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SETTEMBRE 2015
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STEFANO BOLLANI a copenaghen
AIRE SI , AIRE NO ?
ITALIANO IL LABIRINTO PIÙ GRANDE DEL MONDO
EDIPO METICCIO
SOMMARIO
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EDITORIALE DI GRAZIA MIRABELLI
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BOLLANI-SCHISSI: DELIRIO LIQUIDO. SCENARI MUSICALI DI MARIA D’ANDREA
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NON SOLO JAZZ SCENARI MUSICALI DI MARIA D’ANDREA
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EUROPA: LA TERRA DEL NORD DEL MEDITERRANEO VERSO L'EDIPO METICCIO PSICOLOGIA DI SILVIA FERRARA
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ANNO 23
NR. 3
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SOGNARE DI PERDERSI NEL LABIRINTO PIÙ GRANDE DEL MONDO SPAZI E CULTURA DI GIANCARLO ALVIANI
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ECONOMIA PER I CITTADINI ECONOMIA DI DOMENICO LA TOSA
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PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI DOLCI DOLCEZZE
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VITA DA EXPAT: MI ISCRIVO O NO ALL’AIRE? V I VERE ALL’ESTERO DI SILVIA FAVASULI
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DANTE ALIGHIERI PROGRAMMA SECONDO SEMESTRE 2015
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INDIRIZZI UTILI ALMANACCO
"IL SANTA BISTRÒ" DI MILANO UNA DANESE RACCONTA MILANO DI ELLEN RASMUSSEN
"La redazione invita i lettori ad inviare contributi ed idee per la rivista. Una volta vagliatone la rilevanza, saremo ben lieti di pubblicarli"
Adesso puoi ricevere le due riviste IL PONTE ed ITALIA- JATAK a casa tua con l’abbonamento annuale di kr.250,- da versare sul conto Jyske Bank Reg.nr. 5010 kontonr. 0001505266
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FIRENZE CAPITALE D'ITALIA ORIZZONTI DI LUCIA ROTA ANDERSEN
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O STEFANNI BOLLAghen
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aIre Si, ? aIre no
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Nr. 11 │ sePtember / o kto b e r 2 0 1 5 w w w. i ta l i a - j ata k.dk
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poNte // DIRETTORE
in questo numero
GRAZIA MIRABELLI ART DIRECTION BARBARA LÜTKEN HANNO COLLABORATO MARIA D’ANDREA SILVIA FERRARA LUCIA ROTA ANDERSEN ELLEN RASMUSSEN GIANCARLO ALVIANI DOMENICO LA TOSA SILVIA FAVASULI DESIGN & WEB MCB2 ADVERTISING REDAZIONE RIVISTA ITALIANA IN DANIMARCA C/O GRAZIA MIRABELLI HOWITZVEJ 62-1TH 2000 FREDERIKSBERG EMAIL: INFO@ILPONTE.DK WWW.ILPONTE.DK BANCA DANSKE BANK REG.NR. 4280 KONTONR. 0016922889
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Caro lettore, anche questo numero della rivista è stato interamente realizzato con collaborazioni a titolo gratuito. Sostieni il nostro lavoro con un abbonamento di supporto, questo ci permetterà di assicurare un futuro all’unica rivista in lingua italiana pubblicata in Danimarca IL PONTE kr.150 annuali Danske Bank Reg.nr. 4280 kontonr. 0016922889
Cari lettori, uno degli atteggiamenti soggetto a cambiare quando si vive all’estero, è quello dell’approccio con la lingua d’origine. Il nostro orecchio ne percepisce con attenzione neologismi e nuovi atteggiamenti nel rapportarsi con le parole. Diventiamo più sensibili ai cambiamenti ed all’evoluzione che la lingua subisce nel tempo, e anche se non la dimentichiamo, spesso ci capita di impuntarci alla ricerca ostinata di un vocabolo che ci aiuti ad esprimere con maggiore adeguatezza il pensiero che abbiamo in mente. Un’analisi prolungata che si ripropone, e che ci aiuta a scoprire, anche attraverso la comparazione con la nuova lingua, nuovi aspetti della nostra cultura di origine, attraverso lo stretto legame che ogni lingua genera con la mentalità ed il modo di vivere di un popolo. E proprio a proposito di linguaggio si è riaperto in questi giorni in Italia il dibattito sull’appellativo “onorevole”, usato e abusato in ambito politico. Questa volta è il Movimento 5 stelle che ne richiede l’abolizione, proponendo forti sanzioni pecuniarie per i trasgressori. In questo caso un vocabolo vecchio e consolidato, nato l’11 maggio del 1848 quando alla Camera subalpina venne letta una lettera di un deputato che cominciava con “Onorevoli deputati!”. “Onorevole” è da molti però ritenuto un termine che contribuisce a richiamare alla mente i troppi privilegi della casta, continuando a proporre un’immagine della politica dei favoritismi e di logiche legate ormai al passato, Un vezzo riscontrabile solamente in Italia tra l’altro, e contestato già in passato da esponenti di partiti politici. Totale assenza di elementi a riprova del fatto che la categoria politica sia più di altre, e per definizione, degna di essere riconosciuta
come onorevole, aggiungiamo noi, anzi, è spesso risultato il contrario. E poi onorevole rispetto a chi? Come andrà a finire? Seguiremo il dibattito con curiosità facendo il tifo affinché la voglia di cambiare veramente le cose possa passare anche attraverso il linguaggio. Abbiamo però molti dubbi che la cosa abbia un seguito, visto che già in precedenza era stata messa a tacere, raccogliendo in quel caso senza fatica i favori dell’unanimità. In questo numero autunnale abbiamo preparato tante cose interessanti. Il Ponte ritorna sul dibattito AIRE si, AIRE no? La comunità italiana in Danimarca è in significativo aumento, avendo superato nel 2015 le 7.000 unità. Ma forse c’è ancora una presenza che non emerge dalle cifre, dovuta all’indecisione ed alla scarsa conoscenza. Silvia Favasuli prova a fare un po’ di chiarezza. Leggerete anche un bel pezzo di Maria D’Andrea sullo scenario musicale qui in Danimarca e sul valido contributo che gli artisti italiani sono in grado di dare. Stefano Bollani, uno degli esponenti di spicco, seguito a pari passo da Paolo Russo ed alcuni altri. Ed ancora, informazioni su” Versilia nascosta”, il libro di Alessandro Raffaelli che la moglie Simonetta, in accordo con la famiglia di Alessandro ha deciso di ristampare in suo ricordo a scopo benefico. Il libro verrà presentato giovedì 29 ottobre presso l’Istituto italiano di cultura. E veramente tanto altro, buona lettura
Grazia Mirabelli
Istituto Italiano di Cultura
Gjørlingsvej 11 – 2900 Hellerup – tel. 3962 0696 www.iiccopenaghen.esteri.it
Fra i vari eventi in programma, vi segnaliamo stavolta in particolare:
Grazie Gloria - Italy in a Day
Shades of Sicily
Mercoledì 16 settembre - ore 19.00 Lunedì 21 settembre - ore 12.00
Venerdì 18 settembre - ore 16.30
Rassegna di film italiani
Grazie Gloria è una serie di film che saranno proiettati al Cinema Gloria di Copenaghen da agosto 2015 a marzo 2016. La rassegna è organizzata dall’Istituto Italiano di Cultura, Rai Cinema, Det Danske Filminstitut e il Comune di Copenaghen. Il film Italy in a Day è un documentario italo-inglese del 2014 del regista, premio Oscar, Gabriele Salvatores, ispirato al documentario inglese Britain in a Day e raccoglie una selezione di più di 40 mila video registrati nello stesso giorno (26 ottobre 2013), che raccontano gli italiani attraverso la loro quotidianità durante il difficile periodo della crisi. Lingua: italiano con sottotitoli in inglese. Per biglietti e maggiori informazioni: www.gloria.dk Proiezione serale: 90 corone. Proiezione di tarda mattinata: 20 corone. Luogo: Gloria Biograf, Rådhuspladsen 59, 1550 Copenaghen V.
