Un museo d’ambiente nella laguna di Venezia
Matteo Marcato
Barena Un museo d’ambiente nella laguna di Venezia
Matteo Marcato 274815
Relatore Gianluigi Pescolderung Tesi di laurea magistrale in Design UniversitĂ Iuav di Venezia aprile 2014
Venezia è un luogo elaborato in maniera molto cosciente dalla sua popolazione. In più c’è un accordo a livello planetario perché Venezia rimanga un luogo della bellezza. Bellezza resa più eccitante proprio dal fatto di essere minacciata. Una bellezza che si conserva sul luogo, a disposizione del mondo. Ogni pietra è un evento, ogni muro di mattoni un dipinto, ogni prospettiva di stradine è stata costruita da migliaia di vite, da artisti ignari e geniali, non sempre consapevoli di ciò che stavano creando. Nessuna impresa cosciente può eguagliare l’accumulazione di creatività selvaggia che è propria delle città antiche. Moebius
testo Scala regular e italic titoli e didascalie Scala Sans bold, caps e medium carta Laguna 120 gr.
INDICE
cap. 1
Introduzione
Motivazioni
p. 6
Metodo
Possibili sviluppi
cap. 2
L’immaginario
Il furto della cultura
L’immagine stereotipata
p. 10
cap. 3 Analisi
p. 18
.1 Il territorio
p. 22
Morfologia
Le forze incidenti
L’ecosistema .2 Attori coinvolti
p. 26
Istituzione Parco della Laguna
Museo di Storia Naturale
.3 Casi studio
Valorizzazione del territorio
Grafica generativa
cap. 4 Progetto
p. 38
Scenario
Logo Esplora Osserva Documenta
Note al testo
p. 64
Crediti delle immagini
p. 65
Bibliografia p. 66 Ringraziamenti p. 69
1. INTRODUZIONE
Dove stai andando? Butta via la cartina! Scarpa - Venezia è un pesce
A chi si avventura dall’approdo di Fondamenta Nove con una delle poche linee che collegano le isole a nord di Venezia, si apre un panorama immenso, impossibile da cogliere in un unico sguardo, nulla a che vedere con lo spazio claustrofobico delle calli e callette della città storica, carico di dettagli e colori. Non è solo la dimensione dello spazio a essere sconvolta, ma anche quella del tempo. Se nei budelli lastricati di masegni scorre un flusso schizzofrenico di persone, intente a percorrere il proprio tour giornaliero della città per vedere tutti gli imperdibili “luoghi comuni”, in laguna si è pervasi da una calma indotta dalla navigazione tra i canali che connettono come arterie le terre strappate 6
alle acque salmastre. Scesi finalmente a terra dal pontile raggiunto dopo un sinuoso percorso di avvicinamento, sembra di essere approdati in un mondo che non ha nulla a che fare con le città del continente e in sottofondo si avverte una sensazione di spaesamento e abbandono. Motivazioni Oggigiorno non sembra possibile provare una sensazione del genere, esistono mappe per ogni tipologia di luogo: dal centro commerciale alla città, dall’aeroporto al parco di divertimenti. In più siamo dotati di sofisticati sistemi che recuperano la nostra posizione dalle reti internet e dal segnale satellitare. Ci affi-
ďŹ g. 1 Barene e canali naturali 7
diamo continuamente a navigatori dalla voce sintetizzata o alle ultime app degli smarphone per trovare un indirizzo, capire dove ci troviamo o addirittura condividere sulla rete la nostra posizione. Da tempo abbiamo così rifiutato la condizione di trovarci in un luogo sconosciuto solo per l’avventura e, se ne abbiamo a che fare, pianifichiamo il nostro arrivo, l’attraversamento e l’uscita. Viceversa difficilmente conosciamo il nome della via dietro casa nostra o per lo meno cosa c’è se non abbiamo mai avuto uno scopo per andarci. Questo è probabilmente dovuto oltre che all’aumento di strumenti dedicati, anche alla relazione con il tempo che è diventato il metro inflessibile di molte attività. Questa tesi non vuole essere una lettura nostalgica di tempi passati o la critica degli attuali modelli di sviluppo, ma è partita proprio dalla constatazione dell’evolversi di questi fenomeni spaziali e temporali. Ad esempio, i treni ad alta velocità sono un innegabile progresso scientifico-tecnologico che ha avuto pesanti ripercussioni sul piano culturale: con essi infatti si riducono i tempi di collegamento tra una città e un’altra ma si annulla in un certo senso anche il territorio che c’è in mezzo con il rischio di privarci di un pezzo di conoscenza utile a comprendere le differenze tra il luogo di partenza e quello di arrivo. Se esistesse oggi la tecnologia del teletrasporto tanto annunciata dalla fantascienza, sarebbe oggettivamente più facile visitare tutte le città del mondo, ma l’esperienza che ne trarremmo sarebbe effettivamente più appagante di un viaggio dal posto x al posto y passando per le montagne, valli e fiumi che si frappongono tra essi? In sostanza il nostro desiderio di visitare il mondo è una questione di dati numerici – le città che ho visto – o con la sete di conoscenza di cui è sempre stato provvisto l’uomo? Tra i fantastici dialoghi immaginati da 8
introduzione
Calvino, tra Kublai Kan e Marco Polo, nelle Città invisibili il veneziano è costretto, dopo un’intera notte, a interrompere le sue descrizioni delle città del regno, ma il Kan lo incalza chiedendo questa volta esplicitamente di Venezia. Marco sorrise. – E di che altro credevi che ti parlassi? L’imperatore non batté ciglio. – Eppure non ti ho mai sentito fare il suo nome. E Polo: Ogni volta che descrivo una città dico qualcosa di Venezia. – Quando ti chiedo d’altre città, voglio sentirti dire di quelle. E di Venezia, quando ti chiedo di Venezia. – Per distinguere le qualità delle altre, devo partire da una prima città che resta implicita. Per me è Venezia. – Dovresti allora cominciare ogni racconto dei tuoi viaggi dalla partenza, descrivendo Venezia così com’è, tutta quanta, senza omettere nulla di ciò che ricordi di lei. ... – Le immagini della memoria, una volta fissate con le parole, si cancellano, - disse Polo. – Forse Venezia ho paura di perderla tutta in una volta, se ne parlo. O forse, parlando d’altre città, l’ho già perduta poco a poco. Il progetto che qui è presentato ha a che fare proprio con la paura che Marco Polo confessa. In una città violentata dal turismo di massa e da interessi economici il processo di perdita della propria identità è già in atto e non esiste altro modo per riappropriarsene se non agendo sul piano della conoscenza. Metodo Al fine di formulare un’appropriata azione progettuale si è proceduto all’approfondimento del contesto in cui operare, in questo caso Venezia. In sintesi le tappe del lavoro preliminare sono state: • compresione dell’oggetto di studio; • individuazione delle potenzialità e
fig. 2 Spiaggia dell’isola di Sant’Erasmo
criticità; • definizione di un piano scientifico di divulgazione della conoscenza. Il primi due punti riguardano lo studio degli aspetti che attualmente stanno determinando l’appiattimento culturale della città e la ricerca di quelli su cui puntare per invertire la tendenza. Da un breve studio storico è emerso il fortissimo legame tra Venezia e la sua laguna, che se ignorato porta a una visione estremamente semplificata e parziale di cos’è oggi la città e di cosa è stata nel passato. L’attenzione sulle caratteristiche più evidenti come la morfologia e l’ecosistema della laguna hanno confermato la necessità di considerare Venezia come un sistema relazionale complesso con il territorio circostante in cui le attività antropiche si sono da sempre intrecciate con le risorse naturali della laguna. L’ultimo punto è quello più facilmente ripercorribile attraverso la spiegazione del progetto trattato in un capitolo a parte, ed è consistito nella creazione di una regia tramite la quale far dialogare al meglio due attori già operanti quali l’Istituzione Parco Laguna e il Museo
di Storia Naturale. Possibili sviluppi Questo progetto risulta in totale disaccordo con le operazioni di marketing per la promozione del territorio, il suo fine non è aumentare il numero di turisti o di deviarne il flusso verso altre mete ancora vergini ma essere la base su cui poter incardinare, nel modo più organico possibile, eterogenee operazioni di diffusione della cultura. In questo senso, il progetto è da intendersi come l’abito con cui confezionare azioni volte alla creazione di conoscenza. È chiaro che i risultati di una tale operazione non sono immediatamente verificabili in quanto non sono valori numerici, piuttosto la buona riuscita sarà determinata dalla facilità di estensione e adattamento del progetto ad altre iniziative che si inseriscano tra i tentativi di rafforzamento dell’identità di Venezia e della laguna.
