Giudi iudicarie
il
iornale delle
APRILE 2015 - pag.
Mensile di informazione e di approfondimento
www.giornaledellegiudic a r i e . i t
ANNO 13- APRILE 2015- N. 4 - MENSILE
EDITORIALE
Corruzione: l’uovo di Colombo di Adelino Amistadi Settimo non rubare, dice la Chiesa. L’onestà della politica è determinante per uscire dalla crisi, dicono i politici. Basta con le ruberie, urla la gente. Con tutti questi proponimenti l’Italia dovrebbe essere il paese più virtuoso del mondo, o uno dei migliori comunque. Invece siamo in coda, accanto a sconosciuti paesi asiatici ed africani, e, da quanto sta succedendo anche in questi giorni, non abbiamo nessuna intenzione di uscirne. Essere corrotti o disponibili ad esserlo, sembra far parte del DNA degli Italiani. Lo testimonia la legge anticorruzione che da un paio d’anni è oggetto di discussione, la vogliono all’unanimità, ma al momento di approvarla, vi è sempre qualcosa da aggiungere, e si cerca di inserire scappatoie, cavilli e condizionamenti per svuotarla di ogni significato in modo che tutto possa continuare come prima. Anche se ritengo che, se approvata, servirebbe a poco, non si cura un tumore con l’aspirina. Continua a pagina 12
Alleanze più cluster per l’economia La pesante situazione economica che ormai viviamo da anni, e che nonostante timidi segnali di ripresa fatica a decollare in termini decisi, non deve portare alla rassegnazione; serve invece uno sforzo individuale e collettivo che al di là del contingente possa creare prospettive per il futuro. A pagina 7
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FONDATO NEL 2002
Cambia la geografia delle Giudicarie Fusioni: se ai referendum del 7 giugno vinceranno i “sì” il comprensorio cambierà volto A lle pagine 4 e 5
Nel nome di De Gasperi di Paolo Magagnotti
Stiamo vivendo un periodo della nostra storia segnato non solo da una severa crisi economica ma anche da un profondo turbamento sociale ed un preoccupante disorientamento politico. Sembra che la bussola della politica non sappia più orientarsi verso la via della saggezza e di un’onesta coerenza, preferendo il pragmatismo di strategie quasi quotidiane pur di conservare posizioni di potere e di privilegio.
Stanziati oltre 16 milioni per completare la rete
Comunità, maxi-piano perle ciclabili A pagina 8
ALLE PAGINE 4-6
Borgonovo Re a Tione, poche risposte
Ancora ambiguità sull’ospedale
ALLE PAGINE 10 E 11
Le reazioni in Rendena
Imposta di soggiorno, pronta al via A PAGINA 9
ATTUALITÀ Ecomuseo Judicaria Biosfera Unesco A pag. 34 MEMORIA 70° del Partigiano Checo A pag. 21 ARTE ATione, ammirare l’arte... facendo la spesa A pag. 31
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Costi elevati per l’evento campigliano
Tutte le spese di 3x3 A PAGINA 16
Buona Pasqua!
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Rassegna Stampa
APRILE 2015
RASSEGNA STAMPA MARZO 2015
A cura della REDAZIONE
DALLE GIUDICARIE DALLAPROVINCIA Esteriori - Giovane esce di strada. Incidente mortale nel Lomaso - Giudicarie in lutto per la tragedia consumatasi sulle strade del Lomaso. Gabriele Rizzi, giovane di appena vent’anni ha perso la vita in un incidente stradale mentre tornava a casa. Erano le 5 del mattino quando la macchina guidata da Gabriele è uscita di strada nel pressi di Poia. Sul posto sono subito accorsi i mezzi di Trentino emergenza, i Vigili del Fuoco e le forze dell’ordine. Per Gabriele non c’è stato nulla da fare, mentre il ragazzo che viaggiava al suo fianco è stato estratto dai rottami dell’auto e elitrasportato all’ospedale Santa Chiara di Trento. Tione - Inaugurato il nuovo sistema di videosorveglianza. Verranno monitorati tutti gli accessi veicolari al capoluogo giudicariese - È attivo a Tione un impianto di videosorveglianza che ha il compito di monitorare 24 ore su 24 tutti gli accessi veicolari ai centri urbani di Tione e Saone. Dal comando di Polizia i vigili urbani possono monitorare costantemente i punti più sensibili della zona registrando le immagini che in caso di necessità potranno essere messe a disposizione a tutte le forze dell’ordine e alla Magistratura. Il sistema di sorveglianza, voluto dall’amministrazione, oltre agli snodi viari punta le telecamere anche sul centro sportivo di Sesena, e pertanto è in grado di fornire alla Polizia Locale un importante strumento di sorveglianza del territorio a distanza. Tione - 312 studenti preiscritti alle superiori. 204 hanno scelto il Guetti, 85 l’Enaip e 23 l’Upt - Sono 312 gli studenti che si sono iscritti al primo anno della scuola secondaria superiore: 204 hanno scelto l’Istituto l’Istruzione Lorenzo Guetti; 85 il Centro di formazione professionale dell’Enaip e 23 il Centro di formazione professionale Upt. Più in dettaglio, 77 giovani in uscita dalla scuola media hanno scelto di frequentare il biennio economico o tecnologico del Guetti, mentre 127 si sono iscritti ai diverse indirizzi liceali. Nello specifico: 41 sono i ragazzi che risultato iscritti al biennio economico (2 in più rispetto all’anno scolastico 2014/2015), 36 al biennio tecnologico (1 in più); per quel che riguarda i licei: 19 sono gli iscritti al liceo linguistico (9 in meno rispetto all’anno scolastico scorso), 36 allo scientifico (11 in più), 20 al liceo per le attività del turismo di montagna (numero fisso, stabilito dalla direzione scolastica), 30 al liceo sezione “scienze applicate” (esattamente il doppio rispetto all’anno scolastico scorso), e 22 al liceo “sezione umane” (11 in meno) Pinzolo - Un 2014 positivo per la Cassa Rurale di Pinzolo: chiuso il bilancio con un utile di 545 mila euro - «Nonostante la particolare congiuntura economica è stato un
Gabriele Rizzi
2014 che si è chiuso positivamente e i dati di bilancio sono più che positivi». Queste le dichiarazioni all’unisono del Presidente della Cassa Rurale di Pinzolo Roberto Simoni e del direttore Gianfranco Salvaterra a margine della presentazione del bilancio 2014. Un bilancio che fa registrare un utile di 545.500,00 euro, e che è caratterizzato da una raccolta complessiva di 212.708.000, da Impieghi per 184.791.000 euro. Un bilancio che conferma la solidità della Cassa Rurale che ha raggiunto nel 2014 un Patrimonio di 33.769.000 euro. Giudicarie - Piste ciclabili, si parte. Comunità delle Giudicarie, Pat, BIM del Sarca e BIM del Chiese hanno stanziato le risorse e approvato l’accordo di programma - Giudicarie unite sul progetto piste ciclabili. Dopo aver ottenuto il sì dalla Conferenza dei sindaci, la Comunità delle Giudicarie (11 dicembre 2014), la Provincia autonoma di Trento (19 gennaio 2015), il Bim del Sarca (18 marzo 2015) e il Bim del Chiese (23 marzo 2015) hanno approvato l’accordo di programma per la realizzazione e il completamento della rete delle piste ciclabili delle Giudicarie. Un accordo che, in linea con i “Criteri ed indirizzi generali” del Piano Territoriale della Comunità delle Giudicarie, individua tra le strategie principali per lo sviluppo turistico e la mobilità in genere, un progetto che permetta di unire con una rete ciclabile le Dolomiti al Lago di Garda e al Lago d’Idro. Giudicarie - In 380 per un posto di lavoro in Intervento 19. Cresce a dismisura il numero di domande per entrare nell’ex progettone - Fotografano la difficile situazione economica e occupazionale in Giudicarie: una situazione di stagnazione se non di recessione, che si prolunga ormai da alcuni anni. Sono i numeri degli iscritti nelle liste dell’Intervento 19 (ex progettone), l’azione promossa dall’Agenzia del Lavoro, in collaborazione con il Centro per l’impiego di Tione, la Comunità di Valle e i Comuni, in favore dei lavoratori disoccupati, deboli o svantaggiati. Il numero totale degli iscritti alla prima lista, quella relativa al 31 dicembre 2014, risultato essere 380, contro i 300 dello stesso periodo dell’anno precedente e i 204 nel 2012.
Adamello – 400 anni di pollini custoditi nel ghiacciaio dell’Adamello - Analizzare il DNA dei pollini conservati nel ghiacciaio più profondo d’Italia per scoprire come è cambiata la vegetazione in relazione al clima negli ultimi 400 anni. È questa l’elettrizzante sfida lanciata dai ricercatori della Fondazione Mach che giovedì 19 marzo, assieme ai colleghi del Muse, dell’Università di Milano Bicocca e della Provincia autonoma di Trento, sono saliti in quota per il primo carotaggio esplorativo nel parco Adamello Brenta. Per la prima volta in Italia le tecniche di sequenziamento genetico verranno applicate ai resti biologici prelevati dal ghiaccio. Nel 2016 la seconda spedizione per arrivare a 240 metri di profondità. I ghiacciai sono tra i più efficaci archivi del passato e la loro esistenza è minacciata dal generalizzato aumento delle temperature, che nelle Alpi procede a una velocità doppia rispetto alla media di quella globale. Le rigide temperature dei ghiacci dell’Adamello assicurano una buona conservazione del DNA. Grazie alla circolazione dei pollini si riuscirà a scattare una fotografia delle piante presenti nell’area circostante, soffermandosi sull’arrivo di nuove specie e sulla scomparsa di altre. Trentino – Manifattura domani, il progetto continua - Prosegue il cammino del Progetto Manifattura Domani, l’incubatore di Rovereto creato per ospitare nuove imprese in fase di start up nonché dedicate all’innovazione tecnologica nel settore dell’edilizia sostenibile e dell’energia. In questi giorni la Commissione tecnica nominata dalla Giunta provinciale ha ultimato la propria attività di valutazione delle offerte prodotte trasmettendola quindi all’Agenzia per gli Appalti e Contratti. L’iter per l’aggiudicazione definitiva proseguirà con la seduta pubblica di gara nella quale verranno aperte le offerte economiche e attribuiti i punteggi relativi. I lavori dovranno cominciare entro il 2015. Trento – In collegamento con Astro-Samantha – Il 23 marzo sarà una data che non dimenticheranno: al Muse 100 studenti trentini, dagli 8 ai 12 anni, hanno potuto dialogare,
Carotaggio in Adamello
attraverso un collegamento video telefonico, con l’astronauta Samantha Cristoforetti. Enrico, Giulia, Matilde e Matteo sono i bambini trentini che hanno potuto rivolgere direttamente a Samantha le domande in inglese. Al centro la quotidianità di cosa significa vivere nello spazio: dal cibo alla ginnastica, dal rapporto con i colleghi alla presenza di un medico a bordo. “È stato fantastico – ha detto Samantha Cristoforetti salutando gli studenti - Siamo fieri di voi. Grazie a questo progetto avete appreso cose che vi accompagneranno per tutta la vita. Condividete la vostra passione con i vostri amici e forse un giorno ci incontreremo come colleghi nello spazio. Buona fortuna.” Provincia – Presentata la nuova legge sullo sport - Confermare e rafforzare il pluralismo operativo e propositivo del movimento sportivo trentino e la sua valenza economica e sociale. Questo l’obiettivo principale del disegno di legge “promozione dello sport e dell’associazionismo” che l’assessore provinciale Tiziano Mellarini, dopo un ampio confronto con il mondo sportivo trentino, si appresta a portare in Consiglio provinciale. Ecco in sintesi i punti fondamentali della proposta normativa: razionalizzazione e semplificazione delle procedure; sostegno all’attività motoria, oltre che all’attività agonistica; rivalutazione dell’associazionismo sportivo con un nuovo rapporto con le Federazioni; sostegno all’associazionismo sportivo, allo sport agonistico e ai talenti; contrasto degli illeciti sportivi e del doping; interventi rivolti a favore delle persone con disabilità; nuovo rapporto dello sport con la scuola e l’università; sostegno alla realizzazione e manutenzione degli impianti sportivi; consolidamento del rapporto con il CONI e collaborazione transfrontaliera; nuovo rapporto con l’Europa.
I cattivi pensieri ����������������� � ����� ���������������������������������� ��������� ��������
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Provincia – Trentino, migliorano i conti - Con l’introduzione del nuovo Sistema europeo dei conti (Sec 2010), Istat ha infatti rivisto le metodologie e le fonti di calcolo degli aggregati macroeconomici, quali il Prodotto interno lordo (Pil) ed il valore aggiunto settoriale. Le nuove stime Istat sui conti economici territoriali incrementano il Prodotto interno lordo del Trentino, rispetto alle stime per il 2011 operate con la vecchia metodologia di calcolo, di 1,4 miliardi di euro, portando la ricchezza prodotta nel corso del 2011 a 17,8 miliardi di euro. La revisione complessiva, dell’ordine dell’8,7%, operata sui conti della provincia di Trento risulta tra le più elevate a livello territoriale. In base alle nuove stime dei conti nazionali, infatti, il Pil dell’Italia per il 2011 è stimato in 1.638,9 miliardi di euro, con una rivalutazione corrispondente al 3,7%. Provincia – Formazione professionale per i futuro - “Abbiamo scommesso sulla formazione professionale, nella convinzione che possa essere una delle leve da utilizzare per far ripartire il sistema produttivo trentino”. Così il presidente della Provincia autonoma di Trento Ugo Rossi, che ha recentemente incontrato presidenti e direttori degli enti di formazione professionale, per fare il punto della situazione su un settore ritenuto strategico per l’offerta formativa provinciale. Il collegamento fra formazione professionale e mondo del lavoro, le risorse finanziarie, il rinnovo del contratto di servizio e di quello di lavoro, le questioni dei quinti anni, del riorientamento degli studenti e quella dell’apprendimento linguistico. Rossi ha ribadito il ruolo centrale della formazione professionale nel sistema scolastico e la sua importante funzione di orientamento verso il mondo del lavoro.
di Eta Zeta
LE TABELLINE IN “ALTA QUOTA”: TreXTre, di solito, fa NOVE. A Madonna di Campiglio, TreXTre fa 224… mila. **** ANZIANI GIUDICARIESI in lista di attesa. Che mattacchioni quelli della Provincia! Per farli divertire, hanno inventato una specie di GIOCO DELL’OCA. Quanto meno se l’aspettano gli dicono: torna indietro di quattro caselle. I più “fortunati”, a volte, devono tornare alla PRIMA CASELLA.
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Primo Piano
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Fusioni, via libera ai referendum Saranno 55 in tutto il Trentino i comuni coinvolti nella consultazione del 7 giugno. Con il “sì” diventerebbero 19 «Siamo molto soddisfatti per quanto sta accadendo - hanno commentato il presidente Ugo Rossi e l’assessore Daldoss - perché abbiamo sempre creduto che le fusioni siano la strada principale per superare la frammentazione amministrativa e creare migliori condizioni organizzative e di governo del territorio, a vantaggio, innanzitutto, dei cittadini. L’Autonomia trentina - hanno detto - dimostra grande reattività rispetto ai cambiamenti in corso a livello nazionale, dove nel 2014 i processi di fusione registrati hanno interessato complessivamente 62 comuni». «È un processo - ha aggiunto il presidente Rossi - che necessita di forte convinzione e che non può basarsi solo su motivazioni, certo importanti, di efficienza e di efficacia della pubblica amministrazione, ma che deve fondarsi sulla voglia delle nostre comunità di essere protagoniste del loro futuro, in una prospettiva più ampia che vada oltre i campanili, che sono un tratto distintivo importante, ma che dobbiamo utilizzare, metaforicamente, per salirci sopra e guardare, insieme, più lontano». Un momento a suo modo storico – lo ha definito l’assessore Daldoss - che potrebbe riscrivere il quadro istituzionale del territorio trentino. Ora la decisione passa ai cittadini di ciascuno dei 55 comuni coinvolti. Il Consiglio comunale di ogni comune coinvolto ha avviato il procedimento di fusione e in ogni comune sono state raccolte le sottoscrizioni di almeno il 15% degli elettori, come previsto dalla normativa regionale. Tutti i comuni interessati “salteranno” il prossimo turno elettorale fissato per il 10 maggio, in quanto l’avvio del processo di fusione determina la proroga degli attuali organi comunali. I referendum sulle fusioni saranno fissati dalla Regione entro il prossimo 31 luglio. In caso di esito positivo i nuovi comuni saranno istituiti dal 1° gennaio 2016 e le prime elezioni avranno luogo nella primavera di quell’anno. Nel frattempo saranno prorogati gli attuali organi comunali fino al 31 dicembre 2015 mentre a partire dal 1° gennaio 2016 e fino alle suddette prime elezioni sarà nominato un commissario. Nel caso di
Dagli attuali 208 a 172. Potrebbe essere questo, a partire dal primo gennaio 2016, il numero dei comuni in Trentino se dovessero andare in porto tutti i progetti di fusione avviati negli ultimi mesi. Lunedì 16 marzo esito negativo del referendum si procederà, invece, con le elezioni comunali in una domenica compresa tra il 1 novembre e il 15 dicembre 2015. Di seguito i progetti di fusione su cui la Giunta provinciale ha espresso parere favorevole: 1. Albiano Lona Lases, mediante la fusione dei comuni di Albiano e Lona Lases; 2. Altavalle, mediante la fusione dei comuni di Faver, Valda, Grumes e Grauno; 3. Altopiano della Vigolana, mediante la fusione dei comuni di Bosentino, Vat-
taro, Vigolo Vattaro e Centa San Nicolò; 4. Amblar-Don, mediante la fusione dei comuni di Amblar e Don; 5. Borgo Chiese, mediante la fusione dei comuni di Brione, Cimego e Condino; 6. Borgo Lares, mediante la fusione dei comuni di Bolbeno e Zuclo; 7. Castel Ivano, mediante la fusione dei comuni di Strigno, Spera e Villa Agnedo; 8. Cembra Lisignago, mediante la fusione dei comuni di Cembra e Lisignago; 9. Civezzano Fornace, mediante la fusione dei comu-
la Giunta provinciale, su proposta dell’assessore alla coesione territoriale Carlo Daldoss, ha espresso parere favorevole a 19 processi di fusione che interessano ben 55 comuni. ni di Civezzano e Fornace; 10. Madruzzo, mediante la fusione dei comuni di Calavino e Lasino; 11. Porte di Rendena, mediante la fusione dei comuni di Villa Rendena, Vigo Rendena e Darè; 12. Primiero San Martino di Castrozza, mediante la fusione dei comuni di Fiera di Primiero, Tonadico, Transacqua e Siror; 13. Tesino, mediante la fusione dei comuni di Pieve Tesino, Castel Tesino e Cinte Tesino; 14. Rendena Terme, mediante la fusione dei comuni di Caderzone Terme, Bo-
Il municipio di Bocenago
cenago e Strembo; 15. Tre Ville, mediante la fusione dei comuni di Ragoli, Preore e Montagne; 16. Vallelaghi, mediante la fusione dei comuni di Terlago, Vezzano e Padergnone; 17. Ville d’Anaunia, mediante la fusione dei comuni di Tuenno, Nanno e Tassullo; 18. Sella Giudicarie, mediante la fusione dei comuni di Breguzzo, Bondo, Lardaro e Roncone; 19. Contà, mediante la fusione dei comuni di Cunevo, Flavon e Terres. Il processo di fusione dei comuni attivo da qualche
anno ha registrato un rinnovato impulso a partire dal 2014 portando all’istituzione dei nuovi comuni di Predaia, Valdaone, San Lorenzo-Dorsino, Pieve di Bono Prezzo, Dimaro Folgarida, interessando 14 preesistenti amministrazioni. Ora c’è una nuova fase, che interesserà complessivamente 52641 cittadini residenti in 55 comuni, di cui 20 con una popolazione superiore ai 1000 abitanti, 18 con una popolazione fra i 500 ed i 1000 e 17 con una popolazione sotto i 500. Qualora tutti i processi di fusione, recentemente avviati, dovessero andare a buon fine, dal 1° gennaio 2016 il numero di comuni in Trentino passerebbe dagli attuali 208 a 172.
Primo Piano Un movimento significativo che – se prevarranno i sì nella consultazione referendaria di giugno – potrebbe cambiare la faccia istituzionale della nostra terra. Da sempre le Giudicarie sono infatti un territorio frazionato in tanti comuni: lo erano antecedentemente alla prima guerra mondiale, quando si contavano addirittura 64 comuni e, dopo la parantesi del fascismo e le sue aggregazioni forzose, ritornò ad essere il Comprensorio con il maggiore numero di comuni: 40. Nessun’altra zona del Trentino contava tanti enti locali (va detto anche che le Giudicarie hanno il territorio più esteso di tutte le comunità); solo la Val di Non si avvicinava, con 38 comuni. Poi la fusione di Comano Terme, nel 2010, apre la strada a nuove aggregazioni ed è simbolica per storia e contenuti. Per oltre 20 anni i comuni di Bleggio Inferiore e Lomaso hanno dialogato e progettato
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A giugno i verdetti sulle fusioni In Giudicarie sono 18 i comuni coinvolti. Per loro niente elezioni del 10 maggio
Giudicarie valle protagonista in quanto a fusioni. Su 19 processi di aggregazione che andranno a referendum il 7 giugno in tutto il Trentino, ben 6 saranno localizzati questa aggregazione, senza giungere a risultati: anzi, un referendum nel 1990 bocciò la fusione. Dopo 20 anni c’è un nuovo comune che raggruppa ben 24 frazioni. Sempre del 2010 è inoltre la costituzione del comune unico di Ledro, in sostituzione dei 6 precedenti. Si parte da questi due precedenti, ma è chiaro che la svolta vera e propria che ha portato questa “corsa” alle fusioni
è stata la nuova normativa in tema di fusioni e di gestioni associate e, soprattutto, la minaccia di futuri tagli ai bilanci dei comuni che metteranno in grande difficoltà gli enti che non si assoceranno. Oggi ci troviamo dunque di fronte ad un processo che cambierà il volto alle Giudicarie. Se nei referendum di giugno prevarranno i sì alle fusioni, infatti, il nostro Com-
nel nostro Comprensorio, ai quali si sommano i tre già compiuti nel 2014 di Pieve di Bono-Prezzo, Valdaone, e San Lorenzo-Dorsino. prensorio si troverà ad avere 23 comuni (vedi cartina in questa pagina), poco più della metà dei 39 presenti solo nel 2013. La zona che cambia maggiormente volto è la Valle del Chiese, dove i comuni passano da 15 a 7; nella “Busa” si passa da 6 a 3, in Rendena da 12 a 8. Nelle Esteriori si registra solo la fusione tra San Lorenzo e Dorsino, avvenuta peraltro nella precedente
Verso
Vigo, Darè e V
di Enrico Gasperi
“sessione”. Facendo però il parallelo con la situazione al 2010, dei precedenti 7 comuni ne restano attualmente 5. Per tutti i 18 comuni coinvolti nelle fusioni - Condino, Cimego, Brione, Bondo, Breguzzo, Roncone, Lardaro, Bolbeno, Zuclo, Preore, Ragoli, Montagne, Villa, Darè Vigo, Bocenago, Caderzone Terme e Strembo - non si terrà come detto la sessione elettorale
amministrativa del 10 maggio e si andrà a referendum presumibilmente la seconda domenica di giugno. In caso di esito positivo le amministrazioni resteranno in carica fino al 31 dicembre 2015, mentre dal 1° gennaio 2016 saranno affidate ad un commissario che avrà il compito di “traghettarle” alle elezioni amministrative con i nuovi comuni. In caso di esito negativo, invece, si voterà con i confini degli attuali comuni la prima o la seconda domenica di novembre 2015.
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Politica
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Elezioni comunali, si definiscono le candidature Da Storo a Pinzolo, passando per Tione, saranno 15 i paesi che si recheranno alle urne il 10 maggio
Solo tre saranno quelli che andranno alle urne in Valle del Chiese. A Storo si vanno definendo gli schieramenti dopo accesi botta e risposta fra i candidati in campo. Il primo a scendere in pista è stato Luca Turinelli, avvocato, già in comune dal 2005 al 2010 come consigliere di maggioranza e dal 2010 in minoranza. Con lui ci saranno due liste civiche (una denominata “Impegno comune” una di estrazione Patt, con Loretta Cavalli, attuale assessore e capolista di Autonomia per il futuro), nelle quali trovano spazio anche alcuni fuoriusciti della maggioranza attuale. La seconda a scendere in campo è stata Giusi Tonini, attuale vicesindaco in quota Partito Democratico, vicina all’assessore provinciale Olivi, che sarà sostenuta appunto da una lista Pd. Infine, la candidatura di Vigilio Giovanelli, arrivata dopo una lunga riflessione
Entro il 7 aprile andranno depositate le candidature alle prossime elezioni comunali del 10 maggio. Al netto dei processi di fusione e di chi è già andato alle urne (Bondone), da parte dell’attuale sindaco e recordman di preferenze a livello provinciale: a sostenerlo ci saranno due liste civiche, tra le quali la sua “crescere insieme”. Non ci sarà, a quanto pare, una lista dei Grillini, più volte evocata, né il “polo” afferente a Mauro Ferretti. Resta da vedere chi saprà conquistare gli elettori (ben il 30% al primo turno nel 2010) che facevano riferimento a questa area. A Castel Condino, dopo il no alla fusione, si va verso la lista unica, così come accadde nel 2010. Per il candidato sindaco si fanno i nomi di Daniele Tarolli, ma anche di Stefano Bagozzi. A Valdaone, comune nato dalla fusione di Praso, Bersone e Daone e retto pro tempore dal commissario Maurizio Polla, certa la presenza della lista guidata da
saranno solo 15 i comuni nei quali si disputerà questa tornata elettorale. Questa la situazione al 31 marzo, quando il Giornale delle Giudicarie sta per andare in stampa.
Ketty Pellizzari, vicesindaco nella scorsa legislatura a Daone; dall’altra ci sarà una lista che dovrebbe essere capitanata da Sandro Panelatti, di Praso. Arriviamo a Tione: schieramenti ormai abbastanza definiti, con il sindaco uscente Mattia Gottardi che si presenta appoggiato da due liste, Insieme per Tione e Punto su Tione, rinnovate nei componenti. Anche lo sfidante, Alessandro Rognoni, 26 anni bancario, sarà sostenuto da due liste civiche con diversi volti nuovi. C’è anche un terzo candidato sindaco, Michele Malacarne, sostenuto da una lista con soli componenti di Saone. In caso di ballottaggio questa lista (costituita in “area” Asuc, protagonista di un noto contenzioso con l’Amministrazione Gottar-
Arturo Povinelli
di) probabilmente sosterrà Rognoni all’eventuale secondo turno. Salendo in Rendena a Pelugo troviamo la candidatura di Stefano Galli, sindaco attuale che si confronterà con Mauro Chiodega, quarantenne vigile del fuoco per-
manente a Trento, a capo di una lista con molti volti nuovi, slegata dall’attuale minoranza. A Spiazzo ci sarà la candidatura del sindaco uscente Michele Ongari, anche se fino all’ultimo si è parlato della candidatura di Angelo Capelli, attuale vicesindaco. Dall’altra parte ci sarà con tutta probabilità Raffaele Alimonta, architetto, sostenuto da una lista con molti giovani. A Giustino troviamo la candidatura di Joseph Masè, avvocato, attuale assessore probabilmente con un’unica lista in campo, in continuità con l’esperienza amministrativa di Luigi Tisi; a Massimeno, invece, vi sarà la lista guidata dall’attuale sindaco Enrico Beltrami che contiene alcuni esponenti della maggioranza, ma anche alcuni della mi-
noranza, dopo che la stessa amministrazione ha invitato con una lettera i cittadini a farsi avanti e dare la disponibilità a partecipare. A Carisolo spazio al sindaco uscente Arturo Povinelli, con una lista parzialmente rinnovata; prima di andare in stampa sembra che lo sfidante possa essere Dario Polli, per una riedizione della sfida del 2010. A Pinzolo invece William Bonomi, sindaco uscente, dopo le difficoltà iniziali sembra avere trovato la quadra della coalizione che lo sosterrà alle elezioni del 10 maggio. Lista civica “del sindaco”, lista a Campiglio e Sant’Antonio e lista del Patt, in un accordo sancito con il senatore Panizza che rinnova quello esistente da due legislature tra il partito autonomista e Bonomi. Dall’altra parte Michele Cereghini, candidato sindaco dichiarato con largo anticipo, anche lui sostenuto da due civiche.
