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Giudi iudicarie
il
iornale delle
FEBBRAIO 2014 - pag.
Mensile di informazione e di approfondimento
www.giornaledellegiudic a r i e . i t
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ANNO 13- N. 2 FEBBRAIO 2014 - Mensile
EDITORIALE
Rivoluzione Renzi
di Adelino Amistadi Eletto solo da un paio di mesi alla guida del Partito Democratico con un successo senza precedenti sugli altri due concorrenti, Matteo Renzi non ha affatto perduto per strada l’energia, la sicurezza di sé, la spavalderia ed anche quella non poca arroganza che hanno accompagnato la sua rapida presa di possesso del PD. Si è buttato tutto, e con successo, nel tentativo di aprire nuovi orizzonti nella politica italiana grazie al rapporto diretto con gli elettori ed ai sondaggi che via via lo stanno premiando. Per rompere gli obsoleti riti della vecchia politica, che gli devono stare sommamente indigesti, non ha perso tempo e in pochi giorni ha presentato in parlamento le sue proposte di un profondo rinnovamento complessivo delle istituzioni parlamentari, da tutti a parole evocato, ma mai coerentemente perseguito. Non sono mancati i mugugni, le distinzioni, le astensioni nel suo stesso partito, e se anche ci fossero, e ci saranno, opposizioni, resistenze, polemiche, tentativi di vanificarla, credo che nessuno dell’attuale maggioranza se la sentirà di mandare a monte uno sforzo di cambiamento così tanto atteso dagli Italiani. Segue a pagina 9
Firmato l’accordo per il Piano Territoriale
Sottoscritta l’intesa tra sindaci, Parco Naturale Adamello Brenta, Pat e Comunità delle Giudicarie
A Pagina 4
I nuovi mestieri “ai tempi… dell’alcoltest” Il Noleggio con conducente è sempre più richiesto soprattutto dai giovani
Se sbirci negli smartphone o nei cellulari di nuova generazione di tantissimi giovani, scopri che una delle voci “in rubrica” è “taxì”. O Ncc: noleggio con conducente... A pag. 5
Atutto carnevale... alle pagg. 16-19 Dorsino-San Lorenzo La slavina rilancia verso la fusione il problema viabilità ATTUALITÀ
A pagina 11
72 pagine di progetto, 2 comuni, 1600 abitanti circa, 73,65 kmq, un punto lettura un centro sportivo (Promeghin), una casa di assistenza aperta per anziani, un CRM, una parrocchia, un dispensario farmaceutico, un centro scolastico dell’infanzia e della scuola primaria, le forze dell’ordine. Questo è nei numeri il futuro comune dal poco creativo nome di San
In 1200 al Trofeo Toni Masè
Grande successo per la prima edizione A PAGINA 29
SS 237 del Caffaro
Storo, Casa della Salute. Quale Futuro? A pag 9
MUSICA
Lorenzo Dorsino che, previo assenso dei cittadini, nascerà il 1 gennaio 2015.
“Allo sbaraglio il mondo e la realtà” L’album di Marco Garbari, cantautore di Caderzone Terme A pagina 20
Dicembre, dati ok sulle piste
A PAGINA 4
«Non è Vespa il problema...»
A Pinzolo e Campiglio +4,82% di presenze
Intervista sull’autonomia al prof. Scaglia
A PAGINA 12
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Rassegna Stampa
FEBBRAIO 2014
RASSEGNA STAMPA GENNAIO 2014
A cura della REDAZIONE
DALLE GIUDICARIE DALLAPROVINCIA Villa Rendena- Prove di fusione. La bassa Rendena discute di un comune unico da Spiazzo a Villa Rendena. Invitati dal sindaco Emanuele Bernardi i colleghi di Vigo Rendena, Darè, Pelugo e Spiazzo. Ma se i sindaci Ezio Loranzi e Bruna Collini sembrano possibilisti, meno interessati appaiono Stefano Galli e Michele Ongari. GIUDICARIE - Custode forestale presente in due posti di lavoro. Denunciato “per reato di truffa”- Un unico lavoro e due buste paga. Un’emozione, sperimentata da un custode forestale, in forza a Tione (ora dimessosi) che, per un breve periodo, ha ritirato il doppio stipendio, svolgendo lo stesso tipo di attività per due enti diversi, senza peraltro avere il dono dell’ubiquità. Per un certo periodo è riuscito a “timbrare” il cartellino in due posti differenti, e ad almeno 70 chilometri di distanza.Un vero mago! E tutto, per non rinunciare alle possibili decurtazioni in busta paga e del Tfr, “per dimissioni senza preavviso”. La vicenda è finita in Procura, per merito degli agenti di Polizia Locale delle Giudicarie, che ha fatto scattare una denuncia per truffa, falso ideologico e falso materiale. BALBIDO - Se vuoi portare tua madre nel cimitero del paese, devi farla cremare - Aperto ai murales, ma non alle sepolture dei non residenti. Nemmeno se vi hanno abitato per trent’anni. Dove, tra l’altro, abita la figlia che vorrebbe averla accanto. A Balbido, paesino di 182 anime, dove tutti si conoscono, Dolores Piaia, ha vissuto venticinque anni prima di essere mandata, nel ricovero di Spiazzo, anziché nella vicina casa di riposo di Santa Croce, dove i parenti avrebbero potuto farle visita di frequente. Già lì, una “violenza”, da viva. Non c’erano stanze libere nel ricovero della zona. Quindi, era stata spedita in val Rendena. A Spiazzo, a una trentina di chilometri. L’affronto più grave, però, l’ha subito da morta. Perché i parenti dell’anziana donna, 92 anni - trevigiana di origine e trentina d’adozione - se l’hanno voluta tumulare, nel cimitero locale, hanno dovuto farla cremare. “L’unico modo – dice la figlia Giacomina Costa – per ricondurla a casa. E non nel cimitero di Spiazzo, dove la sua residenza era stata spostata d’ufficio”. VIGO LOMASO - Dalle Giudicarie a Roma. Moira Donati, titolare di Agrilife, dall’Oscar Green a Geo&Geo -Un altro riconoscimento
per Moira Donati, titolare dell’azienda Agrilife di Vigo Lomaso: ospite nella puntata di Geo&Geo in onda Giovedì 23 gennaio ha raccontato la sua storia a Sveva Sagramola, incuriosita dalla sua scelta di mollare un lavoro “sicuro” da impiegata per buttarsi in una nuova avventura fatta di erbe, fiori e creme naturali. Dopo aver terminato gli studi di comunicazione allo Iulm di Milano, la passione per la vita all’aperto e per la natura ha avuto il sopravvento. Ha così deciso di realizzare il suo sogno, Agrilife, una piccola azienda nella piana del Lomaso, multifunzionale: accoglie i ragazzi nella sua fattoria didattica, coltiva stelle alpine nell’ortobotanico in quota che ha creato in una malga a 1300 m, alleva asine delle quali usa il latte per creme cosmetiche e vende i suoi prodotti via e-shop a tutta l’Italia dal suo angolino di Trentino. BONDO - Lavori bloccati al Centro Polifunzionale - Il fallimento volontario chiesto dall’Edil Ma.C di Cles, l’impresa di costruzioni appaltatrice della palestra di Bondo, è arrivato come una doccia fredda sull’amministrazione comunale che sperava in un’inaugurazione a breve. “A fine marzo” aveva annunciato il sindaco Bonenti. La doccia più gelida, però, si è abbattuta su chi aveva in carico i sub appalti. Aziende medio-piccole del firmamento imprenditoriale trentino. Che ora attendono con trepidazione di entrare nella procedura fallimentare come creditori privilegiati. Ormai quella struttura sportiva, considerata da più parti sovradimensionata per un borgo di sole 700 anime, era alle battute finali. Mancavano solo le finiture interne. La richiesta di fallimento annunciata dall’azienda che, nel gennaio 2012 si era accaparrata l’ossatura portante della struttura, ha in pratica decretato il fermo immediato dei cantieri. L’udienza al Tribunale fallimentare di Trento è fissata per il 24 aprile. Fino ad allora è tutto sospeso. TIONE - Mongolfiera in avaria atterra alle “Sole”- Avrebbero voluto arrivare fino alla sponda veronese del lago di Garda. Ma, mentre i loro colleghi di traversata hanno proseguito il volo senza problemi, loro hanno dovuto effettuare un atterraggio di fortuna sui monti di Tione. Loro, nove giovani tedeschi di Kempten, cittadina dell’Allgau, nel sud della Baviera, hanno dovuto cimentarsi in un avventuroso atterraggio di emergenza, fortunatamente senza danni agli occupanti.
Commosso addio al dott.Aldo Defranceschi Si è spento il dott. Aldo Defranceschi. Medico di medicina generale, convenzionato dal 1980, per più di trent’anni ha lavorato come medico condotto a Tione e dintorni. Aveva 61 anni. Da alcuni anni affetto da una grave malattia, aveva dovuto lasciare la professione. Persona molto stimata e apprezzata oltre che per le sue doti umane, per la passione con cui svolgeva il suo lavoro nei comuni di Villa Rendena, Tione, Roncone, Zuclo e Bolbeno. I colleghi di lavoro lo ricordano con rimpianto. Era molto impegnato nel sociale. Per anni consigliere comunale e assessore a Villa Rendena. E’ stato anche molto attivo nel mondo dello sport locale. In particolare con il Tennis Club di Tione e il Tione Calcio. Lascia tre figli: Stefano, Anna e Giuseppe. Otto anni or sono era scomparsa prematuramente anche la moglie Daria.
I cattivi pensieri
di Eta Zeta
Non più Provincia ma Comunità. Così titola uno dei nostri quotidiani. Rossi e Kompatscher hanno deciso. La Provincia si chiamerà “Comunità”. Ohibò! Dopo soldi e competenze, adesso le scippano pure il nome!
*** Hai capito il Vespone, impopolar nazionale? Viene dall’Aquila. Dove - per non sbagliare - han fatto la cresta, pure, ai ponteggi del terremoto. Si auto reclamizza i libri, facendo sci nautico dietro la Rai, da cui percepisce - a contratto pluriennale blindato - 2,1 milioni di euro l’anno: dieci volte il “Durnwalder” che si alzava alle 5 del mattino, per ricevere i cittadini. Ci ha propinato “plastici” e “plasticoni” di ogni tipo. Compreso la scrivania ciofeca del “Contratto con gli italiani”. E viene a pontificare contro l’unica Autonomia che funziona! Se certi “insetti” - prima di pungere - si guardassero nello specchio, con il pungiglione, avrebbero già fatto harakiri!
Trento – Il record dell’ora di Moser compie 30 anni – Era il 19 gennaio del 1984 quando il trentino Francesco Moser, a Città del Messico, stupì il mondo del ciclismo staccando un eccezionale record dell’ora e stracciando quello di Eddy Merckx che durava dal 1972. “Checco” riuscì per primo a infrangere la soglia dei 50 chilometri e per ben due volte. Il primo giorno, in quella che avrebbe dovuto essere solo una prova, riuscì a staccare un 50,508 km; TRENTO – Biblioteca delle Albere, accordo in arrivo – Dopo tanto discutere e dopo le polemiche per il progetto dell’archistar Mario Botta che l’aveva progettata nel piazzale di Sanseverino, sembra vi sia l’accordo per realizzare la biblioteca dell’Università alle Albere. Lo scorso ottobre la rinuncia da parte del Comune di Trento al progetto Botta, troppo costoso (50 milioni di euro) e con degli oneri a livello urbanistico e volumetrico troppo consistenti. Con la biblioteca che si sposta alle Albere parte la riflessione sul futuro del parcheggio di Sanseverino, strategico con 350 posti auto. Si pensa ad un piano sotterraneo, come già nei piani del progetto Botta. TRENTO – Maretta in Progetto Trentino – Problemi nella lista di Progetto Trentino. Il sindaco di Pomarolo, Massimo Fasanelli, candidato per il partito di Silvano Grisenti alle provinciali del 27 ottobre, ha presentato un ricorso al Tar nel quale contesta la legittimità dell’elezione del suo collega Marino Simoni (i due sono stati separati da 25 voti, Simoni 1.573, Fasanelli 1.548, che hanno escluso il secondo dal Consiglio provinciale). La Giunta provinciale di oppone al ricorso, così come Simoni, che resisterà, producendo proprie controdeduzioni. Provincia – La classe media scopre i discount – La crisi economica non è certo finita e continua a fare sentire i propri influssi. Colpita è anche e soprattutto la cosiddetta “classe media”, che oggi – come segnalano i trend di acquisto – tende a preferire sempre di più i discount dove si trovano prodotti a prezzi minori. Trento – Casa dello sporto verso Sanbapolis – Si cerca una soluzione condivisa per la Casa dello sport. Va definitivamente in archivio il progetto di una sede per tutte le Federazioni nell’area delle Ghiaie. Una costruzione che sarebbe costata 13
Moser a Città del Messico nel 1984
quattro giorni dopo arrivò il mitico 51,151 km, che lo proiettò nel mito di questo sport e fu imbattuto per nove anni. Quella cifra campeggia oggi sul-
l’etichetta dell’apprezzato spumante Trentodoc prodotto dall’Azienda agricola Moser, condotta dallo stesso Francesco con i figli e i nipoti.
milioni di euro che attualmente sono giudicati troppi dalla Provincia. Ecco allora l’idea – lanciata dall’assessore provinciale allo sport Tiziano Mellarini – di utilizzare gli spazi di SanBapolis, la residenza universitaria che già nel corso delle recenti Universiadi ha ospitato le delegazioni degli atleti e delle Federazioni, rivelandosi particolarmente adatta allo scopo. PROVINCIA – Not, almeno un altro anno di ritardo – Dopo la sentenza del Tar di Trento che ha accolto il ricorso contro la gara d’appalto vinta dalla cordata guidata da Impregilo, si allungano i tempi per la realizzazione del Nuovo ospedale Trentino. Lo ha spiegato l’assessore provinciale alla Salute Donata Borgonovo Re, che ha detto che, nella migliore delle ipotesi il Consiglio di Stato (al quale ha presentato ricorso Impregilo contro la sentenza del Tar) non si pronuncerà prima della fine del 2014. PROVINCIA – Preferenze di genere, arriva la legge – L’assessore provinciale all’Università e pari opportunità Sara Ferrari ha presentato nei giorni scorsi un disegno di legge di quattro articoli per modificare la legge elettorale della Provincia di Trento, inserendo le preferenze di genere. In primis le liste dovranno essere equamente divise fra candidati di sesso maschile e femminile; poi dovrà esserci l’alternanza uomo/donna nella presentazione della lista e soprattutto la questione delle preferenze che rimarranno tre. Ma il secondo nome dovrà essere di un sesso diverso dal primo, altrimenti il voto del secondo nome sarà annullato. La terza preferenza sarà invece libera. Trento – Un trentino al vertice della ricerca nazionale – Il professor Roberto Battiston è stato nominato membro del Comitato di esperti per la politica della ricerca (Cepr), importante organo che avanza proposte rilevanti
per orientare il futuro della ricerca in Italia. Battiston è docente del Dipartimento di Fisica dell’Università di Trento. TRENTO – Allarme sicurezza e attentato agli uffici del tribunale – Il 28 gennaio alle 5.12 un ordigno costruito con una bombola da campeggio è scoppiato a Trento presso la sede del tribunale di sorveglianza di Via Iacopo Aconcio presso il centro Europa. La piccola bombola era collocata in una pentola a pressione scaldata da della diavolina. Accanto vi era una bombola più grande, che fortunatamente è rimasta inesplosa. Indagano gli inquirenti della Digos. Pochi giorni prima un altro attentato al Polo della Meccatronica a Rovereto. Il giorno prima, il 27 gennaio, alle 18.30 uno sconosciuto dal volto coperto dal cappuccio della felpa è entrato, pistola in pugno, in una edicola/tabaccaio di Roncafort a Trento nord. Tutti questi avvenimenti, ultimi di una serie accaduti in questo inizio di 2014, rilanciano con forza la questione sicurezza. TRENTO/ROMA – Risorse, da Trento e Bolzano ultimatum al governo – Dopo i numeroso attacchi all’autonomia giunti dalle trasmissioni televisive di Vespa e Giletti, i vertici delle province di Trento e Bolzano, con i presidenti Ugo Rossi e Arno Kompatscher cercano di riannodare la questione relativa alle risorse dell’autonomia. Si discute ancora sulla proposta finanziaria di Trento e Bolzano di utilizzare il criterio del “residuo fiscale” (differenza tra il gettito statale del territorio e le spese dello stato per lo stesso) quale criterio per stabilire la compartecipazione del Trentino -Alto Adige al risanamento del bilancio dello Stato. Il Ministro Graziano Delrio si è impegnato a dare risposte entro il 25 febbraio. Diversamente – ha detto Rossi – vi sarà l’impugnazione davanti alla Corte Costituzionale.
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Primo Piano
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Accordo per il Ptc sottoscritto, la Comunità guarda avanti Il Piano territoriale, dopo 3 anni, è stato approvato. Ora si dovranno concretizzare le singole aree tematiche Quel documento, ora, è inserito nell’Accordo Quadro. «Un passo importante – ha dichiarato alla sottoscrizione dell’Accordo la presidente della Comunità delle Giudicarie Patrizia Ballardini che apre la strada alla formulazione del Piano urbanistico vero e proprio, al fine di dare risposte concrete e puntuali alle istanze emerse in questo intenso percorso, in primis dai settori produttivi. Nonostante la complessità del percorso, dovuta alla rilevanza dei contenuti oggetto del Ptc, ma soprattutto all’accentuata articolazione di passaggi formali previsti dalla norma provinciale, siamo riusciti a rispettare i tempi che avevamo condiviso con l’Assemblea e con la Conferenza dei Sindaci. Ora inizia il lavoro di dettaglio sugli stralci, propedeutico alla condivisione mirata con le amministrazioni comunali». L’Accordo Quadro è in sostanza un documento - sottoscritto dalla Comunità, dal Parco Naturale Adamello Brenta, dalla Provincia e, al momento, da 26 comuni giudicariesi - che contiene le linee guida generali per la creazione poi del Piano Territoriale vero e proprio. C’è anche la questione Serodoli nel documento, con la richiesta di approfondimento su fattibilità, economicità e impatto ambientale affidata ad Agenda 21. Di questa si è ampiamente, e non senza una certa dose di confusione, parlato nei mesi scorsi, eclissando il resto del documento. Eccoli, quindi, gli indirizzi contenuti nel Piano, spiegati in una nota della Comunità: - costruire un nuovo model-
di Denise Rocca Il 20 gennaio 2014, è stato sottoscritto l’Accordo Quadro di Programma per il Piano territoriale della Comunità delle Giudicarie. Quasi 3 anni di lavoro, iniziato nella primavera del 2011 con una fase di ascolto del territorio e di analisi socio-economica. Nel dicembre 2012 si è arrivati alla bozza di Documento Preliminare alla qualo di sviluppo turistico, che coinvolga tutte le Giudicarie, valorizzando le peculiarità delle diverse aree; - porre al centro ‘il paesaggio’, quale prezioso sistema di significati e segni in continua e incessante evoluzione, dalla qualità del quale dipende la qualità della vita dei residenti ed altresì la capacità di attrarre flussi di turisti; - contenere l’uso di nuovo
territorio, in primis attraverso il recupero, il riciclo, la conversione dell’edificato esistente e la riqualificazione delle aree dismesse; - migliorare la viabilità e la mobilità, sia a beneficio dei residenti che quale fattore di attrattività per gli ospiti, puntando in particolare su forme di mobilità alternativa; - migliorare l’integrazione dei settori produttivi, in una
le è seguita l’istituzione del “Tavolo di confronto e consultazione” (costituito da 40 rappresentanti portatori di interessi sociali, economici, culturali ed ambientali delle Giudicarie, oltre che da una rappresentanza dei Sindaci) e infine all’approvazione del Documento Preliminare da parte dell’Assemblea della Comunità il 9 luglio 2013.
La sede della Comunità di valle a Tione
logica di sistema e di maggiore sostenibilità ambientale; - riorganizzare l’esistente piuttosto che aggiungere nuove attrezzature, infrastrutture e servizi; - adottare forme costruttive e materiali, per le nuove edificazioni di tipo residenziale e produttivo, in grado di favorire un inserimento ambientale armonioso. Il prossimo passo verso la redazione del Piano Territoriale vero e proprio è quello di entrare nel dettaglio di questi che sono principi molto generali e il confronto sulle singole questioni con le amministrazioni comunali.
Slavina sulla statale del Caffaro: il meteo focalizza l’attenzione sul “nodo” di Ponte Pià Nella interessante discussione sulle grandi opere viarie da fare in Giudicarie (variante di Pinzolo, circonvallazione di Ponte Arche, collegamento con Brescia e quella in avvio della variante di Pioeve di Bono) e sul dilemma di quali privilegiare in un momento di scarsità di fondi, ci ha pensato il meteo a indicare dove sta la vera priorità. La forte nevicata degli ultimi giorni di gennaio, tramutatasi poi in pioggia che ha reso pesante il manto e causato la slavina in zona Ponte Pià, ha messo a nudo
una situazione di collegamento Tione-Trento davvero precaria e costretto per tre giorni una lunga fila di automobili a deviare attraverso il Passo del Durone, con forti disagi per via della sede stradale stretta e ripida. Per non parlare dei camion e grossi bilici, costretti a deviare addirittura dalla Val di Ledro, altra strada tutt’altro che agevole. Era successo anche nel gennaio 2006; tanta neve e traffico deviato dal Durone. Al di là dell’incidenza statistica, due volte in otto anni, che possono essere tante o
La slavina sulla statale del Caffaro all’altezza di ponte Pià
poche (valutazione che è da legarsi anche agli eventuali danni alle persone che, fortunatamente e per un soffio, non ci sono stati) ma che segnalano con forza che il tratto di statale del Caffaro di località Ponte Pià ha bisogno di ingenti lavori di ammodernamento, discorso da estendere anche alle gallerie, che in questi giorni sono diventate un acquitrino e segnano il tempo. Ecco allora che l’emergenza degli scorsi giorni va risolta agendo con forza sulla statale del Caffaro, non come sostengono alcuni creando una solida alternativa alla SS237 attraverso l’ampliamento della strada provinciale del Durone. Costi e
logistica lo sconsigliano. In primis, un lavoro di realizzazione delle variante del Durone che “tagli fuori” l’abitato di Zuclo (l’ipotesi Saone è già stata più volte scartata) costerebbe, solamente per la parte “bassa” circonvallazione dell’abitato e immissione nella rotonda sulla retta di Saone, oltre 8 milioni di euro, ai quali ne andrebbero aggiunti 4 o più per sistemare il tratto “alto” della provinciale. La logica, poi, dice che non si tratta comunque di un’alternativa valida: portare i camion dai 550 metri di quota ai 1.000 del Passo in pochi chilometri con una pendenza media del 14% per poi ridiscendere a Ponte Arche
non è certo un esempio di logistica efficiente. In più, così facendo, si avrebbero due strade forse equipollenti, ma entrambe insufficienti per le attuali necessità del traffico. Molto meglio sarebbe, in questo momento di scarsità di finanze, concentrare le risorse per attuare un convinto lavoro di miglioria ed ammodernamento del “nodo” di Ponte Pià, con gallerie moderne e ampie ed una sede stradale adeguata, oltre alla messa in sicurezza dei costoni per evitare i disagi dei giorni scorsi. La scaletta delle priorità per la Provincia e gli amministratori è già servita.
