiamo concentrare ora, per procedere tutti assieme. Le amministrazioni stanno facendo il loro, c’è un sforzo per migliorare l’offerta urbana, per ovviare ai problemi della viabilità, per valorizzare il Limarò che abbiamo solo noi e nessun altro. le Terme si stanno muovendo e io rimango convinta e ottimista che lo sforzo congiunto saprà dare risultati positivi. Bisogna crederci tutti, con entusiasmo, con forza, con coraggio, le potenzialità sono enormi. Insegniamolo anche nelle scuole, ai ragazzi. (D.R.)


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Politica

FEBBRAIO 2019

Vicepresidente Tonina, innanzitutto come vive questo suo nuovo ruolo? Con grande impegno e senso di responsabilità come ho sempre cercato di dimostrare nei miei precedenti incarichi, consapevole inoltre di essere parte di una Giunta in cui gli assessori sono tutti al primo incarico. Grande senso di responsabilità che ho sentito in particolar modo anche per il difficile avvio di legislatura che ci ha visti, fin da subito, impegnati nel dare risposte alle problematiche causate dalla forte ondata di maltempo che ha provocato, a fine ottobre, danni ingenti. E’ di pochi giorni fa la Giunta programmatica nella quale è stata pianificata l’attività amministrativa dei prossimi mesi: quali obiettivi e progetti sono sul tavolo, soprattutto nel suo ambito di competenza, come ambiente e urbanistica? Proprio ripensando a quanto successo con la calamità naturale di ottobre vorrei evidenziare l’importanza e la strategicità delle competenze che mi sono state affidate. L’eccezionale evento meteorologico che ha interessato gran parte del territorio provinciale, ci porta a riflettere sulla fragilità dei territori di montagna e quindi sulla necessità e sull’importanza di garantire le necessarie attenzioni in termini di strategie politiche. Le scelte fatte in passato attraverso i 3 Piani Urbanistici Provinciali (quello di Kessler degli anni sessanta, seguito da quelli dell’ assessore Micheli e di quello dell’assessore Gilmozzi), hanno consentito alla nostra provincia di assicurare un grande lavoro di pianificazione, prevenzione e protezione del territorio, garantendo uno sviluppo compatibile con la sicurezza del territorio e dei suoi abitanti. Il sistema di sicurezza e difesa ambientale nasce quindi da lontano attraverso una programmazione territoriale ed è per questo che, di fronte all’eccezionale concentrazione di precipitazioni assommate agli effetti di un forte vento, siamo riusciti a contenere i danni rispetto alle regioni limitrofe. Il mio impegno sarà quello di continuare a garantire la stessa sensibilità politica anche da parte di questa Giunta provinciale cercando di continuare il lavoro di prevenzione, pianificazione degli interventi e programmazione coerente dello sviluppo, stanziare adeguate risorse per poter prevenire tali fenomeni e diffondere una corretta cultura del territorio a partire dalla scuola. Oltre a proseguire con la difesa e la salvaguardia del territorio e dell’ambiente anche in relazione ai cambiamenti climatici in atto il mio impegno sarà anche quello di ricercare il protagonismo dei

Intervista al Vicepresidente e Assessore all’urbanistica, ambiente, cooperazione ed energia

Mario Tonina, veterano della giunta Fugatti

Reduce da un ottimo risultato elettorale a ottobre, che l’ha visto tra i più votati di tutta la coalizione di centrodestra popolare autonomista, Mario Tonina è diventato assessore provinciale all’urbanistica, ambiente, cooperazione ed energia nella nuova Giunta Fugatti.

Dopo un percorso da amministratore locale, nei comuni di Lomaso e di Comano Terme e in Comprensorio prima, da Consigliere provinciale nella scorsa legislatura, il politico giudicariese è atteso dalla sfida più significativa, quella di essere considerato l’elemento di equilibrio di una Giunta provinciale giovane.

IL CURRICULUM

territori intorno a progetti di gestione e valorizzazione del complesso delle aree protette; favorire la produzione di energia da fonti rinnovabili e promuovere l’efficienza e la riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare pubblico e privato. Tutto ciò cercando di rafforzare il monitoraggio sui temi legati alla salute e all’ambiente e alla consapevolezza del legame tra essi. Da ultimo, ma non sicuramente per importanza, ci tengo a ricordare che proprio quest’anno, tra gli obiettivi di rilevo, c’è l’organizzazione degli eventi connessi con il decennale del riconoscimento delle Dolomiti quale patrimonio mondiale Unesco. Sono convinto che politiche ambientali e politiche economiche sempre più attente, potranno contribuire ad una maggiore all’attrattività del nostro territorio, assicurando uno sviluppo sostenibile di due settori strategici quali agricoltura e turismo. Tra le Sue competenze spicca la cooperazione, un mondo che conosce molto bene: è del mese scorso il dibattito sul Giornale delle Giudicarie sul futuro di questo settore, Lei come lo vede? Ci tengo a sottolineare che 130 anni di Cooperazione e 70 anni di Autonomia sono stati molto importanti per il Trentino ed hanno garantito lo sviluppo che oggi la nostra provincia può vantare. Cooperazione ed Autonomia hanno evitato quello che in altri territori di montagna è successo: lo spopolamento. Proprio attraverso “gli stati generali della montagna”,

annunciati dal Presidente Fugatti e previsti per la prossima primavera che vedranno il coinvolgimento di tanti protagonisti del Trentino e in primis della cooperazione, si vogliono rilanciare ulteriori opportunità che questo comparto può continuare ad assicurare soprattutto ai territori di periferia. Sono convinto che nonostante le difficoltà che hanno investito la Cooperazione, questo sia un settore che vada rinnovato, rilanciato a partire dai giovani che stanno già dimostrando come la cooperazione sia ancora una modalità attuale. Prendiamo ad esempio la cooperativa di sviluppo di comunità “Fuoco”, esempio da emulare, nata da un gruppo di giovani del nostro territorio con l’obiettivo di mantenere viva la nostra comunità: esempio, questo, di come il settore sappia reinventarsi e continuare a stare vicino ai nostri territori. Sono convinto infatti che la cooperazione possa ancora rappresentare, un elemento strategico per lo sviluppo e la crescita, perciò sarà cruciale valorizzare e promuovere il suo ruolo, quale fattore di crescita economica e sociale del territorio. La cooperazione deve quindi tornare ad essere baluardo delle periferie e garantire una presenza che eviti lo spopolamento della montagna a partire dalla capacità di garantire servizi adeguati rispondendo alle esigenze attuali. Non dimentichiamo l’energia, per le Giudicarie fondamentale: nel 2020 scadono le concessioni per i sovracanoni dell’energia idroelettrica: come inten-

Mario Tonina, Nato a Comano, (Lomaso), il 19 febbraio 1958 è sposato con Ornella e ha due figli: Lorenzo e Angelica. Ha completato gli studi superiori nel 1979 diplomandosi presso l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige come perito agrario, con specializzazione in enologia. Nel 1984 entrò alle dipendenze della Federazione Provinciale Allevatori di Trento diventando poi Direttore commerciale nel 1993. Assessore comprensoriale all’agricoltura delle Giudicarie, dal 1986 al 1996,è stato scelto nel 1986 dall’assessore provinciale Luca Carli come suo segretario particolare fino al 1988. Nel 1990 entrò nell’amministrazione del Comune di Lomaso, dapprima come assessore e dal 2000 come vicesindaco, anno in cui entrò anche nel Consiglio e poi nella Giunta del Consorzio dei Comuni Trentini. Dal 2010 al 2013 è stato assessore del neo costituito Comune di Comano Terme. Ha ricoperto la carica di Presidente del Consorzio elettrico industriale di Stenico (C.E.I.S.) dal 2005 e quella di Presidente dell’Azienda Consorziale Terme di Comano dal 2010; ruoli ricoperti fino all’ottobre 2013 quando rassegnò le dimissioni in quanto candidato al Consiglio della Provincia autonoma di Trento. È stato eletto e ha ricoperto la carica di consigliere provinciale durante la XV legislatura, durante la quale ha ricoperto il ruolo di componente dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio provinciale e di Presidente della Terza Commissione Permanente. de muoversi per non arrivare impreparati a questa data? Le concessioni in essere sono state tecnicamente prorogate per il periodo utile al completamento delle procedure di riassegnazione che devono essere concluse non oltre il 2022, grazie alle modifiche intercorse nello Statuto di autonomia. Fin dall’inizio sono stato impegnato con la struttura riguardo questa importante competenza che è strategica per tutto il Trentino e, in particolare, per le Giudicarie. La nostra comunità infatti è stata particolarmente penalizzata dalla costruzione delle centrali idroelettriche. Pertanto, mi sento particolarmente impegnato su questo fronte per riuscire a restituire a questo territorio dei benefici attraverso i BIM, i Comuni e la Comunità di Valle. Tra i temi più importanti di legislatura riguardanti l’energia, oltre alla riassegnazione delle concessioni di grandi derivazioni d’acqua a scopo idroelettrico, siamo impegnati nella gara per l’assegnazione della concessione del servizio di distribuzione del gas naturale a livello provinciale, nel promuovere lo sviluppo delle fonti rinnovabili assicurando condizioni di compatibilità ambientale,

paesaggistica e territoriale e nell’efficientamento idrico. Tutto questo al fine di ridurre le emissioni inquinanti e climalteranti, incentivando l’efficienza energetica ed il risparmio nonché favorendo la mobilità sostenibile, la ricerca e lo sviluppo di attività di green economy. Con due assessori in Giunta (Tonina e Failoni) e tre consiglieri (Gottardi, Marini e Masè) le Giudicarie festeggiano un grande risultato elettorale; può questo tradursi in una maggiore attenzione alla nostra terra, dopo anni in cui si siamo sentiti un po’ troppo “periferia”? Ci indica tre elementi che sente come priorità per le Giudicarie? I presupposti per essere maggiormente incisivi a livello provinciale e per dare risposte a temi e problematiche che da anni ci sono e che finora non sempre hanno avuto risposte ci sono tutti, visto i risultati del voto del 21 di ottobre. Pertanto mi sento di dire che ci impegneremo per dare risposta alle istanze che i giudicariesi attendono da tempo non tanto e non solo per la presenza di ben 5 figure elette in Consiglio provinciale, ma anche per un cambiamen-

to di paradigma di questa Giunta che fin dal suo insediamento ha dimostrato di voler essere concretamente vicino anche ai territori di periferia garantendo così un maggior equilibrio tra valli e città. A testimonianza di ciò vi è la disponibilità della Giunta di andare sui territori per garantire e dimostrare una vicinanza alle diverse comunità. Aggiungo che abbiamo anche iniziato un percorso di semplificazione e digitalizzazione e nominato un dirigente ‘ad hoc’ che si occuperà di attivare dei tavoli ai quali parteciperanno le diverse categorie economiche per cercare di trovare soluzioni alle complicazioni burocratiche che tutti conosciamo. I tre elementi che ritengo essere prioritari per il nostro territorio sono sicuramente la necessità di migliorare la viabilità, attualmente inadeguata, a cominciare dalle circonvallazioni di Pinzolo e Comano, consolidare quanto già ottenuto nella scorsa legislatura con l’importante protocollo tra la PAT e la Comunità delle Giudicarie per garantire all’ospedale di Tione servizi di qualità e completare l’espansione del servizio di metanizzazione. Se mi è concesso aggiungerne un altro credo sia ormai improcrastinabile assicurare la fibra ottica ad imprese e privati. Nella scorsa legislatura da consigliere provinciale si è occupato in modo consistente dell’Ospedale di Tione e delle sue problematiche, tornerà a farlo anche ora? Quali sono le nuove priorità del nosocomio giudicariese? Del nostro ospedale territoriale mi sono molto occupato nella scorsa legislatura al fine di riuscire a garantire i servizi necessari per dare risposte ai bisogni della nostra comunità assieme alla Comunità di Valle e alle amministrazioni comunali. Sicuramente su questo tema è necessario continuare ad essere sensibili e attenti, non essendo però di mia competenza sarà sicuramente una responsabilità di tutti gli eletti giudicariesi farsi carico in Consiglio provinciale e condividere con l’assessore competente la necessità di garantire servizi di qualità all’ospedale di Tione. Per assicurare questi risultati servirà quindi garantire un gioco di squadra.


Attualità

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Approvato con un decreto, dovrà ora essere ratificato dal Parlamento

Reddito di Cittadinanza, al via adAprile Ma vediamo cosa prevede il reddito di cittadinanza denominato RdC - che partirà da aprile 2019, con le richieste del contributo che potranno essere presentate da marzo. A partire da aprile, quindi, i nuclei familiari che si trovano in una situazione di difficoltà economica e possederanno i requisiti previsti, beneficeranno di un’integrazione del reddito fino ad un massimo di 780,00€ (per la persona che vive sola). Per mantenere il diritto al reddito di cittadinanza bisognerà sottoscrivere, a seconda dei casi, di un Patto per il lavoro, di un Patto per la formazione o di un Patto per l’inclusione sociale con il centro per l’impiego. Il reddito di cittadinanza non è altro che uno strumento di sostegno economico rivolto alle famiglie con un reddito inferiore alla soglia di povertà. A queste famiglie il reddito percepito verrà integrato di una certa somma fino ad arrivare ad una determinata soglia, variabile a seconda della composizione del nucleo familiare. Il reddito di cittadinanza però non è una sola misura assistenziale; oltre al contributo mensile, infatti, il beneficiario deve sottoscrivere un accordo con il centro per l’impiego accettando di frequentare dei corsi di formazione, di partecipare a dei lavori socialmente utili e di accettare almeno una delle tre offerte di lavoro che gli verranno presentate; in caso di mancato rispetto di questi obblighi si perde il diritto al reddito di cittadinanza. Requisiti e beneficiari • essere in possesso della cittadinanza italiana, oppure cittadini di uno Stato membro UE. È riconosciuto anche agli stranieri in possesso di regolare permesso di soggiorno; • essere residenti in Italia, in via continuativa, da almeno 10 anni; • avere un ISEE (indicatore del reddito familiare) inferiore a 9.360€; • avere un patrimonio immobiliare (nel quale non è compresa la casa d’abitazione) inferiore a 30.000€; • avere un patrimonio mobiliare (depositi bancari ecc.) inferiore a 6.000€.

È

da diversi mesi che si parla del reddito di cittadinanza e finalmente il Governo lo ha approvato con un decreto di urgenza del 18 gennaio. Da qui partono i sessanta giorni, periodo in cui il Parlamento dovrà esaminarlo ed approvarlo definitivamente. Bandiera elettorale del Movimento 5 stelle, que-

Questo limite è innalzato di 2.000€ per ogni componente familiare successivo al primo (fino ad un massimo di 10.000€). Vi è poi un incremento di 1.000€ per ogni figlio successivo al primo, e di 5.000€ in caso di presenza di una persona con disabilità nel nucleo familiare; • avere un reddito familiare non superiore a 6.000€. Questa soglia è aumentata a 9.360€ qualora il nucleo familiare sia in affitto Non hanno diritto al reddito di cittadinanza, invece: • i nuclei familiari dove un componente sia in possesso di auto o moto immatricolati nei 6 mesi precedenti alla richiesta del RdC, nonché di auto di cilindrata superiore ai 1.600 cc e moto di cilindrata superiore ai 250 cc immatricolati negli ultimi 2 anni; • i nuclei familiari dove un componente sia in possesso di navi e imbarcazioni da diporto; • i soggetti che si trovano in stato detentivo per tutta la durata della pena; • nuclei familiari dove uno dei componenti risulti essersi dimesso dal lavoro nei 12 mesi antecedenti al momento della domanda (ad eccezione delle dimissioni per giusta causa). Gli importi Il reddito di cittadinanza non ha un importo fisso; varia, infatti, in base alla situazione economica della famiglia che lo richiede.

Nel dettaglio, come specificato nell’articolo 3 del decreto, il beneficio economico si compone di due differenti elementi: • integrazione fino a 6.000€ (annui) del reddito familiare; • integrazione pari all’ammontare del canone annuo di locazione (fino ad un massimo di 3.360€ annui) per le famiglie che sono in affitto. È prevista poi un integrazione (ma fino ad un massimo di 1.800€ annui) per i nuclei familiari che risiedono in un’abitazione di proprietà ma per la quale è stato contratto un mutuo. Per quanto riguarda l’integrazione del reddito familiare in presenza di più componenti questo viene moltiplicato per il corrispondente parametro della scala di equivalenza, ovvero: • +0,4 per ogni componente familiare maggiorenne successivo al primo; • +0,2 per ogni componente minorenne. Questo può essere incrementato fino ad un massimo del 2,1. Il beneficio economico complessivamente non può superare i 9.360€ annui, ossia i famosi 780€ mensili (anche questa soglia va moltiplicata per il corrispondente parametro della scala di equivalenza). La durata Questo spetta all’interessato per tutto il periodo in cui ne soddisfa i requisiti. La misura, però, non può

sto provvedimento è al centro di un feroce dibattito tra chi lo sostiene come strumento addirittura per abolire la povertà, come ha esultato il leader dei 5 stelle Di Maio, e chi lo vede come spreco di risorse pubbliche che creerà solo ulteriore debito pubblico senza far crescere il paese e senza creare nuovi posti di lavoro.

avere una durata superiore ai 18 mesi. Vi è però la possibilità di rinnovarla; in tal caso, però, il beneficio viene comunque sospeso per un mese. È bene sottolineare che qualsiasi variazione della condizione occupazionale da parte di uno o di più componenti del nucleo familiare (quindi sia in caso di assunzione che qualora si intraprenda una nuova attività come autonomi) va comunicata all’Inps entro 30 giorni, pena la decadenza dal beneficio. Patto per il lavoro e per l’inclusione sociale Per beneficiare del reddito di cittadinanza bisogna partecipare ad un piano di reinserimento nel mondo del lavoro. Nel dettaglio, questi devono: • dichiarare immediata disponibilità al lavoro; • aderire ad un percorso personalizzato di accompagnamento all’inserimento lavorativo e all’inclusione sociale che prevede: attività al servizio della comunità, riqualificazione professionale, completamento degli studi. Questi obblighi valgono per tutti i componenti del nucleo familiare che al momento della domanda non risultano occupati o che non frequentano un regolare corso di studi. Nel dettaglio entro 30 giorni dalla data di accesso al reddito di cittadinanza bisognerà sottoscrivere il Patto per il lavoro presso il centro per l’impiego. Questo patto

consiste nel: • registrarsi al Sistema informativo unitario delle politiche del lavoro e consultare giornalmente l’apposita piattaforma per ricercare una nuova occupazione; • svolgere ricerca attiva di un nuovo lavoro; • accettare di prendere parte a corsi di formazione e di riqualificazione professionale; • sostenere colloqui psico-attitudinali ed eventuali prove di selezione finalizzate all’assunzione; • accettare almeno una delle tre offerte di lavoro “congrue”.. I beneficiari del RdC oltre 12 mesi devono accettare la prima offerta utile di lavoro congrua; • rendersi disponibili per progetti a titolarità del Comune utili alla collettività, in ambito culturale, sociale, artistico, formativo, ambientale e di tutela dei beni. A seconda della situazione, quindi, bisognerà sottoscrivere un differente patto con il centro per l’impiego. Nel dettaglio, chi è già adeguatamente formato deve sottoscrivere il Patto per il lavoro, con l’impegno quindi di impegnarsi attivamente nella ricerca di un impiego e di accettare una delle prime tre offerte di lavoro “congrue” che verranno presentate. In questo caso il beneficio potrà essere riconosciuto alle imprese che assumono a tempo indeterminato tali soggetti. Chi invece ha bisogno di formarsi ancora, dovrà sottoscrivere il Patto per la formazione con Enti di for-

mazione bilaterale, Enti interprofessionali o aziende. Ci sono soggetti però che potrebbero non essere in condizione di lavorare in quanto invalidi, con bambini piccoli o in altri casi: in tal caso il Patto da sottoscrivere è quello per l’inclusione sociale. Sia nel caso di Patto per il lavoro, che per quello di inclusione sociale, i soggetti interessati avranno l’obbligo di prendere parte a progetti utili alla collettività, se predisposti dai comuni, fino ad un massimo di 8 ore a settimana. Richiesta del reddito di cittadinanza La richiesta del reddito di cittadinanza dovrà essere presentata agli uffici postali utilizzando il modello che verrà messo a disposizione dall’Inps; la domanda potrà essere inviata online o anche rivolgendosi ai centri di assistenza fiscale convenzionati con l’Inps. Una volta ricevuta la domanda l’Inps ha tempo 5 giorni per valutare il possesso dei requisiti richiesti utilizzando le banche dati a disposizione; in caso di accettazione della richiesta, il beneficio economico sarà erogato attraverso la carta RdC. Si tratta di una card tipo bancomat con un limite di prelievi in contanti di 100€ al mese e con l’obbligo di spendere tutto il contributo entro il mese dell’erogazione; sono vietate, inoltre, le spese per beni e servizi riferiti al gioco d’azzardo o che portano alla ludopatia. Sanzioni pesantissime, fino a 6 anni di carcere, sono previste nel caso di dichiarazioni false per ottenere il Rdc. Cosa succede in Trentino In Trentino il Reddito di cittadinanza sostituirà il reddito di garanzia introdotto nella nostra Provincia da alcuni anni e che quindi potrebbe essere annullato, come ha dichiarato il Presidente Fugatti scatenando già vivaci polemiche da parte delle minoranze consiliari. Il dibattito non è destinato a finire con l’approvazione di questa norma. La valutazione dei suoi effetti sarà al centro dell’attenzione nei prossimi mesi ed anni, compresi gli usi distorti che inevitabilmente ci saranno. (e.b.)


