Il Ponte

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ponte //

dicembre 2011 anno 19

Nr. 4

intervista a

maria giacobbe

n atale a nno N uovo buon

e felice

LA DANIMARCA ALLA G U IDA D E LL ' U E

la terra del prosecco



SOMMARIO

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editoriale NovitĂ in questo numero di alessandro raffaelli

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artemisia gentileschi storia di una passione di lucia rota andersen

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La pittula sulla tavola pugliese di alessandra sicuro

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la battaglia d'italia storia di maurizio tani

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la terra del prosecco prodotti italiani di generoso d'agnese

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Lettera di un lettore LAMENTELE di andrea casciotta

i giovani e il bunga bunga opinioni di rosella bennati

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se lutero fosse nato a napoli la voce della sibilla di sibilla ciula

istituto italiano di cultura programma

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kotekino med pernillesovs opinioni di antonio montessori

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presidenza danese all'ue attualitĂĄ di livia sansone

commemorazioni 4 nov. : commemorazione soldati italiani di l. sansone/a. raffaelli

l'altra italia recensioni

maria giacobbe un ponte tra due mondi cultura di antonia giannoccaro

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dalla sardegna alla selandia cultura di livia sansone

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pensioni inps informazione

festa della befana Annunci

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dante alighieri Programma primo semestre 2012

grazia mirabelli direttore

alessandro raffaelli caporedattore

"La redazione invita i lettori ad inviare contributi ed idee per la rivista. Una volta vagliatone la rilevanza, saremo ben lieti di pubblicarli"

dicembre 2011 anno 19

Nr. 4


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ponte // direttore grazia mirabelli caporedattore alessandro raffaelli Art Direction Barbara Lütken

N ovitá

in questo numero

Caro lettore, anche questo numero della rivista è stato interamente realizzato con collaborazioni a titolo gratuito. Sostieni il nostro lavoro con un abbonamento di supporto, questo ci permetterà di assicurare un futuro all’unica rivista in lingua italiana pubblicata in Danimarca IL PONTE kr.150 annuali Danske Bank Reg.nr. 4280 kontonr. 0016922889

in redazione lucia rota andersen livia sansone alessandra sicuro

hanno collaborato Antonio Montessori Generoso D’Agnese maurizio tani antonia giannoccaro rosella bennati sibilla ciula DESIGN mcb2 ADVERTISING web MCB2 ADVERTISING redazione landskronagade 13 st. th. 2100 copenaghen ø tel. e fax 35 55 20 07 email: info@ilponte.dk www.ilponte.dk banca danske bank reg.nr. 4280 kontonr. 0016922889

Le opinioni espresse in ogni singolo articolo sono da attribuirsi esclusivamente all’autore dell’articolo, che se ne assume la responsabilità, e non rifflettono necessariamente il punto di vista della redazione. La redazione non è responsabile di eventuali cambiamenti nelle date e negli orari degli eventi annunciati.

Cari lettori, l’anno sta ormai volgendo al termine, le feste natalizie si avvicinano ed è tempo per riunirsi e festeggiare insieme ai propri cari, ma anche per rallentare un poco i nostri ritmi e soffermarci magari a riflettere sul tempo trascorso e sui progetti per il futuro. Il 2011 è stato un anno denso di avvenimenti importanti e significativi; non staremo qui ad elencarveli, né è nostro compito farlo. Abbiamo festeggiato tutti insieme, in Italia come qui in Danimarca, i 150 anni dell’Unità, riscoprendo in noi profondi, sinceri ed appassionati sentimenti di appartenenza al nostro bel Paese, alla sua storia, alle sue tradizioni, alla sua cultura. Sentimenti che ci hanno aiutato a guardare avanti verso il futuro con la convinzione di essere ancora in grado di poter superare gli impedimenti e le traversìe che hanno purtroppo rallentato negli ultimi anni il progredire del nostro Paese. Ma, guardandosi intorno, è bello scoprire come nuove energie e nuove idee si facciano comunque avanti, nonostante tutto. È dunque con un forte augurio che l’anno prossimo possa portare tanta speranza, serenità e fiducia in tutti noi che vogliamo presentare quest’ultimo numero del 2011. Anche per la nostra rivista questo è stato un anno significativo: la nuova veste grafica si è andata man mano consolidando, riscuotendo sempre più interesse e apprezzamento fra i lettori. E se oggi il sopravvento dei moderni mezzi di comunicazione elettronica mette a dura prova i media cartacei, è vero anche che il vostro appassionato sostegno ci ha finora spronato ad andare avanti, cercando semmai di rinnovarci per meglio poter rispondere alle aspettative dei nostri lettori. A voi lettori torniamo dunque a rinnovare l’invito a sottoporci non solo gli apprezzamenti, ma anche le critiche e i suggerimenti, proprio per poter continuare a crescere insieme. Questo numero, sebbene non abbiamo voluto trascurare importanti argomenti d’attualità (quali l’imminente Semestre danese di Presidenza UE), intende continuare ad approfondire quell’interessante universo che sono le interazioni fra culture: in particolare come la nostra italianità si manifesta in Danimarca, argomento in fondo d’interesse generale per tutti noi che abbiamo scelto di vivere in questo Paese. È quanto ci narra l’appassionante storia di una scrittrice di successo quale è Maria Giacobbe, di questo parlano i volti della mostra fotografica “Diversamente italiani” (v. programma dell’Istituto Italiano di Cultura), così come interessante è scoprire l’approccio di uno storico danese, quale Sven Lundberg, nei confronti dello studio della storia d’Italia. Naturalmente riportiamo anche molte altre storie: Natale, arte, cultura, gastronomia. Nostra intenzione è infatti cercare di raggiungere il più vasto pubblico possibile, cercando di diversificare gli argomenti trattati e di creare spunti di riflessione per tutti. Sperando di riuscire nell’intento, la Redazione vi augura una buona lettura, dunque! A tutti voi e alle vostre famiglie, un grazie di cuore per l’anno che si chiude e un sentito augurio di Buon Natale e Felice Anno nuovo! Alessandro Raffaelli


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ponte // T R A D I Z I O N I

Sulla tavola pugliese

LA PITTU LA di Alessandra Sicuro

IL CANTO DELLA PITTULA

Da San Martino fino a Capodanno,sulle tavole pugliesi appaiono piatti colmi di frittelle di pane di forma tonda, che vengono chiamate pettole,pittole o pittule.Le si serve come antipasto,o come piatto unico in una serata familiare, mangiandole appena fatte,senza ripieno,o farcite con capperi acciughe,cime di rapa o altro. Gioioso piatto familiare,apprezzato da adulti e bambini,le pittole sono dotate di grande versatilitĂ ,adattandosi a divenire dessert se,semplici,vengono intinte nel miele. In questa filastrocca mi sono divertita a immaginare una pittola allegra e disinvolta.

Novembre soffia sulle case pensieri di un certo peso ma questo non sfiora la pittola che tuffa nell’olio d’oliva il corpo tondo e sodo prima di scegliere tra il tenero miele o il cappero piccante.

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ponte // P R O D O T T I I T A L I A N I

L a Te r r a d e l

Prosecco di Generoso d’Agnese

Venezia per la sua unicità lagunare, Padova per la stupenda Basilica e l’orto botanico, Verona per la sua Arena, Vicenza per le sue Ville Palladiane. Il fascino del Veneto come meta di vacanze si potrebbe racchiudere semplicemente tra le iniziali di questi comuni, senza tema di essere smentiti. Ma se la voglia di conoscere l’Italia va al di là delle roboanti proposte dei grandi tour operator, bisogna puntare la freccia sui comuni di Valdobbiadene e Conegliano Veneto. Questa è la terra del vino Prosecco, con i colli trapuntati da vigneti finalizzati alla produzione di una bevanda che qui trova anche una specifica e storica scuola enologica. Tranquillo, frizzante o spumante, colore paglierino, leggero, modesta corposità, esclusivo profumo fruttato e floreale. Sono racchiuse in queste parole le qualità di un vino etichettato come Valdobbiadene DOCG, capace di strappare sempre il plauso, dagli esperti di enologia ai genuini degustatori della domenica. Ed è proprio sulla ricchezza vinicola che i due Comuni hanno costruito la loro storia culturale, ospitando Valdobbiadene da oltre quaranta anni una Mostra Nazionale degli spumanti (ribattezzata Forum Spumanti d’Italia). Prima tappa di questo itinerario tra le pieghe dell’Italia autentica, Valdobbiadene si presenta agli ospiti come paese natale di San Venanzio Fortunato. Chiamato in passato anche Val di Dobiadene, il borgo potrebbe indicare il 7 maggio

1116 come giorno del suo compleanno. Ricca di iniziative culturali, orgogliosa della propria chiesa parrocchiale di San Giacomo edificata nel 1520 e dell’Oratorio dei Santi Sebastiano e Rocco (1463) Valdobbiadene dedica due settimane a cavallo tra aprile e maggio alla mostra del Cartizze e del Valdobbiadene Docg mentre a luglio mette in mostra il proprio prodotto vinicolo accompagnandolo con soppressa nostrana. Nelle frazioni gli spunti storici, architettonici (a Guia la chiesa parrocchiale attribuita al Canova, le ville Barberina Arten Viansson, Barbon Bennicelli, Morona De Gastaldis, Villa Piva) si innestono su quelli eno-gastronomici (particolarmente apprezzato il formaggio di Malga Monte Cesen e il marrone di Combai). Chi arriva a Conegliano il mese di giugno, potrà partecipare alla Dama Castellana, una partita a dama con personaggi in costume rinascimentale. Il gioco della dama fa rima con il vino nell’appuntamento settembrino dell’Enodama, nel quale le pedine sono sostituite da calici di vino bianco e rosso. Sede del Centro Interdipartimentale per la Ricerca in Viticoltura ed Enologia (CIRVE), Conegliano mantiene fede alla propria vocazione enologica offrendo agli studenti universitari il corso di laurea in scienze e tecnologie viticole ed enologiche. Di probabile origine romana, attraversato dal fiume Monticano, Conegliano deriva il suo toponimo dal latino cuniculus, che forse indicavano i passaggi sotterranei della fortezza eretta sulla strada di passaggio che porta in Friuli. Il comune di Conegliano nacque ufficialmente nel XII secolo, grazie a un gruppo di famiglie nobili che nel corso dei successivi decenni permisero la nascita di numerosi monasteri.