Primo Piano
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I nuovi mestieri …. “ai tempi dell’alcol-test”
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Il Noleggio con conducente è sempre più richiesto soprattutto dai giovani, preoccupati per i punti della loro patente di Ettore Zini Sia in val del Chiese, dove la questo tipo di attività serve. gioventù è particolarmente vivace, sia nella Busa di Eccome! Qui, vigili urbani e carabinieri non scherzaTione, dove la Polizia Locale delle Giudicarie, in fatto no! E, quando meno te lo aspetti, eccoli, con l’etilomedi multe per eccesso di alcol, è una delle più assidue tro in mano. Aspettano chi esce da pub e discoteche. E, del Trentino (detiene il 14% dei controlli in Provincia), per chi ha bevuto un goccio di troppo, son dolori. C’è chi s’è beccato più di seimila euro di multa. Chi s’è visto sequestrare l’automobile. E, addio patente e punti annessi. Un’ecatombe. Controlli e nuovi stili di vita che hanno indotto la gioventù, se non ad abbassare il gomito, a ragionare come i popoli nordici. Da anni, abituati a
stare alla larga dal posto di guida, quando si è alticci o comunque non in grado di far rimanere l’asticella dell’alcoltest entro i limiti. Quindi, se sbirci negli smartphone o nei cellulari di nuova generazione di tantissimi giovani, scopri che una delle voci “in rubrica” è “taxì”. O Ncc:
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noleggio con conducente. Numeri, ormai usuali: come beni di prima necessità, di cui non puoi fare più a meno. Quando i ragazzi delle nuove generazioni decidono di andare a divertirsi, basta una telefonata. E, possono festeggiare liberi di procurarsi qualche ora di sballo, senza andare in cerca di grane. In Giudicarie ormai è prassi. E non c’è da meravigliarsi se uno dei nuovi mestieri è il tassista. Il tassista “ai tempi dell’alcoltest”. Lavoro inesistente, quando l’etilometro era un emerito sconosciuto. La maggior parte ha solo integrato i servizi di un’attività già esistente. Ma, c’è anche chi ha improntato il lavoro quasi esclusivamente sugli spostamenti della gioventù. “Pronto, siamo un gruppo di ragazze di Roncone. Quanto costa portarci al Dylan’s di Darzo?”. “Pronto, siamo in otto. Siete liberi per andata e ritorno, all’Absolute di Zuclo”. Le richieste si intrecciano, da un capo all’altro della valle. E se ami muoverti nelle notti dei week-end, di quei pulmini o transfer (ma anche grossi autobus da 50 posti) - in Valle - ne vedi più d’uno. Fanno la spola da Storo, alla “Zangola” o al “Piano 54” di Madonna di Campiglio. Da Pinzolo, ai pub e alle discoteche “in” di Brescia, come il “Circus”. O il “Femme” di Salò. A bordo ci sono giovani e giovanissimi che, alla faccia dei chiari di luna dell’economia (e di chi li aspetta al varco con il “birrometro”), possono eccedere con l’alcol, senza danni a patenti e portafoglio. Quanti sono i “tassinari” saliti sul carro della new age notturna della zona? L’inventario non è facile. Ai “vecchi” se ne sono aggiunti di nuovi. Molti, di giorno, fanno servizio di scuolabus. Di notte hanno solo aggiunto una voce, alla riga servizi. Basta scorrere l’elenco telefonico. HF Viaggi di Bersone, Maestri di Pieve di Bono, Eridio Viaggi di Storo, Fruner di Fiavè, Ingo Viaggi Pinzolo, Grassi di Lodrone, e altri ancora.
“Con i controlli dell’alcoltest e le nuove abitudini dei giovani – dice Mario Bertolini di Idea Guida di Tione - abbiamo più che triplicato il lavoro. Dai servizi diurni cui eravamo abituati, ci siamo convertiti alla nuova moda”.” I costi? Con una decina di euro ciascuno garantiamo andata e ritorno. Molto dipende dal tragitto. Il lavoro è impegnativo. Ma, non si corre il rischio di rimanere disoccupati”. “Quando abbiamo a che fare con minori, sono gli stessi genitori che prenotano”. E’ sabato sera. Ore 20, in una delle piazze della valle. Un gruppo di ragazze salgono su un minivan. Look da “disco”: tirate Jena, come si dice in gergo. Scarpe da tennis, e “tacco dodici” in borsetta, per essere più comode. Lo tireranno fuori in pista. Destinazione: Rova-
At
to, in provincia di Brescia, al “QI Clubbing”. I genitori assistono straniti. Ai loro tempi non funzionava così. Al massimo andavano al “Barambana”di Storo o al “Dancing Miralago” di Baitoni. Partivano alle otto di sera. E a mezzanotte, o al massimo all’una, erano già sotto le lenzuola. Oggi il Mondo è cambiato. Si va in discoteca tardissimo e si rientra all’alba. Papà e mamma brontolano. Ma, almeno la febbre del sa-
bato o del venerdì sera li fa dormire tranquilli. Sanno che i loro ragazzi e le loro ragazze rientreranno quand’è giorno. Ma, sani e salvi. La crisi incombe. Solo per i grandi, però. Non per la gioventù che ha la smania di divertirsi. E, nemmeno per i “nuovi conducenti della notte”. Che, in valli come il Chiese e la Rendena - grazie ai giovani e alle nuove abitudini - hanno trovato un nuovo impiego.
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Primo Piano
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«Non èVespa il problema, ma il nostro modo di sentire l’autonomia»
Il prof. Antonio Scaglia sugli attacchi alla “specialità”: «sconsiderati, ma i trentini e i politici devono riscoprire le vere ragioni della convivenza tra gruppi linguistici» Il professor Antonio Scaglia
Prof. Scaglia, che effetto Le ha fatto vedere l’autonomia alla berlina a “Porta a Porta”? Vede, il problema più grande non è nemmeno quello delle “punture” di Vespa, ma il tema di fondo è piuttosto chiedersi che cos’è diventato negli anni il nostro legame con il concetto di autonomia, quali significati leghiamo a questa parola. Purtroppo, a causa della semplificazione politica da campagna elettorale permanente, questo termine è oggi svilito, significa per i più solamente risorse economiche, per altri costumi da Schützen e folklore. Ecco, aver smarrito i veri significati dell’autonomia è il vero dramma. Dove vanno ricercati dunque i veri significati di questa parola? Sono quelli originari, pensati da Degasperi e tradotti dapprima nell’Accordo di Parigi e poi nella legge costituzionale del Primo Statuto, ossia quelli legati alla presenza delle minoranze linguistiche, alla loro tutela e alle questioni della convivenza e collaborazione dei gruppi etnici. Questi erano i veri valori fondanti dell’autonomia e da qui occorre ripartire. Poi che è successo? Poi le vicende storiche hanno determinato alcuni forti cambiamenti. Penso alla stagione degli attentati in Alto Adige, al Los Von Trient di Silvius Magnago e a quella importante opera di ricomposizione operata dalla Commissione dei 19 che ha portato al cosiddetto “Pacchetto” e successivamente al Secondo Statuto di Autonomia nel 1972. Da una parte questo fondamentale documento sancì la pacificazione e pose fine ad una stagione di grande tensione che rischiava di incendiare l’Alto Adige. Dall’altro, distribuendo gran parte delle competenze alle due Province, determinò l’inizio del declino dell’Ente Regione, creando anche degli steccati fra le due entità. Da lì dunque nasce la situazione di attuale difficoltà per l’autonomia? Intendiamoci, il Secondo Statuto fu un bene in quel determinato periodo stori-
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di Roberto Bertolini
espa attacca l’autonomia del Trentino-Alto Adige a “Porta a Porta”. Pochi giorni dopo ci pensa Giletti, a “Domenica in” a rincarare la dose. Non c’è pace per la specialità trentina che sembra diventata – nel momento in cui lo Stato italiano è in “bolletta” - la cassaforte da cui attingere co, ma indubbiamente ha dato il là all’indebolimento della Regione ed oggi, a 42 anni di distanza, è per alcuni aspetti quasi giurassico. Dunque anche per Lei diventa necessario impostare un Terzo Statuto? Direi che è urgente, purché sia costituito su basi di grande condivisione, sia scritto e concertato assieme da trentini ed altoatesini e rilanci con progetti di ampio respiro le tematiche della convivenza tra italiani e tedeschi, del dialogo tra le varie componenti di questa complessa società, senza dimenticare la valorizzazione delle identità locali e il ruolo della scuola. A proposito di scuola, che ne pensa dell’accento posto dal presidente trentino Ugo Rossi sul trilinguismo? È positivo, è un base di partenza importante, perché è nell’ambiente scolastico che si forma la cultura dell’autonomia, ed in questo senso non va trascurata l’importanza a livello linguistico e sociale del dialetto, che rappresenta un tratto identitario di grande significato. Come valuta le sue risposte agli attacchi televisivi dei vari Vespa e Giletti? Non mi lancio in valutazioni, dico solo cosa avrei risposto io. La mia risposta sarebbe stata una domanda: “Ma lei Vespa, lo sa perché il Trentino Alto-Adige gode dell’autonomia?”. Sembra una questione semplice, ma anche tanti politici provinciali non sanno darvi una risposta esaustiva e di questo c’è da vergognarsi. Qual’è dunque una risposta concisa ed esauriente a questo quesito? La risposta potrebbe essere che autonomia non significa decentramento amministrativo, ma autogoverno. “Autogoverno, per fare cosa?”, è la domanda seguente. Un autogoverno che sia in funzione della convivenza, della responsabilizzazione della classe
dirigente e dei cittadini. Purtroppo questi valori sono stati dimenticati, e negli ultimi 20 anni abbiamo guardato solo ai soldi, alle risorse e smontato completamente la Regione, che – non a caso – oggi è percepita come una scatola vuota o tutt’al più un bancomat che distribuisce contributi. Occorre ripartire, dunque. Ma da dove? Penso dal Terzo Statuto e da una visione più solida-
per rattoppare il malandato bilancio nazionale. Ma è proprio così? Lo abbiamo chiesto al professor Antonio Scaglia, giudicariese di nascita, già preside della Facoltà di Sociologia di Trento e docente a Innsbruck e in Germania. Un conoscitore del mondo ed esperto di questioni legate all’autonomia. le e di maggiore condivisione, con una Regione che torni ad essere un luogo di incontro tra trentini ed altoatesini, dove si discute e si concordano tematiche importanti e strategiche. Poi bisogna a parer mio ripartire dalla valorizzazione degli enti locali L’autonomia deve essere generatrice di altra autonomia, non diventare un moloch, come di fatto è accaduto. Ecco allora che i comuni, cel-
Bruno Vespa
lula principale del nostro tessuto amministrativo, devono tornare ad essere importanti. Ma questo non vuol dire fare aumentare i costi, occorre lasciare alle singole comunità la possibilità di autogovernarsi, in modo virtuoso, senza indennità o privilegi. Poi, a livello sovra-comunale, gestire assieme i servizi, come il servizio tecnico, oppure quello contabile o quello di segreteria per contenere i costi. Ecco allora che avremmo davvero un’autonomia virtuosa che nasce da tante autonomie distribuite sul territorio, come comuni ed usi civici, e vere interpreti della specialità della terra trentina.
Lettera aperta a Bruno Vespa
Se sull’autonomia si fa disinformazione Egr. Sig. Bruno Vespa Le scriviamo in relazione alla trasmissione in oggetto specificata e da Lei condotta. Non entriamo nel merito delle innumerevoli inesattezze e gravi errori contenuti nel servizio sulle autonomie speciali mandato in onda all’interno della Sua trasmissione, ma visto che è stato citato anche il nostro Comune, travisando completamente una delle tante iniziative messe in atto da questa Amministrazione nei confronti delle famiglie, ci permettiamo di allegare la descrizione contenuta nel piano annuale per le famiglie da noi approvato, riguardo alla questione pannolini, che recita testualmente: Pannolini lavabili, biodegradabili o compattatore? Anche noi, come molti altri comuni trentini, abbiamo voluto dare il nostro contributo alla sensibilizzazione ecologica e, perché no, pensare anche al portafoglio delle famiglie. Ad ogni nuovo nato un buono acquisto del valore di 30 euro per l’acquisto di pannolini lavabili o biodegradabili o, in alternativa, “dell’avvolgi pannolini”, spendibile presso negozio locale, o specializzato. Da quanto si evince non si tratta di 1 euro al giorno, ma di 30 euro una tantum ad ogni nuovo nato (che per la cronaca da noi sono circa dai 4 ai 6 all’anno!) ed è finalizzato ad una sensibilizzazione ecologica. Ci piacerebbe anche precisare che tutti gli assessori di questo Comune hanno rinunciato ad inizio mandato (anno 2010 e non recentemente) al 7% di aumento dell’indennità di carica e ci sono assessori, tra i quali la scrivente Assessore alla Cultura, che hanno rinunciato interamente all’indennità di carica versandola a favore di iniziative culturali sostenute dal Comune, esempi
forse da estendere a ben altri palazzi della politica!? Al dott. Malfer, che ci legge per conoscenza, lasciamo eventualmente il compito di illustrare quanto la nostra Provincia sta facendo per il benessere familiare, tanto che è stata richiesta la sua consulenza anche a livello nazionale! E’ utile evidenziare inoltre che questa Amministrazione, nel corso di questi quattro anni di legislatura e nonostante la realizzazione di numerose opere pubbliche e iniziative culturali e sociali di spessore, ha ridotto l’indebitamento del Comune di oltre il 50%. L’impegno che abbiamo dato e che continuiamo a dare per la nostra municipalità, nonostante gli esempi che una ben altra classe politica offre, ci ha spinti a inviarLe questa doverosa precisazione perché avremmo piacere che la televisione PUBBLICA prima di sparare sentenze si informasse un po’ meglio. Voglia gradire i nostri più cordiali saluti. Sergio Bolza Vicesindaco Comune di Ragoli Rosella Pretti Assessore alla Cultura comune di Ragoli
Economia Mentre infatti in Lombardia vivono quasi nove milioni di persone che sognano una vacanza invernale sulla neve e in estate fuori dalla canicola estiva, ai 37.000 abitanti delle Giudicarie fino agli anni novanta bastava attirare anche solo una piccola fetta di questi potenziali turisti per fornire di un reddito i numerosi alberghi e ristoranti della Rendena e della stessa Val del Chiese che assorbiva le prenotazioni in eccesso. Il cambiamento nei flussi turisti che si osservò da quel momento con sempre meno milanesi e lombardi in Giudicarie e Val di Sole segna anche un declino nei conti economici del turismo che di fatto comincia dopo la della lira del 1992. Da quel momento la curva in calo degli incassi viene compensata per quasi un ventennio dagli investimenti pubblici e privati, sia nell’ammodernamento degli impianti che delle stesse strutture ricettive. Una errata politica edilizia, un aumentato numero di posti letto in appartamento, un esplosione degli investimenti nel campo alberghiero, non ha poi fatto i conti con la crescente crisi finanziaria degli italiani e soprattutto dei lombardi che si sono indirizzati ad altre località trentine e dell’Alto Adige se non ai viaggi esotici in concomitanza con le festività di fine anno. Una errata politica dei tra-
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Il volano del turismo lombardo Tornano a crescere in modo sostanzioso gli arrivi dalla Lombardia, bacino di riferimento principale per il nostro turismo
di Marco I primi dati sul turismo in Trentino e in particolare in Val Rendena squarciano i veli del pessimismo e riportano il sorriso degli operatori alberghieri preoccupati da un ulteriore prolungarsi della crisi. Dopo cinque anni di numeri sempre più piccoli, dall’estate del 2012 si può registrare, soprattutto nelle valli limitrofe alla Lombardia come le Giudicarie, la Rendena e il comprensorio della Valle di Sole, un ritorno dei turisti lombardi, che morsi dalla crisi stanno sempre più sporti da parte delle province di Brescia e di Trento con lo stop nello sviluppo della viabilità con Brescia, il basso costo dei carburanti di cui si è goduto tra il 1995 e il 2005, l’innesto della superstrada da Malè fino all’autostrada del Brennero, hanno di fatto stravolto i flussi della clientela diretti a questi distretti, disorientando gli stessi programmatori turistici provinciali che hanno cominciato a frequentare altri mercati del turismo internazionale come quello inglese e dei paesi dell’est fino alla Polonia, i paesi baltici e la Russia.
Il declino del turismo dal bacino lombardo nelle Giudicare e Val Rendena, che rimane il bacino più ricco, vicino, e economicamente e demograficamente importante
“Riserva della Biosfera”, le Esteriori ci provano
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ualificare l’ambiente attraverso una prestigiosa certificazione internazionale, creando nuove occasioni di sviluppo. Questo l’obiettivo della candidatura, depositata il 26 settembre scorso, al programma MAB (Man and Biosphere –Uomo e Biosfera) dell’UNESCO da parte del territorio che comprende le “Alpi Ledrensi e Judicaria - Dalle Dolomiti al Garda”. Il via libera, sancito dai Comuni aderenti al progetto (Comano Terme in qualità di capofila, Bleggio Superiore, Dorsino, Fiavé, Ledro, San Lorenzo in Banale, Stenico, Tenno, Riva del Garda, Bondone, Storo) è stato formalizzato il 6 settembre 2013, con la sottoscrizione del Protocollo di intesa fra tutti gli enti coinvolti nel progetto, tra cui anche le Comunità, il BIM, il PNAB, i Consorzi turistici. Ma di che cosa di tratta nel concreto? Premesso che il pronunciamento dell’UNESCO è atteso per maggio, data in cui si avranno certezze o smentite in merito all’accettazione della proposta di candidatura, occorre dire che la designazione “Riserva della Biosfera” è una qualifica internazionale che viene assegnata dall’Unesco, sin dagli anni ’70, all’interno del Programma MAB (Man and the Biosphere). Si differenzia dalla più famosa qualifica di Patrimonio dell’Umanità, tra le cui liste ritroviamo beni culturali, naturali, misti e immateriali. Il fine della Riserva della Biosfera non è tanto la tutela, quanto lo sviluppo sostenibile. Nel mondo vi sono 621 Riserve della Biosfera, unite in rete, in Europa sono 166 concentrate soprattutto in Spagna, Germania, Polonia e Regno Unito. In Italia sono nove, l’ultima arrivata è quella del Monviso, ed è in corso di candidatura quella del Delta del Po. Il Trentino non vanta alcuna Riserva della Biosfera. Inutile dire che diventarlo rappresenterebbe un’enorme possibilità di sviluppo economico e turistico per l’area, dandole visibilità a livello Si tratta quindi di un programma che non vuole imbalsamare un
territorio, porlo sotto nuovi vincoli o protezioni, ma al contrario premiarne l’“eccellenza”, ovvero la capacità di sviluppare, nel tempo, un modello di gestione equilibrato e non in contrasto con le attività economiche. I territori riconosciuti all’interno del programma MAB diventano un modello di sviluppo che può servire da esempio ad altre zone. D’altro canto, a livello provinciale è ben chiaro che non è più il tempo per una politica di conservazione della natura fatta di vincoli e di oasi di protezione che escludono l’uomo: la nuova cultura della protezione deve andare nella direzione di premiare proprio il rapporto equilibrato tra uomo e natura. Nel caso del territorio delle “Alpi Ledrensi e Judicaria”, questo legame, costruitosi nei secoli, è testimoniato anche dalla sopravvivenza di tradizioni di uso collettivo delle risorse. È questa la ragione principale per cui la candidatura a Riserva della Biosfera dell’Unesco può funzionare. Questi territori sono unici a livello nazionale ed internazionale: si tratta di una superficie di circa 40.000 ettari compresa tra il lago di Garda e la vetta culminante delle Dolomiti di Brenta, all’interno della quale in meno di 30 chilometri in linea d’aria si coprono oltre 3100 metri di dislivello, con una grande variabilità climatica, di ecosistemi, di paesaggi, di insediamenti e di attività umane. Soprattutto un’area dove si sono stratificati processi sociali, economici, storici, naturalistici, gestioni collettive e pianificazioni territoriali. Uno dei requisiti fondamentali richiesti dall’UNESCO è la partecipazione. Non a caso la proposta riguarda un territorio dove si sono sviluppati nel passato, anche recente, numerosi processi di sviluppo con un approccio dal basso, come l’Ecomuseo della Judicaria, la Carta europea del Turismo sostenibile nel Parco Naturale Adamello Brenta fino al recente percorso per la Rete di Riserve delle Alpi Ledrensi.
Zulberti
ritrovando conveniente ritornare a frequentare le stazioni sciistiche più facilmente ed economicamente raggiungibili da Milano e dai vari capoluoghi lombardi. Il boom turistico che hanno registrato le Giudicarie e la Val Rendena a partire dagli anni Trenta e la Val di Sole dagli anni settanta, era dovuta tutta ai turisti lombardi e solo in seguito ai trionfi di Alberto Tomba sulla mitica Tre-3 di Campiglio dai bolognesi e dai romani negli anni novanta.
doveva far suonare qualche campanello di allarme già dieci anni fa. Ma le iniezioni di liquidità e contributi delle istituzioni pubbliche, il passaggio della gestione
turistica dalle Giudicarie a Trento, ha narcotizzato la crisi di questo collegamento che di fatto nei numeri degli arrivi era evidente. La soppressione delle stesse linee di autobus di collegamento giornaliero con Milano ne erano un chiaro segnale. Le Giudicarie avevano delegato a Trento, e ai manager e agli esperti che non le conoscevano, il proprio destino turistico. I risultati negativi si sono visti in questi ultimi anni, soprattutto in tutte le località limitrofe a Campiglio a partire dalla stessa Pinzolo.
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A parte il boom di presenze nelle settimane tipiche di fine anno e la settimana di carnevale, il resto delle strutture alberghiere in Rendena, Comano e Val del Chiese hanno cominciato a perdere significativamente i turisti lombardi. Le buone notizie che invece stanno arrivando in queste ore ci confermano come la crisi per questo comprensorio, sia un fattore positivo che riporta i turisti milanesi nelle stazioni sciistiche di Pinzolo, Campiglio e Val di Sole che si trovano ad una distanza minima dalle città lombarde. La testa del turismo giudicariese è quindi tempo che ritorni ad essere locale, per evitare d’inseguire flussi turistici esotici o miti simili a quelli di Cortina o Crans Montana, sviluppando nuovamente i collegamenti con la Lombardia, pensando ad una collegamento ferroviario con il capoluogo lombardo, com’era stato progettato ancora una secolo fa dalle autorità austriache. Solo con una testa che torna legata al suo territorio le Giudicare e la Rendena, allontanando i pseudo-esperti deleteri ascoltati nei convegni in questi ultimi dieci anni, possono fare della crisi un volano della ripresa per staccarsi dall’illusorio flusso dei contributi sotto il controllo politico destinato a scomparire.
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«Incontrare la gente per rilanciare la partecipazione»
Politica
Mario Tonina
Il consigliere provinciale Mario Tonina punta sull’ascolto del territorio attraverso 4 “sportelli” in Giudicarie È una parola, Consigliere. Come si fa a far sì che le persone tornino a credere nella politica? Innanzitutto va detto che non è vero che la gente si disinteressa della politica. Si disinteressa di un certo modo di fare politica, che è quello della rissa continua, delle promesse disattese e della scarsa credibilità di alcuni politici. Detto questo, durante la campagna elettorale ho ravvisato invece un sincero interesse di tanta gente alle problematiche vere della nostra terra, come lavoro, ambiente, energia e soprattutto la voglia di esserci e di poter comunicare con chi fa politica suggerendo le proprie idee, i propri stimoli e il bisogno di attenzione su tematiche importanti che talvolta la politica sottovaluta o non tiene in debita considerazione. Quali saranno le sue iniziative per lavorare in questa direzione? Penso che il contatto con la gente e dunque una presenza attiva sul territorio siano imprescindibili. Per questo mi sono organizzato per essere a disposizione dei giudicariesi
«Occorre riallacciare il di Roberto rapporto fra la gente e la politica, anche a livello provinciale, e questo lo si può fare solo stando sul territorio e ascoltando le persone». Ne è convinto Mario Tonina, consigliere provinciale dell’Unione per il Trentino, unico rappresentante giudicariese in seno al consesso legislativo della provincia di Trento. Dopo un primo periodo utile a prendere le misure a questo nuovo importante incarico, ecco che il con-
sigliere di Comano Terme ha individuato le priorità del proprio impegno politico/amministrativo, che sono anche quelle sulle quali si era maggiormente speso nella campagna elettorale di ottobre: attenzione alle problematiche del mondo del lavoro, semplificazione normativa e burocratica, impegno per riformare le Comunità di Valle, promuovere le fusioni fra i comuni e, soprattutto, riavvicinare la gente alla politica.