Fra i candidati sindaci e i consiglieri potrebbero essere tanti i volti nuovi
Esteriori, tanti giovani alla prima esperienza Nelle Valli Giudicarie, le Esteriori sono quelle dove lo stop alle elezioni dettato dalle fusioni in corso non ha effetti. E il fermento elettorale non manca. Nei comuni uniti tutti i sindaci uscenti hanno fatto un passo indietro, mentre negli altri tre i primi cittadini si ripresentano. Cifra dei candidati che nel momento in cui scriviamo hanno confermato il proprio impegno sono tanti giovani alla prima esperienza amministrativa – soprattutto a Comano Terme, Fiavè e San Lorenzo Dorsino – con qualche innesto di esperienza magari proprio a capolista. La situazione più incerta quella di San Lorenzo Dorsino, la più curiosa a Comano Terme con una lista, l’unica in zona, di partito. A Comano Terme pareva tutto fatto con una lista unica, espressione della maggioranza uscente e capitanata dal lomasino Fabio Zambotti – popolare, impegnato nell’associazionismo, imprenditore agricolo rispettato, con parecchia esperienza amministrativa alle spalle – che ha scongiurato
uno scontro fratricida con l’altro possibile candidato forte, l’ex consigliere provinciale Roberto Bombarda che è dato per candidato con lui. E invece, a sorpresa, è in divenire una lista che correrà con il simbolo della Lega Nord formata in maggioranza, almeno nel momento in cui scriviamo, da cittadini di altri comuni limitrofi a Comano Terme, e capitanata dal giovane Julian Collini: 24 anni, di San Lorenzo in Banale, studente di economia, segretario locale della Lega, alla prima esperienza amministrativa. A Bleggio Superiore sono due le liste in formazione: il sindaco uscente Alberto Iori si ripresenta con qualche nuovo innesto e lo zoccolo duro della sua giunta, ad eccezione dell’assessore alla cultura Sara Riccadonna che ha deciso di non ripresentarsi. Un’uscita non di poco conto: Riccadonna era stata di gran lunga la più votata con 198 preferenze nella scorsa tornata elettorale. Iori aveva vinto con oltre il 63% delle preferenze, ma quest’anno la minoranza consigliare si
Angelo Zambotti
sta organizzando di nuovo con Massimo Caldera. Non è ancora stato dichiarato se sarà capolista e sul piatto per la candidatura a primo cittadino pare esserci anche il nome del giovane Andrea Riccadonna, classe 1987, fratello dell’assessore Sara Riccadonna. Una mossa che potrebbe vivacizzare la campagna elettorale. A San Lorenzo Dorsino, alle prime elezioni da comune unico, la bagarre è serrata: ad un certo punto pareva ci fossero addirittura 4 liste in formazione e una
serie di alleanze date per certe, poi invece saltate. Al momento le liste papabili sono due: da una parte quella di Albino Dellaidotti – sindaco di Dorsino dal 1990 al 2010, bancario alla Cassa rurale Adamello Brenta, classe 1958 – che parte da un gruppo base di giovani e giovanissimi; dall’altra una lista che fa riferimento a Valter Berghi, ma non c’è ancora certezza se sarà proprio lui a correre come sindaco o qualcun’altro. Esce di scena invece l’attuale vicesindaco Stefano Bonetti, che a sorpresa abbandona la bagarre. A Fiavé corre la sindaca in carica Nicoletta Aloisi, ma non lascia spazio alle indiscrezioni sulla lista, mentre nessuno degli attuali consiglieri di minoranza ha deciso di ripresentarsi. L’alternativa sarà la lista del giovane Angelo Zambotti, appoggiata anche da Enzo Caresani, comandante dei vigili del fuoco volontari, che pareva candidato certo e ha fatto all’ultimo un passo indietro. Ad appoggiare Zambotti compaiono Costantino Levri, presidente dell’Asuc di Fiavé, Giansanto
Farina, presidente dello sci club Fiavé ed ex amministratore, Michele Guetti, che ha guidato il gruppo giovanile fino allo scorso anno. “Metter via beghe passate e affacciarci un po’ nelle Giudicarie Esteriori come valle unita” l’unica dichiarazione di Zambotti sui programmi in costruzione. A Stenico ha la lista pronta da mesi la sindaca uscente Monica Mattevi, con 6 attuali consiglieri che si ripresentano e nuovi innesti. “Potremmo fare molto meno data la situazione economica – commenta Mattevi - e perciò impegnarci molto di più e saper collaborare fattivamente con gli altri comuni con i quali faremo le gestioni associate. Particolare attenzione necessariamente dedicata alle Terme che diventino fattivamente il volano della valle perché non abbiamo più tempo da perdere”. C’è fermento sul fronte dell’attuale minoranza consigliare che sta lavorando ad una lista alternativa, ma non c’è ancora un candidato sindaco dichiarato. Denise Rocca
Economia La globalizzazione, che ormai è sulla bocca di tutti noi, è un fenomeno irreversibile, una realtà che ci pone delle difficoltà ma apre anche nuove prospettive. Certo, è necessario attrezzarsi dal punto di vista sia culturale sia delle competenze economiche. Su tale fronte vi sono indubbiamente nelle Giudicarie, come in tutto il Trentino, iniziative a vario livello per uscire dalla crisi ed incamminarsi verso un futuro che sia, per quanto possibile, più stabile. Purtroppo la cronaca ci porta quasi ogni giorno a conoscenza di aziende che non ce la fanno più e devono chiudere e, spesso, purtroppo, concludono con un fallimento, se non addirittura ad atti estremi di imprenditori e lavoratori. Vorrei qui porre solo due fronti di riflessione per tentare di contribuire ad un dibattito sulla nostra economia. Sappiamo che nelle Giudicare, come nel resto in Trentino ed in tutta l’Unione europea, le piccole e medie aziende costituiscono la spina dorsale dell’economia e la loro attiva presenza ha pure favorito la formazione e conservazione di un tessuto sociale molto importante per tutte le comunità interessate. Tenendo presente anche le nuove aperture oltre i confini nazionali rese possibili dal progetto di Unione Europea sarebbe opportuno attivarsi per creare alleanze di carattere economico con operatori ed associazioni di oltre confine, pensando soprattutto a realtà che, come l’Austria e la Germania, possono avere maggiore affini-
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La globalizzazione impone delle sfide, ma dall’altra apre molte nuove opportunità di crescita
Alleanze e cluster per lo sviluppo economico CONTINUA DALLA PRIMA crimine lasciare inutilizzata una di Paolo Magagnotti Tutti ci rendiamo certamente crisi”, il che può fare riferimenconto che non si tratta di percorsi facili; dobbiamo tuttavia to all’adagio a noi tutti noto “il bisogno aguzza l’ingegno”. utilizzare ogni risorsa di cui si può disporre per trasforma- Come non mai in queste circostanze è necessario che opere la crisi in nuove possibili opportunità. La futurologa an- ratori economici e pubbliche istituzioni si attivino su tutti i gloamericana Hazel Henderson sottolinea che “sarebbe un fronti per individuare nuove soluzioni. tà con noi. Parlo di Austria pensando in primo luogo al Tirolo e di Germania tenendo soprattutto in considerazione la Baviera, territori vicini anche dal punto di vista geografico. Nel Tirolo, e soprattutto della Baviera, particolarmente nella regione dell’Allgäu, vi sono aziende ed associazioni di categoria disponibili ed interessate a stabilire rapporti di collaborazione con nostri soggetti economici. Ho potuto verificare di persona tale disponibilità anche in tempi recenti in occasione di un viaggio di conoscenza che organizzai proprio nell’Allgäu con operatori economici della vicina Val di Sole, soprattutto artigiani. Alcuni di loro hanno potuto avere spunti per creare in valle fruttuose iniziative già in atto. Per avviare e intrattenere nuovi rapporti di collaborazione con l’area
di lingua tedesca servono tuttavia determinazione e costanza, tratti che di norma caratterizzano l’imprenditoria in queste aree di oltre Brennero. Certamente la conoscenza della lingua costituisce un elemento importante per l’attivazione di significative collaborazioni. Al di là di quello che in termini apprezzabili è già in essere in valle, sarebbe opportuno che organizzazioni di categoria, unitamente a pubbliche istituzioni, quale può essere la Comunità di valle, promuovessero visite ed incontri nelle realtà sopraindicate, con il fermo proposito di dar vita ad una vera e propria strategia di alleanze economiche da portate avanti con costanza e non con contatti sporadici. Vediamo già aziende tedesche e austriache che giungono in Trentino per offrire
PERITO OTTICO Due parole con Corrado Passera
“Il coraggio di proporre idee innovative”
proposte competitive. Non serve a niente osservare e lamentarsi delle “invasioni” di campo; dobbiamo essere coscienti che da quelle parti vi è un’imprenditoria molto attiva con la quale possiamo scegliere la strada perdente dell’attesa e della critica o incamminarci lungo un percorso di alleanze nel reciproco interesse. Altro fronte su cui valutare attentamente l’opportunità di concentrare impegno e risorse riguarda una concreta strategia volta alla relazione di cluster. Secondo la popolare definizione di Michael Porter, uno dei maggiori studiosi del settore sul piano internazionale “il cluster è un’agglomerazione geografica di imprese interconnesse, fornitori specializzati, imprese di servizi, imprese in settori collegati e organizzazioni associate… che operano tutti in un par-
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La platea durante la Santa Messa
ticolare campo, e caratterizzata dalla contemporanea presenza di competizione e cooperazione…». Si tratta di prevedere in una determinata area geografica la nascita di attività che vedano un attivo interagire fra attori economici, centri di ricerca e pubbliche istituzioni in un contesto in cui la stessa competizione fra soggetti dell’economia e della ricerca non sia intesa in termini penalizzanti ma fonte di innovazione e crescita nell’interesse di tutti. In merito il “Business Innovation Center (BIC) di Pieve di Bono, dove operano già aziende proiettate verso l’estero, può rappresentare indubbiamente un importante realtà di riferimento. Serve probabilmente un ulteriore impegno nel valutare opportunità di “clusterizzazione” territoriale, attingendo anche alle numerose esperienze
straniere da visitare per maturare nuove idee e stabilire eventualmente forme di colorazione. Utile potrebbe essere una visita nell’Alto Reno, dove esperienze di cluster del Baden-Württemberg, dell’Alsazia e dei Cantoni della Svizzera del Nord possono offrire utili suggerimenti. Fruttuosa potrebbe inoltre essere la conoscenza di talune realtà della fitta rete di cluster francesi. Importanti esempi sono presenti anche in distretti industriali italiani Si tratta, in sintesi, di intraprendere con un nuovo slancio la via dell’ ”esplorazione” di esperienze di altri territori per ricavare idee e suggerimenti ed avviare alleanze economiche. La cooperazione fra territori rappresenta ormai una politica da perseguire con determinazione su vari fronti. Lo spirito cooperativo che ha dato vita alle esperienze di maggiore successo sociale ed economico nel Trentino dovrebbe portarci a nuove forme di alleanza anche oltre i confini nazionali.
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Elezioni comunali
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Tione, l’ambiente è la “bussola”
Antolini, vicesindaco di Tione, parla della recente questione Asm e rilancia sul “green” quale chiave di sviluppo “L’amministrazione comunale – spiega Eugenio Antolini, vicesindaco di Tione e assessore all’ambiente – sta facendo un ragionamento complessivo sul futuro dell’Asm, che parte dalle potenzialità di questa municipalizzata ed arriva inevitabilmente a toccare il discorso del teleriscaldamento con la costruzione della centrale a biomassa che crediamo sia un investimento importante per Tione, sia sotto il profilo dello sviluppo, sia sotto quello ambientale”. Un investimento significativo Certo, si tratta di un investimento importante, da 10 milioni in totale, dunque parte da un’analisi strutturale. L’azienda è in salute, crea utili e ha un profilo finanziario positivo, una situazione figlia dell’oculatezza degli investimenti degli ultimi 10 anni. Un patrimonio che va mantenuto e valutato con responsabilità anche alla luce delle nuove normative sulle partecipate: occorre dire che oggi, se una municipalizzata va in perdita, questa perdita deve essere ripianata dall’amministrazione comunale nella parte corrente del bilancio. Per questo stiamo facendo
Nei giorni scorsi sui quotidiani si è parlato a lungo di Azienda municipalizzata di Tione, dando luogo così ad un dibattito sul futuro di questa municipalizzata, sog-
getto importante per l’economia giudicariese sul quale si incardinano progettualità significative per l’amministrazione di Tione.
un ragionamento globale e complessivo su investimenti, personale e futuro dell’Asm, che rappresenta una delle costole produttive del comune. Pensando al suo futuro sicuramente il personale dovrà essere qualificato, e le maestranze valorizzate. Il futuro è la centrale a biomassa? Il futuro è investire sull’ambiente e la centrale a biomassa è parte di questo progetto complessivo. Crediamo che il teleriscaldamento sia un investimento importante, perché utilizza fonte di energia rinnovabile e presente sul posto (abbiamo solo a Tione 3.500 mc/annui di ripresa di lavorazione forestale, come consorzio di vigilanza boschiva da Lardaro a Montagne 12.000) e attraverso la biomassa (ramaglie, scarti di lavorazione del legno, cascami) produce teleriscaldamento per le strutture pubbliche come ospedale, scuole, municipio. In più può rappresentare uno stimolo alla pulizia dei boschi e anche alla creazione di nuovi posti di lavoro nell’indotto. In ogni caso
za amministrativa, che decide attraverso il dialogo.
Eugenio Antolini
rappresenta un investimento sostenibile ed ammortizzabile in 10 anni. Ambiente, protagonista, dunque. Però, sulla questione del progetto del nuovo Viale siete stati accusati di dare poca attenzione al verde... Il discorso ambientale è una linea guida del nostro amministrare e del nostro gruppo (Insieme per Tione, ndr,). Le decisioni prese in questi anni su recupero di malghe e pascoli, valorizzazione dei sentieri a fini turistici, percorsi ciclopedonali e Parco Fluviale
della Sarca lo dimostrano. Poi, sulla questione del Viale dico che invece la nuova previsione del Parco le Ville e di Piazza Battisti valorizza l’ambiente in senso lato con una diversa disposizione degli spazi creando un’isola ambientale/aggregativa all’interno del paese, per renderlo più vivibile, fruibile e a misura di famiglia. Vede, la forza di un progetto come quello di Renovatio Thione è quella della condivisione: io parlo da vicesindaco, ma dietro di me c’è un gruppo, radicato sul territorio e con coscien-
Amministrative del 10 maggio: la lista Insieme per Tione (35% nel 2010, la più votata) ci sarà? Certo, ci saremo con il gruppo di Insieme per Tione - in appoggio al candidato sindaco Mattia Gottardi che riprende in parte quello del 2010, ma anche molto rinnovato, con diversi nuovi innesti che ci porteranno nuovo entusiasmo e idee. Ci sarà un’età trasversale, dai giovani ad elementi di maggiore esperienza, e un’ampia presenza femminile, con 8 donne (la lista, con le nuove normative, sarà composta da 18 candidati anziché 20); al di là del dato quantitativo, sono soprattutto presenze di qualità. E’ la dimostrazione che non servono leggi impositive di sapore paternalistico per “imporre” la presenza delle donne nelle liste e negli organi amministrativi, ma occorrono invece coinvolgimento e partecipazione costante attorno alle singole tematiche non solo nelle settimane delle elezioni, ma sempre. Pensiamo comunque, in questi
5 anni, di avere acquisito una cultura amministrativa che ci consentirà di svolgere i nostri futuri compiti - qualora i tionesi ci riconfermassero – con senso di responsabilità e competenza, soprattutto sulle sfide che ci attendono. Quali? Ne dico una per tutte. Quella del lavoro, che anche nelle nostre zone è diventata il tema più attuale e che preoccupa, in prospettiva, guardando soprattutto ai giovani. Per questo come gruppo di “Insieme per Tione” ci stiamo impegnando in particolare sulla tematica occupazionale, che significa in sostanza creare attraverso gli investimenti le condizioni più adeguate per la nascita ed il rafforzamento di iniziative imprenditoriali. Partendo da quelle legate al commercio, grazie al rilancio del Viale, a quelle artigianali nella zona di Vat; ma non solo, pensiamo ad esempio alle professioni legate al mondo della montagna e al turismo diffuso, sulle quali la nostra zona può e deve puntare. Anche qui consideriamo l’ambiente il punto fermo dal quale partire per ragionare del futuro e una grande risorsa per pensare alla ripresa.
Nel nome di De Gasperi L’EDITORIALE di Paolo Magagnotti
Continua dalla Prima Ci si butta in tutte le direzioni pur di acchiappare consensi. Vi è un continuo scaricabarile di responsabilità sia sul versante interno sia nei confronti di quell’Unione europea che rappresenta la maggiore speranza per il nostro futuro. Di fronte a un mondo sempre più fuori controllo mancano troppo spesso visioni ed azioni coraggiose e lungimiranti, rette da idee forti e valori attorno ai quali ci si possa aggregare con fiducia e speranza. La stessa volontà di taluno, anche all’interno del nostro Paese, di segnare solchi sicuri per far crescere una società più coesa ed ancorata a maggiori certezze è adombrata troppo spesso da sterile retorica e comunque proiettata in un contesto di troppe incertezze e di spregiudicate posizioni di parte prive della volontà o capacità di
produrre un insieme che sia il più solido possibile per il bene di un’intera comunità.Per offrire un contributo di riflessione che privilegi valori e coerenza nei principi, ad iniziare da questo numero del nostro Giornale ed in uscite successive nel corso dell’anno, riporteremo ogni volta una serie di pensieri e riflessioni del nostro grande Statista Padre d’Europa Alcide De Gasperi, eccezionale campione di onestà e ferrea coerenza nei valori e principi in cui credeva e dei quali ha ispirato la sua vita privata ed il suo agire politico Oggi più che mai comportarsi ed agire richiamandosi al nome ed all’esempio di Alcide De Gasperi significa impegnarsi nel porre nella maniera più ampia possibile basi solide per i tempi che viviamo e, soprattutto, per il futuro. Un futuro che era in cima alle preoccupazioni dello Statista nel Secondo dopoguerra, ma per il quale ha contribuito a porre, con lungimiranza, solide basi rette da principi e valori.
Alcide Degasperi disse “L’Alto Adige dovrà diventare un ponte e non una barriera fra due civiltà…Noi crediamo di aver dato un esempio di buona volontà e di probità politica…L’esempio di una minoranza libera e garantita costerà qualche sacrificio anche l’orgoglio italiano, ma esso è fatto per la fraternità dei popoli”. (Parigi, 7 ottobre 1946; dichiarazione alla stampa in seguito alla firma con il ministro degli Esteri austriaco Karl Gruber, il 5 settembre 1946, dello storico Accordo per la tutela della minoranza linguistica tedesca sudtirolese che diede origine allo Statuto speciale per il Trentino-Alto Adige). “Non c’è nessuno statuto al mondo, né frazionale, né comunale, né regionale, che possa reggere e applicarsi senza la buna volontà, senza la tendenza all’accordo, la tendenza alle soluzioni pacifiche”. (Predazzo, 31 agosto 1952, nella ricorrenza dei 50 anni di azione politica dello stesso De Gasperi). “La coscienza democratica rende possibile l’onestà, anche nella rudezza della lotta, e porta con sé la collaborazione nel Comune, nell’amministrazione, nella legislazione”. (Trento, Teatro Sociale, 9 novembre 1952, per la campagna elettorale delle elezioni regionali). “Il ceto medio è sostanzialmente costituito da coloro che cercano una propria base di lavoro per sviluppare l’attività, come l’artigianato, il contadino, il commerciante, l’imprenditore. La scomparsa del ceto medio significherebbe avviarsi ad una società di stipendiati e salariati dello Stato; sarebbe la fine della produzione”. (Messina, 29 dicembre 1953, a conclusione del convegno regionale della Democrazia Cristiana). “Noi dobbiamo salvaguardare la libertà della persona umana anche nella sua sfera economica, perché questa è l’involucro della sua libertà spirituale”. (Napoli, Teatro San Carlo, 27 giugno 1954, apertura del Congresso Nazionale della Democrazia Cristiana). “Non importa di avere sempre ragione. Bisogna non avere torto domani”. (Milano, cinema Metropolitan, 18 ottobre 1953, a conclusione dell’assemblea dei democristiani milanesi).
Attualità
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Approvata il 23 marzo, la nostra era fino ad oggi l’unica realtà senza questa tassa
L’impostadisoggiorno“atterra”ancheinTrentino di Enrico Gasperi La data di attivazione slitta però da subito al primo novembre 2015. Tutte le strutture turistiche del Trentino gestite in forma imprenditoriale dovranno quindi, da quella data, riscuotere la nuova imposta di soggiorno. “Abbiamo spostato l’entrata in vigore dell’imposta a dopo l’estate” ha spiegato 1’assessore Dallapiccola, “per non farla pagare solo agli albergatori, visto che gli stessi non avrebbero potuto chiederla ai propri clienti in quanto i cataloghi vacanza per l’estate 2015 erano già stati definiti e diffusi.” Dal punto di vista tecnico l’operatore turistico sarà soltanto un sostituto d’imposta: la tassa graverà totalmente sul turista. Quanto? Il tributo varierà da un minimo di 0,70 euro a un massimo di 1,30 euro a notte in base alla tipologia della struttura ricettiva, per un numero non superiore a dieci pernottamenti (dall’undicesimo giorno non si pagherà nulla) e per persona maggiore di 14 anni. Oltre ai ragazzi, il regolamento esenta dal pagamento dell’imposta i turi-
Al termine di un percorso complesso e facendo seguito all’accordo siglato quattro settimane fa con le associazioni degli albergatori trentini (Asat e Unat), il 23 marzo, con la delibera firmata dall’assessore al turisti in terapia, gli accompagnatori dei pazienti ricoverati nelle strutture sanitarie pubbliche e private della provincia (ma non quanti ricevono terapie presso gli stabilimenti termali). Esenti saranno anche i richiedenti protezione internazionale, oltre agli operatori di polizia e della protezione civile se ospiti di strutture ricettive per esigenze di servizio. La normativa prevede che la misura dell’imposta possa anche essere aumentata, fino quasi a raddoppiare, ad un massimo di 2,50 euro per pernottamento, se richiesto da Apt e Comunità di Valle. In particolare, i clienti degli alberghi a quattro e cinque stelle pagheranno 1,30 euro di base, mentre 1 euro sarà l’importo richiesto a quanti soggiorneranno negli alberghi a tre stelle, scalando infine a 0,70 euro negli alberghi di categoria infe-
riore, nelle strutture extra-alberghiere (esercizi di affittacamere, esercizi rurali, bed and breakfast, case e appartamenti per vacanza, ostelli per la gioventù, case per ferie e alberghi diffusi), nei campeggi, negli agriturismi ed anche nei rifugi escursionistici. L’imposta di soggiorno riguarderà tutti gli appartamenti utilizzati a scopo imprenditoriale. Resteranno esclusi quindi, almeno per il momento, quelli privati. Per chi ometterà la relativa comunicazione al comune di appartenenza la sanzione amministrativa potrà arrivare fino a 600 euro. Gli importi incassati verranno girati da Trentino Riscossioni alle Apt, ma non per l’intero importo: verrà infatti creato un fondo di perequazione per filtrare q e quindi ripartire e garantire una quota di risorse anche alle zone che incasseranno meno. Nell’ambienteturisticolereazioni sono diverse, da chi avversa to-
smo Michele Dallapiccola, la Giunta provinciale ha approvato il nuovo regolamento di esecuzione sulla promozione turistica, che fa della tassa di soggiorno il suo vero cardine. talmente la scelta della provincia a chi cerca di farsene una ragione e valorizzare gli aspetti positivi. A questo proposito lo spostamento dell’entrata in vigore, che certamente non manderà in dissesto il bilancio della Provincia, alla luce della motivazione blanda fornita dall’Assessore, pare proprio un contentino concesso alla parte più perplessa degli operatori turistici. “Ormai era quasi un vanto, eravamo gli unici a non averla” sorride Marco Masè, presidente dell’APT Pinzolo Madonna di Campiglio Val Rendena, che poi passa ad esaminare i motivi che hanno portato alla sua introduzione (alla reintroduzione, in realtà: la tassa aveva resistito per anni nel secolo scorso). “È necessario elevare il livello qualitativo della promozione, rendere sempre più competitivo il territorio: per restare leader occorre innovarsi, il nuovo regola-
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mento dovrebbe servire anche a questo. Il sistema fino ad oggi è stato in piedi grazie a molti soldi disponibili, domanda in crescita e mercati di prossimità, più facili da gestire. Ma da ora dobbiamo lavorare su una prospettiva molto diversa: meno fondi, domanda interna e di prossimità in calo o al massimo stazionaria e necessità di aprire a nuovi mercati più lontani e con esigenze diverse, quindi più costosi da raggiungere, sia economicamente che per le competenze professionali necessarie.” “Per questo motivo”, prosegue Masè, “dobbiamo trovare la strada per accentrare alcuni servizi che le ApT locali non sono in grado di gestire da sole: uffici informazioni, statistica, web, uffici stampa, amministrazione, acquisti, promozione e commercializzazione verso i nuovi mercati lontani. I finanziamenti dei privati non possono e non
devono più essere di tipo volontario, ma stabiliti dalla legge tramite l’imposta di soggiorno e tasse di scopo, cioè imposte che colpiscono direttamente o indirettamente operatori che comunque beneficiano del movimento”. “Siamo allineati, non ci resta che accettare” sottolinea Mario Beltrami, presidente dell’associazione Albergatori Madonna di Campiglio, “anche se forse questa non era la strada giusta. Non sono ancora chiare le modalità di riscossione e i meccanismi di controllo, mentre come contrappeso ci ritroveremo oneri contabili ulteriori. La preoccupazione sta anche nel verificare poi cosa si perderà nei numerosi passaggi. L’operatore riscuote dal turista, poi versa a Trentino Riscossioni che inoltra alla Provincia che gira alle Comunità di Valle che smista alle APT, senza valutare gli effetti del fondo di perequazione. La precedente tassa di soggiorno riguardava anche le seconde case ed i residence, distribuiva in maniera più vasta l’onere”
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Attualità
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Ma, se alla base ci sono delle ragioni obiettive che mirano a migliorare i servizi, non tutti i sacrifici richiesti alla periferia giustificano le scarse attenzioni che, in molti casi, la politica trentina riserva alle strutture ospedaliere periferiche, volente o nolente, il primo baluardo alla richiesta di salute della gente. Tra queste, l’ospedale di Tione è forse tra i più bistrattati. Basta prendere in esame anche solo la vicenda del suo Pronto soccorso, per rendersi conto quanta poca considerazione e quanta sufficienza l’APSS di Trento, assorta com’è nel suo disegno accentratore, riservi ai suoi capisaldi dislocati sul territorio. L‘esempio della poca chiarezza e, se vogliamo, anche della superiorità con cui l’assessorato alla sanità tratti la periferia lo si ha ogni qualvolta si ha l’avventura di partecipare a un incontro tra i vertici della Sanità e gli amministratori locali. Non a caso, sempre più preoccupati del mantenimento dei livelli minimi dei servizi ospedalieri locali. L’ennesima dimostrazione viene dall’ultimo incontro a Tione tra l’assessore Borgonovo Re, i vertici della Comunità di valle, i sindaci, le rappresentanze politiche della valle e il Comitato della Salute. Dove il confronto ha viaggiato su binari diversi. Mentre, per i vertici di Trento l’obiettivo era la presentazione del nuovo Piano della Salute, per le rappresentanze locali la presenza dell’assessore alla sanità e del direttore Luciano Flor doveva servire a chiarire argomenti più spiccioli, ma di importanza vitale per l’ospedale. Temi, come la ristrutturazione del Pronto soccorso, il destino del punto nascite, la specializzazioni dei reparti e le carenze endemiche della struttura. Come già in altre occasioni, le risposte in materia, nonostante i chiarimenti chiesti dal sindaco di Tione Mattia Gottardi, e dai capigruppo dell’Upt Marcello Mosca e della Lega Nord Giuseppe Cervi, sono state del tutto insoddisfacenti. Riassumiamo. Pronto Soccorso: Un incontro con il Comune di Tione – ha detto Flor – è previsto entro il 15 di aprile. In quella sede saranno chiariti i dettagli di progetto che prevedono un ritorno alla sistemazione nella vecchia ala e l’utilizzo della camera calda esistente. L’investimento è di un milione e 800 mila euro. E i lavori non saranno pronti non prima della primavera 2016. C’è quindi un’inversione a u da parte dell’Azienda Sanitaria, che però – ha rimarcato il capogruppo Upt Mosca – avrebbe potuto non sprecare due anni per una sistemazione nel nuovo corpo C, sbagliata e impraticabile. Punto nascite: “Non abbia-
Non soddisfano le risposte della responsabile provinciale della Salute a Tione in visita alla Comunità
Da Borgonovo Re a Tione molti consigli e poche certezze di Ettore Zini le politiche provinciali stanno Che stiamo diventando Centro-centrici, o meglio, Trento-centrici, non è un’inven- concentrando buona parte dei servizi. Già è così con la zione per piangerci addosso. Sempre più spesso chi abi- Giustizia. Tra qualche anno anche per la Sanità saremo ta in periferia deve affidarsi all’automobile o alle nostre sempre più città-dipendenti. Efficientismo e alta quadisagiate linee di trasporto extraurbano per raggiunge- lità, sono le parole magiche con cui i nostri politici ci re la città. Dove, non occorre rammentarlo, ogni giorno stanno edulcorando la pillola.
Il dottor Moghadam con l’Assessora Donata Borgonovo Re
mo nulla da dire – ha detto Borgonovo – avete visto tutto quello che è stato scritto sui giornali. Tireremo le fila di un percorso che, in alcuni aspetti, è molto chiaro”.