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ponte // P R O D O T T I I T A L I A N I

Cultura enologica e gastronomica sulle colline del Trevigiano: una visita al forziere della Serenissima: Valdobbiadente e Conegliano Veneto LE BOLLICINE NOBILI DELL’ALTA MARCA TREVIGIANA 5000 ettari di vigneti racchiusi in un territorio comprendente 15 Comuni racchiusi nella fascia pedemontana. E’ questa l’area in cui viene prodotto il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg, prodotto legato simbioticamente a quest’angolo di Altamarca trevigiana. Il Prosecco Doc, le cui origini si perdono nel passato, ha letteralmente modellato l’orografia di Valdobbiadene e Conegliano, conquistando il gusto del consumatore moderno grazie alla sua versatilità. Prodotto in tre tipologie - tranquillo, frizzante, spumante viene particolarmente apprezzato con gli antipasti di pesce ed i risotti e nella versione con le bollicine come aperitivo e in tutti i momenti della festa. La versione “Brut” ha un grande successo internazionale e si caratterizza per profumi più ricchi di sentori di agrumi e di note vegetali. La versione “Extra dry” (ovvero Prosecco classico), è ottimo come aperitivo, è ideale servito su minestre di legumi e frutti di mare, paste con delicati sughi di carne, formaggi freschi e carni bianche soprattutto pollame. La versione “frizzante” è nata per avvicinare il consumatore meno esperto. Essenziale, asciutto, digeribile e leggero, è l’autentico ambasciatore della tradizione del vignaiolo, ed è perfetto come aperitivo, su antipasti e primi non elaborati. Il Prosecco “Tranquillo” è la versione meno conosciuta al di fuori della zona di produzione e si ottiene dai vigneti più fitti e poco produttivi e da uve ben mature. Va bevuto su antipasti delicati di mare e di terra, ed in abbinamento con i bocconcini marinati della tradizione veneta.

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ponte // O opinioni PINIONI

I giovani e il bunga bunga di Rosella Bennati

Angela è una bella ragazza di 20 anni. Vive a Roma con i genitori, studia archeologia all’Università, e nel tempo libero gioca in una squadra di calcio femminile. Ama viaggiare, ma ora ha un problema.“Quando vado all’estero in vacanza”, dice questa storia del bunga bunga mi perseguita. Anche nel più sperduto villaggio africano, o in un suk orientale, o in cima all’Everest, è sempre la stessa storia. Italiana? Bunga bunga!!!”. Gli stereotipi e i tormentoni hanno sempre perseguitato gli italiani, considerati popolo di spaghetti e mandolino ma anche di mafia e camorra. Ora però c’è un particolare accanimento verso il nostro paese, che è diventato oggetto di una ironia globale sulle avventure hard del nostro leader. In quel definire l’Italia paese del “bunga bunga” c’è una nota beffarda che gli stranieri sottolineano con un certo compiacimento. Forse dietro quell’appellativo c’è anche un pizzico di simpatia, o di divertimento, o perfino di ammirazione per gli italiani “latin lover”: ma tutte queste sono facce diverse dello stesso stereotipo, di una immagine ormai vetusta

dell’italiano allegrone e inaffidabile, sempre pronto a divertirsi e magari ad imbrogliare… Ma noi siamo davvero il paese del bunga bunga? Certo, abbiamo dei politici che in ambito internazionale si fanno notare con atteggiamenti a dir poco “folclorici”, ma la realtà italiana è un’altra: più triste, meno godereccia, ma anche molto più seria. L’Italia vive oggi, al pari degli altri paesi europei, una brutta crisi economica che penalizza in particolare i giovani. Nel nostro Paese più di un milione di giovani sotto i 35 anni non ha un lavoro: il 15,9% degli under-35 e il 29,6% degli under-24, contro una media europea del 21%. Come reagiscono, i nostri ragazzi ? Molti in realtà lavorano, ma a nero, senza quelle garanzie per cui la generazione precedente aveva tanto lottato. Lavori saltuari e precariato sono all’ordine del giorno, mentre i concorsi si fanno sempre più rari. Per fortuna la nuova generazione non demorde e tira avanti come può. Bunga bunga? No, i nostri giovani non sono dei maniaci del sesso, hanno sicuramente maggiore libertà dei loro genitori, ma nel complesso sono monogami, hanno spesso un legame fisso e fanno una vita sociale piuttosto tradizionale, con le serate in pizzeria, il cinema e le passeggiate. E naturalmente

socializzano anche via face book, facendo a gara per il numero di amici virtuali … Sono romantici? Forse, anche se molte delle loro romanticherie sono ispirate dalla tv o dal cinema. Un esempio? I lucchetti dell’amore, una romantica cerimonia ispirata al libro e al film “Ho voglia di te” di Federico Moccia, autore cult per i giovani. Le coppiette comprano normali lucchetti da ferramenta e ci scrivono con il pennarello i loro nomi. Poi, attaccano il lucchetto a un lampione (i primi sono stati i lampioni di Ponte Milvio, a Roma, dove è ambientato il libro, ma poi la moda è dilagata anche in altri luoghi) e gettano via la chiave nel fiume. Insomma, un modo romantico per sottolineare l’indissolubilità del legame, altro che bunga bunga. A dire il vero, a forza di mettere lucchetti, i lampioni di Ponte Milvio si stavano sgretolando, e si sono dovute mettere delle apposite catene porta-lucchetto! D’altronde, il romanticismo del nuovo millennio non sembra molto sensibile all’ambiente. Basti pensare ai writer improvvisati, quelli che imbrattano i muri con frasi d’amore sdolcinate. Certo, fanno tenerezza, ma i poveri muri? Bé, è sempre meglio del bunga bunga…


Istituto Italiano di Cultura

Gjørlingsvej 11 − 2900 Hellerup − tel. 3962 0696 – web: www.iiccopenaghen.esteri.it e-mail: iiccopenaghen@esteri.it

Fra i vari eventi in programma per questo inverno, vi segnaliamo stavolta due mostre: “Diversamente Italiani” mostra fotografica di Daniele Leone curatori: Graziella Lodetti e Sara Zanetti Inaugurazione: 14 dicembre ore 19 Graziella, Sara e Daniele, tre connazionali diversi per provenienza, età e storia di espatrio, ci conducono in un viaggio attraverso l’Italia ex/patriata danese per scoprire attraverso i volti e le storie dei suoi protagonisti le diverse declinazioni dell’essere italiani “altrove”. 40 ritratti e 40 storie di vita per raccontare chi siamo e che cosa, come italiani, ci caratterizza e ci distingue. Diversamente Italiani è anche su Internet: www.diversamenteitaliani.com. Fino al 26 gennaio 2012. Con la sponsorizzazione di: Metro Service A/S Seguirà un rinfresco offerto da “Il Fornaio”, cui parteciperanno con i loro vini alcuni fra i più interessanti produttori del nostro Paese. Per ricevere l’invito e-mail, rivolgersi a segreteria.iiccopenaghen@esteri it.

“Mother Earth” opere di Federica Rossi Inaugurazione: 8 febbraio ore 19 La giovane artista parmense Federica Rossi è una delle più interessanti promesse della giovane arte contemporanea in Italia. Numerosi riconoscimenti e mostre in Italia e all’estero ne confermano il talento. La Terra è un elemento essenziale nel suo mondo poetico. Le sue opere sono un tuffo nell’immateriale, nel gusto plastico per la materia, fra i rilievi, le porosità e le ondulazioni che affiorano tra gli impasti di terre naturali e sabbie laviche. La pittura per Federica Rossi é un puro esercizio di osservazione interiore della mente e del cuore: è bisogno intimo di analisi dell’identità passionale ed etica, un’immersione totale nel percorso degli stati d’animo, delle sensazioni che si incontrano, si dilatano nello spazio profondo e nella mente.

Fino al 28 febbraio 2012 .

Il programma completo e aggiornato è consultabile sul nostro sito: www.iiccopenaghen.esteri.it (»Gli Eventi«) Se non diversamente indicato, gli eventi hanno luogo nella sede dell’Istituto

Informazioni Orario di apertura: lunedì e martedì 9-17; mercoledì e giovedì 9-16; venerdì 9 -15. Orario di apertura della biblioteca: tutti i giorni dalle 12 alle 14. Come diventare soci dell’Istituto: La tessera dell’Istituto di Cultura, con validità per l’anno 2012, costa 250 corone per i soci ordinari (150 per gli studenti e i pensionati

e i soci della Dante Alighieri). Il pagamento della quota sociale può avvenire tramite il bollettino di pagamento che può essere richiesto all’Istituto Italiano di Cultura o tramite internet banking sul n +73< +84857971< (sotto la funzione “indbetalingskort”). Si prega sempre di indicare chiaramente il nome e l’indirizzo.