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2. L’IMMAGINARIO
Everyone wants to possess Venice. To see it, to conceive it, to judge it, to buy a small piece of it – it’s nearly a perversion. Angela Vettese, Learning Venice
Gli ultimi decenni sono stati difficili per la cultura in Italia, la retorica delle “città d’arte” ha sopraffatto il linguaggio comune, sempre più si parla di “beni culturali”, i politici equiparano il patrimonio artistico al petrolio1, utile risorsa per far “girare l’economia”, che l’arte deve “auto-finanziarsi” o che con la cultura “non si mangia”. Queste concezioni risultano in aperto contrasto con le indicazioni della carta costituzionale che all’articolo 9 indica la salvaguardia del patrimonio come elemento democratico su cui fondare la conoscenza delle generazioni future. Ma nonostante questo, una classe politica e imprenditoriale scellerata sta declassando l’interesse comune rispetto a quello privato, non 10
a caso sempre più interventi di restauro o mostre sono finanziate e organizzate da soggetti privati che trasformano la cultura in un evento sensazionalistico da pubblicizzare come “la più grande” o “la più bella”. Si è persa traccia di come il patrimonio storico e artistico vada salvaguardato attraverso un piano scientifico-culturale a favore delle operazioni di marketing. Venezia, purtroppo, non è immune a questo scempio: ogni anno vengono organizzati oltre 2.100 eventi culturali, quasi sei al giorno, con circa 140 istituzioni pubbliche e private che li rendono possibili2. Fondazioni private come Pinault, Prada, Louis Vuitton, Benetton si sono
fig. 3 La scultura “Boy with a frog” di Charles Ray rimossa nel 2013 11
appropriate di palazzi storici, sottraendo quello che dovrebbe essere un bene pubblico alla comunità. Chi vi rientra dopo l’acquisizione dello spazio non lo fa più come cittadino nell’esercizio di un suo diritto ma come consumatore e come tale viene trattato. Il privato mira al ritorno dell’investimento - come logico che sia - quindi il suo obiettivo sarà quello di attirare il consumatore con le stesse logiche di un supermercato, puntando sul consumo di emozioni e non sulla cultura. Il furto della cultura Questo processo si integra perfettamente con le politiche cittadine che hanno incoraggiato il turismo di massa, si pensi alla costruzione del terminal passeggeri per le grandi navi o ai permessi concessi all’ampliamento di hotel. I flussi turistici che Venezia intercetta hanno cifre da capogiro, secondo l’Assessorato al Turismo nel 2012 si sono registrate 2,4 milioni di presenze e oltre 6 milioni di arrivi nella sola città storica (includendo il Lido e la terraferma si arriva a 4 e 9 milioni). Il tutto è reso ancora più sbalorditivo dal numero ci abitanti in costante diminuzione che si attesta intorno ai 60 mila (300 mila se si considerano le circoscrizioni di Mestre e Marghera3). Il turismo di massa è una vera e propria industria non solo nel senso del numero di persone che impiega ma anche del modello che applica per il raggiungimento del profitto: la diminuzione dei costi grazie alla standardizzazione dei processi e la massimizzazione delle vendite con le attività di marketing. Si assiste a un generale allineamento con le altre grandi mete turistiche: le stesse vie dello shopping vengono ricreate tra le calli, nei sottoporteghi si insediano le catene globali della ristorazione e i pacchetti di visita ricalcano grossomodo le stesse tappe di “luoghi 12
l’immaginario
fig. 4 Campagna Louis Vuitton “L’Invitation au Voyage”
imperdibili”. Venezia, a differenza di molte altre città, non è sorta dall’espansione di un centro ma dall’aggregazione di isolotti che man mano sono cresciuti a formare i canali e i sestieri. Il traffico principale avveniva per mezzo di imbarcazioni e per questo le facciate principali dei palazzi erano quelle esposte verso i canali. Inoltre l’entrata in città poteva avvenire fino al 1846 solo via acqua e, all’epoca della Serenissima, l’Arsenale era adibito al controllo dell’arrivo delle navi, e per questo motivo gli attracchi erano rivolti
verso la bocca di porto del Lido, ovvero verso il mare aperto. Oggi il turismo ha capovolto il sistema: l’arrivo principale dei turisti avviene via treno, auto o nave che si trovano all’estremo opposto dell’Arsenale. Da qui molte cartine turistiche riportano evidenziate le “vie” consigliate per raggiungere le mete ambite del Ponte di Rialto, Piazza San Marco e l’Accademia. Questi circuiti da “luna park” assorbono le maggior parte delle risorse – intese come attività artigianali, di ristorazione e servizi –, impoverendo ampie zone della città. Su
scala ridotta si sta ricreando il modello di città diffusa 4 che proprio nel Veneto vede l’esempio italiano più ecclatante, ovvero da città eterogenea si sta passando alla concentrazione di attività suddivise per tipologia lungo i percorsi turistici, relegando all’interno le parti residenziali. La visione “san-marco-centrica” della città è un errore culturale che non rispetta la storia e avvalora il modello consumistico attuale che è – più che altrove – insostenibile a livello infrastrutturale e sociale. 13
Il rischio di diventare una ghost town per di più senza identità è concreto e imminente. Fortunatamente molte associazioni sono nate per contrastare questa tendenza, esistono ad esempio gruppi di pescatori che hanno iniziato a proporre la pesca-turismo in laguna, un sistema per far comprendere l’importanza di una pesca responsabile e allo stesso tempo valorizzare il proprio prodotto. La cooperativa Limosa con i suoi operatori ha avviato da diversi anni progetti di conoscenza del territorio attraverso laboratori e percorsi naturalistici ma, se non supportate dalle amministrazioni, queste iniziative non hanno l’efficacia e soprattutto il tempo necessario per trasmettere la loro conoscenza del territorio. Esistono indubbie problematiche per la comunicazione di un ambiente come quello della laguna di Venezia. A chi arriva per caso sembrerà di trovarsi di fronte a un deserto, niente traffico, niente edifici immediatamente riconoscibili, nessuna indicazione di dove andare e nessun motivo apparente per catturare qualche foto da condividere sui social network, fatto salvo qualche scatto particolarmente suggestivo al tramonto. Il sito di condivisione di fotografie Panoramio (un progetto Google) nel 2013 ha reso disponibile un’infografica in cui ha evidenziato i luoghi più fotografati al mondo, sovrapponendo a una cartina geografica i dati geolocalizzati degli scatti. Inquadrando Venezia e eliminando lo sfondo si ottiene un’immagine perfettamente definita del “pesce” descritto da Tiziano Scarpa, con i suoi canali e le vie a cui è collegato. Spostandosi in laguna il buio prende il sopravvento, si riconoscono a stento i profili dei lidi e di qualche isola maggiore ma l’interno è una tabula rasa. In laguna non esiste nessun feticcio che possa essere preso a testimonianza del passaggio, nessuna maglietta di qualche 14
l’immaginario
fig. 5 The Venetian, Los Angeles
catena di caffetteria, nessuna tazza con stampato un motto, non esistono nemmeno luoghi così fortemente iconici da poter dire “io ci sono stato”. Questo perché l’ambiente lagunare pretende di essere visto con modalità diverse da quelle cui siamo abituati con le “normali città”. Non si può dire infatti che sia un territorio privo di storia. Anzi è vero il contrario e probabilmente si tratta dall’area archeologica più vasta d’Italia, con molti centri più antichi della stessa Venezia. Anche l’artigianato locale ha rivestito e in parte riveste ancora un’importanza
globale. Infine anche dal punto di vista gastronomico la laguna è un’eccellenza nel panorama italiano con la più alta concentrazione di presidi slowfood. Questo patrimonio mal conservato e divulgato ha resistito agli attacchi del turismo di massa grazie al sacrificio che sta subendo Venezia e può diventare la risorsa per innescare un processo virtuoso di conoscenza e educazione all’ambiente inteso non solo nell’accezione ecologistica del termine, ma anche come rispetto della storia, dell’arte e del bene pubblico.