Specializzazioni: Flebologia a Tione? A chi chiedeva conferme su quanto anticipato dal direttore dell’ospedale dott. Cutrupi, il direttore Flor ha risposto
che di certo non c’è ancora nulla. Il dipartimento sta ragionando sulla scelta di alcune attività che saranno dislocate alcune dappertutto, altre solo in alcune sedi. “Mi pare – ha aggiunto Flor, incalzato dagli amministratori – che abbiamo concordato che a Tione, accanto a piccole cose e di routine, si concentri l’ortopedia del ginocchio. Ma di ufficiale non c’è ancora nulla”. Altro: Le richieste di chiarimento hanno poi riguardato i promessi posti di Hospice, l’andamento dello screening mammografico in centro, l’accesso alle Rsa e altri argomenti inerenti al
buon funzionamento della struttura ospedaliera. Inutile dire che le risposte sono state molto evasive e in alcuni casi del tutto insufficienti. Resta da chiarire, dunque, come mai dopo aver investito nell’ospedale di Tione quasi 20 milioni in ristrutturazioni e ammodernamenti, alla fine si sia deciso di lesinare sulla ristrutturazione del Pronto Soccorso, principale porta d’accesso alla struttura. Come rimane un mistero, la decisione di abbandonare i vecchi locali del pronto intervento in favore di una struttura che per essere a norma avrebbe richiesto una came-
ra calda e un tunnel posticci da piazzare proprio davanti all’ingresso del nosocomio, in sfregio, tra l’altro delle più elementari regole di sicurezza. Infine, sarebbe interessante capire come mai, dopo aver screditato il punto nascite , tacciato di essere insicuro e, addirittura pericoloso per mamme e bambini, si preferisca lascialo nel limbo, senza prendere quella decisione che, visto i numeri, appare ormai del tutto scontata. Se è vero che non vi sono garanzie per le puerpere e i loro bebè, tanto vale essere drastici e chiuderlo subito, senza temporeggiare in virtù di equilibri e bracci di ferro all’interno della maggioranza di giunta. Indugiare, a questo punto, non giova né al buon funzionamento del reparto, né all’immagine di chi sostiene che il punto nascite di Tione vada chiuso.
Agri ‘90, fatturato in crescita La nota coop agricola si prepara a festeggiare il 25° di attività chiudendo il bilancio 2014 con note positive Agri 90’ si appresta a festeggiare i suoi 25 anni di vita e per onorare la ricorrenza nel corso dell’anno dentro la casa contadina di Storo sono previste più iniziative tra cui la Festa Provinciale del Ringraziamento che si terrà in autunno. Lo ha detto giorni fa il suo presidente Vigilio Giovanelli aprendo i lavori assembleari ai piani alti del palazzo di vetro nella zona a Cà Rossa di Sotto. L’auditorium era ben rappresentato. Al di là dei 110 soci anche i presidenti della coop alimentare del Chiese Michele Pernisi e della Cassa rurale Giudicarie Paganella Andrea Armanini nonché il consigliere provinciale Mario Tonina. Tutti e tre sono a loro volta intervenuti per sottolineare come da queste parti quelle concatenate realtà, Sav e Co.P.A.G. di Dasindo comprese, continuano ad avere un ruolo sempre più accentuato in ambito di intercooperazione e di recupero ambientale. Tra le tematiche trattate, quella della difesa dalla diabrotica del mais (insetto di origine statunitense che flagella le colture) che si sta affrontando con riscontri incoraggianti dedicando temporaneamente terreni e culture attraverso la rotazione con patate e grano turco. «Lo scorso anno – ha detto in proposito il direttore Arturo Donati – abbiamo effettuato un primo intervento, evitando di coltivare il granoturco in un’areale (40 ettari) ben definito e dedicandolo invece alle patate. Quest’anno altrettanti ettari saranno sottoposti a medesima procedura. Una cosa è certa. La rotazione
quintali rispetto ai 1.700 del solo anno prima. Anche la produzione sia di more che di mirtilli riscontra crescite: le prime sono aumentate di un 10% (da 50 a 54 quintali) e i mirtilli sono pressoché raddoppiati passando negli ultimi due anni da 14 a 17 quintali nel 2013 ai 26 quintali di dodici mesi fa. Non è stato così per i lamponi, in decrescita nei due ultimi anni da 21 a 18 quintali».
La sede di Agri 90
ha comunque fatto lievitare la produzione di patate da 8.600 a 14.500 quintali». Circa la produzione di granoturco a parlare è invece Vigilio Giovanelli che sintetizza così la situazione: «Se la stagione 2013 va considerata tra quelle deludenti non è stato così per il 2014, nel quale la produzione ha fatto segnare ben 13 mila quintali il che ci permette di rimanere ben ancorati dentro la cosiddetta “grande gastronomia “ e conferendo ai soci un indennizzo al quintale aumentato da 90 a 92 euro». «Per quanto concerne i piccoli frutti – ha rimarcato sempre il patron della casa degli agricoltori - l’incremento più significativo stavolta arriva dalle fragole che nel 2014 hanno fatto riscontrare una produzione di 2.100
Poi è stata la volta delle cifre e a parlare è sempre il cavaliere Giovanelli. “Sul fatturato Agri ‘90 passa da 2 milioni 841.000 euro del 2013 ai 2 milioni 954.000 nel 2014, mentre l’utile invece subisce un decremento dai 102.000 ai 25.000 euro, giustificato all’abbassamento del più grosso impegno che la cooperativa ha in termini di oneri finanziari (abbassamento del mutuo da 743.000 a 622.000 euro, 40 mila euro per l’acquisto di un furgone e altri 15 mila euro destinati per interventi contro la drosofila e che a loro volta sono stati liquidati ai conferitori tramite il piano operativo alla stessa stregua della produzione integrata nel campo delle mele). Al di là di relazioni e rendiconti in scaletta la determinazione percentuale di autofinanziamento e tassa di ammissione nuovi soci ( rimaste invariate) nonché la riconferma dei consiglieri uscenti Tiziano Bazzoli di Bondo e Mauro Albertini di Bleggio. Elisa Pasquazzo
Sanità
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L’assessore Borgonovo Re conferma: “Per le case di riposo liste free su tutto il territorio provinciale”
Rsa, nessuna priorità di accesso per gli utenti locali Così l’assessore alla sanità ha risposto ai quesiti di chi sollecitava un trattamento di riguardo per gli utenti delle case di riposo locali. L’argomento è noto. Sta a cuore a moltissimi anziani in lista per avere un posto nelle residenze protette della zona. A quanto pare, però, non ci sono spiragli perché ci possa essere un percorso preferenziale per le persone del posto, penalizzate da una normativa che permette a tutti i Trentini di scegliere a piacimento la casa di riposo dove essere ricoverati. In pratica in provincia le liste sono “free”. Non c’è nessun vincolo che lega gli anziani ai territori di appartenenza. Quindi, è abbastanza frequente che, per scarsità di posti nelle case di riposo della propria zona o per la lunghezza chilometrica delle liste di attesa, molte persone chiedano di essere ricoverate a
Rsa di Santa Croce del Bleggio
di Ettore Zini Priorità dell’utenza locale, per l’accesso nelle case di riposo e nelle Rsa. La risposta arriva a stretto giro di posta dall’assessore Borgonovo Re in persona. “La Provincia ha dato una mano a tutti. E molti chilometri di distanza, sopravanzando nelle graduatorie persone del luogo. Accade così, lo abbiamo già spiegato nel numero precedente del nostro giornale, che un signore della Valsugana o di Trento possa essere accolto in un istituto delle Giudicarie e viceversa. Il risultato è che, mentre raramente i Giudicariesi chiedono la collocazione in altri comprensori, a intasare le graduatorie locali c’è mediamente il 30% di gente che viene da fuori. Quest’opportunità, con delega ai centri UVM per lo smistamento delle domande, fa infuriare molte persone delle nostre valli, sopravanzate in
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graduatoria da persone che provengono dall’esterno. A giustificare la richiesta di priorità, ci sarebbero i sacrifici fatti in passato dai giudicariesi che per avere un’adeguata assistenza a vecchi e ammalati già sul finire dell’800 si sono dotati autono-
deve fare un ragionamento più ampio rispetto ai singoli territori. La differenza dei posti letto tra comunità c’è. Ma, li dobbiamo governare in una dimensione unitaria”. mamente di case di riposo. Benefattori, enti, associazioni con il sostegno attivo dei comuni e della popolazione hanno fatto sacrifici immani per costruire le sei strutture per anziani presenti all’ombra dei campanili di Santa Croce di Bleggio, Pinzolo,
Spiazzo, Pieve di Bono, Comdino e Storo. Ciò – dice, però, la Borgonovo – non costituisce titolo per un trattamento preferenziale. Oggi le Case di riposo Trentine sono entrate nella rete provinciale. “Sul tema delle RSA – ha spiegato la l’asses-
sore – abbiano aperto un tavolo di confronto con Upipa. Uno dei temi centrali è quello di una possibile specializzazione all’interno di un bacino di comunità delle diverse Rsa, per accogliere particolari tipologie di non autosufficienza. Il tavolo dovrebbe aiutarci anche a capire come meglio utilizzare queste strutture: le più capillari sul territorio”. Ma, su un diverso trattamento per gli anziani del posto non ci sono aperture.
Cenni di storia delle case di riposo nostrane La storia delle nostre case di riposo è ricca di aneddoti ed episodi personali di cittadini autori di grandi gesti di generosità, pur di consentire una vecchiaia decorosa ai loro anziani. Le prime pietre di questi edifici furono posate come nel caso di Strada, già nel 1600. Gesti di altruismo e munificenza che permettono oggi alle nostre valli di avere, in proporzione al numero di abitanti, il maggior numero di posti letto per non autosufficienti in tutto il Trentino. “Rosa dei venti” di Condino. Trae origine da un lascito della signora Chiminolli Maria ved. Cattoi, che mette a disposizione le sue sostanze per istituire una fondazione per l’assistenza dei poveri inabili al lavoro, costituita nel 1935, denominata “Pia Casa Provvidenza”. Inizia l’attività con l’aiuto dei fondi della locale Cassa Rurale e Artigiana. Nel 1963 la vecchia sede viene abbandonata perché non più idonea e si inaugura la l’attuale dietro il palazzo Comunale, una struttura moderna che garantisce una sistemazione decorosa a molti anziani. Dalla fondazione fino al 1986 vi hanno prestato assistenza le Suore di Maria Bambina. Nel 1992 con il nuovo Statuto diventa: “Casa di Soggiorno per Anziani”. Nel 2007 il Consiglio di Amministrazione ha approvato il nuovo statuto, modificando la denominazione in ”Rosa dei Venti APSP”. Casa di riposo “S. Lorenzo” di Storo. Villa San Lorenzo di Storo viene costruita a metà anni ‘60. Vi concorrono sette enti: Parrocchia, Eca, Comune, Asuc, Famiglia cooperativa, Cassa Rurale e Consorzio Elettrico. I primi ospiti entrano il 19 dicembre 1966, ma già nel 1944 esiste un primo elaborato progettuale e che, nel 1946, la Famiglia Cooperativa aveva aperto un fondo per raccogliere le offerte della popolazione. Nel 1991 anche il Comune di Bondone entra a far parte del Cda di Villa San Lorenzo con un proprio rappresentante: negli anni ’90 viene costruita una nuova e più confortevole sede in via Sette Pievi, attiva dall’ottobre 2000. Con l’entrata in vigore della l.r. 21 settembre 2005, il Comune di Storo provvede a trasformare l’IPAB, in APSS, ente di diritto pubblico senza finalità di lucro. Nel 2011 viene tagliato il nastro della nuova struttura con più di 60 posti. APSP “Abelardo Collini” di Pinzolo. Nel 1974 fu costituito il “Comitato promotore della casa di ricovero per vecchi e invalidi del lavoro di Pinzolo”, dando attuazione alle ultime volontà di Abelardo Collini, che in punto di morte aveva legato alla Chiesa Parrocchiale di Pinzolo una cospicua somma di denaro per l’erezione di un ricovero. Vi concorrono i comuni di Pinzolo, Carisolo, Giustino e Massimeno. Nel 1992, diventa Casa di Riposo. Inizia la sua attività accogliendo anziani e disabili e fornendo servizi alternativi al ricovero quali: pasti a domicilio e servizio lavanderia. Dal 1995, con l’APSS, viene aperto il reparto per non-autosufficienti. Nel 1998 si apre per le Case di Riposo una stagione delle riforme che trova nella Legge Provinciale 6/98, istitutiva delle RSA, un passaggio fondamentale. Il ricovero si deve misurare con nuovi modelli organizzativi
e gestionali. Dal 2008 viene costituita l’APSS “Centro Residenziale Abelardo Collini”. Nel 2014, si è dotata di un reparto per gli ammalati di Alzheimer. APSP “Padre Odone Niccolini di Strada”. E’ la più antica della Valle. Già nel 1.475 esisteva a Strada un Ospizio dei Battuti, gestito dalla confraternita dei “Disciplinati”, per accogliere i pellegrini, vecchi e ammalati. Nel 1602 l’ospizio fu ceduto dal Principe Vescovo di Trento Carlo Gaudenzio Madruzzo all’ordine dei Carmelitani Scalzi. Nel 1841 che, grazie a una donazione di Giacomo Fortunato Taffelli, lo stabile diventa ricovero per anziani e ammalati . Nel 1845 la cessione gratuita da parte del Comune di Strada agli 11 comuni della Pieve di Bono: Agrone, Cologna, Creto, Por, Strada, Bersone, Daone, Lardaro, Praso, Prezzo e Roncone. Nel 1852, la sua conduzione fu affidata alla Congregazione delle Suore di Carità di Maria Bambina”, che vi rimangono per oltre 150 anni. Nel 1980 diventa Casa di Riposo “Padre Odone Nicolini”, a seguito del lascito effettuato dall’omonimo prete di Pieve di Bono. A.P.S.P “Giudicarie Esteriori”. Nasce nel 1894 come Ospitale Ricovero di Santa Croce di Bleggio. Promotori sono il parroco di Bleggio don Giovanni Battista Lenzi e don Giovanni Salvadori, deputato al parlamento di Innsbruck. Tra gli ispiratori c’è don Lorenzo Guetti, padre della cooperazione trentina. Iniziò la sua opera come ospedale nel 1903. Nel 1931, con Regio decreto, la società divenne Ente morale di pubblica assistenza, denominata “Ospedale di Santa Croce in Giudicarie”. Nel 1968 diventa Casa di Riposo. Nel 1989, alla stregua di altre istituzioni analoghe in Trentino diventa “Casa di soggiorno per anziani delle Giudicarie Esteriori”. Dal 1903 fino al 1996, il servizio di assistenza è stato gestito dalle “Sorelle della Misericordia” di Verona, fino all’arrivo del personale laico. Dal 1 gennaio del 1999 l’Ente è stato accreditato dalla Provincia di Trento come “Residenza sanitaria”. Casa di Riposo S. Vigilio di Spiazzo . Nasce nel 1888 come “Ospitale Ricovero” per volontà di Vigilio Bonazza che ha legato parte delle sue sostanze ai comuni della Parrocchia di Rendena. Accoglie i suoi primi ospiti nel 1891, assistiti dalle Suore della Carità di San Vincenzo de Paoli. Nel 1950 viene costruita una nuova struttura fuori dall’abitato. Oggi i comuni consorziati sono 18: Carisolo, Pinzolo, Giustino, Massimeno, Bocenago, Caderzone, Strembo, Spiazzo, Pelugo, Vigo, Darè, Villa, Tione, Bolbeno, Zuclo, Preore, Ragoli e Montagne. Oltre alla casa sede della struttura originaria, la donazione Bonazza metteva a disposizione 1.000 Fiorini. Per coprire l’adattamento del fabbricato, che ammontava a 5.000 Fiorini i comuni consorziati stabilirono che avrebbero versato 1,50 Fiorini per abitante. Nel 1893 entrano a a far parte della Fondazione anche tutti i comuni della Busa di Tione. Tra gli impegni sottoscritti dai comuni consorziati: la fornitura di un abete in piedi ogni cento anime. (e.z.)
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Attualità
APRILE 2015
Edilizia, la crisi non è ancora alle spalle
Poche le domande per le ristrutturazioni pervenute in Comunità di Valle. E ora anche gli studi tecnici soffrono Mancano i grandi progetti e le opere pubbliche che costituivano benzina per l’economia. Ma, non ci sono nemmeno le piccole ristrutturazioni: le uniche che potevano dare un po’ di ossigeno a un settore che si porta appresso una vastissima fetta di piccole e grandi imprese. Chi - non si sa se a torto o ragione - cerca di sdrammatizzare nel vano tentativo di esorcizzare la situazione, evidentemente non tiene conto di una realtà che non fa sperare nulla di buono, sempre che l’Ente pubblico non decida di fare delle robuste iniezioni di denaro, per venire in soccorso ad aziende e studi professionali che stanno boccheggiando. Oppure, non si snelliscano le procedure per la ristrutturazione nei centri storici, per invogliare a mettere mano al recupero delle vecchie abi-
di Ettore Zini Si fa presto a dire che la crisi è passata, come sta cercando di fare chi sta spargendo a piene mani l’incenso dell’ottimismo. La crisi, soprattutto quella del settore edilizio, in Giudicarie, come in tutto il resto d’Italia, sta toccando livelli mai visti. tazioni. Uno dei segnali più negativi è arrivato proprio in questi giorni dall’Edilizia agevolata, dove le domande di contributo hanno subito un crollo verticale. In Giudicarie, lo scorso anno, tra acquisto e risanamento della prima casa, le domande erano state 964: 760 per il risanamento e 204, per l’acquisto. Quest’anno, il 7 marzo, alla chiusura dei termini per la presentazione delle domande, negli uffici della Comunità di Valle ne sono state depositate solo 50. E di queste, con ogni probabilità, ne saranno ammesse a finanziamento, sì e no, il 50%. Una discesa a piombo, spiegata dagli addetti ai lavori, con la
ristrettezza delle categorie cui la legge ha previsto la possibilità di erogare gli aiuti: solo giovani coppie che, all’apertura dei termini per la presentazione delle domande hanno contratto matrimonio da non più di cinque anni, i conviventi more uxorio e nubendi che intendono convolare a nozze, con un limite massimo sono i 45 anni di età. Il deterrente maggiore, però, è arrivato non tanto dai requisiti. Quanto dalla quantità e dalle modalità di erogazione, per il prossimo quadriennio. Giacché la L.P. n.1 del 22 aprile 2014 definisce le disposizioni in materia fino al 2018, e il contributo viene erogato in conto inte-
ressi sulle rate di ammortamento dei mutui. E, non più in conto capitale, come nelle passate edizioni. Le agevolazioni sono concesse sugli interessi nella misura del 70% del tasso del mutuo stipulato con una delle banche convenzionate, per la durata massima di 20 anni, con un importo ammesso a contributo che non può superare il 75% della spesa consentita. Incentivi, che niente hanno a vedere con i rivoli di denaro sborsati, in buona parte “cash”, negli anni passati. Cui vanno aggiunti i paletti messi alle spese massime ammissibili, quali: 100 mila euro per gli interventi di risanamento e 170 mila euro
per acquisto. Limiti che hanno indotto molte persone a optare per il recupero fiscale previsto dalla Legge di Stabilità che, per chi ristruttura case di abitazione fino al 31 dicembre 2015, permette una detrazione decennale Irpef del 50%. Agevolazioni statali che, quest’anno, superano di gran lunga le opportunità messe in cantiere dalle dall’edilizia agevolata della Provincia. Un dato di fatto, ammettono i responsabili della Comunità delle Giudicarie, per cui nel 2015, un giovane in procinto di sposarsi che intenda ristrutturare la casa ha sicuramente convenienza ad approfittare delle agevolazioni Irpef, piuttosto che far uso della LP 1/2014. “Tanto più – confermano negli uffici di via Gnesotti, a Tione – che, con le disponibilità finan-
L’EDITORIALE di Adelino Amistadi
Corruzione: l’uovo di Colombo Continua dalla Prima La corruzione in Italia è incurabile. Una recente indagine dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico ha post l’Italia al top nella percezione della corruzione nelle istituzioni . Siamo così noi italiani, è nel nostro carattere e nella nostra storia: una pacca sulla spalla, una mano lava l’altra e doppie facce in abbondanza. Basti pensare che gran parte degli indagati di questi giorni erano in sala Nervi, in Vaticano, ad ascoltare le accorate parole di Papa Francesco contro la corruzione che è il male peggiore di tutta l’umanità. E mentre il Papa andava giù duro, minacciando le pene dell’inferno, i circa 500 parlamentari presenti, neanche l’ascoltavano, pensavano ai fatti loro, ai loro conti in banca, ai loro conti all’estero, e alle prossime bustarelle. Non tutti, s’intende, ma buona parte. E visti alla televisione sembravano compunti e più che mai convinti che il Santo Padre avesse ragione. Con loro c’erano anche i burocrati arrestati in questi giorni ed il loro “capo”, il ministro Lupi. Facce di bronzo. Purtroppo di fronte a questo andazzo indegno per una nazione civile ci sono due scuole di pensiero, ambedue indecorose: c’è chi s’indigna, più perché vorrebbe esserci lui tra quei “magna-magna”, e chi giustifica e lascia correre perché c’è ben altro di cui occuparsi. In paesi seri basterebbe una semplice bugia, un semplice sospetto per doversi immediatamente dimettere. Qui da noi si cincischia, ci si guarda attorno, si trovano le scuse più banali, si nega persino la paternità dei propri figli, pur di rimaner attaccati alla poltrona. Non c’è niente da fare. Il denaro è tentatore a destra, a sinistra, centro, chiesa, burocrati, generali, ammiragli, industriali, progettisti, tecnici &C. E allora che fare? Classico: bisogna cambiare la classe dirigente! Politici e burocrati compresi! Poi quelli nuovi che arrivano proclamano al mondo che, in effetti, c’è
tutto da rifare, tutto da reinventare, e che nulla sarà come prima. Ma mai come in questo caso aveva ragione il Gattopardo, il nobile siciliano protagonista del noto romanzo, che diceva “... che tutto deve cambiare se vogliamo che tutto resti come prima...”. E così succede ormai da generazioni. Cos’è cambiato dopo Tangentopoli? E dopo le continue retate anticorruzione, Expo, Mose, Mafia Capitale, la mafia, la camorra ecc.ecc...? Ogni mattina uno va al bar e chiede cappuccino, cornetto e scandalo appena sfornato dalla Tv. Non c’è neanche più la voglia di scandalizzarsi. Tutti i giorni ce ne sono di nuovi e sempre peggio. Ci vuole il pugno di ferro. Mussolini era ossessionato dalla corruzione dei suoi Gerarchi che comunque ne fecero di tutti i colori. La Cina, la Russa, l’India usano la fucilazione, la decapitazione, l’invio definitivo in Siberia. Da noi, a questo punto, si dovrebbe, quanto meno, confiscare loro ogni bene, mandarli in prigione e buttar via la chiave, e non arresti domiciliari e scemenze varie. L’etica e la morale dovrebbero essere le pozioni magiche da inculcare nei ragazzi fin dalle scuole elementari, altro che le storielle pseudo-sessiste del “Gender”. Dai “grandi” però dovrebbe arrivare l’esempio: chi è in politica o fa il burocrate, chi fa il sindaco, chiunque abbia pubbliche responsabilità non può sguazzare nella sporcizia. E soprattutto sono da rifiutare smancerie, vie di mezzo, ritorni in sicurezza, o riabilitazioni fraterne. Siamo Italiani, però. E non vedo grandi probabilità di redenzione. Accanto alla corruzione, perché correlata, c’è un’altra piaga distruttiva del convivere civile di una comunità nazionale. Per creare provvigioni utili alla corruzione uno dei metodi metodi più praticato è quello dell’evasione fiscale, che da noi viaggia a mille. Ovvio. Il binomio evasione-corruzione è tipico dei paesi di basso quoziente di moralità complessiva,
dove sono molte le cose che non vanno, sia fra i governanti, sia fra i “governati”. Nonostante gli sforzi dei vari governi, l’evasione continua a dilagare, vissuta ormai da tutti non come atto amorale da combattere, ma quasi un atto qualificante per l’astuzia e la temerarietà con cui lo si compie. È genetico. Far finta di niente, fare i fatti propri leciti ed illeciti, snobbare la sostanza dei problemi, e poi, alla prima occasione, essere in prima linea nel denunciare l’andazzo spregiudicato della politica e dei suoi tentacoli. Ora sembra che il Presidente Renzi cerchi di cominciare a fare sul serio. Abbiamo finalmente anche in Italia un’Autorità Nazionale Anticorruzione con a capo Raffaele Cantone. Cambierà qualcosa? Il fatto che gli scandali escano allo scoperto un giorno sì e un altro anche, vuol dire che qualcosa si muove. Che i corrotti sono sotto tiro, non sono più intoccabili, inarrivabili, imprendibili, ed è già molto. Per decenni il tutto accadeva nel disinteresse generale, chi non sapeva evitava di sapere, e chi sapeva, taceva. I dati statistici sono chiari: abbiamo evasione per centinaia di miliardi e corruzione per una sessantina di miliardi all’anno. Con tutti i corpi di polizia che abbiamo, più d’ogni altro paese europeo, mettiamoci anche l’esercito, la marina e l’aeronautica, staniamo questi disertori della Patria con la severità necessaria e con qualche legge speciale (benvenuta!): oltre che a risollevare il livello di civica moralità e recuperare posizioni nella graduatoria mondiale degli onesti, potremmo in un solo anno bonificare il nostro debito pubblico e munirsi di risorse illimitate per rilanciare l’economia. Troppo facile? Che sia l’Uovo di Colombo per uscire dalla crisi? Io credo sia una delle grandi opportunità...poi, dato che ci avviciniamo alla Santa Pasqua, un Uovo in più, anche se di Colombo, può contribuire a farci sperare.
ziarie assegnate, al massimo si riuscirà a finanziare non più di 20/25 delle domande presentate, giacchè la spesa messa a disposizione dalla Provincia nel quadriennio è di solo 1.080.000 euro, che va spalmata su quattro anni e al pagamento degli interessi ventennali. Una disponibilità talmente esigua che non induce all’ottimismo. A cui, per avere un quadro completo della situazione, basta aggiungere i segnali negativi che arrivano dagli Uffici Tecnici comunali, dove le concessioni edilizie depositate sono mosche bianche ed esclusivamente di progetti di poco conto. Del resto – avvertono molti progettisti - basta tastare il polso agli Studi tecnici della zona per avere contezza della drammaticità del momento. Molti studi professionisti stanno chiudendo, o nella migliore delle ipotesi, stanno riducendo drasticamente il personale. Accade nei piccoli studi di geometri e ingegneri da pochi anni sul mercato. Ma, la scarsità di lavoro non risparmia nemmeno realtà professionali di peso. Dove, i licenziamenti sono all’ordine del giorno, in quanto i fatturati sono calati mediamente del 30 e del 40%. “Un segnale davvero poco confortante – dice il titolare di uno degli studi tecnici più gettonati della zona – che prelude a una congiuntura ancora più pesante, in quanto tra due o tre anni, la mancanza di progetti si tradurrà in carenza di lavoro e di appalti per le aziende di settore, che notoriamente alimentano carpentieri, idraulici, elettricisti e via dicendo. In pratica, l’intero mondo del piccolo artigianato”. Altro che sprazzi di rosa all’orizzonte. La congiuntura edilizia è nel bel mezzo di un ciclone dalle conseguenze pesantissime per tutta l’economia della zona. La stessa identica situazione denunciata nel resto della Provincia dal presidente dell’Ordine degli ingegneri Antonio Armani e dal presidente dell’Ordine degli architetti Alberto Winterle che non nascondono la preoccupazione per un’economia in stand-by, e per la mancanza di qualsiasi forma tutela per liberi professionisti. L’unica speranza – dicono - è legata al settore privato e agli incentivi per la riqualificazione edilizia. Purché poi le banche li finanzino. E non siano così esigui come nella tornata odierna che ha fatto registrare un flop, su scala provinciale.
Politica
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Quote latte, occorre un marchio perla montagna Dal 1° aprile libero mercato. Allevatori di montagna preoccupati
Tonina, la fine delle quote latte quali conseguenze avrà sull’allevamento di montagna? Di sicuro avrà ripercussioni sul sistema produttivo del latte in montagna, garantito finora da un regime di protezione, facendo “scivolare” la filiera-latte nel mercato aperto, con la conseguenza della maggiore oscillazione dei prezzi in funzione della richiesta. Per capirci: il latte alla stalla potrà presumibilmente avere un valore tra i 18 e i 25 centesimi, ma sappiamo che in montagna produrre latte costa in media dai 40 ai 50 centesimi. Una differenza dovuta ai maggiori costi di produzione, di realizzazione delle strutture, delle materie prime, di trasporto e alla minore produzione di latte per animale. Dunque fare allevamento in montagna è impossibile?
Dal 1° aprile l’Europa dice addio alle quote-latte, il meccanismo di auto-regolazione della produzione complessiva che ha garantito prezzi equi e, di conseguenza, la sopravvivenza dell’allevamento anche laddove ha costi di gestione più elevati e condizioni più difficili. Come ad esempio in Trentino e nelle Giudicarie, ma in generale in No, ma bisogna tenere presente i costi di produzione. Le quote latte avevano questo significato. Dal 2009 gli allora assessori all’agricoltura Tiziano Mellarini e Hans Berger, sollecitati dal Presidente della Federazione Provinciale Allevatori di Trento Silvano Rauzi, hanno coinvolto gli altri territori alpini su questa tematica, proponendo azioni concrete alla Commissione europea attraverso specifiche proposte regolamentari; un percorso che l’assessore Dallapiccola intende proseguire. Oggi queste nostre richieste le troviamo nei nuovi regolamenti comunitari dello sviluppo rurale della PAC, portando ad avere maggiore percen-
tuale di intervento pubblico per le azioni di infrastrutturazione del territorio e ad una riserva degli aiuti per le zone svantaggiate.