Aiutateci a informarvi puntualmente e meglio!! Scrivete a segreteria.iiccopenaghen@esteri.it per ricevere informazioni sulle nostre attività per posta elettronica


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4 novembre : ricordati i soldati italiani che riposano in terra danese di Livia Sansone / Alessandro Raffaelli

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nche quest’anno, nel corso di una cerimonia presieduta dall’Ambasciatore d’Italia in Danimarca, Carlo Tripepi, sono stati commemorati i soldati italiani deceduti in terra danese al termine della Prima Guerra Mondiale. Nel 1919, provenienti dalla Germania, questi soldati sarebbero dovuti essere rimpatriati, ma la terribile epidemia d’influenza spagnola di quegli anni li colse qui, uccidendoli prima che potessero salpare dal porto di Copenaghen. Vennero dunque sepolti nel cimitero cattolico di Vestre e sul

luogo della sepoltura fu poi eretta una stele coi loro nomi. La cerimonia si è svolta il 4 novembre, giornata in cui si festeggiano oggi le Forze Armate. Dopo la deposizione di una corona ai piedi della stele e la benedizione da parte di Padre Fabrizio Milazzo, l’Ambasciatore ha reso omaggio ai caduti, ricordando, in un breve discorso, l’atrocità di quella grande guerra che sconvolse l’Europa. “Tuttavia - ha detto - per l’Italia quel conflitto ha avuto la funzione di creare una maggiore coesione, un ulteriore progresso verso l’unità. Oggi - ha concluso l’Ambasciatore - l’augurio è che, anche nel ricordo di questi nostri soldati caduti, l’Italia sappia sormontare le prove difficili di questi giorni e sappia mostrarsi all’Europa e al mondo come un modello di solidarietà e di efficienza”.


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: e b b o c a i G a i r a M i d n o m i a r f e t n o p un di Antonia Giannoccaro

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aria è quasi una figura che riassume in sé una fetta della storia italiana e sarda. Dalla lettura dei suoi libri, dalla comune origine sarda e dalla curiosità di conoscere più da vicino la sua storia di espatrio, argomento che accomuna me e tanti altri sardi, è nato questo film”. Così Francesco Satta, regista e ideatore del documentario “Fra due mondi. Ritratto di Maria Giacobbe” presenta il suo lavoro e l'incontro con la scrittrice sarda, italiana, danese e cosmopolita il cui lavoro e la cui vita si basano sulla ricerca della giustizia e della libertà. Parole chiave nella vita di Maria, che cresce nel nuorese in una famiglia dichiaratamente antifascista, durante la dittatura di Mussolini. Maria risulta la portavoce di un mondo interiore di pace, giustizia e libertà

atore del gista e ide re , a tt a S esco tto di Così Franc ondi. Ritra m e u d ra rio “F o lavoro e documenta senta il su re p ” e b b o italiana, Maria Giac rice sarda, tt ri c s la n o e la cui l'incontro c cui lavoro il ta li o p o osm stizia e danese e c a della giu rc e c ri a ll u ano s vita si bas à. rt della libe

che lei stessa radica nelle realtà sociali abbandonate della Barbagia, così come in quelle fin dall'infanzia vagheggiate della Scandinavia e del mondo. Quello che ne risulta è il mare, porta chiusa e aperta verso l'altro, portatore di nostalgie e di speranze, di sogni e di realtà conosciute e sconosciute. Quello che ne deriva è il viaggio, nella memoria e nell'aspirazione, che unisce il viaggiatore ai luoghi e da essi lo libera, nell'incontro con altri viaggiatori che coscientemente o incoscientemente, arditamente o in sordina, lasciano che i pensieri e le sensazioni si sposino. Il senso della segregazione isolana, ideologica e anche politica, con le sue ripercussioni e le sue scelte, con i suoi sacrifici e le sue sfide, con le battaglie vinte e perse in nome di una verità, di una giustizia e di una libertà nuove, democratiche e umanamente condivise: oltre i nazionalismi e i dogmi di qualsivoglia natura. Sono queste le ancore che legano lo spettatore allo schermo e il lettore ai libri della Giacobbe e soprattutto i cercatori di libertà ad altri cercatori di libertà. Ancore che chiedono di essere gettate negli abissi delle proprie personali interazioni con la vita


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privata e pubblica e che ora più che mai paiono così prossime ai vissuti di tanti. I tanti che hanno perso la vita per liberare il mondo dal giogo dei poteri e delle dittature, dai bavagli che attanagliano le coscienze e narcotizzano le velleità, che imbrigliano l'emancipazione togliendo ai bambini la dignità di imparare e agli adulti la dignità di esprimersi. La dittatura democratica del gattopardo, tanto cara agli italiani e non solo a loro, che nel cambiamento trova solo la propria riconferma e alla quale si contrappone la scelta dell'espatrio, non come fuga quanto piuttosto come occasione di riscatto e di costruzione di un nuovo senso di libertà più profondamente e organicamente veritiero. Il senso dell'evasione, della rinascita, dell'emancipazione che cresce dalle profonde radici storiche e sociali per fiorire nell'aspirazione e nella costruzione di un destino personale. Oltre il mare e nel caso di Maria tra le visionarie e surreali terre scandinave, tra i cui ghiacci lei indicò sin dall'infanzia la sua destinazione esistenziale, che l'avrebbe portata più lontano di quanto avesse potuto immaginare: fuori dal suo esilio personale e intimo, che la voleva legata alle usanze e ai codici sociali di una Sardegna e di un'Italia che poco le

assomigliava, per trovare la sua identità di donna ed artista nel mondo e nello specifico a Copenhagen. “Qui in Danimarca ho scritto e pubblicato tutto quello che potevo scrivere e ho scritto molto. Senza la presunzione di far aprire gli occhi agli altri ma condividendo questo desiderio di conoscenza con gli altri”. Partire per trovare e vivere l'agognato altrove, quella vita solo immaginata, per ritrovarsi, per scoprire la realtà del sogno nella propria più profonda natura, che spesso esula dalle proprie origini, sebbene ad esse sempre ritorni. “Doverti creare uno spazio che è anche di sentimenti e non solo professionale”, questo è stato per Maria lo scoglio più grande nella sua immigrazione, dal quale saltare in un mare freddo che guarda verso altri orizzonti, per curare il cuore e liberarlo dalla salsedine dei ricordi più dolorosi di un'infanzia troppo adulta e troppo sofferta, abbandonata tra le onde di un mare caldo e minaccioso che aveva visto allontanarsi suo padre e con lui molti altri, partiti per non tornare più o quanto meno per non tornare più così come erano partiti. Maria stessa, donna che all'apice del successo letterario

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lascia l'Italia, il suo stesso mestiere e le limitazioni a cui la condizione femminile del tempo la relegava per trovare la libertà di esprimersi e di essere se stessa in una terra, quale la Danimarca, dove l'essere donna e artista era un valore non aggiunto ma inalienabile e soprattutto non solo una conquista di pochi. Maria che, donna tra le donne, non ha dimenticato il coraggio di sua madre, che per le sue convinzioni antifasciste subì la durezza della legge scritta e non scritta. Ne fece il suo bagaglio, la sua stessa forza e tesoro e senza indugi la portò lontano verso altri popoli e altre genti da sentire proprie, tra cui sentirsi propria e con cui condividere il percorso verso l'indipendenza. “Molti possono aver pensato che io li abbia abbandonati, che li abbia dimenticati, ma per trovare se stessi alle volte bisogna passare attraverso una sofferenza propria ed altrui”. La sofferenza del distacco e dell'abbandono che Maria conobbe sin da piccola tra le chiacchiere della gente e i loro ancor più pesanti silenzi. Sarà anche per questo che la diversità non l'ha mai spaventata ma che l'ha semmai


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sedotta e che ha nutrito col tempo il desiderio di espandere e scoprire sempre nuove diversità e orizzonti, mari e limiti, durezze e dolcezze che ovunque nel mondo potessero farla sentire partecipe ed estranea, osservatrice attenta e donna solitaria, comunque parte di un mondo e di un mistero in cui trovare un legame sempre più forte e solido tra terra e cielo, tra uomo e uomo, tra storie e storia in cui la sua stessa vita potesse perdersi e allo stesso tempo ritrovarsi nella grande odissea degli uomini e della loro ricerca della felicità. Comunque sempre nella pace e nel rispetto della libertà. Maria trova nella scrittura lo strumento più adatto per superare queste barriere e i loro orizzonti, navigando lungo i confini della comprensione reciproca, con la mente e con il corpo. Una libertà accresciuta anche dalla padronanza della lingua danese e dalla conoscenza della sua cultura. Interessante è il ricordo del suo incontro con Giacometti e la loro conversazione sull'essere “il prodotto”, come lo definiscono loro stessi, di una “minoranza etnica e linguistica” alle tavole del mondo. Nell'opera di traduzione, Maria trova ad esempio un nuovo modo di comprendere e far comprendere il mondo, un nuovo modo di essere ponte fra diversi mondi che sebbene differenti restano legati tra loro dal filo rosso di una tensione all'umanesimo e un'attenzione all'individuo e alle società in cui si integra e agisce. Cosmopolitismo, in fin dei conti, è ancora da molti considerato un'utopia, un concetto, una parola assurdamente fine a se stessa anziché

una realtà desiderata o desiderabile per tutti o almeno per molti. Un orizzonte visibile non solo alla mente e agli occhi degli artisti ma a quelli dell'intera umanità. Questo l'argine del fiume dell'evoluzione sociale e umanistica, questa la costa da circumnavigare per comprendere forse Maria e il suo lavoro. Questo il panorama che “Fra due mondi” presenta ricorrendo ai ricordi raccontati e rielaborati da Maria e dai suoi libri, in un film che racconta che “ogni uomo è un'isola”, sempre e solo se vuole esserlo! Perché il richiamo del proprio destino è il canto di una sirena a cui nessuno può sottrarsi. Ringrazio Francesco e Maria per le loro opere.