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Attualità

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Giorgio Butterini, che guida la Comunità dal 2015, è uno che ama pensare positivo: rivendica di aver sempre intonato l’inno del dialogo. Negli ultimi tempi, però, comincia a manifestare qualche segno di insofferenza. Ha chiesto un incontro alla nuova assessora alla salute, Stefania Segnana; ha illustrato pazientemente le questioni sul tappeto e si è messo in attesa di risposte. “Non posso pretendere miracoli - sottolinea - da una Giunta provinciale che si è appena insediata”. Magari la Giunta no, viene da obiettare, ma la potente Azienda sanitaria trentina non ha i problemi di verginità del nuovo governo provinciale. Il protocollo Era l’aprile del 2016, quando fra Comunità di Valle, Provincia autonoma di Trento e Azienda provinciale per i servizi sanitari veniva siglato un protocollo nel quale si definivano nel dettaglio l’organico e le integrazioni mediche e strutturali rispetto ai bisogni primari dell’ospedale. Ricordiamo che si era a ridosso della battaglia contro la chiusura del punto nascite. Chi non rammenta le 23.000 firme raccolte in un mese sulla spinta di quel carrarmato di Gigi Olivieri (allora assessore alle politiche sociali in Comunità) e consegnate dalla presidente Patrizia Ballardini al capo della Provincia Ugo Rossi la sera del 12 settembre 2014? E prima c’erano stati altri mal di pancia violenti, come nell’estate del 2013, quando all’improvviso si venne a sapere che era stata decisa la sospensione fino alla fine dell’anno

Manca ancora l’anestesista per garantire la copertura H24

Il presente controverso dell’ospedale di Tione di Giuliano Beltrami Ospedale di Tione: un passato glorioso, un presente controverso. E il futuro? La domanda resta sospesa fra promesse non mantenute, protocolli d’intesa non realizzati, poche certezze e tanto malcontento. Ce n’è abbastanza per stimolare i nuovi governanti del Trentino ad occuparsi del problema. Fra loro c’è una nutrita pattuglia giudicariese. C’è Mario Tonina che della questione sanità si occupò già nella passata legislatura, quando era nella maggioranza di centrosinistra autonomista, facendo

spesso da tramite fra la Comunità (sia con la maiuscola che senza) delle Giudicarie ed il governo provinciale. E c’è Mattia Gottardi, che da sindaco di Tione aveva alzato spesso la voce con la verve dell’avvocato, minacciando sfracelli contro la Provincia, rea di non tener conto dei bisogni dei giudicariesi. Infine c’è Roberto Failoni, che direttamente non si è occupato dell’ospedale, tuttavia ha vissuto da assessore della Comunità di Valle i rapporti con la Provincia degli ultimi tre anni.

delle visite internistiche all’ospedale tionese. “Volete un elettrocardiogramma? Cles, Trento o Rovereto”. Putiferio, e decisione rientrata in men che non si dica. Ma intanto la sensazione era chiara: ci hanno provato. I problemi di oggi Anestesia, ortopedia, percorso nascite... Quante pagine ha il quaderno delle doglianze. Ma andiamo con ordine. Il protocollo del 2016 prevedeva che Tione rinunciasse al punto nascite in cambio del potenziamento e della valorizzazione di eccellenze esistenti. La rinuncia fu faticosa da digerire, anche perché contestualmente chiudeva Arco, costringendo le donne giudicariesi ad andare a partorire lontano: Trento e

Rovereto, oppure Cles per l’alta Rendena e Gavardo per il basso Chiese. Dei propositi di quel protocollo cosa resta? Si era partiti bene: nel primo anno sembrava che le cose si fossero infilate nella corsia giusta. Per dirne una, era stato inserito un medico ortopedico, indispensabile per rispettare l’accordo secondo cui una

delle eccellenze da valorizzare a Tione è proprio l’ortopedia, anche in considerazione dell’enorme flusso turistico sciistico: si sa, gli sciatori sono fra i più affezionati clienti delle cliniche ortopediche. Eccellenza guidata da Luigi Romano, primario fra Tione e Cles, ma oggi difetta ancora di un medico, necessario per garantire un

servizio all’altezza della situazione. Altra carenza, anzi, diciamolo, carenza numero uno: l’anestesista. Per capirci, la copertura attuale è dalle otto di mattina alle otto di sera. E nelle altre dodici ore? Può essere una giustificazione il fatto che nonostante i concorsi non si trovino specialisti? No. Anche perché è successo ancora che fatto il concorso, trovato l’anestesista, questo venisse dirottato nei centri più grossi. Qual è il timore? Che accada come ai tempi della chiusura del punto nascite: si fanno mancare gradualmente i servizi, così si scoraggia l’utenza a servirsi della struttura, preferendo ospedali più efficienti. Progressivamente calano i numeri, così ad un certo punto l’Azienda sanitaria

è giustificata a proclamare: “Numeri troppo piccoli non possono garantire la sicurezza. Dobbiamo chiudere”. A proposito di servizi promessi ma non realizzati, da non dimenticare il percorso nascite. E’ stato avviato in maniera sperimentale, ma non è mai andato a regime. “Protocollo da attualizzare, impegni precedenti da mantenere, aggiornare i bisogni”. Questo ha chiesto Giorgio Butterini a Stefania Segnana. E le strutture? I muri, per intenderci? Vanno certamente meglio dei servizi. Pronto soccorso, “fatto”, per dirla con Gigino Di Maio; cucine “fatto”. Non tutto è oro. E torniamo al reparto di ortopedia, il cui completamento è ancora in sospeso. Insomma, il futuro non è roseo. Si può risolvere tutto con l’elicottero? “Non esageriamo - getta acqua sul fuoco Butterini - però noi amministratori abbiamo un dovere: non prescindere dalla ferma volontà di aspettare soluzioni convincenti ai problemi”.

Entra in Consiglio provinciale la giudicariese Vanessa Masè

Ci ha lasciati Rodolfo Borga, il politico mite La fine del mese di gennaio ha portato con sè grande tristezza nelle istituzioni trentine per la scomparsa, il giorno 19, del consigliere provinciale Rodolfo Borga, già sindaco di Mezzolombardo e fondatore della Civica Trentina. Una brutta notizia giunta purtroppo non inattesa, in quanto Borga stava combattendo da mesi contro un male che non gli ha lasciato scampo, tanto da non potersi dedicare al ruolo di vicepresidente della Giunta provinciale che Maurizio Fugatti aveva scelto per lui. Classe ‘62, Borga era coniugato e padre di due figlie; laureato in giurisprudenza presso l’università di Bologna e di professione avvocato, fu consigliere comunale a Mezzolombardo dal 1995 al 2000, poi sindaco dal 2000 al 2008. Nel 2008 il balzo in Consiglio provinciale nella XIV legislatura per il “Popolo delle Libertà”, poi nella seguente per Civica Trentina, la sua “creatura politica”; a ottobre era stato

riconfermato per la terza volta, ma non ha avuto il tempo di godersi l’affermazione del suo partito finalmente in un ruolo di maggioranza. Il risvolto politico, che ovviamente è del tutto secondario rispetto al dato umano della morte di Borga ma è effettivo e dunque va annotato, è duplice per le Giudicarie. Da una parte a surrogare il politico di Mezzolombardo in Consiglio provinciale entra la giudicariese Vanessa Masè, di Strembo, che corona così un percorso politico che già nel 2013 l’aveva vista vicinissima all’elezione, scalzata solo da quel Nerio Giovanazzi che poi, contrariamente a quanto dichiarato, non le lasciò il posto in Consiglio quale “staffetta” di metà legislatura. Se quella fu una forte delusione per Masè (anche sotto il profilo umano, essendo stato Giovanazzi il suo mentore), ecco che l’odierna elezione in consiglio

provinciale va cancellare quel ricordo. Un’elezione figlia di oltre 1.000 preferenze personali che Masè ha portato alla Civica Trentina e che le hanno permesso di superare candidati quotati come il sindaco di Borgo Valsugana Fabio Dalledonne e

il consigliere comunale di Trento Andrea Merler. Il secondo risvolto politico è il sempre più probabile l’ingresso in Giunta provinciale di un altro Giudicariese, l’ex-sindaco di Tione e consigliere provinciale Mattia Gottardi che - forte di oltre 2.000 preferenze - è stato il valore aggiunto della Civica Trentina, consentendo al partito di Borga di diventare il secondo della coalizione di governo alle spalle della Lega. Per questo, oltre alle probabili competenze che gli verranno assegnate, quali Lavori pubblici, Enti locali e trasporti, Gottardi potrebbe diventare anche vicepresidente della Giunta provinciale, affiancandosi agli altri due giudicariesi Mario Tonina e Roberto Failoni. Tre giudicariesi in giunta provinciale e due in consiglio, dunque, uno scenario che prima delle elezioni in pochi avrebbero preannunziato e che rappresenta una grande opportunità per il nostro territorio.


Cooperazione

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L’ipotesi cassa unica per le Giudicarie

Credito cooperativo, fotografia di un cambiamento La scelta del presidente Sandro Bella e dei suoi collaboratori è andata nella direzione del Garda, andando ad ingrossare le fila di una Cassa già grossa dopo che si era pappata le Casse della Valle dei Laghi (non senza incidenti diplomatici con la consorella di Trento) e pure la Cassa di Brentonico. Azione criticata non poco (sia pure a mezza voce) dalle altre Casse giudicariesi quella della Don Guetti, che ha rotto il fronte territoriale. D’altronde va detto che Bella lo aveva predicato già nel 2017: “Se si fa la fusione a sei noi ci siamo; in caso contrario liberi tutti”. A metà anno è arrivata la seconda fusione, fra la più grossa e la più piccola: Giudicarie Valsabbia Paganella e Saone unite in matrimonio. Tornando al 2017, va ricordato che una delle ragioni della mancata fusione a sei risiedeva nella diffidenza (in particolare della Cassa di Pinzolo) ad unirsi proprio con la Cassa che ha sede a Darzo. Motivo? “Troppo bresciana”. Motivo forse vero e comunque non detto? Poltrone e poltronissime. Si può dire (con tema di smentita, perché certe cose si smentiscono sempre a livello ufficiale) che quando si fanno le fusioni saltano per

di Giuliano Beltrami Credito cooperativo giudicariese: il 2018 è stato l’anno della semplificazione. Volenti o nolenti (talvolta, diciamolo, più nolenti che volenti), si è dimezzato il numero delle Casse Rurali, passando da sei a tre (due con sede giudicariese). forza di cose direzioni e presidenze, perciò non tutti sono dell’avviso di andare a casa, soprattutto fra i presidenti. Giudicarie Valsabbia Paganella-Saone, si diceva. Matrimonio colpo di fulmine. Perché? Fondamentalmente perché Saone non aveva alternative. Operando sullo stesso territorio dell’Adamello Brenta, non poteva fare la fusione con quest’ultima, perché i suoi sportelli in sovrapposizione (Tione e Roncone) sarebbero stati chiusi, decretando di fatto la sparizione della Cassa. Inoltre nel 2018 il direttore e vero deus ex machina della Cassa, Luigi Marchiori, era in odore di pensione. Perciò quale migliore occasione per dar vita ad una fusione? Rimanevano tre Casse: Adamello Brenta, Val Rendena e Pinzolo. Che fare? Nel tardo autunno l’annuncio: si va a fusione. Non dev’essere stato un passo facile, anche perché (in particolare fra Val Rendena e Pinzolo) qualche ruggine c’era. Basti pensare al

dominio del sito Val Rendena, accaparrato da Pinzolo piè veloce un attimo prima che lo richiedesse la Cassa del presidente Mirco Bonapace. Comunque è andata. Il presidente della nuova Cassa (almeno così si dice) sarà Roberto Simoni, presidente di Pinzolo, il quale dovrà digerire (anzi,

Il fischio d’inizio dei cambiamenti è stato dato dalla Cassa che portava il nome del fondatore della cooperazione trentina, Don Lorenzo Guetti, con sede a Ponte Arche e operatività nelle Giudicarie Esteriori.

ha già digerito) la presenza di sportelli bresciani nella nuova Cassa, eredità lasciata dalla fusione di Condino con Adamello Brenta. Le Prospettive Finisce qua? Che fine faranno gli sportelli in sovrapposizione? Già, perché ci sono paesi in cui due

Casse convivono, o meglio, si fanno la concorrenza. Prendi Tione, Roncone, Ponte Arche, Condino e... Madonna di Campiglio, in cui ci sono due sportelli addirittura della stessa Cassa. Se nel 2017 i numeri erano i seguenti (6 Casse, 52 sportelli, 271 lavoratori, 18.378 soci, 367 dei quali persone

giuridiche), qualche numero è cambiato: le Casse giudicariesi (intese con la sede legale nelle Giudicarie) in realtà sono rimaste due. Sono calati pure i lavoratori, principalmente per effetto del FOCC, il fondo che ha mandato in pensione una ventina di persone. Sono cambiati anche i numeri economici negli ultimi tempi. Basti pensare che secondo i bilanci 2016 (approvati dalle Assemblee del 2017) quattro Casse su sei chiudevano in rosso, con una perdita complessiva di oltre 17 milioni di euro. I bilanci 2018 sono più sorridenti. Ma può durare? E soprattutto, con l’arrivo del Gruppo Cassa Centrale Banca, le Casse Rurali potranno continuare ad essere ciò che sono state per oltre un secolo, ossia Casse del territorio? Tutti i protagonisti (direttori e presidenti) si affannano a dire un sì deciso, ma è un sì di bandiera o sarà vero? E considerato che in via Segantini a Trento (dove ha sede la capogruppo) si ipotizza ancora un calo del numero delle Casse, per le Giudicarie si può pensare ad una unica Cassa? Attenzione, unica con l’intrusione della Cassa dell’Alto Garda, a scardinare l’unitarietà territoriale.


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Economia

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Uno sguardo all’ente

Fatture elettroniche con la camera di commercio Tra i principali servizi che la Camera di Commercio offre agli imprenditori ricordiamo il controllo del Registro delle imprese, visure, certificati, bilanci ed elenchi imprese, iscrizione all’Albo delle imprese artigiane, impresa digitale PID, registro per l’alternanza scuola lavoro, servizio controlli sulle produzioni, servizi per il commercio con l’estero, tutela e regolazione del mercato e la tutela della concorrenza. Altrettanto importanti sono la promozione del territorio, con uno specifico servizio riservato al legno trentino e alle imprese forestali, e i corsi di formazione imprenditoriale. Le novità principali vengono introdotte sotto la voce “Impresa Digitale (PID)”, in particolare a sostegno del piano nazionale Industria 4.0. Con il Punto Impresa Digitale (PID), promosso dalla Camera di Commercio, si intende supportare le tecnologie digita-

di Francesca Cristoforetti

L

a Camera di Commercio è un Ente pubblico che si presta al controllo della regolazione del mercato, tramite una serie di servizi, formazione e incentivi dedicati a cittadini, imprese e li nelle micro, piccole e medie imprese, tramite bandi, corsi di approfondimento, firma digitale, digitalizzazione dell’impresa e altri servizi consultabili sul sito web della Camera di Commercio di Trento. A partire dal 1° gennaio 2019 è stata introdotta l’obbligatorietà nella fatturazione elettronica (e-fattura) anche verso privati e imprese, ovvero un sistema digitale che consente di emettere, inviare e recapitare fatture elettronicamente senza l’utilizzo della carta stampata. Come è possibile riscontrare sulla pagina web ufficiale, la Camera di Commercio, in collaborazione con AgID ed Unioncamere offre un servizio gratuito alle piccole e medie imprese per emettere ed inviare fattu-

re elettroniche in numero illimitato verso Pubblica amministrazione e privati, attraverso il Sistema di Interscambio dell’Agenzia delle Entrate. È possibile accedere al servizio tramite la Carta Nazionale dei Servizi-CNS o lo SPID del legale rappresentante dell’impresa. Inoltre vengono

professionisti. Il servizio si rivolge sia alle attività già avviate che ai cittadini che vogliono intraprendere una nuova attività imprenditoriale o mettersi in proprio.

offerti periodicamente corsi informativi sulla digitalizzazione dell’impresa, quindi anche riguardanti il funzionamento della fatturazione elettronica. Dal 1999 Unioncamere e il sistema camerale hanno inoltre istituito i comitati per la promozione dell’imprenditoria femminile

presso le Camere di Commercio, per promuovere la diffusione imprenditoriale presso le donne, recepito ufficialmente in Trentino Alto Adige con la legge regionale 4/ 2013. Il Comitato per la promozione dell’imprenditoria femminile (C.I.F.) di Trento ha il compito di contribuire alla diffusione e al radicamento sul territorio della cultura imprenditoriale tra le donne, partecipando alla realtà delle Camere e promuovendo indagini conoscitive. Vengono organizzate quindi iniziative e attività di formazione e informazione per lo sviluppo imprenditoriale e professionale femminile, tenendo in considerazione le tecnologie dell’informazione e della comunicazione e coinvolgendo anche il

mondo della ricerca e gli stakeholder locali. I dati elaborati dall’Ufficio Studi e Ricerche della Camera di Commercio di Trento riportano che il numero di imprese fallite nel 2018 si riduce, registrandone solo 71 nella Provincia di Trento, ovvero 29 casi in meno rispetto al 2017. “L’economia trentina ha superato ormai la fase più acuta della crisi e ha nuovamente intrapreso quel percorso di crescita che auspichiamo possa perdurare anche nel corso dell’anno appena iniziato” riporta Giovanni Bort, Presidente della Camera di Commercio di Trento, nel comunicato stampa del 10 gennaio. Da non dimenticare il numero di imprese femminili, pari al 17,8% del tessuto imprenditoriale trentino che a livello nazionale sono in continuo aumento (Fonte: elaborazione Ufficio Studi e Ricerche CCIAA di Trento su dati Infocamere).

EDITORIALE di Adelino Amistadi

Quando ci dicevano “tignir da cont…” Continua dalla Prima “Non si butta via niente” non era solo lo slogan del salumiere esperto che una volta all’anno veniva in casa per macellare il maiale allevato nelle stalle e confezionare salami e cotechini in abbondanza, ma era anche il comandamento dei miei genitori, di mamma e papà che avevano vissuto due dopoguerra a pane nero, polenta e quel po’ di cacciagione che mio padre riusciva a procurare con archetti, lacci, vischio e tranelli vari. Il bestiame della stalla era intoccabile così come il burro e il latte ( a noi era riservato quello di capra...) che servivano per racimolare quattro soldi per tirare avanti. Della mia infanzia ricordo, con un briciolo di commozione, quelle economie domestiche che mi hanno aiutato a diventare uomo. Il pane sfornato ogni quindici giorni dal forno dell’atavica cucina di famiglia, doveva essere consumato fino all’ultimo, raffermo o non raffermo, lo si doveva mangiare com’era e “basa manina...”. Il minestrone, dove fra le verdure dell’orto c’era sempre una buona dose di ortiche di campo, ci veniva somministrato per una settimana intera, buono il primo giorno, e via via sempre peggio, ma era vietato lamentarsi. Il caffè era

quello d’orzo tostato, ma chiamato caffè aveva tutt’altro sapore. Erano gli anni 50 – 60 e ancora si sentivano gli effetti della guerra con tante vedove in paese, tanti reduci malconci, tanta povertà, ma anche tanta voglia di dimenticare e ripartire. Tutto sommato ero stato fortunato. La stalla di mio padre era la più ricca del paese, una quindicina di vacche da latte, manze e vitelli, capra, pecora e maiale, una ventina d’animali in tutto, che allora non erano cose da poco. Sono cresciuto a polenta e salame, spressa mal riuscita, le spresse migliori si

portavano in Cooperativa a garanzia del credito, e io cercavo di rendermi utile facendo piccoli lavoretti da contadino in erba. Ma credo di non aver troppo impressionato mio padre, di fatto non mi vedeva molto portato per l’agricoltura d’allora fatta di fatiche, bestemmie, e poco incasso, mi vedeva gracilino, con le manine che neanche riuscivano a mungere una capra (test fallito), a scuola però riuscivo bene e così decise di “farmi studiare”. Frequentai le medie in Seminario, come allora era d’obbligo, non c’erano molte alternative. Poi entrai in colle-

gio per compiere gli studi superiori. Cinque anni patetici, costretto a studiare materie che non mi piacevano, dedicarmi a cose che non mi interessavano, ma il lamentarsi in famiglia non sarebbe servito a niente, ogni volta che azzardavo qualche protesta, la risposta di mio padre era la solita: “Non ti va di studiare? Finisci l’anno, quest’estate ti accordiamo in malga e poi comincerai anche tu a “governare” le bestie, se ti piace così tanto..”. Non mi piaceva per niente e così, ob torto collo, mi rassegnai e continuai per finire il quinquennio con mio padre che ad ogni vacanza mi ripeteva fra il serio e il faceto: “Fai presto a finire...mi costi una vacca ogni tre mesi...fra un po’ avrò la stalla vuota!” E così mi diplomai e le vacche nella stalla s’erano ridotte a cinque. Allora le cose andavano così. Si viveva con quel che si aveva e affrontare spese extra diventava un grosso problema per tutti. L’imperativo era comunque e sempre:”Tignir da cont...”. Mi vien da ridere quando sento oggi dire che risparmiare è da sempre nemico dell’economia: quella generazione dei nostri nonni e dei nostri genitori è stata protagonista della più straordinaria ripresa della storia

d’Italia. E lo è stata anche perché sapeva che consumare non vuol dire sprecare. Oggi si arriva a regalare ai figli dei soldi “tanto ormai hanno tutto”, questo è un brutto segnale, vuol dire che sarà dura rialzarsi. Sarà che i nostri giovani hanno “già tutto”, ma al contempo si trovano angosciati da un futuro imprevedibile che non promette niente bene. Non è per fare prediche, vorrei far capire ciò che anche gli economisti più famosi ci vanno ripetendo: il modello del consumo continuo, del “consumare sempre di più”, è fallito. E infatti le cose stanno andando male. Il nostro paese è già in recessione, anche se il ministro Tria sostiene che non siamo in recessione ma in stagnazione che è un po’ come dire a un malato non hai la febbre, ma scotti. E’ giunta l’ora di ricominciare da capo, con grinta, entusiasmo e credendoci fino in fondo, non illudendosi che il recuperare sia facile, cancellando dalla nostra mente gli innumerevoli slogan ingannevoli, ricordandone uno solo, vecchio come il cucco, ma l’unico che funziona ancora : “Scomenzom amò a tignir da cont… che i solc noi ven su dal ciel...”, è l’unica alternativa per sperare che le cose vadano meglio.