L’immaginario stereotipato La fama di Venezia richiede una grossa contropartita: la sua stessa identità. Se da un lato è impossibile affermare che al mondo esista un’altra Venezia oltre l’originale è anche vero che è probabilmente una delle città la cui identità è la più saccheggiata al mondo. Esistono infatti 132 toponimi5, ovvero regioni o città con nomi ispirati alla città, come ci ricorda lo stato del Venezuela o la famosa spiaggia di Venice Beach a Miami. Il fatto che molti di questi siano di località sudamericane è segno del 15
fig. 6 Panoramio Most Viewed
passato glorioso di repubblica marinara e importantissima città commerciale: esploratori, commercianti e coloni, nel rendere omaggio alla Serenissima, battezzavano le terre del nuovo mondo con suo nome. Non si deve però cadere nell’errore che l’uso del nome di Venezia non faccia altro che innalzarla a maggiore gloria, emblematico è il caso del The Venetian. A metà strata tra centro commericiale e parco a tema, è una multinazionale con sedi a Las Vegas negli Stati Uniti, a Macao in Cina e presto negli Emirati Arabi, che non solo prende in prestito dall’originale Venezia il nome e il leone di San Marco ma ricrea parte della città con tanto di canali e Palazzo Ducale. Questa operazione che più che un omaggio sembra un vero e proprio furto, ha almeno tre precedenti illustri del 19esimo secolo, quando la moda per l’esotico portava alla creazione di un gran numero di diorami, cabine delle meraviglie e ricostruzioni scenografiche. Nel 1891 fu Londra a costruire una ricostruzione parziale di Venezia, seguirono nel 1894 Berlino, e Vienna del 1895. 16
l’immaginario
Di questa edizione sappiamo che furono dedicati 50 mila metri quadrati, con edifici ricostruiti identici all’originale e 8 mila quadrati dedicati solo al sistema di canali. Per godere al meglio del gusto romantico dell’epoca furono disposti sullo stesso schema anche numerose botteghe e vennero chiamati mastri vetrai di Murano il tutto per godere fino in fondo dello stile romantico dell’epoca. Il successo fu tale che Venice in Vienna restò aperta per sei anni e si calcolarono punte di 20 mila visitatori al giorno. L’immagine sterotipata di Venezia corrisponde a città molto raffinata, colta, magica e geniale. Tale immagine è talmente forte e universalmente riconosciuta che è stata abusata fino all’inverosimile, basti pensare a quanti brand volendo veicolare concetti di raffinatezza, gusto, esclusività scelgano Venezia come scenografia in cui pubblicizzare i propri prodotti o ancora quanti elementi iconici della città siano presi in prestito per essere associati a qualcosa d’altro. Il nome per un ristorante italiano di lusso a Brooklyn? La gondola! Un capitolo a parte meriterebbero an-
fig. 7 Fotografia di uno dei canali del ‘Venedig in Wien’
fig. 8 Pianta del ‘Venedig in Wien’ allestita al Wiener Prater
che i film girati tra i canali: infatti come spesso accade quando le produzioni hollywoodiane approdano in location “esotiche”, si creano divertenti paradossi come in un recente 007 dove l’agente segreto naviga tranquillamente su una
barca a vela nel Canal Grande senza curarsi dell’altezza dei ponti. Ancora una volta questa immagine artificiale si sovrappone alle altre e contribuisce alla distorsione della vera Venezia.
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3 ANALISI .1 TERRITORIO
Venezia è come mangiare un’intera scatola di cioccolata al liquore in una sola volta. Truman Capote
La laguna è l’area umida più estesa d’Italia e una delle più importanti d’Europa, un ecosistema unico per molte specie animali e fondamentale tappa per molti uccelli migratori. morfologia È un ambiente di transizione, ovvero, secondo la definizione dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ispra): “un’area costiera di acque salmastre in cui le acque dolci terrestri e salate marine si mescolano, e costituiscono il passaggio naturale tra terra e mare; [...] sono considerati ecosistemi unici e molto produttivi al quali gravitano numerose attività antropiche”. Questi ambienti si formano per accu18
mulo di grandi quantità di sedimenti trasportati dai fiumi che si dispongono parallelamente alla linea di costa circondando così un tratto di acque separato dal mare dominato dalle maree che entrano in specifici varchi chiamati sbocchi o foci lagunari. Nel caso di Venezia solo le tre bocche di porto di Lido, Malamocco e Chioggia interrompono il cordone litoraneo che si estende dalla foce del Piave fino a quella dell’Adige per una lunghezza approssimativa di 50 km. La laguna si estende per circa 550 km2, solo l’8% (44 km2) di questo territorio è costituito da terre emerse6: Venezia, Chioggia e oltre 50 isole propriamente dette, tra cui quelle di Murano, Burano
ďŹ g. 9 Laguna di Venezia 19
-50 / -40 m -40 / -20 m -20 / -10 m -5 / -2 m -2 / -1,5 m -1,5 / -1 m -1 / -0,8 m -0,8 / -0,5 m -0,5 / -0,2 m - 0,2 / o m
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fig. 10 Barimetria della laguna nel 1930
fig. 11 Barimetria della laguna nel 1970
e Torcello. Il 12% è costituita da una rete di canali naturali e artificiali lunga 1500 km che assicura la propagazione della marea, e il restante 80% sono bassi fondali (barene e velme coperti da vegetazione alofila) che a seconda delle condizioni meteo e di mareggiata modificano il territorio. Dalla sua formazione, la laguna è in continua evoluzione: macro-cambiamenti del clima e l’intervento dell’uomo hanno inciso profondamente sulla morfologia. Le glaciazioni sono state responsabili dell’impianto del “sistema laguna” che non è delimitato solo dai confini della laguna ma comprende altre due unità territoriali strettamente connesse dai reciproci scambi: il bacino scolante e l’Alto Adriatico. L’Alto Adriatico governa l’ecosistema lagunare con le sue maree che due volte al giorno entrano ed escono dalla laguna, attraverso le bocche di porto, raggiungendo due punte massime e due punte minime (maree semidiurne). Il volume medio giornaliero di acqua scambiata tra laguna e mare è di 400 milioni di m3. L’escursione media della marea
in laguna è di circa 70 cm (tra -20 cm e +50 cm)7. Il livello della marea è soggetto a importanti variazioni, soprattutto in rapporto a fattori astronomici e meteorologici e quando la marea cresce fino a provocare l’allagamento dei centri storici si ha il fenomeno dell’acqua alta. La fascia dell’entroterra in prossimità della laguna è detta “bacino scolante” e, con i suoi numerosi canali, determina l’afflusso di acqua dolce e garantisce l’apporto di sedimenti.
analisi | territorio
Le forze incidenti Negli ultimi secoli l’apporto di tali sedimenti è andato sensibilmente a calare con le deviazioni e canalizzazioni del Brenta, del Sile e del Piave che ora sfociano direttamente in mare, inoltre gli interventi alle bocche di porto hanno causato un’ulteriore riduzione di sedimenti di almeno 10 volte. A questo scenario in continuo divenire si devono aggiungere due forze molto incidenti sulla laguna: l’eustatismo cioè l’innalzamento del livello del mare che avviene su scala mondiale a causa dello scioglimento dei ghiacci e la subsiden-
- 20,00 -20,00 / -5,00 m -5,00 / -1,00 m -1,00 / -0,50 m -0,50 / 0.00m 0m 0,00 / 0,25 m 0,25 / 0,50 m 0,50 / 1,00 m 1.00 / 5,00 m 5,00 / 30,00 m
fig. 12 Barimetria della laguna nel 2002
fig. 13 Variazione della barimetria tra il 1930 e il 2002
za, ovvero l’abbassamento delle terre emerse legato, nel caso di Venezia, allo sfruttamento delle falde acquifere artesiane. Secondo uno studio recente che ha fatto uso di rilevazioni satellitari8, la combinazione di questi due fenomeni nell’arco di un secolo ha fatto perdere alla città 25 cm di altezza a favore del mare e di conseguenza le mareggiate sono divenute in media più alte.
di retroduna. Le specie che qui trovano dimora sono in genere “termofile”, cioè sono animali ben adattati agli ambienti con elevata insolazione e con temperature diurne medio-alte. La fauna superiore annovera fra le proprie componenti anfibi, rettili, uccelli e mammiferi. La fauna ittica della fascia più esterna dell’ambiente lagunare (zone delle bocche di porto, dighe e grandi canali) è costituita da specie tipiche dell’ambiente marino. Le zone litoranee presentano diversi livelli di colonizzazione vegetale che corrispondono a diverse fasce dell’ecosistema: si va dalla vegetazione pioniera delle sabbie, a quella propria dei cordoni dunosi, fino al consolidamento delle dune più arretrate.