Inaugurazione mostra fotografica - Simon Cecchin. Le opere dell’artista autodidatta italo-danese Simon Cecchin sono un misto di fotografie paesaggistiche, documentarie, astratte e di strada. Il progetto fotografico Shades of Sicily è il risultato di un viaggio personale nei paesaggi urbani, rurali e della costa della Sicilia. Le fotografie sono state scattate durante il soggiorno dell’artista nell’isola dal 2012 al 2013 e colgono momenti spontanei e volatili nella caotica, ma bella quotidianità siciliana, piena di contrasti. Per maggiori informazioni: www.simoncecchin.com La mostra è aperta fino al 9 ottobre presso i locali dell’IIC. L’ingresso è gratuito e aperto a tutti. In occasione dell’inaugurazione l’Istituto offrirà un bicchiere di vino a tutti gli intervenuti. Il programma completo e aggiornato è consultabile sul nostro sito: www.iiccopenaghen.esteri.it (sotto 'Gli Eventi' › 'Calendario' )
Se non diversamente indicato, gli eventi hanno luogo nella sede dell’Istituto Orario di apertura: lunedì e martedì 9-17; mercoledì e giovedì 9-16; venerdì 9 -15. Orario di apertura della biblioteca: tutti i giorni dalle 12 alle 14.
lare costa 250 corone. Info: www.iiccopenaghen.esteri.it (sotto 'L’istituto' › 'Diventare soci').
Come diventare soci dell’Istituto: la tessera con validità per l’anno so-
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di Maria D’Andrea Foto: Valentina Cenni Uno spettacolo decisamente fuori dal comune quello tenutosi recentemente. Due pianoforti, uno di fronte all’altro, nell’ingresso del Teatro dell’Opera di Copenaghen. Uno scenario forse un po’ azzardato ma un’acustica davvero ottimale, resa perfetta dalla apertura a metà degli strumenti che si amalgamano creando una atmosfera intima, amplificata dalle scalinate e dal numero ristretto di sedie. Numerosi gli spettatori.
Si tratta di due pianisti jazz veramente interessanti in questa speciale combinazione. L’italiano Stefano Bollani e l’argentino Diego Schissi. Al colorato mondo di Bollani, che si muove senza sforzo alcuno tra jazz tradizionale, musica classica e persino contemporanea, si interseca perfettamente il mondo di Schissi, che si inserisce sinuosamente, come un “liquido che scivola nelle fessure”, con un tango innovativo e al tempo stesso ricco di sfaccettature tradizionali, proprie della sua cultura. Insieme si sono precedentemente esibiti
ad Århus, insieme alla orchestra sinfonica ed ora in duo al The Royal Danish Opera House di Copenaghen, e per l’occasione hanno presentano un progetto comune nel quale la musica argentina è stata il punto focale. Questo spiega la presenza di una partitura aperta soltanto sul leggìo di Bollani, mentre Schissi si diverte a guardarlo sovente negli occhi durante la loro performance. Ci siamo divertiti anche noi ad ascoltare ma anche e soprattutto a vedere due geni musicali all’opera. Esilarante la scenetta di musica contemporanea, battendo le mani dapprima sul pianoforte, poi un
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po’ ovunque, persino su Diego, fino allo sconquasso totale, spingendo in terra la panca e scaraventando giù dal piano la partitura. Un finale davvero travolgente con “Curami” la versione riveduta e corretta, neanche troppo rivisitata in realtà, di “Pensami” di Julio Iglesias dove Stefano Bollani diviene un perfetto cantante e interprete. Un po’ come a fare il verso alle convenzioni sui vari generi musicali e ai vari cliché. Di seguito la integrale intervista lampo a Stefano Bollani. Maria. Come ti chiami? Stefano. Stefano Bollani. M. Ma stavo scherzando… S. Peccato perché la sapevo questa! M. E’ vero che hai 72 anni? S. Si, portati maluccio. M. Non parliamo di te, non parliamo della tua musica, ma parliamo della Danimarca. S. Della Danimarca volentieri! Perché io suono con due danesi, cioè Jesper Bodilsen e Morten Lund, basso e batteria. La prima volta li ho conosciuti qui, nel 2002 mi sembra, e da allora suoniamo insieme, abbiamo realizzato 4 o 5 dischi. Però ogni tanto vengo in Danimarca con altre formazioni, per esempio con Diego Schissi che è un musicista che conoscevo solo dai dischi, l’ho contattato un paio di anni fa e alla fine, ci abbiamo messo un po’ di tempo, ma siamo riusciti a fare una cosa insieme come il concerto a due pianoforti e soprattutto il concerto con l’orchestra sinfonica di Århus, in cui Diego ha scritto gli arrangiamenti, anche lì con due pianoforti. M. Hai una grande tecnica. Onore al
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vero. Hai trovato una grande differenza di compatibilità, di sound, di armonie con musicisti danesi, argentini, italiani… E’ vero che c’è un tipo di empatia diversa? S. Si, totalmente, però dipende dalle persone più che dalla nazionalità. Dalla formazione musicale, ma anche dal carattere. Per cui non è vero che gli argentini sono tutti uguali o i danesi sono tutti uguali ma dipende da chi incontri. Io non ne conosco abbastanza per tirare le somme e dirti se c’è qualcosa che accomuna i danesi o accomuna gli argentini. In teoria anche musicalmente
hanno tradizioni diverse, ma la generazione come la mia, come quella di Diego del resto, e di Jesper e Morten è una generazione che non è cresciuta con la musica popolare del paese. Io ad esempio non so nulla del folk pugliese, o delle canzoni popolari aretine. Quindi non è vero che siamo ancora legati ad una scuola nazionale. Jesper ed io siamo cresciuti ad esempio con le stesse canzoni di Stevie Wonder, che non ha
niente a che vedere né con l’Italia né con la Danimarca. E’ vero che in alcuni casi, però, come nel caso di Diego c’è una affiliazione diretta con un mondo musicale, che è quello del tango che non è più, o almeno non è solo una musica popolare, ma è diventato un’altra cosa, specialmente dopo Piazzolla, di cui si sono appropriati tutti gli argentini. Diventando una cosa virale. M. Picchiamo il pianoforte. Picchiamo gli oggetti. Utilizziamo gli strumenti in maniera diversa. Quanto c’è di passione per la musica contemporanea e quanto di vessazione… S. Tutte e due. C’è un po’ di passione e un po’ di fastidio. Ci sono delle cose che mi piacciono, altre che mi piacciono meno. Di solito quello che mi fa ridere sono le convenzioni quindi qualsiasi convenzione mi fa sorridere. M. Arrivi al pubblico in vari modi, non solo con la musica, arrivi anche con la personalità, la presenza, la gestualità… Hai fatto teatro? S. No. Però lo farò tra poco. Perché insieme a Valentina Cenni, che è la mia fidanzata, facciamo uno spettacolo insieme. Lei è attrice di teatro, io suono ma recito anche. Lo spettacolo si chiama La Regina Dada. Andremo in giro in teatro ma solo in Italia. M. Mi inviti? S. A Milano o Roma? A Milano siamo all’Elfo per una settimana. SI tratta di uno spettacolo tutto nuovo. Quindi da vedere assolutamente. M. Dove vai a cena stasera? S. A La Vecchia Signora o al San Giorgio… ovviamente!