Europa

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In Italia e nello scenario europeo

Siamo già oltre il pericolo Purtroppo dobbiamo costatare che per vari aspetti siamo arrivati già oltre la soglia di pericolo. Per il dizionario Treccani pericolo significa “circostanza o complesso di circostanze da cui si teme che possa derivare grave danno”. Ora in molte parti e diversi ambiti il danno è reale. Certo, ognuno può avere opinioni e concezioni diverse sul fatto che un pericolo vi sia stato ed abbia eventualmente avuto una evoluzione producendo situazioni dannose. Personalmente ritengo che l’assetto democratico nel nostro Paese abbia già subito delle ferite gravi e ritengo che l’isolamento sul piano internazionale nel quale di fatto si trova l’Italia sia di una gravità inaudita, pregiudizievole non solo nel presente ma, se non vi sarà rimedio, anche per il futuro. In un mondo in cui l’economia ha sempre più un ruolo importante anche nella definizione della politica estera, come

di Paolo Magagnotti

Da tempo, ormai, da molte parti si parla di pericoli rappresentati da comportamenti politici nel governo italiano, oltre che da parte di governi e forze estremiste di altri Paesi dell’Unione europea; preoccupazioni che non possono peraltro trascurare ciò che succede in altre parti del Pianeta, dalla presidenza Usa alle può un Paese rapportarsi con successo con l’esterno quando la politica estera più che da un evanescente ministro degli esteri viene di fatto imposta da un ministro dell’Interno che fa del sovranismo la propria bandiera? Un ministro dell’Interno che stabilisce alleanze con sovranisti dei Paesi del Visegrad che hanno già limitato libertà fondamentali dei propri cittadini e uniti nel negare fondamentali principi e valori su cui si basa l’unità europea? E come non considerare di essere arrivati oltre il pericolo quando si vuol piegare il diritto alla politica di un partito od anche alla politica in generale? Su questo fronte la gravità della situazione esiste non solo in Italia ma

purtroppo anche nella vicina Austria. Se da noi si vuole affermare un certo patologico primato della politica sul diritto affermando che “io sono stato eletto dai cittadini ed i giudici no”, in Austria il ministro dell’interno teorizza che “il diritto deve seguire la politica e non la politi-

presidenze della Federazione russa e turca. Situazioni che debbono preoccupare la tenuta dell’assetto democratico e la stabilità in Europa. In precedenti mie riflessioni su questo Giornale ho espresso forti preoccupazioni per il pericolo costituito da venti di fascismo sull’Europa.

ca il diritto”. Certamente è la politica che definisce le norme del diritto, ma una volta che tali norme sono state definite da istituzioni democratiche la politica le deve rispettare; semmai le può cambiare, ma sempre tenendo presente il fondamentale principio della divisione dei poteri che

costituisce il fondamento di un vero Stato democratico e liberale. E poi che dire dei diritti umani. Non si pensa diritti dimenticati quando da una parte del Mediterraneo si prosperava e dall’altra parte si soffriva ed ora il sovranismo del “prima gli”, sia in Italia sia in altri Paesi europei, nega valori della migliore tradizione europea. E non significa forse essere già in una situazione oltre il pericolo quando un Governo considera nei fatti il suo Governo una semplice formalità? Il danno con cui dobbiamo confrontarci non riguarda evidentemente solo aspetti relativi all’assetto democratico e liberale di un Paese, ma anche l’economia nel suo insieme.

La fiducia rappresenta un fattore di fondamentale importanza nelle decisioni degli investitori e nelle scelte economiche in generale. I conflitti interni al nostro governo e le palesi linee di derive autoritarie di suoi componenti fanno certamente già parte della realtà, non sono più solo in pericolo; semmai vi è il pericolo di ulteriori gravi conseguenze. Quello che serve ora è – questo è il mio pensiero una presa di coscienza della deriva in cui ci troviamo, ed un sussulto di popolo per un ritorno a quella normalità dialettica che ha segnato gli anni migliori del Secondo dopoguerra, dopo la sconfitta di un sistema che vogliamo lasciato al passato. Mi auguro che nel popolo Erasmus, e nel mondo giovanile in generale, vi sia una convergenza di forze capaci di catalizzare energie per indurre ad un’inversione di rotta.

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Il Saltaro delle Giudicarie

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Meglio concentrarci sui terrestri, ultimamente un po’ bislacchi e fedifraghi, ma tutto sommato gente che si conosce, gente che dopo averne combinate di tutti i colori, alla fine, al momento del trapasso tornano in gran parte all’ovile. Non si sa mai !! Il problema che si pone oggi, laggiù, sulla terra, è che nessuno vuol più morire. Non c’è paradiso che tenga, nessuno più agogna la beatitudine celeste, o perlomeno, cercano di rimandarla il più possibile e le stanno studiando tutte per farla franca. A dir il vero, da che mondo è mondo l’idea di morire non è mai piaciuta. Certo, c’è stato qualche santo che cercava il martirio o qualche ricoverato all’ospizio che non vedeva l’ora di morire, ma oggi sembra che il mondo sia impazzito, non vuole più morire nessuno e si sta facendo di tutto per farcela. Purtroppo non tutti, ci sono zone nel mondo dove si muore ancora in piena gioventù, ma nel mondo più avanzato si fa a gara a chi inventa marchingegni per sopravvivere ad ogni costo. C’è già la tecnologia che sta facendo miracoli, ma soprattutto c’è una macchina pubblicitaria, il marketing, che ormai ci ha convinti che morire è solo una disgrazia che per fortuna si può evitare. Basta avere di che pagare. Sei stanco, spossato, fatichi ad andare avanti? Niente paura, ci sono mille sorta di vitamine che ti rimettono a nuovo, fresco come un uovo appena colto nel pollaio. Poi ci sono gli integratori miracolosi che ti forniscono potassio, magnesio, antiossidanti d’ogni tipo, che può succederti...solo una disgrazia! Poi magari ti vengono le aritmie e gonfiamenti di pancia, niente paura, guardi la tele per una serata e ti diranno tutto quello che devi fare per rimetterti a posto. Hai difficoltà d’orinare? C’è la pilloletta che ti stura la vescica e ti fa orinare come una fontana, se poi hai delle perdite, non avvilirti, ci sono gli ultrasottili capaci di prosciugare il Chiese in piena. Non vai di corpo? Ci sono mille erbe, cento più, cento meno, che ti fanno correre per alcuni giorni, salvo prendere altre pillole che ti tappano alla grande. Sei pieno di dolori, non ci sono problemi, puoi scegliere fra creme, pomate, cerotti, basta una passata e diventi un torello in piena forma. In questo periodo puoi avere il raffreddore tanto da non riuscire più a baciare la tua amata perché con il naso otturato non ce la fai, sospendi per un attimo la piacevole situazione, ti dai una spruzzata nelle narici e

IL SALTARO DELLE GIUDICARIE

Alla ricerca dell’immortalità Nell’alto dei cieli si sta monitorando la situazione sociale delle civiltà più progredite con molta preoccupazione. Non solo s’è sconvolta ogni costumanza ed ogni tradizione che ci avevano confortato per secoli e secoli, non solo s’è perso rigore morale e dirittura comportamentale nel vivere quotidiano. Si sta pensando addirittura di andare a vivere su Marte quanto prima, ci sta pensando anche Trump, lassù ci sarebbe spazio per trasferirvi tutti gli immigrati del Sud

America, risparmierebbe il Muro e rimarrebbe Presidente fino alla fine dei secoli. Poi magari, un posticino lo troverebbe anche per i nostri immigrati, stivati lassù non darebbero più fastidio a nessuno. Ma il gran Capo è piuttosto scettico, già è dura seguire le traversie dei terrestri, i missionari sono sempre meno, se poi entrassero in scena anche i marziani (così si chiamerebbero), chi potrebbe seguirli con costanza per poterli ricondurre alla Casa Madre. le lozioni per i capelli che promettono miracoli, senza farli, fin dai tempi degli egizi, contro la caduta dei capelli non c’è mai stato niente da fare, c’è però il trapianto, e il Berlusca trapiantato è davvero ancora un bell’uomo. Ultimamente è sempre più diffusa la chirurgia plastica che ci sta dando una grossa mano: anzi grossi seni, grosse labbra, deretani da sballo. La pelle increspata e flaccida diventa tonica e tesa come quella di un tamburo. Ti tirano le gote, ti lisciano il mento, anche se c’è sempre il pericolo che la troppo plastificata (o plastificato) possa perdere un po’ della mobilità facciale e quindi non riesca più a ridere di gusto. A una signora sembra le sia capitato di non poter più chiudere la bocca, perché se lo faceva le si apriva qualcosa d’altro e le scappava un rumorino

ricominci. Soffri di emorroidi e non puoi sederti? La pomata al posto giusto ti permetterà non solo di sederti, ma anche d’andare a cavallo con il tuo compagno nelle praterie del Bleggio. I denti? Te li aggiustano con pochi soldi (si fa per dire!), e mal che vada, se non hai fatto in tempo a salvarli, c’è sempre una dentiera che, grazie alla pasta fissante, ti permetterà di mangiare tranquillamente anche una fiorentina. Sei strabico? In un paio di giorni ti raddrizzano la vista e buona notte. Se sei sordo ormai non è più un problema, ti mettono una nocciolina nell’orecchio e puoi andare a cantare a Sanremo. Poi, come in una macchina di lusso, anche le parti più importanti del motore corporeo possono essere cambiate. Cuore, polmoni, fegato, reni, arterie, aorta, sono ormai depositati nei magazzini delle cliniche pronti per essere trapiantati. L’immortalità è ormai vicina.

tutt’altro che profumato. Ma forse è una esagerazione. Si ha però l’impressione che alla fine, fai quello che vuoi, l’immortalità la potrai anche inseguire, ma poi “quel momento” arriverà lo stesso, e allora come andrà a finire? L’anima, quella si immortale, andrà per conto suo. L’anima bella che ha fatto il suo dovere, che avrà evitato plastificazioni morali ingrate e deviazioni valoriali peccaminose, se ne andrà libera e felice verso l’Empireo dei Santi, o sarà condannata per sempre agli inferi. I corpi avranno tutta un’altra strada. Dopo l’indefesso lavoro per spostare il giorno fatale, abbandonato dall’anima e da ogni altro senso, del corpo originale sarà rimasto, si e no, solo il 10 – 15% e il resto sarà plastica e metallo. Tale e quale un rifiuto speciale. I figli non porteranno i loro cari al cimitero, ma alle isole ecologiche, CRM, alla sezione rifiuti speciali e da lì, dopo il recupero dei materiali pregiati, finiranno nell’inceneritore. Così la pensano anche in paradiso. Amen e così sia.

Ma chi ha deciso di non morire più, non vuole solo star bene, vuole anche essere giovane e bello. E allora arrivano i trucchi, le creme, persino le lumache con il loro viscidume, se poste sulla fronte per una notte intera riescono a farti sparire le rughe. Poi

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Do di Annibale Salsa

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Carnevale

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Quest anno durante la rinnovata apertura del carnevale del giovedì grasso si esibiranno i ragazzi del “laboratorio musica leggera della Scuola musicale Giudicarie”diretti dal prof. Giorgio Perini ed il gruppo “ArteLares” di Borgo Lares diretto da Eva Franchini compagine di giovanissimi che variano dalla età della scuola materna fino alle superiori e che si esibiranno in un innovativo spettacolo danzante. Durante l’evento, inoltre, dj set con musica per tutte le eta’ e distribuzione di the caldo,vin brule e grostoi a titolo gratuito. SABATO 2 MARZO nel pomeriggio ci sarà il “Carnevale dei popi e putei” che giunge alla 23esima edizione al quale noi del comitato teniamo in modo particolare vista la partecipazione di giovanissimi provenienti da tutta la provincia. Alle 13.30, in piazza Guido Boni in località Brevine, apriranno le iscrizioni a tutte le mascherine e gruppi mascherati dei piu piccoli alle 14.30 si partirà con la sfilata guidata dalla bandina di Tione/Dare’ fino al palatennis dove tutti i bambini saliranno sul palco, riceveranno un regalo ed alla fine la nostra giuria premierà la 3 mascherine degne di nota per lavoro ed originalità. Durante il pomeriggio si esibiranno in balli e recite gruppi mascherati di giovanissimi e al termine verrà stilata da un apposita giuria la classifica finale.Durante l’intera manifestazione verranno distribuiti

Un Dj di caratura internazionale è la sorpresa del comitato

Gran Carnevale Giudicariese, 132 anni di risate Anche quest’anno il comitato carnevale giudicariese è al lavoro dallo scorso ottobre per organizzare l’edizione del Gran Carnevale Giudicariese 2019, la 132esima della storica manifestazione che anima il « capoluogo» di valle. “the caldo e grostoi” gratuitamente. Sempre sabato 2 marzo dalle ore 21 ci sarà la quarta edizione del “FesTione di carnevale” con la partecipazione dei DJ locali Carl G e Stefano Fedrizzi e con 2 superospiti: direttamente dalle migliori emittenti radio nazionali la bellissima Aryfashion miglior vocalist e performer d’ Italia e direttamente da Tomorrowland il mostro sacro della musica elettronica a livello mondiale Gregor Salto creatore di hit come Samba do Mundo, Kanoa, Paravoce e Can’t stop playing. Durante la serata verrà riconsegnato il trofeo gran carnevale giudicariese dai membri del carro vincitore dello scorso carnevale ed estratto l’ordine di partenza dei gruppi mascherati e dei carri allegorici che sfileranno il martedì.

MARTEDI’ 5 MARZO il momento clou del “Gran Garnevale giudicariese” con la sfilata di carri e gruppi mascherati del Martedi Grasso con partenza alle 14 dal bar S.Vigilio, sfilata lungo il viale addobbato per l’occasione dal comitato e

GIOVEDI’ 28 FEBBRAIO alle ore 17.00 con “La grande chiavata” dove, dopo la consueta sfilata con l’arrivo al Parco Ville, il sindaco consegnerà le chiavi del paese di Tione alla nostra regina Maddalena Bonomi.

arrivo in piazza Cesare Battisti dove si esibiranno in esilaranti scenette di fronte all’incorruttibile e imparruccata giuria. Non potranno mancare la polenta e il salamin distribuiti gratuitamente a tutti. Dalle 17.00 alle 20.00 si inizia ad

entrare in clima serata con “La slargada” festa pre-serale con musica a 360° e pizza cotta in forno a legna e fornitissimo spaccio bar. Si svolgerà poi sotto la “Foglia” del Parco Ville e introdurrà alla seconda festa serale al palatennis dalle ore 20.00 con musica e DJ Stefano Fedrizzi e Carl g e con il vocalist Andrea David ormai affezionatissimo ed innamoratissimo del carnevale tionese. Alle 23 ci saranno le premiazioni dei gruppi mascherati e dei carri che si contenderanno anche il Premio Giullare per la miglior satira carnevalesca e lo splendido trofeo “Gran carnevale giudicariese” che andrà al miglior carro in competizione. La peculiarità di questo premio è che viene riconsegnato ogni anno dal carro vincitore della precedente edizione per essere rimesso in Palio...la compagine che riuscirà a vincere

il gran carnevale giudicariese per 3 edizioni consecutive potrà conservarlo per sempre ad eterna memoria dell’impresa. Il carnevale che si faccia sui carri o che si organizzi è un grande gioco di squadra, dove ognuno porta il suo contributo, così non stupisce che i volontari del Comitato ci tengano a ringraziare tutti coloro che, con il loro piccolo e grande contributo, rendono possibile una manifestazione impegnativa come questa. “Vorrei ringraziare – sottolinea infatti il presidente del comitato organizzatore Maurizio Iseppi - tutti i volontari che con tanto impegno ci danno un grande aiuto durante la manifestazione, il gruppo alpini e fanti di Tione, le attività commerciali di Tione, la banda sociale, il Coro Brenta, i vigili del fuoco volontari, il comune di Tione, la Cassa Rurale Adamello Brenta, il Bim del Sarca, la Comunità di Valle, ITAS assicurazioni e tutti gli enti che con un aiuto economico rendono possibile la realizzazione del Gran Carnevale Giudicariese”.


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Maurizio Fugatti presidente supera il 40%, per lui 21 consiglieri di cui 13 della Lega

Ribaltone elettorale: un governo Villa Rendena, inaugurato il nuovo punto divendita centrodestra per la Provincia della Famiglia Cooperativa

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Attualità

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Alleèspalle della Lega, con Non solamente l’offerta un risultato amolto lusincommerciale caratterizghiero, la Civica Trentina, zare il negozio della Famitrainata dal successo del glia Cooperativa di Vigo sindaco di Tione Mattia Rendena che punta a distinguersi “trasparenza, Gottardi per e dalla bella affercorrettezza, atmazione di reciproca Vanessa Masè tenzione e frequentazione, con l’11,50% e Progetto rispetto, e responTrentinofiducia che con Mario sabilità, alla vogliaSordi Tonina uniti e Alessandra essere elementi di qualità e do Sicheri porta a casa un crescita del territorio – ha ottimo 10,66%. Maluccio sottolineato il presidente il Pd, con il 9,74% dei voti Walter Facchinelli. - Valori (furono oltre il una 21% nel che rappresentano grantiene per il Patt, con olde2013); ricchezza il mondo tre il 9% totale, che spicca cooperativo e costituiscono a Caderzone, trainato dal un importante vantaggio sindaco Marcello Mosca sociale per tutti”. il 22%,die vicinato resiste - noIlcon negozio di Villa Rendena nostante la Legaconferma, straripaninoltre, la roccaforti funzione storiche sociate - nelle lecome di una cooperativa di Pinzolo (11,15%) consumo. – èdistacomunque“Infatti a fronte una toLega aggiunto dal presidente lanciatissima al 51% - dalla compresa la di presenzanecessità del candidanon lasciare privo il paese to “di casa” Failoni. di un servizio commerciale Il Movimento 5 Stelle utile alle persone, ci siamo non sfonda, attivati da subito fermandosi e in modo al 5,68% nonostante l’otconcreto acquistando l’attitima affermazione di Alex vità del privato che operava da tempo in questo paese e

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e al suo per centrosinistra, al 20,62% e alla corsa Cinque’èanni dopo le scorse provinciali, nelle quauna “Famiglia” in più a Villa Rendena. Il portanza le comunitàfermo di Villa e di Verdesina. solitaria di Ugo Rossi e del Patt, al 9,68%. Numeri li il centrosinistra autonomista di Ugo Rossi trionfò 25 gennaio è stata accolta durante l’evento Tra le novità pensate e indirizzate ai consumatori: e distanze ancora più marcate di quelle registrate ovunque, cambia tutto anche in Giudicarie. inaugurale che ha ufficializzato l’ingresso il potenziamento del banco freschi e freschissimi, a livello assistiti provinciale per queste elezioni. Con il 59% di preferenze anche nei reparti in piazza Cesare Battisti, si nelimpone cuore infatti della località, di salumeria, gastronomia, dolci, del punto vendita dellail Famiglia Cooperativa di e macelleria ortofrutta e pane a libero Elezioni confezionata, che - confermando le previsioni e il sen24 comuni giudicariesi centrodestra autonomista Vigo Rendena. UnMaurizio servizioFugatti, di fondamentale im- servizio. timent o della vigilia - certificano che anche anche popolare a guida facendo segnare addirittura un punto in più della coalizione a guida nel nostro comprensorio soffia il vento leghista, con chePatt sembrava intenzionato quella di impe- di locale riconoscache la faFami– uno ha aggiunto l’assessore il Carroccio segnare storico 29,41%, con del 2013 e rifilando importante, ben 39 punti percentuali a chiudere”. in attività che possocome propria, entran-di Roberto provinciale alla cooperadistacco al suo principalegnarsi competitor Giorgio Tonini glia l’ottima affermazione Failoni. “In questo modo – ha osservato la presidente della Federazione, Marina Mattarei – le Famiglie Cooperative dimostrano di sapersi assumere una responsabilità

no anche essere poco remunerative dal punto di vista economico, ma che hanno un valore enorme dal punto di vista sociale. Adesso è importante che la comunità

do nella base sociale e collaborando a far crescere la propria cooperativa”. “Solo tenendo vivi i territori possiamo evitare lo spopolamento dei nostri paesi

zione Mario Tonina. – La cooperazione deve sapersi Marini, neo consigliere, reinventare e continuare a specie a Storo, dove si atstare vicina alle comunità testa a oltre il 13%.nuovo Male montane e questo gli altri partiti punto vendita è unnazionali, esempio

come Forza Italia e Fratelli d’Italia; malissimo l’Unione per il Trentino che - dopo le scissioni e l’addio di Mario Tonina - fa segnare un 1,56% che segnala la fine di un’epoca, se si pensa che solo nel 2013 il partito di Lorenzo Dellai poteva contare in Giudicarie su un 14,46%. Per quanto riguarda le prestazioni dei partiti nei singoli comuni giudicariesi, la Lega vince praticamen-

te come ovunque, e stravincedia di la cooperazione Pinzolo, sidove segnare consumo stia fa muovendo il picco del 51,40%. in questa direzione”. Unici comuni in cui non stato Alla cerimonia del ètaglio il primo partito sono del nastro è intervenuto Steanche Enrico sinnico, dove Pellegrini, Progetto Trendaco Comune di Ponte tino del si conferma primo al Rendena. 27,21% trainato dal sindaLa Cooperativa di co Famiglia Monica Mattevi; Borgo Vigo diretta Cida LaresRendena dove si èimpone Marino Martini, che guida vica Trentina, staccando di uno staff di cinque coldi poco Progetto Trentino; laboratori. Il fatturato come poi Tione, dove l’effetplessivo è di 1 milione 100 to Mattia porta la mila euro. Gottardi I soci sono circa Civica Trentina in testa. trecento. Infine, Castel Condino, unico comune in Trentino dove a vincere è stata Futura 2018, addirittura al 54,23%, trainata dalla candidatura “di casa” di Remo Andreolli. Buona, infine, l’affluenza nel comprensorio, che si attesta sul 64,25%, mezzo punto sopra quella delle provinciali del 2013, sostanzialmente in linea con la media provinciale. (r.b.)