Ecosistema La biodiversità della laguna è sufficientemente ampia ma la particolarità di questo habitat risiede nella capacità di ospitare specie che è difficile ritrovare altrove. Merito della posizione geografica: in contatto con il mar Adriatico (quindi inseribile in un contesto mediterraneo) ha una longitudine sufficientemente alta da risentire del clima umido continentale. Come è facile immaginare l’intero ecosistema ruota attorno alla presenza delle acque calme e salmastre. La fauna terrestre dei litorali è legata a due habitat tipici: le dune e le boscaglie
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3 ANALISI .2 ATTORI COINVOLTI
È il posto più romantico del mondo ma ancora meglio quando non c’è nessuno. Woody Allen
Nella Laguna di Venezia opera un ampio ventaglio di enti, organizzazioni e associazioni più o meno consapevoli delle problematiche di questo territorio e, ognuno secondo la sua competenza, prova a promuoverlo in modo diverso dalle attuali politiche che incentivano il turismo di massa. Finché però queste azioni rimangono scordinate, l’efficacia e, soprattutto, la durata risultano essere molto limitate. Ecco perché nella definizione di un nuovo piano per la diffusione della cultura del territorio, questo progetto si pone come regia tra due attori principali. Questi sono stati scelti per la loro competenza nell’elaborare il piano scientifico su cui poi si è basato il progetto: 22
il Museo di Storia Naturale e l’Istituzione Parco della Laguna. Il progetto ha comunque tenuto in considerazione la possibilità che altri enti si affianchino in un secondo momento, in questo senso l’obiettivo è stato quello di creare un sistema che coordinasse le varie azioni sul territorio. Istituzione Parco della Laguna Con Delibera n. 99 del 8/9 luglio 2003 “Approvazione dell’Istituzione Parco della Laguna e del suo Regolamento”, il Consiglio Comunale di Venezia ha approvato la costituzione dell’Istituzione “Parco della Laguna”. Compito principale dell’Istituzione “Parco della Laguna” è la valorizzazione
fig. 14 Palazzo Fontego dei Turchi sede del Museo di Storia Naturale
fig. 15 Parco della Laguna Nord con le proprietà dell’Istituzione 23
fig. 16 Visitatori per provenienza
fig. 17 Visitatori per fasce d’età
ambientale e socioeconomica dell’area della Laguna Nord, attraverso la definizione e la promozione di usi compatibili con la salvaguardia delle valenze naturalistiche, archeologiche, storiche e culturali dei luoghi. Inoltre l’Istituzione ha il compito di definire un piano di utilizzo dei beni di proprietà o nella disponibilità dell’Amministrazione Comunale (collocati nell’area del Parco) e di promuovere attività e servizi che permettano utilizzi economicamente sostenibili dei beni ricevuti in consegna, attivando investimenti privati tesi a favorire l’integrazione con le economie e gli operatori locali, anche al fine di creare nuove opportunità di lavoro. Infine, ma non ultimo, l’Istituzione deve promuovere e diffondere conoscenze ed informazioni relative al territorio della Laguna Nord anche attraverso il coinvolgimento e la partecipazione attiva delle comunità locali, sia in fase di pro24
analisi | attori coinvolti
gettazione che di gestione delle iniziative, al fine di rafforzare consapevolezza, identità e responsabilità delle stesse. Museo di Storia Naturale Il Museo appartiene al circuito dei musei civici di Venezia e con il recente riallestimento delle sale, ha aumentato considerevolmente il numero di visitatori portando avanti parallelamente numerosi laboratori rivolti alle scuole della provincia. Nonostante la sede del museo sia presso uno dei palazzi più caratteristici tra quelli affacciati sul Canal Grande, ben riconoscibile per la sua elegante facciata decorata da vari elementi architettonici come patere e formelle, una delle quali appare riprodotta nel logo del museo, non si può ancora affermare che sia una delle classiche mete dei turisti in visita alla città per la prima volta. Attualmente sono tre i filoni su cui è organizzata la visita: un
fig. 18 Concept dell’allestimento
primo dal titolo “Sulle tracce della vita” è dedicato alla paleontologia grazie ai numerosi e importanti reperti delle spedizioni di Giancarlo Ligabue; “Raccogliere per stupire, raccogliere per studiare” propone un interessante escursus sull’evoluzione del collezionismo naturalistico; in ultimo ci si addentra ne “Le strategie della vita” ovvero forma e funzione negli esseri viventi con sale dedicate al movimento terrestre, al nuoto e al volo. Al piano terra trovano posto l’acquario delle Tegnùe e la galleria dei cetacei. Previsto nel piano di riallestimento c’è anche un percorso articolato in otto sale del piano ammezzato dedicato alla Laguna di Venezia che presto vedrà il via ai lavori. Il percorso sarà diviso in tre sezioni: la prima puramente storica si soffermerà sui processi geo-morfologici che hanno portato alla formazione della laguna veneta, nonché ai più recenti
interventi antropici che ne hanno modificato la naturale evoluzione; nella seconda troverà posto la collezione storica di modellini del Conte Ninni (Coll. Marella), quindi un approfondimento sui metodi di pesca e navigazione in laguna; in ultimo sarà creato un percorso naturalistico “dal mare alla terra ferma” dove rappresentazioni di esemplari saranno contestualizzati nell’ambiente lagunare ricostruito ad hoc insieme ad altri collocati in strutture di più facile consultazione. Nelle intenzioni del museo, questo ampliamento sarà un importante passo per la scoperta di una diversa chiave di lettura della città, letta attraverso le continue interazioni che ha tessuto con l’ambiente che la circonda. Mettere in risalto agli occhi dei visitatori, il legame tra città e Laguna è lo scopo di questo progetto di tesi.
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3 ANALISI .3 CASI STUDIO
For us Graphic Design is “organization of information.” Massimo Vignelli, The vignelli canon
La selezione di casi studio qui proposta è stata fatta sulla base di due criteri: 1. l’attinenza alla valorizzazione del territorio; 2. esempi positivi di grafica generativa; Il perché del primo criterio ha a che fare con le intenzioni di progetto e non ha bisogno di ulteriori spiegazioni. La volontà di approfondire l’ambito della grafica generativa rappresenta invece, una prima scelta progettuale. Come si spiegherà in seguito sono molte le caratteristiche del progetto che hanno fatto propendere per l’uso di un logo dinamico. National Park Service La conservazione e tutela del paesaggio e degli artefatti storici negli Stati Uni26
ti d’America è affidata al National Park Service (nps) un’agenzia governativa nata nel 1916 che è l’emanazione diretta del Dipartimento dell’Interno. Per avere un’idea della dimensione di questo apparato basta citare i circa 20 mila dipendenti che impiega in 400 parchi e il budget annuale di 2,6 mld di dollari9 . Ripercorrendo la sua storia è possibile notare come la costruzione di un’identità visiva è strettamente connessa all’evoluzione delle sue attività. Infatti fino agli anni Cinquanta, quando la gestione delle riserve naturali coincideva con la conservazione dello status quo e quindi con l’isolamento verso il mondo esterno, l’agenzia non prestò molta attenzione
ďŹ g. 19 Ambientazione della segnaletica del National Park Service 27
al graphic design, l’unico e inconsapevole elemento identitario era rappresentato dalla divisa grigio-verde dei ranger e dal loro cappello a tesa larga. I numeri e la storia della sua immagine istituzionale rappresentano un caso emblematico da tenere in considerazione. Con una serie di interventi più o meno coordinati si è arrivati alla definizione del “arrowhead logo” che oltre a essere una forma molto riconoscibile racchiudeva la sequoia e le montagne che erano gli altri due elementi già usati dall’agenzia. Questi primi tentativi di realizzazione di un’identità coincisero con la cosidetta Mission 66, ovvero con la politica che a cavallo tra il 1955 e il 1966 impiegò un miliardo di dollari per la realizzazione di 100 centri dedicati ai visitatori, una nuova tipologia di utenti cui i parchi cominciavano a rivolgersi (e altri 1000 edifici dedicati all’amministrazione, erogazione di servizi e unità abitative per i dipendenti) tali costruzioni si ispiravano allo stile contemporaneo degli edifici commerciali ed erano in netto contrasto con lo stile rustico che fino allora l’nps aveva usato. Anche il logo nel 1968 provò una svolta in chiave moderna grazie al lavoro di Chermayeff & Geismar ma ebbe poca fortuna e i suoi triangoli con le palle di cannone furono subito abbandonati, e il logo è arrivato ai giorni nostri con un restyling molto leggero operato nel 2000 da Dennis/Konetzka/Design Group (dkdg) per adattarlo alla stampa moderna e alla visualizzazione a schermo. Il più grande intervento sull’identità visiva del nps avvenne nel 1976 con il lavoro congiunto tra il Design Center in Harpers Ferry, Virginia, che è tutt’ora il responsabile di tutte le pubblicazioni dei parchi statunitensi, e Massimo Vignelli da cui nacque l’Unigrid Program. Si trattò di uno dei primi esempi nel settore pubblico di standardizzare gli 28
analisi | casi studio
fig. 20 Griglia modulare Unigrid di Massimo Vignelli
stampati adottando una griglia progettata a priori a cui si aggiungevano pochi elementi grafici distintivi come la banda nera su cui scrivere l’intestazione rigorosamente in Helvetica a cui si poteva affiancare per i testi corposi il Times Roman. L’impatto sulla riconoscibilità dell’agenzia fu clamorosa, infatti all’anno furono stampate oltre 20 milioni di brochures e tutti i pannelli informativi, di qualsiasi formato fossero, potevano essere rapidamente compilati senza perdere la riconoscibilità.
