Novembre 2016 giornale delle giudicarie

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ANNO 14 - NOVEMBRE 2016 - N. 11 - MENSILE

EDITORIALE

Quelli di oggi e quelli di ieri... di Adelino Amistadi Non vorrei essere nostalgico ad ogni costo, sono convinto che la politica debba sempre guardare avanti e mai crogiolarsi nel passato. Ma ci sono giorni, soprattutto in quest’autunno uggioso, umido e nebbioso, che si è colti da pensieri melanconici. Proprio in questo periodo, stufo di assistere al bailamme osceno che s’è generato attorno al referendum, sono andato col pensiero ai giorni grami del dopo guerra, quando i nostri rappresentanti si erano riuniti in quella straordinaria assemblea costituente che definì la Carta Costituzionale, punto di riferimento della democrazia italiana fino ai nostri giorni. É abbastanza ovvio che il mio pensiero sia finito nel ricordo di quei giorni, dal momento che oggi siamo chiamati, come cittadini, ad esprimerci se riteniamo giusto o no rivedere quella Carta per aggiornarla, mettendola in sintonia con i tempi che viviamo. Continua a pag. 10

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L’intervista/ Il Presidente Rossi fa il bilancio delle cose fatte e stila le priorità da qui al 2018 A pagina 4

Le “Funne” di Daone alla conquista della Capitale

Tunisini od olive tunisine? di Paolo Magagnotti L’epocale fenomeno delle migrazioni ha posto, con enorme ritardo, la questione di interventi in Africa per consentire a popolazioni in gravi, spesso disumane, condizioni di vita, di rimanere nei loro Paesi. È noto che nella maggior parte di tale continente non vi sono realtà che consentano un dignitoso sviluppo socio-economico ed ancora drammaticamente alta è la mortalità infantile.

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A Campiglio bilancio positivo

Funivie, utile da record

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I nuovi sindaci/ Franco Bazzoli

“Impegno salvare il lago”

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ORARIO CONTINUATO DAL 1 AL 31 DICEMBRE

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TERMEDICOMANO Attesa per il restyling A pag. 11 I NUOVI SINDACI “Opere, servizi, senso di comunità” A pag . 16 ATTUALITÀ Biodigestore, il no del Comitato A pag. 13

Verso l’appuntamento del 4 dicembre

Referendum, fra sì e no

A LLE PAGINE 6-7-8

Butterini: “Vogliamo nostra stazione appaltante”

Fondo strategico per gli investimenti A PAGINA 12


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Rassegna Stampa

NOVEMBRE 2016

RASSEGNA STAMPA OTTOBRE 2016

A cura della REDAZIONE

DALLE GIUDICARIE DALLAPROVINCIA

Debora Andreolli

Val di Daone - Una frana distrugge un fienile. Fortunatamente nessun ferito - Tre edifici danneggiati, di cui uno lesionato in misura quasi totale, ma nello stesso tempo nessuna persona o mezzo coinvolti. Questo in estrema sintesi le conseguenze di una frana precipitata lungo la zona Ronchi - Frate a circa 800 metri da Daone paese in prossimità di Ponte Morandino. Valle del Chiese - Cercasi chierichetti. Esposti volantini dentro gli esercizi pubblici e in molti punti vendita per trovare nuovi adepti - All’interno delle varie comunità pastorali la presenza di religiosi e anche chierichetti già da tempo scarseggia. Ora, almeno nella zona di Storo, a mancare sono proprio gli stessi bambini che dentro la chiesa di San Floriano sono destinati a servire la messa. Per sensibilizzare le nuove generazioni ad accostarsi a tale mansionario sono stati disposti dei volantini esposti dentro esercizi pubblici e nei vari punti vendita. Il messaggio è chiaro. “Ti interessa essere chierichetto e vorresti provarlo a fare?” Poi ancora. “ Vuoi diventare chierichetta? avvicinati a noi “. “È un’iniziativa nata dall’esigenza di coinvolgere altri giovani anche se al momento - sottolinea Adriano Candioli ministro dell’Eucarestia - alcune ragazze sono molto attive e presenti”. Tione - Con i soldi ricavati

dalla vendita dei tappi raccolti dai ragazzi della scuola costruita una casa per i terremotati dell’Ecuador - In queste settimane è giunta alla scuola Primaria e Secondaria di primo grado di Tione la seguente lettera. “Cari bambini e ragazzi della scuola di Tione, i tappi raccolti lo scorso anno scolastico sono stati venduti e abbiamo ricavato € 900,00. Questi soldi sono stati utilizzati per costruire una delle case andate distrutte durante il terremoto del 16 aprile 2016 sulla costa dell’Ecuador, in cui ci sono stati centinaia di morti e feriti e numerose famiglie risultano ancora sfollate. La casa è stata costruita nel paese di San Marco in cui sono missionari del Trentino: Mauro Bleggi e la moglie Maria.” Pinzolo - Si è spenta Maria Vencelj: classe 1905, era la donna più longeva del Trentino - Sarà il fatto di aver superato non una ma due guerre mondiali, di aver affrontato le dure sfide del “secolo breve”,

Il Giornale delle Giudicarie

mensile di informazione e approfondimento Anno 14 n° 11 novembre 2016 Editore: Associazione “Il Giornale delle Giudicarie” via Circonvallazione, 74 - 38079 Tione di Trento Direttore responsabile: Paolo Magagnotti Comitato di redazione: Roberto Bertolini, Matteo Ciaghi, Elio Collizzolli, Aldo Gottardi, Denise Rocca Hanno collaborato: Adelino Amistadi, Mario Antolini Musòn, Enzo Ballardini, Francesco Brunelli, Alberto Carli, Umberto Fedrizzi , Enrico Gasperi, Marco Maestri, Elisa Pasquazzo, Alessandro Togni, Alberta Voltolini, Ettore Zampiccoli, Marco Zulberti Per la pubblicità 3356628973 o scrivere a sponsorgdg@yahoo.it Il giornale è aperto a tutti. Per collaborare si può contattare la redazione (3335988772) o scrivere a: redazionegdg@yahoo.it Direzione, redazione via Circonvallazione, 74 - 38079 - Tione di Trento Stampato il 28 ottobre 2016 da Sie Spa - Trento Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 1129

oppure quell’unico bicchiere di vino al giorno a regalarle, quasi, 111 primavere. Maria Vencelj, nata il 23 dicembre del 1905, si è spenta nella Casa di Riposo “Abelardo Collini” di Pinzolo, poco più di due mesi prima del suo 111° compleanno. Spiazzo - APSP San Vigilio prima tra 150 case di riposo. Con il progetto Quel fazzoletto profumato si aggiudica il concorso Passione di Assistere - Il progetto “Quel fazzoletto profumato” ha conquistato la IV edizione del concorso “Passione di Assistere”, superando le idee proposte da oltre 150 strutture italiane partecipanti! Si tratta del concorso, promosso da TENA, che ogni due anni coinvolge gli operatori delle case di riposo chiedendo loro di sviluppare progetti in grado di migliorare la qualità di vita degli ospiti e promuovere l’invecchiamento attivo (lapassionediassistere.it). Storo - Grande festa per la Ciclistica Grafiche Zorzi & Meccaniche Melzani per i 40 anni - Il migliore biglietto da visita stagionale è stato sicuramente l’organizzazione dei Campionati nazionali su strada sia per esordienti e allievi tenutesi la scorsa estate a Comano Terme, alla cui kermesse avevano partecipato ben 800 atleti. Ma nondimeno impegno è stato necessario per organizzare anche una sfilza di altre manifestazioni. Tra queste, sempre nel corso del 2016, una gara per giovanissimi a Fiavè e la 2° edizione del Piccolo Giro d’Oro. E non sono mancati nemmeno un susseguirsi di riconoscimenti e successi da parte di suoi portacolori su più piazze e strade. La “Ciclistica Storo - Grafiche Zorzi & Meccaniche Melzani“ all’Idroland di Baitoni di Bondone ha festeggiato i 40 anni di attività e alla cui rimpatriata hanno partecipato ben 120 rappresentanti tra atleti (una trentina di età compresa tra 7 e 14 anni), familiari, tecnici e sponsor.

Trento - La scomparsa di padre Fabrizio Forti - È morto la notte del 15 ottobre Padre Fabrizio Forti, Frate Cappuccino, cappellano del carcere di Trento. Fondò la mensa dei cappuccini, che da oltre quindici anni offre i pasti ai poveri. Nato a Gardolo di Trento il 20 ottobre 1949, era stato a lungo al convento di Segonzano, prima di fare ritorno in quello di Trento. Con lui se ne va un punto di riferimento della comunità trentina, un grande uomo, che ha dedicato la propria vita a dare ristoro e soccorso ai più deboli. Provincia - Patrimonio culturale per rafforzare l’appartenenza all’Euregio - “Fare rete e sistema: Il valore aggiunto della cooperazione in campo museale“ questo il tema della Giornata dei musei del Tirolo storico 2016, che si è svolta il 14 ottobre al Centro culturale KIWI di Absam in Tirolo, nell’intento di fornire agli operatori museali dei tre territori del Tirolo, Trentino ed Alto Adige, riferimenti e reti specifiche all’interno dell’Euregio. All’evento è intervenuto Tiziano Mellarini, assessore provinciale alla cultura, che ha affermato che «la collaborazione tra le istituzioni museali pubbliche e private è un elemento decisivo per rafforzare l’idea di sistema museale euroregionale. Questo è alla base di una politica culturale che vede come prioritario il ruolo dei musei quali promotori di una più ampia fruizione del patrimonio culturale da parte dei cittadini, affinché si rafforzi il processo identitario e il senso d’appartenenza ad un territorio». Provincia - Esercitazione subacquea in alta quota: i Vigili del Fuoco con la Marina Militare – Sul Lago Rotondo, nel gruppo dell’Ortles- Cevedale, a 2424 metri di quota, si sono svolte dal 4 al 7 ottobre le operazioni di simulazione di intervento di ricerca in alta quota che hanno coinvolto il Nucleo Sommozzatori del Corpo Permanente dei Vigili del Fuoco di Trento, i Nuclei Sommozzatori del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco di Vicenza e Venezia e i Palombari del Comando

subacquei e incursori della Marina Militare Italiana. Il Trentino è ricco di laghi situati a quote elevate ed il Nucleo Sommozzatori del Corpo Permanente spesso si trova ad operare a quote altimetriche impegnative. In quota cambiano completamente i parametri delle immersioni, in pratica i tempi di permanenza dei subacquei ad una data profondità in relazione alla decompressione che dovranno fare per liberarsi dell’azoto accumulato durante l’immersione. Il “Lago Rotondo”, con la sua altitudine, la profondità massima pari a 47 metri e la temperatura dell’acqua di due gradi centigradi, rappresentava la meta ideale per lo svolgimento delle operazioni subacquee in alta quota. Provincia - Bilancio: impugnativa davanti alla Corte costituzionale - La Provincia torna ad impugnare davanti alla Corte costituzionale una legge dello Stato, per impedire che sia quest’ultimo a intervenire, unilateralmente e con legge ordinaria, sui bilanci di Provincia e Comuni, a fronte di un contributo che, attraverso il Patto di garanzia, il Trentino ha comunque già dato al risanamento dei conti pubblici. La decisione è stata assunta nel corso di una Giunta straordinaria, e si rende necessaria a fronte della legge sull’equilibrio dei bilanci delle regioni e degli enti locali approvata il 12 agosto. Provincia - ICEF: si cambia - La disciplina relativa al calcolo dell’indicatore Icef cambia per effetto di una delibera di Giunta provinciale, su proposta degli assessori Zeni, Olivi e Daldoss. Vengono aumentate le risorse per gli invalidi di 2,1 milioni di euro, grazie alla modifica della disciplina relativa al calcolo dell’ICEF a decorrere dal 1° luglio, per adeguarla a quanto deciso a livello nazionale per l’indicatore ISEE. Vengono escluse dal calcolo dell’indicatore ICEF tutte le prestazioni a favore degli invalidi con effetto retroattivo a decorrere dal 1° luglio 2016; vi saranno quindi ricadute positive per tutte le famiglie con invalidi, anche sulle domande già presen-

tate: l’esito finanziario sarà un aumento delle risorse per gli invalidi di circa 2,1 milioni di euro. Trentino - Bikesharing “Trentino e.motion”, ancora più facile con la nuova App - Ci sono importanti novità per l’utilizzo del servizio di Bikesharing “Trentino e.motion”: si possono acquistare abbonamenti da 24 o 48 ore direttamente con lo smartphone, scaricando l’applicazione “Bicincittà”, registrandosi e pagando con carta di credito. L’acquisto avviene scaricando l’apposita applicazione “Bicincittà”, gratuita e disponibile sia per Android che per iOS, e registrandosi. Provincia - Aiuti agli investimenti nei settori lattiero-caseario, orticolo e cerealicolo - La Giunta provinciale mette a disposizione dei comparti lattiero caseario, orticolo e cerealicolo 1.883.500 euro per sostenere gli investimenti delle imprese nel settore della trasformazione dei prodotti agricoli e della loro commercializzazione. La misura, proposta dall’assessore all’agricoltura Michele Dallapiccola, è volta a sostenere le iniziative per la realizzazione, l’ampliamento, l’ammodernamento delle strutture compresi interventi al sistema di depurazione; le iniziative per rinnovare e innovare le attrezzature per la lavorazione, la produzione, la conservazione e l’inserimento nella gamma di nuovi prodotti di qualità; per favorire la commercializzazione riducendo i passaggi tra gli operatori della filiera anche operando interventi sui punti vendita. Provincia – Finanziamento dalla riserva del Fondo per gli investimenti programmati - C’è anche Borgo Lares tra i comuni finanziati con la quinta tranche dal Fondo di riserva per gli investimenti programmati. Si tratta di lavori pubblici in favore di sette comuni (Borgo Lares, Brentonico, Castel Ivano, Castello-Molina di Fiemme, Cavedago, Madruzzo e Malé) per un totale 1,8 milioni nei settori degli acquedotti, fognature di infrastrutture di servizio.

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Primo Piano

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Il Bim del Chiese entro metà dicembre eleggerà i nuovi vertici. Papaleoni in pole

Prima lo Statuto, poi il presidente La motivazione principale per cui si è resa necessaria la modifica dello Statuto dell’ente è soprattutto quella di recepire le fusioni dei comuni che più di ogni altra parte del Trentino hanno riguardato proprio la Valle del Chiese, basti pensare che negli ultimi 3 anni si è passati da 14 a 7 comuni. Di conseguenza si rende necessario modificare non solo la parte di intestazione dello Statuto (quella relativa ai comuni di riferimento) ma anche e di conseguenza gli organismi rappresentativi di giunta e assemblea, che avranno dunque un numero minore di componenti: attualmente il direttivo consta di 5 componenti effettivi più 5 supplenti, mentre l’assemblea è formata da 15 componenti. “Il nuovo statuto – conferma l’attuale presidente del Bim del Chiese Franco Bazzoli – oltre a recepire il nuovo assetto loca-

Novembre non sarà con molta probabilità il mese decisivo per l’individuazione e l’elezione del prossimo presidente del Bim del Chiese, che prenderà il posto di Franco Bazzoli, presidente di transizione nel frattempo divenuto sindaco di Sella Giudicarie. Occorrerà attendere fino a metà dicembre. Prima c’è da modificare lo Statuto dell’ente, attile derivante dalle fusioni, vuole anche modernizzare il testo in altri passaggi, facendo proprie anche le esigenze di semplificazione e contenimento della spesa per i soggetti di governance; in questo senso va la proposta sulla quale stiamo lavorando. Essa prevede un’assemblea “direttiva”, formata da sette componenti, uno per ciascun comune, che poi eleggerà al proprio interno presidente e vice; questo organismo prenderà il posto dell’attuale assemblea e anche del direttivo. Su questa ipotesi stiamo attendendo il parere giuridico di Florenzano”. I dubbi giuridici riguardano in parti-

Ha fatto bene la rivista «Il Margine» a promuovere un convegno su Bruno Kessler, a 25 anni dalla morte, prendendo a spunto l’«Utopia» di Tommaso Moro, il mondo perfetto sognato dal filosofo e politico 500 anni fa, meritevole di essere perseguito anche se non si realizza. Ed ha fatto anche bene a circoscriverlo ad una presenza istituzionale, per lasciare poi a un Trentino «non istituzionale», se ancora c’è, di riflettere sull’eredità politica e civile kessleriana: se è andata smarrita o è stata tradita. I temi sono complessi, occorrerebbe un trattato per affrontarli, ma forse alcune «noterelle» sulle frequentazioni con Bruno Kessler e sul «disegno» che ha lasciato, possono risultare utili ad un primo bilancio provvisorio. Va forse detto che nella sua azione, al primo posto, più ancora che per un Trentino «piccolo e solo» si preoccupava di costruire un Trentino «vero», nella sua gente, con un lavoro quindi, nelle valli e nelle città, imparando, ma anche vivendo la natura, la modernità, la bellezza. Per questo faceva politica. Cercava il consenso, certo, anche il potere, ma come strumento per modellare situazioni di vita, non fine a se stesso: l’Università, l’Itc ? la stessa Isa, da lui costruita raccogliendo migliaia di piccole azioni disperse nelle parrocchie, e impedendo che andassero smarrite o finissero nelle mani di qualche speculatore, gli serviva per tessere alleanze in funzione di progetti: una tenuta agricola a Magré, che non faceva profitti, ma serviva da interfaccia trentina con le grandi proprietà del vino in Alto Adige, una partecipazione dell’Hypobank tirolese e i Benetton del Veneto rampante, che si bilanciavano, con interventi per salvare il radicamento locale della stampa. Parafrasando il

vità alla quale si stanno dedicando i componenti del direttivo con il coinvolgimento dei sindaci della Valle ed il coordinamento del professor Damiano Florenzano, avvocato e docente di diritto pubblico all’Università degli studi di Trento, con grande esperienza nel settore delle public utilities e del diritto dell’energia.

colare i diversi passaggi e momenti nei quali le competenze di direttivo e assemblea si intersecano (approvazione del bilancio, ruolo di garanzia dell’assemblea ecc.) L’idea è quella di approvare il nuovo statuto in assemblea entro fine novembre; nei giorni successivi, poi, i comuni dovranno individuare i propri rappresentanti ed accordarsi sul nome del presidente e del vice. Per quanto riguarda il totopresidente, i nomi che circolano sono quelli di Severino Papaleoni (già presidente del Comprensorio), Lino Pelanda (exsindaco di Brione), Remo

L’attuale presidente del Bim del Chiese Franco Bazzoli

Andreolli (ex assessore provinciale e attuale componente del direttivo Bim) e Luca Mezzi (attuale vice-presidente del Bim). Al momento l’’ipotesi più accreditata è quella di Papaleoni, con la conferma di Mezzi alla vicepresidenza. Di certo, non sarà della partita l’attuale presidente Franco Bazzoli, che già dall’inizio del mandato aveva dichiarato di considerarsi un presidente di transizione; “l’essere diventato sindaco di Sella Giudicarie – spiega – ha rafforzato questo convincimento, visto che si tratta già di un ruolo impegnativo specie in questa prima fase post-fusione e non è mia intenzione ricoprire più cariche contemporaneamente, ritenendo che ciascuna meriti il massimo dell’impegno e della disponibilità di tempo”. (r.s.)

Il ricordo del politico trentino a 25 anni dalla scomparsa

Kessler, visione e pragmatismo padre Spadaro, direttore della «Civiltà Cattolica» in un suo recente editoriale «solo un uomo che ha attraversato le ideologie (e la lotta politica n.d.r.) sa che non si deve aver paura delle utopie se esse sono in grado di fornire la benzina nella costruzione di un mondo migliore». Ecco Kessler: la benzina della sua visione e il motore del suo pragmatismo. È questo, in fondo, che l’ha reso un politico «diverso»: era un uomo appassionato, faceva le cose per passione, ci credeva. I Parchi perché credeva al fatto che i boschi, le Dolomiti, l’orso in cui a volte si identificava come animale totemico, fossero il vero stemma nobiliare del Trentino, anche una risorsa, certo, ma soprattutto un’identità irripetibile, capace di riscattare una terra dalla povertà e dal servilismo. L’Università: nato poverissimo continuava a rimpiangere di non conoscere le lingue, di non sapere abbastanza, e per questo si circondò di uomini grandi, voleva essere loro amico, con i Prodi, gli Schiera, i Ferrari? non solo un politico che dà l’indirizzo e gli altri a gestire la scienza. Sapeva in questo prendere decisioni audaci, Quando chiamò Stringa a portare l’intelligenza artificiale all’Irst fu esplicito: «So che mi gioco tutto, faccio una scelta che aprirà una pagina nuova nel Trentino o mi travolgerà. Mi distruggeranno». Oggi nell’intelligen-

za artificiale siamo tutti immersi, per il bene e il male, ma Stringa, il primo che teorizzò l’interfaccia fra Uomo e Web nella rappresentanza politica (con i rischi collegati) fu osteggiato quasi come un millantatore e, appena morto Kessler, con un pretesto cacciato. Anche tutto l’Itc sarebbe stato ridimensionato, «normalizzato», ed era ciò che più Kessler temeva tanto da predisporre alcune alternative e reti di sicurezza dopo la sua morte. Sapeva che miravano all’Itc per colpire lui. Non è del tutto vero che Kessler non avesse paura. Di questo, che distruggessero o banalizzassero il Trentino, che lo riducessero a terreno di gioco nella natura e a cattedre baronali nell’università, aveva paura. Anche alcune operazioni immobiliari controverse (il Mulino Vittoria, la sede dell’Adige?) servirono a impedire che realtà trentine antiche «dessero forfait» e al tempo stesso radicare a Trento l’Università. Anche allora alcuni palazzinari avrebbero preferito costruire ex novo un’anomia cittadella degli studi fuori della città, ci avrebbero guadagnato di più. Kessler, per parte sua, non era certo un La Pira: sapeva gestire molto bene il denaro, ma per usarlo in un disegno, non per tesaurizzarlo. Era un uomo di grande materialità, ma anche di grande spiritualità. Per capirlo è forse dalla sua morte

che occorre partire, dai suoi ultimi giorni, di grandissima, tragica sofferenza anche fisica, in una stanza di Villa Bianca, quando volle accanto, le ultime ore, i suoi figli «perché vedessero come muore un uomo». La morte come pienezza dell’umanità, il passaggio decisivo di una vita, di ciò che è stata e di ciò che sarà. O i suoi funerali a Vermiglio, il paese natale, che Carlo Daldoss, allora giovanissimo sindaco ha giustamente ricordato al convegno, in quella giornata di marzo, con la messa officiata da don Silvio Franch, personaggio anch’esso appassionato, artefice di misericordia ben prima che Papa Francesco la richiamasse come centrale al cristianesimo, infaticabile promotore di ecumenismo. Fuori dalla chiesa i corni da caccia venuti dall’Alto Adige portavano l’ultimo saluto, ma soprattutto per richiamavano con il loro suoni profondi, lunghi, le lontananze della montagna, la misteriosa dimensione dei boschi e della foresta. La caccia per Bruno Kessler era una passione innanzitutto, ma dentro una cornice di visione civile più che sportiva: non era per i voti dei cacciatori, come alcuni mormoravano, e meno che mai per legittimare una caccia «mordi e fuggi» come a volte già si presentava, ma perché voleva che la montagna non perdesse l’aggancio alla frequentazione - al controllo,

del territorio - degli uomini e delle donne delle valli, che non smarrisse l’aggancio che lo stesso alpinismo ha con i vecchi cacciatori, perché la montagna non diventasse - come già la meccanizzazione la predisponeva semplice stadio turistico per i Runner e i Biker. Allora l’utopia di Kessler sta nella concretezza di costruire un Trentino dignitoso, e il modo migliore per ricordarlo, più che nei convegni, sta nel non tradire il suo disegno. Sta nel non svuotare le valli di ogni risorsa umano, perfino dei bambini che non possono più nascervi, nel non eliminare la partecipazione e le risorse volontarie alla cura degli anziani, nel non irridere chi nei Parchi vede la libertà della natura. Kessler ha lottato fino alla fine anche con se stesso per essere un uomo libero. Sta nel non togliere risorse e far vivacchiare l’Università e nell’essere orgogliosi degli istituti di ricerca - scientifici non a caso bilanciati dagli umanistici per impedire un’autoreferenzialità arrogante e pericolosa. Senza misurarli solo con «ricadute» che ci sono, ma non come le «trimestrali» delle Spa, ma stanno invece nel costruire uomini e nel dare «benzina» all’impegno dei giovani che costruiscono futuro. Franco De Battaglia cortesia l’Adige del 26 ottobre 2016


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Primo Piano

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“PiùEuroregione,SìallariformaenuovoStatuto” Superata la metà della legislatura il Presidente Rossi fa il bilancio delle cose fatte e stila le priorità da qui al 2018

Quale è la cosa di cui va maggiormente fiero di questa esperienza amministrativa e cosa invece doveva e poteva essere gestito meglio? A inizio legislatura avevo deciso di gestire in prima persona la competenza riguardante la scuola, perché è di importanza fondamentale per il futuro del Trentino. Credo che su questo versante abbiamo fatto bene. Abbiamo cercato di valorizzare il merito al tempo stesso senza perdere per strada chi ha maggiori difficoltà ed investendo ancora più risorse sui Bisogni educativi speciali. Il risultato è che ad esempio il rapporto Invalsi 2016, che forse non sarà la “Bibbia” ma indica pur sempre una direzione, stabilisce che in 6 discipline su 8, distribuite su tutti i livelli, dalla scuola primaria alla secondaria di secondo grado, il punteggio medio del Trentino è il migliore a livello nazionale. Posso però aggiungere che, in linea generale, lo sforzo maggiore che abbiamo dovuto fare è stato quello di fare meglio con meno. I miei predecessori hanno gestito un bilancio in continua crescita. Io ho dovuto gestire un bilancio calato sensibilmente, passando dai 9/10 delle entrate fiscali al 7/10 circa. Non è stato facile. Ma mi pare che siamo riusciti a fare comunque molto, specie sul versante degli investimenti per lo sviluppo, senza rinunciare a quei principi di solidarietà ed equità di cui il Trentino va fiero. Invece, per quanto riguarda la seconda parte della sua domanda, devo dire che fino a questo momento, non ho grandi rimpianti o amarezze. Ogni cosa può essere

Presidente, da poco (27 ottobre) ha passato i 3 anni alla guida della Provincia autonoma di Trento; come giudica questa prima parte di legislatura, quanta parte di programma è stata attuata e quanto resta da fare? Sono soddisfatto del percorso fatto fino ad oggi. Abbiamo realizzato parti importanti del nostro programma: pensiamo alla scuola, con le novità introdotte sul versante del trilinguismo e del rapporto scuola-lavoro, o con la stabilizzazione di quasi 800 insegnanti a partire dal 2014, più il personale Ata, più quello delle scuole dell’infanzia, o alla riforma istituzionale, che ha portato ad una sensibile riduzione del numero dei Comuni ma al

tempo stesso ad una diversa e migliore distribuzione delle responsabilità, fra Enti locali, Comunità e Provincia autonoma. Pensiamo ancora alle riforme attuate sul versante del lavoro e del welfare, riempiendo di contenuti la delega prevista dall’Accordo di Milano, e alla difficile partita della sanità, che abbiamo portato avanti in maniera responsabile, dando al tempo stesso piena operatività al centro di Protonterapia. La sfida principale che abbiamo di fronte, in questo momento, è quella della ridefinizione dei rapporti finanziari con lo Stato, da qui al 2020. Sbloccare gli avanzi di bilancio è di estrema importanza, per la Provincia ma anche per i Comuni.

Ugo Rossi

comunità interessate, processi di fusione, saranno incoraggiati.

i Presidenti dell’Euroregione Arno Kompatscher, Ugo Rossi e Günther Platter

fatta meglio ma la perfezione non esiste, se non come un ideale astratto. Quale il suo grande obiettivo da qui a fine legislatura? Assicurare al Trentino un futuro sicuro e certo sul versante dei rapporti con Roma e della gestione delle proprie risorse. Molta parte di strada è stata fatta: la riforma, basata sul pareggio di bilancio, andrà a regime dal 2020 e da allora in avanti non vi sarà più alcun dubbio sul fatto che non potranno più esserci chiesti i pesanti sacrifici a cui abbiamo dovuto far fronte in questi anni. Tuttavia ci sono ancora alcune partite aperte sia sul versante delle nuove competenze, come quelle del personale della Giustizia, sia in generale su

nostri margini di manovra nella fase di transizione. Il Governo ci ha assicurato che vuole affrontare questo tema su base pattizia. Siamo pronti a trovare le soluzioni tecniche più adeguate. Ci sono poi degli obiettivi più “immediati”. Cercare di accelerare un po’ la crescita, che stimiamo, nel 2017, attorno all’1,2%. Creare più lavoro per i giovani. Gestire temi delicati come quello dell’accoglienza dei migranti, che in Europa creano grandi divisioni, senza isterie, con realismo e spirito costruttivo. Nell’attualità c’è una grande sfida per il Trentino: il nuovo statuto di Autonomia. Su cosa occorre puntare per garantire un futuro a questa terra?