Dalla Sardegna alla Selandia. di Livia Sansone

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ue isole, quella natale e quella su cui sorge Copenaghen. Sono i luoghi in cui ha vissuto la scrittrice italiana Maria Giacobbe che nel 1958 partì per la Danimarca poco dopo aver ricevuto il premio Viareggio con “Diario di una maestrina“ e che in tutti questi anni ha scritto moltissimo affermandosi anche fra i più apprezzati autori danesi.

L’Istituto Italiano di Cultura le ha reso omaggio presentando il documentario, “Fra due mondi” con cui il giornalista e regista Francesco Satta ha raffigurato un ritratto avvincente di questa scrittrice descrivendola come una figura che rappresenta tutto il Novecento. Il fascismo e le persecuzioni vissute da bambina, quando suo padre, Dino, cofondatore del Partito Sardo d’Azione, dovette rifugiarsi all’estero partecipando poi alla guerra di Spagna. E in seguito la liberazione, il dopo guerra, l’emigrazione . Tutti eventi e fasi storiche che Maria Giacobbe ha vissuto pienamente come si evince dalla sua letteratura, dalla sua saggistica e dalle conferenze che ancora oggi, più che ottantenne, continua a tenere tornando spesso anche nella sua terra natale, la Sardegna. Una Sardegna che dopo il “Diario di una maestrina”, che si svolge nella Barbagia, è rimasta presente in molti dei suoi romanzi. Ad esempio “Il mare”, “Piccole cronache”, “Radici”, “Arcipelaghi”, ”Maschere e angeli nudi” di cui Satta ha riportato nel documentario alcune frasi illustrandole con delle bellissime immagini dell’isola. Tuttavia questa terra è tanto presente nella sua produzione letteraria per motivi assai diversi dalla nostalgia. “Quello dice nel film la scrittrice - è il mondo della memoria”. Da bambina quell’isola era per lei come una prigione perchè vivendo la terribile esperienza fascista aveva sentito il bisogno di fuggirne. “Si può essere sardi ed essere italiani, si può essere italiani ed essere europei, si può essere europei e cittadini del mondo“, e proprio in questo modo preferisce definirsi oggi Maria Giacobbe.


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festa della befana Domenica 8 gennaio dalle 14 alle 17, nelle sale dell'Istituto Italiano di Cultura si terrà l’ormai tradizionale Festa della Befana. Per informazioni e prenotazioni contattare il: comitatoproscuola_dk@ hotmail.com

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Storia di una passione

Artemisia Gentileschi di Lucia Rota Andersen

“Al Palazzo reale di Milano, dai musei di mezzo mondo, sono arrivati i capolavori della pittrice che ha avuto l’ardire di misurarsi con Rubens e Caravaggio, della ragazza che ha saputo superare il dramma che l’ha portata alla ribalta, della donna che ha sfidato le convenzioni del suo tempo, dell’artista che ha saputo imporsi in un’ era total maschile”. Artemisia Gentileschi ha dovuto aspettare oltre tre secoli prima che venisse riconosciuta come una delle artiste più influenti del Seicento europeo.

Il primo incontro con la pittrice l’ho avuto leggendo il libro di Anna Banti del 1947, un libro interessante che si legge tutto in un fiato. Durante le vacanze autunnali, prima di continuare il mio viaggio verso la Liguria, mi sono fermata a Milano per vedere la mostra di Palazzo Reale che rimarrá aperta fino al 29 gennaio del 2012. E’ stata una bellissima esperienza che mi ha permesso di entrare nel mondo di questa grande artista.


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a mostra presenta oltre 40 tele, insieme a diversi documenti inediti, tra cui le lettere d'amore autografe scritte dall'artista al gentiluomo fiorentino Francesco Maria Maringhi. Ripercorre le quattro fasi che contraddistinguono la sua vita: gli inizi a Roma giovanissima sotto l’influenza del padre Orazio, gli anni a Firenze, il ritorno a Roma ed il successivo a Napoli fino alla morte giunta forse nel 1653. Ecco due sue opere: “Conversione della Maddalena” del 1615-1616 Galleria Palatina, P.z0 Pitti Firenze e “Autoritratto come allegoria della Pittura” del 1638-1639 Kensington Palace Londra “Conversione della Maddalena” La santa ha l’aspetto di una donna avvenente, elegante con un suntuoso abito di seta gialla dagli amplissimi panneggi. Una generosa scollatura mostra appena la nudità di una spalla e la piega del seno. Non c’è provocazione. La mano che poggia sul petto indica l’atto di riconoscere i propri peccati , l’altra è protesa a schivare qualcosa che si intravede nell’ombra : uno specchio, simbolo di vanità. Sulla sua cornice si leggono le parole del Vangelo secondo Luca “Optimam partem elegit”, ha scelto la parte migliore, quella della ricerca del Signore.

“Autoritratto come allegoria della Pittura” La pittura è personificata da una donna che porta al collo una lunga catena d’oro con un medaglione in forma di maschera, ha i capelli neri un po’ scarmigliati, indossa una veste di colore cangiante, tiene con una mano il pennello e con l’altra la tavolozza. Se la donna raffigurata è la stessa Artemisia come si dice, la pittrice avrá dovuto impiegare due diversi specchi, per ritrarsi in quella posizione. Artemisia Gentileschi nasce a Roma nel 1593. Sin da piccola mostra subito straordinarie capacità pittoriche. Morta la madre deve occuparsi dei fratelli e della casa ma continua a frequentare la bottega del padre che la introduce nei lavori di artisti che lavorano a Roma incluso Caravaggio. A parte questo non ha un’educazione scolare: impara a leggere e a scrivere solo in età adulta. A diciassette anni dipinge il suo primo quadro “Susanna e i vecchioni.” (uno dei lavori per cui è maggiormente conosciuta). A diciotto viene violentata

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da Agostino Tassi, suo maestro di prospettiva e amico del padre. Durante il processo per accertare piú rapidamente la verità Artemisia è sottoposta alla tortura dei cosidetti “ sibilli” piccole corde che serrano le dita. Durante e dopo il processo dipinge “Giuditta che uccide Oloferne” una violenta interpretazione della scena biblica. Un mese dopo abbandona Roma e accetta il matrimonio riparatore con un artista fiorentino trasferendosi a Firenze. Con il marito frequenta l’Accademia del disegno dove stringe amicizia con Galileo Galilei con cui manterrà una fitta corrispondenza. Tra i suoi sostenitori il granduca Cosimo II e la famiglia Medici. Le nasce una figlia che chiama Porzia. Lascia il marito e affronta la vita in modo indipendente. Va a Genova e a Venezia. Nel 1622 torna a Roma con la figlia. Va ad abitare in S. Maria del Popolo. Per Artemisia è un periodo di intenso lavoro. Nel 1630 arriva a Napoli e vi rimane fino al 1637 per poi partire per l’Inghilterra dove trova nel re Carlo I il suo nuovo mecenate. Artemisia rimane in Inghilterra per due o tre anni lavorando per la prima volta in 17 anni con il padre che era giá arrivato nel 1626. Insieme fanno ” l’ Allegoria della pace e delle arti sotto la corona inglese” per il soffitto del palazzo della regina a Greenwich. L’anno dopo la morte del padre, nel 1640 ritorna a Npoli dove vive fino alla morte. Il solo ricordo della sua morte sono due epitaffi satirici scritti su di lei a Venezia che non parlano della sua arte ma la descrivono esclusivamente come una ninfomane e un’ adultera. Una lastra tombale con la scritta “Heic Artemisia” è andata perduta durante il restauro di una piccola chiesa napoletana. Oggi la Gentileschi è giustamente tornata a rivivere. Il critico d’arte Roberto Longhi così scrisse nel 1916: ”Artemisia Gentileschi, dal nome favoloso e serico come le pitture del padre, ci pare l’unica donna in Italia che abbia mai saputo cosa sia pittura, e colore, e impasto, e simili essenzialità; da non confondere adunque con la serie sbiadita delle celebri pittrici italiane” Non sono completamente d’accordo con Roberto Longhi riguardo alla “ serie sbiadita delle celebri pittrici italiane” ma non sono un critico d’arte. Invito i lettori del Ponte a una conferenza di Alessandra Sicuro che terrà nel prossimo aprile dal titolo “ Lo schiaffo e la carezza. Voci femminili nella pittura italiana dal Rinascimento al Barocco”.


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1799-1948

’ La battaglia d Italia Intervista con Sven Lundberg, indagatore della storia delle origini dell’Italia contemporanea di Maurizio Tani

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ell’anno delle celebrazioni per i 150 anni dell’Italia unita, esce un utilissimo libro per il pubblico di lingua danese che offre una sintesi qualificata (anche da una quantità impressionante di immagini, spesso molto rare) della storia spesso travagliata del paese di Garibaldi e Mazzini.