fig. 21 Uno dei tanti ex-ponti ferroviari recuperati
Trail Link Trail Link è il progetto dell’associazione no-profit Rails to Trails che da oltre 25 anni si occupa della conservazione e promozione dell’enorme eredità ferroviaria degli Stati Uniti d’America. La vastità del paese, la rapida corsa all’oro e i serrati ritmi della crescita economica di fine Ottocento hanno portato allo sviluppo di un apparato infrastrutturale notevole che si basasse sul mezzo di trasporto più evoluto dell’epoca: il treno. Numerosi tracciati sono stati disegnati sulle cartine per collegare città nate dall’oggi al domani e che altrettanto velocemente potevano diventare ghost town. Così molti di quei tracciati originali sono stati abbandonati dopo pochissimi anni di attività, altri hanno subito la concorrenza dell’autostrada prima e dell’aereo poi. Eppure anche se queste linee venivano cancellate dalle cartine, i segni sul territorio sono rimasti, un po’ nascosti dalla vegetazione ma facilmente individuabili. Queste tracce sono state la base del progetto che promuove la conoscenza di queste vie di collegamento rivolgendo-
si a un pubblico di amanti della natura piuttosto eterogeneo come famiglie, viaggiatori più o meno organizzati, campeggiatori, ciclisti, runner, scalatori, canoisti, aiutandoli a pianificare il percorso attraverso il sito, le mappe e l’app che ha prodotto. Si innesca così un circolo che si autoalimenta fatto di piccole realtà che lungo questi percorsi offrono servizi di ristorazione e albergo, che a loro volta promuovono questo tipo di escursioni. Ad oggi sono stati catalogati e resi accessibili 32.186 km di ferrovia in tutti i 51 stati e ne sono stati individuati altri 12.550 km da recuperare10 . Un’azione apparentemente minima come la catalogazione e promozione di itinerari di fatto esistenti e solo da rendere più accessibili, ha avuto ricadute tangibili sulle comunità locali. Un’intera economia è nata attorno al nuovo flusso di viaggiatori e sportivi rivitalizzando zone che altrimenti avrebbero conosciuto l’abbandono.
29
fig. 22 High Line
High Line High Line è un parco urbano realizzato sul tracciato della West Side Line, la metropolitana sopraelevata nel lato occidentale di Manhattan. Inaugurato un primo tratto nel 2009, attualmente misura 2,3 km e si estende da Gansevoort Street fino alla 30a strada ma in progetto vi è l’estensione a nord fino alla 34a strada11. Diversi sono gli aspetti significativi di questo progetto, primo fra tutti è la nascita attraverso un processo partecipativo che ha evitato la demolizione dell’inutilizzato tratto di metropolitana costruita nei primi anni Trenta e poi dismessa nel 1980. Alcuni residenti della zona interessata nel 1999 si sono riuniti nell’associazione Friends of High Line aprendo così un dibattito con le amministrazioni che è culminato tre anni dopo nell’approvazione del progetto realizzato dalla collaborazione degli architetti Diller Scofidio+Renfro e dallo studio di architettura del paesaggio James Corner Field Operations. La voce dei cittadini attraverso l’asso30
analisi | casi studio
ciazione non è rimasta ferma alla decisione della realizzazione del parco ma trova un importante ruolo nella gestione stessa. Questo spazio, restituito alla città con una veste nuova, è il luogo di un fitto calendario di eventi realizzati in collaborazione con la città, le scuole e altre associazioni che hanno rivitalizzato la zona. Il recupero non ha inciso sull’identità visiva della linea metropolitana, la struttura è rimasta invariata e da terra non sono immediatamente visibili gli interventi ma appena si salgono le scale (o gli ascensori costruiti ad hoc) una linea ininterrotta di verde si snoda attaverso i grattacieli della città. A corredo dell’operazione non poteva mancare una corposa attività di branding e marketing affidata allo studio Pentagram che ha realizzato tutta l’identità.
fig. 23 Percorso della ciclovia vento
Vento Ancora non realizzato ma ben avviato, questo progetto è nato all’interno del Politecnico di Milano, una ciclovia di 679 km lungo il percorso del Po da Venezia a Torino (con una facoltativa deviazione verso Milano). L’opportunità del progetto è molto simile a Trail Link, ovvero favorire una green economy con interventi ben coordinati e sparsi sul territorio. Grande punto di forza è stato un attento studio preliminare che ha permesso di individuare un tracciato che al 15% è già realizzato, si tratta di mettere in collegamento questi vari tratti agendo con interventi appropriati, in particolare un 21% è la parte “critica” dove occorrono maggiori investimenti e interventi, un 22% il percorso da mettere in sicurezza con interventi meno gravi e il restante 42% che è la parte di per sé già pedalabile ma che soffre della mancanza di accordi tra le regioni, privati e enti fluviali per stabilire delle regole d’uso degli argini condivise12. Individuate le criticità sono state già delineate le possibili soluzioni che hanno
quindi permesso di preventivare una spesa di circa 80 milioni di euro in interventi strutturali. A fronte di questa spesa la cicliovia diverrebbe la seconda più lunga d’Europa dopo quella tedesca lungo il fiume Elba (840 km) che solo nel 2010 è stata percosa da 155.000 ciclisti per un indotto economico e turistico calcolabile attorno ai 92 milioni di euro. Oltre a rappresentare una grandissima opportunità di rilancio di un’economia in crisi creando nuove opportunità per piccole imprese che costituiscono l’ossatura principale del Paese, si affronterebbe una volta per tutte la messa in sicurezza del territorio con un progetto preventivo e a lungo termine. Creare una pista ciclabile lungo gli argini del più importante fiume della Pianura Padana, vuol dire mettere in atto delle azioni di controllo del consumo del territorio che purtroppo troppo spesso sono mancate e i risultati si sono presentati con disastri che di naturale hanno ben poco, perché provocati dall’incuria dell’uomo. 31
fig. 24 Struttura modulare della segnaletica
NYC La riorganizzazione dell’immagine dei parchi pubblici newkorkesi è stata recentemente affidata allo studio Pentagram. Per l’occasione non è stato solo ammodernato il logo con la foglia per meglio visualizzarlo sui nuovi dispositivi digitali, ma è stato riprogettato il sistema segnaletico e informativo. In questo esempio è possibile notare come la tradizione funzionale svizzera non sia ancora tramontata, anzi sia più che mai utile a gestire la complessità. Preso atto della casistica di applicazioni possibili, lo studio ha progettato un sistema modulare in cui fissare la gerarchizzazione dei contenuti.