Bertolini
Quattro ricevimenti al mese Il consigliere provinciale Mario Tonina riceverà il primo venerdì di ogni mese dalle 8.00 alle 9.30 presso il Municipio di Comano Terme e dalle 10.30 alle 12.00 presso il comune di Pinzolo e il secondo venerdì di ogni mese dalle 8.30 alle 10.00 a Tione presso la Comunità delle Giudicarie e a Storo presso il Municipio dalle 10.30 alle 12.00 oppure su appuntamento. Presso i gruppi consiliari collabora la dott.ssa Monica Mattevi, Sindaco del Comune di Stenico, alla quale è possibile fare riferimento e contattare – anche per appuntamenti con il consigliere Tonina - al numero 0461/227369 oppure scrivendo alla seguente e-mail monica. mattevi@consiglio.provincia.tn.it.L’ufficio del consigliere Tonina è in Vicolo della SAT 10, a Trento e gli uffici del Gruppo Consiliare sono aperti con il seguente orario: dal lunedì al venerdì dalle 8.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 17.30. anche attraverso quattro appuntamenti al mese, ricevendo a partire da febbraio il primo venerdì di ogni mese a Comano Terme e Pinzolo, ed il secondo venerdì di ogni mese a Tione e
Storo (vedi box, ndr). Questo appuntamento vale naturalmente per tutti i giudicariesi, a prescindere dalle appartenenze di partito, a maggior ragione essendo l’unico rappresentante
di questa zona eletto in Consiglio provinciale e sentendomi portavoce dell’intero territorio e delle sue istanze. In questi primi mesi di attività ho inoltre già incontrato diversi interlo-
“Ospedale di Tione, la Provincia si impegni” In una mozione il consigliere Mario Tonina chiede maggiore attenzione e valorizzazione nei confronti del presidio ospedaliero Valorizzare le strutture ospedaliere periferiche in rapporto con il territorio di riferimento, proseguire i lavori di ristrutturazione dell’ospedale di Tione con particolare attenzione all’ammodernamento del Pronto soccorso, salvaguardare e potenziare le funzioni essenziali dell’ospedale di Tione, così come da richieste di sindaci e amministratori delle Giudicarie. Questo il senso della mozione presentata dal consigliere provinciale Mario Tonina, con la quale il Consiglio impegna la Giunta guidata da Ugo Rossi ad operare nella direzione della valorizzazione e l’ammodernamento degli ospedali territoriali, in una logica di “rete” assistenziale che vede nel Santa Chiara (e in seguito nel Not) il centro, con le valli a fare da raccordo indispensabile con il territorio. L’oggetto è tra i più importanti, ossia il
futuro dell’ospedale di Tione e la sua riqualificazione, non solo dal punto di vista strutturale, ma anche in termini di personale e professionalità. Tonina richiede in particolare che si ridefiniscano “i parametri per garantire adeguati livelli di assistenza ospedaliera sul territorio provinciale, sia al centro che in periferia”. Una rete, quella dei piccoli ospedali, che costituisce la “spina dorsale” del sistema sanitario trentino e che, proprio per la conformazione del suo territorio, ha bisogno di un’assistenza locale di livello. “In tale contesto – scrive Tonina nella mozione - pare opportuno che la programmazione sanitaria si orienti alla valorizzazione delle strutture ospedaliere periferiche in forte rapporto con il territorio di riferimento, cercando di connotarle all’interno della rete sanitaria pro-
vinciale con una vocazione specifica, evitando così duplicazioni e frammentazioni”. Secondo il consigliere “Tione non può prescindere dall’avere una disponibilità minima di reparti di degenza (medicina e chirurgia generale, ortopedia e ginecologia) e di servizi di diagnostica (radiologia e laboratorio analisi), oltre al servizio di anestesia, necessario a supporto del pronto soccorso e dei reparti di degenza. (...) presidiate da un adeguato numero di operatori sanitari, presenti su tutto l’arco della settimana 24 ore su 24”. Adeguata riflessione – infine - merita “il mantenimento del punto nascita nel rispetto degli standard di sicurezza ed efficienza, tenendo altresì conto delle condizioni orografiche del territorio e della distanza dagli ospedali di Trento e Rovereto”.
cutori delle Giudicarie: polizia locale, distretto forestale, gestione strade, amministratori in una riunione dedicata alla sanità con l’assessore Borgonovo Re, incontri con gli allevatori, con il consiglio degli artigiani delle Giudicarie ecc. Si tratta di uno strumento di vicinanza anche fisica a questa terra che ritengo strategico, specie in un momento come questo. Una vicinanza che è anche rivolta agli amministratori locali, in un periodo di intensi cambiamenti per l’assetto degli enti locali. Allude alla riforma istituzionale? Sì, è uno degli ambiti ai quali voglio garantire un contributo attraverso la mia azione amministrativa.La tematica, al di là del discorso Comunità di valle, è quella del riassetto complessivo degli enti locali, che deve garantire un contenimento della spesa, garantendo servizi efficienti ai cittadini. Quest’opera di razionalizzazione della pubblica amministrazione può avvenire da un lato mettendo mano all’impianto delle Comunità di Valle, rivedendo l’assetto dell’ente, valorizzando il ruolo dei sindaci, riducendo il numero di componenti dell’Assemblea e ridefinendo la governance, ma soprattutto chiarendo definitivamente ruoli e competenze tra Comunità, Comuni e Provincia. Dall’altro lato penso che la prossima legi-
slatura comunale, 2015/20, debba essere quella della definizione di un piano di fusioni e aggregazione dei piccoli comuni che deve partire dal territorio. Su questo argomento ha dalla sua l’esperienza della fusione tra Lomaso e Bleggio Inferiore. Sì, ricordo che partimmo già nel 1990 a parlare di fusione. Ma allora i tempi non erano maturi. Oggi invece sono proprio i cittadini che spingono per razionalizzare gli enti e spesso sono molto più lungimiranti degli amministratori. Ecco, questa mia esperienza, che giudico positiva, vorrei potesse essere la base per altri percorsi analoghi, che peraltro si stanno concretizzando nelle Esteriori, nella Valle del Chiese e anche se in modo embrionale, in Val Rendena. Su che cosa si è concentrata la sua attività in questi primi mesi di legislatura? Oltre che sulle questioni citate, sulla questione lavoro, che attualmente è quella centrale e sulla quale la politica trentina sta lavorando. Come Consiglio provinciale, in qualità di Segretario Questore, ho recentemente partecipato al “taglio” di altri 800.000 euro del bilancio del Consiglio (a fronte degli altri significativi tagli già messi in campo con le manovre del 2012 e 2013), destinando quei fondi ad azioni di introduzione dei giovani nel mondo del lavoro attraverso dei progetti. Ora la Giunta, con il concorso del Consiglio, in occasione della manovra di assestamento del bilancio ha promosso un impegno su alcuni interventi prioritari quali l’attuazione di ulteriori agevolazioni Irap, e azioni per facilitare il credito alle imprese, con l’obiettivo di garantire interventi per sostenere e salvaguardare l’occupazione, nonché favorire la crescita delle attività produttive. Inoltre, in qualità di Presidente della Terza Commissione permanente del Consiglio provinciale (che si occupa di energia, urbanistica, opere pubbliche, espropriazione, trasporti, protezione civile, acque pubbliche, tutela dell’ambiente e caccia e pesca) cercherò di favorire la discussione e l’approvazione delle nuove normative, mettendo davanti a tutto, come già ho avuto modo di premettere nelle prime sedute, la necessità di semplificazione normativa e burocratica.
Attualità
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Inaugurata nel 2008 doveva essere un modello di decentramento delle prestazioni sanitarie. Ora rischia di essere una scatola vuota
Storo: Casa della salute, quale futuro? Il paese di Storo fu scelto perché copriva un terzo della popolazione del Distretto Giudicarie–Rendena e perché il più lontano dal presidio ospedaliero di Tione. Un sostegno sanitario non indifferente per anziani, malati cronici e persone con esigenze riabilitative che avrebbero soddisfatto i propri bisogni più vicini a casa. Doveva essere un punto di locazione strategico, che mettesse un freno alla mobilità passiva verso la provincia bresciana. La zona del basso Chiese, da sempre rimproverata dai medici di essere “infedele” alla propria Azienda sanitaria, con tutti i servizi messi a disposizione dalla Casa della Salute, non avrebbe più avuto scusanti per passare il confine. Anzi, sarebbe dovuto essere un polo sanitario che invogliasse la Val di Ledro a scendere e i paesi limitrofi (Ponte Caffaro, Ba-
Una struttura fortemente atdi Arianna Foglio tesa e voluta dalla popolazione della Valle del Chiese, la Casa della Salute di Storo nasceva sconfitta trentina. Inaugurata con lo scopo di portare la sanità vicina alle realtà periferiche. nel Luglio 2008 con la speranUn impegno portato avanti con convinzione del ex assessore za di soddisfare i bisogni conalla sanità, Remo Andreolli, che oggi, anche a causa dei tagli creti dei cittadini, deve fare i del Governo al bilancio della Provincia (ma anche perché, for- conti con un presente per nulse, la politica non ci crede più di tanto), rischia di diventare una la roseo. golino, Anfo)a spostarsi nella nostra Provincia. I medici di base della zona, prima della realizzazione della struttura, furono più volte interrogati dall’APSS, per fare lo studio sui bisogni del territorio. Valutare quelle che erano le esigenze e le richieste dei cittadini, per farsi carico a 360 gradi delle loro necessità. In base alla forte richiesta di prestazioni, i giorni a settimana messi a disposizione presso gli ambulatori specialistici non erano molti, ma non mancava nulla, e avrebbero alleggerito il carico addossato all’ospeda-
le di Tione. Ambulatori di chirurgia, diabetologia, fisiatria, ginecologia, medicina interna, ortopedia (da sempre dolorosa spina nel fianco per la concorrenza bresciana), riabilitazione e punto prelievi. In più, medici di base, pediatri e servizi amministrativi. Un progetto nazionale, che la provincia di Trento in collaborazione con l’APSS e il comune di Storo ha realizzato forse, non curando attentamente quelli che sarebbero potuti essere gli aspetti economici futuri. Una struttura costata tre milioni di euro, a soli sei anni di distanza, nega l’accesso a tutti
gli ambulatori specialistici si dice per mancanza di fondi (ma sembra più per mancanza di volontà di allocazione dei fondi da parte dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari) e apre le porte solo a medici di base, pediatri e punto prelievi. Nel 2008 la pagina internet di presentazione della Casa della Salute sottolineava, “questa novità istituzionale comporta una fase sperimentale da testare sul campo prima di procedere ad estendere il modello sul resto del territorio”. La fase sperimentale, promossa con la lode, non ha dato comun-
La Casa della salute di Storo
que seguiti positivi visto che si è deciso di tagliare i servizi a Storo, ma paradossalmente di costruire lo stesso modello a Pinzolo. A nulla sono servite le numerose richieste d’appuntamento degli utenti, che alla nascita della struttura si adeguavano a liste d’attesa lunghissime. Viene naturale chiedersi se il
problema arrivi davvero dalla mancanza di fondi o se invece si preferisca impiegarli per necessità differenti, in nome della spending review. O se non c’è più la volontà politica di credere in un sistema decentrato che, invece, sarebbe indispensabile in una realtà territoriale periferica come quella giudicariese.
L’EDITORIALE CONTINUA DALLA PRIMA Per garantire il successo della sua iniziativa, Renzi ha in poco tempo intrapreso consultazioni con tutti i partiti, ma l’incontro che sembra essere risultato determinante è stato quello avvenuto nella sede del Pd con Silvio Berlusconi. Alla fine del colloquio i due si sono detti in “perfetta sintonia” sulle cose da fare e hanno siglato l’accordo ratificato poi nella direzione del Pd a larghissima maggioranza, nessun contrario e 35 astenuti, non senza qualche trauma interno come le dimissioni per protesta del presidente del PD, Gianni Cuperlo, esponente della minoranza, e voci di protesta inascoltate, per ora, da Renzi che tira dritto con un coraggio quasi temerario. L’accordo prevede: una nuova legge elettorale, l’abolizione del Senato e la modifica del Titolo V della Costituzione. O tutto o niente, recita l’intesa con Berlusconi, e se tutto filasse dritto, sarebbe una vera rivoluzione politico istituzionale che cambierebbe alle radici il nostro sistema parlamentare dando risposte finalmente significative alle esigenze di cambiamento che giungono, quotidianamente, da ogni parte d’Italia. Ormai i giornali non parlano d’altro, ma più ne parlano e più la confusione cresce. Allora cerchiamo di fare un po’ di chiarezza. NUOVA LEGGE ELETTORALE Premessa: la nuova proposta di legge presentata in Parlamento e sotto firmata dal Pd, da Fi e NcD, andrebbe a sostituire, se approvata, il famigerato Porcellum, l’attuale sistema di votazione, fonte dei tanti guai italiani, nato a suo tempo per volontà del centro destra e della Lega. Nel presentarla Renzi l’ha chiamata “Italicum”, dopo il Mattarellum, il Porcellum, la nuova denominazione può essere di buon auspicio. Alla base dell’Italicum c’è l’intenzione di garantire la governabilità e la rappresentanza per l’intera legislatura, in modo che il Paese possa essere governato con continuità, protetto dalle continue minacce di crisi e dai continui ricatti. Vediamolo in sintesi: L’Italicum è un sistema proporzionale con premio di maggioranza fino ad un
Rivoluzione Renzi massimo del 55%, si basa sul sistema spagnolo con le dovute modifiche per poterlo adattare alle nostre esigenze. I seggi saranno distribuiti con metodo proporzionale su base nazionale. Ci saranno circa 120 collegi plurinominali: circoscrizioni di circa 500 mila elettori, per l’assegnazione dai 3 ai 6 seggi, sulla scheda ci saranno i nomi di tutti i candidati delle liste che saranno bloccate, ma corte. Nelle liste nessuno dei due sessi, uomo-donna, potrà essere rappresentato con più del 50%. In caso di vittoria, si prevede un premio di maggioranza del 15% a chi ottiene almeno il 37% dei voti validi del totale nazionale. Un premio che consente al vincitore di ottenere un totale che non può superare i 340 seggi. Nel caso che nessun partito raggiungesse il 35% per cento dei voti, è previsto un secondo turno fra le prime due liste o coalizione di liste, chi vince il ballottaggio anche di un solo voto, avrà diritto al 53% dei seggi. Niente candidature multiple, nessun candidato può essere incluso nelle liste con lo stesso contrassegno in più circoscrizioni. Tre le soglie di sbarramento: il 12% per le coalizioni, con una soglia del 4,5% per ogni singolo partito della coalizione, mentre chi corre da solo deve raggiungere almeno l’8%. C’è inoltre la norma “Salva Lega” che dovrebbge recuperare i piccoli partiti a carattere locale. LA RIFORMA DEL SENATO Nel pacchetto di riforme concordato da Renzi e Berlusconi c’è anche quella del superamento del Bicameralismo. Di che si tratta? E’ da tempo che si parla dell’inutilità del Senato così com’è strutturato. In prati-
ca è una seconda camera che tratta le stesse cose della prima, allungandone i tempi, talvolta boicottando quel che s’è già approvato, costringendo spesse volte le leggi a passare da una camera all’altra senza mai giungere alla conclusione dell’iter parlamentare. Naturalmente creando confusione, disfunzioni, ritardi e aleatorietà dei tempi necessari per l’approvazione anche di leggi urgenti e necessarie. Ed ancor più grave è il costo del Senato che grava sul bilancio nazionale senza alcun riscontro positivo. Renzi intende abolire il Senato, così com’è ora, facendolo diventare il Senato delle Autonomie, rappresentativo delle Regioni, senza elezione diretta dei suoi membri e senza indennità avendo già quella regionale. Solo la Camera potrà quindi votare la fiducia al Governo e solo la Camera dovrà legiferare seppur con un confronto non vincolante con il nuovo Senato. Se così andasse, il numero dei parlamentari verrebbe ridotto da 945 a 630, in linea con la maggior parte dei parlamenti europei. RIFORMA DEGLI ENTI LOCALI con la riforma del Titolo V si vorrebbe finalmente eliminare il contenzioso concorrenziale fra Stato e Regioni. Ci si è accorti che alle Regioni si sono date troppe competenze che si sono dimostrate incapaci di gestire, ci sono poi settori che richiedono una regia unica nazionale, e cosi lo Stato vuole riprendersi in carico alcuni settori strategici come il trasporto, l’energia e il turismo. Inoltre verranno aboliti i rimborsi elettorali per i consiglieri regionali e altri privilegi ormai ingiustificati, inoltre verrà portato a compimento il DDL che elimina definitivamente le Province.
TEMPI Renzi sembra sia determinato ad arrivare all’approvazione definitiva della legge elettorale entro il 25 maggio, data delle elezioni europee, mentre per le riforme costituzionali il tragitto sarà più lungo e più tortuoso, ma potrebbe giungere al traguardo già nel prossimo autunno. CONCLUSIONE Spero d’aver contribuito a chiarire le tante cose che si sono dette in questi giorni. Di certo siamo di fronte alla più grande operazione di rinnovamento e di rilancio della politica effettuato in Italia dal dopo guerra in poi, un’impresa titanica, verrebbe da dire conoscendo i nostri politici che difficilmente rinunceranno con facilità ai propri privilegi, ma un’impresa necessaria, rappresenta il passo decisivo verso il riordino di uno Stato fatto di privilegi e di sprechi che sta affrontando una gravissima crisi e che con l’attuale classe politica non riesce ad uscirne. Forse cambiando le regole perverse, potranno migliorare anche gli uomini della politica. D’altronde è l’ultima occasione, o si cambia con le buone, o bisogna passare alle cattive. Spero proprio di no, ma la protesta dei forconi è un segnale da non sottovalutare. Anche il popolo più depresso ha saputo più volte trovare la forza per reagire e farsi sentire, lo dice la storia, quando la misura è colma, quando c’è di mezzo la sopravvivenza, ogni mezzo è lecito per trovare sulla tavola un pezzo di pane, anche prendere a calci chi non si rende conto della tragica situazione in cui si trova ormai gran parte del popolo italiano. Adelino Amistadi
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Il Saltaro delle Giudicarie
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E’ lui, il Vespa, il sorridente e lascivo sodale del Berlusca che si presta con la sua ghenga di Porta Porta a scardinare la nostra storia, passandola come una sorta di privilegio che ci è stato garantito, per caso, dalla Costituzione. Lui, proprio lui, che neanche sa dove siamo e chi siamo, che si stupisce per i cognomi difficili da pronunciare del Trentino Alto Adige, abituato com’è ai Santuzzo, ai Crocetta, ai Pacetta, agli Angelozzi, ai Ciccozzi, ai Cocciolone, ai Cetrullo, o ai Zappacosta ecc. E’ proprio vero, l’avevamo indovinata il mese scorso: la TV in Italia fa proprio schifo! Non solo, come credevamo, per le tette e i culi esposti a segnare l’italica insipienza, ma ahime! dobbiamo aggiungere anche i demagoghi da strapazzo dei salotti a pagamento che ritenevamo, non certo migliori dell’andazzo denunciato, ma per lo meno con un minimo di pudore in più. Il vostro Saltaro, perplesso ed ignaro di tutta la faccenda, se l’è fatta spiegare, da chi se ne intende, quel Satanasso, gran giornalista, che segue le nostre cose con attenzione e buon senso. Verso metà dicembre, a Porta a Porta, senza che nessuno se l’aspettasse, Bruno Vespa parlando degli sprechi in Italia e delle cose che non vanno, se l’è presa con le Regioni a statuto speciale, puntando il dito in particolare contro il Trentino Alto Adige prendendo in giro perfino il nuovo presidente della provincia di Bolzano, Kompatscher, per il suo cognome così difficile da pronunciare. E poi giù una sfilza di inesattezze, e di stupidaggini, sul nostro modo di amministrare, definendoci una specie di Paese del Bengodi, dove ci viene pagata perfino la badante, paghiamo affitti bassissimi perchè viviamo tutti in appartamenti pubblici, abbiamo il dentista gratis, e ancora un sacco di scemenze senza che nessuno potesse intervenire e chiarire. Ci hanno descritti così come volevano, una sorta di privilegiati, pieni di soldi che nascondiamo sotto il materasso, mentre le altre regioni sono in difficoltà. Ne siamo usciti come un popolo fortunato, egoista, un popolo strano, con i cognomi ancor più strani, roba da matti. Un attacco senza alcuna logica, basato su un sacco di “si dice”, di numeri contraffatti, di notizie distorte usate ad arte, e giù e giù con gli attacchi a casaccio, col solo intento di creare scompiglio ed avversione verso le Autonomie. Che cosa gli sarà saltato in mente a quel “saputello” di Vespa, ce l’ha con noi, eppur siamo stati quelli che più hanno contribuito alla ricostruzioni dell’Aquila, bella riconoscenza... ma non era idea sua, c’era qualcosa di organizzato che
IL SALTARO DELLE GIUDICARIE
Il pungiglione di Vespa colpisce l’autonomia A “Porta a Porta” si spara sul Trentino-Alto Adige e si dimenticano i veri sprechi di regioni come la Sicilia o la Campania. Senza dimenticare le ricostruzioni post-terremoti, le questioni-rifiuti ecc... C’è allarme in cielo ed in terra! A Bolzano, intrepidi tirolesi, sono incazzati alla grande con la Rai, molto più che a Trento, città in gran parte meridionalizzata e quasi insensibile ormai alla nostra storia di montanari fedeli all’unica patria riconosciuta, il Trentino, così come diceva don Guetti, mica
veniva da lontano, ordinato chissà da chi, qualcosa di combinato contro tutte le Regioni speciali, perchè il giorno dopo è tornato sull’argomento un altro fighetto della Tv, il Massimo Giletti che, nella sua trasmissione pomeridiana, ripeteva la stessa tiritera contro le Autonomie, dimostrando al mondo intero che c’era qualcosa di organizzato. Da chi? Che centri Renzi, il Berlusca, il Monti che ce l’ha con Dellai, mah...Il bello è che nessuno ha detto che da noi le cose sono mal amministrate, no, quello no, tutto sommato si ammette che sappiamo fare le cose bene, non si è detto ad esempio che noi prendiamo dallo Stato meno di quel che paghiamo in tasse, che non abbiamo scandali in corso, che gli sprechi sono limitati, che possiamo certo essere d’esempio un po’ per tutti, al Vespa ed ai suoi sodali, questo non interessa. Siccome nelle altre Regioni italiane, ne combinano di tutti i colori, e non si riesce a farle funzionare, meglio è che non funzioni neanche il Trentino Alto Adige, e tutti giù per terra. Non dice il Vespa che gran parte delle Regioni del sud, compresi gli Abruzzi,
sua terra natia, spendono e spandono allegramente sulle spalle di tutti gli italiani, senza ritegno. A parte che prendono dallo Stato molto più di quel che pagano in tasse, e che quel che prendono in più sono soldi anche nostri, il problema è che poi li spendono male in mezzo a sprechi, assurdità, privilegi, per non parlar di mafia, ‘ndrangheta, e camorra. Forse il nostro Bruno, labbra di velluto, l’ha dimenticato. Qualche esempio? Pronti... leggete i giornali di questi giorni...Ve lo ricordate il terremoto d’Abruzzo? Dopo 4 anni, ne vengono fuori di cotte e di crude. Leggo da sentenze: gli sprechi abruzzesi rispondono anche ad una politica clientelare, sono infatti state rilevate cattive gestioni nello svolgimento dei contratti pubblici e nella realizzazione di lavori pubblici in modo precario ed incompleto...ci sono libri interi che descrivono quel che sta succedendo nel dopo terremoto. Per non parlare della sanità abruzzese, se n’è parlato in lungo e in largo, che dio abbia pietà di loro. Altri esempi da mettere in pratica che i nostri evitano di raccontare, andiamo a
uno qualsiasi. Quel faccione abbrustolito di Bruno Vespa ha osato attaccare la nostra autonomia dal salotto della politica populista e partigiana che da quasi vent’anni dice a suo modo, e non si capisce con quale autorità, quel che è bene e quel che è male della politica italiana.
scoprirli in Internet, sono copiosi e significativi. In un paesino della Sicilia, mille abitanti, ci sono sei vigili urbani e 64 dipendenti, chissà che paese operoso sarà mai...ma sempre in Sicilia, in comune, a Palermo, sembrano essere stati assunti 200 trattoristi (?), in tutta l’isola girano 757 auto blu, e trenta sono i “camminatori” assunti per portare le carte da un ufficio all’altro nel palazzo della Regione, il colmo poi lo si evince da un concorso per assumere 100 autisti per il trasporto pubblico, tutto bene, ma nessuno degli autisti aveva la patente D. In Lazio poi, in Consiglio Regionale, ogni consigliere può disporre di 7, dico 7, portaborse per una cifra complessiva enorme, per non parlare della Campania dove le immondizie ci sono costate in 10 anni quasi due miliardi di euro, quasi mezzo bilancio provinciale, e non è ancora finita, adesso c’è la terra dei fuochi, toccherà allo Stato provvedere, e giù altri milioni, per non scomodare la camorra, causa di tutti quei guai...Ma di questo il Vespa ben se ne guarda dal ricordarlo, quando lo fa , lo fa per chiedere so-
lidarietà... soldi per dirla in breve, soldi, soldi, e solo soldi, non per aiutare a far partire l’economia di quelle zone, noooo!...ma per rimediare ai guai che le loro amministrazioni a delinquere ci hanno lasciato, di destra e di sinistra, sembra che fare sprechi e porcate, quella gente ce l’abbia nel sangue. Si facciano prestare i più di ventimila forestali della Calabria che laggiù, non hanno niente da fare, forse nella terra dei fuochi, badile alla mano, potrebbero essere utili. Così, vista l’impossibilità di rimettere in sesto l’Italia, ecco che si è deciso di buttare per aria anche quel poco che funziona, la nostra Regione in particolare. E a nulla sono valse le nostre proteste, quello, il Vespa, più che mai presuntuoso, con la sua trasmissione, fa quello che vuole e non guardia in faccia a nessuno, magari al Berlusca bacia le mani, pazienza, magari diffonde il suo verbo gratuitamente, facendo pubblicità ai suoi libretti di pettegolezzi vari, magari si illumina quando ospita nel suo salotto, donne procaci ed oche slanguide, gli piace la parte del gallo saggio e sapiente, ma ha ragione il Pippo Baudo: “Bruno Vespa fa uso privatistico e padronale della TV”, certo, e nel nostro caso, al servizio di qualcuno e di qualche disegno oscuro che vuol far fuori la nostra Autonomia. Ma la Rai non è sua, né lavora gratis, è anche nostra e provengono anche dal nostro sudore i 6 milioni di euro in tre anni che sembra percepire, mica male per uno che vuole insegnare a noi la solidarietà e la sobrietà. Purtroppo, con questi attacchi siamo in agonia, resisterà l’Alto Adige a cui sarà difficile sfilare la loro specificità, ma noi, sembra che facciamo di tutto perchè ci venga tolta. Noi che siamo autonomi da secoli, che ab-
biamo sempre governato i nostri paesi da uomini liberi ancor prima del medio evo, noi che non abbiamo mai avuto padroni, né baronie, ne feudatari, ma solo la forza e la bellezza delle cime innevate, noi che siamo figli del cielo, faremo la fine dei sorci, piegati, servi di un mondo che non è il nostro, inquinati dalle porcherie che il Vespa vorrebbe che occupassero anche la nostra terra, un Trentino sprecone, corrotto, mafioso, un Trentino del malaffare, ecco come ci vorrebbero nel resto d’Italia. Se ne rendano conto i nostri politici provinciali e più ancora i nostri politici a Roma. Servono a poco le minacce tutte panizziane di far intervenire gli Schutzen, con i fucili fasulli, o le parole alate, si fa per dire, dell’Ottobre, a spiegare che Vespa dice sciocchezze, il Fravezzi non l’abbiamo sentito, ma il Dellai, eh, lui non è uno qualsiasi, lui la protesta la fa direttamente dal Napolitano, nostro presidente, che neanche lo considera...poi magari verremo a scoprire, chissà quando, che tutta ‘sta tresca ci è stata propinata dai poteri “strani” dello Stato, che centri anche Napolitano? Non credo, il presidente è persona per bene, ma talvolta le cose sfuggono anche a lui. Per la Madonna de Fatima, il Satanasso me l’ha proprio raccontata bene, condivido in pieno, ha mille ragioni, e allora che facciamo, aspettiamo rassegnati? Non se ne parli neanche, s’infervora il mio amico, c’è solo un rimedio. Unirsi a Bolzano, con convinzione e puntare con loro all’autodeterminazione. Dobbiamo separarci, andare per conto nostro, io ne sono convinto, fin che siamo in tempo. Noi, siamo di cultura italiana, non c’è dubbio, siamo orgogliosi d’esserlo, ma non abbiamo niente da spartire con i Vespa & C che vogliono trascinare anche noi nelle miserie di una vita fasulla ed incivile, loro ci sono abituati e ci sguazzano a meraviglia, noi non ne siamo capaci, salviamoci fin che siamo in tempo. Amen e così sia.