Il nuovo Statuto chiama in causa i rapporti fra la Regione le due Province autonome, ma anche la dimensione Euroregionale. Sul primo punto, la Regione dovrà avere sempre di più in futuro la funzione di snodo, di luogo di confronto fra le due Autonomie provinciali, piuttosto che di gestore di competenze proprie. Tutto questo presuppone però una forte legittimazione da parte delle rispettive comunità. Perciò risulta così importante il lavoro che la Consulta sta portando avanti. Per quanto riguarda l’Euroregione, la dimensione transfrontaliera dell’Autonomia può rappresentare per noi una vera “marcia in più”. Bisogna riempirla di contenuti. Qui la decisione dei tre territori di fare qualche passo indietro e di delegare alcune funzioni o alcuni progetti strategici al Gect mi pare rappresenti un’opportunità, ed insieme una sfida, da raccogliere. Parliamo di Giudicarie: la questione Sanità e punti nascita è ancora fresca. Cosa dice a quei cittadini che temono uno smantellamento progressivo dell’ospedale di Tione? L’ospedale di Tione non sarà smantellato ma potenziato. Gli impegni previsti dal Protocollo siglato qualche mese fa riguardano fra l’altro l’ampliamento del Servizio di Anestesia su 24

ore, il potenziamento di Ortopedia e traumatologia, il consolidamento di Medicina generale e pronto soccorso, il mantenimento della operatività in ambito chirurgico, il consolidamento dell’attività specialistica ambulatoriale, il mantenimento del servizio di Laboratorio e il potenziamento della operatività del servizio di Radiologia. Considerato che ci sono dei “paletti” posti a livello nazionale da cui non potevamo derogare, penso che abbiamo portato a casa un buon risultato. Sempre le Giudicarie sono state la Comunità nella quale c’è stato il numero maggiore di fusioni di comuni. La Pat ha intenzione di favorire nuove “finestre” di fusione in futuro o tutto si chiude con le gestioni associate? La Provincia ha fortemente investito nel processo di fusione dei Comuni – che si intreccia come noto con quello delle gestioni associate - nella convinzione che rappresenti la strada maestra per avere amministrazioni locali più efficienti e capaci di concertare le politiche rivolte ai cittadini ad un livello più ampio, superando inutili doppioni o frammentazioni. Siamo più che mai convinti però che questo processo deve crescere “dal basso”. Quindi, se in futuro dovessero avviarsi, su impulso delle

Chiudiamo con la questione referendum: perché Lei sostiene il SI’? Quali garanzie per l’autonomia con la riforma Renzi? La riforma presenta delle zone d’ombra, tuttavia si propone un obiettivo importante, il superamento del bicameralismo perfetto - che l’Italia è l’unico Paese ad avere fra quelli a democrazia parlamentare - cioè un sistema basato sull’esistenza di due Camere chiamate a svolgere le stesse funzioni, diverse solo per il numero dei componenti, e per l’età dei loro elettori. Guardando agli interessi del Trentino, ci sono almeno due motivi validi per votare sì: innanzitutto, l’articolo 39 al comma 13, esclude l’applicabilità diretta della riforma alle Regioni a statuto speciale e alle Province autonome “fino alla revisione dei rispettivi Statuti”. Una revisione che dovrà essere operata sulla base di intese con le medesime Regioni e Province autonome, dopo il referendum. C’è però anche un’altra ragione: il superamento del bicameralismo perfetto può costituire un vantaggio per l’assetto autonomistico della Repubblica italiana. Il rapporto tra Stato e Regioni può infatti essere rivitalizzato da un Senato rappresentativo delle autonomie che sappia assumere, politicamente, un effettivo ruolo di mediazione. Molto dipenderà dalle Regioni stesse. Non si può negare che negli ultimi anni abbiamo assistito ad un ritorno del centralismo. Ma questo è stato in parte dovuto anche alle cattive prestazioni di tante Regioni, o alla loro mancanza di iniziativa. Io dico: trasformiamo questa sfida in una opportunità, e facciamolo tutti assieme, Speciali e non-Speciali. (r.s.)


Sanità

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Il quadro generale dal quale partono le considerazioni di riforma è quello di un welfare dedicato alla Terza Età nel territorio provinciale che vanta una dotazione di servizi più elevata di molte altre regioni italiane, generalmente apprezzato dagli utenti (cosa rara quando si parla di sanità): sono 4.817 (dato all’1/1/2016) i posti letto in Rsa ed Rsao autorizzati, pubblici o privati che siano, una cifra che porta ad un tasso di copertura della popolazione dai 65 anni in su pari al 4,2%. Percentuale ben più elevata del valore medio europeo (3,4%) e di quello italiano (3,0%). All’incirca 220 milioni di euro arrivano dalle casse provinciali per garantire una gamma di servizi che vanno dalla residenzialità protetta in Rsa all’assistenza specializzata a domicilio. Gli anziani, economicamente parlando, costano. E soprattutto, socialmente parlando, aumentano. Le proiezioni demografiche evidenziano il costante aumento, presente e futuro della popolazione trentina con più di 65 anni: il trend di crescita indicato dalle proiezioni porta le 111.291 persone con più di 65 anni del 2015, alla cifra di 155.958 nel 2031, e la bellezza di 190.679 nel decennio successivo, il 2041. Qualcosa va fatto per garantire ai futuri anziani risorse e servizi per trascorrere in serenità la vecchiaia. Se questo è il punto di partenza, sul quale c’è accordo e condivisione, il punto di arrivo, cioè la riforma, è meno condiviso dagli operatori del sistema welfare. Mentre scri-

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Rsa, si ridiscute la riforma

Mario Tonina e l’Upt contro gli aspetti di accentramento della proposta-Zeni; il nodo è il ruolo delle Comunità di Valle di Denise Rocca Non è ancora una proposta di legge – l’assessore provinciale alla sanità Luca Zeni fino ad ora ha fatto molti incontri, richiesto studi e avanzato ipotesi, ma nero su bianco non è ancora stata formulata una proposta vera viamo mancano poche ore all’assemblea Upipa nella quale è atteso un confronto con l’assessore Luca Zeni, e dalla quale potrebbe uscire qualche punto fermo condiviso da assessore e amministratori di Rsa, intanto è l’Unione per il Trentino ad aver preparato un documento di analisi sulla riforma che si dice sostanzialmente d’accordo con le premesse di Zeni, ma più che di accorpamento parla di collaborazioni fra case di riposo. Nel documento, anzitutto si rivendica una governance locale: “E’ essenziale – scrive il gruppo di lavoro Upt sulla riforma area anziani - che il ruolo di definizione delle politiche sociali, sia dell’area anziani, che in generale, sui territori, rimanga in capo alle comunità ed ai comuni, pur in un quadro di continuo coordinamento con il disegno provinciale”. L’altra questione delicata che ha suscitato prima confusione e poi opposizione è quella del Pua (Punto Unico di Accesso) al quale il disegno di

riforma Zeni vorrebbe affidare la gestione di un unico fondo (al momento ogni Comunità di Valle gestisce il suo) destinato all’area anziani. “Va detto – specificano su questo punto dall’Upt - che il Pua non è un ente o un soggetto definito, ma una modalità coordinata di definizione dei servizi da erogare; in questo senso diventa urgente individuare il soggetto al quale dovrà essere assegnato lo stanziamento di bilancio e i correlati meccanismi di utilizzo”. Il Pua è uno strumento, detto in altre parole, non un ente con capacità politica o amministrativa, con bilanci e portafoglio, diventa quindi un altro organismo politico sul territorio nel momento in cui viene dotato di bilancio e capacità decisionale su tutte le politiche di welfare per anziani? E’ ad uno sguardo che comprende anche gli altri portatori di bisogni che le osservazioni dell’Upt portano: “Va sottolineata – si legge nel documento concordato dal par-

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e propria – ma la paventata riforma delle Rsa ha sollevato malumori, discussioni, prese di posizione e smosso le acque tranquille del grande mondo dell’assistenza agli anziani. Oltre a creare una questione politica. tito - la necessità di operare con un occhio attento sia ai bisogni delle persone anziane sia a quelli dei caregivers (coloro che si prendono cura) che, soprattutto nell’ottica della domiciliarità necessitano di sostegno, accompagnamento, snellimento burocratico e di spazi di sollievo indispensabili per far sì che la presenza dell’anziano non si trasformi in moltiplicatore delle situazioni di bisogno. Resta aperta in questo senso la questione relativa alle altre aree di bisogno: minori, disabilità, politiche familiari; questioni che spesso impattano in maniera forte sullo stesso equilibrio di benessere delle persone anziane. Il PUA dovrà costituire anche in questi campi la modalità di gestione dei servizi? E in quali termini e con quali meccanismi?”. Un’ultima questione sollevata che vale la pena riportare per agevolare il dibattito pubblico sulla questione è quella che guarda da vicino al territorio

e alla realtà giudicariese che vanta diverse strutture nate dalla volontà, anche sostenuta materialmente da lasciti e donazioni, dei cittadini: “Sono sorte nel corso degli anni in tutte le nostre valli e città – considerano all’Upt - per volere e desiderio fermo delle comunità locali come luogo dove poter garantire il giusto e sereno riposo a coloro che per anni avevano operato per il bene delle famiglie e delle singole valli e dei singoli paesi\città. In molti casi il progetto è nato da donazioni e lasciti di privati cittadini che hanno ritenuto di mettere a disposizione delle persone anziane una parte del patrimonio costruito in una vita di lavoro. Un legame forte ed indissolubile dunque con le comunità locali, anzi, un vincolo di appartenenza che in un certo qual modo può essere accostato a quello delle proprietà collettive e degli usi civici. Per questo ogni percorso di revisione del sistema, per quanto necessario in un’ottica

di razionalizzazione delle risorse, non può e non deve configurarsi come un “esproprio” anche in termini di governance di questi patrimoni propri delle comunità locali ma semmai va costruito nel rispetto di questo vincolo profondo”. Un legame con la storia e la cultura del territorio e dei suoi cittadini che ancora non era stato sollevato nel discutere le proposte dell’assessorato, concentrati sulle cifre e la sostenibilità futura del sistema, ma è un’argomentazione che, al contrario, risulta particolarmente sentita proprio dai cittadini nelle discussioni informali che si svolgono sull’argomento. “In questo momento – commenta la questione delicata del rapporto con i territori periferici il consigliere provinciale Mario Tonina - sarebbe un errore pensare di calare dall’alto e costringere le Giudicarie, che sono una delle vallate più grandi e con più Rsa, ad arrivare ad un’unica struttura. Sarebbe mortificare il territorio anche alla luce dei lasciti e delle donazioni che sono a monte di queste strutture e rappresentano le volontà del territorio stesso, una volontà che va rispettata”.

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Referendum

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Referendum Costituzionale: Il 4 dicembre gli italiani sono chiamati a confermare o bocciare la riforma istituzionale Boschi-Renzi;

Il 4 dicembre, quindi, gli Italiani saranno chiamati a votare. “Sì” per confermare la riforma, o voteranno “no” per bocciarla e lasciare le cose come stanno. Purtroppo il voto si è trasformato in uno scontro tra i sostenitori di Matteo Renzi e i suoi detrattori. E qui sta il primo errore. In realtà non si tratta e non può trattarsi di un voto per Renzi o sul Governo, chi va a votare decide il futuro suo e dei propri figli, consapevole che una bocciatura potrebbe chiudere definitivamente con le riforme. Quindi, prima d’andare a votare, è bene sapere su cosa si vota e su cosa cambia se vince il “si”, o cosa si perde se vince il “no”, perché una riforma è “buona” o “cattiva” indipendentemente da chi la propone. Vediamo, allora, i capitoli principali della riforma e cerchiamo di spiegare i risultati che si prefiggono. SUPERAMENTO DEL BICAMERALISMO PERFETTO (O PARITARIO). Capire cosa sia il “bicameralismo perfetto” non è per niente facile. Provo a spiegarlo. L’Italia è uno dei pochi

di Adelino Amistadi

Luigi Einaudi, primo presidente della Repubblica eletto con la nostra Costituzione, nel 1964 rivolgeva ai Parlamentari un invito che rimase pietra miliare della politica parlamentare italiana: “Conoscere per deliberare. Per saper decidere, bisogna conoscere ciò su cui si decide”. Purtroppo non sempre i nostri politici hanno seguito il saggio insegnamento, ultimamente è diventato di moda dire “no”, sempre e comunque, senza entrare nel merito di quanto si sta discutendo, così come il “sì” talvolta è solo una questione di ordini di scuderia. Il 4 dicembre saremo chiamati a votare un referendum molto importante, basilare direi per il futuro dell’Italia e degli Italiani. Un referendum che non può essere affronpaesi europei (sono rimasti in tre) con un sistema parlamentare che si regge sul bicameralismo perfetto. In poche parole, in Italia, Camera e Senato fanno esattamente le stesse cose. La Camera è composta da 630 deputati, il Senato da 315 Senatori (più quelli a vita, che ora sono 5). Fino ad oggi una legge, per essere approvata in via definitiva, deve essere approvata sia dal senato che dalla camera, senza modifiche. Se viene anche leggermente modificata in una delle due Camere, deve ricominciare da capo. Un’andata e ritorno inconcludente, il più delle volte anche leggi importanti finiscono nel cassetto per l’impossibilità di giun-

gere all’approvazione. Un meccanismo paradossale. Lo stesso Governo per insediarsi ha bisogno di avere la fiducia di entrambe le Camere Se vince il sì - La riforma punta a togliere gran parte dei poteri al Senato ad iniziare dal potere di fiducia. Il Senato eserciterà un potere di controllo e potrà legiferare su questioni che riguardano le regioni. E soprattutto il numero dei senatori scenderà dai 320 a 100 e non avranno indennità ma solo rimborso spese. Di questi, 95 verranno eletti dai consiglieri regionali tra gli stessi consiglieri e sindaci del territorio, con sistema proporzionale. I restanti 5 verranno nominati

tato a cuor leggero, perché poi, qualunque sia il risultato finale, potremmo pentircene amaramente, ma non ci saranno più altre occasioni per i prossimi decenni. E’ quindi importante usare la testa, la pancia usiamola per altre mansioni, e ragioniamo serenamente su quanto siamo chiamati a decidere. Ormai sono mesi che se ne parla, e più se ne parla e meno se ne capisce. Si sono già definiti gli schieramenti che sono scesi in guerra con una passionalità esagerata, al limite della volgarità, da una parte Renzi e la sua maggioranza e dall’altra la Destra nel suo complesso, Lega Nord, M5S. Ma entriamo nel merito della riforma e cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.

dal Presidente della Repubblica, ma rimarranno in carica non più di sette anni. Si tratta di un sistema per certi aspetti molto simile a quello in vigore in Germania. RIFORMA DEL TITOLO V DELLA COSTITUZIONE Il Sistema attuale: l’attuale articolo V della Costituzione è stato modificato già nel 2001. La riforma che ridefiniva i poteri delle regioni, allargando agli enti locali le materie di competenza, non ha funzionato. Si sono create notevoli storture soprattutto nell’ambito sanitario: ci sono Regioni in cui la sanità funziona e altre dove la situazione è pesantissima.

L’introduzione poi di competenze non ben definite, confuse, e “concorrenti” ha creato non poche difficoltà nei rapporti fra Stato e Regioni, con una mole impressionante di ricorsi ed impugnazioni che affollano la Corte Costituzionale. Se vince il sì – La riforma proposta rivede alcuni poteri delle Regioni, riportando al centro alcune competenze, al solo scopo di ridurre le differenze fra le Regioni, come: politiche sanitarie, coordinamento della finanza pubblica, politiche attive del lavoro, promozione della concorrenza, infrastrutture strategiche, politiche energetiche, ambiente.Non cambia nulla invece per le regioni

autonome (e per le province autonome di Trento e Bolzano); l’articolo 39, comma 13, prevede una clausola di salvaguardia, stabilendo che ad esse è esclusa l’applicabilità diretta della riforma “fino alla revisione dei rispettivi Statuti”. Una revisione che necessita di intese con le medesime Regioni e Province autonome, dopo il referendum. ABOLIZIONE DEL CNEL In pochi sanno di cosa si tratta. Il Consiglio Nazionale dell’Economia e del lavoro è un organo consultivo previsto dalla Costituzione. Si tratta di un piccolo parlamento ove le forze sociali avrebbero dovuto discutere proposte di legge in materia economica e sociale. In realtà, in 60 anni di attività, ha prodotto una quindicina di disegni di leggi. Nessuno di questi disegni di legge è stato poi approvato dal Parlamento. Il suo bilancio però non è da poco, costa ai cittadini più di 30 milioni di euro all’anno. Se vince il si – Se vince il sì il Cnel viene abolito, trattandosi di un organo dimostratosi inutile e costoso.

Il Comitato “Basta un sì” organizza serate informative. Il 4 novembre a Carisolo ci sono Rossi, Olivi e Tonina; il 14 si replica a Tione

Referendum, informarsi perdecidere

Il manifesto del comitato del sì

Il Comitato “Basta un sì” delle Giudicarie, che promuove il sì al referendum costituzionale del 4 prossimo, è in pieno fermento ed attività. Dopo le prime due riunioni pubbliche del 12 settembre a Tione e del 13 ottobre a Ponte Arche continua l’impegno per fare conoscere e sostenere le ragioni del sì al prossimo referendum costituzionale. In particolare, è in programma per il 4 novembre una serata a Carisolo con il presidente della provincia autonoma di Trento Ugo Rossi, il vicepresidente Alessandro Olivi ed il consigliere provinciale Mario Tonina, a confermare l’impegno che la maggioranza di centrosinistra autonomista ha preso nel sostenere la riforma costituzionale Boschi-Renzi. “Già nella prima serata a Tione, protagonista dell’incontro il politologo e storico Paolo Pombeni

abbiamo registrato un’ottima affluenza di pubblico, confermata anche a Ponte Arche con ospite Maria Prodi, il che segnala la voglia dei cittadini di informarsi per votare consapevoli nell’importante appuntamento referendario del 4 dicembre” – spiega Anna Pironi, coordinatrice del comitato Basta un sì delle Giudicarie, nel quale confluiscono cittadini di vario orientamento politico, accomunati dalla fiducia nell’importanza di questa riforma. L’obiettivo dei proponenti è infatti quello di allargare il campo della partecipazione e proporre, nelle prossime settimane, altri momenti informativi nelle varie zone delle Giudicarie. Diversi i punti qualificanti della riforma secondo i membri del comitato: uno su tutti la trasformazione del Senato dall’attuale

elettivo con 315 componenti a seconda camera composta da 100 fra consiglieri regionali e sindaci. Il nuovo Senato non avrà più il potere di dare o togliere la fiducia al governo, che sarà una prerogativa della Camera, avrà però la possibilità di esprimere proposte di modifica anche sulle leggi che esulano dalle sue competenze , in un tempo certo, e soprattutto avrà un ruolo politico maggiormente rappresentativo dei territori , delle Regioni e delle Province; un nuovo assetto che permetterà di superare il bicameralismo perfetto e il conseguente rimpallo di disegni di legge tra Camera e Senato, nell’ottica di promuovere maggiore velocità e snellezza nell’approvazione delle leggi, oltre che un risparmio consistente dei costi di funzionamento della politica.


Referendum

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proviamo a fare chiarezza

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ma che cosa cambia veramente con il nuovo testo? Ecco cosa succede se vince il sì

ABOLIZIONE DELLE PROVINCE (NB: NON RIGUARDA LE REGIONI E LE PROVINCE AUTONOME) Sono cinque i livelli di governo riconosciuti dalla Costituzione: comuni, province, città metropolitane, regioni e Stato. Con la legge n.56 del 7 aprile 2014 (e prima ancora con la L. 214/2011) le Province sono state svuotate quasi del tutto dalle loro competenze, ormai sono ridotte ad organi di raccordo fra i comuni e poco altro. Gli stessi consiglieri provinciali sono eletti dai consiglieri comunali dei territori interessati. In questo senso le province sono ormai organi di rappresentanza di secondo livello. Se vince il Sì - Con la riforma le province in questione vengono definitivamente abolite. I loro poteri passeranno alle Regioni. Questo non vale per le Province autonome di Trento e di Bolzano che rimangono e conservano le loro competenze, come spiegato più sopra.

REFERENDUM E DEMOCRAZIA DIRETTA Il sistema attuale – Oggi la Costituzione permette ai cittadini di proporre al Parlamento l’approvazione di una legge ad iniziativa popolare raccogliendo 50.000 firme debitamente vidimate. Finora la cosa non ha funzionato bene anche per i difficili rapporti con il Parlamento. Abbiamo invece il referendum abrogativo, cioè quello che cancella una legge o la modifica sopprimendone una parte. Sono escluse le leggi finanziarie ed i rapporti internazionali. Per chiedere questo referendum sono necessarie 500.000 firme ed è valido se a votare andrà il 50% + 1 degli aventi diritto. Se vince il sì – La riforma aumenta il numero di firme richiesto per la presentazione di progetti di legge di iniziativa popolare da 50.000 a 150.000, ma obbliga il Parlamento a discuterle e a votarle in tempi rapidi. Per quanto riguarda il referendum la riforma consente, se si sono

elettori”, quindi il Presidente verrà eletto dalle due Camere in seduta comune, rimanendo invariate le modalità per le prime tre votazioni, mentre per la quarta sarà sufficiente la maggioranza dei tre quinti dei presenti. In caso di dimissioni o impedimento le funzioni del capo dello Stato saranno assunte dal Presidente della Camera e non più dal presidente del Senato.

Palazzo Madama sede del Senato

raggiunte 800.000 firme, di abbassare il quorum dal 50%+1 di coloro che hanno diritto al voto, al 50%+1 di quelli invece che hanno votato nelle ultime elezioni. Es. se alle ultime elezioni ha votato l’80%, il quorum sarà del 40%. IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA E LA SUA ELEZIONE Attualmente l’elezione del Capo dello Stato avviene in modo singolare. Alla

sua elezione partecipano i Senatori, i deputati e 58 “grandi elettori” espressione delle Regioni. La sua elezione richiede la maggioranza dei tre quinti per le prime votazioni, poi è sufficiente la maggioranza assoluta, il 50%+1 degli aventi diritto. Se vince il si – Poiché il Senato diventerà a tutti gli effetti rappresentativo delle Regioni, la riforma elimina la figura dei 58 “grandi

Spero di essere stato sufficientemente preciso, e che le cose per me e per voi siano un po’ più chiare. A questo punto permettetemi di esporre il mio pensiero in proposito. Io voto “sì” perché il mio voto non è influenzato in alcun modo dalle attività politiche né di partito né di Governo. La discussione sul referendum non deve essere il luogo dove esprimere valutazioni su Renzi o sul suo operato. I governi sono destinati a cambiare, le riforme invece rimangono e sono destinate a durare nel tempo

e un giudizio sul presente non può impedirci di guardare, serenamente, a ciò che può essere il futuro. Ritengo quindi che sia giusto votare a favore di questa riforma, votare “Sì” vuol dire provare a rendere più semplice le cose, dare possibilità di maggior decisione per adeguare la velocità delle nostre istituzioni alla velocità con cui oggi si muove il mondo, e tutto ciò deve prescindere dalle beghe personali e politiche dei nostri rappresentanti. Lasciare le cose come stanno vuol dire andare avanti, presumibilmente per molti anni con un sistema da anni critichiamo e che l’esperienza ha dimostrato inefficiente e penalizzante non solo per noi ma soprattutto per le future generazioni. Il 4 dicembre avremo in mano le chiavi del nostro destino. Pensiamoci. Andiamo tutti a votare, è importante, e votiamo secondo conoscenza e coscienza. Ne avremo bisogno. Adelino Amistadi


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Referendum

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Il fronte del no: “Ci vogliono togliere la possibilità di eleggere i nostri rappresentanti”

Da D’Alema a Berlusconi a Salvini,

tutti insieme contro la riforma

Le ragioni del no. Iniziata dal costituzionalista Gustavo Zagrebelsky, la campagna per il no è stata monopolizzata dall’ingresso in campo di D’Alema, che, da politico navigato, ha preso le redini delle operazioni. Secondo l’ex-presidente del Consiglio i comitati per il no hanno l’obiettivo di «demistificare la paccottiglia ideologica» della riforma costituzionale ed elettorale del governo. La riforma, secondo d’Alema, è «un pastrocchio che spacca in due il Paese». Sempre secondo il comitato del no, la riforma non supera il bicameralismo, ma lo rende più confuso e crea conflitti di competenza tra Stato e regioni, tra Camera e nuovo Senato e non diminuisce i costi della politica. Poi si attacca il fatto che la riforma è stata scritta solo dal Governo, con scarso coinvolgimento del Parlamento e la complessità del testo normativo; un altro grande interrogativo sollevato dai comitati del No è quello relativo alla presun-

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n certo effetto il referendum l’ha ottenuto; quello cioè di mettere insieme nel nome del “no” alla riforma, personaggi politici agli antipodi, e anche di rispolverare alcune vecchie volpi della politica italiana.

Matteo Salvini, schierato per il No

ta centralizzazione che il testo Renzi-Boschi andrebbe ad operare, sottraendo diverse competenze alle regioni, in particolare alcune fra quelle delegate agli enti locali dalla riforma del Titolo v della Costituzione del 2001, come il commercio internazionale, le

infrastrutture, l’energia, il turismo. Poi c’è tutto il capitolo delle preoccupazioni dei sostenitori del no sul troppo potere che la riforma porrebbe in capo al presidente del Consiglio e all’esecutivo in generale; un provvedimento motivato

Da D’Alema, sempre alla ricerca di un nuovo posto al sole a Berlusconi, a Fausto Bertinotti, di cui non si sentiva parlare da tempo: tutti si sono schierati contro la riforma Renzi. Con loro ci sono anche diversi protagonisti della politica attuale, da Matteo Salvini a Beppe Grillo, tutti sottolineando diverse sfumature e motivazioni per le quali secondo loro il nuovo assetto costituzionale disegnato dalla Renzi-Boschi rappresenti una sciagura per l’Italia. dalla necessità di garantire la governabilità che spesso in Italia ha difettato secondo Renzi, un pericoloso scivolamento della democrazia secondo Berlusconi. Il leader di Forza Italia sostiene che la riforma di Renzi è “mal scritta e pericolosa per la democrazia, ma anche un’alternativa di governo in grado di assicurare la stabilità, e che sia all’altezza delle esigenze del Paese in uno scenario mondiale che si fa sempre più preoccupante”. Gli stessi Berlusconi e D’Alema riconoscono comunque che di una profonda riforma dell’assetto istituzionale l’Italia avrebbe bisogno, eccome: ecco dunque che

entrambi rinviano “ad una nuova fase costituente per una riforma che, realizzi alcuni obbiettivi fondamentali: elezione diretta del Capo dello Stato, un vero federalismo, il dimezzamento del numero dei parlamentari e del loro costo”, da attuare dopo la vittoria del no al referendum. Berlusconi e D’Alema di nuovo insieme per riformare la costituzione? Verrebbe da dire “anche no, grazie”, visti i risultati della Bicamerale del 1997, che vide proprio i due come protagonisti: la Commissione parlamentare per le riforme costituzionali, detta “Bicamerale” fu costituita nel 1997 con l’obiettivo di stilare una

riforma della Costituzione. Formata da 35 Parlamentari e 35 Senatori vedeva proprio D’Alema come presidente, con l’appoggio di Forza Italia. Dopo 6 mesi di lavoro e 42.000 emendamenti approdò in un nulla di fatto. A livello trentino. In provincia si sono apertamente schierati per il No al referendum la Lega Nord di Maurizio Fugatti e Sergio Divina, Agire, il nuovo partito fondato dal consigliere provinciale Claudio Cia, Forza Italia del Trentino, Civica Trentina di Rodolfo Borga, il Movimento 5 Stelle con il consigliere provinciale Filippo Degasperi e anche l’ex-grillina ed ex-Patt Manuela Bottamedi, Fratelli d’Italia del Trentino con Marika Poletti. Gli esponenti trentini sostengono il no, aggiungendo alle motivazioni del comitato nazionale, il timore che la riforma Renzi possa avere effetti negativi sull’autonomia del Trentino.

“No ad una riforma centralista”

La consigliere provinciale Manuela Bottamedi spiega le ragioni del no: risparmi relativi e poco spazio al federalismo “Ritengo – spiega – che vada fatta maggiore informazione. Purtroppo alcuni stanno personalizzando il referendum contro Renzi, che è un errore, anche perché penso che non si dimetterà neanche se vincesse il no. Occorre invece riflettere meglio sui contenuti”. Cosa non le piace dunque della Renzi-Boschi? Innanzitutto il metodo: una riforma di 47 articoli sui 139 della Costituzione è un’operazione corposa e complessa e necessitava a parer mio di un maggiore coinvolgimento dei cittadini e del Parlamento, mentre invece è stata approvata a maggioranza semplice, senza un reale percorso partecipativo. Nel merito, perché voterà no? Mi sembra, da giurista, una riforma che complica le cose. Si fatica ad esempio

M

anuela Bottamedi, consigliere provinciale eletta con il Movimento 5 stelle e dopo un breve periodo nel Patt, è oggi esponente del Gruppo Misto e fa parte del Comitato trentino per il

tante competenze regionali che erano state conferite dalla riforma del 2001, ribaltando la concezione di autonomia territoriale. Il messaggio è che per rendere efficiente lo Stato si deve centralizzare ed avere una voce sola, svuotando le Regioni. Certo le Regioni non hanno dato gran prova di sé, ma mi chiedo come lo Stato pensi di saper gestire meglio le cose.

a capire il rapporto tra Camera e Senato, racchiuso nel nuovo articolo 70 della Costituzione, lungo e complesso, che a mio parere non supera completamente il bicameralismo perfetto e lascia un Senato depotenziato. Era meglio una scelta più netta: o superare completamente il bicameralismo, abolendo il Senato, oppure farlo diventare un Senato delle regioni come in Germania: qui si è invece fatto un minestrone. Sul risparmio dei costi della politica è d’accordo? Si tratta di una tematica sentita dai cittadini, ma se si voleva fare seriamente era meglio un taglio netto del Senato oppure “sfor-

No, che aderisce al comitato nazionale contro la riforma Renzi-Boschi. Recentemente ha partecipato ad una serata informativa a Bondo, e sta girando il Trentino portando le ragioni del no.

Manuela Bottamedi

biciare” anche la Camera. Così invece si resta a metà del guardo. Il risparmio c’è ma è relativo. Tra l’altro saranno tutti senatori “dopolavoristi”, perché sono consiglieri regionali e sindaci, non pagati ma comun-

que con i rimborsi spesa. Se volevamo tagliare i cosi, erano ben altri i risparmi da fare. Lei ha parlato anche di riforma “centralista”. Già, la Boschi-Renzi toglie

E’ preoccupata per la nostra autonomia? Penso che il sì sia pericoloso per l’autonomia perché la riforma nelle norme transitorie dice chiaramente che la riforma è sospesa fino all’approvazione dello Statuto di autonomia, previa intesa con lo Stato. A prima

vista sembra positivo; ma dal momento che per modificare lo Statuto dobbiamo accordarci con lo Stato, mi chiedo cosa succederà se non troviamo l’intesa. Nel testo non si dice cosa potrebbe succedere, ma è plausibile pensare che la Corte Costituzionale applicherebbe il nuovo principio della riforma che è clausola di supremazia dello Stato sulle regioni. Dunque vanno bene le cose come sono ora? Un cambiamento ci vuole: io avrei fatto una riforma contraria, di tipo federalista, creando uno stato federale in cui le regioni – macroregioni, che io faccio coincidere con gli Stati preunitari del 1861, penso allo Stato Pontificio, al Regno delle due Sicilie, ecc – siano protagoniste, all’insegna dell’autonomia e della responsabilità.