32
analisi | casi studio
ďŹ g. 25 Applicazioni e declinazioni del logo 33
fig. 26 Generazioni del logo
È Bologna Un recentissimo caso che ha avuto una certa risonanza e che rischia di essere un esempio positivo per l’identità delle pubbliche amministrazioni in Italia è quello relativo al bando promosso dallo Urban Center di Bologna con il supporto dell’aiap per l’individuazione di un logo della la città da inserire poi un un più complesso sistema di branding identity. Il caso risulta positivo per come è stato definito il bando, la giuria che ha valutato le oltre 500 proposte e per come sono stati presentati i risultati ma come ha scritto Gianni Sinni è anche notevole il coraggio espresso dall’amministrazione per vestirsi di un’identità dinamica. Infatti il logo vincitore del bando disegnato dai triestini Matteo Bartoli e Michele Pastore non è solamente il risultato di un processo di sintesi per trovare un minimo comune denominatore rappresentativo della città ma è un segno grafico generato da un preciso codice “carattere-forma”. Sul sito costruito ancora in beta (attualmente solo il logo è certo, tutte le sue 34
analisi | casi studio
applicazioni e declinazioni sono ancora oggetto di lavoro tra committente e designer) è possibile sperimentare questo segno scrivendo una parola qualsiasi alla quale è collegata “... è Bologna”, un invito ai cittadini a esprimere cos’è per loro Bologna, il progetto diviene quindi la traduzione grafica di una narrazione fatta da persone comuni, guidata da esperti di comunicazione (le forme sono riprese da elementi rappresentativi della città e la loro generazione è rigorosamente regolamentata), quindi non solo identità dinamica ma anche in un certo senso partecipata. Sempre in accordo con Sinni è ovvio che un logo del genere presenti alcune criticità: risulta difficile leggere in queste forme un collegamento forte con la città di Bologna, potrebbe addirittura essere trasportato con poche modifiche ad altre città ma è indubbio il carattere innovativo del progetto e della solidità del metodo usato per la formulazione del bando, si ricordi come di senso esattamente opposto si è mossa pochi mesi prima la città di Firenze.
fig. 27 Costruzione dell’alfabeto
fig. 28 Applicazioni
35
Nordkyn Nordkyn è la regione più a nord della penisola scandinava, dove ancora l’uomo non ha compromesso il delicato ecosistema e le condizioni climatiche sono estreme. Un luogo ideale per promuovere attività turistiche a contatto con la natura e il suo lato selvaggio. Con queste finalità, due municipalità norvegesi e finlandesi hanno commissionato allo studio norvegese Neue un logo che fosse esplicativo delle caratteristiche della regione e sufficientemente accattivante. La scelta è ricaduta sulla creazione di un sistema generativo per il quale sono stati assegnati vari premi del settore come il D&AD 2011. Dal loro sito si legge che “In a place where nature rules, the result is a live logo that changes along with wind direction and temperature”, si è preferito esaltare il carattere mutevole e fortemente caratterizzante della natura rispetto a un classico simbolo statico che risultava evidentemente troppo rigido. La generazione del logo avviene tramite due variabili climatiche: il vento (direzione e forza) e la temperatura, la prima si manifesta spostando più o meno il baricentro dell’esagono perfetto scelto come riferimento dello zero, la seconda con una scala di colori. Sul sito all’azione di mouse-over sul logo , il claim “where nature rules” lascia spazio ai dati numerici.
fig. 29 Versioni del logo generate
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analisi | casi studio
ďŹ g. 30 Costruzione del logo in base alle variabili
37
4. PROGETTO
Il patrimonio storico e artistico serve a produrre cultura e cittadinanza (come dice la Costituzione), o denaro? Tomaso Montanari
SCENARIO Il progetto si è basato sulla stesura di uno scenario ideale al quale rivolgersi. Come detto il Museo di Storia Naturale dedicherà parte del suo percorso espositivo alla laguna di Venezia, concentrandosi sulle relazioni uomo-natura e sulla descrizione del territorio. Si è ritenuto quindi appropriato indicare il museo come luogo perfetto per intercettare un percorso scientifico-divulgativo ed estenderlo in ambiente. Ciò è ancora più efficace se si considera la tipologia di utente che visita il museo: già predisposto all’ascolto e preferibilmente non nuovo alla realtà di Venezia, che quindi è interessato a conoscerne altri aspetti. 38
La laguna a nord della città di Venezia rappresenta dal punto di vista storico e naturalistico un’area particolarmente interessante: in circa 194 km2 si trovano le maggiori isole della laguna e i più antichi centri abitativi. Venezia si estende su 516 ettari una porzione di terra poco inferiore alla somma delle isole a nord – la sola S.Erasmo raggiunge i 325 ettari –. Queste ragioni hanno portato alla creazione del parco in cui si è quindi deciso di mettere in scena il progetto. Conoscere il destinatario della comunicazione è la base per indirizzare le corrette scelte progettuali. Si è tentato di rimanere il più possibili aderenti allo stato attuale dove un numero molto basso di visitatori entra – peraltro inconsa-
ďŹ g. 31 Acqurello 39
azione
dimensione
artefatto
Conoscere
spazio-tempo
museo
Esplorare
spazio
mappa
Osservare
spazio-tempo
installazioni
Documentare
tempo-memoria
app
fig. 32 Struttura del progetto
pevolmente – nel Parco della Laguna, questi provengono quasi esclusivamente da Venezia e difficilmente sono alla loro prima visita della città. Il suo profilo è stato definito grazie ai dati dell’Annuario dell’Assessorato al Turismo del 2012 e ai dati dell’area Comunicazione e Marketing del Museo di Storia Naturale sempre riferiti al 2012. Il visitatore tipo del museo è compreso in una fascia di età che va dai 36 ai 45 anni, il 61% di questi è straniero e parla francese e inglese, La struttura del progetto riflette le fasi di conoscenza della laguna di Venezia, ne sono state individuate quattro: 1. Conoscere è l’azione delegata al museo, dove viene portata all’attenzione dell’utente l’importanza della laguna. 2. Esplorare in cui ricadono tutte le azioni a favore dell’esplorazione dell’ambiente; 3. Osservare arrivati in luoghi specifici, tutti i supporti atti alla descrizione ricadono sotto questa categoria; 4. Documentare è la parte più ardua del progetto. Data la difficoltà nel comprendere un territorio che si manifesta maggiormente nei suoi cambiamenti, è necessario attuare dipositivi che lavorino nelle dimensioni spaziali e temporali. In sintesi dal museo il mezzo più efficace per attivare il sistema in ambiente è sembrato una mappa tematica che accompagnasse l’utente alla navigazione in laguna, fornendogli le informazio40
progetto
ni minime per organizzare la propria esperienza. Agli approdi principali delle isole della laguna è stato pensato di intervenire con dei pannelli che da un lato formalizzino il territorio del Parco, dall’altro informino sulle caratteristiche principali dell’isola come la morfologia, i luoghi di interesse e le attività locali. Non si è ritenuto di intervenire con la progettazione di un sistema di segnaletica dato le effettive scarse problematiche di orientamento: l’isola più grande della laguna è Sant’Erasmo che presenta un’unica strada principale che ne percorre il contorno e da stradine secondarie parallele verso l’interno. Inoltre un intervento del genere andrebbe a creare percorsi preferenziali, replicando il caso di Venezia e togliendo all’utente il piacere della scoperta. A richiamare l’attenzione su particolarità naturalistiche, storiche ed etnografiche sono dei pannelli che dialoghino con l’ambiente e gli utenti. In ultimo si è creduto di indicare in un applicazione per smartphone, il mezzo ideale per favorire la diffusione di questo progetto e tenere traccia delle modificazioni dell’ambiente.