Attualità Due riunioni pubbliche, alle quali sono intervenuti anche i rappresentanti provinciali – il presidente Ugo Rossi, e l’assessore Carlo Daldoss – e gli amministratori più tecnici del Consorzio dei comuni – il presidente Paride Gianmoena e il direttore Alessandro Ceschi – sono state fatte per spiegare il contenuto di quelle 72 pagine di progetto redatto dalle due giunte di San Lorenzo e Dorsino nei mesi scorsi. Domande, dal bancone del bar o dalle aule consiliari, ne sono sorte. Nella riunione pubblica a Dorsino, qualche chiarimento rispetto ai dubbi emersi più o meno velatamente, è stato dato dal sindaco di San Lorenzo Gianfranco Rigotti: “C’è chi dice che la fusione serve a pagare i debiti di San Lorenzo. Niente di più sbagliato – ha dichiarato - nel 2005, il comune aveva 1 milione e 600mila euro di debiti, ridotti ad oggi a 982mila euro e nel 2015 scenderanno a 520mila euro. Cifra pari a quella del comune di Dorsino, peraltro”. E per restare in tema di numeri, altra questione sulla quale si è dibattuto quella del personale: Omar Appoloni, consigliere di minoranza a Dorsino, è perentorio: “si assumeranno tre nuove persone alla faccia del risparmio che così si riduce al minimo”. “Falso e fuorviante - si ribatte dalla maggioranza – nel progetto è previsto il mantenimento dell’attuale organico che se venisse potenziato è di un solo un
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Si accelera sulla fusione, anche se restano ancora aperte alcune questioni per quanto riguarda l’assetto del nuovo ente
San Lorenzo e Dorsino, dal 1 gennaio 2015 il comune unico di Denise Rocca
72 pagine di progetto, 2 comuni, 1600 abitanti circa, 73,65 kmq, un punto lettura un centro sportivo (Promeghin), una casa di assistenza aperta per anziani, un CRM, una parrocchia, un dispensario farmaceutico, un centro operaio, che certo non si può dire non serva”. Voce terza, sulla questione personale si è soffermato pubblicamente Alessandro Ceschi, direttore del Consorzio dei Comuni: “Due le maniere di guardare al personale, le “teste” e i “costi” - ha spiegato – le teste sono 13 e si riconfermano, per i costi nel progetto di fusione sono previsti gli stessi o di poco ridotti. Va ricordato che non si può vincolare ora l’amministrazione che verrà nel maggio 2015, che prenderà le sue decisioni in quel momento”. Non dovesse andare in porto la fusione, la questione del personale rimarrebbe comunque aperta per il comune di Dorsino: “Poichè con la fine dell’anno - ha specificato Ceschi - due dipendenti cessano l’attività e questo ha delle conseguenze sulla continuità del
Sì della Pat ai nuovi comuni di San Lorenzo Dorsino e Valdaone Con una delibera firmata dall’assessore alla Coesione territoriale, urbanistica, enti locali ed edilizia abitativa Carlo Daldoss, il governo provinciale ha espresso oggi parere positivo all’istituzione, mediante fusione, di tre nuovi Comuni: San Lorenzo Dorsino, Valdaone e Predaia. Due delle tre aggregazioni riguardano il territorio della Comunità delle Giudicarie, dove a fondersi sono da un lato i due comuni di Dorsino e San Lorenzo in Banale, che daranno vita al Comune di “San Lorenzo Dorsino”, dall’altro i comuni di Bersone, Daone e Praso dalla cui fusione prenderà vita il nuovo Comune di “Valdaone”. La terza aggregazione tocca la Val di Non, con la fusione di ben cinque municipi, quelli di Coredo, Tres, Taio, Vervò e Smarano, che porterà alla nascita del nuovo Comune di “Predaia”. Come si ricorda nella delibera, la costituzione di nuovi Comuni va considerata come un positivo passo verso la semplificazione del quadro istituzionale e risponde all’esigenza di creare migliori condizioni organizzative e di governo del territorio, razionalizzando i servizi ed operando risparmi sui relativi costi. Il parere positivo della Giunta provinciale sarà ora trasmesso, unitamente alla domanda di costituzione dei nuovi Comuni a firma congiunta dei sindaci interessati, alla Giunta regionale, che fisserà la data dei referendum consultivi che si terranno presumibilmente in primavera e che risulteranno validi se si recheranno al voto almeno la metà più uno degli aventi diritto. Qualora la proposta di nuovo Comune raccolga il consenso di almeno la metà più uno dei votanti, la Giunta regionale istituirà con legge i nuovi Comuni, che inizieranno formalmente ad operare come tali dal 1 gennaio 2015 sotto la guida di un commissario straordinario fino alla data delle prossime elezioni comunali, che si terranno nel maggio 2015.
scolastico dell’infanzia e della scuola primaria, le forze dell’ordine. Questo è nei numeri il futuro comune dal poco creativo nome di San Lorenzo Dorsino che, previo assenso dei cittadini, nascerà il 1 gennaio 2015.
Veduta dal satellite dei due abitati – Immagini da Google Earth
servizio, la questione con una gestione associata o una forma simile Dorsino dovrà porsela”. Ci sono poi le tre domande ricorrenti: Asuc, Vigili del fuoco e cacciatori? Sui vigi-
li, la fusione non incide nel senso che non esiste obbligo di fusione fra i corpi, la decisione spetta quindi agli stessi vigili del fuoco. Anche i cacciatori possono stare tranquilli perchè i rispettivi
ambiti non verranno cambiati rispetto agli attuali. In materia di gestione dei patrimoni frazionali le strade sono due: o si fanno due Asuc, una per San Lorenzo e una per Dorsino, oppure i beni
delle due frazioni verranno gestiti dal futuro comune ma comunque tenuti chiaramente separati. E dove sarà, il nuovo comune? Qui le opzioni sono aperte, il dibattito ancora in atto: l’ipotesi scritta nel progetto di fusione è che si mantenga una sede principale a San Lorenzo, con la sala consiliare, l’ufficio del sindaco, il segretario comunale, l’ufficio tecnico e la ragioneria; e poi a Dorsino siano trasferiti l’anagrafe/commercio e i tributi, oltre alla sede delle associazioni. Gli operai e i mezzi, sono previsti a Dorsino, sempre se il progetto presentato dall’amministrazione di Giorgio Libera per il nuovo magazzino comunale interrato sarà realizzato. Prossima tappa per la fusione, quella decisiva, il referendum previsto per la primavera: quorum raggiunto e prevalenza dei “sì” in entrambi i comuni sancirà di fatto la nascita di un comune unico, diversamente naufragherà tutto.
Contributi, “vigileremo sul rispetto dei vincoli”
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rucia ancora la vicenda dei contributi “casa”in Giudicarie. In Comunità di Valle, non passa giorno, senza che arrivino lamentele da parte degli esclusi. Tanto da indurre i responsabili dell’Ente a fare una precisazione sui controlli: “Faremo verifiche puntuali, perché chi ha preso i contributi rispetti tutte le clausole contenute nella domanda”. Le continue lagnanze dei “bocciati”, hanno indotto a mettere sull’avviso i beneficiari sui possibili controlli al termine dei lavori, che non saranno solo a campione, com’è prassi. L’obbligo per chi ha ricevuto i contributi è di abitare personalmente l’immobile. E la Comunità vigilerà perché i termini siano rispettati. Il riferimento è per le categorie “acquisti e costruzioni”. Che - a diversità di quanto accade per le “ristrutturazioni” dove, a lavori ultimati, il proprietario può anche vendere l’immobile il giorno dopo (ecco un’altra deficienza delle legge su cui sono piovute molte critiche) - vincola i beneficiari a utilizzare di persona l’abitazione per 10 anni. Condizione tassativa, tra l’altro, specificata nel modulo di presa d’atto, fatto sottoscrivere agli intestatari. ”In caso di acquisto – dice l’art. 82 della Legge - gli alloggi oggetto dei contributi devono essere occupati dai
beneficiari”. Salvo deroghe o autorizzazioni, rilasciate per giustificati motivi”. La clausola è chiara. L’immobile acquistato o costruito con il contributo della Provincia, dovrà essere abitato esclusivamente da chi ha percepito le agevolazioni. Pena la restituzione delle somme ricevute. Il perché di tanta solerzia nel rimarcare i vincoli, lo precisano i responsabili della Comunità: “A seguito delle numerose lamentele ci corre l’obbligo di essere inflessibili. E mettere in guardia i proprietari che i controlli ci saranno”. “Anche perché - spiegano in via Gnesotti - più di una persona ci ha fatto osservare come in graduatoria ci siano molti giovanissimi che vivono in famiglia. Per i quali, visto la giovane età, non è certo il distacco dal nucleo familiare, ed è presumibile che a coprire la parte di de-
naro mancante al contributo del 50% siano i loro genitori. Per evitare che le agevolazioni ricevute si rivelino pure e semplici speculazioni immobiliari, sarà nostro compito verificare che le case siano utilizzate secondo i criteri stabiliti dalla legge”. Per chiarire meglio i meccanismi di questa legge che, non solo in Giudicarie ma anche in altri valli del Trentino ha indispettito moltissime persone, riportiamo il caso di due sorelle, studentesse. Una di 19 anni e l’altra di venti, che hanno percepito 130 mila euro di contributo, per l’acquisto di due nuovi alloggi. Appartengono a una famiglia benestante. E hanno superato in graduatoria padri di famiglia privi di casa, in virtù del punteggio Icef e del requisito sulla residenza. Con l’Icef zero (studentesse senza impiego), hanno guadagnato 45 punti. Con la residenza, dalla nascita in provincia di Trento, altri 30. In totale 75 punti. Un punteggio impossibile da eguagliare da lavoratori con redditi anche minimi. Il caso è uno di quelli limite. Ma, esemplifica, in modo lampante, come la L.P. 9/2013, in materia di agevolazioni “casa”, presenti le lacune che hanno generato tanta indignazione. Ettore Zini
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Attualità
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Gli appassionati di motori e dell’adrenalina in corpo avranno la loro valvola di sfogo prenotandosi ad “Audi driving experience”. Dal 31 gennaio al 18 febbraio sono previsti, su prenotazione, dei test drive Audi su ghiaccio al laghetto di Madonna di Campiglio. Per tutto l’inverno, invece, fino al 24 marzo i test drive si svolgeranno, sempre su prenotazione, con prove su strade panoramiche. La giornata di sabato 22 febbraio è stata invece pensata per gli amanti dello sci e della montagna. Prenotandosi presso l’A.P.T. si potrà partecipare al programma di Trentino Skisunrise il quale permette di beneficiare della pista Spinale alle prime luci dell’alba e, quindi, totalmente sgombra. Accompagnati dai maestri di sci si raggiungerà il rifugio Chalet Fiat per gustare una ricca colazione dolce e salata per poi tornare con gli sci a Madonna di Campiglio con la possibilità, per chi lo desiderasse, di continuare la giornata sulle piste acquistando lo skipass. È quindi un’opportunità unica per respirare l’aria frizzante d’alta quota di primo mattino, assaporare i sapori tradizionali locali e godere di un panorama mozzafiato. Verso la fine di febbraio Madonna di Campiglio ospiterà la tradizionale rievocazione dell’antica corte asburgica tingendosi con i colori dei costumi dell’epoca della principessa Sissi e dell’Imperatore Francesco Giuseppe. Per questa occasione verrà ricreata un’atmosfera magica con cortei in costume, spettacoli pirotecnici e fiaccolate. Grazie alla disponibilità delle Guide Alpine e degli
Val Rendena, bene il turismo invernale Ottimo dicembre per Madonna di Campiglio. Febbraio e marzo con tanti eventi di Claudia Brunelli
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mesi clou per la stagione invernale in Val Rendena sono ormai passati. Grazie alle abbondanti nevicate i dati relativi al mese di dicembre indicano una sostanziale tenuta degli arrivi ed un aumento nelle presenze (+4,82%, vedi box). Come da previsioni, visto il momento di crisi, l’afflusso degli ospiti italiani ha avuto un calo compensato però dall’aumento degli stranieri, soprattutto russi, ucraini e polacchi (+11,99%).
Gli albergatori e tutto l’apparato turistico della valle si preparano comunque ad affrontare con entusiasmo il mese di febbraio che, visto il perdurare delle condizioni ideali per la neve e la diminuzione dei prezzi rispetto all’alta stagione di dicembre e gennaio, potrebbe portare ad una nuova ondata turistica. Le iniziative sono numerose e fruibili da tutti: giovani, sportivi e famiglie.
Dicembre chiude a +4,82% nelle presenze. Stranieri a +22,71% La stagione invernale a Madonna di Campiglio-Pinzolo-Val Rendena è iniziata con il segno più. I primi dati disponibili, relativi al mese di dicembre, registrano, in tutto l’ambito un +4,82% nelle presenze e un -2,17% negli arrivi rispetto alla precedente stagione, una stagione positiva. Come già evidenziato in altri mesi, l’aumento degli arrivi/presenze stranieri stanno colmando la flessione degli italiani. Sempre in relazione a tutto l’ambito, infatti, gli arrivi stranieri sono cresciuti del +11,99% e le presenze del 22,71%, mentre gli arrivi italiani fanno segnare un Accompagnatori di Madonna di Campiglio e Pinzolo vengono offerte svariate iniziative ed escursioni per poter godere appieno ed in totale sicurezza dell’incantevole paesaggio naturale. Gli appuntamenti per queste
attività sono fissi e settimanali e vanno dalle immancabili gite con le ciaspole (anche serali al chiaro delle fiaccole), alle escursioni con gli sci d’alpinismo e non, fino alle arrampicate sulle cascate di ghiaccio.
5,72% negli arrivi e un -1,07% nelle presenze. Entrando nel dettaglio, il dicembre a Madonna di Campiglio si è concluso con un -0,54% negli arrivi, ma un + 6,76% nelle presenze; stranieri +11,18% (arrivi) e +27,45% (presenze); italiani -3,89% (arrivi) e -0,40% (presenze). Più marcata la flessione a Pinzolo con un -7,48% negli arrivi e -0,77 nelle presenze. Anche qui è da segnalare il deciso aumento degli stranieri: rispettivamente +4,15% negli arrivi e +3,22% nelle presenze; gli italiani si attestano, invece, su -9,74% nelle presenze e un -2,03% negli arrivi. (c.b.) Alla Piana di Nambino è possibile effettuare delle escursioni con le slitte trainate da cani husky o partecipare a dei corsi di avvicinamento al dog sledding. Per i fedelissimi dello sci e gli appassionati degli sport
invernali in generale il calendario è ricco di manifestazioni. Nelle giornate dell’8 e del 9 febbraio si terrà al Palaghiaccio di Pinzolo la 3° gara triveneta di pattinaggio artistico mentre il 9 febbraio a Madonna di Campiglio
presso l’Ursus Park in zona Grostè ci sarà una spettacolare gara di sci freestyle. Il mese di febbraio si chiuderà con il Trofeo Dolomitica Sprint, una gara sprint di sci d’alpinismo serale aperta a tutti presso la località Tulot con, a seguire, fiaccolata dei maestri di sci. Anche inoltrandosi verso la primavera gli eventi saranno numerosi. Molteplici saranno le competizioni sciistiche anche a livello nazionale e internazionale. Da ricordare la 40° edizione della Ski Alp Race Dolomiti di Brenta del 6 aprile ed il 7° Trofeo Super Grostè (4° memorial Alessandro Bleggi) aperto a tutte le categorie che il 13 aprile va a chiudere in bellezza la stagione sciistica invernale. Infine, anche quest’anno verrà riproposta a Campo Carlo Magno la Ciaspingo Val Rendena che il 16 marzo, per la sua 4° edizione, unirà nuovamente lo sport alla solidarietà. In conclusione, la stagione invernale, con la fondamentale importanza che ha per l’economia della valle, sembra stia dando risultati soddisfacenti nonostante questo sia un periodo di difficoltà.
Meteo 2013, maggio e dicembre da record Primavera piovosa, estate sopra la media e dicembre “caldo”. Lo scorso anno attraverso il clima Va in archivio definitivamente l’annata meteorologica 2013 e - attraverso i dati di condizioni climatiche e temperature - è possibile rileggere l’annata appena trascorsa in Giuicarie. L’opportunità arriva grazie al lavoro di Piergiorgio Ferretti, patron del Pierdonè Group, che, da anni quotidianamente conserva le rilevazioni meteo nel paese della Valle del Chiese, costituendo così un formidabile archivio, rivelatore di curiosità e trend del clima nelle nostre zone. Uno sguardo globale. Cominciamo col dire che l’estate 2013, secondo le rilevazioni del Isac-Cnr (Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima – Centro nazionale di ricerca) è stata complessivamente più calda di 0.96°C, relativamente al trimestre estivo Giugno-Luglio-Agosto, rispetto a quella del 2012. Un dato riferito su scala nazionale, che rafforza il trend della decade 2000 di estati più calde della norma, anche se quella del 2013
non ha proposto molte ondate di calore con forti escursioni termiche. A pesare maggiormente sulla crescita è stato proprio il Nordest, assieme alle centrali tirreniche, dove le temperature sono risultate più elevate della norma mediamente anche di 1.5°C; considerando solamente le massime, l’anomalia termica complessiva sale a 1.12°C, con il contributo maggiore dato da Friuli Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige (con temperature massime superiori alle medie fino a 2°C). Dal punto di vista pluviometrico, l’Estate 2013 è stata complessivamente più secca del normale, facendo segnare un -30% a livello nazionale. Trentino, dicembre mai così caldo dal 1920. L’anno 2013, secondo le stime del Servizio Meteo della Provincia, può considerarsi un anno caldo e piovoso oltre la media. A tal fine hanno contribuito mesi di gennaio, luglio, agosto e dicembre, caldi oltre la media, mentre la primavera si è presentata re-
lativamente fresca. In luglio, ad esempio, sono state 25 le giornate con temperature di oltre 30 gradi nelle località del fondovalle. Nel mese di maggio vi è stato invece un ritorno dell’inverno con nevicate tra i 700 ed i 1.00 metri. Un mese tra l’altro molto piovoso (anche se non viene battuto il record del 1926) e con temperature inferiori alla media. La primavera (marzo aprile e maggio) risulta invece eccezionalmente piovosa sia come pioggia cumulata che come numero di giorni piovosi. La temperatura media del mese nella stazione meteo di “Trento Laste” (312 metri di quota) è stata di 15,3°C, 1,8 gradi inferiore alla media climatica (17,1°C). Le precipitazioni cumulate mensili (257,8 mm) sono risultate quasi il triplo della media 1978-2005 (91,8 mm). Il numero di giorni piovosi (16 giorni) è risultato quasi doppio del valore medio (9 giorni). Passando ai primi mesi di questo in-
verno, va detto che il mese di dicembre è risultato il più caldo dal 1920 (anno di inizio delle misurazioni di temperatura). La temperatura media del mese rilevata da Meteo Trentino nella stazione “Trento Laste” è stata di 4,5°C, ben 2,7 gradi superiore alla media storica (1,8°C): battuto quindi il precedente record di 4,4°C risalente al lontano 1934. Relativamente alle precipitazioni va evidenziata l’intensa precipitazione del 26 dicembre quando sono caduti 53 mm a Trento Laste ma in Trentino si sono misurati massimi superiori a 120 mm ed oltre i 1800 m è caduto mediamente un metro di neve. Pur non risultando da record, va segnalato che precipitazioni giornaliere così intense si verificano, in dicembre, mediamente solo un anno su dieci. Giudicarie, Storo. Passando ai dati locali, vediamo come il trend trentino sia sostanzialmente confermato. A un aprile e maggio con tanti giorni di pioggia (oltre 200 i millimetri di
pioggia caduti e pochissime le giornate serene, rispettivamente 8 e 7) hanno fatto riscontro buoni giugno, luglio ed agosto ed un ottimo settembre, in cui la temperatura media massima si è attestata sui 22,5°, confermando il trend degli ultimi anni dello “sforamento” dell’estate su settembre, che tecnicamente infatti, inizia il 23. Sull’anno, da segnalare la temperatura più calda, +35°, rilevata il 6 agosto, e la più fredda, nella notte del 17 dicembre con -7°, tutto sommato un valore mite, se paragonato a quello di altre annate. La media massima annuale è stata di 15,6°, mentre la minima di 6,4°. Le giornate di sole sono state complessivamente 167, il 45,8% del totale; 140 le giornate di pioggia per un totale di 1.635 mm di precipitazioni. Infine il dicembre, particolarmente mite, 5.6° la temperatura media massima, -2,9° la media minima, di fatto confermati nel gennaio, particolarmente mite. (r.b..)
Attualità Quarantadue accertamenti in tutto. Ma, di particolare gravità, per quanto riguarda l’incolumità delle persone e la copertura finanziaria per risarcimenti, in caso di incidenti. Un tipo di reato in forte aumento che, anche qui, non solo nel resto d’Italia registra una crescita preoccupante dovuta principalmente agli effetti della crisi. Indicativo anche l’incremento delle contravvenzioni per eccesso di velocità, rilevate tramite autovelox e speed-check che, rispetto all’anno precedente, con 366 bollettini verdi, inviati ad automobilisti particolarmente “frettolosi”, sfiorano un incremento del 40% e un introito per le casse dei comuni di 116.773 euro. Di cui 73.498 già incassati, per 318 multe all’art. 142, e 48 all’art. 141, solitamente molto salate, anche per chi supera di poco i limiti di velocità. Le operazioni di sorveglianza del Corpo di Polizia Locale, con sede nel capoluogo, ma con competenza su Busa di Tione, Val Rendena fino a Caderzone e Giudicarie Esteriori (esclusi i comuni di Ragoli, Montagne, Strembo e Dorsino) ha interessato anche settori che esulano dal rispetto della normativa stradale. Scorrendo la lista pubblicata, si scopre
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I giudicariesi vanno di fretta Le Contravvenzioni stradali con telelaser ed autovelox in aumento del 40% nel 2013. Sono 10 le infrazioni dell’alcoltest; il 14% a livello provinciale di Ettore Zini Sono in media sette al giorno le chiamate alla centrale operativa (in tutto 2.658), 817 le infrazioni al codice della strada, 49 gli incidenti rilevati, 85 le attività operative di polizia giudiziaria, 34 quelle di polizia amministrativa, 22 le violazioni edilizie accertate. Questa, in sintesi, l’operatività registrata all’interno del Corpo di Polizia Locale delle Giudicarie. Il periodo: dal dicembre 2012 al novembre 2013. Manca solo l’ultimo mese dell’anno, ma il monitoraggio sull’attività del presidio che 65 sono state le verifiche in materia di tutela dell’acqua, 39 le violazioni per inosservanza ai regolamenti comunali, 2 quelle per inquinamento da rumore. Nell’elenco ci sono anche: 228 ispezioni in materia di commercio. Più di cinquanta a pubblici esercizi, 13 i verbali elevati, 5 sequestri di merce. Mentre gli stranieri identificati sono stati 85. I servizi di vigilanza notturna, quelli che richiedono anche l’uso della pistola,
di vigilanza urbana che, opera su Tione e altri quattordici comuni associati, offre uno spaccato completo del lavoro svolto nei mesi trascorsi. “Bilancio lusinghiero – dice il comandante Carlo Marchiori, che ha comunicato con un tweet l’attività che ha impegnato i suoi dieci uomini nell’azione di controllo – dove spiccano le violazioni relative alla mancanza di copertura assicurativa, guida senza patente o contraffazione di cedoline di compagnie di assicurazioni”.
cinquantasette. Ma, è la velocità la bestia nera con cui i vigili di Tione hanno dovuto combattere. “Nonostante dal maggio scorso – dice il comandante – postazioni autovelox e tele laser siano segnalati, il giorno prima, su Twitter al link: @PLGiudicarie”. Una novità che, all’annuncio, aveva suscitato qualche polemica di troppo. Ma che soprattutto, che gli automobilisti - a detta del comandante Marchiori - non hanno saputo coglie-
re, visto il consistente aumento di contravvenzioni rilevate con gli strumenti elettronici. Solo dieci invece le infrazioni all’alcoltest, che comunque rappresentano il 14% di tutte le contravvenzioni in materia rilevate a livello provinciale. A riprova che i giovani in fatto di assunzioni di bevande alcoliche sono più guardinghi, e soprattutto durante i weekend, quando decidono di andare a far festa. O utilizzano i servizi di trasfer
o di pullmini, a cui molte aziende di trasporto persone si sono convertite, o almeno chi guida si impegna a non toccare alcolici per quella sera. Infine sette sono le infrazioni rilevate per guida senza cintura, e 14 i pizzicati con il telefonino in mano. Che dire, a conclusione di un quadro così dettagliato dell’attività di uno dei corpi di vigilanza urbana più attrezzati dell’intero bacino comprensoriale. Innanzi tutto c’è da costatare che
nonostante “il percepito”, i nostri paesi sono ancora tutto sommato tranquilli. E non presentano quei tassi elevati di criminalità, anche micro, che si registrano in ambiti meno periferici e più popolosi. Le Giudicarie in definitiva sono ancora vivibili. Poi, se vigilanza urbana deve esserci, sarebbe opportuno che fosse gestita a livello unitario, facendo in modo che, un sol corpo abbia competenza sull’intero territorio.