Mario Tonina
tutto l’arco alpino, dove la montagna e l’impossibilità di fare allevamento estensivo, fa aumentare i costi e dunque, anche il prezzo del latte. Ne parliamo con Mario Tonina, consigliere provinciale oggi, ma per anni direttore della Federazione allevatori della Provincia di Trento. Come può salvarsi l’allevamento di montagna? Secondo me attraverso la qualità ed un marchio dedicato: attraverso il “pacchetto latte”, la Commissione europea
ha approvato una serie di proposte rivolte alla definizione e valorizzazione dei marchi dei prodotti di montagna. Allevamenti fortemente legati al territorio in termini di
razze autoctone e capacità di auto-approvvigionamento delle materie prime, orientati alla produzione di latte di alta qualità e destinati alla produzione di formaggi tipici e a denominazione, che potranno incontrare specifiche tutele di mercato. Perché ritiene importante “salvare” l’allevamento di montagna? Penso sia intuitivo che destinare risorse per la montagna non vuol dire creare privilegi, ma significa garantire una prevenzione a livello ambientale che gli allevatori portano avanti nei pascoli e con l’alpeggio. Un territorio gestito e curato è garanzia di competitività per il settore turistico, che rappresenta una percentuale importante del PIL del Trentino: una montagna incolta e abbandonata dall’uomo non favorirebbe di certo questo settore, così come non gioverebbe alla nostra comunità.
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Il Saltaro delle Giudicarie
APRILE 2015
È ora di finirla! Basta parlare della “spoliazione a carciofo (un reparto alla volta!)” dell’Ospedale, di chiusure varie, ridimensionamenti, pronto soccorso, mammografie, ecc.ecc., quelle sono quisquilie su cui si è perso già troppo tempo, bisogna occuparci d’altro, di qualcosa di molto più importante, di salute, soprattutto e di prevenzione. Lei è una che se ne intende, lo sappiamo tutti, così i pastorelli (sindaci, amministratori, assessori, gruppi politici e compagnia bella...) a bocca aperta hanno seguito con attenzione gli ultimi annunci calati dall’alto. Prevenzione è la nuova parola d’ordine, la parola magica, il verbo del futuro portato in dono a noi, poveri montanari, ignoranti e sprovveduti. Rivoluzione, dunque, nel modo di vivere il quotidiano: sport, movimento e riposo; nell’alimentazione: cibi sani, di stagione, con le giuste calorie; eliminazione dei vizi: alcool, fumo e droga, e mettiamoci anche il sesso che se esagerato diventa anch’esso una droga. Ciclabili, orto nel giardino, e qualche peccato in meno, la panacea di ogni male. Che poi manchi il lavoro col relativo stipendio, non è sua competenza, affari nostri! Una predica di alto contenuto scientifico e umano, mi si dice, apprezzata dai pastorelli (sindaci, amministratori, ecc.ecc), anche perché la conclusione è la più ovvia e convincente: con la prevenzione vivremo sani ed arzilli fino a novant’anni, e niente più malattie, niente più ospedali. Quindi è inutile difendere l’ospedale di Tione che fra qualche anno non servirà più a niente e a nessuno, e basta con le lamentele e le proteste che da troppo tempo le disturbano il sonno e la digestione. Orpo, l’Assessora ha mille ragioni! Ma qualche pastorello, però, particolarmente zucco, mica l’ha capita bene e vuole sapere qualcosa di più. Non se ne parli neanche, ma come osa, quel che s’è deciso, è deciso, l’ospedale di Tione chiuderà cominciando dal reparto maternità, l’ha detto anche la Ministra di Roma, chiuderà Tione, Borgo, resterà aperto Cavalese se Gilmozzi, il politico locale, la finirà di rompere i zebedei, Arco protetto dai supermedici di casa, e Cles perché quello è intoccabile, parola di Senatore. Così s’è deciso in cielo e così sarà. Al diavolo lo sviluppo armonico del territorio, e chi se ne frega se la qualità dei servizi è diversa da zona a zona, se ci sono cittadini di serie A e cittadini di serie B, l’importante è che le zone elettoralmente più pregiate vengano garantite. Se ne convinca anche quel “contadinaccio” del Saltaro che ha una linguaccia spudorata e impertinente che con le sue menate non fa
IL SALTARO DELLE GIUDICARIE
Marzo Pazzerello Le solite preoccupazioni sanitarie e il (non richiesto) ritorno dei “lecca-lecca”
I
l mese di marzo è stato un mese fortunato, due sono gli eventi che ci riempiono d’orgoglio e di cui siamo compiaciuti. Il primo riguarda la nostra Terra. È comparsa ancora una volta dalle parti di Tione, l’Assessora alla Sanità della Provincia a raccontarci le solite patetiche nenie che le sono particolarmente congeniali. Un po’ come la Madonna che apparve ai paaltro che seminare zizzanie e a creare incomprensioni. Così ha detto? Proprio così? Pressappoco... ma l’ha detto. Ma io che c’entro con quel consesso... mica sono un politico! Ma come, quella se la prende con il vostro Saltaro solo colpevole d’aver sempre difeso gli interessi della nostra terra, d’aver palesato i pensieri anche i più audaci della nostra gente, il vostro Saltaro, umile e franco, che da secoli custodisce le Giudicarie contro i profittatori, gli infiltrati e i disertori, viene offeso da una Assessora, pagata, tutto sommato, anche dai soldi nostri, che dovrebbe preoccuparsi del mal di pancia di tutti, anche di quello dei Giudicariesi, proprio lei se la prende con il vostro Saltaro... E io che faccio, metto le pive nel sacco e ritorno fra i sassi di Val Genova a meditare.
storelli di Fatima, periodicamente, per consegnare loro i misteri della vita. Forse ho esagerato, con la Madonna la nostra ha ben poco a che fare, ma il metodo è lo stesso. Non c’è l’albero delle comparse, ma il banco delle autorità della Comunità di Valle, perché le cose che deve annunciare ‘sta volta sono particolarmente pregnanti di lungimiranza e di sapienza.
Una scritta sul muro di denuncia sociale
Com’è strana la vita, alcuni mesi fa ero sugli altari, un Parroco di una parrocchia nostra ha letto il pezzo del Saltaro dal pulpito, parolacce comprese, lodando la saggezza e la sagacia dello scritto, plaudendo al Saltaro vigile custode dei nostri costumi e difensore intrepido dei nostri diritti, e adesso dal “pulpitino” della politica t’arriva una sacerdotessa del “mondo nuovo” che mi schiaffeggia con la consueta alterigia e in modo bislacco. E se la prende con me, il più debole e indifeso dei suoi critici a ragione. Innanzi tutto lasci stare i contadini (cafoni) che sono l’orgoglio della nostra terra in ogni valle, che c’entrano come i cavoli a merenda. Ma lei che ne sa? Chissà dov’era fino a qualche tempo fa, di noi non conosce né la storia, né i costumi, né le tradizioni secolari. Lei se ne intende di mafia, si sa, l’aveva individuata nei nostri Comuni, piccoli e grandi, che anni fa, aveva definito mafiosi facendo arrabbiare di brutto sindaci e amministratori.
non la pensa come lei. E non su sciocchezze ideologiche o meschine diatribe di partito, ma su scelte che riguardano tutti noi, la nostra vita, il nostro futuro. Vuole depotenziare il nostro sistema sanitario, chiudere reparto dopo reparto il nostro ospedale, orgoglio e punto di riferimento per l’intera comunità giudicariese. E vorrebbe che le battessimo le mani? Oh, certo, qualcuno che le si è già accodato c’è, eccome!, ci sono sempre disertori in ogni battaglia che si combatte. Altri sono stati ridotti al silenzio, salvo complicazioni. Siamo rimasti in pochi a resistere sulle barricate: il Gigi “rendenero”, meritevole di elogio, il Marcello da Caderzone, leonino, il Mario Tonina, intrepido come sempre e il vostro antico Saltaro, tenace e battagliero, per dovere e per orgoglio. Per difendere le Giudicarie ho affrontato personaggi di ben altra caratura nella mia secolare devozione alla nostra terra. I Lodron, il Marco da Caderzone, gli scugnizzi del Principe Vescovo, gli sgherri di Radetzkj, l’olio a bicchierate del Ventennio, persino i vituperi degli astri della politica attuale, e sono sopravvissuto con onore e con la confermata fiducia della mia gente.
Oggi sembra un po’ più prudente, ma non ha perso il vizio di prendersela con chi
Eh, si...cara Assessora...e adesso, mi armo di pazienza e le spiego. Il Saltaro è puro
spirito, mi creda, incarna un sentimento patrio che si tramanda di generazione in generazione, è il vento che ha da sempre accompagnato il nostro convivere, è la sensibilità, la coscienza collettiva di una intera valle, il Saltaro è il pacco di più di venti mila firme che le abbiamo inutilmente consegnato, è l’umore di migliaia di persone che hanno protestato, è il pensiero della gente che vive già le sue difficoltà senza che altri ne procurino di peggiori. Il Saltaro è una musica suonata a più mani, come in un concerto, ove accanto ad un direttore d’orchestra s’ingegnano maestri dell’arte canzonatoria e censori degli altrui peccati, politici e non, difensori dei diritti dei più umili e dei più tartassati, il Saltaro, avrà anche mille difetti, ma mai ha mancato al patto millenario con le genti giudicariesi, quello cioè di raccontare la verità, tutta la verità, senza soggezione alcuna, in piena libertà, per il bene della nostra terra e della nostra gente. Se ne faccia una ragione, Assessora, e scenda dal baldacchino che non è mai troppo tardi. Credo che alla fine abbia solo dimostrato ai Giudicariesi di avere una coda di paglia come quella della befana. E chi ha la coda di paglia ha sempre paura che gli pigli fuoco. Questa è la politica del nuo-
vo, dei Cantieri, dei Catto-variopinti, dei salottieri, radical-chic d’ogni ordine e grado, ove si condensa l’intellighenzia trentina, più quella importata che quella doc, e quella a stipendio fisso. Povero Trentino! Il secondo evento è ancor più sconvolgente: a Trento è emergenza, c’è allarme invasione, sembra stiano per concentrarsi i “leccaculo” del Trentino. Parliamo qui evidentemente senza alcun riferimento personale. S’è sparsa la voce che stanno aprendo cantieri d’ogni sorta, politici, parapolitici, psichici, e compagnia bella e così una moltitudine di nostalgici “leccaculo”, in attesa di nuovi pascoli e sedie disponibili, seggiolini, poltrone e qualche canapè d’antiquariato, s’è data convegno nel nostro capoluogo per attendere il loro turno, con ogni probabilità torneranno a godere di pastume e privilegi. D’altronde in questi giorni hanno mille ragioni per fare festa. Un tribunale Italiano ha sdoganato e liberato una parola che da sempre è stata usata ingiustamente per offendere. Da oggi in poi “leccaculo” diventa espressione di capacità ed intelligenza. Così ha sentenziato il Tribunale in una causa di diffamazione intentata da un parlamentare del Pdl nei confronti di un vignettista: tale parola
non è diffamazione, poiché “leccare il culo” è sintomo di intelligenza politica (in parole povere può sempre rivelarsi utile per il proprio tornaconto). Finalmente il nobile mestiere del “leccaculo” può assurgere allo splendore che gli compete. Si potrà finalmente inserire nel “curriculum” questa abile attitudine e si potrà goderne i frutti alla luce del sole, senza dover fare i conti con colleghi o amici invidiosi e cattivi. Il Trentino può vantarsi di avere una grande tradizione in proposito, diffusasi, specializzandosi, nell’ultimo ventennio. Pur essendo ancora clandestini, questi nostrani s’erano creati spazi enormi con relativi privilegi e prebende. Poi, con il calar del Sole, cominciò per loro un periodo buio, non riconosciuti dalla nuova politica, s’erano rintanati a cospirare per far risorgere l’Astro della loro prosperità. S’era inaridita la loro lingua inoperosa, s’erano chiusi gli spinotti del loro foraggiamento, s’intravedeva la disperazione nei loro occhi, venivano guardati con sospetto ed evitati, non c’erano più porte e portoni che si spalancavano al loro passaggio, né segretarie che offrivano il caffè. E qualcuno li segnava a dito: “Quello è sempre stato un leccaculo...!” con tutto il disprezzo di un epiteto fuori legge. Adesso il Sole ha buone possibilità di tornare nel suo fulgore, abbiamo una nuova categoria riconosciuta come professione intelligente al servizio della comunità; i rispettivi membri stanno già pensando di costituirsi in un Albo professionale per garantire decoro al loro mestiere e per difenderne l’onorabilità. È una bella soddisfazione che riempie il cuore di gioia. Il Trentino dalle mille virtù e dai mille primati, potrà d’ora in poi vantarsi anche di primeggiare in una nuova arte, e non è cosa da poco. Roba che richiede la protezione dell’Unesco. Roba da ridere se non fosse così triste per le persone oneste che al quel mestiere non sapranno mai adeguarsi; problemi loro, vuol dire che non sono politicamente intelligenti. Pazienza. Comunque sia, auguri di buona Pasqua.
Attualità
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Parte il Parco fluviale della Sarca
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36 comuni in rete per un progetto innovativo di recupero e valorizzazione ambientale L’acqua della Sarca segue anche un’altra strada, sotterranea e potente, che si mescola nei laghi di Molveno, S.Massenza, Toblino, Cavedine e muove le centrali idroelettriche. Il fiume Sarca è il filo conduttore che da Pinzolo a Torbole cuce insieme 42 comuni e paesaggi diversi, a volte modificati profondamente da piene e alluvioni, a volte dalla civiltà e dal progresso. Attorno al fiume resistono molti ambienti riconosciuti come importanti scrigni di biodiversità e per questo tutelati con norme speciali: sono le riserve naturali provinciali e le riserve della Rete natura2000.
La Sarca: un fiume che scende dall’Adamello al Garda e che raccoglie le acque di un bacino idrografico esteso quasi un migliaio di kmq. Un corridoio fluviale che
Ne parliamo con il presidente del Bim del Sarca, Gianfranco Pederzolli, Come è nata l’idea di Parco Fluviale e quali realtà istituzionale sono coinvolte? Costituire una rete di riserve è il primo passo necessario per diventare un parco fluviale. Nel settembre 2012, 9 comuni e 2 Comunità di Valle hanno colto la possibilità offerta dalla legge provinciale (LP11\2007) , firmando l’accordo per costituire la Rete di Riserve del basso Sarca. Nell’ottobre 2013, 26 comuni, quattro Asuc e la Comunità delle Giudicarie hanno sottoscritto un accordo per costituirsi in
attraversa boschi alpini, incide forre profonde, bagna campi coltivati, fornisce energia, accoglie pescatori e bagnanti, appaga sportivi e appassionati naturalisti.
Riqualificazione fluviale Moleta Birsa
Forra del Limarò
Laboratori partecipativi
Formazione agricoltori
Rete di Riserve dell’alto Sarca. Come ente capofila, che coordina entrambe le Reti, è stato nominato il BIM, il Consorzio di comuni che ha nel fiume Sarca proprio la sua ragione di esistere. L’unione delle due reti porterà alla nascita formale del Parco Fluviale della Sarca.
Quali sono le caratteristiche innovative del Parco Fluviale? Il Parco Fluviale della Sarca è completamente diverso da altre forme di area protetta che ci sono familiari. Diverso perché non è un ente, ma è solo uno strumento per gestire assieme il territorio naturale, non stabilisce nuovi vincoli o divieti; diverso per-
chè non è imposto dall’alto ma ideato dal basso, perché intreccia la tutela dell’ambiente con la valorizzazione del turismo, dell’agricoltura e delle altre attività umane su cui si basa l’economia di questo territorio. In più, è un “parco a tempo”: l’accordo di base scade ogni 3 anni, in modo che possa essere rimesso in discussione ogni volta.
È importante sapere che non sarà un parco solo “sul” fiume, ma anche “attorno” al fiume: al suo interno non ricadranno solo la Sarca e i suoi affluenti, ma anche il paesaggio di pregio naturale che confluisce su di essi. Che vantaggi porta l’istituzione di un Parco Fluviale? Unirsi in rete vuol dire gesti-
re insieme il territorio di propria competenza considerandolo nella sua unitarietà. Un principio che il fiume esprime con grande chiarezza, dimostrando che “tutto ciò che avviene a monte influenza ciò che sta a valle” . La Provincia autonoma di Trento, che fornisce assistenza tecnica e contributi finanziari, mantiene la responsabi-
lità finale in un dialogo stretto e costante con i rappresentanti della comunità. Unirsi in rete significa anche procedere insieme realizzando interventi e progetti di ampio respiro, grazie alla possibilità di usufruire dei finanziamenti pubblici destinati a un’utenza collettiva e preclusi ai singoli: interventi che, come unica condizione, non possono e non devono andare contro la sostenibilità ambientale. Nella pratica, potranno essere proposti e realizzati non solo interventi di miglioramento ambientale, ma anche di valorizzazione per qualificare la fruizione del territorio, con il coinvolgimento delle realtà economiche locali. Sono previste delle modalità per coinvolgere i cittadini e le associazioni del territorio nella costituzione di questo Parco? L’unico modo per non perdere l’occasione di proporre idee e soluzioni che siano migliorative e costruttive per il territorio, è quello di partecipare. Agli incontri della fase preparatoria al Piano di Gestione, ai forum territoriali, ai laboratori partecipativi, alle iniziative di vario genere…. l’importante è esserci e rimanere in contatto. Quali sono le attività e le iniziative in programma nei prossimi mesi? Per approfondire meglio gli argomenti da affrontare nel Piano di Gestione, abbiamo organizzato delle uscite mirate per ragionare e progettare insieme sul campo. Le prossime date sono 12 aprile la Val Lomasona; 26 aprile la Busa di Tione; 17 maggio la piana di Caderzone. I dettagli organizzativi saranno disponibili sul sito http://www.parcofluvialesarca.tn.it che vi invitiamo a consultare di frequente. Per approfondire ed elaborare proposte condivise da realizzare nei prossimi tre anni,sono programmati forum tematici aperti a tutti nelle seguenti date: 9 e 16 aprile, natura e ambiente; 22 e 23 aprile acqua, laghi e fiumi; 6 giugno: turismo sostenibile. Per tutte le informazioni è possibile contattare lo staff del Parco Fluviale tramite mail reteriserve@bimsarca. tn.it o Telefono 0464.583557 (Arco) e 0465.0321210 (Tione)
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Attualità
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A fare scalpore - oltre all’iperbolica somma di oltre 200 mila euro, per un evento di sole tre giornate, di cui 103 mila euro elargiti dalla Provincia e un cachet per la direttrice artistica Maria Latella di 43.000 euro - il seguito di oltre 130 persone, di cui non è chiaro se tutti erano a carico dell’organizzazione. La Perla delle Dolomiti aveva bisogno di una vernissage culturale capace di colmare i vuoti per un certo tipo di clientela? Ecco che si inventa un contenitore di tre giorni, per riempire – dice il sindaco William Bonomi – il gap culturale con località come Cortina d’Ampezzo dove, fino al 2012, ha fatto scuola il salotto di incontri riservati alle personalità, inseriti nel contesto di Cortina è Cultura e Cortina InCoTra. Appuntamenti di grande spessore. Sovvenzionati, però, quasi esclusivamente da sponsor privati. E che, da tre anni a questa parte, visto l’imperversare della crisi economica, i suoi organizzatori hanno preferito cancellare, a favore di eventi dai costi più contenuti. Non è così sotto le torri del Brenta. Dove l’evento in questione, organizzato dal comitato “1550” (il nome è preso a prestito ai 1.550 metri di altitudine della località turistica) costituito dall’assessore al turismo di Pinzolo Anita Binelli, dal vicesindaco Walter Vidi e da Margherita Cogo, di cui l’ex consigliera provinciale è presidente, non ha lesinato sulla nota spese, dove tanto per non lasciarsi mancare nulla, è possibile trovare anche il saldo di 12.000 euro solo di taxi per i partecipanti . Per due anni i budget della manifestazione erano stati più contenuti: 71.831,26 euro nel
Rese note in Consiglio provinciale tutte le salate spese per i tre giorni campigliani del comitato 1550
Tutti i costi di “Idee ad alta quota”
grossa taglia – s’infiamma la Mentre a Cortina, all’ombra di Ettore Zini polemica per i costi della tre delle Tofane, la parola d’ordine è sobrietà e anche negli appuntamenti culturali giorni culturale “CampiglioTreperTre: Idee d’alta ci si vuol lasciare alle spalle gli eccessi del passato, a quota”. Madonna di Campiglio - l’alter ego turistica, di cui Una manifestazione costata la bellezza di 224 mila vorrebbe scimmiottarne i fasti a suon di bigliettoni di euro, in massima parte coperti da denaro pubblico.
Maria Latella e Sabina Guzzanti a Trepertre
2012 (50 mila di contributo Pat) e 51.121,28 nel 2013 (23 mila a carico della Provincia). Nel 2014 però s’è voluto strafare. E i costi sono lievitati abbondantemente sopra i 200 mila euro. Cifra considerata stratosferica, per una manifestazione di quel calibro. Tanto da indurre gli organizzatori a precisare di primo acchito, salvo poi a rivedere le loro dichiarazioni alla pubblicizzazione del bilancio, che
gli ospiti non avevano voluto un centesimo per la loro presenza. Solo un contributo spese. Tanto più che, conti alla mano, la “CampiglioTreperTre”, ha speso in poco più di quarantotto ore più di un quarto dei finanziamenti messi a disposizione dal presidente della Giunta Provinciale Rossi, pari al 46% dei 224 mila euro spesi. Cifre tutt’altro che trascurabili. Che non hanno risparmiato
commenti, anche ferocissimi, sulla disinvoltura con cui i tre fondatori di “Uno-CinqueCinque-Zero”, si sono permessi di spendere una somma così consistente, per una kermesse che potrebbe essere organizzata a costi molto più ragionevoli. In molti, hanno fatto notare come l’Italia sia costellata di manifestazioni di questo genere, senza però quello sperpero. L’esempio immediato viene da un’altra località turistica della Valle: Comano Terme. Dove ogni anno si ospita “Trentino d’autore”: un salotto letterario di grande spessore che, per venti giorni, vanta personaggi di peso, e costa mediamente non più di 10/12 mila euro. Su per giù un ventesimo della tre giorni Campigliana. Che, lungo lo Stivale può contare su un nugolo di consorelle, dai costi molto più parsimoniosi. È così per Caffè Letterario di Pontremoli, città del Premio
Bancarella, dove ogni anno tiene banco il “Salotto d’Europa”. Ma, nella lista chilometrica si possono includere: “Le dieci Lune” di Napoli, il “Modena Buk Festival”, “Incontri con l’autore” di San Benedetto del Tronto, il “Pisa Book Festival” o “l’Editoria in riva al Mare” di Cetara e via dicendo. Eventi di grido. Che ogni anno richiamano migliaia di curiosi, senza svenare gli organizzatori che, in alcuni casi, si limitano a corrispondere solo un gettone simbolico ad autori, personaggi dello spettacolo e del mondo dell’informazione. Non poteva quindi non fare scalpore una manifestazione dai costi così rilevanti, amplificata nei giorni scorsi, dalla pubblicazione delle 53 fatture allegate al bilancio. Finora si conosceva parte dei costi sostenuti dal comitato. Grazie alla perseveranza del segretario dei Laici Trentini Alessan-
dro Giacomini che si definisce “cittadino indignato” e che, fin dall’inizio della vicenda, non è riuscito a capacitarsi di come il comitato “1550” presieduto da Margherita Cogo abbiano potuto spendere somme di denaro pubblico così rilevanti per una manifestazione paragonabile a quelle organizzate dalla sua associazione a costo zero. “Anche i Laici Trentini – ha fatto sapere Giacomini – hanno organizzato incontri con scrittori, scienziati, filosofi e titolari di cattedre universitarie quali Margherita Hack, Pieluigi Oddifreddi, Temo Pievani, Gianluigi Nuzzi e tanti altri”. “Tutte persone intervenute senza nessun compenso”. “E’ una vergogna – ha detto il segretario dei Laici - che personaggi come Maria Latella, nel ruolo altisonante di direttore artistico della manifestazione, abbia percepito in soli tre giorni 43.000 euro, il doppio di quanto un comune mortale percepisce in un anno. Com’è scandaloso, di questi tempi, che l’Ente pubblico si permetta un simile sperpero di denaro”.
IL RENDICONTO
Le cifre di TreperTre
UN RITORNO TURISTICO VISTO DAPOCHI
Sia il primo cittadino di Pinzolo William Bonomi, che la presidente del comitato TreperTre, Margherita Cogo si auto assolvono per i costi della manifestazione Campigliana. Di cui, peraltro, non ci sarà una quarta edizione. Per il sindaco Bonomi le iniziative di qualità costano. E a Madonna di Campiglio l’evento in questione avrebbe dato un importante ritorno in termini turistici. Per questo parla di polemiche sterili e di volontà distruttiva. Per la presidente Cogo di “Idee d’alta quota”, l’edizione sponsorizzata da Valore Donna, ha avuto una forte ricaduta di immagine sul territorio. Ma, a prevalere, fa sapere, è solo l’invidia: “Uno dei più forti collanti della nostra comunità”, come se fosse normale “bruciare”, in un batter di ciglia, qualcosa come 430 milioni del vecchio conio, senza peraltro aver ottenuto grandi riscontri, né a livello locale, che nazionale. Tant’è vero che, chi ha avuto modo di par-
Riportiamo di seguito una tabella con il “rendiconto” cumulativo degli importi spesi per la manifestazione sulla base dei dati resi in Consiglio provinciale a Trento dal presidente della Provincia autonoma Ugo Rossi.
Comitato 1550: Anita Binelli, Walter Vidi e Margherita Cogo
tecipare alla manifestazione, parla di poco più di una ventina di persone a uno degli appuntamenti inaugurali, dove di abbondante c’erano solo forme di Grana trentino e bottiglie di Ferrari brut. La testimonianza viene da alcune ragazze del coro femminile della Scuola Musicale delle Giudicarie, sezione di Storo, presenti a titolo gratuito, e senza alcun rimborso spese, per la presentazione dell’ “Inno Costituzionale”. Comporta-
menti non condivisi da moltissimi cittadini che hanno affidato ai social network e alle pagine di Facebook le loro opinioni. Un tam-tam, accentuato dopo la pubblicazione sui quotidiani locali del resoconto delle spese sostenute dagli organizzatori, compendiato da quello avuto da due esponenti della Lega Nord, in risposta ad interrogazione provinciale in merito. Di cui la Lega avrebbe preteso, senza successo, maggiori dettagli dalla Provincia.
mila euro ad altri hotel e ristoranti; 13 mila euro per i tre piè di pagina pubblicitari su Repubblica (evidentemente nonostante i personaggi di grido la manifestazione non è riuscita a far breccia sulla stampa nazionale); 12.200 euro per “servizio di consulen-
Allestimento evento
€ 59.547
Viaggi e trasporti ospiti
€ 12.444
Ospitalità relatori
€ 40.379
Compensi a studiosi e ricercatori
€ 49.534
Attività di comunicazione
€ 60.325
Produzione e pubblicazione di materiale audiovisivo
€ 2.440
Totale
€ 224.669
Per quanto riguarda le fatture liquidate dagli organizzatori, oltre a quella di 43.554 euro per la “direzione artistica” alla Latella, sono in evidenza nel dettaglio: 5.000 euro per il cachet di Sabina Guzzanti; la nota spese del Golf Hotel- Atahotel di 19.683; 20
za evento, per la scelta, di contatto e gestione degli ospiti in coordinamento con il direttore artistico Maria Latella”, fattura emessa da Esprit srl di Vicenza. Infine, altri 14 mila euro per servizi di consulenza e comunicazione alla Visverbi di Milano. (e.z.).
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Cooperando
APRILE 2015 Una peculiarità del nostro territorio
Cooperative di Comunità: Uno strumento efficace di lavoro e sviluppo peril bene comune In Giudicarie ci sono 36 comuni dei quali 27 sotto i 1000 abitanti (pari al 70% del totale), nei quali vivono circa 12.000 persone pari al 30% della popolazione complessiva; sono centri di dimensioni molto ridotte collocati in contesti territoriali montani. Per queste realtà, dove il vincolo della sostenibilità economica pone già a serio rischio la sopravvivenza di servizi essenziali e tantomeno li rende attrattivi per un intervento privato rispondente ad una logica di mero profitto, diventa sempre più realistico il rischio di un deterioramento complessivo delle condizioni di vita, con il conseguente ulteriore spopolamento di parti significative del territorio. La cooperazione ritiene che una risposta efficace possa venire dal protagonismo dei cittadini, per dare risposte ai bisogni comuni, creare occasioni di lavoro per i giovani e sfruttare potenzialità di sviluppo locale.
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avorire il protagonisoggetto pubblico dovrà di Alberto Carli smo dei cittadini nelprogressivamente lasciare la gestione dei servizi e nella valorizzazione dei spazio all’intervento del privato. Una prospettiva che riterritori. Un processo tracciato dal decreto “Cresci Ita- schia di creare non pochi problemi soprattutto nelle reallia” interesserà anche il settore dei servizi locali, dove il tà di più piccole dimensioni.