ďŹ g. 33 Mazzorbo 41
caratteristiche del territorio
lento + mutevole + ampio
} dinamicità + morfologia caratteristiche del logo
Logo L’ideazione di un’immagine coordinata ha lo scopo di palesare l’esistenza di un parco di interesse pubblico e gerarchizzare le informazioni che si vogliono veicolare. Il logo è l’elemento grafico di sintesi e individuarne uno nella laguna di Venezia è un’impresa molto ardua. Come si è visto questo vasto territorio è costellato da molte isole, ognuna con caratteristiche uniche che si sono cristallizzate nel tempo, difficile sarebbe cogniugare lo spirito agricolo di Sant’Erasmo con quello artigianale di Murano o quello religioso di San Francesco nel Deserto. Inoltre forse non sarebbe neanche appropriato partire dagli interventi umani, quando il bene più prezioso della laguna è lo stesso paesaggio naturale. Un paesaggio lento negli spostamenti e nell’attesa; mutevole a seconda del livello della marea che modifica la forma delle barene. Questi aspetti sono traducibili in dati numerici che a loro volta possono essere le variabili per la generazione di un logo che quindi non sarà mai uguale a se stesso. 42
progetto
dot spacing: 5 pt. Ø dot 3 pt. 600 dots
313 dots
fig. 34 Processo di ideazione del logo
ďŹ g. 35 Versioni del logotipo positive e negative 43
Tali variabili sono: • altezza della marea; • temperatura; • tasso di umidità. I tre i dati sono i principali responsabili del paesaggio, di ciò che possiamo vedere e di ciò che è tenuto nascosto. Inoltre tutti sono raccolti dai vari enti che registrano le condizioni climatiche, primo fra tutti il Centro per la Previsione delle Maree che attualmente li diffonde tramite un protocollo api chiuso verso un’app rivolta ai cittadini in cui monitorare l’andamento della marea. La struttura base del marchio è una forma molto comune in natura chiamata Phylotattica che in matematica risponde a proporzioni auree e alla sequenza di Fibonacci. È stata generata usando Scriptographer v.2, un plugin open source per Illustrator cs5 dove è stato possibile lanciare lo script PhylotacticSpiral_0_1 agendo sulle variabili di distanza tra i cerchi, diametro e numero. Ottenuto una forma soddisfacente si è proceduto alla sovrapposizione su una mappa della laguna nord e sottraendo gli elementi che uscivano dal perimetro o che coindidevano con le isole. Il risultato appare come una sorta di grafica bitmap generata manualmente abbastanza misteriosa da interpretare.
marchio base 3pt. = 60 cm marea
marchio variato umidità < 40% opacità > 90%
umidità 80% - 60% opacità 60% - 80%
umidità 100% - 90% opacità 40% - 60%
fig. 36 Variabile umidità/opacità 44
progetto
140 cm
130 cm
120 cm
110 cm
100 cm
90 cm
80 cm
70 cm
60 cm
50 cm
40 cm
30 cm
20 cm
10 cm
0 cm
-10 cm
-20 cm
-30 cm
ďŹ g. 37 Variabile altezza marea/diametro 45
ar za m Altez
ea - D
tr o iame
Op ac
ità
-U mi di
tà
Temperatura - Colore
fig. 38 Comportamento del punto in base alle tre variabili
Le tre variabili interagiscono con la struttura base variandone il colore (temperatura), diametro dei cerchi (marea) e opacità (umidità). Nessuno di questi agisce in modo assoluto, ovvero a una certa altezza di marea non corrisponde in modo univoco un valore di grandezza, ma a un ristretto ventaglio di valori scelti in modo casuale. Per impostare i limiti di tali variazioni è stata creata una matrice a incrementi discreti. Il marchio è espressione diretta delle condizioni della laguna, si modifica con essa e ai suoi ritmi esattamente come accade alle barene, che sono state scelte per il naming del progetto. La tipografia associata è stata posizionata in evidente secondo piano in funzione didascalica e non prevalente sul marchio, tutta minuscola e senza spazi. La font usata è il Bariol disegnata dallo studio Atipo nel 2012, nei pesi bold e light. Le terminazioni arrotondate si conciliano molto bene con la composizione del marchio e la pulita geometria 46
progetto
permette una buona leggibilità e un’apparenza cordiale, perfetta per veicolare il tipo di informazioni scelte. Usato su supporti cartacei il logo può essere stampato scegliendo tra una limitata selezione per evitare inappropriati contrasti di leggibilità tra dimensioni e colore.
ma Temp
x . 30 ˚
~ 20 Temp
˚
~ 10 ˚ Temp
min Temp
-10 ˚
fig. 39 Marchi generati a temperature date 47
RETRO
INFO ISOLE
INTERNO - MAPPA
FRONTE
fig. 40 Piegatura della mappa
Esplora La mappa ha il compito essenziale di incuriosire l’utente informandolo sulle caratteristiche principali delle isole. Si è scelto un formato di 40x26 cm con quattro pieghe per contenere i costi e risultare tascabile nel formato chiuso. È l’unico elemento del progetto in cui non è prevista la coesistenza della doppia lingua, risolvibile tramite stampre on demand. Per la distribuzione si è individuato il circuito dei musei civici - di cui il msn fa parte -, i musei privati e in tutti gli altri luoghi predisposti all’accoglienza turistica come gli infopoit Hellovenezia e biglietterie actv. Sul retro sono riportate le indicazioni per l’esperienza in laguna composta da “esplorare”, “osservare”, “documentare” e “conoscere”. Dal formato chiuso è suggerita l’apertura verso le due facciate didascaliche dedicate alle isole maggiori della laguna con l’aggiunta della Certosa e Vignole per ragioni di vicinanza con Venezia. 48
progetto
Una volta aperta le informazioni sono state localizzate secondo il metodo di lettura classico, per primi sono indicati gli approdi da Venezia per le isole, poi le attuali quattro linee di navigazione. Quindi la ripartizione tra isole maggiori e minori diversificate anche per trattamento grafico. In ultimo sono state inserite due parti di supporto e contestualizzazione con la composizione territoriale e una veduta complessiva della Laguna di Venezia con inquadrata la parte del Parco della Laguna. I colori scelti sono suddivisi in caldi per tutto ciò che fa riferimento alla terra e freddi per l’acqua. Il rosso di copertina è la colorazione che assumono le barene quando esposte al sole e risulta anche vantaggioso per distinguersi tra gli stampati comuni che si trovano nelle librerie dei musei.
ďŹ g. 41 Griglia modulare della mappa
49
ďŹ g. 42 Fronte della mappa
50
progetto
ďŹ g. 43 Interno della mappa
51
Aller Bold The quick brown fox jumps over the lazy dog BARIOL BOLD The quick brown fox jumps over the lazy dog BARIOL REGULAR The quick brown fox jumps over the lazy dog fig. 44 Tipografia
Osserva Le installazioni in ambiente sono chiamate a rispondere a tre compiti: 1. accoglienza agli approdi principali; 2. divulgazione scientifica; 3. informazione sulla fruizione. Le criticità maggiori nella progettazione sono dovute all’intenzione di minimizzare il più possibile gli interventi ed essere conformi alla natura del paesaggio. Rispetto alla mappa si è reso necessario affiancare una seconda font che sostituisse il Bariol nei corpi grandi quali le titolazioni, la scelta è ricaduta sull’Aller ideata nel 2008 all’interno della Danish School of Media and Journalism, è stata rilasciata sotto licenza gratuita l’anno successivo dal distributore Dalton Maag. Partendo da un modulo base di 30x60 cm è stato sviluppato l’intero sistema e la griglia tipografica usata. Il più grande elemento misura 60x90 cm, sufficiente per essere visto ma non eccessivamente ingombrante per essere in contrasto con l’ambiente. Le informazioni riportate in doppia lingua sono organizzate in tre fasce: la prima offre un inquadramento storico e geografico 52
progetto
dell’isola, la seconda mostra la pianta con i punti di interesse e in ultimo trovano spazio le caratteristiche naturalistiche, etnografiche e sociali che la rendono unica rispetto alle altre. La seconda tipologia di installazione prevista ha le dimensioni di 90x60 cm o 60x60 cm e con il pannello disposto non più perpendicolarmente al terreno ma a 45°. Questi dispositivi posizionati in prossimità di punti di interesse spiegano sul posto l’ambiente circostante senza ostacolare la visione d’insieme. Gli unici stili grafici che mantengono l’identità sono la griglia tipografica, i caratteri e il logo, a dialogo con le informazioni si trovano fotografie storiche o didascaliche. Il modulo base veicola informazioni di supporto come possono essere gli orari e le modalità di accesso a una delle proprietà del Parco della Laguna e una breve descrizione di contesto. Data l’eterogenità delle strutture di accesso, questo pannello può essere applicato direttamente a una parete o essere inserito su un supporto mobile.