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Porto Franco
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Trentino Sviluppo & dintorni, presidente Rossi dia un taglio
C’è da riformare il sistema delle agenzie e delle in-house della Provincia, cresciute troppo in questi ultimi anni di Ettore Zampiccoli I contorni della vicenda sono noti: il presidente Laner va in consiglio di amministrazione e propone (forse sollecitato da qualcuno , leggi Dellai?) di assegnare una consulenza per tre anni al dott. Spagni, dirigente provinciale fresco di pensione. La proposta è bocciata e Laner prende cappello. Di questa storiella di sapore un po’ terronico ne parliamo per evidenziare due piccoli problemi, due questioni che pongono però aspetti di etica pubblica e di trasparenza, che sarebbe ora e tempo che il Trentino, terra di autonomia e di amministrazione seria se non austro-ungarica, prendesse nota e li risolvesse non all’italiana (volemose bene, io do una cosa a te e tu ne dia una a me) ma con un minimo di correttezza. “Una volta – ha scritto di recente un ex dirigente della Provincia – in Trentino c’erano molte idee e pochi soldi: Ora ci sono poche idee e troppi soldi”. E’ così e anche lo scostumato andazzo delle consulenze di fine corsa lo dimostra. Partiamo dunque dalla consulenza che si voleva assegnare ad un ex dirigente provinciale, peraltro competente e serio. Ma è giusto e corretto che dirigenti provinciali (non tutti per la verità ma quelli graditi a Dellai) escano dall’ufficio e il giorno dopo si ritrovino consulenti del tal ente o nel consiglio di amministrazione di qualche Società pubblica, ovvero partecipata dalla Provincia. La nostra risposta è secca e può essere solo no. Va notato che prima che arrivasse il bullismo politico di Dellai i dirigenti provinciali che andavano in pensione per
Bismark, il cancelliere di ferro, ebbe a dire una volta : “Se i tedeschi sapessero come si confezionano in Germania le leggi e le salcicce farebbero la rivoluzione”. Anche i trentini, se sapessero fino in fondo come vengono spese certe risorse pubbliche avrebbero qualcosa da dire e forse potrebbero anche pro-
Diego Laner, ex presidente di Trentino Sviluppo
almeno cinque anni non potevano avere consulenze, né incarichi dalla casa madre. Mi parrebbe una cosa naturale in un’amministrazione seria, perché se un dirigente esce dalla porta ed entra dalla finestra ha raggiunto solo due obiettivi : continuare a servire il Potere di piazza Dante, creare disagio nella classe dirigenziale rimasta in Provincia, alimentare anche possibili motivi di conflitto di interessi e di interferenza. Ma a Dellai questo importava molto poco, tanto che ha cominciato ad assegnare incarichi e prebende ai dirigenti pensionandi o di fresco pensionati, purchè fedeli. I nomi che si potrebbero citare qui sono molti. Con questo sistema Dellai si è garantito fe-
deltà, riconoscenza, ha messo le sue pedine nei posti da controllare, ha creato una super casta burocratica, spesso – non è il caso di Paolo Spagni – arrogante ed anche un tantino incompetente per le funzioni assegnate una volta finita in pensione. Non solo ma ha creato anche le condizioni per non valorizzare un turn over di professionisti e dirigenti sicuramente disponibili sul mercato. I balletti sono stati molti e quello che meraviglia è che sindacati e categorie professionali non abbiano mai detto nulla. Usi ad obbedir tacendo ! Anche questo è Trentino. Su questo sistema brevettato da Dellai vorremmo che il presidente della Provincia Rossi, che giustamente più
testare davanti alla Provincia. Queste breve tiritera per entrare a gamba tesa nel problema : la consulenza proposta e negata da Trentino Sviluppo all’ex dirigente provinciale dott. Paolo Spagni, che ha provocato – tra l’altro – le dimissioni del presidente di Trentino Sviluppo Diego Laner. volte ha parlato di discontinuità, desse un taglio. Un dirigente provinciale che va in pensione e, se vuole continuare ad essere attivo e produttivo, vada a cercarsi consulenze in altri mondi e non in quello comodo ed ovattato della Provincia o delle sue consociate. L’altro aspetto è questo ed è riconducibile alla conclamata trasparenza. Immaginate se la consulenza di Spagni fosse passata tranquillamente in consiglio di amministrazione. Spagni avrebbe avuto in tre anni i suoi 240 mila euro ( questo il modesto compenso ) e nessuno avrebbe saputo nulla. Invece il diavolo ci ha messo la coda e la cosa è diventata pubblica. Ma quante consulenze, quante spese discutibili passano attraverso
le Società partecipate della Provincia, ben protette dal silenzio impenetrabile che circonda queste Spa ? Alla fin fine quelli che gestiscono Trentino Sviluppo & C son pur sempre soldi pubblici e un cittadino avrebbe pure il diritto di sapere come vengono spesi. Invece nulla perché le Società partecipate nulla comunicano. Nell’era di internet e del web la trasparenza dovrebbe essere il requisito minimo dell’agire di una società pubblica. Spesso noi trentini guardiamo al sud con sufficienza e competenza. Ma al sud ci sono partecipate pubbliche che sul loro sito riportano perfino le delibere di spesa di 300/400 euro ! E in Trentino invece niente. Siamo i più furbi della compagnia ? I primi della classe ? Ovve-
ro non persiste anche qui un sistema che puzza di chiuso e di sistemi clientelari e casarecci ? Anche su questo terreno noi pensiamo che il presidente Rossi dovrebbe – potrebbe – dare un segno di discontinuità, obbligando le società partecipate dalla Provincia a pubblicare on line tutte le delibere, grandi e piccole. Come del resto fa la Provincia. Non solo ma cominciando a guardarci dentro, in queste società , misurando risultati ed obiettivi raggiunti. Se così fosse magari ne vedremo delle belle. Ma sarebbe un buon sistema non solo per far sapere al cittadino ciò che è giusto sappia ma per mettere anche sul chi va là qualche dirigente ( e politico ) che con i soldi pubblici fa a disfa senza avere obbligo di render conto alla comunità, che quei soldi gli ha dato da gestire. Tanto, se poi la Società va in passivo, paga la Provincia ( vedi Trentino Tis indimenticabile esempio di spreco e di boria ).
Cooperando
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A guidarla è Giuliano Poletti
Le Cooperative trovano una rappresentanza unitaria di Alberto Carli
Giuliano Poletti
Costituire un’unica organizzazione di rappresentanza cooperativa nazionale è un atto tanto concreto quanto inedito nel nostro Paese essendo la storia piena di associazioni che si spaccano. L’obiettivo è l’identità comune e per costruirla, riferisce Poletti durante il suo intervento, questa associazione deve essere nuova, soprattutto perché deve essere costruita pensando alle cooperative che nasceranno: “il secolo trascorso era dei consumi di massa ora siamo entrati nel secolo della personalizzazione, in cui saltano tutti gli strumenti di intermediazione e dove c’è esigenza di apportare una sana razionalizzazione senza aumentare i costi”. Settori e territori dovranno
seguire un percorso analogo quindi, innanzitutto costituendo i coordinamenti nei territori dove ancora non ci sono. Balza subito all’attenzione che quanto è in atto a livello nazionale, in Trentino e in Giudicarie in particolare è già realtà. Ma questo non può essere letto in chiave consolatoria o peggio ancora con superiorità, deve invece accentuare il senso di urgenza che le nostre cooperative devono avere nell’avviare processi di innovazione a livello organizzativo, tecnologico e di gestione. Se l’autonomia è l’anima del nostro territorio, la cooperazione è il suo corpo, è l’ecosistema fatto di uomini e donne, di competenze e professionalità, di lavoro e solidarietà
Il 29 Gennaio scorso, la IV Assemblea dell’Alleanza delle Cooperative Italiane, riunita a Roma nel Palazzo della cooperazione ha sancito la nascita della “nuova, unitaria ed unica associazione di rappresentanza, assistenza e tutela delle cooperative italiane”. attraverso cui questa anima può continuare a esistere e ad esprimersi con efficienza e responsabilità diffusa. Quali allora le leve su cui lavorare per adeguare il modello cooperativo alle attese e alle esigenze che cambiano? Quali sono gli errori che dobbiamo evitare di commettere? Quali le strade nuove? Alcuni spunti per rispondere a queste domande possiamo trarli dalle considerazioni emerse durante il convegno “ chi pilota le cooperative?” svoltosi a fine 2013 presso la Confederazione Italiana degli Agricoltori del Trentino. Un interessante dibattito che ha evidenziato, come effettivamente siano in atto cambiamenti dentro le cooperative dovuti all’innovazione dei processi, agli
strumenti tecnologici che consentono di conoscere, formarsi e scambiarsi opinioni più rapidamente, e soprattutto di come sia ancora forte l’esigenza di promuovere la partecipazione responsabile dei soci al governo dell’impresa. Un tema che però non può essere riferito solo a una volontà dei gruppi dirigenti, in quanto risulta indispensabile che i soci siano effettivamente consapevoli e liberi di esercitare questo ruolo, che deve essere promosso e sostenuto anche dove l’interesse del socio alla vita cooperativa non è diretto, anche verso quei soci quindi che non vivono e lavorano in una cooperativa ma che utilizzano i servizi di una banca o acquistano i prodotti in una
Giuliano Poletti riconfermato Presidente dell’Alleanza delle Cooperative Italiane per il 2014 parla di una casa comune che farà crescere l’integrazione delle tre centrali (Legacoop, AGCI e Confcooperative ) fino alla nascita di un’unica centrale cooperativa.
cooperativa di consumo. Un tema quello della partecipazione che impatta i modelli di governance delle cooperative. Sempre Poletti, presente al convegno porta all’attenzione che esistono differenze tra piccole e grandi imprese, ma dal punto di vista della effettiva partecipazione responsabile del socio, emerge che non vi è alcun automatismo diretto tra dimensione e capacità di assicurarla. Esistono piccole cooperative che non riescono o non hanno mai impostato metodologie e procedure per garantire la partecipazione dei soci cosi come esistono invece grandi cooperative che hanno investito su questo producendo un clima che vede nel socio che partecipa una risorsa che
aiuta a governare meglio la cooperativa, non un fastidio da evitare. Mettere a disposizione dei soci tutte le informazioni, formare le persone a saperle leggere e a prendere le decisioni deve essere la strada. In sintesi strutturare la partecipazione, perché le cose non capitano a caso, ma vengano decise. Formazione ai soci, rotazione nella composizione dei consigli, preparazione agli avvicendamenti e coinvolgimento dei giovani: “sono tutte attività che vanno decise sulla base di regole condivise, perché senza regole si corre il rischio di determinare situazioni nelle quali un cooperatore si considera o viene considerato come indispensabile”.
Mario Antolini: la vitalità e saggezza dei poeti In una serata a San Barnaba a Bondo è stata tratteggiata la figura di un protagonista della cultura giudicariese Nell’ambito del ciclo invernale degli incontri ideati ed organizzati dallo Studio d’Arte Zanetti di Bagolino nella Chiesa di San Barnaba di Bondo, intitolato “L’uomo e la montagna. Escursioni nel contemporaneo”, sabato 4 gennaio si è tenuta una serata dedicata alla figura di Mario Antolini, maestro, orientalista, giornalista, amministratore, scrittore e poeta, che ha dedicato tutta la sua vita alla formazione sociale e culturale delle Giudicarie. La serata, moderata dalla sagacia psicologica e metaforica di Walter Facchinelli, era intitolata “Mario Antolini Musón si racconta…”. Nella splendida ambientazione della Chiesa di San Barnaba, tra le opere artistiche e fotografiche dedicate alla montagna di Francesco Cito, Lucia Covi, Michele Miorelli, Stefano Isidoro Radoani, Antonio Stagnoli e Ciro Roberto Cipollone, un folto pubblico di amici, ammiratori, estimatori, conoscenti e allievi (è stato maestro elementare di Bondo per dieci anni) ha così potuto ascoltare la voce appassionata di questo testimone del Novecento che in quasi tre ore di dialogo ci ha offerto uno spaccato della sua vita tra Tione, Milano, il Giappone, Napoli e Trento, e contemporaneamente della vita giudicariese dagli anni Venti ad oggi. Sì, perché Mario Antolini, figlio
Mario Antolini Muson
di papà Alfredo Antolini Musón e mamma Maria Alberti Stròpa, oggi ha novantaquattro anni, e, come i reduci da una drammatica guerra, può raccontarci, grazie alla sua vividissima memoria, questo “secolo breve” in cui la vecchia vita rurale, agricola e artigianale giudicariese, abbandonando i campi, le officine e le botteghe, è stata sostituita dalle industrie, dai grandi impianti idroelettrici, dagli impianti sciistici, dai grandi alberghi, dai grandi supermercati e dagli imponenti palazzi delle banche e della burocrazia. Di questa trasformazione hanno sofferto le vecchie istituzioni
più vicine all’uomo, alla famiglia, alla comunità, che sopravvissute per secoli, negli ultimi cento anni si sono liquefatte, come direbbe il suo quasi contemporaneo sociologo polacco Zygmunt Bauman. È stata la competenza di Walter Facchinelli a far sgorgare così i ricordi di Mario Antolini a partire da quel mondo contadino, negli anni Venti, in cui bambino spargeva il letame sui prati a “Plazze” sui Monti di Tione, al mondo salesiano di Milano nel 1932, a quello della missione in Giappone dal 1939 al 1947, sotto la guida dell’oggi venerabile mon. Vincenzo Cimat-
ti, negli anni della seconda guerra mondiale, testimone della tragedia della seconda bomba atomica di Nagasaki, fino al lungo viaggio di ritorno via mare a Tione nel 1947. Di fronte ad un pubblico stupito e attento Mario Antolini ci ha così portato sulle onde del Pacifico sprofondandoci nella cultura giapponese dell’onore con la descrizione della cerimonia dell’Harakiri, a quella poi successiva degli studi alla Facoltà di orientalistica a Napoli negli anni Cinquanta e alla partecipazione dei Comitati Civici di difesa della democrazia durante le elezioni del 1948. Una volta a Tione ha poi descritto la sua attività di maestro nei vari paesi delle Giudicarie (dal 1955 al 1980 a Pelugo, Saone, Tione, Breguzzo, Bondo, Bolbeno-Zuclo) e di giornalista collaborando con le redazioni de “l’Adige”, dell’”Alto Adige” e di varie testate nazionali come la “Domenica del Corriere”. A questa attività aggiunge quella di amministratore del Comune di Tione, dove negli anni Settanta diviene vicesindaco con la lista degli “Indipendenti” di Franco Boni. Partecipa alla stesura, nei primi anni Cinquanta, delle normative e delle leggi che daranno il via ai Bacini Imbriferi Montani (Bim) che fruiscono e gestiscono i contributi (sovracanoni) degli impianti idroelettrici destinati loro a favore delle
popolazioni comprese nei rispettivi Consorzi di Comuni: obiettivo poi amaramente tradito dalla stessa classe politica locale, che ha dirottato in tutt’altra direzione gli investimenti previsti dalla legge. Un tradimento è venuto anche dalla scuola, troppo teorica, che ha staccato dalla vita rurale invece che integrare i giovani alunni giudicariesi nella loro tradizione agricola e artigianale. Molto dure le sue parole con la classe degli amministratori locali che, non conoscendo la storia, hanno perso la tradizione economica, sociale e culturale nella quale le nostre vallate avevano vissuto nei secoli. Il clou della serata è stato rappresentato dalla lettura di alcuni versi in dialetto tionese dal titolo “Ensèma e arént”: mentre veniva recitata il volto di Mario Antolini assumeva le espressioni della vitalità e della saggezza, che solo i grandi testimoni del tempo andato e i grandi poeti, da Ungaretti a Montale, da Bobbio a Luzi, sanno manifestare con al centro quell’umanesimo che dobbiamo prendere come una eredità di valori eterni. Mentre la platea applaudiva calorosamente il suo tributo alle nostre valli ho immaginato idealmente tra quella folla gli occhi commossi dell’amata Gina, alla cui vita ha dedicato tutto il suo amore. Marco Zulberti
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Speciale Carnevale
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Tione, carnevale tra maschere e tradizioni asburgiche
Il Gran Carnevale omaggia la tradizione culinaria dell’Impero, ricordando i 100 anni della Grande Guerra Fin qui la parte enogastronomica, molto ricca. Poi c’è il Carnevale fatto di maschere e divertimento, quello che in questi ultimi anni ha portato in Piazza Cesare Battisti a Tione migliaia di persone ad assistere, dalle tribune o dietro le transenne, alle sfilate dei carri allegorici e dei gruppi mascherati. Una tradizione che, dopo la nevicata del 2013 che ha reso più difficile la manifestazione, torna a perpetuarsi nel segno di carri e maschere protagonisti. La giornata dedicata ai più piccoli è quella di sabato primo marzo, con la tradizionale sfilata dei bambini - il “Carneval dei popi e putei” - che parte alle ore 14.30 da piazza Brevine e arriva al Tennis, dove saranno premiate le mascherine, ci sarà il divertimento di giochi e clown e sarà possibile riscaldarsi con thè e grostoi. Quivi, alle 17.30, vi sarà l’estrazione dell’ordine dei carri nella sfilata di martedì grasso, in programma per il 4 marzo dalle ore 14 in poi (partenza come di consuetudine a San Vigilio e sfilata lungo tutto il vialone). Un appuntamento molto sentito, che negli ultimi anni ha fatto registrare il pienone; dopo la neve dello scorso anno, tornano le tribune in Piazza Battisti per seguire meglio gli spettacoli e le satire proposte da carri e gruppi mascherati. Non manca la parte enogastronomica, con la tradizione
Non solo maschere e balli, nel Gran carnevale di Tione. Anche quest’anno, infatti, sarà protagonista la tradizione culinaria, dedicata in questa edizione 2014, alla Corte degli Asburgo. “Degustando il Carnevale” vuole essere infatti un rispettoso omaggio ai 100 anni della Guerra Bianca, attraverso il ricordo di una parte della tradizione asburgica che ha lasciato importanti tracce in Trentino, caratterizzando con forza questa terra nelle per eccellenza, ossia la distribuzione di “polenta e salam”, piatto storico del Carnevale tionese. Poi la sera, festa con mu-
sica e dj. Novità 2014, la serata non si farà più nel tennis, ma presso la discoteca Absolute di Zuclo. Per tutelare la sicurezza
sue linee identitarie. Ecco allora che otto ristoranti – “Al Sole” e “Dolomiti” di Saone, “La Contea” a Bolbeno, “Alpino”, “Serena”, “Carlone” e “Trento” a Breguzzo e “Pellegrini” a Tione – cucineranno, da giovedì 27 febbraio a martedì 4 marzo, piatti unici al costo di 13 euro che vanno dai bocconcini d’asino al maiale allo spiedo, dal baccalà cotto al forno alla goulash suppe con crauti, goulash di manzo, canederli, ecc ecc.. dei giovani, il Comitato Carnevale di Tione ha predisposto un servizio di Bus-navetta che sarà attivo dalle ore 20.30 alle 2 e
porterà i ragazzi direttamente dal parcheggio del bar Autostazione fino al parcheggio dell’Absolute.
Foto Ernesto Buganza
Una festa che viene da lontano Le prime testimonianze del Carnevale di Tione risalgono addirittura al 1552
Carnevale di Tione, una storia che ha radici lontane. Addirittura una pergamena del Municipio di Tione, datata 19 febbraio 1552, testimonia l’esistenza del Carnevale a Tione già nel tardo Medioevo: si tratta di una sentenza emanata in seguito ad una controversia fra la compagnia del Carnevale di Tione e quelli di Bolbeno: una “questiuncola”, ossia una lite, pendente tra gli uomini del Comune di Tione e Brevine e quelli della Villa di Bolbeno, perché questi pretendevano di essere autorizzati ad assistere con sonatori alla penultima udienza di Carnevale nel foro di Tione e di chiedere un’offerta a quanti incontravano in tale luogo. Questo documento - come altri datati 1635, 1677, 1740 - accertano una situazione di fatto e di diritto a dimostrazione di come il Carnevale fosse
Foto Ernesto Buganza
considerato da molti secoli un’essenziale componente sociale della convivenza comunitaria anche nelle nostre vallate. Interessanti gli elementi costitutivi della tradizione carnevalesca nei nostri paesi: la fase preparatoria con inizio alla fine di gennaio di ogni anno nei filò con travestimenti: uomini vestiti da donna e viceversa; da gennaio alla fine di carnevale i filò erano vivacizzati da dialoghi, canti, scherzi, giochi; il “picìn” o “pocìn” era un tipico pasto carnevalesco che veniva consumato nei filò; lo “invidàr a fiòle” o a “far fiòle” era una trazione delle famiglie patriarcali, ossia un pasto offerto dal capofamiglia alle nuore e generi ed alle loro famiglie a carnevale; la “giubiana” o “zubiana” o “vècia” era un fantoccio di legno, paglia, fieno e stracci, allestito a foggia femminile e quindi bruciato in piazza; i “giubianèi” o “zubianèi” erano i ragazzi con camicioni bianchi e cinture di vario colore che giravano di casa in casa l’ultimo giovedì di gennaio o l’ultimo giovedì di carnevale raccogliendo farina, vino e denaro per fare la gran cena comune. Sempre l’ultimo giorno di carnevale vi era il taglio della testa del gallo sulla piazza del paese da una persona bendata; si predisponevano testi satirici di solito letti sui carri; era buon uso il processo/testamento del carnevale; pure i falò erano allestiti in posizioni montane per essere visibili da tutti. Quindi tradizioni che giungono da tanto lontano è bene che vengano tramandate da generazione in generazione. Per limitarci al Carnevale di Tione nei tempi moderni (divenuto in seguito Giudicariese) oltre agli antichi documenti citati possiamo rifarci alle ultime cronache del cav. Guido Boni e di Romeo Dorna i quali ci parlano delle
Foto Ernesto Buganza
sfilate mascherate del primo decennio del secolo ventesimo, per poi proseguire nei decenni successivi. In uno studio della prof.ssa Osele troviamo una pagina sull’argomento, che ancor oggi, dopo 27 anni, può tornare di piena attualità. «Il Carnevale di Tione si è sempre svolto l’ultimo giorno di Carnevale, cioè il martedì grasso. Fino a non molti anni fa si è tenuto sulla piazza di Brévine (oggi. G. Boni), forse perché per secoli Brévine è stato il centro storico e giuridico delle Giudicarie, come ne fa testo la pergamena del 1552 discussa nel foro di Tione “in Brévine”. Quella piazza, oggi sostituita dalla piazza Cesare Battisti (o “della Crós” o del Municipio), era il centro delle manifestazioni col raduno delle maschere e dei carri e con la distribuzione della tradizionale “polenta e salàm”. Si racconta che grandi fuochi venivano accesi fin dal primo mattino e, in enormi pentoloni, da un gruppo di esperti “polentèr” veniva fatta la polenta che poi veniva distribuita gratuitamente alla popolazione. Accanto alle manifestazioni pubbliche, riservate al martedì grasso, venivano organizzati anche balli, sfilate dei carri, falò accesi nella notte sui declivi montani. V’erano, inoltre, una serie di tradizioni che po-
tevano essere considerate preparatorie all’esplosione dell’allegria collettiva dell’ultimo giorno di Carnevale, più strettamente legate alle caratteristiche socio-ambientali della zona ed in particolare alla vita contadina. Nel tepore di una stalla ospitale, l’unica possibilità di aggregazione alla portata di tutti in cui il benessere era appannaggio di pochi, il filò diventava il centro animatore di mille piccole occasioni per divertirsi e stare insieme: giovani mascherati giravano, infatti, di stalla in stalla, improvvisando scherzi e brevi recite». Una tradizione significativa che ha conosciuto periodi di pausa solo in concomitanza con eventi bellici». Fin qui il passato: il presente ormai è noto a tutti. La sfilata dei carri ha abbandonato Brévine e si è portata sul lato opposto della borgata, a Sivré per portare le singole esibizioni poi in piazza del Municipio, oggi addirittura fornita di accoglienti e funzionali tribune. L’apposito attivo e sagace Comitato - tramandato di generazione in generazione da sempre - resta il centro promozionale ed organizzativo della manifestazione carnevalesca che attrae gente da ogni dove. (m.a.m.)