In Legacoop, per affrontare questo tipo di problematiche hanno promosso la nascita del progetto “Cooperative di Comunità”, che si pone l’obiettivo di promuovere la crescita di una rete diffusa di cooperative che consentano di mantenere vive e di valorizzare comunità locali. Si sta facendo strada, non solo in Italia per la
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verità, l’idea di un diverso rapporto tra Stato, mercato e società. Accanto all’intervento dello Stato o della Provincia, che deve continuare a garantire l’esigibilità dei diritti fondamentali, si prefigura una più diretta e autonoma assunzione di responsabilità da parte dei cittadini e della comunità per la soluzione dei biso-
gni comuni. Le esperienze sono di diverso tipo e tutte, comunque, hanno saputo creare opportunità di lavoro preziose, specie per i giovani, svolgendo molteplici attività: servizi socioassistenziali e di pubblica utilità, di tutela ambientale, gestiscono attività turistiche e commerciali. In questo modo sviluppano una sufficiente “massa critica” che consente di gestire le attività in forma imprenditoriale. Alcune per far fronte alla mancanza o al venir meno di servizi basilari per la comunità, come scuole, negozi, servizi socio-assistenziali. Altre da motivazioni ambientalistiche e di valorizzazione delle risorse del territorio. Altre ancora dalla necessità di rispondere a crisi occupazionali. In realtà, su questa strada la cooperazione trentina c’è da sempre. Le cooperative sono, infatti, imprese di persone che si auto organizzano in forma partecipativa e mutualistica per risolvere problemi e bisogni comuni, che non si appropriano degli utili realizzati, ma li lasciano nell’impresa per le generazioni future. In un modello di nuovo protagonismo sociale e di maggiore equità tra tutti i cittadini, la cooperazione si propone come una infrastruttura sociale diffusa che arricchisce l’economia, crea mobilità e capitale sociale, rafforza la coesione.
Porto franco
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Lorenzo, ancora tu? Ma non dovevamo vederci più?
Rieccolo: Dellai ritorna, scombussola ma state a vedere che ancora una volta riuscirà ad essere il protagonista dei prossimi anni Nel frattempo qui a Trento qualcuno fa sapere (c’è voluta una ricerca di un Istituto specializzato) che i quindici anni di Dellai presidente della Provincia autonoma di Trento tirando le somme non sono stati dei migliori: il Trentino ha perso terreno e Pil, si è fatto superare dal vicino Alto Adige e dal Veneto in molti settori (economia, turismo, export, sviluppo in genere ecc.). Diciamo insomma che il Trentino dellaiano si è un po’ seduto e non ha avuto molto sprint. L’autonomia e le sue ricche risorse sono servite più che altro per galleggiare. C’è voluta una ricerca condotta da un collaudato docente universitario per far emergere questa realtà, della quale – a quanto pare - prima nessuno si era accorto. Voi capite quanto è buffa questa provincia: è strano che in quindici anni nessuno che si sia reso conto che stavamo facendo passi da gambero, nessuno che abbia avuto il coraggio di fare qualche domanda, di dire che forse non era tutto oro quel che luccicava. No tutti proni e timorosi di un Governatore che invece è stato bravissimo nel costruire una rete clientelare forte e collaudata (basterebbe pensare alla moltiplicazione delle Società partecipate diventate centri di potere non indifferenti, al sistema feudale creato con la nomina di suoi fedelissimi dirigenti nei gangli strategici di Società ed enti di derivazione provinciale ecc.), tutti attenti a non osare anche perché Dellai era uno che quando si incazzava si… incazzava e allora guai a contraddirlo. Sì tutti proni e timorosi, giornalisti compresi, perché tutti anche qui in Trentino– come diceva Flaiano – teniamo famiglia. Ebbene di questa ricerca e di questi risultati i nostri giornali hanno parlato forse un giorno e poi l’hanno messa via, dimenticata. Forse era il caso di approfondire, valutare, tirare conclusioni, fare insomma un bel processo politico. Macchè! Avrà detto qual-
di Ettore Zampiccoli La politica continua a deliziare sia a livello nazionale come a livello locale. Lasciamo perdere Roma ed occupiamoci qui solo e più modestamente del Trentino. La Giunta provinciale è in permanente affanno, il Consiglio provinciale perde giorni e notti per discutere di omofobia, quote rose ed altre amenità che alla maggior parte della gente interessano poco assai, il centro destra è ormai in via di decomposizione finale, ma ecco che all’improvviso riappare Lorenzo Dellai. Qualche lettore con i capelli grigi si ricorderà che a suo tempo l’Espresso aveva battezzato il compianto on. Amintore Fanfani con il nomignolo “Rieccolo”. Nel senso che periodicamente il grande statista di Arezzo scompariva dalla scena politica, gli italiani pensavano di averlo messo finalmente in muda e invece all’improvviso e con un guizzo tornava: Rieccolo!. Anche qui in Trentino potremo ribattezzare Lorenzo Dellai il “Rieccolo”. È andato a Roma con una lista della quale si è perfino dimenticato il nome, ha trafficato un po’ con gruppetti di disorientati e sbandati (Tabacci, ecc.), ogni tanto per errore qualche tv lo inquadra, ma si capisce che laggiù, dove soffia il ponentino, non ha grandi spazi e soprattutto grandi prospettive. cuno: e chi me lo fa fare? e se poi Dellai tornasse che gli dico? Che quel giorno ero in libera uscita?
E infatti Dellai è tornato, eccome se è tornato. E’ riapparso sulla scena con l’intelligenza politica di
Lorenzo Dellai, ritorno in scena
sempre, della quale bisogna dargli atto, con la leadership di cui è capace, con la fantasia di un giocoliere
che ammalia, fa sparire le biglie, estrae dal cappello quello che non ti aspettavi, insomma scombina tutti i giochi e giochetti che il tranquillo Trentino stava facendo. Ha riunito i suoi, ha detto che così non si può andare avanti, che l’UPT (il suo partito) deve cambiar pelle e forse anche nome, che bisogna puntare ad una nuova formazione che magari coinvolga direttamente o indirettamente il PD o una parte di questo litigioso e incomprensibile PD. Volendo esser maliziosi (ma come diceva Giulio Andreotti ad essere maliziosi si fa peccato ma spesso ci si azzecca) nelle mosse di Dellai c’è anche una componente di interesse personale. A Roma non ha trovato casa sicchè è lecito che uno si chieda: ma al prossimo giro con chi mi candido? L’unica strada sembra quella del Pd locale e quindi diventa chiaro il senso delle ciambelle che lancia ai capi e capetti del Pd trentino. Ma c’è anche un’altra valutazione più politica e più attenta alla lettura dell’oggi e del domani. Il quadro politico attuale è assai chiaro: l’UPT conta sempre meno e si regge solo sull’attivismo dei suoi due assessori Gilmozzi e Mellarini, il Pd non ha un leader riconosciuto e non sa esprimere una visione complessiva di un certo peso, conti-
nua a litigare con i partner di maggioranza mentre il Patt, sornione sornione, va avanti, fa campagna acquisti, si rafforza un po’ in tutto il territorio. Se si va avanti così per altro quattro anni – deve aver pensato Dellai – alla prossima consultazione provinciale col cucco che UPT e PD saranno in grado di presentare e proporre un loro candidato alla presidenza della Provincia. Il pallino ce l’avrà in mano ancora il Patt e probabilmente farà il bis. Ecco allora la strategia di Dellai: destrutturare per ristrutturare. Destrutturare innanzitutto il suo partito, mettere in crisi il Pd entrandovi pesantemente dentro e prospettando nuove alleanze ed aggregazione che possano essere effettivamente competitive col Patt. Ce la farà? I prossimi mesi ce lo diranno ma noi siamo propensi a pensare che ancora una volta diventerà il protagonista di questa fase di passaggio, che interessa soprattutto i destini dell’UPT e del PD. Con buona pace dei trentini che non lo amano e con gioia di quelli che lo rimpiangono. E i danni che ha fatto nei suoi quindici anni di onorata presidenza? A giudicare dal giubilo che ha accompagnato il suo rientro sulla scena trentina si potrebbe dire che i trentini li hanno già dimenticati. Amen.
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Attualità
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Cacciatori, inizia il “corso” Pezzato Sconfitto il presidente uscente Gianpaolo Sassudelli. In Giudicarie 776 soci alle urne
Carlo Pezzato
L’elezione – organizzata su base territoriale e che ricorda in piccolo nelle dinamiche quella statunitense dei “grandi elettori” - apre un nuovo corso per l’associazione cacciatori del Trentino e sottolinea una buona affluenza al voto, con alcune zone che hanno fatto segnare percentuali superiori all’80%. Il nuovo direttivo provinciale avrà dunque 23 delegati, di cui 8 dedicati alla “minoranza”, della quale però Sassudelli ha già annunciato che non farà parte. Durerà in carica 5 anni. Carlo Pezzato, 58 anni, dottore in scienze foresta-
li e residente in Vallarsa è funzionario della Provincia del servizio ripristino ambientale. Ora per Pezzato arriva il momento di affrontare le nuove sfide che attendono gli appassionati di arte venatoria della provincia, tematiche di cui si è discusso, come detto anche con toni a volte duri, nel corso delle ultime settimane di campagna elettorale: il calo degli iscritti e il conseguente innalzamento dell’età media, l’immagine della categoria sottoposta agli attacchi di animalisti e ambientalisti. E proprio su questo argomento Pezzato promette l’impegno maggiore: i va-
È dunque Carlo Pezzato il nuovo presidente dell’Associazione cacciatori trentini, così come da risultato uscito dalle urne domenica 22 marzo. Oltre 4 mila i soci che si sono recati al voto, circa il 70% degli aventi diritto sugli oltre 6.000 cacciatori trentini. lori dei cacciatori, il loro impegno per l’ambiente e la loro funzione di sentinelle e custodi della montagna trentina debbono essere secondo il nuovo presidente al centro della comunicazione di questa associazione, ripartendo proprio dai giovani per trovare nuova linfa. Altra tematica sul tavolo, ed argomento di scontro nel corso della campagna elettorale tra i due contendenti in campo e del due liste che
Terme, dimissioni (quasi) a sorpresa E’ placido e silenzioso come lo scorrere del Sarca il fondovalle delle Giudicarie Esteriori. Di quella calma che preannuncia la tempesta, una tempesta che ha come epicentro le Terme di Comano: cuore pulsante dell’economia locale e cruccio degli operatori economici che vorrebbero ancora di più dall’acqua miracolosa. Eppure con presidenti sfiduciati, direttori allontanati, contributi in attesa di utilizzo, edifici cadenti acquistati per milioni di euro, al di là dei pasticci degli esseri umani è proprio l’acqua che con le sue proprietà curative reali ancora riesce a sostenere l’economia locale. Siamo all’ennesima tempesta: la presidente del Cda Nadia Serafini si è dimessa, all’indomani della decisione dell’assemblea termale di accogliere la richiesta di concedeNadia Serafini re delle agevolazioni su alcune prestazioni termali ai clienti dei soci dell’Apt locale. Il consiglio di amministrazione delle Terme metteva in dubbio la legittimità di questa differenza di trattamento alla luce del lascito Mattei. Ma quella della guest card sembra essere solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso in un matrimonio, quello fra Apt Terme, che ha cominciato ad incrinarsi da qualche tempo. Mentre scriviamo le dimissioni non sono ancora protocollate, ma sono arrivate all’indomani di un’assemblea termale intervenuta su una decisione in contrasto con e di malumori espressi dalla categoria albergatori che minacciava l’uscita in blocco dalla compagine sociale dell’Apt se la guest card non fosse stata approvata come proposta dall’Apt e se il Ght, altro tema caldo, non avesse alzato le proprie tariffe. Una pressione da Apt e Albergatori, avvallata dall’assemblea termale in un’assemblea convocata nel giro di 24 ore, che ha scatenato le dimissioni della presidente Serafini. L’assemblea ha infatti deliberato un parere in linea con l’Apt sulle tariffe agevolate e si è espressa con quello che non è un indirizzo vincolante - perchè non ha legittimità ad esprimersi sulle tariffe del Ght - ma quanto meno è una significativa presa di posizione a fianco degli albergatori sottolineando che il Ght “deve tenere conto del fatto che l’hotel è stato costruito per essere l’eccellenza del territorio e di ambito e quindi rispettare questi criteri di eccellenza”. (d.r.)
li sostenevano, è stato quello della nuova sede (oggi è in via Guardini, a Trento Nord) che Sassudelli avrebbe voluto portare nella zona del Casteller (a Trento sud, dove è tra l’altro presente il centro faunistico A. Falzolgher) ma che Pezzato ha giudicato troppo costosa, preferendo invece rilanciare il ruolo del centro faunistico quale strumento di divulgazione.
Pezzato si è imposto in 12 dei 20 distretti venatori in cui è suddiviso il territorio trentino, contro gli 8 del presidente uscente Gianpaolo Sassudelli, dopo una campagna elettorale che non ha lesinato momenti di tensione e toni anche accesi. Per quanto riguarda la Giudicarie, sono stati in totale 776 i voti validi totalizzati nei tre distretti venatori. Per quanto riguarda quello della Valle del Chiese (43.000 ettari, 11 riserve), il più numeroso, è stata netta la prevalenza di Pezzato su Sassudelli, con 204 voti a 127 e Diego Zanetti eletto quale delegato (e componente del prossimo direttivo provinciale) con 142 voti; nel distretto Giudicarie (con
la Busa e le Esteriori più Molveno e Andalo, 36.000 ettari con 14 riserve di caccia) si registra invece la vittoria di Sassudelli, con 130 voti a 113 e l’elezione di Nicola Beccari con 91 voti; infine in Rendena (36mila ettari in 11 sezioni) Pezzato triplica i voti di Sassudelli, imponendosi con 152 preferenze a 50 e l’elezione del delegato Franco Pedrazzoli con 119 voti.
Lingue, un investimento sul futuro Arriva il Clil, metodologia della qualità europea La docente: “Una ricchezza per i nostri giovani”
Trentino Trilingue per quest’anno scolastico ha deciso che si partisse nelle classi quinte ad introdurre l’insegnamento di lingua e disciplina, dall’anno prossimo verrà esteso a tutte le classi. Un modulo di almeno 20 ore deve essere completato in lingua nell’arco dell’anno scolastico, e l’accelerazione sul progetto ha spaventato molti genitori e irrigidito molti docenti. Maria Carla Girardini, docente referente e coordinatrice dell’esperienza Clil all’Istituto Lorenzo Guetti di Tione, pioniera nella materia che da un decennio ormai si occupa della questione dell’insegnamento in lingua, risponde a qualche domanda sulla novità provinciale per la scuola. Al Guetti i docenti coinvolti sono quasi un terzo dell’intero organico e anche l’Università Ca’ Foscari di Venezia è stata coinvolta nella formazione dei docenti. E’ lei che ha ideato il progetto, poi reinterpretato e aggiornato dalle colleghe alla luce dei cambiamenti introdotti, che è riuscito ad ottenere il finanziamento con il quale 25 docenti del Guetti usufruiranno di una formazione linguistica specifica: 11 sono docenti di lunga e 12 di disciplina. L’obiettivo è quello di avere il docente di lingua a collaborare con quello di disciplina per le lezioni ai ragazzi. Qual è l’obiettivo ultimo di Clil? Questa metodologia sta diventando fondamentale, soprattutto per la spinta che le ha impresso l’Unione Europea, nella ferma convinzione ce il miglioramento delle competenze linguistiche degli studenti abbia, nel medio
tempo, un forte ritorno in termini di competitività anche nelle nostre aziende locali Perchè Clil è un buon progetto? Perchè la lingua di per sé ha solo la funzione di veicolare dei contenuti. La lingua fine a se stessa non esiste: è un concetto un po’ obsoleto quello per cui basta avere la laurea in lingue o la formazione in lingue. Andiamo verso l’Europa e dobbiamo imparare ad essere competitivi. Altri stati europei si sono attivati prima perché hanno capito che serve: imparare discipline in lingua è una marcia in più Clil fa molta paura a docenti e genitori, come li tranquillizzerebbe Ho sentito fra le critiche: “non acquisiranno la lingua madre i nostri bambini?” Le generazioni passate hanno imparato prima il dialetto, da genitori che non sapevano l’italiano, ma la lingua madre l’abbiamo comunque imparata tutti. I bambini oggi hanno dei genitori molto più preparati scolasticamente di quelli di una volta, imparano a casa la lingua madre. E poi Clil non significa che si cancelli l’italiano: è sufficiente mantenere un equilibrio e non esagerare, da una parte o dall’altra. Clil è anche uno dei requisiti per ottenere Certilingua, un attestato europeo di eccellenza per competenze plurilingui che solo 4 in Trentino hanno acquisito, tra loro anche una giudicariese, la bleggiana Debora Serafini, recente diplomata del Guetti. (d.r.)
Attualità
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La comunità di Cologna ha voluto rendere omaggio al compaesano Felice Franceschetti
Il ricordo del partigiano “Checo” Nel 1942 viene destinato alla stazione di Asiago dove vive i giorni drammatici della destituzione del duce Benito Mussolini ad opera del Gran Consiglio del Fascismo. La caserma è occupata dalle formazioni partigiane e ai carabinieri viene data facoltà di congedarsi o di entrare nelle file dei combattenti per la libertà. Felice sceglie la strada più rischiosa, ovvero quella di lottare per la libertà ed il 22 marzo 1945 muore in un imboscata per mano dei soldati tedeschi, insieme ad Ugo Bottacin, giovane diciassettenne, detto “Bocia”, in provincia di Treviso. La commemorazione, organizzata dalla sezione provinciale dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (con la neocostituita sezione «Adamello Collini Valli Giudicarie») e dall’amministrazione comunale di Pieve di Bono, con la collaborazione del Gruppo culturale e dell’Asuc di Cologna, si è svolta sabato 21 marzo. Dopo la Santa Messa nella chiesa di Cologna, concelebrata da Padre Artemio Uberti e Mons. Giuseppe Grosselli, cappellano dell’ANPI, la banda musicale di Pieve di Bono ha guidato il corteo fino al monumento in memoria del partigiano “Checo” realizzato dal Comune nel 1995, dove è avvenuta la deposizione
Era il 22 marzo 1945 quando a Zapparè di Trevignano, in provincia di Treviso, il partigiano Felice Franceschetti, nome di battaglia “Checo”, fu falciato dalle mitragliatrici dei soldati nazisti. A distanza di settant’anni dalla morte dell’allora giovane ventiquattrenne, la comunità di Cologna, piccola frazione di Pieve di Bono, nonostante una giornata fredda e nient’affatto primaverile, si è riunita per
Bruno Dorigatti, Attilio Maestri e Sandro Schmid - Foto di Andrea Zecchi
Foto di Andrea Zecchi
della corona. Diverse le autorità presenti per l’occasione. Oltre al Sindaco di Pieve di Bono Attilio Maestri, per il quale «anche oggi la libertà per la quale ha dato la vita Felice Franceschetti è minacciata e va quindi difesa di fronte alla crisi economica, dal malaffare, dal proliferare di conflitti e dal terrorismo internazionale» è intervenuto il Presidente del Consiglio Provinciale Bruno Dorigatti che ha voluto ricordare il partigiano
rendere onore e per ricordare quanto il proprio compaesano fece durante il periodo della Resistenza e la guerra di Liberazione. Felice Franceschetti, come racconta lo storico Enzo Filosi, intervenuto per una breve ricostruzione storica, nasce a Cologna il 19 agosto 1921 e nel 1940 è chiamato al servizio di leva che sceglie di svolgere nell’Arma dei Carabinieri.
“Checo” come «Un eroe dimenticato che non ha cercato gloria né riconoscimenti perché era un uomo semplice, che in un momento grave e difficile ha scelto i valori dell’umanità contro i richiami dell’odio e dell’oppressione, e che davanti alla prepotenza delle dittature e alla negazione delle libertà ha detto “no” alla sopraffazione, alla vigliaccheria, al dominio della violenza». Dopo il saluto del Comandante provinciale dei Carabinieri col. Maurizio Graziano,
Foto di Andrea Zecchi
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sono intervenuti i ragazzi dell’Istituto Don Lorenzo Milani di Pieve di Bono, che hanno eseguito alcune letture legate alla vita dello sfortunato Felice Franceschetti e al tema della Resistenza, intervallate da canzoni della storia partigiana proposte dal gruppo “Chimera” di Tione. Infine ha preso la parola il presidente dell’associazione ANPI del Trentino Sandro Schmid che ha ricordato il partigiano “Checo” affermando che “Libertà, democrazia e giustizia non sono mai conquistati per sempre, ma vanno conquistate giorno per giorno. Tocca ora alle nuove generazioni rimanere vigili affinché questa libertà non venga di nuovo calpestata.” La commemorazione, qualificata anche dalla numerosa presenza di associazioni, semplici cittadini e del partigiano “Prua” Corrado Pontalti (92 anni!), si è poi conclusa con la banda che ha suonato “La Fedelissima”, inno dell’arma dei Carabinieri. Marco Maestri
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Europa
APRILE 2015
In tale ottica è bene iniziare a conoscere e capire il più possibile le realtà a noi più vicine, ad iniziare dal mondo tedesco, di cui il Tirolo rappresenta per noi trentini una prima porta d’entrata, in continuazione con il gruppo linguistico tedesco del Sudtirolo; una porta da considerarsi come parte di una strategia e non certamente come ornamento nostalgico. Può anche essere interessante conoscere atteggiamenti, sensazioni, impressioni e convincimenti derivanti dal vivere in una terra vicina. Tali rapporti possono essere considerati anche nell’ambito di una maggiore concretizzazione del progetto Euregio che vede il convergere di propositi e iniziative da parte delle due Province autonome di Trento Bolzano e della Tirolo. Anche se su tale fronte i
Oltre i confini sulle vie dell’Europa
Aprirsi a nuove esperienze all’estero è fondamentale per crescere come cittadini e lavoratori
di Paolo Magagnotti La conoscenza di esperienze, strutture sociali ed economiche e contesti socioculturali al di fuori dei nostri confini provinciali e nazionali, costituisce un’esigenza fondamentale per compiere scelte di decenni passati hanno registrato varie iniziative, molte delle quali promosse e realizzate da espressioni della società civile
più che dalle Istituzioni, hanno contribuito a trasformare un clima di sospetti in un contesto di maggiore comprensione
varia natura che ci proiettino verso orizzonti europei e di una dimensione internazionale più ampia oggi più necessari che mai se non vogliamo essere i perdenti della storia. reciproca, molto rimane ancora da fare. Anche il Brennero, come altri confini dell’Europa, è una cicatrice dalla storia che
con spirito europeo dobbiamo cercare di rendere sempre più sbiadita. È in tale spirito che da questo numero del no-
stro Giornale e in ognuna delle prossime uscite durante quest’anno riporteremo un contributo di conoscenza e riflessioni da parte di una studentessa trentina presso l’Università di Innsbruck, senza trascurare, evidentemente, altri abiti europei.
Sentirsi “quasi” a casa ad Innsbruck La testimonianza della giovane Federica Cristoforetti, studentessa in Austria
All’inizio, trovandomi in un luogo straniero, avevo già messo in conto che avrei fatto molta fatica ad adattarmi, non solo per la lingua, ma anche dal punto di vista culturale. In realtà, in particolare nell’ambiente universitario, ho notato che è molto più probabile trovare uno straniero piuttosto che un autoctono. E per stranieri non intendo soltanto italiani o studenti Erasmus, che trascorrono pochi mesi all’estero o un anno al massimo, ma ragazzi che arrivano da qualsiasi parte del mondo, per seguire un intero percorso di studi, e che vogliono laurearsi in una lingua straniera. Oltre agli italiani, che ormai hanno fondato una colonia a Innsbruck, ho conosciuto spagnoli, portoghesi, rumeni, belgi e addirittura persone di altri continenti, come statunitensi e brasiliani. Qui gli universitari stranieri non sono una rarità, anzi. È per questo che fin da subito non mi sono mai sentita “l’unica” o “la diversa”.
L’ultima cosa a cui avrei pensato trasferendomi in Austria lo scorso settembre, ad Innsbruck, dove attualmente frequento l’università, sarebbe stato di sentirmi “quasi” a casa: moltissimi degli studenti presenti in questa città, nel cuore del Tirolo, sono infatti italiani, in particolare provenienti dalla regione del Trentino-Alto Adige. Sicuramente uno dei motivi, ma non l’unico, per cui ragazzi trentini e sudtirolesi scelgono l’Austria come meta, C’è da dire che la presenza di universitari provenienti dalla nostra regione è e rimane comunque molto forte: la probabilità che uno studente italiano provenga dal Trentino o dal Suedtirol è molto alta. Prima di tutto è necessario ricordare che la grande maggioranza degli studenti altoatesini, avendo frequentato scuole di lingua tedesca (ed essendo l’italiano la loro seconda lingua), cercano inevitabilmente di spostarsi verso paesi germanofoni: è scontato quindi che le mete
Leopold- Franzens-Universitaet, fondata nel 1669. Attuale Facoltà di Giurisprudenza.
è la vicinanza geografica: la fortuna di abitare in una regione a pochi chilometri dal confine non è da poco. Sono, o meglio, siamo in tanti che scegliamo una destinazione estera per gli studi universitari, forse per la totale disincentivazione data dai media italiani, dai continui dati sulla disoccupazione giovanile e dalle poche prospettive lavorative (magari anche non vere) che ogni giorno ci trasmettono tramite ogni possibile mezzo di comunicazione.
universitarie più comuni per un altoatesino siano Germania o Austria. Quindi i sudtirolesi si sentono probabilmente più a casa loro nel cuore del Tirolo che in Italia.
sono molto più evidenti: ripeto, mi sento “quasi” a casa, infatti la rigidissima mentalità austriaca, con cui spesso mi sono trovata in difficoltà, la sento ancora molto distante da me.
Riguardo agli studenti trentini invece, il discorso è diverso. Nonostante la vicinanza al Brennero e a Bolzano, dove già si parla tedesco, un trentino, molto più legato all’Italia, che migra verso l’Austria, sente di più lo stacco da uno stato ad un altro, anche per il fattore linguistico. Dopotutto anche se la differenza culturale tra Trentino e Austria c’è, ed è inevitabile, non possiamo poi lamentarci così tanto, poiché la storica influenza austriaca è rimasta, a mio parere, molto forte nella nostra regione: abituarsi alla vita austriaca per un trentino non è poi così difficile. Infatti molti aspetti tra il Trentino e il Tirolo sono rimasti affini, soprattutto per quanto riguarda l’organizzazione delle strutture e i servizi messi a disposizione sia per gli studenti, (come biblioteche, corsi di lingua e centri sportivi), che per i cittadini (ad esempio il settore della sanità). Le differenze dal punto di vista della mentalità invece,
Negli ultimi anni inoltre, un’ulteriore spinta a questa “migrazione” trentina è stata data dal progetto Euregio, ovvero la collaborazione transfrontaliera fra le due Province di Trento e Bolzano ed il Tirolo, giuridicamente inquadrata nel “Gruppo Europeo di Cooperazione
Territoriale” (GECT) definito sulla base di un regolamento comunitario del 2006.
Nell’ambito della ricerca è stato quindi creato un accordo di collaborazione tra l’Università di Innsbruck, la Libera Università di Bolzano e l’Università di Trento, il cui scopo è l’avvicinamento dei tre atenei. Per questo sono stati stanziati dei fondi per promuovere la mobilità, non solo degli studenti, ma anche dei docenti dei vari atenei della zona dell’Euregio. Questo progetto è sicuramente una grandissima opportunità per gli studenti della regione alpina, che però dovrebbe essere sfruttata meglio: la mobilità in questo momento sembrerebbe andare in una sola direzione per gli studenti, poiché pochi sudtirolesi o austriaci si spostano verso Sud. La migrazione è principalmente nostra, verso il Nord.
GEIWI-Turm, sede principale delle Facoltà umanistiche
Musica
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Pubblicato ad inizio anno il terzo Cd “Dalle stalle alle stelle” con l’inedito “Senza Mappa”
Continua la storia dell’orchestra “Avanti ‘ndre”
Durante questi intensi quattro anni hanno prodotto ben tre Cd, l’ultimo dei quali, fresco di uscita, si intitola “Dalle stalle alle stelle” (acquistabile direttamente sul sito www. avantiendre.it) che comprende, oltre a grandi classici della musica italiana come Amici miei, Bandiera gialla e Riderà, il primo grande inedito “Senza Mappa” scritto e interpretato da Dario e Oscar. Sicuramente l’apice di questa avventura è stato raggiunto quando, partiti con fisarmoniche, zoccoli e braghe alla zuava, sono arrivati fino alla vicina Milano per partecipare ad X Factor, nota trasmissione di Sky. «Nessuno – raccontano Dario e Oscar – si aspettava un simile successo. Abbiamo partecipato a ben nove serate live e ancora oggi siamo in contatto con i giudici e gli autori del talent show che qualche volta ci invitano per passare delle serate in compagnia». Quest’anno in occasione del quarto compleanno, in collaborazione con gli amici della Pro Loco di Roncone, verrà organizzata una festa il 30 maggio 2015 in Piazza Cesare Battisti dove, a partire dalle 18, si potrà mangiare e divertirsi in compagnia sulle note dei brani che Dario e Oscar eseguiranno. «La notorietà dell’orchestra – proseguono Dario e Oscar – è aumentata certamente grazie all’esperienza di X Factor, ma non vogliamo fermarci qui. Basta pensare che a marzo 2014 avevamo in calendario otto concerti, mentre ad oggi le uscite confermate
N
on conosce fine di Marco l’ascesa verso il successo dell’orchestra “Avanti e ‘ndre”. Ormai noti, Dario ed Oscar, fondatori dell’orchestra, nata nel 2011, continuano la loro cavalcata
senza interruzioni verso palcoscenici sempre più prestigiosi. Oggi l’orchestra “Avanti e ‘ndre” è ricercata e apprezzata in tutto il Trentino e in diverse località fuori regione.