Turismo

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Tra il primo giugno e il 30 settembre, +6,3% negli arrivi e +6,1% nelle presenze

Estate positiva per Campiglio e Rendena Gli ospiti nazionali sono cresciuti del +5,1% negli arrivi e del 5,3% nelle presenze, gli stranieri del +12,6% negli arrivi e del +13,08 nelle presenze. A crescere di più è stata Madonna di Campiglio (+8,8% arrivi, +8,9% presenze complessive. Italiani: +7,5% arrivi, +7,1% presenze. Stranieri:+13,9% arrivi, +13,8% presenze). Buone anche le vendite della Dolomeetcard che hanno raggiunto il numero di 11.500 (+15% rispetto al 2015) aprendo la porta alla novità dell’inverno 2016/2017. Per la prima volta sarà proposta una Dolomeetcard invernale con l’obiettivo di mettere in rete le proposte complementari allo sci, presentandole all’ospite in maniera coordinata e organizzata. Vediamo i dettagli delle statistiche di mese in mese.

Un’estate all’insegna di numeri confortanti per il settore alberghiero dell’ambito turistico Madonna di Campiglio Pinzolo Val Rendena, che ha sfiorato le 382.000 presenze con aumenti percentuali sia GIUGNO Nel mese di giugno, in tutto l’ambito, gli arrivi sono cresciuti del 2,4% rispetto allo stesso mese del 2015, mentre le presenze hanno registrato un aumento del 4,5%. A crescere di più sono stati gli stranieri con +19,2% negli arrivi e +37,7% nelle presenze, mentre gli italiani sono diminuiti del -2,1% negli arrivi e dello -0,4% nelle presenze. In totale gli arrivi sono stati 6.046 e le presenze 20.908. LUGLIO Molto buoni anche i dati di luglio con +11% (3.179) negli arrivi e +6,9% (8.901) nelle presenze. Sono cresciuti gli italiani (+9,7% arrivi, +6% le presenze),

nella clientela italiana che in quella internazionale. La crescita degli arrivi e delle presenze è stata, rispettivamente, del +6,3% e del +6,1% rispetto all’estate molto positiva dell’anno precedente. 3,3% rispetto all’agosto 2015. Negli arrivi italiani c’è stata una flessione del 2,6%, ma le presenze sono aumentate del 3,5%. Tra gli stranieri, invece, -3% negli arrivi e + 1,2% nelle presenze. Le presenze complessive di questo mese sono state 188.503.

Madonna di Campiglio, rifugio Brentei

ma soprattutto gli stranieri (+16,6% gli arrivi, + 12,8% le presenze). Complessivamente gli arrivi hanno raggiunto il numero di 32.180 mentre le presenze sono state 138.325.

AGOSTO Ad agosto l’ambito ha registrato, nel complesso, 35.016 arrivi e 188.503 presenze; traducendo in percentuale gli arrivi sono diminuiti del -2,6% e le presenze cresciute del

SETTEMBRE Il mese di settembre è stato davvero interessante segnalando margini di cresciti importanti. Gli arrivi sono aumentati del +38,8% e le presenze del +21,6%. A Campiglio, +46,9% negli arrivi e +46,1% nelle presenze. In questo mese, in tutto l’ambito, con Campiglio, Pinzolo e la Val Rendena, ci sono stati 8.862 arrivi e 34.090 presenze.

Dopo il debutto avvenuto nel 2012, anche nell’estate 2016 si è proseguito con la realizzazione della quinta edizione della Dolomeetcard, la carta elettronica prepagata per vivere, da giugno a settembre, le esperienze più emozionanti presenti sul territorio di Madonna di Campiglio, di Pinzolo e della Val Rendena. La card è da ritenersi l’emanazione tecnologica di una strategia di marketing territoriale e, in prospettiva, una fonte di autofinanziamento per l’Azienda per Il Turismo. Si è registrata la massima soddisfazione da parte dei fruitori che hanno apprezzato molto lo strumento card per entrare in contatto con la montagna “viva”, “vera” e “alta” proposta da Madonna di Campiglio-Pinzolo-Val Rendena.

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Porto Franco

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PORTO FRANCO

Scusi dove è ilTrentino? in provincia di Bolzano La casa editrice Athesia si è portata a casa il Trentino. Ora – si dice – sta pensando anche a L’Adige Lo aggiunge alla collana di edizioni che gestisce la sua forte casa editrice Athesia, a partire dal Dolomiten. A cedere il quotidiano trentino è stato il gruppo Finegil/ Espresso. Il tutto è avvenuto nel riserbo assoluto: poi un breve comunicato e nessuna reazione da parte trentina. Radio scarpa ora racconta che il gruppo tedesco potrebbe mirare anche all’altro quotidiano italiano L’Adige, per il quale sta già lavorando anche una cordata guidata dal presidente dell’Unione commercio e turismo Gianni Bort. Vedremo. Intanto però restiamo sulla vicenda Il Trentino, che merita alcune considerazioni. Va premesso forse che in una provincia piccola come la nostra tre quotidiani sono un po’ troppi, così come due televisioni. Il giardino dei lettori è quello che è e quindi nessuna meraviglia se poi i giornali vanno in crisi perché vendono poco. Ma detto ciò vien da chiedersi: posto che da mesi e mesi si sapeva che il Trentino era in vendita dove stavano gli imprenditori trentini? Possibile che non ci sia stato

di Ettore Zampiccoli E’ un ritornello ricorrente: il Trentino è più lento dell’Alto Adige. Il Pil lassù (fra i cugini altotesini) va meglio, la disoccupazione è inferiore a quella trentina, il turismo “tira” di più (non si offenda Dallapiccola), l’export idem ecc. ecc. Insomma spazio per una cordata capace di portarsi a casa questo giornale tutto italiano? Possibile che le forze politiche non abbiamo avuto la prontezza di fare un po’ di regia. Nulla di nulla. C’è voluto un sudtirolese bravo e tosto per risolvere i problemi del quotidiano Il Trentino. Ora il fatto che un giornale italiano, con una lunga tradizione alle spalle che risale alla fine della seconda guerra mondiale, sia finito nelle proprietà di un imprenditore di lingua tedesca qualche interrogativo lo pone. Certo siamo sicuri che il nuovo proprietario rispetterà l’autonomia della redazione, rispetterà tutti i patti ma un giornale – come tutti sanno – serve anche per far politica e per far marciare anche iniziative economiche ed imprenditoriali in un senso piuttosto che in un altro. Vedi l’esempio di Repubblica e delle

questi vicini di casa avrebbero una marcia in più. Ed ora lo hanno dimostrato anche nel delicato e importante settore dell’editoria. In un amen Michl Ebner (Michl sta per Michael) si è portato a casa il quotidiano Il Trentino. che è nato potente ed è riuscito a diventare ancora più potente e non è detto che abbia smesso…uno che, sic dicitur, si spinge alla nostalgia e nei sogni ad un Tirolo indipendente. Raccontano che abbia festeggiato i suoi 60 anni mica lì a Bolzano, ma in Austria, nell’abbazia di Stams, dove si trovano i resti di Mainardo II, venerato fondatore del Tirolo….”. Che sia un nostalgico del Tirolo può essere anche un merito, che io personalmente condivido, ma a parte il passato oggi c’è un dato inconfutabile ovvero che il quotidiano Il Trentino ora è nelle mani di un imprenditore e di un politico sudtirolese non di lingua italiana ma di lingua tedesca.

Michl Ebner, nuovo editore del Trentino

sue politiche non certo imparziali ma tutte orientate a sostenere una certa parte politica e certi poteri forti della borghesia e dell’imprenditoria italiana. E come userà questo giornale il dott. Michl Ebner? Per rispondere vediamo chi è innanzitutto questo signore. A 27 anni è entrato a Montecitorio e c’è rimasto

per tre legislature. Altrettante ne ha fatte a Strasburgo come europarlamentare. Amministratore delegato del gruppo editoriale Athesia, attualmente è anche presidente della Camera di commercio del Suedtirol. E’ considerato uno dei signori dell’Alto Adige. Un quotidiano nazionale così lo ha ritratto: “Michl Ebner, uno

Con un giornale nelle mani si possono fare tante cose: condizionare i politici, orientare l’opinione pubblica, fare lobbyng su inve-

stimenti e progetti. Nessuna meraviglia se in un domani, passata la luna di miele con la redazione ed anzi “aggiustata” la redazione, questo giornale parlasse più un linguaggio sudtirolese che non trentino. Sarebbe logico e legittimo. Di certo pensiamo sarebbe difficile per questo giornale attaccare la Svp – ammesso che ve ne fossero motivi – o mettere in discussione scelte più utili all’Adige Adige che non al Trentino o sindacare su ciò che la Camera di commercio di Bolzano ecc. ecc. I casi e le partite da giocare saranno tante ed è giusto che i trentini sappiano che, su una serie di situazioni possibili, avranno un giornale in meno per far sentire la loro voce. Per concludere è certo che con questa brillante operazione la provincia di Trento – non nell’immediatezza ovviamente – potrà essere un po’ più dipendente dalla provincia di Bolzano, potrà essere un po’ meno italiana e un po’ più sudtirolese. Niente di male per carità, ma l’importante è saperlo. Noi abbiamo già cominciato a ripassare il tedesco.

L’EDITORIALE di Adelino Amistadi Continua dalla Prima Non voglio entrare nel merito del referendum, ormai si sono formati due schieramenti che si stanno affrontando con perfidia, sfiorando la volgarità, con pervicacia esasperata, con azioni e reazioni da circo massimo. Appunto esaminando quello che sta avvenendo oggi, non posso che constatare quanto dissimili siano le situazioni, le due “stagioni”, quella d’allora e quella attuale: l’atmosfera che le circonda e la qualità degli uomini che vi sono impegnati. Allora, come ora, c’era molto fermento. Ma quello che animava il mondo politico era un’agitazione, un fervore molto diverso da quello attuale perché c’era la voglia da parte di tutti di perseguire il bene comune e la volontà di fornire al nostro Paese una Costituzione della quale andare orgogliosi nel mondo intero. Volendo raggiungere un così prestigioso risultato si riuscì

Quelli di oggi e quelli di ieri... a domare le divergenze ed emerse uno spirito unitario condiviso da tutte le forze politiche. E non che mancassero diversità di posizioni sia ideologiche che partitiche, ma furono superate dalla consapevolezza della grande responsabilità di cui erano investiti. Così, con questo spirito, si riuscì a realizzare un quasi miracolo riuscendo a mettere insieme, in modo organico ed armonico, gli ideali liberali, quelli socialisti e quelli del cristianesimo impegnato in politica. Ed il risultato sorprese un po’ tutti. La Carta Costituzionale uscita dall’Assemblea fu accettata e difesa da tutte le forze politiche fino ai giorni nostri. Oggi tutto questo sembra

Altri tempi - Nenni, Ruini, Vernocchi, De Gasperi e Togliatti

appartenere alla preistoria. Per il referendum oggi in discussione, il clima politico è radicalmente diverso. Sembra d’essere nel Far West, i contendenti, quelli per il “no” e quelli per il “si”, si stanno scontrando senza esclusione di colpi,

preoccupati più di randellare la parte avversa, che del entrare nel merito della riforma proposta. Ma allora perché l’atmosfera di oggi è così diversa da quella che, settant’anni fa, rese possibile arrivare al varo della Carta Costitu-

zionale? A mio avviso, la risposta è abbastanza facile: perché, come dicono i sapienti, la politica cammina sulle gambe degli uomini e se compiliamo l’elenco dei membri dell’Assemblea costituente e li confrontiamo con quelli dei protagonisti dell’attuale battaglia referendaria, dobbiamo solo chiudere occhi e orecchi e passare oltre. Dove sono oggi i De Gasperi, i Togliatti, i La Malfa, i Nenni, i Pertini, i Moro, i Croce, gli Einaudi, i Saragat, i Silone, i Terracini, i Vanoni? Ed ho elencato quelli che lì per lì mi son venuti in mente, ma quanti e quanti altri altrettanto prestigiosi, sono stati protagonisti di quell’Assemblea, di quelli odierni non faccio nomi per

non rendere il paragone mortificante. Per concludere. Il clima che caratterizzò la fase successiva alla Costituzione fu anche allora tempestoso, e pur se si accesero durissimi scontri fra le forze politiche (attentato a Togliatti, elezioni del ‘48), si iniziò una stagione fortemente positiva che portò al miracolo economico avviato negli anni ‘50 e culminato con il boom degli anni sessanta. Chiediamoci con la coscienza in mano: quali scenari si preannunciano per il nostro Paese dopo questa pazzesca, lacerante, oscena campagna elettorale che le forze politiche, tutte, soprattutto quelle nuove, ci stanno offrendo? Che Dio ce la mandi buona….


I nuovi sindaci/14

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I nuovi sindaci-14 / Giorgio Marchetti

“Opere, servizi, senso di comunità” Giorgio Marchetti, sindaco di Borgo Lares: “Dimostriamo con i fatti che le fusioni funzionano”

E in termini di risultati? Posso dire che la fusione sta portando dei veri risparmi in termini complessivi, di costi amministrativi, di costi per gli amministratori; positiva

poi è l’incidenza degli incentivi pro-accorpamento che arrivano dalla Regione. In questo senso va riconosciuto il lavoro dei due sindaci uscenti Paolo Artini e Diego Chiodega per come hanno impostato e gestito le fasi di avvicinamento alla fusione; una fusione che non fa che consolidare ufficialmente una collaborazione stretta e positiva già avviata da lungo tempo tra i due comuni di Zuclo e Bolbeno. Il simbolo lungimirante di questa unione è forse la scuola elementare, costruita nel 1936, proprio al centro tra i due paesi e con l’accordo dei due comuni. Dunque fusioni promosse? Rimango dell’idea che le fusioni sono un’operazione che funziona dove sono presenti le condizioni di partenza dal punto vista amministrativo e dove non rappresentano una forzatura. Come ho detto l’unione di Zuclo e Bolbeno partiva da questi presupposti, sono peraltro anche paesi con dimensioni simili sia a livello di popolazione che di territorio; inoltre questo esito è stato favorito anche dal risultato delle urne che ha segnalato un certo equilibrio di rappresentanza tra Zuclo e Bolbeno, utile e auspicabile soprattutto in questa prima fase della fusione. Quali sono dunque gli obiettivi di questa sua prima legislatura a Borgo Lares?

Il primo penso sia proprio quello di consolidare il processo di fusione non solo a livello amministrativo e di efficienza di risposta degli uffici, ma anche e soprattutto a livello di cittadinanza, puntando a far emergere i lati positivi della fusione - come i risparmi, la gestione comune delle risorse, la valorizzazione di questo nuovo assetto e gestire quelle che possono essere le criticità che inevitabilmente si presentano e si presenteranno nel corso della legislatura ma che vanno superate. Criticità come quella del biodigestore, una vicenda che sta animando l’opinione pubblica giudicariese.. La problematica generale della gestione dei rifiuti è di per sé molto complessa e di certo è una tematica che sarà sempre più strategica in futuro. Per questo l’amministrazione comunale – che, lo ricordo, deve dare risposta alla proposta avanzata da una società privata di realizzare un biodigestore su un terreno privato che ricade nel territorio comunale - si sta muovendo molto cautamente, in primis per conoscere a fondo una tematica molto tecnica, per la quale infatti ci stiamo avvalendo della consulenza di un esperto. In questa fase siamo in corso di approfondimento, anche se posso dire che sono già emersi diversi aspetti molto delicati, in pri-

era già stato sindaco di Bolbeno per quattro legislature, fra il 1990 ed il 2010.

tualità, con riscontri positivi ottenuti anche dai competenti servizi provinciali che hanno sottolineato l’utilità dell’intervento. Poi ci impegneremo particolarmente sulla cura del mantenimento delle opere esistenti nei paesi, sulla valorizzazione dei centri storici.

Giorgio Marchetti

mis se sia o meno opportuno trasferire i reflui zootecnici delle Giudicarie sul nostro territorio, che peraltro ne produce in maniera molto limitata. Per questi motivi non abbiamo inteso andare sui giornali prendendo posizioni, ma abbiamo preferito agire in maniera seria e responsabile, visto che l’iter valutativo/preliminare è ancora in pieno svolgimento così come gli approfondimenti tecnici. In questo senso siamo in contatto con i servizi provinciali anche per capire gli obiettivi della Provincia relativamente al Piano di gestione dei rifiuti in un’ottica più generale. Progetti per il futuro? In primis stiamo completando le opere già avviate e finanziate dalle amministrazioni uscenti, come il completamento dell’illuminazione pubblica a led per

il risparmio energetico, ed il completamento della rete metano a Bolbeno. Poi abbiamo realizzato iniziative minori di manutenzione dell’edificio scolastico nell’ottica di mantenerlo sempre al top dell’efficienza, considerato anche che in questo momento la nostra scuola sembra molto apprezzata dalle famiglie e dagli utenti in generale. Recentemente abbiamo appaltato significativi lavori di miglioria viaria degli accessi alle malghe, una tematica che ci sta a cuore, così come quella della valorizzazione del patrimonio silvo-pastorale. A metà ottobre, poi, abbiamo ottenuto un importante finanziamento dalla Provincia per mettere in rete i due acquedotti di Zuclo e Bolbeno e ristrutturare e mettere in sicurezza la vasca di presa di Zuclo; un primo segnale concreto della fusione anche a livello di proget-

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Infine un argomento che Le sta a cuore, la pista da sci “Le Coste”. Mi sta a cuore come tutti gli altri aspetti del patrimonio del nostro comune: di certo essa rappresenta uno degli elementi dinamici di Borgo Lares. A fine luglio c’è stato un incontro con le amministrazioni convenzionate con il centro sci Le Coste, alla presenza del presidente della Provincia Ugo Rossi e dell’assessore Carlo Daldoss che hanno sottolineato l’importanza del servizio della pista non solo a livello di avviamento allo sci di centinaia di bambini, ma anche sotto il profilo occupazionale. Si pensi che sotto le vacanze di Natale 2015 il complesso pista da sci-ristorante Conteanoleggio-maestri di sci occupava quasi 50 persone. Non poco, specie in momento storico di generale difficoltà occupazionale come questo. In questo senso penso sia interesse dell’amministrazione proseguire negli investimenti migliorativi della struttura, valutandoli attentamente con le attuali restrizioni di spesa pubblica e inserendole in un contesto in cui c’è pari attenzione per tutti i servizi e le opere a favore della cittadinanza e della comunità.(r.s.)

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Parliamo della fusione: come giudica questi primi mesi di Borgo Lares? Se il buongiorno si vede dal mattino possiamo di certo essere soddisfatti. L’avviamento è stato positivo, grazie ad alcuni fattori che giudico importanti. A cominciare dal sostegno della popolazione alla fusione dimostrato in occasione del referendum, per passare poi al clima positivo che si è creato in consiglio comunale. Infine, ma di certo non da ultimo, l’ottima organizzazione degli uffici e la disponibilità dei dipendenti che stanno contribuendo in modo determinante al buon esito dell’attività amministrativa.

A metà maggio del 2016 Giorgio Marchetti è divenuto il primo sindaco di Borgo Lares, comune nato dalle fusioni di Bolbeno e Zuclo; un ritorno, il suo, dato che

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Come è stato ritornare ad essere primo cittadino? Diciamo che ho dovuto togliermi un po’ di ruggine di dosso per adeguarmi ai tanti cambiamenti avvenuti; in questi ultimi cinque anni, infatti, la legislazione sugli enti locali - da Monti in poi - ha subito tali e tanti cambiamenti da rendere la situazione molto diversa rispetto a qualche anno fa sia a livello normativo che di disponibilità finanziaria. Comunque è stato un percorso che ho fatto volentieri, aiutato un rinnovato spirito anche grazie al nuovo assetto dovuto alla fusione, molto stimolante dal punto di vista amministrativo.

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Comunità

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La Comunità di Valle: “Occorrere immettere risorse nell’economia, serve una risposta più veloce per gli appalti”

Fondo strategico e stazione appaltante per rilanciare gli investimenti

Accade così che il budget riservato ai Comuni giudicariesi per la legislatura 20152020, tecnicamente definito fondo strategico, ammonti complessivamente a circa 8,5 milioni di euro: più o meno un quarto di quanto stanziato nel quinquennio precedente. L’importo è determinato dalla somma di due voci: gli avanzi di amministrazione (il fondo di cassa a fine esercizio sommato ai residui attivi e diminuito dei residui passivi) che le singole municipalità hanno destinato alla Comunità di valle, pari a circa 2,6 milioni di euro, e lo stanzialmente provinciale di circa 5,9 e milioni di euro. L’articolato meccanismo di impiego di tali risorse, in estrema sintesi, prevede un confronto tra le amministrazioni comunali locali coordinato dalla Comunità di Valle, fase propedeutica ad un momento di condivisione delle proposte avanzate dai sindaci con i rappresentanti delle altre istituzioni territoriali, delle categorie economiche, delle associazioni e la stessa Provincia; l’iter dovrà concludersi entro il 31 dicembre. Alla Comunità è stata demandata la responsabilità di individuare criteri e temi strategici, che il Presidente Giorgio Butterini ed il Comitato hanno recentemente presentato alla conferenza dei primi cittadini, recependo piena condivisione: sostanzialmente, si è deciso di “restituire” ai quattro ambiti di Chiese, Rendena, Busa ed Esteriori le risorse derivanti dai rispettivi avanzi di amministrazione, con l’auspicio che vengano indirizzate verso investimenti di conservazione o manutenzione del patrimonio esistente e messa in sicurezza degli abitati; per quanto concerne il rimanente bud-

Il Trentino, in quanto Provincia a statuto speciale, ha goduto per molti decenni di ingenti risorse economiche, che hanno storicamente permesso la realizzazione di infrastrutture e servizi all’avanguardia. VALLE DEL CHIESE Comune Bondone Borgo Chiese Castel Condino Pieve di Bono-Prezzo Sella Giudicarie Storo Valdaone BUSA DI TIONE Comune Borgo Lares Tione di Trento Tre Ville

VAL RENDENA Comune Bocenago Caderzone Terme Carisolo Giustino Pelugo Spiazzo Strembo

Purtroppo la situazione è radicalmente cambiata negli ultimi anni in conseguenza dei ripetuti “tagli” decisi dal governo nazionale e l’assoggettamento a norme sempre più restrittive in materia di bilanci.

Intervento Riqualificazione della zona di Idroland Caserma Carabinieri Ristrutturazione caserma VVF Viabilità interna Centro sportivo e miglioramento della viabilità a Breguzzo Pista di atletica Realizzazione percorso turistico “Acro river”

Intervento Parcheggio pista da sci loc. Coste di Bolbeno Ristrutturazione acquedotto di Saone Realizzazione accesso area agricola ad est dell’abitato di Ragoli e collegamento Ragoli-Coltura

Intervento Messa in sicurezza e adeguamento strada alternativa alla provinciale Realizzazione campo da calcio in sintetico Miglioramento pista di sci da fondo Realizzazione parco faunistico Messa in sicurezza del versante a monte del paese Riqualificazione impianto natatorio e messa a norma Scuola materna e asilo nido Miglioramento del servizio viario

GIUDICARIE ESTERIORI Comune Intervento Bleggio Superiore Comano Terme Arredi biblioteca intercomunale di Ponte Arche Realizzazione area per camper Realizzazione di un percorso valorizzando la forra del Limarò Fiavé Copertura della pista di pattinaggio su ghiaccio San Lorenzo Dorsino Realizzazione di un deposito a servizio della piscina dove ospitare un generatore di calore alimentato da materiale derivante dall’utilizzo di filiere locali di energia rinnovabile get che, come detto, sfiora i 6 milioni, verrà destinato, in maniera del tutto analoga, alle quattro aree in relazione

al numero di abitanti con la prerogativa di dare priorità ad investimenti di rilevanza strategica. Praticamen-

te nel Chiese confluiranno complessivamente circa 3,3 milioni di euro, nella Rendena 2,7 milioni di euro,

Giorgio Butterini

nella Busa circa 1 milione di euro, nelle Esteriori 1,5 milioni di euro. (vedi box a fianco) Lo stesso presidente Butterini spiega che: “Premesso il fatto che una crescita armonica delle Giudicarie non può prescindere dal riconoscimento delle peculiarità che ne distinguono le vallate e considerato che l’ammontare complessivo del fondo è estremamente contenuto, ragione per cui non possiamo intraprendere voli pindarici, la filosofia proposta è volta a favorire ragionamenti autonomi e molto pragmatici da parte dei quattro ambiti, che hanno la possibilità, ma anche la necessità di individuare le rispettive priorità e quindi indicare perlopiù interventi di reale valenza.” Le conferenze dei sindaci, convocate per la destinazione del fondo strategico, hanno offerto alla Comunità un’opportunità per richiamare le Amministrazioni locali a riflettere in maniera coordinata e molto pratica rispetto a tutte le risorse in circolo.

Il Presidente sottolinea che: “Oltre al budget di legislatura, che è oggettivamente molto ridotto, le Valli Giudicarie godono di importanti risorse derivanti dai sovracanoni e canoni idroelettrici, che le municipalità giustamente incassano dalle società di produzione dell’energia in risarcimento dei danni ambientali subiti: si tratta di decine di milioni di euro che i comuni hanno la possibilità, ma soprattutto il dovere di investire per offrire al territorio opportunità di sviluppo che, tra il resto, potrebbero favorire un rilancio dell’economia ed in particolare del settore edilizio; penso anche al finanziamento di infrastrutture di rilevanza strategica e di oggettiva rilevanza sovracomunale come quelle inerenti la viabilità. Dobbiamo inoltre considerare l’oggettivo rischio che molte opere già finanziate ed altre che verranno finanziate nel breve periodo non possano essere materialmente iniziate in tempo ragionevoli in conseguenza delle attuali procedure d’appalto e, più in generale, dei farraginosi meccanismi della burocrazia. Di qui l’opportunità prospettata ai Sindaci di costituire una centrale di committenza giudicariese (ovvero una stazione appaltante), coordinata dalla Comunità, sostenuta dai due BIM e collegata con l’Agenzia provinciale degli appalti”. Conclude Butterini: “Recentemente abbiamo rappresentato all’Assessore competente Mauro Gilmozzi questa concreta prerogativa con l’obiettivo di accelerare la realizzazione degli investimenti; diversamente, temo che molte opere già coperte da finanziamento pubblico, non solo non verranno concluse in questa legislatura, ma addirittura non verranno nemmeno iniziate”.


Attualità

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Biodigestore, i dubbi del comitato In attesa di sviluppi sul fronte del procedimento amministrativo, si amplia il fronte del no al progetto Il tempo tecnico quindi da parte del privato di rispondere e poi dei vari servizi di esaminare la nuova documentazione e arrivare ad un parere sposta con tutta probabilità al nuovo anno l’arrivo di un posizionamento e un parere delle amministrazioni sulla questione. Intanto, il Comitato Busa Pulita, nato specificatamente per opporsi all’arrivo del biodigestore in valle, ha radunato gli interessati e iniziato una campagna informativa e di protesta. Transitando per Saone tante lenzuola alle finestre e nei campi ricordano l’opposizione al progetto e dopo riunioni settimanali dei membri del comitato si è arrivati ad una visita all’impianto di compostaggio di Campo Tures – una delle alternative più vicine all’ambiente secondo il comitato per affrontare la questione rifiuto umido, rispetto alla realizzazione di un biodigestore - alla prima serata pubblica informativa – il 2 novembre, a Zuclo – e ad un dettagliato volantino spedito ai cittadini con le ragioni del loro no. “Abbiamo visto le osservazioni avanzate dalla Comunità di Valle – spiegano i promotori del Comitato Busa Pulita – si parla di criticità legate al traffico veicolare di camion e autobotti, 19 automezzi al giorno e anche più per le stagioni turistiche. La totale assenza di fognature della zona; il rischio di fuoriuscita dei liquami legato allo stoccaggio, e il conseguente possibile inquinamento delle acque di falda, l’utilizzo dell’acqua in entrata e in uscita. Stiamo valutando attentamente queste problematiche. Riflettiamo sul fatto che il Trentino, quindi

di Denise Rocca Continuerà ancora per qualche tempo ad occupare l’attenzione dei giudicariesi il tema del progetto di realizzazione di un biodigestore vicino alla discarica comprensoriale di Zuclo: la conferenza dei servizi provinciale incaricata di fornire una prima indicazione preliminare sulla proposta di localizzazione dell’impianto avanzata dal priva-

to ha infatti richiesto numerosi approfondimenti su un’ampia varietà di temi. Anche il comune di Borgo Lares, diretto interessato per competenza territoriale, ha mandato una serie di richieste e domande di specifica, accompagnato da una serie di valutazioni arrivate da un altro fronte, quello della Comunità delle Giudicarie.

la Comunità delle Giudicarie sono un territorio che rappresenta un bene comune, una ricchezza che viene promossa turisticamente come ambiente di qualità e di eccellenze, dove i turisti vengono per vivere a contatto con la bellezza della natura, dove i milanesi ma non solo, vengono a respirare l’aria buona, ignari che anche qui proprio sulla qualità dell’aria (misurata tempo fa) non è così pura, anzi, dove l’acqua del Sarca forse non è sempre pulita, dove i terreni verdi della Busa hanno raccolto e sotterrato vari rifiuti”. Questi i quesiti specifici sul progetto biodigestore presentato,

Uno striscione apparso fuori dall’abitato di Saone

Trentino Occidentale (da quelli della zona Lomaso / Bleggio fino a quelli della Val di Sole e della Val di Ledro) oltre che l’umido della zona di Riva del Garda, Arco e relativa Comunità di Valle, con volumi fuori zona decisamente superiori a quelli prodotti nella Comunità delle Giudicarie. Considerato che la nostra viabilità è riconosciuta da tutti come la peggiore del Trentino, pare oltremodo insensato far confluire qui “rifiuti” da altre valli.

ma anche una prospettiva più ampia e generale, che va oltre la contingenza del biodigestore, è quella che il Comitato si propone di perseguire. Tre le questioni, fra quelle

sollevate dal Comitato, che più entrano nel merito dei dati presentati dal progetto di Escasa srl: 1. Rischio che la Busa diventi il digestore del Tren-

Preseglie

tino Occidentale? L’ipotesi di Escasa si distingue da altre per altri territori per il fatto che nell’iniziativa confluirebbero sicuramente i reflui zootecnici (liquami) di buona parte del

Lavenone

agnosine

Bagolino

2. Le 10.000 tonnellate annue di umido, le 36.500 tonnellate annue di liquami indicate dal progetto sono “solo” l’inizio? Ci chiediamo: il nuovo biodigestore pare costruito per poter poi essere ampliato, potrebbe quindi poi

Storo

Stenico

potenzialmente confluire ulteriore materiale organico derivante da lavorazioni varie, magari anche di origine industriale? E’ questa una perversa ottica di tipo utilitaristico che vede i profitti proporzionati a quanto si è “biodigestito”. Perché privato e di queste dimensioni? E soprattutto perché nel bel mezzo della Busa di Tione, vicino alla discarica, a poche centinaia di metri dai paesi e qualche centinaio di metri in linea d’aria da asili e scuole? 3. Ambiente, territorio, turismo, è a rischio il futuro con il Biodigestore? La qualità dell’aria, la qualità dell’acqua e la qualità dei suoli interessati dalla discarica e dal proposto biodigestore sono elementi portanti di un territorio quale è la Busa di Tione che, nei tempi della crisi, sta cercando una propria forte identità, un futuro economico e di prospettiva da cui deve essere inclusa una marcata attenzione alla qualità dell’ambiente e del territorio anche in un’ottica indispensabile di supporto al settore turistico. “Dobbiamo fermarci – conclude Anna Pironi, uno dei membri del Comitato - e chiederci cosa vogliamo davvero per il nostro futuro. Le alternative pulite e in linea il più possibile con il ciclo della natura ci sono, basta copiarle. Si tratta di scegliere: se seguire il principio del business (pur con i contributi UE per le energie alternative) il principio della salvaguardia dell’ambiente e del suo futuro per le generazioni che verranno, ma anche del presente dell’ambiente”.