Sven Lundberg è uno storico che ha insegnato all’Università pedagogica dello Jutland (Danmarks Lærerhøjskole). Autore soprattutto di storia locale e di strumenti didattici per i suoi studenti di storia (in particolare tre libri intitolati La Roma di Cicerone, Giustizia o Potere, Violenza e Potere), in questa opera sulla storia contemporanea italiana emerge tutta la sua passione e la sua capacità di pedagogo e divulgatore. Il libro è pubblicato da “Forlaget Broen” (Jens Kromannsvej 3 - Snoghøj -7000 Fredericia, www.italien-historie.dk).


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Perché scrivere un nuovo libro? Il saggio offre del periodo 1799-1948 una lettura particolare, dedicata ad una costante di questa epoca: la ricerca di quella che in danese è chiamata “sammenhængskraft” e che potrebbe esser tradotta con l’espressione “forza di coesione” (nazionale, politica, economica e idealogica), elemento indispensabile per un paese come l’Italia che in quell’epoca intendeva farsi nazione. Senza anticipare troppo del suo libro, secondo lei poi gli Italiani l’hanno trovata questa “sammenhængskraft”? I primi a provarci furono i liberali, che furono l’avanguardia della liberazione e dell’unificazione dell’Italia. Ma fallirono soprattutto a causa del fatto che rimasero troppo elitari e fecero delle scelte che andarono nella direzione opposta (priorità data allo sviluppo industriale del nord, mancata lotta al clientelismo ereditato dal passato). Quel fallimento iniziale spiega molto degli altri fallimenti successivi, i periodi più drammatici della storia italiana (il nazionalismo imperialista, la guerra, “il biennio rosso” e il fascismo), la mancata assunzione di responsabilità di molti governi italiani (anche in epoche più recenti), ma anche quella grande voglia di partecipazione e senso di appartenenza, di coesione politica e sociale che ha spinto e spinge ancora oggi milioni di italiani ad impegnarsi direttamente per il bene comune e che è in un certo modo eredità del Risorgimento. Perché “La battaglia d’Italia”? Il titolo ha più spiegazioni: prima di tutto vuol ricordare che l’Italia più volte in quel periodo dovette essere “liberata” e riunificata. Nello stesso tempo l’espressione sintetizza bene il contrasto, purtroppo sfociato anche in aperta guerra civile, tra idee diverse d’Italia (unita o confederata? monarchica o repubblicana? centralizzata o autonomistica e federale?), e lo scontro ripetuto tra gruppi di potere, sia politici che economici che ideologici.

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Perché questi limiti cronologici? Non c’è accordo tra gli storici su quando far iniziare il Risorgimento. Io credo che esso fu in buona parte ispirato dalla Rivoluzione francese. È lì che ha le sue “radici” ideali e da lì che arrivano le parole d’ordine libertà e indipendenza. Così ho scelto di iniziare la narrazione con la rivolta di Napoli del 1799, finita tragicamente, e con Eleonora Pimentel come protagonista. Il libro finisce all’inizio del 1948, con la nascita della Repubblica italiana, fatto fondamentale della storia italiana. Devo comunque confessare che per me è stata anche una necessità pratica: se avessi continuato il racconto fino ad oggi sarei ancora a scrivere. Va detto comunque che la storia dopo il 1948 è sempre presente nel libro, anche se indirettamente. Qual è nella storia italiana del 1799-1948 il suo personaggio preferito? Se siamo in cerca di eroi, il Risorgimento ne offre molti. Primo tra tutti Garibaldi (grande risorsa del Risorgimento) e poi Mazzini (anche se più tragico). Io personalmente sono molto attratto da Eleonora Pimentel e Giacomo Matteotti, entrambi eroi tragici. Lottavano coraggiosamente per un paese più giusto e contro gli abusi del potere. Per certi aspetti ammiro anche Giovanni Giolitti, che fu forse il presidente del consiglio più competente di tutta la storia del Regno d’Italia, anche se persona cinica e quindi molto discutibile.

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Lettera del connazionale

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P ROT E S TA Riceviamo dal connazionale Andrea Casciotta la seguente lettera di reclamo con preghiera di pubblicazione. La redazione de IL PONTE si dissocia dalle opinioni in essa contenute e non si assume alcuna responsabilità sulla veridicità dei fatti riportati . Alla cortese attenzione di: - Guardia di Finanza - Ministero dell'Economia e delle Finanze - Deputato Gianni Farina - Senatore Claudio Micheloni - Ambasciata d'Italia a Copenaghen - Cancelleria consolare dell’Ambasciata d'Italia a Copenaghen - Rivista Il Ponte - Gruppo Facebook Italiani all'estero Oggetto: Protesta per il comportamento della Guardia di Finanza Gruppo Malpensa Desidero anzitutto fare un appello a tutti gli italiani che non lo sapessero: l’acquisto del “bollino” per il passaporto NON è obbligatorio, lo dice chiaramente la legge (vedi più in basso). ATTENZIONE! Se mostrate il passaporto sprovvisto di “bollino” rischiate che qualche militare ottuso vi fermi entrando in Italia e vi faccia perdere un’ora per stipulare un verbale di multa. Se fate vedere la carta d’identità siete in perfetta regola e non avrete nessun problema. Questo mi è successo un paio di settimane fa in Italia: Sono un cittadino italiano residente in Danimarca. Il giorno 13 ottobre 2011 arrivo al Terminal 2 dell’aeroporto di Malpensa con il volo Easy Jet proveniente da Copenaghen alle ore 13.30. Sono in compagnia della mia fidanzata, cittadina argentina, per un viaggio di lavoro e di piacere. All’uscita un funzionario in divisa (e armato) della Guardia di Finanza ci blocca il passaggio chiedendoci i documenti. Porgo entrambi i passaporti al militare che prende solo il mio passaporto e comincia a sfogliarlo. Senza aggiungere altre parole si ritira nell’ufficio adiacente la porta d’uscita e si siede alla scrivania. Dopo un paio di minuti fa cenno al suo collega rimasto fuori di farci entrare, al che il collega anch’esso in uniforme e armato si avvicina e prendendo il braccio della mia fidanzata ci dice di entrare. All’interno dell’ufficio siamo invitati a sederci mentre il primo militare si allontana con il mio passaporto e rientra dopo poco tempo e comincia a scrivere. Chiedo al militare cosa sta facendo. Il militare dice sta compilando un verbale perché non ho apposto “il bollino” nel passaporto gli ultimi 3 anni, sono quindi in violazione e devo

pagare una multa. Dopo avere insistito per sapere esattamente dove consiste l’atto criminale che mi viene contestato mi comunicano che, 3 anni addietro, ho violato la legge italiana passando la frontiera tra Argentina e Brasile con un passaporto sprovvisto di bollini. Poco a poco appare sempre più chiaro anche alla mia fidanzata presente che il loro principale obbiettivo, se non l’unico, è fare multe (infatti il passaporto argentino della mia fidanzata non è mai stato neanche aperto). Solo ed esclusivamente multe, ovviamente ai cittadini italiani. A conferma di questo posso aggiungere che il giorno di rientro in Danimarca, il 20 ottobre 2001 sempre dal Terminale 2 di Malpensa, la storia si è ripetuta e sempre con militari della Guardia di Finanza Gruppo Malpensa che ci hanno fermati appena fatto il controllo dei bagagli a mano. Anche qui il passaporto della mia fidanzata non ha assolutamente suscitato nessun interesse (solo il suo abbigliamento sportivo, visto gli sguardi maleducati dei militari - la mia ragazza è di bella presenza, si, però da molto fastidio quando un gruppetto di uomini maleducati, oltretutto armati, fanno i bavosi). Le mie proteste sono le seguenti: Innanzitutto desidero protestare perché io e la mia fidanzata siamo stati fermati in Italia da personale militare in uniforme e armati come se fossimo ricercati o sospettati di crimini gravi. Desidero inoltre protestare per la forma con cui siamo stati fermati, non era necessario fermarci come se stessimo scappando dopo avere commesso un crimine, che modo di fare è questo, siamo un paese civile o militare?