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Questo modello può diventare un punto di riferimento anche in questo importante comparto
La forma cooperativa a supporto dello sviluppo turistico di Alberto Carli
Una veduta di Pinzolo nell’abito invernale
PonteArche eredita un patrimonio Anche al Comune di Comano Terme una parte del lascito di Raffaella Rigotti. Un gesto in controtendenza: attaccamento al suo paese e spiazzante fiducia verso le istituzioni di Denise Rocca
Raffaella Rigotti
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Speciale Carnevale
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La tradizione del Gran Carnevale sfila sull’“anello” di Storo Divertimento, maschere e musica con quattro appuntamenti dall’1 all’8 marzo
Si comincia sabato primo marzo, con la festa a tutta dance nel teatro-tenda alla “Piane” con lo schieramento di dj sopra accennato. Poi lo spazio per i più piccoli, domenica 2 marzo, con il “Carnevale dei ragazzi”, con la sfilata delle mascherine per le vie di Storo, intrattenimento con giochi animazione e musica presso il teatro tenda posizionato davanti alla caserma dei Vigili del fuoco. Nella serata, classico appuntamento con il liscio, sempre presso il Teatro Tenda in compagnia dell’orchestra Claudio Bonelli. L’apice del carnevale è previsto come sempre per il martedì “grasso”, il 4 marzo, con la mattinata dedicata ai più piccoli e alla sfilata delle mascherine per le vie del centro storico alle 10.30. Poi, alle 14.30, l’inizio del Gran Carnevale con
Quattro giornate di appuntamenti, l’1,2,4 e 8 marzo, tra musica, maschere, feste e divertimenti. E’ il ricco buffet proposto dalla Pro Loco di Storo per la 47esima edizione del locale Gran Carnevale. Un evento atteso e partecipato a confine tra Trentino e Lombardia, con tanti visitatori che arrivano anche da fuori provincia per vedere questo spettacolo fatto di sfilate, carri, maschere nell’ “anello” della zona residenziale di Storo, con gran finale in musica
la sfilata dei carri locali che rappresenta il momento più atteso, presso l’anello della zona residenziale di Storo che ospiterà le scenette e le
satire proposte dai partecipanti con la tribunetta centrale e la gente distribuita lungo tutto il percorso. Scenette e divertimento da
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nel teatro tenda in Località “le Piane”, ormai divenuto un classico. Proprio qui - nel teatro-tenda che l’anno scorso ospitò nella serata finale oltre 5.000 persone - vi sarà la premiazione dei carri e dei gruppi mascherati vincitori, con la musica di Paps’n’Skar & Marvin, e il dj Francesco Nasti, Matthew Bee, Alberto Ruffo, Sandro Santoro, Tommy Voice, David Monfrì, 5°Elemento, LK Band, in collaborazione con Radio Viva Fm.
gustare fino alle 17 circa, quando, presso il tendone, vi sarà polenta carbonera per tutti in attesa del Gran Ballo Mascherato Presso
il Teatro Tenda in località “Piane” con le premiazioni dei carri e dei gruppi che hanno partecipato al “martedì di Carnevale” con il
premio “Mati Quadrati”. Poi, sabato 8 marzo un “prolungamento” del Carnevale, con protagonisti i carri provenienti da tutte le Giudicarie (e anche dalla Val di Ledro) che si esibiranno anch’essi nell’”anello” della zona residenziale di Storo e si contenderanno il trofeo “Gran Carnevale” e il Trofeo “Ermann Zontini. La sera mega-festa al Teatro Tenda in località “Piane” con musica live. A mezzanotte le premiazioni e poi festa fino al mattino. Per l’occasione sarà attivo un servizio Bus Navetta da Tione, Vestone e Bezzecca. Un evento ormai da tre anni è organizzato dalla Pro loco di Storo (mentre nei tre precedenti era stato organizzato dal gruppo dei Mati Quadrati, poi trasformatisi in Pro loco) guidata dal presidente Nicola Zontini.
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“Ci muoviamo per chi non si può muovere”
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Lo slogan del comitato per Fulvio Cimarolli nato in Valle del Chiese riaccende l’attenzione sulla situazione dei malati di Sla di Arianna Foglio
Fulvio Cimarolli
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Musica
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Marco Garbari, autore di Caderzone Terme, presenta il suo album d’esordio
“Allo sbaraglio il mondo e la realtà” di Alessandro Togni “Allo sbaraglio il mondo e la realtà” pure se nella titolazione lascia avvertire talune spregiudicatezze possibili dell’universo giovanile, ad un ascolto attento delle dieci tracce che lo compongono, sembra risolversi invece in una sorta di fioretto francescano dove la musica e le parole contribuiscono a codificare una catarsi infinitamente umana, dove avviene una riscoperta di toni raccolti, non propriamente consueti nella contemporaneità. Dentro un moto di riappropriazione della bellezza dei sentimenti spontanei ecco avanzare, fra versi struggenti intesi come stille di emozione, una liturgia prevista nella rinuncia delle magniloquenze elettroniche, senza nessun ciclone sinfonico, aderente invece ad una sorta di minimalismo che potremmo paragonare all’atmosfera sognante e cristallina, esile ed evanescente dei canti gregoriani. La figura di “singer-songwriter” di Marco si espone ed alimenta una pioggia rarefatta di emozioni profumate, ammalianti seppur scarne confessioni morali oscillanti fra diversi modi di comunicare, fluttuando in modo trasognato in una sorta di oratorio dove discretamente si disvela anche il piccolo gioco musicale di una formazione intesa come “ensemble da camera” mentre elabora fraseggi concepiti in forma d’accompagnamento alla poetica romantica dell’autore. Tutto assomiglia ad un canto dimesso ed esistenziale, tutto prende la sembianza lirica ed apollinea di una preghiera alla quale si affianca una melodia ridotta all’essenziale ed un ritmo quasi assente cadenzato in
Marco Garbari, autore di Caderzone Terme, si presenta con questo album d’esordio colmo di riflessioni intimistiche, al quale affida una sincera “teoria acu-
Marco Garbari
forma di “slow” meditativo. Una composizione filosofica che istiga flussi di coscienza, dove la voce racconta quasi senza cantare, manifestando ripensamenti e malinconie come fossero la materia psicologica di un lamento. E quindi un diario intimo ed introspettivo inteso nella più alta forma di trasposizione impressionistica, aperto perchè tutti possano ricavarne i contenuti più profondi, come il tenue e solitario respiro dell’anima pensierosa in esso custodita, che pure nella disposizione a volte tormentata, vuole manifestarsi nella sua più importante “vocazione civile”. Alle radici di questo suggestivo lavoro di Marco Garbari si ritrovano certamente le incidenze della storia della musica italiana e dei cantautori più raffinati, la descrizione della quotidianità e le sue figu-
stica” in grado di restituire rappresentazione alle numerose inquietudini, alle osservazioni e riflessioni del suo animo giovane e sensibile.
La copertina dell’ìalbum “Allo sbaraglio il mondo e la realtà”
MARCO GARBARI, “ALLO SBARAGLIO IL MONDO E LA REALTÀ” (2013) Marco Garbari: testi e musiche, voce, chitarre, batteria, percussioni, flauto dolce Paolo Molinari: basso elettrico, violoncello Edoardo Floriani: clarinetto Paolo Garbari: fisarmonica Elisa Bruti: violino Giovanni Molinari: stesura spartiti musicali Giorgio Perini: recording, editing e mastering Luca Bretta “Brettoli”: pre registrazione e aiuti vari Il cd è disponibile in Giudicarie presso la Famiglia Cooperativa di Pinzolo, Famiglia cooperativa di Caderzone e presso Videocenter a Tione. razioni naturali rese attraverso le parole più semplici e discorsive; ed in questo senso anche la pulizia formale dell’impianto sonoro si dispone con accompagnamenti chitarristici punteggiati di tanto in tanto da ingressi discreti di batteria, flauto dolce, violoncello o fisarmonica, al fine di suggerire atmosfere e paesaggi di “vita reale”. E così l’album si apre con “Occhi di cristallo”, una
storia d’amore e delusione con ineludibili ombre depressive, per proseguire con “La canzone dell’in-
quietudine”, disarmante rappresentazione di una psicologia umorale peraltro resa leggera dagli inserti “vaudeville” del flauto dolce; ed ancora “Veramente Me”, una libera interpretazione di “Into the Wild”, il film di Sean Penn divenuto un classico della sottocultura urbana del III millennio. Con “Le rondini” il gioco della mente diventa meno allarmante pure se gli elementi simbolici sembrano produrre stati di straniazione e disinvoltura quasi surreale. Proseguendo ecco la mattutina e fresca “Per la via” scandita da accelerazioni ritmiche che alla fine
si adagiano sopra il tappeto classicheggiante di un clarinetto malinconico. La traccia numero sei, unica in lingua inglese, si chiama “I Don’t Think” semplice racconto in stile “dada” alla maniera dei poeti beat degli anni ‘60; anticipa la dolorosa e sofferta “Canzone per Marco”, commovente e sbiancante estasi segnata dagli accordi della chitarra ubbidiente, dal triste guaito della fisarmonica, dalle parole d’addio... Un miserere. “Pirata Barbanera” indicando frammenti di un amore svanito sembra un viaggio nella notte dei ricordi, così come “La ballerina” che, nell’incanto di versi quasi infantili, riporta alla luce memorie di un tempo passato, peraltro sostenuto verso il finale dal pianto nostalgico del violoncello e dall’arpeggio della chitarra. “Come se stessimo giocando”, la canzone in ultima traccia, pare risolvere il viaggio dispendioso dell’intero album ed aprire ad immagini meno contrastate dove maggiore appare la luminosità ormai affrancata dal buio. Bello anche il booklet curato da Adriano Ongari che ospita le tranquillizzanti e biografiche fotografie dell’autore, poste in dialogo con le tumultuose e nottambule espressività della pittura informale di Mattia Cozzio. Meritevole!
Cultura
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Il giornalista Rai Piero Badaloni ha dedicato un documentario a questa realtà così particolare di gestione della proprietà comune
Le Regole Spinale-Manez vanno sul piccolo schermo
“La Comunità delle Regole di Spinale e Manez è una comunanza agraria esistente ab immemorabili, di proprietà delle popolazioni dei comuni di Ragoli, Montagne e Preore e da loro amministrata. I terreni e i beni immobili della Comunità sono inalienabili, indivisibili e vincolati in perpetuo a destinazione delle popolazioni delle tre comunità” la voce di Badaloni, fuori campo, scandisce le prime righe dello statuto delle Regole, sullo sfondo scorrono le immagini della Giornata delle Regole, il 7 luglio 2013, quando le riprese iniziarono. Inizia il viaggio: nelle origini, nei documenti, nei luoghi simbolo che testimoniano la millenaria storia della Comunità, ma anche a conoscere una serie di personaggi del presente e del passato che quella storia la incarnano. La telecamera e il microfono di Badaloni incontrano l’unico e ultimo
Si chiama “Due Regole per il scoperta del significato, dalla di Denise Rocca Futuro” ed è il video documennascita alla contemporaneità, tario che Piero Badaloni, giornalista e volto noto della delle proprietà collettive come gli antichi giudicariesi Rai, ha realizzato per raccontare la Comunità delle Re- le avevano intese e normate. Prodotto dalla Fondazione gole di Spinale e Manez fuori dai confini del suo territorio Museo Storico, il documentario è ancora sconosciuto ai naturale. Il video è il racconto per immagini del viaggio regolieri che lo vedranno a breve in una serata nella quacompiuto dal giornalista, e dagli spettatori con lui, alla le interverrà il giornalista della Rai. abitante di Irone, Giovanni Giovannella la cui moglie se ne sta nella casa di famiglia a Ragoli e lo viene a trovare una volta in settimana; si sofferma sui Baschenis che affrescarono la chiesa dei Santi Faustino e Giovita, fulcro religioso e sociale della Comunità regoliera; non si fa sfuggire due parole con Cesare Maestri che mise per la prima volta le mani sulle rocce del Brenta, nel ‘49, per non togliercele mai più; compare il malgaro che insegna a nipotino il mestiere, incurante del fatto che ai tempi del primo era una professione dura, ma comune, oggi è una scelta di vita considerata alter-
nativa; in primo piano parla la giovane regoliera, che l’essere capofuoco pone in una posizione diversa all’interno della propria relazione di coppia; accanto ai regolieri, anche una serie di personaggi illustri il cui sguardo sulle Regole di Spinale e Manez è professionale, come il giudice della Corte costituzionale Paolo Grossi, il presidente del Centro studi proprietà Collettiva e Demani Civici dell’Università di Trento Pietro Nervi, il docente di Storia del Diritto dell’università di Trento Diego Quaglioni, perfino una delegazione di studiosi cinesi arrivati in Giudicarie a studiare l’unicità del-
la Comunità. Sullo sfondo la meraviglia del territorio delle Regole, e lo sguardo del giornalista Badaloni per il quale le proprietà collettive giudicariesi sono state una scoperta. Cosa l’ha colpita di piu? “L’attaccamento e il rispetto dello statuto, quindi alle regole della Regola che hanno un valore che viene dal passato ma non è assolutamente conservativo, piuttosto una proiezione nel futuro. E’ l’anticipazione, in qualche modo, di una struttura sociale che è straordinario fosse già stata intuita nel XIII secolo e che poi è stata ribadita nella sua stragrande maggioranza dopo la legge provinciale
del 1960. Ma anche il rispetto del ruolo della donna, le interviste alla giovane regoliera e all’ultimo abitante di Irone che sembrano opposti ma hanno lo stesso senso di fierezza per un’appartenenza e per la bellezza del proprio territorio. E poi questo straordinario senso di gestione dal basso, di democrazia diretta. E’ perfetto il sistema da questo punto di vista: il presidente che non ha un ruolo preponderante ma di stimolo e coordinamento, il criterio di gestione delle entrate, che servono a sostenere la gioventù e le associazioni presenti sul territorio, e torniamo ancora al valore della solida-
rietà che è un’altra delle cose che mi ha intrigato”. Proprietà collettive: “un altro modo di possedere” scrivono sul loro sito le Regole di Spinale e Manez, il privilegiare l’uso rispetto al possesso” spiega Franco De Battaglia sullo schermo, un sistema che si poggia anche su uno degli esempi più puri di democrazia diretta in uso al momento. Un documentario che testimonia la longevità di una gestione del territorio, bene di tutti, basata su pochi, semplici principi di vita comune, un esempio di democrazia diretta capace di generare non la parcellizzazione del potere che finisce per gestire solo se stesso, ma un vertice effettivamente in grado di prendere decisioni. Una formula di lunga vita applicabile anche fuori dai confini e dai numeri infinitesimali di tre piccole comunità montane? La domanda rimane aperta.
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Attualità
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Chi non è stato lì in quei giorni, non riesce a rendersi conto dell’immane lavoro fatto dagli abitanti di Cavezzo, per tornare alla normalità. Nel centro abitato le macerie sono state tolte, con una sorta di operazione chirurgica, che minimizza e rende quasi invisibili le cicatrici urbane, ancora profonde, nel tessuto produttivo e nelle persone. Te ne rendi conto visitando le aree artigianali e industriali. E, soprattutto parlando con la gente, non più in grado di guardare al futuro con la forza e la vitalità di un tempo. In un ambiente così provato, incapace a recuperare i ritmi di un’economia che stenta a rimettersi in carreggiata, una delle poche certezze è la nuova scuola, realizzata a tempo di record con il concorso e la generosità di tantissima gente. In quel polo scolastico, tutt’oggi in fase di completamento (grazie ai fondi raccolti dal Corriere della Sera, le gru sono all’opera per completare il “polo” con una palestra e una struttura coperta che raccorda scuole elementari a scuole medie), la parte finita è quella progettata e portata a termine grazie alla sottoscrizione aperta dalla Comunità delle Giudicarie e dal Comitato “Una scuola per Cavezzo”. In quell’area, fino all’autunno del 2012 un rigoglioso campo di mais, è sorta la scuola “Dante Alighieri”: un complesso scolastico, su un sol piano, che ospita, in sicurezza, i 196 ragazzi della locale “media”. In pochi mesi la generosità e l’imprenditorialità giudicariese sono riuscite nel miracolo: fabbricare dal nulla, e in tempo utile per l’inizio delle scuole, una struttura capace di accogliere gli alunni rimasti privi di un tetto dove frequentare con regolarità le lezioni. All’indomani del terremoto, che aveva raso al suolo tutti gli edifici scolastici della cittadina, nei nostri comuni si è aperta una grande gara di solidarietà che ha permesso di realizzare un complesso scolastico moderno. E sicuro. Dotato di standard di sicurezza, capaci di far iniziare l’anno scolastico senza i timori di altri crolli. Dopo quel terribile movimento tellurico la prima preoccupazione degli abitanti di quel centro agricolo e industriale di 7.500 anime, era tenere i ragazzi al riparo da altri possibili rischi. Ed ecco il provvidenziale progetto del comitato giudicariese. Che, oltre a confort e fruibilità, contemplava al primissimo posto la voce sicurezza. Oggi quella struttura è perfettamente funzionante. Quasi duecento studenti vi frequentano regolarmente le lezioni. E il corpo docente, e la comunità cavezzese sono riconoscenti al Trentino per lo slancio di generosità che ha permesso loro di avere una scuola, per il futuro dei loro figli. A due anni dal terremoto, è arrivato il momento di consegnare definitivamente le chiavi della struttura ai legittimi proprietari. Nei giorni scorsi, una delegazione della Comunità di Valle ha incontrato i dirigenti della scuola e i
Scuola di Cavezzo, il passaggio delle chiavi
Il comune terremotato torna alla quasi normalità grazie alla Comunità e alla generosità dei giudicariesi di Ettore Zini Se non fosse per quegli edifici lesionati del centro storico, con la bella Chiesa di Sant Egidio, monumento storico del 1203, completamente in rovina, non diresti che quello è il paese che il 29 maggio del 2012, durante la devastante scossa tellurica responsabili dell’amministrazione del comune modenese, per staccare definitivamente il cordone ombelicale che in questi mesi ha legato le due comunità. La scuola è perfettamente funzionante e in grado di camminare da sola. Gli ultimi lavori hanno interessato i cortili dove hanno trovato posto elementi architettonici in pietra della val di Genova che ben si sposa con la struttura in legni e fibre pregiate “del Trentino”che caratterizzano l’intero complesso. Alla cerimonia di congedo (nei prossimi giorni dopo l’espletamento delle ultime
formalità contabili anche il Comitato “Una scuola per Cavezzo” verrà sciolto) per le Giudicarie c’erano l’assessore alle politiche sociali Luigi Olivieri, l’architetto Maurizio Polla responsabile dell’ufficio tecnico e il segretario Michele Carboni. Tutti, con competenze e ruoli diversi, tra gli artefici di questa esperienza. Le strette di mano con i dirigenti scolastici, con il corpo docente, con l’assessore alla cultura Lisa Luppi e con il sindaco di Cavezzo Stefano Draghetti hanno siglato il passaggio di consegne. Una cerimonia del
che ha messo in ginocchio uno dei distretti più produttivi dell’Emilia, ha subito i danni maggiori. Dalla periferia al centro, interi caseggiati ridotti in rovina dalla furia del sisma, sono stati rimossi.
La nuova scuola realizzata a Cavezzo
tutto informale. Che, in qualche modo sancisce il ritorno alla “quasi” normalità, per un paese che ancora avverte il peso di quel terribile scossone. E che, nonostante gli sforzi e la grande forza d’ani-
mo, non è ancora riuscito del tutto a rimettere in carreggiata l’economia. In aperta campagna i casolari abbandonati dopo la scossa, rammentano la tragicità di quella bruttissima esperienza. Una delle
realtà davvero funzionanti è la nuova struttura scolastica. “Grazie alla quale - ha detto la nuova preside - gli alunni possono seguire le lezioni in un habitat sicuro e congeniale”. Non c’è retorica nelle parole del sindaco e dei dirigenti scolastici di Cavezzo. Ma riconoscenza e gratitudine, per quell’aiuto provvidenziale arrivato in un momento buio della loro storia, quelle sì, le tocchi con mano. Affogati nella pavimentazione in granito, agli ingressi dell’istituto, ci sono due mani stilizzate che si stringono. Uniscono, scolpiti nella pietra i contorni di due regioni: l’Emilia e il Trentino. Sono l’emblema, la testimonianza di questa storia. Di cui gli abitanti delle nostre valli possono andare orgogliosi.
Eccochihacontribuitoallarinascitadellascuola C
avezzo: missione compiuta. Come quei comandanti di corvetta che si congedano dall’equipaggio dopo aver portato a termine la missione affidatagli, il Comitato “Una scuola per Cavezzo” si è accomiatato dal paese cui, solo due anni fa, aveva teso la mano in occasione del terremoto. E’ stata un’importante gara di solidarietà. A cui hanno partecipato, comuni, privati cittadini , associazioni, e istituzioni delle nostre valli. In testa la Comunità delle Giudicarie a cui si è associata anche quella dell’Alta Valsugana. L’elenco di chi, non solo ha messo mano al portafoglio per ridare un nuovo edificio
scolastico al comune emiliano (Cavezzo è stato il più colpito dal sisma maggio del 2012), ma ha dato la propria disponibilità e le proprie risorse umane (quali per esempio il personale dell’Ufficio Tecnico della Comunità di Valle che si è assunto l’onere della progettazione e la direzione lavori) è lungo. E vale la pena che sia ricordato. Complessivamente la ricostruzione della scuola media “Dante Alighieri” di Cavezzo è costata 939.502,08 euro. A cui vanno aggiunti 40.818,55 euro per la realizzazione della piazzetta ricreativa nelle pertinenze esterne dell’Istituto. E i costi amministrativi che ammontano a 3.742,47 euro,
più 172,27 euro di imposte e tasse sul conto corrente. Un resoconto al centesimo. Che dà un totale di 984.236,37 euro. Per far fronte al quasi milione di euro che il “Comitato” ha dovuto sostenere, ci si avvalsi della generosità di imprese private, comuni, enti e privati cittadini. A cui vanno assommate anche le cifre significative deliberate da Conad e Cariparma, da associazioni di volontariato come gli Ambiti Territoriali di Caccia Mo1, Mo2 e Mo3 e del Zonta International Club. Più i contributi versati dal gruppo di Catechesi di Carisolo e dei ragazzi dell’Istituto Comprensivo del Chiese (coop. Cora 2000). Nella lista che
La nuova scuola realizzata a Cavezzo
ci sembra giusto enumerare dettagliatamente ci sono: Comunità delle Giudicarie (35.939,91), Comunità Alta Valsugana e Bersntol (35.000), Comuni delle Giudicarie (276.788,71), Bim del Sarca e del Chiese (60.000), Casse Rurali delle Giudicarie (20.000), Fami-
glia Cooperativa di Pinzolo (5.000), Funivie di Pinzolo e Madonna di Campiglio (15.000), Risto3 (3.500), Imprese private (353.720), Associazioni di volontariato (155.831,45), Privati cittadini (23.352,34), interessi attivi su C/C (103,96). (e.z.)