Territorio

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Trasporto pubblico gratuito peri settantenni: le modalità peraccedere al servizio

A partire dal 1° febbraio gli ultra 70enni non lavoratori residenti in provincia di Trento possono presentare il modulo per poter viaggiare gratuitamente sui servizi pubblici in provincia di Trento. DOVE E’ DISPONIBILE LA MODULISTICA La modulistica è disponibile presso gli sportelli di Trentino trasporti, Trenitalia ed è scaricabile a questo link: http://www.modulistica. provincia.tn.it/modulnew.nsf/Modulo.xsp?ope nDocument&documentId =FA1CB6595B45EE02C 1257B66002539A6 (N.B. scaricare il “modulo domanda smart card” e di “autodichiarazione per ultrasessantenni e per la gratuità ultrasettantenni”) DOVE CONSEGNARE LA MODULISTICA La modulistica va consegnata presso gli sportelli di Trentino trasporti o Trenitalia (qualora la modulistica venga presentata da altra persona, va

Ha suscitato molto interesse la nuova misura, annunciata dal presidente della Provincia, Maurizio Fugatti, con la quale è stata introdotta la circolazione gratuita sui mezzi di trasporto pubblico, a partire dal 1° febbraio, per tutti i residenti in Trentino

che abbiano compiuto 70 anni. Molte persone hanno già contattato Trentino Trasporti e Trenitalia, oltre che il Servizio trasporti provinciale, per conoscere le modalità di accesso al servizio. Ecco, di seguito, quello che c’è da sapere.

allegato anche copia del documento di identità del richiedente).

il rimborso della quota valida oltre il 1° febbraio presentando, contestualmente alla richiesta di variazione della smart card, apposito modulo disponibile presso le biglietterie di Trentino trasporti e Trenitalia (il rimborso avviene in proporzione alla quota di abbonamento valida oltre il 1° febbraio).

CHI NON POSSIEDE GIA’ LA SMART CARD PENSIONATI: deve consegnare la modulistica + una fotografia formato tessera. CHI POSSIEDE GIA’ LA SMART CARD PENSIONATI: deve consegnare la modulistica + la tessera per la sua variazione (non è necessaria la fotografia). Chi è in possesso di smart card con abbonamento valido riceve un certificato sostitutivo per viaggiare in attesa della consegna della smart card variata. QUANDO E’ DISPONIBILE LA TESSERA La tessera (della validità di 5 anni) è disponibile presso la biglietteria

dove è stata presentata la richiesta mediamente entro una settimana dalla richiesta stessa. La nuova smart card ha un costo di 4 euro. Nel caso di variazione di smart card già in possesso non deve essere pagato nulla (N.B. qualora sia chiesto il cambio di fotografia o la smart card sia

danneggiata sarà comunque necessario il pagamento di 4 euro). RIMBORSI (PER COLORO CHE HANNO GIA’ PAGATO UN ABBONAMENTO) Gli ultra 70enni in possesso di abbonamento semestrale/annuale in corso di validità, possono ottenere

CREDITO SU CARTA A SCALARE Chi possiede la smart card nominativa con credito residuo caricato sulla carta a scalare può chiedere la variazione solo una volta esaurito il credito e può chiedere in quel momento il rimborso se il credito era pari o superiore a 30 euro alla data del 31.1.2019. DOVE E’ POSSIBILE VIAGGIARE CON LA TESSERA

E’ possibile effettuare viaggi aventi origine e destinazione in provincia di Trento sui servizi automobilistici o ferroviari ed in particolare:- i servizi urbani ed extraurbani di Trentino trasporti SpA - la Ferrovia Trento-Malè - la Ferrovia della Valsugana tra Trento e Primolano - la Ferrovia del Brennero tra Borghetto e Mezzocorona/Ora. La stazione di Ora è utilizzabile solo per viaggi da o per la Val di Fiemme e la Val di Fassa. Sono escluse le fermate per salita/discesa di Salorno, Magrè/Cortaccia ed Egna (la stazione di Ora funziona solo come stazione di interscambio per raggiungere la Val di Fiemme e la Val di Fassa) - la Funivia Trento-Sardagna. Sono esclusi dai servizi i treni FA (Frecciargento), EC (EuroCity), IC (InterCity).La tessera va validata ad ogni salita sugli autobus e nelle validatrici di terra presso le stazioni ferroviarie.

Scuola di Scialpinismo Val Rendena, a febbraio il corso per diffondere la cultura della sicurezza La Scuola di Scialpinismo “Val Rendena” organizza il 34° corso di scialpinismo che si terrà dal 2 febbraio al 7 aprile 2019. La scuola delle sezioni CAI-SAT di Tione, Carè Alto, Val Genova, Pinzolo e Madonna di Campiglio, organizza da più di vent’anni corsi specifici, dedicati ai soci CAI-SAT, per diffondere la pratica dello scialpinismo e la cultura della sicurezza in tutte le situazioni ed i contesti tipici dell’ambiente scialpinistico. I corsi organizzati vengono condotti da un gruppo di istruttori titolati CAI che prima di tutto sono un gruppo di amici cresciuti a contatto con le montagne della Val Rendena e del Trentino innamorati di questa affascinante disciplina. Ogni anno l’appuntamento si rinnova con l’organizzazione di corsi base (Scialpinismo 1 – SA1) dedicati ai principianti per apprendere la pratica dello sci alpinismo e la ricerca della sicurezza in ogni condizione, affinché l’allievo possa diventare autonomo su terreno facile ed all’interno di gruppi organizzati, e di corsi avanzati (Scialpinismo 2 – SA2) dedicati a persone più esperte con la prerogativa di essere corsi di approfondimento, per essere in grado di organizzare e condurre autonomamente una gita su terreno facile e

partecipare a gite su ghiacciaio e/o che presentano tratti alpinistici di bassa difficoltà, organizzate da sci alpinisti più esperti. I corsi sono strutturati in lezioni teoriche dedicate alla presentazione dei contenuti del corso, dei materiali, neve, valanghe, valutazione del rischio e, per il solo corso avanzato, delle manovre di corda su roccia, oltre che una serie di lezioni pratiche svolte durante uscite lungo itinerari di scialpinismo nei gruppi Adamello – Presanella, Dolomiti di Brenta e gruppi limitrofi. In particolare il corso base prevede lezioni pratiche relative a: tecnica di salita e di discesa, topografia ed orientamento, utilizzo degli strumenti di autosoccorso A.R.T.VA. pala e sonda, scelta del tracciato di salita e di discesa, valutazione dei rischi ed osservazione del manto nevoso, lettura del bollettino neve, nivologia (neve e valanghe) oltre che principi di alimentazione e preparazione fisica. Nel corso avanzato, durante gite anche di due giorni, vengono proposte e trattate materie più specifiche come: scelta in autonomia del tracciato ai fini della sicurezza, osservazione e valutazione del rischio per la previsione del grado di pericolo localizzato, perfezionamento dell’utilizzo dell’

A.R.T.VA., manovre di autosoccorso in groppo, conduzione di un gruppo in una gita, compilazione del tracciato di rotta, progressione su ghiacciaio con gli sci e a piedi su itinerari di misto con piccozza e ramponi, legature e manovre di recupero da crepaccio, realizzazione e pernotto in bivacco di fortuna (truna). Per il 2019 la Scuola di scialpinismo CAI-SAT “Val Rendena” prevede l’organizzazione di un corso base (SA1) aperto a tutti i soci CAI-SAT che desiderano affrontare la montagna invernale per praticare l’attività scialpinistica o vogliono approfondire le tematiche legate alla sicurezza nella pratica dello sci alpinismo. I partecipanti devono essere dotati di buona preparazione fisica e sufficienti abilità sciatorie, che saranno valutate durante la prima uscita pratica. Il Corso SA1 ha la prerogativa di essere un corso base e prevede l’insegnamento, attraverso lezioni sia teoriche che pratiche ed uscite sul terreno, delle nozioni fondamentali per poter svolgere con ragionevole sicurezza l’attività scialpinistica su itinerari non impegnativi.

OBIETTIVI DEL CORSO: prendere conoscenza dei principali aspetti dell’ambiente di montagna invernale che caratterizzano l’attività scialpinistica con particolare riferimento alla prevenzione degli incidenti e alla sicurezza; Imparare le tecniche di salita e discesa nello scialpinismo; essere autonomi all’interno di gruppi organizzati (es. gite sociali) o in gite organizzate da persone più esperte che non si svolgono su ghiacciaio e che non richiedono attrezzatura alpinistica. ARGOMENTI DELLE LEZIONI: materiali ed equipaggiamento, lettura e interpretazione dei bollettini nivo-meteorologici, principi di nivologia e valanghe, valutazione stabilità del manto nevoso attraverso osservazione e valutazione fattori di rischio, progressione in salita e discesa con gli sci su terreni facili fuoripista, topografia e orientamento, principi di funzionamento e ricerca ARTVA, principi e tecniche di autosoccorso Il 34° corso SA1 sarà diretto da Angelo Magrograssi (ISA) con vicedirettore Mattia Malfatti (SSB) ed è organizzato con il sostegno di Cassa Rurale Val Rendena, ApT Madonna di Campiglio

- Pinzolo - Val Rendena. La quota di iscrizione è di 200,00€, il termine per le iscrizioni è il 7 febbraio 20149 e le iscrizioni vanno inviate all’Azienda per il Turismo “Madonna di Campiglio - Pinzolo - Val Rendena” all’ufficio di Pinzolo Tel. 0465.501007 - Fax 0465.502778. Al fine di agevolare la partecipazione dei giovani, la Scuola prevede delle tariffe agevolate per i ragazzi che desiderano partecipare accompagnati da un genitore: TARIFFA GIOVANI: € 100,00 per giovani dai 16 ai 18 anni che partecipano autonomamente con liberatoria del genitore. TARIFFA FAMILY: € 50,00 per i giovani < 16 anni con iscrizione e partecipazione obbligatoria anche di un genitore. Come già da diversi anni, anche per l’edizione 2019, la scuola, con l’obiettivo di diffondere e mettere a disposizione delle sezioni SAT la propria attività, aprirà le serate teoriche del corso a tutte le sezioni SAT della Rendena ed ai numerosi soci. Per info: valrendena@cnsasa.it e seguiteci su Facebook: “Scuola Scialpinismo SAT Val Rendena”.


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Attualità

FEBBRAIO 2019

Aperta la nuova biblioteca delle Giudicarie Esteriori

Aperta la nuova biblioteca delle Giudicarie Esteriori Autoprestito, più postazioni internet e spazi per tutte le età fra le novità I lavori, finanziati sul Fondo territoriale della Comunità delle Giudicarie per poco meno di 2 milioni di euro, sono iniziati all’inizio del 2017 con la demolizione di un’ala dell’ampio edificio industriale che fu la Masera Tabacchi. La nuova struttura in vetro e metallo, pensata anche per ricordare il passato industriale di quegli spazi che furono della Masera Tabacchi, sorge nell’ala che una volta serviva da essicatoio quando alla Masera le mani solerti delle operaie di un tempo lavoravano le foglie di tabacco: è stata donata da una società che fa capo alla famiglia Bleggi al comune di Comano Terme vincolandone la destinazione proprio alla realizzazione della biblioteca. Circa 4.400 metri cubi di volume distribuiti su 285 metri quadrati formano la nuova struttura che offre duecento metri quadrati in più della vecchia al piano terra e seminterrato del municipio di Comano Terme per ospitare postazioni studio, lavoro e naturalmente i 36 mila volumi che fanno parte del patrimonio della biblioteca delle Giudicarie Esteriori. Al piano -1 rispetto alla piazza rialzata da dove si accederà all’edificio è allestita l’emeroteca, dove leggere giornali e riviste, già un servizio molto frequentato nella biblioteca, e c’è anche una sala studio che potrà essere richiesta in esclusiva per lavori di gruppo. Salendo al primo piano si accede agli spazi per bimbi e ragazzi, differenziati per età, sono poi aumentate le postazioni internet e verrà introdotto il servizio di autoprestito grazie alla presenza di co-

di Denise Rocca È aperta la nuova Biblioteca delle Giudicarie Esteriori, BGE per tutti da quando il centro culturale locale si è trasferito nei nuovi spazi di via Cesare Battisti 97 a Ponte Arche. «Fondare biblioteche è come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve contro un inverno dello spirito che da molti indizi mio malgrado vedo venire» è con questa frase, non a caso, tratta da «Memorie di Adriano» di Marguerite Yourcenar che si è mandato alla popola-

zione l’invito per l’inaugurazione della nuova struttura. È stata una festa il battesimo ufficiale della nuova biblioteca, con un rinfresco a cura della Deges, la giovane cooperativa di produttori agricoli locali alla quale l’amministrazione ha voluto affidare la cura del buffet, e la musica del pianoforte che rimarrà permanentemente nella biblioteca, per chi vorrà fare anche musica oltre che leggere, lavorare, rilassarsi con il giornale in mano come spesso si vede fare in biblioteca.

In attesa della piazza La biblioteca è stata aperta, ma non sono finiti i lavori allo spazio antistante che una volta era il cortile interno della Masera Tabacchi. Sono ancora in corso infatti i lavori di pavimentazione di quella che, molto attesa a Ponte Arche, sarebbe la prima piazza pedonale della località. Di proprietà del privato – Bleggi – che possiede il resto dell’edificio che ospitò la Masera, nell’accordo con l’amministrazione di Comano Terme che ha visto la cessione a titolo gratuito dell’essicatoio per farne, appunto, la sede della nuova biblioteca di valle, è previsto che la piazza venga messa a disposizione per l’utilizzo per gli eventi della biblioteca e di interesse pubblico.

lonnine dedicate, oltre alla possibilità di restituire i libri anche fuori dagli orari di chiusura grazie ad un box esterno, un po’ come

una volta si restituivano i film quando ancora esistevano i distributori, prima dell’avvento dei servizi di streaming online.

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Comunità delle Giudicarie Quali le prime cose da fare? Appena sono stato nominato mi sono subito concentrato sul permettere, alle molte buone iniziative già intraprese in particolare da Roberto Failoni, di proseguire speditamente senza perdere di vista e cercare quindi di concretizzare, nel poco tempo rimasto alla legislatura, le molte idee di cui spesso mi è capitato di discutere con il presidente. Alla fine di questo mandato manca sostanzialmente un anno e mezzo, è quindi importate fare presto e bene. Ovviamente in particolare col presidente Giorgio Butterini, ma con tutti gli altri membri del Comitato Esecutivo, non c’è solo stima reciproca e una lunga conoscenza ma senza dubbio la consapevolezza di lavorare con persone capaci e pratiche che fanno rendere al meglio il tempo. Moltissime saranno quindi le iniziative che siamo pronti a concretizzare nel campo della mobilità sostenibile, del turismo e dello sport in particolare per i giovani. La mobilità turistica è un tema familiare? Ricordo che la mobilità turistica della Val Rendena è nata proprio nella mia prima legislatura nel Comune a Bocenago e, a inizio del mandato da consigliere avevo consegnato al comitato esecutivo della Comunità un progetto per migliorare questo importante strumento turistico così da renderlo completamente green. Questo sistema potrebbe essere replicato per la mobilità di tutte le Giudicarie. Nel progetto c’è, oltre alla dislocazione di punti di ricarica per auto elettriche, alcuni dei quali nel frattempo sono già stati installati, la volontà di rendere l’intera flotta dei mezzi di trasporto ecocompatibile, nel pieno rispetto del nostro ambiente. L’idea è di pensare, attraverso una rimodulazione di tratte e corse, anche con l’aiuto di Trentino Trasporti, un turismo che possa ridurre l’uso dell’automobile, incentivando in maniera ancora più spinta l’utilizzo dei mezzi pubblici, anche affiancati alle biciclette. La delega allo Sport è strategica? Personalmente ho sempre creduto che lo Sport sia un maestro di vita e ho sempre investito molto del mio tempo per permettere, soprattutto ai giovanissimi, di avvicinarsi alla pratica sportiva che sia più qualificata possibile. In questi anni da Sindaco, ho insistito molto con i miei colleghi, per arrivare a realizzare qualche progetto importante per concorrere a qualificare ulteriormente l’offerta sportiva che veniva data ai ragazzi. Credo

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Ferrazza nuovo assessore della Comunità Sostituisce Roberto Failoni diventato Assessore Provinciale al Turismo

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l posto di Roberto Failoni, eletto e poi nominato assessore provinciale, in Comunità di Valle è diventato assessore a Sviluppo economico, Turismo, Lavoro, Mobilità, Edilizia abitativa e Sport Walter Ferrazza, sindaco di Bocenago. “E’ stato con entusiasmo e slancio – spiega - che il 29 novembre ho deciso di accetche la Comunità di Valle debba sostenere fortemente e con convinzione tutte quelle società che lavorano proprio per la formazione, attraverso lo sport, dei nostri ragazzi. Il nostro sostegno dovrà essere, oltre che concreto, anche esemplare, fornendo loro idee, innovazione e perché no concorrendo insieme a gestire in maniera fruttuosa le tante strutture sportive dislocate sul territorio giudicariese, facendo diventare lo sport un importante veicolo di motivazione turistica di destinazione. In Italia ci sono sport che hanno milioni di appassionati, oggi in Trentino questi sport si praticano poco o sono sconosciuti, ma potrebbero essere praticati in strutture esistenti e all’uopo attrezzate. È giunto il momento sostenere e se possibile qualificare l’offerta sportiva giudicariese. Non solo Mobilità e Sport No, le due iniziative sopra descritte sono parte integrante di un più ampio processo di sviluppo economico e di lavoro che, per la nostra Comunità passa anche attraverso la valorizzazione delle nostre particolarità ambientali, gastronomiche e sociali. Recentemente abbiamo condiviso con le due Aziende di Promozione Turistica e con i due i Consorzi Turistici di ambito alcune azioni strategiche di promozione condivisa su network stranieri e italiani in grado di intercettare nuovi e promettenti flussi turistici impiegando prodotti che sono già patrimonio del nostro territorio. Strategica sarà poi la partita delle molte opere finanziate sul fondo strategico che dovranno procedere speditamente e senza intoppi. Altri fronti su cui impegnarsi da subito sono l’erogazione dei contributi per i Centri Storici per i quali forniremo collaborazione alla Provincia ed il preciso impegno di essere parte attiva per la completa infrastrutturazio-

tare la nomina nel Comitato Esecutivo della Comunità delle Giudicarie con deleghe a Sviluppo economico, Turismo, Lavoro, Mobilità, Edilizia abitativa e Sport. Sono cosciente che si tratta di deleghe importati, che meritano grande attenzione e molto tempo da dedicare. funzione gratuitamente. Questo non ha minimamente condizionato la mia scelta poiché ho sempre svolto il ruolo di amministratore principalmente per passione e spirito di servizio.

ne digitale delle Giudicarie senza la quale non può esserci sviluppo. Particolare attenzione andrà riservata anche all’occupazione con i lavori socialmente utili così da dare risposte tangibili a famiglie che si trovano in stato di necessità attraverso la dignità del lavoro. Infine perché no una visione che si materializza dal

desiderio di far germinare una consapevolezza di appartenenza ad un territorio splendido che, se affermato nelle coscienze di chi ci abita, potrebbe essere unico: le Giudicarie. Quale sarà la sua indennità di funzione? Il fatto di percepire l’indennità di sindaco mi impone di svolgere questa

Come vede oggi la Comunità di Valle? La Comunità di Valle dovrà continuare a essere un Centro di Servizi per le Amministrazioni locali che, nelle difficoltà legate alla (ormai non più tanto recente) Riforma istituzionale, non riescono ad erogare servizi propri come vorrebbero per mancanza di personale e per le difficoltà introdotte dalle novità normative. Molto ha fatto la Comunità di Valle nell’ultima legislatura, ancora di più dovrà essere in grado di fare per

appoggiare i Comuni nella gestione delle proprie necessità. L’essere nel Comitato Esecutivo della Comunità di Valle è il mio modo per concorrere a quel cambiamento di cui la Comunità di Valle ha bisogno. Le forze politiche che governano il Trentino sono un chiaro segnale di discontinuità col passato, già in campagna elettorale hanno espresso la volontà di cambiare le Comunità di Valle. Su queste nuove idee sono pronto a confrontarmi, a condividere e suggerire nuovi orizzonti o modifiche istituzionali. Nutro grande rispetto e fiducia nelle capacità del nostro presidente Butterini, nel Comitato Esecutivo e negli organi assembleari tanto da essere certo che saremo in grado di modificare la Comunità di Valle attraverso con un confronto onesto e condiviso con le Amministrazioni locali e provinciale tale da renderla la migliore delle scelte possibili.

Il pensiero del Presidente della Comunità, Giorgio Butterini

Provinciali 2018: un risultato straordinario per le Giudicarie Da uno a cinque eletti. È questo il risultato che hanno ottenuto le Giudicarie nell’ultima tornata: se nella legislatura 2013-2018 la rappresentanza territoriale era affidata solo a Tonina, oggi siedono tra i banchi del consiglio provinciale, oltre al confermato Mario, Roberto Failoni, Mattia Gottardi, Alex Marini e Vanessa Masè, che è subentrata al compianto Rodolfo Borga. Un risultato straordinario, soprattutto se raffrontato con l’esito delle elezioni dell’ultimo decennio e che, prescindendo da ruoli e schieramenti, consente alla comunità locale di guardare al prossimo futuro, potendo contare su un ritrovato “peso politico”. Personalmente ritengo che questa condizione non dovrebbe indurci a pensare che una forte rappresentanza territoriale debba in qualche modo favorire le Valli Giudicarie; penso piuttosto che tutti gli a ambiti trentini necessitino di trattamenti paritari e che finalmente anche il nostro possa ragionevolmente abbandonare quel sentimento di diffusa frustrazione che ha caratterizzato gli ultimi anni, anche in conseguenza dell’incapacità di riuscire ad eleggere un adeguato numero di candidati locali. Le motivazioni che hanno portato a questa performance sono molteplici, ma qui vorrei evidenziarne un paio, che in qualche modo attestano una sorta di “innovazione culturale” da parte della nostra gente e da parte della classe dirigente, avvenuta finalmente in corrispondenza di un momento nevralgico. Punto primo: tutte le persone elette vantano espe-

rienze politiche e amministrative e quindi il voto ha costituito per esse il punto d’arrivo di un percorso più o meno prolungato. In sostanza, verrebbe da dire che hanno raccolto il risultato di anni di impegno rispetto alla gestione della “res publica”. A corollario, va sottolineato che altri candidati autorevoli non hanno raggiunto l’obiettivo solo per pochi voti o perché inseriti in liste che non hanno beneficiato del premio di maggioranza e che ulteriori “potenziali candidati” hanno deciso di non rendersi disponibili per non alimentare quella dispersione di voti che in passato ha penalizzato esponenti anche molto accreditati: perché, come recita un antico adagio, “ogni pianta produce la propria ombra”. Insomma, l’affermazione di alcuni è stata determinata anche dalla rinuncia di altri. Punto secondo: da alcuni anni istituzioni come la Comunità di Valle sostengono con convinzione politiche di coesione territoriale e rafforzamento del sentimento di appartenenza ad un contesto che appare molto eterogeneo dal punto di vista sociale ed economico, ma che deve inevitabilmente riuscire a ragionare in maniera unitaria, per poter incrementare la propria competitività. Quante volte anche il sottoscritto ha “predicato” la necessità di pianificare scelte condivise e coordinate per poter recuperare anche credibilità e autorevolezza politica. Stando al risultato delle recenti elezioni, pare che questo scopo sia stato finalmente raggiunto.