Mi sembra anche molto scorretto e assolutamente inaccettabile nella situazione specifica che nessuno dei militari presenti in nessun momento si è presentato ne con nome ne con rango - all’arrivo come alla partenza. Sarebbe opportuno che tutte le persone che visitano l’Italia vengano ricevute in forma cordiale, magari con un sorriso ed un benvenuto, ancor di più noi cittadini italiani che all’estero rappresentiamo l’Italia e siamo orgogliosi di farlo. È una vergogna rientrare in Italia ed essere ricevuti da militari armati, oltretutto con l’arma all’altezza della vista dei bambini che non possono sicuramente capire il perché o il come le primissime persone che incontrano in Italia siano in possesso di armi - neppure io lo capisco. Perché a dare (o meglio NON dare) il benvenuto e l’arrivederci in Italia devono essere militari? Ma stiamo scherzando? Perché i militari? Come può

Andrea Casciotta su tassa passaporti

essere che l’Italia non possa ricevere i suoi ospiti e compatrioti senza mostrare i denti e le armi a primissimo acchito? Mi sembra di tornare 3 o 4 generazioni indietro nel tempo, per meglio dire degenerazioni. Ovviamente non è assolutamente mia intenzione pagare la multa arbitraria sancita da militari di carriera usando una tassa amministrativa come scusa per spillare soldi a un cittadino italiano in viaggio nel suo Paese natale. Il testo della legge parla chiaro, è pubblico e si può leggere sul sito del ministero degli esteri (http://www.esteri.it/ MAE/IT/Ministero/NormativaOnline/Normativa_ consolare/ServiziConsolari/Passaporti.htm sotto Legge 21 novembre 2000, n. 342 - paragrafo 6): La tassa annuale sulle concessioni governative per il passaporto, di cui all'articolo 1 della tariffa delle tasse sulle concessioni governative introdotta con decreto del Ministro delle finanze 28 dicembre 1995, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 303 del 30 dicembre 1995, deve intendersi dovuta esclusivamente per l'espatrio verso i Paesi diversi da quelli aderenti all'Unione europea. Io non ho mai viaggiato (non sono mai espatriato) dall’Italia verso i Paesi non aderenti all’Unione Europea. In Argentina ci sono andato partendo dal mio Paese di residenza, la Danimarca, passando per l’Inghilterra, e non dall’Italia. Cordiali saluti Andrea Casciotta, Danimarca Post Scriptum per i lettori de Il Ponte: Sembrerebbe una barzelletta ma assicuro che è vero: i militari stessi dandomi in mano il verbale della multa mi hanno "consolato" dicendomi che pagandola entro 30 giorni posso usufruire di uno sconto del 30% sul totale. Neanche al supermercato fanno offerte tanto strepitose, equivale a un 3 x 2 - prendi 3 multe e paghi 2! Infatti il verbale si riferisce alla mancanza di bollini da agosto 2008 a dicembre 2010, 3 anni solari, di cui appunto mi viene scontato uno. "..." Per chi fosse curioso di sapere questo specifico dettaglio, l'importo totale della multa è di circa 450 euro. Sconto escluso... Grazie alla redazione de Il Ponte per lo spazio dedicato a questo tema. A tre settimane dall’invio della presente il connazionale fa sapere di avere ricevuto risposta solo dall’Ambasciata d’Italia in Copenaghen e dalla redazione de IL PONTE.


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ponte // L A V O CE D E L L A S I B I L L A

Se Lutero fosse nato a Napoli Sibilla Ciula

Un'isola d’ombra in un mare di campagna assolata. In grembo alla quercia con le foglie fitte nel sole. E tutt'intorno grano mietuto, balle di paglia seccata, terra a riposo, gialla di sterpi, fiaccata dal caldo. Terra ferma, in attesa, fragrante e assetata. Orgia di luce, aria pesante d'agosto. Col sole in faccia e il cuore all'aria sul ciglio del campo a pascere bestie, giù per la vigna fragrante di fichi e pagliai, di mucche e di more mature, un chicco tra i denti che sa già di mosto. Liquido l’orizzonte. Un trattore che arranca su terreno sconnesso, caccia un grido stridente. La terra trema. Apro gli occhi senza capire. Sono nella pancia del treno che riparte nella notte di nebbia tedesca, scivolando su rotaie bagnate. Stazione di

neon ingialliti e baveri alzati, panchine di cuori trafitti e bagagli ordinati. Scendo dal letto per fare qualcosa, per far finta di sapere già tutto. Sono sola, ma il treno ride di me e del mio sogno campestre. Apro il finestrino per una boccata d’aria bagnata. Mi sdraio di nuovo sul letto FS e pensando alla mia méta distante, scivolo in un sonno leggero, a occhi chiusi e cuore aperto. Odore di fango, grandi stivali sul tappeto di foglie inzuppate, e il ramo nodoso scoraggia i serpenti e scova i porcini ai piedi dei cerri, quelli di castagno - si sa son per i vermi. E in cucina i funghi arrostiti da legna fumante, la mentuccia a stordire lumache bavose e nonna tagliare la pasta esatta e veloce. Le mie ossa fatte di tutto questo. Il resto non conta. E il tufo muffito nell'aria piccante dell’alba, uscire dal letto ben duro, dalle coltri di lana pesante, ci vuole coraggio. Voci e trambusto. Hanno già

cominciato. Bottiglie in fila, catino celeste, maniche rivolte su un mare di polpa. Un quintale quest'anno ed io, in camicia, affondare il mestolo, coi baffi di pomodoro, fino a non farcela più a riempire bottiglie. Di questo sono fatta e nessuno me lo può togliere, neanche al polo dove nel cielo a tre dimensioni, il sole sempre in tramonto e mai rosso con la sua luce obbliqua e lunga rende tutto chiaro e intelligibile. Martin Lutero non poteva che venire da quella parte dell'emisfero terrestre dove il cielo è a portata di tutti. Dove le nuvole basse fanno intravedere il piede divino. Il paradiso non è distante e l’uomo qualunque può arrivare laddove in altri mondi solo le caste sacerdotali osano. Che ne sarebbe dei protestanti se Lutero fosse nato a Napoli. Forse al posto del suo rigore etico, intransigenza spirituale e razionalità mistica, avremmo un Masaniello che, con gli spaghetti


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in tasca e il "pazzariello" in mano, picconerebbe il potere costituito a forza di schioppi e sarcasmi. E forse il risultato sarebbe uguale. Ma le chiese a Napoli sono fatte di pietra, ricche di oro e di speranze, ed è difficile dire alle vecchie di alzarsi dai confessionali e andare nella stalla a sgranare il rosario, che tanto è lo stesso. Il treno si arresta sotto strati di cielo, tra particelle rarefatte e linde, e penso a Gesù al di sopra di tutto. Come sarebbe stata le sua storiase fosse nato in Lapponia, forse non così cruenta, ispirata e drammatica. Siamo davvero gli stessi ovunque nasciamo? Restiamo gli stessi ovunque andiamo? Un fatto è certo. Ero finita sul molo del porto e non me ne ero accorta. Non c'era odore di alghe secche, acqua marcia e barche gonfie di mare. Stringo gli occhi per annusare forte. Vento nei polmoni. E voci di bambini in una lingua da fumetto. Mi viene fame. Fame di cose dolci e colorate. Cose che da piccola non mangiavo.

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Allora nei pomeriggi di marzo col cuore in gola e la fronte sudata su da nonna per pane a bruschetta col sale e con l’olio. E giù di nuovo a correre col pane in mano e l'olio in faccia. Ora no. Davanti a questo mare fermo, queste voci d'aria sottile, sono sul traghetto a mangiare meringhe zuccherose a forma di delfino. E riprendo la corsa verso le isole dello stoccafisso, dove i merluzzi stesi all'aria come i panni, diventano duri come bastoni. Pellegrinaggio guidato dai sensi per vedere se il mondo è diverso altrove, se noi siamo gli stessi dovunque. Il battello, odore di nafta, lo riconosco. L'isola, la palafitta. Dormire sullo sciacqettìo sconnesso del mare. I gabbiani dell'alba in un cielo di calce. Il mare lo stesso, calmo e compatto, buio di piombo. E il pesce secco a colazione sfilacciato con le mani, odore di carta, sapore di... di mare?? Ma allora questo è davvero il mare! All'improvviso mi si sfonda il palato nella nuova dimensione. Il codice è rotto. Tutto c'è, sapore e odore di pesce e di mare, basta saperlo cercare.

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E il corpo impara a conoscere ciò che è davvero diverso. Sono i sensi che avvezzi alle solite frequenze ignorano le altre. È il sole arrogante che con i suoi frutti vivi e carnosi nasconde il mondo minimale. Quindi se le cose, pur a gradazioni diverse, sono le stesse dappertutto ed è solo questione di parametri, anche noi a diverse latitudini restiamo fedeli a noi stessi, sintonizzati su nuove frequenze, ma senza abdicarci. Dalla mia isoletta polare chiudo gli occhi e vedo tutta la bellezza di quel panorama marino e l'odore del mare mi gonfia i polmoni. È ora di andare. Passato il Brennero tiro fuori dallo zaino il merluzzo seccato, lo sfilaccio con cura e lo offro ai miei occasionali compagni di viaggio. Rifiutano tutti con il cordiale sorriso, diffidenti per estetica e non per il puzzo, perchè quello, di sicuro, ero l'unica a poterlo sentire.


CONTATTARE: LUIGI FARINA - P.R. MEURS-GERKEN


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Kotekino med persillesovs di Antonio Montessori Lettore Scherzavo, lo giuro! La volta scorsa, quando parlavo dell'annessione del Lombardo-Veneto all'Austria, era uno scherzo. Non sapevo quanto la situazione fosse drammatica e cruda. Probabilmente, per quanto l'ambiente sia ovattato -così lo ricordo- qualche notiziola sul triste stato dell'Italia e le sue attuali responsabilità riguardo la tenuta della Moneta unica sarà arrivata anche lì. Parto col dire che questa cosa ci è stata pervicacemente e pelosamente nascosta. Volendosi fidare della cronaca nazionale, infatti, eravamo messi meglio degli altri e chi diceva il contrario -ovvero tutto il resto del mondo- era un beccamorto allarmista. Invece il problema c'è, adesso lo sappiamo, e proprio sul nostro modo di viverlo mi volevo soffermare. In generale, la nostra personale spocchia ci porta ad arrogarci il diritto di decidere, in materia di leggi e regole, cosa è giusto e cosa no, ma non in bianco e nero: mentre ci sono atti giustamente ostracizzabili per la loro gravità, la zona grigia risulta essere ampissima; una zona nella quale ci si sente in grado di decidere come comportarsi, in base a fattori che sfortunatamente sono assolutamente personali e perciò differiscono da individuo a individuo. Faccio un solo esempio, stradale, perché è il terreno più ricco, ed anche il contrasto più stridente con la Scandinavia: una bella fermata o meglio ancora sosta breve, possibilmente con fuoristrada o SÜV, occludente un'arteria dedicata ad altri mezzi (corsie taxi e bus,

ciclabili, marciapiede), per giunta per futili motivi: fare cinque passi di meno per raggiungere la destinazione; io che invece cammino volentieri, e soprattutto preferisco non occludere le arterie di nessuno, quando vedo qualcuno che ha criteri visibilmente più egocentrici chiedo, forse un po' troppo sfacciatamente, il perché. Le risposte? Omettendo i poco gentili inviti a prender cura dell'affar mio, conto tanti "embè?", "non c'era/ non passava nessuno" oppure con un drammatico ed arbitrario depotenziamento dell'infrazione: "oh, chissà/e che sarà mai".