Molveno

andalo

Nozza di Vestone

Le buone azioni per la crescita del nostro territorio Siamo vicini a te ogni giorno, per realizzare i tuoi progetti e costruire il tuo domani

San Lorenzo in Banale Sabbio Chiese odolo

Condino

Villanuova sul Clisi

7237 soci

127 collaboratori

Vobarno

2 sedi

Fai della Paganella

Ponte Caffaro

treviso Bresciano

(sport. tesoreria)

22 sportelli

Darzo

10 amministratori

Cavedago

PoNte arChe

4

Gruppi Operativi locali

Godenzo

pari a

Raccolta milioni

945

Mezzolombardo

pari a

Impieghi milioni

548

Patrimonio milioni pari a

68


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Il Saltaro delle Giudicarie

NOVEMBRE 2016

IL SALTARO DELLE GIUDICARIE

Al bar, tra Brexit, referendum e… politicaccia La notizia del giorno ha a che fare con il Paradiso, oddio, non proprio il Paradiso, ma trattasi di cose sante, che hanno lasciato di stucco gli amici dell’osteria della Maroca. E’ l’Abele che introduce l’argomento: “La sapete l’ultima? A Storo sono tutti al lavoro, il parroco è alla ricerca di chierichetti con tanto di avviso alla popolazione. A quanto pare a Storo di fare i chierichetti non ne vogliono sapere...” “Questa è davvero bella...porca vacca, ai miei tempi si litigava per farlo...ricordo che pagavo il Decimo perché mi lasciasse il suo turno, dieci lire, non di più, ma lui si dava per malato ed io ero pronto per sostituirlo...il parroco d’allora doveva organizzare i turni per poter accontentare tutti, che tempi! Ma guarda i ragazzi d’oggi che neanche vanno più in chiesa...che tristezza...” continua il Filippo con il suo vocione che quando parla sembra un toro da monta. E così interviene l’Archimede il saggio: “Il mondo è cambiato, cari amici, basta guardare la chiesa alla domenica, è sempre mezza vuota, ci sono i soliti quattro vecchi, qualche pia donna, e i giovani si contano sulle mani...” “E’ vero, ma guarda ai funerali invece, le Chiese si riempiono, dice l’Alfredo, hanno tutti paura che tocchi anche a loro e allora è meglio tenerselo “in bona” il Signore Iddio, non si sa mai”. “Mah, il mondo di una volta ‘l’è na tut a farse ciavar’...”, dice ancora l’Abele, guarda a Roma quel che succede, tutti i giorni ce ne sono di nuove, quei grillini lì sono degli artisti, te ne raccontano di belle, invocano trasparenza ma poi sono opachi nel far capire come realmente facciano nell’assumere decisioni sotto il comando di quel Grillo sempre infuriato contro il mondo. “E, poi, con questo referendum, hanno buttato tutto in vacca e alla fine non se ne capisce niente...” dice il Filippo ruggendo. “Si, è davvero un gran casino...ma a me pare che ci siano quelli che vogliono cambiare qualcosa

Col tempo che gira, con la nebbia che sembra aver abbandonato la pianura per avvolgere noi, che neanche sapevamo cosa fosse, in una foschia umida e stancante, la gente di senno, coscienziosa e lungimirante, non può che ritrovarsi nell’osteria della Maroca a parlar del più e del meno, con assennatezza, buon senso e prudenza come solo i miei sodali sanno fare. Così i po-

meriggi tristi di un autunno rugginoso si trasformano in gaudiose discussioni sulle cose buone, poche, e su quelle cattive, tante, che impregnano il mondo delle nostre valli, umili, ma gagliarde, serene, ma non pavide, davanti ad un buon bicchier di vino, “vitasol” della genialità contadina, fonte di ristoro, energia e visioni aperte e pregnanti di cose sagge. ra l’Archimede. “Maroca un fiasco...” è la logica conclusione dei dotti ormai sfiniti per la sottigliezza dei loro ragionamenti, per la prudenza, la saggezza e il buon senso diffuso a iosa per l’intera osteria. Il vostro Saltaro ha assistito attonito, orgoglioso dei suoi sodali, ma preso da altri impegni ho abbandonato il cenacolo dell’intellighentia giudicariese ed ho volato verso il cielo.

in quest’Italia che è nella m.. che più non si può, e chi invece nella m… ci sta bene e vuol restare così com’è...sono quei quattro vecchi “babbucchi” pieni di privilegi che hanno paura d’essere spazzati via...” così ha voluto fare sintesi l’Archimede. “Hai ragione, vogliono far fuori Renzi prima che Renzi faccia fuori loro...della riforma non interessa niente a nessuno...” così dice l’Osvaldo Caccola, finallora meditabondo come non mai. “..gli hai visti alla Tv i capocci del “no” riuniti a Roma, vogliosi di farsi vedere e non curanti nemmeno dei discendenti. Da Fini a Bersani, e giù di lì, gente patetica che di buono ha combinato poco. Grillo è una cosa a parte... se chiudono il Senato metà dei suoi rimangono a casa, e allora forza, “no” a tutti i costi...” l’Osvaldo quando vuole è un fiume in piena, tutta saggezza antica che continua: “A Trento sono un po’ come a Roma, chi è per il “no” Giovanazzi, perbacco, l’uomo dalla poltrona incollata con la Vinavil e che non molla mai, vuol andare a Roma a fare il Senatore? ma chiudono il Senato...è fregato! E quel simpatico di Bezzi, e i

Viola, i Cia, i Borga, tutta gente che pensa al futuro dei nostri giovani? Gli altri sono per il “Sì” a parte come al solito quelli del Pd trentino, anch’essi in beghe come a Roma, col presidente Dorigatti che fa il Bersani, e un po’ gli assomiglia con quella faccia triste, da uomo che soffre la crisi più d’ogni altro!” L’Osvaldo si guarda attorno soddisfatto, i sodali lo guardano stupiti, mai l’Osvaldo aveva sfornato parole tanto sagge, ragionamenti sottili e precisi, bravo l’Osvaldo Caccola. E così l’Archimede, con la testa sulle spalle, chiude la discussione: “Per non sbagliare basta votare sempre al contrario di tutta questa gente come ha detto così bene l’Osvaldo...se vogliamo sperare di cavarcela...”. E cosi per prendere fiato chiamano in coro la Maroca, ostessa d’altri tempi: “Portaci da bere... che le ugole sono asciutte...un fiasco...se vuoi che continuiamo….”Pausa. Quando si beve si tace per non perdere l’aroma di un vino annacquato dalla vecchia arpia, che sa di tappo e d’aceto, ma è un vero elisir per bevitori che se ne intendono.

Tant’è che subito l’Abele introduce un argomento che gli sta a cuore: “E voi che ne dite della Brexit?” Gli altri in coro: “La che?” “La Brexit, chiarisce l’Archimede, gli inglesi con il referendum, usciranno dalla Europa, torneranno da soli...”Lascia che vadano...gli inglesi mi sono sempre stati sulle palle...arroganti, superbi, e briganti...fuori...va bene così” interviene il Filippo. “Quelli non sono mai stati europei...io li conosco ben, mio padre ha lavorato dieci anni a Londra...interviene l’Alfredo, pensate...”l’è una ghenga stracia”...i magna mal...buttan giù qualcosa che li riempia e non interessa né il gusto né la qualità...con l’auto vanno a sinistra e hanno la guida a destra, vanno alla rovescia, poi hanno una chiesa loro, l’anglicana... gli altari delle loro chiese sono pieni di cannoni, la loro è una chiesa nazionale e celebrano così i loro eroi...meglio perderli...” “Prima o poi ce ne andremo anche noi dall’Europa, quelli di Bruxelles sono una ghenga di burocrati...bisognerebbe far piazza pulita, e allora sarebbe tutt’un’altra Europa...”conclude anco-

Per dedicarmi a cose più terrene. M’è giunta da tempo una breve lettera di proteste e di indignazione nei confronti del vostro Saltaro accusandomi di avercela con i Nonesi e tutta una serie di altre accuse e sottintesi che mi hanno lasciato indifferente. “Cara signora nonesa d’origine e giudicariese di importazione” di solito le lettere anonime non le pubblichiamo, il fatto che non si voglia firmare una lettera è già di per sé significativo. Ma veniamo al merito. In effetti il Saltaro, come ben sa, non ha età, da secoli va girovagando nei cieli delle Giudicarie per osservare, giudicare, prevenire ogni maligna sorte per la nostra terra. E devo dire che ne ho visto di tutti colori, ne ho sentite di cotte e di crude e lettere come la sua, pazientemente letta per me dal mio fedele amico Abele, luce dei miei occhi da tempo malandati per l’età e le burrasche superate nei secoli, mi danno un po’ d’amarezza, non mi piace essere frainteso. Di solito quello che dico è quello che penso la nostra gente, e lo dico a ragion veduta. E le assicuro che non ce l’ho con i Nonesi, anzi, ho con loro rapporti cordiali di amicizia e di collaborazione. I Saltari sono fra di loro solidali, compresi i guardiani delle terre nonese. Il problema cara signora non è chi fin’ora ci abbia rappresentato o meno in Provincia, se sono stati

efficienti o meno, la questione da me messa in risalto, col sorriso s’intende, com’è mia abitudine riguarda ben altro. Riguarda la programmazione del territorio da parte della Provincia. Alla base della Programmazione territoriale sta la perequazione fra le zone, per dirla semplice, la provincia dovrebbe dare ad ogni valle, ad ogni località, pari servizi, pari opportunità, pari condizioni anche perché tutti pagano le tasse allo stesso modo. Le sembra che quanto fa la Provincia, anche per il passato, sia in linea con una politica di rispetto e perequativa da tutti a parole auspicata? Es: e torniamo alla val di Non: trasporti fondamentali per l’economia, treno che arriva fino in val di Sole che permette di arrivare a Trento ogni quarto d’ora, corriere di linea quanto e più delle Giudicarie, strada rifatta alla grande con circonvallazioni, gallerie, quasi un’autostrada. Vediamo le Giudicarie? L’unico collegamento con Trento è la stessa strada del dopo guerra con qualche correzione, i tempi di percorrenza dall’ora alle due per raggiungere la città? Verso Brescia, per noi strada essenziale, buio totale. Basta questo? Vogliamo parlare di sanità, il nostro ospedale è ormai ridotto ad un pronto soccorso...quello di Cles è quasi migliore del Santa Chiara...continuo? Mi dispiace che alcuni comuni nonesi siano fra i più poveri d’Italia, anche se hanno le Casse Rurali piene di soldi, e che magari mezza Trento sia stata comprata dai poveri frutticoltori nonesi, e che non paghino nessun ticket per i redditi troppo bassi, noi continueremo a raccogliere viveri e vestiario per aiutarli...le Giudicarie sono da sempre generose...e la Provincia se vuol fare politica con dignità, la smetta di fare politica per comprare i voti...non siamo in Sicilia! Cara signora nonesa, non me ne voglia, perdono anch’io le sue intemperanze e le confesso che sono pieno di sana invidia dei poveri Nonesi e della poverissima val Di Non. Amen e così sia.


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A R U T R E P NUOVA A Filzi, 16 . F a i V E TION

Adriano Alimonta

Pe Il Consorzio punt

D N E R P

. 1 I H G A P , I2

DAL 01 AL 13 NOVEMBRE 2016

Persone oltre le cose

LARS.it

Adriano Alimonta nuovo presidente di Apt Campiglio


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Attualità

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Prosegue il progetto di riqualifica: nuovi spazi e servizi e risoluzione del “nodo” Sibilla Cumana

Restyling delle Terme, preliminare entro fine anno di Denise Rocca

L’iter per la ristrutturazione dello stabilimento termale è definito dai contratti siglati con lo studio di progettazione: entro fine anno arriverà il progetto preliminare, dall’approvazione dell’assemblea termale partiranno altri 90 giorni per arrivare al progetto definitivo che passerà al vaglio, a quel punto, degli uffici provinciali. Passaggi che richiederanno ancora tutto il 2017 per completarsi, in attesa di vedere i primi ponteggi nel 2018. Una riqualificazione importante, non solo a livello architettonico, nella quale saranno creati nuovi spazi e strutture per ampliare l’offerta termale. Particolare attenzione sarà data al reparto bambino - “Le terme dei bambini sono l’obiettivo finale del lavoro che stiamo portando avanti” specifica Iori – per un target che sempre più è quello leader per la località: cure naturali come l’acqua termale, per patologie che iniziano da piccoli, spesso abbinate a problematiche allergologiche, hanno fatto delle Terme di Comano un centro che sempre più si afferma per i più piccoli. Le proprietà dell’acqua non le mette in dubbio nessuno, ma nel complesso il rilancio ancora non c’è. Si regge il colpo della crisi e di un turismo sempre più esigen-

Eppur si muove. A fatica - inutile nasconderlo dopo anni in attesa di riqualifica e rilancio nei quali il territorio e l’azienda hanno tenuto duro per non perdere reputazione e capacità attrattiva - il progetto di riqualifica delle Terme di Comano prosegue, passo dopo passo. “Questi primi sei mesi di lavoro” – spiega il Presidente dell’assemblea dell’azienda consorziale Alberto Iori – “ci hanno visti impegnati al massimo

per cercare di sbrogliare la situazione di stallo che si era precedentemente creata ed avviare i lavori previsti dal piano investimenti dell’azienda, che riguardano in primis lo stabilimento termale. E’ stato un lavoro importante, realizzato in stretta sinergia con i sindaci e gli stakeholder locali ma anche con consulenti specializzati perché si tratta di creare l’offerta termale per i prossimi venti-trent’anni”.

Uno dei rendering del primo progetto di Kitagawa

te, veloce, social, mutevole, ma non si cresce ancora. Così il ragionamento che l’assemblea consorziale sta portando avanti è complessivo: non si tratta solo

di portare avanti i lavori allo stabilimento e di sistemare la grossa questione della Sibilla Cumana – un rudere sempre più cacofonico di fronte alle Terme,

vincolato dalla Provincia ad essere recuperato, anche con forme di project financing, cioè di compartecipazione e finanziamento da parte del privato – ma

di pensare ad un progetto complessivo. “Lavoriamo per una riformulazione dell’intera proposta – conclude il presidente Alberto Iori – con la Provincia, con

le amministrazioni, per tutto il complesso che non è solo la Sibilla, ma anche l’Antica Fonte, il parco, i parcheggi, l’Hotel Terme. Cerchiamo una valutazione complessiva di fattibilità e concertazione con la Provincia per un piano investimenti a tutto tondo. Nei prossimi mesi saranno avviati dei tavoli di confronto con tutti i soggetti coinvolti. Dobbiamo necessariamente potenziare l’offerta turistica del nostro territorio e ne abbiamo tutti gli strumenti. La chiave del successo sarà riuscire ad impegnarsi e lavorare in modo unitario tra tutti gli attori del territorio”. In attesa del comparto strutturale ed economico, sul fronte della ricerca e della reputazione internazionale, negli scorsi mesi è arrivato un contributo di 75.000 euro dalla Fondazione Caritro per un lavoro di ricerca dal titolo: “Valorizzazione cosmeceutica delle comunità microbiche dell’acqua delle Terme di Comano”, presentato da Università di Trento, Azienda consorziale Terme di Comano, Istituto G. B. Mattei e Unifarm. “Un importante riconoscimento che va a sommarsi agli investimenti fatti finora dall’azienda termale, dai comuni e da altri enti del nostro territorio”, commenta ancora Iori.

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Attualità

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Grande adesione alla prima edizione

Con IN Business, la Giudicarie-Valsabbia-Paganella a fianco delle aziende “Dopo il percorso formativo pensato per le associazioni, abbiamo deciso di investire su un altro importante target, quello degli imprenditori”, afferma Andrea Armanini, presidente de La Cassa Rurale. “Crediamo che le aziende, soprattutto quelle più piccole, abbiano bisogno di nuovi strumenti non solo per rispondere alla crisi ma soprattutto per rilanciare il proprio business e pensare a nuove soluzioni per affrontare il mercato. La risposta che abbiamo ricevuto e il gran numero di adesioni raccolte confermano la bontà di questa nostra scelta, soprattutto se consideriamo che ad ogni aderente è stata chiesta una quota di partecipazione”, sottolinea Armanini. Ecco spiegato, dunque, “IN Business”, il percorso

Sono 26 gli imprenditori e i manager che hanno deciso di aderire a “IN Business”, il nuovo percorso formativo promosso dalla Cassa Rurale Giudicarie Valsabbia Paganella che ha preso il via nelle scorse settimane. Un’iniziativa indirizzata al tessuto produttivo locale e nata per sottolineare, ancora una volta, la vicinanza della formativo dedicato alla piccola media impresa e strutturato attorno ai temi della valutazione economica, organizzativa e finanziaria oltre che della pianificazione strategica del business e del monitoraggio di indicatori di performance in un’ottica di miglioramento continuo. Un corso che, cercando di aumentare la consapevolezza di chi è chiamato a svolgere un ruolo direzionale, intende sviluppare competenze tecniche ma non solo, e fornire utili indicazioni per migliorare l’approccio agli investimenti grazie all’utilizzo del bu-

banca di credito cooperativo al proprio territorio, l’attenzione posta alla crescita e allo sviluppo di conoscenze e competenze degli attori sociali ed economici che costituiscono la linfa delle comunità e l’impegno a dare risposta ai bisogni espressi o latenti dei diversi portatori di interesse.

La prima serata di In Business

siness plan quale strumento di analisi della sostenibilità. Con un ulteriore vantaggio per gli iscritti: poter partecipare ad un percorso formativo di qualità a pochi passi da casa, senza doversi spostare verso Trento o Brescia. “Nell’attuale realtà del mercato, se è vero che non vi è nulla di più costante del cambiamento, crediamo si debba partire dalla formazione di chi guida le organizzazioni perché proprio la classe dirigente sia in grado di analizzare i diversi scenari ed effettuare scelte ponderate”, precisa il vicepresidente Luca Martinelli sottolineando, inoltre, come tale percorso voglia altresì affiancare la Cassa Rurale nell’attività di sensibilizzazione della clientela rispetto al tema dell’analisi e della gestione preventiva del rischio, soprattutto in un’ottica di presentazione di richieste per l’erogazione del credito a supporto delle attività imprenditoriali. “Ci auguriamo che il percorso porti conoscenze e strumenti utili ad una gestione delle realtà aziendali e organizzative in linea con le esigenze del mercato e i criteri di sostenibilità economico-finanziaria e sociale imprescindibili per garantire la nascita, il mantenimento e un sano sviluppo delle realtà imprenditoriali ed organizzative”, conclude il presidente della rurale. Il corso è svolto con la collaborazione di CARE srl, una start up giovanile di due nuove imprenditrici, Antonella Ferremi e Clara Martelli, che dopo aver svolto diversi anni di attività nel gruppo Paradigma di Darzo hanno “esportato” in proprio la loro esperienza. Relatori del corso, oltre alle titolari di CARE, sono Juergen Korff, amministratore del Gruppo Paradigma e formatore per passione, e un referente della Cassa Rurale.


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Attualità

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L’accesa competizione all’ultima Trisa ha premiato quest’anno la polenta Carbonera di Condino riuscita a prevalere sulle due regine dell’edizione 2015: la Macafana di Cimego e la Carbonera di Storo. Ed è stata una vittoria conquistata sul filo di lana, con un solo punto di scarto. Sono stati 72 per Condino e 71 per Cimego (63 per Storo) i punti assegnati dalla giuria tecnica composta dai giornalisti gastronomi Edoardo Raspelli (presidente), Angelo Carrillo, Giuseppe Casagrande, Gianmichele Portieri e Sara Colonna, dall’imprenditore Giampietro Comolli, dal sindaco di Storo Luca Turinelli e dal vicepresidente del Consiglio provinciale di Trento Walter Viola. Serrato anche il confronto nel voto popolare, espresso cioè da chi ha assaggiato le otto polente in gara. Stavolta si è invertito il voto dello scorso anno: a prevalere è stata la Macafana di Cimego sulla Carbonera di casa, ovvero dei polenter di Storo. Al terzo posto – a conferma della sua piacevolezza – c’è la Carbonera di Condino. Novità voluta quest’anno dagli organizzatori è stato il riconoscimento per la migliore polenta di patate. Anche in questo caso la vittoria è stata assegnata dalla giuria tecnica con uno scarto minimo. Il Trofeo è andato ai polenter di Strada (61 punti) davanti alla Valle di Ledro (59,5) e a Praso (57). In gara nel secondo Festival della Polenta di Storo vi erano anche le polente Carbonera di Brione e Cucia di Bondo, che come prevede il regola-

Il cambio di veste giuridica ufficializzato il 22 settembre, con la trasformazione in società di capitali, va nel verso della crescita per rispondere meglio alle sfide del mercato. L’esperienza del gruppo chiesano è valorizzata, oltre che nella costruzione di nuovi edifici, dalla peculiarità di essersi specializzata negli interventi di ampliamento e sopraelevazione di edifici esistenti e nella fornitura e posa di serramenti e tetti. Il vero punto di forza del gruppo è che l’intero ciclo realizzativo è svolto internamente: dalla progettazione/ingegnerizzazione, alla produzione nei propri stabilimenti fino alla posa in opera con proprie maestranze. Si parte dall’accurata scelta delle materie prime da foreste trentine fino ad un montaggio effettuato da propri carpentieri esperti, il che garantisce l’assoluto controllo di tutta la filiera. Grazie alla propria organizzazione produttiva e commerciale Abito Holz risponde alle più svariate esigenze del mercato, con lavori altamente professionali, tempi di consegna assicurati, cura sartoriale del costruito, qualità senza compromessi. Seguendo i principi della bioedilizia Abito Holz riesce a realizza-

La “carbonera” di Condino vince il Festival della Polenta 2016

Grande successo a Storo per la seconda edizione dell’evento enogastronomico. A Cimego il voto popolare Nemmeno il tempo uggioso, con la leggera pioggia che a tratti è caduta su Storo, ha limitato il grande successo di pubblico al secondo Festival della Polenta della valle del Chiese. Migliaia le presenze registrate, soprattutto di ospiti di fuori Provincia, a conferma dell’ottimo lavoro di promozione svolto nelle ultime settimane. E sono state 1.500 le tesserine vendute dagli organizzatori mento sono state classificate a ex equo ai piedi del podio. E’ stata grande festa animata dalle presenze di migliaia di persone che nel tardo pomeriggio hanno potuto assaggiare la castagne della valle. A Condino è stato consegnato il Trofeo in legno ideato da Giovanni Moneghini e realizzato dallo scultore locale Mario Brugnoni di Storo. Propone in maniera simbolico le pannocchie del nostrano di Storo e il classico paiolo per la cottura della polenta. E’ un trofeo perenne che anno dopo anno – come avviene con i grandi trofei internazionali - recherà sul basamento i nomi dei paesi vincitori che avranno diritto a custodirlo sino all’edizione successiva. Il gruppo missionario ha vinto il Concorso degli spaventapasseri con il

lavoro “Spaventapasseri missionario custode del Cibo”. Con il pubblico ad animare l’evento sono state quattro differenti polente della valle del Chiese: Carbonera (cucinata tradizionalmente con Salame

della Pro Loco M2 per consentire gli assaggi delle otto polente in gara. “Dati lusinghieri perché nettamente superiori a quelli della prima edizione” commentano con soddisfazione Nicola Zontini e Matteo Bonomini, anima e cuore della Pro Loco di Storo M2, promotrice dell’evento con l’amministrazione Comunale, il Consorzio Turistico Valle del Chiese e la Coop Agri90.

e Burro), Macafana (Burro, Spressa e Cicoria selvatica), Cucia (Burro e Formaggio di monte fuso) e di patate (con Cipolla e Formaggio). Fuori gara vi erano poi altre due polente: quella con la farina gialla di Storo Agri 90 e il formaggio

Gorgonzola cucinata dal Circolo pensionati del Voi in e la Concepì (farina gialla di Storo più panna e salame) preparata dal Gruppo Missionario in piazza dell’Unità d’Italia. Non è stata invece proposta la nuovissima Polenta delle Strie che sarà il piatto forte del Mercatino di Natale che si aprirà il prossimo tre dicembre a Cimego. Ad aprire il secondo Festival della Polenta è stato il convegno “L’Oro di Storo, recupero della Storia. Un’esperienza nazionale” che nel tardo pomeriggio di sabato ha riunito nella sala conferenze di Agri90 la docente universitaria di Padova Margherita Lucchin, la rappresentante della Fondazione Mach Mina Venturelli, il presidente del Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina Giovanni Kezich e l’assessore

alla Cultura e Cooperazione Tiziano Mellarini. Un incontro molto partecipato che ha fornito alcune precise indicazioni sulla genesi del Nostrano di Storo sia in tempi antichi (si valuta che l’arrivo del granoturco nella Valle del Chiese risalga al 1657) sia più recenti con l’avvio dell’utilizzo dell’attuale Nostrano verso la fine dell’800. Poi momenti bui con l’arrivo del granoturco di produzione ibrida. Solo negli ultimi 25 anni l’inizio del percorso anche culturale che ha portato al ritorno del Nostrano di Storo grazie al lavoro di pungolo, di stimolo e di ricerca, promosso dalla Famiglia Cooperativa, da Esat, dall’Università di Padova e da Agri90 (con Vigilio Giovanelli). Sino ai fasti di oggi, con la produzione passata da 300 a 11.000 quintali e una redditività che pone l’Oro di Storo ai vertici nazionali. Un aspetto capace di garantire occupazione e un interessante integrazione del reddito come ha sottolineato l’assessore provinciale Tiziano Mellarini. (d.d.)