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Arte

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Se l’obiettivo è avvicinare più gente possibile al soddisfacimento di un bisogno estetico, che ci è comunque connaturato, ben vengano questi alfabetizzatori, questi democratizzatori dell’arte che sono tra i primi a proclamare il diritto alla bellezza per tutti; in particolare è proprio di Tommaso Montanari l’insistenza a declinare questo diritto in senso civico e costituzionale, riferendolo all’ articolo 9 della nostra Carta fondamentale. Fa ancora più piacere sentirlo riaffermare dallo storico dell’arte fiorentino, all’ inizio di quest’anno, il due di gennaio, dalla Val di Ledro (antica Judicaria!), precisamente da Tiarno di Sopra, quando in una diretta radiofonica, all’interno del programma di Radio 3 “Tutta la città ne parla”, il grande esperto di arte barocca magnifica la pala di Bernardo Strozzi, ivi collocata nella parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo (dono dei fratelli Sala, mercanti ledrensi dimoranti a Venezia nella prima metà del Seicento alla loro comunità di provenienza), ritenendola una tessera preziosa di quel mosaico/museo diffuso che è l’Italia, un capolavoro che “farebbe la gioia di una grande sala del Metropolitan Museum di New York !”. “ Mi trovo in un posto bellissimo, una piccola chiesa della Val di Ledro davanti ad una pala sterepitosa di Bernardo Strozzi, pittore meraviglioso, pittore genovese attivo a Venezia nel ‘600...”. Il contesto del suo intervento, in verità, è una riflessione più larga intorno alla frenesia espositiva che ha investito il nostro Paese da un po’ di tempo in qua, scomodando le opere dalla loro collocazione originaria, con tutti i rischi del caso, anziché favorire la loro fruizione più corretta ed educante in loco: “ La sfida è portare i cittadini nelle chiese, nei palazzi, nei castelli e non portare le opere in giro!”. Ci inorgoglisce che questa sfida parta dalla consorella Val di Ledro, attorno alla tela di Bernardo Strozzi, detto il Cappuccino, la “Madonna con Gesù Bambino in gloria, S. Antonio abate, S. Bartolomeo, S. Simone , S. Pietro e committenti”, un’opera di assoluta qualità artistica, incastonata ancora nel suo altare di splendente marmo nero, offerta da ormai quattro secoli alla devozione popolare. Per altri versi, l’altrettanto gradita sollecitazione/dono, dal sapore natalizio, giuntaci appunto a ridosso della grande festività dicembrina, in seguito ad un pezzo firmato da Vittgorio Sgarbi, sull’Adige di mercoledì 19 dicembre 2018, dal titolo “La casa di Bonazza, meraviglia a Trento”, dove il celebre critico ci fa entrare nell’abitazione “incantata” del pittore di ascendenze breguzzesi, nel quartiere della Bolghera, una specie di personale Cappella Sistina laica, oggi di proprietà privata , autentico gioiello e testimonianza di raffinata pittura secessionista-jugendstil,

Tomaso Montanari e Vittorio Sgarbi, lettere dal Trentino, un po’giudicariesi

Consiglieri d’arte, promotori di bellezza di Giacomo Bonazza

C’è sempre più bisogno di certificatori autorevoli, meglio se questa autorevolezza viene consacrata a livello massmediatico, quello che oggi conta maggiormente. E allora capita che anche nel campo della divulgazione artistica ci si affidi a questi riconosciuti re Mida televisivi (quello che toccano diventa oro!), per nostra fortuna tutti oltremodo ferrati in materia, a partire dal più

famoso Vittorio Sgarbi, passando da Philippe Daverio, Claudio Strinati, Flavio Caroli, Antonio Paolucci, per finire con il più giovane di questa pattuglia, il bravissimo Tomaso Montanari che in questi ultimi anni ci ha preso per mano, dallo schermo di Rai 5, introducendoci alla somma arte di Caravaggio, di Gian Lorenzo Bernini e, ultimamente, di Jan Vermeer.

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4 1 - Bernardo Strozzi- Madonna col Bambino e i santi Pietro, Simone, Bartolomeo e Antonio Abate (1640 ca.), parrocchiale di Tiarno di Sopra. Foto da I Madruzzo e l’Europa P.A.T., ed. Charta, 1993 2 - Luigi Bonazza - Notte d’estate, affresco, 1920. Foto dal catalogo della mostra a cura della P.A.T., Palazzo delle Albere 1985 3 - Luigi Bonazza- Studio per il ritratto di Dante Ongari, 1957. Foto da Luigi Bonazza, Publiprint 1992 4 - Luigi Bonazza a Vienna

3 che Luigi Bonazza (18771965) affresca a partire dal 1914, dopo il suo ritorno in Trentino dall’amata Vienna, la metropoli della sua iniziazione ed affermazione artistica, alla corte dei Klimt e dei von Matsch. L’articolo

di Sgarbi viene estratto pari passo dall’ultimo, fresco successo editoriale dell’autore ferrarese “Il Novecento. Dal futurismo al Neorealismo” dove la figura del Bonazza segna addirittura il primo capitolo di una cavalcata dentro l’arte del XX secolo che si concluderà con il profilo di Renato Guttuso. Un onore anche in parte giudicariese, trattandosi di un’artista che ha avuto non pochi legami con la nostra terra: il padre Ferdinando, farmacista ad Arco (antica Judicaria!), è originario di Breguzzo; l’amico intimo di una vita, l’ingegnere umanista Dante Ongari, a cui Bonazza dedicherà un intenso ritratto alla fine degli anni Cinquanta, è tra i giudicariesi più illustri del secolo scorso. A proposito dell’artista in questione, ci sembra giusto rammentare, in questa rubrica, l’antologica del Mart del 1985, “Luigi Bonazza 18771965”, il vero primo completo omaggio alla sua lunghissima parabola creativa; la mostra di Arco, presso Palazzo dei Panni, promossa dal comune tra il 2004 ed il 2005, ed il piccolo, affettuoso tributo voluto dal Guppo Culturale Bondo-Breguzzo, nell’estate 2005, presso gli spazi comunali di Casa Galazzini a Breguzzo, all’interno del progetto itinerante del Mart “Arte in Viaggio”, dove compare il cartone preparatorio di “Notte d’estate”, una fascinosa e sensuale allegoria della notte, che diventerà magnifico affresco in Villa Bonazza attorno al 1920, la stessa immagine che Vittorio Sgarbi adopera a corredo del suo capitolo sul pittore trentino. A noi assecondare gli stimoli suscitati dall’articolo citato, magari organizzando un’incursione in quel di Trento, alla ricerca di questa strana casa “dove la quotidianietà è un’intrusa,...un mondo indipendentemente dal mondo...”, dove “Bonazza trasporta nel mito la vita quotidiana...” e “la forza dell’arte è essere contemporanea”. Scrive Sgarbi: “Botticelli, Carpaccio, Bonazza sono ancora nostri contemporanei, e lo saranno anche dopo di noi, ben oltre il il tempo che fu dato loro vivere...Bonazza resterà per altri occhi; e noi non ci saremo più. Perchè, in realtà, la verità della bellezza non è mai finita”.


Cooperando Secondo le cooperative, l’intero processo innovativo è stato guidato sia dalla volontà di ridurre i costi e incrementare i ricavi sia dall’intento di investire sull’immagine e la reputazione aumentandone così la competitività sul mercato. Ma non tutti i settori mostrano il medesimo andamento. L’ortofrutticolo registra il più alto tasso di innovazioni nella conservazione e nella prima lavorazione, mentre il vitivinicolo e il lattiero-caseario nella fase di trasformazione. Nell’ortofrutticolo e nelle cantine sociali l’attività innovativa si è dedicata infine agli aspetti organizzativo-gestionali e finanziari, ovvero all’efficientamento della struttura interna. Dalle interviste emerge poi come l’opera di innovazione si sia ampliata. Le cooperative hanno infatti lavorato molto al miglioramento delle tecniche colturali/agronomiche, soprattutto con riferimento all’ortofrutticolo e al vitivinicolo, investendo molto nella lotta biologica e dunque (soprattutto nell’ortofrutticolo) anche nella revisione dei mezzi di produzione e nell’introduzione di varietà più resistenti. Investimenti che anche la cooperativa Agri 90 di Storo ha fatto e continua fare. Era il 1991 quando una trentina di soci diede vita all’impresa con l’obiettivo di promuovere la rinascita

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Una tradizione che si aggiorna

L’innovazione nelle cooperative agricole del Trentino di Alberto Carli

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ono stati presentati a gennaio i risultati emersi dalla ricerca condotta da Euricse, supportata dalla Federazione Trentina della Cooperazione e dedicata a comprendere come si trasferiscono le conoscenze nella cooperazione agricola, come si generano i processi di innovazione, quanto si innodella coltivazione del mais. Le locali banche di credito cooperativo accesero un mutuo a tasso zero per favorire gli investimenti e la Famiglia Cooperativa di Storo, proprietaria del mulino in cui gli agricoltori portavano a macinare il granoturco, cedette l’impianto alla neonata Cooperativa in comodato gratuito. Insomma, uno sforzo corale con l’obiettivo di rilanciare la produzione. Negli anni Novanta seguì pure l’intervento del Consorzio Bim del Chiese (Consorzio dei Comuni), che finanziò lo studio per la tipizzazione del seme. La produzione, ci dice il

Sono tante le domande che sorgono quando si pensa alle proprie radici, a quanto siano articolati e lunghi ir ami dell’albero genealogico della nostra famiglia. La curiosità è tanta quando ci si sofferma a pensare da dove veniamo, esattamente, solo pochi però, perlopiù persone appassionate di storia, sono riusciti a ricostruire il proprio passato nei dettagli. Uno di questi è senz’altro Gianni Tagliaferri di Creto che in questi ultimi anni ha lavorato assiduamente alla ricostruzione dell’albero genealogico della famiglia “Taffelli” riuscendo così ad elaborare un libro dal titolo “La saga dei Taffelli nella Pieve di Bono”. Un lavoro durato oltre cinque anni e reso possibile, confida Gianni, grazie alla disponibilità e passione di Antonio Armani che ha dedicato molto tempo alla realizzazione del libro. «Penso che - commenta l’autore del libro Gianni Tagliaferri - la ricerca del proprio passato sia un desiderio innato nell’uomo. Quando poi scopri che il passato è una Storia importante e gloriosa per le sorti dei luoghi che ancora si abitano, ecco che la ricerca diventa talmente interessante e ricca di valori familiari ce si vorrebbe giungere proprio all’inizio, alle origini della propria famiglia. Un desiderio che probabilmente rimarrà insoddisfatto ma la ricerca effettuata ci ha permesso di andare molto lontano nel tempo, in un periodo storico che giammai avrei pensato d poter documentare.» La famiglia “Taffelli” è una delle famiglie storiche della Pieve di Bono che ha saputo dare, in ogni epoca, molto alla comunità favorendone an-

direttore Arturo Donati, nel giro di poco più di un quarto di secolo è passata da trecento a oltre tredicimila quintali; la farina

va e verso quali obiettivi. Si è trattato nello specifico, di un’analisi realizzata attraverso le risposte dei protagonisti: sono state intervistate 19 cooperative e 135 soci di cooperative attive in Trentino nei settori ortofrutticolo, vitivinicolo, lattiero-caseario, zootecnico.

gialla di Storo è diventata famosa e occhieggia dai menù di molti ristoranti tipici nazionali; i soci della Cooperativa sono passati

da trenta a centoventi. Ma Agri 90 ha deciso di andare oltre, lavorando alla creazione di un polo dei cereali nella valle. È così che da un paio d’anni è stata riscoperta la coltivazione del frumento, alla quale dal 2018 si è affiancata la produzione (per ora marginale) del grano saraceno. Il Presidente Vigilio Giovanelli evidenzia, infatti, che nel corso degli ultimi anni sono stati fatti investimenti per circa tre milioni e mezzo di euro (2010-2011) e successivamente nel corso del 2017 si sono operati altri investimenti per mezzo milione per la copertura dei si-

los e per nuovi macchinari, e che altri se ne dovranno fare per portare avanti i progetti e nuove produzioni nell’ambito del piano cerealicolo. Il messaggio più positivo, continua il Presidente, è quello di aver ridato dignità ad un territorio e aver instillato nella popolazione la convinzione di avere un prodotto da offrire all’esterno della valle. Oltretutto i terreni recuperati consentono una integrazione di reddito a chi ancora lavora in fabbrica e un reddito ad un gruppo di agricoltori professionali. Basti pensare che negli ultimi anni la Cooperativa Agri 90 distribuisce ai produttori un milione e mezzo di euro ogni anno e il granoturco è diventato il “re dell’agricoltura di valle” che dalla piana di Storo si è espanso al resto del comprensorio giudicariese.

Il libro di Gianni Tagliaferri

La saga dei Taffelli che lo sviluppo e la crescita sociale: dottori, farmacisti, produttori e venditori di birra. La figura più importante e senz’altro più significativa fu certamente Giacomo Fortunato Taffelli che donò nel 1843 ai Comuni della ex Comunità della Pieve di Bono la cifra di £ 200.000 per permettere la costruzione del nuovo ospedale di Strada. «Una figura - scrive l’autore - che per il bene fatto andrebbe rivalutata e ristudiata, per quanto il suo gesto ancora oggi si rivela importante ed attuale con l’importante ruolo che ancora oggi riveste nella comunità la casa di soggiorno per anziani.» La storia della famiglia di di Gianni parte invece nel 1857, anno di nascita di Domenico Taffelli “Voltolin”, genitore con la moglie Santa dei fratelli Elena, Modesta, Adele, Fedele, Vittorio e Maria. Proprio da questa data si inizia ad avere testimonianza diretta con ricordi, fotografie e immagini di coloro che sono stati i bisnonni, nonni e genitori. Dalla ricerca effettuata si scopre che i Taffelli arrivarono nella Pieve di Bono, più precisamente nella Villa di Prezzo,

tra il XIII ed il XIV secolo. Probabilmente in arrivo dalla vicina provincia Bresciana. Una prima ufficiale notizia la si trova sulla pergamena n. 10 della Curazia di San Lorenzo in Por. A legare Gianni alla famiglia “Taffelli” è la

mamma Vittorina, classe 1933, figlia di Domenico Vittorio Taffelli (1894 1960) che si sposò con Paolina Maestri madre di cinque figli. «Mi preme ringraziare - conclude l’autore - lo storico Antonio Armani per il prezioso supporto nelle varie fasi di ricerca. Il libro voglio dedicarlo in modo particolare a tre donne che hanno avuto nella mia vita un ruolo fondamentale: mia nonna Paolina, della quale rimane intatta la nostalgia ed il ricordo della sua bontà di animo e di spirito; mia mamma Vittorina, perchè l sua grandezza è sotto gli occhi di tutti per aver cresciuto una famiglia dovendo superare difficoltà insormontabili con una forza d’animo di grande donna d’altri tempi; mia moglie Silvia per aver condiviso con me questo cammino di vita assieme.» Una ricerca che ha permesso di mettere nero su bianco la storia di una delle più importanti famiglie della Pieve di Bono quale riconoscente segno per chi ormai non c’è più ed importante esempio per le future generazioni dei “Taffelli”. (Marco Maestri)


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Attualità

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Dai dati 2018 anche le esigenze della viabilità giudicariese: a Pinzolo 13 mila auto al giorno nelle feste

Polizia locale, lotta alla guida sotto stupefacenti e con il cellulare di Chiara Garroni I più giovani erano diciassettenni, i più vecchi 35enni. Molti degli arrestati, oltre a spacciare, erano anche consumatori. Alcuni dei segnalati erano clienti assidui, con acquisti quasi quotidiani: furono accertate oltre 1.100 cessioni per un totale stimato di 2 chili di cocaina e 6 chili di hashish e marijuana, per un valore al dettaglio di 400 mila euro. L’uso di cannabinoidi da molti non è considerato un problema; le “canne” sono state sdoganate in un certo qual modo negli anni, ma la marijuana provoca danni elevati, quella che circola oggi inoltre, è stata modificata con dei principi attivi più forti. I Corpi di Polizia locale fra i molti compiti hanno anche quello del controllo dell’uso di stupefacenti da parte di chi guida. In realtà questo aspetto è piuttosto limitato numericamente. Nell’ultimo anno, nelle Giudicarie Centrali, sono stati tre i conducenti trovati sotto effetto di droghe, e tre sono state le persone che coltivavano stupefacenti. Ora poi sta tornando l’eroina, che era quasi sparita, e non si pensi che sniffarla sia meno pericoloso rispetto al “buco”. Qui non vogliamo fare un compendio dei danni fisici e psichici delle sostanze stupefacenti, che sono ampiamente comprovati, ma vogliamo evidenziare come, a motivo delle modificazioni nella percezione spaziotemporale, risulta pericolo-

Secondo i dati di un recente rapporto dell’Osservatorio per la salute della Provincia di Trento, il 15% della popolazione fra i 15 ed i 65 anni ha usato stupefacenti nell’ultimo anno: in Giudicarie sono più di 3.600 persone. La scorsa primavera nel Lomaso in una coltivazione di Cannabis sativa furono trovasissimo guidare, e dunque le sanzioni sono pesanti, e prevedono anche pene detentive oltre che multe salate. Con il comandante della polizia locale Giudicarie Carlo Marchiori, facciamo il punto delle sanzioni previste dal Codice della strada per chi guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti: multa da 1.500 a 6.000 euro e arresto da 6 mesi a un anno, più sospensione della patente da 1 a 2 anni e, a seguito di condanna, confisca del veicolo. Se è stato provocato un incidente, le sanzioni vengono raddoppiate e c’è la revoca della patente. Se poi ci sono morti o vengono causate gravi lesioni, si rischia il carcere fino a 12 anni. Un aspetto della guida che è numericamente molto rilevante è l’uso dei cellulari al volante. Non solo per telefonare, ma soprattutto inviare sms, usare WhatsApp, postare sul profilo Facebook. Dieci secondi di distrazione a 50 km/ora sono 140 metri di strada percorsi alla cieca e diversi studi dimostrano che 3 incidenti su 4 sono dovuti a distrazione. Ultimamente alcuni servizi mirati, hanno permesso di sanzionare una cinquantina di furbetti del cellulare, mentre in Valle del Chiese sono state 17 le sanzioni per

l’uso del telefonino. Vediamo le sanzioni per il Codice della Strada: nelle Giudicarie centrali 205 veicoli non revisionati, 111 sorpassi vietati, 62 velocità pericolosa, 49 utilizzo cellulare, 31 auto senza assicurazione. In Valle del Chiese 309 per velocità, 89 senza revisione, 56 sorpassi, 27 soste irregolari, 17 sia uso cellulare che mancata assicurazione. Per quanto riguarda l’infortunistica, ci sono stati 28 incidenti con 31 feriti e due morti in Giudicarie, 27 incidenti in val del Chiese, con 26 feriti. A Pinzolo 29 incidenti rilevati, mentre dei 2.485 verbali effettuati, la gran parte è relativa

te circa mille dosi fra marijuana ed hashish. Ricordiamo che nel marzo del 2018 una operazione antidroga dei Carabinieri, denominata “Judicarien”, segnalò 58 persone al Commissariato del Governo di Trento, e portò all’esecuzione di 10 ordinanze di custodia cautelare.

alla sosta irregolare dei veicoli. Mancate revisioni 71, mancata assicurazione 16. E a Pinzolo c’è da segnalare il punto più critico della viabilità: il passaggio della Statale 239 all’interno dell’abitato. Dalle telecamere di lettura targhe si è visto che nel periodo a

ridosso del Capodanno c’è stata una media di 13 mila veicoli al giorno in entrata. Bisognerà porre rimedio a questa situazione, che sembra davvero insostenibile nei giorni di punta. La circonvallazione di Pinzolo è un’opera attesa da molti anni, è giudicata da tutti in-

dispensabile per liberare il paese dalla morsa del traffico di passaggio, e cruciale per l’intero ambito turistico della Rendena. Nell’ottobre del 2013 il dirigente dell’Agenzia provinciale per le opere pubbliche approvò lo schema per il bando, che venne pubblicato qualche giorno dopo. Nel maggio 2014 la Provincia sospese l’appalto perché era cambiato il quadro finanziario, e rinviò la definizione dei tempi di realizzazione dell’opera con le risorse finanziarie del bilancio provinciale negli esercizi successivi. Ora la nuova giunta provinciale, che vede al suo interno il pinzoler Roberto Failoni, riuscirà a realizzare quest’opera? Per quanto riguarda l’abbandono di rifiuti, a Pinzolo ci sono state 38 violazioni, 27 in Giudicarie centrali ed Esteriori, 13 in val del Chiese. Sulla questione rifiuti non si può fare affidamento solo sulle telecamere: non ci sono dappertutto, né ci saranno, e se uno ha un cappuccio e va a piedi, non è riconoscibile. Ultimamente ci sono state alcune segnalazioni di persone che, accortesi che qualcuno buttava l’immondizia per strada, ha segnalato la targa ai vigili, ed è stato possibile comminare la sanzione. Come sempre, dovrebbero essere l’educazione ed il senso civico a far funzionare bene le cose, ma sarà così?