Ed in effetti, a parte poche eccezioni, non si sono messe vite in pericolo, né fatti danni alle cose, tutt'al più l'autobus avrà scartato sulla corsia normale, mentre ciclisti e pedoni sono abituati -e rassegnati- alla serie B. Le forze di polizia hanno ben altro a cui pensare, tra cui fare collette per comprare la benzina (lo sapevate?) per cui la possibilità di essere beccati, di fatto, non esiste; ma alla peggio si discute un po' (NB: si discute? E'

il Codice della Strada perbacco!) e magari ce la si sfanga, semplicemente portando l'agente a confrontare la pochezza dell'atto in confronto al terrorismo o alla fame nel mondo. Ora, l'Europa ci ha imposto una "Road Map", forma gentile che significa "pressante to-do list", e non si discute che le cose siano da fare, assolutamente e con estrema urgenza, altrimenti l'Italia va in default -e con essa c'è una buona possibilità che tiriamo giù anche l'Euro. L'atteggiamento dell'italiano medio? Esattamente "oh, chissà/e che sarà mai". Non so se mi spiego: siamo ancora nella zona grigia, dove il libero arbitrio DEVE regnare sovrano! Rendersi conto della gravità della situazione, della necessità di seguire indicazioni perché altrimenti sono amarissimi cavoli, no, non fa per noi. Ma sì, dai, parliamo col vigile e vedrai che tutto si sistema. Io non ci sto, e vorrei quindi aprire il totoannessione. Sì, guardo proprio voi. Che fate, ci prendete? Dai, per favore, dopo essermi abituato a pensare in corone, tornare all'euro è un incubo. Fatelo almeno per me! Tanto per noi "Francia o Spagna, basta che se magna", ma siccome nouvelle cousine e tapas non assicurano il giusto apporto calorico, chissà che non riusciamo, nel Natale di Danitalia, a mangiare Smørrebrød e Salame, Kotekino med Persillesovs, kirsebærbabà ed ovviamente Julebryg per tutti. Buon Natale!


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ponte // att u alit á e r e c e n s ioni

Presidenza danese dell’UE

Per Helle Thorning Schmidt molti ossi duri da masticare

di Livia Sansone Avrà un compito difficile la Danimarca quando a partire dal prossimo gennaio assumerà per un semestre la Presidenza dell’Unione Europea. La crisi finanziaria, che in Europa presenta l’aggravante del forte debito pubblico di alcuni stati membri (fra questi ai primi posti c’è l’Italia) ha portato, di fatto, a modificare i rapporti di forza all’interno dell’Unione. Tutte le decisioni vengono prese ormai dai soli 17 paesi dell’eurozona e fra questi ancora di più dai leader dei paesi più forti, la Francia e la Germania. Sono loro infatti che, in accordo con la Banca Centrale Europea e il Fondo Monetario Internazionale, debbono finanziare buona parte dei capitali destinati ad aiutare le banche e i paesi maggiormente indebitati. Questo porta ad escludere dai negoziati gli altri 10 stati che sono fuori dall‘euro, produce una progressiva sfiducia nei confronti dei leader di molti paesi dell’Unione costretti ad adottare misure molto impopolari e infine, sul piano globale, l’Europa e la sua moneta unica stanno perdendo credibilità. Uno dei problemi che la Danimarca dovrà affrontare è dunque quello di lavorare alla soluzione della crisi del debito. Ma non avendo aderito all’euro dovrà affrontare il paradosso di non aver voce in capitolo, quando si cercheranno delle soluzioni avendo però la responsabilità di esercitare quella sorveglianza voluta dalla nuova governance economica che impone di ridurre ogni anno il debito pubblico del 5% ai paesi in cui questo è al di sopra del 60% del Pil ( ad es. quello greco è del 160%, subito dopo viene quello italiano al 120%. Quello della Danimarca è invece il più basso, solo il 38% del Pil). Gli scombussolamenti politici provocati dalla crisi quest’anno hanno portato 6 primi ministri dell’eurozona a dover abbandonare la poltrona. In gennaio è toccato all’irlandese Brian Cowen, in marzo al portoghese José Socrates, in ottobre alla slovacca Iveta Radicová, in novembre al greco Georgios Papandreou e a Silvio

L’altra Italia

E’ nelle librerie dalla seconda metà di novembre il volume “L’altra Italia” di Goffredo Palmerini, One Group Edizioni. E’ una selezione di scritti e articoli (Gennaio 2010 - Luglio 2011) pubblicati in Italia e all’estero, un “annuario” di fatti e personaggi dedicato agli Abruzzesi e ai connazionali oltre confine che, nonostante la lontananza, mantengono il legame con

Berlusconi e l’ultimo è lo spagnolo Luis Zapatero che alle elezioni del 20 novembre aveva rinunciato a ricandidarsi. Mentre scriviamo si stanno formando dei nuovi governi sia in Grecia che in l’Italia e questo fa sperare che i mercati trovino una maggiore stabilità. Ma le misure che dovranno essere intraprese per risanare i bilanci saranno molto dure, inevitabilmente ridurranno il potere di acquisto delle famiglie e la disoccupazione rischia di continuare ad aumentare. Sebbene in tono minore anche in Danimarca la crisi ha avuto i suoi effetti negativi. Qui la disoccupazione preoccupa il nuovo governo danese di centro sinistra che ha posto al centro del proprio programma la crescita, predisponendo nella proposta di legge finanziaria investimenti pubblici di 18 milardi di corone per favorirla. E trovare il modo di favorire la crescita e creare nuovi posti di lavoro in Europa sarà uno degli obiettivi primari della premier socialdemocratica Helle Thorning Schmidt, anche nel corso della presidenza danese. Così come dovrà avvenire in Danimarca sarà importante per lei e per il suo governo sostenere in Europa la crescita soprattutto nei settori favorevoli all’ambiente e nel campo delle energie rinnovabili. E la presidenza danese avrà anche il compito di partecipare alla stesura della linea europea in occasione del vertice mondiale dell’ONU sullo sviluppo sostenibile, che si terrà a Rio nel giugno prossimo. Invece per la Danimarca sarà una vera spina nel fianco la modifica del trattato di Lisbona voluta dalla Cancelliera tedesca Angela Merkel per salvare l’euro rafforzando l’integrazione economica e politica dell’Unione. La Gran Bretagna, seconda potenza economica d’Europa, non aderendo all’euro soffre troppo il disagio di essere esclusa dal potere decisionale esercitato ormai da Berlino e da Parigi. Il premier britannico Cameron si è pronunciato chiaramente contro ogni modifica del trattato. L’euro scetticismo torna a rafforzarsi anche in Danimarca e il compito che avrà la Presidenza di mediare su questo tema ai negoziati UE sarà un osso duro da superare.

le loro radici attraverso la stampa italiana all’estero. Sessanta milioni di storie, di talenti e di esempi illustri, ancora poco conosciuti, ma che con tenacia affrontano il generale clima di diffidenza portando nel mondo il prestigio del loro Paese d’origine e mostrando un altro volto dell’Italia che parla di solidarietà, determinazione e fiducia nel futuro.


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Pensioni INPS. All’estero ci penserà la Citibank Nel luglio del 2010 Citibank si è aggiudicata la gara bandita dall’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale per l’affidamento del servizio di pagamento delle oltre 411 mila pensioni in 131 Stati a connazionali ivi residenti. Ció premesso si informa che, con il pagamento del rateo pensionistico del mese di gennaio 2012, il servizio cessera’ di essere a carico dell’Istituto centrale delle banche popolari italiane (ICBPI), per passare, a partire dal rateo del mese di febbraio 2012 e per la durata di tre anni, a carico di Citibank, gruppo bancario internazionale di riconosciuta esperienza nel settore. Non presentano sostanziali novità i metodi di pagamento: accredito su conto corrente bancario; riscossione in contanti allo sportello; spedizione a domicilio di assegno di deposito non incassabile. Gli istituti di credito corrispondenti in loco, di norma, restano quelli attuali.