Maestri
per l’anno 2015 sono già 52». Tra i vari concerti, sparsi nelle località dell’amato Trentino e nelle regioni limitrofe spicca il concerto che l’orchestra “Avanti e ‘ndre” terrà ad inizio maggio a Venezia sul “Canal Grande” nell’ambito di un evento organizzato dalla multinazionale svizzera “Swatch Orologi” per la biennale di Venezia. Ma non è tutto. Infatti Dario e Oscar nei prossimi giorni daranno il via dalla loro pagina facebook a un “concorso” che vedrà coinvolti i bambini, i quali dovranno realizzare un disegno che rappresenti l’orchestra. Al termine sarà scelto il migliore, con il quale verranno realizzati alcuni gadget dell’orchestra. Tutte le uscite previste nell’anno 2015 faranno parte del “Non si va in cielo live Tour”. Sicuramente non andranno in cielo, ma la passione per la musica e l’armonia che si è creata tra i due ha permesso di partire dalle stalle puntando direttamente alle stelle. Grandi!
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Attualità
APRILE 2015
La sfida di mettersi in gioco lanciata dal Piano giovani della Valle del Chiese
“Il cielo in una stanza” Nella primavera 2014 il gruppo adolescenti dell’Oratorio di Storo ha partecipato, con altre associazioni del territorio, ad una giornata organizzata dall’ Azione Sportello del Piano Giovani della Valle del Chiese, tenutasi nella palestra della scuola di Pieve di Bono denominata OST: OpenSpace Technology e gestita da Ivo Povinelli (Federazione Trentina Pro Loco e loro Consorzi). «Questa esperienza – affermano gli organizzatori del progetto - è stata molto interessante perché ha permesso di conoscere un nuovo strumento di partecipazione e coinvolgimento dei ragazzi e ha aiutato gli stessi giovani a far emergere bisogni e interessi che vivono nella società di tutti i giorni, confrontandosi gli uni gli altri. Da questa giornata è
di Marco Maestri
L’Oratorio di Storo, in collaborazione con la Comunità Murialdo, nell’ambito del Piano giovani della Valle del Chiese e delle politiche gioemerso come una tematica di cui i ragazzi sentono la necessità di parlare è la Prevenzione affrontata in modo alternativo e da qui nasce l’idea del progetto “Il Cielo in una stanza – la sfida del mettersi in gioco». L’obiettivo del progetto è quello di non far annoiare i ragazzi con le solite lezioni “teoriche”, cercando di far cogliere ai partecipanti l’importante messaggio dell’argomento trattato attraverso delle attività piacevoli. Durante il percorso, condiviso interamente con una figura educativo - formativa, saranno organizzati anche dei corsi di fotografia, di murales e uno spettacolo musicale. Inoltre sarà programmata un’uscita
in barca di due giorni, durante la quale l’esperto che seguirà i ragazzi cercherà di lavorare sulle loro emozioni, e un’uscita ai centri di aggregazione Wood e Casa di Paglia nei pressi di Arona. Durante il viaggio in Piemonte i partecipanti potranno vedere e conoscere dei giovani che attraverso l’utilizzo ed il potenziamento delle loro life skills sono riusciti a far rivivere quello zona trasformandola in
vanili proposte dalla Provincia Autonoma di Trento, organizza il progetto intitolato “Il Cielo in una stanza – la sfida del mettersi in gioco”.
una vera e propria attività commerciale. «Quest’anno – commentano gli organizzatori - a differenza degli anni scorsi abbiamo provato ad organizzare delle attività diverse dalle solite lezioni “teoriche”, in quanto i ragazzi non seguono più tali incontri con entusiasmo ed attenzione. Il percorso è stato interamente pensato ed ideato con l’aiuto, i consigli e le volontà dei ragazzi e questo è sicuramente
il primo aspetto positivo del progetto.» La prima serata si è tenuta presso l’oratorio di Storo sabato 21 marzo 2015. Nel corso della serata, seguita da circa 50 ragazzi, è stato presentato il progetto. Successivamente erano presenti un deejay e alcuni barman professionisti che hanno dato la possibilità ai ragazzi di provare a preparare dei cocktail analcolici. «L’auspicio e la speranza – concludono
gli organizzatori – è quello di avere un riscontro positivo da parte dei ragazzi che parteciperanno, offrendo loro la possibilità di capire quali sono i sani valori della vita, creando in loro la consapevolezza che la prevenzione alle varie dipendenze, tra cui l’alcool, la droga e il gioco d’azzardo, ha un ruolo fondamentale nella crescita di ogni persona.» Per chi volesse partecipare al progetto è ancora possibile effettuare l’iscrizione scrivendo al seguente indirizzo: luca_ comai1993@hotmail.it.
Giornale delle Giudicarie AVVISO VENDITA SPAZI DI INFORMAZIONE ELETTORALE In occasione della prossima tornata elettorale del 10 maggio 2015, il Giornale delle Giudicarie ai sensi dell’art. 7 della L. 22/2/2000 n. 28 (modificata dalla L.6/11/2003 n. 313, del D.M. 8/4/04 e della delibera n. 43/12/CSPGURI n.153 del 21 marzo 2012 Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni), mette a disposizione spazi politici a pagamento. Possono accedere a tali servizi: • le liste civiche e i movimenti politici con medesimo costo e spazio a disposizione, nei limiti imposti dalla legge. Le richieste saranno evase ed accettate per ordine di richiesta, nei termini previsti dalla legge stessa e dal Garante delle Comunicazioni; • i messaggi politici a pagamento sono consentiti unicamente nelle forme indicate dall’articolo 7, comma 2, della L. 22/2/2000 n. 28; • i messaggi politici a pagamento potranno usufruire delle tariffe commerciali ordinarie praticate a listino; • i messaggi politici a pagamento recheranno sempre la dicitura ‘pubblicità elettorale’ e il nome o la ragione sociale del committente; • il pagamento avverrà contestualmente all’accettazione dell’ordine di pubblicazione; • il materiale per la pubblicazione, a cura del committente, dovrà pervenire a: sponsorgdg@yahoo.it entro e non oltre il giorno 20 aprile 2015 Listino prezzi: • Il listino delle varie forme pubblicitarie (uguali per tutti i committenti) è disponibile (in file .pdf) al sito: www.giornaledellegiudicarie.it oppure telefonando al numero 335-6628973 Tutto ciò nell’ambito della legge che regolamenta la vendita degli spazi pubblicitari per la propaganda elettorale e nel rispetto delle Delibere adottate dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni della Repubblica Italiana. Sarà cura del committente fornirci materiale informativo attraverso e-mail o con consegna diretta in tempo utile per la realizzazione e personalizzazione dello spazio acquistato.
Attualità
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In Valle del Chiese
Piano giovani, ecco le nuove attività La pianificazione delle attività proposte quest’anno nasce da un percorso partecipato con i giovani del territorio. Grazie all’Open Space Tecnology (uno spazio aperto) con tema “PGZ cosa vorrei?” già nella primavera scorsa i ragazzi hanno avuto modo di evidenziare e proporre i propri bisogni ed interessi. I temi trattati sono vari; dal vivere con consapevolezza la montagna all’alimentazione e utilizzo cosciente del farmaco, dai percorsi artistici espressivi, come l’arte del graffito e performance musicali-teatrali, a momenti riflessivi-educativi. I giovani interessati avranno diverse opportunità di mettersi in gioco lavorando anche sulle proprie life skills, ovvero saper riconoscere e acquisire un comportamento versatile e positivo grazie al quale poter meglio affrontare le richieste e le sfide della vita quotidiana. Inoltre sarà data occasione di sviluppare interesse e diventare più propositivi all’interno del proprio comune grazie alla costituzione di “Consulte Giovanili”. Le stesse Amministrazioni comunali devono ritenere importante e fondamentale il momento di confronto con la realtà giova-
Ripartono le iniziative del Piano Giovani della Valle del Chiese, rivolte ai ragazzi dagli 11 ai 29 anni. Con la nascita del nuovo comune Valdaone i comuni aderenti al Piano Giovani del Chiese sono ora
nile in un momento in cui le problematiche che la riguardano risultano molteplici e complesse. Dare spazio alle Consulte Giovanili significa ascoltare i giovani e dare loro importanza, favorire il raccordo con le istituzioni e sostenere uno strumento di conoscenza della realtà giovanile locale. Come ogni anno il Tavolo di lavoro, in collaborazione con
le operatrici della Comunità Murialdo di Storo, propone, partendo da un’analisi del contesto territoriale, una serie di attività aggregate nel progetto “Giovani 2.0 – Sportello”. In primis il Piano volontariato per indirizzare le associazioni sul recupero di nuovi volontari attraverso un corso a loro dedicato di “People Raising” in collaborazione con il Cen-
tredici e grazie all’impegno dei referenti comunali e associazioni gli animatori del Piano sono riusciti a proporre anche per quest’anno un PGZ interessante e coinvolgente.
tro Servizi Volontariato; inoltre incentivare il volontariato giovanile locale attraverso la partecipazione ad “Exponiamoci: prima marcia del volontariato sociale” in programma domenica 7 giugno a Tione. Poi il Piano prevenzione al fine di sostenere l’assunzione di sani stili di vita attraverso “Stand Alcool Free” con barman free style in alcuni
eventi sul territorio in collaborazione con la scuola alberghiera di Tione; in programma anche un corso per “Peer Educator” (educazione tra pari) in sostegno con il Servizio Alcologia. Interessante la partecipazione alla giornata dedicata alla guida sicura “Drive for Live” in programma a Storo sabato 30 maggio promossa dal comitato “Fiera del Giovane”.
Senza dimenticare il Piano comunicazione, ossia la promozione delle attività attraverso il sito ufficiale del PGZ www.futuromigliore.it e social network; informare la cittadinanza e future nuove amministrazioni comunali sui processi di politiche giovanili in atto; ricercare percorsi pertinenti e alternativi sempre in materia di politiche giovanili come il progetto di rete tra Piani Giovani Giudicarie e Comunità di Valle denominato “Training for Job”, ossia tirocini estivi per studenti, giunto alla sua terza edizione. Giovani 2.0 è un processo in evoluzione, una serie di interventi innovativi a carattere prevalentemente interattivo per creare sinergia e comunicazione con il mondo giovanile. Tutti gli interventi proposti vogliono essere un’alternativa per far fronte alla necessità di proporre spazi e contesti aggregativi differenti e stimolanti, di crescita culturale, personale e sociale. Restituiamo protagonismo ai giovani! Diamo loro la possibilità di costruirsi un Futuro Migliore! info@futuromigliore.it ….seguici su facebook
Il progetto di conoscenza del territorio coinvolge un gruppo di bambini delle scuole elementari di Campo Lomaso
Pedalando alla scoperta delle Esteriori Caschetti, pantaloncini e magliette attillate e occhiali da sole: pronti per affrontare la strada gli “Arditi” sfoggiano orgogliosi le loro mountain bike e si apprestano a fare le prime uscite dell’anno. Attentissimi e pieni di domande per il campione di ciclismo Alessandro Bertolini, passato a trovarli nella loro scuola, gli “Arditi” sono il gruppo di bambini delle scuole elementari di Campo Lomaso che pedalano su e giù alla scoperta delle Giudicarie Esteriori. Da cinque anni, ormai, guidati dal maestro Paolo che si è inventato il progetto e da volenterosi colleghi e qualche genitore che li accompagnano in sella, i piccoli ciclisti solcano le strade delle Esteriori e scoprono il territorio. Sono una sessantina, delle classi terze, quarte e quinte, a pedalare nella ventina di uscite e
percorsi studiati per loro dai maestri della scuola nell’ampio spettro di iniziative extracurriculari pomeridiane che i bambini hanno a disposizione. Si pedala scoprendo la disciplina che lo sport richiede, lo sforzo di tener duro su una salita e superare il brivido di paura che scatena una discesa, ma ogni tappa diventa anche un buon pretesto per conoscere luoghi e bellezze artistiche e paesaggistiche della valle. Si incontra la Chiesa di Vigo Lomaso, la chiesetta di Bono e la casa di Prati, il museo delle Palafitte di Fiavé, e si scopre la piccola località di Curé, piccoli gioielli che il territorio offre e i bambini incontrano pedalando. L’occasione per invitare il professionista della due ruote Bertolini, che ha parlato loro delle sue vittorie ma anche della fatica, ben ripagata, che lo sport
Il gruppo degli Arditi con il ciclista Alessandro Bertolini
richiede, è stata la consegna delle nuove divise ai giovani ciclisti in erba: gialle e verdi, magliette e pantaloncini tecnici per i piccoli che le sfoggiano con entusiasmo. A fornirle una serie di sponsor locali - Stil Casa, Agreste, Falegnameria Zambanini e Impresa Edile Toffanetti Raul – così vestiti di tutto punto i ragazzi sono pronti ad affrontare nuovi percorsi sulle loro mountain bike, mentre i genitori non smet-
tono un attimo di ringraziare il maestro Paolo per l’idea e il progetto che coniuga sport e didattica. E pedalare nelle Giudicarie Esteriori non è proprio una banalità: ovunque si vada la strada comincia a salire, a parte forse proprio la breve piana del Lomaso uscendo dalla loro scuola di Campo, ma la pianura dura poche centinaia di metri. E se è duro affrontare la strada che sale per i piccoli ciclisti, an-
che la discesa fa un po’ paura, ché certe pendenze non sono da scherzo per i piccoli. Il progetto “Arditi”, con una peculiarità che è propria delle attività trasversali ai programmi tradizionali e all’approccio multidisciplinare che la scuola moderna richiede, apre tante vie alla didattica e diventa occasione per parlare di ambiente, arte, cultura e perfino un modo per iniziare ad occuparsi di educazione strada-
le. I giovani ciclisti sono accompagnati dalla polizia municipale: così in sella alla bicicletta imparano a diventare pedoni, autisti e ciclisti rispettosi gli uni degli altri. La novità di quest’anno, il quinto dall’avvio del progetto, è la partecipazione al concorso promosso dal Giro d’Italia per la valorizzazione del territorio. La scuola di Campo e i suoi ragazzi parteciperanno con una serie di fotografie della valle che gli alunni scatteranno nelle loro uscite pomeridiane in bicicletta: un servizio fotografico sulle Giudicarie Esteriori creato sulle due ruote da giovani esploratori che crescono imparando ad amare e conoscere quegli scorci ambientali e architettonici che i turisti vengono da lontano ad ammirare e ci si invidia in molti centri urbani. Denise Rocca
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Economia
APRILE 2015
Una riflessione sul ruolo della burocrazia e del futuro della “specialità”
Un’Autonomia «provvisoriamente» sotto scacco Per fare questo v’è la necessità di «cambiare radicalmente i tipi e i moduli organizzativi» sostituendo le «rigide gerarchie con reti più articolare e variabili delle competenze. Quest’ultime si ottengono con la formazione di classe dirigente che deve rinnovarsi costantemente mettendosi in «campo» e non rimanendo chiusa nelle torri di avorio delle amministrazioni centrali. In sintesi conclude Cassese avere una «re-ingegnerizzazione» dello Stato. Ma per avere questa quarta «rivoluzione» si deve forzatamente avere uno stato più piccolo e appunto più «efficiente» perché più agilmente amministrabile. Di fronte a questa presa di posizione ineccepibile di Cassese lo sguardo si sposta su istituzioni come le regioni e le province, recentemente abolite, che proprio sulla necessità di razionalizzare,
L’articolo di Sabino di Marco Cassese dal titolo Per uno stato più piccolo ed efficiente pubblicato il mese scorso sul «Sole24Ore», ispirato alla perdita di efficienza del settore pubblico registrato negli ultimi quindici anni rispetto a quello dei servizi privati, si conclude con la necessità di appena hanno avuto l’autonomia locale e la decentralizzazione hanno fatto esplodere il debito pubblico. Per questo Cassese parla di nuovo «Stato», sulla scia del modello federale tedesco o spagnolo, proprio perché le funzioni di controllo risulterebbero più agili e mirate. L’accostamento al tema a al senso attuale dell’Autonomia «provvisoria» trentina intavolato negli ultimi mesi dal nostro quotidiano appare quindi di fronte alle riflessioni di Cassese necessario. La domanda da porsi è questa: il Trentino cercando di diventare un piccolo stato in questi ultimo decennio è riuscito a
diventare più efficiente? O ha semplicemente duplicato le istituzioni nazionali di un grande stato ingolfandolo di norme e di regole che hanno frenato ancora di più l’economia privata aumentando terribilmente il potere anche dell’ultimo funzionario e dell’ultimo amministratore? Cassese li chiama “mandarini” rievocando la stasi che ha bloccato l’impero cinese per 800 anni. Il tema dell’Autonomia provvisoria, o direi meglio “impantanata”, emerge con tutta la sua evidenza da questa errata prospettiva nella fondazione dello «stato» trentino che
una quarta rivoluzione dopo quelle che si sono osservate durante il boom economico dal dopoguerra ad oggi, basata su un radicale cambiamento nella razionalizzazione e riduzione dell’area occupata dalle istituzioni amministrative pubbliche nell’economia privata.
Zulberti
ha preso le forme più di un «principato» in balia dei suoi piccoli principi e cortigiani, che dello stato che descrive Cassese. E’ indubbio che se da una parte l’esperimento accattivante della Comunità è fallito, questo fallimento è proprio il centro della riflessione odierna su un potenziale futuro economico del Trentino. La mancata autonomia che ha sofferto la Comunità, questo ente periferico strategico, che avrebbe dovuto liberalizzare l’economia ha avuto l’effetto di asfissiarla ulteriormente, mentre i sindaci la saltavano a piè pari per recarsi alla mattina, con gli araldi alla «corte» a Trento,
dove si risolvevano i problemi basandosi ancora una volta sul rapporto personale. Quei sindaci andavano rimandati indietro alla Comunità. Questo non è stato fatto, e questo ha innescato le inefficienze e le esplosioni dei costi. Sulla scia delle riflessioni di Cassese, è proprio questo intricato e inefficiente modus operandi che abbiamo vissuto in questi anni, sulla scia di una errata impostazione delle autonomie locali copiando lo stato centrale, che deve essere totalmente rivoluzionato rendendo «provvisoria» e sempre fluida soprattutto la classe dei funzionari e dei di-
rigente, che sono remunerati bene proprio perché provvisori e non “mandarini a vita”, per riavviare il Trentino verso quel modello di stato o regione federale piccola ma ricca ed efficiente per reggere il confronto con le altre regioni alpine vicine, oggi ben più ricche di noi. In questo senso la fusione del Trentino con l’Alto Adige ritengo debba essere un passo decisivo. In questo senso è augurabile che la classe politica trentina riprenda il collegamento con quella dell’Alto Adige, visto che il Ministro degli esteri austriaco ha recentemente affermato di non essere interessato alla tutela del Trentino. Sarebbe un errore gravissimo che a perdere l’Autonomia fosse solo il Trentino. E se questo rischia di accadere la responsabilità deve cadere sulla classe politica che ha totalmente sottovalutato la radice tedesca della nostra cultura ed economia.
Attualità
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L’iniziativa
Progetto orientamento: un impegno concreto di Comunità di valle, Casse rurali e scuole per i giovani delle Giudicarie Obiettivo dell’appuntamento condividere le linee guida e le azioni del Progetto orientamento e definirne le modalità di attuazione. La collaborazione fra gli Istituti di credito e la Comunità di Valle si era concretizzata, in realtà, già lo scorso anno, quando questi soggetti avevano abbracciato il Progetto Orientamento promosso dalla Cassa Rurale Giudicarie Valsabbia Paganella a favore dei propri giovani soci. Ma l’incontro di metà marzo apre una prospettiva nuova, poiché chiama la scuola ad un ruolo attivo. “Le iniziative attuate lo scorso anno erano strutturate per coprire spazi e periodi extra-scolastici”, ha spiegato Patrizia Ballardini, Presidente della Comunità delle Giudicarie. Lo Sportello Orientamento, il Campus YES, gli incontri informativi, infatti, si sono svolti in orario serale o in estate. “Forti delle sinergie createsi e grazie ai risultati del 2014, abbiamo
Si è tenuto lo scorso 17 marzo a Tione un incontro che per certi versi potrebbe essere definito storico. Attorno ad un tavolo si sono seduti, infatti, la Comunità di Valle e le sette Casse Rurali delle Giudicarie, assieme
voluto fare un passo in avanti entrando nelle scuole e promuovendo una stretta collaborazione con chi tutti i giorni lavora con i ragazzi”, ha
proseguito Armanini Andrea, Presidente della Cassa Rurale Giudicarie Valsabbia Paganella.. L’incontro si è aperto con i saluti della prof.ssa
agli Istituti scolastici del territorio (i Centri di Formazione Professionale ENAIP e UPT, l’Istituto don Guetti, gli Istituti comprensivi Val Rendena, Tione, Giudicarie Esteriori e del Chiese).
Tiziana Gulli, Dirigente dell’Istituto don Guetti e l’illustrazione delle linee generali della proposta affidata a Patrizia Ballardini. Alle Casse
Rurali Adamello Brenta, don Lorenzo Guetti, Pinzolo, Saone, Spiazzo e Javrè, Strembo-Bocenago-Caderzone, Giudicarie Valsabbia Paganella, è spettata la presentazione del progetto. Gli interventi hanno sottolineato l’importanza di definire delle prospettive per le nuove generazioni, la responsabilità sociale delle Casse Rurali come banche di Comunità ma anche il ruolo strategico della scuola per preparare le competenze richieste dal mondo del lavoro. Il Progetto Orientamento si articolerà in tre azioni: - Sportello individualizzato per la gestione della carriera scolastica e lavorativa (attivo già dal 1 aprile) - Laboratori di Career Management Skills per
gli istituti superiori - Percorso formativo “Il ruolo dei genitori e degli insegnanti nell’orientamento” per le scuole medie. I costi saranno sostenuti in pari misura dalla Comunità delle Giudicarie e dalle Casse Rurali coinvolte. La gestione organizzativa è affidata alla Cassa Rurale Giudicarie Valsabbia Paganella. Il Progetto Orientamento è un segnale forte di impegno nei confronti dei giovani del territorio e di sinergia territoriale tra enti. Un progetto di sistema e un’importante sfida per una comunità che vuole puntare sul capitale umano quale elemento primario per lo sviluppo sostenibile. E un primo passo che potrebbe portare alla creazione di un tavolo di confronto per ulteriori iniziative comuni a favore delle nuove generazioni del territorio e alla programmazione di interventi pluriennali.
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Società
APRILE 2015 L’OPINIONE
Rurali, è il momento di sentirsi Soci* La Banca d’Italia ha sfiducia nella dirigenza rurale valligiana e non lo nasconde. È vero che alcune casse rurali, al di là della crisi, hanno fatto pericolosi errori, legandosi ai poteri forti delle loro vallate (immobiliaristi, funiviari, manie di grandezza viticole?) ma il sistema regge bene, alcune casse rurali fondamentali (come Trento) restano forti, gli errori compiuti più che di sistema sono di presunzione locale. Sono correggibili, come i costi, riducibili. Occorre quindi fare attenzione a non buttare via il bambino con l’acqua sporca, perché altrimenti il Trentino rischia di trovarsi con un sistema bancario «derivato» ed eterodiretto, dopo aver perso in un colpo solo, vent’anni fa, Btb, Cassa di Risparmio e Banca Popolare. Le Rurali hanno supplito fin troppo a questo collasso, ma a loro volta ora rischiano. Non è una partita che riguarda la sola Cooperazione. A Bolzano le Raiffeisen hanno detto che a questo gioco non ci stanno, così l’Alto Adige, di fatto , fra qualche anno finirà per entrare nell’orbita del credito tedesco. Le Rurali questo non possono permetterselo, ma non possono nemmeno sostituire con una «Holding»
C
di Franco De Battaglia
ome i soci e i clienti delle casse rurali sanno è in corso a livello nazionale, da parte della Banca d’Italia, un’azione per «normalizzare» le casse rurali e le banche popolari trasformandole da strumenti creditizi «dal basso» (Soci) a sportelli di istituti superiori (Spa). Ciò consentirebbe di semplificare la presenza del credito nei distretti cooperativi (come il Trentino) e immettere capitali esterni,
che vuol però anche dire rendere «scalabili» le casse rurali. Piccole banche in un territorio ricco e appetibile: un gioco per la grande finanza impadronirsene. Che può voler dire trovarsi altri padroni dei soldi in casa propria. A Roma il confronto è intenso e l’ultimo numero della rivista «Cooperazione Trentina» è dedicato a questi problemi, che non riguardano solo il credito, ma l’autonomia dei territori.
La sede di Cassa centrale
la Solidarietà che è nel loro Dna. Se ciò avvenisse si creerebbe un vuoto che potrebbe essere colmato da forme alternative di credito, non tutte felici. Sportelli di Raiffeisen nelle valli trentine come è avvenuto con la Sparkasse dopo l’uscita di scena della Cassa di Risparmio? Forme di credito in «franchising»
(gruppi locali su «licenza» di istituti maggiori esterni) come avviene in Australia e si dibatte in Inghilterra? Fantacredito? Forse, ma il problema si pone, e chiama in causa non solo i vertici bancari, ma tutti i centomila soci che, aderendo alle «Rurali», hanno optato per una scelta territoriale, rivendicando
il primato dell’economia reale sull’intermediazione finanziaria. In questa fase tornano quindi in primo piano i Soci. Dal basso. È essenziale non perdere la territorialità. Se sono necessarie ricapitalizzazioni si possono fare (oggi le quote di adesione sono modestissime, quasi for-
mali), anche alcune fusioni mirate non sono da escludere, precisando però che «integrazione» non fa necessariamente rima con «fusione». Se cade l’appartenenza, è un attimo per le grandi banche fagocitarsi le Rurali di vallata. I soci devono anche chiedere alle loro Casse, che già tanto fanno per dare sostengo
e identità al territorio, di ritornare a considerare il risparmio come un valore. Remunerare (almeno un po’) il risparmio è necessario per una banca locale. Se non lo fa il risparmio (il capitale futuro di un territorio) prende il volo verso le banche on-line, che raccolgono e non investono ovvero verso chi investe in speculazioni «off-shore». L’impoverimento nasce anche da qui. Non basta un denaro a tasso zero per muovere l’economia. Così come un imprenditore non avvia un progetto solo perché la banca gli regala i soldi, ma investe se intravvede uno sbocco di mercato, così un Socio, se ha messo da parte una piccola somma e non ottiene alcun interesse, non spende in consumi il capitale che non gli rende. Lo tesaurizza. Lo nasconde sotto il materasso, che oggi può chiamarsi in tanti modi. I consumi possono invece ripartire se il risparmio dà una piccola remunerazione: se in un anno ottengo 500 euro di interessi forse posso decidermi per una breve vacanza, per una piccola spesa. Il dibattito è aperto, ma i Soci devono farsi protagonisti. * pubblicato sul quotidiano l’Adige del 18 marzo 2015
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aliment - ARTI APRILE 2015
L’ARTE NEL SUPERMERCATO DI TIONE
Il supermercato Coop Trentino ospiterà una mostra d’arte. Soci e clienti potranno ammirare pitture e sculture realizzate da artisti locali. Verranno esposte le opere di Stefania Riccadonna, Camilla Leonardi, Romedio Leonardi, Giovanni Leonardi e Sisto Cazzolli.
FINO AL 30 APRILE Vi aspettiamo numerosi per scoprire la bellezza dentro il supermercato! Camilla Leonardi
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Arte
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L’originale iniziativa del Supermercato coop di Tione valorizza gli artisti locali
Ammirare l’arte... facendo la spesa Anche la poesia ha trovato spazio durante l’inaugurazione, con la lettura da parte di Mario Antolini, di una poesia in dialetto che ha emozionato i presenti come a volte solo la lingua che porta con sé i ricordi dell’infanzia o di parole famigliari e uniche sa fare. Tecniche e ispirazioni diverse per i cinque creativi giudicariesi che hanno esposto le loro opere a Tione: Stefania Riccadonna, Camilla Leonardi, Romedio Leonardi, Giovanni Leonardi e Sisto Cazzolli. Un’idea che il direttore della Coop Giudicarie Oreste Bonenti ha portato avanti per movimentare un po’ il contesto attorno al supermercato e offrire una piccola ma originale occasione per non dimenticarsi di guardare anche in casa propria quando si parla di bellezza e capacità artistica. “L’impegno di una famiglia cooperativa – ha portato il suo saluto al pubblico intervenuto al vernissage Bonenti - non è esclusivamente legato ad offrire il meglio nei prodotti alimentari, ma anche a contribuire al nutrimento dello spirito, partendo dalla condivisione della vita di ogni giorno che si nutre anche di bellezza”. Spesa e sosta davanti ad un’espressione dell’in-
a volte ossimori, in luoghi inconsueti come può esserlo un supermercato, diventando meno sacrali forse, ma anche più accessibili anche a pubblici diversi rispetto ai cultori dell’arte e agli appassionati del settore. La spesa quotidiana, gesto dei più consueti nella vita di ognuno, dove ritrovare un momento dedicato anche alla spiritualità e alla riflessione che l’arte può innescare, o un semplice e fuggevole attimo di ammirazione per qualcosa di bello, inaspettatamente sbucato nel mezzo di un momento quotidiano di vita.