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Salute

FEBBRAIO 2019 Quando il grano era Italiano

Mettere le mani in pasta di Gianni Ambrosini Sono passati degli anni da allora e anche la realtà agricola cerealicola italiana ha subito dei cambiamenti epocali importanti. Si coltivava, almeno nel centro-sud dell’Italia, la varietà di grano duro Senatore Cappelli e il grano tenero chiamato Carosella. Il Senatore Cappelli era un cultivar selezionato dal genetista Stampelli, che lo aveva chiamato cosi in onore del senatore Cappelli , colui che gli aveva permesso di coltivarlo nei suoi terreni in Puglia. La Carosella era invece un cultivar di grano tenero sempre delle regioni del sud dell’Italia. Per ragioni prettamente economiche, la coltivazione dei grani italiani è andata calando e il nostro approvvigionamento è stato assicurato per anni dall’importazione di grano canadese e americano. Negli ultimi tempi grande era l’apprensione per la contaminazione di questi cereali da parte di Glifosato e Micotossine. Il Glifosato, noto erbicida della Monsanto, veniva usato in fase di pre-raccolta del grano per favorirne l’essicazione. Ma sotto la spinta costante dell’opinione pubblica, sempre più informata dei rischi per la salute legati all’uso massiccio di anticrittogamici, necessari in ambienti umidi, le cose in Italia sono nettamente cambiate. L’importazione di grano canadese e americano è letteralmente crollata negli ultimi 2 anni : da 1 miliardo di kg del 2016 si è passati ai 43 milioni per il Canada ( - 89% )

Un pomeriggio di tanti anni fa mio padre mi disse con fare solenne: “Ti porto a vedere una mietitrebbiatrice autolivellante”. Era più o meno grande come un grosso camion ma si contorceva come un millepiedi per adattarsi al terreno scosceso e la cabina del manovratore (miracolo), restava sempre orizzontale… Poi, arrivata in fondo al campo

nel 2018 e i 190 milioni del Messico sono scesi praticamente a zero. Dalla Russia si è avuto un meno 14% e dagli USA un meno 50%. Ora importiamo dalla Francia e dalla Grecia ( +110% e + 190% ). Essendo le regioni di produzione soleggiate ed europee c’è meno necessità di antiparassitari disciplinati oltresì dalle leggi comunitarie. Inoltre la legislazione è cambiata e i produttori devono indicare in etichetta la provenienza della materia prima usata: in questo caso il grano. Ma c’è di più, l’agricoltura ha ripre-

Il Giornale delle Giudicarie mensile di informazione e approfondimento

Anno 17 n° 2 febbraio 2019 Editore: Associazione “Il Giornale delle Giudicarie” via Circonvallazione, 74 - 38079 Tione di Trento Direttore responsabile: Paolo Magagnotti Coordinatore di Redazione: Denise Rocca Comitato di redazione: Elio Collizzolli, Aldo Gottardi, Matteo Ciaghi, Denise Rocca Hanno collaborato: Gianni Ambrosini, Adelino Amistadi, Mario Antolini Musòn, Enzo Ballardini, Giuliano Beltrami, Giacomo Bonazza, Alberto Carli, Massimo Ceccherini Podio, Francesca Cristoforetti, Chiara Garroni, Enrico Gasperi, Alfio Ghezzi, Marco Maestri, Mariachiara Rizzonelli, Tiziano Salvaterra, Alessandro Togni, Alberta Voltolini, Ettore Zampiccoli, Marco Zulberti Per la pubblicità 3356628973 - 338 9357093 o scrivere a sponsorgdg@yahoo.it Il giornale è aperto a tutti. Per collaborare si può contattare la redazione (3286821545) o scrivere a: redazionegdg@yahoo.it Direzione, redazione via Circonvallazione, 74 - 38079 - Tione di Trento Stampato il 31 gennaio 2019 da Sie Spa - Trento Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 1129

so a produrre i vecchi grani Italiani: la Carosella, antico grano tenero è diventata DOP ed è quindi soggetta ad un disciplinare molto controllato, a garanzia della genuinità nel rispetto delle regole. La si trova in commercio con la dizione di grano tenero “Carosella del Pollino”. Lo stesso sta avvenendo per il Senatore Cappelli che viene ormai coltivato in tutto il centro sud Italia e non solo. La dizione “grani antichi” e la ricerca degli stessi da parte di aziende sempre più rispettose dell’ambiente e delle ricadute sulla salute sta facendo emergere la consapevolezza che italiano è meglio soprattutto se “pulito“. Se l’importazione ha cambiato nettamente rotta, la molitura resta il problema di base in termini salutistici. Perché è arcinoto che del chicco di grano di qualsiasi tipo esso sia “buttiamo”, letteralmente, tutto quello che c’è di buono. Il germe ricco di acidi grassi farebbe irrancidire le farine e quindi viene scartato, la crusca ricca di fibre e di sali minerali conferirebbe una caratteristica di ruvida grossolaneria che darebbe problemi di lievitazione alle farine e non sarebbe molto gradita al palato e così viene scartata. Resta il solo bianco candore dell’amido, restano le calorie, resta il glutine. In base al grado di abburattamento abbiamo farine molto raffinate di grano tenero OO, O, 1, 2. Mentre per il grano duro abbiamo la semola e la semola rimacinata. I prodotti finali, la pasta e il pane, risentiranno in

che stava mietendo, scaricava tutto il grano che aveva in corpo nel cassone del trattore. La paglia la lasciava cadere mentre trebbiava. Due persone facevano tutto e in un attimo era scomparsa la scenografia dell’aia, quando decine di persone sudate e coperte di polvere si affannavano in mille mestieri. cidi essenziali, i sali minerali. Ma la molitura a cilindri ha cambiato le cose e il pane e la pasta che quotidianamente compaiono sulla nostra tavola hanno perso molto in “naturalità”. Però la crescente voglia di informazione e di conoscenza motiva sempre più gente fare ed informarsi. Il rapporto con il cibo diventa sempre più pervasivo di notizie tutte orientate ad un maggiore guadagno in salute. Impastare della farina per farsi delle tagliatelle è alla portata di tutti. Ma imparare a fare il pane è un’esperienza prima di tutto “culturale”. Si parte dalla farina e il primo gradino di difficoltà riguarda la forza della stessa, espressa

termini salutistici e organolettici della qualità della farina usata e del tipo di molitura. Integrale è meglio, la farina OO è veleno. Un chicco di grano possiede tutte le potenzialità per dare origine alla pianta e farla crescere. A maggior ragione potrebbe trasferire a noi, come del resto è stato nel corso dei secoli, tutti i suoi contenuti di salute: i grassi, le fibre, le vitamine, gli aminoa-

con la sigla W: la capacità di assorbire liquidi durante l’impasto e di trattenere i gas durante la lievitazione. Poi c’è il lievito : quello di birra facile da usare si trova in commercio. Ma sempre di più si parla di lievito madre. E qui se ne sentono di ogni. Non è altro che un processo di fermentazione, come ce ne sono tantissimi in natura, che porta alla selezione di bacilli e lieviti

in ambiente selezionato, che digerendo gli zuccheri della farina producono gas ( CO2 ) che va ad imbrigliarsi nella rete del glutine e fa gonfiare il nostro impasto. Qualsiasi fornaio è in grado di fornircene e di insegnarci quei piccoli trucchi per governarlo: i famosi rinfreschi. Poi c’è l’acqua, meglio se ricca di calcio. Poi c’è il sale, che stabilizza la maglia del glutine. Poi ci sono i dolcificanti, i miglioratori, c’è il maltaggio tutte cose che a noi “scolari della panificazione” non interessano. Poi la cottura che sfruttando la caramellizzazione degli zuccheri ( la reazione di Maillard ) dà quel bel colore marrone alla nostra crosta e crea gli alveoli della mollica. E poi ci sono gli errori che causano difetti nel pane e che ci scoraggiano dal continuare. Può risultare insipido perché abbiamo lasciato lavorare troppo il lievito, può risultare acido per lo stesso motivo, può sapere di lievito perché ne abbiamo messo troppo e abbiamo sbagliato l’impasto, la mollica ha delle bolle molto grandi perché la temperatura dell’impasto era troppo alta, o la mollica è troppo compatta perché l’impasto era troppo asciutto, o vi sono degli strappi laterali nella forma del pane per scarsa lievitazione finale. È solo il provare e riprovare che ci porta a migliorare un processo che migliaia di persone mettono in atto ogni notte per darci il nostro pane quotidiano: i nostri panificatori. Ma il pane e la pasta sono gli alimenti principali della nostra dieta e scoprire e padroneggiare i processi biologici che ne sono alla base e li governano non può che arricchire le nostre conoscenze per indirizzare al meglio le nostre scelte che possono incidere positivamente o negativamente sulla nostra salute.


La Ricetta

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FEBBRAIO 2019 4.000 euro donati al Comune di Dimaro-Folgarida

Campionato trasporto infermi a Pinzolo: solidarietĂ senza limiti

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La Cassa Rurale Giudicarie Valsabbia Paganella promuove due percorsi formativi per aziende produttive e agricole

Al via la formazione con Inbusiness e Agribusiness

“Il percorso “InBusiness” giunge quest’anno alla sua terza edizione: le prime due edizioni, che si erano tenute una nella bassa Valle del Chiese ed una in Vallesabbia, hanno avuto un ottimo riscontro sia in termini di partecipazione che di soddisfazione dei partecipanti” commenta il Direttore Donati. “Per quest’anno abbiamo deciso di riproporre il percorso formativo InBusiness per le aziende delle Giudicarie Centrali ed Esteriori e della Valle del Chiese. Tenendo conto anche delle specificità agricole del territorio delle Giudicarie, abbiamo organiz-

Da febbraio saranno due le opportunità messe a disposizione della Cassa Rurale Giudicarie Valsabbia Paganella per le aziende che operano nelle Giudicarie, e che rispecchiano zato anche un percorso formativo specifico per l’agricoltura. In generale riteniamo importante che le nostre aziende investano in formazione: il nostro obiettivo è quello di offrire degli strumenti conoscitivi che permettano all’imprenditore di gestire meglio la propria azienda.” Per quanto riguarda i programmi dei due percorsi, la cassa Rurale precisa che “InBusiness”, si

rivolge principalmente ai titolari ed a coloro che rivestono funzioni di responsabilità all’interno delle imprese produttive del nostro territorio. Toccherà i temi della valutazione economica, organizzativa e finanziaria della propria impresa e della pianificazione strategica del business. Il corso, organizzato in collaborazione con la società di consulenza Care s.r.l. e con il patrocinio della Comunità delle

la volontà della Cassa di mettere in campo azioni concrete volte a sostenere, non solo dal punto di vista finanziario, il tessuto economico in cui essa opera. Giudicarie si svolgerà a Tione da Febbraio a Maggio, e prevede 7 moduli per un totale di 32 ore d’aula. “AgruBusiness”, la nuova proposta della Cassa Rurale, si rivolge a tutti coloro che si occupano di agricoltura, ovvero a coloro che sono già titolari di impresa agricola piuttosto che giovani interessati ad avviare un’azienda in questo ambito. Il percorso, che si svolge

in collaborazione con Agriduemila (Gruppo Codipra), ha l’obiettivo di offrire strumenti che favoriscano la sostenibilità economica ed ambientale della propria azienda. Saranno trattati sia argomenti tecnici come la meteorologia e l’agricoltura di precisione, ma anche tematiche di più ampio respiro come l’organizzazione aziendale, il bilancio, la gestione del rischio, oltre ad un modulo specifico sul tema

del passaggio generazionale. Il corso si svolgerà a Ponte Arche, presso la sede della Cassa Rurale e prevede 6 incontri per un ottale di 18 ore ed un viaggio di studio a conclusione del percorso. Per partecipare ai corsi è necessario iscriversi: entro il 15 febbraio per AgriBusiness ed entro il 19 febbraio per InBusiness. Tutte le informazioni relative ai programmi e alle modalità di iscrizione sono disponibili sul sito della Cassa Rurale, presso gli sportelli oppure è possibile richiedere informazioni scrivendo a relazioni@lacassarurale.it

Sviluppare l’autonomia dei giovani con disabilità intellettiva

Il nuovo Modello “Capacity” diAnffas In Anffas si sostiene infatti come, posto che tutte le persone hanno il diritto di avere un controllo sulle decisioni che riguardano la propria vita, attraverso il giusto sostegno ciò possa riuscire anche alle persone con disabilità intellettiva. Conseguentemente, Anffas Trentino ha attivato un percorso progettuale che ha visto la creazione di una task force composta da persone con disabilità intellettiva, famiglie, esperti, operatori dei servizi e dei sistemi di giustizia e del sociale destinato a sperimentare modelli e pratiche innovative di sostegno ai processi de-

Il prossimo 18 febbraio la vicepresidente di Anffas trentino con delega alle periferie, già referente del Centro Anffas di Tione Frida Catozzo Rossaro presenterà a Roma i risultati finali della sperimentazione di un progetto realizzato prescisionali. Tra queste la progettazione individualizzata centrata sulla persona, reti di sostegno formali nell’ambito dei servizi e reti di sostegno informali chiamate “circoli di supporto”. Attraverso quindi la sperimentazione della pratica di supporto tra pari o “peer support” i ragazzi, sostenuti da un ambiente sicuro che facilitava il confronto e permetteva loro di soste-

nersi a vicenda durante la presa di decisione, in se-

so il Centro Per.La, Centro per l’acquisizione dei pre-requisiti all’inserimento lavorativo delle persone con disabilità intellettiva, di Arco volto a rafforzare l’autonomia decisionale nelle persone con problemi di disabilità. guito ad alcuni incontri ricchi di scambi di esperienze e pareri personali, hanno progressivamente imparato a prendere in autonomia decisioni che riguardano la propria vita quotidiana e lavorativa e a saper chiedere aiuto in caso di bisogno. La sperimentazione, seguita dalla pedagogista di Anffas Trentino Onlus, la dottoressa Elisa De Bastiani, insieme agli educatori

Francesco Fiorio e Lara Tamburini, ha visto la partecipazione diretta di due persone che frequentano il Progetto Per.La di Arco e due di Trento: Ilaria Pellegrini, Anna Casagranda, Sergio Frigo e quell’Andrea Degli Esposti che assieme all’amico Lorenzo Zulberti solo due mesi fa ha partecipato alla “Maratona di New York”. Il progetto capacity, ora

in fase sperimentale e di validazione coordinata a livello nazionale, si pone comunque l’obiettivo di allagare l’opportunità di accesso ad altri giovani trentini. Quest’innovativa esperienza di Anffas Trentino Onlus è stata portata lo scorso novembre ad un recente Convegno Internazionale a Roma dal titolo “Anffas 60 Anni di Futuro. Le nuove frontiere delle disabilità intellettive e disturbi del Neurosviluppo” e sarà ancora presentata a livello nazionale, ancora a Roma, appunto il prossimo 18 febbraio. Mariachiara Rizzonelli


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Parlando giudicariese

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Parlando giudicariese

Riferendomi alla gestione del bene comune, fra le mie esperienze pubbliche posso annoverare la mia partecipazione a due tornate consiliari nel Comune di Tione di Trento: una prima con la Democrazia Cristiana in minoranza, ed una seconda, ad otto anni di distanza, con gli Indipendenti come vicesindaco ed assessore alla cultura. Non ho motivo di sentirmene fiero poiché, sia durante gli incarichi avuti che soprattutto successivamente, mi sono reso conto che non ero preparato a gestire la cosa pubblica in maniera adeguata; ossia ho capito che avrei avuto bisogno di ben altra preparazione, specie in campo giuridico, amministrativo ed economico. Ho lasciato il campo portandomi via la convinzione che senza un’adeguata e non superficiale formazione non si possono affrontare, in maniera consona, le problematiche da affrontare con tempestività e con decisione al fine di risolverle a favore delle popolazioni interessate. Ripensando per l’ennesima volta a quell’esperienza intensamente vissuta negli anni Sessanta/Settanta del secolo scorso, mi è venuta in mente la parola Regolamenti, suggeritami anche dalla continuata consultazione degli antichi Statuti medioevali che opportunamente erano definiti “Regola”: ossia norme scritte ma da osservare giorno per giorno a scapito di essere esclusi dalla Communitas. Per pura curio-

L’ordinaria amministrazione nei Comuni La sottovalutata importanza dei “Regolamenti” di Mario Antolini Musón In questa rubrica mensile mi permetto di scorazzare fra ricordi, letture, esperienze che si riflettono sul territorio delle Giudicarie; mia terra di nascita e di attento studio, che vorrei riuscisse a manifestarsi e ad essere riconosciuta come quella che sostanzialmente è: ossia un autentico “paradiso terrestre” sempre che si riesca a conoscerle in tutte le sue sfumature geografisità informativa ho voluto chiedere l’elenco dei Regolamenti del Comune di Tione e, per cortesia dell’Amministrazione, ne sono venuto a conoscenza. Sono una cinquantina e trovo utile riportarne la sequenza, poiché non ricordo che nei consigli comunali dei miei otto anni di consigliere se ne sia parlato almeno una volta; si ritenevano (e ho la sensazione che si ritengano tuttora) conosciuti ed applicati senza verificare se effettivamente e meticolosamente siano osservati ed attuati giorno per giorno. Eppure essi sono l’intelaiatura necessaria per il buon andamento e la buona gestione del bene pubblico che - come è scritto a chiare lettere negli Statuti di Tione del 1579 - “deve essere preferito al bene privato”. Eccone l’elenco: Regolamento Acconciatore estetista; reg. Acquedotto; reg. Albo Associazioni; reg. Applicazione ai tributi comunali accertamento con adesione; reg. Applicazione contributo di concessione; reg. Armi Polizia locale; reg. Asilo nido; reg. Assegnazione legname da opera uso interno; reg. Asuc Part legna; reg. Biblioteca; reg.

Canone di pubblicità; reg. Comitato locale Saone; reg. Commercio su area pubblica; reg. Commissioni consiliari; reg. Compartecipazione spese ricovero; reg. Contabilità; reg. Contratti; reg. Contributi; reg. Corpo Intercomunale Polizia Locale; reg. Cosap; reg. Disciplinare ricoveri; reg. Polizia urbana; Regolamento Edilizio; reg. Gestione rifiuti urbani ed assimilati; reg. Fognatura; reg. Funghi; reg. IMIS; reg. Internet Biblioteca; reg. Interno Consiglio comunale; reg. Mercati comunali su area pubblica; reg. Missioni Amministratori; reg. Notiziario comunale; reg. Organico Personale

che e storiche ed farle conoscere; ma, soprattutto; ad essere gestire nel migliore dei modi e con rara, ma tradizionale oculatezza. Non ho consigli a vànvera né tanto meno inutili ed inopportune critiche; mi permetto unicamente di proporre argomentazioni e problematiche sulle quali riuscire a “pensàrghe sù” fra amici che si sentono familiarmente in un unico “gróp”.

dipendente; reg. Organizzazione Uffici; reg. Partecipazione e consultazione cittadini; reg. per l’Applicazione della tariffa sui rifiuti (TARI); regolamento della Comunità: reg. per il Diritto di informazione e di accesso ai documenti amministrativi; reg. per il Servizio pubblico non di linea mediante noleggio con conducente; reg. per l’Insediamento delle medie strutture di vendita; reg. per l’Utilizzo degli impianti di videosorveglianza; reg. Polizia mortuaria e cimiteriale; reg. Premi di studio; reg. Servizio di trasporto pubblico non di linea; reg. Sito web e gestione albo pretorio elettronico; reg. sul Procedimento amministrativo; reg. sulla Tutela dei dati sensibili e giudiziari; reg. Tagesmutter; reg. Uso e gestione Bocciodromo; reg. Vigili del Fuoco Volontari; Codice Disciplinare e di comportamento dei Dipendenti comunali. Se questi sono i Regolamenti del Comune di Tione di Trento se ne deduce che sono pure i regolamenti di qualsiasi altro Comune amministrativo. Tuttavia - almeno a mia impressione - non se ne parla mai, non si tirano mai in ballo; ho la sensazione che quasi tutti gli Amministratori pubblici non ne siano a conoscenza (come io non lo

ero stato durante gli otto anni da amministratore). E i cittadini? Hanno alle loro spalle tanto di apparato giuridico attraverso il quale potrebbero chiamare in causa chi di competenza nella eventualità che non fossero debitamente osservati ed applicati, e neppure sanno che esistono degli specifici regolamenti in ogni settore della vita pubblica comune e che reclamano una meticolosa e tempestiva applicazione. In vari periodi mi sono trovato a compilare varie pubblicazioni (depliant) in vista delle elezioni comunali; in quell’occasione mi ero meravigliato nel constatare che i vari contendenti non si interessavano quasi mai dell’ordinaria amministrazione, soffermandosi, invece, quasi soltanto sull’amministrazione straordinaria campata su quello che avrebbero voluto sognare e fare; mentre, invece, a mio avviso - proprio in vista delle elezioni avrebbero dovuto impegnarsi a rendersi persone responsabili e capaci nell’avvertire l’elettorato che essi si sarebbero particolarmente impegnati a perseguire l’ordinaria amministrazione che è quella di cui i cittadini hanno bisogno: la pulizia e la manutenzione della viabilità, l’ordine pubblico, l’efficienza

scolastica, l’illuminazione e la rete idrica e fognaria, i servizi cimiteriali, l’efficienza degli uffici comunali, i parcheggi, la regolamentazione del suolo pubblico (in paese e fuori), la raccolta delle immondizie e via dicendo, l’aggiornamento degli “albo comunali” e la tempestiva e peculiare comunicazione di quello che si è fatto e si sta facendo. Queste considerazioni non riguardano, certo, soltanto le situazioni locali, bensì si riflettono su tutti i Comuni amministrativi delle Giudicarie (oggi solo 22) poiché se tutti i regolamenti a disposizione fossero applicati severamente e costantemente sull’intero territorio comprensoriale, si potrebbero fortunatamente avere le Giudicarie trasformate in un’incomparabile “oasi” quanto mai ordinata, avvincente ed accogliente; così come, emblematicamente, lo è - fino ad oggi 2019 - in modo particolare l’abitato di Bondone (il paesello dei “carbonèr”!), che si presenta come “un bombo” che lascia meravigliati tutti coloro che hanno la ventura di raggiungerlo e percorrerlo a piedi: proprio colà si constata come si vive l’ordinaria amministrazione osservata in continuità dal primo all’ultimo giorno dell’anno anche singolarmente da parte di tutti i concittadini. Se tutti gli oltre 120 aggregati urbani delle Giudicarie somigliassero a Bondone, dalle Sarche a Tione, dal Càffaro a Campiglio, dal Banale al Passo Ballino avremmo un paradiso terrestre davvero unico al mondo; e per averlo come tale basterebbe l’applicazione severa e meticolosa di ogni dettato di regolamento: ossia proprio attraverso l’ordinaria amministrazione si avrebbe la chiave di volta per un bene pubblico gestito in maniera eccezionale ed a favore dei cittadini/convalligiani e dei sempre crescenti ospiti stagionali o turisti di passaggio. Che possa davvero essere così per l’oggi e per il domani.