“Abito Holz”, la casa in legno di eccellenza L’obiettivo della società di Pieve di Bono è quello di fornire un prodotto finale di eccellenza

“Vivere in una casa in legno Abito Holz significa vivere in un eccezionale benessere abitativo.”Si potrebbe presentare così la recente nascita di Abito Holz Srl, una nuova società della Valle del Chiese, che costruisce case in legno. Giova ricordare che Abito Holz è nata il 14 novembre 2013 da un gruppo di imprenditori trentini

Paolo Armani, Ivano Bomè, Luca Butterini

re case ed edifici in legno in cui avere condizioni di vita

ottimali: il legno, materiale naturale per definizione,

come rete di impresa, (Illen snc, Falegnameria Bomè srl, Eng Group srl) per proporre al mercato, sotto un unico marchio, il prodotto «casa in legno di pregio chiavi in mano». Un’operazione nata unendo forze e valorizzando know-how, sinergie e storie di oltre cinquant’anni maturate nel settore del legno. è trattato solo con sostanze non nocive per l’uomo, contribuendo a dar vita ad un ambiente sano e senza particelle dannose sospese nell’aria. Una casa in legno Abito Holz è una casa sicura: le eccezionali doti statiche del legno permettono di costruire edifici e case antisismiche, in grado di resistere alle sollecitazioni di sismi anche di forte intensità, con danni minimi e garantendo soprattutto l’incolumità degli abitanti. «L’ambizioso obiettivo – affermano gli imprendi-

tori chiesani fondatori della nuova società di capitali - è quello di diventare soggetto leader nella costruzione di edifici in legno di alto pregio rivolta ad una clientela in grado di apprezzare la qualità del lavoro offerto. Ed è per questo che Abito Holz da rete di impresa è trasformata in società di capitali.» Attualmente la «forza» del gruppo è data da 50 persone, fra dipendenti e collaboratori, con uno stabilimento di 25000 metri quadrati per la produzione degli elementi prefabbricati base che co-

stituiscono gli edifici in legno (telai portanti, pareti, solai) e la produzione della carpenteria in legno, un ulteriore stabilimento di 2500 metri quadrati per la produzione di serramenti in legno esterni ed interni e per la produzione di scale ed uno studio di progettazione per l’ingegnerizzazione delle opere. «L’ulteriore obiettivo che Abito Holz si pone – affermano i soci fondatori – è quello di, pur mantenendo separati i due mondi lavorativi, far crescere le aziende da cui è nata questa nuova società.» Un ottimo segnale anche per l’intera Valle del Chiese che, dopo gli ultimi periodi critici del mondo produttivo locale, mostra concreti segnali di ripresa. Marco Maestri


Attualità

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Presentato sul prestigioso red carpet della capitale il tanto atteso film

Il film “Funne, le ragazze che sognavano il mare” sbanca a Roma di Marco Maestri Proprio da questa incredibile e insolito spaccato di vita della montagna in Trentino, la regista trentina Katia Bernardi ha tratto il documentario che è stato presentato a Roma nell’ambito di Kino Panorama Italia in collaborazione con “Alice nella Città”. Sono le splendide immagini delle montagne di Daone, a fare da cornice a questa poetica storia di dodici “ragazze ottantenni” e del loro sogno di vedere il mare, perché molte di loro il mare non l’hanno mai visto. In occasione del ventennale del circolo dei pensionati Il Rododendro, la presidentessa decide con entusiasmo di dare il via alla raccolta fondi per questa nobile causa, ma di soldi ne servono tanti per realizzare questo progetto e le attività messe in campo non sempre si rivelano azzeccate. Comincia così l’avventura che le vedrà cucinare torte

È stato presentato sabato 23 ottobre al Cinema Admiral di Roma, nell’ambito della Festa del Cinema, il film che racconta il sogno di scoprire il mare di un gruppo di donne ottantenni che vivono A Valdaone. Il film è incentrato sul desiderio di queste “diversamente giovani donne” (appunto le Funne) di conoscere quel mondo sconosciuto a molte di loro e sui loro tentativi di raccogliere il denaro necessario a realizzare questo sogno. Di qui l’avventura che le vede, tra l’altro, impegnate a cucinare torte da vendere in paese e posare

da modelle per un calendario. Ma finanziariamente senza successo. La svolta arriva grazie al Web, dove le Funne di Valdaone sono protagoniste di un’incredibile quanto inaspettata campagna di crowdfunding. Il sistema modernissimo di raccolta di denaro via internet calamita anche l’attenzione sulla Valle del Chiese e sul Trentino dei media di tutto il mondo. Il progetto diventa virale e per le Funne si avvera così il sogno dopo alcuni momenti di sconforto.

le “Funne” al Festival del cinema di Roma

da vendere in paese, posare da modelle per un calendario. Risate, lacrime, gelosie, timori accompagnano le funne (donne in dialetto locale) e i loro sforzi che le porteranno anche ad una inaspettata notorietà. “Le ho incontrate per caso o loro hanno incontrato

me - spiega la regista Katia Bernardi -. E mi sono innamorata delle ragazze che sognavano il mare. La maggior parte di loro, il mare non lo ha mai visto, se non in televisione o in qualche cartolina sbiadita. La loro vita è sempre stata lì, in quel piccolo paesino sperduto tra le montagne, con i mariti a lavorare in miniera, crescendo i figli a croste di polenta e a mungere vacche in gelidi inverni. Ma le ragazze che sognavano il mare hanno una cosa speciale, un’energia e una forza che deriva da quelle montagne dure che fanno paura solo a guardarle. Quelle montagne le hanno rese forti e indistruttibili e le hanno aiutate a non avere paura di nulla, a non aver paura dei propri sogni”. Il film è prodotto da EiE film, Jump Cut con ReStart

(Croatia) e Chocolat con il supporto di Trentino Film Commission, Hydro Dolomiti Energia, Discovery Italia, HRT Croazia, Croatian Audiovisual Center e Comune di Valdaone. A consentire la realizzazione di questo film-documentario sono state, tra le altre, altre due donne – Ketty Pellizzari e Nadia Baldracchi, sindaco e assessore del piccolo Comune della valle del Chiese - che hanno appoggiato con grande entusiasmo il progetto ed accompagnato emozionate nella due giorni romana il gruppo. L’incredibile caparbietà e vitalità delle Funne di Valdaone è poi raccontata nell’omonimo libro, sempre di Katia Bernardi, edito da Mondadori. La storia approderà prossimamente anche in tv sul NOVE, canale del gruppo Discovery Italia. Insomma un grandioso successo, oltre ogni più rosea aspettativa, per una storia vera che ci ricorda non solo che non dobbiamo mai smetter di sognare, ma che i nostri sogni possono diventare realtà a qualsiasi età, basta non perdere mai l’entusiasmo, la curiosità e la voglia di vivere.

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Parco

NOVEMBRE 2016

Nel ParcoAdamello Brenta la Conferenza internazionale dei Geoparchi Mondiali del 2018 Accolta la candidatura per ospitare l’importante evento internazionale. Confermato per la seconda volta il riconoscimento di Geoparco Due gli importanti annunci arrivati nel corso della convention. Prima di tutto, a testimonianza dell’impegno assunto nell’ultimo quadrienno, è stato riconfermato al Parco il riconoscimento di UNESCO Global Geopark, con l’invito ad un ulteriore sforzo nella gestione e valorizzazione dello splendido patrimonio geologico dell’Adamello-Brenta. Si tratta della seconda rivalidazione dopo il primo ingresso nella Rete europea e mondiale dei Geoparchi nel 2008. In secondo luogo, è stata accolta la candidatura del Parco ad ospitare l’VIII Conferenza Internazionale dei Geoparchi Mondia-

Si è tenuta a Torquay in Inghilterra, nella splendida cornice dell’English Riviera Conference Centre, la VII Conferenza internazionale dei Geoparchi Mondiali UNESCO sul patrimonio geologico e sui territori del pianeta che lo conservano e lo promuovono, a cui li UNESCO. L’Adamello Brenta UNESCO Global Geopark ha prevalso sul norvegese Magma Geopark, quindi per settembre 2018, avrà l’onore e l’onere di organizzare questo evento che, ogni due anni, muove tra le 600 e le 800 persone tra geologi, tecnici e rappresentanti delle aree protette. La Conferenza del 2018 si preannuncia come una formidabile occasione per mostrare le bellezze del nostro territorio e per

hanno partecipato 120 Geoparchi globali e circa 700 convegnisti, in rappresentanza di 5 continenti. L’Adamello Brenta UNESCO Global Geopark era rappresentato dal Presidente Joseph Masè e dalla geologa Vajolet Masè.

Violet Masè durante il suo intervento

mettere in atto le capacità organizzative del Trentino. Il Parco, infatti, in questa prima fase di candidatura, è stato affiancato da Symposia srl per la formulazione del dossier e ha chiesto il coinvolgimento ad altri enti per il supporto scientifico e la logistica tra cui il Dipartimento Territorio Agricoltura Ambiente e Foreste, il Servizio aree protette e sviluppo sostenibile, il Servizio Geologico, il Servizio relazioni esterne per i grandi eventi della

PAT, il Muse, le Apt Madonna di Campiglio Pinzolo Val Rendena e Apt Dolomiti Paganella. “Tutti quanti saremo coinvolti nell’organizzazione di questo importante appuntamento, supportati attivamente dai colleghi di tutti i dieci Geoparchi Italiani Come spiega il Presidente Masè - Avremo modo di promuovere il territorio trentino e mostrarne la straordinarietà ad una grande platea internazionale, e per noi sarà, come sempre, una fonte di idee legate ai temi del turismo sostenibile e della valorizzazione del patrimonio geologico e naturale.” (c.g.)

“Agire” debutta in Giudicarie Il soggetto politico ispirato da Claudio Cia presentato a Pinzolo. Sergio Binelli coordinatore E’ stato presentato ufficialmente sabato 15 ottobre a Pinzolo il coordinamento territoriale di Agire per le Giudicarie. Presenti, oltre al consigliere provinciale Claudio Cia, il coordinatore Sergio Binelli, Daniele Costantini, Andrea Vicini e Grazia Castellini. Oltre che alla stampa, la presentazione è stata rivolta principalmente ai cittadini, a dimostrazione del fatto che “AGIRE” è presente sul territorio, soprattutto nelle Valli, perché mette al centro del suo

Dal punto di vista economico i nostri comuni stanno soffrendo, noi siamo per la difesa della nostra autonomia, a rischio se dovesse vincere il SI al prossimo referendum per la riforma costituzionale.” Grazia Castellini interviene a favore della tutela della Famiglia che, “in questi ultimi anni – dice la Castellini - ha subito scandalose manipolazioni fino a modificare quella che Il gruppo Agire delle Giudicarie può essere la classica unione tra un uomo e una donna, in questo modo sono destinati a essere cancellati i principali valori di educazione”. Daniele Costantini, ultimo “acquisto” del coordinamento delle Giudicarie, ci dice di esRaccolta e trasporto di ogni genere di rifiuto sere in AGIRE da poco più di Gestione impianti di stoccaggio una settimana, “sono entrato Gestione di centri raccolta in Agire per libera scelta e non Conduzione di impianti di discarica in maniera coercitiva, un belGestione impianti di trattamento lissimo gruppo che parte dal basso, dalla gente comune, i Espurgo pozzi neri cittadini”. Laureato in scienze Lavaggio, spazzatura, disinfezione forestali e quindi esperto in Manutenzione aree verdi tematiche legate all’ambiente, politica del territorio e turismo. “Seguo con particolare interesse il problema del lago di Roncone, formatosi parecinfo@sogap.net chi secoli fa, l’ultimo interPreore (Tn) Tel. 0465322755-Fax 0465323194 vento significativo risale agli anni ’80, però il problema che persiste da sempre è l’ossige-

programma politico la persona, il cittadino. Sergio Binelli, coordinatore del gruppo, aprendo la conferenza stampa fa notare che: “saremo presenti nel nostro territorio ma soprattutto nelle nostre valli, valli dimenticate e isolate – sostiene Binelli attaccando direttamente la Giunta Rossi – noi facciamo un tipo di politica diversa, non mentiamo alla gente come invece sta facendo la Provincia, al centro del nostro “fare” politico c’è la persona, il cittadino.

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nazione e quindi andrebbero fatti interventi non solo di tipo idraulico ma anche strumenti che facilitino l’ossigenazione”. Infine è intervenuto il consigliere provinciale di Agire, Claudio Cia. “Sono molto contento del grande entusiasmo che sto riscontrando nelle valli del Trentino, oggi nelle Giudicarie a Pinzolo, oggi esprimere un parere contrario al pensiero dominante non è facile, perciò sono contento di trovare ragazzi capaci che ci mettono la faccia. Il movimento Agire per il Trentino ha la prerogativa di partire dal basso, di occuparsi delle persone, il nostro primo interlocutore è la persona ed è da quest’ultima che noi vogliamo partire, la politica molte volte si occupa di massimi sistemi ignorando però i singoli bisogni dei cittadini, le comunità sono costituite da singole persone, per questo “AGIRE” preferisce scendere in strada, per sancire il rapporto concreto che ha con la cittadinanza, a dimostrazione del messaggio politico trasparente e schietto che diffonde. Chi ha qualcosa da nascondere resta trincerato nei Palazzi del potere, chi invece è sincero vuole guardare negli occhi il popolo”. “


Comunità Gli assegni di studio Si tratta di contributi in denaro che la Comunità eroga agli studenti, che devono uscire dalle Giudicarie per frequentare l’indirizzo di studi prescelto, promossi al termine dell’anno scolastico precedente, con un’età non superiore ai 20 anni, e che appartengono ad un nucleo familiare la cui situazione reddituale e patrimoniale, sulla base dell’indicatore ICEF, non superi determinati limiti. L’assegno può arrivare fino ad un importo di 3.500,00 €, e viene concesso a sostegno delle spese, con un minimo di 50,00 €, relative a tasse di iscrizione e frequenza, libri di testo, trasporti, mensa, convitto e alloggio. Al fine del riconoscimento delle spese di convitto ed alloggio, deve essere valutata la distanza della scuola dal luogo di residenza, tenuto conto delle obiettive difficoltà di trasporto. Per quanto riguarda invece le spese relative a libri di testo, trasporti e mensa, esse sono riconosciute solamente per la frequenza di percorsi di istruzione non attivati sul territorio provinciale, in quanto esse godono già di importanti agevolazioni nella nostra Provincia. L’assegno è concesso presentando agli uffici della Comunità la dichiarazione ICEF e la documentazione delle spese sostenute, ed è determinato tenendo conto, in pari misura, della condizione economica famigliare e del merito scolastico.

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La Comunità a sostegno delle famiglie e degli studenti Anche per l’a.s. 2016-17 la Comunità delle Giudicarie ha emesso i bandi per gli assegni di studio e le facilitazioni di viaggio Per sostenere economicamente le famiglie con figli iscritti a scuole superiori fuori delle Giudicarie, che frequentano indirizzi di studio non presenti sul nostro territorio e quindi costretti a dimorare presso convitti o appartamenti privati, la Comunità ha emesso i bandi per la presentazione delle domande di contributo. «Il Diritto allo studio è una delle principali competenze gestite dalla Comunità – informa l’Assessore all’Istruzione e Assistenza scolastica Michela Simoni – e per venire incontro agli studenti costretti a dimorare fuori famiglia per frequentare il corso di studio scelto, anche

quest’anno la Comunità delle Giudicarie ha emesso gli appositi bandi per assegni di studio e per facilitazioni di viaggio, che costituiscono un valido aiuto per le famiglie che si vedono indotte a dover pagare costi talora particolarmente onerosi. Un’iniziativa che, oltre a sostenere le famiglie, a partire da quelle con i redditi più bassi, premia anche il merito degli studenti, andando a valorizzare l’impegno di quei ragazzi che ottengono nel loro percorso di studi buoni risultati. Lo scorso anno la Comunità ha accolto 86 domande per un importo complessivo di contributo erogato di oltre 180mila Euro». Le facilitazioni di viaggio Le facilitazioni di viaggio sono contributi destinati agli studenti delle superiori e della formazione professionale, nei casi di impossibilità di fruizione del servizio di trasporto pubblico. La facilitazione è ammessa se il percorso non coperto da servizio pubblico è superiore a 3 chilometri e viene concessa sia che il trasporto venga effettuato con i mezzi del genitore, sia a mezzo vettore.

I bandi per la concessione dei benefici ed i relativi moduli sono disponibili presso i Comuni delle Giudicarie ed il ‘Servizio Istruzione’ della Comunità delle Giudicarie, a Tione, oppure sono scaricabili dal sito Internet della Comunità www.comunitadellegiudicarie.it. Per fruire di queste opportunità, gli interessati, muniti della “domanda unica 2016” (ICEF), devono completare il modulo raccolta dati e presentarsi personalmente presso il ‘Servizio Istruzione’ della Comunità delle Giudicarie per la compilazione a mezzo di supporto informatico, richiedendo un appuntamento entro il 18 novembre p.v. (prenotazione al numero: 0465/339512). Le domande dovranno essere presentate entro le ore 17.00 di mercoledì 7 dicembre 2016.

Dopo una lunga ristrutturazione è stato riaperto al pubblico il Castello

Finalmente riapre Castel Romano Dopo quasi dieci anni di restauro è stato riaperto il Castel Romano a Pieve di Bono-Prezzo. Quella che si può definire una sorta di seconda inaugurazione dello storico maniero, appartenuto alla famiglia del Conti Lodron, arriva dopo alcuni anni di chiusura legati ai lavori di restauro e soprattutto agli importanti interventi di consolidamento fatti nella zona del mastio. All’apertura voluta dall’amministrazione comunale in occasione dell’avvio del lungo Ponte dei Santi seguiranno poi altri cinque appuntamenti già programmati sempre in novembre: le visite guidate allo storico manufatto della Valle del Chiese sono previste cronologicamente mercoledì 2, mercoledì 9, sabato 12, mercoledì 16 e sabato 19 novembre. Tali novità sono rese possibili grazie alla sinergia tra l’Ammini-

Le vestigia di Castel Romano

strazione comunale, l’Associazione Il Chiese, la collaborazione dell’Ecomuseo della Valle del Chiese ed il supporto del Consorzio turistico. L’intento è quello di offrire al pubblico di appassionati una sorta di “anteprima” post lavori e in vista del programma di visite 2017. Per il prossimo anno infatti l’amministrazione comunale intende garantire delle aperture più continuative e contestualmente ospitare nel Castello Romano anche eventi e manifestazioni. I lavori condotti dalla Sovrintendenza per i Beni culturali della Provincia autonoma di Trento in collaborazione con il Comune (di Pieve di Bono prima e di Pieve di BonoPrezzo ora) hanno permesso, tra l’altro, di sistemare alcune zone del cortile interno e ricavare due ambienti coperti che potranno essere utilizzati come zona biglietteria e sala didattica. Ma la

grande novità è l’apertura dell’area del Mastio, completamente inaccessibile prima dell’intervento ed ora in grado di dare ai visitatori l’esatta idea della maestosità dell’originale struttura. Ma la storia di Castel Romano è anche piccante. L’imponente rudere domina la Pieve di Bono dall’alto del colle di Sant’Antonio, nei pressi dell’abitato di Por, e appartenne alla nobile famiglia dei conti Lodron come quello di Castel San Giovanni di Bondone. La storica dimora divenne una delle sedi più importanti della nobile famiglia del Trentino, che ne promosse lavori di ampliamento e ristrutturazione attorno al XIV secolo. Tra questi spiccano l’aggiunta di alcuni edifici residenziali ornati da pregevoli affreschi, fra i quali quello raffigurante una scena d’armi, staccato dalle pareti del castello e ora conservato

presso il Museo Diocesano di Trento. Il Castel Romano fu una struttura importante dal punto di vista strategico ma andò verso un inesorabile degrado da quando i conti Lodron trasferirono il loro potere in altre zone del Trentino (la Val Lagarina), in Austria (Tirolo e Carinzia) ed in Germania (per la precisione in Baviera). Venne gravemente danneggiato durante la Prima guerra mondiale trovandosi proprio a ridosso della linea del fronte. Tra le curiosità ve ne è anche una piccante: si narra, infatti, che la contessa Dina Lodron, bella e perversa, avesse la poco felice abitudine di uccidere gli uomini della Pieve, dopo averli invitati a castello e sedotti. A fare giustizia, secondo la storia, fu un prete che uccise la contessa a colpi di archibugio e liberando così le comunità dal maleficio. Marco Maestri


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Europa

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Verso la Casa Bianca (con preoccupazione)

L’8 novembre le presidenziali negli Usa: una campagna elettorale sopra le righe Un momento del dibattito Trump - Clinton

Dal punto di vista di un’europea, rispetto alle precedenti campagne elettorali, questa sembrerebbe molto più incentrata sulla figura di Donald Trump e sulle sue continue frasi discriminatorie e razziste, che non invece sui veri e propri programmi elettorali. Si sa che la politica è fatta di slogan, ed i politici sanno quanto sia importante l’etichetta che si creano: questa infatti non deve solo riassumere la propria politica, ma anche chi si decide di essere davanti ai cittadini. Trump riprende la frase dell’ex presidente degli USA Ronald Reagan “make America great again” (rendere l’America di nuovo grande), mentre la Clinton sembra non voler esagerare con i toni, rimanendo con un semplice “Hillary for America” (Hillary per l’America). Tralasciando l’uso da entrambe le parti della parola “America”, sbagliata per di più perché non diventeranno presidenti di un continente intero, ma solo di una parte, i due slogan rispecchiano perfettamente i toni dei due programmi elettorali, totalmente opposti. Quello però

di Francesca Cristoforetti Quest’anno saranno Hillary Clinton e Donald Trump a giocarsi la Casa Bianca a Washinton D.C. e non sarà una battaglia facile. Ironia della sorte l’ultramiliardario che mi lascia più perplessa, è quello dell’imprenditore Donald Trump, che sembra aver fondato la sua politica su una base di provocazioni e contraddizioni. È ovvio che non si può giudicare fino in fondo l’operato di un politico, finché il suo compito non è stato portato a termine; ma in tutta onestà,

spero che il magnate statunitense non riesca nemmeno ad iniziare il suo percorso come Presidente, se queste sono le premesse. Leggendo il suo programma, è impossibile non soffermarsi sui continui richiami al “passato glorioso”, alla vittoria della Guerra Fredda, e alle Guerre Mondiali, che dovrebbero

Trump si è ritrovato faccia a faccia con un’avversaria che rappresenta una delle categorie da lui più screditate ed insultate, ovvero quella delle donne. essere citate solo per non essere ripetute, e non per prenderle come metro di misura. Riguardo alla politica estera, Trump mantiene quella facile equazione tra immigrato e terrorista, promettendo di tenere i propri confini sicuri da possibili attacchi. Parla della creazione di un muro al confine con il Messico,

I due candidati allal Casa Bianca Trump e Clinton

sottolineando in tono molto provocatorio, che saranno gli stessi messicani a pagarselo. Nel suo programma si parla inoltre di “deportazione”, un termine che nel 2016 non si dovrebbe nemmeno sentire, se non per riferirsi al passato. Riguardo alla difesa nazionale, l’esercito degli USA sarà fortemente rinforzato, sia in termini numerici ed economici che dal punto di vista delle armi. Nonostante la sua politica aggressiva, nel primo dibattito televisivo per la presidenza, Donald Trump si dichiara “against the war”, ovvero contrario alla guerra. In questo dibattito, Clinton e Trump continuano a lanciarsi accuse e battutine, passando quasi più tempo a dare spiegazioni su ciò che hanno fatto in passato, invece che soffermarsi su ciò che faranno in futuro. Il programma elettorale della Clinton risulta, apparentemente, molto più focalizzato su politiche sociali e ambien-

tali, sull’ambito della sanità e dell’istruzione: una politica che sembrerebbe partire dal “basso”, tentando di provvedere alle fasce più deboli della popolazione statunitense. Spesso criticata, soprattutto durante il periodo da ex segretaria di Stato della presidenza di Barack Obama, Hillary Clinton presenta agli Stati Uniti un programma molto più moderato. Non è detto che lo riesca a rispettare o che sia la persona giusta alla guida della Nazione, ma è indiscutibile il fatto che abbia una preparazione politica maggiore rispetto all’avversario, il quale sembra invece avere molta più esperienza nel settore televisivo ed imprenditoriale, che in ambito politico. Senza idealizzare, né demonizzare nessuno dei due, mi sembra giusto precisare, che indipendentemente dalle proprie posizioni politiche, ci sono dei confini che non andrebbero maioltrepassati. Insultare più volte esplicitamente il genere femminile e parlare di “deportazione”, forse è un po’ troppo, anche per il Presidente degli USA.

Tunisini od olive tunisine? IL PUNTO di Paolo Magagnotti

Continua dalla Prima Modi e sistemi per consentire lo sviluppo possono essere diversi, da interventi diretti per favorire l’educazione, la formazione e attività produttive e di servizio. Consentire a tali Paesi di asportare prodotti agricoli può essere una delle tante vie da seguire. Clima è terreno consentono ad ampi territori africani di avere una varietà di prodotti che venduti anche in Europa potrebbero aiutare le popolazioni interessate. Vi sono molti accordi e convenzioni stipulate fra Paesi d’Africa e l’Unione Europea ma purtroppo funzionano spesso male e sono comunque sufficienti. Sono ricorrenti, ad esempio, reazioni di organizzazioni

agricole contro richieste o proposte di importazione dall’Africa di prodotti dell’agricoltura in Europa in quanto verrebbero a toccare interessi di un determinato comparto. Si tratta certamente di reazioni che, ponendo questioni di concorrenza, possono essere comprensibili. Dobbiamo tuttavia capire e decidere ciò che si vuole in un mondo che sta cambiando giorno dopo giorno e con disuguaglianze che, in aggiunte all’ingiustizia sociale, determinano tensioni sociali molto pericolose. È fuori dubbio che le esportazioni dai Paesi africani contribuirebbero a migliorare le condizioni di vita di varie comunità, con gli interessati che probabilmente

Raccolta di olive in Tunisia

rimarrebbero più volentieri nelle loro terre piuttosto che

imbarcarsi lungo le vie migratorie.

Negli ultimi tempi vi sono state forti prese di posizione

in Paesi del Sud dell’Unione Europea contro l’importazione di olive proveniente dalla Tunisia. Senza voler banalizzare un’importante questione economica e sociale, in tale caso, ad esempio, ci si dovrebbe chiedere se si vogliono accettare le olive tunisine o se preferiamo accogliere i tunisini. E da augurarsi che i vari Paesi europei e le Istituzioni UE importino il più presto possibile serie politiche per l’Africa tenendo in considerazione fra le varie opzioni l’opportunità di contribuire allo sviluppo favorendo la valorizzazione delle risorse presenti nel Continente. Ed è veramente necessario agire con urgenza, prima che i cinesi lascino all’Europa solo resti.


NOVEMBRE 2016 - pag. L’ultimo importante appuntamento in ordine di tempo è stato quello del 2 ottobre, quando il Gruppo Allievi di Tione ha fatto da protagonista alla terza edizione di “Pompierissima 2016”, in occasione della 17 edizione di EcoFiera di Montagna. In quell’ambito e per tutta la giornata, i giovani pompieri hanno fatto da guida ad oltre 150 bambini e bambine che, accompagnati dai loro famigliari, hanno visitato la caserma di via Bondi (raggiungibile dal centro del paese con bus navetta messi a disposizione dal Corpo) ed hanno potuto esibirsi in “giochi pompieristici” studiati apposta per loro. A ricordo di una domenica speciale, ad ognuno è stato consegnato un “attestato di partecipazione” ed un cappellino con il logo della manifestazione, omaggio della Cassa Rurale Adamello-Brenta. Inoltre, sempre nel 2016, il Gruppo Allievi del Corpo di Tione - in questa occasione composto da giovani provenienti anche dai Gruppi di Villa Rendena e Preore - con il nome di “Squadra C 8” ha partecipato al Campionato Provinciale svoltosi tra i mesi di maggio e giugno, con altre 14 squadre provenienti da tutto il Trentino: i ragazzi si sono sfidati nelle quattro prove previste a Storo (14

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Gli allievi Vigili del Fuoco di Tione protagonisti in Regione Ottimi risultati raccolti dai ragazzi giudicariesi nelle prove pompieristiche in regione e in Europa Ci sono ragazzi di cui si parla poco ma che si impegnano quotidianamente per tenere alti questi ideali ed impiegano il loro tempo per allenarsi alla solidarietà, alla condivisione, alla partecipazione attiva. Sono gli Allievi dei Vigili del Fuoco Volontari, maschi e femmine dai 10 ai 18 anni, che si dedicano con passione ed entusiasmo ad imparare l’”arte del pompiere”, maggio), Mezzolombardo (22 maggio), Pergine Valsugana (29 maggio) e Mori (4 giugno). Tre vittorie ed un secondo posto hanno permesso di ottenere la vittoria finale con un punteggio totale di 77 punti sugli 80 a disposizione. Ma nell’estate appena terminata il Gruppo Allevi di Tione ha partecipato ad un’altra importante manifestazione, questa volta di caratura internazionale, valida anche come qualificazione per le Olimpiadi CTIF 2017 a Villach (Austria). Nelle giornate di venerdì 24 e sabato 25 giugno,

si è svolta, a Vipiteno, la gara di rendimento per i

con lezioni teoriche e pratiche, turni e manovre, aiutandosi l’un l’altro, lavorando insieme con la massima professionalità, senso di appartenenza, disciplina e rispetto delle regole. Le manifestazioni sportive, poi, sono un momento prezioso di aggregazione, di conoscenza reciproca e di crescita personale. gruppi giovanili dei Vigili del Fuoco: i partecipanti

provenivano in prevalenza dall’Alto Adige ma anche

Un momento di Pompierissima 2016

dalla vicina Austria e dalla Germania. L’unica squadra in rappresentanza del Trentino è stata quella degli Allievi di Tione, che ha avuto quindi la possibilità di confrontarsi con le migliori squadre dei gruppi giovanili presenti al concorso. Il risultato ottenuto è andato al di là di ogni aspettativa, considerando il livello presente. I ragazzi tionesi si sono qualificati al primo posto tra le squadre ospiti e all’ottavo posto assoluto nella classifica generale sulle 71 squadre partecipanti. Grande la soddisfazione per il responsabile Angelo Salvaterra e gli Istruttori Angelo Vanin, Rocco Valentini, Enea Bertoni e Daniele Marchiori che hanno visto ripagati lo sforzo e l’impegno profuso nel seguire i ragazzi nei vari allenamenti.

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Cooperando

NOVEMBRE 2016

Sono emerse alcuni spunti di riflessione molto interessanti: infatti queste nuove forme di mutualità, queste nuove infrastrutture sociali di economia collaborativa che vedono le persone usare internet per scambiarsi prodotti e servizi senza intermediazione alcuna, si stanno diffondendo rapidamente. Un fenomeno che si caratterizza per la varietà e la ricchezza delle esperienze, l’impegno dei giovani, delle comunità, dei gruppi sociali. La domanda è come fare per includere, dare una struttura a questa ricchezza sociale e al contempo dare nuova linfa al modello cooperativo? Quello che è certo è che non possiamo non avere una piena e articolata conoscenza di questo fenomeno, e di ciò che intorno ad esso si muove. Una conoscenza che risulta indispensabile per capire quali sono le effettive dimensioni, gli impatti che la Sharing Economy determina, sia in termini di competizione che di possibile relazione e collaborazione. Ricordiamoci che queste nuove forme di economia collaborativa forniscono delle risposte proponendo nuovi servizi, nuovi processi produttivi, nuovi sistemi di distribuzione che fanno un uso più efficiente delle risorse e mobilizzano il potenziale latente a livello comunitario. Le cooperative potrebbero cogliere que-

La Cooperazione domani… alcune prospettive

Il web apre nuove possibilità anche al movimento mutualistico: con quali regole? di Alberto Carli

A fine Settembre si è svolto a Trento il Festival delle Resistenze, un interessante evento culturale promosso dall’Assessorato alle politiche giovanili di Trento e Bolzano al quale ho avuto l’onore di partecipare come ste innovazioni e sviluppare nuove soluzioni all’interno dei propri mercati (o in nuovi mercati), andando a cogliere alcuni elementi di questa trasformazione e rispondendo in modo ancora più adeguato e sostenibile ai bisogni delle comunità. Si possono usare gli strumenti della rete e della collaborazione per favorire l’aggregazione della domanda e dell’offerta e attivare nuovi scambi che coinvolgono in modo sempre più orizzontale e partecipativo i soci e i membri della comunità. Puo’ essere arrivato il momento di ripensare i modi e i concetti della mutualità? È possibile riportare al centro la relazione e lo scambio diretto tra soci o comunque integrarlo nello scambio tra soci e cooperativa?