S
di Denise Rocca
i chiama “Aliment-ARTI” la piccola mostra d’arte che la Famiglia Cooperativa Giudicarie ha deciso di allestire nel negozio di Tione. Statue e quadri escono da gallerie e musei per approdare al supermercato. Accade nel punto vendita principale della Coop Giudicarie, in Via Filzi a Tione, dove in un pomeriggio di fine marzo è stata inaugurata l’iniziativa: una mostra collettiva di quadri e sculture di cinque artisti, tutti originari della vicina Preore, che rimarrà esposta per tutto il mese di aprile nello spazio libero all’entrata del supermercato recentemente rinnovato. telletto umano. Quadri e sculture escono sempre di più dai luoghi più classici deputati ad ospitarle e si mescolano ad ambienti insoliti un po’ in tutto il mondo ormai. Di solito
lo fa l’arte contemporanea, a tenere vivo un filo conduttore col presente, ma anche le tecniche più classiche non disdegnano di uscire dalla sacralità dei musei per ritrovarsi,
Gli artisti coinvolti con il direttore della Coop Oreste Bonenti
Nuovo cda della Pro Loco di Tione con ampia presenza femminile. Presidente Manuela Ferrari
Pro Loco, direttivo a trazione rosa Alla conclusione del suo mandato di Commissario Straordinario della Pro Loco di Tione, Manuela Ferrari nel corso dell’Assemblea sociale, commissario uscente, ha presentato la nuova “squadra” - a trazione “rosa” - che guiderà la storica Associazione per i prossimi tre anni. «L’aver creato un gruppo di persone che hanno dimostrato interesse per il paese, che hanno dimostrato di saper lavorare insieme per il bene comune, fa si che l’Associazione Pro Loco Tione non venga a decadere» ha detto la Ferrari. Durante l’Assemblea, dopo una relazione sull’inizio del commissariamento e sul lavoro affrontato in questo ultimo anno e le attività svolte, tra le quali la Musica in Malga a Cengledino (nonostante l’estate poco generosa in quanto a meteo), la rassegna di spettacoli per famiglie tutte di grande soddisfazione, ci sono stati i ringraziamenti da parte del commissario Manuela Ferrari per le molte persone ed Associazioni, che l’hanno aiutata in questo ultimo perio-
do per la realizzazione e l’ottima riuscita di tutti gli spettacoli. Anzitutto il Consorzio Turistico di Tione che con la sua competenza ha dato grande aiuto
specialmente dal punto di vista burocratico; l’Amministrazione comunale per il prezioso supporto tecnico e logistico della squadra di operai comunali, messa
Manuela Ferrari, nuova presidente della Pro Loco di Tione
a disposizione della nuova Pro Loco; le Associazioni di Tione che si sono subito attivate per collaborare nella riuscita degli eventi. Nell’Assemblea è poi seguita una breve analisi sulle entrate finanziarie e dei contributi che si configurano sempre più esigui e quindi si torna alla necessità di creare nuovi canali di finanziamento per poter continuare l’offerta di eventi di qualità. Quindi, approvati i bilanci, si è passati alla presentazione e votazione del nuovo direttivo, che dopo un’ulteriore riunione risulta così composto: Manuela Ferrari (Presidente), Marzia Bazzoli (Vice Presidente), Federica Osele (Segretario), Daniela Failoni, Mariacarla Maffei, Anna Parolari e Matteo Ventura (Consiglieri). A loro sono affiancati i membri del Collegio Sindacale Cesare Antolini, Tiziano Amistadi e Paolo Weiss, e i Probiviri Innocente Bonomi, Redi Pollini e Luciana Parolari. Aldo Gottardi
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Centenario Grande Guerra
APRILE 2015
Nel contempo, il succedersi dei giorni in Giudicarie veniva meticolosamente segnato da don Perli nel suo Diario che per il mese d’aprile così continua. 2 aprile. Il Comune di Tione provvide 4 vagoni di granoturco che posto qui costa corone 46 al quintale (da kg. 80). Ottimo provvedimento. Il Governo accorda con decreto 24 giorni di permesso ai soldati contadini pel lavoro delle campagne; ma il decreto non ebbe effetto per le minacce della Russia sui Carpazi. 9 aprile. Un cappellano militare della Bucovina ci annunzia la caduta sul campo del tionese � Enrico Zamboni fu Pacifico detto Viola colpito da una palla alla testa. Le nubi si addensano sul nostro cielo. Lo scrivente nella domenica in Albis svolse in chiesa il tema: “Perché il Signore non ci esaudisce dopo tante suppliche pubbliche e private?”. Perché anche noi fummo sordi ostinati alle sue chiamate, alle sue promesse, alle sue minacce: abbiamo seguito l’ostinazione di Gerusalemme invece che la penitenza di Ninive, ed ora [quæribis] ne et non invenientis. Il “Pax vobis” Dio ce lo accorderà quando l’Europa si porterà pentita a’ suoi piedi. Si rinnova la storia del Figliol prodigo. 11 aprile. Oggi si è tenuta qui la leva dei nati negli anni 1873, ’74, ’75; da Tione ne furono tenuti abili 5. Circa 170 tionesi obbligati alla leva in massa sono in America e altri in Italia. La Russia dal 24 marzo in qua fa pesare le sue mosse sui Carpazi per spingersi a Budapest. I giornali dicono che quella è una battaglia gigantesca davvero. I soldati russi cacciati innanzi a valanghe vengono falciati dalle nostre mitragliatrici, e i giornali dicono che là fuori si vedono monti di cadaveri, e chiamano i Carpazi la tomba dei Russi. La Galizia ed i Carpazi da mesi in qua sono sulla bocca di tutti, e neppur da questi paesi se ne cancellerà più la infausta memoria. 19 aprile. Oggi si pubblicò la chiamata di altre otto classi: i nati negli anni 1865, nel 1872 e nel 1897. Il popolo commentò agramente questa chiamata attribuendone il movente al contegno minaccioso dell’Italia. Le popolazioni sia per le vittime della guerra, sia per il rincaro dei generi (il riso costa oggi corone 1.60, il burro 3,40 al kg.) colla sempre maggior difficoltà di trovarne, sia per il timore della fame, e più ancora per la paura di maggiori guai imminenti prova un senso di penosa oppres-
Aprile 1915 - Ancora guerra! Le ripercussioni in Giudicarie
Un altro mese di guerra su tutti i fronti Continua l’elenco dei richiamati mentre sui Carpazi si muore
Anche il Trentino, nel mese con cui l’Italia si legava di Mario Antolini Muson d’aprile del 1915, viene già all’Intesa ed a distanza coinvolto nei “preparativi” che l’Italia sta pre- di sette giorni denunciava la triplice Alleanza. disponendo per l’ormai voluta (anche se discussa Nel frattempo erano oramai numerosi i cittadied osteggiata) entrata in guerra contro l’Austria- ni trentini e dalmati che avevano disertato e si Ungheria. L’8 aprile il ministro italiano Sonnino erano portati nell’ambito del Regno d’Italia, per venne fondata a Roma aveva formulato per l’ambasciatore di Vienna in cui il 16 aprile 1915 modo definitivo le richieste territoriali da por- la “Commissione centrale di patronato fra i si all’impero asburgico: «Il Trentino coi confini fuorusciti adriatici e trentini” che sarà poi eretta che ebbe il Regno Italico nel 1811». Ma, invece, in Ente Morale nel dicembre 1915. (In “Benvenuil 26 aprile successivo ecco il “Patto di Londra” ti, Storia del Trentino).
Guerra sui monti Carpazi
sione, che la fa sospirare la pace a qualunque costo. 21 aprile. Giuseppe Defrancesco mi scrive dai Carpazi che là nelle trincee tutti pregano, e si raccomanda alle nostre orazioni. Un vaso della fortuna promosso in tutto il distretto giudiziale di Tione dalla.... società dei cacciatori (!) a favore delle vedove ed orfani di guerra fruttò corone 2.200. Tutti seminano patate a iosa; ne abbiamo ritirato 12 quintali dal Consiglio d’Agricoltura di Trento pagandole 34 corone al quintale! Nelle fortificazioni ai confini italiani furono e sono occupate centinaia di persone: uomini, donne e ragazze. Se fu una manna per la borsa non fu però altrettanto per l’anima. Presentemente su tutti
Redipuglia, Sacrario militare
i fronti riposo generale foriero di tempesta. Moltissimi trentini (e anche 4 da Tione) scapparono in Italia colla speranza di tornarsene presto senza passare confini e senza
incontrare il castigo dei disertori. 26 aprile. Un tizio da Bondo oggi fu a Tione ad offrire 8 quintali di farina di frumento trafugata dall’Italia richiedendo 200 corone per
quintale; gliene furono offerte 150, ch’egli rifiutò. Di ritorno dalle mie visite alle scuole del decanato per l’esame di religione porto meco una buona dose di domande fatte-
mi qua e là sulla temuta guerra dell’Italia a noi, e sulle sue conseguenze. Io mi sono tenuto riservatissimo. 29 aprile. Questa sera alle 2 prese fuoco Breguzzo nel centro del paese per l’imprudenza di due ragazzetti. Le case in legno e addossate tra loro. Il vento che tirava da sud a nord, la mancanza d’acqua tutto concorse a favorire e dilatare subitamente l’incendio, che in due ore distrusse due terzi del paese, il coperto della vecchia chiesa, e quello del campanile nuovo rovinando anche le campane. Bruciarono 48 case abitate da 133 famiglie con un danno di circa 350.000 corone tutte coperte d’assicurazioni. Nissuna vittima umana. Fin qui i “ricordi” di don Perli di quel mese di cent’anni fa, ma dell’incendio di Breguzzo troviamo anche le testimonianze sia nel diario di Guido Boni, ravvalorati da ritagli di giornali del tempo, sia nei volumi di Alberto Mognaschi, il quale però discorda sull’ora citata dal Perli: «In Breguzzo, alle ore tredici del 29 aprile 1915, assenti donne e ragazzi al lavoro nei campi ed in valle e presenti solo vecchi e bambini, si sviluppò un disastroso incendio che in poco tempo distrusse due terzi del paese. Si trovarono coinvolte le case a nord della fontana grande senza che vi si potesse porre rimedio a causa del fortissimo vento che soffiava in direzione sud-nord. Le fiamme raggiunsero anche la chiesa distruggendo la cupola del campanile bruciando il castello delle campane che caddero senza però rovinarsi. Il fuoco venne alla fine domato dai Pompieri di Breguzzo coadiuvati da quelli di Tione. Ma ormai il danno era fatto. Sull’origine dell’incendio fu poi accertato che era stato causato da due bambine di pochi anni che stavano giocando con dei zolfanelli mentre il padre e la madre erano in campagna».
Centenario Grande Guerra
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Aprile 1915 – Per l’Italia è già vigilia di guerra
Il tradimento siglato col “Patto di Londra” La “Triplice alleanza” è ormai nel passato… ma “peserà” Tornando alle vicende italiane di cent’anni fa, va ricordato che dall’inizio della Prima Guerrra Mondiale in Italia s’erano contrapposte - nei confronti delle strategie belliche - due posizioni opposte: i militaristi in favore di una entrata in guerra contro l’impero austroungarico ed i pacifisti contrari a qualsiasi azione di belligeranza. Furono lotte accese, sia sul piano dialettico che politico, non mai sufficientemente rese note nella storiografia italiana, specie quella scolastica. Anche oggi, a livello di opinione pubblica, se ne sa troppo poco di quello che, invece, si dovrebbe doverosamente sapere specie per chi ha compiti politico-amministrativi e d’insegnamento scolastico sia pubblico che privato. Ma ecco i fatti. Il 20 maggio 1882 l’Italia aveva firmato la “Triplice alleanza”: ossia un patto militare difensivo stipulato a Vienna dagli Imperi di Germania e d’Austria e dal Regno d’Italia. Inizialmente fu voluta principalmente dall’Italia desiderosa di rompere il suo isolamento dopo l’occupazione francese della Tunisia alla quale anche lei aspirava. Nel 1914, allo scoppio della prima guerra mondiale, l’Italia volle rimanere estranea e dichiarò la sua neutralità. Ma ben presto si intuì che l’eventuale alleanza con una intesa con gli Alleati poteva promettere ben più di quello che volevano offrire gli Imperi Centrali, dato che gli incrementi territoriali in ballo, ed ai quali l’Italia era interessata, riguardavano soprattutto l’Austria-Ungheria. Perciò, dopo trattative alterne, si giunse alla firma del “Trattato di Londra”, firmato in tutta segretezza per incarico del governo Salandra senza che il Parlamento italiano, in maggioranza neutralista, ne fosse informato. Il patto prevedeva che l’Italia entrasse in guerra al fianco dell’Intesa entro un mese, ed in cambio avrebbe ottenuto, in caso di vittoria, il Trentino, il Tirolo meridionale, la Venezia Giulia con gli altopiani Carsico-Isontini e con l’intera penisola istria-
Il 26 aprile del 1915 resterà nella storia d’Italia come una data che avrà le sue immancabili e negative conseguenze storiche su tutti gli Italiani, anche perché, purtroppo, seguite - solo 28 dopo - da quell’8 settembre 1943, quando l’Italia “romperà” il patto d’acciaio Roma-Berlino Tokyo. Mi
resta ancora impressa nelle orecchie e nella mente, la frase di disprezzo - “uraghiri- mono” = traditori - che ho dovuto sopportare in Giappone, dopo l’8 settembre 1943: la frase rivolta a noi Italiani segnati a dito in conseguenze dei due storici trattati “strappati”.
Patto di Londra
Giornale d’epoca
na, ma con l’esclusione di Fiume, una parte della Dalmazia, numerose isole dell’Adriatico, Valona e Saseno in Albania e il bacino carbonifero di Adalia in Turchia, oltre alla conferma della sovranità su Libia e Dodecaneso. Dal canto suo l’Italia si obbligava “ad impiegare la totalità delle sue risorse a condurre la guerra in comune con la Francia, la Gran Bretagna e la Russia contro tutti i loro nemici”, ossia a dichiarare guerra all’Austria-Ungheria con l’impegno di farlo al più tardi entro un mese dalla firma del trattato stesso. Per noi Trentini risulta significativo l’articolo 4 del Trattato che specificatamente stabiliva che l’Italia avrebbe ottenuto “il Trentino, il Tirolo cisalpino con la sua fron-
tiera geografica e naturale, il Brennero, la città di Trieste e i suoi dintorni, la contea di Gorizia e Gradisca, l’intera Istria fino al Quarnero, compresa Volosca, e le isole istriane di Cherso e Lussino, nonché le piccole isole di Plauno, Unie, Canidole, Palazzuoli, San Pietro dei Nembi, Asinello e Gruica coi loro vicini isolotti”. La frontiera, precisata peraltro in modo chiaro, avrebbe seguito la linea di displuvio alpina dal Passo dello Stelvio fino alle Alpi Giulie. In questo modo l’Italia si sarebbe assicurata, entro un confine naturale facilmente difendibile, tutto l’attuale Trentino-Alto Adige, inclusi gli attuali Comuni di Cortina d’Ampezzo, Colle Santa Lucia, Livinallongo in provincia di Belluno e Pedemonte
in provincia di Vicenza. Più dettagliati gli articoli che riguardavano il Veneto, soprattutto la Venezia Giulia, la Dalmazia, l’Albania ed addirittura la spartizione dell’Impero Ottomano e persino delle “ricompense coloniali”. Su queste colonne non è certo compito di trattare tutti gli argomenti relativi al “Patto di Londra” di cent’anni fa; ciò avrebbe bisogno di un critico storico per sondarne le varie sfaccettature e considerare come cent’anni fa si pensasse ancora di trattare l’Europa ed i Paese confinanti, financo le colonie africane, come fossero delle pedine da potersi scambiare a proprio piacere sulla scacchiera del mondo. Anche dalla sola lettura di un “Trattato” fra nazioni vi sono deduzioni su cui riflettere anche per capire il nostro presente. Per esempio è da considerare che, nonostante le indicazioni firmate il 26 aprile 1915, il testo consultato in internet, così conclude: « Con la fine della prima guerra mondiale, ed essendo stata l’Italia risultata vittoriosa nel conflitto, alla conferenza di pace di Parigi richiese che venisse applicato alla lettera il patto di Londra, aumentando le richieste con la concessione anche della
città di Fiume a motivo della prevalenza numerica dell’etnia italiana nel capoluogo quarnerino. Così non fu a causa del parere contrario del presidente americano Wilson, che non avendo sottoscritto il patto non si considerava ad esso obbligato. La Francia, inoltre, non vedeva di buon occhio una Dalmazia italiana, poiché avrebbe acconsentito all’Italia di controllare i
traffici provenienti dal Danubio. Il risultato fu che le potenze dell’Intesa alleate dell’Italia opposero un rifiuto e ritrattarono parte di quanto promesso nel 1915. L’Italia, dal canto suo, fu divisa sul da farsi, e Vittorio Emanuele Orlando abbandonò per protesta la conferenza di pace di Parigi. Le potenze vincitrici furono così libere di proseguire la conferenza di pace senza la presenza italiana. Il nuovo presidente del consiglio italiano Francesco Saverio Nitti ribadì nuovamente le richieste italiane, ma nel contempo iniziarono le trattative dirette col nuovo Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, che sfociarono nel “Trattato di Rapallo” del 12 novembre 1920 con tutte le discusse e discutibili conseguenze… che rimangono ancora in corso oggi (2015), specie sulle rive orientali dell’Adriatico e non solo, poiché proprio nel Comune di Pedemonte e circondario resta vivace la richiesta di rivedere la sua posizione nei confronti per il fortemente richiesto suo “ritorno” in Trentino. Il “Patto di Londra” di cent’anni fa… si fa ancora sentire. A cura di Mario Antolini Musón.
Il Giornale delle Giudicarie
mensile di informazione e approfondimento Anno 13 n°4 aprile 2015 Editore: Associazione “Il Giornale delle Giudicarie” via Circonvallazione, 74 - 38079 Tione di Trento Direttore responsabile: Paolo Magagnotti Caporedattore: Roberto Bertolini Comitato di redazione: Elio Collizzolli, Aldo Gottardi, Denise Rocca Hanno collaborato: Adelino Amistadi, Mario Antolini Musòn, Enzo Ballardini, Claudia Brunelli, Francesco Brunelli, Alberto Carli, Arianna Foglio, Umberto Fedrizzi , Enrico Gasperi, Elisa Pasquazzo, Alessandro Togni, Alberta Voltolini, Ettore Zampiccoli, Ettore Zini, Marco Zulberti Per la pubblicità 3356628973 o scrivere a sponsorgdg@yahoo.it Il giornale è aperto a tutti. Per collaborare si può contattare la redazione (3335988772) o scrivere a: redazionegdg@yahoo.it Direzione, redazione via Circonvallazione, 74 - 38079 - Tione di Trento Stampato il 31 marzo 2015 da Sie Spa - Trento Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 1129
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Attualità
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Judicaria e Alpi Ledrensi Biosfera Unesco La candidatura al prestigioso riconoscimento è andata a buon fine. Ora si attende l’ufficialità da Parigi di Denise Rocca
L’obiettivo è quello di coniugare la capacità di sviluppo sostenibile con le attività economiche che l’uomo abitando il territorio mette in campo, accedendo a linee di finaniamento dedicate a quei territori che godono del riconoscimento. Le Riserve della Biosfera sono “aree marine e/o terrestri – così vengono definite dall’Unesco - che gli Stati membri s’impegnano a gestire nell’ottica della conservazione delle risorse e dello sviluppo sostenibile, nel pieno coinvolgimento delle comunità locali. Scopo della proclamazione delle Riserve è promuovere e dimostrare una relazione equilibrata fra la comunità umana e gli ecosistemi, creare siti privilegiati per la ricerca, la formazione e l’educazione ambientale, oltre che poli di sperimentazione di politiche mirate di sviluppo e pianificazione territoriale. In pratica, la Riserva è formata da un nucleo centrale, da un’area cuscinetto e da una zona più esterna, con gradi di protezione
Manca solo l’ufficializzazione da Parigi, ma la candidatura del territorio della Judicaria e delle Alpi ledrensi a Riserva della Biosfera Unesco è andata a buon fine: l’Ecomuseo della Judicaria, primo promotore dell’iniziativa, esulta per un risultato che offre potenzialità di sviluppo per il territorio in un’ottica di qualità della vita. A giugno verrà comunicato ufficialmente, ma la lettera dalla commissione Unesco è già arrivata a Comano Terme, comune
capofila della candidatura, ad annunciare la valutazione positiva alla candidatura da parte dell’organo consultivo del Programma MAB International Advisory Committee for Biosphere Reservs (IACBR) presentata dal territorio in due step. Il territorio compreso fra Dolomiti del Brenta e il Lago di Garda è la prima, e unica, Riserva della Biosfera in Trentino Alto Adige, una delle dieci italiane sulle 620 riconosciute nel mondo.
Ecomuseo Judicaria, lago di Tenno
diversi, nelle quali vengono portate avanti attività di monitoraggio, ricerca, educazione, allevamento ed ecoturismo che nel oro complesso contribuiscano alla conservazione della biodiversità. Le aree a
maggiore tutela, nel caso dell’Ecomuseo della judicaria corrisponderebbero con zone già tutelate nell’ambito del Parco Adamello-Brenta/Geopark e delle riserve naturali esistenti, mentre nella zona
di “transizione”, che comprende i centri abitati per esempio, non ci sono vincoli stringenti e vengono favorite le attività dell’uomo mirate a realizzare progetti modello per uno sviluppo economico soste-
nibile, a beneficio soprattutto dei residenti. Non è stata una passeggiata, lo sa bene l’Associazione Pro Ecomuseo della Judicaria che ha lanciato la proposta nel febbraio 2013, quando tutto ha avuto inizio. Prima il consiglio provinciale ha approvato all’unanimità una mozione che impegnava la giunta provinciale a sostenere la candidatura e i lavori di studio del territorio e redazione della candidatura sono iniziati con 20 enti coinvolti che nel settembre 2013 sottoscrivono un protocollo d’intesa e presentano una primo dossier di candidatura all’Unesco. Ma qualcosa non va con i cacciatori della Val di Ledro che raccolgono 1800 firme contro la candidatura e le inviano a Parigi.
Arriva quindi uno stop da parte della commissione Unesco, sulla base di questo consenso sociale messo in discussione dalla petizione dell’ambiente venatorio ledrense. Criticità che vengono superate con una mediazione e la sottoscrizione di oltre 90 associazioni, rappresentanti 7000 cittadini, del nuovo dossier. Nell’estate dello scorso anno arriva quindi un nuovo tentativo di proposizione della candidatura, sostenuta dalle associazioni e che designa fra e altre cose il BIM come soggetto a cui affidare in futuro la gestione della Riserva della Biosfera. E’ la volta buona: di qualche settimana fa la notizia del successo della candidatura. A questo punto, ottenuto il riconoscimento, inizia il vero percorso di promozione e avvio di attività che sappiano sfruttare appieno le potenzialità economiche, turistiche e di qualità della vita che la Riserva della Biosfera è in grado di portare al territorio.
Pra’de la Casa e Casa Riga al “Constructive Alps” Le due strutture giudicariesi scelte tra 350 progetti per la fase finale del concorso internazionale
La Casa per Ferie Pra de la Casa, in Val Brenta, e il Bed & Breakfast Casariga a Poia sono stati ammessi alla fase finale del concorso “Constructive Alps”, un concorso internazionale organizzato da Svizzera e Liechtenstein che premia edifici costruiti nelle Alpi che si fanno apprezzare sia dal punto di vista estetico sia per la loro sostenibilità. Una giuria internazionale ha selezionato tra le 350 candidature presentate da tutto lo spazio alpino, 32 progetti e li ha invitati a partecipare alla seconda fase. Tra i progetti selezionati undici edifici sono stati realizzati in Svizzera, nove in Austria, cinque in Italia e due in Francia, Slovenia e Germania e uno in Liechtenstein. Come previsto dal bando, hanno potuto partecipare sia ristrutturazioni che nuove costruzioni. Alcuni progetti sono ampliamenti di costruzioni esistenti, altri consistono nella ricostruzione degli edifici. Tra i cinque progetti italiani due sono giudicariesi.
Un riconoscimento importante, per gli architetti e i committenti, della loro attenzione verso l’ambiente e verso la sostenibilità. La Casa per Ferie Pra de la Casa di proprietà della Comunità delle Regole Spinale Manez e gestita dalla Famiglia Ciaghi è un recupero intelligente di un insediamento del 1400. Dotata di caldaia a pellets e di un impianto di fitodepurazione per il trattamento delle acque reflue è caratterizzata da un’attenzione particolare al paesaggio circostante e all’uso dei materiali come legno e sasso come spiegato dal progettista arch. Roberto Paoli della Nexus Associati: “L’intervento di recupero dell’edificio oltre alla soluzione dei problemi funzionali legati alla nuova destinazione d’uso risolti con l’addizione di due volumi completamente ipogei, ha cercato di rendere eloquenti e significativi i rapporti con il contesto ambientale soprattuto attraverso un coretto uso dei materiali, e la riproposizione,
Pra de la casa - Comunità delle Regole Spinale Manez
sia pure in chiave contemporanea di alcuni caratteri tipologici legati alla tradizione; l’avancorpo completamente in legno con il portico a piano terra sorretto da possenti colonne in legno, il rapporto tra l’interno e l’esterno mediato da un graticcio irregolare in tavole di larice. Particolare attenzione è stata posta anche per mantenere il felice
inserimento dell’edificio esistente nel dolce declivio che caratterizza il luogo”. Casariga a Poia è un Bed & Breakfast realizzato da Omar ed Elisa Bernardi all’interno dell’azienda agricola e progettata dagli architetti Saracino e Tagliabue. Una casa sovrastata dal prato e che “scompare” nel paesaggio,
visibile solo per la lunga vetrata affacciata sul verde che, come una riga, appunto, dà il nome alla costruzione. Energeticamente passiva, comprende abitazione e B&B (certificazione Klimahaus oro), è servita da un impianto geotermico e dotata di un «cervello» centrale che comanda automaticamente il livello di Co2, l’umidità, il ricambio d’aria, l’ombreggiamento, la temperatura, per il massimo benessere abitativo. Nei prossimi mesi la Giuria visiterà i progetti selezionati. Verificherà in particolare qual è il consumo di energia richiesto per la costruzione, l’utilizzo e il successivo smaltimento dell’edificio. La Giuria prenderà in considerazione anche l’impatto prodotto dalle costruzioni sulla regione e la popolazione, così come il consumo di suolo e le tecnologie impiegate. I vincitori saranno resi noti il 30 ottobre 2015 nel Museo alpino di Berna.
Sport
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51° stagione della pista Le Coste conclusa con grandi soddisfazioni
Bolbeno in festa: in 130 per “salutare” la stagione invernale Erano in 130, giovani e meno giovani, coloro che si sono dati appuntamento, nei giorni scorsi, presso il ristorante La Contea, per un momento conviviale e di festa. Con loro, l’assessore provinciale Mauro Gilmozzi, il consigliere provinciale Mario Tonina, la presidente della Comunità di Valle, Patrizia Ballardini e il sempre presente sindaco di Bolbeno, Diego Chiodega. Al presidente della Pro Loco, Roberto Marchetti, è toccato il compito di svolgere la relazione di fine stagione. Roberto Marchetti ha ricordato come la 51^ stagione sia iniziata nel segno delle difficoltà, per il perdurare del tempo mite e della mancanza di neve naturale. “Il freddo si è fatto sentire, intenso, dal 26 di dicembre - ha detto Marchetti. Nel giro di due giorni, grazie alla nuova vasca di accumulo dell’acqua per l’innevamento artificiale, siamo riusciti ad approntare la pista. La stagione è poi proseguita senza intoppi, grazie alle favorevoli condizioni meteo,
E’ ormai una consuetudine, ma non per questo, nel corso degli anni, ha perso di valore e di significato. E’ la cena che a fine inverno, la Pro Loco e lo Sci Club di Bolbeno, offrono ai pochi dipendenti fissi e ai numerosissimi volontari che, a vario titolo, contribuiscono al buon andamento della stagionel periodo natalizio e anche nelle giornate successive”. Marchetti ha poi ricordato come la stagione 2014/15, abbia tenuto a battesimo l’impianto di illuminazione notturna, con reciproca soddisfazione: degli utenti (1.000 passaggi a serata, il mercoledì e i venerdì) e della Pro Loco, ente gestore. Significativi, infine, i dati della stagione appena conclusa, forniti da Roberto Marchetti: 171.300 passaggi sulla sciovia (il 20% in più rispetto all’anno scorso), oltre 1.000 gli abbonamenti stagionali, in linea con gli anni scorsi, ben 539 kit completi (sci, bastoncini, scarponi, casco), noleggiati nel corso della stagione, 30 le scuole materne, per un totale di quasi 2.000 bambini, che hanno beneficiato di una giornata gratuita (compreso il tra-
sporto del pullman) sul campo Bolbenolandia, e di assoluta importanza, il numero (54) dei Comuni convenzionati, per una popolazione complessiva di oltre 90.000 persone. Soddisfazioni sono venute anche dalle manifestazioni ago-
ne sciistica: con il mantenimento della pista, l’innevamento artificiale, il servizio gare, il ristoro degli atleti, la cura del parco divertimenti sulla neve, l’accoglienza dei bambini delle scuole dell’infanzia, e tante, tante altre piccole o impegnative attività che l’impianto sciistico abbisogna. nistiche organizzate, come al solito, con perizia e precisione. Fra le altre, il riuscitissimo parallelo in notturna, con al partecipazione straordinaria di Giorgio Rocca e di un agguerrito gruppo di atleti trentini; e il Trofeo “Giovanissimi” che
ha visto la partecipazione di quasi 500 miniatleti, a conclusione del corso di sci organizzato dallo Sci Club Bolbeno, trofeo che è stato onorato dalla presenza del presidente della Provincia, Ugo Rossi. (f.s.)