Il personaggio Sella Giudicarie (Roncone), 18.01.2019 Raccontare una storia di vita è sempre un compito difficile, un mistero di vita, frutto dell’amore e della misericordia di tanti: si nasce da soli, si ritorna al Padre da soli, ma il percorso tra l’inizio e l’ultima tappa della nostra vita, lo facciamo in compagnia di chi ci sta vicino e condivide gioie e dolori del nostro vivere, palestra di vita. Sono nato a Roncone nel 1955 e sono cresciuto in una famiglia profondamente cristiana e contadina, arricchito dei valori più sani sin dalla mia infanzia dove, da parenti e fratelli, ho imparato ad essere soprattutto uomo al servizio di chi ci sta vicino. Dopo i primi anni di scuola ho avuto la grazia di passare l’ultimo anno delle elementari e scuole medie nell’allora “Seminario Serafico di Mattarello”, anni importanti, che mi hanno aiutato ad allargare il mio sguardo sull’umanità. Superiori tra Tione e Trento e poi dopo un lungo periodo di riflessione, “di un giovane innamorato della vita, con lo sguardo all’infinito, che dalle circostanze cercava di concretizzare il sogno della sua vita”, decisi di iscrivermi all’Università di Padova, Facoltà di Medicina: il salto era grande, ma il sogno che portavo in cuore ancora più grande: medico per gli ultimi e con uno sguardo verso l’Africa. Un pensiero che è rimasto accantonato nel mio cuore per tanti anni. Gli anni universitari sono stati molto importanti: alternavo lo studio al lavoro. Per tante estati sono stato infatti in malga per sostenermi negli studi e nella vita, e poi anche consigliere comunale del Comune di Roncone per una legislatura. Anni fondamentali per la mia vita, duri oserei anche dire, ma con l’aiuto di Dio e di molti sono arrivato fino in fondo. Durante questo periodo ebbi la grazia di incontrare attraverso un amico, i giovani “del Movimento dei Focolari”, determinante incontro che mi ha aiutato ad aprire gli occhi ad un futuro di luce e scoprire una nuova meta: contribuire a costruire la famiglia umana. la fratellanza universale! Dopo alcuni anni trascorsi a Loppiano (cittadella permanente del Movimento dei Focolari situata nel comune di Incisa Valdarno – Firenze) nel 1988 i miei compagni di viaggio m’invitarono ad andare in una nascente Cittadella, nella foresta equatoriale del Cameroon: Fontem. Partii felice; questo è un elemento importante per andare ad imparare qualcosa da un popolo nuovo, “Il Popolo Africano”. Non conoscevo la lingua e nemmeno la cultura e la tradizione di quel popolo, ma con le caratteristiche di un ronconese, con un cuore grande, generoso, limpido ed

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La testimonianza di Agostino Bazzoli, dal Camerun

Medico per gli ultimi Parlare di Africa e africani oggigiorno fa notizia. Dalle nostre parti significa di fatto parlare dei tanti giudicariesi, soprattutto religiosi ma anche laici, che hanno dedicato la loro vita a migliorare le condizioni di vita di quanti abitano questo enorme e in sé ricchissimo ma tanto sfortunato continente. Molti sono tuttora infatti i progetti sostenuti localmente per aiutare i missionari e le associazioni che continuano ad operare in Africa e numerose e meravigliose le persone che da qui vi si recano, usando spesso delle proprie ferie, per aiutare a costruire scuole, pozzi, ospedali e quanto possa essere ancora utile a risollevare le sorti delle popolazioni di quelle latitudini. Approfittando del fatto che un nostro convalligiano,

aperto all’ avventura e soprattutto con una gran fede nel Padre Celeste, approdai nella foresta africana. I primi anni sono stati impegnativi, lavorai duro nell’Ospedale “Maria Salute dell’Africa” a Fontem e dopo qualche tempo venni trasferito a Bamenda, una città che dista 160 km da Fontem: lavoravo in tre ospedali e mi recavo regolarmente alle prigioni. Dopo qualche anno, in seguito ad un lavoro impegnativo, ebbi un crollo fisico che m’ obbligò ad un periodo di riposo per alcuni “lunghi” mesi. Ritornai a Fontem con un compito nuovo e vi rimasi per circa due decenni. Da poco sono ritornato a Bamenda e continuo il lavoro di medico con uno sguardo alle prigioni. Diciamo che son andato in Africa non solo come medico ma soprattutto come “uomo di Dio” e sono riuscito nella massima umiltà, prima di tutto ad imparare dall’Africa in senso generico (ambiente, tradizioni, costumi, etc.), ma soprattutto dalle persone africane…. non è una parola fatta “ma è più quello che ho ricevuto di quello che ho dato”. Sono stato con giovani, famiglie, comunità di villaggio e pur sentendomi un nulla, penso di aver donato un po’ d’ amore a tutti: doni, doni e ricevi. Ricevi a tal

punto che in tanti mi dicono “tu sei bianco fuori, ma dentro sei nero”,un bel complimento! Durante i trent’ anni vissuti in Cameroon le esperienze fatte sono molte ed intense: dalla riconoscenza dei tanti pazienti curati ai numerosi bambini che per le strade mi salutano col mio nome Africano (Dr. Tim), alle visite regolari ai villaggi interni di Besali nel cuore della foresta equatoriale dove i medici, con pochi mezzi, riuscivano a garantire la salute alla popolazione del posto. A tal proposito voglio ricordare la Regione Toscana che, attraverso il progetto “Unico”, ci ha aiutato a costruire una scuola ed un piccolo ospedale e ciò ha permesso di evitare che tante mamme incinte dessero alla luce i loro piccoli sulla strada, prima di raggiungere a piedi l’ospedale più vicino di Fontem. Sempre presenti sono nel mio cuore due ragazze: Julie di 13 anni, poliomielitica dall’ età di 10 mesi e Viranda di 12 anni, che ha subito l’amputazione della gamba destra; le ho seguite ed aiutate per tanti anni. Il poter dare senza pretendere nulla in ritorno ti stanzia nella carità; e poi se in qualche modo si arriva, non solo con loro (africani) ma con tutti alla reciprocità, allora la gioia è più grande, e basta

il dottor Agostino Bazzoli, originario di Roncone di Sella Giudicarie e medico missionario in Camerun, sta passando alcuni mesi nel paese prima di ritornare in Africa, gli abbiamo chiesto di raccontarci dei suoi trent’anni passati in questa terra, e come ne immagina il presente e il futuro. Le sue parole testimoniano tra il resto quanto l’essere cresciuto in un ambiente ricco di una fede semplice, molto pratica e all’insegna dei valori umani abbia forgiato il suo carattere, accrescendo in lui il desiderio di fare qualcosa di buono per chi ha davvero poco. Una testimonianza la sua che può offrire uno spunto di riflessione a quanti stiano cercando un nuovo senso al proprio vivere.

poco, perché tutti possiamo donare un sorriso, una parola o una preghiera. Tanti mi chiedono come sta andando; se penso al momento che stiamo vivendo in Camerun in particolare nella parte “anglofona” mi viene da dire che le cose non vanno bene. Dopo tanti anni di apparente pace siamo arrivati ad un difficile confronto tra la parte francofona ed anglofona: non ci si capisce, non c’è possibilità di dialogo e la conseguenza è il disordine, l’instabilità sociale ed economica. Chi ne soffre di più sono le popolazioni locali ed i bambini; i giovani

in particolare, che non possono avere una vita in pace e senza paura, sognano di andarsene da queste terre di guerra: guardano all’Europa e all’America come a delle nazioni dove almeno si può vivere in pace e con qualche possibilità in più rispetto all’Africa! Certo l’Africa è grande, giovane, con un potenziale enorme, sarà il futuro del Mondo, di un mondo più buono più fraterno; vorremmo che gli africani si rimboccassero le mani e facessero della loro terra una “casa di lavoro”, ma in questo momento non ci sono le condizioni: “le ferite la-

sciate sui corpi di sta gente” e il continuo sfruttamento incontrollato di risorse da parte di altri non permettono un imminente risorgere politico e sociale della bella Africa. Il problema di coloro che lasciano l’Africa c’è; è vero che “lasciano qualche briciola in cerca di un pezzo di pane” e di una vita più in pace…ma ricordatevi che dal loro cuore “la loro Terra” non gliela toglie nessuno. Alla Chiesa ed al mio carissimo paese vorrei dire di continuare ad avere uno sguardo verso l’altro, di aprire sempre il cuore all’ altro, al diverso, avendo in mente un mondo più fraterno. Il dono che possiamo fare a questo continente è “di non dimenticarci di questo Popolo e di questa Terra” e, se si può, di andare a dar loro una mano; tutti abbiamo la possibilità nel nostro piccolo di investire del nostro. Forse mi sono dilungato un po’ parlando più dell’Africa che della mia esperienza, ma tra le righe potete capire tante cose; a Roncone vengo sempre volentieri; anche se quest’ anno ho dovuto combattere col freddo che non mi è più famigliare, qui ci sono le mie radici, la memorie. Se sono “un piccolo, un nulla al servizio degli altri” lo devo soprattutto alla Famiglia di Roncone. A tutti un grazie; colgo l’occasione per farvi gli auguri per il nuovo Anno, ringraziandovi per la vostra generosità ed accoglienza, con un cordiale saluto, augurandovi che qualche volta abbiate il Tempo di guardare in su “Il Cielo”. Grazie, Agostino Bazzoli


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Porto Franco

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Secondo il pensiero allora dominante era necessario che la commercializzazione, cioè costruzione del prodotto e vendite delle camere, venisse gestita da chi esercitava anche il marketing della promozione, cioè dalle Apt e in definitiva dall’ente pubblico. Qualche operatore era contrario a questa impostazione sulla base di un ragionamento assai semplice: il vendere camere è compito dei privati e quindi è giusto che si occupino loro di commercializzazione, attraverso la costituzione di appositi Consorzi certamente aiutati dall’ente pubblico. E non a caso proprio in quel periodo il Veneto, forse un po’ più lungimirante, metteva in piedi sette Consorzi. Invece le nostre Apt si trovarono a dover vendere camere. Qualche Apt, come quella della Valsugana, si accorse subito dell’incongruenza e rinunciò all’impresa, altre avviarono la commercializzazione ma con risultati non molto brillanti. All’epoca ci fu anche chi, con un colpo di genio, mise in piedi una società provinciale, la Trentino Tis, con tanto di presidente e direttore, dedicata alla commercializzazione. Chiuse dopo qualche anno lasciando un buco economico non indifferente, che ovviamente non pagarono né il presidente, né il direttore ma la Provincia. Ora il nuovo assessore al turismo, Roberto Failoni, si accinge a metter mano all’organizzazione turistica pubblica. Lo aveva annunciato in campagna elettorale e ora va confermando questo impegno nei vari incontri sul territorio. Bisogna dargli atto che si è assunto una bella gatta da pelare e certamente merita un plauso. Ma come riformare queste benedette Apt, che ora sono quindici contando anche della Valle di Ledro, che è in corso di costituzione. Penso che per individuare ruoli e compiti delle Apt sia opportuno partire da un’analisi dei cambiamenti epocali che ha vissuto il turismo in questi ultimi venti anni. Le grandi organizzazioni del trade, Booking, Expedia, Trivago ecc. sono in grado di vendere le camere dei nostri alberghi in tutto il mondo, senza

La vera scommessa è su compiti e ruoli che dovranno avere nel turismo trentino

Il futuro delle Apt M

di Ettore Zampiccoli

a le Apt ( Aziende di promozione turistica ) servono ancora? Sì, no, dipende dal ruolo e dai compiti che si vogliono loro assegnare. Di certo non servono più nella versione Benedetti, l’ex assessoaspettare l’input delle Apt. I turisti stessi hanno cambiato il profilo: i turisti non digitali sono in via di estinzione e rappresentano il 2 per cento del mercato. Ormai le ricerche certificano che il turista medio per sapere di un albergo dove alloggiare non si rivolge certo alle Apt ma ha un suo percorso che passa attraverso i social e gli amici. Alla fine magari sarà utile anche un bel sito dell’albergo x o y, ma il turista arriva a scegliere l’hotel prima consultando prima Booking, Facebook, Instagram e altri siti, poi va a leggere i commenti della gente con la quale magari dialoga per sapere di più su una località o su un albergo, poi prenota in maniera crescente attraverso canali propri, che sono quelli digitali on line. Ormai quasi il 70 per cento dei viaggiatori considera fondamentali per la scelta i consigli di amici e familiari nonché quelli che appaiono sui social. Già oggi il 25 dei millennials prenota attraverso il proprio smartphone e quasi il 30 per cento dei nuovi turisti ( non quelli fedeli che già conoscono l’albergo ) passa attraverso Booking o similari. Un giornale del trade qualche tempo fa scriveva provocatoriamente che quasi il 50 per cento dei nostri albergatori non si rende conto che una buona fetta delle camere ormai non sono di loro proprietà ma di fatto sono di proprietà di Booking o altri players. Sono queste

grande organizzazioni mondiali che possono determinare il successo o le difficoltà di un albergo, sono loro che esercitano la commercializzazione. Vent’anni fa c’era la Tui, tour operator e grande colosso tedesco, che poteva determinare il successo di una zona spostando migliaia di turisti da un capo all’altro. Ora questo compito lo giocano Booking & C. Quindi da una parte i social, che fanno informazione e comunicazione, dall’altra Booking & C. che fa commercializzazione. E’ cambiato il mondo e anche le Apt devono cambiare mentalità e veste. E allora quali compiti affidare a queste Apt ? Come abbiamo tentato di descrivere in breve sopra, parlare di informazione e di commercializzazione in senso tradizionale ormai ha poco senso. Certo che dovranno avere un sito aggiornato e plurilingue, ma la loro informazione vera dovrà fare un salto di qualità e rivolgersi a livelli alti, ovvero a To, Ota, gran-

re al turismo che nel 2002 varò la riorganizzazione dall’apparato turistico provinciale. Quello che spinse Benedetti a mettere mano al sistema Apt fu la pressante richiesta di coniugare meglio promozione e commercializzazione.

di gruppi organizzati, dovrà passare attraverso il gioco dei social, ovvero attraverso modalità che consentano presenze intriganti su questi mezzi. Questo non escluderà la necessità di coltivare sempre un rapporto proficuo con trade e media specializzati, con i mondi delle Tv e della carta stampata. Ma per il grande pubblico la musica è cambiata. Idem per la commercializzazione: più che parlare di commercializzazione si dovrà investire in grandi campagna pubblicitarie sui siti internazionali, contrattando con questi il posizionamento del Trentino e delle sue varie zone turistiche. Poi a mettere in vetrina e a vendere le stanze ci penseranno Booking & Co. Piuttosto le Apt dovranno trovare modo per produrre pensiero e inventare pacchetti e proposte nuove di

vacanze, dovranno, magari assieme all’Accademia del turismo, essere a fianco degli operatori per guidarli sui sentieri dell’innovazione e nell’uso dei nuovi mezzi di comunicazione. Quindi cabina di regia, di pensiero e di coordinamento di politiche e pratiche turistiche eccellenti e innovative. Dovranno occuparsi anche di eventi? Sì se l’evento diventa un veicolo di marketing forte ed originale, altrimenti meglio lasciare alle Pro Loco i compiti di animazione e di intrattenimento. L’altro aspetto da non sottovalutare è quello dell’autonomia delle Apt. In questi anni abbiamo visto qualche Apt - non tutte per fortuna - diventare palestra di esercitazioni parapolitiche o succursali dell’assessore di turno. Le Apt fanno marketing ed il marketing è un percorso tecnico. Per questo sarebbe auspicabile che i sindaci restassero fuori dalla porta e quindi c’è da augurarsi un consiglio di amministrazione corto e snello dove accanto al presidente ci siano sicuramente i rappresentanti degli operatori e magari qualche esperto di marketing, meglio non trentino in modo da respirare un po’ di aria esterna. Gli altri tutti a casa. Dopo di che resta una domanda: ma se oggi le Apt sono quindici

quante prevederne? Supponendo che i criteri guida per la riorganizzazione siano la continuità territoriale e la condivisione del prodotto ( montagna, laghi, terme ecc. ) si potrebbe ipotizzare 6/7 nuove Apt. Bene. Sei o sette Apt significheranno rispetto alle 15 attuali 9 o 8 presidenti in meno, 9 o 8 direttori in meno, 9 o 8 consigli di amministrazione in meno. Immaginiamo le resistenze che si potranno scatenare a quel punto ma l’auspicio è che l’assessore e la Giunta possano, come si dice, “tener botta”. Ovviamente una riforma delle Apt non potrà essere significativa se non sarà accompagnata da un revisione della Trentino Marketing e da una riflessione sui suoi rapporti delle Apt, oltre che, detto en passant, sui rispettivi bilanci. In campagna elettorale gli albergatori hanno chiesto che la Trentino Marketing non sia affidata al comando di un solo uomo, come è attualmente. L’assessore Failoni di recente lo ha ribadito in una intervista al giornale dell’Associazione albergatori. Richiesta sacrosanta: un consiglio di amministrazione autorevole con i rappresentati degli operatori e naturalmente un rappresentante delle Apt, ai quali toccherà un compito decisivo, quello di far sentire anche a Trento la voce delle valli e riequilibrare i rapporti fra Apt/territori e Trentino Marketing.

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Sport

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Il quindicenne di Tione, dalla Brenta Volley alla nazionale in tre anni

Raul Parolari vola agli europei di Sofia di Francesca Cristoforetti

Raul, da quanti anni giochi a pallavolo? Adesso inizio il quarto anno. Il primo anno ho giocato nel Brenta Volley, la squadra di Tione, poi mi hanno chiamato a giocare qui a Trento, quindi gli ultimi due anni li ho passati qui. Questo è il terzo anno che sono a Trento.

Raul Parolari, 15 anni, originario di Tione, gioca nell’Under 17 nella Trentino Volley e lo scorso anno ha esordito in Nazionale. Ha iniziato a giocare a pallavolo tre anni fa, ma i suoi progressi sono stati fulminei. Una delle più grandi sfide si è tenuta a

gennaio a Viana do Castelo, in Portogallo, quando al campionato Wevza Cup gli azzurri sono arrivati in finale contro la Francia (23-25, 25-23, 25-23, 19-25, 15-12) vincendo e qualificandosi così per gli Europei di Sofia a luglio.

Tu quindi giochi per la Trentino Volley e sei stato convocato in Nazionale Under 17. Quando ti hanno chiamato per la prima volta? Nella Nazionale vera e propria è il mio primo anno. Ho partecipato a diversi collegiali organizzati dalla Nazionale, anche quest’estate. Poi ad un altro organizzato a novembre; l’ultimo è iniziato il 22 dicembre ed è finito il 7 gennaio. Dopo il 7 gennaio siamo partiti per andare in Portogallo.

Come avete giocato que-

A quanti anni è nata la passione per la pallavolo? Prima giocavo a calcio. Erano 4 anni fa quando mia mamma [allenatrice di una squadra di pallavolo], mi ha chiesto di provare un allenamento. Sono andato e mi è subito piaciuto. Il primo anno giocavo sia a pallavolo che a calcio, dopo per problemi di tempo non riuscivo più a portare avanti due sport. Cosa pensi che ti abbia dato questo sport? Innanzitutto è uno sport di squadra in cui non importa che i singoli siano forti, quanto invece che i singoli svolgano bene il loro ruolo, perché solo così si può vincere tutto. Ho imparato a giocare di squadra, a convivere con più persone. È uno sport dove non c’è contatto fisico, quindi non devi fare male all’avversario, ma devi comunque portare rispetto agli altri.

I collegiali organizzati dalla Nazionale dove si tengono e come funzionano? A Vigna di Valle. All’inizio chiamano un’ottantina di persone e poi di collegiale in collegiale fanno delle selezioni fino a radunare la squadra vera e propria. Parliamo del tuo ultimo campionato, il torneo di qualificazione Wevza Cup, svoltosi dal 9 al 13 gennaio. Com’è andata? Abbiamo vinto, quindi ci siamo qualificati per gli Europei di Sofia di metà luglio.

difficile, ma appena impari ad organizzarti diventa semplice.

Lo consiglieresti come sport? Sì, secondo me è uno dei migliori sport di squadra.

sto campionato? Eravate in forma? A livello di squadra abbiamo quasi sempre giocato bene, poi di singolo in singolo ovviamente ci sono stati degli alti e bassi perché è quasi impossibile

riuscire a tenere sempre lo stesso livello tra i singoli. Come ti sembra di aver giocato? Io ho avuto degli alti e bassi, come tutti.

Com’è stato vincere? Quali sono state le tue emozioni? È stato bellissimo vincere, all’inizio non ce l’aspettavamo, però tutti ci credevamo perché sapevamo di essere una buona squadra. Nessuno ci dava per favoriti però. Com’è il tuo rapporto con la tua squadra? Ci conoscevamo tutti già da un po’. Avevamo rapporti già molto stretti che non sono iniziati solo quest’estate. Tu a soli 15 anni ti sei dovuto trasferire a Trento quando ti hanno chiamato a giocare nella Trentino Volley. Come hai vissuto questa esperienza? In realtà il primo anno sono rimasto a Tione perché stavo ancora finendo le medie. Poi mi sono trasferito a Povo.