Attualità Lo assicurano i gestori del servizio
“Crescono i costi, ma non le bollette”
Nonostante gli esiti dell’appalto sulle immondizie, da cui ci si attendeva almeno un ribasso del 10%, bollette quasi invariate, dicono i responsabili del servizio. In Comunità di Valle sono ottimisti. E, nonostante i costi “vivi” siano lievitati per quasi un milione di euro l’anno (+ 30% rispetto al precedente appalto, con i centri di raccolta dimezzati), sostengono di poter contenere le bollette Tia, entro valori accettabili. A vantaggio dell’utenza, dicono, ci sono delle spese che grazie al passaggio di proprietà della discarica di Zuclo, dal primo gennaio in carico alla Provincia, ci saranno delle economie di scala che potranno permettere la limitazione delle spese. Quindi dei costi. Prima di tutto ci sono gli accantonamenti relativi al centro di raccolta del “Bersaglio”di Zuclo, i così detti costi “post mortem” dell’impianto. Ora, non più a carico della Comunità, ma dell’Ente Provincia. Poi - e anche questa è una voce di una certa rilevanza - ci sono quelli relativi allo smaltimento del percolato. Voce non trascurabile, che soprattutto in periodi piovosi come quelli dello scorso gennaio, incidono non poco su chi ha in carico il servizio. Solo nelle passate settimane – spiega chi è addetto ai conteggi - i camion che hanno fatto la spola con i depuratori sono stati più di 60. A 300 euro il viaggio, già si può parlare di un bel risparmio. In più c’è la promessa da parte degli organi provinciali di garantire lo smaltimento in Trentino, di almeno un carico di organico alla settimana. Anche questi sono costi che potrebbero più non gravare sulla bolletta dei contribuenti giudicariesi. Insomma a chi mette le mani avanti (cioè noi) preventivando bollette più care, a Tione rispondono di non fare le Cassandre. Il nuovo appalto dei rifiuti è andato un po’ meno bene di quanto si sperava, ma la situazione è, come si dice, sotto controllo. E grazie ai risparmi e a una gestione oculata del servizio anche in futuro non dovrebbero esserci particolari rincari. Bene. Se le cose staranno così, ne saremo felicissimi soprattutto per i contribuenti. Per gioire però, aspettiamo l’arrivo delle prossime cartelle! E se le cose andranno come ci hanno assicurato, lo promettiamo, i primi a complimentarci saremo noi. (e.z.)
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Raccoltarifiuti,appaltoallaSogap La ditta di Preore si aggiudica il bando europeo da 3 milioni. Ora si teme l’aumento delle tariffe di Ettore Zini In Comunità di Valle dicono di no. Ma è difficile credere che le bollette della raccolta immondizie non subiscano ritocchi anche consistenti. Ovviamente, come nella miglior tradizione italiana, all’insù. Lo anticipa, o meglio lo lascia presagire, l’aggiudicazione della gara d’appalto della raccolta per i prossimi cinque anni. Gara
Il centro raccolta materiali delle Giudicarie
Ma, che, di fatto, consegna per l’ennesima volta il servizio di raccolta integrato di tutti i rifiuti della valle (urbani e assimilabili) all’azienda locale, già rodata sul territorio – dice il comunicato di aggiudicazione - per la sua affidabilità nella raccolta. Con la sola eccezione che, questa volta, l’appalto le è stato assegnato a un costo molto superiore a quello di cinque anni fa. Allora l’appalto era stato assegnato con uno sconto, a due cifre, del 20%. La gara era al massimo ribasso. E, dai 2.700.000 euro dell’offerta di base, l’aggiudicazione era scesa a 2.080.000, prezzo pagato fino ad oggi per la raccolta e lo smaltimento in discarica di tutti i rifiuti della valle: da Bondone di Storo, fino a Madonna di Campiglio. Da oggi, me-
glio dal prossimo mese di aprile, il costo della raccolta sale a 3.036.453,50 euro. Quasi un milione di euro in più che in passato. Con la certezza matematica quindi che, quel costo, seppur con delle variabilità connesse alla raccolta, dovrà essere spalmato sulle prossime bollette dell’utenza. In lizza solo due concorrenti: la Sogap di Preore che si è aggiudicata la commessa con
che è stata assegnata, ancora una volta, alla Sogap srl di Preore, in pratica da sempre azienda erogatrice del servizio per conto del Comprensorio delle Giudicarie, prima, e per la Comunità di Valle, poi. Gara che, a rigor di procedura, è considerata ancora provvisoria fino all’espletamento di tutte le formalità del bando. un ribasso del 2,429% sui 3.111.946 preventivati, e la ditta Aimeri Ambiente Spa di Milano che, con un’offerta di 3.047.743,26 euro, ha praticato uno sconto del 2,066%, solo 11.290 euro in più dell’azienda del posto. Davvero un’inezia. Che non collima con i ribassi molto più consistenti fatti registrare in altre realtà territoriali come per esempio Rovereto e la Valsugana. L’offerta Sogap, tra l’altro, è risultata migliore sia per offerta tecnica, che per quella economica. Altre tre aziende si erano interessate al bando: l’Aprica di Brescia, la Padova 3 di Padova e la Sesa di Este. Tutte e tre, però, dopo un sopraluogo “in loco” per verificare le caratteristiche del bacino e le caratteristiche dell’appalto non hanno presentato alcuna offerta lasciando, campo libero all’azienda di Preore e al colosso milanese, che per qualche centesimo di punto (uno scarso 0,36%) si sono contese l’aggiudicazione del servizio. Ora c’è da
verificare quella che in termini tecnici è considerata “un’anomalia”. Vale a dire c’è da verificare come mai, a offerta migliore corrisponda anche prezzo minore. Poi, da aprile (il termine per la verifica scade il 30 marzo), l’aggiudicazione da provvisoria dovrebbe diventare definitiva. L’affidamento di questo servizio in ambito giudicariese - spiega la nota che accompagna la notizia di aggiudicazione - è avvenuto tramite bando europeo, pubblicato su Gazzette Ufficiali e giornali a tiratura nazionale. E’ uno degli appalti più importanti gestiti dalla Comunità delle Giudicarie. Garantisce la raccolta di 20 mila tonnellate di rifiuti annui, di cui 16 mila differenziate e “lavorate” nel Centro Integrato di trattamento dei Rifiuti, in località Bersaglio a Zuclo, che tra l’altro, dal primo gennaio di quest’anno è passato sotto la gestione diretta della Provincia. La sua incidenza sull’intero servizio è rilevante, considerando che il costo complessivo ripartito finora sugli utenti era di circa 5.300.000 euro. A cui, dai prossimi mesi, andranno ad assommarsi altri 956.000 euro di costi aggiuntivi. Compresi i 350 mila euro di affitto annui, pagati per le chiavette collegate ai contenitori del residuo, corrisposti con contratto pluriennale alla Emz di Bolzano.
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Continua nel 2006, quando tra il 2 Marzo e il 25 Aprile, l’APPA (agenzia provinciale protezione ambiente) analizza le polveri inquinanti e stila una relazione che non lascia dubbi. Non tutti i valori sono nella norma. La concentrazione di PM10 rischia di superare in breve tempo i limiti posti a tutela della salute ed è quindi necessario pianificare ulteriori cicli d’analisi in diversi periodi dell’anno. Storo entra nell’elenco dei comuni nei quali c’è bisogno di azioni di risanamento, per rientrare nei limiti della normativa. La relazione in possesso alle varie amministrazioni che si sono succedute tra il 2006 e il 2013 non è servita ad impegnarsi per trovare cause e soluzioni al problema dell’inquinamento, fino a quando, il 25 Novembre 2013, i dati delle PM10 diventano allarmanti a causa della presenza dell’alta pressione protrattasi per parecchi giorni. Dopo un’attenta analisi dei dati, il Comitato del Bene Comune s’interroga sul come si sia potuti arrivare a dati allarmanti, nonostante negli anni passati ci siano state molte occasione di studiare le cause delle emissioni tossiche. Il 18 Dicembre 2013 il comune in collaborazione con
Che aria tira a Storo? La qualità dei rilevamenti non è buona, “colpa” soprattutto delle stufe a legna. Il Comune si attiva per cercare soluzioni
Un tema estremamente delicato quello dell’inquinamento nell’abitato di Storo. Un argomento riportato alla luce nel Dicembre 2013 dal Comitato Bene Comune, che è riuscito a far riemergere un problema sottovalutato da anni. L’accusa del Comitato verso l’amministrazione comunale è quella di aver rimandato per troppo tempo una questione l’APPA organizza una serata informativa sulla campagna di monitoraggio della qualità dell’aria, dove alla presenza di circa una cinquantina di persone fa un resoconto della situazione in cui si trova il centro della Valle del Chiese. Dal 25 Novembre in poi tutti gli inquinanti hanno raddoppiato i loro livelli, tanto da metterli in paragone con quelli registrati vicino ad un’autostrada. Cinque gli agenti inquinanti presi in esame, ma quello di maggior impatto è il particolato. Concordati i sei punti dove
così importante, che sta a cuore a tutta la popolazione. Il problema della qualità dell’aria nasce nel 2005, quando il gruppo consiliare “Noi Siamo Voi” sottolinea al comune la necessità di provvedere ad un’azione di monitoraggio, vista la pessima qualità dell’aria che in particolari situazioni climatiche si vede e si sente.
Una veduta dell’abitato di Storo
verrà spostata la centralina mobile che andrà ad aiutare quella fissa montata il 13 Agosto in Via Cesare Battisti. Dar-
ORARI DI APERTURA
zo, Ponte dei tedeschi, piazza Cortella, Spenigòl, Cà Rossa e zona industriale. Questo tipo di monitoraggio ha lo scopo
Dal lunedì al venerdì 8.30-12.30 /15.00 -18.30 sabato 9.00 - 12.00
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di raggiungere un quadro più ampio della situazione, considerando anche le vicine frazioni, per cercare di capire se il problema è solo a livello locale o più esteso. Molto chiare le cause dell’alto grado di PM10, ma ancora poco chiare invece, le soluzioni per farle restare ad un livello rassicurante. Il problema deriva dal fatto che la quota dell’inversione termica molto bassa, porta alla formazione di una cappa che impedisce ai gas tossici di dissolversi nell’aria. Se si pensa che sempre più auto montano il filtro anti particolato e che
Attualità la zona industriale di Storo è sotto-utilizzata anche a causa della crisi, non resta che cercare come causa principale dell’inquinamento, la combustione nelle case. Storo è per tradizione culturale uno dei paesi che sceglie di scaldarsi con la stufa e questo comporta regole di buona educazione da parte dei cittadini, visto che l’uso di biomassa legnosa porta a parecchie emissioni. Bruciare legna di qualità, tagliata a piccoli pezzi e assolutamente non trattata, non usare la stufa come un bidone aspiratutto bruciando carta patinata o plastica, pulire spesso i camini e controllarne il tiraggio sono un buon punto d’inizio. Tutto è in mano alla coscienza dell’uomo, visto che una combustione ottimale dà benefici economici ma soprattutto ambientali. L’assessore all’ambiente Laura Danieli si è presa l’impegno di trovare tutte le soluzioni per evitare il più possibile le emissioni tossiche. Dall’ipotesi del montaggio di filtri depolveratori all’interno dei tubi delle stufe, all’argomento incentivi in provincia, per la sostituzione degli impianti a legna domestici. Arianna Foglio
Attualità Il sistema messo a punto rimane lo stesso dell’anno precedente: con una semplice telefonata alla segreteria del Collegio Provinciale dei Geometri al n. 0461 826796, il privato cittadino può prenotare un appuntamento con una terna di tecnici, messa a disposizione con cadenza mensile, presso le sedi della Comunità di Valle a Tione di Trento e presso il Comune di Storo, secondo il seguente calendario: - 31 gennaio, 28 febbraio, 18 aprile, 30 maggio, 27 giugno, 25 luglio, 24 ottobre e 28 novembre presso la sede della Comunità di Valle a Tione di Trento; - 28 marzo e 26 settembre presso il municipio di Storo. La terna di tecnici a disposizione sarà composta in maniera assortita, per provenienza territoriale e per specializzazione, operando una rotazione tra gli aderenti all’iniziativa. Come più volte richiamato si tratta di fornire un supporto del tutto gratuito di prima informazione e di indirizzo operativo, riguardo le numerose problematiche di natura tecnico – edilizia – amministrativa che possono interessare la vita dei cittadini. Chiaramente, non si tratta di svolgere prestazioni professionali compiute ma di fornire primi chiarimenti, indicazioni ed informazioni su tematiche tecniche di competenza dei geometri. Di fronte ad adempimenti sempre più complessi che incombono su qualsiasi iniziativa ed in uno scenario di sfiducia generale, pare quanto mai positivo mettere a disposizione dei cittadini la competenza di una figura professionale che storicamente è sempre stata al fianco della gente delle nostre valli, nelle iniziative di sviluppo edilizio gestionale del territorio.
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“Amico geometra”, per il 6° anno nelle Giudicarie Lo sportello gratuito promosso dal Collegio provinciale torna a disposizione dei cittadini Come avviene ormai da 5 anni, è riconfermato anche nel 2014 il servizio gratuito promosso dal Collegio dei Geometri della provincia di Trento, per fornire alla cittadinanza un primo supporto informativo in La sobrietà e la concretezza che da sempre ha caratterizzato la figura del geometra vuole essere riconfermata con il consueto stile di semplicità ed immediatezza, attraverso un servizio di facile accesso e di assoluta gratuità. Con soddisfazione ed orgoglio la locale Associazione Geometri ripropone quindi per il sesto anno consecutivo l’iniziativa citata, sulla motivazione dei riconoscimenti conseguiti e del gradimento riscosso. Analoga iniziativa è stata proposta anche in altre realtà territoriali e da ultimo nella stessa città di Torino dove, con il supporto della rete delle biblioteche comunali, la categoria dei geometri ha stabilito il medesimo rapporto con il territorio e con le problematiche della gente. Ciò non fa altro che confermare la bontà delle scelte da tempo operate a livello locale, fornendo ulteriore convincimento e stimolo per il prosieguo dell’attività. Attualmente sul territorio della Comunità delle Giudicarie l’iniziativa viene garantita con l’adesione di circa 25 (venticinque) professionisti che a rotazione vengono a comporre le
Il Giornale delle Giudicarie
mensile di informazione e approfondimento Anno 12 3 n° 2 - febbraio 2014 Editore: Associazione “Il Giornale delle Giudicarie” via Circonvallazione, 74 - 38079 Tione di Trento Direttore responsabile: Paolo Magagnotti Caporedattore: Roberto Bertolini Comitato di redazione: Elio Collizzolli, Matteo Ciaghi, Aldo Gottardi, Denise Rocca Hanno collaborato: Adelino Amistadi, Mario Antolini Musòn, Enzo Ballardini, Claudia Brunelli, Alberto Carli, Arianna Foglio, Alessandro Togni, Andrea Tomasini, Alberta Voltolini, Ettore Zampiccoli, Ettore Zini, Marco Zulberti Per la pubblicità 3356628973 o scrivere a sponsorgdg@yahoo.it Il giornale è aperto a tutti. Per collaborare si può contattare la redazione (3335988772) o scrivere a: redazionegdg@yahoo.it Direzione, redazione via Circonvallazione, 74 - 38079 - Tione di Trento Stampato il 4 febbraio 2014 da Sie Spa - Trento Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 1129
terne di consultazione. La volontà della locale associazione sarebbe anche quella di favorire ulteriormente la facilità di accesso alla gente, estendendo il servizio su altre sedi periferiche, quali ad esempio di Ponte Arche e Pinzolo,
ambito di problematiche tecniche di competenza della figura professionale del geometra.Il servizio è già collaudato e forte dell’esperienza di 5 anni, garantita dall’impegno della locale Associazione di Categoria. in modo da evitare i problemi degli spostamenti per alcune fasce di utenza, ma ciò deve essere ancora valutato compiutamente in rapporto all’impegno richiesto ed al livello di utilizzo prevedibile. Al riguardo sarà significa-
tivo l’andamento del 2014 per poter sviluppare gli affinamenti del caso. Va segnalato in chiusura che per la riuscita del servizio è stata e continua ad essere fondamentale la disponibilità della Comunità di Valle che sin dall’inizio
ha messo a disposizione un apposito ufficio a piano rialzato della sede di Tione. A tale disponibilità si è aggiunta successivamente anche quella del Comune di Storo che ha fatto altrettanto per garantire due sessioni periferiche. Ad entrambi gli enti va quindi rivolto un sentito ringraziamento.
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Rubrica legale
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Tutto quello che c’è da sapere sulla garanzia dei prodotti acquistati e su come farla valere
Quali tutele per il consumatore? di Francesco Zanoni
Molto spesso accade di acquistare un prodotto che poi risulta affetto da vizi e difetti che ne impediscono l’uso ovvero lo limitano significativamente. Quali rimedi sono esperibili a tutela dell’acquirente? Come è meglio muoversi e quali sono le strategie da adottare per evitare di incorrere in decadenze o prescrizioni tali per cui non è più possibile ottenere tutela del proprio diritto? A tale garanzia generale si affianca quella particolare prevista dal Codi-
ce del Consumo (D.lgs n. 206/2005) che fornisce una tutela maggiore al consu-
matore, ritenuto parte debole del rapporto contrattuale di compravendita, rispetto
a quella prevista dal Codice Civile. La maggiore tutela riserva-
Il Codice Civile prevede in via generale che “il venditore è tenuto a garantire che la cosa venduta sia immune da vizi che la rendano inidonea all’uso a cui è destinata o ne diminuiscano in modo apprezzabile il valore. Il patto con cui si esclude o si limita la garanzia non ha effetto, se il venditore ha in mala fede taciuto al compratore i vizi della cosa”. ta al consumatore dal predetto codice muove dalla considerazione per cui l’acquirente persona fisica che acquista un bene agendo per scopi estranei all’attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale eventualmente svolta, è la “parte debole” del rapporto, rispetto invece al venditore professionista che risulta la “parte forte”. L’art. 130 D.Lgs. n. 206/05 prevede, quindi, che il venditore sia responsabile nei confronti del consumatore per qualsiasi difetto di conformità esistente al momento della consegna del bene. In caso di difetto, il consumatore ha diritto, a sua scelta (con i limiti indicati dall’articolo medesimo) alla riparazione o sostituzione del prodotto, senza spese, ovvero ad una riduzione adeguata del prezzo o alla risoluzione del contratto. Nel determinare l’importo della riduzione o la somma da restituire si tiene conto dell’uso del bene. Effettuata la denuncia del difetto al venditore, questi può offrire al consumatore qualsiasi altro rimedio: il consumatore non è tenuto ad accettarlo, potendo sempre pretendere che venga disposto uno dei rimedi specificamente indicati dalla legge. Sarà invece esperibile unicamente il rimedio della riduzione del prezzo laddove il vizio del bene sia di lieve entità, tale per cui i rimedi della riparazione o sostituzione si rivelino eccessivamente onerosi ovvero impossibili. Per ottenere il rimedio del vizio in garanzia il consumatore deve, però, denunciare il vizio del prodotto entro 2 mesi dalla scoperta; la denuncia non è necessaria se il venditore ha riconosciuto l’esistenza del difetto o lo ha occultato. Inoltre, la normativa in esame prevede che, ove il difetto si manifesti entro sei mesi dalla consegna del bene, si presume che tale vizio non sia stato causato dall’acquirente, esoneran-
do quindi quest’ultimo dall’onere di dimostrare che il difetto non è stato da lui stesso causato presupponendo quindi che il vizio fosse insito nel prodotto compravenduto già al momento della vendita. La garanzia offerta al consumatore per tutti i prodotti in circolazione nell’Unione Europea è di due anni dalla data dell’acquisto, mentre l’azione diretta a far valere i difetti non dolosamente occultati dal venditore si prescrive nel termine di ventisei mesi dalla consegna del bene. Ciò significa che entro tale termine l’acquirente deve procedere giudizialmente nei confronti del venditore al fine di far riconoscere davanti ad un Giudice la sussistenza dei vizi nonché per ottenere la riduzione del prezzo, ovvero la sostituzione del bene, fermo restando – se dimostrato – il diritto al risarcimento degli ulteriori danni patiti. In merito alla garanzia, che comunque per il consumatore non può essere inferiore a due anni dall’acquisto, va detto che molti prodotti sono dotati di una garanzia propria, c.d. garanzia convenzionale, che può stabilire – secondo gli accordi tra le parti – condizioni diverse in relazione al bene compravenduto. Ai sensi dell’art. 133 D.Lgs. 206/2005 la garanzia convenzionale vincola chi la offre secondo le modalità indicate nella dichiarazione di garanzia medesima o nella relativa pubblicità. Tale garanzia non potrà limitare le norme a tutela del consumatore, che resteranno impregiudicate, e dovrà indicare in modo chiaro e comprensibile l’oggetto della garanzia e gli elementi essenziali necessari per farla valere, compresi la durata e l’estensione territoriale della garanzia, nonché il nome o la ditta e il domicilio o la sede di chi la offre. Avv. Francesca Zanoni Fiavé avvocatofrancescazanoni. wordpress.com/
Cultura
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Personaggi e lavori che che vanno ricordati
La storia diAda, “carbonera� della Valvestino di Mario Antolini Muson
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Sport
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Impianto sciistico di Bolbeno: più forte del maltempo
Nonostante le avverse condizioni meteo, buono il bilancio di metà stagione. Il 9 febbraio la festa dei 50 anni “I veri duri si vedono nelle avversità”, è questo probabilmente il motto che più si addice ai volontari della Pro Loco di Bolbeno. La stagione del cinquantesimo (che si celebrerà con una grande festa domenica 9 febbraio) si era aperta sotto i migliori auspici sabato 14 dicembre 2013, addirittura con qualche giorno Nonostante ciò, turisti e valligiani, almeno nelle giornate in cui Giove Pluvio concedeva tregua, non si sono certo scoraggiati e nei pochi sprazzi dei beltempo durante le vacanze natalizie, il piccolo grande impianto è stato letteralmente preso d’assalto. Basti ricordare le oltre 1000 persone presenti la sera del 30 dicembre per la tradizionale fiaccolata sulla neve e lo storico record di passaggi (oltre 5000) datato 2 gennaio. Ottima poi la giornata del 6 gennaio, dopo i due giorni di pioggia torrenziale del 4 e 5 gennaio; oramai tutti gli addetti ai lavori davano per annullata la classica gara che da vent’anni inaugura la stagione ago-
nistica per ragazzini degli Sci Club dove erano iscritti in 250; tutti, ma non certo i volontari di Pro loco e Sci Club Bolbeno che non si sono dati per vinti e, grazie ad un provvidenziale abbassamento delle temperature la notte precedente la manifestazione, sono riusciti a rimettere a posto le cose e preparare ottimamente la pista per il regolare svolgimento della gara. Domenica 5 gennaio sono iniziati anche i corsi sci organizzati dallo Sci Club Bolbeno (che per il dodicesimo anno consecutivo mantiene la tariffa d’iscrizione a soli 60 €) e anche qui i numeri danno ancora una volta ragione al Presidente Michele Ballardini
d’anticipo rispetto alla passata stagione, dopodiché è stato un continuo e impietoso peggioramento delle condizioni meteo che, unite a temperature elevate, non hanno consentito di attivare i numerosi “cannoni” sparaneve, con conseguente e inevitabile peggioramento della qualità del manto nevoso. & C.: oltre 470 i bambini iscritti, con un vero e proprio boom di iscrizioni dalla zona Alto Garda (in particolare dai Comuni di arco e Riva del Garda). Domenica 19 gennaio si è poi svolta la terza edizione del Campionato Provinciale sulla neve delle Pro Loco del Trentino, organizzato in collaborazione con il Consorzio Turistico Giudicarie Centrali e la Federazione Trentina delle Pro Loco guidata dal Presidente Enrico Faes. Ma anche in questo caso, manco a dirlo, a Bolbeno non si sono arresi e, per lo stupore degli stessi organizzatori, ben in duecento hanno voluto prendere parte alla gara (alla cui premiazione ha
partecipato anche il neoassessore al Turismo Michele Dallapiccola) nonostante una fastidiosa pioggerellina che non ha lasciato un momento di tregua. Solo a fine gennaio sole e temperature basse hanno finalmente fatto capolino e infatti il XII Trofeo Caduti Zuclo e Bolbeno, organizzato dalla locale Sezione A.n.A, del 26 gennaio è stato un successo di pubblico e partecipanti alla gara con quasi 200 concorrenti al cancelletto di partenza di una splendida competizione che ha visto il trionfo del Gruppo Alpini Zuclo - Bolbeno per la felicità del Capogruppo Andrea Collizzolli. Come ricordato all’inizio,
questa è la stagione in cui si festeggia il cinquantesimo anno di attività dell’Impianto sciistico di Bolbeno. Pro Loco e Sci Club Bolbeno invitano tutta la popolazione Giudicariese alle “Coste” di Bolbeno
domenica 9 febbraio per una giornata celebrativa dove non mancheranno certamente divertimento e sorprese.
A Trivena...
Rifugista d’inverno Quando al posto dell’ospite c’è solo la neve..