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ponte // S C E N A R I M U S I C A L I
di Maria D’Andrea Foto: Niels Gether Nielsen Quando si pensa alla Danimarca in senso musicale la prima cosa che viene in mente ai più giovani è senza dubbio il Roskilde Festival, il più vecchio, grande e importante festival musicale dell'Europa continentale, secondo per dimensioni nel mondo solo al Glastonbury Festival, in Inghilterra. Un evento che offre ogni anno dal rock più duro al pop, ma anche musica moderna indipendente, elettronica, world music, accompagnato spesso da performance art, cinema,
poetry slam. Arte a tuttotondo, insomma. Tuttavia, lo scenario musicale danese sembra essere piuttosto vasto. La musica classica e l’opera sono presenti nella vita quotidiana, con concerti in ogni periodo dell’anno. Una tradizione che affonda le sue radici nei primi decenni del seicento alla corte di Cristiano IV, definito uno dei centri musicali europei più importanti dell’epoca, e si consolida nelle opere di Niels W. Gade, autore di stampo romantico e nazionalistico ispirato alla musica tedesca, e di Carl Nielsen, icona della musica danese nel mondo. Si deve probabilmente proprio a Gade la tradizione secolare di concerti
d’organo nelle chiese, gratuiti e aperti al pubblico, una sorta di kermesse di organisti internazionali e nazionali, che si esibiscono per il piacere di essere ascoltati da un pubblico selezionato ed attento. Concerti eterogenei a largo spettro, dove si spazia dalla musica rinascimentale a quella contemporanea, anche con l’utilizzo di strumenti d’epoca appositamente restaurati, ricreando armonie modali, non temperate. Al pari del Roskilde Festival, il Copenaghen Jazz Festival. Prettamente improntato su questo genere musicale, si tratta di uno dei più importanti Festival in Europa, che vanta nomi illustri ogni anno,
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tra i quali non mancano grandi artisti italiani come Stefano Bollani ed Enrico Pierannunzi. Chi prende parte per la prima volta a questo festival subisce senza dubbio un forte fascino. “La prima volta è stato un impatto pazzesco, fantastico. Ovviamente pur venendo da una città che ospita il più antico festival jazz d’Italia, sono rimasto a dir poco sbalordito… in effetti anche se il Festival di Pescara è sempre stato notevole, non comprende il coinvolgimento di tutte le forze musicali locali come invece avviene a Copenaghen” – confida Paolo Russo, musicista poliedrico, da anni attivo sulla scena musicale danese. Russo, classe 1969, è perfettamente a suo agio tra i ritmi argentini del tango e le ardite armonie del jazz, svolgendo un lavoro di ricerca fortemente personale con il suo amato Bandoneón. Dalla classica, al jazz, dal teatro al gospel, accompagnando Etta Cameron all’organo, le sue importanti collaborazioni lo vedono protagonista anche nei paesi baltici e in Scandinavia, dove la sua musica assume un colore riconoscibile e pregno del suo bagaglio. “Quest’anno ci sono stati 100 concerti
al giorno, sicuramente tanti, forse anche troppi in verità. E’ impossibile seguirli tutti. Ma sicuramente vedere questo Festival per la prima volta ha avuto per me un effetto incredibile, una energia grandissima che proveniva da tutti gli artisti…” – afferma, sorridendo, Francesco Calì. La musica per Calì non è comunicare ma condividere. Dal 2000 in Danimarca, la sua carriera musicale è fortemente influenzata dalla sua abilità di mettersi continuamente in discussione. La sua esperienza lo conduce spesso in ambito teatrale, dove strumenti deputati al mondo classico divengono mezzo di condivisione dallo stampo fortemente mediterraneo. Una sonorità che non contrasta ma che arricchisce il permeabile scenario musicale danese, creando un sistema armonico non simbiotico ma complementare. Entrambi consapevoli della importanza del Rytmisk Musikkonservatorium, un conservatorio che convoglia le sue energie verso il pop, il rock e il jazz attraverso metodologie didattiche lontane dagli stereotipi dell’accademismo musicale tradizionale di stampo mitteleuropeo, Russo e Calì hanno preservato e affermato con orgoglio
la propria tradizione italiana nei paesi scandinavi. Nello scenario musicale generale va però menzionato il grande interesse della società danese nei confronti della musica contemporanea, incluse quella elettronica e d’avanguardia, che interagisce spesso con l’universo della multimedialità, generando interessanti e futuristiche contaminazioni con le arti visive. Con i suoi numerosi festival, tra i quali il Klang in primis, il piccolo paese scandinavo propugna un ventaglio di offerte musicali molto eterogenee che danno spazio a nuove e nuovissime generazioni di compositori. In sintesi, si può affermare che la Danimarca, pur essendo un paese piccolo che vanta una tradizione musicale certamente non paragonabile a quella francese, tedesca o italiana, investe molto nel futuro, dimostrando un fortissimo interesse verso le nuove generazioni di musicisti grazie all’altissimo grado di formazione tecnica strumentistica che consente di gettare solide basi per una affermazione musicale di respiro internazionale. In breve, la musica del futuro parlerà scandinavo.
l’accezione di immigrato è spesso vicina a quella di straniero poiché allude, allo stesso modo, a una esteriorità, cioè alla frontiera che distingue tra Noi e Loro.
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EUROPA: la terra del nord del mediterraneo verso l'Edipo meticcio Partiamo dall'origine, che in tut te le cose, ci aiuta a capirne la complessità ma anche a semplificare. Il nome Europa deve la sua origine etimologica al <corso del Sole>. Se il termine Asia è derivato dal termine accadico (w) aṣû (m), "uscire o "ascendere", l'altro termine accadico contrapposto, era erēbu (m), "entrare" o "tramontare”. Un altro riferimento è quello della mitologia greca: <terre poste a nord del Mediterraneo>. di Silvia Ferrara Una definizione che, letta così, appare generica, pone appena l'attenzione su un punto cardinale, individua un luogo, il NORD appunto, una parola semplice, niente altro, solo una parola. Una parola che però da secoli esprime un confine, una linea di demarcazione, un distinguo sociale, culturale, politico e razziale. E poi arriviamo ai giorni nostri, cari lettori, a chi come molti di voi viene definito un immigrato in Danimarca, o come per me, che per un accento misto pugliese/siculo/romano semplicemente corrisponde a <non sei veneta vero?>
e a tutti quei modi che riassumerei in un unico fattore: la diversità dell'altro da noi. Come psicoterapeuta la diversità si potrebbe dire alla base del mio lavoro; l'osservazione è costantemente rivolta al mondo psichico dell'altro, alle sue caratteristiche, le sue emozioni, alla sua storia, a quell'unicità che è propria di ciascuno di noi. D'altra parte è un bisogno umano anche quello di familiarizzare con l'altro e di sentirsi ben adattati all'ambiente circostante, quindi, se l'altro è diverso, ci destabilizza. La questione attuale sul debito greco e la soluzione euro-tedesca contrapposta, rappresenta un ottimo esempio sulle differenze e le diversità di vedute. Sono i valori a essere diversi? La concezione
dell'esistenza stessa? La lettura antropologica illustrata nell’opera del 1966, Honour and shame: the values of Mediterranean societies (Onore e vergogna: i valori delle società mediterranee) di Peristiany può aiutarci a comprendere il dibattito. E' uno dei più importanti studi di antropologia del Mediterraneo che rileva il costrutto onore-vergogna come la caratteristica antropologica più distintiva delle culture mediterranee. Onore è una nozione legata al ruolo sociale e familiare dei maschi, ed è una sorta di proclama degli uomini del loro essere giusti e orgogliosi. I fattori che sottolineano l’onore dell’uomo esprimono il suo rango sociale -come le origini familiari e la ricchezza- le
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sue qualità morali -come la generosità- e la sua capacità di controllare la propria reputazione, ovvero il grado di rispetto e di sottomissione degli altri membri del clan, della tribù o della famiglia. La struttura culturale dell’onore è altamente sociale ed emozionale ed è anti-utilitaristica. Non vi è alcun obiettivo utile ed economico immediato nel difendere l’onore. È chiaro che con l’onore siamo agli antipodi del pragmatismo utilitarista delle società nordiche. L’uomo d’onore meridionale lotta per ottenere il rispetto e disprezza la ricchezza, l’uomo pragmatico del nord lavora per produrre, lotta per ottenere il controllo dei beni, delle ricchezze, e l’unica buona reputazione a cui tiene è quella dell’affidabilità finanziaria, della solvibilità. Questo vale se osserviamo i due sistemi sociali nel loro territorio di riferimento. E quando si emigra come cambiano questi riferimenti? Globalmente, la nozione di immigrato allude a una posizione a parte nella nazione e nella società, a una precarietà che permane, almeno per due generazioni". Gli immigrati sono persone che arrivano in modo un po' scomposto, disorganizzato, disorientato e cercano nuove vie in cui riporre le proprie radici. Cercano un contenitore e, in cambio, sono forse disposti a dare un miglior adattamento alla realtà. Veronique De Rudder, giornalista esperta del tema dell'immigrazione in Francia, dice che "l’accezione di immigrato è spesso vicina a quella di straniero poiché allude, allo stesso modo, a una esteriorità, cioè alla frontiera che distingue tra Noi e Loro. Kafka ha mirabilmente descritto tale atteggiamento di diffidenza e disprezzo dello straniero nel romanzo "Il Castello": "Lei non è del Castello, non è del
l'europa si trova in una condizione simile a quella dell'italia del rinascimento, che era prima in tutto: nell'economia, nell'arte, nella cultura, nella strategia militare. paese, non è nulla. Eppure anche lei è qualcosa, sventuratamente, è un forestiero, uno che è sempre di troppo e sempre tra i piedi, uno che vi procura un mucchio di grattacapi…" Riflettendo, non si può non prendere atto che la persona, resta altra-da-noi proprio in quanto lei attribuisce un significato differente dal nostro, al modo di concepire il mondo, la vita, la morte, la religiosità, la salute, la malattia, la spiritualità, l’istintualità ed altre categorie dell’esistenza che ci risultano familiari per il semplice fatto che le abbiamo formulate in modo che potessero apparire universali e monosemiche. L’altro, secondo la concezione del filosofo Emmanuel Mounier, appartiene pur sempre alla categoria dell’umano, dell’uomo o meglio della “persona”. Sembra proprio di dover re-inventare, ridisegnare la categoria dell'alterità, una nozione nuova semplicemente per con-vivere con l’altro. Un altro-da-noi (e nuovo,per giunta) che ci costringe a mutare i nostri dispositivi lessicali, per imparare a tradurlo, appunto. senza un'opera denarcisizzazione della cultura occidentale, diretta soprattutto verso le grandi vocazioni pedagogistiche e colonialiste del nostro mondo occidentale, rischieremo di cadere nell’impotenza comunicativa.