Le sfide in questo contesto riguardano il ruolo che la cooperativa può rivestire, ad esempio come piattaforma di collaborazione tra soggetti attivi nella produzione e fruizione di servizi, come garante di qualità, sicurezza, ed equità. Del resto, il valore

Cooperazione Trentina al tavolo della discussione sul tema della sharing economy (economia della condivisione) e delle possibili integrazioni con il modello cooperativo.

aggiunto della cooperazione sta anche nella forte capacità di coinvolgere le comunità locali e quindi uno spunto di riflessione potrebbe riguardare la possibilità di creare attraverso la cooperazione nuove forme di connessione tra soggetti anche

geograficamente distribuiti (non necessariamente solo cooperativi), ma avvicinati dalla tecnologia e coinvolti in un processo comune. Di fronte ai cambiamenti profondi di carattere culturale, sociale, economico e tecnologico, siamo consapevoli che è più che mai necessario essere in grado di leggere i processi in atto e i rapidi mutamenti, per comprenderne le dinamiche, interpretare i bisogni emergenti e proporre risposte innovative, all’altezza delle domande poste dalle persone e dalle comunità. Il mondo cooperativo, anche la cooperazione trentina ha avuto grande sviluppo, che si è connotato essenzialmente per settori, che a volte sono un po’ chiusi in se stessi, fanno fatica a

MeTe da leggere

confrontarsi, a dialogare, a strutturare percorsi trasversali, comuni. E questo è un limite, perché l’emergere e l’affermarsi della Sharing Economy, tende ad abbattere confini, supera le tradizionali distinzioni tra settori, fra produttori, consumatori, finanziatori, cittadini comuni. Ecco perché abbiamo necessità di comprendere queste novità e di ragionare di più in modo trasversale e intersettoriale. Un tema che emerge da queste riflessioni, di straordinaria rilevanza, è quello degli investimenti in innovazione, soprattutto in campo digitale. Abbiamo gli smartphone, tanti belli e colorati, ma poi la capacità di utilizzare la rete digitale per attività economiche, sociali è ancora ridotta; Si tratta cioè di investire in tecnologie e anche in competenze, quindi nelle persone, nei giovani e non in logica di formazione continua.

Rubrica mensile a cura di viale Dante, Tione

Puntare sull’educazione per il benessere del territorio Un origami e la montagna. L’immagine simbolo che abbiamo scelto alla nascita del Centro MeTe nel 2014, si presta, come metafora, a diversi significati. Come l’origami parte da un foglio di carta quadrato, e, in base a come lo si piega, può prendere forme diverse, allo stesso modo al Centro MeTe è possibile trovare diverse chiavi di lettura e molteplici professionalità. Se realizzare un origami comporta una serie di pieghe che richiedono pazienza e cura per essere eseguite, così il lavoro educativo, formativo e di tessitura dei legami è qualcosa che si costruisce un passo alla volta, con delicatezza, nel rispetto dei tempi della comunità e del territorio. Per noi, l’origami è una metafora duplice; sia di un metodo professionale che contraddistingue il nostro lavoro e il nostro operare, sia del processo di cambiamento personale nell’affrontare il raggiungimento delle proprie mete personali, di cui ci occupiamo quotidianamente. La pluralità degli sguardi, la possibilità di incontrare e far dialogare mondi diversi e la contaminazione tra i saperi, sono stati,

in origine la bussola che ha guidato le nostre scelte, nonché il desiderio che ha tracciato la strada da percorrere. Dopo due anni di attività queste caratteristiche sono diventate realtà: sono infatti numerose e diversificate le collaborazioni nate e cresciute con soggetti del territorio di natura anche molto diversa tra loro. Dal Centro Studi Erickson all’Agenzia del Lavoro, dalle Biblioteche comunali alle scuole, da Anastasis alle Terme di Comano; dal ristorante La Contea alla Scuola Musicale Giudicarie. Una rete di soggetti che ha saputo stringere alleanze in chiave educativa per il benessere della comunità e del territorio, è la diversità che si è fatta ricchezza nell’incontro. Il Centro MeTe opera in una logica di educazione permanente non settoriale, cercando di rispondere ai nuovi bisogni delle persone e di offrire occasioni di apprendimento trasversale e continuo. Per questo sono stati molti i temi affrontati in questi due anni, da quello dei DSA alla relazione intesa come “fare insieme”, al centro di attività come INTANDEM, Arte&Natura e

Life Skills che avevano l’intento di creare esperienze positive che aiutino a crescere nella convinzione che la condivisione – del tempo, degli spazi, della conoscenza – sia uno strumento di crescita fondamentale. Ma l’origami del Centro MeTe non è casuale, rappresenta le montagne, la posiz ione geografica e il contesto che caratterizzano Tione. E’ l’affermarsi della periferia che reclama un’identità e un modo proprio di costruire legami ed opportunità. Troppo spesso la città è vista come l’unico posto dove trovare opportunità di formazione ma sono sempre più frequenti le periferie che si affermano con una rete propria e costruiscono servizi e opportunità. Per questo il Centro MeTe offre ad ad ulti, ragazzi e bambini servizi formativi, educativi, di orientamento e counselling mettendo sempre al centro la persona, i suoi bisogni e i suoi interessi. Al Centro MeTe è possibile trovare attività di supporto psicologico

per affrontare momenti di disagio, ansia o stress dalle quali è difficile uscire senza il sostegno di un esperto, ma anche servizi di orientamento al lavoro e occasioni formative per persone inoccupate. Il Centro MeTe è anche uno spazio aperto a tutti; il Mete Book Point con oltre 100 tra libri, cd rom e kit didattici professionali per dare la possibilità soprattutto ad insegnanti, educatori e genitori di conoscere, scoprire e approfondire temi specifici legati all’educazione. di Mariano Failoni

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Cooperazione L’elezione di Fezzi rappresenta un importante segnale dell’unità ritrovata dal movimento trentino, dopo le divisioni che avevano caratterizzato gli ultimi mesi. Un aspetto sottolineato in apertura dalla vicepresidente vicaria Marina Castaldo da cui Fezzi ha preso il testimone: “siamo arrivati a questo risultato grazie al grande senso di responsabilità da parte di tutti. Il percorso di condivisione del programma e del candidato è una ricchezza per il movimento cooperativo”. “Ci aspettano tante sfide, tutte impegnative – ha detto Fezzi – ma abbiamo fatto un lavoro positivo per smussare le divergenze e trovare l’accordo prima di tutto su un programma, preciso e con una tempistica stringente. Ora possiamo concentrarci sugli elementi positivi sui quali costruire. Lavorando insieme, con sobrietà, determinazione, mutualità e capacità di traguardare i percorsi che troveremo verso le nuove generazioni senza fermarci a valutare solo il risultato di oggi. La Cooperazione ha contribuito allo sviluppo di questa terra, non solo alla sua conservazione, e ha lavorato per trovare nuovi modelli”. Nel suo primo discorso da presidente Fezzi si è

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Con Fezzi la Cooperazione ritrova unità e condivisione di obiettivi “Insieme riusciremo a raggiungere i traguardi e superare le difficoltà che ci aspettano” Con 432 voti su 566, pari al 77,56% delle preferenze (123 astenuti, 2 schede nulle) Mauro Fezzi è stato eletto presidente della Federazione Trentina della Cooperazione, venerdì 14 ottobre. Originario di Termenago, in Val di Sole, 63 anni, una laurea con soffermato sulla necessità di coinvolgere i giovani in un grande progetto di rinnovamento (“senza paternalismi, dobbiamo mettere i giovani in condizione di affrontare le responsabilità”), ha affermato la centralità dei soci che devono tornare ad essere protagonisti nelle cooperative (“senza i soci la cooperativa muore”) e si è impegnato per fare crescere la cultura cooperativa. “Voi oggi che mi ascoltate, i nostri soci che poi ci giudicano, la comunità e la politica: tutti chiedono segnali di reale cambiamento. E il cambiamento presuppone discontinuità. Lo scenario sta rapidamente cambiando, e anche l’organizza-

zione andrà adeguata”, ha affermato il neo- presidente.

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lode in scienze agrarie e una ampia esperienza in campo amministrativo e istituzionale, è stato dirigente generale del settore agricoltura della Provincia e direttore generale della Fondazione Mach. Da un anno è alla guida della Federazione Allevatori.

Mauro Fezzi

LA FORZA DELLE IDEE

ECO BONUS

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fatto in Trentino

Il documento programmatico su cui è stato trovato un accordo tra le diverse anime del movimento delinea una Federazione di domani concentrata su quattro funzioni cardine. In primo luogo visione ed elaborazione strategica: “La Federazione – ha detto Fezzi – deve avere una funzione complementare rispetto alle cooperative, non occupare i loro spazi. Piuttosto rendere virtuosi i percorsi che le cooperative da sole non sanno fare. Dobbiamo anche riuscire a far passare le buone pratiche da un settore all’altro”. In secondo luogo la rappresentanza istituzionale e azione sindacale: “La Cooperazione deve essere interlocutore privilegiato della politica. I numeri sono tali da farci dire che senza Cooperazione l’Autonomia rischia di perdersi. L’Autonomia passa anche attraverso l’approccio cooperativo”. In terzo luogo la formazione e l’educazione cooperativa, per ristabilirne la centralità e la funzione propulsiva ed infine la vigilanza. “La Federazione – ha aggiunto Fezzi – ha un ottimo approccio e buona capacità lavorare sulla vigilanza. Il richiamo non è alla tecnicalità ma all’attenzione preventiva. Dobbiamo affrontare situazioni difficili prima che si avverino, perché non sono solo un problema per quella cooperati-

va, ma una sconfitta per l’intero movimento. E le sconfitte fanno male perché in questa società contano molto i segni le immagini e noi dobbiamo restare molto attenti”. Per orientare su queste funzioni le risorse disponibili – raccolte anche attraverso la vendita di servizi – sarà necessario rivedere la struttura organizzativa, con l’incarico ad un nuovo direttore dopo le dimissioni volontarie dell’attuale, Carlo Dellasega, intervenire sulle modalità di governance e sulle regole di funzionamento. Dellasega nel suo intervento in assemblea ha assicurato sul funzionamento della “macchina” Federazione, che è efficiente dal punto di vista operativo e solida dal punto di vista patrimoniale: “la Federazione ha un patrimonio di 31,5 milioni di euro – ha detto il direttore – non ha debiti né conti in rosso. Anzi, in questo momento ha cinque milioni investiti ed altrettanti di liquidità. Inoltre vanta un credito di quasi due milioni di euro con la società Piedicastello”. “Sono convinto – ha proseguito – che anche le Casse Rurali che pure versano oggi il 67% dei 9 milioni di quote associative alla Federazione non se ne andranno via del tutto dopo la riforma, perché il valore della Federazione sta nella rappresentanza unitaria e

nella capacità di produrre servizi di qualità. Che in parte continueranno ad essere erogati, e altri dovranno essere implementati”. Il documento programmatico individua alcune misure definite ‘urgenti’, cioè da risolvere entro sei mesi dall’assemblea. Esse coinvolgono tutte le aree di competenza della ‘nuova’ Federazione. Rispetto alla centralità del socio, si pone come urgente la necessità di modificare la rappresentanza assembleare delle società di scopo. Quanto al rinnovamento degli organi sociali, serve individuare il limite di mandati consecutivi per amministratori e sindaci. Le due azioni più urgenti per assicurare trasparenza e sobrietà sono di istituire un albo pubblico nel quale inserire le cariche ricoperte e relativi compensi percepiti dagli amministratori e sindaci delle Cooperative di primo grado, dei consorzi di secondo grado, delle società partecipate e funzionali e della Federazione. In secondo luogo individuare criteri omogenei per la determinazione di un limite cumulativo dei compensi per gli amministratori e i sindaci delle Cooperative e della Federazione. Infine per favorire ed allargare più possibile la partecipazione, il Consiglio d’amministrazione guidato dal nuovo presidente dovrà stabilire ed approvare un limite stringente al cumulo delle cariche nelle società del sistema. L’assemblea ha eletto i componenti della “commissione statuto” incaricata entro sei mesi di formulare una proposta di revisione statutaria da sottoporre in primavera ai soci in una assemblea straordinaria. I componenti sono Giuliano Beltrami, Pierluigi Fauri, Geremia Gios, Michele Odorizzi, Paolo Spagni e Sergio Vigliotti. La commissione potrà essere integrata da membri nominati dal Consiglio di amministrazione. L’assemblea ha anche nominato sindaco effettivo Lucia Corradini in sostituzione della compianta dott.ssa Katia Tenni, e Cristina Roncato sindaco supplente.


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Rubrica Legale

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Auto usate, occhio alla garanzia Acquistare da privati o da concessionario? Ecco cosa dice il Codice del consumo Buongiorno Sergio, a prescindere dalle valutazioni in ordine alla convenienza di un’auto usata rispetto ad un’altra, la scelta che effettuerai dovrà tenere in considerazione anche la diversa tutela nel caso tu decidessi di acquistare da un privato oppure da un rivenditore. Ovviamente la differenza sarà tangibile nel momento in cui l’autovettura acquistata dovesse manifestare malfunzionamenti e/o difetti. Il Codice del Consumo prevede che il venditore ha l’obbligo di consegnare al consumatore beni conformi al contratto di vendita. Nel caso di auto usate deve essere tenuto nel debito conto il tempo del pregresso utilizzo, limitatamente ai difetti non derivanti dall’uso normale della vettura. In altre parole, l’acquirente non dovrebbe spendere, per la manutenzione del veicolo dopo l’acquisto, più di quanto avrebbe speso se avesse acquistato a suo tempo lo stesso veicolo nuovo (significa che se, ad esempio, l’auto avesse 5 anni, l’acquirente dovrebbe farsi carico

Buongiorno Avvocato, in questi giorni sto decidendo di acquistare un’auto usata. Sono in dubbio se acquistare da un privato un’occasiodelle spese di manutenzione previste per l’età del mezzo). L’acquirente deve quindi sempre sapere con certezza in che stato si trova il veicolo, ovvero se esiste la necessità di eventuali interventi rispetto al programma di manutenzione ordinaria o l’eventuale presenza di difetti prima dell’acquisto. La garanzia legale di conformità è di 24 mesi dal momento della consegna del veicolo ed è prestata dal professionista che vende l’auto usata (concessionario, rivenditore, importatore di auto usate, ecc..), tuttavia, per i beni usati, la legge prevede che, con l’accordo delle parti, possa essere ridotta a 12 mesi. Di contro, la garanzia non può essere limitata o negata e laddove nel contratto di vendita fossero inserite clausole simili risulterebbero nulle. Talvolta capita che qualche rivenditore provi a vendere l’auto con la formula “vista e piaciuta”: ebbene, sempre meglio non sottoscriver-

la ma, qualora fosse posta come condizione dal venditore, firmate tranquillamente un contratto simile…tale clausola è nulla e non potrà esservi opposta! La garanzia di conformità è applicabile solo alle vendite tra professionista e consumatore, non si applica alle vendite tra privati. Se però la vendita avviene attraverso la mediazione di un professionista (che, ad es., espone nei propri locali la vet-

ne oppure se rivolgermi ad un rivenditore. Ci sono differenze sulla garanzia? Grazie tante - Sergio

tura) quest’ultimo non può esimersi dal prestare la garanzia, anche se il passaggio di proprietà, sulla carta, avviene direttamente tra privati. La riparazione e la sostituzione di difetti e malfunzionamenti devono avvenire senza spese a carico dell’acquirente

ed entro tempi congrui. Qualora non fosse possibile riparare o sostituire i ricambi danneggiati o la spesa fosse eccessivamente onerosa, sarà possibile richiedere la riduzione del prezzo (con restituzione della differenza) o la risoluzione del contratto

CURIOSITÀ DAL MONDO A Waterloo (Nebraska - USA), una vecchia legge ancora in vigore, sconsiglia ai barbieri di mangiare cipolle prima di andare a lavoro.

(con la restituzione dell’intera somma pagata). È importante sapere che si presume che i difetti che si manifestano nei primi 6 mesi dalla data della vendita si presume che esistessero già al momento dell’acquisto. In tal caso spetta pertanto al venditore dimostrare che il difetto denunciato dall’acquirente non è a lui imputabile e non deriva dalla normale usura. L’acquirente ha due mesi di tempo dalla scoperta del difetto per effettuare la denuncia al venditore mediante raccomandata. Infine, è bene sapere che è possibile denunciare il difetto manifestatosi anche l’ultimo giorno della garanzia. Ciò comporta l’allungamento della garanzia di 2 mesi. Per approfondire o per fissare un colloquio su questo o su altri temi l’avv. Mattia Gottardi riceve presso il suo Studio in Tione di Trento, via N. Sauro n. 2, previo appuntamento, chiamando il numero 0465/324667 oppure 349/2213536 o scrivendo all’indirizzo mgottardi1@yahoo.it


Il Ricordo

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Don Bibo… da Strembo: che sia indimenticabile!

La storia di Livio Botteri: con lui se ne va un altro Sacerdote che ha dato tanto alla sua comunità e alle Giudicarie Solo come esempi: padre Cipriano Gnesotti, don Lorenzo Guetti, mons. Raffaele Collini, don Lorenzo Dalponte, oggi don Livio Botteri e tanti altri rimasti chiusi e sconosciuti tra le pagine della storia. Nato a Strembo nel 1920, don Livio Botteri era stato ordinato sacerdote nel 1944, in piena seconda guerra mondiale, ed in Giudicarie era stato vicario parrocchiale anche a Santa Croce di Bleggio. Quindi la sua vita “da Prete” in altre parrocchie, ma per poi rinchiudersi nell’insegnamento in vari Istituti scolastici di Trento. Il suo nome è stato legato agli anni Sessanta per la sua predicazione già presaga del futuro di una Chiesa pià aperta e più vicina alla gente; come ricorda Vita Trentina: «Resterà celebre il suo quaresimale nel Duomo di Trento che gli costa, nel 1957, la sospensione dalla facoltà di presiedere l’Eucarestia e di predicare». Lo ricorda anche Paolo Ghezzi su l’Adige, come «un don Bibo che scuoteva il mondo, alto, forte come un toro, coraggioso come un leone, la voce tonante e scandita da rendenero appassionato e colto (in quella valle di montagna i tuoni risuonano)». In quegli anni – anche se involontariamente – sempre gran protagonista attraverso gli organi di comunicazione; poi relegato nel silenzio e nella dimenticanza, anche la sua predicazione continuava nella riservatezza e nel raccoglimento del suo

U

n altro buon prete giudicariese – di quelli con la D(on) e la P(rete) Maiuscole – se ne è andato, ma speriamo lasciando un gran segno dietro di sé. Sarebbe bene che i Giudicariesi conoscessero di più e li ricordassero mag-

quotidiano dir la Messa, e nell’insegnamento che ha continuato, per tanti anni, a diventare lievito per le nuove generazioni. Mi piace riportare parte del testo dell’amico Paolo Ghezzi, che certamente me lo consentirà: «Don Bibo metteva i piedi nel piatto, “sporcava” le sue omelie pregne di buona teologia con qualche parolaccia, qualche frase dialettale pronunciata come fosse una sentenza latina e qualche gemma biblica come se fosse una sentenza rendenera». Peccato che figure di tanta tempra e di tanta identità abbiano così poca risonanza nelle cronache quotidiane, e la loro forza tanto incisiva non possa trovare più ampi spazi a loro disposizione e non riesca a superare la pochezza e le insulsaggini di chi scrive solo per scrivere e parla solo per parlare, mentre nell’ombra aleggia e si sostiene viva tanta saggezza in persone che veramente sono di ben altra statura intellettuale, morale, religiosa e culturale. Per questo anche i Giudicariesi dovrebbero avere l’accortezza e la peculiarità di andare a scovare chi sta dietro le quinte e dare quel sostegno di preparazione e di presenza (quasi sempre lasciata nascosta e dimenticata dall’insulsa indif-

Livio Botteri, don Bibo

ferenza) senza delle quali qualsiasi palco cadrebbe per mancanza dello spettacolo costruito dall’intelligenza e dalla visione letteraria e culturale di chi lo

giormente quei sacerdoti che nati lungo la Sarca e il Chiese hanno saputo portare tutta la forza, l’intuito e la saggezza ricevuti attraverso i tradizionali “vachèr” anche al di là della forra del Limarò. spettacolo lo ha concepito e realizzato. Il mio augurio che almeno nella “sua” Strembo ci si renda parte attiva per ricordarlo - don Bibo

Don Dario Marzadri

- in maniera adeguata, magari andando a “ripescare” qualche suo sermone: uno di quelli che scuotevano non tanto le pareti della chiesa, ma il

cuore di chi lo sapeva e voleva ascoltare con tanto di orecchie aperte (e il cuore disponibile) condividendo quel dover e poter essere veracemente cristiani secondo quel Vangelo che don Bibo sentiva nelle vene e predicava a gran voce come oggi ce lo fa sentire un certo papa Francesco. Mario Antolini Musón


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Sport

NOVEMBRE 2016 A Madonna di Campiglio-Pinzolo, meeting con tutti i comitati del Vertical Up Tour

Vertical Up 2017: pronta una nuova sfida Confermate due tappe sulla Tulot Audi Quattro: 28 gennaio 2017 e 20 gennaio 2018 I comitati si sono confrontati sui calendari dei prossimi due anni che vedono la Tulot Audi Quattro protagonista di due nuovi appuntamenti: il 2 gennaio 2017 e il 20 gennaio 2018. Intanto, per l’edizione del prossimo gennaio, le iscrizioni si sono aperte il 7 ottobre sul sito www.alpingovalrendena.it/ madonna-di-campiglio-pinzolo-vertical-up. Cinque destinazioni alpine protagoniste, tre Paesi coinvolti, un totale di 4.500 metri da percorrere in salita con una pendenza massima dell’85%, il debutto del Vertical Up Tour 2017 sarà a Hinterstoder (Austria) il 7 gennaio 2017. Si proseguirà, poi, in Val Gardena, ultima entrata nel circuito di gare, il 21 gennaio e a Pinzolo il 28 gennaio. Penultimo appuntamento il 25

Si sono incontrati qualche giorno fa a Madonna di Campiglio-Pinzolo, gli organizzatori del Vertical Up Tour, il circuito di gare che sfidano, dal basso verso l’alto, la verticalità delle piste più adrenaliniche delle Alpi, alcune delle quali già teatro di gare di Coppa del Mondo di discesa libera, come la Streif di Kitzbühel, febbraio a Kitzbühel (Austria) e conclusione a Wengen (Svizzera) il 25 marzo. Dopo la spettacolare competizione by-night dello scorso gennaio, con 1.800 atleti alla partenza, la Tulot Audi Quattro e Madonna di Campiglio-Pinzolo si presentano nuovamente come una delle tappe più attese del Vertical 2017. La sfida verticale non avrà regole sulla scelta dei materiali di gara: scarpe da corsa con tacchetti, sci da fondo con pelli, sci d’alpinismo oppure racchette da neve con ramponi saranno una libera scelta degli atleti. All’incontro, coordinato

altre, come la Tulot Audi Quattro a Pinzolo, entrate nel circuito internazionale per altre caratteristiche: le sue sfidanti caratteristiche tecniche e il fatto di trovarsi sulle piste di una destinazione già sede di Coppa del Mondo di sci, Madonna di Campiglio, appunto.

Un momento della Vertical Up 2016

dall’Azienda per il Turismo Madonna di Campiglio Pinzolo Val Rendena e dal Comitato Organizzatore della 3Tre insieme al Comitato Vertical Up Madonna di Campiglio-Pinzolo presieduto da Matteo Campigotto, hanno partecipato Rolf Wegmuller (Vertical Up Wengen), Rainer Senoner (Vertical Up Val Gardena), Markus Mair (Vertical Up Hinterstoder), Sebastian Obermoser (Vertical Up Kitzbuhel) e Anna Maria Millinger (Responsabile Vertical Tour). Al meeting sono intervenuti, portando il benvenuto del territorio, anche il sindaco di Pinzolo Michele Cereghini, il primo cittadino di Tre Ville Matteo Leonardi e il presidente di Funivie di Pinzolo Roberto Serafini.

I giovani campioni dell’HC Valrendena alla ribalta nazionale Eleonora Bonafini, Mauro Foccoli e Davide Cattafesta, cresciuti nella società rendenese, ottengono successi in squadre blasonate L’Hockey Club Valrendena si è sempre distinto per il grande impegno profuso per la crescita e per la formazione sportiva dei giovani. Ogni anno il sodalizio focalizza la sua attenzione sui settori dei piccoli e piccolissimi hockeisti, la cui cura richiede passione, tempo, energia e risorse. In questo splendido contesto assumono ancora maggior rilievo gli straordinari risultati agonistici che alcuni giovani atleti, tesserati con l’HC Valrendena, hanno ottenuto nella loro ancora precoce carriera. È il caso di Mauro Foccoli, Davide Cattafesta ed Eleonora Bonafini giovanissimi campioni che pur provenendo da una piccola realtà sportiva come il “Valrendena”, riescono a farsi largo fra le fila di squadre dai nomi davvero altisonanti e addirittura a distinguersi a livello nazionale. Mauro, classe 2000, ha cominciato a giocare a 6 anni. Talento cristallino, gioca oggi con le “Linci” di Pergi-

ne Valsugana nella compagine Under 19 dove sta collezionando importantissimi successi. L’estate scorsa ha avuto l’enorme soddisfazione di essere convocato dalla Nazionale Italiana per lo stage estivo in Finlandia. Davide, nato il 30 settembre 2001, gioca attualmente come attaccante centrale nel team under 16 dell’HC Eppan Pirates (Pirati di Appiano) dove

si è ritagliato un ruolo da protagonista. Il suo indiscusso talento viene premiato inoltre con la regolare convocazione nella squadra Under 19 del Team. La carriera del giovane, iniziata all’età di sei anni, è stata impreziosita con la convocazione nella Nazionale Italiana per lo stage estivo svolto in Finlandia, come successo per Mauro. Eleonora, appena ventunen-

ne, è già una campionessa affermata. Da alcuni anni si è trasferita a Bolzano per inseguire, con successo, il sogno dell’hockey. Gioca nell’importante e quotata formazione delle EV Bozen Eagles del quale è diventata una delle “colonne” portanti. La sua squadra milita nel blasonato campionato EWHL (Elite Women’s Hockey League), lega internazionale che racco-

glie le più titolate formazioni provenienti da Austria, Germania, Svizzera, Slovacchia, Bielorussia, Kazakistan, Ungheria ed Italia. La giocatrice, che si è già tolta la soddisfazione di vincere un campionato EWHL nella stagione 2014-15, gravita nell’orbita della nazionale già da diverso tempo. La sua presenza con la casacca azzurra è quasi una costante sia nei raduni che nei

tornei internazionali. Il merito di questi importanti traguardi va certamente al talento e alla sagacia dei ragazzi nonché all’incommensurabile contributo dei genitori, la cui infaticabile dedizione spesso sfuma ingiustamente nell’ombra. Tuttavia è senza presunzione che tutto l’organico dell’HC Valrendena si sente in qualche modo protagonista della crescita di giovani capaci di ottenere risultati così brillanti. Non solo la squadra ma l’intera comunità è perciò orgogliosa di poter elevare a paradigma ed esempio i grandi e piccoli successi dei suoi atleti che diventano, conseguentemente, lo stimolo per le nuove generazioni di hockeisti. È dell’ultima ora la notizia della convocazione della nostra campionessa Ania Kristo per la partecipazione con la nazionale italiana Under 18 al Torneo 4 Nazioni di Ice-Hockey che si terrà a Prievidza (Slovacchia) dal 2 al 6 novembre 2016. Congratulazioni!!


Il Progetto

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Il 9 ottobre torna il secondo Festival della polenta di Storo

Polenter del Chiese pronti a sfidarsi all’ultima.. trisa


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Sport

NOVEMBRE 2016 Lo sci club nato dalla fusione di due splendide realtà si avvia a riprendere l’attività agonistica

Agonistica Campiglio-Val Rendena, una nuova stagione alle porte Presidente, quali sono state le principali conseguenze di questa fusione? È soddisfatto? Direi di sì. Di fronte al primo bilancio preventivo mi ero fatto un po’ preoccupare dalle cifre, moltiplicate notevolmente rispetto a quanto gestivamo fino a quel momento. Devo dire invece che proprio sulla gestione finanziaria siamo riusciti ad essere rigorosi e pratici allo stesso tempo fin dall’inizio. Per il secondo anno consecutivo il nostro bilancio chiude in attivo, evento raro in una società sportiva. Per questo un enorme ringraziamento va fatto a tutti i componenti del consiglio direttivo, che si sono attivati con passione, e al gruppo di sponsor privati che ha portato un aiuto concreto e fondamentale, anche se i migliori sponsor sono senza dubbio i genitori, che si impegnano con grande entusiasmo ed arrivano dove umanamente la società non può arrivare. Non mi dica che avete rinunciato del tutto agli aiuti pubblici. No, non potremmo fare a meno dell’aiuto delle istituzioni. I comuni, Pinzolo in prima fila, con Giustino e Carisolo, Tre Ville e Spiazzo, sono a loro volta fondamentali. Il Bim ci ha aiutato in alcuni investimenti strutturali, che proseguiranno negli anni a venire grazie anche al sostegno assicurato dalla Provincia. Investimenti in materiali e attrezzature che ci permetteranno di essere all’avanguardia in questo sport, fatto di agonismo, sana passione, abilità e forza atletica e un pizzico di tecnologia.

di Enrico Gasperi Quando due anni fa, per la prima volta, due sci club “storici” decisero di unire le proprie forze, l’attenzione tra gli appassionati del settore era equamente ripartita tra chi

guardava con curiosità e chi con scetticismo all’esperimento. Le cose nei mesi a venire pare siano andate bene. Ce lo conferma il presidente Giulio Biasizzo.