È stata una scelta difficile trasferirti a Trento? Se tornassi indietro risceglieresti lo stesso percorso? Sì, è stata la scelta giusta, non ho avuto nemmeno troppe difficoltà a spostarmi di casa. Quando il fine settimana non ho partite torno a casa a Tione. Quante volte ti alleni a settimana? Le volte a settimana variano, di solito sono quattro o cinque e nella maggior parte mi alleno nella palestra di Cristo Re. Oltre agli allenamenti, quale scuola stai frequentando a Trento? Sono al biennio delle ITT Buonarroti. Com’è per te gestire scuola e allenamenti? All’inizio se non sei abituato può essere un po’

Hai progetti per il futuro? Ti piacerebbe continuare a giocare? Adesso penso soltanto a giocare e a studiare quello che sto facendo ora. Poi man mano si vedrà. Con la pallavolo vorrei assolutamente continuare, se riesco. A livello di crescita personale, in cosa ti ha aiutato la pallavolo? Devo dire che mi ha fatto crescere molto. Dovendo viaggiare tanto adesso, mi ha fatto conoscere anche molte persone, e tante di culture diverse. Cosa diresti in generale sullo sport? Lo sport non è soltanto un’ottima attività fisica, ma aiuta anche a liberare la mente e a sfogarsi. E anche a fare nuove conoscenze. È importante indipendentemente dal livello che si raggiunge. Non è necessario fare sport solo a livello competitivo.


Attualità

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Accorpamento dei seggi di Daré eVigo Rendena, le ragioni della decisione Refrigerante R32

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Tutti giù per terra

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...Ma mi faccia il piacere...

Uno dei film più esilaranti di Woody Allen è “Zelig” del 1983. Narra, sotto forma di finto documentario anni 20, la storia (di fantasia) di Leonard Zelig e della straordinaria malattia di cui è vittima, che lo porta ad assumere sembianze fisiche e tratti psicologici tipici del contesto in cui di volta in volta si trova. Un vero e proprio camaleonte umano, un mutante alla X-Men costretto a subire malvolentieri questo suo superpotere Scapperà dall’ospedale in cui era stato internato, diventerà fenomeno da baraccone prima e filonazista poi, alle spalle

di Hitler durante un’adunata. L’Ei fu Premier Matteo Renzi ha concluso con un prevedibile super flop la sua esperienza di conduttore televisivo. Dico ‘prevedibile’ perché il popolo della tv sarà pure ignorante ma non scemo. Aver affidato un programma, peraltro con l’aggravante della recidiva di 4 puntate, che raccontasse storia e bellezza di una città unica al mondo come Firenze, al ghigno furbacchione e spocchioso del politico (solo perché della zona), e per di più al massimo dell’impopolarità, sapeva già a priori di opera-

zione di plastica, di bluff, di sbruffonata. È stato come annacquare il più pregiato Brunello di Montalcino, come imbrattare una tela di un maestro del Rinascimento. O peggio ancora, come tagliare il pisello alla statua del David. Uno sfregio. Ecco. Nel guardare l’ultima puntata di “Firenze secondo me” il mio pensiero è andato allo Zelig di Allen. Lo stesso esito esilarante-tragicomico (a seconda dei punti di vista), ma per ragioni opposte. Zelig versus Renzi. Tanta era l’innata capacità del primo di immer-

gersi alla perfezione in un contesto fino a diventarne fotocopia vivente, tanta era la capacità dell’altro di rendersene invece divinamente avulso, stridente, fuori luogo, fuori tempo, “fuori tutto”. Proprio come nei saldi di gennaio. Insopportabili certe sue pretestuose digressioni sulle vicende dei suoi anni di governo mentre era intento a raccontare della bella chiesa di Orsanmichele o di quel gioiello che è Ponte Vecchio. L’insuccesso del programma è il segno tangibile che nelle produzioni televisive ‘di qualità’ il

Tutti giù per terra di Massimo Ceccherini Podio

professionismo paga ancora. Eccome. Il pubblico elevato (per intenderci quello che.. i tronisti, la D’Urso, i piccoli Segreti, i Grandi Fratelli, le Isole dei Fumosi, anche noo….) lo pretende quale requisito imprescindibile al pari del format proposto. La divulgazione di contenuti culturali la si lasci a chi fa davvero cultura. Agli storici, ai critici d’arte, a professionisti esperti e credibili per passione autentica e competenza. In caso contrario si vanifica l’obiettivo e si svilisce il prodotto, seppur interessante e ben costruito.

E il politico faccia il politico: si occupi dei problemi del Paese, o di quelli del suo partito se è all’opposizione. E possibilmente lontano dai riflettori. Non contribuisca invece, con la sua presenza inappropriata e fastidiosa, ad aggravarli allontanando ulteriormente la gente da quella splendida nave lasciata ormai da tempo alla deriva che è la Nostra Cultura. Sono già tempi durissimi in tal senso. Il politico, per carità, faccia il politico. Semplicemente, faccia.

La lettera per Mario Antolini Muson

I Suoi articoli collezionati e catalogati da un giovane studente Gabriele Beschi, questo il nome dell’alunnoche frequenta ora la classe 3A della scuola media di Storo, fin dai primi articoli rievocativi delle vicende giudicariesi della “Grande Guerra” ha regolarmente collezionato questi pezzi, ordinandoli e catalogandoli cronologicamente, fino ad editare tre volumetti (plastificati, di grande qualità grafica) che ha presentato alla sua insegnante di storia prof. ssa Francesca Bazzani e alla sua classe. Vorrei proporre al dott. Antolini di incontrare Gabriele in un momento pubblico, nella redazione del Giornale o se le circostanze lo permetteranno anche qui a scuola per mostrare il lavoro dello studente e per commentare la rievocazione storica della Grande Guerra . Il tutto nella convinzione che la ricerca del dott.Antolini può dirsi in buone mani, prospettando un sicuro seguito da parte di che, oggi, è ancora studente. Grazie ancora. Distinti Saluti Il Dirigente Scolastico Prof. Fabrizio Pizzini

Spettabile Redazione, la presente per ringraziare il dott. Mario Antolini Muson per i pezzi giornalistici che hanno accompagnato la rievocazione storica del centenario della Grande Guerra.

Centenario Grande Guerra

AGOSTO 2015 - pag.

Lo faccio come lettore, come appassionato di storia locale ma - in particolare nella veste di Dirigente scolastico dell’IC del Chiese, posizione che mi permette di segnalare al dott. Antolini ciò che i suoi servizi hanno suscitato in un ragazzo di terza media.

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Agosto 1915 – Ripercussioni in Trentino e in Giudicarie

Dopooltreunannodiguerradifficoltàanonfinire In Giudicarie ferve l’allestimento dei fronti nel Chiese e sull’Adamello Una delle preoccupazioni maggiori per l’autorità militare era lo spionaggio in favore dell’Italia, facilitato dalla possibilità di evadere dal territorio austriaco e di passare all’Italia. Drastiche erano le norme che impaurivano l’intera popolazione, come le seguenti: «Il suono delle campane è permesso solo una volta al giorno, cioè a mezzogiorno. Lo sparo dei mortaretti è proibito. Proibiti sono pure tutti i segnali con luce. Nel circuito a sud di Tione, partendo da Breguzzo, tutti i lumi devono venir velati, cioè coperti, e ciò specialmente vale per i casolari fuori dai paesi, fienili e le malghe in direzione del nemico (italiano). È proibito varcare la linea delle truppe indigene in direzione del nemico. Coloro che infrangono questi ordini verranno puniti secondo le norme del diritto statario». L’Autore di questo testo, ossia il già citato Mognaschi, aggiunge: «Quasi contemporaneamente il Capitanato di Tione fa affiggere un manifesto a stampa che riporta una “Avvertenza” di tono completamente e decisamente minaccioso, secondo la quale i colpevoli di “atti ostili” verso le truppe austroungariche saranno giustiziati e le località interessate rase al suolo. Stesse pene per l’illecito possesso di armi e per atti ostili alle popolazioni fedeli all’Imperatore. Da ultimo, sempre pena di morte per chi “si unisce alle truppe nemiche” oppure “presta aiuto alle stesse”». Questa atmosfera militaristica la si trova anche sul fronte italiano in Val del Chiese. Infatti sarebbe da documentare e da pubblicare l’elenco dei “giustiziati” sia dagli Austroungarici sia dagli Italiani come “disertori”, molti dei quali non erano che povera gente che cercava ogni possibile occasione pur di non fare il soldato o di non collaborare con i prepotenti dominatori del momento. Mentre, invece, il forte fenomeno di spionaggio fra il Trentino austroungarico e il Regno d’Italia resta documentato nel volume: “Luci bel buio” del gen. Tullio Marchetti, (Ed. Scotoni, Tn, 1935) e nel già citato altro volume dello stesso autore: “Fatti, uomini e cose delle Giudicarie nel risorgimento” (Ed. Sco-

O

rmai ci si è inoltrati in pieno clima di guerra; sparita la prima illusione che l’evento bellico sarebbe stato breve, si vive con la certezza che, invece, si stava prolungando in tempi indefinibili ed incalcolabili con nessun segno di “pace” all’orizzonte. Le notizie dal fronte russo per i Trentini nelle file dell’esercito austroungarico - erano sempre più scarse,e sempre solo cariche di sofferenze, di feriti e di morte e di nostalgia a non finire. Nelle Giudicarie si respirava aria di guerra ma, fortunatamente non si combattevano sanguinose battaglie: soltanto, di tant0o in tanto, giungeva

verso la Busa di Tione qualche sporadica cannonata dal fronte italiano rimasto fermo poco a monte di Condino dal 25 maggio alla fine del conflitto. Invece fervevano i lavori di allestimento sia sul fronte meridionale in valle del Chiese e sui monti che confinavano con il Bresciano, e nel gruppo dell’Adamello-Presanella che confinava con la lombarda Valcamonica. L’andirivieni di truppe militari austroungariche - stanziate a Bondo, a Tione ed in Val Rendena - erano all’ordine del giorno, come i proclami dell’autorità politico-amministrativa-militare che aveva la propria sede a Tione.

Cannone alla Lobbia di Mezzo

toni, Tn, 1926), nel quale, relativamente al mese di agosto 1915, troviamo scritto: «Il 27 agosto 1915 reparti alpini assalirono fra gravi difficoltà di terreno le asprissime creste in testata di Val Genova (passo Lagoscuro, 2965 m. e Corno Bédole, 3909 m.) e se ne impadronirono»: una delle tante, possiamo dire, “scaramucce”, poiché, come già detto, vere battaglia in Giudicarie non se ne ebbero.

Invece nel “Diario” di mons. Perli, per il mese preso in considerazione, sono rimaste le seguenti annotazioni. «5 Agosto. Oggi il telegrafo ci annunciò la caduta di Varsavia; in segno di esultanza fu ordinato di esporre la bandiera in paese. Nel popolo si aumenta la speranza della pace vicina. 25 Agosto. In quest’ultimi giorni fui ad Innsbruck per concretare colla imperial regia Luogotenenza la costituzione di un comitato d’approvvi-

gionamento per il Distretto giudiziario di Tione ed un altro per Stenico, e avviare le pratiche per aver farine. Ne furono subito accordati 4 vagoni di frumento a corone 65 sacco compreso posta a Trento e 65 quintali di riso a corone 75; 10 quintali olio a 3,50, sapone a 1,73. In seguito si spera in un regolare rifornimento di farine pei nostri due distretti a mezzo dei due costituendi comitati. / Oggi ho mandato due ettolitri di conserva di bacche

nere (giàsine-grisóni) alla direzione della Croce rossa provinciale. Le bacche furono raccolte in diversi paesi del distretto, e le conserve furono confezionate in questa canonica. / Germanici e Austriaci spazzarono i Russi da tutta la Polonia. A Pietroburgo (ora chiamato Pietrogrado) si teme che i Tedeschi pieghino da Riga verso l’interno della Russia. / Il 21 mese corrente partirono da qui i Germanici e furono sostituiti dai nostri cacciatori. Arrivarono circa 600 lavoratori croati e galiziani per far strade e trincee sui nostri monti. / Italiani e Francesi non ostante i loro ripetuti sforzi sono sempre allo stesso punto. Eppure nissun approccio di pace. / � A mezzo dell’imperial regio Giudizio distrettuale locale ci giunse l’annunzio di morte di Guido Bais, figlio di Ermenegildo, nato nel 1891, caduto sul campo ai primi del maggio u. s. / In quest’ultimi giorni l’Italia dichiarò la guerra alla Turchia. Un sottomarino tedesco affondò l’”Arabic” americana che portava all’Intesa 100

Guerra Bianca

automobili, 56 aeroplani, 4000 cannoni eccetera / Mi fu domandato se la guerra abbia portato un miglioramento nei costumi, ed ho risposto sotto l’aspetto morale radicalmente nulla fu mutato in meglio: le donne frequentano sì di più del solito i sacramenti e la chiesa, ma spintevi dal timore di disgrazie ai loro soldati sul campo; e gli uomini per la stessa ragione hanno soltanto e forse per intanto sospeso la bestemmia. Appunto perciò un Tizio di Tione, mesi fa, mi diceva che il Signore, giacché ha incominciato a menare la sferza, non ismetterà tanto presto, anzi vorrà arrivare fin in fondo; ed un altro mi diceva: «Il Signore questa volta vuol fare un nuovo impianto. I vizi ricalcitrano anche sotto i colpi del flagello». / Il clero trentino è fatto segno al crocifigatur da parte dei Tedeschi come degli Italiani: i primi lo odiano perché lo ritengono come efficace fattore di irredentismo italiano; i secondi come eccitatore di odio contro l’Italia a favore dei Tedeschi. / Ad Innsbruck e circondario si alloggiarono molti profughi di Trento; ma vi stanno a disagio; sono guardati come irredentisti, e quindi sprezzati. Povero Trentino! / Gl’incaricati capitanali passano di casa in casa a raccogliere gli oggetti in rame, bronzo, ottone ecc. superflui al bisogno famigliare, pagando 3 corone al chilo». Questo nostro rincorrere, attraverso “soltanto” cronache e citando unicamente i pochi e sporadici documenti a disposizione, forse, per qualcuno, sembrerà un discorso troppo limitativo, poiché l’attuale centenario dovrebbe e potrebbe diventare anche critica e valutazione di quanto avvenuto. Per onestà razionale e storica, devo e voglio ribadire che questa rubrica mensile è del tutto “limitatissima” e, certamente, avrebbe bisogno di qualche valutazione di più ampia gettata per intravvedere - al di là dei milioni di vittime- ciò che realmente tale evento catastrofico ha significato e quali benefici e malefici ha lasciato dietro di sé oltre ai “ricordi” (tristissimi) che non sono sufficienti a spiegare l’inspiegabile. A cura di Mario Antolini Musón.

Ill.mo prof. Fabrizio Pizzini, quanto mai sorpreso e gratificato dalla Sua che comunicava a “il Giornale delle Giudicarie” l’iniziativa dell’alunno Gabriele Beschi per seguire e raccogliere il mio modesto e limitato lavoro di pura “raccolta” di una serie di testimonianze sul primo

conflitto mondiale. Sono ammirato per il lavoro di Gabriele Beschi: un ragazzo di “oggi” che ha saputo immedesimarsi in ciò che era avvenuto cent’anni prima, a dimostrazione che anche le generazioni che si alternano nel tempo sanno rendersi conto del proprio passato per trarne

motivo di conoscenza e di riflessione. Ringrazio Gabriele, e Lei, per quanto cortesemente comunicatomi e ben lieto di potermi incontrare con Gabriele e rivivere insieme la sua insolita - per lui e per me - suggestiva avventura editoriale. Salute ed età permettendolo sarei io stesso felice di poter passare ancora una volta le porte di una scuola - che ho tanto amato - per incontrami con coloro nelle cui mani sta l’avvenire che io non potrò vivere, ma che loro stanno e dovranno costruire anche se sulle “rovine” di tanta parte del passato. Ringrazio, restandone ammirato, Gabriele per il suo paziente ma prezioso lavoro svolto, rimanendone ovviamente curioso di venirne materialmente a conoscenza di quanto realizzato. Un caro saluto a Gabriele, ed un cordiale saluto a Lei, alla prof.ssa Francesca Bazzani ed a tutti i Suoi Collaboratori e studenti. Con animo riconoscente Mario Antolini Musón


Opinioni a confronto BOTTA E RISPOSTA

vilgiat@yahoo.it

Caro Adelino, non mi è piaciuto per niente tutto il teatrino messo in scena per l’arrivo di Battisti, noto assassino e latitante da più di trent’anni. C’erano ministri, autorità, mancava solo la Banda dei Bersaglieri, più che una commedia una farsa di cui vergognarsi. Sarebbe stato più dignitoso che ad accogliere un simile personaggio ci fosse stato il deserto e preoccuparsi invece che fra due o tre anni non venga poi scarcerato

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Battisti, teatrino indecoroso come succede di frequente in Italia. Carmen Concordo, in fondo s’è trattato di metter fine ad una vergogna. Averci impiegato 37 anni per riportarlo in cella, non è un gran trionfo. Nè il merito va alla politica, il successo è dovuto principalmente alla nostra “Intelligence” che ha saputo scovarlo addirittura in Bolivia. Auspico anch’io che Cesare Battisti non usufruisca di

nessun sconto di pena né di alcun permesso particolare. Ha già usufruito di ben 37 anni di libertà scappando in mezzo mondo protetto da qualche governo amico e da una masnada di intellettuali dal pensiero ambiguo. Cercare di riabilitare le sue imprese criminose attribuendo loro significati e valori politici è deplorevole. Battisti era un criminale, lo è tuttora e deve pagare di quanto ha fatto, senza se e senza ma. Questo è il mio pensiero. (a.a)

Sanremo, oggi come ieri Sig. Amistadi, è cominciata la tiritera annuale del Festival di Sanremo, spot, interviste, servizi...non se ne può più. Una volta era tutto più semplice, bastavano tre serate per fare di una canzone un gran successo. Ricordo le canzoni di Modugno, di Rascel, di Dallara, Caterina Caselli che ancora si ascoltano a cinquant’anni dalla loro presentazione al festival. Vorrei essere ancora vivo per vedere quante delle canzoni che verranno presentate al prossimo Festival verranno ricordate fra 50 anni. Gloria Avere nostalgia non è male. I ricordi e il passato servono per rinfrancarci e proseguire con più ardimento. Capisco l’emotività che lega una canzone alla gioventù. Stonato come sono, mi sorprendo talvolta a

cantare Azzurro o Non ho l’età. Capita a tutti. Ma Sanremo non è solo il Festival della canzone italiana, è anche una grande festa italiana col ritmo delle canzoni moderne, delle polemiche del momento, dei volti vecchi e nuovi (più vecchi che nuovi!), dei presentatori quasi più importanti dei cantanti stessi, dei personaggi che una sera e (poi mai più) cantano davanti a milioni di telespettatori. Sanremo è come una sagra dei nostri paesi dove vengono coinvolti un po’ tutti: adulti, bambini ed anziani. In quanto alle canzoni, non nascono tutte perfette, oggi forse una su cento potrà diventare un successo. E se fra 50 anni non ricorderemo (!) tutti i brani di quest’anno, pazienza. Ce ne saranno altri. E ora aspettiamo il 5 febbraio per sederci tutti davanti alla Tv. (a.a)

Quota 100 e reddito di cittadinanza, consenso o ripartenza? Il governo continua a sostenere che il reddito di cittadinanza e Quota 100 faranno ripartire l’Italia. Due “bandiere” del contratto fra Lega e M5s varate recentemente in pompa magna in quel di Roma. Noi non abbiamo capito niente, solo parole, ma come andrà a finire? Gli amici del bar

Non me ne intendo molto di questioni economiche. Ho però qualche difficoltà a capire come simili provvedimenti possano rilanciare l’economia del nostro Paese. C’è poi un paradosso abbastanza semplice da spiegare e che mi fa dubitare dell’esito finale. Fra i vincoli imposti ai richiedenti “reddito” c’è che non potranno rifiutare per più di due volte l’eventuale lavoro proposto. Ottima cosa per stanare gli amanti del canapè. Ma mi assillano un paio di domande semplici semplici: se in Italia il problema principale è proprio la mancanza di lavoro, come si farà ad offrirlo - addirittura per ben tre volte – a milioni di persone, fra cui non mancheranno i nullafacenti? Sembra evidente che per la maggior parte dei casi offrire lavoro sarà impossibile e così il sussidio andrà avanti all’infinito. L’altro quesito riguarda gli effetti che dovremo aspettarci da Quota

100, cioè i posti di lavoro che saranno lasciati liberi, sia nel pubblico che nel privato, da chi sceglierà d’andare prima in pensione. Quanti saranno? Più di un milione come dice il Governo? Ci dovrebbero essere quindi un milione di nuovi assunti. Ammesso che le imprese che non vedono l’ora che molti dei loro dipendenti vadano fuori dai piedi (così mi hanno detto alcuni imprenditori) assumano, di certo, visto come va l’economia oggi, non ne assumerebbero che un terzo, forse neanche, dei posti lasciati liberi. Dovrebbero raddoppiare le assunzioni le pubbliche amministrazioni, ma con quali soldi? E’ facile prevedere che a fronte di chi andrà in pensione anticipatamente non vi saranno che poche pochissime assunzioni. Così come il reddito di cittadinanza rischia di andare non nelle tasche di chi ne ha realmente bisogno, ma a tutta quella fascia di persone che vivono ai margini della legge. La filosofia che intravedo in questi provvedimenti è quella di guadagnare consensi assecondando gli Italiani a vivere da mantenuti. La propensione per gli Italiani di vivere a sbaffo è notoria. Purtroppo è il distacco con la realtà che comincia a diventare pericoloso. Che Dio ce la mandi buona! Adelino Amistadi

SEGNALAZIONI. Diventa giornalista per quindici giorni. Segnala anche tu una notizia, raccontaci una storia, mandaci una vignetta su un fatto a te accaduto


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