In Europa, secondo gli ultimi dati disponibili (gennaio 2013) gli immigrati sono 53 milioni e 907 mila, di cui 33 milioni e 537 mila quelli provenienti dai paesi Terzi (non appartenenti all’UE). Nel 2013 le domande di richiesta d’asilo presentate in Europa sono state 435.000. Inoltre tra il primo gennaio e il 31 luglio 2015 gli sbarchi in Grecia sono aumentati del 750% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso e solo a luglio i migranti arrivati in Grecia sono stati 50mila, 20mila in più rispetto a giugno. L'emergenza immigrazione non è mai stata così drammatica. Secondo Romano Prodi: “L'Europa si trova in una condizione simile a quella dell'Italia del Rinascimento, che era prima in tutto: nell'economia, nell'arte, nella cultura, nella strategia militare. Poi è arrivata la prima globalizzazione (la scoperta dell'America), non ha saputo unirsi ed è sparita dalla carta geografica. Oggi di fronte alla seconda globalizzazione, l'Europa rischia di fare la stessa fine". Concludendo, è certo che greci, tedeschi, nordeuropei e mediterranei, parlano linguaggi differenti, ma nell'era della globalizzazione ha ancora senso enfatizzare le nostre differenze o l'Europa è pronta per la nascita di un Edipo meticcio?
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Presentazione del libro
VERSILIA NASCOSTA di Alessandro Raffaelli
Giovedì 29 ottobre 2015 - ore 19.30 presso l’Istituto Italiano di Cultura Gjørlingsvej 11, Hellerup I
ALESSANDRO RAFFAELL
VERSILIA NASCOSTA Alessandro Raffaelli (1967-2015)
nato e cresciuto a Viareggio, ha trascorso la sua vita adulta e lavorativa in Danimarca, dove ha svolto attività di promozione delle relazioni tra l’Italia e il paese scandinavo, mettendo a frutto nel suo percorso lavorativo la passione per la storia, i viaggi e l’esplorazione di culture diverse che ha sempre avuto fin da ragazzo. Questa nuova edizione del libro, pubblicato nel 1993 e poi esaurito, vuole essere un omaggio al suo amore per la Versilia, che conosceva profondamente e che amava far conoscere.
OPA LA NUOVA EUR
EDIZIONE ANCORA
“non si muore mai finché si vive nel ricordo degli altri”
Siete tutti invitati a partecipare Senza titolo-4 1
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DUoMo e caMPaNIle GIoTTo
DaNTe IN P.za S.cRoce
le caPITalI Del ReGNo D’ITalIa FURoNo cINQUe. la PRIMa FU ToRINo Dal 1861, la SecoNDa FIReNze Dal 1865, la TeRza RoMa Dal 1871. PeR UN BReVe PeRIoDo, DURaNTe la SecoNDa GUeRRa MoNDIale, FURoNo BRINDISI e SaleRNo.
FIRENZE
capitale d’italia FI-Palazzo VecchIo
PIazza Della RePUBBlIca
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di Lucia Rota Andersen Foto: Cristina Tibo Hansen
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“La capitale del Regno d’Italia sarà trasferita”. Lo ha stabilito il protocollo allegato alla Convenzione firmata con Napoleone III . Si vorrebbe Roma. Non è possibile perché parte dello Stato Pontificio e sotto la protezione dei francesi. Temporaneamente viene scelta Firenze. Il trasloco non è indolore. A Torino il 21 e 22 settembre scoppia la protesta che è repressa nel sangue. L'architetto fiorentino Giuseppe Poggi riceve l'incarico di progettare il nuovo assetto di Firenze. Il 3 febbraio 1865 Re Vittorio Emanuele giunge a Firenze prendendo alloggio a Palazzo Pitti, che diventa di fatto la nuova reggia. Il Presidente del Consiglio La Marmora sceglie come sede, insieme al Ministro dell'Interno, Palazzo Medici Riccardi, la Camera dei Deputati è ospitata nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio come il Ministero degli Affari Esteri, mentre il Senato troverà sede nell’'antico Teatro Mediceo degli Uffizi. Firenze è la capitale del regno. “Alla mattina per le strade di Firenze si radunano capannelli di persone irrequiete. L’esercito italiano è sotto le mura di Roma. Poco dopo mezzogiorno arriva la notizia tanto attesa della presa di Roma portata da una folla di strilloni con l’ultimo supplemento della Gazzetta del Popolo. Piazza del Duomo si riempie di folla. Alcuni giovani portano il campanaio in trionfo fino al Campanile di Giotto. Pochi minuti più tardi il suono delle campane dà la notizia a tutta la città. Sull’antenna del campanile è issata la bandiera nazionale. ” Era il 20 settembre 1970. Il primo luglio 1871 Roma diventa la capitale del
regno. Firenze cessa di esserlo. Quest’anno sono iniziati i festeggiamenti del centocinquantenario di Firenze capitale d’Italia. Saranno una sessantina tra eventi e mostre che si protrarranno per cinque anni. L’Apertura ufficiale si è avuta Il 3 febbraio a Palazzo Vecchio. É’ nel periodo in cui Firenze veste il ruolo di capitale fino alla conclusione del secolo che la città assume il suo volto odierno. Nasceranno i viali di circonvallazione che l’architetto Giuseppe Poggi disegna al posto delle mura trecentesche, i nuovi quartieri , piazzale Michelangelo, le statue, le piazze, il Museo Nazionale del Bargello , l’ampliamento della Galleria dell’Accademia.... Per riscoprire la città facciamo una passeggiata virtuale. Partiamo da Piazza della Repubblica, una delle piazze più ampie d’Italia. Fu ricavata abbattendo Il Ghetto e il Mercato Vecchio. Ci si può fermare sotto i portici o si può entrare in uno dei suoi famosi caffé’ come il Gilli e il Giubbe Rosse da sempre ritrovi di intellettuali e letterati. Nel centro della piazza è ritornata la colonna con una copia della statua dell’ Abbondanza, sostituendo la statua equestre di Vittorio Emanuele ora nel piazzale delle Cascine. Raggiungiamo Santa Maria del Fiore con il trecentesco campanile di Giotto e la quattrocentesca cupola del Brunelleschi. La facciata risale al periodo di Firenze capitale, opera dell’architetto Emilio de Fabris. Decorata con marmi policromi, segue il gusto neogotico del tempo come le statue che la decorano. Proseguiamo verso piazza San Lorenzo per una sosta al vicino Mercato Centrale. La bellissima struttura in vetro, ferro e ghisa, circondata da colonne
ponte // o ri z z o n t i
in pietra serena, è opera di Giuseppe Mengoni, l’architetto della Galleria Vittorio Emanuele II di Milano. Aperto nel 1874 il Mercato ospita ancora i banchi dei venditori ma al primo piano è un vero tempio di gastronomia con prodotti da gustare o da portar via. Ecco la Galleria dell’Accademia, secondo museo italiano dopo quello degli Uffizi . Nel 1873 si tolse la statua del David di Michelangelo da Piazza della Signoria dove oggi c’é una copia, e la si mise nel museo. Siamo arrivati alla Sinagoga. La sua costruzione risale al 1874 a seguito dello smantellamento del Ghetto. È in stile bizantino-moresco, dominata dalla cupola verde rame . Passiamo il vivace quartiere di Sant’Ambrogio ed eccoci a Santa Croce oggi resa ancor più famosa grazie a alle letture dantesche di Roberto Benigni. Il 14 maggio 1865 un folto corteo alla presenza del re accompagnò fin qui la statua dil Dante che fu messa al centro della piazza. (Nel 1968 venne spostata sul sagrato della basilica). Attraversiamo l’Arno e affrontiamo la salita delle rampe di San Niccolò fino al piazzale Michelangelo, progetto di Roberto Poggi del 1869. E’ una passeggiata romantica con una vista superba su tutta la città. Concludiamo con Palazzo Pitti : gli Appartamenti Reali e la sala del Trono sono rimasti come quando la famiglia reale vi abitava e quando Firenze era la capitale del Regno . Se la nostra passeggiata vi è piaciuta, provate a rifarla durante la vostra prossima visita a Firenze. Per saperne di più sugli eventi di Firenze capitale d’Italia e su quelli dei settecentocinquantanni dalla nascita di Dante, consultate : www. firenzeturismo.it e www.leterredidante. com
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"IL SANTA BISTRÒ" di Milano: cucina di classe fra moda, politica e affari travolgere antiche e suggestive tradizioni.