90x60 cm
60x90 cm
165 cm 75 cm
45˚
195 cm
60x60 cm
195 cm
30x60 cm
fig. 45 Moduli e dimensioni pannelli
53
ďŹ g. 46 Griglia del pannello 60x90 cm
54
progetto
ďŹ g. 47 Esempio pannello 60x90 cm
55
ďŹ g. 48 Griglia del pannello 90x60 cm
ďŹ g. 49 Esempio di pannello 90x60 cm
56
progetto
ďŹ g. 50 Esempio di pannello 90x60 cm
ďŹ g. 51 Griglia e esempio di pannello 60x60 cm
57
ďŹ g. 52 Griglia pannello 30x60 cm
58
progetto
ďŹ g. 53 Esempio di pannello 60x60 cm
59
ďŹ g. 53 Ipotesi di installazione 30x60 cm
ďŹ g. 54 Ipotesi di installazione 60x30 cm
60
progetto
ďŹ g. 55 Ipotesi di installazione 60x30 cm
ďŹ g. 56 Ipotesi di installazione 30x30 cm
61
pagina di caricamento
tutorial
mappa
gesture; flow; skip;
aggiungi punto di osservazione
menu; scatta; commenta;
menu; geo-info; aggiungi punto; punti di osservazione;
arrivo a un punto di osservazione
menu; geo -info; feedback;
visualizzazione “time machine”
menu; sfoglia;
fig. 57 Workflow
Documenta La parte del progetto che lavora nella dimensione temporale è quella riservata all’applicazione per smartphone. Il suo obiettivo è quello di fornire uno strumento per documentare e quindi fare la conoscenza dei cambiamenti della laguna soggetti alle stagioni e al clima. Le funzionalità dell’app sono limitate all’uso di un navigatore che permette la visualizzazione di una mappa in cui sono riportati i luoghi di interesse segnalati dalla presenza delle installazioni. Un feedback fisico segnalerà l’arrivo su uno di questi luoghi, a questo punto portando lo smartphone in posizione verticale l’oscillometro attiverà la fun62
progetto
zione di “macchina del tempo” permettendo di sfogliare le fotografie scattate fino a quel momento da altri utenti. La terza funzione dell’app è quella di condivisione della fotografia che può essere scattata sia nei punti già individuati, quindi contribuendo allo storico del luogo, oppure aprendo un nuovo punto di interesse che resterà attivo finché altri utenti contribuiranno alla documentazione. Se nell’arco di tre mesi nessun nuovo contributo sarà ricevuto, il punto sarà cancellato dalla mappa, una tecnica di gamification utile a tenere gli utenti attivi. Inoltre in questo modo si introduce il concetto di “memoria collettiva”, utile al rafforzamento di una comunità.
ďŹ g. 58 Schermate di esempio
63
NOTE AL TESTO
1.
Walter Veltroni in un incontro con Marc Fumaroli (http://ilgiornaledellarte.com/articoli/2010/11/104864.html)
2. Enrico Tantucci sul giornale dell’arte (http://www.ilgiornaledellarte.com/articoli/2011/6/108386.html) 3.
Dati Istat 2012
4. Per la definizione di “città diffusa” o “sprawl city” si rimanda ai testi Andrés Duany e Elizabeth Plater-Zyberk, Suburban Nation: La nascita dello sprawl ed il declino del sogno americano (The rise of sprawl and the decline of the American Dream), North Point Press, New York, 2000 Rem Koolhaas, Junkspace, Guida Scolastica di Harvard per lo Shopping (Harvard Design School Guide to Shopping), Harvard Press, 2003 5.
W. Scheppe & IUAV Class on Politics of Representation, Migropolis, Venice, p. 1252
6. (http://www.salve.it) 7.
(http://www.salve.it)
8. Tosi, L., Teatini, P. & Strozzi, T. Natural versus anthropogenic subsidence of Venice. Sci. Rep. 3, 2710; DOI:10.1038/srep02710 (2013). 9. FY_2014 GreenBook (www.nps.org) 10. Dati divulgati da Trail Link (http://www.traillink.com) 11. Brochure di presentazione High Line (www.highline.org) 12. Dati vento (www.progetto.vento.polimi.it) 64
CREDITI DELLE IMMAGINI Copertina Alessia Longo, 2014 Jean Giraud alias Moebius cap. 1
Introduzione
fig. 1
www.sistemamose.it
fig. 2
Alessia Longo, 2014
fig. 3
Miles Heller, 2011 da flickr.com
cap. 2
Immaginario
fig. 4
Louis Vuitton su Pinterest [www.pinterest.com]
fig. 5
Patrick Pelster, 21 agosto 2008 [CC Attribution-Share Alike 3.0 Germany]
fig. 6
rielaborazione grafica della mappa “Most Viewed” http://www.sightsmap.com
fig. 7
Fritz Luckhardt, ca. 1894-1895
fig. 8
Oskar Marmorek, 1985
cap. 3.1
Analisi | Territorio
fig. 9
immagine ripresa dal satellite nasa eos il 9 dicembre 2001
fig. 10-13
elaborazioni grafiche tratte dall’Atlante della Laguna
cap. 3.2
Analisi | Attori coinvolti
fig. 14
per cortese concessione del Museo di Storia Naturale
fig. 15
http://www.parcolagunavenezia.it
fig. 16-17
elaborazione grafica personale
fig. 18
particolare del poster presentato dal mns al XXVIII Congresso anms, 13 novembre 2013
cap. 3.3
Analisi | Casi studio
fig. 19
nps UniGuide Standards, U.S. Department of the Interior, 1 giugno 2002
fig. 20
http://www.aisleone.net/2010/design/massimo-vignellis-unigrid-system
fig. 21
http://www.traillink.com
fig. 22
http://www.thehighline.org
fig. 23
www.progetto.vento.polimi.it
fig. 24-25 www.pentagram.com fig. 26-28 http://www.matteobartoli.com/portfolio/e-bologna fig. 29-30 http://www.neue.no cap. 4
Progetto
fig. 31
Giulio Giardinelli per cortese concessione del Museo di Storia Naturale
fig. 32
schema personale
fig. 33
Bing Mappe, www.bing.com
fig. 34-52 immagini di progetto fig. 53-56
render di Dario Martone su fotografie personali e cc
fig. 57-58
immagini di progetto 65
BIBLIOGRAFIA
AA.VV. Un parco nella laguna di Venezia, Arsenale Editrice, Venezia, 1985 AAVV. Data Flow: Visualizing information in Graphic Design, Gestalten, Berlin 2008 AA.VV. Data Flow 2: Visualizing information in Graphic Design, Gestalten, Berlin 2010 Giorgio Bomberi e Emanuel Lancerini, Territori Lenti, 2008, Genesi Design Robert Bringhurst, The Elements of Typographic Style, Hartley & Marks Publishers, 1992 (I ed.), 2012 (VIII ed.) Gabriella Buffa e Cesare Lasen, Atlante dei siti Natura 2000 del Veneto, Regione del Veneto - Direzione Pianificazione Territoriale e Parchi, Venezia, 2010, pp 394 Davide Busato, Metamorfosi di un litorale, Venezia , 2006, Marsilio Luigi Farrauto, Tesi di dottorato, Le immagini della città. Gerusalemme e la stratificazione del senso, Politecnico di Milano, 2012 Stefano Guerzoni e Davide Tagliapietra(a cura di), Atlante della laguna, Venezia tra terra e mare, 2006, Marsilio, ISBN 88-317-8764-0 Dalla terra e dall’acqua, itinerari nel paesaggio della laguna di Venezia, 2012, Istituzione Parco della Laguna Tomaso Montanari, Le pietre e il popolo. Restituire ai cittadini l’arte e la storia delle città italiane, Roma, Minimum fax, 2013
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RINGRAZIAMENTI
Claudia Visser e Alessandra Taverna dell’Istituzione Parco della Laguna per la preziosa chiaccherata Margherita Fusco e Claudia Calabresi del Museo di Storia Naturale di Venezia per la disponibilità e le pronte informazioni Katerina Dolejsova per il caffè a Praga e per gli incoraggiamenti costanti i miei compagni di tesi che hanno reso più sopportabili le carenze dell’Università Dario Martone perché arrivato al momento giusto mio babbo per la pazienza Alessia perché senza di lei, ora sarei meno felice
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D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda. Italo Calvino, Le città invisibili