I dati della stagione della pista Alle Coste di Bolbeno: • Passaggi sulla sciovia – 171.300 passaggi (+ 20 % rispetto allo scorso anno) • Oltre mille abbonamenti stagionali staccati – dato in linea con gli anni scorsi; aiutano anche le Funivie Pinzolo e le Funivie Campiglio che danno la possibilità ai possessori dello skipass stagionale di Bolbeno di usufruire di due giornalieri sulla Ski Area Pinzolo Campiglio a a partire da marzo fino a chiusura stagione. • 530 kit completi per lo sci noleggiati stagionalmente al servizio noleggio e laboratorio • Quasi trenta scuole materne – per un totale di quasi 2.000 bambini hanno beneficiato di una giornata gratuita sul campo Bolbenolandia, avendo a disposizione anche il pullman per i trasporti con costi a carico della gestione. • 54 i comuni convenzionati per una popolazione complessivamente coinvolta di oltre 90.000 persone
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Attualità
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“Minoranza” ed “opposizione” non vogliono dire “perdenti”
PREMESSA Per affrontare il tema della opposizione politica è necessario partire dal concetto di potere politico costituito, di cui l’opposizione è l’antitesi perché il primo condiziona la strutture e l’attività della seconda in modo che ogni forma di organizzazione del potere ha la sua opposizione. Da ciò si deduce la riconosciuta posizione giuridica di qualsiasi opposizione nel pubblico, a qualsiasi livello, quale componente essenziale del “potere”. Ed, infatti, la condizione indispensabile affinché possa esistere un’opposizione legittima al potere a all’azione di governo, è che il potere accetti di essere limitato; per questo l’opposizione è diventata un elemento essenziale per il buon funzionamento del sistema di governo, che viene gestito da una pluralità di poteri, nei quali tutti gli interessi e tutte le istanze possono trovare spazio. In un giusto equilibrio dei pubblici poteri si realizza una società in cui tutte le forze, sia maggioritarie che minoritarie, si organizzano ed agiscono in competizione tra loro facendo emergere le divisioni esistenti e i progetti di governo dell’intera comunità nella giusta espansione dei compiti del governo e dell’amministrazione, poiché ad ogni livello corrisponde un’opposizione organizzata. Infatti la presenza di adeguate forme di opposizione fa sì che la relazione fra maggioranza e la minoranza si leghi ai buoni risultati in risposta alle esigenze di tutti i cittadini. In un sistema di governo impostato su questi principi la maggioranza stabilisce i suoi rapporti con la maggioranza del corpo elettorale, mente opposizione stabilisce un rapporto stabile con le componenti di minoranza rimaste soccombenti. Perciò il buon governo e la buona amministrazione dipendono direttamente dall’equilibrio razionale ed operativo della dinamica maggioranza-opposizione.
di Mario Antolini Muson Si stano preparando le elezioni comunali e si sente aria di perplessità per la compilazione di liste formate da persone che “hanno paura” di dover risultare minoritarie e di doversi “relegare” nell’opposizione e considerarsi, quasi, degli emarginati perché ritenute “perdenti”. Da solito illuso mi sono preso la briga di andare a sondare il tema “opposizioni” e – rovistando in internet – ho scoperto, in merito a tale vocabolo, tante di quelle cose da scrivere libri e libri. Mi sono, perciò, divertito a racimolare qualche idea con l’illusione di “passarla” a qualche persona, specialmente giovani, per incoraggiarla a preparasi non già ad essere degli sconfitti o dei perdenti, ma come dei veri vincenti perché, comunque sia l’esito delle votazioni, IL PENSIERO DI PIERO CALAMANDREI Sull’argomento maggioranza ed opposizione sono da tener presenti gli scritti del noto giurista Piero Calamandrei (1889-1956), membro dela Consulta nazionale e della Costituente, il quale già nel 1948 scriveva: «Per far funzionare un Parlamento bisogna essere in due: una maggioranza ed una opposizione. La maggioranza, affinché il Parlamento funzioni a dovere, bisogna che sia un libera intesa di uomini pensanti, tenuti insieme da ragionate convinzioni, non solo tolleranti, ma desiderosi dela discussione e pronti a rifare alla fine di ogni giorno il loro esame di coscienza, per verificare se le ragioni sulle quali fino a ieri si son trovate d’accodo continuino a resistere di fronte alle confutazioni degli oppositori». Ma parole, quasi maggiormente incisive e troppo spesso dimenticate, specie nei Consigli comunali, Calamandrei le ha avute per le forze contrarie: «L’opposizione? Una forza propulsiva del Parlamento - (e dei Consigli comunali) - . Se si vuol che il Parlamento funzioni, anche l’opposizione non deve mai perdere la fede nella utilità delle discussioni e nella possibilità che hanno gli uomini, anche uno contro cento, di persuadersi tra loro col ragionamento (che è qualcosa di diverso dalle vociferazioni e dalle invettive). Anche se ridotta a un esiguo drappello di pochi isolati, l’opposizione deve essere convinta di poter prima o poi, colla ostinata fede nella bontà delle proprie ragioni, disgregar
la maggioranza e trascinarla con sé; e deve guardarsi dal complesso di inferiorità consistente nel credere che restar fuori dal governo voglia dire esser fuori dal Parlamento - (o in minoranza nei Consigli comunali) – o ai margini di esso, quasi in esilio o in penitenza. In realtà, se l’opposizione intende l’importanza istituzionale della sua funzione, essa deve sentirsi sempre il centro vivo del Parlamento,la sua fora propulsiva e rinnovatrice, lo stimolo che dà senso di responsabilità e dignità politica alla maggioranza che governa: un governo parlamentare non ha, infatti, altro titolo di legittimità fuor di quello che gli deriva dal superare giorno per giorno, pazientemente, i contrasti dell’opposizione, come avviene nel volo aereo, che ha bisogno per reggersi della resistenza dell’aria. (…).Affinché dalla dalle discussioni tra
entreranno di pieno diritto a far parte di quei Consigli comunali, che sono giuridicamente formati, in egual maniera di fronte alla legge, sia dalla maggioranza che dalla minoranza definita, impropriamente, anche opposizione. Chi avrà la pazienza di leggere quanto ho trovato scritto (e da me solo trascritto) si convincerà che a chi toccherà, in veste di minoranza, di gestire come si deve l’opposizione, dovrà essere maggiormente preparato di chi, invece, a cui toccherà il compito di gestire la maggioranza, non già come “vincitore” e padrone assoluto del potere amministrativo, ma come persona giuridicamente chiamata a gestire il “bene comune” a favore dell’intera cittadinanza senza differenze di sorta.
due contraddittori venga fuori una soluzione intermedia che abbia qualche costrutto pratico occorre, prima di tutto, che tutt’e due cerchino di capirsi; cioè di capire almeno quali sono i punti del loro eventuale dissidio…». POSSIBILI CONCLUSIONI Penso che persone razionalmente oneste possano
trovarsi e stare insieme, attorno allo stesso tavolo di ogni Consiglio comunale, vicendevolmente impegnate non già ad affrontarsi personalmente come parti opposte, ma tutte insieme intente ad affrontare i problemi del “bene comune” che resta identico di fronte sia ai doveri della maggioranza che ai doveri della minoranza. Mi è sempre stato
impresso nella mente il fatto di seguire i carri sopraccarichi in montagna tirati da cavalli o da buoi, o addirittura da uomini e donne: davanti sempre coloro che “tiravano” e tenevano la strada giusta; di dietro quelli che in salita dovevano “spingere” e che, invece, in discesa dovevano “tirare indietro” affinché il carro non prendesse la corsa. Per me è lo stesso rapporto tra maggioranza e minoranza: tutte e due o davanti o dietro al carro dell’amministrazione pubblica con compiti diversi ma tutti impegnati per far sì che il carro non vada fuori strada ma raggiunga la méta prefissa. Quindi bando alle minoranze/opposizioni continuamente in lotta solo perché si sentono “contro” la maggioranza, tante volte spinte da personalismi che nulla hanno a che vedere con la buona e retta amministrazione. Minoranze, invece, ben preparate, magari più preparate e capaci della stessa maggioranza, pronte a saper vigilare, a saper consigliare, a saper precisare, a saper rappresentare i dimenticati e gli esclusi, a saper consigliare, a saper spingere, a saper proporre, a saper scovare eventuali lacune da colmare o da correggere, a saper vegliare che tutto proceda secondo legge e precise finalità sociali… con il comune intento di perseguire sempre e solo il meglio a favore della propria cittadinanza.
il Ricordo La perdita, nel giro di pochi mesi, della moglie e del fratello, aveva profondamente toccato l’animo sensibile dello zio che giorno dopo giorno si era lasciato lentamente andare, privo delle forze e delle motivazioni necessarie per combattere la malattia che nel frattempo era subentrata. Il suo amore per il palcoscenico era nato quando, ancora molto giovane, era stato chiamato a far parte della compagnia teatrale che l’allora parroco del paese di Bondo, don Giuseppe o come era meglio conosciuto don Bepo, aveva fondato e della quale faceva parte anche il papà Giacomo, mio nonno. Le grandi tragedie rappresentate, con decine di attori e comparse tutti rigorosamente maschi, impegnavano non poco i partecipanti, con numerose e lunghe prove, tenute in luoghi spartani, poco illuminati e riscaldati. Ma quando c’è la passione …. La II° guerra mondiale aveva per qualche anno interrotto le rappresentazioni e poi tutto era ricominciato ancora fino agli anni ’50 quando tutto si arrestò ancora una volta. Verso la metà degli anni ’70 lo zio si trovava a Condino e venne a sapere che alcuni ragazzi stavano cercando di mettere in piedi una filodrammatica. Chiese ed ottenne di presenziare alle prove e …. non riuscendo a starsene zitto in disparte, cercò di dare qualche “dritta” ai giovani impegnati sulla scena. Lo convinsero così
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Il ricordo di Fiore Bonenti di Norma Bonenti
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uando si parla di una persona cara che se n’è andata si rischia di finire nella retorica, elencando tutti i pregi, le belle cose che ha fatto, ciò che ha detto.Spero che questo mio ricordo dello zio Fiore su queste pagine di Teatro per Idea, a a diventare il regista di quella che oggi è la compagnia filodrammatica “El Grotel”, e rimase a Condino per una decina di anni. L’occasione di ritornare al suo paese a riaccendere le braci che erano ancora latenti sotto la cenere gli viene offerta con la formazione del Gruppo culturale di Bondo e Breguzzo. Chiese all’allora presidente Alberto Mognaschi di inserire nel programma dell’associazione anche il teatro e nel 1986 portò in scena “una lampada alla finestra”. Poi le luci si spensero di nuovo ma la creatività dello zio non rimase assopita e lo portò a comporre alcuni testi teatrali in lingua e in dialetto bondese. E qui apro un altro capitolo: il grande amore per il suo paese e la sua comunità sono stati un altro pilastro portante della sua vita. Il dialetto, le tradizioni, il lavoro hanno interessato lo zio che è stato socio fondatore del Gruppo Dialetti Judicariensi, gruppo che si occupa di far cono-
scere, amare e mantenere viva la parlata locale. In collaborazione col Gruppo Culturale, di cui è stato anche presidente, ha pubblicato alcune dispense sui proverbi, l’epatta lunare, i mestieri, i canti popolari e della tradizione fino a redigere un dizionario in dialetto bondese. Nel 2009 il Comune di Bondo ha pubblicato “zio, contame ‘na storia” una sua raccolta di fiabe e leggende locali e dell’arco alpino in dialetto. Nel 1998 un gruppo di ragazzi dell’oratorio mi chiese di aiutarli nel preparare una scenetta da recitare a scopo benefico. Io chiesi consiglio allo zio Fiore Il quale intravide prontamente uno spiraglio di luce nella realizzazione del suo sogno e felice come non mai mi spronò ad accettare questo incarico promettendomi il suo appoggio. Un’altra recita nel 1999 e poi finalmente, nel 2000 la compagnia teatrale di Bondo si è riformata e, per ringraziare e ricordare chi aveva sempre te-
due anni dalla sua scomparsa, non venga letto come una declamazione delle sue numerose doti ma semplicemente come un riportare alla memoria di quanti l’hanno conosciuto la sua grande passione per il “nostro” teatro. poso”, ma la mia speranza è di riprendere, con rinnovato entusiasmo, la nostra tanto amata attività teatrale. Lo scorso anno, nel primo anniversario della morte, la filodrammatica “El Grotel” ha voluto dedicare allo zio Fiore, suo primo regista, una rassegna teatrale. Per quell’occasione mi è stato chiesto di recitare con loro nella commedia “Ghe fome pòsto o fome ‘l pesto?” tratta da Natale al Basilico di Valerio di Piramo. Con questo testo abbiamo aperto la rassegna tenutasi a Condino e non potrò mai ringraziare abbastanza i miei compagni di avventura che mi hanno concesso il privilegio di recitare con loro. La filodrammatica “El Grotel” è sempre rimasta viva nel cuore dello zio Fiore. Spesso ricordava quei ragazzi che gli avevano concesso di essere il loro regista e che tanto gli avevano dato. Non dimenticava i loro nomi ed era molto orgoglioso di loro quando io gli raccon-
nuto vive queste braci, prende il nome di FILOFIOR. Gli spettacoli che abbiamo rappresentato in seguito erano da me ufficialmente diretti ma alle prove incombeva sempre la sua precisa, quasi pignola, presenza. Il nostro carattere molto simile è stato causa di molti battibecchi: mi riprendeva in continuazione mentre conservava i complimenti per mio fratello, che recitava insieme a noi! I risultati però, a detta del pubblico, erano sempre ottimi ed io mi consolavo con questo quando demoralizzata avevo qualche ripensamento sulle mie prestazioni. Anche quando non riusciva più a venire in teatro per le prove, voleva sapere sempre come erano andate e davanti a qualche mia perplessità mi elargiva i suoi preziosi consigli. L’attività della Filofior si è dovuta interrompere a causa dei miei impegni familiari, d’accordo anche con i miei compagni che hanno gradito questo periodo di “ri-
tavo dei successi che stavano ottenendo anche fuori dal Trentino. Da parte mia non nego che, quando il presidente Sergio Butterini, con le sue parole di ricordo dello zio ha aperto la rassegna, ero molto commossa. Era la prima volta che recitavo e lui non era tra il pubblico …. Ero certa però che lui sarebbe stato contento di me e della mia scelta di recitare a Condino. Come sono certa che lui sia particolarmente orgoglioso che attualmente la compagnia sia composta da due gruppi di adulti e da un prosperoso gruppo di bambini. Il suo impegno per la “sua” “ El Grotel” ha dato buoni frutti. Il Comune di Bondo, per mezzo del suo assessore alla cultura, ha in programma di organizzare una cerimonia in ricordo di Fiore Bonenti, uomo semplice che ha occupato buona parte della sua esistenza nella ricerca, nella promozione, nella conservazione di tutto ciò che riguarda la sua terra e la sua gente. A noi che gli abbiamo voluto tanto bene rimangono il suo ricordo, i suoi scritti, l’affetto che ci ha sempre donato e tanta, tanta nostalgia.
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Opinioni a confronto
APRILE 2015
LA POSTA
vilgiat@yahoo.it
Caro Adelino, condivido in pieno le tue considerazioni sulla fusione dei Comuni, credo anch’io che sia un’occasione da non perdere. Dispiace che ci sia chi rema contro, è un po’ come andare contro il tempo. Ho comunque fiducia nella nostra gente che talvolta va oltre le righe, ma quando è il momento le sue scelte le ha sempre fatte con intelligenza, lungimiranza e raziocinio. Quello che invece non riesco a digerire sono i nomi che si vogliono dare ai nuovi Comuni, ce ne sono di indovinati, ma alcuni proposti fanno davvero ridere i polli, non si poteva far di meglio? Giancarlo Immagino non sia facile, di punto in bianco, tirar fuori nomi condivisi di nuovi territori in via di fusione. Difficilmente c’è qualcosa che li possa accomunare, che possa essere indicativa dell’intera zona. Sembra siano stati chiamati a consulto storici, studiosi e ricercatori, ma i risultati non sono stati all’altez-
Alcune fra le nuove denominazioni dei comuni lasciano molti dubbi in quanto ad opportunità
Fusioni, nomi non sempre appropriati
Giubileo evento prestigioso, ma soprattutto Religioso
Consultazione informale a Bondo, Breguzzo, Roncone e Lardaro
za, i nomi proposti sono o banali o fuori dalla nostra tradizione. Ne ho letto alcuni di veramente orribili. A parte il solito “Borgo” che è più un toponimo dell’Italia centrale, le altre indicazioni non si sa bene da che parte provengano e che senso abbiano. Ecco forse le varie “Ville” proposte sono più vicine alla nostra storia, così come la “Sella” anche se di selle in Giudicarie ce ne sono a decine, forse era meglio “Sella del Chiese”, per il resto stendiamo un velo pietoso, i nostri studiosi non hanno fatto una gran figura.
Il nome dei nostri attuali paesi risalgono a migliaia di anni fa, sono tonici, ci sono entrati nel cuore, e probabilmente sono frutto dell’improvvisazione, del caso, dell’imprevisto. Forse anche nell’attuale situazione sarebbe stato meglio affidarsi alla fantasia e all’estro dei nostri compaesani, magari ascoltando le loro animate discussioni sulla fusione sì, o la fusione no, dopo una partita alla “morra” e dopo un bicchiere di quello buono, ne sarebbe venuto fuori qualcosa di sicuramente più originale. Scherzo, ma neanche tanto!
Non credo comunque che i nomi abbiano un peso tale da mettere a repentaglio le fusioni in corso, anche perché si possono sempre cambiare. L’importante è valutare con attenzione i pro e i contro, i lati positivi e i lati negativi, partecipare con convinzione ai referendum, e votare secondo coscienza, pensando al nostro futuro e al bene comune e non alle piccole cose di un cadente campanile o, peggio ancora, esclusivamente ai propri interessi. Questo è quello che mi auguro, ai nomi potremmo pensarci anche dopo. (a.a.)
Ma dove sta andando Forza Italia?
Caro Amistadi, sono un elettore di destra che ha sempre votato Berlusconi, ora assisto sconsolato allo sfaldamento di Forza Italia, ma soprattutto all’esaurirsi del progetto che le stava a monte, quello di unire tutte le forze di cento-destra per poter governare il Paese. Oggi siamo nel marasma più assoluto, io non ci capisco più niente, sono disorientato, è possibile che non si riesca a riorganizzarsi, saremmo ancora maggioranza nel Paese, ne sono sicuro. Giuseppe
Berlusconi e il “dissidente” Raffaele Fitto
Caro Giuseppe, ho difficoltà anch’io nel capirci qualcosa. Ormai l’area di centro-destra assomiglia sempre più ad una grande prateria desolata. Come nel Far West e’ diventata terra di conquista, se la contendono stregoni improvvisati, pistoleri incalliti, baffuti sceriffi, girls da saloon e cow boy da rodeo: ci sono i Tosi, gli Alfano, i Passera, le liste civiche, FI, persino i grillini, per non dire di Renzi, solo Salvini della Lega s’è dichiarato nemico dei centristi. Stando così le cose, credo che nel centrodestra i lavori di ricostruzione di un unico forte soggetto politico che possa incidere e sognare in grande, ammesso che ci siano, dureranno ancora per un bel po’. Ci sono troppo galletti nel pollaio, ma nessun gallo con la cresta giusta. La politica è spesso una questione
di personalità e di carisma e lì nessuno sembra averne più di altri. Per di più continuano a litigare fra di loro. Basterebbe poco, imparare da Renzi che in un “zacchete” s’è imposto su volponi dal pelo viscido, senza tanti tentennamenti. Purtroppo mi sembra che a destra non ci sia segno di sviluppi alle porte. Berlusconi è stato imbalsamato, è presente, ma solo per impedire che nasca qualcosa di nuovo senza di lui, Alfano è ridotto ai minimi termini, Passera sembra bolso ancor prima di partire e così svetta Salvini. La Lega lepenista occupa un vuoto, potrà anche salire nei sondaggi, ma non riuscirà mai ad avere le leadership dei moderati italiani, perché Salvini è tutto fuorché moderato. E Renzi non può che esserne contento. (a.a.)
Egr, Amistadi, mi ha sorpreso piacevolmente l’annuncio di Papa Francesco circa l’indizione di un Anno Santo il prossimo anno. E’ un evento meraviglioso, pieno di significato, con la città di Roma che verrà invasa da pellegrini di tutto il mondo. Speriamo che non si dimentichi mai che il Giubileo è soprattutto un evento religioso, di grande coinvolgimento e partecipazione per tutti i credenti, e che non sia solo un occasione per speculare e magari foraggiare altra corruzione che a Roma è all’ordine del giorno. Romina Cara amica, una volta quando veniva indetto un Giubileo si diceva che il Vaticano aveva bisogno di soldi...oggi direi che le cose sono cambiate. Credo proprio che con Papa Bergoglio non sarà così. E l’ha già detto a chiare lettere specificando che i pellegrini dovranno andare a Roma per confessarsi, non per spassarsela da turisti libertini. Lo spirito francescano, a cui il Papa è particolarmente legato, dovrà impregnare tutte le l’attività, gli eventi, le manifestazioni religiose previste per l’Anno Santo che inizierà l’8 dicembre di quest’anno e si concluderà il 18 dicembre 2016. Certo qualcosa bisognerà fare perché Roma sia accogliente ed è giusto che la città ne approfitti per promuovere la sua bellezza e la sua storia in tutto il mondo. Oltre tutto, ho letto da qualche parte, che sarà una grande occasione anche per la nostra economia. La Bocconi, università fra le più prestigiose d’Europa, ha fatto sapere che se arriveranno una massa di turisti come nel precedente Giubileo del 2000, il Prodotto Interno Lordo potrebbe fare un balzo dell’1,2%. Niente male. Pellegrini, visitatori, curiosi coglieranno l’occasione per venire a Roma, e, dato che ci sono, per visitare l’Italia. L’indebolimento dell’euro potrebbe facilitare l’arrivo. Certo che parallelamente ci potrebbero essere devianze pericolose. Potrebbero essere necessari lavori pubblici di supporto alla città e potrebbe tornare a correre qualche mazzetta, anche perché, come si dice, dove c’è il miele ci sono anche le api, ma l’attenzione degli organi preposti è stata allertata e non sarà facile ripetersi per i protagonisti di Mafia Capitale. Almeno lo speriamo. Noi vorremmo che l’Anno Santo appena indetto, dedicato alla misericordia, celebri con grande intensità i cinquant’anni dalla conclusione del Concilio Ecumenico Vaticano II. Sicuramente nei prossimi mesi Papa Francesco preciserà al meglio i contenuti, gli obiettivi e le speranze che accompagneranno un cosi importante evento per la Chiesa. Per il resto, con Lui, con Francesco, siamo in una botte di ferro. Contro le tentazioni, le deviazioni e le immondizie umane, e non, così diffuse soprattutto nella nostra capitale. Adelino Amistadi
La posta
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La lettera del Sindaco di Villa Rendena, Emanuele Bernardi
Fusioni, serve chiarezza contro chi fomenta la disinformazione Ciao Adelino, ti scrivo per dire che ho condiviso e apprezzato le tue argomentazioni sulla questione “Fusione dei Comuni” apparsa sull’ultimo numero del Giornale delle Giudicarie; condivido anche le tue affermazioni riferite a coloro che - sono parole tue - “sbraitano e sparlano contro le fusioni, dimostrano solo ignoranza delle regole, poca informazione ed usano la disinformazione per confondere gli indecisi. Fanno solo demagogia per nascondere i veri motivi della loro contrarietà: la difesa di piccoli interessi, delle proprie ambizioni, totalmente dimentichi dell’interesse comune”. Bravo! Anch’io, reduce da un faticoso, complesso e farraginoso Consiglio comunale - sulla questione delle fusioni - mi sono reso conto che bisogna distinguere tra coloro che espongono correttamente le proprie convinzioni contro la fusione e coloro che, invece, sbraitano, urlano, si appellano a cavilli, sono disinformati e usano la disinformazione per confondere gli indecisi: le loro motivazioni sono tutt’altro che “circostanziate” e precise ma servono solo ad intorbidire e rendere annebbiato il percorso (ormai ineluttabile, che lo si voglia o no) delle unioni/ fusioni dei Comuni (o gestioni associate). La durata nel tempo delle
Emanuele Bernardi
difficoltà economiche nazionali ed anche provinciali, la richiesta del Governo Statale Centrale alla Provincia di Trento di concorrere al risanamento dei conti decurtando i trasferimenti spettanti, hanno inciso pesantemente sulle entrate del bilancio provinciale (e, di conseguenza, come ricaduta, sui bilanci di tutti i Comuni) riducendone la disponibilità in maniera significativa. Da tempo veniva suggerito dagli Organi provinciali di valutare la possibilità di fondere i Comuni contermini, per razionalizzare sia la gestione territoriale che le risorse umane e finanziarie, mantenendo l’identità storica specifica di ogni abitato, lusingati pure da consistenti e durevoli incentivi economici. Per un periodo c’era stata la proposta (quasi obbligatoria) di trasferire la gestione di alcuni servizi
comunali (tributi, ITC, appalti e contratti, ecc.) alla Comunità delle Giudicarie sempre con il lodevole intento di ottimizzare le spese di gestione dei medesimi. Poco o nulla – per diverse ed articolate motivazionidi questo è stato fatto.
Ora i tempi sono davvero cambiati e visto che la Provincia deve lesinare e programmare accuratamente le proprie uscite, le entrate nelle casse comunali sono conseguentemente e costantemente in calo. Per garantire comunque una qualità dei servizi di buon livello (manutenzione degli acquedotti, fognature, illuminazione pubblica, strade, istruzione primaria, sostegno alle associazioni di volontari, ai più bisognosi, ecc.), stante la situazione attuale che non consentirà più a “mamma Provincia” di foraggiare i propri figli (Comuni) in modo cospicuo, sarà necessario intervenire sulla partecipazione economica dei cittadini attraverso una maggior tassazione e cercare di economizzare le spese, ove è possibile, in modo progressivo e costante negli anni. Quali sono le alternative per evitare di scaricare sui cen-
siti la soluzione dei problemi illustrati? Quale è la strada migliore da intraprendere? La scelta sulla quale, nell’attuale momento storico, ci troviamo a ragionare, confrontarci, analizzarne i pro, i contro e le conseguenze proiettate nel futuro, è tra: a) la fusione dei Comuni (per quanto riguarda il mio Comune si tratta di fondere eventualmente 3 Comuni e di far nascere un nuovo Comune con poco più di 1.800 abitanti) ed in questo momento ci è data la possibilità di non rispettare i limiti minimi imposti dalla norma (3000 abitanti), basta che la fusione comprenda almeno tre Comuni ed inoltre, da non sottovalutare, rimangono (ex-lege) consistenti incentivi pluriennali per la gestione sia della spesa corrente che per le spese di investimento – opere pubbliche; b) la gestione associata
dei servizi. Dall’1 gennaio 2016 diventa obbligatoria la gestione associata di tutti i Servizi comunali in un ambito omogeneo che comprenda almeno 5.000 abitanti. Quest’ultima soluzione, non incentivata da contributi ma obbligatoria in un’area come la Val Rendena, prospetta la distribuzione dei servizi da Spiazzo-Caderzone Terme a Verdesina con una gestione ed un coordinamento delle attività e dei servizi abbastanza complesso, mentre rimarrebbero in carica tutti i Sindaci, le Giunte e Consigli comunali, le relative indennità, le sedi dei municipi funzionanti, ecc….. Questi sono i quesiti ai quali, a breve, saremo chiamati a rispondere. Come vogliamo consegnare la gestione del territorio alle giovani generazioni? Vogliamo provare a guardare oltre il nostro naso o rimanere aggrappati ai nostri campanili alle nostre ambizioni ed interessi personali, ai giochi e veti di clan familiari, alle beghe di Paese, ecc? Ci è data la possibilità di “costruire” un Comune che rispetti l’identità specifica e caratteristica di ogni Paese ma che allo stesso tempo risponda alle moderne esigenze di una territorialità più ampia, sia per la programmazione degli investimenti sia per la somministrazione efficiente ed efficace, a costi contenuti, dei servizi essenziali. Vogliamo crederci e provare? Emanuele Bernardi, Sindaco di Villa Rendena
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