di Ellen Rasmussen Nella parte più moderna di Milano, là dove grattacieli azzurri dalle vetrate geometriche, lucide e riflettenti, disegnano la nuova città verticale, ha sede "Il Santa Bistrò" locale raffinato e ineguagliabile, una vera ricercatezza per chi ama mangiare dilettando il proprio palato. Si colloca all’interno di uno dei palazzi simbolo della Milano che guarda al futuro, Palazzo Lombardia - premiato nel 2012 come migliore grattacielo d’Europa per le sue caratteristiche uniche di design, innovazione e sostenibilità. Si tratta dello stesso edificio che ospita il Governo (Giunta) della Regione Lombardia. Il Santa Bistrò è quindi in una posizione privilegiata, al centro di quartieri emergenti, dove si intrecciano politica, moda, movida (quartiere Isola) e affari (quartiere Porta Nuova). Dove interi complessi e grattacieli sono stati acquistati da arabi e sceicchi e dove il respiro internazionale cerca di non
Lo stile de "Il Santa Bistrò" è urbano, contemporaneo ma trae ispirazione dalle case di ringhiera e dai bistrò della ‘vecchia Milano’: del passato sono le ‘cementine’, piastrelle tipiche delle abitazioni milanesi, le sedie modello thonet - rivisitate qui nei colori rosso, oro o con motivi découpage -, un affresco di un palazzo di Brera del ‘400 riprodotto su un’ampia parete. Ma soprattutto quell’articolo ‘IL’ che posto davanti al nome del locale si rifà alla tipica parlata milanese. Gli elementi contemporanei sono testimoniati invece dalle ampie vetrate, dall’utilizzo di materiali moderni come l’alluminio Alulife e il ferro. I colori delle pareti e degli arredi sono tenui, delicati. Al centro del locale ‘troneggiano’ due colonne di cemento armato originarie che testimoniano la bellezza del palazzo. La cucina de Il Santa non chiude mai: è, infatti, l’ideale per una tarda colazione dove spiccano muffin e torte fatte in casa ma anche sandwich (in inverno
si può assaggiare quello con il foie gras), pannelle, arancini, sfincioni; ci si può fermare per un veloce spuntino, un pranzo sano e veloce, un brunch domenicale, per il rito del tea-time, per l’aperitivo dove i cocktail vengono accompagnati da assaggi dei piatti in menu. E, infine, per una cena curata e dai sapori inaspettati dove l’estro dello chef dà il meglio di sé combinando la cucina lombarda con quella della tradizione italiana. L’unicità del suo concept ristorativo, che consente al pubblico di vivere il locale a ogni ora del giorno e della sera, soddisfacendo una clientela eterogenea, lo posiziona come location milanese per ogni momento della giornata. A Il Santa è facile trovare contemporaneamente chi si dedica al rito dell’aperitivo e chi gusta una cena. L'anima de Il Santa: lo CHEF STEFANO GRANDI Il creativo e l'animatore della cucina è Stefano Grandi, classe 1978: chef executive e proprietario del bistrò.
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poNte // U N A d A N E S E R A C C o N t A M I L A N o
Talento emergente nel panorama della ristorazione milanese di qualità, Stefano vanta una esperienza ventennale, maturata tra cucine stellate e alcuni tra i migliori indirizzi della Milano del gusto (tra questi Langosteria 10, Gruppo Dolce e Gabbana, Hotel Principe di Savoia...). Nel 2012 dà inizio alla sua avventura con Il Santa. Accanto alla sua attività presso il bistrò, Stefano Grandi svolge regolare attività di consulenza come chef e supervisore dell’organizzazione di eventi per prestigiosi brand del settore della moda come Allegri, Burberry, Joe Malone ed Hermes e per il gruppo Moet Hennessy Italia, per il quale ha sviluppato importanti progetti di ristorazione legati ai marchi Veuve Cliquot, Krug, Ruinart e Dom Perignon. La cucina di Stefano Grandi è un omaggio alla tradizione gastronomica italiana e lombarda, e prende lo spunto da una costante ricerca di materie prime genuine e di ingredienti freschi e intatti che restituisce al palato degli ospiti con proposte bilanciate e salutari, ma sempre gustose e stuzzicanti. Cultore delle materie prime locali e stagionali,
con tecnica e talento le reinterpreta per rendere omaggio ai piatti tipici della sua regione d’adozione, la Lombardia. “La mia cucina si basa sulla semplicità e sulle tecniche di cottura. Il segreto, infatti, è come un piatto viene cucinato” – racconta Stefano Grandi -. Ingredienti di qualità danno il meglio se cucinati in modo semplice con i metodi di cottura più adeguati”. E alla semplicità si aggiunge poi un pizzico di fantasia per non annoiare il cliente. ‘Il menu include una varietà di piatti che si alternano spesso ma che rimangono fedeli al mio credo culinario – prosegue Stefano. I piatti di Stefano Grandi sono già, nella enunciazione, promesse di gusto e raffinatezza: si va dagli asparagi verdi croccanti cotti al vapore con mozzarella di bufala tiepida e acciughe; alla crema fredda di fave verdi con tartare di cetrioli, spuma di parmigiano, cubo di salmone marinato e uovo di quaglia; dall'insalata di manzo cotta in padella con radicchio tardivo, frutta secca e vinegrette alla birra; ai fiori di zucca fritti in farcia di baccalà mantecato al latte con salsa di yogurt e battuto di pomodoro crudo al peperoncino e limone.
Stefano Grandi ama cucinare il pesce anche se nel menu non mancano piatti di carne e proposte vegetariane. Tra i suoi piatti signature emergono le sue origini veneto-siciliane e il suo attaccamento a Milano: ecco allora il baccalà fritto con cipolle e patate o mantecato al latte, il polpo arrotolato cotto senza acqua, e il risotto in molteplici varianti. VINI & COCKTAIL Per accompagnare i piatti che nascono dalla creatività dello chef un’ampia carta di vini dove accanto a prestigiose etichette internazionali ci sono anche prodotti originali delle vigne lombarde. Durante il rito dell’aperitivo, il barman è a disposizione per ‘creare’ il cocktail preferito o per servire una flûte di champagne rigorosamente Veuve Clicquot, la maison con la quale da anni esiste un forte partnership. Il Santa è stato scelto anche come una delle selezionatissime location milanesi dove si può gustare il nuovo Veuve Clicquot RICH, lo Champagne più versatile al mondo, creato esclusivamente per la mixologia.