Alessandro Franzoni Edoardo D’Amico, Tommaso Zanella

Finora ha parlato di aspetti gestionali. Ma uno sci club si basa su numeri e magari anche su risultati… Numeri e risultati sono il nostro grande orgoglio. Abbiamo oltre 200 iscritti. Quest’anno siamo arrivati primi in Trentino e quarti assoluti in Italia nella categoria ragazzi-allievi, abbiamo un campione nazionale in carica, Edoardo D’Amico. Poi è successa una cosa incredibile: nello stesso giorno due nostri atleti, Edoardo D’Amico e Giovanni Franzoni, hanno vinto il Pinocchio Internazionale nelle rispettive categorie in slalom gigante. Mai un trentino aveva vinto, noi abbiamo fatto bis

nel giro di tre ore, in una giornata memorabile anche per la medaglia di bronzo di Tommaso Zanella nella gara vinta da D’Amico. Lo stesso Edoardo è poi salito sul podio con il terzo posto in slalom il giorno successivo. Questi ragazzi avranno certamente una splendida carriera agonistica e tante soddisfazioni, ma sono sicuro che non dimentiche-

ranno mai quelle giornate. Questi risultati hanno anche portato la nostra società, al quarto posto assoluto a livello europeo in questa manifestazione. Le brillano gli occhi Mi commuovo ogni volta che ci penso. I ragazzi sono stati e sono bravissimi; aggiungo che a livello provinciale nell’ultima stagio-

ne giovanile abbiamo fatto 108 podi, una cosa fenomenale, e mandato 11 atleti ai campionati nazionali. Grande onore ai giovani atleti, quindi, ma immagino anche grande merito agli allenatori. Senza uno staff d’eccellenza era impossibile pensare di arrivare fin qui. Devo ringraziare prima di tutto

la commissione tecnica, un gruppo fantastico, Egidio Bonapace, Wilma Gatta e Patrick Collini., poi Rudy Redolfi, il responsabile degli allenatori e tutto il suo staff fino ai preparatori atletici di assoluto prestigio. Ho capito che i risultati arrivano se hai i talenti, ma anche gestendo tutto con estrema professionalità, serietà e allo stesso tempo quel pizzico di leggerezza che fa amare questo sport e sembrare meno gravosi gli allenamenti che, da una certa categoria in poi, sono estremamente impegnativi, anche se altamente gratificanti. Il futuro quindi è roseo? O, meglio, bianco? Speriamo di continuare su questa strada. La prossima stagione chiuderemo un bilancio da oltre 300.000 euro, un impegno non da poco. Audi fortunatamente ci ha garantito altri due anni di sponsorizzazione, i ragazzi vengono volentieri, i giovanissimi sono la linfa vitale del movimento. Gli ingredienti sono tanti e il lievito è l’entusiasmo. Speriamo di mantenerlo... Mi diceva che ha un sogno nel cassetto Certo. Ci terrei tanto a fare un unico fortissimo sci club con tutte le società della zona.


Memoria

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Le operazioni militari italiane in Giudicarie (Parte III)

La Valle del Chiese, tra evacuazione forzata e razzie di animali di Aldo Gottardi L’esigenza di mettere al sicuro i civili dai combattimenti e dall’altra impedire che tra loro si infiltrassero spie o sabotatori, spinsero entrambi gli schieramenti a spostare le popolazioni della valle in luoghi più sicuri, in retrovia. Tale provvedimento si attuò tra la fine di maggio e gli inizi di giugno e si concluse con il totale svuotamento dei paesi della Valle del Chiese. Gli evacuati dall’esercito austriaco furono ripartiti tra le Giudicarie Esteriori e la Valle Rendena (L’Impero Austro-Ungarico già da quasi un anno aveva avuto a che fare con spostamenti coatti di civili dalle prime linee dei Balcani e della Galizia), mentre quelli da parte italiana, dapprima inviati a Brescia, vissero un’odissea che li porterà a sparpagliarsi in tutta la Penisola Italiana a causa dell’impreparazione del Regio Esercito nel gestire questo nuovo aspetto della guerra moderna. Le masse di civili avviate verso un’ignota vita lontani dalla propria casa attirarono la curiosità di molti militari nelle retrovie, che nei loro diari segnarono con tristi ed amare parole questo drammatico spettacolo: “Cinquecento capi di bestiame sono transitati attraverso il nostro paese (Breguzzo).Tutti i paesi fino a Roncone sono stati evacuati: maiali, pecore, vitelli, capre, galline, mucche, tutti assieme in marcia. E’ triste vedere le persone scacciate dalle loro case e dalle loro fattorie, costrette a lasciare indietro gli ammalati, che gli Italiani prenderanno e tratteranno come nemici, come profughi.” (Oswald

Dopo la conquista degli avamposti del Melino e del Palone da parte italiana, le operazioni belliche in Valle del Chiese si cristallizzarono in una immobile guerra di posizione, movimentata solo da sporadiche azioni di pattuglie in esplorazione o scambi di artiglieria. Nei primi mesi di guerra sia gli austro-ungarici, Kaufmann, una cronaca di guerra, 26/06/1915) “Per tutto il giorno si è visto un triste spettacolo. Intere famiglie, vecchi, donne, bambini con capre, vacche, pecore e asinelli, abbandonano il vicino paese di Condino, già occupato dai bersaglieri e, ora, fatto sgombrare di tutta la popolazione per causa di spie che non rendono più sicura la permanenza dei nostri soldati nel paese e dintorni. E’ un seguito passaggio di carretti con poche suppellettili e bauli con poca biancheria e viveri trascinati da asinelli con un seguito di donne e bambini che piangono. Insomma, è una miseria che mette lo schianto nel cuore che non regge al pensarvi.” ( Giulio Mazzera, Diario giornaliero del mio richia-

arroccatisi in posizioni meglio difendibili a circa venti chilometri a nord rispetto al confine statale, che gli italiani, avanzati velocemente fino a Cimego (dove creeranno la loro linea trincerata più avanzata) dovettero fare i conti con le persone che ancora abitavano i paesi ora trovatisi nella “terra di nessuno”, tra Roncone e Storo.

Spostamento degli abitanti della valle del Chiese

mo per la Guerra Italo Austriaca, 5 giugno 1915). Ora, tra i due opposti schieramenti, i paesi sono muti. Tra le case, solo sparuti

gruppi di soldati in pattuglia. E ad onta di ogni tipo di retorica, sia i soldati austriaci che italiani diedero libero sfogo ad istinti razziatori e predatori, entrando

Daone, subito dopo la fine della guerra

nelle case che spesso custodivano ancora armadi pieni di vestiti, bauli e comò zeppi di monili e denaro, cantine ben rifornite di vino e cibarie, alle quali i soldati di passaggio non esitavano a rifornirsi per variare ed arricchire il proprio rancio giornaliero. “Ci avviamo per sentieri coperti e dopo un’ora arriviamo a Condino: è un bel paese ma tutto abbandonato. Ci fanno entrare in una casa già occupata in parte e, saliti al primo piano, troviamo le stanze da letto tutte devastate, i materassi per terra, i comò aperti ancora tutti pieni di biancheria tutta sottosopra e, non essendovi ufficiali, i soldati si gettano colle mani nei cassetti a rovistare. C’è chi trova un orologio, altri degli spilli, altri prendono delle calze e biancheria. Vi sarebbe

qualcosa altro di valore ma è roba pesante e di volume e nessuno se ne interessa. Io guardo e non oso prendere nulla. Mi sembra una profanazione veder consumare tutta quella roba conservata con tanta cura e non oso toccarla, anzi, mi allontano. Nelle cantine poi, trovano vino e formaggio, piccole forme di diverso peso ma di dieci kg al massimo e, di questo, tutti ne prendono, me ne offrono e ne accetto un po’ anch’io.” (Giulio Mazzera, Diario giornaliero del mio richiamo per la Guerra Italo Austriaca, 8 giugno 1915). Un atteggiamento, questo della razzia, per il quale i superiori adottavano la soluzione del “girarsi dall’altra parte”, accettando ma non incitando tali comportamenti nella truppa. Ma la “cuccagna” non sarebbe durata ancora per molto tempo: dalla fine di novembre 1915 le artiglierie da ambo le parti inizieranno a battere selvaggiamente i paesi abbandonati della Valle del Chiese per evitare che essi possano diventare avamposti o postazioni per tiratori o artiglieria. I paesi saranno ridotti a cumuli di rovine, utilizzando granate incendiarie e dirompenti, devastando gli edifici e sconvolgendo le strade e i campi. E nel frattempo, gli ignari abitanti di questi paesi, nel loro forzato esilio più di una volta avranno pensato con tristezza e malinconia alla propria casa e ai propri averi abbandonati là, aspettando con speranza il momento nel quale sarebbero finalmente potuti ritornare alla vita di prima...


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Centenario Grande Guerra

NOVEMBRE 2016

La guerra è guerra, e la persona umana viene dissacrata in nome di una “patria” che è soltanto in mano ai “padroni della guerra”. Dispiace ed è con rammarico che occorre rilevare la oggettiva realtà della situazione che attraverso le cronache diventate “storia” testimoniano più ignominie e sacrifici di vite umane che eroismi. Ne è una prova lampante la sequenza relativa ai fatti, su tutti i fronti, di quel terribile novembre 1916 rimasto “insanguinato” fra le pagine della storia. «1 novembre 1916 - Fronte italiano. Nona battaglia dell’Isonzo, negli stessi settori del Carso delle due precedenti. Andamento simile alle altre due spallate d’autunno: «Offensiva sul fronte di due corpi d’armata, con una forte superiorità d’artiglieria: bombardamento iniziale con risultati ineguali, attacco delle fanterie con scarsi risultati, contrattacchi austriaci, nuovi attacchi. Cadorna che ordina l’arresto delle operazioni e i comandi in subordine che ottengono di prolungarle ancora per uno-due giorni, perché hanno l’impressione che la resistenza nemica stia cedendo». / Fucilazioni e giustizia sommaria sul fronte italiano. Circolare del Comando supremo italiano: «Non vi è altro mezzo per

Guerra 1914-18 mese per mese -- Novembre 1916

Un mese di terribili carneficine sull’Isonzo e alla Somme di Mario Antolini Muson Novembre 1916: un altro mese hanno tregua ed anche gli di sanguinose battaglie, anche Italiani cominciano ad acse il nuovo presidente degli Stati Uniti d’America, crescere il numero delle vittime sacrificate sotto la appena eletto, fa il primo tentativo di giungere pre- prepotenza di comandanti militari – come il generale sto alla Pace. Ma ne dovrà ancora passare del tempo. Cadorna – che addirittura giunge ad ordinare “fuciSu tutti i fronti, nel frattempo, le ostilità belliche non lazioni e giustizia sommaria sul fronte italiano”. reprimere reati collettivi che quello di fucilare immediatamente i maggiori colpevoli e allorché accertamento identità personali dei responsabili non è possibile, rimane ai comandanti il diritto e il dovere di estrarre a sorte tra gli indiziati alcuni militari e punirli con la pena di morte». Cadorna conferma i principi della giustizia sommaria già enunciati nella circolare del 28 settem-

Giornale delle Giudicarie, distribuito dalla Cooperativa Lavoro Dal 1° gennaio 2016 Poste Italiane ha sospeso la distribuzione tramite Postazone, la tariffa per la spedizione di posta non indirizzata con la quale veniva recapitato, fra gli altri, anche il Giornale delle Giudicarie in tutte le utenze del nostro territorio. Si tratta di un provvedimento che ha creato non pochi problemi per una realtà come la nostra, che basa proprio sulla capillarità e sulla copertura delle Giudicarie, uno dei motivi del suo successo, che dura da 12 anni. Questo non significa certo che il Giornale delle Giudicarie abdichi dal proprio ruolo di informazione locale porta a porta. Come avrete avuto già modo di apprezzare, cambiano, invece, le modalità di spedizione, che sono state affidate ad una cooperativa locale e che avranno comunque bisogno di un po’ di tempo per essere completamente rodate. In ogni caso il Giornale delle Giudicarie continuerà ad essere distribuito in 16.500 a tutte le utenze giudicariesi. Da gennaio il Giornale delle Giudicarie viene distribuito dalla Cooperativa sociale Lavoro, con sede in località Copera a Zuclo. Per segnalare critiche, suggerimenti, disguidi nella spedizione è possibile chiamare il numero della cooperativa: 0465326420 oppure quello del Giornale delle Giudicarie, 0465322934, oppure via mail all’indirizzo: redazionegdg@yahoo.it.

bre 1915. Il nuovo ordine arriva all’indomani di due fucilazioni per sorteggio e altre sommarie (30 e 31 ottobre). / Fronte occidentale. Il grande cimitero della Somme. Gli Anglo-francesi annunciano che da quando è cominciata la battaglia della Somme (1° luglio 1916) hanno catturato 72.901 soldati tedeschi, 303 pezzi d’artiglieria e quasi un migliaio di mitragliatrici. I morti inglesi sul campo di battaglia sono stati 95.675, i francesi 50.729. Si calcola che le vittime tedesche sulla Somme in questi quattro mesi siano state oltre 164.000. 4 novembre - Fronte italiano. Sull’Isonzo guadagni italiani limitati. Termina la nona battaglia dell’Isonzo. Gli Italiani hanno fatto 9.000 prigionieri, ma le intemperie e il fango e l’accanita resistenza austriaca hanno limitato i guadagni territoriali (Colle Grande, Monte Lupo e poco altro). Nelle tre spallate d’autunno (settima, ottava e nona battaglia dell’Isonzo) gli Italiani hanno perso 77.300 uomini, gli Austriaci 74.300. «Le offensive limitate di Cadorna sono state più costose del previsto e i guadagni territoriali inferiori alle aspettative. L’inverno che seguì fu uno dei più rigidi a memoria d’uomo. Pose fine ai combattimenti sul medio e alto Isonzo, dove i versanti delle montagne furono coperti da strati di 6-8 metri di neve, tre volte la media annua di oggi. Da Plezzo, sull’Alto Isonzo, fino al passo dello Stelvio sul confine svizzero, ci sono oltre 400 chilometri, più o meno tutti sopra i 2000 metri di quota. Solo durante la seconda metà di dicembre caddero cinque metri di neve». 5 novembre - Dichiarazione degli imperatori Guglielmo II di Germania e Francesco Giuseppe d’Austria che proclamano il nuovo Regno di Polonia, con capitale Varsavia. È in realtà uno stato fantoccio con la cui istituzione la Germania intende solleticare il nazionalismo polacco in funzione antirussa e pensa di poter disporre di nuove forze per i campi di battaglia. «Fondiamo un gran-

Truppe d’assalto austro-ungariche sul fronte dell’Isonzo

ducato di Polonia con un esercito polacco posto agli ordini di ufficiali tedeschi»: questa era stata, già in estate, la proposta di Ludendorff. 7 novembre - Washington: elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Il democratico Woodrow Wilson ottiene la riconferma. 9 novembre - Varsavia. Poche ore dopo il primo appello tedesco per l’arruolamento di volontari polacchi, appaiono manifesti nelle strade di Varsavia: «Nessun esercito polacco senza un governo polacco». Poco convinti dell’offerta tedesca, i Polacchi vogliono anche l’autodeterminazione politica. 11 novembre - Bombe su Padova, 93 civili uccisi. Incursione aerea austriaca. Una delle 12 bombe che cadono sulla città colpisce il bastione della Gatta, dove si sono rifugiati, dopo l’allarme aereo, molti abitanti della zona. Dalle macerie vengono estratti 93 cadaveri e 26 feriti. È il più grave dei 19 bombardamenti che Padova subisce durante la guerra. 13 novembre - Fronte occidentale: Inglesi e Tedeschi alla battaglia dell’Ancre. Nuova offensiva britannica sulla Somme, chiamata poi battaglia dell’Ancre. Obiettivo alcuni villaggi che dal primo luglio resistono a tutti gli assalti. Su un terreno trasformato dalle piogge in una melma appiccicosa, la Quinta armata britannica del generale Gough conquista Beaucourt e Beaumont e fa 7.000 prigionieri. Serre ancora una volta imprendibile. 18 novembre - Fronte occidentale. Neve sulla Somme,

finisce la lunga battaglia. Si conclude con un ultimo assalto britannico la battaglia dell’Ancre, che è anche l’atto finale del grande scontro sulla Somme iniziato il primo luglio. Gli Inglesi avanzano di circa un chilometro lungo il corso dell’Ancre, in mezzo alla nebbia e alla neve. Due compagnie di una divisione che partecipa all’attacco scompaiono letteralmente «annientate dal fuoco delle mitragliatrici». / La più grande tragedia militare inglese della storia. Alla fine della battaglia della Somme, dopo quattro mesi e mezzo di feroci combattimenti, «non c’era stata nessuna vittoria decisiva (…). Le linee inglesi erano avanzate di 10 chilometri, ma distavano ancora 5 da Baupame, che era l’obiettivo iniziale». Alla battaglia della Somme hanno partecipato 53 delle 56 divisioni britanniche. «I Tedeschi persero forse 600.000 uomini, tra morti e feriti, nello sforzo di tenere le posizioni della Somme. Gli Alleati ne persero più di 600.000: la cifra delle perdite francesi fu di 194.452, quella degli Inglesi 419.654. Per i Francesi l’olocausto della Somme fu inferiore a quello di Verdun. Per gli Inglesi fu, e rimarrà, la più grande tragedia militare del Ventesimo secolo, anzi di tutta la loro storia militare». 19 novembre - Washington: nota del presidente Wilson per la pace. Con una nota inviata a tutti i Paesi belligeranti, il presidente americano Wilson propone di ricercare i modi per porre termine al conflitto. / Fronte di Salonicco. Successi italiani in Macedonia.

Unità della cavalleria serba, francese e russa entrano nella città serba di Monastir (attuale Bitola, Macedonia), occupata dai Bulgari e difesa da un contingente tedesco. È l’epilogo dell’attacco congiunto serbo-francese sferrato il 10 novembre e con il quale i Bulgari sono stati respinti oltre la frontiera serba. In un’altra zona gli Italiani hanno conquistato il Monte Velusina e la località di Bratindol. 21 novembre - Vienna: muore l’imperatore Francesco Giuseppe. Poco dopo le nove di sera muore a 86 anni nel castello di Schönbrunn Francesco Giuseppe, imperatore d’Austria e Ungheria, sul trono dal 2 dicembre 1848. Il giorno prima era stato colto da un attacco di bronchite. Gli succede il pronipote Carlo, ventinovenne. Mussolini, direttore del Popolo d’Italia, titola: «Francesco Giuseppe ha finalmente tirato le cuoia». / Mar Egeo. Sommergibili tedeschi silurano il transatlantico Britannic, nave gemella del Titanic, trasformato in nave ospedale. Dodici le vittime. 23 novembre - Fronte occidentale: il Barone rosso all’undicesima vittoria. Undicesimo duello vittorioso di Manfred von Richthofen. Il Barone rosso abbatte l’aereo del maggiore Lanoe Hawker, asso dell’aviazione britannica. 24 novembre - Londra. Muore a 76 anni l’americano naturalizzato inglese, Hiram Stevens Maxim, inventore della mitragliatrice nel 1905, già in dotazione agli eserciti di 19 paesi; è l’arma più efficace e temuta della Prima guerra mondiale. 28 novembre - Londra. Prime bombe da un aereo su Londra. Un aereo tedesco sorvola la capitale britannica e lancia sei bombe su Kensington. Nessun morto. Per la prima volta è un aeroplano, non un dirigibile, ad attaccare Londra». A commento di tanta tragedia viene naturale ricordare una pagina di Henry Stuart Jones, professore universitario inglese, che in quell’epoca scriveva: «Detesto il mio lavoro… Tutto quello cui sto lavorando verrà inghiottito nel militarismo nei prossimi dieci anni, e sarò troppo occupato per riuscire a prendere parte ai nuovi movimenti per il “disarmo” che potranno nascere da questa guerra».


Centenario Grande Guerra Nelle cronache di Trento una modesta nota di cronaca locale datata 25 novembre: “L’esplosione di un bossolo di proiettile in un locale della stazione di Trento investe cinque operai uccidendone uno e ferendone quattro”; niente di più. Invece in Giudicarie, nella Val del Chiese, continuano le scaramucce fra Italiani e Austroungarici come da una cronaca in cui si dice che «nella terra di nessuno (fra il Basso Chiese ed i Forti di Lardaro) sfociano talvolta scontri vivaci nel paese di Cìmego e sulle alture circostanti, allo scopo di raccogliere notizie importanti sui lavori effettuati dal nemico sull’assetto dello sbarramento di Lardaro» (1). Sempre dalla Val del Chiese, altra testimonianza da un Kaiserjäger dislocato sul Càdria: «Di domenica si scendeva a Malga Pura per lo spidocchiamento. Qualche volta trovavamo un buon vinello tirolese, musica e balli. Venivano anche delle ragazze, ottime ballerine. Queste donne portavano quasi fin nelle nostre trincee assi, acqua ed altre cose. Venivano dai paesi sfollati di Cìmego, Condino, Bondone, Strada, Castello occupati dagli Italiani. Dalla nostra posizione sul Càdria, a quota 2100, riuscivamo a vede bene quei paesi. Qua e là si vedevano nei paesi gli incendi causati dalle nostre bombe incendiarie. Le donne che trasportavano le provviste guardavano giù in valle i loro paesi bombardati, distrutti dalle bombe o saccheggiati dagli Italiani. Che sofferenza!» (2). Un’altra faccia della guerra, ma sempre guerra era! Segue la voce “narrante” della quotidianità di allora restata fissata nelle pagine dell’indimenticabile ed intraprendente mons. Donato Perli, il quale, anche durante le angosciose giornate del novembre 1916, scriveva: «1 novembre 1916 - La questione del ventricolo si fa seria. I possessori e produttori di grano (specialmente turco) per sfuggire al controllo della macinazione e saziarsi l’appetito, s’ingegnano di macinarsi il grano da sè mediante i macinini da caffè o colle pilette di casa, ma di nascosto. / Oggi dal Palon gl’Italiani gettarono alcune bombe a Roncone, ed una penetrò nella chiesa parrocchiale senza produrre gravi danni. Furono probabilmente provocati dal fatto, che questa mattina furono levate da quel campanile le campane. / Il 20 ottobre prossimo passato il socialista Federico Adler, giornalista, in Vienna, figlio del papà dei socialisti austriaci, mediante rivoltella uccise in un Hotel proditoriamente il capogabinetto ministro Stejrckl per ragioni politiche. Gli successe il dott. Körber, il quale rivelò subito e lamentò la gravissima mancanza d’una organizzazione da parte del governo per regolare l’ap-

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Novembre 1916 - Ripercussioni in Trentino e in Giudicarie

In Giudicarie come altrove accresce la morsa della fame

Muore l’imperatore Francesco Giuseppe: come successore viene individuato Carlo I di Asburgo-Lorena Novembre 1916: per l’impero austroungarico la traumatica scomparsa dell’imperatore Francesco Giuseppe dopo 68 anni di regno. Anche sui documenti locali l’obblòligata segnalazione: «Morto l’imperatore, gli succede il ventinovenne Carlo I di Asburgo-Lorena. Questi, nella speranza di ceprovvigionamento generale e impedire in tempo ancora opportuno nascondimenti, trafugamenti, usure, ingiustizie a danno dei popoli. Quant’egli abbia ragione nel suo lamento lo dirà con fatti vergognosi il futuro. / Il timore per la fame va ogni dì più accentuandosi. Ognuno cerca di nascondere il poco che gli resta di patate o d’altro. I possessori di legna da fuoco invece di denaro domandano in pagamento generi alimentari, altrimenti la negano. Idem i produttori di burro. Molte donne della Rendena trafugano burro passando pei monti nella valle del Sarca per scambiarlo con farine o fagiuoli. Per un chilo di burro ne ricevono 7-10 chili di farina. Il caso è toccato anche a me. Il sapone costa 5-7-8 corone al chilo; un sapone di nome, ma non di fatto. / Su quasi tutti i fronti il cannone riposa fuorché alla Somme, in Francia. Il progetto, quindi, di tagliare le comunicazioni fra le centrali e Costantinopoli è fallito. La debolezza dell’Intesa sta nel fatto che ognuna delle sue alleate, prima di provvedere alla comune vittoria con tutte le forze, tende invece ad occupare per proprio conto questa o quella provincia: vi manca perciò l’accordo e l’unità d’azione. 5 novembre - Austria e Germania s’accordarono di ricostruire il regno di Polonia: una Monarchia indipendente, costituzionale ed ereditaria, e ne emanarono già i rispettivi decreti accolti con gran festa in Polonia. Questo fu un atto di doverosa giustizia, ed auguriamo all’infelice Polonia il suo pieno e felice risorgimento. Certi giornali, però, dicono che il movente di quest’atto sia la costituzione di un esercito polacco di 900.000 uomini in aiuto alle centrali. 16 novembre - La ognor crescente penuria del latte e del burro costrinse le imperial regie autorità ad obbligare i possessori di vacche a portare tutto il loro latte al casello; e dove il caseificio non esiste ad approntarlo tantosto. E presso il casello me-

mentare la volontà di resistenza e di vittoria di tutti i partiti e di tutte le nazionalità dell’impero, con la patente successiva del 26 aprile 1917, riconvocherà la Camera dei Signori e la Camera dei Deputati ed il nuovo imperatore promulgherà anche in quell’anno un’amnistia per i delitti politici».

Funerale di Francesco Giuseppe

diante tessere ognuno deve procurarsi il latte secondo le prescritte misure proporzionali. 19 Novembre - Il comitato militare è qui senza farine! I 15 vagoni di patate arrivate per noi a Trento non possiamo ritirarle prontamente per la mancanza di carrettieri; le automobili militari stentano a esserci accordate. I fastidi e timori s’incalzano. Alcuni possessori di vacche, ribelli agli ordini capitanali, si trovano oggi nelle prigioni di Tione a fare i loro calcoli. / Con gran piacere di tutti s’è sparsa la voce di una pace separata colla Russia. Dai discorsoni al parlamento di Berlino e di Londra pare che trapeli un avvicinamento a qualche punto di vicendevole appoggio per gettarvi un ponte fra i contendenti. Chissà che Domineddio non guardi giù! 22 novembre - Oggi il telegrafo ci annunciò la morte dell’amato nostro Imperatore Francesco Giuseppe I avvenuta ieri sera alle 9. Il paese, per ordine superiore, fu tosto imbandierato a lutto. 27 novembre - I giornali rilevano le benemerenze dell’augusto Monarca nel condurre l’Austria-Ungheria ad un posto sicuro di prosperità e di grandezza fra gravissime difficoltà interne ed esterne; la sua eroica fortezza d’animo nel sostenere i colpi crudeli della sventura che percosse ostinatamente la Casa imperiale, la sua attività e la sua imperiale munificenza nel soccorrere ex propriis l’indigenza pubblica e privata dei suoi sudditi. Era nato l’anno 1830, salì il

trono nel 1848 e morì dopo 68 anni di regno. Fatto unico nella storia. / Oggi alle 10 si tenne qui l’ufficio funebre alla presenza di tutte le autorità locali e del popolo. Il decano disse il discorso funebre come meglio poté. / Il giovane erede, Arciduca Carlo, arrivato or ora dal fronte transilvanico, è salito al trono degli Asburgo. È nato a Persenburg (Austria superiore) li 17 agosto 1887. Suo padre, l’arciduca Ottone, morì l’anno 1906 a 41 anni; sua madre Maria Gioseffa è figlia del re Giorgio di Sassonia. Dimostrò fin da giovinetto un’inclinazione e abilità alla strategia, e salì in fretta le cariche militari fin ad essere tenente maresciallo, e guidò i suoi eserciti con incontrastato onore nell’altipiano di Folgaria e nella Transilvania. Nel 1911 sposò l’avvenente principessa Zita della Casa dei Borboni-Parma. Tutta la stampa saluta con simpa-

tia il nuovo Imperatore coll’augurio di felicità a lui e al suo Impero. Fiat! / Anche il suo Manifesto ai popoli dell’Austria-Ungheria è breve ma succoso: «Farò quanto posso - disse fra il resto - per bandire al più presto gli orrori e i sacrifici della guerra, e per riguadagnare le benedizioni alla pace... Sosterrò l’eguaglianza di tutti dinanzi alla legge con ogni cura. Sarà mio pensiero costante di favorire il bene morale e intellettuale dei miei popoli, di tutelare l’ordine e la libertà dei miei Stati. Nel mentre invoco la benedizione di Dio su di me, sulla mia Casa e sui miei amati popoli, giuro davanti all’onnipotente di governare fedelmente». 28 novembre - Oggi arrivarono da Trento colle automobili militari 16 vagoni di patate, che furono tosto distribuite proporzionalmente ai Comuni. Sono però ancora una fragola in bocca al lupo. Poste qui costano

24 corone al quintale. / Il Clero di questo decanato, in occasione del 25 compleanno di sacerdozio, mandò al proprio vescovo mons Celestino. Endrici un indirizzo di felicitazioni e di augurio». Ancora sempre e solo pagine di morte, di sofferenza e di dolore… e mancano ancora oltre venti mesi alla fine e alla Pace. Che cosa stanno provando e riflettendo coloro che si soffermano su queste pagine di tanta testimonianza, in questo già non facile 2016? Io ne provo una interna e reale tristezza che mi rende quasi incapace perfino di solo sorridere, acuita dalla constata indifferenza che sento aleggiare in una società che sento giornalmente unicamente impegnata seguire le atrocità in ogni parte del mondo e continuare a vivere ed a divertirsi nell’indifferenza come se nulla accadesse. E sempre con gli occhi aperti sulla Tv o sui giornali a precipitarsi sui morti e sugli assassinii ed a “godersi” i servizi televisivi che continuano a “far audience” (= soldi!) sfruttando disgrazie e sofferenze. Forse anche queste stesse sofferte “pagine di guerra” restano sola pura curiosità e nulla più? Mi rincrescerebbe. Mario Antolini Musón (1) In: DINO VECCHIATO, GIAMPIETRO ZANON, Qui finisce l’odio del mondo. Mursia,Milano, 2005. (2) In: OSWALD KAUFMANN, Una cronaca di guerra. Regione autonoma Trentino-Alto Adige. Trento, ottobre 2002.