Dal 1 novembre scorso i due istituti di cui sopra hanno preso diretto contatto con l’utenza interessata attraverso un’operazione di invio della necessaria documentazione, mentre l’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale ha incontrato i Rappresentanti nazionali degli Istituti di Patronato a Roma il per la presentazione del nuovo servizio in data 7 ottobre p.v. Con la lettera congiunta INPS – Citibank del 1 novembre 2011, oltre ad una informativa sulle novità operative, ai pensionati verrà indicato il termine del 2 aprile 2012 entro il quale dare dimostrazione della propria esistenza in vita, utilizzando a tal fine l’apposito modulo che verrà messo loro a disposizione, per evitare di vedersi sospendere, a partire dal rateo del mese di maggio 2012, il pagamento della pensione.

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Alla fine del mese di gennaio 2012, con una seconda operazione di mailing, INPS e Citibank ribadiranno ai pensionati che non avessero ancora provveduto, la necessita’ di far loro pervenire l’attestazione di esistenza in vita. Gli adempimenti in capo ai pensionati si sostanziano fondamentalmente nella dimostrazione dell’esistenza in vita. Dalla ricezione di questo Comunicato alla data ultima consentita (2 aprile 2012) per l’inoltro alla Citibank da parte del pensionato del suddetto modulo di esistenza in vita decorrono circa sei mesi, durante i quali codesti Enti sono pregati di dare, anch’essi, adeguata sensibilizzazione della comunita’ per raggiungere un risultato di reciproca soddisfazione.


Dante Alighieri Programma del primo semestre 2012

Gennaio Italianità in Danimarca : La musica rinascimentale Il dr. Ole Kongsted per vent’anni ha prestato la sua opera al Museo storico di Musica a Copenaghen. Con lui “andremo” alla corte del re Cristiano IV per ascoltare musica rinascimentale. Molti musicisti danesi si recarono in Italia, ad es. aVenezia, per studiare con Giovanni Gabrieli. In danese

Lunedì 23 alle 19.00 Istituto Italiano di Cultura Gjørlingsvej 11, 2900 Hellerup

Viaggio in Italia: da Venezia a Grado, ...... a Trieste. Faremo un viaggio in Italia dal 19 al 26 maggio. Visiteremo Venezia; continueremo poi in Friuli Venezia Giulia, dove la natura, la storia, l’arte e la enogastronomia la rendono affascinante. Per informazioni mandate una mail a dantealighieri@mail.tele.dk o consultate il catalogo della Fof o il sito: www.fof-gentofte.dk In danese

Sabato 28/1 alle 14.00 FoF huset Ordrupven 60 2920 Charlottenlund

Febbraio L’italiano fra passato e presente Il prof. Massimo Arcangeli, docente di linguistica italiana presso l’Univerità La Sapienza di Roma, terrà un ciclo di conferenze all’Università a Copenaghen, all’Istituto Italiano di Cultura e alla Studieskolen per insegnanti, studenti e appassionati della lingua italiana. In italiano. Ecco i titoli delle tre conferenze: “Giovani scrittori, scritture giovani “ ;“L’italiano del terzo millennio fra norma e uso”; “Itabolario: 150 parole per 150 anni di storia italiana “

Venerdì 24 dalle 10.00 alle 12.00 Università di Copenaghen. Njalsgade 128 Venerdì 24 dalle 16.00 alle 18.30 Istituto Italiano di Cultura, Gjørlingsvej 11 Sabato 25 alle 14.00 Studieskolen, Borgergade 12 Marzo

Dal Vesuvio a Stromboli Il vulcanologo Henning Andersen ci porterà nelle isole Eolie per visitare Stromboli, dove hanno girato nel 1948 il film con Ingrid Bergman. Il suo vulcano è conosciuto come il “Faro del mare” perché è sempre attivo. Il relatore ci parlerà anche del Vesuvio su cui ha scritto il libro “Vesuv en meget farlig vulcan” In danese

Martedì 13 alle 19.00 Medborgerhuset Danasvej 30b Frederiksberg Percorso gastronomico a Roma e dintorni Il direttore della famosa scuola di lingue DILIT di Roma, Giorgio Piva, darà brevi cenni su alcune caratteristiche della cucina italiana che contribuiscono a renderla gradevole a tutti i palati. Ci farà poi conoscere la cucina romana tradizionale e le sue origini. La conferenza finirà con alcuni assaggi. In italiano

Sabato 24 alle 14. Studieskolen Borgergade 12 Aprile Lo schiaffo e la carezza - Voci femminili nella pittura italiana dal Rinascimento al Barocco Alessandra Sicuro ci accompagnerà in una riflessione sulle opere di grandi pittrici italiane del passato tra cui Sofonisba Anguissola, Lavinia Fontana e Artemisia Gentileschi. Persone che hanno lasciato dietro di sè un’impronta moderna, ricca di fascino e intensità. In italiano

Giovedì 19 alle 19.00 Istituto Italiano di Cultura, Gjørlingsvej 11, 2900 Hellerup Seguirà il programma di maggio e giugno nel prossimo numero. Dante Alighieri c/o Lucia Rota Andersen Kulsvierparken 71 2800 Lyngby . www.dante-alighieri.dk dantealighieri@mail.tele.dk tel 45885713 (Lucia), 30344381(Finn, segretario). Quota 2012: 175 kr (100 per studenti; 250 kr per nuclei familiari di due persone) Chi si iscrive entro dicembre mantiene la quota di 150 kr. Conto bancario: 2102 8896 568 583 Nordea (ricordate di comunicare il vostro nome e cognome). I soci Dante possono associarsi all’Istituto italiano di Cultura al prezzo scontato di 150 kr. I non soci pagano un contributo di 30 kr se la conferenza si tiene alla “Medborgerhuset di Frederiksberg. Ringraziamo l’Istituto Italiano di Cultura la Studieskolen, la FoF di Gentofte, il Comites per la collaborazione.


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INDIRIZZI UTILI // Vice Consolato d’Italia Ambasciata d’Italia Magni Arge, Vagar Airport Gammel Vartov Vej 7 FO-380 Soervagur 2900 Hellerup +45 39 62 68 77 - fax 39 62 25 99 lun.-gio. 8.00 - 10.00 tel.+298 341000-fax +298 341000 info.copenaghen@esteri.it magni@atlantic.fo www.ambcopenaghen.esteri.it

Ass. Comm. Italo-Danese c/o Adv.P.R. Meurs-Gerken Studio Legale Amaliegade No 42 Amaliegade 42 1256 K

Trentini nel Mondo - Circolo di Copenaghen c/o Grazia Barberi Nielsen Henrik Ibsens Vej, 36 - 1 TH 1813 Frederiksberg - Copenhagen e-mail: grazianielsen@gmail.com website: www.trentininelmondo.it

Consolato d’Italia Engskiftevej 4 - 2100 Ø 39 18 34 44 - fax 39 27 01 06 lun-ven 10-12, lunedì anche 14-16 consult. tel. tutti i giorni 12 - 13

Vice Consolato d’Italia Giovanni Volpi Vingaardsgade 25 - 9000 Ålborg 98 11 37 55 - fax 98 16 15 51 giovanni@sangiovanni.dk consolato.copenaghen@esteri.it Cell. 40638050

Dante Alighieri c/o Lucia Rota Andersen Kulsvierparken 71 - 2800 Lyngby 35 34 43 81 (segretario) dantealighieri@mail.tele.dk www.dante-alighieri.dk

CLUB ITALIA c/o Benthe Volpi Hobrovej 3 9000 Ålborg 98 13 60 40 volpi@stofanet.dk

Istituto Italiano di Cultura Gjørlingsvej 11 - 2900 Hellerup lun/mar. 9 - 17, mer/giov. 9 - 16 venerdì 9 - 15 39 62 06 96 - fax 39 62 88 73 iiccopenaghen@esteri.it www.iiccopenaghen.esteri.it

Corrispondente consolare Francesco Ulisse Ansgargade 3 - 5000 Odense 66 12 03 88 - 28 11 03 88

Società Dante Alighieri c/o Institut for Sprog, Litteratur og Kultur - afd. for Klassisk og Romansk Aarhus Universitet, Nobelparken Jens Ch.Skous Vej 5, bgn 463 8000 Aarhus /www.dante-alighieri.dk

A.I.R.-Ass. Italiana Ristoratori Ristorante S. Giovanni Vesterbro 46 9000 Aalborg 98 11 37 55 a-i-r@a-i-r.dk - www.a-i-r.dk

COM.IT.ES. Landskronagade 13 st. th - 2100 Ø 35 55 20 07 (tel. + fax) venerdì 10 - 12 info@comites.dk

Patronato INCA lun. 15.30-17.00 (su appuntamento) c/o Istituto Italiano di Cultura Gjørlingsvej 11, 2900 Hellerup tel. 60649928 (per tel. mar. 16.00-18.00) chiarapetreni@gmail.com

Società Dante Alighieri Grønnigen 9 5230 Odense M 28110388 flemming.bolding@skolekom.dk www.dante-alighieri.dk

iL PONTE Rivista italiana in Danimarca Landskronagade 13 st. th 2100 Ø www.ilponte.dk info@ilponte.dk

Corrispondente consolare Henning Holmen Møller Lille Torv 6 8000 Aarhus C 86 12 14 00 - fax 86 12 14 05 danskkur@post6.tele.dk

ICE Punto di corrispondenza di Copenaghen dell'ex ICE di Stoccolma www.ice.gov.it/ copenaghen@ice.it

Comitato Pro-Scuola Presidente Gennaro A. Grosso Landskronagade 13 2100 Copenaghen Ø comitatoproscuola_dk@hotmail.com

CONPAS c/o Giuditta Verri Rasmussen Valbygaardsvej, 54 2500 Valby tel. 82 32 76 07

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