CONTATTARE: LUIGI FARINA - P.R. MEURS-GERKEN
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poNte // S p A z I E C U L t U R A
sOGnARE di PERdERsi nEl lABiRintO PiÙ GRAndE dEl mOndO
franco maria ricci Ha aperto il laBirinto della masone
di Giancarlo Alviani “Sognai per la prima volta di costruire un Labirinto circa venti anni fa, nel periodo in cui, a più riprese, ebbi ospite, nella mia casa di campagna vicino a Parma, Jorge Luis Borges”. Borges e Ricci, il primo un apprezzato scrittore argentino e il secondo un fine editore che ha elevato la stampa e la qualità del prodotto tipografico a vera opera d’arte, custode preziosa di scritti, immagini e documenti prodotti da eccellenti artisti in diversi campi del sapere. Internazionalmente da decenni il suo marchio è sinonimo di qualità. Non
stupisce, quindi, che Franco Maria Ricci abbia oggi il primato di creatore del labirinto più grande del mondo. Il labirinto della Masone (Masone è la ‘zona’ di Fontanellato, alle porte di Parma, dove sorge il complesso di Ricci) è un tripudio di simboli, ambienti e vegetali: più precisamente bambù. Ben tre chilometri di superficie sulla quale insiste il sogno di una vita. “La passione per il bambù, pianta elegantissima ma così poco utilizzata in Occidente e specialmente in Italia, mi suggerì la materia prima ideale” attesta Ricci. Chartres, Cnosso, Donnafugata, Evionnaz e decine di altri, nella mitologia e nella vita reale, sono illustri esempi di luoghi simili a questo. Spazi in cui è possibile
perdersi o ritrovarsi. Ma c’è una differenza. Chartres, ad esempio, è un percorso meditativo e non costringe la mente a cercare la via d’uscita da un intrigo di tranelli. Quello di Ricci è invece un labirinto che richiede concentrazione e impegno per uscire e non perdersi. I pigri e gli impazienti non si scoraggino: giovani guide all’ingresso forniscono tutti i visitatori di una cartina con cui orientarsi e trovare facilmente la via d’uscita. Lungo le siepi degli alti bambù appositi cartelli recano numeri romani - ad identificare l’esatto corridoio in cui ci si trova,- e possono essere indicati alla conciergerie che, se chiamata, arriverà sul posto per riaccompagnare
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gli avventori sperduti attraverso le vie brevi. A chi compie l’intero percorso invece una lieta ricompensa: l’approdo in una corte su cui si staglia una piramide-tempio cinta da porticati che ospiteranno presto sale convegnistiche. Chiesa, luogo di meditazione, spazio in cui affrancarsi. Sarà il visitatore a codificare questa zona ricca di nessi simbolici con l’immagine e la definizione che più gli risuona familiare. Presto saranno completate due eleganti suite, poste ai piedi della piramide, pensate per trascorrere alla Masone una notte, un periodo di riposo o un momento di relax tra cultura e natura. L’eleganza e i confort offerti non sono proprio per tutte le tasche ma non mancheranno di suscitare curiosità e accendere desideri di chiunque. Una caffetteria ed un bistrot, a firma dei fratelli Spigaroli – chef stellati occupano già oggi un’intera manica della prima corte. La base dei menù è la cucina tipica del Parmense e dell’Italia in generale. All’uscita del ristorante, tra non molto, una gastronomia permetterà ai visitatori di portare a casa prodotti di qualità legati al territorio. Franco Maria Ricci, noto anche per la realizzazione di loghi e marchi per diverse società ed aziende italiane come Smeg e Alitalia, ha deciso che il complesso del labirinto dovesse dedicare ampie sale a mostre temporanee e ospitare collezioni permanenti. Assolutamente da non perdere, ricca di fascino e magnificamente allestita,
la mostra ARTE E FOLLIA: ANTONIO LIGABUE - PIETRO GHIZZARDI curata da Vittorio Sgarbi. Fino a venerdì 30 ottobre 2015 sarà possibile godere di quarantacinque capolavori di Antonio Ligabue e trenta di Pietro Ghizzardi. Un percorso magnifico di dipinti e sculture, esaltati dalle pareti color prugna delle sale che ritornano perfettamente in tutta la loro forza i colori dei due artisti. La mostra è documentata da un catalogo curato con la consueta eleganza grafica da Franco Maria Ricci con testi originali di Vittorio Sgarbi, Marzio Dall'Acqua, Pascal Bonafoux e Gianfranco Marchesi.
Gli spazi culturali coprono più di 5000 metri quadrati e sono anche destinati alla collezione d’arte di Franco Maria Ricci che comprende 500 opere dal Cinquecento al Novecento e a una biblioteca dedicata ai più illustri esempi di tipografia e grafica, tra cui molte opere di Giambattista Bodoni e l’intera produzione di Alberto Tallone. Completeranno questa collezione storica, ricca di busti e marmi neoclassici, tutti i libri curati da Franco Maria Ricci in cinquant’anni di attività. Ricordate, quindi, quando verrete in Italia, di non perdervi una visita al Labirinto della Masone dove respirare le forme e gli spazi della cultura – quella più magica - lungo sentieri vigorosi di robusti bambù.
Venduto anche nel bookshop all’ingresso del Labirinto dove, curiosamente, fa bella mostra di sé un cimelio piuttosto insolito: la Jaguard di Diabolik.
RaGGIUNGeRe Il laBIRINTo Il laBIRINTo Della MaSoNe SI TRoVa al SeGUeNTe INDIRIzzo: STRaDa MaSoNe 121, 43012 FoNTaNellaTo (PaRMa) IN aUTo Da MIlaNo: UScITa aUToSTRaDa a1 FIDeNza; IN aUTo Da BoloGNa: UScITe aUToSTRaDa a1 PaRMa; IN aUTo Da la SPezIa: a15 PaRMa oVeST; IN TReNo, le STazIoNI PIÙ VIcINe SoNo QUelle DI FIDeNza e PaRMa. PeR INDIcazIoNI TeleFoNo +39 0521827081 FaX: +39 0521827081 e-MaIl : RIccI@MaSoNe.PaRMa.IT, laBIRINTo@FRaNcoMaRIaRIccI.coM WeB: WWW.laBIRINToDIFRaNcoMaRIaRIccI.IT
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ponte // E c o n o mia
E CONOMIA di Domenico la tosa
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P ER I C ITTADINI
domenico.latosa@gmail.com Sentiamo spesso dire che un paese economicamente robusto ed “efficiente” deve “attirare gli investimenti". Tutti: il barista,il vicino di casa che negli anni '70 era nell'apparato ed ora vota globalizzazione, tuo papà, le istituzioni più alte – o presunte tali – non perdono occasione di urlare magna cum voce il mantra forse più in voga degli ultimi anni: bisogna attirare gli investimenti dall'estero e, per raggiungere questo obiettivo, bisogna ridurre il costo del lavoro, aumentare la produttività, andare in pensione quando l'età è una cifra a tre zeri e cose del genere. L'economia rallenta ed, in poche parole, “sono finiti i soldi”, quindi bisogna trovarli da qualche parte fuori dai confini nazionali. Ora, capiamo cosa vuol dire per intero ed in cosa consiste la pratica nota come "attirare gli investimenti dall'estero". Questa pratica è divisa in due parti. La prima, quella iniziale, è nota a tutti:
l'azienda X della Svervegia decide, ad esempio, di aprire una fabbrica di un determinato prodotto in un dato paese, ad esempio la nostra Bitalia. Per farlo, il magnate Svervegese porta in Italia dei soldi con cui costruirà o comprerà un capannone, assumerà i dipendenti, pagherà le tasse italiane etc. I dipendenti vi lavorano, lo Stato italiano si becca i proventi delle tasse e siamo tutti contenti. Da ciò il luogo comune, logico ed auspicabile, che se dall'estero affluiscono soldi, è un bene per tutti, lo Stato ed i cittadini. NO! Quella è solo la prima parte della storia. La seconda, non meno rilevante, è fatta così: la fabbrica aperta dall'azienda estera in Italia (ovvero: l'investimento estero) vende i suoi prodotti e/o servizi ed incassa dei profitti. Cosa vuol dire che quell'azienda fa dei profitti? Vuol dire che vende – ad esempio – 10 euro di prodotti per cui ha pagato costi aziendali (bollette, operai, tasse italiane ed altro) per un massimo di 7-8 euro. Questi profitti, però, di chi sono? Sono di proprietà dell'azienda che ha investito, dunque di un soggetto
poNte // E C o N o M I A
estero. Anche se quel proprietario reinvestisse in Italia la totalità di quei medesimi profitti, ed anche se deve corrispondere il 22% di IVA allo Stato, ne ricaverà ulteriori profitti che, in ogni caso, rimangono di sua proprietà e dunque non di una sola persona fisica o giuridica italiana. Ricevere un investimento dall'estero, dunque, vuol dire impoverirsi progressivamente. Impoverimento, ok? A parità di fattori, per ogni 1 euro che entra in un paese tramite un investimento dall'estero, almeno 1,01 euro escono dal computo nonché dalle tasche di quel paese, dalle nostre tasche, ed entrano in tasche di altri paesi, causando un lungo e progressivo impoverimento che va avanti da anni. A questo punto, mi si potrebbe far notare che c'è comunque un benefit: le assunzioni che quell'investimento comporta nel paese di destinazione. Affronteremo questo aspetto dell'analisi nel prossimo numero, a presto!