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Attualità

NOVEMBRE 2016

Sono nove le nuove proposte didattiche gratuite rivolte a scuole materne, elementari e medie

Riparte il viaggio nell’Ecomuseo con gli scolari della Valle del Chiese

“Gli ottimi risultati partecipativi dello scorso anno abbinati alla soddisfazione degli insegnanti aderenti a questa innovativa esperienza, ci hanno motivato molto - spiega Maddalena Pellizzari, presidente dell’Ecomuseo del Chiese -, rendendo quasi d’obbligo l’ampliamento del nostro progetto di didattica”. A partire da questo autunno e sino alla prossima primavera la nuova offerta formativa permetterà ad un target scolastico molto ampio (dai 3 ai 13 anni) di conoscere da vicino la valle ed il suo patrimonio materiale ed immateriale: lo scopo è poi anche di consentire al contempo ai ragazzi delle elementari e medie di sperimentare le competenze acquisite con momenti di pratica sul campo (ovvero di visitare le realtà al centro del progetto) e di confrontare il proprio lavoro con quello condotto da altre scuole vicine, favorendo momenti di dialogo e confronto. La prima proposta in ordine d’età è quella indirizzata alla scuola materna che mira ad incoraggiare la lettura del territorio attraverso gli occhi dei bambini. “È importante che sin dalla più tenera età i nostri bambini comprendano il territorio che li circonda e le sue caratteristiche uniche- chiarisce Maddalena Pellizzari -. Senza per questo dimenticare che, aldilà delle singole realtà, il valore della Valle del Chiese sta nel suo patrimonio condiviso, fatto ad esempio di laghi, castelli e specialità gastronomiche distribuite su tutto il territorio”. Si prosegue poi con l’ormai consolidata attività con le scuole elementari, con un ventaglio di pro-

É ancora più ampia e articolata la proposta dell’Ecomuseo del Chiese rivolta alle scuole materne, elementari e medie locali. La promessa è stata mantenuta e così l’Ecomuseo apre il nuovo anno scolastico con ulteriori avventure didattiche lungo la Valle del Chiese. Dopo la positiva esperienza dello scorso anno con le classi III, IV e V delle scuole elementari, il progetto sostenuto dal B.I.M. del Chiese si allarga anche alle scuole medie con proposte mirate a soddisfare le esigenze formative dei giovani ragazzi del territorio e alle scuole materne con un progetto incentrato sul paesaggio naturale e culturale. poste che spaziano dalla storia della Famiglia Lodron ai mestieri artigianali e tradizionali, dall’energia rinnovabile ai progetti di tutela e valorizzazione ambientale di recente istituzione. Nuova è anche la proposta formativa per le scuole medie, nata con l’intento di dare risposte ad un’esigenza formativa particolare e specifica, collegata alle otto competenze chiave di cittadinanza. Accanto alle più classiche opportunità di visita dei contesti dell’Ecomuseo vi sono i percorsi formativi che offrono ai ragazzi l’opportunità di mettersi in gioco. Ciò andando oltre il semplice “vedo ed ascolto” con la sperimentazione in prima persona delle competenze acquisite. A breve la gamma delle proposte didattiche si arricchirà di un percorso tutto dedicato alla categoria senior, un target molto caro all’Ecomuseo che ha già dato riscontri molto positivi in termini di adesione alle proposte nell’edizione 2015/2016. I progetti didattici dell’Ecomuseo sono totalmente gratuiti per le scuole grazie al sostegno garantito dal Consorzio B.I.M. del Chiese e comprendono anche il servizio di navetta. Le varie proposte sono realizzate in collaborazione con numerosi part-

ner, fra cui il gruppo Passpartù, Aps Il Chiese, soc. coop. Iniziative e Sviluppo, ass. Filofior, Aps. La Miniera, Con.Solida, Agenzia per l’energia della Provincia autonoma di Trento, Riserva della Biosfera UNESCO Alpi Ledrensi e Judicaria dalle Dolomiti al Garda, accompagnatori di territorio della Valle del Chiese,

gruppo volontari Pieve di Condino, Parco Naturale Adamello Brenta, Aps Filodrammatica La Büsier, Condotta Slow food delle Giudicarie, Rete di Riserve Alpi Ledrensi e Angel eventi.

Nelle scorse settimane l’invito all’adesione è stato trasmesso alle scuole della Valle del Chiese. Per iscrivere al progetto le singole classi basta compilare e restituire il modulo di prenotazione

all’indirizzo info@ecomuseovalledelchiese.it. Ulteriori informazioni sul sito www.ecomuseovalledelchiese.it, che nei prossimi mesi sarà oggetto di un importante intervento di restyling.

La mostra “Energia” Da dove arriva l’energia che si usa quotidianamente? Come si produce? Che differenza c’è fra quella termica, meccanica, chimica o elettrica? A queste e a molte altre domande intende rispondere la mostra didattica itinerante “ENERGIA” che entra nelle scuole delle Giudicarie grazie ai Consorzi dei Comuni B.I.M. del Chiese e dell’Adige e al lavoro di Con.Solida. Pannelli semplici e interattivi mediati da un educatore diventeranno un interessante viaggio nella storia dell’energia, attraverso strumenti e metodi che permettono di conservarla e utilizzarla. La mostra, con l’intervento didattico di 2 ore, è gratuita fino ad esaurimento del finanziamento. Per prenotarla basta contattare l’Ecomuseo della Valle del Chiese (per il territorio del B.I.M. del Chiese ) compilare online la scheda di iscrizione disponibile al sito: http:// www.turismosocialetrentino.it/turismoscolastico

I Comuni della Valle del Chiese, attraverso il Consorzio, mettono in condivisione le giuste risorse per lo sviluppo sociale, economico e culturale del nostro territorio attuato attraverso numerosi progetti: Sovracomunalità, Contributi, Piani di zonizzazione acustica, Certificazioni ambientali, P.R.I.C., P.A.E.S., Progetto Legno, Energie rinnovabili, E.S.C.O. BIM e Comuni del Chiese S.p.A., Centro Studi Judicaria, Consorzio Turistico ed Ecomuseo della Valle del Chiese, Case di riposo, Intervento 19, Fotovoltaici, Agricoltura, Filiera del legno, Piano giovani di zona, Borse di studio, Grest estivi, Sistema bibliotecario di valle, Lavagne LIM, Sport, SGM e Scuole materne.

CONTATTI: Via O. Baratieri, 11 - 38083 Borgo Chiese (TN) - tel. 0465/621048 - fax 0465/621720 segreteria@bimchiese.tn.it - bimchiese@bimchiese.tn.it - www.bimchiese.tn.it


Società

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Quando il diritto di cronaca si deve fermare di fronte al rispetto del dolore umano

Cronaca nera e… rispetto della “persona”! Un fatto di cronaca che non ha nulla di necessariamente ripercuotibile sulla società, se non motivi di spettacolarità e di morbosa curiosità per accontentare un pubblico ancora incapace di voler conoscere soltanto il bene e li buono perché soltanto propenso a saziarsi dell’effimero e dell’ignobile e, conseguentemente, solo fonte di guadagno per chi se ne impossessa e ne fa uso unicamente a fini commerciali, ossia solo per “vendere” giornali e riviste o servizi radiotelevisivi: se dietro ad ogni fatto di cronaca non ci fosse “un euro” nessuno parlerebbe mai di certi eventi sempre dolorosi per chi ne è protagonista e per quanti ne vengono direttamente e anche indirettamente coinvolti. Spiace il dirlo ma è la pura realtà, anche se non la si vuol dire e tanto meno ascoltare; fortunatamente la libertà del web e delle testate online sono finalmente a disposizione senza bavagli e senza ragioni di spazio. Approfitto dell’ospitalità di

Ancora una volta le Giudicarie in prima pagina e con altrettante pagine interne con titoli a tutta pagina e caratteri in evidenza, non già per trattare di uno dei tanti problemi che riguardano il nostro territorio – e sono tanti e tanti e tutti di estrema necessità e tempestività questa testata giudicariese online per esprimere il senso di riprovazione e di rammarico provato da me e da tanti convalligiani nel dover leggere quanto i giornali hanno voluto caparbiamente andare a sondare in merito ad un atto di pura incoscienza di un povero ragazzo ammalato, che ha ferito il proprio padre. Un tragico evento, ovviamente, ma avvenuto in una famiglia a tutti sconosciuta - se non ai vicini di casa - e mai presa in considerazione da nessuno; una famiglia che è vissuta come tutte le altre ottemperando ai propri doveri nella società, senza mai turbare nessuno. Ed improvvisamente ecco il “fatto di sangue” sul quale i soliti massmedia sempre affamati di possibili “guadagni” - (aumento delle vendite dei quotidiani, ed aumento degli ascolti) - si sono gettati, come un’aquila o un falco si gettano sul corpo di

un povero camoscio travolto e ferito da una valanga. È doloroso - e almeno per me irrazionale - constatare la presenza di un giornalismo che si addenta sulla preda,

Ezio So

Il nuovo Presidente Renato Barbieri

– ma solo per occuparsi di una caso di “cronaca nera” - avvenuto nel Lomaso, nelle Giudicarie Esteriori - che riguarda solo i componenti di una famiglia che oggi si trova nell’affanno e nel dolore, fortunatamente in una comunità che le si è stretta benevolmente attorno. ossia su ogni fatto di sangue, con un accanimento che ha del sadico nel voler saper tutto, nel voler dire tutto, nel voler commentare tutto senza tener conto del concetto di “persona” che è insito negli individui coinvolti nell’evento del giorno. Si percepisce chiaramente che chi scrive sulla carta stampata o parla in radiotelevisione non ha alcun verso discernimento e conoscenza del concetto di “persona” quale elemento centrale del creato anche nella sua individualità: non si rendono conto, certi giornalisti, che non stanno parlando di sassi o di monumenti o di quadri o di un oggetto inanimato, ma di donne e di uomini vive e vivi ed autonome ed autonomi, venute e venuti al mondo col proprio intoccabile dna e che vanno rispettate e rispettati nella loro essenza e nel loro essere perché nessuno ha diritto

di “sporcarle o di sporcarli” con insinuazioni, col sentito dire, con quella generica superficialità che, spesso, porta anche in tribunale per avere una eventuale riabilitazione dopo anni ed anni di dolorose incomprensioni e maldicenze, se non addirittura in conseguenza di bugie e di falsità. Ai miei colleghi dell’informazione ho sempre chiesto: «Se colui o colei di cui stai scrivendo fosse tua moglie, tuo padre, tuo fratello, tua sorella od il tuo più intimo amico o la tua più amata compagna… scriveresti le stesse parole che stai scrivendo? Andresti a scovare le informazioni anche amare di cui ti fai bello di averle scoperte, o le foto anche opinabili che hai magari nascostamente trovato?». Nessuno mi ha mai saputo rispondere. Anche come professionista mi sono sempre rifiutato di

collaborare con gli amici della “nera” che insistevano affinché mi muovessi in tutte le direzioni; per me il “fatto in sè” era e stava come una oggettiva constatazione e non si poteva e non si può non vedere e non sentire, ma gli individui coinvolti sono e restano ben altra cosa - ossia “persone” - e non possono essere toccate e “sezionate” come fossero animali da macello, come purtroppo avviene, troppo spesso, a livello locale, nazionale e mondiale. In questo momento, con tutto rispetto e delicatezza mi sento vicino ai due genitori, miei amati conterranei, che certamente stanno soffrendo le pene dell’inferno, acuite dal riscontro spettacolare sui massmedia; come pure mi sento vicino a quel ragazzo sul quale ci si accanisce come su un delinquente, mentre certamente sta vivendo uno dei momenti più drammatici della sua esistenza con indubbia sofferenza; e di fronte alla sofferenza, io credo, ci si deve soltanto inchinare in riverente silenzio. Quell’illuso del Musón


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Associazioni

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La Società ciclistica Storo spegne quaranta candeline

Grande traguardo per l’associazione Storese presente sul territorio da ormai quarant’anni Ci sono compleanni che hanno un sapore diverso. E quello che ha festeggiato nelle settimane scorso la Società Ciclistica Storo non è stato uno qualunque. Ha infatti tagliato il traguardo dei quarant’anni di storia festeggiati alla grande nell’accogliente Idroland, l’opera eternamente incompiuta, sulle rive trentine del lago d’Idro. Una grande giornata di festa, con premiazioni, pranzo tipico a base di spiego e qualche pedalata rilassante. Per dare qualche cenno storico, occorre ricordare che la Ciclistica è stata fondata da un gruppo di appassionati nel 1976 e, dopo aver lanciato atleti del calibro di Domenico Gualdi (quattro stagioni da professionista) e Roberto Malcotti, ha attraversato un periodo di sola attività amatoriale. Nel 2006 l’associazione ha però ripreso ad occuparsi con costanza di attività giovanile: questo per merito dell’attuale presidente Andrea Malcotti e dei collaboratori Adriano Grassi, Simone Malcotti e Daniele Tarolli che, anno dopo anno, sono riusciti ad allargare il gruppo sia a livello numerico (27 i giovanissimi ed esordienti che nel 2016 hanno partecipato a circa 30 gare), sia come area geografica (gra-

Ersilia Ghezzi, Loretta Cavalli, Luca Mezzi, Angelo Zambotti, Dario Broccardo, Giovanni Zontini

zie anche ai direttori sportivi Alberto Ballardini e Giorgio Berasi). Infatti con i colori della Ciclistica di Storo corrono anche ragazzi della Busa di Tione, della Rendena e delle Giudicarie Esteriori. E proprio con quest’ultima zona è ormai sempre più stretto il “gemellaggio” nato quasi per caso un paio d’anni fa, precisamente nel

2014, con una gara giovanissimi (il “Trofeo Comune di Fiavé”, che il 4 giugno 2017 vedrà la disputa della quarta edizione grazie alla collaborazione con il Gruppo Giovani del paese delle palafitte), proseguito con il “Piccolo Giro d’Oro”, ideato nel 2015 a Ponte Arche con la PromoSport Terme di Comano e sfociato lo

scorso luglio nei Campionati Italiani esordienti e allievi Terme di Comano 2016. La rassegna tricolore, organizzata in stretta sinergia con la locale Apt, ha portato in zona 800 atleti da ogni angolo d’Italia, con un vasto seguito di tecnici, appassionati e familiari. Oltre ai successi ed alle soddisfazioni

FARMAIN RETE

sportive ci sono stati anche benefici per il turismo locale. Una storica esperienza che, stando non solo ai desideri della Società Ciclistica Storo e Apt Terme di Comano Dolomiti di Brenta, ma anche ai positivi giudizi emersi dopo l’evento, potrebbe ripetersi nella prossima estate, come confermato dal presidente del Comitato organizzatore dei Campionati Angelo Zambotti al “compleanno” della Ciclistica. Nel corso della giornata dei festeggiamenti era presente il numero uno del pedale trentino Dario Broccardo, l’ex presidente del sodalizio Giovanni Zontini ed una nutrita delegazione dell’Amministrazione comunale storese composta da Luca Mezzi (vicepresidente del Bim chiesano), Loretta Cavalli (vicensindaco) ed Ersilia Ghezzi. Da tutti è arrivato all’unanimità un sincero plauso per l’attività del sodalizio, attivissimo tanto nel quotidiano impegno a favore dei giovani, quanto nell’organizzazione di eventi di spicco ultimo dei quali i Campionati Italiani della scorsa estate che, seppur non in maniera ancora ufficiale, sarà probabilmente riproposto nella prossima stagione estiva.


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BOTTA E RISPOSTA

Quando il sindacato rinuncia ad essere elemento di sviluppo e si arrocca su sé stesso

La Cgil e la politica del no

vilgiat@yahoo.it

Egr. Amistadi, non riesco a capire il comportamento della CGIL, da quando c’è Renzi al governo, dice no ad ogni proposta ed ad ogni accordo magari accettato dagli altri sindacati. No, sempre no, no e basta sembra essere lo slogan di un sindacato che per il passato ha avuto grandi Leader che hanno ottenuto grandi risultati nella difesa del lavoro e della classe operaia. Non credo che il modo di agire attuale della CGIL porti gran contributo alla causa del lavoro, ma sia una continua e sterile ripicca più politica che eco-

Opinioni a confronto

nomica. Con i tempi che corrono questo modo di affrontare le questioni non potrà che portare ulteriori divisioni fra i lavoratori con il bel risultato di prolungare la grave crisi in atto nel mondo produttivo. Lucio Ho l’impressione che la CGIL, almeno sul piano nazionale, stia diventando sempre più un partito e sempre meno sindacato. Sempre meno difensore di interessi lavorativi e sempre più organizzazione che vuole partecipare

Un corteo della CGIL

Se i ladri hanno l’impunità Ciao Adelino, ho la sfortuna (fortuna) di avere la mia attività sulla strada statale e questo comporta di essere frequentemente preda di scassinatori e ladri. Purtroppo, nonostante ogni impegno, non è facile trovare gli autori, neanche per le forze dell’ordine. E anche se li trovassero, il giorno dopo sarebbero già liberi di ricominciare. Barista incazzato Il mestiere del ladro, meglio se di case o negozi, è abbastanza facile e spesse volte redditizio. Fai il colpo, scappi, ti prendono, ti rinchiudono una notte per le formalità e poi torni in libertà. Talvolta se ne lamentano giustamente gli stessi

carabinieri: noi li prendiamo e il giorno dopo sono già fuori. Di chi la colpa? Di Tutti e di nessuno. E’

il sistema Italia fatto così. I giudici, le leggi? Non è facile trovare responsabili di andazzi così permissivi. Purtroppo, così facendo, i cittadini si sentono impotenti ed in balia del crimine senza poterci fare niente. Le case sono diventate il bancomat dei ladri. Tanto, appunto, non rischiano nulla. Poi ci si scandalizza quando qualcuno, preso da esasperazione, spara a chi entra di notte in casa sua, che poi (è il colmo!) immancabilmente finisce nei guai. I furti, comunque siano, e dovunque eseguiti, richiedono pene severe, ma soprattutto con la certezza della pena, che chi infrange la legge venga punito severamente. Altrimenti è una presa in giro. (a,a.)

e condizionare le decisioni governative, magari alleandosi sottobanco, neanche tanto, con pezzi della sinistra vendoliana od altro, talvolta addirittura in concorrenza con lo stesso Partito Democratico. In questo suo cambio di rotta, sembra che la CGIL abbia perso un po’ la bussola delle strategie e delle cose che deve fare. E dato che le frizioni interne sono all’ordine del giorno, finisce per arroccarsi su posizioni ormai superate e retrive. Del resto in politica come nell’attività sindacale ci vuole molto

più coraggio e capacità di leadership a dire sì che a dire no. E i tanti, troppi, no della CGIL sono spie non certo della sua forza, ma della sua ormai irrefrenabile debolezza. Luciano Lama, storico leader della CGIL, sosteneva che il sindacalista più bravo è quello che riesce a firmare più accordi. Evidentemente gli attuali successori alla guida della CGIL se ne sono dimenticati o la pensano in modo diverso, ma secondo me, aveva ragione Luciano Lama. Adelino Amistadi

Parolacce come le aspirine? Ciao Adelino, vorrei un tuo parere. Mia moglie mi dice continuamente di finirla con le parolacce, con le imprecazioni, che mi scappano di frequente quando sono arrabbiato. Forse ha ragione, ma a me sento che fa bene sfogarmi con la bocca piuttosto che con le mani. Tu che ne dici? Giuliano Credo di si, le imprecazioni sono un po’ come le aspirine. Non sono uno psicologo, ma talvolta capita anche a me, le parolacce, magari gettate al vento, contribuiscono ad abbassare la soglia del dolore, ma, appunto come le aspirine, solo se non si usano continuamente. Quando ci vogliono ci vogliono, dicevano i nostri vecchi. Per capirci: imprecare sì, ma soltanto quando è strettamente necessario. Se poi dalle imprecazioni si passa alle bestemmie allora si entra nel mondo dell’inciviltà, della maleducazione e della volgarità. E non è il caso di parlarne. (a.a.)

Una estate in musica con la Famiglia Rigotti

Una estate molto intensa per la famiglia “musicale” Rigotti, che sempre più attira su di sé le attenzioni dei media per le sue partecipazioni di alta qualità in eventi regionali e non. La famiglia di musicisti di Nembia, formata da papà Augusto, mamma Veronica e i cinque figli Virginia (15 anni),Letizia (13 anni), Elio (9 anni), Diletta (5 anni) e il piccolo Moreno (2 anni) che per ora ...ascolta e basta. Virginia e Letizia frequentano il liceo musicale Bonporti di Trento e hanno già alle spalle numerose esperienze musicali a livello internazionale mentre Elio si sta affacciando al Con-

La famgilia musicale Rigotti

servatorio. La famiglia ha affrontato un calendario estivo ricco di eventi di grande impatto culturale e molto apprezzati dal folto pubblico presente in ognuna delle manifestazioni, dove hanno sempre proposto il loro ricco e costantemente aggiornato repertorio di musica classica. La prima il 29 luglio, presso la suggestiva chiesa di Santo Stefano a Carisolo all’evento “Musicainsieme” all’interno della rassegna “I venerdì fra arte e musica” promossi dal Gruppo “Per S. Stefano”: evento riuscitissimo per il perfetto mix tra scenografia e musica, riconosciuto dai meritati applausi del-

la folla presente. Altro successo di pubblico il 13 agosto alla Pieve di Vigo Lomaso, successo replicato il 4 settembre nel chiostro dell’ex convento francescano di Campo Lomaso, per un evento promosso dal Gruppo Ricerca e Studi Giudicariese. Le numerose apparizioni e l’attenzione che si sta rivolgendo verso la Famiglia Rigotti rendono merito al loro impegno sia nell’attività musicale sia nella vita, per gli insegnamenti di fondo che questa famiglia unita e affiatata in una passione comune sempre ci sa offrire. Aldo Gottardi


Le Lettere Liberi da impegni di lavoro non ci abbiamo pensato due volte nel confermare la nostra disponibilità a partire. Ore 5.15 partenza per la cittadina di Amatrice, tristemente balzata alle cronache per il devastante terremoto che in pochi secondi l’ha completamente rasa al suolo. Con noi c’erano Christian Borzaghini di Spiazzo e Andrea Bertarelli di Carisolo mentre a Riva del Garda siamo passati a prendere altri tre vigili: Oumar Chargui di Dro, Alex Mora di Bezzecca e Flavio Ribaga di Tiarno di Sopra. Alternandoci alla guida col pensiero fisso a cosa ci attendeva, il viaggio è trascorso veloce e così eccoci arrivati al campo Trentino dove ci hanno accolto e mostrato i nostri “alloggi”. Quando si parla di Trentino non si hanno dubbi sulla qualità delle cose e così è stato anche per l’organizzazione del campo: bagni, docce calde, tende riscaldate, l’ottimo e abbondante cibo dei Nu.Vol. A. e perfino la lavanderia. Coordinati dai ragazzi della Protezione Civile abbiamo subito iniziato il nostro

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La testimonianza di due Vigili del Fuoco volontari giudicariesi

Amatrice,un’esperienzachesegna Lunedì 26 settembre verso le 18 e 30 arriva un messaggio sul nostro gruppo V.V.F.F. Montagne...è la richiesta, da parte del nostro ispettore Giampietro Amadei, di alcuni volontari per Amatrice. lavoro che consisteva nella preparazione dell’esterno dei prefabbricati adibiti a liceo. Abbiamo pulito, passato il prymer e successivamente dato due mani di vari colori: bianco, giallo, rosso e blu per vivacizzare la struttura, collaborando con i ragazzi dei Bacini Montani della Provincia per gli scavi e la posa di tubazioni e pozzetti attorno all’edificio scolastico. Sabato pomeriggio, a fine lavoro, abbiamo visitato la “zona rossa”, ovvero il centro di Amatrice, zona vietata per i non addetti ai lavori, accompagnati da due vigili del fuoco permanenti di Trento che effettuavano il recupero di beni

Dubbi sul tunnel di Valvestino Buongiorno, ho letto il Vs. servizio sul passaggio della Valvestino al Trentino e al progetto del tunnel da Magasa a Bondone, e vorrei esprimere qualche perplessità al riguardo. Penso che la Lombardia sia ben felice di avere l’opportunità di cedere la Valvestino, che molto probabilmente le costa di più di quel che rende. La Valvestino ha scarse risorse locali, e ritengo che per la maggior parte dei suoi abitanti attivi le fonti di lavoro siano verso il Garda per chi lavora nel turismo, e verso la Val Sabbia per altre attività. Avrei qualche dubbio sulle opportunità di lavoro che potrebbero trovare in Trentino. Venendo al tunnel, da Magasa a Bondone ci sarebbero 4 km., dagli altri paesi di Valvestino 4 o 5 in più; ma quando uno arriva a Bondone cosa vi trova? Niente di più di quello che c’è in Valvestino. Se necessita di servizi, pubblici o privati, deve per forza scendere a Storo, e quindi deve percorrere in totale 15 km. da Magasa e 19 o 20 dagli altri paesi; percorsi che, tenuto conto della sosta per il senso unico del tunnel, possono richiedere una buona mezz’ ora. Mi chiedo pertanto cosa vi sia di logico nello spender 32 milioni per far risparmiare pochi minuti di viaggio agli abitanti di una valle che economicamente ha poco o nessun legame col Trentino, viaggio che, una volta annessi al Trentino, farebbero molto probabilmente solo per necessità burocratiche. Cordialità Gianfranco Miglio

La partenza è fissata per mercoledì 27 settembre e quindi ci siamo subito consultati tra tutti i vigili e alla fine abbiamo dato la nostra disponibilità in due: Stefano e Giuseppe Simoni.

Giuseppe e Stefano Simoni nella zona rossa di Amatrice

dalle case danneggiate. Lì abbiamo constatato gli effetti devastanti di quella notte: cumuli di macerie, case distrutte completamente o in parte. Fra quelle macerie, sprazzi di vita quotidiana: fotografie, mobili, vestiti e la cosa più brutta da vedere, i giocattoli dei bambini.

Forse quello che più ci ha colpiti è stata una casa distrutta nella parte bassa, rimasta senza scale, dal cui ultimo piano pendevano lenzuola annodate alla finestra: l’unica via di scampo nella notte buia è stata quella di calarsi giù così, alla cieca. Prima della partenza per il

ritorno dopo la settimana di lavoro, abbiamo anche assistito alla visita di Papa Francesco. La notizia era nell’aria da qualche giorno confermata dal viavai di Forze dell’ordine e giornalisti; poi, in una Golf dai vetri oscurati abbiamo chiaramente intravisto la figura di un uomo vestito di bianco: era proprio il Papa. Pur con tutto il caos che si è scatenato siamo riusciti a vederlo da vicino e ci ha ringraziati per la solidarietà dimostrata. Toccante è stato l’incontro con una maestra della scuola che ci ha spiegato a cosa era servito un pezzo di legno che gli avevamo fornito il giorno prima: la base di

un lavoretto realizzato dai bambini per Papa Francesco. Il legno simboleggia la solida base dalla quale rinascere; cosa possibile grazie anche al contributo di noi trentini, volontari e non, che abbiamo partecipato ai lavori. Infine i saluti a chi rimaneva ancora al campo e il viaggio di ritorno verso casa, stanchi ma felici di aver contribuito per dare una mano a chi ne ha veramente bisogno, contenti di aver avuto forse un’occasione più unica che rara come quella di incontrare il Papa. Una bellissima esperienza che ci ricorderemo per sempre come tutte le simpatiche e competenti persone con cui abbiamo avuto modo di lavorare. Stefano e Giuseppe Simoni. Vigili del fuoco volontari

Il viaggio di Claudio. Una lettera di ringraziamento Certo che i bambini sono davvero forze della natura, molto più attrezzati di noi grandi ad affrontare le condizioni difficili della vita, a superare le ostilità delle situazioni a volte dannatamente allarmanti… Claudio è un bambino ricco dell’entusiasmo dei suoi 8 anni, sempre in movimento, allegro e pieno di voglia di vivere la sua infanzia, insieme a tutte le persone che gli esprimono bene e con le cose che lo accompagnano alla scoperta del mondo. Giocare, ridere, imparare, crescere nella bellezza della scoperta, nell’osservazione che accende la curiosità e lascia brillare gli occhi entusiasti… Il viaggio di ogni bambino verso la conoscenza. A volte però i malesseri e le difficoltà, sembrano rubare e nascondere questa gioia; avviene così per tanti bambini e così è successo anche a Claudio, che lentamente è stato raggiunto da una malattia subdola quanto pericolosa. Claudio non sta più bene… Ecco aprirsi un tempo ansioso, dove tutti manifestano le loro attenzioni, dove esplicite sono le cure per apportare rimedio a questa nuova e purtroppo negativa avventura. Claudio però

non si lascia intimorire, risponde bene ricevendo le premure e le disponibilità dei pediatri e delle dottoresse, delle infermiere Daniela e Lara e il primo sostegno dai suoi paesani di Sella Giudicarie, o meglio Roncone, con pensieri, parole di gentilezza per lui e per i familiari, oltre a silenziose quanto intime preghiere a lui dedicate e momenti di gioco con gli inseparabili amici, Nicolas, Nina, Nicol e il cugino Nicholas. Claudio si è ammalato ma subito ecco muoversi la solidarietà con una donazione dell’Associazione Onlus di Trento mentre la Mithra di Riva del Garda gli regala il tablet tanto desiderato. Poi i dottori e dottoresse con le infermiere e le collaboratrici del Reparto al 4° piano – Day Hospital di Pediatria di Trento, semplicemente disponibili e sempre gentili.

… E come non ricordare tutte le attenzioni ricevute dal personale medico presso la Clinica di Oncoematologia di Padova… Ecco, a ripensarci il viaggio da Sella Giudicarie/Roncone prende avvio fino a Trento e dal capoluogo fino alla città di S. Antonio… Padova, tanto lontana per un cucciolo come Claudio... Però c’erano tutti assieme a lui, ad iniziare dai maestri Giovanni, Tiziano, Rachele, Elisa e Cinzia con i compagni di classe e i loro genitori; i bambini della Prima Comunione e le catechiste di Pieve di Bono che a Claudio hanno donato un bel gruzzoletto per comperare la bici e un fuoristrada… E poi i bambini e le catechiste della Prima Confessione di Pieve di Bono-Prezzo e Valdaone con una donazione che per volere di Claudio e dei suoi genitori è stata

versata a favore dell’Associazione Italiana contro le Leucemie di Padova. Esempio seguito anche dai bambini e dalle catechiste di Sella Giudicarie/Roncone. Grazie all’Arma dei Carabinieri (nel quale organico è presente anche il papà Vincenzo) che al piccolo Claudio ha dimostrato grande generosità e molteplici attenzioni. E vicini sono stati tutti, in particolare i nonni Lodovico e Alida, gli zii, le sorelle Francesca e Jessica come le amiche della mamma Elvira; Cornelia, Angelina, Janet, Manuela, Ignacia, Khira, Daniela, Elisabetta, Chiara, e le amiche lontane, Lilia e Paola, Laura e Viola, Francesca, Giuseppe e Matteo. Con l’impegno di tanti amici, con la medicina e con la fantasia colorata Claudio ha potuto fare questo viaggio a volte difficile, risolto non soltanto nel percorso di andata ma, con gioia di tutti, anche comprendendo un bellissimo e positivo ritorno. E bravo Claudio! Ce l’abbiamo fatta!! I tuoi sogni ora possono continuare con tanti raggi di sole e infiniti sorrisi. Grazie a tutti. Famiglia Vedda


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