Quando ho iniziato ancora non lo sapevo ma con il passare degli anni mi sono accorto che la passione per questo lavoro che vedevo difficile ma gratificante per le opportunità offerte, gradatamente aumentava. Il desiderio di vivere in pieno l’inverno sulla montagna, mi spinse a tentare l’apertura del Rifugio anche nella fredda stagione invernale. L’unico supporto morale e non solo, a questa idea, mi giunse da mia moglie. Mi ritengo uomo di montagna, non per le mie mediocri conquiste alpinistiche, ma per la costanza e la tenacia a portare avanti un’idea di vita vissuta pienamente in questo meraviglioso ambiente di montagna. Diceva Bonatti , parlando delle difficoltà e dei rischi che nella sua vita da grande alpinista ha sempre affrontato, che la montagna manda dei segnali. L’importante è saperli cogliere. Senza presunzione credo di aver colto alcuni segnali dalla montagna, che mi hanno dato la convinzio-
ne di aver intrapreso ormai ventun anni orsono la via giusta. Raccordare questi pensieri dopo cinque giorni di assoluto silenzio, alla realtà che il tempo meteorologico impone, può diventare difficile. Mi accorgo di aver assorbito negli anni la serenità che questi luoghi, soprattutto nei momenti di brutto tempo, offrono solo a chi ha scelto di viverci. Impiegare più di un’ora arrancando con gli sci nella neve alta sopra il ginocchio per giungere alla presa dell’acqua della centralina idroelettrica. E’ facile cogliere l’aspetto romantico nelle notti stellate o al chiaro di
luna. Ma se la neve cadendo fitta ti bagna e a stento ti lascia riconoscere la traccia, il romanticismo se ne va lasciando il posto alla fatica e al timore che qualche smottamento ti imprigioni nella neve fino alla vita. Quando raggiunta la presa dell’acqua e finito il mio lavoro mi guardo intorno nel buio illuminando con il mio frontalino i fiocchi di neve, mi sento a mio agio. Quei momenti li ho fissati nella mente dove andrò a cercarli quando le difficoltà e gli imprevisti tenteranno di corrodere la soddisfazione di una giusta scelta. Rifugio aperto fino al 30 marzo 2014. d.a.
Sport
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TrofeoDaniloRe,trasporteambiente Il Memorial, intitolato alla memoria di un guardiacaccia, è anche occasione di riflessione sulle tematiche dei Parchi naturali Il presidente Antonio Caola e il direttore Roberto Zoanetti avevano ricevuto il mandato per l’organizzazione un anno fa dal Parco Nazionale francese de la Vanoise e, scordati gli iniziali timori di non essere in grado di gestire il tutto, si dichiarano ora molto soddisfatti: “era una manifestazione a cui tenevamo particolarmente e meglio di così non poteva andare, abbiamo potuto contare su un team di lavoro impeccabile, poi le perfette condizioni delle piste e l’incantevole panorama offerto dalle nostre Dolomiti di Brenta hanno completato l’opera. Abbiamo fatto il pieno di complimenti e per questo dobbiamo certamente ringraziare anche chi ci ha sostenuto e patrocinato: la Provincia Autonoma di Trento, il Co-
Dal 9 al 12 gennaio il Parco Naturale Adamello Brenta ha ospitato uno degli appuntamenti annuali più attesi dalle aree protette alpine. Si tratta del Trofeo Memorial “Danilo Re”, nato 19 anni fa inizialmente come competizione sportiva dedicata alla memoria mune di Pinzolo, il Comune di Carisolo, l’ApT Madonna di Campiglio – Pinzolo – Val Rendena e i molti sponsor”. Giovedì 9 gennaio si è aperta a Pinzolo la manifestazione con la sfilata dei circa 140 partecipanti suddivisi in 31 squadre, giunte da 21 parchi di 6 nazioni alpine: Italia, Francia, Svizzera, Germania, Austria e Slovenia. Tante bandiere, culture, tradizioni e lingue accomunate dall’amore per l’ambiente e per lo sport. Con la Banda comunale di Pinzolo in abito tradizionale ad aprire la sfilata e la
fiaccola originale di Cortina ’56 portata dal Presidente di Alparc, Michael Vogel, il corteo ha attirato anche la curiosità dei passanti che si sono radunati con gli atleti in Piazza Carera. Qui vi è stata l’emozionante accensione del tripode da parte di due campioni che facevano parte della squadra olimpica italiana proprio a Cortina ’56, Gino e Bruno Burrini di Madonna di Campiglio. Il corteo si è dunque spostato al vicino Paladolomiti che da quel momento è diventato il quartier generale della manifestazione che ha ospitato assemblee, conve-
di Danilo Re, guardiaparco deceduto in servizio nel 1995 presso il Parco di Valle Pesio (oggi Parco del Marguareis), e che oggi è diventato un’imperdibile occasione di incontro tra operatori per discutere di progetti e problemi comuni. gni, buffet, cerimonie. Il venerdì è stata la giornata dei meeting istituzionali: alla mattina la assemblea generale di Alparc (Rete delle aree protette alpine) alla presenza del Segretario generale della Convenzione delle Alpi, l’austriaco Markus Reiterer, durante la quale è emersa una generale preoccupazione per i tagli ai finanziamenti delle aree protette; al pomeriggio il convegno tematico dal titolo “Incontrare la fauna nel suo ambiente naturale – Programmi ed azioni per i visitatori delle aree protette alpine tra conservazione
e valorizzazione di questa risorsa” in cui sono state presentate le esperienze dei parchi per soddisfare il desiderio dei turisti di vedere dal vivo gli animali senza però metterne a rischio la tutela. Venerdì sera era in programma la prima delle quattro gare, quella di fondo, disputata in notturna sulla pista Frassanida di Carisolo. Il sabato invece è stato dedicato quasi esclusivamente alle gare, all’alba quella di scialpinismo poi quella di slalom e infine quella di tiro al bersaglio. Il tutto si è svolto tra Prà Rodont e il Doss del Sabion
che magicamente emergevano dalle nuvole e hanno regalato una giornata da urlo agli atleti. La manifestazione è poi ufficialmente terminata domenica mattina con le due escursioni al Museo della Malga di Caderzone e nella meravigliosa conca di Serodoli. Nei giorni di gara non sono certo mancati i momenti conviviali con la musica e l’allegria degli Avanti E’ndre giovedì sera, con il Coro Presanella e la polenta carbonera dei Polenter di Storo venerdì sera, con la impeccabile cena di gala curata dagli studenti dell’Istituto alberghiero di Tione – Alta Formazione – con lo chef stellato Alfio Ghezzi a cui è seguita la tradizionale festa di chiusura.
A Pinzolo, strabiliante successo della scialpinistica e raduno in notturna
In 1200 al Trofeo Toni Masè
Soddisfazione per l’ass. Alpin Go Val Rendena guidata da Matteo Campigotto Strabiliante successo per la prima edizione della Vertical Doss Trofeo Toni Masè. In circa 1200 divisi tra partecipanti alla gara Fisi, Raduno Scialpinistico e Ciaspole, hanno raggiunto il
Doss del Sabion sotto una piacevole nevicata. Mille metri di dislivello per gli agonisti sulla ripidissima Tulot. Partiti dal Pian della Rigozza, a 1101 m, gli atleti si sono lanciati
sulla direttissima che porta prima alla Malga Cioca, hanno percorso un tratto della pista Cioca2 e infilato il collegamento verso il doss del Sabion dove hanno dovuto calzare obbligatoriamente i ramponi per poi riprendere nell’ultimo tratto gli sci con le pelli. Vincitore assoluto Philip Gotsch che ha percorso i mille metri di dislivello in soli 44’12’’. Alle sue spalle Nicola Pedergnana (44’46’’) e Thomas Martini (45’11’’) entrambi portacolori del Brenta Team. Tra le donne battaglia fino all’ultimo metro con tutto il podio racchiuso in meno di 15 secondi. Alla fine a spuntarla Federica Osler che ha avuto la meglio su Corinna Ghirardi per soli 5 secondi e su Orietta Calliari. Per le categorie giovani, affermazione di Elisa Dei Cas nella Junior Femminile, di Alissa Micheli nella Cadetti, di Valentino Bacca nella Junior Maschile e di Davide Magnani nella Cadetti, tutti ragazzi del
Brenta Team, risultato il gruppo più numeroso e più vittorioso. Infine per quanto riguarda il raduno con partenza da Malga Cioca con arrivo al Doss passando dalla Conca di Grual, Loris Fattor è risultato il più veloce con il tempo di 32’15 seguito da Romano Monegatti e Marcello Gionta. In un Paladolomiti al limite della capienza le premiazioni con i saluti di rito: da quelli del Sindaco Bonomi a quelli del Presidente di
Funivie Pinzolo Spa Roberto Serafini per stringersi intorno alla famiglia di Toni Masè. “Mi ha fatto molto piacere che si sia deciso di ricordarlo così- aggiunge la moglie Mariella- sono sicura che Toni da lassù ci sta guardando e sia molto contento”. Un abbraccio quello del Paladolomiti a Toni Masè commovente, una stretta e un ricordo semplice ma genuina ad una persona che ha lasciato nella comunità un segno
indelebile e un vuoto incolmabile. Soddisfazione per l’Asd Alpingo Val Rendena guidata dall’infaticabile Matteo Campigotto per essere riuscita a dar vita ad una manifestazione che ha saputo abbinare a meraviglia, agonismo e voglia di divertirsi, sport e momenti conviviali, e per aver regalato agli amanti dello sci alpinismo e delle ciaspole una giornata indimenticabile.
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La posta
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LA POSTA
vilgiat@yahoo.it
Egr. Sig. Amistadi, vorrei una sua opinione sul sistema di servizio postale attualmente in funzione sul nostro territorio. Lettere sparite, giornali recapitati tardi, continuo scambio di postini, uffici ad ore o addirittura chiusi. Una volta il postino che faceva servizio per anni e anni nello stesso paese era la persona che dopo il prete, il sindaco, il medico ed il farmacista conosceva tutte le famiglie ed i suoi componenti. Forse una volta gli operatori erano un tantino troppi, ma almeno assicuravano un ottimo servizio. Vero che con la tecnologia odierna il il traffico postale è diminuito, ma ci sono ancora persone che aspettano la lettera della sorella o del fratello dalla Francia o da altri paesi. Gli stessi abbonati a varie asso-
Tra lettere non recapitate e ritardi, i cittadini spesso ci vanno di mezzo
Disservizi del sistema postale: un problema aperto
ciazioni ricevono il bollettino una volata sì e a volte tardi, se non mai. Ma è così difficile copiare dai nostri vicini europei? Va bene risparmiare ma con tutto lo spreco che c’è in giro bisognava proprio cominciare a risparmiare dalle Poste Italiane? Renato da Dorsino
Caro Renato, lei mette il dito in una piaga che disturba non poco le nostre famiglie. Purtroppo il disservizio delle Poste è un male nazionale, non c’è giornale che non pubblichi lettere come la sua. Anche i giornali quotidiani del nostro Trentino sono pieni di lamentele. Diciamo che in Giudicarie le cose vanno un po’ bene e un po’ male. Abbastanza bene
nel Chiese e nella Rendena salvo qua e là qualche disfunzione, ma lieve rispetto all’andamento complessivo. Dipende dal fatto che il servizio viene coordinato a Tione da persone responsabili e competenti che sanno comunque dare risposte immediate quando succede qualcosa di anomalo. Purtroppo sono molto più in sofferenza le zone del Bleggio, Lomaso e Banale dove il servizio è da anni caotico e di difficile spiegazione e, non dipendendo da Tione, non si sa ancora esattamente chi ne sia il responsabile. Abbiamo continue proteste anche nella distribuzione del nostro Giornale, gente che non lo riceve o lo riceve in grave ritardo, pile di nostri giornali nell’ufficio di Ponte Arche, distribuiti
solo dopo le nostre proteste, altri distribuiti malamente, davvero cose da paese incivile. La distribuzione della Posta è un pubblico servizio e la cattiva distribuzione o addirittura la mancata distribuzione è un reato per “interruzione di pubblico ufficio”, ma la cosa sembra non interessare nessuno. Eppure le Poste sono esigenti e scrupolose, esigono il pagamento della tariffa di spedizione prima della consegna, ed è giusto, ma sarebbe altrettanto giusto che poi la distribuzione avvenisse con altrettanto scrupolo, cosa che non succede. La cosa è ancor più grave quando riguarda lettere, ingiunzioni, bollette, ecc. ecc. potendo mettere nei guai cittadini che magari non pagano tasse od uten-
Legge elettorale: è giusto dialogare con Berlusconi?
Ciao Adelino, forse siamo sulla buona strada, finalmente la legge elettorale non a caso denominata Porcellum potrà essere cambiata. Bravo Renzi che sta scombussolando in meglio la stantia politica italiana. Non capisco coloro che si sono indignati per l’incontro di Renzi con Berlusconi alle Botteghe Oscure per concordare il da farsi, è una vittoria di Renzi aver costretto l ex Cavaliere a venire a Canossa, cioè alla sede del tanto odiato PD, ed umiliarsi a trattare con un “giovincello” che in altri tempi avrebbe bellamente snobbato, non ti sembra? Luciano
Ciao Luciano, l’indignazione di parte della minoranza PD per l’incontro RenziBerlusconi alle Botteghe Oscure la ritengo per lo meno bizzarra, incredibile. Segnala i consueti ristretti orizzonti che condizionano ancora certi settori della della sinistra più legati alla nostalgia dei tempi che furono che alla realtà italiana del nuovo millennio. Con Berlusconi D’Alema ha dialogato per anni ai tempi della Bicamerale, Bersani e il suo PD hanno eletto, assieme a FI, il governo in carica e anche il Presidente della Repubblica, ora vorrebbero impedire a Renzi di incontrare il Berlusca per discutere della legge elettorale? A me sembra una pre-
tesa che ha del nostalgico e che rientra nel consueto modo di porsi di una certa sinistra, con la puzza sotto il naso, che ha perso tutte le sue battaglie, dal dopoguerra in poi. Decaduto o meno, Berlusconi è il leader del secondo partito italiano, come si può pensare di cambiare il sistema elettorale senza in qualche modo dialogare con lui? Renzi ha fatto bene, la legittimazione politica del Cav. deriva dai milioni di consensi che continua ad avere come confermano i sondaggi, non dal fatto che parli o meno con il segretario del PD. Che colpa ne ha Renzi se il Caimano, nonostante tutti i suoi guai giudiziari, è ancora a piede libero e continua ad
essere il capo incontrastato del più importante partito dell’opposizione? In effetti può essere per molti un rospo da ingoiare, ma se “il fine giustifica i mezzi” è necessario ingoiarlo, per il bene del Paese. Purtroppo una parte della sinistra non vuol capire che finchè non l’avrà chiaramente sconfitto politicamente, i conti con Berlusconi, piaccia o non piaccia, dovrà continuare a farli. Si mettano il cuore in pace, ma se il loro atteggiamento continuerà ad essere quello attuale, chissà quanti giorni passeranno prima che il Berlusca sia definitivamente fuori gioco, e lo dico con grande tristezza, credimi! (a.a.)
ze, non per cattiva volontà, ma per non aver ricevuto in tempo gli avvisi. Il tutto, sia per noi del giornale, sia per i cittadini si tramuta in un grave danno anche economico. Abbiamo provato a protestare, ma ci hanno mandato da Ponzio a Pilato, e non è cambiato niente. Ci stupisce che i Sindaci della zona non si siano fatti sentire, eppure è un disagio non da poco, forse con la loro riconosciuta autorità, potrebbero far migliorare la situazione. E’ un consi-
glio. Per non parlare della Provincia che dovrebbe preoccuparsi che uno dei servizi più importanti per la comunità sia così malmesso e precario. Noi continueremo a protestare e a monitorare la situazione, ma facciamolo tutti assieme, magari rivolgendoci non tanto agli uffici postali che non danno risposte, ma ai nostri amministratori affinchè se ne facciano carico e speriamo in bene. Adelino Amistadi
La preoccupazione dei genitori per i figli fuori il sabato sera Egr. sig. Amistadi, leggevo in questi giorni che le stragi del sabato sera in Trentino sono in forte calo, ma io rimango la solita ansiosa mamma che aspetta i suoi figli fino al loro rientro, stando sveglia tutta la notte, con il cuore in gola. Ho troppo paura che corrano con l’auto dopo magari aver bevuto, anche se poco, durante la serata. Basta una distrazione per perdere la vita anche perchè a quell’età si sentono un po’ padroni del mondo. Io consiglierei di intensificare i controlli sulle strade, sono ragazzi, sta a noi adulti salvar loro la vita. Francesca Corsani Cara signora, la capisco. Non è la sola, mi creda, che quando i figli sono fuori la sera tengono un occhio aperto e le orecchie tese al rumore della porta che si apre. Sono milioni i genitori che si comportano come lei, me compreso nonostante i miei figli abbiano superato la quarantina. É un “vizio” che non si perde mai, glielo assicuro. Anche mia madre, oltre gli ottanta, ha sempre preteso che prima di recarmi a casa, passassi da lei a salutarla, le davo un bacio e si addormentava serena. Per quanto riguarda il fare di più, già si fa molto nella nostra Provincia. Sicuramente i controlli sono un grosso deterrente. Ed è giusto che le sanzioni siano severe senza sconti o perdoni. Certo dispiace quando ai nostri ragazzi viene ritirata la patente, ma se la prendiamo per il verso giusto dobbiamo concordare che può essere per loro una lezione importante, per la loro maturazione, per fare in modo che diventino più consapevoli, più responsabili ed attenti. Purtroppo per ogni patente restituita troppo in fretta, ci può essere un’altra vita persa sulla strada. (a.a.)
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La posta
FEBBRAIO 2014 - pag.
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Dal 1 marzo al 27 aprile
Corso di Scialpinismo della Sat Ogni anno l’appuntamento si rinnova con l’organizzazione di corsi base (Scialpinismo 1 – SA1) dedicati ai principianti per apprendere la pratica dello sci alpinismo e la ricerca della sicurezza in ogni condizione, affinché l’allievo possa diventare autonomo su terreno facile ed all’interno di gruppi organizzati, e di corsi avanzati (Scialpinismo 2 – SA2) dedicati a persone più esperte con la prerogativa di essere corsi di approfondimento, per essere in grado di organizzare e condurre autonomamente una gita su terreno facile e partecipare a gite su ghiacciaio e/ o che presentano tratti alpinistici di bassa difficoltà, organizzate da sci alpinisti più esperti. I corsi sono strutturati in lezioni teoriche dedicate alla presentazione dei contenuti del corso, dei materiali, neve, valanghe, valutazione del rischio e, per il solo corso avanzato, delle manovre di corda su roccia, oltre che una serie di lezioni pratiche svolte durante uscite lungo itinerari di scialpinismo nei gruppi Adamello – Presanella, Dolomiti di Brenta e gruppi limitrofi. In particolare il corso base prevede lezioni pratiche relative a: tecnica di salita e di discesa, topografia ed orientamento, utilizzo degli strumenti di autosoccorso A.R.T.VA. pala e sonda, scelta del tracciato di salita e di discesa, valutazione dei rischi ed osservazio-
La Scuola di Scialpinismo “Val Rendena” organizza il 29° corso di scialpinismo che si terrà dal 1 marzo al 27 aprile 2014. La scuola delle sezioni CAI-SAT di Tione, Carè Alto, Val Genova e Pinzolo organizza da più di vent’anni corsi specifici, dedicati ai soci CAISAT, per diffondere la pratica dello scialpinismo ne del manto nevoso, lettura del bollettino neve, nivologia (neve e valanghe) oltre che principi di alimentazione e preparazione fisica. Nel corso avanzato, durante gite anche di due giorni, vengono proposte e trattate materie più specifiche come: scelta in autonomia del tracciato ai fini della sicurezza, osservazione e valutazione del rischio per la previsione del grado di pericolo localizzato, perfezionamento dell’utilizzo dell’ A.R.T.VA., manovre di autosoccorso in groppo, conduzione di un gruppo in una gita, compilazione del tracciato di rotta, progressione su ghiacciaio con gli sci e a piedi su itinerari di misto con piccozza e ramponi, legature e manovre di recupero da crepaccio, realizzazione e pernotto in bivacco di fortuna (truna). Per il 2014 la Scuola di scialpinismo CAI-SAT “Val Rendena” prevede l’organizzazione di un corso avanzato (SA2) aperto a tutti i soci CAI-SAT che abbiano ottenuto l’attestato di partecipazione ad un corso base (SA1) o che dimostrino di avere equivalente esperienza.
La novità sarà nel calendario che prevede appuntamenti settimanali e altri alternati ogni 15 giorni per consentire l’attività personale e la partecipazione agli altri importanti eventi organizzati nella nostra valle come il Raduno di scialpinismo della SAT Val Genova alle
Lettera di un elettore deluso
Dirigenza PD: meglio tardi che mai Finalmente, dopo tanti fallimenti,la dirigenza trentina del PD, ha deciso di abdicare. Dopo aver regalato due parlamentari al PATT alle ultime politiche, aver perso le primarie e conseguentemente la Presidenza della Giunta Provinciale sempre a favore del PATT, accortisi che più nulla avevano ormai da stornare, hanno deciso di lasciare.E’ stata questa la peggior dirigenza che il PD (o DS) abbia mai avuto; capace persino di far fuori, alle elezioni provinciali del 2008, il proprio segretario politico, nonchè Ass. alla Sanità, in ossequio agli ordini del loro Padrone di allora, il Principe Dellai (a proposito che fine ha fatto?). Una dirigenza
che poco più di un anno fa alle primarie nazionali sosteneva il perdente (annunciato) Bersani e che ora col solito trasformismo è pronta a saltare sul carro di Renzi. Gente che ha usato il partito, non per portare avanti le istanze di chi li aveva eletti,ma solo per il proprio tornaconto. Egr. Sigg. Gilmozzi, Pinter,Tonini, Pacher, ecc.ecc., si pera che finita l’era del “zerbinaggio a Dellai”, non abbia ad iniziare quella a Rossi, stante anche il non tanto promettente avvio di questa nuova legislatura;a proposito ricordo che l’ultima amministrazione a guida PATT, quella di Andreotti fu un disastro, perciò si spera che questa non sia il ritardato prose-
e la cultura della sicurezza in tutte le situazioni ed i contesti tipici dell’ambiente scialpinistico. I corsi organizzati vengono condotti da un gruppo di istruttori titolati CAI che prima di tutto sono un gruppo di amici cresciuti a contatto con le montagne della Val Rendena e del Trentino innamorati di questa affascinante disciplina.
guio di quella di allora. Ma tornando al PD, vorrei far presente a chi non se ne fosse accorto, che alle ultime elezioni provinciali, il partito ha perso ben 12.000 (dodicimila!?) voti, quanti quelli presi da Borgonovo Re, e che la percentuale è rimasta invariata solo perchè metà trentini non hanno votato. Fra questi ci sono anch’io (bianca),perchè come ebbi a dichiarare nella mia ultima lettera al giornale prima delle elezioni, non avrei votato per Rossi e conseguentemente per il PD. In attesa di tempi, ma sopratutto di dirigenti, migliori, porgo cordiali saluti. Renato Vivaldelli -Fiavè
Lobbie. Il 29° corso SA2 sarà diretto dal direttore della Scuola Matteo Viviani (INSA) con vicedirettore Carmelo Genetin (ISA) ed è organizzato con il sostegno di Cassa Rurale Spiazzo e Javrè, 360°Sport Giustino, Avalange Training Center Madonna di Campiglio e ApT Madonna di Campiglio - Pinzolo - Val Rendena. La quota di iscrizione è di 200,00€, il termine per le iscrizioni è il 7 marzo 2014 e le iscrizioni vanno inviate all’Azienda per il Turismo “Madonna di Campiglio - Pinzolo - Val Rendena” all’ufficio di Pinzolo Tel. 0465.501007 - Fax
0465.502778. Come già da un paio di anni, anche per l’edizione 2014, la scuola, con l’obiettivo di diffondere e mettere a disposizione delle sezioni SAT la propria attività, aprirà le serate teoriche del corso a tutte le sezioni SAT della Rendena ed ai numerosi soci. La Scuola Scialpinismo “Val Rendena”, in collaborazione con le sezioni SAT di Tione, Carè Alto, Val Genova e Pinzolo, allarga l’invito alle serate didattiche alla partecipazione gratuita per tutti i soci: · sabato 1 marzo 2014 - serata di apertura del corso, lezione su equipaggiamento ed attrezzature per lo scialpinismo; · sabato 15 marzo 2014 – elementi di nivologia e glaciologia, valanghe, muoversi su terreno innevato, segnali di allarme, dinamiche di gruppo. · sabato 29 marzo 2014 – strategie e metodi per la riduzione del rischio, principi e organizzazione dell’autosoccorso. Presso la Sede S.A.T. “Carè Alto” alla Casa Sociale (Protezione Civile) di Vigo Rendena con inizio alle ore 20.30. Vi aspettiamo numerosi. Per info: valrendena@cnsasa.it e seguiteci su Facebook: “Scuola Scialpinismo SAT Val Rendena”. Matteo Viviani (INSA) Direttore della Scuola
Commosso addio a Silvia Ha destato forte commozione la scomparsa di Silvia Romagnoli, 29 anni, di Storo, dipendente della Cassa Rurale di Saone, morta a seguito delle complicazioni subentrate ad un intervento operatorio in una clinica di Roma. A fine gennaio, il giorno dopo essere uscita dalla sala operatoria si è aggravata improvvisamente e nella notte è spirata. Lascia il marito Corrado Bianchini di Condino, dove i coniugi vivevano, dipendente della cartiera Cham Paper, ex Carmignano. La famiglia, i colleghi di lavoro e le intere comunità di Storo e Condino sono in lutto. Tutti sono ancora increduli di fronte a questa scomparsa improvvisa.
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FEBBRAIO 2014
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