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e padre itada madre danese Eva Valvo, nata due cultuilibrio tra queste liano, vive in equ Pisa, discua e sich lettere clas re. Ha studiato ntica storia dottorato su un’a tendo la tesi di o. Spinta composta in latin cultule della Danimarca tra te di fare da pon dalla vocazione ice. Vive a uttr trad e com i piccoli re, oggi lavora bin bam marito e due Palermo con il gli amici. arare dolci per e si diverte a prep
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Eva Valvo, liano, vive re. Ha stud tendo la te della Dani dalla vocaz re, oggi l Palermo co e si diverte
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termine “danen è un caso se il entaDanimarca! No iene, è ormai div rip te C’è del dolce in glia sfo te celebri pas i dolci rappresen si”, riferito alle di “dolci”. Anzi, mo ità e oni ativ sin cre ue la e orment ggi to in molte ling ma e rim Il esp sto paese. in cui si tano il settore tronomica di que la tradizione gas mente sterminato e la selel’originalità del io danese è pratica tata soprattutto dal desiciar dol rio erto det rep a qui proposta è stat sentativo delle varie tipolozione di ricette pre un campione rap derio di offrire ì dietro ogni tradizione, e cos gie di dolci. cibo è vita, storia, fatto curioso, un modo di Ma non solo. Il conto, un rac un o attraverde saic con era di un mo dolce si nas costituisce la tess crivere la sua fare. Ogni ricetta fa altro che raccontare e des non e so cui l’autric Danimarca.
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Eva Valvo
Eva Valvo
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sito Visitate il nostroit www.lazisa.
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PREsEntAZiOnE dEl liBRO di dOlci Eva Valvo, “C’è del dolce in Danimarca. Un viaggio in 50 ricette”, prefazione di Charlotte Sylvestersen, collana I saperi e i sapori n. 2, Edizioni La Zisa, Palermo, 2014, pp. 112, euro 8 (Isbn 978-88-9911-311-7) Una piccola casa editrice palermitana ha di recente pubblicato un libro intitolato “C’è del dolce in Danimarca. Un viaggio in 50 ricette”. Il sottotitolo allude al fatto che le ricette sono un pretesto per raccontare la cultura danese, cui l’autrice Eva Valvo è legata per ragioni familiari, essendo nata da madre danese e padre italiano. Ogni ricetta è introdotta da un fatto, un aneddoto o una curiosità che riguarda
quel piatto particolare: in questo modo le 50 ricette sono come tante tessere di un mosaico che, messe insieme, offrono un’immagine più ampia. Si legge nell’introduzione al libro: «Non sarà un caso se il termine “danesi” (o Danish, come si dice in inglese) sia diventato in molte lingue un sinonimo di “dolci”, riferito alle celebri paste sfogliate ripiene. I dolci sono, infatti, una delle assi portanti della tradizione gastronomica danese, sono un ambito in cui si esprimono con forza la creatività e l’originalità di quella cultura. Per me, cresciuta in Italia con la mamma danese e il papà italiano, preparare i dolci che mi insegnava la nonna materna ha significato anche
mantenere un contatto, un filo che mi univa ad un’intera cultura.» E così questo libro presenta al pubblico italiano una forte tradizione dolciaria tutto sommato poco nota in Italia, al tempo stesso raccontando la Danimarca da un’angolazione particolare. Una simpatica lettura, ma anche una bella idea regalo, per gli italiani in Danimarca, i danesi in Italia e chiunque abbia voglia di conoscere un po’ meglio la cultura alimentare danese.
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poNte // A N N U N C I
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Aire o non Aire? Un giovane che espatria prima o poi arriva al dunque. Mi iscrivo o no all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero? di Silvia Favasuli Che si tratti di Londra, Copenaghen, Parigi o Ottawa, i cittadini italiani che trascorrono più di 12 mesi fuori Italia sono obbligati a spostare la propria residenza nel nuovo Paese in cui soggiornano iscrivendosi, appunto, all’Aire. Ma di fatto sono molte le persone a violare tale obbligo, nonostante la legge con cui si istituisce l’Anagrafe dei residenti all’estero (n. 470/88) preveda che l’iscrizione possa essere effettuata d’Ufficio dai consolati competenti in base a dati in loro possesso e agli accertamenti fatti.
Spesso, a tenere lontani dall’iscrizione è la confusione che aleggia attorno alla questione. Cosa comporta il cambio di residenza? Se si dà un occhio al web, è facile trovare i diritti che si acquisiscono, come il voto all’estero, ma raramente si nominano anche quelli che si perdono, come l’assistenza sanitaria nazionale, o le tasse che comunque occorre pagare all’Agenzia delle entrate. E spesso non si sa, ad esempio, che i cittadini residenti all’estero possono chiedere il rimborso dell’Iva sulle merci acquistate in Italia. Abbiamo provato allora a fare un po’ di chiarezza. Innanzitutto, chi si iscrive Ci si iscrive all’Aire se si è cittadini italiani
e si intende spostare la propria residenza all’estero per un periodo superiore ai dodici mesi. Ci si iscrive all’anagrafe della popolazione italiana residente all’estero anche se si è cittadini italiani nati all’estero e da sempre residenti al di fuori del territorio italiano. Oppure se si acquisisce la cittadinanza italiana all’estero. Come ci si iscrive Il trasferimento della residenza da un comune italiano all’estero va dichiarato all’Ufficio consolare della circoscrizione di immigrazione entro 90 giorni dall’espatrio. Ma si può regolarizzare la propria posizione anagrafica anche dopo i 90 giorni, presentandosi presso l’Ufficio consolare di immigrazione.
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L’iscrizione all’Aire (gratuita) comporta l’immediata cancellazione dall’anagrafe della popolazione residente (Apr) del comune italiano di provenienza e l’inserimento del proprio nome nei registri di iscrizione all’Aire. L’iscrizione all’Aire può essere richiesta per posta oppure recandosi personalmente presso l’Ufficio diplomatico-consolare competente territorialmente. I registri Aire sono tenuti dai singoli Comuni italiani, che annotano il trasferimento dei cittadini già residenti presso quel Comune, e inviano i dati all’Aire nazionale, tenuta presso il ministero dell’Interno - Dipartimento per gli Affari Interni e territoriali. Assistenza sanitaria Per quanto riguarda l’assistenza sanitaria ai cittadini italiani Aire, dobbiamo distinguere due categorie: i lavoratori di diritto italiano in distacco e i pensionati di diritto italiano da una parte, e tutti gli altri dall’altra. Lavoratori in distacco e pensionati Al primo gruppo, nel caso in cui si sposti la residenza in un paese Ue, See (Spazio economico europeo) o Svizzera, è concessa la copertura sanitaria a carico dello Stato italiano alle stesse condizioni dei cittadini dello Stato estero in cui si risiede (occorre richiedere alla Asl il modello S1). Se invece i membri di questo gruppo si trasferiscono in uno Stato con il quale non è stata stipulata alcuna convenzione con l’Italia, lo Stato italiano garantisce il rimborso delle spese sanitarie sostenute nel paese di residenza. Non solo. In caso di rientro temporaneo, il lavoratore in distacco ha diritto all’assistenza sanitaria da parte della Asl di ultima dimora. Il lavoratore ha diritto a tutte le prestazioni previste nei livelli essenziali di assistenza garantite ai cittadini in Italia, ad eccezione del medico di fiducia, che viene sospeso al momento del rilascio del modello per l’assistenza all’estero per soggior-
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ni all’estero superiori a 30 giorni. Tutti gli altri Se invece non si è né pensionati, né lavoratori in distacco, si perde il diritto all’assistenza sanitaria in Italia e non prevista la copertura sanitaria all’estero a carico dello Stato italiano. Occorre quindi organizzarsi con assicurazioni private. In Italia si perde il diritto al medico di base, all’assistenza ospedaliera tramite mutua e all’acquisto dei medicinali dietro pagamento del ticket. Nel caso il cittadino italiano risieda all’estero in un Paese extra-Ue, si perde anche il diritto alla Tessera Europea di Assicurazione Malattia (Team) che garantisce assistenza sanitaria negli Stati membri dell’Ue. Tuttavia, i cittadini italiani Aire che rientrano temporaneamente in Italia possono ricevere l’assistenza sanitaria gratuita da parte del Servizio sanitario nazionale autocertificando il proprio status di emigrante. Ma si tratta di assistenza limitata alle prestazioni ospedaliere urgenti, non cure programmate, e per un periodo massimo di 90 giorni. Il voto all’estero Elezioni Parlamento italiano e referendum In occasione delle elezioni politiche o di referendum abrogativi o costituzionali, i cittadini iscritti all’Aire possono votare per corrispondenza presso la propria abitazione di residenza all’estero. Per il rinnovo del Parlamento italiano è stata istituita l’apposita Circoscrizione Estero per l’elezione di 6 senatori e 12 deputati. L’elettore riceve dal Consolato un plico con le schede elettorali e una busta affrancata. Dopo aver votato, occorre rispedire le schede al Consolato. Elezioni Parlamento europeo Gli elettori residenti nell’Unione europea possono scegliere di votare per il Parla-
mento europeo sia nel Paese estero di residenza che in Italia, recandosi presso il seggio elettorale del comune di iscrizione Aire. Gli elettori italiani residenti in Paesi extra Unione Europea ricevono invece la cartolina-avviso per il rientro in Italia, per esercitare il voto. Elezioni comunali, provinciali, regionali In questo tipo di consultazioni, per esercitare il proprio diritto al voto i residenti all’estero devono rientrare in Italia e recarsi nel comune di iscrizione Aire, presentandosi al seggio elettorale muniti di documento d’identità e tessera elettorale. Tasse e dichiarazione dei redditi L’iscrizione all’Aire non basta per potere affermare di risiedere fiscalmente all’estero e pagare le tasse solo in quel Paese. Entra in gioco, infatti, il concetto di «domicilio fiscale». I cittadini italiani residenti all’estero hanno il domicilio fiscale nel Comune italiano nel quale hanno prodotto il reddito (o, se l’attività viene svolta in più Comuni, nel Comune in cui hanno prodotto il reddito più elevato), mentre i cittadini italiani che risiedono all’estero ma prestano servizio per la pubblica amministrazione hanno il domicilio fiscale nel Comune di ultima residenza in Italia. L’Irpef, imposta sul reddito delle persone fisiche, è pagata dagli iscritti all’Aire qualora si possiedano redditi in denaro o in natura di tipo fondiario (derivanti da terreni o fabbricati), capitale (interessi, dividendi, rendite), lavoro dipendente (compresa la pensione), lavoro autonomo, impresa. Ma anche in caso di lavoro occasionale, affitto di terreni per uso non agricolo e plusvalenze. E comunque solo in caso tali redditi siano stati prodotti in Italia. Anche le persone non residenti nel territorio dello Stato sono obbligate al pagamento delle addizionali regionale e comunale
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all’Irpef se, nell’anno di riferimento, risulta dovuta l’Irpef. Dal 2014 gli iscritti Aire che possiedono una casa in Italia pagano l’IMU, con aliquota ordinaria dell’8,9 per mille e non più, come prima, con l’aliquota agevolata destinata alla prima casa o abitazione principale. Dal 2014, infatti, le abitazioni possedute dagli Aire in Italia non sono più assimilabili ad abitazione principale (legge 80/2014). Dal 2015 solo i pensionati di diritto italiano potranno assimilare un immobile posseduto in Italia ad abitazione principale purché non sia affittato o concesso i comodato d’uso. Se l’immobile non è concesso in locazione, gli iscritti Aire pagano anche la tassa sui rifiuti solidi urbani. Spettano agli Aire anche le imposte sui trasferimenti di proprietà degli immobili. È prevista la tassazione esclusiva nel Paese estero di residenza del percettore solo in presenza delle seguenti condizioni: nel caso in cui il lavoratore residente all’estero presti la sua attività in Italia per meno di 183 giorni; le remunerazioni siano pagate da un datore di lavoro privato residente all’estero; l’onere non sia sostenuto da una stabile organizzazione o base fissa
che il datore di lavoro ha in Italia. Occorre tuttavia rimandare alle convenzioni che l’Italia ha stipulato con le varie nazioni straniere per avere informazioni specifiche paese per paese ed evitare la doppia tassazione. L’Agenzia delle Entrate considera “residenti”, salvo prova contraria, i cittadini italiani cancellati dalle anagrafi della popolazione residente ed emigrati in Stati o territori aventi un regime fiscale privilegiato, individuati con decreto del ministro delle Finanze 4 maggio 1999 (l’elenco dei Paesi è riportato al capitolo 6). Rinnovo documenti L’iscrizione all’Aire permette di ottenere presso le rappresentanze consolari all’estero il rilascio o il rinnovo dei documenti d’identità, di viaggio e di certificazioni. E di fruire, nei paesi extra Ue, del rinnovo della patente di guida. Rimborso Iva I cittadini italiani iscritti all’Aire possono chiedere il rimborso dell’Iva pagata sulle merci acquistate in Italia. Per farlo, bisogna presentare al commerciante italiano il proprio passaporto aggiornato con l’indirizzo estero di residenza o un certi-
ficato di residenza all’estero e chiedere il rilascio di una dichiarazione di esenzione Iva. Questo documento va presentato in aeroporto alle autorità doganali cui si chiede il rimborso.
Per ulteriori approfondimenti su come iscriversi per il trasferimento da Aire ad Aire, o come lasciare la residenza all’estero e riacquistare quella italiana è possibile consultare http://servizidemografici.interno.it/sites/ default/files/Guida%20per%20gli%20italiani%20all'estero%20-%20Edizione%20 2012.pdf Per saperne di più in materia fiscale, è possibile consultare la guida dell’Agenzia delle entrate per i residenti all’estero. http://www.agenziaentrate.gov.it/wps/wcm/connect/ c23d4780426dd133b1f2bbc065cef0e8/ guida_non_residenti.pdf?MOD=AJPERES
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Sandra Moll
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Dante Alighieri programma secondo semestre 2015 ottobre
il ruolo della chiesa cattolica oggi in italia Bjørn Thomassen, antropologo e lettore alla RUC, sarà il nostro conferenziere. L’Italia è un paese cattolico? Quale ruolo copre la religione oggi nella vita sociale e politica? Cosa pensano gli italiani di Papa Francesco , del suo messaggio e del suo impegno? Si concentrerà sul dibattito politico, sociale ed etico che caratterizza la società italiana. In danese. Seguirà l’assemblea generale. In collaborazione con la Studieskolen.
Sabato 24 alle 14.00 Studieskolen, Borgergade 1, Kbh K Novembre
Gli italiani in cucina Morten Beiter, giornalista del Weekendavisen e della Radio Danese, sará nostro gradito ospite.
Prendendo spunto
dal suo libro ”Passione”, pubblicato nel 2014, ci farà fare un viaggio gastronomico-culturale in Italia. L’Italia è ricca di bellezze artistiche e di grandi sapori. La sua arte culinaria varia di regione in regione, di luogo in luogo. Solo pochi mangiano perché hanno fame e quasi nessuno è indifferente a quello che mette in bocca. In danese. In collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura
Mercoledì 18 alle 19.30 Istituto Italiano di Cultura Gjørlingsvej 11, Hellerup Dicembre
il presepio, storia di una tradizione italiana Cristina Tibo Hansen, appassionata fotografa e instancabile camminatrice, ci guiderà lungo i sentieri dell’Umbria per ritrovare le sue radici e tradizioni natalizie. Il presepio è una rappresentazione
religiosa, iniziata da
San Francesco nel 1223 e mantenuta viva dalla gente attraverso i secoli. Ancora oggi il presepio è sinonimo di Natale. A dicembre si trova dappertutto in Italia: nelle case, nelle chiese e spesso nelle vie e nelle piazze. In italiano con didascalie in danese. In collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura
Giovedì 10 alle 19.30 Istituto Italiano di Cultura Gjørlingsvej 11, Hellerup Dante alighieri c/o Lucia Rota Andersen Kulsvierparken 71, 2800 Lyngby,www.dante-alighieri.dk dantealighieri@mail.tele.dk tlf 45885713 (Lucia),30344381(Finn, segretario), www.facebook.com/SocietáDantealighieriCopenaghen . Quota 2015 175 kr (100 per studenti;250 kr per nuclei familiari di due persone). Conto bancario:2102 8896 568 583Nordea( ricordate di comunicare il vostro nome e cognome). I soci Dante possono associarsi all’IIC al prezzo scontato di 150kr. I non soci pagano un contributo di 30kr se la conferenza si tiene alla Medborgerhuset di Frederiksberg. Ringraziamo l’Istituto Italiano di Cultura e la Studieskolen, la Fof di Gentofte, la Dante di Århus e il Ponte per la collaborazione.
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